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INDAGINE SUI LAUREATI IN ARCHITETTURA, DISEGNO

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INDAGINE SUI LAUREATI IN ARCHITETTURA, DISEGNO
P O L I T E C N I C O
D I
M I L A N O
NUCLEO DI VALUTAZIONE
INDAGINE SUI LAUREATI IN ARCHITETTURA,
DISEGNO INDUSTRIALE E PIANIFICAZIONE
TERRITORIALE NELL’ANNO 2000
Febbraio 2007
2
INDICE
1.
INTRODUZIONE.................................................................................. 5
2.
NOTE METODOLOGICHE...................................................................... 7
3.
I LAUREATI IN ARCHITETTURA ........................................................ 10
3.1
Le caratteristiche socio-anagrafiche e il percorso formativo ................. 10
3.2
La situazione attuale...................................................................... 16
3.2.1
I laureati non occupati ................................................................ 17
3.2.2
I laureati occupati ...................................................................... 22
3.3
Approfondimenti tematici sugli occupati............................................ 32
3.3.1
L’occupazione coerente ............................................................... 32
3.3.2
La soddisfazione per il lavoro svolto.............................................. 37
3.3.3
L’iscrizione all’Ordine professionale: focus sui non iscritti ................. 41
3.4
Le opinioni sul proprio percorso universitario e sul mercato del lavoro... 45
3.4.1
La percezione dell’utilità dell’università.......................................... 45
3.4.2
L’occupazione ideale ................................................................... 48
4.
I LAUREATI IN DISEGNO INDUSTRIALE ........................................... 52
4.1
Le caratteristiche socio-anagrafiche e il percorso formativo ................. 52
4.2
La situazione attuale...................................................................... 56
4.2.1
I laureati non occupati ................................................................ 57
4.2.2
I laureati occupati ...................................................................... 59
4.3
Approfondimenti tematici sugli occupati............................................ 69
4.3.1
L’occupazione coerente ............................................................... 69
4.3.2
La soddisfazione per il lavoro svolto.............................................. 74
4.4
Le opinioni sul proprio percorso universitario e sul mercato del lavoro... 77
4.4.1
La percezione dell’utilità dell’università.......................................... 77
4.4.2
L’occupazione ideale ................................................................... 81
5.
5.1
I LAUREATI IN PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ............................. 84
Le caratteristiche socio-anagrafiche e il percorso formativo ................. 84
3
5.2
La situazione attuale...................................................................... 88
5.2.1
5.3
Approfondimenti tematici sugli occupati............................................ 98
5.3.1
L’occupazione coerente ............................................................... 98
5.3.2
La soddisfazione per il lavoro svolto.............................................103
5.4
6.
I laureati occupati ...................................................................... 89
Le opinioni sul proprio percorso universitario e sul mercato del lavoro..105
5.4.1
La percezione dell’utilità dell’università.........................................105
5.4.2
L’occupazione ideale ..................................................................107
IN SINTESI..................................................................................... 109
4
1. INTRODUZIONE
L’indagine sui giovani usciti dai Corsi di Laurea in Architettura, Pianificazione
Territoriale e in Disegno industriale del Politecnico di Milano nell’anno 2000 non
rappresenta soltanto un’indagine sugli sbocchi occupazionali dei laureati, ma si
pone alcuni specifici obiettivi di conoscenza che, a partire dall’analisi del destino
occupazionale, sono finalizzati a meglio comprendere:
a. i processi di transizione dall’università al mondo del lavoro (con particolare
attenzione all’esistenza o meno di processi riconducibili alla cosiddetta “carriera
esterna”);
b. l’influenza di alcune variabili nel determinare le caratteristiche e la tipologia di
sbocco lavorativo (in particolare, il genere, le esperienze lavorative pregresse, lo
status sociale e familiare);
c. le caratteristiche dell’attuale occupazione (in particolare, stabilità della posizione
lavorativa, tipologia contrattuale, settore di attività, comune in cui è ubicato il
luogo di lavoro, retribuzioni, qualità e stili di lavoro dell’occupazione reperita);
d. l’utilizzo delle competenze acquisite nel corso degli studi universitari. In
particolare, si vuole indagare quali sono (al di là della classificazione in termini di
figura/profilo professionale proposta all’intervistato per rappresentare la sua
attuale occupazione) le aree di competenze che effettivamente vengono
utilizzate e in che misura tali aree di competenze richiedono, per loro natura,
l’iscrizione all’Ordine professionale.
Al fine di esporre i principali risultati di indagine, il presente rapporto di ricerca è
dunque articolato in tre capitoli distinti relativi ai tre diversi Corsi di Laurea, per
ciascuno dei quali sono affrontate tematiche specifiche relative a:
1. Le caratteristiche socio-anagrafiche e l’iter formativo dei laureati;
2. La situazione occupazionale attuale, con analisi di dettaglio rispetto ai laureati
non occupati e al gruppo (numericamente più consistente) degli occupati;
3. Specifici approfondimenti tematici relativi ai laureati occupati al momento della
rilevazione, finalizzati ad indagare aspetti di natura percettiva (la soddisfazione
verso
il
lavoro
svolto)
e
a
comprendere
le
caratteristiche
specifiche
dell’occupazione coerente per i tre Corsi di Laurea, nonché l’influenza di alcune
variabili chiave su tale dimensione;
5
4. Le opinioni dei laureati rispetto al Corso di Laurea frequentato e all’occupazione
ideale.
In un capitolo conclusivo saranno, infine, esposti in chiave comparativa alcuni dei
risultati d’indagine più interessanti, allo scopo di mettere in evidenza le specificità di
ciascun profilo professionale.
6
2. NOTE METODOLOGICHE
La rilevazione ha coinvolto l’intero universo dei giovani usciti dai Corsi di Laurea in
Architettura, Pianificazione Territoriale e in Disegno Industriale del Politecnico di
Milano nell’anno 2000.1
Si tratta, dunque, di una indagine di natura censuaria, condotta a distanza di circa
sei anni dall’acquisizione della laurea (vecchio ordinamento). Sebbene l’esperienza
empirica su questi temi abbia identificato in tre/quattro anni il percorso di
stabilizzazione dei diplomati e dei laureati,2 si è scelto, per questa indagine, un arco
temporale di sei anni. Tale decisione è conseguente agli obiettivi specifici di
conoscenza che si intendono raggiungere, che non riguardano soltanto il destino
occupazionale
dei
laureati,
quanto
piuttosto
il
tipo
di
lavoro
che
viene
effettivamente svolto in termini di figura professionale, posizione lavorativa, stile di
lavoro e aree di competenze utilizzate.
La rilevazione è stata realizzata nei mesi di novembre e dicembre 2006 mediante la
metodologia CATI (Computer Assisted Telephone Interview)3 a partire da un
database di nominativi di laureati da intervistare forniti dal Politecnico di Milano,
seguendo
i
principi
di
tutela
della
privacy,
nonché
adeguati
protocolli
di
comunicazione concordati con lo stesso Committente.
Al termine della rilevazione è stato raggiunto un grado di copertura piuttosto
elevato, soprattutto se si tiene conto dell’intervallo temporale, particolarmente
lungo, intercorso tra la fine del percorso di studi oggetto di indagine e il momento
dell’intervista.4 Il livello di copertura è pari al 70% per i laureati in Architettura, al
71,7% per i giovani usciti dal Corso di Laurea in Pianificazione Territoriale e al
1
E’ stato preso in esame l’anno solare anziché tutte le sessioni dell’anno accademico, in quanto più
rilevante ai fini di un inserimento nel mercato del lavoro.
2
La letteratura e l’esperienza empirica sul tema definiscono come tempo medio di attesa adeguato per
verificare l’entrata nel mondo del lavoro un anno di intervallo tra l’ottenimento del titolo di studio e la
rilevazione di efficacia. Tale arco temporale non consente, tuttavia, di approfondire la questione della
“carriera esterna”, ovvero di quel periodo di tempo che permette alla persona, nei casi favorevoli, di fare
una serie di esperienze e di stabilizzare la propria condizione professionale. Diverse esperienze, sia in
campo nazionale che regionale, definiscono in almeno tre/quattro anni dall’ottenimento del titolo di
studio tale intervallo.
3
Le interviste sono state realizzate dalla società “Delos ricerche” di Bologna, specializzata in rilevazioni
telefoniche sugli sbocchi occupazionali di diplomati e laureati.
4
Al crescere di tale intervallo temporale aumenta la quota di soggetti divenuti irreperibili a causa di
cambiamenti di residenza, nuovi recapiti telefonici, ecc. Si tratta di un fenomeno particolarmente
evidente, anche in ragione dello specifico target di indagine, focalizzato su persone giovani destinate,
con buona probabilità, a creare nuove unioni familiari o a rendersi, comunque, autonome una volta
terminati gli studi e trovata un’occupazione.
7
71,3% per coloro che hanno frequentato Disegno Industriale.5 Si tratta di
percentuali alte, che garantiscono la rappresentatività dei risultati, soprattutto se si
tiene conto del fatto che tale copertura si distribuisce in maniera equilibrata fra i tre
sottogruppi di laureati.
