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INDAGINE SUI LAUREATI IN ARCHITETTURA, DISEGNO
P O L I T E C N I C O D I M I L A N O NUCLEO DI VALUTAZIONE INDAGINE SUI LAUREATI IN ARCHITETTURA, DISEGNO INDUSTRIALE E PIANIFICAZIONE TERRITORIALE NELL’ANNO 2000 Febbraio 2007 2 INDICE 1. INTRODUZIONE.................................................................................. 5 2. NOTE METODOLOGICHE...................................................................... 7 3. I LAUREATI IN ARCHITETTURA ........................................................ 10 3.1 Le caratteristiche socio-anagrafiche e il percorso formativo ................. 10 3.2 La situazione attuale...................................................................... 16 3.2.1 I laureati non occupati ................................................................ 17 3.2.2 I laureati occupati ...................................................................... 22 3.3 Approfondimenti tematici sugli occupati............................................ 32 3.3.1 L’occupazione coerente ............................................................... 32 3.3.2 La soddisfazione per il lavoro svolto.............................................. 37 3.3.3 L’iscrizione all’Ordine professionale: focus sui non iscritti ................. 41 3.4 Le opinioni sul proprio percorso universitario e sul mercato del lavoro... 45 3.4.1 La percezione dell’utilità dell’università.......................................... 45 3.4.2 L’occupazione ideale ................................................................... 48 4. I LAUREATI IN DISEGNO INDUSTRIALE ........................................... 52 4.1 Le caratteristiche socio-anagrafiche e il percorso formativo ................. 52 4.2 La situazione attuale...................................................................... 56 4.2.1 I laureati non occupati ................................................................ 57 4.2.2 I laureati occupati ...................................................................... 59 4.3 Approfondimenti tematici sugli occupati............................................ 69 4.3.1 L’occupazione coerente ............................................................... 69 4.3.2 La soddisfazione per il lavoro svolto.............................................. 74 4.4 Le opinioni sul proprio percorso universitario e sul mercato del lavoro... 77 4.4.1 La percezione dell’utilità dell’università.......................................... 77 4.4.2 L’occupazione ideale ................................................................... 81 5. 5.1 I LAUREATI IN PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ............................. 84 Le caratteristiche socio-anagrafiche e il percorso formativo ................. 84 3 5.2 La situazione attuale...................................................................... 88 5.2.1 5.3 Approfondimenti tematici sugli occupati............................................ 98 5.3.1 L’occupazione coerente ............................................................... 98 5.3.2 La soddisfazione per il lavoro svolto.............................................103 5.4 6. I laureati occupati ...................................................................... 89 Le opinioni sul proprio percorso universitario e sul mercato del lavoro..105 5.4.1 La percezione dell’utilità dell’università.........................................105 5.4.2 L’occupazione ideale ..................................................................107 IN SINTESI..................................................................................... 109 4 1. INTRODUZIONE L’indagine sui giovani usciti dai Corsi di Laurea in Architettura, Pianificazione Territoriale e in Disegno industriale del Politecnico di Milano nell’anno 2000 non rappresenta soltanto un’indagine sugli sbocchi occupazionali dei laureati, ma si pone alcuni specifici obiettivi di conoscenza che, a partire dall’analisi del destino occupazionale, sono finalizzati a meglio comprendere: a. i processi di transizione dall’università al mondo del lavoro (con particolare attenzione all’esistenza o meno di processi riconducibili alla cosiddetta “carriera esterna”); b. l’influenza di alcune variabili nel determinare le caratteristiche e la tipologia di sbocco lavorativo (in particolare, il genere, le esperienze lavorative pregresse, lo status sociale e familiare); c. le caratteristiche dell’attuale occupazione (in particolare, stabilità della posizione lavorativa, tipologia contrattuale, settore di attività, comune in cui è ubicato il luogo di lavoro, retribuzioni, qualità e stili di lavoro dell’occupazione reperita); d. l’utilizzo delle competenze acquisite nel corso degli studi universitari. In particolare, si vuole indagare quali sono (al di là della classificazione in termini di figura/profilo professionale proposta all’intervistato per rappresentare la sua attuale occupazione) le aree di competenze che effettivamente vengono utilizzate e in che misura tali aree di competenze richiedono, per loro natura, l’iscrizione all’Ordine professionale. Al fine di esporre i principali risultati di indagine, il presente rapporto di ricerca è dunque articolato in tre capitoli distinti relativi ai tre diversi Corsi di Laurea, per ciascuno dei quali sono affrontate tematiche specifiche relative a: 1. Le caratteristiche socio-anagrafiche e l’iter formativo dei laureati; 2. La situazione occupazionale attuale, con analisi di dettaglio rispetto ai laureati non occupati e al gruppo (numericamente più consistente) degli occupati; 3. Specifici approfondimenti tematici relativi ai laureati occupati al momento della rilevazione, finalizzati ad indagare aspetti di natura percettiva (la soddisfazione verso il lavoro svolto) e a comprendere le caratteristiche specifiche dell’occupazione coerente per i tre Corsi di Laurea, nonché l’influenza di alcune variabili chiave su tale dimensione; 5 4. Le opinioni dei laureati rispetto al Corso di Laurea frequentato e all’occupazione ideale. In un capitolo conclusivo saranno, infine, esposti in chiave comparativa alcuni dei risultati d’indagine più interessanti, allo scopo di mettere in evidenza le specificità di ciascun profilo professionale. 6 2. NOTE METODOLOGICHE La rilevazione ha coinvolto l’intero universo dei giovani usciti dai Corsi di Laurea in Architettura, Pianificazione Territoriale e in Disegno Industriale del Politecnico di Milano nell’anno 2000.1 Si tratta, dunque, di una indagine di natura censuaria, condotta a distanza di circa sei anni dall’acquisizione della laurea (vecchio ordinamento). Sebbene l’esperienza empirica su questi temi abbia identificato in tre/quattro anni il percorso di stabilizzazione dei diplomati e dei laureati,2 si è scelto, per questa indagine, un arco temporale di sei anni. Tale decisione è conseguente agli obiettivi specifici di conoscenza che si intendono raggiungere, che non riguardano soltanto il destino occupazionale dei laureati, quanto piuttosto il tipo di lavoro che viene effettivamente svolto in termini di figura professionale, posizione lavorativa, stile di lavoro e aree di competenze utilizzate. La rilevazione è stata realizzata nei mesi di novembre e dicembre 2006 mediante la metodologia CATI (Computer Assisted Telephone Interview)3 a partire da un database di nominativi di laureati da intervistare forniti dal Politecnico di Milano, seguendo i principi di tutela della privacy, nonché adeguati protocolli di comunicazione concordati con lo stesso Committente. Al termine della rilevazione è stato raggiunto un grado di copertura piuttosto elevato, soprattutto se si tiene conto dell’intervallo temporale, particolarmente lungo, intercorso tra la fine del percorso di studi oggetto di indagine e il momento dell’intervista.4 Il livello di copertura è pari al 70% per i laureati in Architettura, al 71,7% per i giovani usciti dal Corso di Laurea in Pianificazione Territoriale e al 1 E’ stato preso in esame l’anno solare anziché tutte le sessioni dell’anno accademico, in quanto più rilevante ai fini di un inserimento nel mercato del lavoro. 2 La letteratura e l’esperienza empirica sul tema definiscono come tempo medio di attesa adeguato per verificare l’entrata nel mondo del lavoro un anno di intervallo tra l’ottenimento del titolo di studio e la rilevazione di efficacia. Tale arco temporale non consente, tuttavia, di approfondire la questione della “carriera esterna”, ovvero di quel periodo di tempo che permette alla persona, nei casi favorevoli, di fare una serie di esperienze e di stabilizzare la propria condizione professionale. Diverse esperienze, sia in campo nazionale che regionale, definiscono in almeno tre/quattro anni dall’ottenimento del titolo di studio tale intervallo. 3 Le interviste sono state realizzate dalla società “Delos ricerche” di Bologna, specializzata in rilevazioni telefoniche sugli sbocchi occupazionali di diplomati e laureati. 4 Al crescere di tale intervallo temporale aumenta la quota di soggetti divenuti irreperibili a causa di cambiamenti di residenza, nuovi recapiti telefonici, ecc. Si tratta di un fenomeno particolarmente evidente, anche in ragione dello specifico target di indagine, focalizzato su persone giovani destinate, con buona probabilità, a creare nuove unioni familiari o a rendersi, comunque, autonome una volta terminati gli studi e trovata un’occupazione. 7 71,3% per coloro che hanno frequentato Disegno Industriale.5 Si tratta di percentuali alte, che garantiscono la rappresentatività dei risultati, soprattutto se si tiene conto del fatto che tale copertura si distribuisce in maniera equilibrata fra i tre sottogruppi di laureati. Tabella 2.1 – Copertura dell’indagine per Corso di Laurea (Valori assoluti e %. N=2.144) Interviste completate V.A. % Corso di Laurea Architettura Disegno industriale Pianificazione territoriale Totale Rifiuti Irreperibili Totale V.A. % V.A. % V.A. % 1.279 70,0 93 5,1 454 24,9 1.826 100,0 184 71,3 6 2,3 68 26,4 258 100,0 43 71,7 2 3,3 15 25,0 60 100,0 1.506 70,2 101 4,7 537 25,0 2.144 100,0 Al fine di valutare gli sbocchi occupazionali dei laureati in questione, focalizzando l’attenzione sulla percezione di continuità e coerenza tra percorsi formativi intrapresi e tipo di lavoro reperito, sulle caratteristiche peculiari dell’occupazione, sulla soddisfazione relativa alle mansioni svolte e al compenso percepito, nonché sulle aree di competenze utilizzate nello svolgimento del proprio lavoro, è stato utilizzato un questionario strutturato, articolato nelle sezioni sotto elencate: - dati identificativi del questionario; - informazioni di base sull’intervistato (titolo di studio attuale, percorso lavorativo, collocazione attuale rispetto al mercato del lavoro); - sezioni specifiche a seconda della condizione occupazionale al momento dell’intervista per: o Laureati occupati; o Laureati in cerca di lavoro; o Laureati ancora studenti. - opinioni sulla collocazione nel mercato del lavoro (per occupati, in cerca di lavoro, studenti). - informazioni socio-anagrafiche sulla famiglia di origine dell’intervistato. La sezione specificamente dedicata ai laureati attualmente occupati approfondisce, in particolare, il tipo di lavoro, le mansioni prevalenti, le competenze e le famiglie di insegnamento utilizzate, le modalità di ricerca dell’occupazione e il percorso 5 Se si prende in esame l’universo totale dei laureati nell’anno 2000 al Politecnico nei tre Corsi di Laurea considerati il grado di copertura complessivo è pari al 70,2%. 8 professionale, la coerenza dell’impiego con gli studi svolti e il livello di soddisfazione per le diverse dimensioni costitutive del lavoro. Per semplificare la lettura dei risultati d’indagine, il rapporto di ricerca è articolato in sezioni diverse per i laureati di ciascuno dei tre Corsi di Laurea, con elaborazioni autonome per ciascun sottogruppo. Allo scopo di individuare le caratteristiche peculiari e le specificità dei differenti profili professionali in un’ottica comparativa si è cercato, comunque, di effettuare analisi ed elaborazioni comuni per i 3 Corsi di Laurea, facendo sempre riferimento a variabili chiave quali il genere,6 la durata del percorso di studi universitario, eventuali esperienze di lavoro pregresse, la relazione con il territorio, l’ambito di lavoro (pubblico vs privato, autonomo o di gruppo, ecc.), l’eventuale iscrizione all’Ordine e/o il conseguimento dell’abilitazione all’esercizio dell’attività professionale, ecc. Per una maggiore possibilità di comparazione con altre indagini condotte sui laureati, inoltre, si è sempre fatto riferimento alle classificazioni Istat o a definizioni e classificazioni relative al lavoro e ai percorsi di studio largamente condivise. Infine, per una maggiore semplicità di lettura i principali risultati d’indagine sono presentati attraverso grafici e tabelle, in cui sono sempre segnalati i totali (in valore assoluto) rispetto ai quali è stato effettuato il calcolo delle percentuali,7 nell’ottica della massima trasparenza possibile. 6 La scelta di analizzare tutti i principali risultati d’indagine in un’ottica di genere risponde a quanto previsto in sede europea, stante il fatto che l’Unione Europea ha posto il tema del mainstreaming di genere come fondante ogni analisi che viene fatta sui destinatari delle politiche. Nel caso specifico, inoltre, appare di particolare interesse evidenziare se esistono eventuali differenze di genere anche in contesti evoluti sul piano socio-culturale e del mercato del lavoro quali quelli oggetto della presente indagine. 7 Per alcune delle tabelle presentate il totale non è pari ai 1.279 laureati in Architettura, ai 184 laureati in Disegno Industriale o ai 43 in Pianificazione Territoriale, in ragione dei filtri utilizzati nel questionario, tali che i rispondenti dovessero essere, ad esempio, talvolta solo gli occupati (sezione 2 del questionario), talaltra solo le persone in cerca di lavoro (sezione 3), ecc. Per tale motivo si è utilizzata l’accortezza di segnalare sempre il totale N. Per quanto concerne i valori percentuali all’interno delle tabelle, in rari casi il totale (di riga o di colonna) potrebbe non essere pari precisamente al 100,0% (ma piuttosto al 99,9% o al 100,1%) a causa dell’approssimazione dei valori percentuali alla prima cifra decimale. 9 3. I LAUREATI IN ARCHITETTURA 3.1 Le caratteristiche socio-anagrafiche e il percorso formativo I laureati in Architettura coinvolti nell’indagine sono complessivamente 1.279, con una leggera prevalenza della componente femminile rispetto a quella maschile (51,5% vs 48,5%). Si tratta per la quasi totalità (99,5%) di cittadini italiani, in maggioranza provenienti da istituti tecnici (30,7%), licei scientifici (30,4%) o che hanno conseguito la maturità artistica (21,3%), a fronte di quote più ridotte di ex studenti del liceo classico (7%), dell’istituto magistrale (2,8%), di istituti professionali (2,5%) o di altri tipi di scuola. L’età al momento della laurea è sovente piuttosto elevata (cfr. Tabella 3.2), principalmente in ragione di una durata degli studi in media ben superiore al numero di anni di corso “standard”.8 Soltanto il 2,8% degli studenti esce, infatti, dall’università dopo i 5 anni previsti dal piano di studi, a fronte del 13,2% che impiega un anno in più, del 19% che resta all’università per 7 anni e di un altro 23,4% che lo fa per 8 anni; per il 14,5% dei laureati la permanenza all’università si è prolungata per 9 anni, mentre per il 27,1% il traguardo della laurea è stato raggiunto solo dopo 10 anni o più di studio. Tabella 3.1 – Durata degli studi (Valori %. N=1.279) Durata studi 5 anni 6 anni 7 anni 8 anni 9 anni 10 anni o più Totale N Sesso M F 1,9% 10,8% 19,8% 22,7% 14,5% 30,2% 100,0% 620 3,6% 15,5% 18,2% 24,0% 14,6% 24,1% 100,0% 659 Totale 2,8% 13,2% 19,0% 23,4% 14,5% 27,1% 100,0% 1279 8 Per l’8,1% dei laureati coinvolti nell’indagine l’ingresso al Politecnico non coincide, inoltre, con l’anno di prima immatricolazione nel sistema universitario italiano. 10 Tabella 3.2 – Età al momento della laurea (Valori %. N=1.279) Sesso Età fino a 25 anni 26-27 anni 28-29 anni 30-34 anni 35 e più Totale N M F 6,6% 31,9% 28,9% 27,3% 5,3% 100,0% 620 16,8% 35,7% 28,4% 16,8% 2,3% 100,0% 659 Totale 11,9% 33,9% 28,6% 21,9% 3,8% 100,0% 1279 L’80,7% dei giovani usciti dal Corso di Laurea in Architettura ha frequentato la sede di Milano Leonardo, a fronte del 19,3% che ha svolto gli studi presso la sede distaccata di Milano Bovisa. Per quanto concerne il voto di laurea, il 38,9% ha conseguito la laurea con una votazione inferiore o al massimo pari a 90/100, il 32% ha ottenuto un punteggio compreso fra 91 e 95 e il 29,2% ha raggiunto performance superiori. Accanto a tendenze ormai piuttosto consolidate come il fatto che la componente femminile raggiunge mediamente votazioni più elevate9, è anche il caso di sottolineare l’esistenza di una certa correlazione fra voto di laurea e durata degli studi. Le votazioni migliori si registrano, infatti, fra chi si laurea in corso mentre, in maniera speculare, la quota più consistente di votazioni fino a 90 centesimi si riscontra tra chi impiega un tempo particolarmente lungo per concludere il proprio percorso universitario. Tabella 3.3 – Voto di laurea per durata degli studi universitari (Valori %. N=1.279) Voto di laurea Fino a 90 Da 91 a 95 Da 96 a 100 Totale N Tempo impiegato per conseguire la laurea Laureati in Fino a 7 anni 8 anni e oltre corso 5,6% 26,0% 46,7% 22,2% 35,2% 30,8% 72,2% 38,8% 22,5% 100,0% 100,0% 100,0% 36 412 831 Totale 38,9% 32,0% 29,2% 100,0% 1279 Durante il Corso di Laurea i due terzi circa dei futuri architetti hanno svolto attività lavorative: il 22% lo ha fatto in maniera continuativa, mentre per il 44,3% si è trattato di impieghi occasionali o stagionali. La propensione a lavorare durante gli 9 Nel dettaglio: esce da Architettura con un voto al massimo pari a 90/100 il 31,1% delle donne, a fronte del 47,1% dei maschi, raggiunge una votazione compresa tra 91 e 95 il 33,7% (vs 30,2% dei colleghi maschi), mentre ad ottenere una votazione elevata (da 96 a 100 centesimi) è il 35,2% delle laureate donne contro il 22,7% dei laureati dell’altro sesso. 11 studi sembrerebbe, peraltro, maggiore tra gli studenti maschi, come messo in luce dalla tabella seguente. Tabella 3.4 – Svolgimento di attività lavorative durante il Corso di Laurea per sesso (Valori %. N=1.279) Sesso Durante il corso ha lavorato? Non ho mai lavorato Lavori occasionali o stagionali Lavori continuativi Totale N M F 30,5% 43,2% 26,3% 100,0% 620 36,7% 45,2% 18,1% 100,0% 659 Totale 33,7% 44,3% 22,0% 100,0% 1279 La percentuale di studenti “puri”, che non hanno mai lavorato, diminuisce, come facilmente prevedibile, al crescere del tempo impiegato per conseguire la laurea, con un aumento per chi permane più a lungo all’università non solo delle occupazioni di natura più occasionale, ma anche degli impieghi caratterizzati da una certa regolarità. Tabella 3.5 – Svolgimento di attività lavorative durante il Corso di Laurea per durata degli studi (Valori %. N=1.279) Tempo impiegato per conseguire la laurea Laureati in corso Fino a 7 anni 8 anni e oltre Totale Durante il corso ha lavorato? non ho mai lavori occasionali lavori lavorato o stagionali continuativi 52,8% 38,9% 8,3% 44,9% 42,0% 13,1% 27,3% 45,6% 27,1% 33,7% 44,3% 22,0% Totale N 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 36 412 831 1279 E’ anche il caso di notare, come tra gli studenti che hanno svolto attività lavorative mentre frequentavano l’università, una larga maggioranza sia stata occupata in impieghi del tutto (49,6%) o in parte (21,6%) coerenti con il Corso di Laurea frequentato, con un livello di congruenza rispetto agli studi spesso più elevato per la componente maschile. Tabella 3.6 – Coerenza delle attività lavorative svolte durante gli studi con il Corso di Laurea frequentato per sesso (Valori %. N=848) Lavoro (durante il corso) coerente con il corso? Si Si in parte No Totale N Sesso M F 54,3% 20,0% 25,8% 100,0% 431 44,8% 23,3% 31,9% 100,0% 417 Totale 49,6% 21,6% 28,8% 100,0% 848 12 Per circa un terzo degli studenti di Architettura la formazione non termina una volta conseguita la laurea: dopo aver raggiunto questo traguardo, il 33,8% ha frequentato, infatti, altre attività formative,10 che nella maggioranza assoluta dei casi risultano orientate ad approfondire conoscenze e competenze già apprese durante gli studi universitari.11 Soltanto il 6% dei laureati in Architettura intraprende, infatti, percorsi di studio o formazione post laurea del tutto incoerenti rispetto al Corso di Laurea seguito, a fronte di un 78,5% che continua con attività formative del tutto coerenti e di un 15,5% che ravvisa negli studi successivi alla laurea una congruenza parziale rispetto ai contenuti appresi fino a quel momento. Tabella 3.7 – Coerenza delle attività formative post laurea con il Corso di Laurea frequentato per sesso (Valori %. N=432) Attività di studio/formazione coerente con la laurea? Sì Sì, in parte No Totale N Sesso M F 79,4% 12,6% 8,0% 100,0% 199 77,7% 18,0% 4,3% 100,0% 233 Totale 78,5% 15,5% 6,0% 100,0% 432 La motivazione principale che spinge i (pochi) laureati in Architettura a continuare il proprio iter formativo è il desiderio di accrescere la propria professionalità (68,1%), seguito, a distanza, dalla volontà di aumentare le possibilità di trovare un lavoro (16,2%), mentre quote inferiori di giovani proseguono il proprio percorso di apprendimento nell’ottica della massimizzazione delle probabilità di fare carriera (6,5%), per interesse personale (4,2%), per insoddisfazione nei confronti degli sbocchi professionali offerti dalla laurea in Architettura (2,8%) o per cambiare lavoro o mansioni (2,3%), senza significative differenze di genere. 10 In un’ottica di genere, a scegliere di frequentare altre attività formative dopo il conseguimento della laurea è stato il 35,4% delle laureate donne, a fronte del 32,1% dei laureati maschi. 11 Si tratta comunque, in generale, di una partecipazione ad attività formative post laurea piuttosto limitata, soprattutto se confrontata con quella che emerge da altre indagini sui laureati: dall’ultima indagine condotta dal Consorzio AlmaLaurea sui laureati pre-riforma della facoltà di Architettura emerge, infatti, che a distanza di 5 anni dalla laurea il 75,8% dei laureati del 2000 ha partecipato ad almeno una attività di formazione. Similmente, dall’indagine Istat 2004 condotta sui laureati del 2001 emerge che nei tre anni successivi alla laurea il 79% dei laureati ha iniziato almeno un’attività di formazione. Per maggior approfondimenti si rimanda a Istat, I laureati e lo studio – Inserimento professionale dei laureati. Indagine 2004, Statistiche in breve, 28 aprile 2006 e a AlmaLaurea, Condizione occupazionale dei laureati pre e post riforma. VIII Indagine 2005, marzo 2006. 13 Tabella 3.8 – Motivo principale per cui si è deciso di proseguire il proprio percorso formativo dopo la laurea per sesso (Valori %. N=432) Sesso Perché ha proseguito percorso formativo Era insoddisfatto degli sbocchi professionali offerti dalla laurea Per avere più possibilità di fare carriera Per accrescere la sua professionalità Per cambiare lavoro o mansioni Per avere più possibilità di trovare un lavoro Per interesse personale Totale N Totale M F 2,0% 6,5% 68,3% 2,0% 17,1% 4,0% 100,0% 199 3,4% 6,4% 67,8% 2,6% 15,5% 4,3% 100,0% 233 2,8% 6,5% 68,1% 2,3% 16,2% 4,2% 100,0% 432 Per quanto concerne le scelte formative effettuate, il 29,2% dei laureati si è orientato verso una specializzazione post laurea o un master12, il 6,7% ha scelto un dottorato di ricerca13 e il 3% si è iscritto ad un altro Corso di Laurea (Ingegneria, Tecniche per l’architettura del paesaggio, Economia, ma anche facoltà di stampo umanistico quali Lettere e lingue). Ancora più consistente la percentuale di giovani che hanno deciso di approfondire i propri studi attraverso canali formativi diversi da quello universitario: il 63,2% del totale dei frequentanti attività di formazione successive alla laurea, in molti casi con la frequenza di più di una attività. Nella maggioranza dei casi si è trattato di percorsi relativi alla sicurezza (in particolare sulla sicurezza nei cantieri ai sensi del D.Lgs. n. 494/96, finalizzati alla formazione della figura del coordinatore per la sicurezza), ma sono molto numerosi anche i percorsi di acquisizione di competenze e/o aggiornamento rispetto all’utilizzo di nuove tecnologie (corsi di informatica, in particolare per Autocad e 3d Studio Max), seguiti da percorsi di approfondimento e aggiornamento in termini di contenuti tematici (bioarchitettura, restauro, progettazione d’interni e arredamento, progettazione giardini, grafica). Fra le laureate in Architettura si riscontra, in generale, una propensione a proseguire il proprio iter di formazione e perfezionamento all’interno dell’Università maggiore rispetto a quella dei colleghi uomini, più attratti da altri canali formativi. 12 Tra i percorsi scelti più di frequente figurano master e specializzazioni in materie afferenti il design, in Architettura del paesaggio e progettazione del verde, nel restauro e in altri ambiti dell’Architettura (bioarchitettuta, progettazione dei sistemi urbani, riqualificazione di strutture ospedaliere, ecc.). Altri percorsi scelti riguardano poi i temi della sicurezza, ma anche il marketing, l’abilitazione per l’insegnamento, la conoscenza di software ad hoc e la comunicazione. 13 I dottorati scelti vertono principalmente su: Architettura, Urbanistica, Conservazione dei luoghi dell'abitare e del paesaggio; Progettazione Architettonica e Urbana; Architettura degli Interni e Allestimento; Composizione Architettonica; Tecnologia e Progetto per la Qualità Ambientale a Scala Edilizia e Urbana; Disegno Industriale e Comunicazione Multimediale; Pianificazione Urbana Territoriale e Ambientale; Programmazione, Manutenzione, Riqualificazione dei Sistemi Edilizi ed Urbani. 14 Tabella 3.9 – Tipologia di attività formative post laurea frequentate per sesso (Valori %. N=432)* Attività formative Sesso M F Totale Dottorato di ricerca 5,5% 7,7% 6,7% Specializzazione post laurea o master 23,6% 33,9% 29,2% Altro Corso di Laurea 3,5% 2,6% 3,0% Altra formazione 68,8% 58,4% 63,2% * In tabella sono presentati soltanto i “Sì” per ciascuna possibile attività di formazione post laurea. Il 72,9% dei giovani usciti dal Corso di Laurea in Architettura ha superato gli esami di stato per l’abilitazione all’esercizio dell’attività professionale (cfr Tabella 3.10), in larga maggioranza nell’anno seguente al conseguimento del titolo o al massimo nell’arco dei due anni successivi. Tabella 3.10 – Superamento dell’esame di stato per sesso (Valori %. N=1.279) Ha superato esami di stato per abilitazione professionale Sì No Totale N Sesso M F 75,5% 24,5% 100,0% 620 70,4% 29,6% 100,0% 659 Totale 72,9% 27,1% 100,0% 1279 Tabella 3.11 – Anno di superamento dell’esame di stato per sesso (Valori %. N=932) Quando ha superato esame di stato 2001 2002 2003 2004 2005 2006 Non ricordo Totale N Sesso M F 70,5% 15,6% 6,4% 1,7% 2,4% ,9% 2,6% 100,0% 468 69,4% 15,9% 7,1% 3,0% 1,1% 1,5% 1,9% 100,0% 464 Totale 70,0% 15,8% 6,8% 2,4% 1,7% 1,2% 2,3% 100,0% 932 Ad iscriversi all’Ordine professionale è una quota leggermente inferiore degli architetti laureatisi nel 2000: il 65,5% del totale, con una tendenza più spiccata ad iscriversi tra i laureati maschi (cfr. Tabella seguente). Si iscrive, inoltre, all’Ordine soprattutto chi proviene da un contesto familiare caratterizzato da genitori liberi professionisti14 e chi si laurea nei tempi “standard”. Dichiara di essersi iscritto, infatti, il 91,7% dei laureati in corso, il 76,5% di chi si laurea entro i 7 anni e il 59% di chi impiega un tempo superiore. 14 Per chi ha il padre lavoratore autonomo la percentuale di iscritti all’Ordine è pari al 74,5% dei casi, a fronte del 65,5% medio. 15 Tabella 3.12 – Iscrizione all’Ordine per sesso (Valori %. N=1.279) Sesso Si è iscritto all’ordine professionale Sì No Totale N M F 69,0% 31,0% 100,0% 620 62,2% 37,8% 100,0% 659 Totale 65,5% 34,5% 100,0% 1279 Come accade anche in relazione agli esami di stato per l’abilitazione all’esercizio dell’attività professionale, l’iscrizione avviene soprattutto nei due anni seguenti al conseguimento della laurea: quasi la metà (47,7%) si iscrive l’anno successivo, il 27,2% dopo due anni, con percentuali via via decrescenti all’aumentare della distanza rispetto alla data di laurea. Tabella 3.13 – Anno di iscrizione all’Ordine per sesso (Valori %. N=838) Sesso In quale anno si è iscritto all’ordine professionale 2001 2002 2003 2004 2005 2006 Non ricordo Totale N M F 50,0% 26,6% 12,1% 5,1% 2,6% 1,9% 1,6% 100,0% 428 45,4% 27,8% 11,2% 7,1% 3,2% 3,2% 2,2% 100,0% 410 Totale 47,7% 27,2% 11,7% 6,1% 2,9% 2,5% 1,9% 100,0% 838 3.2 La situazione attuale A distanza di circa 6 anni dal conseguimento della laurea, chi ha frequentato la facoltà di Architettura sembra beneficiare di una condizione di sostanziale piena occupazione. Il 93,2% dei laureati ha, infatti, un lavoro, a fronte di un 3,4% di soggetti in cerca di impiego, di un 3,3% in condizione volontaria di inattività15 e di un residuale 0,3% (in tutto 4 persone) ancora impegnato in un percorso di studio o formazione. Ad esclusione di una quota estremamente limitata di persone (0,3%) che cercano impiego per la prima volta, chi è in cerca di occupazione ha già conosciuto un precedente inserimento nel mondo del lavoro. Si tratta, dunque, di 15 Di questi, la quasi totalità non studia, non lavora e non cerca lavoro per motivi personali (salute, matrimonio, assistenza a familiari, ecc. ), una persona è in attesa di concorso e una dichiara di non trovare lavori interessanti. 16 percentuali “fisiologiche” di mancata occupazione, legate a naturali passaggi da un percorso lavorativo all’altro nell’ottica della carriera esterna.16 In una prospettiva di genere è, comunque, il caso di sottolineare come fra la componente femminile non sia maggiormente diffusa soltanto la condizione di inattività volontaria (6,2% vs 0,2%), ma anche la ricerca di nuovo impiego (3,8% vs 1,9%), con buona probabilità interpretabile nell’ottica di maggiori difficoltà incontrate dalle laureate donne nella stabilizzazione dei propri percorsi di lavoro.17 Tabella 3.14 – Attuale condizione occupazionale per sesso (Valori %. N=1.279) Situazione occupazionale attuale Occupato Disoccupato in cerca di nuova occupazione In cerca di prima occupazione Studente Non studia e non cerca lavoro Totale N Sesso M F 97,4% 1,9% 0,2% 0,3% 0,2% 100,0% 620 89,2% 3,8% 0,5% 0,3% 6,2% 100,0% 659 Totale 93,2% 2,9% 0,3% 0,3% 3,3% 100,0% 1279 In ragione di una così ridotta presenza di persone in condizione non lavorativa si è scelto di presentare nel paragrafo successivo, in forma aggregata, tutti i dati relativi ai soggetti in cerca di occupazione ed agli studenti al momento dell’intervista, dedicando invece maggiori approfondimenti nei paragrafi successivi ai laureati oggi occupati, che costituiscono il principale focus di indagine. 3.2.1 I laureati non occupati La componente più numerosa fra i laureati in Architettura non occupati al momento dell’intervista è rappresentata dai soggetti in cerca di occupazione. 16 La condizione occupazionale dei laureati in Architettura del Politecnico di Milano risulta abbastanza coerente con quella emerse da altre indagine condotte sui laureati a livello nazionale. I dati Istat relativi all’inserimento professionale dei laureati in Architettura del 2001 a tre anni dal conseguimento del titolo di studio universitario mettono in luce una percentuale di occupati pari all’85,3% del totale, a fronte di un 9,5% in cerca di lavoro e un 5,1% che non lavora e non cerca lavoro (inclusi studenti). L’ultima indagine condotta dal Consorzio Universitario Almalaurea indica, invece, una condizione occupazionale a cinque anni per i laureati del 2000 del gruppo Architettura (secondo la classificazione Istat, Corso di Laurea in Architettura e altri Corsi di Laurea quali Pianificazione, Disegno Industriale, ecc.) contraddistinta dal 94,2% di occupati (a fronte dell’86,3% per il totale dei laureati nel loro complesso). Per maggior approfondimenti si rimanda a Istat, I laureati e il mercato del lavoro – Inserimento professionale dei laureati. Indagine 2004, Collana Informazioni, n. 14 2006 e a AlmaLaurea, Condizione occupazionale dei laureati pre e post riforma. VIII Indagine 2005, marzo 2006. 17 Analoghe differenze di genere si riscontrano nella già citata indagine Almalaurea: a cinque anni dalla laurea, nel gruppo Architettura lavora il 97,4% degli uomini contro il 91% delle donne, similmente a quanto avviene per i laureati nel loro complesso (ove gli occupati sono il 90,7% nella componente maschile e l’82,8% in quella femminile). 