Tabella 2.1 – Copertura dell’indagine per Corso di Laurea (Valori assoluti e %. N=2.144)
Interviste
completate
V.A.
%
Corso di Laurea
Architettura
Disegno industriale
Pianificazione
territoriale
Totale
Rifiuti
Irreperibili
Totale
V.A.
%
V.A.
%
V.A.
%
1.279
70,0
93
5,1
454
24,9
1.826
100,0
184
71,3
6
2,3
68
26,4
258
100,0
43
71,7
2
3,3
15
25,0
60
100,0
1.506
70,2
101
4,7
537
25,0
2.144
100,0
Al fine di valutare gli sbocchi occupazionali dei laureati in questione, focalizzando
l’attenzione sulla percezione di continuità e coerenza tra percorsi formativi
intrapresi e tipo di lavoro reperito, sulle caratteristiche peculiari dell’occupazione,
sulla soddisfazione relativa alle mansioni svolte e al compenso percepito, nonché
sulle aree di competenze utilizzate nello svolgimento del proprio lavoro, è stato
utilizzato un questionario strutturato, articolato nelle sezioni sotto elencate:
-
dati identificativi del questionario;
-
informazioni di base sull’intervistato (titolo di studio attuale, percorso lavorativo,
collocazione attuale rispetto al mercato del lavoro);
-
sezioni specifiche a seconda della condizione occupazionale al momento
dell’intervista per:
o Laureati occupati;
o Laureati in cerca di lavoro;
o Laureati ancora studenti.
-
opinioni sulla collocazione nel mercato del lavoro (per occupati, in cerca di
lavoro, studenti).
-
informazioni socio-anagrafiche sulla famiglia di origine dell’intervistato.
La sezione specificamente dedicata ai laureati attualmente occupati approfondisce,
in particolare, il tipo di lavoro, le mansioni prevalenti, le competenze e le famiglie di
insegnamento utilizzate, le modalità di ricerca dell’occupazione e il percorso
5
Se si prende in esame l’universo totale dei laureati nell’anno 2000 al Politecnico nei tre Corsi di Laurea
considerati il grado di copertura complessivo è pari al 70,2%.
8
professionale, la coerenza dell’impiego con gli studi svolti e il livello di soddisfazione
per le diverse dimensioni costitutive del lavoro.
Per semplificare la lettura dei risultati d’indagine, il rapporto di ricerca è articolato
in sezioni diverse per i laureati di ciascuno dei tre Corsi di Laurea, con elaborazioni
autonome per ciascun sottogruppo. Allo scopo di individuare le caratteristiche
peculiari e le specificità dei differenti profili professionali in un’ottica comparativa si
è cercato, comunque, di effettuare analisi ed elaborazioni comuni per i 3 Corsi di
Laurea, facendo sempre riferimento a variabili chiave quali il genere,6 la durata del
percorso di studi universitario, eventuali esperienze di lavoro pregresse, la relazione
con il territorio, l’ambito di lavoro (pubblico vs privato, autonomo o di gruppo,
ecc.),
l’eventuale
iscrizione
all’Ordine
e/o
il
conseguimento
dell’abilitazione
all’esercizio dell’attività professionale, ecc.
Per una maggiore possibilità di comparazione con altre indagini condotte sui
laureati, inoltre, si è sempre fatto riferimento alle classificazioni Istat o a definizioni
e classificazioni relative al lavoro e ai percorsi di studio largamente condivise.
Infine, per una maggiore semplicità di lettura i principali risultati d’indagine sono
presentati attraverso grafici e tabelle, in cui sono sempre segnalati i totali (in valore
assoluto) rispetto ai quali è stato effettuato il calcolo delle percentuali,7 nell’ottica
della massima trasparenza possibile.
6
La scelta di analizzare tutti i principali risultati d’indagine in un’ottica di genere risponde a quanto
previsto in sede europea, stante il fatto che l’Unione Europea ha posto il tema del mainstreaming di
genere come fondante ogni analisi che viene fatta sui destinatari delle politiche. Nel caso specifico,
inoltre, appare di particolare interesse evidenziare se esistono eventuali differenze di genere anche in
contesti evoluti sul piano socio-culturale e del mercato del lavoro quali quelli oggetto della presente
indagine.
7
Per alcune delle tabelle presentate il totale non è pari ai 1.279 laureati in Architettura, ai 184 laureati
in Disegno Industriale o ai 43 in Pianificazione Territoriale, in ragione dei filtri utilizzati nel questionario,
tali che i rispondenti dovessero essere, ad esempio, talvolta solo gli occupati (sezione 2 del
questionario), talaltra solo le persone in cerca di lavoro (sezione 3), ecc. Per tale motivo si è utilizzata
l’accortezza di segnalare sempre il totale N. Per quanto concerne i valori percentuali all’interno delle
tabelle, in rari casi il totale (di riga o di colonna) potrebbe non essere pari precisamente al 100,0% (ma
piuttosto al 99,9% o al 100,1%) a causa dell’approssimazione dei valori percentuali alla prima cifra
decimale.
9
3. I LAUREATI IN ARCHITETTURA
3.1 Le caratteristiche socio-anagrafiche e il percorso formativo
I laureati in Architettura coinvolti nell’indagine sono complessivamente 1.279, con
una leggera prevalenza della componente femminile rispetto a quella maschile
(51,5% vs 48,5%). Si tratta per la quasi totalità (99,5%) di cittadini italiani, in
maggioranza provenienti da istituti tecnici (30,7%), licei scientifici (30,4%) o che
hanno conseguito la maturità artistica (21,3%), a fronte di quote più ridotte di ex
studenti del
liceo classico (7%), dell’istituto magistrale (2,8%), di istituti
professionali (2,5%) o di altri tipi di scuola.
L’età al momento della laurea è sovente piuttosto elevata (cfr. Tabella 3.2),
principalmente in ragione di una durata degli studi in media ben superiore al
numero di anni di corso “standard”.8 Soltanto il 2,8% degli studenti esce, infatti,
dall’università dopo i 5 anni previsti dal piano di studi, a fronte del 13,2% che
impiega un anno in più, del 19% che resta all’università per 7 anni e di un altro
23,4% che lo fa per 8 anni; per il 14,5% dei laureati la permanenza all’università si
è prolungata per 9 anni, mentre per il 27,1% il traguardo della laurea è stato
raggiunto solo dopo 10 anni o più di studio.
Tabella 3.1 – Durata degli studi (Valori %. N=1.279)
Durata studi
5 anni
6 anni
7 anni
8 anni
9 anni
10 anni o più
Totale
N
Sesso
M
F
1,9%
10,8%
19,8%
22,7%
14,5%
30,2%
100,0%
620
3,6%
15,5%
18,2%
24,0%
14,6%
24,1%
100,0%
659
Totale
2,8%
13,2%
19,0%
23,4%
14,5%
27,1%
100,0%
1279
8
Per l’8,1% dei laureati coinvolti nell’indagine l’ingresso al Politecnico non coincide, inoltre, con l’anno di
prima immatricolazione nel sistema universitario italiano.
10
Tabella 3.2 – Età al momento della laurea (Valori %. N=1.279)
Sesso
Età
fino a 25 anni
26-27 anni
28-29 anni
30-34 anni
35 e più
Totale
N
M
F
6,6%
31,9%
28,9%
27,3%
5,3%
100,0%
620
16,8%
35,7%
28,4%
16,8%
2,3%
100,0%
659
Totale
11,9%
33,9%
28,6%
21,9%
3,8%
100,0%
1279
L’80,7% dei giovani usciti dal Corso di Laurea in Architettura ha frequentato la sede
di Milano Leonardo, a fronte del 19,3% che ha svolto gli studi presso la sede
distaccata di Milano Bovisa. Per quanto concerne il voto di laurea, il 38,9% ha
conseguito la laurea con una votazione inferiore o al massimo pari a 90/100, il 32%
ha ottenuto un punteggio compreso fra 91 e 95 e il 29,2% ha raggiunto
performance superiori.
Accanto a tendenze ormai piuttosto consolidate come il fatto che la componente
femminile raggiunge mediamente votazioni più elevate9, è anche il caso di
sottolineare l’esistenza di una certa correlazione fra voto di laurea e durata degli
studi. Le votazioni migliori si registrano, infatti, fra chi si laurea in corso mentre, in
maniera speculare, la quota più consistente di votazioni fino a 90 centesimi si
riscontra tra chi impiega un tempo particolarmente lungo per concludere il proprio
percorso universitario.
Tabella 3.3 – Voto di laurea per durata degli studi universitari (Valori %. N=1.279)
Voto di laurea
Fino a 90
Da 91 a 95
Da 96 a 100
Totale
N
Tempo impiegato per conseguire la laurea
Laureati in
Fino a 7 anni
8 anni e oltre
corso
5,6%
26,0%
46,7%
22,2%
35,2%
30,8%
72,2%
38,8%
22,5%
100,0%
100,0%
100,0%
36
412
831
Totale
38,9%
32,0%
29,2%
100,0%
1279
Durante il Corso di Laurea i due terzi circa dei futuri architetti hanno svolto attività
lavorative: il 22% lo ha fatto in maniera continuativa, mentre per il 44,3% si è
trattato di impieghi occasionali o stagionali. La propensione a lavorare durante gli
9
Nel dettaglio: esce da Architettura con un voto al massimo pari a 90/100 il 31,1% delle donne, a fronte
del 47,1% dei maschi, raggiunge una votazione compresa tra 91 e 95 il 33,7% (vs 30,2% dei colleghi
maschi), mentre ad ottenere una votazione elevata (da 96 a 100 centesimi) è il 35,2% delle laureate
donne contro il 22,7% dei laureati dell’altro sesso.
11
studi sembrerebbe, peraltro, maggiore tra gli studenti maschi, come messo in luce
dalla tabella seguente.
Tabella 3.4 – Svolgimento di attività lavorative durante il Corso di Laurea per sesso (Valori %.
N=1.279)
Sesso
Durante il corso ha lavorato?
Non ho mai lavorato
Lavori occasionali o stagionali
Lavori continuativi
Totale
N
M
F
30,5%
43,2%
26,3%
100,0%
620
36,7%
45,2%
18,1%
100,0%
659
Totale
33,7%
44,3%
22,0%
100,0%
1279
La percentuale di studenti “puri”, che non hanno mai lavorato, diminuisce, come
facilmente prevedibile, al crescere del tempo impiegato per conseguire la laurea,
con un aumento per chi permane più a lungo all’università non solo delle
occupazioni di natura più occasionale, ma anche degli impieghi caratterizzati da una
certa regolarità.
Tabella 3.5 – Svolgimento di attività lavorative durante il Corso di Laurea per durata degli
studi (Valori %. N=1.279)
Tempo impiegato
per conseguire la
laurea
Laureati in corso
Fino a 7 anni
8 anni e oltre
Totale
Durante il corso ha lavorato?
non ho mai
lavori occasionali
lavori
lavorato
o stagionali
continuativi
52,8%
38,9%
8,3%
44,9%
42,0%
13,1%
27,3%
45,6%
27,1%
33,7%
44,3%
22,0%
Totale
N
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
36
412
831
1279
E’ anche il caso di notare, come tra gli studenti che hanno svolto attività lavorative
mentre frequentavano l’università, una larga maggioranza sia stata occupata in
impieghi del tutto (49,6%) o in parte (21,6%) coerenti con il Corso di Laurea
frequentato, con un livello di congruenza rispetto agli studi spesso più elevato per
la componente maschile.
Tabella 3.6 – Coerenza delle attività lavorative svolte durante gli studi con il Corso di Laurea
frequentato per sesso (Valori %. N=848)
Lavoro (durante il corso)
coerente con il corso?
Si
Si in parte
No
Totale
N
Sesso
M
F
54,3%
20,0%
25,8%
100,0%
431
44,8%
23,3%
31,9%
100,0%
417
Totale
49,6%
21,6%
28,8%
100,0%
848
12
Per circa un terzo degli studenti di Architettura la formazione non termina una volta
conseguita la laurea: dopo aver raggiunto questo traguardo, il 33,8% ha
frequentato, infatti, altre attività formative,10 che nella maggioranza assoluta dei
casi risultano orientate ad approfondire conoscenze e competenze già apprese
durante gli studi universitari.11 Soltanto il 6% dei laureati in Architettura
intraprende, infatti, percorsi di studio o formazione post laurea del tutto incoerenti
rispetto al Corso di Laurea seguito, a fronte di un 78,5% che continua con attività
formative del tutto coerenti e di un 15,5% che ravvisa negli studi successivi alla
laurea una congruenza parziale rispetto ai contenuti appresi fino a quel momento.
Tabella 3.7 – Coerenza delle attività formative post laurea con il Corso di Laurea frequentato
per sesso (Valori %. N=432)
Attività di studio/formazione
coerente con la laurea?
Sì
Sì, in parte
No
Totale
N
Sesso
M
F
79,4%
12,6%
8,0%
100,0%
199
77,7%
18,0%
4,3%
100,0%
233
Totale
78,5%
15,5%
6,0%
100,0%
432
La motivazione principale che spinge i (pochi) laureati in Architettura a continuare il
proprio iter formativo è il desiderio di accrescere la propria professionalità (68,1%),
seguito, a distanza, dalla volontà di aumentare le possibilità di trovare un lavoro
(16,2%), mentre quote inferiori di giovani proseguono il proprio percorso di
apprendimento nell’ottica della massimizzazione delle probabilità di fare carriera
(6,5%), per interesse personale (4,2%), per insoddisfazione nei confronti degli
sbocchi professionali offerti dalla laurea in Architettura (2,8%) o per cambiare
lavoro o mansioni (2,3%), senza significative differenze di genere.
10
In un’ottica di genere, a scegliere di frequentare altre attività formative dopo il conseguimento della
laurea è stato il 35,4% delle laureate donne, a fronte del 32,1% dei laureati maschi.
11
Si tratta comunque, in generale, di una partecipazione ad attività formative post laurea piuttosto
limitata, soprattutto se confrontata con quella che emerge da altre indagini sui laureati: dall’ultima
indagine condotta dal Consorzio AlmaLaurea sui laureati pre-riforma della facoltà di Architettura emerge,
infatti, che a distanza di 5 anni dalla laurea il 75,8% dei laureati del 2000 ha partecipato ad almeno una
attività di formazione. Similmente, dall’indagine Istat 2004 condotta sui laureati del 2001 emerge che
nei tre anni successivi alla laurea il 79% dei laureati ha iniziato almeno un’attività di formazione. Per
maggior approfondimenti si rimanda a Istat, I laureati e lo studio – Inserimento professionale dei
laureati. Indagine 2004, Statistiche in breve, 28 aprile 2006 e a AlmaLaurea, Condizione occupazionale
dei laureati pre e post riforma. VIII Indagine 2005, marzo 2006.
13
Tabella 3.8 – Motivo principale per cui si è deciso di proseguire il proprio percorso formativo
dopo la laurea per sesso (Valori %. N=432)
Sesso
Perché ha proseguito percorso formativo
Era insoddisfatto degli sbocchi professionali offerti dalla laurea
Per avere più possibilità di fare carriera
Per accrescere la sua professionalità
Per cambiare lavoro o mansioni
Per avere più possibilità di trovare un lavoro
Per interesse personale
Totale
N
Totale
M
F
2,0%
6,5%
68,3%
2,0%
17,1%
4,0%
100,0%
199
3,4%
6,4%
67,8%
2,6%
15,5%
4,3%
100,0%
233
2,8%
6,5%
68,1%
2,3%
16,2%
4,2%
100,0%
432
Per quanto concerne le scelte formative effettuate, il 29,2% dei laureati si è
orientato verso una specializzazione post laurea o un master12, il 6,7% ha scelto un
dottorato di ricerca13 e il 3% si è iscritto ad un altro Corso di Laurea (Ingegneria,
Tecniche per l’architettura del paesaggio, Economia, ma anche facoltà di stampo
umanistico quali Lettere e lingue). Ancora più consistente la percentuale di giovani
che hanno deciso di approfondire i propri studi attraverso canali formativi diversi da
quello universitario: il 63,2% del totale dei frequentanti attività di formazione
successive alla laurea, in molti casi con la frequenza di più di una attività. Nella
maggioranza dei casi si è trattato di percorsi relativi alla sicurezza (in particolare
sulla sicurezza nei cantieri ai sensi del D.Lgs. n. 494/96, finalizzati alla formazione
della figura del coordinatore per la sicurezza), ma sono molto numerosi anche i
percorsi di acquisizione di competenze e/o aggiornamento rispetto all’utilizzo di
nuove tecnologie (corsi di informatica, in particolare per Autocad e 3d Studio Max),
seguiti da percorsi di approfondimento e aggiornamento in termini di contenuti
tematici
(bioarchitettura,
restauro,
progettazione
d’interni
e
arredamento,
progettazione giardini, grafica).
Fra le laureate in Architettura si riscontra, in generale, una propensione a
proseguire il proprio iter di formazione e perfezionamento all’interno dell’Università
maggiore rispetto a quella dei colleghi uomini, più attratti da altri canali formativi.
12
Tra i percorsi scelti più di frequente figurano master e specializzazioni in materie afferenti il design, in
Architettura del paesaggio e progettazione del verde, nel restauro e in altri ambiti dell’Architettura
(bioarchitettuta, progettazione dei sistemi urbani, riqualificazione di strutture ospedaliere, ecc.). Altri
percorsi scelti riguardano poi i temi della sicurezza, ma anche il marketing, l’abilitazione per
l’insegnamento, la conoscenza di software ad hoc e la comunicazione.
13
I dottorati scelti vertono principalmente su: Architettura, Urbanistica, Conservazione dei luoghi
dell'abitare e del paesaggio; Progettazione Architettonica e Urbana; Architettura degli Interni e
Allestimento; Composizione Architettonica; Tecnologia e Progetto per la Qualità Ambientale a Scala
Edilizia e Urbana; Disegno Industriale e Comunicazione Multimediale; Pianificazione Urbana Territoriale e
Ambientale; Programmazione, Manutenzione, Riqualificazione dei Sistemi Edilizi ed Urbani.