17 La durata della ricerca di lavoro non risulta, in media, eccessivamente prolungata, a mettere in luce, ancora una volta, un mercato del lavoro che non sembra presentare ostacoli eccessivi all’inserimento dei laureati in Architettura. Oltre la metà dei giovani usciti da questo Corso di Laurea non supera, infatti, i sei mesi di ricerca di impiego: il 29,3% non cerca da più di 3 mesi e il 24,4% è impegnato in questa attività per un intervallo di tempo che va da 4 a 6 mesi. A questi si aggiunge un 12,2% di laureati per i quali la durata della ricerca è compresa fra i 7 ed i 12 mesi, ed un altro 12,2% per cui l’arco temporale va da 1 a 2 anni, a fronte di una quota di persone interessate da una vera e propria disoccupazione di lunga durata – oltre 24 mesi - pari al 22%. Tabella 3.15 – Mesi di ricerca di lavoro per sesso (Valori %. N=41) Sesso Mesi di ricerca di lavoro Fino a 3 Da 4 a 6 Da 7 a 12 Da 13 a 24 Oltre 24 Totale N M F 15,4% 23,1% 15,4% 7,7% 38,5% 100,0% 13 35,7% 25,0% 10,7% 14,3% 14,3% 100,0% 28 Totale 29,3% 24,4% 12,2% 12,2% 22,0% 100,0% 41 Si tratta inoltre, come spesso accade per persone che abbiano maturato durante gli studi un bagaglio di conoscenze e competenze di livello elevato, di una disoccupazione che tende a prolungarsi, piuttosto frequentemente, fino all’inserimento in un lavoro reputato “adeguato” al proprio sistema di valori e priorità. Soltanto il 26,8% dei laureati in Architettura oggi disoccupati sarebbe, infatti, disponibile a lavorare immediatamente a qualsiasi condizione, a fronte di un 70% circa che lo farebbe soltanto qualora ci fossero garanzie di varia natura, in primis una remunerazione adeguata (26,8%) o la corrispondenza con i propri interessi e competenze (26,8%), ma anche altri elementi quali la prossimità spaziale al luogo di residenza (7,3%), le possibilità di carriera o la coerenza con il percorso di studi universitario (entrambi 4,9%). 18 Tabella 3.16 – Sarebbe disponibile a lavorare immediatamente a quali condizioni? per sesso (Valori %. N=41) Sesso Disponibilità a lavorare Sì a qualunque Sì a condizione Sì a condizione Sì a condizione Sì a condizione Sì a condizione No, per ragioni Totale N condizione di una remunerazione adeguata che non fosse lontano da casa che mi consentisse possibilità di carriera che corrisponda ai mie interessi e competenze che il lavoro sia coerente con la mia laurea personali e familiari M F 38,5% 15,4% 15,4% 7,7% 23,1% 21,4% 32,1% 3,6% 3,6% 28,6% 7,1% 3,6% 100,0% 28 100,0% 13 Totale 26,8% 26,8% 7,3% 4,9% 26,8% 4,9% 2,4% 100,0% 41 Anche il tema della mobilità spaziale mette in luce una certa rigidità, che aumenta al crescere della distanza dal luogo di residenza: in media, il 70,7% dei laureati si dichiara disposto a trasferirsi per trovare lavoro in un altro comune della propria provincia, il 63,4% non avrebbe riserve purché entro i confini regionali, mentre solo il 46,3% sarebbe propenso a spostarsi in un’altra regione e poco più di un terzo potrebbe accettare di lavorare all’estero. La propensione alla mobilità risulta, peraltro, inferiore se si prende in esame la componente femminile, probabilmente in ragione del maggior peso delle problematiche di conciliazione, acuito dall’età media dei laureati al momento dell’intervista, a distanza di ben sei anni dalla conclusione del proprio percorso universitario. Tabella 3.17 – Disponibilità a trasferirsi per trovare lavoro per sesso (N=41)* Disponibilità al trasferimento Sesso M F Totale Disponibilità a trasferirsi in altro comune 92,3% 60,7% 70,7% Disponibilità a trasferirsi in altra provincia 76,9% 57,1% 63,4% Disponibilità a trasferirsi in altra regione 69,2% 35,7% 46,3% Disponibilità a trasferirsi all’estero 53,8% 28,6% 36,6% * In tabella sono presentati soltanto i “Sì” per ciascuna possibile destinazione del trasferimento. E’ opportuno leggere i dati precededenti anche alla luce delle esperienze professionali pregresse maturate dai laureati in Architettura oggi in cerca di occupazione. In molti casi si tratta, infatti, non soltanto di persone che hanno già lavorato, ma di soggetti che hanno svolto in precedenza incarichi del tutto o in parte coerenti con il Corso di Laurea frequentato, soprattutto per quanto riguarda la componente femminile. Quest’ultimo dato sembra spiegare anche la minore propensione femminile ad accettare impieghi a qualunque condizione e, in maniera complementare, le maggiori aspettative espresse in termini di remunerazione, corrispondenza ai propri interessi e competenze, nonché coerenza con il proprio iter di studio universitario. 19 Tabella 3.18 – Attività lavorative svolte negli anni successivi alla laurea per sesso (Valori %. N=41) Anno 2001 Coerenza del lavoro Coerente con la laurea Parzialmente coerente con la laurea Non coerente con la laurea Non lavoravo Totale N Sesso M F 38,5% 30,8% 23,1% 7,7% 100,0% 13 60,7% 21,4% 3,6% 14,3% 100,0% 28 Totale 53,7% 24,4% 9,8% 12,2% 100,0% 41 Anno 2002 Coerenza del lavoro Coerente con la laurea Parzialmente coerente con la laurea Non coerente con la laurea Non lavoravo Totale N Sesso M F 46,2% 15,4% 15,4% 23,1% 100,0% 13 57,1% 21,4% 3,6% 17,9% 100,0% 28 Totale 53,7% 19,5% 7,3% 19,5% 100,0% 41 Anno 2003 Coerenza del lavoro Coerente con la laurea Parzialmente coerente con la laurea Non coerente con la laurea Non lavoravo Totale N Sesso M F 38,5% 15,4% 15,4% 30,8% 100,0% 13 67,9% 21,4% 3,6% 7,1% 100,0% 28 Totale 58,5% 19,5% 7,3% 14,6% 100,0% 41 Anno 2004 Coerenza del lavoro Coerente con la laurea Parzialmente coerente con la laurea Non coerente con la laurea Non lavoravo Totale N Sesso M F 38,5% 15,4% 7,7% 38,5% 100,0% 13 53,6% 17,9% 10,7% 17,9% 100,0% 28 Totale 48,8% 17,1% 9,8% 24,4% 100,0% 41 Anno 2005 Coerenza del lavoro Coerente con la laurea Parzialmente coerente con la laurea Non coerente con la laurea Non lavoravo Totale N Sesso M F 30,8% 15,4% 15,4% 38,5% 100,0% 13 53,6% 17,9% 14,3% 14,3% 100,0% 28 Totale 46,3% 17,1% 14,6% 22,0% 100,0% 41 20 Per quanto concerne le modalità di ricerca di lavoro messe in atto, sembrano prevalere largamente i canali “informali”, con oltre la metà (56,1%) dei laureati in cerca di occupazione che fa affidamento sulla propria iniziativa autonoma (inserzioni, risposta ad annunci di lavoro, autocandidature, concorsi pubblici) e una quota piuttosto elevata che ricorre alle proprie conoscenze (amicizie nel 39% dei casi e famiglia e/o parenti per il 17% circa). Piuttosto diffuso, tra i canali “formali/istituzionali”, il ricorso all’intermediazione privata (agenzie di ricerca del personale, di orientamento e formazione, di somministrazione di lavoro temporaneo), che coinvolge il 41,5% dei laureati in cerca di impiego, mentre minore (24,4%) è il riferimento all’intermediazione pubblica (Centri per l’Impiego, di orientamento o di informazione) e quasi assente il ruolo delle associazioni di categoria e organizzazioni sindacali (2,4%), nonché del sistema dell’istruzione e formazione nel suo complesso (4,9%)18. In generale, il ricorso ai canali di natura istituzionale o, comunque, formale, sembra superiore per la componente femminile rispetto a quella maschile. Tabella 3.19 – Canale di ricerca con cui ha trovato lavoro per sesso (Valori %. N=41)* Canale con cui ha trovato lavoro Intermediazione pubblica Intermediazione privata Servizi universitari, enti formazione tirocinio e praticantato Associazioni categoria Iniziativa autonoma Contatti familiari Contatti amici * In tabella sono presentati soltanto i “Sì” per ciascuna possibile Sesso M 15,4% 38,5% 53,8% 15,4% 46,2% azione di F 28,6% 42,9% 7,1% 3,6% 57,1% 17,9% 35,7% ricerca di lavoro. Totale 24,4% 41,5% 4,9% 2,4% 56,1% 17,1% 39,0% Soltanto una quota minima di persone uscite dal Corso di Laurea in Architettura nell’anno 2000 è tuttora nella condizione di studente: di questi 4 laureati, 2 sono impegnati in un percorso di formazione al di fuori del sistema universitario, mentre altri due stanno completando il proprio iter di studio per ottenere una seconda laurea in Ingegneria sempre presso il Politecnico di Milano: in un caso si tratta di una laurea triennale del nuovo ordinamento, nell’altro di un Corso di Laurea del vecchio ordinamento. Qualunque sia il tipo di formazione prescelto, in 3 casi su 4 si registra una perfetta coerenza con la laurea conseguita precedentemente, mentre in un altro caso la corrispondenza è soltanto parziale. Alla base della decisione di perfezionare e 18 Sono inclusi in questa voce i servizi universitari, gli enti di formazione, le forme di tirocinio e praticantato. 21 approfondire la propria formazione è, peraltro, soprattutto il fatto di aver maturato nuovi interessi (3 casi) piuttosto che l’insoddisfazione per gli sbocchi professionali offerti dalla laurea in Architettura (1 solo caso). 3.2.2 I laureati occupati Sebbene la maggior parte dei laureati in Architettura occupati al momento della rilevazione svolga un’attività lavorativa iniziata dopo la laurea, si riscontra anche una certa continuità, ravvisabile in primis in un 12,5% di persone che hanno oggi un impiego trovato prima di laurearsi, tendenza diffusa soprattutto fra la componente maschile.19 Tabella 3.20 – Lavoro svolto iniziato prima o dopo la laurea per sesso (Valori %. N=1.192) Sesso Il lavoro è iniziato prima o dopo la laurea? Prima Dopo Totale N M F 16,9% 83,1% 100,0% 604 8,0% 92,0% 100,0% 588 Totale 12,5% 87,5% 100,0% 1192 Anche chi ha iniziato a svolgere l’attuale lavoro dopo la laurea sembra aver maturato, d’altro, canto, una certa esperienza, tanto che in media si ha una “anzianità di servizio” pari a oltre 44 mesi, ovvero compresa fra i 3 ed i 4 anni, a fronte di una percentuale inferiore al 15% di soggetti impegnati nell’attuale occupazione da meno di un anno. Tabella 3.21 – Da quanti mesi svolge il lavoro iniziato dopo la laurea? per sesso (Valori %. N=1.043) Da quanti mesi svolge attuale lavoro Fino a 6 Da 7 a 12 Da 13 a 24 Da 25 a 36 Da 37 a 48 Da 49 a 60 Da 61 a 72 Totale N Sesso M F 5,6% 7,0% 9,8% 11,0% 19,3% 35,5% 12,0% 100,0% 502 7,4% 8,5% 8,9% 14,8% 15,2% 32,7% 12,6% 100,0% 541 Totale 6,5% 7,8% 9,3% 12,9% 17,2% 34,0% 12,3% 100,0% 1043 19 Il dato trova un certo riscontro nella già citata indagine Istat condotta nel 2004 a livello nazionale sui laureati del 2001: i dati in essa contenuti mettono in luce, infatti, come fra i laureati in Architettura occupati al momento della rilevazione il 14,6% svolga un’attività iniziata prima di laurearsi, a fronte del 70,7% impegnato in un lavoro cominciato dopo la laurea. 22 Risulta, dunque, elevata la quota di chi ha avuto esperienze lavorative già a partire dal 2001, ovvero dall’anno successivo alla laurea; la quota di occupati cresce, peraltro, con il trascorrere del tempo, fino a raggiungere nel 2005 la quasi perfetta coincidenza con gli occupati nell’anno della rilevazione, come messo in luce dalla tabella 3.22. E’ anche il caso di notare come sia piuttosto consistente la quota di occupati che svolgono un lavoro coerente con la laurea in Architettura già a partire dall’anno successivo alla laurea: ben il 76,8%.20 Questa percentuale non tende, però, ad aumentare in modo significativo con il passare degli anni: al momento della rilevazione dichiara di svolgere un’attività professionale corrispondente alle competenze e conoscenze acquisite durante gli studi universitari il 77,6% degli occupati, a fronte di un 13,5% che ravvisa una coerenza parziale e di un 8,9% che non ne rileva affatto. Tabella 3.22 – Coerenza delle esperienze lavorative successive alla laurea rispetto agli studi svolti (N=1.192) Lavoro Coerente con la laurea Parzialmente coerente con la laurea Non coerente con la laurea Non lavoravo Totale N 2001 2002 2003 2004 2005 76,8% 11,1% 9,1% 3,1% 100,0% 1.192 77,6% 11,5% 8,8% 2,1% 100,0% 1.192 79,4% 11,2% 8,0% 1,5% 100,0% 1.192 79,3% 11,5% 8,4% 0,8% 100,0% 1.192 80,2% 10,8% 8,7% 0,3% 100,0% 1.192 Per quanto concerne l’attuale posizione nella professione, i laureati in Architettura si distinguono per una forte propensione a svolgere un’attività di lavoro autonomo: il 64,7%, a fronte di meno di un terzo che ha un impiego alle dipendenze (29,3%) e di una quota residuale di soggetti con un lavoro atipico (6%). La propensione al lavoro autonomo resta, peraltro, elevata anche all’interno della componente femminile, tradizionalmente più incline ad un impiego di natura dipendente.21 20 Si riporta, in Tabella 3.22, soltanto il totale complessivo dei laureati attualmente occupati, senza riportare i parziali distinti per i laureati M e le laureate F, in ragione dell’assenza di significative differenze di genere rispetto alla dimensione analizzata relativa alla coerenza delle esperienze lavorative successive alla laurea con gli studi svolti. 21 Dall’indagine AlmaLaurea risulta che i laureati del 2000 della Facoltà di Architettura occupati a cinque anni dalla laurea sono lavoratori autonomi stabili nel 63,2% dei casi. Sulla elevata propensione al lavoro autonomo dei laureati in Architettura (e, più in generale, per le professioni che fanno capo a degli ordini professionali) si ha anche il riscontro dell’indagine nazionale Istat condotta sui laureati del 2001, da cui emerge che fra i laureati del gruppo Architettura nel suo complesso il 56,6% è indipendente (di cui 54,8% libero professionista), a fronte del 26,5% dipendente e del 17% che svolge una collaborazione coordinata e continuativa. E’ però il caso di sottolineare che il dato Istat, riferito ai laureati del gruppo Architettura nel suo complesso e non soltanto a chi esce dal Corso di Laurea in Architettura è solo in parte comparabile con il dato relativo ai laureati in Architettura del Politecnico, in quanto sottostima, con 23 Tabella 3.23 – Attuale posizione nella professione per sesso (N=1.192) Attuale posizione nella professione Dipendente Autonomo Atipico / parasubordinato Totale N Sesso M F 27,0% 68,2% 4,8% 100,0% 604 31,6% 61,1% 7,3% 100,0% 588 Totale 29,3% 64,7% 6,0% 100,0% 1192 L’analisi delle qualifiche professionali più diffuse mette in luce una situazione di stabilità piuttosto generalizzata raggiunta dai laureati in Architettura a circa 6 anni dal conseguimento del titolo universitario, a testimonianza di percorsi di carriera esterna che non sembrano incontrare ostacoli eccessivi. Fra i 349 occupati alle dipendenze, il 76,8% ha un lavoro standard22, ovvero un impiego a tempo indeterminato e a tempo pieno, il 4,3% svolge un part time con un contratto a tempo indeterminato e il 19% ha un contratto a tempo determinato (di cui 3,2% part time). La principale qualifica professionale dei lavoratori autonomi è, invece, quella del libero professionista che opera con partita IVA (92,3% del totale autonomi), mentre fra gli atipici prevale la formula contrattuale della collaborazione coordinata e continuativa/a progetto (91,7% degli atipici). Rispetto al genere, secondo trend largamente diffusi, la componente femminile risulta penalizzata, in termini di stabilità, rispetto a quella maschile, con una maggiore presenza di contratti a tempo determinato nell’ambito del lavoro dipendente e un coinvolgimento più elevato nel lavoro atipico. buona probabilità, la percentuale di lavoratori autonomi, in ragione della maggiore propensione al lavoro dipendente diffusa tra i laureati in Disegno industriale e Pianificazione Territoriale. 22 Si aderisce, in questa sede, alla definizione ISTAT, secondo cui rientrano nel lavoro standard soltanto il lavoro alle dipendenze a tempo pieno e con contratto a tempo indeterminato e le forme di lavoro autonomo stabili (imprenditori, liberi professionisti, agricoltori, artigiani e commercianti). Nel lavoro non standard sono, dunque, compresi il lavoro alle dipendenze a tempo indeterminato, ma part time, il lavoro dipendente a tempo determinato, quello parasubordinato (le vecchie collaborazioni coordinate e continuative, i contratti a progetto e le collaborazioni occasionali) ed interinale, i contratti a causa mista (di formazione lavoro e di apprendistato), nonché le attività di qualificazione e specializzazione professionale - quali praticantato, tirocini e stage, borse di studio - le cooperative di produzione e lavoro, il lavoro nell’azienda di famiglia e il lavoro senza contratto. 24 Tabella 3.24 – Tipologia di contratto di lavoro dipendente per sesso (Valori %. N=349) Tipo di contratto DIPENDENTE A tempo indeterminato e a tempo pieno A tempo indeterminato e a tempo parziale Di formazione lavoro/di inserimento Di apprendistato Stagionale A tempo determinato e a tempo pieno A tempo determinato e parziale Totale N Sesso Totale M F 84,0% 4,3% 70,4% 4,3% 76,8% 4,3% 11,0% 0,6% 100,0% 163 19,9% 5,4% 100,0% 186 15,8% 3,2% 100,0% 349 Tabella 3.25 – Qualifica professionale dei lavoratori autonomi per sesso (Valori %. N=771) Qualifica professionale AUTONOMO Imprenditore Socio di società/cooperativa Libero professionista (con partita IVA) Artigiano Commerciante Altro (coadiuvante familiare, agricoltore…) Totale N Sesso Totale M F 5,8% 1,7% 90,5% 1,5% 0,2% 0,2% 100,0% 412 1,1% 1,7% 94,4% 0,3% 0,8% 1,7% 100,0% 359 3,6% 1,7% 92,3% 0,9% 0,5% 0,9% 100,0% 771 Tabella 3.26 – Forma di lavoro atipico per sesso (Valori %. N=72) Posizione atipica ricoperta Collaboratore coordinato continuativo/ collaborazione a progetto Collaboratore occasionale Prestazione come socio di cooperativa (di produzione e servizi) Lavoratore a domicilio per conto di imprese Lavoratore interinale Tirocinio con compenso e praticante Lavoratore in nero Totale N Sesso Totale M F 86,2% 13,8% 95,3% 4,7% 91,7% 8,3% 100,0% 29 100,0% 43 100,0% 72 Senza significative differenze di genere23, la quasi totalità (89%) dei laureati oggi occupati ha un unico impiego, a fronte di una esigua minoranza (complessivamente l’11%) che svolge anche altri lavori. L’occupazione non esclusiva coinvolge in misura superiore alla media (18,1% vs 11%) gli occupati atipici e parasubordinati e chi opera nel settore pubblico piuttosto che nel privato (21,4% vs 10,2%). Al contrario, un regime di esclusività sembra più diffuso tra chi svolge attività professionali distanti dalla formazione ricevuta all’università: svolge un unico lavoro l’88% di chi ha un’occupazione coerente, il 25 91,3% di chi ha un impiego coerente solo in parte e il 94,3% di chi ha un’occupazione del tutto non corrispondente agli studi universitari svolti. A fronte di tale situazione complessivamente positiva, è però il caso di sottolineare il dato relativo alle retribuzioni che, in media, non risultano particolarmente elevate. Sebbene il dato debba essere assunto con una certa cautela in ragione di una quota molto consistente di mancate risposte (pari al 46,5% dei laureati in Architettura oggi occupati)24, pur tuttavia dai dati dichiarati emerge comunque un panorama non troppo roseo, soprattutto in virtù del fatto che si tratta di soggetti laureatisi ben sei anni prima e che hanno maturato nel tempo molteplici esperienze lavorative.25 Analizzando nel dettaglio il dato relativo alla retribuzione mensile netta26 dichiarata, oltre alla già sottolineata prevalenza delle mancate risposte fra gli autonomi, emerge in primo luogo come un guadagno mensile pari o addirittura inferiore ai 1.000 euro interessi principalmente i lavoratori atipici, mentre i livelli di reddito più elevati sono appannaggio soprattutto degli occupati autonomi. Tabella 3.27 – Retribuzione netta mensile per posizione nella professione (Valori %. N=1.192) Retribuzione netta mensile Fino a 1.000 euro Da 1.001 a 1.450 euro Da 1.451 a 1.850 euro Da 1.851 a 2.000 euro Da 2.001 a 3.000 euro Da 3.001 a 4.000 euro Oltre 4.000 euro Non risponde Totale N 23 Attuale posizione nella professione Atipico / Dipendente Autonomo parasubordinato 9,5% 6,0% 26,4% 37,0% 9,6% 20,8% 18,6% 10,4% 18,1% 5,2% 5,4% 1,4% 4,0% 6,9% 8,3% 0,6% 2,5% 1,2% 25,2% 58,1% 25,0% 100,0% 100,0% 100,0% 349 771 72 Totale 8,2% 18,3% 13,3% 5,1% 6,1% 1,8% 0,8% 46,5% 100,0% 1192 Nel dettaglio, ha una sola occupazione l’89,1% degli uomini e l’88,9% delle donne. 24 Le mancate risposte sono, con buona probabilità, attribuibili in primo luogo alle classi di reddito più elevate, con conseguenti fenomeni di sottostima del reddito reale del target. A conferma di tale ipotesi anche il fatto che la quota più significativa di mancate risposte si registra fra i lavoratori autonomi, che tradizionalmente percepiscono retribuzioni più elevate (cfr. Tabella 3.27). 25 Altre indagini a livello nazionale mettono in luce, peraltro, una retribuzione media dei laureati in Architettura inferiore a quella del totale dei laureati nel loro complesso. Dall’indagine AlmaLaurea risulta, infatti, che il guadagno mensile netto percepito in media dai laureati della facoltà di Architettura a 5 anni dalla laurea è pari a 1.272 euro, contro i 1.336 del totale laureati. 26 Si fa riferimento, cioè, al guadagno percepito mensilmente dai laureati occupati, da cui sono stati detratti i contributi, le imposte, ecc. 26 In corrispondenza di qualsiasi posizione nella professione le laureate donne, secondo trend ampiamente riscontrati in altre indagini27, percepiscono un guadagno netto mensile inferiore rispetto ai colleghi uomini. Tabella 3.28 – Retribuzione netta mensile per posizione nella professione e sesso (Valori %. N=1.192) Attuale posizione nella professione Dipendente Autonomo Atipico / parasubordinato Retribuzione netta mensile Sesso M F Totale M F Totale M F Totale Fino a 1.000 1.0011.450 4,9% 13,4% 9,5% 3,9% 8,4% 6,0% 17,2% 32,6% 26,4% 1.4512.000 25,8% 46,8% 37,0% 7,8% 11,7% 9,6% 17,2% 23,3% 20,8% 27,6% 20,4% 23,8% 17,5% 13,9% 15,8% 20,7% 18,6% 19,4% Oltre 2.000 8,6% 1,1% 4,6% 14,6% 5,8% 10,5% 20,7% 8,3% Nr 33,1% 18,3% 25,2% 56,3% 60,2% 58,1% 24,1% 25,6% 25,0% Totale N 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 163 186 349 412 359 771 29 43 72 La dimensione dell’organizzazione28 in cui sono attualmente occupati i laureati in Architettura è in larga misura rappresentata da luoghi di lavoro con un numero di addetti variabile da 1 a 9 (42,9%) o addirittura senza alcun dipendente (26,3%). Come facilmente prevedibile, le dimensioni dell’organizzazione di appartenenza sono particolarmente ridotte per i lavoratori autonomi, per la quasi totalità costituiti da liberi professionisti con partita IVA (operanti in larga misura in studi professionali e associati). La classe dimensionale da 1 a 9 addetti dell’organizzazione di appartenenza sembra, peraltro, coincidere in larga misura con la situazione micro-imprenditoriale di uno studio professionale29. 27 Si cfr., in proposito, la già citata Istat, I laureati e il mercato del lavoro – Inserimento professionale dei laureati. Indagine 2004, Collana Informazioni, n. 14 2006. La stessa tendenza emerge nell’indagine AlmaLaurea: a 5 anni dalla laurea, i laureati M percepiscono un guadagno medio mensile netto di 1.429 euro, contro i 1.125 delle laureate F). 28 Sono inclusi nel calcolo dimensionale il titolare ed eventuali soci o coadiuvanti. 29 Sulla scorta della Raccomandazione della Commissione (96/280/CE) del 3 aprile 1996 relativa alla definizione delle piccole e medie imprese poi recepita nel nostro Paese [Gazzetta ufficiale L 107 del 30/04/1996], si definiscono “piccole imprese” quelle che occupano da 10 a 49 dipendenti, il cui fatturato annuo sia inferiore a 7 milioni di euro o il cui bilancio non superi i 5 milioni di euro, mentre le microimprese sono tali se occupano meno di 10 dipendenti. Le medie imprese occupano meno di 250 dipendenti e il loro fatturato deve essere inferiore a 40 milioni di euro o il loro bilancio annuo inferiore a 27 milioni di euro. In virtù di numerose risultanze empiriche che hanno riscontrato un’elevata correlazione fra numero di addetti e fatturato di un’azienda, nel presente report si è scelto di utilizzare la classe di addetti come proxy della tipologia d’impresa (micro, piccola o media). 27 Tabella 3.29 – Classe dimensionale dell’organizzazione di appartenenza per posizione nella professione (Valori %. N=1.192) Dimensione organizzazione in cui lavora Nessun dipendente da 1 a 9 addetti da 10 a 49 addetti da 50 a 199 addetti da 200 addetti e oltre Non risponde Totale N Attuale posizione nella professione Atipico / Dipendente Autonomo parasubordinato 1,1% 39,8% 4,2% 23,8% 50,7% 51,4% 31,5% 6,4% 16,7% 17,5% 1,6% 9,7% 20,6% 1,0% 9,7% 5,4% ,5% 8,3% 100,0% 100,0% 100,0% 349 771 72 Totale 26,3% 42,9% 14,3% 6,7% 7,3% 2,4% 100,0% 1192 Per quanto concerne la localizzazione dell’attività lavorativa, per quasi la metà degli occupati essa ha sede a Milano e provincia, in un contesto che vede ben il 78% dei laureati lavorare nella regione. E’ anche il caso di notare la significativa percentuale di laureati (44% circa) che lavorano in piccoli centri. Tabella 3.30 – Localizzazione del Comune dove ha sede l’attività lavorativa (Valori %. N=1.192) Comune di Milano Provincia Milano (escluso MI) Altre città capoluogo di provincia in Lombardia Altre città/comuni non capoluogo in Lombardia Totale Lombardia Altre città capoluogo di provincia fuori Lombardia Altre città/comuni non capoluogo fuori Lombardia Estero Nd Totale V.A. 367 221 123 219 930 109 84 25 44 1192 % 30,8 18,5 10,3 18,4 78,0 9,1 7,0 2,1 3,7 100,0 E’ anche interessante rilevare (Tabella 3.31) come, a fronte della capacità di attrazione esercitata dal Corso di Laurea in Architettura del Politecnico di Milano – che coinvolge anche una quota consistente di studenti provenienti da altre province della Lombardia (38,5%) e da altre regioni (15,9%) – si registra anche una tendenza diversa rispetto all’inserimento nel mercato del lavoro dei laureati in Architettura, con una quota significativa di laureati “fuori sede” che trovano lavoro, con buona probabilità nelle province e regioni di provenienza. In altri termini, la quota (modesta, rispetto ad altri Atenei) di persone “fuori sede” tende a rientrare nei comuni di provenienza, risultato anche coerente con il fatto che molti hanno dichiarato di avere attività lavorative anche durante il corso di studi e una percentuale non irrilevante di intervistati dichiara una continuità occupazionale prima e dopo la laurea. 28 Tabella 3.31 – Localizzazione del Comune dove ha sede l’attività lavorativa per luogo di residenza durante il corso di studi (Valori %. N=1.192) Residenza Milano e provincia Altre province della Lombardia Fuori regione Totale Nd 3,9% 4,2% 2,0% 3,7% Localizzazione attività lavorativa Altre province Milano e Fuori della provincia regione Lombardia 87,0% 3,9% 5,2% 18,9% 69,1% 7,9% 16,8% 3,0% 78,2% 49,3% 28,7% 18,3% Totale N 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 539 456 197 1192 Per quanto concerne le azioni di ricerca che hanno consentito di ottenere l’attuale lavoro, il canale privilegiato è rappresentato dall’iniziativa autonoma, seguita dall’utilizzo di contatti provenienti da amici e conoscenti o dalla famiglia/da altri parenti, mentre risultano poco diffusi il ricorso all’intermediazione pubblica (Centri per l’Impiego, di orientamento o di informazione) o privata (agenzie di ricerca del personale, di orientamento e formazione, interinale) e ad associazioni sindacali e di categoria.30 Tabella 3.32 – Canale di ricerca con cui ha trovato lavoro per sesso (Valori %. N=1.192) Canale con cui ha trovato lavoro Intermediazione pubblica Intermediazione privata Servizi universitari, Enti di formazione, tirocinio, praticantato Associazioni di categoria, organizzazioni sindacali Iniziativa autonoma Contatti familiari Contatti amici Altro Totale N Sesso M F 3,1% 5,0% 2,6% 1,2% 55,1% 10,8% 21,7% 0,5% 100,0% 604 3,9% 4,1% 3,2% 2,7% 52,7% 7,0% 26,0% 0,3% 100,0% 588 Totale 3,5% 4,5% 2,9% 1,9% 53,9% 8,9% 23,8% 0,4% 100,0% 1192 Per quanto concerne la coerenza dell’occupazione attuale rispetto a quanto appreso durante gli anni universitari, emerge un quadro piuttosto positivo: a distanza di circa sei anni dal conseguimento del titolo di laurea, il 77,6% degli occupati svolge un lavoro di cui percepisce la congruenza, in termini di contenuti, con il percorso di studi precedentemente intrapreso, a fronte di un 13,5% che ravvisa una corrispondenza parziale e di un 8,9% che svolge attività del tutto non pertinenti, senza significative differenza di genere.31 30 Un residuale 0,4% dei laureati occupati al momento della rilevazione ha trovato il proprio lavoro mediante altri canali: si tratta di inserimento nell’azienda di famiglia o di contatti di natura professionale acquisiti durante precedenti lavori. 31 I laureati che al momento della rilevazione svolgono un lavoro non coerente sono impegnati prevalentemente nell’ambito dei servizi (complessivamente il 59,4%, di cui il 26,4% soltanto nel settore delle altre attività professionali e imprenditoriali), nel commercio all’ingrosso e al dettaglio (17,9%), 29 Tabella 3.33 – Coerenza dell’attuale lavoro con gli studi per sesso (Valori %. N=1.192) Sesso Attuale lavoro coerente con gli studi? Sì Solo in parte No Totale N Totale M F 77,8% 14,1% 8,1% 100,0% 604 77,4% 12,9% 9,7% 100,0% 588 77,6% 13,5% 8,9% 100,0% 1192 E’ il caso di notare l’esistenza di una forte correlazione fra coerenza dell’attuale lavoro e posizione nella professione. Il lavoro corrispondente alla formazione ricevuta all’università risulta, infatti, decisamente più diffuso fra i lavoratori autonomi e, in secondo luogo, fra gli atipici e parasubordinati rispetto agli occupati alle dipendenze. Tabella 3.34 – Coerenza dell’attuale lavoro con gli studi per posizione nella professione (Valori %. N=1.192) Attuale posizione nella professione Dipendente Autonomo Atipico / parasubordinato Totale Attuale lavoro coerente con gli studi? Sì Solo in parte No 58,5% 87,0% 69,4% 77,6% 25,8% 7,5% 18,1% 13,5% 15,8% 5,4% 12,5% 8,9% Totale N 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 349 771 72 1192 Prendendo in esame le performance durante gli studi universitari si riscontra, inoltre, che tra coloro che hanno avuto una votazione di laurea migliore (oltre i 90 centesimi) risulta più elevata la quota di occupati che svolgono un impiego coerente con il Corso di Laurea seguito. Tabella 3.35 – Coerenza dell’attuale lavoro con gli studi per voto di laurea (Valori %. N=1.192) Attuale lavoro coerente con gli studi? Sì Solo in parte No Totale N Voto di laurea Fino a 90 Da 91 a 95 Da 96 a 100 70,9% 17,0% 12,1% 100,0% 464 82,4% 11,3% 6,3% 100,0% 381 81,3% 11,2% 7,5% 100,0% 347 Totale 77,6% 13,5% 8,9% 100,0% 1192 nell’industria manifatturiera (17%), con quote minoritarie coinvolte da attività lavorative nel comparto delle costruzioni (3,8%) e dell’agricoltura, silvicoltura e pesca (1,9%). Per ulteriori dettagli sulla classificazione utilizzata si rimanda alla lettura della classificazione Istat delle attività economiche (Ateco 2001). 30 A monte, però, sembra agire lo status culturale32 della famiglia d’origine, che esercita una certa influenza sul rendimento negli studi universitari: al crescere del livello di istruzione dei genitori diminuisce, infatti, la quota di laureati con una votazione inferiore o al massimo uguale ai 90 centesimi e, in maniera speculare, aumenta la percentuale di chi raggiunge un voto di laurea compreso tra 96 e 100/100. Tabella 3.36 – Voto di laurea per status culturale della famiglia d’origine (Valori %. N=1.250)* Voto di laurea Titolo di studio dei genitori Alto Medio Totale Basso Fino a 90 33,6% 38,1% 41,1% 38,7% Da 91 a 95 32,4% 33,0% 32,1% 32,4% Da 96 a 100 34,0% 28,8% 26,9% 28,9% Totale 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% N 262 333 655 1250 *Il calcolo dell’indice di status è stato effettuato a partire dai laureati intervistati che hanno indicato il titolo di studio dei propri genitori, al netto delle mancate risposte. Le famiglie di insegnamento maggiormente utilizzate nell’ambito delle attività lavorative svolte – oggi e in passato – sono per la maggior parte dei laureati quelle progettuali l’urbanistica (76,8%), (12,3%). tecnologiche Chi svolge (28,9%), (o ha afferenti svolto in il design precedenza) (20,5%) e un’attività professionale incoerente rispetto agli studi fatti presenta, come facilmente prevedibile, un livello di utilizzo inferiore di queste famiglie di insegnamento nel proprio lavoro e, più in generale, dichiara assai più spesso di non impiegare alcuno degli insegnamenti previsti dal Corso di Laurea in Architettura (45,3% dei casi vs 5,1% medio). Sempre fra chi ha un’occupazione del tutto non pertinente rispetto alla laurea in Architettura si riscontra, infine, un utilizzo più significativo di altre conoscenze e competenze (sociologiche, matematico-fisiche ed economiche). 32 L’indice di status culturale familiare è stato costruito mediante riduzione dello spazio di attributi a partire dalle due variabili “titolo di studio del padre” e “titolo di studio della madre”. Per entrambe le variabili si è stabilito un livello “basso” in corrispondenza di nessun titolo di studio, licenza elementare, licenza di scuola media inferiore o qualifiche successive ad essa (corsi di formazione, ecc., ma senza conseguimento del diploma di scuola media superiore), un livello “medio” se il genitore è in possesso del diploma di scuola media superiore e “alto” in caso di formazione universitaria, con il conseguimento di laurea/diploma universitario o di qualifiche post laurea. Si avrà, dunque, uno status culturale familiare elevato se entrambi i genitori sono laureati, oppure un genitore è laureato e l’altro diplomato, un livello medio se entrambi i genitori sono diplomati oppure se uno dei due genitori è laureato ma l’altro non ha raggiunto il diploma di scuola media superiore e un livello basso nei casi in cui entrambi i genitori hanno interrotto gli studi prima del diploma o soltanto uno dei due ha ottenuto il diploma. 