14
Tabella 3.9 – Tipologia di attività formative post laurea frequentate per sesso (Valori %.
N=432)*
Attività formative
Sesso
M
F
Totale
Dottorato di ricerca
5,5%
7,7%
6,7%
Specializzazione post laurea o master
23,6%
33,9%
29,2%
Altro Corso di Laurea
3,5%
2,6%
3,0%
Altra formazione
68,8%
58,4%
63,2%
* In tabella sono presentati soltanto i “Sì” per ciascuna possibile attività di formazione post laurea.
Il 72,9% dei giovani usciti dal Corso di Laurea in Architettura ha superato gli esami
di stato per l’abilitazione all’esercizio dell’attività professionale (cfr Tabella 3.10), in
larga maggioranza nell’anno seguente al conseguimento del titolo o al massimo
nell’arco dei due anni successivi.
Tabella 3.10 – Superamento dell’esame di stato per sesso (Valori %. N=1.279)
Ha superato esami di stato per
abilitazione professionale
Sì
No
Totale
N
Sesso
M
F
75,5%
24,5%
100,0%
620
70,4%
29,6%
100,0%
659
Totale
72,9%
27,1%
100,0%
1279
Tabella 3.11 – Anno di superamento dell’esame di stato per sesso (Valori %. N=932)
Quando ha superato esame di
stato
2001
2002
2003
2004
2005
2006
Non ricordo
Totale
N
Sesso
M
F
70,5%
15,6%
6,4%
1,7%
2,4%
,9%
2,6%
100,0%
468
69,4%
15,9%
7,1%
3,0%
1,1%
1,5%
1,9%
100,0%
464
Totale
70,0%
15,8%
6,8%
2,4%
1,7%
1,2%
2,3%
100,0%
932
Ad iscriversi all’Ordine professionale è una quota leggermente inferiore degli
architetti laureatisi nel 2000: il 65,5% del totale, con una tendenza più spiccata ad
iscriversi tra i laureati maschi (cfr. Tabella seguente). Si iscrive, inoltre, all’Ordine
soprattutto chi proviene da un contesto familiare caratterizzato da genitori liberi
professionisti14 e chi si laurea nei tempi “standard”. Dichiara di essersi iscritto,
infatti, il 91,7% dei laureati in corso, il 76,5% di chi si laurea entro i 7 anni e il 59%
di chi impiega un tempo superiore.
14
Per chi ha il padre lavoratore autonomo la percentuale di iscritti all’Ordine è pari al 74,5% dei casi, a
fronte del 65,5% medio.
15
Tabella 3.12 – Iscrizione all’Ordine per sesso (Valori %. N=1.279)
Sesso
Si è iscritto all’ordine
professionale
Sì
No
Totale
N
M
F
69,0%
31,0%
100,0%
620
62,2%
37,8%
100,0%
659
Totale
65,5%
34,5%
100,0%
1279
Come accade anche in relazione agli esami di stato per l’abilitazione all’esercizio
dell’attività professionale, l’iscrizione avviene soprattutto nei due anni seguenti al
conseguimento della laurea: quasi la metà (47,7%) si iscrive l’anno successivo, il
27,2% dopo due anni, con percentuali via via decrescenti all’aumentare della
distanza rispetto alla data di laurea.
Tabella 3.13 – Anno di iscrizione all’Ordine per sesso (Valori %. N=838)
Sesso
In quale anno si è iscritto
all’ordine professionale
2001
2002
2003
2004
2005
2006
Non ricordo
Totale
N
M
F
50,0%
26,6%
12,1%
5,1%
2,6%
1,9%
1,6%
100,0%
428
45,4%
27,8%
11,2%
7,1%
3,2%
3,2%
2,2%
100,0%
410
Totale
47,7%
27,2%
11,7%
6,1%
2,9%
2,5%
1,9%
100,0%
838
3.2 La situazione attuale
A distanza di circa 6 anni dal conseguimento della laurea, chi ha frequentato la
facoltà di Architettura sembra beneficiare di una condizione di sostanziale piena
occupazione. Il 93,2% dei laureati ha, infatti, un lavoro, a fronte di un 3,4% di
soggetti in cerca di impiego, di un 3,3% in condizione volontaria di inattività15 e di
un residuale 0,3% (in tutto 4 persone) ancora impegnato in un percorso di studio o
formazione. Ad esclusione di una quota estremamente limitata di persone (0,3%)
che cercano impiego per la prima volta, chi è in cerca di occupazione ha già
conosciuto un precedente inserimento nel mondo del lavoro. Si tratta, dunque, di
15
Di questi, la quasi totalità non studia, non lavora e non cerca lavoro per motivi personali (salute,
matrimonio, assistenza a familiari, ecc. ), una persona è in attesa di concorso e una dichiara di non
trovare lavori interessanti.
16
percentuali “fisiologiche” di mancata occupazione, legate a naturali passaggi da un
percorso lavorativo all’altro nell’ottica della carriera esterna.16
In una prospettiva di genere è, comunque, il caso di sottolineare come fra la
componente femminile non sia maggiormente diffusa soltanto la condizione di
inattività volontaria (6,2% vs 0,2%), ma anche la ricerca di nuovo impiego (3,8%
vs 1,9%), con buona probabilità interpretabile nell’ottica di maggiori difficoltà
incontrate dalle laureate donne nella stabilizzazione dei propri percorsi di lavoro.17
Tabella 3.14 – Attuale condizione occupazionale per sesso (Valori %. N=1.279)
Situazione occupazionale attuale
Occupato
Disoccupato in cerca di nuova occupazione
In cerca di prima occupazione
Studente
Non studia e non cerca lavoro
Totale
N
Sesso
M
F
97,4%
1,9%
0,2%
0,3%
0,2%
100,0%
620
89,2%
3,8%
0,5%
0,3%
6,2%
100,0%
659
Totale
93,2%
2,9%
0,3%
0,3%
3,3%
100,0%
1279
In ragione di una così ridotta presenza di persone in condizione non lavorativa si è
scelto di presentare nel paragrafo successivo, in forma aggregata, tutti i dati relativi
ai soggetti in cerca di occupazione ed agli studenti al momento dell’intervista,
dedicando invece maggiori approfondimenti nei paragrafi successivi ai laureati oggi
occupati, che costituiscono il principale focus di indagine.
3.2.1 I laureati non occupati
La componente più numerosa fra i laureati in Architettura non occupati al momento
dell’intervista è rappresentata dai soggetti in cerca di occupazione.
16
La condizione occupazionale dei laureati in Architettura del Politecnico di Milano risulta abbastanza
coerente con quella emerse da altre indagine condotte sui laureati a livello nazionale. I dati Istat relativi
all’inserimento professionale dei laureati in Architettura del 2001 a tre anni dal conseguimento del titolo
di studio universitario mettono in luce una percentuale di occupati pari all’85,3% del totale, a fronte di
un 9,5% in cerca di lavoro e un 5,1% che non lavora e non cerca lavoro (inclusi studenti). L’ultima
indagine condotta dal Consorzio Universitario Almalaurea indica, invece, una condizione occupazionale a
cinque anni per i laureati del 2000 del gruppo Architettura (secondo la classificazione Istat, Corso di
Laurea in Architettura e altri Corsi di Laurea quali Pianificazione, Disegno Industriale, ecc.)
contraddistinta dal 94,2% di occupati (a fronte dell’86,3% per il totale dei laureati nel loro complesso).
Per maggior approfondimenti si rimanda a Istat, I laureati e il mercato del lavoro – Inserimento
professionale dei laureati. Indagine 2004, Collana Informazioni, n. 14 2006 e a AlmaLaurea, Condizione
occupazionale dei laureati pre e post riforma. VIII Indagine 2005, marzo 2006.
17
Analoghe differenze di genere si riscontrano nella già citata indagine Almalaurea: a cinque anni dalla
laurea, nel gruppo Architettura lavora il 97,4% degli uomini contro il 91% delle donne, similmente a
quanto avviene per i laureati nel loro complesso (ove gli occupati sono il 90,7% nella componente
maschile e l’82,8% in quella femminile).
17
La durata della ricerca di lavoro non risulta, in media, eccessivamente prolungata, a
mettere in luce, ancora una volta, un mercato del lavoro che non sembra
presentare ostacoli eccessivi all’inserimento dei laureati in Architettura. Oltre la
metà dei giovani usciti da questo Corso di Laurea non supera, infatti, i sei mesi di
ricerca di impiego: il 29,3% non cerca da più di 3 mesi e il 24,4% è impegnato in
questa attività per un intervallo di tempo che va da 4 a 6 mesi. A questi si aggiunge
un 12,2% di laureati per i quali la durata della ricerca è compresa fra i 7 ed i 12
mesi, ed un altro 12,2% per cui l’arco temporale va da 1 a 2 anni, a fronte di una
quota di persone interessate da una vera e propria disoccupazione di lunga durata –
oltre 24 mesi - pari al 22%.