31 Tabella 3.37 – Famiglie di insegnamento più utilizzate per coerenza dell’attuale lavoro con gli studi (Valori %. N=1.192)* Attuale lavoro coerente con gli studi? Famiglie di insegnamento Sì Solo in parte Progettuali 85,5% Design 21,5% Storiche 7,0% Tecnologiche 30,9% Sociologiche 2,4% Estimative 8,3% Restauro 8,5% Scienza delle costruzioni 6,1% Urbanistica 13,8% Rappresentazione 6,4% Nessuna di quelle previste dalla laurea 0,4% Matematica e fisica 2,3% Economia 2,6% Valutazione 2,7% Altro33 1,0% * In tabella sono presentati soltanto i “Sì” per ciascuna famiglia No 63,4% 22,4% 5,6% 26,1% 4,3% 11,2% 5,6% 5,6% 11,2% 6,8% 5,6% 3,7% 6,8% 5,0% 3,1% di insegnamento 20,8% 8,5% 6,6% 15,1% 6,6% 1,9% 2,8% 0,9% 1,9% 45,3% 2,8% 6,6% 1,9% 7,5% utilizzata. Totale 76,8% 20,5% 6,8% 28,9% 3,0% 8,1% 7,6% 5,5% 12,3% 6,0% 5,1% 2,5% 3,5% 2,9% 1,8% 3.3 Approfondimenti tematici sugli occupati 3.3.1 L’occupazione coerente Dal momento che tra i principali obiettivi di indagine non figura tanto l’analisi degli sbocchi occupazionali dei laureati in Architettura, quanto piuttosto un approfondimento delle caratteristiche dell’attuale professione dell’architetto, si è scelto di dedicare un approfondimento specifico ai laureati che, al momento della rilevazione, svolgono un’attività lavorativa che essi stessi percepiscono del tutto o in parte coerente con il percorso universitario seguito.34 Rispetto a questo sottogruppo si indagheranno, dunque, le modalità e gli stili di lavoro, le aree di competenza più utilizzate, eventuali pre-requisiti necessari per svolgere il proprio lavoro – a livello di istruzione formale, di conoscenze richieste e di prerogative di altra natura – il settore e la localizzazione dell’attività, nonché le questioni inerenti la stessa identità professionale. Un dato particolarmente interessante è rappresentato dal fatto che i laureati in Architettura che svolgono un’occupazione almeno in parte coerente con gli studi compiuti si distinguono per una forte identità professionale: pensando al proprio impiego attuale, il 79,7% si riconosce in pieno nella definizione di “architetto”, il 33 Nella voce “altro” sono incluse principalmente la Comunicazione e il Marketing, ma trovano posto anche la grafica, le lingue, materie umanistiche e giuridiche. 34 Si ricorda che i laureati in Architettura del Politecnico che hanno dichiarato di svolgere un lavoro del tutto o in parte coerente con il Corso di Laurea frequentato sono in tutto 1.086, pari al 91,1% (cfr. Tabella 3.33). 32 14,6% si identifica solo parzialmente con questa denominazione e solo un residuale 5,7% non si definirebbe affatto architetto. L’identità professione diviene, peraltro, più forte al crescere della coerenza dell’occupazione svolta con le conoscenze acquisite durante gli anni dell’università. Tabella 3.38 – Si definirebbe “architetto”? per coerenza dell’attuale lavoro con gli studi (Valori %. N=1.086)* Attuale lavoro coerente con gli studi? Sì Solo in parte Totale Si definirebbe Architetto? Sì Sì, in parte No 88,6% 28,0% 79,7% 8,9% 47,8% 14,6% 2,5% 24,2% 5,7% Totale N 100,0% 100,0% 100,0% 925 161 1086 La quasi totalità degli occupati che svolgono un lavoro coerente con la laurea in Architettura lavora nel settore privato: si tratta complessivamente dell’88,4% (vs 11,6% nel pubblico), con una forte presenza negli studi professionali e associati propri (30,3%) e non (23,8%), ma anche nelle imprese di costruzione (11,4%), nell’ambito dell’arredo (6,7%) e delle aziende di produzione di mobili, materiali e componenti edilizi, componenti per l’arredo, elementi di impianto, ecc. (5,9%). Per chi opera in ambito pubblico, i settori di attività prevalente sono rappresentati invece dal Comune (5,5%), dalla Scuola (1,9%) e dall’Università (1,7%). Le aree di competenza in cui sono prioritariamente impegnati i laureati in Architettura che svolgono un lavoro coerente con gli studi fatti sono particolarmente concentrate intorno alla progettazione (82,3%) e alla direzione dei lavori (34,8%), mentre rivestono un ruolo secondario la pianificazione (16,1%) e la gestione (13,2%) e controllo (11,1%). Più marginale ancora l’impiego di competenze di altra natura, quali quelle afferenti la valutazione, la comunicazione esterna, la progettazione e gestione di sistemi informativi, nonché la ricerca e la formazione. Il dato relativo alla quota di laureati in Architettura (6,2%) che dichiarano di essere prioritariamente impegnati nell’area di competenza della formazione - unitamente al coinvolgimento numericamente limitato nei settori di attività della scuola e dell’università (cfr. la Tabella 3.39) - mette in luce una trasformazione degli sbocchi privilegiati dei laureati in Architettura, che sembrano oggi assai meno orientati verso l’insegnamento rispetto al passato.35 35 Rispetto alla elevata propensione all’insegnamento dei laureati in Architettura di qualche decennio fa si rimanda ad altre indagini, in primis A. Ferrari, G Pellicciari (a cura di), Gli Architetti. Indagine sulla situazione in Lombardia, Franco Angeli, Milano, 1976. 33 Tabella 3.39 – Settore di attività dei laureati che svolgono un lavoro coerente per sesso (Valori %. N=1.086) Sesso Settore di attività PUBBLICO Comunità europea Ministero Regione Provincia Comune Consorzi e Comunità Montane Agenzia di sviluppo locale/enti bonifica ... Usl e Ospedali Scuola Università M F 9,9% 0,7% 13,4% 0,2% 0,2% 5,8% 0,2% 0,2% 0,5% 0,7% 1,4% PRIVATO Impresa di costruzione Azienda produzione (mobili, materiale edilizia ...) Azienda commerciale (ag. vendite immobiliari ... ) Studio professionale proprio/Studio associato proprio Studio professionale/studio associato Studio di grafica/Comunicazione Società di ingegneria Editoria/Pubblicità Fotografia, audiovisivi, immagine Centri di ricerca Arredo Settore artistico (Gallerie, Musei ecc…) Moda Istruzione Servizi Totale N 90,1% 14,2% 7,6% 2,5% 29,7% 20,2% 0,7% 1,4% 1,1% 0,2% 0,4% 7,7% 1,3% 0,7% 0,2% 2,2% 100,0% 555 0,8% 0,4% 0,8% 5,3% 0,6% 0,2% 0,2% 3,2% 2,1% 86,6% 8,5% 4,1% 4,1% 30,9% 27,7% 0,8% 1,7% 0,8% 0,4% 5,6% 0,2% 0,9% 0,9% 100,0% 531 Totale 11,6% 0,4% 0,4% 0,3% 0,5% 5,5% 0,4% 0,2% 0,4% 1,9% 1,7% 88,4% 11,4% 5,9% 3,3% 30,3% 23,8% 0,7% 1,6% 0,9% 0,1% 0,4% 6,7% 0,7% 0,8% 0,1% 1,6% 100,0% 1086 Tabella 3.40 – Aree di competenza prioritarie dei laureati che svolgono un lavoro coerente per sesso (Valori %. N=1.086)* Aree di competenza Sesso M F Ricerca 6,5% 4,5% Formazione 5,2% 7,2% Pianificazione 18,2% 13,9% Progettazione 82,0% 82,7% Direzione lavori 43,2% 26,0% Gestione 16,4% 9,8% Controllo 15,0% 7,2% Valutazione 8,1% 6,0% Progettazione e gestione sistemi informativi 1,4% 3,0% Comunicazione esterna 6,3% 9,8% * In tabella sono presentati soltanto i “Sì” per ciascuna area di competenza. Totale 5,5% 6,2% 16,1% 82,3% 34,8% 13,2% 11,1% 7,1% 2,2% 8,0% Analizzando congiuntamente le aree di competenza in cui i laureati sono oggi maggiormente impegnati e l’auto-definizione di chi svolge attualmente un lavoro almeno in parte coerente con il Corso di Laurea seguito, emerge poi un nucleo di 34 competenze “forti” che sembrano caratterizzare la professione di architetto. Tra le competenze prioritarie, soprattutto per chi si riconosce pienamente nella definizione di “architetto”, si distinguono, in primo luogo, la progettazione, ma anche la pianificazione e la direzione lavori. Altre aree di competenza, quali gestione e controllo, ma anche ricerca, valutazione e comunicazione esterna, sembrano invece attività che interessano in misura più marginale la professione di architetto, in quanto utilizzate prevalentemente da chi si riconosce solo parzialmente o non si riconosce affatto nella definizione di architetto. Da ultimo, è il caso di notare che coloro che non si definirebbero architetti risultano più impegnati della media nell’area della formazione.36 Tabella 3.41 – Aree di competenza prioritarie dei laureati che svolgono un lavoro coerente per “Si definirebbe architetto?” (Valori %. N=1.086)* Aree di competenza Si definirebbe architetto? Sì Solo in parte Ricerca 5,0% 7,5% Formazione 4,5% 8,2% Pianificazione 16,3% 17,6% Progettazione 88,8% 65,4% Direzione lavori 36,5% 29,6% Gestione 11,0% 23,3% Controllo 9,5% 18,2% Valutazione 6,2% 10,7% Progettazione e gestione sistemi informativi 1,7% 5,0% Comunicazione esterna 6,1% 15,7% * In tabella sono presentati soltanto i “Sì” per ciascuna area di competenza. No 8,1% 24,2% 9,7% 35,5% 24,2% 17,7% 16,1% 9,7% 1,6% 14,5% Totale 5,5% 6,2% 16,1% 82,3% 34,8% 13,2% 11,1% 7,1% 2,2% 8,0% In relazione ai pre-requisiti indispensabili per svolgere l’attività che si esercita, sembra confermarsi il quadro di un lavoro mediamente molto qualificato, che richiede una specifica formazione tecnica, competenze informatiche di livello elevato e l’iscrizione all’Ordine professionale. Per il 72,7% dei laureati in Architettura, infatti, l’attuale lavoro, per poter essere svolto, richiede esclusivamente il proprio tipo di laurea; un altro 13,3% indica la necessità di una laurea in una specifica area disciplinare, che nella maggioranza dei 36 Un altro dato interessante si ottiene analizzando congiuntamente la questione dell’identità professionale e le famiglie di insegnamento maggiormente utilizzate dai laureati nel corso delle loro esperienze lavorative: tra chi si definirebbe architetto prevale l’impiego delle famiglie d’insegnamento progettuali e dell’urbanistica, fra chi si riconosce solo in parte nella definizione di architetto risulta particolarmente elevato l’uso degli insegnamenti estimativi e della valutazione, mentre per chi non si definirebbe affatto architetto si nota un largo uso delle conoscenze di design, oltre che di insegnamenti meno centrali nel Corso di Laurea in Architettura (rappresentazione, restauro, comunicazione e marketing, economia, ecc.). 35 casi potrebbe essere sia Architettura, sia Ingegneria37. Il 5,3% ritiene, poi, che per poter svolgere il proprio lavoro sia sufficiente avere un qualunque titolo di studio universitario, a fronte di un 8,7% convinto che per esercitare la propria attività lavorativa non sarebbe neppure necessaria la laurea.38 Per quanto concerne la dibattuta questione dell’esigenza di iscriversi all’Ordine per poter esercitare la professione di architetto, il 63,2% dei laureati del Politecnico dichiara che almeno una parte delle attività che svolge richiede l’iscrizione all’Ordine professionale. Rispetto alle altre conoscenze richieste per svolgere la propria attività lavorativa, è anche il caso di notare l’esigenza di adeguate conoscenze informatiche: per il 54% di chi svolge oggi un’occupazione almeno in parte coerente con il Corso di Laurea in Architettura la padronanza delle tecnologie informatiche deve essere elevata o molto elevata e per quasi un terzo (31,6%) almeno discreta, a fronte di un 12,5% che reputa sufficiente una conoscenza media e di un residuale 1,8% per cui le conoscenze informatiche non sono indispensabili per il proprio lavoro. Per quanto concerne le principali caratteristiche dell’occupazione svolta, la maggior parte di chi ha un impiego almeno in parte coerente con gli studi universitari intrapresi svolge la propria attività prevalentemente in collaborazione con altri (gruppi di lavoro, studi professionali, ecc.), in parte (50,4%) o sempre o quasi (38%), a fronte di un 11,6% che lavora sempre o quasi sempre da solo.39 Una quota piuttosto consistente (70,9%) dei laureati in Architettura tende, nella propria attività, a seguire l’intero ciclo produttivo dell’opera, dal progetto preliminare alla direzione dei lavori. In alcuni casi si tratta, peraltro, di opere di elevato valore, poiché quasi un terzo ha seguito l’intero ciclo produttivo di un’opera dal valore superiore ai 500mila euro. 37 Altre specifiche aree disciplinari indicate dai laureati in Architettura come necessarie per accedere al lavoro svolto sono la laurea in Disegno Industriale, in Pianificazione, Comunicazione o Economia. 38 Il dato relativo a quanti hanno dichiarato la laurea in Architettura necessaria per lo svolgimento del proprio lavoro è particolarmente positivo se confrontato con i dati Istat relativi ai laureati nel Corso di Laurea di Architettura nel 2001 che nel 2004 svolgono un lavoro continuativo iniziato dopo la laurea secondo le caratteristiche richieste per accedere al lavoro svolto: di questi, il 20,9% risulta chiaramente sotto-inquadrato in quanto l’attività svolta non richiede la laurea, a fronte di un 79% che dichiara la laurea necessaria. D’altro canto, solo il 55,1% di questi ultimi ritiene che per il proprio lavoro sia indispensabile possedere esclusivamente il proprio tipo di laurea, mentre il 23,3% fa riferimento alla laurea in specifiche aree disciplinari e lo 0,6% ad una laurea qualsiasi. 39 E’ il caso di notare, d’altro canto, che tra i laureati in Architettura il lavoro in piena autonomia (“da soli”) è più diffuso di quanto accada fra i laureati in Disegno Industriale e Pianificazione Territoriale, come si avrà modo di osservare nei paragrafi 4.3.1 e 5.3.1. 36 Grafico 3.1 – Valore massimo (in euro) di un’opera di cui si è seguito l’intero ciclo produttivo (Valori %. N=770) 6,5 33,5 24,4 Fra 50.000 e 100.000 euro Fra 100.001 e 500.000 euro Fra 500.001 e 5 milioni di euro Sopra i 5 milioni di euro 35,6 Alla domanda “In prevalenza, a quale stadio si colloca la sua attività?”, il 60% circa dei laureati in Architettura indica, inoltre, l’intero ciclo produttivo dell’opera. In altri casi, sebbene talvolta si sia seguito l’intero ciclo produttivo, la propria attività trova spazio principalmente in una fase specifica: in ordine decrescente, il progetto esecutivo, il progetto preliminare, il progetto definitivo, la direzione lavori, il documento preliminare (brief) o, da ultimo, la gestione di opere costruite. 3.3.2 La soddisfazione per il lavoro svolto Rispetto al lavoro svolto al momento della rilevazione, la maggior parte dei laureati in Architettura manifesta in generale un elevato grado di soddisfazione. Il maggiore gradimento si registra in riferimento alle mansioni svolte e al grado di autonomia (oltre il 90% degli occupati), ma oltre il 70% risulta soddisfatto anche delle possibilità di carriera e della stabilità e sicurezza del posto di lavoro. Circa un terzo dei laureati in Architettura manifesta, invece, la propria insoddisfazione nei confronti del trattamento economico goduto e rispetto alla possibilità di utilizzare nel proprio lavoro le conoscenze acquisite all’università.40 40 I dati esposti trovano riscontro, a livello nazionale, nell’indagine Istat sull’inserimento professionale dei laureati nel 2001 a tre anni dalla laurea: gli aspetti che fanno registrare le quote più elevate di laureati del gruppo Architettura “molto” o “abbastanza” soddisfatti sono, in particolare, proprio il grado di autonomia sul lavoro (88,1%) e le mansioni svolte (86,6%), seguiti dalle possibilità di carriera (72,6%). Il trattamento economico (del quale si definiscono soddisfatti 51,1 laureati su 100), la stabilità del posto di lavoro (61,1%) e l’utilizzo delle conoscenze acquisite (65,5%) si configurano invece come gli aspetti in 37 Il livello di soddisfazione rispetto all’attuale occupazione sembra chiaramente condizionato dal genere: la componente femminile valuta, in media, meno positivamente la propria retribuzione, la possibilità di fare carriera, l’effettivo utilizzo delle conoscenze acquisite durante l’università, nonché il grado di stabilità e sicurezza del posto di lavoro.41 Grafico 3.2 – Laureati molto o abbastanza soddisfatti dell’attuale lavoro (Valori %. N=1.192)* 100,0 90,0 91,9 92,1 92,5 92,2 92,5 92,3 78,5 80,0 73,3 70,0 70,9 68,0 70,7 64,7 58,3 60,0 73,1 67,5 65,9 59,0 62,5 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 Mansioni Stabilità e sicurezza Grado di autonomia M F Trattamento economico Possibilità di carriera Utilizzo conoscenze acquisite all’università Totale * Nel grafico sono riportate soltanto le percentuali relative a coloro che si sono dichiarati “molto” o “abbastanza” soddisfatti rispetto a ciascuna dimensione del proprio lavoro. Altri elementi sembrano influenzare il giudizio rispetto all’occupazione svolta, in primis l’attuale posizione nella professione: chi svolge un impiego alle dipendenze risulta mediamente più soddisfatto nei confronti della stabilità e sicurezza del posto di lavoro, mentre fra gli autonomi è superiore la soddisfazione in merito allo sviluppo della carriera, alle mansioni svolte, al trattamento economico, ma anche all’utilizzo delle conoscenze acquisite all’università (cfr. Tabella 3.42). Tra chi svolge un lavoro con un contratto atipico (collaborazione a progetto o occasionale), infine, si registrano, in generale, giudizi meno positivi: in primo luogo, come prevedibile, rispetto alla stabilità dell’impiego (si dichiara soddisfatto meno del 40%), al trattamento economico e alle possibilità di carriera, ma anche in relazione al grado assoluto meno gratificanti. (cfr. Istat, I laureati e il mercato del lavoro – Inserimento professionale dei laureati. Indagine 2004, Collana Informazioni, n. 14 2006). 41 Nella già citata indagine Istat le laureate donne risultano meno soddisfatte rispetto ai laureati uomini in riferimento alle seguenti dimensioni: grado di autonomia (84,6% vs 91,6), utilizzo delle conoscenze acquisite (63,1% contro 68%), trattamento economico (49,6% vs 52,6%) e possibilità di cariera (71,7% contro 73,5%), mentre la situazione appare più equilibrata rispetto alla stabilità del posto di lavoro (60,4% vs 61,8%) e alle mansioni svolte (86,9 contro 86,2%). 38 di autonomia ed alle mansioni svolte. Per contro, chi svolge un impiego atipico sembra utilizzare in elevata misura nel proprio lavoro il patrimonio conoscitivo maturato durante il Corso di Laurea in Architettura: è molto o abbastanza soddisfatto in rapporto a questa dimensione del lavoro il 66,7% degli atipici, a fronte del 64,3% degli autonomi e del 57,6% degli occupati alle dipendenze. Il dato è con buona probabilità interpretabile alla luce del funzionamento di meccanismi “virtuosi” di carriera esterna, tali che una certa quota di giovani che non riescono a inserirsi nel mercato del lavoro con un’occupazione “standard” subito dopo la laurea accumulano nel tempo una molteplicità di esperienze lavorative coerenti con il profilo professionale che vogliono raggiungere. Il progressivo accumularsi di tali esperienze, spesso penalizzanti sotto il profilo retributivo e delle tutele contrattali ma non dei contenuti, porta, infine, ad una stabilizzazione nella direzione desiderata di un’occupazione coerente con il Corso di Laurea frequentato. Tabella 3.42 – Laureati molto o abbastanza soddisfatti dell’attuale lavoro per posizione nella professione (Valori %. N=1.192)* Atipico / parasubordinato Mansioni 89,4% 93,9% 87,5% Stabilità e sicurezza 86,2% 66,7% 38,9% Grado di autonomia 90,8% 93,4% 87,5% Trattamento economico 62,8% 67,4% 44,4% Possibilità di carriera 65,3% 78,6% 51,4% Utilizzo conoscenze acquisite all’università 57,6% 64,3% 66,7% * In tabella sono riportate soltanto le percentuali relative a coloro che si sono dichiarati “abbastanza” soddisfatti rispetto a ciascuna dimensione del proprio lavoro. Dimensioni del lavoro Dipendente Autonomo Totale 92,2% 70,7% 92,3% 64,7% 73,1% 62,5% “molto” o Lo svolgimento di un’attività lavorativa che presenti una certa corrispondenza, in termini di contenuti, rispetto al Corso di Laurea in Architettura frequentato favorisce, in generale, livelli di soddisfazione più elevati, in particolare rispetto alle dimensioni di natura più “contenutistica”. In altri termini, chi ha un’occupazione coerente risulta, in media, più soddisfatto delle mansioni svolte e della possibilità di applicare concretamente nel proprio impiego i contenuti appresi sotto il profilo teorico durante il Corso di Laurea. Per contro, il livello di coerenza dell’occupazione non sembra esercitare un’influenza positiva su altre dimensioni del lavoro, in primis la stabilità e sicurezza e il trattamento economico. Sembrerebbe, dunque, rafforzarsi l’ipotesi di un certo sottogruppo di laureati in Architettura che ha accettato di svolgere occupazioni incoerenti rispetto agli studi universitari, 39 probabilmente in cambio di migliori condizioni sotto il profilo contrattuale e retributivo.42 Tabella 3.43 – Laureati molto o abbastanza soddisfatti dell’attuale lavoro per coerenza dell’attuale lavoro con gli studi (Valori %. N=1.192)* Solo in parte Mansioni 94,8% 83,9% Stabilità e sicurezza 70,9% 69,6% Grado di autonomia 93,5% 87,6% Trattamento economico 66,6% 54,0% Possibilità di carriera 77,1% 65,2% Utilizzo conoscenze acquisite all’università 68,0% 55,3% * In tabella sono riportate soltanto le percentuali relative a coloro che si “abbastanza” soddisfatti rispetto a ciascuna dimensione del proprio lavoro. Dimensioni del lavoro Sì No 82,1% 70,8% 88,7% 64,2% 50,0% 25,5% sono dichiarati Totale 92,2% 70,7% 92,3% 64,7% 73,1% 62,5% “molto” o Concentrando ora il focus dell’analisi su chi svolge un lavoro del tutto o almeno in parte coerente con gli studi universitari precedentemente intrapresi, emerge inoltre che un’occupazione nel settore privato favorisce, in media, una maggiore soddisfazione per quanto concerne le mansioni (93,6% vs 89,7%), la stabilità e sicurezza (71,1% contro 67,5%), il trattamento economico (66,7% vs 50%) e le possibilità di carriera (77,1% contro 61,9%), mentre non si riscontrano differenze di rilievo rispetto al grado di autonomia. Per converso, un’occupazione del tutto o in parte coerente con gli studi svolti sembra portare ad un significativo utilizzo delle conoscenze acquisite all’università soprattutto nel settore pubblico: tra chi ha oggi un impiego del tutto coerente risulta soddisfatto il 77,1% di chi opera nel pubblico, a fronte del 66,9% di chi lavora nel privato, mentre in corrispondenza di una coerenza parziale le percentuali di soddisfatti scendono rispettivamente al 60% nel pubblico e al 54,2% nel privato. 42 Risultati molto simili si ottengono se al posto della coerenza dell’attuale occupazione si analizza la propensione dei laureati in Architettura a definirsi “architetti”, ovvero si prende in esame la dimensione dell’identità professionale. Chi si definisce architetto risulta più soddisfatto delle mansioni svolte e dell’utilizzo delle conoscenze apprese all’università. Unica differenza di rilevo si registra in relazione al trattamento economico, poiché chi riconosce appieno nella definizione di architetto tende a mostrarsi anche più soddisfatto, in media, della propria retribuzione: all’origine di tale dato, con buona probabilità, l’elevata percentuale in questo sottogruppo di liberi professionisti che operano a partita Iva, che tradizionalmente beneficiano di retribuzioni più elevate rispetto ai dipendenti ed agli atipici. 40 3.3.3 L’iscrizione all’Ordine professionale: focus sui non iscritti L’iscrizione all’Ordine coinvolge il 65,5% dei laureati in Architettura,43 mentre un pur consistente 34,5% rimane escluso da questo canale, indispensabile per l’esercizio della professione di architetto, in particolare per quanto concerne i rapporti con le Pubbliche Amministrazioni. Si è ritenuto, pertanto, opportuno tracciare – a partire da un’analisi di natura comparativa fra iscritti e non iscritti - un breve identikit dei laureati in Architettura oggi occupati che hanno scelto di non aderire al proprio Ordine professionale, così da comprendere i tratti distintivi di questo sottogruppo. Una prima differenza di rilievo riguarda la posizione nella professione: fra i non iscritti prevale, infatti, il lavoro alle dipendenze (54,3%) e si registra una quota di atipici e parasubordinati superiore alla media (11,7% vs 6%). Grafico 3.3 – Attuale posizione nella professione per iscrizione all’Ordine (Valori %. N=1.192) Iscritti 17,4 79,2 Non iscritti Totale 54,3 33,9 29,3 0% Dipendente 20% 3,3 64,7 40% Autonomo 60% 11,7 6 80% 100% Atipico / parasubordinato Anche sul piano della soddisfazione per il lavoro svolto si riscontrano differenze: i laureati che hanno scelto di non iscriversi all’Ordine degli architetti risultano, in generale, meno soddisfatti delle possibilità di carriera e del trattamento economico 43 L’iscrizione all’Ordine risulta più diffusa fra i laureati in Architettura che hanno un buon rendimento negli studi universitari, ma sembra esercitare un’influenza positiva anche il fatto di aver maturato durante gli anni di studio universitari esperienze lavorative coerenti con il Corso di Laurea in Architettura. Tra gli iscritti all’Ordine che hanno lavorato durante gli anni dell’università, il 57,5% (vs 36,3% dei non iscritti) ha svolto un’attività coerente con il Corso di Laurea, a fronte di un 20,2% (vs 23,9% dei non iscritti) che ha svolto un impiego parzialmente coerente e di un 22,3% (vs 39,8%) che ha esercitato attività professionali del tutto estranee agli studi. Sulla tematica dell’iscrizione all’Ordine si rimanda al par. 3.1. 41 che ricevono, nonché dell’opportunità di utilizzare nel lavoro le competenze acquisite all’università, mentre manifestano un livello di soddisfazione più elevato per la stabilità e sicurezza dell’impiego (da imputare alla più significative presenza di lavoratori dipendenti). Tabella 3.44 – Laureati molto o abbastanza soddisfatti dell’attuale lavoro per iscrizione all’Ordine (Valori %. N=1.192)* Dimensioni del lavoro Iscritti Non iscritti Totale Mansioni 93,4% 89,6% 92,2% Stabilità e sicurezza 69,5% 73,4% 70,7% Grado di autonomia 92,0% 93,0% 92,3% Trattamento economico 66,0% 61,9% 64,7% Possibilità di carriera 77,4% 64,0% 73,1% Utilizzo conoscenze acquisite all’università 67,2% 52,5% 62,5% * In tabella sono riportate soltanto le percentuali relative a coloro che si sono dichiarati “molto” o “abbastanza” soddisfatti rispetto a ciascuna dimensione del proprio lavoro. Come facilmente prevedibile, tra i non iscritti all’Ordine risulta molto più elevata la quota di occupati che svolgono un lavoro non coerente con il percorso di laurea o corrispondente solo in parte. Pur tuttavia, si raggiunge, comunque, una percentuale di rilievo: sommando coerenza assoluta e parziale si supera il 75% del totale dei non iscritti. Grafico 3.4 – Coerenza dell’attuale occupazione per iscrizione all’Ordine (Valori %. N=1.192) Non iscritti 52,7 20% 40% Sì 23,8 23,5 77,6 Totale 0% 8,8 1,9 89,4 Iscritti 13,5 8,9 60% Solo in parte 80% 100% No Si procederà, pertanto, esaminando alcuni tratti caratteristici dell’occupazione di chi, non iscritto all’Ordine, svolge comunque un’attività lavorativa percepita come del tutto o almeno in parte coerente con il Corso di Laurea in Architettura. 42 Una prima questione riguarda il tema, centrale, dell’identità professionale, che fra i non iscritti all’Ordine sembra decisamente meno forte: poco più della metà si definirebbe “architetto”, a fronte di quasi il 90% degli iscritti all’Ordine. Tabella 3.45 – Si definirebbe Architetto per iscrizione all’Ordine (Valori %. N=1.192) Si definirebbe Architetto? Si è iscritto all ordine professionale Sì Sì, in parte No Totale N Sì No 89,2% 9,1% 1,8% 100,0% 794 53,8% 29,8% 16,4% 100,0% 292 Totale 79,7% 14,6% 5,7% 100,0% 1086 Tra le aree di competenza in cui sono maggiormente impegnati i non iscritti risultano, infatti, meno presenti alcune delle aree che più sembrano caratterizzare la professione dell’architetto44 quali la progettazione, la pianificazione e la direzione dei lavori, mentre risulta più centrale rispetto a quanto non accada agli iscritti all’Ordine l’utilizzo delle aree di competenza formative, legate alla comunicazione esterna, valutative e di quelle afferenti gestione e controllo. Tabella 3.46 – Aree di competenza prioritarie dei laureati che svolgono un lavoro coerente per iscrizione all’Ordine (Valori %. N=1.086)* Aree di competenza Ricerca Formazione Iscritti Non iscritti Totale 5,0% 6,8% 5,5% 4,4% 11,0% 6,2% Pianificazione 17,3% 13,0% 16,1% Progettazione 88,9% 64,4% 82,3% Direzione lavori 38,4% 25,0% 34,8% Gestione 11,8% 16,8% 13,2% Controllo 10,2% 13,7% 11,1% Valutazione 6,3% 9,2% 7,1% Progettazione e gestione sistemi informativi 1,9% 3,1% 2,2% Comunicazione esterna 5,5% 14,7% 8,0% * In tabella sono presentati soltanto i “Sì” per ciascuna area di competenza. Ulteriore conferma viene dal fatto che i non iscritti esprimono meno degli iscritti (50,7% contro 83,2%) la convinzione che per svolgere il proprio lavoro sia indispensabile esclusivamente la laurea in Architettura, mentre ritengono più spesso degli altri che prerequisito per la propria attività professionale sia una laurea in una specifica area disciplinare (19,2% vs 8,7%), una laurea qualsiasi (11,3% vs 44 Per una trattazione più approfondita in materia si rimanda al par. 3.3.1 e, in particolare, alle tabelle 3.40 e 3.41. 43 3,1%) o addirittura che non sia necessaria la laurea (18,8% contro 4,9% degli iscritti all’Ordine). L’88% dei non iscritti ritiene, inoltre, che il proprio lavoro non richieda l’iscrizione all’Ordine degli architetti, a fronte di un più ridotto 12% che, pur non iscritto, è convinto che alcune delle attività che svolge la renderebbero necessaria.45 Per quanto concerne, infine, i settori di attività in cui risultano prevalentemente coinvolti i laureati in Architettura non iscritti all’Ordine si riscontra, in primo luogo, una maggiore presenza nel pubblico: nei Comuni, nella scuola e nell’università. I settori di attività prevalenti restano comunque, anche per i non iscritti all’Ordine, nell’ambito del privato: imprese di costruzione (14,4%), studi professionali/studi associati (14%), Arredo (13%), aziende di produzione (12,7%) e aziende commerciali come agenzie vendite immobiliari (8,2%), a fronte di iscritti all’Ordine assai più concentrati negli studi professionali/associati propri (38,9%) o meno (27,5%) e nelle imprese di costruzione (10,3%) e, secondariamente, nei Comuni (5,2%) e nel settore dell’arredo (4,4%). Tabella 3.47 – Settore di attività dei laureati che svolgono un lavoro coerente per iscrizione all’Ordine (Valori %. N=1.086) Iscritti Non Iscritti Totale PUBBLICO Settore 9,2% 18,2% 11,6% Comunità europea 0,4% 0,3% Ministero 0,5% Regione 0,1% 0,7% 0,3% Provincia 0,4% 0,7% 0,5% Comune 5,2% 6,5% 5,5% Consorzi e Comunità Montane 0,3% 0,7% 0,4% Agenzia di sviluppo locale/enti bonifica ... 0,3% Usl e Ospedali 0,4% 0,3% 0,4% 0,4% 0,4% 0,2% Scuola 0,6% 5,5% 1,9% Università 1,1% 3,4% 1,7% PRIVATO 90,8% 81,8% 88,4% Impresa di costruzione 10,3% 14,4% 11,4% Azienda produzione (mobili, materiale edilizia ...) 3,4% 12,7% 5,9% Azienda commerciale (ag. vendite immobiliari ... ) 1,5% 8,2% 3,3% Studio profess. proprio/Studio associato proprio 38,9% 6,8% 30,3% Studio professionale/studio associato 27,5% 14,0% 23,8% 0,1% 2,4% 0,7% Studio di grafica/comunicazione Società di ingegneria 1,4% 2,1% 1,6% Editoria/Pubblicità 0,8% 1,4% 0,9% Fotografia, audiovisivi, immagine 0,1% 0,1% 45 Tra gli iscritti all’Ordine le percentuale sono dell’82% per chi ritiene che alcune delle attività che svolge rendono necessaria l’iscrizione e del 18% per chi non la reputa un pre-requisito indispensabile. 44 Settore Iscritti Non Iscritti Totale Centri di ricerca 0,4% 0,3% 0,4% Arredo 4,4% 13,0% 6,7% Settore artistico (Gallerie, Musei ecc…) 0,4% 1,7% 0,7% Moda 0,5% 1,7% 0,8% 0,3% 0,1% Istruzione Servizi 1,1% 2,7% 1,6% Totale 100,0% 100,0% 100,0% 794 292 1086 N 3.4 Le opinioni sul proprio percorso universitario e sul mercato del lavoro46 3.4.1 La percezione dell’utilità dell’università Per meglio comprendere quale sia l’atteggiamento dei laureati in Architettura rispetto al corso di studi seguito, si è chiesto loro di attribuire un voto da 1 a 10 ad una batteria di affermazioni relative all’efficacia del Corso di Laurea in Architettura rispetto alla trasmissione di conoscenze e competenze – sia di tipo tecnico, sia di natura trasversale – e rispetto all’inserimento nel mercato del lavoro (possibilmente coerente rispetto agli studi svolti). I laureati in Architettura mostrano, nel complesso, un atteggiamento particolarmente positivo: circa il 75% assegna un giudizio pari o superiore alla sufficienza al Corso di Laurea, sia rispetto al fatto che le cose apprese nel proprio percorso universitario possano essere utili nel lavoro, sia verso l’affermazione “gli studi che ho fatto possono concretizzarsi in un’occupazione coerente”. Circa due terzi, inoltre, manifestano un giudizio positivo rispetto all’effettiva utilità del Corso di Laurea in Architettura per trovare un’occupazione e in relazione alla capacità di trasmissione di strumenti necessari per capire e affrontare problemi del lavoro non strettamente tecnici. 46 Le domande di questa sezione sono state rivolte soltanto ai laureati occupati, in cerca di lavoro e studenti, escludendo dall’analisi le persone in condizione di inattività (ovvero che non lavorano, non studiano e non cercano lavoro). 45 Tabella 3.48 – Giudizi espressi rispetto agli studi universitari svolti (Valori %. N=1.237) Giudizi Da 1 a 3 Da 4 a 5 Da 6 a 7 Da 8 a 10 Non sa Totale N Corso di Laurea utile per trovare lavoro Studi possono concretizzarsi in occupazione coerente Cose apprese utili per il mio lavoro 11,6% 20,6% 47,4% 19,6% 0,7% 100,0% 1237 8,8% 18,0% 49,0% 23,5% 0,6% 100,0% 1237 8,6% 16,9% 51,1% 23,2% 0,2% 100,0% 1237 L’Univ. mi ha dato strumenti per capire e affrontare problemi 12,7% 20,9% 42,9% 22,3% 1,1% 100,0% 1237 La percezione dell’utilità del Corso di Laurea frequentato per trovare un impiego coerente o un’occupazione tout court risulta condizionata dalle performance raggiunte durante gli studi: la quota di chi esprime un’opinione negativa risulta più elevata, infatti, fra coloro che sono usciti dall’università con un voto di laurea più basso e tra chi ha impiegato un tempo particolarmente lungo per laurearsi. Tabella 3.49 – Percezione della potenziale utilità del Corso di Laurea per trovare lavoro per voto di laurea e durata degli studi universitari (Valori %. N=1.228)* Voto di laurea Corso di Laurea utile per trovare lavoro Insufficiente Discreto Buono o ottimo Totale N Fino a 90 Da 91 a 95 Da 96 a 100 Totale 36,9% 46,5% 31,8% 47,8% 27,4% 49,2% 32,5% 47,7% 16,6% 20,4% 23,5% 19,8% 100,0% 477 100,0% 393 100,0% 358 100,0% 1228 8 anni e oltre Totale Tempo impiegato per conseguire la laurea Corso di Laurea utile per trovare lavoro Laureati in corso Fino a 7 anni Insufficiente 25,0% 29,9% 34,2% 32,5% Discreto 47,2% 48,5% 47,3% 47,7% Buono o ottimo 27,8% 21,6% 18,5% 19,8% Totale 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% N 36 402 790 1228 * Sono stati eliminati in queste tabelle i “Non sa”. Insufficiente = fino a 5; Discreto = 6 e 7; Buono o ottimo = da 8 a 10. Come facilmente prevedibile, anche il percorso lavorativo sperimentato condiziona l’opinione rispetto all’efficacia del Corso di Laurea in Architettura quale canale di inserimento nel mercato del lavoro e di ingresso in una professione coerente con gli studi svolti, con una percentuale di insoddisfatti molto più elevata fra chi è in cerca di 46 occupazione47: tra questi, ad esprimere un giudizio di insufficienza è il 61,5% (vs 32,5% medio) rispetto all’affermazione “il Corso di Laurea che ho frequentato può essere utile per trovare lavoro” e il 56,1% (vs 27% medio) rispetto all’affermazione “gli studi che ho fatto possono concretizzarsi in un’occupazione coerente”. Tabella 3.50 – Percezione della possibilità che gli studi fatti si concretizzino in un lavoro coerente per voto di laurea e durata degli studi universitari (Valori %. N=1.229)* Voto di laurea Studi possono concretizzarsi in Fino a 90 Da 91 a 95 Da 96 a 100 Totale occupazione coerente Insufficiente 31,3% 25,8% 22,7% 27,0% Discreto 48,3% 49,0% 51,0% 49,3% Buono o ottimo 20,4% 25,3% 26,3% 23,7% Totale 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% N 476 396 357 1229 Tempo impiegato per conseguire la laurea Studi possono concretizzarsi in occupazione coerente Laureati in corso Fino a 7 anni 8 anni e oltre Totale Insufficiente 20,0% 23,6% 29,0% 27,0% Discreto 45,7% 49,3% 49,5% 49,3% Buono o ottimo 34,3% 27,1% 21,5% 23,7% Totale 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% N 35 402 792 1229 * Sono stati eliminati in queste tabelle i “Non sa”. Insufficiente = fino a 5; Discreto = 6 e 7; Buono o ottimo = da 8 a 10. Similmente, chi oggi svolge un’attività lavorativa percepita congruente rispetto agli studi svolti all’università tende ovviamente a valutare in maniera più positiva l’efficacia dell’università in questa direzione: assegnano, infatti, voti inferiori al 6 rispettivamente il 21,3% di coloro che hanno un lavoro del tutto coerente, il 34,8% di quelli che hanno un impiego solo parzialmente coerente e il 54,9% dei laureati che svolgono un’occupazione totalmente incoerente con quanto appreso durante gli anni dell’università. Più in generale, l’opinione positiva dei laureati in Architettura del Politecnico di Milano rispetto agli studi universitari svolti trova conferma nella traduzione di tale atteggiamento favorevole in una vera e propria disponibilità a ripetere le scelte del passato, qualora si potesse tornare indietro nel tempo. Il 75,8%, dovendo scegliere oggi si iscriverebbe di nuovo al Corso di Laurea in Architettura, a fronte del solo 24,2% che farebbe altre scelte.48 47 Si ricorda, in proposito, che la percentuale di soggetti in cerca di prima o nuova occupazione è comunque molto bassa, pari al 3,2% del totale dei laureati in Architettura coinvolti nell’indagine a distanza di circa 6 anni dalla fine del percorso di studi universitario. 48 Il dato relativo alla propensione a iscriversi nuovamente al Corso di Laurea già frequentato, seppure non perfettamente comparabile anche perchè non riferito al solo Corso di Laurea in Architettura ma 47 Anche tale disponibilità a ripetere l’esperienza formativa decisa diversi anni prima risente del rendimento negli studi universitari (votazione conseguita alla laurea e tempo impiegato per laurearsi)49 e risulta più diffusa tra chi oggi ha un lavoro (76,8%) o studia (75%) rispetto a chi è in cerca di impiego (46,3%). Tabella 3.51 – Oggi si iscriverebbe allo stesso Corso di Laurea per coerenza dell’attuale lavoro con gli studi universitari svolti (Valori %. N=1.192) Attuale lavoro coerente con gli studi? Oggi si iscriverebbe allo stesso Corso di Laurea? Sì Solo in parte No Totale N Sì No 84,7% 10,4% 4,9% 100,0% 916 54,0% 23,9% 22,1% 100,0% 276 Totale 77,6% 13,5% 8,9% 100,0% 1192 Ai 299 laureati che, qualora fosse data loro l’opportunità di scegliere, non rifarebbero lo stesso percorso universitario è stato chiesto quale fosse la motivazione principale all’origine di questo rifiuto: il 51,2% ha indicato come principale ragione l’inadeguatezza degli sbocchi professionali offerti dalla laurea in Architettura, il 22,1% ha attribuito la propria decisione al fatto di aver maturato nuovi interessi, il 21,1% è rimasto deluso dai contenuti del corso e un 3% ha criticato l’eccessiva durata degli studi.50 3.4.2 L’occupazione ideale Spostando il focus dell’attenzione dall’università al mercato del lavoro, risulta piuttosto interessante soffermarsi sulle preferenze espresse dai laureati in Architettura rispetto ad un tipo di occupazione dipendente o indipendente. Circa i due terzi, potendo scegliere, opterebbero per un lavoro autonomo, a fronte di circa un quinto che sceglierebbe un impiego alle dipendenze e di un 13% circa che non esprime preferenze rispetto alla natura dell’occupazione ideale. In maniera all’intero “gruppo Architettura”, risulta piuttosto coerente con quello riscontrato a livello nazionale dall’indagine Istat sui laureati del 2001: a tre anni dalla laurea, il 3,3% non si iscriverebbe a nessun corso universitario, mentre il 96,7% lo farebbe. Nel dettaglio, si iscriverebbe allo stesso Corso di Laurea il 79,9%, mentre il 9,9% si iscriverebbe ad un altro Corso di Laurea della durata di 4 o più anni, il 6,5% ad un Corso di Laurea triennale e lo 0,4% ad un corso di diploma universitario. 49 Secondo linee di tendenza già viste nel giudizio espresso rispetto all’efficacia del Corso di Laurea frequentato, chi si è laureato con una votazione bassa (inferiore ai 90 centesimi) oggi si iscriverebbe meno degli altri (69,7% vs 75,8% medio) allo stesso Corso di Laurea. Similmente, la propensione a ripetere la stessa esperienza universitaria diminuisce al crescere della durata degli studi: dall’88,9% dei laureati in corso al 78,5% degli studenti fuori corso che hanno impiegato fino a 7 anni per concludere gli studi, fino al 73,9% di chi è rimasto per 8 anni o più iscritto all’università prima di laurearsi. 50 A queste percentuali si aggiunge un 2,7% che non si iscriverebbe per altre motivazioni, fra cui la scelta di iscriversi al Corso di Laurea di Disegno Industriale. 48 coerente con quanto riscontrato sul piano reale51, la componente maschile mostra nel complesso un atteggiamento più favorevole nei confronti del lavoro indipendente. Tabella 3.52 – Preferenza per un lavoro dipendente o autonomo per sesso (Valori %. N=1.237) Sesso Preferirebbe un lavoro dipendente o autonomo? Dipendente Autonomo Non so / indifferente Totale N Focalizzando l’attenzione sugli M F 13,2% 72,5% 14,2% 100,0% 619 27,5% 59,4% 13,1% 100,0% 618 occupati, stante una Totale 20,4% 66,0% 13,7% 100,0% 1237 situazione attuale caratterizzata, nei fatti, da un 64,7% di lavoratori autonomi, un 29,3% di dipendenti e un 6% di atipici e parasubordinati, sul piano delle aspirazioni si riscontra una certa coerenza fra status quo e desiderata. D’altro canto, come messo in luce sempre nella tabella 3.53, gli autonomi risultano comunque maggiormente soddisfatti della propria posizione nella professione, mentre oltre un terzo dei dipendenti sembra aspirare ad un impiego con minori vincoli. Anche fra coloro che hanno oggi un’occupazione di natura atipica si riscontra, infine, una maggiore propensione per uno sbocco nel lavoro autonomo. Tabella 3.53 – Preferenza per un lavoro dipendente o autonomo per posizione nella professione degli occupati (Valori %. N=1.192) Preferirebbe un lavoro dipendente o autonomo? Dipendente Autonomo Non so / indifferente Totale N Attuale posizione nella professione Atipico / Dipendente Autonomo parasubordinato 43,3% 8,9% 25,0% 34,7% 83,1% 48,6% 22,1% 7,9% 26,4% 100,0% 100,0% 100,0% 349 771 72 Totale 20,0% 66,9% 13,2% 100,0% 1192 La preferenza per un’occupazione autonoma sembra, inoltre, più spiccata fra i laureati che hanno vissuto in un contesto familiare in cui almeno uno dei genitori svolge (o svolgeva) un lavoro indipendente, e ciò si verifica per entrambi i generi. 51 A svolgere un lavoro autonomo è il 68,2% dei laureati in Architettura occupati al momento dell’intervista, a fronte del 61,1% delle laureate donne. 49 Tabella 3.54 – Preferenza per un lavoro dipendente o autonomo per presenza di lavoro autonomo nella famiglia d’origine (Valori %. N=1.174)* Professione dei genitori Preferirebbe un lavoro dipendente o autonomo? Non so / Dipendente Autonomo indifferente Almeno un genitore lavoratore 15,4% 71,3% autonomo Nemmeno un genitore lavoratore 23,8% 62,8% autonomo Totale 20,0% 66,6% * Il totale N risente della quota di laureati oggi occupati che non professionale svolta dai genitori. Totale N 13,3% 100,0% 526 13,4% 100,0% 648 13,4% 100,0% 1174 ha voluto dichiarare l’attività Coerentemente con la propensione diffusa verso un’occupazione indipendente, oltre i due terzi dei laureati in Architettura del Politecnico esprimono una preferenza, in linea teorica, verso il lavoro nel settore privato, a fronte di un 22% circa che si dichiara indifferente al settore di attività e di una quota inferiore al 10% che predilige il pubblico. Anche in questo caso, la spinta verso il privato è più marcata fra i laureati uomini: il 72,2%, contro 63,1% delle colleghe donne. Tabella 3.55 – Preferenza per un lavoro nel settore pubblico o privato per sesso (Valori %. N=1.237) Preferirebbe un lavoro nel settore pubblico o privato? Pubblico Privato Non so / indifferente Totale N Sesso M F 6,6% 72,2% 21,2% 100,0% 619 12,6% 63,1% 24,3% 100,0% 618 Totale 9,6% 67,7% 22,7% 100,0% 1237 La capacità di attrazione del settore privato si dimostra piuttosto elevata: prendendo in esame gli occupati che svolgono attualmente un lavoro del tutto o almeno in parte coerente con il Corso di Laurea seguito, tra chi già opera nel privato il 74,7% è soddisfatto di questa situazione, a fronte di meno del 20% che non esprime preferenze verso il pubblico o il privato e di una quota del tutto residuale (6,4%) che ritiene ideale un impiego nel pubblico. Al contrario, spostando il focus su chi attualmente lavora nel settore pubblico, solo un terzo dichiara che il lavoro ideale trova espressione nello stesso settore, a fronte di un terzo circa che non esprime preferenze e di un altro terzo che vorrebbe invece lavorare nel privato. 50 Tabella 3.56 – Preferenza per un lavoro nel settore pubblico o privato per settore di attività di chi svolge un’occupazione coerente (Valori %. N=1.086) Preferirebbe un lavoro nel settore pubblico o privato? Pubblico Privato Non so / indifferente Totale N Settore di attività coerente Pubblico Privato 33,3% 31,7% 34,9% 100,0% 126 6,4% 74,7% 19,0% 100,0% 960 Totale 9,5% 69,7% 20,8% 100,0% 1086 51 4. I LAUREATI IN DISEGNO INDUSTRIALE 4.1 Le caratteristiche socio-anagrafiche e il percorso formativo I laureati in Disegno Industriale al Politecnico di Milano nell’anno solare 2000 sono complessivamente 258: di questi, 184 sono stati coinvolti nell’indagine, con un grado di copertura pari al 71,3%. I laureati intervistati sono tutti italiani, il 55,4% di sesso maschile e il 44,6% di sesso femminile, residenti durante gli studi universitari nella metà dei casi (il 51,6%) a Milano e provincia, nel 32,6% dei casi in altre province della Lombardia e nel restante 15,8% fuori regione. Molti iscritti al Corso di Laurea in Disegno Industriale provengono da un liceo scientifico (il 40,2%) o da un istituto tecnico (27,7%), mentre quote inferiori hanno conseguito la maturità artistica (16,8%), professionale (4,9%), classica (3,3%), magistrale (1,6%) o altri titoli (5,4%). Per quanto concerne il tempo mediamente impiegato per conseguire la laurea in Disegno Industriale, poco più di un terzo si laurea in corso, impiegando cioè i 5 anni previsti dal piano degli studi del vecchio ordinamento, a fronte di quasi due terzi che si laureano fuori corso prolungando la permanenza all’università fino a 7 anni e di una quota minima (lo 0,5%) che impiega 8 anni o più per concludere gli studi. Per la componente femminile la durata degli studi risulta, in media, inferiore a quella rilevata presso la componente maschile. Grafico 4.1 – Durata degli studi per sesso (Valori %. N=184) Totale F M 0% 34,2 36,6 63,4 32,4 20% 0,5 65,2 66,7 40% Laureati in corso 60% Fino a 7 anni 1,0 80% 100% 8 anni e oltre 52 Oltre il 40% dei laureati in Disegno Industriale del Politecnico esce dall’università nel 2000 con una votazione superiore ai 95 centesimi, il 32,6% con un voto compreso fra 91 e 95 e il 26,6% con una votazione inferiore. Come già riscontrato in relazione ai laureati in Architettura (cfr. capitolo 3), tra chi termina gli studi universitari in corso le votazioni di laurea risultano, in media, più elevate rispetto a chi si laurea fuori corso, come messo in luce nella tabella seguente. Tabella 4.1 – Voto di laurea per durata degli studi universitari (Valori %. N=184) Voto di laurea Fino a 90 Da 91 a 95 Da 96 a 100 Totale N Tempo impiegato per conseguire la laurea Laureati in corso Fino a 7 anni 8 anni e oltre 12,7% 34,2% 22,2% 37,5% 100,0% 65,1% 28,3% 100,0% 100,0% 100,0% 63 120 1 Totale 26,6% 32,6% 40,8% 100,0% 184 I laureati in Disegno Industriale che hanno iniziato a svolgere attività lavorative di tipo continuativo già durante gli studi universitari sono un’esigua minoranza, il 7,6% del totale, mentre è più frequente lo svolgimento di lavori occasionali o stagionali (52,2%).52 Il 40,2% dei laureati in Disegno Industriale è, infine, rappresentato da “studenti puri”, che si sono concentrati esclusivamente sugli studi durante gli anni dell’università. In un’ottica di genere, la propensione a lavorare in maniera regolare durante l’università sembra appannaggio soprattutto della componente maschile (11,8% vs 2,4% dell’altro sesso), mentre fra le donne risulta maggiormente diffusa la tendenza a non affiancare allo studio alcuna attività di lavoro (45,1%, a fronte del 36,3% dei maschi). Questa differenza di genere trova ragione anche nelle migliori performance della componente femminile per quanto attiene la durata degli studi, (già osservata nel Grafico 4.1), in quanto una percentuale particolarmente elevata di persone che non hanno mai lavorato durante gli anni dell’università si rileva, come del resto prevedibile, proprio fra chi riesce a laurearsi nei tempi standard. 52 Si rileva, in generale, una minore propensione a svolgere attività lavorative in maniera continuativa rispetto ai laureati in Architettura (22%) e in Pianificazione Territoriale (16,3%). Per una trattazione più approfondita rispetto agli altri due gruppi di laureati si rimanda rispettivamente ai par. 3.1 e 5.1. 53 Tabella 4.2 – Svolgimento di attività lavorative durante il Corso di Laurea per sesso (Valori %. N=184) Durante il corso ha lavorato? Non ho mai lavorato Lavori occasionali o stagionali Lavori continuativi Totale N Sesso M 36,3% 52,0% 11,8% 100,0% 102 F 45,1% 52,4% 2,4% 100,0% 82 Totale 40,2% 52,2% 7,6% 100,0% 184 Conseguentemente alla netta prevalenza di impieghi saltuari tra le attività lavorative svolte prima della laurea, la percentuale di chi ha avuto esperienze professionali corrispondenti ai contenuti del Corso di Laurea seguito non è particolarmente significativa: per il 40,9% dei laureati in Disegno Industriale si è trattato, infatti, di lavori del tutto incongruenti rispetto al percorso di studi che stavano frequentando, a fronte di un 32,7% impegnato in percorsi professionali del tutto coerenti con il Corso di Laurea e di un 26,4% occupato in impieghi coerenti solo in parte. Le occupazioni almeno in parte corrispondenti ai contenuti del Corso di Laurea seguito sono, peraltro, più diffuse fra i laureati uomini, che più spesso durante l’università hanno svolto lavori di natura continuativa. Tabella 4.3 – Coerenza delle attività lavorative svolte durante gli studi con il Corso di Laurea frequentato per sesso (Valori %. N=110) Lavoro (durante il corso) coerente con il corso? Si Si in parte No Totale N Sesso M 33,8% 27,7% 38,5% 100,0% 65 F 31,1% 24,4% 44,4% 100,0% 45 Totale 32,7% 26,4% 40,9% 100,0% 110 Terminato il ciclo di laurea, in pochi sembrano sentire l’esigenza di proseguire il proprio percorso di formazione: solo il 22,3% degli studenti usciti dal Corso di Laurea di Disegno Industriale si iscrive, infatti, ad altre attività formative. Si tratta di una percentuale particolarmente esigua, sia rispetto ai laureati in Architettura (33,8%) e in Pianificazione Territoriale (32,6%) del Politecnico usciti dall’università nello stesso anno solare (il 2000), sia, ancor più, rispetto ad altri dati rilevati a livello nazionale sui laureati.53 Non emergono, peraltro, differenze di genere di 53 Sebbene non direttamente comparabile in quanto l’oggetto specifico non è il Corso di Laurea in Disegno Industriale, l’indagine condotta dal Consorzio AlmaLaurea sui laureati pre-riforma della facoltà di Architettura mette in luce che a distanza di 5 anni dalla laurea il 75,8% dei laureati del 2000 ha partecipato ad almeno una attività di formazione, mentre la quota relativa al totale dei laureati è pari all’80,2%. Similmente, dall’indagine Istat 2004 condotta sui laureati del 2001 emerge che nei tre anni 54 rilievo rispetto alla propensione a proseguire il proprio percorso di formazione una volta conseguita la laurea: ha frequentato/sta frequentando altre attività formative il 21,6% dei laureati maschi, a fronte del 23,2% delle laureate femmine. Alla base della scelta di impegnarsi nella formazione post laurea soprattutto la volontà di migliorare la propria professionalità (65,9%), ma anche il desiderio di accrescere le probabilità di trovare un lavoro (19,5%). Meno decisivi nella spinta alla prosecuzione degli studi dopo la laurea risultano il desiderio di avere maggiori opportunità di carriera (9,8%), l’insoddisfazione nei confronti degli sbocchi professionali offerti dalla laurea in Disegno Industriale (2,4%) e la voglia di cambiare lavoro o mansioni (2,4%). Tabella 4.4 – Motivo principale per cui si è deciso di proseguire il proprio percorso formativo dopo la laurea per sesso (Valori %. N=41) Perché ha proseguito percorso formativo Era insoddisfatto degli sbocchi professionali offerti dalla laurea Per avere più possibilità di fare carriera Per accrescere la sua professionalità Per cambiare lavoro o mansioni Per avere più possibilità di trovare un lavoro Totale N Sesso M F 4,5% 9,1% 10,5% 68,2% 63,2% 4,5% 13,6% 26,3% 100,0% 100,0% 22 19 Totale 2,4% 9,8% 65,9% 2,4% 19,5% 100,0% 41 Le scelte formative dei laureati in Disegno Industriale si orientano principalmente verso master e specializzazioni post laurea (53,7%)54 e verso la formazione non universitaria (29,3%)55, mentre quote inferiori scelgono un dottorato di ricerca (7,3%)56 o si iscrivono ad un altro Corso di Laurea (2,4%)57. Queste ultime due scelte di formazione riguardano, peraltro, esclusivamente la componente femminile, mentre i laureati maschi sono più propensi a scegliere percorsi di approfondimento al di fuori del sistema universitario. successivi alla laurea il 79% dei laureati ha iniziato almeno un’attività di formazione. Per maggior approfondimenti si rimanda a Istat, I laureati e lo studio – Inserimento professionale dei laureati. Indagine 2004, Statistiche in breve, 28 aprile 2006 e a AlmaLaurea, Condizione occupazionale dei laureati pre e post riforma. VIII Indagine 2005, marzo 2006. 54 I percorsi di specializzazione e i master più scelti sono quelli relativi al design (designer, e-design, grafic design, ergonomia, ecc.) e quelli in marketing e comunicazione d’impresa. 55 Tra le attività di formazione extra-universitarie prevalgono quelle relative all’acquisizione di competenze informatiche specialistiche (corsi di autocad o di specializzazione su altri pacchetti software), il marketing, ma anche altri percorsi finalizzati ad approfondire i contenuti appresi durante gli studi universitari (interior design, web designer, ecc.). 56 Tra i corsi di dottorato maggiormente seguiti quelli in Disegno Industriale. Ingegneria dei materiali e Progettazione tecnica. 55 Tabella 4.5 – Tipologia di attività formative post laurea frequentate per sesso (Valori %. N=41)* Sesso Attività formative M F Dottorato di ricerca Specializzazione post laurea o master 59,1% Altro Corso di Laurea Altra formazione 36,4% Totale 15,8% 7,3% 47,4% 53,7% 5,3% 2,4% 21,1% 29,3% * In tabella sono presentati soltanto i “Sì” per ciascuna possibile attività di formazione post laurea. Solo nel 56,1% dei casi le scelte formative effettuate risultano perfettamente coerenti rispetto al Corso di Laurea seguito, mentre nel 29,3% dei casi si ravvisa una corrispondenza solo parziale rispetto ai contenuti appresi all’università e nel 14,6% non si tratta tanto di approfondimenti quanto, piuttosto, dell’acquisizione di conoscenze e competenze del tutto nuove ed estranee al Corso di Laurea in Disegno Industriale. Tabella 4.6 – Coerenza delle attività formative post laurea con il Corso di Laurea frequentato per sesso (Valori %. N=41) Attività di studio/formazione coerente con la laurea? Sì Sì, in parte No Totale N Sesso M F 59,1% 22,7% 18,2% 100,0% 22 52,6% 36,8% 10,5% 100,0% 19 Totale 56,1% 29,3% 14,6% 100,0% 41 4.2 La situazione attuale Come accade anche per gli altri iscritti del Politecnico laureatisi nel 2000 in Architettura e Pianificazione Territoriale,58 per i laureati in Disegno Industriale, a distanza di circa 6 anni dalla conclusione del ciclo universitario, sembra delinearsi una condizione di sostanziale piena occupazione. Gli occupati sono, infatti, il 96,7% del totale, a fronte dell’1,6% di disoccupati in cerca di un nuovo impiego, dello 57 Un solo laureato in Disegno Industriale si è iscritto al Corso di Laurea in Architettura. 58 Gli occupati al momento della rilevazione sono il 93,2% dei laureati in Architettura ed il 97,7% dei laureati in Pianificazione Territoriale. Per maggiori approfondimenti si rimanda rispettivamente ai par. 3.2 e 5.2). 56 0,5% che ancora studia e dell’1,1% in condizione di inattività per motivi personali (salute, matrimonio, assistenza a familiari, ecc.).59 La percentuale di occupati risulta più elevata in rapporto ai laureati maschi (99% contro 93,9%), mentre la componente femminile è più presente in corrispondenza di una condizione di ricerca di impiego (2,4% vs 1%), di studio/formazione e di inattività volontaria (condizioni, queste ultime, che non coinvolgono alcun laureato maschio).60 Tabella 4.7 – Attuale condizione occupazionale per sesso (Valori %. N=184) Situazione occupazionale attuale Occupato Disoccupato in cerca di nuova occupazione Studente Non studia e non cerca lavoro Totale N Sesso M 99,0% 1,0% 100,0% 102 F 93,9% 2,4% 1,2% 2,4% 100,0% 82 Totale 96,7% 1,6% 0,5% 1,1% 100,0% 184 Secondo un format già utilizzato per la presentazione dei risultati di indagine riferiti ai laureati in Architettura, i dati relativi ai soggetti in cerca di occupazione ed agli studenti al momento dell’intervista saranno esposti di seguito in un unico paragrafo sui non occupati, in ragione di un numero particolarmente esiguo di persone in condizione non lavorativa, che non giustifica trattazioni in forma disaggregata.61 4.2.1 I laureati non occupati I laureati in Disegno Industriale coinvolti nell’indagine e attualmente in cerca di lavoro sono in tutto tre: di questi, solo uno rappresenta un caso di disoccupazione di lunga durata (oltre 24 mesi), mentre gli altri due cercano lavoro da soli 2 mesi. 59 La condizione occupazionale dei laureati in Disegno Industriale del Politecnico di Milano risulta abbastanza coerente con quella emersa in altre indagine condotte sui laureati a livello nazionale. I dati Istat relativi all’inserimento professionale dei laureati nel 2001 nei Corsi di Laurea del gruppo Architettura diversi da Architettura (secondo la classificazione Istat Disegno Industriale, Pianificazione Territoriale ed urbanistica, Storia e conservazione dei beni architettonici e ambientali e Pianificazione Territoriale, urbanistica e ambientale), intervistati a tre anni dal conseguimento del titolo di studio universitario, mettono in luce una percentuale di occupati pari al 90% del totale, a fronte di un 5,1% in cerca di lavoro e un 4,7% che non lavora e non cerca lavoro (inclusi studenti). Per maggior approfondimenti si rimanda a Istat, I laureati e il mercato del lavoro – Inserimento professionale dei laureati. Indagine 2004, Collana Informazioni, n. 14 2006. 60 Analoghe differenze di genere si riscontrano nella già citata indagine Almalaurea: a cinque anni dalla laurea, nel gruppo Architettura lavora il 97,4% degli uomini contro il 91% delle donne, similmente a quanto avviene per i laureati nel loro complesso (ove gli occupati sono il 90,7% nella componente maschile e l’82,8% in quella femminile). 61 Queste ultime saranno, invece, riservate ai laureati attualmente occupati (cfr. par. 4.2.2), che rappresentano il principale focus di indagine. 57 I laureati attualmente in cerca di impiego, d’altro canto, hanno maturato nel tempo una molteplicità di esperienze professionali, in quanto risultano tutti e tre aver lavorato già a partire dal 2001, ovvero dall’anno immediatamente successivo al conseguimento della laurea: in due casi su tre, poi, le occupazioni svolte risultavano perfino coerenti con il Corso di Laurea frequentato per tutti gli anni precedenti quello della rilevazione (ovvero dal 2001 al 2005).62 A fronte di un laureato in Disegno Industriale che sarebbe disponibile a lavorare immediatamente a qualsiasi condizione, gli altri due pongono il vincolo di un’adeguata remunerazione dell’impiego. Anche sul piano della mobilità spaziale, la disponibilità agli spostamenti diminuisce al crescere della distanza dal luogo di residenza: per trovare un lavoro sarebbero, infatti, tutti disposti a trasferirsi in un altro comune della propria provincia, due su tre a traslocare in un’altra provincia della propria regione e soltanto uno su tre al trasferimento in una regione diversa da quella di provenienze o all’estero. Per quanto concerne, infine, le modalità di ricerca messe in atto per trovare lavoro, tutti hanno fatto ricorso ad associazioni di categoria e organizzazioni sindacali, due su tre a canali “formali/istituzionali” quali l’intermediazione pubblica (Centri per l’Impiego, di orientamento o di informazione) e privata (agenzie di ricerca del personale, di orientamento e formazione, di somministrazione di lavoro temporaneo) o a canali “informali” quali la propria iniziativa autonoma (inserzioni, risposta ad annunci di lavoro, autocandidature, concorsi pubblici) o l’utilizzo di contatti provenienti dalla propria famiglia/dai propri parenti, mentre minore è l’utilizzo di servizi universitari/di enti di formazione/forme di tirocinio e praticantato e di contatti provenienti da amicizie e conoscenze. Soltanto uno dei giovani usciti dal Corso di Laurea del vecchio ordinamento in Disegno Industriale nel 2000 è attualmente impegnato come studente in un altro Corso di Laurea: si è iscritto ad un Corso di Laurea specialistica in Scienze dell’architettura al Politecnico di Milano (sede Bovisa). All’origine della decisione di proseguire gli studi universitari il fatto di aver maturato nuovi interessi, che portano peraltro nella direzione di una formazione giudicata in parte coerente con la laurea in Disegno Industriale conseguita in precedenza. 62 E’ il caso di notare che anche la persona che ha dichiarato come propria condizione occupazionale prevalente al momento dell’intervista quella della ricerca di lavoro (che dura da oltre 24 mesi) ha, comunque, svolto impieghi (seppure non continuativi) negli anni precedenti. 58 4.2.2 I laureati occupati Spostando il focus dell’analisi sui laureati in Disegno Industriale occupati al momento della rilevazione emerge che la maggioranza assoluta ha iniziato a svolgere l’attuale lavoro soltanto dopo la laurea, a fronte del solo 6,2% che lo aveva cominciato prima di terminare gli studi universitari. Si tratta di una forma di continuità nell’occupazione meno significativa sia di quella riscontrata fra i laureati in Architettura (12,5%) e in Pianificazione Territoriale (11,9%) del Politecnico, sia in altre indagini condotte sui laureati a livello nazionale63, che trova origine probabilmente nella scarsa propensione a svolgere attività lavorative durante gli studi universitari da parte degli iscritti al Corso di Laurea in Disegno Industriale (cfr. tab 4.2). Non a caso, infatti, la percentuale di occupati che svolgono ancora oggi, a circa sei anni dalla laurea, un impiego trovato negli anni dell’università è più elevata fra i laureati uomini che fra le laureate donne (7,9% vs 3,9%), coerentemente con la maggiore propensione maschile a lavorare durante l’università. Tabella 4.8 – Lavoro svolto iniziato prima o dopo la laurea per sesso (Valori %. N=178) Il lavoro è iniziato prima o dopo la laurea? Prima Dopo Totale N Sesso M 7,9% 92,1% 100,0% 101 F 3,9% 96,1% 100,0% 77 Totale 6,2% 93,8% 100,0% 178 Anche per coloro che hanno iniziato l’attuale lavoro dopo la laurea, comunque, si tratta in larga parte di posizioni abbastanza “consolidate”, in quanto si sta svolgendo lo stesso impiego da un tempo relativamente lungo: nel 63% dei casi da oltre due anni, nel 18,6% dai 13 ai 24 mesi e in un altro 18,6% al massimo da un anno. Se si passa, poi, ad analizzare l’attuale posizione nella professione dei laureati in Disegno Industriale attualmente occupati, emerge che poco più della metà (il 52,8%) ha un lavoro alle dipendenze, il 36% svolge un’attività autonoma e l’11,2% ha un lavoro atipico. 63 La già citata indagine Istat condotta nel 2004 a livello nazionale sui laureati del 2001 individua una continuità fra i laureati occupati al momento della rilevazione degli altri Corsi di Laurea del gruppo Architettura pari al 9,2% e una relativa i laureati in Architettura pari al 14,6%. 59 Tabella 4.9 – Da quanti mesi svolge il lavoro iniziato dopo la laurea? per sesso (Valori %. N=167) Da quanti mesi svolge attuale lavoro Fino a 6 Da 7 a 12 Da 13 a 24 Da 25 a 36 Da 37 a 48 Da 49 a 60 Da 61 a 72 Totale N Sesso M 5,4% 11,8% 16,1% 16,1% 9,7% 20,4% 20,4% 100,0% 93 F 5,4% 14,9% 21,6% 9,5% 12,2% 20,3% 16,2% 100,0% 74 Totale 5,4% 13,2% 18,6% 13,2% 10,8% 20,4% 18,6% 100,0% 167 Si registra, dunque, una diffusione del lavoro indipendente inferiore rispetto ai laureati in Architettura (64,7%), una quota di occupati alle dipendenze meno rilevante rispetto ai laureati in Pianificazione Territoriale (61,9%) e una maggiore presenza di lavoratori atipici (il 4,8% fra i pianificatori e il 6% fra gli architetti). Secondo linee di tendenza piuttosto diffuse, la propensione al lavoro autonomo risulta più elevata tra i laureati uomini, mentre all’interno della componente femminile si registra la quota più significativa di lavoro dipendente e atipico. Tabella 4.10 – Attuale posizione nella professione per sesso (N=178) Attuale posizione nella professione Dipendente Autonomo Atipico / parasubordinato Totale N Sesso M 48,5% 44,6% 6,9% 100,0% 101 F 58,4% 24,7% 16,9% 100,0% 77 Totale 52,8% 36,0% 11,2% 100,0% 178 A distanza di circa 6 anni dal conseguimento della laurea, sembra possibile per i laureati in Disegno Industriale raggiungere una posizione stabile: a fronte di una quota di atipici (nell’85% dei casi occupati come collaboratori coordinati e continuativi/a progetto), comunque, non elevatissima, si rileva, infatti, una significativa diffusione del lavoro standard.64 Tra gli occupati alle dipendenze l’81,9% ha un contratto a tempo indeterminato e a tempo pieno (a fronte di un 64 Si aderisce, in questa sede, alla definizione ISTAT, secondo cui rientrano nel lavoro standard soltanto il lavoro alle dipendenze a tempo pieno e con contratto a tempo indeterminato e le forme di lavoro autonomo stabili (imprenditori, liberi professionisti, agricoltori, artigiani e commercianti). Nel lavoro non standard sono, dunque, compresi il lavoro alle dipendenze a tempo indeterminato, ma part time, il lavoro dipendente a tempo determinato, quello parasubordinato (le vecchie collaborazioni coordinate e continuative, i contratti a progetto e le collaborazioni occasionali) ed interinale, i contratti a causa mista (di formazione lavoro e di apprendistato), nonché le attività di qualificazione e specializzazione professionale - quali praticantato, tirocini e stage, borse di studio - le cooperative di produzione e lavoro, il lavoro nell’azienda di famiglia e il lavoro senza contratto. 