Tabella 3.15 – Mesi di ricerca di lavoro per sesso (Valori %. N=41)
Sesso
Mesi di ricerca di
lavoro
Fino a 3
Da 4 a 6
Da 7 a 12
Da 13 a 24
Oltre 24
Totale
N
M
F
15,4%
23,1%
15,4%
7,7%
38,5%
100,0%
13
35,7%
25,0%
10,7%
14,3%
14,3%
100,0%
28
Totale
29,3%
24,4%
12,2%
12,2%
22,0%
100,0%
41
Si tratta inoltre, come spesso accade per persone che abbiano maturato durante gli
studi un bagaglio di conoscenze e competenze di livello elevato, di una
disoccupazione
che
tende
a
prolungarsi,
piuttosto
frequentemente,
fino
all’inserimento in un lavoro reputato “adeguato” al proprio sistema di valori e
priorità.
Soltanto il 26,8% dei laureati in Architettura oggi disoccupati sarebbe, infatti,
disponibile a lavorare immediatamente a qualsiasi condizione, a fronte di un 70%
circa che lo farebbe soltanto qualora ci fossero garanzie di varia natura, in primis
una remunerazione adeguata (26,8%) o la corrispondenza con i propri interessi e
competenze (26,8%), ma anche altri elementi quali la prossimità spaziale al luogo
di residenza (7,3%), le possibilità di carriera o la coerenza con il percorso di studi
universitario (entrambi 4,9%).
18
Tabella 3.16 – Sarebbe disponibile a lavorare immediatamente a quali condizioni? per sesso
(Valori %. N=41)
Sesso
Disponibilità a lavorare
Sì a qualunque
Sì a condizione
Sì a condizione
Sì a condizione
Sì a condizione
Sì a condizione
No, per ragioni
Totale
N
condizione
di una remunerazione adeguata
che non fosse lontano da casa
che mi consentisse possibilità di carriera
che corrisponda ai mie interessi e competenze
che il lavoro sia coerente con la mia laurea
personali e familiari
M
F
38,5%
15,4%
15,4%
7,7%
23,1%
21,4%
32,1%
3,6%
3,6%
28,6%
7,1%
3,6%
100,0%
28
100,0%
13
Totale
26,8%
26,8%
7,3%
4,9%
26,8%
4,9%
2,4%
100,0%
41
Anche il tema della mobilità spaziale mette in luce una certa rigidità, che aumenta
al crescere della distanza dal luogo di residenza: in media, il 70,7% dei laureati si
dichiara disposto a trasferirsi per trovare lavoro in un altro comune della propria
provincia, il 63,4% non avrebbe riserve purché entro i confini regionali, mentre solo
il 46,3% sarebbe propenso a spostarsi in un’altra regione e poco più di un terzo
potrebbe accettare di lavorare all’estero.
La propensione alla mobilità risulta, peraltro, inferiore se si prende in esame la
componente femminile, probabilmente in ragione del maggior peso delle problematiche
di conciliazione, acuito dall’età media dei laureati al momento dell’intervista, a distanza
di ben sei anni dalla conclusione del proprio percorso universitario.
Tabella 3.17 – Disponibilità a trasferirsi per trovare lavoro per sesso (N=41)*
Disponibilità al trasferimento
Sesso
M
F
Totale
Disponibilità a trasferirsi in altro comune
92,3%
60,7%
70,7%
Disponibilità a trasferirsi in altra provincia
76,9%
57,1%
63,4%
Disponibilità a trasferirsi in altra regione
69,2%
35,7%
46,3%
Disponibilità a trasferirsi all’estero
53,8%
28,6%
36,6%
* In tabella sono presentati soltanto i “Sì” per ciascuna possibile destinazione del trasferimento.
E’ opportuno leggere i dati precededenti anche alla luce delle esperienze professionali
pregresse maturate dai laureati in Architettura oggi in cerca di occupazione. In molti
casi si tratta, infatti, non soltanto di persone che hanno già lavorato, ma di soggetti che
hanno svolto in precedenza incarichi del tutto o in parte coerenti con il Corso di Laurea
frequentato, soprattutto per quanto riguarda la componente femminile. Quest’ultimo
dato sembra spiegare anche la minore propensione femminile ad accettare impieghi a
qualunque condizione e, in maniera complementare, le maggiori aspettative espresse
in termini di remunerazione, corrispondenza ai propri interessi e competenze, nonché
coerenza con il proprio iter di studio universitario.
19
Tabella 3.18 – Attività lavorative svolte negli anni successivi alla laurea per sesso (Valori %.
N=41)
Anno 2001
Coerenza del lavoro
Coerente con la laurea
Parzialmente coerente con la laurea
Non coerente con la laurea
Non lavoravo
Totale
N
Sesso
M
F
38,5%
30,8%
23,1%
7,7%
100,0%
13
60,7%
21,4%
3,6%
14,3%
100,0%
28
Totale
53,7%
24,4%
9,8%
12,2%
100,0%
41
Anno 2002
Coerenza del lavoro
Coerente con la laurea
Parzialmente coerente con la laurea
Non coerente con la laurea
Non lavoravo
Totale
N
Sesso
M
F
46,2%
15,4%
15,4%
23,1%
100,0%
13
57,1%
21,4%
3,6%
17,9%
100,0%
28
Totale
53,7%
19,5%
7,3%
19,5%
100,0%
41
Anno 2003
Coerenza del lavoro
Coerente con la laurea
Parzialmente coerente con la laurea
Non coerente con la laurea
Non lavoravo
Totale
N
Sesso
M
F
38,5%
15,4%
15,4%
30,8%
100,0%
13
67,9%
21,4%
3,6%
7,1%
100,0%
28
Totale
58,5%
19,5%
7,3%
14,6%
100,0%
41
Anno 2004
Coerenza del lavoro
Coerente con la laurea
Parzialmente coerente con la laurea
Non coerente con la laurea
Non lavoravo
Totale
N
Sesso
M
F
38,5%
15,4%
7,7%
38,5%
100,0%
13
53,6%
17,9%
10,7%
17,9%
100,0%
28
Totale
48,8%
17,1%
9,8%
24,4%
100,0%
41
Anno 2005
Coerenza del lavoro
Coerente con la laurea
Parzialmente coerente con la laurea
Non coerente con la laurea
Non lavoravo
Totale
N
Sesso
M
F
30,8%
15,4%
15,4%
38,5%
100,0%
13
53,6%
17,9%
14,3%
14,3%
100,0%
28
Totale
46,3%
17,1%
14,6%
22,0%
100,0%
41
20
Per quanto concerne le modalità di ricerca di lavoro messe in atto, sembrano
prevalere largamente i canali “informali”, con oltre la metà (56,1%) dei laureati in
cerca di occupazione che fa affidamento sulla propria iniziativa autonoma
(inserzioni, risposta ad annunci di lavoro, autocandidature, concorsi pubblici) e una
quota piuttosto elevata che ricorre alle proprie conoscenze (amicizie nel 39% dei
casi e famiglia e/o parenti per il 17% circa). Piuttosto diffuso, tra i canali
“formali/istituzionali”, il ricorso all’intermediazione privata (agenzie di ricerca del
personale,
di
orientamento
e
formazione,
di
somministrazione
di
lavoro
temporaneo), che coinvolge il 41,5% dei laureati in cerca di impiego, mentre
minore (24,4%) è il riferimento all’intermediazione pubblica (Centri per l’Impiego,
di orientamento o di informazione) e quasi assente il ruolo delle associazioni di
categoria e organizzazioni sindacali (2,4%), nonché del sistema dell’istruzione e
formazione nel suo complesso (4,9%)18. In generale, il ricorso ai canali di natura
istituzionale o, comunque, formale, sembra superiore per la componente femminile
rispetto a quella maschile.
Tabella 3.19 – Canale di ricerca con cui ha trovato lavoro per sesso (Valori %. N=41)*
Canale con cui ha trovato lavoro
Intermediazione pubblica
Intermediazione privata
Servizi universitari, enti formazione tirocinio e praticantato
Associazioni categoria
Iniziativa autonoma
Contatti familiari
Contatti amici
* In tabella sono presentati soltanto i “Sì” per ciascuna possibile
Sesso
M
15,4%
38,5%
53,8%
15,4%
46,2%
azione di
F
28,6%
42,9%
7,1%
3,6%
57,1%
17,9%
35,7%
ricerca di lavoro.
Totale
24,4%
41,5%
4,9%
2,4%
56,1%
17,1%
39,0%
Soltanto una quota minima di persone uscite dal Corso di Laurea in Architettura
nell’anno 2000 è tuttora nella condizione di studente: di questi 4 laureati, 2 sono
impegnati in un percorso di formazione al di fuori del sistema universitario, mentre
altri due stanno completando il proprio iter di studio per ottenere una seconda
laurea in Ingegneria sempre presso il Politecnico di Milano: in un caso si tratta di
una laurea triennale del nuovo ordinamento, nell’altro di un Corso di Laurea del
vecchio ordinamento.
Qualunque sia il tipo di formazione prescelto, in 3 casi su 4 si registra una perfetta
coerenza con la laurea conseguita precedentemente, mentre in un altro caso la
corrispondenza è soltanto parziale. Alla base della decisione di perfezionare e
18
Sono inclusi in questa voce i servizi universitari, gli enti di formazione, le forme di tirocinio e
praticantato.