60 4,3% con contratto a tempo indeterminato, ma part time e di un 13,9% di dipendenti a tempo determinato), mentre gli autonomi si distribuiscono fra un 89,1% di liberi professionisti che operano con partita IVA, un 6,3% di soci di società/cooperative ed un 4,7% di imprenditori. Rispetto al lavoro alle dipendenze, è anche il caso di sottolineare come più di un quinto degli occupati in questa posizione rivesta, a distanza di circa 6 anni dalla fine degli studi universitari, una qualifica di natura direttiva, anche se la maggioranza risulta, comunque, impegnata nel ruolo di impiegato tecnico (cfr. Tabella 4.14). Permane, come già visto in relazione ai laureati in Architettura, una penalizzazione della componente femminile, meno coinvolta nell’occupazione indipendente, più presente nell’ambito del lavoro atipico e di quello alle dipendenze non standard e, fra i dipendenti, meno interessata dalle qualifiche più elevate da dirigente, direttivo, quadro e funzionario. Tabella 4.11 – Tipologia di contratto di lavoro dipendente per sesso (Valori %. N=94) Tipo di contratto DIPENDENTE A tempo indeterminato e a tempo pieno A tempo indeterminato e a tempo parziale Di formazione lavoro/di inserimento Di apprendistato Stagionale A tempo determinato e a tempo pieno A tempo determinato e parziale Totale N Sesso Totale M F 89,8% 2,0% 73,3% 6,7% 81,9% 4,3% 8,2% 17,8% 2,2% 100,0% 45 12,8% 1,1% 100,0% 94 100,0% 49 Tabella 4.12 – Qualifica professionale dei lavoratori autonomi per sesso (Valori %. N=64) Qualifica professionale AUTONOMO Imprenditore Socio di società/cooperativa Libero professionista (con partita IVA) Artigiano Commerciante Altro (coadiuvante familiare, agricoltore…) Totale N Sesso M F Totale 6,7% 8,9% 84,4% 100,0% 4,7% 6,3% 89,1% 100,0% 45 100,0% 19 100,0% 64 61 Tabella 4.13 – Forma di lavoro atipico per sesso (Valori %. N=20) Sesso Posizione atipica ricoperta Collaboratore coordinato continuativo/ collaborazione a progetto Collaboratore occasionale Prestazione come socio di cooperativa (di produzione e servizi) Lavoratore a domicilio per conto di imprese Lavoratore interinale Tirocinio con compenso e praticante Lavoratore in nero Totale N Totale M F 71,4% 14,3% 14,3% 92,3% 85,0% 5,0% 5,0% 7,7% 100,0% 13 5,0% 100,0% 20 100,0% 7 Tabella 4.14 – Qualifica professionale dei lavoratori dipendenti per sesso (Valori %. N=94) Sesso Qualifica professionale DIPENDENTE Dirigente Direttivo, quadro, funzionario Insegnante, docente Impiegato amministrativo Impiegato tecnico Operaio specializzato/operaio qualificato, operaio comune, bracciante Totale N M 2,0% 30,6% 2,0% 2,0% 59,2% F 11,1% 4,4% 4,4% 80,0% 4,1% Totale 1,1% 21,3% 3,2% 3,2% 69,1% 2,1% 100,0% 49 100,0% 45 100,0% 94 L’86,5% dei laureati in Disegno Industriale svolge l’attuale impiego in esclusiva, a fronte del 13,5% che fa anche altri lavori. La propensione a svolgere più di un’attività lavorativa è diffusa, soprattutto, tra i lavoratori atipici e parasubordinati e tra gli autonomi rispetto ai dipendenti (cfr. Tabella 4.15) e nel settore privato piuttosto che nel pubblico (14% contro 11,1%). Inoltre, anche a parità di posizione nella professione, la tendenza a svolgere più di un’attività professionale contemporaneamente è più marcata all’interno della componente maschile, coinvolgendo il 17,8% degli occupati maschi e solo il 7,8% delle lavoratrici donne. Sul piano delle retribuzioni, anche per i laureati in Disegno Industriale (come per chi esce dal Corso di Laurea in Architettura) si riscontra una quota significativa di mancate risposte, più diffuse fra i lavoratori autonomi e gli atipici, come messo in luce dalla Tabella 4.16.65 A distanza di circa sei anni dalla laurea e dopo aver maturato numerose esperienze professionali negli anni precedenti, la quota più consistente di laureati del Corso di 65 Le mancate risposte sono, con buona probabilità, attribuibili in primo luogo alle classi di reddito più elevate, con conseguenti fenomeni di sottostima del reddito reale del target. Il fatto che la quota più significativa di mancate risposte si registri fra i lavoratori autonomi, che tradizionalmente percepiscono retribuzioni più elevate, sembra confermare tale ipotesi. 62 Laurea in Disegno Industriale oggi occupati percepisce una retribuzione mensile netta66 compresa fra i 1.451 ed i 2.000 euro; le classi di reddito di seguito più numerose sono quella 1.001-1.450 euro, quella oltre i 2.000 euro e, da ultimo, quella relativa a chi percepisce guadagni mensili particolarmente bassi (sotto i mille euro). Tabella 4.15 – Lavoro esclusivo o meno per sesso e posizione nella professione (Valori %. N=178) Attuale posizione nella professione Sesso Svolge un solo lavoro E’ l’unico Svolge anche lavoro altri lavori 85,7% 14,3% 97,8% 2,2% 91,5% 8,5% Totale N 100,0% 100,0% 100,0% 49 45 94 Dipendente M F Totale Autonomo M F Totale 84,4% 94,7% 87,5% 15,6% 5,3% 12,5% 100,0% 100,0% 100,0% 45 19 64 Atipico / parasubordinato M F Totale 42,9% 69,2% 60,0% 57,1% 30,8% 40,0% 100,0% 100,0% 100,0% 7 13 20 Totale M F Totale 82,2% 92,2% 86,5% 17,8% 7,8% 13,5% 100,0% 100,0% 100,0% 101 77 178 Le laureate donne, secondo trend ampiamente riscontrati in altre indagini67 oltre che fra i laureati del Politecnico in Architettura e in Pianificazione Territoriale, sono sempre più numerose in relazione alle classi di reddito più basse (fino a 1.450 euro), mentre divengono progressivamente meno presenti al crescere del reddito mensile. Tra le laureate donne risulta, inoltre, meno elevato il tasso di mancata risposta. Tabella 4.16 – Retribuzione netta mensile per sesso (Valori %. N=178) Retribuzione netta mensile Fino a 1.000 1.001-1.450 1.451-2.000 Oltre 2.000 Nr Totale N Sesso M 4,0% 17,8% 26,7% 10,9% 40,6% 100,0% 101 F 10,4% 31,2% 24,7% 5,2% 28,6% 100,0% 77 Totale 6,7% 23,6% 25,8% 8,4% 35,4% 100,0% 178 66 Si fa riferimento, cioè, al guadagno percepito mensilmente dai laureati occupati, da cui sono stati detratti i contributi, le imposte, ecc. 67 Si cfr., in proposito, la già citata Istat, I laureati e il mercato del lavoro – Inserimento professionale dei laureati. Indagine 2004, Collana Informazioni, n. 14 2006. La stessa tendenza emerge nell’indagine AlmaLaurea: a 5 anni dalla laurea, i laureati M percepiscono un guadagno medio mensile netto di 1.429 euro, contro i 1.125 delle laureate F. 63 Per quanto concerne le dimensioni dell’organizzazione68 in cui sono attualmente occupati i laureati in Disegno Industriale, si registra una situazione piuttosto diversa da quella osservata per i laureati in Architettura. Se questi ultimi operano in prevalenza in luoghi di lavoro con un numero di addetti variabile da 1 a 9 (42,9%) o addirittura senza alcun dipendente (26,3%), per i laureati in Disegno Industriale oggi occupati si registra invece una distribuzione più equilibrata: a fronte di un 12,4% che lavora in organizzazioni senza alcun dipendente, il 26,4% opera in micro-imprese (1-9 addetti), il 25,3% in organizzazioni con un numero di addetti compreso fra 10 e 49, il 9% ove il numero di addetti varia fra 50 e 199 e, infine, il 24,7% in luoghi di lavoro più grandi (oltre 200 addetti). Grafico 4.2 – Classe dimensionale dell’organizzazione di appartenenza (Valori %. N=178) 2,2% 12,4% 24,7% Nessun dipendente da 1 a 9 addetti 26,4% da 10 a 49 addetti da 50 a 199 addetti 9,0% da 200 addetti e oltre Non risponde 25,3% Per quanto riguarda, invece, la localizzazione dell’attività lavorativa svolta al momento della rilevazione, quasi il 40% lavora nella città di Milano e un altro 23% nei comuni dell’hinterland, a fronte di un 19,7% di laureati in Disegno Industriale occupati in altri comuni della Lombardia, del 12,4% impiegato al di fuori dei confini della regione e dell’1,7% che lavora all’estero. Per il 39,9% l’attività lavorativa ha luogo, dunque, in comuni non capoluogo di provincia, a fronte di un altro 39,9% che lavora nella città di Milano e di un 15,2% che lavora in altre città capoluogo di provincia. Analizzando congiuntamente la localizzazione dell’attuale occupazione e il luogo di residenza durante gli studi universitari, emerge, rispetto a quanto osservato in relazione a chi esce dal Corso di Laurea in Architettura, una maggiore propensione 68 Sono inclusi nel calcolo dimensionale il titolare ed eventuali soci o coadiuvanti. 64 dei laureati in Disegno Industriale a restare a lavorare, una volta conseguita la laurea al Politecnico, nella città di Milano (o nei comuni limitrofi), particolarmente accentuata fra chi proviene da un’altra regione. Svolge, infatti, la propria attività professionale a Milano e provincia l’85,9% di chi è originario della medesima provincia, il 35,1% di chi proviene da altre province della Lombardia e il 4,8% di chi è originario di un’altra regione.69 Tabella 4.17 – Localizzazione del Comune dove ha sede l’attività lavorativa per luogo di residenza durante gli studi universitari (Valori %. N=178) Localizzazione attività lavorativa Milano e provincia Comune di Milano Provincia Milano (escluso MI) Altre città capoluogo di provincia in Lombardia Altre città capoluogo di provincia fuori Lombardia Altre città non capoluogo in Lombardia Altre città non capoluogo fuori Lombardia Estero Nd Totale N 51,1% 34,8% 4,3% 3,3% 2,2% 2,2% 2,2% 3,5% 100,0% 92 Residenza Altre province della Lombardia 22,8% 12,3% 15,8% 5,3% 35,1% 3,5% 1,8% 13,8% 100,0% 57 Fuori regione Totale 37,9% 6,9% 39,9% 23,0% 7,3% 7,9% 12,4% 4,5% 1,7% 27,6% 13,8% 3,4% 100,0% 29 100,0% 178 Il canale attraverso cui è stata raggiunta l’attuale occupazione è in primo luogo l’iniziativa autonoma (51,7%), consistente in inserzioni, risposta ad annunci, autocandidature, partecipazione a concorsi pubblici, ma riveste un certo peso anche il ricorso alle proprie amicizie e conoscenze (21,9%). E’ anche il caso di notare un utilizzo superiore alla media del canale rappresentato dal sistema dell’istruzione e formazione nel suo complesso (servizi universitari, enti di formazione, tirocinio, praticantato), di cui si è servito per ottenere l’impiego svolto al momento della rilevazione l’11,2% dei laureati in Disegno Industriale, a fronte del 7,1% dei laureati in Pianificazione Territoriale e del 2,9% degli occupati provenienti dal Corso di Laurea di Architettura.70 69 Torna, invece, a lavorare con buona probabilità nella provincia (o almeno nelle regione) di provenienza il 50,9% di chi è originario di una provincia della Lombardia diversa da Milano e il 41,4% di chi approda al Politecnico di Milano da un’altra regione di residenza. 70 Per una maggiore dettaglio sulle azioni di ricerca di lavoro messe in atto dai laureati in Architettura e in Pianificazione Territoriale si rimanda ai paragrafi 3.2.2 e 5.2.1 e, in particolare, alle Tabelle3.32 e 5.18. 65 Tabella 4.18 – Canale di ricerca con cui ha trovato lavoro per sesso (Valori %. N=178) Canale con cui ha trovato lavoro Intermediazione pubblica Intermediazione privata Servizi universitari, Enti di formazione, tirocinio, praticantato Associazioni di categoria, organizzazioni sindacali Iniziativa autonoma Contatti familiari Contatti amici Altro Totale N Sesso Totale M F 2,0% 5,9% 11,9% 52,5% 5,0% 18,8% 4,0% 100,0% 1,3% 6,5% 10,4% 1,3% 50,6% 1,3% 26,0% 2,6% 100,0% 1,7% 6,2% 11,2% 0,6% 51,7% 3,4% 21,9% 3,4% 100,0% 101 77 178 A fronte di questo identikit complessivo di chi oggi svolge un’attività lavorativa, se si analizza il trend relativo alle esperienze professionali svolte a partire dall’anno successivo alla laurea, è immediatamente evidente come i laureati in Disegno Industriale attualmente occupati non abbiano incontrato eccessive difficoltà al momento del proprio ingresso nel mercato del lavoro: nel 2001 la quota di chi non lavorava è pari al 2,8%, l’anno seguente scende all’1,7%, per poi scomparire del tutto (ad indicare il raggiungimento della quasi piena occupazione) nell’anno precedente alla rilevazione. Il Corso di Laurea in Disegno Industriale sembra, dunque, piuttosto efficace sul piano dell’inserimento lavorativo tout court. Qualche difficoltà in più sembra trasparire sul piano della coerenza delle occupazioni svolte rispetto al percorso universitario precedentemente intrapreso: la quota di laureati che riescono a raggiungere un impiego corrispondente, in termini di contenuti, con il Corso di Laurea seguito oscilla, negli anni successivi alla laurea tra il 66,9% ed il 69,1%, ma non si riscontra una tendenza alla progressiva diminuzione del lavoro non coerente, che passa invece dall’11,8% del 2001 al 15,2% del 2005. Sembra, dunque, delinearsi l’ipotesi che non soltanto una parte di chi trova progressivamente lavoro riesce ad inserirsi soltanto in occupazioni non coerenti, ma che anche una quota di chi svolgeva dapprima impieghi parzialmente coerenti con gli studi universitari scivoli gradualmente nell’occupazione non coerente, probabilmente in cambio di altri vantaggi sotto il profilo contrattuale, economico, ecc. Al momento della rilevazione il lavoro coerente, in termini di contenuti, con il percorso di studi frequentato in precedenza coinvolge il 64% degli occupati, a fronte di un 21,3% che svolge un impiego coerente solo in parte e di un 14,6% che 66 ha un’occupazione del tutto incongruente rispetto al bagaglio di conoscenze acquisite durante gli studi universitari, (cfr. Tabella 4.20).71 Tabella 4.19 – Coerenza delle esperienze lavorative successive alla laurea rispetto agli studi svolti (N=178) Lavoro Coerente con la laurea Parzialmente coerente con la laurea Non coerente con la laurea Non lavoravo Totale N 2001 2002 2003 2004 2005 67,4% 18,0% 11,8% 2,8% 100,0% 178 67,4% 18,0% 12,9% 1,7% 100,0% 178 67,4% 16,9% 15,2% 0,6% 100,0% 178 66,9% 16,3% 15,2% 1,7% 100,0% 178 69,1% 15,7% 15,2% 100,0% 178 Tabella 4.20 – Coerenza dell’attuale lavoro con gli studi per sesso (Valori %. N=178) Sesso Attuale lavoro coerente con gli studi? Sì Solo in parte No Totale N Totale M F 63,4% 22,8% 13,9% 100,0% 101 64,9% 19,5% 15,6% 100,0% 77 64,0% 21,3% 14,6% 100,0% 178 Come già osservato in relazione ai laureati in Architettura, anche per gli occupati provenienti dal Corso di Laurea in Disegno Industriale lo svolgimento di un lavoro corrispondente, in termini di contenuti, a quanto appreso nel corso degli studi universitari sembra favorito dall’esercizio di un’attività professionale autonoma: l’impiego coerente coinvolge, infatti, l’84,4% dei lavoratori indipendenti, a fronte del 60% degli atipici e del 51,1% di chi svolge un’occupazione di natura dipendente. Tabella 4.21 – Coerenza dell’attuale lavoro con gli studi per posizione nella professione (Valori %. N=178) Attuale posizione nella professione Dipendente Autonomo Atipico / parasubordinato Totale Attuale lavoro coerente con gli studi? Sì Solo in parte No 51,1% 84,4% 60,0% 64,0% 26,6% 12,5% 25,0% 21,3% 22,3% 3,1% 15,0% 14,6% Totale N 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 94 64 20 178 71 I laureati in Disegno Industriale che al momento della rilevazione svolgono un lavoro non coerente sono impegnati prevalentemente nel commercio all’ingrosso e al dettaglio (26,9%) e nell’ambito dei servizi nel loro complesso (50%, di cui 11,5% nell’informatica, ricerca e attività connesse e 11,5% nell’istruzione), mentre risulta inferiore il coinvolgimento nell’industria manifatturiera (15,4%), nel comparto delle costruzioni (3,8%) e nell’agricoltura, silvicoltura e pesca (3,8%). Per ulteriori dettagli sulla classificazione utilizzata si rimanda alla lettura della classificazione Istat delle attività economiche (Ateco 2001). 67 La possibilità di svolgere un impiego coerente con il percorso di studi intrapreso in precedenza sembra, inoltre, positivamente correlata al rendimento negli studi universitari: in particolare, chi raggiunge una votazione di laurea superiore ai 90/100 sembra sperimentare in misura più consistente un lavoro coerente con il Corso di Laurea seguito mentre, in maniera speculare, tra chi esce dall’università con una votazione bassa (inferiore o al massimo uguale ai 90/100) è più diffusa l’occupazione non coerente. Tabella 4.22 – Coerenza dell’attuale lavoro con gli studi per voto di laurea (Valori %. N=178) Attuale lavoro coerente con gli studi? Sì Solo in parte No Totale N Voto di laurea Fino a 90 Da 91 a 95 Da 96 a 100 49,0% 24,5% 26,5% 100,0% 49 69,0% 24,1% 6,9% 100,0% 58 70,4% 16,9% 12,7% 100,0% 71 Totale 64,0% 21,3% 14,6% 100,0% 178 Le famiglie di insegnamento che i laureati in Disegno Industriale hanno più utilizzato e/o utilizzano ancora nell’ambito delle varie attività lavorative svolte sono principalmente quelle progettuali (62,9%), del design (39,9%) e tecnologiche (31,5%), ma si rileva anche una quota consistente di “altre” famiglie di insegnamento, in larga parte coincidenti con le conoscenze di comunicazione e marketing e di informatica. Oltre al fatto che le famiglie di insegnamento relative al design vengono in secondo piano rispetto a quelle progettuali, è anche il caso di notare come proprio le tre famiglie di insegnamenti più utilizzate siano quelle che caratterizzano in maniera particolare un lavoro coerente con il percorso universitario intrapreso in precedenza.72 72 Limitando l’analisi ai soli occupati che svolgono un’attività di lavoro coerente con il Corso di Laurea seguito, si è osservato anche l’utilizzo delle diverse famiglie d’insegnamento in relazione alla forza dell’identità professionale. L’utilizzo di alcune famiglie di insegnamento, come quelle tecnologiche, risulta piuttosto trasversale (caratterizza il 35,2% di chi si definirebbe “designer”, il 27,8% di chi si riconosce solo parzialmente nella definizione e il 36% di chi non vi si riconosce affatto), l’applicazione nel lavoro degli insegnamenti progettuali caratterizza sia chi si definirebbe designer in toto (70,3%) sia, ancor più, chi lo farebbe solo in parte (75%, contro il 60% di chi non si riconosce nella definizione), mentre il design sembra caratterizzare esclusivamente il lavoro di chi si auto-definisce “designer” (59,3%, contro il 19,4% di chi si definirebbe solo in parte in questo modo e il 28,0% di chi non si riconosce in questa etichetta). 68 Tabella 4.23 – Famiglie di insegnamento più utilizzate per coerenza dell’attuale lavoro con gli studi (Valori %. N=178)* Famiglie di insegnamento Attuale lavoro coerente con gli studi? Sì Solo in parte Progettuali 72,8% Design 50,0% Storiche 7,9% Tecnologiche 33,3% Sociologiche 9,6% Estimative 0,9% Restauro 1,8% Scienza delle costruzioni 1,8% Urbanistica Rappresentazione 6,1% Nessuna di quelle previste dalla laurea Matematica e fisica 2,6% Economia 3,5% Valutazione 0,9% Altro73 8,0% * In tabella sono presentati soltanto i “Sì” per ciascuna famiglia 60,5% 28,9% 5,3% 34,2% 7,9% 2,6% 2,6% 18,4% 2,6% 2,6% No 23,1% 11,5% 3,8% 19,2% 7,7% 7,7% 53,8% 3,8% 2,6% 10,8% 3,8% di insegnamento utilizzata. Totale 62,9% 39,9% 6,7% 31,5% 9,0% 0,6% 1,1% 1,7% ,6% 9,0% 8,4% 2,2% 2,8% 1,1% 8,0% 4.3 Approfondimenti tematici sugli occupati 4.3.1 L’occupazione coerente In considerazione del primario obiettivo di indagine di definire le caratteristiche distintive dell’occupazione di chi esce dal Corso di Laurea in Disegno Industriale, si affronta nella presente sezione del rapporto il tema del lavoro coerente, focalizzando l’analisi su quegli sbocchi professionali che gli stessi laureati percepiscono del tutto o almeno in parte congruenti rispetto al Corso di Laurea frequentato.74 Un primo aspetto riguarda la percezione dell’identità professionale da parte dei laureati in Disegno Industriale: è il caso di notare, infatti, come, pensando all’attuale occupazione, soltanto il 59,9% di chi svolge un’occupazione almeno in parte coerente con gli studi compiuti si definirebbe “designer”, a fronte di un 23,7% che si riconosce solo in parte in una simile etichetta e del 16,4% che non vi si identifica affatto. L’identità professionale, come facilmente prevedibile è tanto più forte quanto più elevata è la coerenza dell’occupazione svolta con le conoscenze acquisite durante 73 Nella voce “altro” sono incluse in primo luogo comunicazione e marketing, ma hanno un ruolo di rilievo anche le conoscenze informatiche. 74 Si ricorda che i laureati in Disegno Industriale del Politecnico che hanno dichiarato di svolgere un lavoro del tutto o in parte coerente con il Corso di Laurea frequentato sono in tutto 152, pari all’85,3% del totale degli occupati (cfr. tab 4.20). 69 gli studi universitari. Anche a parità di impiego coerente, d’altro canto, la componente femminile manifesta un minore senso di appartenenza alla categoria professionale: si definirebbe designer il 66% delle laureate donne che hanno un lavoro pienamente coerente, a fronte dell’81,3% dei laureati uomini nella stessa posizione. Tabella 4.24 – Si definirebbe “designer”? per sesso e coerenza dell’attuale lavoro con gli studi (Valori %. N=152) Attuale lavoro coerente con gli studi? Sesso Si definirebbe Designer? Sì Sì, in parte No Totale N Sì M F Totale 81,3% 66,0% 74,6% 10,9% 26,0% 17,5% 7,8% 8,0% 7,9% 100,0% 100,0% 100,0% 64 50 114 Solo in parte M F Totale 17,4% 13,3% 15,8% 52,2% 26,7% 42,1% 30,4% 60,0% 42,1% 100,0% 100,0% 100,0% 23 15 38 Totale M F Totale 64,4% 53,8% 59,9% 21,8% 26,2% 23,7% 13,8% 20,0% 16,4% 100,0% 100,0% 100,0% 87 65 152 L’occupazione coerente per i laureati in Disegno Industriale sembra, peraltro, trovare spazio quasi esclusivamente nel settore privato, in cui si concentra il 94,1% degli occupati che svolgono impieghi almeno in parte rispondenti alle conoscenze maturate durante gli anni dell’università, a fronte del solo 5,9% impegnato in ambito pubblico (limitatamente a università e scuola). Gli ambiti di lavoro privilegiato risultano le imprese di produzione (25,7%), gli studi professionali e associati propri (21,1%) e, in minor misura, gli altri studi professionali/associati (8,6%), gli studi di grafica e comunicazione (9,9%), ma anche il settore dell’arredo (7,2%) e l’editoria e la pubblicità (7,2%). Per quanto concerne le aree di competenza che maggiormente coinvolgono i laureati in Disegno Industriale che lavorano in un ambito coerente con gli studi svolti all’università, il primo posto è occupato dalla progettazione (78,3%), seguita dalla comunicazione esterna (23,7%) e dalla ricerca (19,7%). Rispetto ai laureati in Architettura e in Pianificazione Territoriale, sembrano rivestire una particolare importanza le competenze relative alla comunicazione esterna e alla ricerca, mentre sembra condiviso con i laureati in pianificazione (ma non con gli architetti) l’impegno nella formazione e nella progettazione e gestione di sistemi informativi.75 75 Si rimanda, in merito, alle Tabelle 3.40 e Grafico 5.4. 70 Tabella 4.25 – Settore di attività dei laureati che svolgono un lavoro coerente per sesso (Valori %. N=152) Sesso Settore di attività Totale M F PUBBLICO Comunità europea Ministero Regione Provincia Comune Consorzi e Comunità Montane Agenzia di sviluppo locale/enti bonifica … Usl e Ospedali Scuola Università 4,6% 7,7% 3,4% 3,1% 4,6% 1,3% 3,9% PRIVATO Impresa di costruzione Azienda produzione (mobili, materiale edilizia ...) Azienda commerciale (ag. vendite immobiliari ... ) Studio professionale proprio/Studio associato proprio Studio professionale/studio associato Studio di grafica/comunicazione Società di ingegneria Editoria/Pubblicità Fotografia, audiovisivi, immagine Centri di ricerca Arredo Settore artistico (Gallerie, Musei ecc…) Moda Istruzione Servizi Totale N 95,1 92,2 94,2 26,4% 4,6% 26,4% 9,2% 8,0% 1,1% 3,4% 2,3% 1,1% 6,9% 24,6% 3,1% 13,8% 7,7% 12,3% 7,7% 25,7% 3,9% 21,1% 8,6% 9,9% 0,7% 7,2% 2,6% 0,7% 7,2% 1,1% 1,5% 1,5% 4,6% 100,0% 65 1,3% 0,7% 4,6% 100,0% 152 1,1% 4,6% 100,0% 87 5,9% 0,7% 12,3% 3,1% A contraddistinguere un impiego pienamente coerente, come messo in luce dalla tabella seguente, sono soprattutto la progettazione, la ricerca, il controllo e la progettazione e gestione di sistemi informativi, mentre sembrano caratterizzare un’occupazione solo in parte corrispondente al Corso di Laurea frequentato le aree di competenza relativa alla comunicazione esterna e alla direzione lavori. Tabella 4.26 – Aree di competenza prioritarie dei laureati per coerenza del lavoro con gli studi svolti (Valori %. N=152)* Aree di competenza Lavoro coerente Sì Solo in parte Ricerca 22,8% 10,5% Formazione 12,3% 13,2% Pianificazione 13,2% 15,8% Progettazione 84,2% 60,5% Direzione lavori 14,9% 18,4% Gestione 14,9% 15,8% Controllo 11,4% 7,9% Valutazione 7,0% 5,3% Progettazione e gestione sistemi informativi 7,0% 2,6% Comunicazione esterna 20,2% 34,2% * In tabella sono presentati soltanto i “Sì” per ciascuna area di competenza. Totale 19,7% 12,5% 13,8% 78,3% 15,8% 15,1% 10,5% 6,6% 5,9% 23,7% 71 Coerentemente, alcune aree di competenze risultano prioritarie soprattutto per chi sente in maniera più forte la propria identità professionale: l’impegno nella ricerca, nella progettazione e nel controllo appaiono centrali soprattutto per i laureati che si riconoscono perfettamente nella definizione di “designer”. Al contrario, altre competenze, pure di tutto rilievo per il lavoro dei laureati in Disegno Industriale che svolgono attività almeno in parte corrispondenti agli studi, non sembrano portare gli occupati ad identificarsi come designer: è il caso, in primis, di tutte le competenze afferenti gli ambiti della comunicazione. Tabella 4.27 – Aree di competenza prioritarie dei laureati che svolgono un lavoro coerente per “Si definirebbe designer?” (Valori %. N=152)* Aree di competenza Si definirebbe designer? Sì Solo in parte Ricerca 25,3% 13,9% Formazione 13,2% 8,3% Pianificazione 13,2% 16,7% Progettazione 90,1% 63,9% Direzione lavori 16,5% 19,4% Gestione 14,3% 19,4% Controllo 13,2% 8,3% Valutazione 7,7% 5,6% Progettazione e gestione sistemi informativi 6,6% 5,6% Comunicazione esterna 16,5% 30,6% * In tabella sono presentati soltanto i “Sì” per ciascuna area di competenza. No 8,0% 16,0% 12,0% 56,0% 8,0% 12,0% 4,0% 4,0% 4,0% 40,0% Totale 19,7% 12,5% 13,8% 78,3% 15,8% 15,1% 10,5% 6,6% 5,9% 23,7% In relazione ai pre-requisiti indispensabili per svolgere l’attività che si esercita, la professione del designer sembra distinguersi per l’esigenza di una buona preparazione tecnico/specialistica e per la necessità di un consistente bagaglio conoscitivo in termini di competenze informatiche di livello elevato. Sul piano dei requisiti formali, a fronte di un 13,2% dei laureati in Disegno Industriale che non reputa necessaria la laurea per accedere al proprio lavoro, il 57,2% ritiene, invece, che per poter svolgere l’attuale occupazione sia necessario esclusivamente il proprio tipo di laurea, il 25% che sia necessaria una laurea in una specifica area disciplinare76 e il restante 4,6% che sia indispensabile un titolo di laurea tout court.77 76 Le aree disciplinari indicate dai laureati in Disegno Industriale sono soprattutto Architettura e Comunicazione. 77 Il dato relativo a quanti hanno dichiarato la laurea in Disegno Industriale necessaria per lo svolgimento del proprio lavoro è particolarmente positivo se confrontato con i dati Istat relativi ai laureati nel 2001 negli altri Corsi di Laurea del gruppo Architettura (esclusa quindi Architettura) che nel 2004 svolgono un lavoro continuativo iniziato dopo la laurea: per il 47,6% di questi, infatti, per accedere al lavoro svolto la laurea non risulta necessaria. Essa costituisce un titolo indispensabile solo per un 52,3%, di cui il 18,1% ritiene che per il proprio lavoro sia indispensabile possedere esclusivamente il proprio tipo di laurea, il 31,3% una laurea in specifiche aree disciplinari e il 2,9% una laurea qualsiasi. 72 Rispetto alle attività lavorative svolte dai laureati in Architettura e in Pianificazione Territoriale, le occupazioni almeno in parte coerenti in cui sono coinvolti i laureati in Disegno Industriale sembrano distinguersi per una maggiore richiesta di tecnologie informatiche: a ritenere indispensabile per le attività svolte la conoscenza di tecnologie informatiche di livello elevato o molto elevato è, infatti, il 74,4% dei laureati in Disegno Industriale, a fronte del 47,3% dei pianificatori e del 54% degli architetti. Solo il 17,1% dei laureati in Disegno Industriale reputa, invece, sufficiente per il proprio lavoro una conoscenza di tecnologie informatiche “discreta”, un 7,2% fa riferimento ad un livello “medio” e un residuale 1,3% ad un livello “basso”. E’, infine, il caso di sottolineare come, nonostante i laureati in Disegno Industriale non possiedano un proprio specifico Ordine professionale, ciò nonostante si trovino talvolta a svolgere attività professionali che richiederebbero l’iscrizione all’Ordine. A dichiararlo è, d’altro canto, una quota minima degli occupati che esercitano un’attività coerente con il Corso di Laurea (il 6,6%), mentre tale percentuale risulta decisamente più elevata in relazione a professioni che possono contare sulla presenza di un Albo professionale quali i pianificatori territoriali (36,1%) e, ancor più, gli architetti (63,2%). Per quanto concerne le principali caratteristiche dell’attuale occupazione, sembra trattarsi di un lavoro in larga misura “collegiale”, ovvero svolto sempre o quasi sempre in collaborazione con altri quali gruppi di lavoro, studi professionali, ecc. (49,3% dei casi) o almeno in parte collaborando con altri (44,7%), mentre è piuttosto limitata la percentuale di chi esercita un impiego coerente con il Corso di Laurea in solitudine (5,9%). Assai spesso, nella propria attività, i laureati in Disegno Industriale tendono a seguire l’intero ciclo produttivo di un’opera, dal progetto preliminare alla direzione lavori: si tratta dell’82,2% di chi svolge un impiego almeno in parte coerente, a fronte del 70,9% dei laureati in Architettura e del 72,2% di chi esce dal Corso di Laurea in Pianificazione Territoriale. Le opere di cui si segue l’intero ciclo produttivo presentano, peraltro, un valore inferiore rispetto a quelle di cui si occupano architetti e pianificatori: il 73,6% è compreso fra 50mila e 100mila euro e un altro 20,8% fra i 101mila ed i 500mila. 73 Grafico 4.3 – Valore massimo (in euro) di un’opera di cui si è seguito l’intero ciclo produttivo (Valori %. N=125) 2,4 3,2 Fra 50.000 e 100.000 euro 20,8 Fra 100.001 e 500.000 euro Fra 500.001 e 5 milioni di euro Sopra i 5 milioni di euro 73,6 Infine, l’attività dei laureati in Disegno Industriale si colloca, in prevalenza, lungo l’intero ciclo produttivo dell’opera (65,1%), ma in altri casi è possibile individuare uno stadio prevalente in cui si agisce: nell’11,2% dei casi il progetto esecutivo, nel 9,2% il progetto il progetto definitivo, nell’8,6% il progetto preliminare, nel 3,3% la direzione lavori, nel 2% il documento preliminare (brief) e, da ultimo, nello 0,7% dei casi la gestione di opere costruite. 4.3.2 La soddisfazione per il lavoro svolto I laureati in Disegno Industriale esprimono un elevato grado di soddisfazione rispetto all’occupazione attualmente svolta, esaminata in tutte le sue componenti costitutive. Secondo linee di tendenza comuni agli altri laureati del Politecnico nei Corso di Laurea in Architettura e Pianificazione Territoriale, nonché ai laureati italiani nel loro complesso,78 la soddisfazione maggiore riguarda il grado di autonomia nell’impiego (93,3%) e le mansioni svolte (89,9%), seguite dalla possibilità di utilizzare nel lavoro le conoscenze acquisite all’università (71,3%). Meno del 70% dei laureati in 78 I dati esposti trovano riscontro, a livello nazionale, nell’indagine Istat sull’inserimento professionale dei laureati nel 2001 a tre anni dalla laurea: gli aspetti che fanno registrare le quote più elevate di laureati del gruppo Architettura “molto” o “abbastanza” soddisfatti sono, in particolare, proprio il grado di autonomia sul lavoro (88,1%) e le mansioni svolte (86,6%), seguiti dalle possibilità di carriera (72,6%). Il trattamento economico (del quale si definiscono soddisfatti 51,1 laureati su 100), la stabilità del posto di lavoro (61,1%) e l’utilizzo delle conoscenze acquisite (65,5%) si configurano invece come gli aspetti in assoluto meno gratificanti. (cfr. Istat, I laureati e il mercato del lavoro – Inserimento professionale dei laureati. Indagine 2004, Collana Informazioni, n. 14 2006). 74 Disegno Industriale si dichiara, invece, molto o abbastanza soddisfatto nei confronti della stabilità e sicurezza del posto di lavoro (69,7%), delle opportunità di carriera (65,2%) e della retribuzione (62,4%). Per tutti gli aspetti del lavoro considerati, la componente femminile manifesta un grado di soddisfazione minore.79 Grafico 4.4 – Laureati molto o abbastanza soddisfatti dell’attuale lavoro per sesso (Valori %. N=178)* 100,0 90,0 92,1 87,0 95,0 89,9 80,0 71,3 70,0 90,9 93,3 74,3 72,3 67,5 69,7 65,3 65,2 62,4 58,4 60,0 67,5 71,3 55,8 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 Mansioni Stabilità e sicurezza Grado di autonomia M F Trattamento economico Possibilità di carriera Utilizzo conoscenze acquisite all’università Totale * Nel grafico sono riportate soltanto le percentuali relative a coloro che si sono dichiarati “molto” o “abbastanza” soddisfatti rispetto a ciascuna dimensione del proprio lavoro. La soddisfazione nei confronti dell’occupazione svolta risulta condizionata dall’attuale posizione nella professione: i lavoratori indipendenti sono, in media, più appagati rispetto al grado di autonomia esercitato, alle mansioni svolte, all’utilizzo delle conoscenze acquisite all’università, alle possibilità di carriera e alla dimensione economica. Per contro, fra i lavori dipendenti si rileva una maggiore soddisfazione nei confronti della stabilità dell’impiego. Chi occupa posizioni atipiche, infine, risulta piuttosto soddisfatto delle mansioni svolte e della possibilità di mettere in pratica nel lavoro quanto appreso durante gli studi, ma mostra una forte insoddisfazione rispetto alla sicurezza dell’impiego, alla remunerazione ricevuta ed ai possibili sviluppi di carriera. Il livello di soddisfazione dei lavoratori atipici verso le singole dimensioni costitutive dell’occupazione spinge a ipotizzare che chi, a sei anni di 79 Nella già citata indagine Istat le laureate donne risultano meno soddisfatte rispetto ai laureati uomini in riferimento alle seguenti dimensioni: grado di autonomia (84,6% vs 91,6), utilizzo delle conoscenze acquisite (63,1% contro 68%), trattamento economico (49,6% vs 52,6%) e possibilità di cariera (71,7% 75 distanza dalla laurea, ha ancora un impiego precario, stia in realtà seguendo un percorso di carriera esterna, ovvero accumulando nel tempo esperienze lavorative non stabili, ma coerenti con il proprio iter formativo e con il profilo professionale che intende raggiungere. E’ dunque legittimo attendersi che il progressivo sommarsi di questi “tasselli” porti, in tempi più o meno rapidi, ad una progressiva stabilizzazione nella direzione desiderata, con un conseguente miglioramento anche in termini contrattuali, retributivi e di opportunità di carriera. Tabella 4.28 – Laureati molto o abbastanza soddisfatti dell’attuale lavoro per posizione nella professione (Valori %. N=178)* Atipico / parasubordinato Mansioni 85,1% 96,9% 90,0% Stabilità e sicurezza 84,0% 54,7% 50,0% Grado di autonomia 90,4% 98,4% 90,0% Trattamento economico 59,6% 68,8% 55,0% Possibilità di carriera 58,5% 78,1% 55,0% Utilizzo conoscenze acquisite all’università 60,6% 87,5% 70,0% * In tabella sono riportate soltanto le percentuali relative a coloro che si sono dichiarati “abbastanza” soddisfatti rispetto a ciascuna dimensione del proprio lavoro. Dimensioni del lavoro Dipendente Autonomo Totale 89,9% 69,7% 93,3% 62,4% 65,2% 71,3% “molto” o Se si esclude l’aspetto della stabilità e della sicurezza del posto di lavoro, per il quale si registra una soddisfazione più diffusa tra chi svolge occupazioni estranee, in termini di contenuti, al percorso universitario seguito, si registra una correlazione positiva fra coerenza dell’attuale impiego con il Corso di Laurea in Disegno Industriale e soddisfazione per il medesimo impiego. Particolarmente lineare è il trend crescente – all’aumentare del grado di coerenza aumenta anche il livello di soddisfazione – relativo alle mansioni svolte, alla possibilità di utilizzo nel proprio impiego delle conoscenze maturate durante il Corso di Laurea ed alle opportunità di crescita professionale. Tabella 4.29 – Laureati molto o abbastanza soddisfatti dell’attuale lavoro per coerenza dell’attuale lavoro con gli studi (Valori %. N=178)* Solo in No Totale parte Mansioni 98,2% 81,6% 65,4% 89,9% Stabilità e sicurezza 70,2% 63,2% 76,9% 69,7% Grado di autonomia 95,6% 92,1% 84,6% 93,3% Trattamento economico 64,9% 63,2% 50,0% 62,4% Possibilità di carriera 75,8% 61,1% 52,0% 68,4% Utilizzo conoscenze acquisite all’Università 86,8% 57,9% 23,1% 71,3% * In tabella sono riportate soltanto le percentuali relative a coloro che si sono dichiarati “molto” o “abbastanza” soddisfatti rispetto a ciascuna dimensione del proprio lavoro. Dimensioni del lavoro Sì contro 73,5%), mentre la situazione appare più equilibrata rispetto alla stabilità del posto di lavoro (60,4% vs 61,8%) e alle mansioni svolte (86,9 contro 86,2%). 76 4.4 Le opinioni sul proprio percorso universitario e sul mercato del lavoro80 4.4.1 La percezione dell’utilità dell’università Oltre ad essere piuttosto soddisfatti dell’attuale occupazione, i laureati in Disegno Industriale del Politecnico di Milano esprimono anche una valutazione particolarmente positiva81 nei confronti del Corso di Laurea frequentato. Il 71,5% assegna, infatti, un voto pari o superiore alla sufficienza all’affermazione “Il Corso di Laurea che ho frequentato può essere utile per trovare lavoro”, il 73,1% valuta positivamente la possibilità che gli studi universitari fatti possano concretizzarsi in un lavoro coerente, l’84,1% ritiene che le cose apprese possano essere utili nel lavoro e il 70,3% che l’università sia stata capace di fornire non solo conoscenze e competenze di natura tecnica, ma anche strumenti per capire e affrontare problemi del lavoro di altro tipo. Tabella 4.30 – Giudizi espressi rispetto agli studi universitari svolti (Valori %. N=182) Voto Da 1 a 3 Da 4 a 5 Da 6 a 7 Da 8 a 10 Non sa Totale N Corso di Laurea utile per trovare lavoro Studi possono concretizzarsi in occupazione coerente Cose apprese utili per il mio lavoro 9,9 17,0 46,2 25,3 1,6 100,0% 182 8,8 15,9 47,3 25,8 2,2 100,0% 182 3,3 12,6 44,0 40,1 3,3 100,0% 182 L’Univ. mi ha dato strumenti per capire e affrontare problemi 7,7 22,0 42,3 28,0 7,7 100,0% 182 Le laureate donne esprimono, in generale, una valutazione meno positiva in relazione all’efficacia del Corso di Laurea in Disegno Industriale quale canale di inserimento nel mondo del lavoro tout court e quale strumento “facilitatore” per un’occupazione coerente e sono anche più scettiche rispetto alla capacità dell’università di fornire competenze trasversali, mentre esprimono, nel complesso, un giudizio meno negativo rispetto alla trasmissione di saperi “tecnici”. 80 Le domande di questa sezione sono state rivolte soltanto ai laureati occupati, in cerca di lavoro e studenti, escludendo dall’analisi le persone in condizione di inattività (ovvero che non lavorano, non studiano e non cercano lavoro), per un totale di 182 laureati in Disegno Industriale. 81 La valutazione è espressa mediante un voto da 1 a 10 ad una batteria di affermazioni relative all’efficacia del Corso di Laurea in Disegno Industriale rispetto alla trasmissione di conoscenze e competenze – sia di tipo tecnico, sia di natura trasversale – e rispetto all’inserimento nel mercato del lavoro (possibilmente coerente rispetto agli studi svolti). 77 Tabella 4.31 – Giudizi espressi rispetto agli studi universitari svolti per sesso (Valori %. N=182)* Il Corso di Laurea utile per trovare lavoro Insufficiente Discreto Buono o ottimo Totale N Gli studi possono concretizzarsi in occupazione coerente Insufficiente Discreto Buono o ottimo Totale N Le cose apprese sono utili per il mio lavoro Insufficiente Discreto Buono o ottimo Totale N L’Università mi ha dato strumenti per capire e affrontare problemi Sesso M F 27,3% 42,4% 30,3% 100,0% 99 27,5% 52,5% 20,0% 100,0% 80 Sesso M F 23,2% 49,5% 27,3% 100,0% 99 27,8% 46,8% 25,3% 100,0% 79 Sesso M F 14,7% 48,0% 37,3% 100,0% 102 17,5% 38,8% 43,8% 100,0% 80 Sesso M F Totale 27,4% 46,9% 25,7% 100,0% 179 Totale 25,3% 48,3% 26,4% 100,0% 178 Totale 15,9% 44,0% 40,1% 100,0% 182 Totale Insufficiente 24,5% 36,3% 29,7% Discreto 45,1% 38,8% 42,3% Buono o ottimo 30,4% 25,0% 28,0% Totale 100,0% 100,0% 100,0% N 102 80 182 * Sono stati eliminati in queste tabelle i “Non sa”. Insufficiente = fino a 5; Discreto = 6 e 7; Buono o ottimo = da 8 a 10. La percezione dell’utilità del Corso di Laurea frequentato nel lavoro o la sua efficacia nel favorire l’inserimento in un impiego coerente risulta, inoltre, più elevata in corrispondenza di un migliore rendimento negli studi. Al crescere del voto di laurea, aumenta, infatti, anche la propensione a valutare positivamente il percorso universitario seguito. Tabella 4.32 – Utilità delle cose apprese negli studi fatti nel lavoro per voto di laurea (Valori %. N=178)* Voto di laurea Le cose apprese sono Totale utili per il mio lavoro Fino a 90 Da 91 a 95 Da 96 a 100 Insufficiente Discreto Buono o ottimo Totale N 24,5% 36,7% 38,8% 100,0% 49 16,9% 44,1% 39,0% 100,0% 59 9,5% 48,6% 41,9% 100,0% 74 15,9% 44,0% 40,1% 100,0% 182 78 Tabella 4.33 – Percezione della possibilità che gli studi fatti si concretizzino in un lavoro coerente per voto di laurea (Valori %. N=178)* Voto di laurea Gli studi possono concretizzarsi Totale in occupazione coerente Fino a 90 Da 91 a 95 Da 96 a 100 Insufficiente 39,6% 22,0% 18,3% 25,3% Discreto 43,8% 49,2% 50,7% 48,3% Buono o ottimo 16,7% 28,8% 31,0% 26,4% Totale 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% N 48 59 71 178 * Sono stati eliminati in tabella i “Non sa”. Insufficiente = fino a 5; Discreto = 6 e 7; Buono o ottimo = da 8 a 10. Anche il proprio percorso lavorativo esercita un’influenza sul giudizio espresso nei confronti del Corso di Laurea in Disegno Industriale: in particolare, chi esercita oggi un’occupazione coerente con gli studi svolti tende a valutare in maniera più positiva le scelte formative fatte in passato. Tabella 4.34 – Giudizi espressi rispetto agli studi universitari svolti dell’occupazione con gli studi svolti (Valori %. N=182)* Attuale lavoro coerente con gli studi? Il Corso di Laurea utile per Solo in trovare lavoro Sì No parte Insufficiente 17,7% 34,2% 58,3% Discreto 49,6% 50,0% 29,2% Buono o ottimo 32,7% 15,8% 12,5% Totale 100,0% 100,0% 100,0% N 113 38 24 Gli studi possono concretizzarsi in occupazione coerente Insufficiente Discreto Buono o ottimo Totale N Le cose apprese sono utili per il mio lavoro Insufficiente Discreto Buono o ottimo Totale N Attuale lavoro coerente con gli studi? Solo in Sì No parte 15,9% 36,8% 56,5% 48,7% 55,3% 30,4% 35,4% 7,9% 13,0% 100,0% 100,0% 100,0% 113 38 23 Attuale lavoro coerente con gli studi? Solo in Sì No parte 7,0% 23,7% 42,3% 44,7% 47,4% 34,6% 48,2% 28,9% 23,1% 100,0% 100,0% 100,0% 114 38 26 per coerenza Totale 26,9% 46,9% 26,3% 100,0% 175 Totale 25,9% 47,7% 26,4% 100,0% 174 Totale 15,7% 43,8% 40,4% 100,0% 178 79 Attuale lavoro coerente con gli studi? Totale Solo in Sì No parte Insufficiente 25,4% 28,9% 50,0% 29,8% Discreto 41,2% 47,4% 34,6% 41,6% Buono o ottimo 33,3% 23,7% 15,4% 28,7% Totale 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% N 114 38 26 178 * Sono stati eliminati in tabella i “Non sa”. Insufficiente = fino a 5; Discreto = 6 e 7; Buono o ottimo = da 8 a 10. L’Università mi ha dato strumenti per capire e affrontare problemi In maniera coerente con la valutazione nel complesso positiva espressa nei confronti della preparazione fornita dall’università e dell’efficacia del Corso di Laurea rispetto all’inserimento lavorativo, il 70,9% dei laureati in Disegno Industriale, se dovesse scegliere oggi, si iscriverebbe di nuovo allo stesso Corso di Laurea.82 Si iscriverebbero di nuovo, soprattutto, le laureate donne (76,3% vs 66,7% dei laureati maschi) e , fra gli occupati, principalmente gli atipici, seguiti dai lavoratori autonomi e, da ultimo, da quelli impiegati alle dipendenze. Tabella 4.35 – Oggi si iscriverebbe allo stesso Corso di Laurea? per attuale posizione nella professione (Valori %. N=178) Oggi si iscriverebbe allo stesso Corso di Laurea? Sì No Totale N Attuale posizione nella professione Atipico / Dipendente Autonomo parasubordinato 67,0% 75,0% 85,0% 33,0% 25,0% 15,0% 100,0% 100,0% 100,0% 94 64 20 Totale 71,9% 28,1% 100,0% 178 Si iscriverebbero di nuovo, inoltre, principalmente coloro che sono riusciti ad ottenere un impiego coerente con il corso di studi seguito, come messo in luce dalla tabella seguente. 82 Il dato relativo alla propensione a iscriversi nuovamente al Corso di Laurea già frequentato, seppure non perfettamente comparabile per la diversa formulazione della domanda e perchè riferito all’intero “gruppo Architettura”, risulta piuttosto coerente con quello riscontrato a livello nazionale dall’indagine Istat sui laureati del 2001: a tre anni dalla laurea, il 3,3% non si iscriverebbe a nessun corso universitario, mentre il 96,7% lo farebbe. Nel dettaglio, si iscriverebbe allo stesso Corso di Laurea il 79,9%, mentre il 9,9% si iscriverebbe ad un altro Corso di Laurea della durata di 4 o più anni, il 6,5% ad un Corso di Laurea triennale e lo 0,4% ad un corso di diploma universitario. 80 Tabella 4.36 – Oggi si iscriverebbe allo stesso Corso di Laurea? per coerenza dell’attuale lavoro con gli studi universitari svolti (Valori %. N=178) Oggi si iscriverebbe allo stesso Corso di Laurea? Sì No Totale N Attuale lavoro coerente con gli studi? Sì Solo in parte No 81,6% 18,4% 100,0% 114 57,9% 42,1% 100,0% 38 50,0% 50,0% 100,0% 26 Totale 71,9% 28,1% 100,0% 178 Per chi non si iscriverebbe una seconda volta al Corso di Laurea in Disegno Industriale, all’origine del rifiuto è soprattutto l’insoddisfazione verso gli sbocchi professionali offerti (47,2%), ma non mancano fattori di scelta personale (il 24,5% dichiara di aver maturato nuovi interessi), la delusione rispetto ai contenuti del corso (20,8%) o alla sua eccessiva durata (1,9%) o altri elementi, fra cui soprattutto l’assenza di un albo professionale, evidentemente visto come una forma di tutela e di facilitazione per l’ingresso e la permanenza nel mercato del lavoro. 4.4.2 L’occupazione ideale Allo stato attuale, il 52,8% dei laureati in Disegno Industriale svolge un impiego alle dipendenze, il 36% un lavoro autonomo e il restante 11,2% lavora con un contratto atipico. Se dal piano dell’occupazione reale si passa a quello dell’occupazione ideale, però, si riscontra una propensione più diffusa verso il lavoro indipendente, scelto in linea teorica dal 52,2% dei laureati in Disegno Industriale, a fronte del 29,1% che sceglierebbe un impiego alle dipendenze e del 18,7% che non esprime la propria preferenza in proposito.83 I laureati maschi mostrano, peraltro, una tendenza più spiccata a preferire il lavoro autonomo, a fronte di laureate donne più legate alla prospettiva del lavoro dipendente, probabilmente in virtù della maggiore stabilità e sicurezza associate ad esso. Centrando l’analisi sugli occupati al momento della rilevazione, emerge con chiarezza l’attrazione esercitata dal lavoro indipendente: se ben il 78% degli attuali lavoratori autonomi sceglierebbe ancora un’occupazione indipendente, fra gli occupati attualmente in posizione dipendente solo il 38,3% indica come ideale il 83 Il dato relativo alle preferenze espresse è relativo ai 182 laureati attualmente inseriti nel mercato del lavoro (occupati e in cerca di occupazione) e a quelli ancora in formazione (escludendo, cioè, i 2 laureati in condizione di inattività al momento della rilevazione). Per le percentuali di preferenza relative ai soli occupati si rimanda alla tabella 4.38. 81 lavoro alle dipendenze, a fronte di un altro 38,3% che preferirebbe invece un impiego autonomo e di un 23,4% che non ha preferenze in merito al tipo di occupazione. Tabella 4.37 – Preferenza per un lavoro dipendente o autonomo per sesso (Valori %. N=182) Sesso Preferirebbe un lavoro dipendente o autonomo? Dipendente Autonomo Non so / indifferente Totale N M F 22,5% 57,8% 19,6% 100,0% 102 37,5% 45,0% 17,5% 100,0% 80 Totale 29,1% 52,2% 18,7% 100,0% 182 Tabella 4.38 – Preferenza per un lavoro dipendente o autonomo per posizione nella professione degli occupati (Valori %. N=178) Preferirebbe un lavoro dipendente o autonomo? Dipendente Autonomo Non so / indifferente Totale N Attuale posizione nella professione Atipico / Dipendente Autonomo parasubordinato 38,3% 15,6% 25,0% 38,3% 78,1% 35,0% 23,4% 6,3% 40,0% 100,0% 100,0% 100,0% 94 64 20 Totale 28,7% 52,2% 19,1% 100,0% 178 Ancora più marcata di quella relativa all’occupazione autonoma appare la preferenza dei laureati in Disegno Industriale nei confronti del settore privato: lo sceglierebbe il 77,5% degli occupati, a fronte del solo 7,7% che opterebbe per il pubblico e del 14,8% indifferente a tale scelta, con una maggiore propensione verso il pubblico da parte della componente femminile e, in maniera complementare, una tendenza più marcata verso il privato da parte dei laureati maschi. Tabella 4.39 – Preferenza per un lavoro nel settore pubblico o privato per sesso (Valori %. N=182) Preferirebbe un lavoro nel settore pubblico o privato? Pubblico Privato Non so / indifferente Totale N Sesso M F 4,9% 82,4% 12,7% 100,0% 102 11,3% 71,3% 17,5% 100,0% 80 Totale 7,7% 77,5% 14,8% 100,0% 182 Prendendo in esame gli occupati che svolgono attualmente un lavoro del tutto o almeno in parte coerente con il Corso di Laurea seguito, tra chi lavora nel pubblico solo pochi (il 22,2%) esprimono una preferenza verso questo ambito, mentre per 82 chi svolge la propria attività nel privato l’81,1% ritiene anche che il privato sia il settore ideale. Tabella 4.40 – Preferenza per un lavoro nel settore pubblico o privato per settore di attività di chi svolge un’occupazione coerente (Valori %. N=152) Preferirebbe un lavoro nel settore pubblico o privato? Pubblico Privato Non so / indifferente Totale N Settore di attività coerente Pubblico Privato 22,2% 44,4% 33,3% 100,0% 9 6,3% 81,1% 12,6% 100,0% 143 Totale 7,2% 78,9% 13,8% 100,0% 152 83 5. I LAUREATI IN PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 5.1 Le caratteristiche socio-anagrafiche e il percorso formativo Oltre al sottogruppo numericamente più consistente dei laureati in Architettura e di quelli in Disegno industriale, l’indagine ha coinvolto anche i 60 studenti laureatisi in Pianificazione Territoriale sempre nell’anno solare 2000 presso il Politecnico di Milano, con un grado di copertura pari al 71,7% (ovvero 43 soggetti).84 A differenza di quanto accade nel Corso di Laurea in Architettura, i laureati in Pianificazione sono prevalentemente maschi (60,5% vs 39,5% delle laureate), tutti di nazionalità italiana, in maggioranza provenienti da istituti tecnici (46,5%) e licei scientifici (34,9%), con quote inferiori che hanno conseguito la maturità artistica (14%) o classica (4,7%). Rispetto ai laureati in Architettura, chi segue il corso di Pianificazione Territoriale tende a terminare gli studi universitari più rapidamente: il 23,3% si laurea in corso (nei 4 anni previsti dal piano di studi del vecchio ordinamento) e quasi il 75% nel primo anno fuori corso,85 a fronte di un residuale 2,3% (corrispondente ad un solo caso) che ha impiegato un tempo superiore ai 7 anni. Tabella 5.1 – Durata degli studi per sesso (Valori %. N=43) Durata studi PIA Laureati in corso Fino a 7 anni 8 anni e oltre Totale N Sesso M F 26,9% 69,2% 3,8% 100,0% 26 17,6% 82,4% Totale 23,3% 74,4% 2,3% 100,0% 43 100,0% 17 Anche il rendimento negli studi universitari dei laureati in Pianificazione sembra più elevato, almeno se si prende in esame la votazione di laurea: non ha superato i 90/100 solo il 30,2%, mentre, il 34,9% ha raggiunto un punteggio compreso fra 91 e 95 e il 29,2% ha ottenuto performance superiori, con risultati migliori nell’ambito della componente femminile. 84 La scarsa numerosità del sottogruppo rende, ovviamente, necessaria nell’interpretazione dei dati che saranno esposti nel corso del capitolo 5. una certa cautela 84 Tabella 5.2 – Voto di laurea per sesso (Valori %. N=43) Sesso Voto di laurea Fino a 90 Da 91 a 95 Da 96 a 100 Totale N Totale M F 42,3% 38,5% 19,2% 100,0% 26 11,8% 29,4% 58,8% 100,0% 17 30,2% 34,9% 34,9% 100,0% 43 D’altro canto, quasi la metà dei laureati in Pianificazione è rappresentata da “studenti puri”, che non hanno mai svolto attività lavorative durante l’università, a fronte di poco più di un terzo che ha fatto lavori occasionali e/o stagionali e di un 16,3% che ha svolto impieghi continuativi. L’occupazione di natura continuativa riguarda, peraltro, esclusivamente la componente maschile, a fronte di laureate donne più propense a concentrarsi soltanto sugli studi universitari o, comunque, a limitare le attività lavorative esclusivamente ad impieghi saltuari. Tabella 5.3 – Svolgimento di attività lavorative durante il Corso di Laurea per sesso (Valori %. N=43) Sesso Durante il corso ha lavorato? Non ho mai lavorato Lavori occasionali o stagionali Lavori continuativi Totale N M F 38,5% 34,6% 26,9% 100,0% 26 64,7% 35,3% 100,0% 17 Totale 48,8% 34,9% 16,3% 100,0% 43 I pochi laureati che hanno lavorato durante gli studi universitari, di conseguenza, hanno spesso svolto attività professionali non congruenti con il Corso di Laurea frequentato, soprattutto per quanto riguarda la componente femminile più coinvolta da impieghi di natura esclusivamente occasionale: ha fatto lavori non coerenti il 50%, contro il 40,9% medio. Tabella 5.4 – Coerenza delle attività lavorative svolte durante gli studi con il Corso di Laurea frequentato per sesso (Valori %. N=22) Lavoro (durante il corso) coerente con il corso? Si Si in parte No Totale N Sesso M F 25,0% 37,5% 37,5% 100,0% 16 33,3% 16,7% 50,0% 100,0% 6 Totale 27,3% 31,8% 40,9% 100,0% 22 85 In analogia con la classificazione utilizzata per gli altri Corsi di Laurea, si è mantenuta, comunque, in tabella la classificazione “laureati in corso”, “entro i 7 anni” e “8 anni e oltre”. 85 Anche fra i laureati in Pianificazione Territoriale, come fra gli architetti, non si riscontra una particolare propensione alla formazione post-laurea, che coinvolge complessivamente soltanto il 32,6% di chi esce da questo Corso di Laurea (il 41,2% delle donne e il 26,9% degli uomini).86 E’ però il caso di sottolineare come, sebbene non si registri nessun laureato in Pianificazione Territoriale iscritto ad un altro Corso di Laurea, sembra manifestarsi, in media, una tendenza più spiccata a seguire una formazione di tipo universitario, come un dottorato di ricerca87 (35,7%, vs 6,7% fra chi esce da Architettura e 7,3% di chi ha frequentato il Corso di Laurea in Disegno industriale) oppure master e/o specializzazioni88 (57,1%, contro il 53,7% dei designer e il 29,1% degli architetti). Al contrario, risulta meno diffusa la frequenza di altra formazione: coinvolge, infatti, il 21,4% dei laureati in Pianificazione, a fronte del 29,3% dei laureati in Disegno industriale e del 63,2% di chi esce da Architettura. Tabella 5.5 – Tipologia di attività formative post laurea frequentate per sesso (Valori %. N=14)* Tipo attività formativa Sesso M Dottorato di ricerca 14,3% Specializzazione post laurea o master 57,1% Altro Corso di Laurea Altra formazione 14,3% * In tabella sono presentati soltanto i “Sì” per ciascuna possibile attività di F 57,1% 57,1% Totale 35,7% 57,1% 28,6% 21,4% formazione post laurea. La formazione post laurea presenta sempre un certo grado di coerenza con il percorso universitario seguito: per il 78,6% di chi ha fatto formazione essa è stata del tutto congruente con il Corso di Laurea in Pianificazione Territoriale, per il restante 21,4% lo è stata almeno parzialmente. La motivazione principale alla base della decisione di proseguire gli studi dopo la laurea è, in primo luogo, il desiderio di accrescere la propria professionalità 86 Si riportano, per una opportuna contestualizzazione, i dati sulla partecipazione ad attività formative post laurea che emergono da altre indagini sui laureati, già citati in relazione ai laureati in Architettura. L’indagine condotta dal Consorzio AlmaLaurea sui laureati pre-riforma della facoltà di Architettura a distanza di 5 anni dalla laurea mette in luce la partecipazione ad almeno una attività di formazione da parte del 75,8% dei laureati del 2000. Similmente, dall’indagine Istat 2004 condotta sui laureati del 2001 emerge che nei tre anni successivi alla laurea il 79% dei laureati ha iniziato almeno un’attività di formazione. Per maggior approfondimenti si rimanda a Istat, I laureati e lo studio – Inserimento professionale dei laureati. Indagine 2004, Statistiche in breve, 28 aprile 2006 e a AlmaLaurea, Condizione occupazionale dei laureati pre e post riforma. VIII Indagine 2005, marzo 2006. 87 I corsi di dottorato seguiti afferiscono la Pianificazione Territoriale e le politiche pubbliche del territorio e progetti e politiche urbane. 88 I principali contenuti dei percorsi formativi di specializzazione e/o dei master scelti sono: Pianificazione e progettazione del paesaggio e ambiente, Pianificazione Territoriale nei paesi in via di sviluppo, gestione del territorio, città salute e sicurezza, realizzazione di sistemi territoriali complessi, valutazione dell’impatto ambientale. 86 (57,1%), seguito dalla spinta a migliorare le proprie possibilità di fare carriera (28,6%), mentre pesano meno sulla scelta la volontà di aumentare le possibilità di trovare un lavoro e l’insoddisfazione nei confronti degli sbocchi professionali offerti dalla laurea in Pianificazione (entrambi 7,1%). Una volta terminato il Corso di Laurea, il 69,8% dei laureati in Pianificazione Territoriale ha sostenuto e superato l’esame di stato per l’abilitazione all’esercizio dell’attività professionale, senza significative differenze di genere. Tabella 5.6 – Superamento dell’esame di stato per sesso (Valori %. N=43) Ha superato esami di stato per abilitazione professionale Sì No Totale N Sesso M F 69,2% 30,8% 100,0% 26 70,6% 29,4% 100,0% 17 Totale 69,8% 30,2% 100,0% 43 Come si verifica anche per i laureati in Architettura, l’esame viene sostenuto, nella maggioranza dei casi, nei due anni successivi al conseguimento della laurea o, al massimo, entro i 3 anni. Tabella 5.7 – Anno di superamento dell’esame di stato per sesso (Valori %. N=30) Sesso Quando ha superato esame di stato 2001 2002 2003 2004 2005 2006 Non ricordo Totale N Totale M F 27,8% 38,9% 11,1% 33,3% 16,7% 33,3% 8,3% 5,6% 5,6% 11,1% 100,0% 18 8,3% 100,0% 12 30,0% 30,0% 20,0% 3,3% 3,3% 3,3% 10,0% 100,0% 30 Una percentuale inferiore dei laureati in Pianificazione Territoriale, pari al 58,1%, decide, inoltre, di iscriversi nelle apposite sezioni dell’Ordine professionale. L’iscrizione avviene, contrariamente a quanto si verifica per l’esame di stato, in maniera più dilazionata nel tempo: il 20% si iscrive all’Ordine nell’anno immediatamente successivo alla laurea, un altro 20% nel 2002, il 24% nel 2003, il 12% nel 2004 e un altro 12% nei due anni seguenti, a fronte di un 12% che non ricorda l’anno di iscrizione. L’iscrizione all’Ordine è più diffusa tra i laureati maschi che fra le laureate donne e sembra positivamente correlata con un percorso di studi universitari nei tempi 87 standard: si iscrive il 70% dei laureati in corso, a fronte del 56,3% che si laurea un anno fuori corso.89 Tabella 5.8 – Iscrizione all’Ordine per sesso (Valori %. N=43) Sesso Si è iscritto all ordine professionale Sì No Totale N Totale M F 61,5% 38,5% 100,0% 26 52,9% 47,1% 100,0% 17 58,1% 41,9% 100,0% 43 5.2 La situazione attuale A distanza di circa 6 anni dal conseguimento della laurea, tutti i laureati in Pianificazione Territoriale hanno conosciuto un inserimento nel mercato del lavoro: si può sostanzialmente parlare di una condizione di piena occupazione, poiché su 43 persone, 42 risultano attualmente impegnate in un’attività lavorativa e solo una (donna) disoccupata è in cerca di un nuovo impiego.90 Tabella 5.9 – Attuale condizione occupazionale per sesso (Valori %. N=43) Situazione occupazionale attuale Occupato Disoccupato in cerca di nuova occupazione In cerca di prima occupazione Studente Non studia e non cerca lavoro Totale N Sesso Totale M F 100,0% 94,1% 5,9% 97,7% 2,3% 100,0% 26 100,0% 17 100,0% 43 In ragione della presenza di un solo laureato attualmente in condizione non lavorativa, si è scelto di presentare nel corso di questo stesso paragrafo i dati più rilevanti relativi al soggetto in cerca di occupazione al momento dell’intervista, 89 L’unico laureato che ha impiegato oltre 7 anni per conseguire il titolo di studio universitario non si è iscritto all’Ordine. 90 Si hanno, dunque, percentuali del 97,7% di occupati e del 2,3% di disoccupati. Il dato risulta relativamente coerente con quello riscontrato dall’indagine Istat 2004 sull’inserimento professionale dei laureati 2001 nei corsi del gruppo di Architettura diversi dal Corso di Laurea in Architettura (la classificazione Istat include nel “gruppo Architettura” i Corso di Laurea di Architettura, Disegno industriale, Pianificazione Territoriale ed urbanistica, Storia e conservazione dei beni architettonici e ambientali, Pianificazione Territoriale, urbanistica ed ambientale). A tre anni dal conseguimento del titolo di studio universitario, i laureati occupati sono il 90% del totale, a fronte di un 5,1% in cerca di lavoro e un 4,7% che non lavora e non cerca lavoro. Per un maggiore dettaglio si rimanda a Istat, I laureati e il mercato del lavoro – Inserimento professionale dei laureati. Indagine 2004, Collana Informazioni, n. 14 2006. 88 dedicando, invece, maggiori approfondimenti nei paragrafi successivi ai laureati oggi occupati, che costituiscono il principale focus di indagine. I dati relativi alla durata della ricerca di lavoro mettono in luce una situazione legata a percorsi quasi “fisiologici” di carriera esterna: la persona, al momento della rilevazione, è in cerca di lavoro da 3 mesi, probabilmente a causa della scadenza di un contratto a termine, ed ha precedente svolto, a partire dall’anno successivo alla laurea, occupazioni giudicate perfettamente coerenti con il Corso di Laurea frequentato. Sarebbe disposta ad un’elevata mobilità territoriale per trovare un impiego, purché questo corrisponda ai suoi personali interessi e competenze, mostrandosi peraltro particolarmente attiva nella ricerca di lavoro, mediante il ricorso a tutti i canali possibili: la propria iniziativa autonoma (inserzioni, risposta ad annunci di lavoro, autocandidature, concorsi pubblici), le proprie conoscenze e amicizie o l’utilizzo di contatti provenienti da famiglia e parenti, l’intermediazione pubblica (Centri per l’Impiego, di orientamento o di informazione) e privata (agenzie di ricerca del personale, di orientamento e formazione, di somministrazione di lavoro temporaneo), i servizi universitari/di enti di formazione/tirocinio o praticantato e le associazioni di categoria e organizzazioni sindacali. 5.2.1 I laureati occupati La maggior parte dei laureati in Pianificazione Territoriale occupati al momento della rilevazione svolgono un’attività lavorativa iniziata dopo la laurea, ma c’è anche un gruppo (quasi il 12%) che ha oggi un impiego trovato prima di laurearsi, a testimonianza dell’esistenza di una certa tendenza alla continuità.91 Tabella 5.10 – Lavoro svolto iniziato prima o dopo la laurea per sesso (Valori %. N=42) Il lavoro è iniziato prima o dopo la laurea? Prima Dopo Totale N Sesso M F 19,2% 80,8% 100,0% 26 100,0% 100,0% 16 Totale 11,9% 88,1% 100,0% 42 D’altro canto, anche chi ha iniziato l’attuale lavoro dopo il conseguimento della laurea ha spesso raggiunto una considerevole esperienza, con una anzianità media 91 Il dato trova un certo riscontro nella già citata indagine Istat condotta nel 2004 a livello nazionale sui laureati del 2001: i dati in essa contenuti mettono in luce, infatti, come fra i soggetti laureatisi nelle facoltà del gruppo Architettura diverse da Architettura che risultano occupati al momento della rilevazione il 9,2% svolge un’attività iniziata prima di laurearsi, a fronte dell’80,8% impegnato in un lavoro cominciato dopo la laurea. 89 di servizio di circa 38 mesi, oltre 3 anni. Il 48,6% svolge, infatti, l’attuale occupazione da più di tre anni, a fronte del 21,6% che lo fa da non più di un anno e del 29,7% per cui l’esperienza maturata nel posto di lavoro che ricopre ancora oggi va dai 13 ai 36 mesi (due/tre anni). Tabella 5.11 – Da quanti mesi svolge il lavoro iniziato dopo la laurea? per sesso (Valori %. N=37) Da quanti mesi svolge attuale lavoro Fino a 6 Da 7 a 12 Da 13 a 24 Da 25 a 36 Da 37 a 48 Da 49 a 60 Da 61 a 72 Totale N Sesso Totale M F 4,8% 14,3% 9,5% 9,5% 19,0% 28,6% 14,3% 100,0% 21 12,5% 12,5% 25,0% 18,8% 8,1% 13,5% 16,2% 13,5% 10,8% 29,7% 8,1% 100,0% 37 31,3% 100,0% 16 A partire dall’anno successivo alla laurea (il 2001), tutti i laureati nel Corso di Laurea in Pianificazione Territoriale hanno trovato un impiego, a testimoniare un buon risultato del Corso di Laurea sul piano dell’occupabilità. I risultati sembrano, però, meno positivi se si analizza la coerenza delle attività lavorative svolte rispetto agli studi universitari seguiti: non solo, come accade anche ai laureati in Architettura e Disegno industriale (cfr. Tabella 3.22 e 4.19), la quota di occupati che svolgono un lavoro coerente non cresce in modo significativo con il passare degli anni, ma si riscontra anche un livello di coerenza meno elevato rispetto a quello che caratterizza i giovani usciti dal Corso di Laurea di Architettura. Infatti, i laureati in Pianificazione che dopo la fine dell’università hanno svolto attività professionali pienamente coerenti con il Corso di Laurea seguito sono, in media, 6 su 10, e nulla cambia in riferimento all’anno della rilevazione: come si avrà modo di vedere meglio in seguito (cfr. Tabella 5.12), svolge oggi un lavoro corrispondente alle competenze e conoscenze acquisite durante gli studi universitari il 61,9% degli occupati, a fronte di un 23,8% che ravvisa una coerenza parziale e di un 14,3% che non ne rileva affatto. Tabella 5.12 – Coerenza delle esperienze lavorative successive alla laurea rispetto agli studi svolti (N=42) Lavoro Coerente con la laurea Parzialmente coerente con la laurea Non coerente con la laurea Non lavoravo Totale N 2001 2002 2003 2004 2005 66,7% 19,0% 14,3% 66,7% 21,4% 11,9% 66,7% 21,4% 11,9% 59,5% 21,4% 19,0% 61,9% 21,4% 16,7% 100,0% 42 100,0% 42 100,0% 42 100,0% 42 100,0% 42 90 Per quanto concerne l’attuale posizione nella professione, a differenza dei laureati in Architettura, i giovani usciti dal Corso di Laurea in Pianificazione Territoriale sono significativamente presenti nel mercato del lavoro in qualità di dipendenti: si tratta del 61,9% del totale, a fronte di circa un terzo di autonomi e di un residuale 4,8% di atipici. In controtendenza rispetto a dati tradizionalmente riscontrati in questa e in altre indagini, la componente femminile non risulta più presente solo in relazione alle forme di lavoro atipico, ma anche nell’occupazione indipendente.92 Grafico 5.1 – Attuale posizione nella professione per sesso (N=42) Dipendente Totale Autonomo Atipico 61,9 F 56,3 M 37,5 65,4 0% 20% 4,8 33,3 40% 60% 6,3 30,8 3,8 80% 100% Anche per i laureati in Pianificazione, l’analisi delle qualifiche professionali maggiormente diffuse evidenzia il raggiungimento, a circa 6 anni dal conseguimento del titolo universitario, di una situazione di stabilità piuttosto generalizzata. Se anche non dall’università, avessero percorsi di raggiunto carriera la stabilità esterna subito hanno, dopo essere comunque, usciti portato la maggioranza assoluta dei laureati in Pianificazione a questo risultato. Ben il 73,3% dei lavoratori dipendenti ha, infatti, un lavoro standard93, ovvero un impiego a 92 Resta, comunque, valido l’invito alla prudenza nell’interpretazione dei dati relativi ai laureati in Pianificazione Territoriale, in ragione della scarsa numerosità del sottogruppo. 