21
approfondire la propria formazione è, peraltro, soprattutto il fatto di aver maturato
nuovi interessi (3 casi) piuttosto che l’insoddisfazione per gli sbocchi professionali
offerti dalla laurea in Architettura (1 solo caso).
3.2.2 I laureati occupati
Sebbene la maggior parte dei laureati in Architettura occupati al momento della
rilevazione svolga un’attività lavorativa iniziata dopo la laurea, si riscontra anche
una certa continuità, ravvisabile in primis in un 12,5% di persone che hanno oggi
un impiego trovato prima di laurearsi, tendenza diffusa soprattutto fra la
componente maschile.19
Tabella 3.20 – Lavoro svolto iniziato prima o dopo la laurea per sesso (Valori %. N=1.192)
Sesso
Il lavoro è iniziato prima o
dopo la laurea?
Prima
Dopo
Totale
N
M
F
16,9%
83,1%
100,0%
604
8,0%
92,0%
100,0%
588
Totale
12,5%
87,5%
100,0%
1192
Anche chi ha iniziato a svolgere l’attuale lavoro dopo la laurea sembra aver
maturato, d’altro, canto, una certa esperienza, tanto che in media si ha una
“anzianità di servizio” pari a oltre 44 mesi, ovvero compresa fra i 3 ed i 4 anni, a
fronte di una percentuale inferiore al 15% di soggetti impegnati nell’attuale
occupazione da meno di un anno.
Tabella 3.21 – Da quanti mesi svolge il lavoro iniziato dopo la laurea? per sesso (Valori %.
N=1.043)
Da quanti mesi svolge
attuale lavoro
Fino a 6
Da 7 a 12
Da 13 a 24
Da 25 a 36
Da 37 a 48
Da 49 a 60
Da 61 a 72
Totale
N
Sesso
M
F
5,6%
7,0%
9,8%
11,0%
19,3%
35,5%
12,0%
100,0%
502
7,4%
8,5%
8,9%
14,8%
15,2%
32,7%
12,6%
100,0%
541
Totale
6,5%
7,8%
9,3%
12,9%
17,2%
34,0%
12,3%
100,0%
1043
19
Il dato trova un certo riscontro nella già citata indagine Istat condotta nel 2004 a livello nazionale sui
laureati del 2001: i dati in essa contenuti mettono in luce, infatti, come fra i laureati in Architettura
occupati al momento della rilevazione il 14,6% svolga un’attività iniziata prima di laurearsi, a fronte del
70,7% impegnato in un lavoro cominciato dopo la laurea.
22
Risulta, dunque, elevata la quota di chi ha avuto esperienze lavorative già a partire
dal 2001, ovvero dall’anno successivo alla laurea; la quota di occupati cresce,
peraltro, con il trascorrere del tempo, fino a raggiungere nel 2005 la quasi perfetta
coincidenza con gli occupati nell’anno della rilevazione, come messo in luce dalla
tabella 3.22.
E’ anche il caso di notare come sia piuttosto consistente la quota di occupati che
svolgono un lavoro coerente con la laurea in Architettura già a partire dall’anno
successivo alla laurea: ben il 76,8%.20 Questa percentuale non tende, però, ad
aumentare in modo significativo con il passare degli anni: al momento della
rilevazione
dichiara
di
svolgere
un’attività
professionale
corrispondente
alle
competenze e conoscenze acquisite durante gli studi universitari il 77,6% degli
occupati, a fronte di un 13,5% che ravvisa una coerenza parziale e di un 8,9% che
non ne rileva affatto.
Tabella 3.22 – Coerenza delle esperienze lavorative successive alla laurea rispetto agli studi
svolti (N=1.192)
Lavoro
Coerente con la laurea
Parzialmente coerente con la laurea
Non coerente con la laurea
Non lavoravo
Totale
N
2001
2002
2003
2004
2005
76,8%
11,1%
9,1%
3,1%
100,0%
1.192
77,6%
11,5%
8,8%
2,1%
100,0%
1.192
79,4%
11,2%
8,0%
1,5%
100,0%
1.192
79,3%
11,5%
8,4%
0,8%
100,0%
1.192
80,2%
10,8%
8,7%
0,3%
100,0%
1.192
Per quanto concerne l’attuale posizione nella professione, i laureati in Architettura si
distinguono per una forte propensione a svolgere un’attività di lavoro autonomo: il
64,7%, a fronte di meno di un terzo che ha un impiego alle dipendenze (29,3%) e
di una quota residuale di soggetti con un lavoro atipico (6%). La propensione al
lavoro autonomo resta, peraltro, elevata anche all’interno della componente
femminile, tradizionalmente più incline ad un impiego di natura dipendente.21
20
Si riporta, in Tabella 3.22, soltanto il totale complessivo dei laureati attualmente occupati, senza
riportare i parziali distinti per i laureati M e le laureate F, in ragione dell’assenza di significative
differenze di genere rispetto alla dimensione analizzata relativa alla coerenza delle esperienze lavorative
successive alla laurea con gli studi svolti.
21
Dall’indagine AlmaLaurea risulta che i laureati del 2000 della Facoltà di Architettura occupati a cinque
anni dalla laurea sono lavoratori autonomi stabili nel 63,2% dei casi. Sulla elevata propensione al lavoro
autonomo dei laureati in Architettura (e, più in generale, per le professioni che fanno capo a degli ordini
professionali) si ha anche il riscontro dell’indagine nazionale Istat condotta sui laureati del 2001, da cui
emerge che fra i laureati del gruppo Architettura nel suo complesso il 56,6% è indipendente (di cui
54,8% libero professionista), a fronte del 26,5% dipendente e del 17% che svolge una collaborazione
coordinata e continuativa. E’ però il caso di sottolineare che il dato Istat, riferito ai laureati del gruppo
Architettura nel suo complesso e non soltanto a chi esce dal Corso di Laurea in Architettura è solo in
parte comparabile con il dato relativo ai laureati in Architettura del Politecnico, in quanto sottostima, con
23
Tabella 3.23 – Attuale posizione nella professione per sesso (N=1.192)
Attuale posizione nella professione
Dipendente
Autonomo
Atipico / parasubordinato
Totale
N
Sesso
M
F
27,0%
68,2%
4,8%
100,0%
604
31,6%
61,1%
7,3%
100,0%
588
Totale
29,3%
64,7%
6,0%
100,0%
1192
L’analisi delle qualifiche professionali più diffuse mette in luce una situazione di
stabilità piuttosto generalizzata raggiunta dai laureati in Architettura a circa 6 anni
dal conseguimento del titolo universitario, a testimonianza di percorsi di carriera
esterna che non sembrano incontrare ostacoli eccessivi.
Fra i 349 occupati alle dipendenze, il 76,8% ha un lavoro standard22, ovvero un
impiego a tempo indeterminato e a tempo pieno, il 4,3% svolge un part time con
un contratto a tempo indeterminato e il 19% ha un contratto a tempo determinato
(di cui 3,2% part time). La principale qualifica professionale dei lavoratori autonomi
è, invece, quella del libero professionista che opera con partita IVA (92,3% del
totale autonomi), mentre fra gli atipici prevale la formula contrattuale della
collaborazione coordinata e continuativa/a progetto (91,7% degli atipici).
Rispetto al genere, secondo trend largamente diffusi, la componente femminile
risulta penalizzata, in termini di stabilità, rispetto a quella maschile, con una
maggiore presenza di contratti a tempo determinato nell’ambito del lavoro
dipendente e un coinvolgimento più elevato nel lavoro atipico.
buona probabilità, la percentuale di lavoratori autonomi, in ragione della maggiore propensione al lavoro
dipendente diffusa tra i laureati in Disegno industriale e Pianificazione Territoriale.
22
Si aderisce, in questa sede, alla definizione ISTAT, secondo cui rientrano nel lavoro standard soltanto
il lavoro alle dipendenze a tempo pieno e con contratto a tempo indeterminato e le forme di lavoro
autonomo stabili (imprenditori, liberi professionisti, agricoltori, artigiani e commercianti). Nel lavoro non
standard sono, dunque, compresi il lavoro alle dipendenze a tempo indeterminato, ma part time, il
lavoro dipendente a tempo determinato, quello parasubordinato (le vecchie collaborazioni coordinate e
continuative, i contratti a progetto e le collaborazioni occasionali) ed interinale, i contratti a causa mista
(di formazione lavoro e di apprendistato), nonché le attività di qualificazione e specializzazione
professionale - quali praticantato, tirocini e stage, borse di studio - le cooperative di produzione e lavoro,
il lavoro nell’azienda di famiglia e il lavoro senza contratto.