93 Si aderisce, in questa sede, alla definizione ISTAT, secondo cui rientrano nel lavoro standard soltanto il lavoro alle dipendenze a tempo pieno e con contratto a tempo indeterminato e le forme di lavoro autonomo stabili (imprenditori, liberi professionisti, agricoltori, artigiani e commercianti). Nel lavoro non standard sono, dunque, compresi il lavoro alle dipendenze a tempo indeterminato, ma part time, il lavoro dipendente a tempo determinato, quello parasubordinato (le vecchie collaborazioni coordinate e continuative, i contratti a progetto e le collaborazioni occasionali) ed interinale, i contratti a causa mista (di formazione lavoro e di apprendistato), nonché le attività di qualificazione e specializzazione professionale - quali praticantato, tirocini e stage, borse di studio - le cooperative di produzione e lavoro, il lavoro nell’azienda di famiglia e il lavoro senza contratto. 91 tempo indeterminato e a tempo pieno, a cui deve aggiungersi un 7,7% di contratti a tempo indeterminato ma part time, con quote più ridotte di contratti a termine (full time a tempo determinato o contratti di formazione lavoro/di inserimento). Anche sul piano della qualifica professionale, un terzo dei lavoratori dipendenti ha già incarichi di natura direttiva, anche se la maggioranza è utilizzata come impiegato tecnico, come messo in luce nella tabella 5.15. Tra i lavoratori autonomi si ha una netta prevalenza dei liberi professionisti che operano con partita IVA (85,7% del totale autonomi), mentre fra gli atipici (solo 2 casi) si hanno soltanto lavoratori parasubordinati che lavorano con contratti di collaborazione coordinata e continuativa/a progetto. Rispetto al genere, secondo trend largamente diffusi, la componente femminile risulta penalizzata, rispetto a quella maschile, sia in termini di stabilità - con una maggiore presenza di contratti a tempo determinato nell’ambito del lavoro dipendente – sia sul piano delle possibilità di carriera, con una minore presenza negli incarichi di natura direttiva e la presenza in posizioni meno qualificate. Tabella 5.13 – Tipologia di contratto di lavoro dipendente per sesso (Valori %. N=26) Tipo di contratto DIPENDENTE A tempo indeterminato e a tempo pieno A tempo indeterminato e a tempo parziale Di formazione lavoro/di inserimento Di apprendistato Stagionale A tempo determinato e a tempo pieno A tempo determinato e parziale Totale N Sesso Totale M F 88,2% 5,9% 44,4% 11,1% 11,1% 73,1% 7,7% 3,8% 5,9% 33,3% 15,4% 100,0% 17 100,0% 9 100,0% 26 Tabella 5.14 – Qualifica professionale dei lavoratori autonomi per sesso (Valori %. N=14) Qualifica professionale AUTONOMO Imprenditore Socio di società/cooperativa Libero professionista (con partita IVA) Artigiano Commerciante Altro (coadiuvante familiare, agricoltore…) Totale N Sesso M F 12,5% Totale 87,5% 16,7% 83,3% 7,1% 7,1% 85,7% 100,0% 8 100,0% 6 100,0% 14 92 Tabella 5.15 – Qualifica professionale dei lavoratori dipendenti per sesso (Valori %. N=26) Sesso Qualifica professionale DIPENDENTE M Dirigente Direttivo, quadro, funzionario Impiegato tecnico Operaio specializzato/qualificato, comune, bracciante Totale N F 11,8% 35,3% 52,9% 11,1% 77,8% 11,1% 100,0% 9 100,0% 17 Totale 7,7% 26,9% 61,5% 3,8% 100,0% 26 L’occupazione dichiarata rappresenta, nell’83,3% dei casi, l’unico lavoro svolto, a fronte del solo 16,7% che esercita anche altre attività professionali, con una tendenza più spiccata a mantenere più di un impiego nel settore pubblico rispetto a quello privato (21,1% vs 11,8%). Sul piano della retribuzione, circa un terzo dei laureati in Pianificazione Territoriale che hanno fornito una risposta94 percepisce un guadagno mensile netto95 compreso fra i 1.000 ed i 1.450 euro, a fronte di poco più di un quarto che arriva a raggiungere la soglia dei 2.000 euro e di quote minoritarie che percepiscono mensilmente redditi molto bassi (inferiori ai mille euro) o più elevati, oltre i 2.000 euro (per entrambi 7,1%). Secondo trend ampiamente riscontrati sia in rapporto ai laureati del Politecnico nei Corsi di Laurea di Architettura e Disegno industriale, sia in altre indagini96, le laureate donne percepiscono mediamente un guadagno netto mensile inferiore rispetto ai colleghi uomini. Tabella 5.16 – Retribuzione netta mensile per sesso (Valori %. N=42) Retribuzione netta mensile Fino a 1.000 1.001-1.450 1.451-2.000 Oltre 2.000 Nr Totale N Sesso M F 3,8% 26,9% 30,8% 11,5% 26,9% 100,0% 26 12,5% 43,8% 18,8% 25,0% 100,0% 16 Totale 7,1% 33,3% 26,2% 7,1% 26,2% 100,0% 42 94 Il 26,2% non ha voluto indicare il proprio reddito mensile. Le mancate risposte sono, con buona probabilità, attribuibili in primo luogo alle classi di reddito più elevate, con conseguenti fenomeni di sottostima del reddito reale del target. A conferma di tale ipotesi anche il fatto che la quota più significativa di mancate risposte si registra fra i lavoratori autonomi, che tradizionalmente percepiscono retribuzioni più elevate. 95 Si fa riferimento, cioè, al guadagno percepito mensilmente dai laureati occupati, da cui sono stati detratti i contributi, le imposte, ecc. 96 Si cfr., in proposito, la già citata Istat, I laureati e il mercato del lavoro – Inserimento professionale dei laureati. Indagine 2004, Collana Informazioni, n. 14 2006. La stessa tendenza emerge nell’indagine AlmaLaurea (a 5 anni dalla laurea, i laureati M percepiscono un guadagno medio mensile netto di 1.429 euro, contro i 1.125 delle laureate F). 93 Per quanto concerne la dimensione97 dell’organizzazione in cui trovano attualmente impiego i laureati in Pianificazione Territoriale, nella maggioranza dei casi ci troviamo di fronte a piccole imprese o addirittura a microimprese: il 14,3% lavora in organizzazioni senza nessun dipendente, il 21,4% in organizzazioni che contano da 1 a 9 addetti e il 28,6% in aziende con un numero di addetti variabile fra 10 e 49. Una certa quota di laureati in Pianificazione trova impiego, però, anche in imprese di media dimensione: l’11,9% in riferimento alla classe di addetti 50-199, il 19% a quella 200 addetti e oltre. Come già notato in relazione ai laureati in Architettura e in Disegno industriale, le dimensioni dell’organizzazione di appartenenza sono minori per i lavoratori autonomi, per la quasi totalità costituiti da liberi professionisti con partita IVA: il 42,9% degli autonomi lavora, in fatti, in organizzazioni senza alcun dipendente, il 35,7% in luoghi di lavoro caratterizzati da un numero di addetti compreso tra 1 e 9 addetti e un altro 21,4% in organizzazioni caratterizzate dalla classe dimensionale 10-49 addetti. Grafico 5.2 – Classe dimensionale dell’organizzazione di appartenenza (Valori %. N=1.192) 4,8 14,3 Nessun dipendente 19,0 da 1 a 9 addetti da 10 a 49 addetti 21,4 da 50 a 199 addetti da 200 addetti e oltre 11,9 Nr 28,6 Per quanto concerne la localizzazione dell’attività lavorativa, per il 45,2% degli occupati essa ha sede a Milano e provincia – per un terzo nella città capoluogo e per quasi il 12% negli altri comuni della provincia milanese – a fronte di un 42,9% 97 Sono inclusi nel calcolo dimensionale il titolare ed eventuali soci o coadiuvanti. 94 che lavora in altre province lombarde e dell’11,9% che esercita la propria attività in altre regioni, per un totale di 88,1% intervistati che lavorano in Lombardia. Analizzando il dato nell’ottica delle dimensioni del comune di localizzazione dell’attività, emerge che un terzo dei laureati in Pianificazione Territoriale lavora in comuni non capoluogo di provincia, a fronte di un altro terzo impiegato entro i confini del Comune di Milano e di un 33,3% che lavora in altre città capoluogo di provincia.98 Grafico 5.3 – Localizzazione del Comune dove ha sede l’attività lavorativa (Valori %. N=42) 4,8 Comune di Milano 16,7 33,3 Provincia Milano (escluso MI) Altre città capoluogo di provincia in Lombardia 7,1 Altre città capoluogo di provincia fuori Lombardia Altre città non capoluogo in Lombardia 26,2 11,9 Altre città non capoluogo fuori Lombardia Come già riscontrato anche per i laureati in Architettura, a fronte di una certa capacità di attrazione della provincia di Milano, una volta terminati gli studi molti studenti “fuori sede” trovano impiego in altre province, con buona probabilità tornando a lavorare, nella maggioranza dei casi, nelle province di residenza. 98 Tra i laureati in Architettura si riscontra una percentuale più elevata di occupati che lavorano in piccoli centri non capoluogo di provincia, pari al 44% circa., mentre fra i laureati in Disegno industriale la percentuale è del 39,9%. 95 Tabella 5.17 – Localizzazione del Comune dove ha sede l’attività lavorativa per luogo di residenza al momento degli studi (Valori %. N=42) Localizzazione attività lavorativa Comune di Milano Provincia Milano (escluso MI) Altre città capoluogo di provincia in Lombardia Altre città non capoluogo in Lombardia Totale Lombardia Altre città capoluogo di provincia fuori Lombardia Altre città non capoluogo fuori Lombardia Totale N 56,3% 25,0% 6,2% 6,2% 93,7% Residenza Altre province della Lombardia 19,0% 4,8% 47,6% 23,8% 95,2% 6,3% 4,8% 100,0% 16 100,0% 21 Milano e provincia Fuori regione Totale 20,0% 20,0% 40,0% 33,3% 11,9% 26,2% 16,7% 88,1% 20,0% 40,0% 100,0% 5 7,1% 4,8% 100,0% 42 Il principale canale di ricerca che ha portato i laureati in Pianificazione Territoriale a svolgere l’attuale occupazione è quello legato all’iniziativa autonoma (inserzioni, risposta ad annunci, autocandidature, concorsi pubblici, ecc.), utilizzato con successo dal 38,1% di chi esce da questo Corso di Laurea. I laureati in Pianificazione si contraddistinguono, però, anche per il significativo ricorso a canali di ricerca di impiego di natura formale e istituzionale, in primis l’intermediazione pubblica (Centri per l’Impiego, di orientamento o di informazione), che ha rappresentato lo strumento di inserimento nell’attuale occupazione per il 26,2% del totale. Un quinto dei laureati usciti dal corso di Pianificazione ha, invece, trovato il lavoro che svolge ancora oggi utilizzando contatti provenienti dalle proprie amicizie e conoscenze. Tabella 5.18 – Canale di ricerca con cui ha trovato lavoro per sesso (Valori %. N=42) Canale con cui ha trovato lavoro Intermediazione pubblica Intermediazione privata Servizi universitari, Enti di formazione, tirocinio, praticantato Iniziativa autonoma Contatti familiari Contatti amici Totale N Sesso M F 34,6% 3,8% 3,8% 38,5% 12,5% 12,5% 12,5% 37,5% 6,3% 18,8% 100,0% 16 19,2% 100,0% 26 Totale 26,2% 7,1% 7,1% 38,1% 2,4% 19,0% 100,0% 42 Per quanto concerne l’efficacia del Corso di Laurea in Pianificazione Territoriale nel garantire ai propri iscritti un impiego coerente con gli studi svolti, a distanza di circa 6 anni dalla discussione della tesi, il 61,9% dei laureati svolge un lavoro pienamente congruente, il 23,8% un’occupazione solo in parte corrispondente e un 96 14,3% un impiego del tutto estraneo alle conoscenze e competenze apprese negli anni dell’università.99 Tabella 5.19 – Coerenza dell’attuale lavoro con gli studi per sesso (Valori %. N=42) Attuale lavoro coerente con gli studi? Sì Solo in parte No Totale N Sesso M F 65,4% 19,2% 15,4% 100,0% 26 56,3% 31,3% 12,5% 100,0% 16 Totale 61,9% 23,8% 14,3% 100,0% 42 Sebbene la scarsa numerosità dei laureati in Pianificazione suggerisca prudenza nell’interpretazione del dato, sembrerebbe confermata la tendenza già riscontrata per i giovani usciti dagli altri Corsi di Laurea del gruppo Architettura, con una piena coerenza più diffusa fra i lavoratori autonomi rispetto a quelli alle dipendenze (71,4% vs 57,7%). Le famiglie di insegnamento maggiormente utilizzate dai laureati in Pianificazione Territoriale nell’ambito delle loro varie attività lavorative sono, soprattutto, quelle relative all’urbanistica (54,8%) e quelle progettuali (40,5%), seguite a distanza dagli insegnamenti tecnologici (19%), sociologici (11,9%) e concernenti la rappresentazione (9,5%). Tabella 5.20 – Famiglie di insegnamento più utilizzate per coerenza dell’attuale lavoro con gli studi (Valori %. N=42)* Famiglie di insegnamento Attuale lavoro coerente con gli studi? Sì Solo in parte No Progettuali 38,5% 50,0% 33,3% Design 3,8% Storiche Tecnologiche 19,2% 30,0% Sociologiche 19,2% Estimative 7,7% Restauro 3,8% Scienza delle costruzioni Urbanistica 69,2% 50,0% Rappresentazione 15,4% Nessuna di quelle previste dalla laurea 66,7% Matematica e fisica Economia 7,7% Valutazione 20,0% Altro100 8,0% * In tabella sono presentati soltanto i “Sì” per ciascuna famiglia di insegnamento utilizzata. Totale 40,5% 2,4% 19,0% 11,9% 4,8% 2,4% 54,8% 9,5% 9,5% 4,8% 4,8% 4,9% 99 I laureati che al momento della rilevazione svolgono un lavoro non coerente con il Corso di Laurea in Pianificazione Territoriale sono occupati nei comparti della Pubblica Amministrazione e difesa, assicurazione sociale obbligatoria, nelle altre attività professionali e imprenditoriali e nelle Costruzioni. Per ulteriori dettagli sulla classificazione utilizzata si rimanda alla lettura della classificazione Istat delle attività economiche (Ateco 2001). 100 Nella voce “altro” sono incluse principalmente la chimica e le materie giuridiche. 97 A chi svolge un lavoro non corrispondente alle conoscenze acquisite durante gli studi universitari è capitato meno di quanto non sia accaduto agli altri di utilizzare le famiglie di insegnamento più strettamente legate al Corso di Laurea in Pianificazione; più in generale, chi non ha un impiego coerente dichiara spesso (66,7% dei casi) di non utilizzare alcuno degli insegnamenti previsti dal Corso di Laurea. 5.3 Approfondimenti tematici sugli occupati 5.3.1 L’occupazione coerente Allo scopo di focalizzare l’analisi sulle specificità del lavoro del pianificatore, anche per questo sottogruppo di laureati si è scelto di dedicare una sezione ad hoc all’analisi delle principali caratteristiche dell’occupazione del tutto o almeno in parte coerente, in termini di contenuti, con il percorso di studi precedentemente intrapreso.101 Rispetto a questo sottogruppo si approfondiranno, in particolare, la percezione dell’identità professionale, i principali ambiti di attività, le modalità e gli stili di lavoro, le aree di competenza più rilevanti, nonché la necessità di eventuali prerequisiti per lo svolgimento dell’attuale occupazione, di natura formale (titoli di studio richiesti, necessità dell’iscrizione all’Ordine professionale) e contenutistica (conoscenze informatiche). In relazione al tema dell’identità professionale, il 63,9% dei laureati in Pianificazione Territoriale si definirebbe effettivamente “pianificatore”, a fronte del 25% che si riconosce solo in parte in questa definizione e dell’11,1% che non vi si identifica affatto. Sembra opportuno, in proposito, sottolineare due dati: il primo riguarda la correlazione diretta esistente fra la coerenza dell’occupazione svolta con i contenuti appresi durante il Corso di Laurea e la forza dell’identità professionale, tale che si definirebbero pianificatori soprattutto coloro che percepiscono il proprio lavoro del tutto coerente con il Corso di Laurea rispetto a coloro che vi ravvisano una corrispondenza solo parziale. 101 Si ricorda che i laureati in Pianificazione che hanno dichiarato di svolgere un lavoro del tutto o in parte coerente con il Corso di Laurea frequentato sono in tutto 36 su 42 occupati, ovvero l’85,7% del totale (cfr. Tabella 5.12). 98 Il secondo aspetto è relativo, invece, ad una comparazione dell’identità professionale dei laureati dei tre Corsi di Laura del gruppo Architettura: i laureati in Pianificazione (e, ancor più, quelli in Disegno industriale) sembrano avere, in generale, una minore consapevolezza dell’appartenenza ad un gruppo coeso rispetto ai laureati in Architettura, assai più propensi a definirsi – e, quindi, a sentirsi – architetti a 360 gradi. Tabella 5.21 – Si definirebbe “pianificatore”? per coerenza dell’attuale lavoro con gli studi (Valori %. N=36)* Attuale lavoro coerente con gli studi? Sì Solo in parte Totale Si definirebbe Pianificatore? Sì Sì, in parte No 80,8% 20,0% 63,9% 15,4% 50,0% 25,0% 3,8% 30,0% 11,1% Totale N 100,0% 100,0% 100,0% 26 10 36 I laureati in Pianificazione Territoriale trovano più spesso un’occupazione coerente con i contenuti appresi all’università nel settore pubblico: il 52,8%, a fronte dell’11,6% dei laureati in Architettura e del 5,9% di chi esce dal Corso di Laurea in Disegno industriale. Ambiti privilegiati del pubblico in cui operano i laureati in Pianificazione sono il Comune (27,8%) e la Provincia (11,1%), mentre nel settore privato le maggiori opportunità per svolgere impieghi coerenti con la laurea conseguita si hanno negli studi professionali e associati (complessivamente il 16,7%) e, secondariamente, nei servizi (13,9%) e nelle imprese di costruzione (8,3%). Per quanto concerne le aree di competenza in cui sono prioritariamente impegnati i laureati in Pianificazione Territoriale che svolgono un lavoro coerente con gli studi fatti, si riscontra una distribuzione piuttosto equilibrata rispetto alla pianificazione (47,2%), alla progettazione (38,9%) e alla gestione (38,9%), che sembrano costituire il nucleo forte delle competenze essenziali per svolgere il lavoro del pianificatore. Rispetto ai laureati in Architettura si rileva anche un maggiore impegno nelle aree della ricerca e della formazione (comune anche ai laureati in Disegno industriale) e nell’ambito della valutazione (rispetto al quale i laureati in Pianificazione si distinguono da quelli usciti dagli altri Corsi di Laurea del gruppo Architettura). 99 Tabella 5.22 – Settore di attività dei laureati che svolgono un lavoro coerente per sesso (Valori %. N=36) Sesso Settore di attività Totale M F PUBBLICO Comunità europea Ministero Regione Provincia Comune Consorzi e Comunità Montane Agenzia di sviluppo locale/enti bonifica.. Usl e Ospedali Scuola Università 50,0% 57,1% 52,8% 4,5% 9,1% 31,8% 7,1% 14,3% 21,4% 7,1% 5,6% 11,1% 27,8% 2,8% 4,5% 7,1% 5,6% PRIVATO IMPRESA DI COSTRUZIONE Azienda produzione (mobili, materiale edilizia...) Azienda commerciale (ag. vendite immobiliari, .. ) Studio profess. proprio/Studio associato proprio Studio professionale/studio associato Studio di grafica/comunicazione Società di ingegneria Editoria/Pubblicità Fotografia, audiovisivi, immagine Centri di ricerca Arredo Settore artistico (Gallerie, Musei ecc…) Moda Istruzione Servizi Totale N 50,0% 9,1% 9,1% 4,5% 18,2% 42,9% 7,1% 7,1% 7,1% 47,2% 8,3% 5,6% 2,8% 13,9% 2,8% 9,1% 100,0% 22 21,4% 100,0% 14 13,9% 100,0% 36 Grafico 5.4 – Aree di competenza prioritarie dei laureati che svolgono un lavoro coerente (Valori %. N=36)* Comunicazione esterna 8,3 Progettazione e gestione sistemi informativi 5,6 Valutazione 13,9 Controllo 11,1 Gestione 36,1 16,7 Direzione lavori 38,9 Progettazione 47,2 Pianificazione 11,1 13,9 Formazione Ricerca 0 20 40 60 * Nel grafico sono presentati soltanto i “Sì” per ciascuna area di competenza. 100 Per poter accedere al lavoro che svolgono attualmente, circa 60 laureati in Pianificazione su 100 ritengono indispensabile esclusivamente il proprio tipo di laurea, un 30,6% ravvisa, invece, la necessità di una laurea in una specifica area disciplinare102, mentre l’8,3% reputa superflua la formazione universitaria.103 Grafico 5.5 – Formazione necessaria per il lavoro (Valori %. N=36) 8,3 30,6 Laurea di una specifica area disciplinare Esclusivamente il mio tipo di laurea Laurea non necessaria 61,1 Per i laureati in Pianificazione Territoriale l’iscrizione all’Ordine professionale sembra, inoltre, rappresentare un vincolo meno forte rispetto a quanto non accade per i laureati in Architettura. Solo il 36,1% di chi esce dal Corso di Laurea in Pianificazione Territoriale e trova un impiego almeno in parte coerente con gli studi svolti ritiene, infatti, che alcune delle proprie attività lavorative richiedano l’iscrizione all’Ordine.104 Per quanto riguarda, infine, alcuni pre-requisiti di natura “contenutistica”, la maggioranza assoluta di chi esercita una professione corrispondente a quanto appreso all’università ritiene importante una buona conoscenza delle tecnologie informatiche: molto elevata per il 16,7%, elevata per il 30,6% e almeno discreta per un altro 30,6%. 102 Per la maggioranza una laurea del gruppo Architettura, per gli altri una laurea in Ingegneria. 103 Il dato relativo a quanti hanno dichiarato la laurea in Pianificazione Territoriale necessaria per lo svolgimento del proprio lavoro è particolarmente positivo se confrontato con i dati Istat relativi ai laureati nel 2001 nei Corsi di Laurea del gruppo Architettura diversi da Architettura. Prendendo in esame quanti nel 2004 svolgono un lavoro continuativo iniziato dopo la laurea, solo il 52,3% ha dichiarato che possedere una laurea è necessario per il proprio lavoro, a fronte del 47,6% che reputa la laurea non necessaria. Fra i primi, peraltro, solo il 18,1% ritiene che per il proprio lavoro sia indispensabile possedere esclusivamente il proprio tipo di laurea, mentre il 31,3% fa riferimento alla laurea in specifiche aree disciplinari e il 2,9% ad una laurea qualsiasi. 104 Si ricorda che fra i laureati in Architettura la percentuale è pari al 63,2%. 101 In relazione alle modalità e allo stile prevalente di lavoro, fra i laureati in Pianificazione che hanno un’occupazione almeno in parte coerente con gli studi universitari seguiti si individua chiaramente una modalità di lavoro “collegiale”, in quanto i due terzi svolgono la propria attività sempre o quasi sempre collaborando con altri (gruppi di lavoro, studi professionali, ecc.) e il restante terzo in parte collaborando con altri, mentre non si riscontrano casi di lavoro prevalentemente in autonomia. Fra i laureati in Pianificazione Territoriale risulta, peraltro, piuttosto marcata (72,2% dei casi) la tendenza a seguire, in generale, l’intero ciclo produttivo di un’opera, dal progetto preliminare alla direzione dei lavori. L’opera, in taluni casi, può avere anche un valore decisamente alto: nel 42,3% esso è compreso fra i 50mila e i 100mila euro, nel 34,6% dei casi tra 101mila e 500mila euro, ma nel 23,1% dei casi esso supera i 5 milioni di euro. Per i due terzi circa dei laureati in Pianificazione, inoltre, non è possibile collocare la propria attività prevalentemente ad un preciso stadio, proprio perchè essa coinvolge l’intero ciclo produttivo, a fronte di quote più ridotte la cui attività trova spazio principalmente in una fase specifica, in primis il documento preliminare (brief) o il progetto preliminare, in secondo luogo il progetto esecutivo o la direzione dei lavori. Grafico 5.6 – Stadio in cui si colloca prevalentemente l’attività degli occupati con un lavoro almeno in parte coerente (Valori %. N=36) 13,9 Documento preliminare Brief 13,9 Progetto preliminare Progetto esecutivo 2,8 66,7 2,8 Direzione lavori Intero ciclo produttivo 102 5.3.2 La soddisfazione per il lavoro svolto Oltre a richiedere dati di natura “oggettiva” relativi alla professione svolta al momento della rilevazione, si è scelto di approfondire anche aspetti relativi alla percezione dell’occupazione stessa, al fine di ricostruire un quadro più preciso degli sbocchi occupazionali offerti ai laureati in Pianificazione. I laureati in Pianificazione Territoriale risultano, in media, piuttosto soddisfatti del proprio lavoro, soprattutto per quanto riguarda il grado di autonomia (95,2%) e le mansioni svolte (88,1%), meno per le opportunità di carriera (57,1%), per l’utilizzo delle conoscenze acquisite all’università nel proprio lavoro (61,9%), per la retribuzione (64,3%) e la stabilità e sicurezza del posto di lavoro (66,7%).105 Se non si riscontrano differenze di genere rilevanti sul piano dei contenuti – mansioni e coerenza con il percorso di laurea – né per quanto concerne il livello di autonomia di cui si beneficia, le laureate donne manifestano, invece, una maggiore insoddisfazione nei confronti delle opportunità di carriera, del grado di stabilità e sicurezza del posto di lavoro, nonché rispetto al trattamento economico ricevuto.106 Numerosi altri fattori contribuiscono, peraltro, a modificare il grado di soddisfazione rispetto al proprio lavoro. Il giudizio sulle mansioni svolte, ad esempio, è più positivo tra gli occupati che svolgono un impiego almeno in parte coerente con il percorso universitario seguito (è molto o abbastanza soddisfatto l’88,9%, contro l’83,3% di quelli che hanno un impiego non coerente), tra i lavoratori dipendenti (96,2% vs 88,1% medio) e nel settore pubblico (94,7% vs 82,4% nel privato). 105 I dati esposti trovano riscontro, a livello nazionale, nell’indagine Istat sull’inserimento professionale dei laureati nel 2001 a tre anni dalla laurea: gli aspetti che fanno registrare le quote più elevate di laureati del gruppo Architettura “molto” o “abbastanza” soddisfatti sono, in particolare, proprio il grado di autonomia sul lavoro (88,1%) e le mansioni svolte (86,6%), seguiti dalle possibilità di carriera (72,6%). Il trattamento economico (del quale si definiscono soddisfatti 51,1 laureati su 100), la stabilità del posto di lavoro (61,1%) e l’utilizzo delle conoscenze acquisite (65,5%) si configurano invece come gli aspetti in assoluto meno gratificanti. (cfr. Istat, I laureati e il mercato del lavoro – Inserimento professionale dei laureati. Indagine 2004, Collana Informazioni, n. 14 2006). 106 Nella già citata indagine Istat le laureate donne risultano meno soddisfatte rispetto ai laureati uomini in riferimento alle seguenti dimensioni: grado di autonomia (84,6% vs 91,6), utilizzo delle conoscenze acquisite (63,1% contro 68%), trattamento economico (49,6% vs 52,6%) e possibilità di carriera (71,7% contro 73,5%), mentre la situazione appare più equilibrata rispetto alla stabilità del posto di lavoro (60,4% vs 61,8%) e alle mansioni svolte (86,9 contro 86,2%). Differenze di genere rispetto alla soddisfazione per l’attuale occupazione si riscontrano, inoltre, nell’ambito della presente indagine, in riferimento ai laureati dei Corsi di Laurea di Architettura e Disegno industriale. 103 Grafico 5.7 – Laureati molto o abbastanza soddisfatti dell’attuale lavoro per sesso (Valori %. N=42)* 120,0 96,2 93,8 95,2 100,0 88,5 87,5 88,1 76,9 80,0 69,2 66,7 60,0 64,3 65,4 57,1 56,3 50,0 61,5 62,5 61,9 43,8 40,0 20,0 0,0 Mansioni Stabilità e sicurezza Grado di autonomia M F Trattamento economico Possibilità di carriera Utilizzo conoscenze acquisite all’università Totale * Nel grafico sono riportate soltanto le percentuali relative a coloro che si sono dichiarati “molto” o “abbastanza” soddisfatti rispetto a ciascuna dimensione del proprio lavoro. In relazione alla soddisfazione per l’impiego nel proprio lavoro delle conoscenze acquisite all’università si hanno risultati migliori al crescere della consapevolezza della propria identità professionale (78,3% fra chi si riconosce pienamente nella definizione di pianificatore, 66,7% per chi vi si identifica solo in parte e 50,0% per chi rifiuta questa etichetta) e nel settore pubblico (89,5% vs 52,9% del privato). Della stabilità e sicurezza del posto di lavoro si dichiarano soddisfatti, come facilmente prevedibile, soprattutto gli occupati alle dipendenze (92,3% vs 28,6% degli autonomi) e chi lavora nel pubblico piuttosto che in ambito privato (68,4% contro 58,8%). D’altro canto, un elevato grado di coerenza dell’occupazione sembra esercitare un’influenza negativa sulla stabilità e la sicurezza del posto di lavoro (o almeno sulla percezione che si ha di questa dimensione): si dichiara, infatti, molto o abbastanza soddisfatto di questo aspetto del lavoro l’83,3% di chi ha un’occupazione non coerente, a fronte del solo 63,9% di chi svolge un’attività del tutto o in parte corrispondente agli studi di laurea. Sembrerebbe, dunque, valida, anche in relazione ai laureati in Pianificazione Territoriale, la possibilità che una certa quota di chi svolge occupazioni non coerenti con il Corso di Laurea seguito lo abbia fatto in cambio di occupazioni più vantaggiose sotto il profilo contrattuale. 104 5.4 Le opinioni sul proprio percorso universitario e sul mercato del lavoro 5.4.1 La percezione dell’utilità dell’università Al fine di comprendere meglio quale sia il grado di efficacia del Corso di Laurea in Pianificazione Territoriale nel trasmettere conoscenze e competenze – di natura sia tecnica, sia trasversale – utili nel lavoro e nel favorire un adeguato inserimento nel mercato del lavoro, è stato chiesto ai laureati di questo Corso di Laurea di assegnare un voto da 1 a 10 ad alcune affermazioni relative a queste dimensioni. I laureati in Pianificazione Territoriale non sembrano, in media, scontenti del proprio percorso universitario, ma il grado di soddisfazione più elevato riguarda i contenuti appresi piuttosto che l’effettiva capacità del Corso di Laurea di favorire l’ingresso nel mercato del lavoro. Il 74,4% attribuisce, infatti, un voto pari o superiore alla sufficienza all’affermazione “le cose apprese nel mio percorso universitario possono essere utili nel lavoro” e il 65,1% ritiene che l’università sia in grado di fornire anche strumenti per comprendere e affrontare problemi del lavoro non strettamente tecnici. Si tratta di risultati comuni anche ai laureati in Architettura, mentre il giudizio di questi ultimi risulta più positivo rispetto all’efficacia del proprio Corso di Laurea nel garantire agli iscritti adeguati sbocchi occupazionali. Esprime, infatti, un giudizio positivo rispetto all’utilità del Corso di Laurea frequentato per trovare lavoro il 58,1% dei laureati in Pianificazione Territoriale contro i due terzi circa dei laureati in Architettura, mentre ad assegnare un voto pari o superiore alla sufficienza alla probabilità che gli studi in Pianificazione Territoriale possano trasformarsi in un’occupazione coerente è il 65,2% dei laureati in Pianificazione, a fronte del75% circa dei laureati in Architettura. Tabella 5.23 – Giudizi espressi rispetto agli studi universitari svolti (Valori %. N=43) Il Corso di Laurea è stato utile per trovare lavoro Da 1 a 3 Da 4 a 5 Da 6 a 7 Da 8 a 10 Totale Gli studi possono concretizzarsi in occupazione coerente Da 1 a 3 Da 4 a 5 Da 6 a 7 Da 8 a 10 Totale V.A. % 11 7 20 5 43 25,6 16,3 46,5 11,6 100,0 V.A. % 7 8 22 6 43 16,3 18,6 51,2 14,0 100,0 105 Le cose apprese sono utili per il mio lavoro Da 1 a 3 Da 4 a 5 Da 6 a 7 Da 8 a 10 Totale L’Università. mi ha dato strumenti per capire e affrontare problemi Da 1 a 3 Da 4 a 5 Da 6 a 7 Da 8 a 10 Totale V.A. % 4 7 15 17 43 9,3 16,3 34,9 39,5 100,0 V.A. % 7 8 18 10 43 16,3 18,6 41,9 23,3 100,0 L’efficacia (percepita) del Corso di Laurea in Pianificazione Territoriale nel sostenere un inserimento nel mercato del lavoro coerente con gli studi svolti durante gli anni dell’università non è elemento di poco conto, tanto che soltanto poco più della metà dei laureati in Pianificazione si iscriverebbe di nuovo allo stesso Corso di Laurea. Se dovesse scegliere oggi, infatti, solamente il 53,5% dei laureati in Pianificazione Territoriale ripeterebbe l’esperienza universitaria già fatta, a fronte del 70,9% dei laureati in Disegno industriale e del 75,8% dei laureati in Architettura.107 Grafico 5.8 – Oggi si iscriverebbe allo stesso Corso di Laurea? (Valori %. N=43) 46,5 53,5 Si iscriverebbe Non si iscriverebbe 107 Il dato relativo alla propensione a iscriversi nuovamente al Corso di Laurea già frequentato, seppure non perfettamente comparabile anche perchè non riferito al solo Corso di Laurea in Architettura ma all’intero “gruppo Architettura”, risulta piuttosto coerente con quello riscontrato a livello nazionale dall’indagine Istat sui laureati del 2001: a tre anni dalla laurea, il 3,3% non si iscriverebbe a nessun corso universitario, mentre il 96,7% lo farebbe. Nel dettaglio, si iscriverebbe allo stesso Corso di Laurea il 79,9%, mentre il 9,9% si iscriverebbe ad un altro Corso di Laurea della durata di 4 o più anni, il 6,5% ad un Corso di Laurea triennale e lo 0,4% ad un corso di diploma universitario. 106 Il motivo principale per cui i laureati in Pianificazione Territoriale non si iscriverebbero nuovamente allo stesso corso, qualora fosse data loro una seconda opportunità, non lascia spazio a dubbi: il 70% dichiara che si tratta di insoddisfazione per gli sbocchi professionali offerti dalla propria laurea, a fronte di un 10% che ha maturato nuovi interessi e di un altro 10% che è rimasto deluso dai contenuti del corso. 