24
Tabella 3.24 – Tipologia di contratto di lavoro dipendente per sesso (Valori %. N=349)
Tipo di contratto DIPENDENTE
A tempo indeterminato e a tempo pieno
A tempo indeterminato e a tempo parziale
Di formazione lavoro/di inserimento
Di apprendistato
Stagionale
A tempo determinato e a tempo pieno
A tempo determinato e parziale
Totale
N
Sesso
Totale
M
F
84,0%
4,3%
70,4%
4,3%
76,8%
4,3%
11,0%
0,6%
100,0%
163
19,9%
5,4%
100,0%
186
15,8%
3,2%
100,0%
349
Tabella 3.25 – Qualifica professionale dei lavoratori autonomi per sesso (Valori %. N=771)
Qualifica professionale AUTONOMO
Imprenditore
Socio di società/cooperativa
Libero professionista (con partita IVA)
Artigiano
Commerciante
Altro (coadiuvante familiare, agricoltore…)
Totale
N
Sesso
Totale
M
F
5,8%
1,7%
90,5%
1,5%
0,2%
0,2%
100,0%
412
1,1%
1,7%
94,4%
0,3%
0,8%
1,7%
100,0%
359
3,6%
1,7%
92,3%
0,9%
0,5%
0,9%
100,0%
771
Tabella 3.26 – Forma di lavoro atipico per sesso (Valori %. N=72)
Posizione atipica ricoperta
Collaboratore coordinato continuativo/ collaborazione a progetto
Collaboratore occasionale
Prestazione come socio di cooperativa (di produzione e servizi)
Lavoratore a domicilio per conto di imprese
Lavoratore interinale
Tirocinio con compenso e praticante
Lavoratore in nero
Totale
N
Sesso
Totale
M
F
86,2%
13,8%
95,3%
4,7%
91,7%
8,3%
100,0%
29
100,0%
43
100,0%
72
Senza significative differenze di genere23, la quasi totalità (89%) dei laureati oggi
occupati ha un unico impiego, a fronte di una esigua minoranza (complessivamente
l’11%) che svolge anche altri lavori.
L’occupazione non esclusiva coinvolge in misura superiore alla media (18,1% vs
11%) gli occupati atipici e parasubordinati e chi opera nel settore pubblico piuttosto
che nel privato (21,4% vs 10,2%). Al contrario, un regime di esclusività sembra più
diffuso tra chi svolge attività professionali distanti dalla formazione ricevuta
all’università: svolge un unico lavoro l’88% di chi ha un’occupazione coerente, il
25
91,3% di chi ha un impiego coerente solo in parte e il 94,3% di chi ha
un’occupazione del tutto non corrispondente agli studi universitari svolti.
A fronte di tale situazione complessivamente positiva, è però il caso di sottolineare
il dato relativo alle retribuzioni che, in media, non risultano particolarmente elevate.
Sebbene il dato debba essere assunto con una certa cautela in ragione di una quota
molto consistente di mancate risposte (pari al 46,5% dei laureati in Architettura
oggi occupati)24, pur tuttavia dai dati dichiarati emerge comunque un panorama non
troppo roseo, soprattutto in virtù del fatto che si tratta di soggetti laureatisi ben sei
anni prima e che hanno maturato nel tempo molteplici esperienze lavorative.25
Analizzando nel dettaglio il dato relativo alla retribuzione mensile netta26 dichiarata,
oltre alla già sottolineata prevalenza delle mancate risposte fra gli autonomi,
emerge in primo luogo come un guadagno mensile pari o addirittura inferiore ai
1.000 euro interessi principalmente i lavoratori atipici, mentre i livelli di reddito più
elevati sono appannaggio soprattutto degli occupati autonomi.
Tabella 3.27 – Retribuzione netta mensile per posizione nella professione (Valori %.
N=1.192)
Retribuzione netta
mensile
Fino a 1.000 euro
Da 1.001 a 1.450 euro
Da 1.451 a 1.850 euro
Da 1.851 a 2.000 euro
Da 2.001 a 3.000 euro
Da 3.001 a 4.000 euro
Oltre 4.000 euro
Non risponde
Totale
N
23
Attuale posizione nella professione
Atipico /
Dipendente
Autonomo
parasubordinato
9,5%
6,0%
26,4%
37,0%
9,6%
20,8%
18,6%
10,4%
18,1%
5,2%
5,4%
1,4%
4,0%
6,9%
8,3%
0,6%
2,5%
1,2%
25,2%
58,1%
25,0%
100,0%
100,0%
100,0%
349
771
72
Totale
8,2%
18,3%
13,3%
5,1%
6,1%
1,8%
0,8%
46,5%
100,0%
1192
Nel dettaglio, ha una sola occupazione l’89,1% degli uomini e l’88,9% delle donne.
24
Le mancate risposte sono, con buona probabilità, attribuibili in primo luogo alle classi di reddito più
elevate, con conseguenti fenomeni di sottostima del reddito reale del target. A conferma di tale ipotesi
anche il fatto che la quota più significativa di mancate risposte si registra fra i lavoratori autonomi, che
tradizionalmente percepiscono retribuzioni più elevate (cfr. Tabella 3.27).
25
Altre indagini a livello nazionale mettono in luce, peraltro, una retribuzione media dei laureati in
Architettura inferiore a quella del totale dei laureati nel loro complesso. Dall’indagine AlmaLaurea risulta,
infatti, che il guadagno mensile netto percepito in media dai laureati della facoltà di Architettura a 5 anni
dalla laurea è pari a 1.272 euro, contro i 1.336 del totale laureati.
26
Si fa riferimento, cioè, al guadagno percepito mensilmente dai laureati occupati, da cui sono stati
detratti i contributi, le imposte, ecc.
26
In corrispondenza di qualsiasi posizione nella professione le laureate donne,
secondo trend ampiamente riscontrati in altre indagini27, percepiscono un guadagno
netto mensile inferiore rispetto ai colleghi uomini.
Tabella 3.28 – Retribuzione netta mensile per posizione nella professione e sesso (Valori %.
N=1.192)
Attuale
posizione
nella
professione
Dipendente
Autonomo
Atipico /
parasubordinato
Retribuzione netta mensile
Sesso
M
F
Totale
M
F
Totale
M
F
Totale
Fino a
1.000
1.0011.450
4,9%
13,4%
9,5%
3,9%
8,4%
6,0%
17,2%
32,6%
26,4%
1.4512.000
25,8%
46,8%
37,0%
7,8%
11,7%
9,6%
17,2%
23,3%
20,8%
27,6%
20,4%
23,8%
17,5%
13,9%
15,8%
20,7%
18,6%
19,4%
Oltre
2.000
8,6%
1,1%
4,6%
14,6%
5,8%
10,5%
20,7%
8,3%
Nr
33,1%
18,3%
25,2%
56,3%
60,2%
58,1%
24,1%
25,6%
25,0%
Totale
N
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
163
186
349
412
359
771
29
43
72
La dimensione dell’organizzazione28 in cui sono attualmente occupati i laureati in
Architettura è in larga misura rappresentata da luoghi di lavoro con un numero di
addetti variabile da 1 a 9 (42,9%) o addirittura senza alcun dipendente (26,3%).
Come facilmente prevedibile, le dimensioni dell’organizzazione di appartenenza
sono particolarmente ridotte per i lavoratori autonomi, per la quasi totalità costituiti
da liberi professionisti con partita IVA (operanti in larga misura in studi
professionali
e
associati).
La
classe
dimensionale
da
1
a
9
addetti
dell’organizzazione di appartenenza sembra, peraltro, coincidere in larga misura con
la situazione micro-imprenditoriale di uno studio professionale29.
27
Si cfr., in proposito, la già citata Istat, I laureati e il mercato del lavoro – Inserimento professionale
dei laureati. Indagine 2004, Collana Informazioni, n. 14 2006. La stessa tendenza emerge nell’indagine
AlmaLaurea: a 5 anni dalla laurea, i laureati M percepiscono un guadagno medio mensile netto di 1.429
euro, contro i 1.125 delle laureate F).
28
Sono inclusi nel calcolo dimensionale il titolare ed eventuali soci o coadiuvanti.
29
Sulla scorta della Raccomandazione della Commissione (96/280/CE) del 3 aprile 1996 relativa alla
definizione delle piccole e medie imprese poi recepita nel nostro Paese [Gazzetta ufficiale L 107 del
30/04/1996], si definiscono “piccole imprese” quelle che occupano da 10 a 49 dipendenti, il cui fatturato
annuo sia inferiore a 7 milioni di euro o il cui bilancio non superi i 5 milioni di euro, mentre le
microimprese sono tali se occupano meno di 10 dipendenti. Le medie imprese occupano meno di 250
dipendenti e il loro fatturato deve essere inferiore a 40 milioni di euro o il loro bilancio annuo inferiore a
27 milioni di euro. In virtù di numerose risultanze empiriche che hanno riscontrato un’elevata
correlazione fra numero di addetti e fatturato di un’azienda, nel presente report si è scelto di utilizzare la
classe di addetti come proxy della tipologia d’impresa (micro, piccola o media).
27
Tabella 3.29 – Classe dimensionale dell’organizzazione di appartenenza per posizione nella
professione (Valori %. N=1.192)
Dimensione organizzazione
in cui lavora
Nessun dipendente
da 1 a 9 addetti
da 10 a 49 addetti
da 50 a 199 addetti
da 200 addetti e oltre
Non risponde
Totale
N
Attuale posizione nella professione
Atipico /
Dipendente
Autonomo
parasubordinato
1,1%
39,8%
4,2%
23,8%
50,7%
51,4%
31,5%
6,4%
16,7%
17,5%
1,6%
9,7%
20,6%
1,0%
9,7%
5,4%
,5%
8,3%
100,0%
100,0%
100,0%
349
771
72
Totale
26,3%
42,9%
14,3%
6,7%
7,3%
2,4%
100,0%
1192
Per quanto concerne la localizzazione dell’attività lavorativa, per quasi la metà degli
occupati essa ha sede a Milano e provincia, in un contesto che vede ben il 78% dei
laureati lavorare nella regione. E’ anche il caso di notare la significativa percentuale
di laureati (44% circa) che lavorano in piccoli centri.