5.4.2 L’occupazione ideale A fronte di una condizione occupazionale e di caratteristiche della professione dei laureati in Pianificazione Territoriale già ampiamente delineate nel corso dei precedenti paragrafi, si è scelto di inserire anche una sezione ad hoc relativa alla concezione del lavoro di questo sottogruppo di laureati, in particolare per quanto concerne le personali aspirazioni lavorative. Per quanto riguarda la preferenza rispetto ad un tipo di occupazione dipendente o indipendente, il 51,2% dei laureati in Pianificazione si esprime a favore della seconda, a fronte di un 41,9% che opterebbe, invece, per un lavoro alle dipendenze e di un 7% che non esprime preferenze rispetto alla natura dell’occupazione ideale, con una propensione più marcata per l’impiego indipendente all’interno della componente maschile. E’, comunque, il caso di notare che la propensione dei giovani usciti dal Corso di Laurea in Pianificazione verso il lavoro dipendente appare estremamente rilevante se rapportata con le preferenze espresse in questa direzione dai laureati in Architettura (20,4%) e Disegno industriale (29,1%). Tabella 5.24 – Preferenza per un lavoro dipendente o autonomo per sesso (Valori %. N=43) Preferirebbe un lavoro dipendente o autonomo? Dipendente Autonomo Non so / indifferente Totale N Sesso M F 38,5% 57,7% 3,8% 100,0% 26 47,1% 41,2% 11,8% 100,0% 17 Totale 41,9% 51,2% 7,0% 100,0% 43 Per quanto riguarda le preferenze espresse dai laureati occupati al momento della rilevazione, tra i lavoratori dipendenti la maggioranza (53,8%) non cambierebbe la propria posizione nella professione, a fronte di un 38,5% che opterebbe per un’occupazione autonoma e di un 7,7% indifferente rispetto a tale scelta. Tra gli autonomi la quota di lavoratori che non modificherebbero la propria posizione nella professione è più elevata (78,6%), ma si rileva anche una percentuale di persone 107 che vorrebbero piuttosto un impiego alle dipendenze (14,3%), a fronte di una minoranza (il 7,1%) che non esprime preferenze. La preferenza per un’occupazione indipendente sembra, infine, più diffusa fra i laureati in Pianificazione cresciuti in un contesto familiare in cui almeno uno dei genitori svolgeva un lavoro autonomo (66,7% vs 45,8% di chi è vissuto in famiglie in cui nessun genitore aveva un impiego indipendente). Messi di fronte alla scelta fra settore pubblico o privato, i laureati in Pianificazione sceglierebbero nel 58,1% dei casi il privato, nel 34,9% il pubblico, a fronte di un 7% di “indifferenti”. Anche in questo caso, in maniera coerente con quanto già visto in relazione alla propensione verso un’occupazione dipendente piuttosto che autonoma, la tendenza a scegliere il privato risulta meno diffusa rispetto a quanto si verifica fra i laureati in Disegno industriale (77,5%) e in Architettura (67,7%). La propensione verso il privato risulta, inoltre, più spiccata in rapporto ai laureati maschi piuttosto che fra le loro colleghe femmine (69,2% vs 41,2%). Tabella 5.25 – Preferenza per un lavoro nel settore pubblico o privato per sesso (Valori %. N=43) Preferirebbe un lavoro nel settore pubblico o privato? Pubblico Privato Non so / indifferente Totale N Sesso M F 26,9% 69,2% 3,8% 100,0% 26 47,1% 41,2% 11,8% 100,0% 17 Totale 34,9% 58,1% 7,0% 100,0% 43 108 6. IN SINTESI... Dopo aver analizzato separatamente, nel corso dei precedenti capitoli, gli sbocchi occupazionali che connotano i laureati del Politecnico di Milano usciti nell’anno solare 2000 dai Corsi di Laurea di Architettura, Disegno Industriale e Pianificazione Territoriale, sembra ora opportuno trattare i principali risultati d’indagine in chiave comparativa, al fine di rendere più immediatamente evidenti le peculiarità che connotano l’iter formativo e il percorso lavorativo, nonché l’attuale profilo professionale, dei laureati di ciascun corso di studi. Il percorso universitario e l’investimento nella formazione post laurea Una prima differenza rispetto al percorso universitario svolto è relativa alla durata media degli studi: gli iscritti al Corso di Laurea del vecchio ordinamento in Architettura tendono ad impiegare, infatti, un intervallo di tempo decisamente più lungo rispetto agli iscritti nei Corsi di Laurea in Disegno Industriale e in Pianificazione Territoriale: si laurea in corso108 soltanto il 2,8% - a fronte del 23,3% dei pianificatori e del 34,2% dei disegnatori industriali - mentre è particolarmente elevata la quota di chi impiega oltre 7 anni per conseguire la laurea. Tabella 6.1 – La durata degli studi universitari (Valori %. N=1.506) Tempo impiegato per conseguire la laurea Laureati in corso Fino a 7 anni 8 anni e oltre Totale N Architettura 2,8% 32,2% 65,0% 100,0% 1279 Corso di Laurea Disegno industriale 34,2% 65,2% 0,5% 100,0% 184 Pianificazione Territoriale 23,3% 74,4% 2,3% 100,0% 43 Totale 9,4% 35,3% 55,3% 100,0% 1506 Gli iscritti ai Corsi di laurea in Disegno Industriale e in Pianificazione Territoriale, d’altro canto, si dedicano più spesso in maniera esclusiva allo studio, a fronte di studenti di Architettura sovente già impegnati durante gli anni dell’università in attività lavorative, sia di natura occasionale o stagionale, sia di tipo continuativo. La maggiore regolarità delle esperienze lavorative maturate si lega, prevedibilmente, anche allo svolgimento di impieghi del tutto o almeno in parte coerenti con il Corso di Laurea frequentato: tra gli occupati durante gli studi universitari ha svolto, infatti, lavori corrispondenti a quanto appreso all’università negli stessi anni il 108 Si rammenta che la durata dei Corsi di Laurea, secondo i piani di studio del vecchio ordinamento che interessano i laureati nell’anno 2000, è pari a 5 anni per Architettura e Disegno Industriale e 4 anni per Pianificazione Territoriale. 109 71,2% dei laureati in Architettura, a fronte del 59,1% dei laureati sia in Disegno Industriale, sia in Pianificazione Territoriale. Tabella 6.2 – Il lavoro durante gli studi universitari (Valori %. N=1.506) Durante il corso ha lavorato? Corso di Laurea Disegno industriale 40,2% 52,2% 7,6% 100,0% 184 Architettura Non ho mai lavorato Lavori occasionali o stagionali Lavori continuativi Totale N 33,7% 44,3% 22,0% 100,0% 1279 Pianificazione Territoriale 48,8% 34,9% 16,3% 100,0% 43 Totale 34,9% 45,0% 20,1% 100,0% 1506 Una volta conseguito il titolo universitario, è il caso di notare, in generale, una scarsa propensione dei laureati delle facoltà del Gruppo Architettura ad investire ulteriormente nella formazione attraverso studi post laurea, che coinvolgono circa un terzo dei laureati in Architettura e Pianificazione Territoriale (rispettivamente il 33,8% e il 32,6%) e meno di un quarto (il 22,3%) di chi esce dal Corso di Laurea in Disegno Industriale. Al contrario, altre indagini condotte a livello nazionale sui laureati mettono in luce una diffusa tendenza a proseguire gli studi dopo la laurea: dall’indagine condotta dal Consorzio AlmaLaurea sui laureati pre-riforma della facoltà di Architettura emerge, infatti, che a distanza di 5 anni dalla laurea il 75,8% dei laureati del 2000 ha partecipato ad almeno una attività di formazione. Similmente, dall’indagine Istat 2004 condotta sui laureati del 2001 emerge che nei tre anni successivi alla laurea il 79% dei laureati ha iniziato almeno un’attività di formazione.109 L’ingresso nel mercato del lavoro Gli esiti occupazionali dei laureati in Architettura, Disegno Industriale e Pianificazione Territoriale mettono in luce, nel complesso, una situazione di quasi piena occupazione. A distanza di circa sei anni dal conseguimento della laurea si riscontra, infatti, una percentuale particolarmente elevata di occupati, a fronte di una quota “fisiologica” di persone in cerca di impiego e di quote del tutto residuali di soggetti ancora impegnati nella formazione o in condizione di inattività. 109 Per maggior approfondimenti si rimanda a Istat, I laureati e lo studio – Inserimento professionale dei laureati. Indagine 2004, Statistiche in breve, 28 aprile 2006 e a AlmaLaurea, Condizione occupazionale dei laureati pre e post riforma. VIII Indagine 2005, marzo 2006. 110 Tabella 6.3 – La situazione occupazionale attuale (Valori %. N=1.506) Situazione occupazionale attuale Occupato Disoccupato in cerca di nuova occupazione In cerca di prima occupazione Studente Non studia e non cerca lavoro Totale N Corso di Laurea Disegno Pianificazione Architettura industriale Territoriale 93,2% 96,7% 97,7% 2,9% 1,6% 2,3% 0,3% 0,3% 0,5% 3,3% 1,1% 100,0% 100,0% 100,0% 1279 184 43 Totale 93,8% 2,7% 0,3% 0,3% 2,9% 100,0% 1506 D’altro canto, se si sposta il focus dell’analisi sulle esperienze lavorative vissute dai laureati attualmente occupati a partire dall’anno seguente la fine del ciclo di studi universitari, emerge con chiarezza come l’inserimento nel mondo del lavoro non sia particolarmente difficile per i laureati del Politecnico di Milano. Al contrario, non solo questi riescono a trovare presto un lavoro, ma spesso l’occupazione risulta anche piuttosto coerente con il percorso universitario seguito, con risultati particolarmente positivi per i laureati in Architettura. D’altro canto, è il caso di osservare come, a fronte di una progressiva diminuzione della quota di persone senza lavoro, il livello di congruenza rispetto al Corso di Laurea non cresce, invece, nel tempo in maniera significativa, bensì resta pressoché costante nei cinque anni successivi alla laurea. Grafico 6.1 – Esperienze lavorative successive alla laurea secondo il livello di coerenza rispetto al Corso di Laurea seguito (Valori %. N=1.506) coerente con la laurea non coerente con la laurea parzialmente coerente con la laurea non lavoravo 90,0 80,0 70,0 60,0 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 Architettura Disegno Industriale 2005 2004 2003 2002 2001 2005 2004 2003 2002 2001 2005 2004 2003 2002 2001 0,0 Pianificazione Territoriale 111 Se ci si sofferma, poi, sulle caratteristiche dell’attuale occupazione, a sei anni di distanza dalla conclusione degli studi universitari, viene alla luce, nel complesso, una situazione di elevata stabilità professionale, con un’ampia diffusione del lavoro standard, ovvero dell’impiego dipendente full time a tempo indeterminato e dell’occupazione autonoma stabile. Rispetto alla posizione nella professione al momento della rilevazione, è però opportuno sottolineare la forte propensione al lavoro autonomo fra i laureati in Architettura, a fronte di una maggiore diffusione dell’impiego di tipo dipendente fra i laureati in Pianificazione Territoriale e Disegno Industriale e di una quota di lavoratori atipici superiore alla media tra gli occupati provenienti dal Corso di Laurea in Disegno Industriale. Grafico 6.2 – La posizione nella professione (Valori %. N=1.412) 70 64,7 61,9 60 60,1 52,8 50 40 30 33,2 29,3 36,0 33,3 20 11,2 10 6,0 4,8 6,7 0 Dipendente Architettura Autonomo Disegno Industriale Atipico / parasubordinato Pianificazione Territoriale Totale Le caratteristiche dell’occupazione coerente A sei anni dalla laurea, inoltre, una buona parte degli occupati non soltanto ha raggiunto l’obiettivo di un lavoro stabile, ma è anche riuscita ad ottenere un impiego almeno parzialmente congruente, in termini di contenuti, con il percorso di studi precedente intrapreso. Il raggiungimento di un’occupazione del tutto o in parte coerente sembra, peraltro, più semplice per i laureati in Architettura (il 91,2%) rispetto a chi proviene dal Corso di Laurea in Disegno Industriale (l’85,3%) o in Pianificazione Territoriale (l’85,7%). All’origine della maggiore coerenza dell’occupazione dei laureati in Architettura è, con buona probabilità, anche la maggiore diffusione di impieghi corrispondenti, in 112 termini di contenuti, al Corso di Laurea seguito tra i lavoratori autonomi. Proprio gli attuali occupati provenienti dal Corso di Laurea in Architettura si distinguono, infatti, per una partecipazione particolarmente significativa al lavoro autonomo. Grafico 6.3 – La coerenza dell’attuale occupazione con il Corso di Laurea seguito (Valori %. N=1.412) 90 80 77,6 70 75,4 64 60 61,9 50 40 30 21,3 23,8 20 14,8 13,5 8,9 10 14,6 14,3 9,8 0 Sì Architettura Solo in parte Disegno Industriale No Pianificazione Territoriale Totale Ma cosa fa chi svolge oggi un’occupazione almeno in parte coerente con il percorso di studi universitario? I laureati in Architettura e Disegno industriale risultano largamente impiegati nel settore privato – rispettivamente l’88,4% e il 94,1% - a fronte di laureati in Pianificazione Territoriale che trovano più spesso un’occupazione coerente nell’ambito del pubblico (il 52,8%). Scendendo nel dettaglio dei luoghi di lavoro, gli architetti trovano spazio per esercitare la propria attività professionale principalmente negli studi professionali e associati propri (30,3%) e non (23,8%) e nelle imprese di costruzione (11,4%), mentre per i laureati in Disegno Industriale i settori di attività dell’occupazione coerente sono principalmente le imprese di produzione (25,7%), seguite dagli studi professionali e associati propri (21,1%) e dagli studi di grafica e comunicazione (9,9%). Se dunque i luoghi privilegiati del lavoro coerente per chi esce dai Corsi di Laurea in Architettura e Disegno Industriale sono tutti concentrati nel settore privato, al contrario, per i laureati in Pianificazione Territoriale, tra i principali luoghi di impiego figurano il Comune (27,8%) e la Provincia (11,1%), cui si affiancano lo studio professionale proprio/studio associato proprio e le imprese dei servizi (entrambi 13,9%). 113 Grafico 6.4 – Il settore di occupazione coerente (Valori %. N=1.274) 100 94,1 87,9 88,4 90 80 70 60 52,8 47,2 50 40 30 20 10 11,6 5,9 12,1 0 Pubblico Architettura Privato Disegno Industriale Pianificazione Territoriale Totale Le attività svolte si distinguono, in generale, per un alto livello di specializzazione, tanto che la maggioranza assoluta degli occupati ritiene che per accedere al lavoro che fa sia indispensabile esclusivamente il proprio tipo di laurea o, in secondo luogo, una laurea di una specifica area disciplinare, che in larga misura coincide con una laurea del gruppo Architettura, a fronte di una minoranza (più numerosa, però, per i laureati in Disegno Industriale) che risulta chiaramente sotto-utilizzata, dichiarando che per il proprio lavoro non sarebbe affatto necessaria la laurea. Tabella 6.4 – La formazione necessaria per svolgere l’attuale lavoro(Valori %. N=1.274) Formazione necessaria per il lavoro Una laurea qualsiasi Una laurea di una specifica area disciplinare Esclusivamente il mio tipo di laurea Non è necessaria la laurea Totale N Corso di Laurea Disegno Pianificazione Architettura industriale Territoriale 5,3% 4,6% 11,5% 21,1% 30,6% 74,5% 61,2% 61,1% 8,7% 13,2% 8,3% 100,0% 100,0% 100,0% 1086 152 36 Totale 5,1% 13,2% 72,5% 9,2% 100,0% 1274 Ulteriore pre-requisito è poi rappresentato, limitatamente ai laureati in Architettura, dall’iscrizione all’Ordine professionale, che per il 63,2% è richiesta da almeno una parte delle attività svolte, mentre non sembra rappresentare un vincolo per i laureati in Pianificazione Territoriale, per i quali pure è prevista la possibilità di iscrizione all’Ordine, ma che la ritengono necessaria per il proprio lavoro solo nel 36,1% dei casi. 114 Il fatto che si tratti, in generale, di impieghi altamente qualificati si evince anche dall’elevata quota di occupati “coerenti” che, a distanza di circa sei anni dalla laurea, tendono sovente a seguire, nella propria attività, l’intero ciclo produttivo di un’opera, dal progetto preliminare sino alla direzione dei lavori: si tratta dell’82,2% dei laureati in Disegno Industriale, del 72,2% di quelli in Pianificazione Territoriale e del 70,9% degli architetti, ma è anche il caso di sottolineare che per i primi le opere seguite presentano, in media, un valore nettamente inferiore rispetto a quanto accade a pianificatori e architetti. Rispetto a chi svolge attività lavorative non corrispondenti alle conoscenze acquisite durante l’università, gli occupati che hanno raggiunto un’occupazione coerente sembrano utilizzare, nel proprio lavoro, le aree di competenza caratteristiche di ciascun Corso di Laurea. I laureati in Architettura si concentrano, in particolare, intorno alla progettazione e alla direzione lavori, a fronte di laureati in Pianificazione Territoriale maggiormente impegnati sul versante della pianificazione, della progettazione, della gestione e della valutazione e di laureati in Disegno Industriale che ritengono prioritarie per il proprio lavoro principalmente le aree di competenza afferenti la progettazione e la comunicazione esterna. A differenza di chi esce dal Corso di Laurea in Architettura, chi proviene dagli altri percorsi di studio del gruppo Architettura si distingue, inoltre, per un più diffuso impiego delle competenze relative alla ricerca ed alla formazione e, in misura inferiore, alla progettazione e gestione di sistemi informativi. Tabella 6.5 – Le aree di competenza prioritarie (Valori %. N=1.274)* Corso di Laurea Disegno Architettura Industriale Ricerca 5,5 19,7 Formazione 6,2 12,5 Pianificazione 16,1 13,8 Progettazione 82,3 78,3 Direzione lavori 34,8 15,8 Gestione 13,2 15,1 Controllo 11,1 10,5 Valutazione 7,1 6,6 Progettazione e gestione sistemi informativi 2,2 5,9 Comunicazione esterna 8,0 23,7 * In tabella sono presentati soltanto i “Sì” per ciascuna area di competenza. Aree di competenza Pianificazione Territoriale 13,9 11,1 47,2 38,9 16,7 36,1 11,1 13,9 5,6 8,3 Un risultato particolarmente interessante è quello relativo alla forza dell’identità professionale di chi svolge un’occupazione percepita almeno in parte coerente con il corso di studi seguito. In primo luogo, l’identità professionale si rafforza al crescere della congruenza dell’occupazione con il Corso di Laurea e, di conseguenza, coerentemente, essa risulta più forte fra i lavoratori autonomi piuttosto che fra gli atipici e i dipendenti. 115 In secondo luogo, anche a parità di grado di coerenza dell’occupazione o di posizione nella professione, la consapevolezza dell’appartenenza ad un gruppo coeso e, quindi, la forza dell’identità professionale sembrano maggiormente diffuse tra chi proviene dal Corso di Laurea in Architettura. I laureati in Architettura che, pensando all’attuale impiego, si riconoscono pienamente nella definizione di architetti (quasi l’80%) sono, infatti, più numerosi rispetto ai laureati in Pianificazione Territoriale che si definirebbero pianificatori (quasi il 64%) e agli occupati usciti dal Corso di Laurea in Disegno Industriale che si definirebbero designer (meno del 60%). Tabella 6.6 – L’identità professionale (Valori %. N=1.274) Si definirebbe Arch/Designer/Pian.Terr? Sì Sì, in parte No Totale N Architettura 79,7% 14,6% 5,7% 100,0% 1086 Corso di Laurea Disegno industriale 59,9% 23,7% 16,4% 100,0% 152 Pianificazione Territoriale 63,9% 25,0% 11,1% 100,0% 36 Totale 76,8% 16,0% 7,1% 100,0% 1274 Per i laureati in Architettura sembra, dunque, più semplice identificarsi nella figura dell’architetto anche quando si svolgono attività nel settore privato piuttosto che grandi opere, probabilmente anche in ragione dell’affermarsi di una concezione dell’architetto come figura poliedrica e “a più dimensioni” e della crescita dello spazio di azione offerto negli ultimi anni dal settore privato. Al contrario, per i laureati in Disegno Industriale il processo di identificazione con la figura del designer sembra meno lineare, probabilmente in virtù del fatto che, a fronte di un percorso di laurea estremamente composito e centrato anche su competenze di natura comunicativa, tende talvolta ad affermarsi la concezione di una professione tutta concentrata sulla fase progettuale e la creazione di un prodotto “materiale” piuttosto che sull’intero processo produttivo, come testimonia anche l’attuale dibattito relativo alla modifica del nome del Corso di Laurea, non più “disegno industriale” ma “design”. Non è un caso se, a fronte di aree di competenze - l’impegno nella ricerca, nella progettazione e nel controllo - prioritarie soprattutto per chi sente in maniera più forte la propria identità professionale, altre competenze, pure di tutto rilievo per il lavoro dei laureati in Disegno Industriale che svolgono attività almeno in parte corrispondenti agli studi, non sembrano invece portare gli occupati a riconoscersi nella definizione di designer: è il caso, in primis, di tutte le competenze afferenti gli ambiti della comunicazione. 116 La soddisfazione per il lavoro svolto A fronte di un’occupazione largamente stabile e di un buon livello di coerenza, in termini di contenuti, rispetto al Corso di Laurea seguito, i laureati del Politecnico manifestano, nel complesso, un elevato grado di soddisfazione, che coinvolge, in particolare, alcuni aspetti di natura prettamente “contenutistica” quali le mansioni svolte e il grado di autonomia. Minore il gradimento rispetto alla possibilità di utilizzare nel proprio lavoro le conoscenze acquisite all’università e nei confronti delle possibilità di carriera, della stabilità e sicurezza del posto di lavoro e del trattamento economico goduto.110 In particolare, i laureati in Disegno Industriale appaiono più soddisfatti degli altri rispetto all’opportunità di applicare concretamente nel lavoro svolto le conoscenze e competenze maturate durante il corso degli studi universitari, mentre fra i laureati in Architettura, forse anche in ragione della loro maggiore propensione verso l’occupazione indipendente, si riscontra una fiducia più diffusa rispetto alle effettive possibilità di crescita nell’ambito del proprio lavoro attraverso adeguati percorsi di carriera. Grafico 6.5 – I laureati soddisfatti della propria occupazione (Valori %. N=1.412) 100 90 92,2 89,9 88,1 92,3 93,3 95,2 80 70,7 69,7 70 73,1 66,7 64,7 62,4 64,3 60 71,3 65,2 57,1 62,5 61,9 50 40 30 20 10 0 Mansioni Stabilità e sicurezza Architettura Grado di autonomia Disegno Industriale Trattamento economico Possibilità di carriera Utilizzo conoscenze acquisite all’università Pianificazione Territoriale 110 I dati esposti trovano riscontro, a livello nazionale, nell’indagine Istat sull’inserimento professionale dei laureati nel 2001 a tre anni dalla laurea: gli aspetti che fanno registrare le quote più elevate di laureati del gruppo Architettura “molto” o “abbastanza” soddisfatti sono, in particolare, proprio il grado di autonomia sul lavoro (88,1%) e le mansioni svolte (86,6%), seguiti dalle possibilità di carriera (72,6%). Il trattamento economico (del quale si definiscono soddisfatti 51,1 laureati su 100), la stabilità del posto di lavoro (61,1%) e l’utilizzo delle conoscenze acquisite (65,5%) si configurano invece come gli aspetti in assoluto meno gratificanti. (cfr. Istat, I laureati e il mercato del lavoro – Inserimento professionale dei laureati. Indagine 2004, Collana Informazioni, n. 14 2006). 117 Per tutti, lo svolgimento di un’attività lavorativa che presenti una certa corrispondenza, in termini di contenuti, rispetto al Corso di Laurea frequentato, sembra condizionare positivamente la soddisfazione verso la propria occupazione, in particolare per quanto concerne le mansioni svolte e il grado di utilizzo nel lavoro delle conoscenze acquisite all’università. D’altro canto, un elevato grado di coerenza dell’occupazione sembra esercitare un’influenza negativa sulla stabilità e la sicurezza del posto di lavoro (o almeno sulla percezione che si ha di questa dimensione) e, limitatamente agli architetti, sul trattamento economico. Sembra, dunque lecito ipotizzare che una certa percentuale di laureati nei tre Corsi di Laurea abbiano scelto consapevolmente di svolgere occupazioni incoerenti rispetto agli studi universitari, probabilmente in cambio di migliori condizioni sotto il profilo contrattuale e retributivo. Questa ipotesi sembra rafforzata se si analizzano congiuntamente la soddisfazione espressa nei confronti dell’ attuale occupazione e la posizione nella professione. A fronte di impiegati alle dipendenze mediamente più soddisfatti nei confronti della stabilità e sicurezza del posto di lavoro e di occupati autonomi più appagati rispetto alle mansioni svolte, all’utilizzo delle conoscenze acquisite all’università, al grado di autonomia, allo sviluppo della carriera e al trattamento economico, è interessante concentrare l’attenzione su chi lavora con un contratto atipico (collaborazione a progetto, occasionale, ecc.). Gli atipici esprimono, in generale, una minore soddisfazione nei confronti della stabilità dell’impiego, della retribuzione, delle possibilità di carriera, ma anche in relazione al grado di autonomia e, ad esclusione che per i laureati in Disegno Industriale, alle mansioni svolte. Per contro, chi svolge un impiego atipico sembra utilizzare in elevata misura nel proprio lavoro il patrimonio conoscitivo maturato durante il Corso di Laurea. Il dato è con buona probabilità interpretabile alla luce del funzionamento di meccanismi “virtuosi” di carriera esterna, tali che una certa quota di giovani che non riescono a inserirsi nel mercato del lavoro con un’occupazione “standard” subito dopo la laurea accumulano nel tempo una molteplicità di esperienze lavorative non stabili, ma coerenti con il proprio iter formativo e con il profilo professionale che vogliono raggiungere. E’ dunque legittimo attendersi che il progressivo sommarsi di queste esperienze porti, in tempi più o meno rapidi, ad una successiva stabilizzazione nella direzione desiderata, con un conseguente miglioramento anche in termini contrattuali, retributivi e di opportunità di carriera. 118 Il giudizio sul Corso di Laurea Oltre ad essere piuttosto soddisfatti dell’attuale occupazione, i laureati del Politecnico di Milano esprimono anche una valutazione particolarmente positiva111 rispetto all’efficacia del Corso di Laurea frequentato nella trasmissione di conoscenze e competenze – sia di tipo tecnico, sia di natura trasversale – e in rapporto alla capacità di favorire un inserimento nel mercato del lavoro, possibilmente coerente rispetto agli studi svolti. La percezione dell’utilità del Corso di Laurea frequentato nel lavoro o della sua efficacia nel favorire la collocazione in un impiego coerente risulta, in generale, positivamente influenzata da un migliore rendimento negli studi e da esperienze professionali positive: chi esercita oggi un’occupazione congruente con gli studi svolti tende, in media, a valutare in maniera più positiva le scelte formative fatte in passato. Inoltre, è anche il caso di notare che, a fronte di un giudizio complessivamente positivo espresso dai laureati di tutti i percorsi di studio oggetto di indagine, i laureati in Pianificazione Territoriale manifestano un livello di soddisfazione meno elevato per quanto concerne l’effettiva capacità del proprio Corso di Laurea di sostenere adeguatamente i propri iscritti al momento dell’ingresso nel mercato del lavoro. In altri termini, se da un lato chi esce dal Corso di Laurea in Pianificazione Territoriale esprime una valutazione piuttosto positiva rispetto ai contenuti appresi durante l’università, non si mostra altrettanto convinto che gli studi svolti possano concretizzarsi in un’occupazione coerente e, talvolta, neppure in un’occupazione qualsiasi. Tabella 6.7 – I giudizi espressi rispetto agli studi universitari svolti (Valori %. N=1.462)* Il Corso di Laurea utile per trovare lavoro Insufficiente Discreto Buono o ottimo Non sa Totale N Architettura 32,3% 47,4% 19,6% 0,7% 100,0% 1237 Corso di Laurea Disegno industriale 26,9% 46,2% 25,3% 1,6% 100,0% 182 Pianificazione Territoriale 41,9% 46,5% 11,6% 100,0% 43 Totale 31,9% 47,2% 20,1% 0,8% 100,0% 1462 111 La valutazione è espressa mediante l’assegnazione di un voto da 1 a 10 ad una batteria di quattro affermazioni relative all’efficacia del Corso di Laurea. 119 Gli studi possono concretizzarsi in occupazione coerente Insufficiente Discreto Buono o ottimo Non sa Totale N Le cose apprese sono utili per il mio lavoro Insufficiente Discreto Buono o ottimo Non sa Totale N Architettura 26,8% 49,0% 23,5% 0,6% 100,0% 1237 Architettura 25,5% 51,1% 23,2% 0,2% 100,0% 1237 Corso di Laurea Disegno industriale 24,7% 47,3% 25,8% 2,2% 100,0% 182 Corso di Laurea Disegno industriale 15,9% 44,0% 40,1% 100,0% 182 Pianificazione Territoriale 34,9% 51,2% 14,0% 100,0% 43 Pianificazione Territoriale 25,6% 34,9% 39,5% 100,0% 43 L’Università mi ha Corso di Laurea dato strumenti per Disegno Pianificazione capire e affrontare Architettura industriale Territoriale problemi Insufficiente 33,6% 29,7% 34,9% Discreto 42,9% 42,3% 41,9% Buono o ottimo 22,3% 28,0% 23,3% Non sa 1,1% Totale 100,0% 100,0% 100,0% N 1237 182 43 * Insufficiente = fino a 5; Discreto = 6 e 7; Buono o ottimo = da 8 a 10. Totale 26,8% 48,8% 23,5% 0,8% 100,0% 1462 Totale 24,4% 49,7% 25,8% 0,1% 100,0% 1462 Totale 33,2% 42,8% 23,1% 1,0% 100,0% 1462 Il giudizio complessivamente positivo espresso nei confronti della preparazione fornita dall’università e dell’efficacia del Corso di Laurea rispetto all’inserimento lavorativo si traduce, in generale, in una ipotetica disponibilità a ripetere le scelte formative del passato, che interessa sia i laureati in Architettura, sia i laureati in Disegno Industriale: rispettivamente il 75,8% dei primi ed il 70,9% dei secondi, se dovesse scegliere oggi, si iscriverebbe di nuovo allo stesso Corso di Laurea. Probabilmente proprio la percezione di una scarsa efficacia del Corso di Laurea in termini di sbocchi occupazionali pesa, invece, sulle valutazioni dei laureati in Pianificazione Territoriale: soltanto poco più della metà, il 53,5%, qualora potesse scegliere una seconda volta, non ripeterebbe di nuovo lo stesso percorso universitario. 120 Grafico 6.6 – Si iscriverebbero di nuovo allo stesso Corso di Laurea? (Valori %. N=1.462) 80,0 75,8 74,6 70,9 70,0 60,0 53,5 50,0 46,5 40,0 29,1 30,0 24,2 25,4 20,0 10,0 0,0 Si iscriverebbe Architettura Non si iscriverebbe Disegno Industriale Pianificazione Territoriale Totale Infine... Da ultimo, sembra opportuno introdurre una breve riflessione relativa al condizionamento esercitato dalle performance raggiunte nel corso degli studi universitari sulle caratteristiche dell’occupazione. Utilizzando come proxy del successo universitario la votazione di laurea emerge, infatti, che un buon rendimento negli studi può esercitare un’influenza positiva sulle successive esperienze professionali, favorendo l’inserimento in un’occupazione coerente. Se si assume come soglia per le votazioni di laurea basse quella dei 90/100, appare subito evidente la correlazione positiva tra voto di laurea e coerenza dell’impiego con gli studi svolti, almeno per quanto concerne i laureati in Architettura e in Disegno Industriale. Tabella 6.8 – La coerenza dell’attuale lavoro con gli studi universitari per voto di laurea (Valori %. N=1.412) Architettura Fino a 90 Oltre 90 Totale Attuale lavoro coerente con gli studi? Solo in Sì No parte 70,9% 17,0% 12,1% 81,9% 11,3% 6,9% 77,6% 13,5% 8,9% Disegno industriale Fino a 90 Oltre 90 Totale 49,0% 69,8% 64,0% 24,5% 20,2% 21,3% 26,5% 10,1% 14,6% 100,0% 100,0% 100,0% 49 129 178 Pianificazione Territoriale Fino a 90 Oltre 90 Totale 61,5% 62,1% 61,9% 30,8% 20,7% 23,8% 7,7% 17,2% 14,3% 100,0% 100,0% 100,0% 13 29 42 Corso di Laurea Voto di Laurea Totale N 100,0% 100,0% 100,0% 464 728 1192 121 Similmente, l’identità professionale sembra più forte fra i laureati in Architettura e in Disegno Industriale che hanno ottenuto un buon successo al termine del proprio percorso universitario, che più spesso degli altri si identificano pienamente nelle definizioni di architetto e designer. Tabella 6.9 – Si definirebbero architetto/designer/pianificatore? per voto di laurea (Valori %. N=1.274) Architettura Fino a 90 Oltre 90 Totale Si definirebbe Arch/Designer/Pian.Terr? Sì, in Sì No parte 74,0% 18,6% 7,4% 83,0% 12,2% 4,7% 79,7% 14,6% 5,7% Disegno industriale Fino a 90 Oltre 90 Totale 55,6% 61,2% 59,9% 25,0% 23,3% 23,7% 19,4% 15,5% 16,4% 100,0% 100,0% 100,0% 36 116 152 Pianificazione Territoriale Fino a 90 Oltre 90 Totale 75,0% 58,3% 63,9% 8,3% 33,3% 25,0% 16,7% 8,3% 11,1% 100,0% 100,0% 100,0% 12 24 36 Corso di Laurea Voto di Laurea Totale N 100,0% 100,0% 100,0% 408 678 1086 Tabella 6.10 – Formazione necessaria per l’attuale lavoro per voto di laurea (Valori %. N=1.274) Corso di Laurea Architettura Disegno industriale Pianificazione Territoriale Voto di Laurea Fino a 90 Oltre 90 Totale Fino a 90 Oltre 90 Totale Fino a 90 Oltre 90 Totale Formazione necessaria per il lavoro Una laurea di EsclusivaUna Non è una specifica mente il laurea necessaria area mio tipo di qualsiasi la laurea disciplinare laurea 6,4% 13,2% 68,4% 12,0% 4,7% 10,5% 78,2% 6,6% 5,3% 11,5% 74,5% 8,7% 5,6% 25,0% 55,6% 13,9% 4,3% 19,8% 62,9% 12,9% 4,6% 21,1% 61,2% 13,2% 33,3% 41,7% 25,0% 29,2% 70,8% 30,6% 61,1% 8,3% Totale N 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 408 678 1086 36 116 152 12 24 36 Per tutti i laureati, infine, al crescere della votazione di laurea cresce il livello di specializzazione dell’occupazione svolta, o almeno la consapevolezza in merito. Chi esce dall’università con un voto migliore, infatti, si presenta sul mercato del lavoro con un profilo più forte e, con buona probabilità, ottiene occupazioni più qualificate e più coerenti con gli studi svolti. I laureati in Architettura, Disegno Industriale e Pianificazione Territoriale usciti dal Politecnico di Milano con un voto inferiore o al massimo pari a 90 più spesso degli altri ritengono che per poter accedere all’occupazione svolta non sarebbe neppure necessaria la laurea, mentre risultano meno convinti della necessità esclusiva del proprio tipo di laurea per le mansioni richieste dal proprio impiego. 122