Tabella 3.30 – Localizzazione del Comune dove ha sede l’attività lavorativa (Valori %.
N=1.192)
Comune di Milano
Provincia Milano (escluso MI)
Altre città capoluogo di provincia in Lombardia
Altre città/comuni non capoluogo in Lombardia
Totale Lombardia
Altre città capoluogo di provincia fuori Lombardia
Altre città/comuni non capoluogo fuori Lombardia
Estero
Nd
Totale
V.A.
367
221
123
219
930
109
84
25
44
1192
%
30,8
18,5
10,3
18,4
78,0
9,1
7,0
2,1
3,7
100,0
E’ anche interessante rilevare (Tabella 3.31) come, a fronte della capacità di
attrazione esercitata dal Corso di Laurea in Architettura del Politecnico di Milano –
che coinvolge anche una quota consistente di studenti provenienti da altre province
della Lombardia (38,5%) e da altre regioni (15,9%) – si registra anche una
tendenza diversa rispetto all’inserimento nel mercato del lavoro dei laureati in
Architettura, con una quota significativa di laureati “fuori sede” che trovano lavoro,
con buona probabilità nelle province e regioni di provenienza. In altri termini, la
quota (modesta, rispetto ad altri Atenei) di persone “fuori sede” tende a rientrare
nei comuni di provenienza, risultato anche coerente con il fatto che molti hanno
dichiarato di avere attività lavorative anche durante il corso di studi e una
percentuale non irrilevante di intervistati dichiara una continuità occupazionale
prima e dopo la laurea.
28
Tabella 3.31 – Localizzazione del Comune dove ha sede l’attività lavorativa per luogo di
residenza durante il corso di studi (Valori %. N=1.192)
Residenza
Milano e provincia
Altre province della Lombardia
Fuori regione
Totale
Nd
3,9%
4,2%
2,0%
3,7%
Localizzazione attività lavorativa
Altre province
Milano e
Fuori
della
provincia
regione
Lombardia
87,0%
3,9%
5,2%
18,9%
69,1%
7,9%
16,8%
3,0%
78,2%
49,3%
28,7%
18,3%
Totale
N
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
539
456
197
1192
Per quanto concerne le azioni di ricerca che hanno consentito di ottenere l’attuale
lavoro, il canale privilegiato è rappresentato dall’iniziativa autonoma, seguita
dall’utilizzo di contatti provenienti da amici e conoscenti o dalla famiglia/da altri
parenti, mentre risultano poco diffusi il ricorso all’intermediazione pubblica (Centri
per l’Impiego, di orientamento o di informazione) o privata (agenzie di ricerca del
personale, di orientamento e formazione, interinale) e ad associazioni sindacali e di
categoria.30
Tabella 3.32 – Canale di ricerca con cui ha trovato lavoro per sesso (Valori %. N=1.192)
Canale con cui ha trovato lavoro
Intermediazione pubblica
Intermediazione privata
Servizi universitari, Enti di formazione, tirocinio, praticantato
Associazioni di categoria, organizzazioni sindacali
Iniziativa autonoma
Contatti familiari
Contatti amici
Altro
Totale
N
Sesso
M
F
3,1%
5,0%
2,6%
1,2%
55,1%
10,8%
21,7%
0,5%
100,0%
604
3,9%
4,1%
3,2%
2,7%
52,7%
7,0%
26,0%
0,3%
100,0%
588
Totale
3,5%
4,5%
2,9%
1,9%
53,9%
8,9%
23,8%
0,4%
100,0%
1192
Per quanto concerne la coerenza dell’occupazione attuale rispetto a quanto appreso
durante gli anni universitari, emerge un quadro piuttosto positivo: a distanza di
circa sei anni dal conseguimento del titolo di laurea, il 77,6% degli occupati svolge
un lavoro di cui percepisce la congruenza, in termini di contenuti, con il percorso di
studi precedentemente intrapreso, a fronte di un 13,5% che ravvisa una
corrispondenza parziale e di un 8,9% che svolge attività del tutto non pertinenti,
senza significative differenza di genere.31
30
Un residuale 0,4% dei laureati occupati al momento della rilevazione ha trovato il proprio lavoro
mediante altri canali: si tratta di inserimento nell’azienda di famiglia o di contatti di natura professionale
acquisiti durante precedenti lavori.
31
I laureati che al momento della rilevazione svolgono un lavoro non coerente sono impegnati
prevalentemente nell’ambito dei servizi (complessivamente il 59,4%, di cui il 26,4% soltanto nel settore
delle altre attività professionali e imprenditoriali), nel commercio all’ingrosso e al dettaglio (17,9%),
29
Tabella 3.33 – Coerenza dell’attuale lavoro con gli studi per sesso (Valori %. N=1.192)
Sesso
Attuale lavoro coerente
con gli studi?
Sì
Solo in parte
No
Totale
N
Totale
M
F
77,8%
14,1%
8,1%
100,0%
604
77,4%
12,9%
9,7%
100,0%
588
77,6%
13,5%
8,9%
100,0%
1192
E’ il caso di notare l’esistenza di una forte correlazione fra coerenza dell’attuale
lavoro e posizione nella professione. Il lavoro corrispondente alla formazione
ricevuta all’università risulta, infatti, decisamente più diffuso fra i lavoratori
autonomi e, in secondo luogo, fra gli atipici e parasubordinati rispetto agli occupati
alle dipendenze.
Tabella 3.34 – Coerenza dell’attuale lavoro con gli studi per posizione nella professione
(Valori %. N=1.192)
Attuale posizione nella
professione
Dipendente
Autonomo
Atipico / parasubordinato
Totale
Attuale lavoro coerente con gli studi?
Sì
Solo in parte
No
58,5%
87,0%
69,4%
77,6%
25,8%
7,5%
18,1%
13,5%
15,8%
5,4%
12,5%
8,9%
Totale
N
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
349
771
72
1192
Prendendo in esame le performance durante gli studi universitari si riscontra,
inoltre, che tra coloro che hanno avuto una votazione di laurea migliore (oltre i 90
centesimi) risulta più elevata la quota di occupati che svolgono un impiego coerente
con il Corso di Laurea seguito.
Tabella 3.35 – Coerenza dell’attuale lavoro con gli studi per voto di laurea (Valori %.
N=1.192)
Attuale lavoro
coerente con gli
studi?
Sì
Solo in parte
No
Totale
N
Voto di laurea
Fino a 90
Da 91 a 95
Da 96 a 100
70,9%
17,0%
12,1%
100,0%
464
82,4%
11,3%
6,3%
100,0%
381
81,3%
11,2%
7,5%
100,0%
347
Totale
77,6%
13,5%
8,9%
100,0%
1192
nell’industria manifatturiera (17%), con quote minoritarie coinvolte da attività lavorative nel comparto
delle costruzioni (3,8%) e dell’agricoltura, silvicoltura e pesca (1,9%). Per ulteriori dettagli sulla
classificazione utilizzata si rimanda alla lettura della classificazione Istat delle attività economiche (Ateco
2001).
30
A monte, però, sembra agire lo status culturale32 della famiglia d’origine, che
esercita una certa influenza sul rendimento negli studi universitari: al crescere del
livello di istruzione dei genitori diminuisce, infatti, la quota di laureati con una
votazione inferiore o al massimo uguale ai 90 centesimi e, in maniera speculare,
aumenta la percentuale di chi raggiunge un voto di laurea compreso tra 96 e
100/100.
Tabella 3.36 – Voto di laurea per status culturale della famiglia d’origine (Valori %.
N=1.250)*
Voto di laurea
Titolo di studio dei genitori
Alto
Medio
Totale
Basso
Fino a 90
33,6%
38,1%
41,1%
38,7%
Da 91 a 95
32,4%
33,0%
32,1%
32,4%
Da 96 a 100
34,0%
28,8%
26,9%
28,9%
Totale
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
N
262
333
655
1250
*Il calcolo dell’indice di status è stato effettuato a partire dai laureati intervistati che hanno indicato il
titolo di studio dei propri genitori, al netto delle mancate risposte.
Le famiglie di insegnamento maggiormente utilizzate nell’ambito delle attività
lavorative svolte – oggi e in passato – sono per la maggior parte dei laureati quelle
progettuali
l’urbanistica
(76,8%),
(12,3%).
tecnologiche
Chi
svolge
(28,9%),
(o
ha
afferenti
svolto
in
il
design
precedenza)
(20,5%)
e
un’attività
professionale incoerente rispetto agli studi fatti presenta, come facilmente
prevedibile, un livello di utilizzo inferiore di queste famiglie di insegnamento nel
proprio lavoro e, più in generale, dichiara assai più spesso di non impiegare alcuno
degli insegnamenti previsti dal Corso di Laurea in Architettura (45,3% dei casi vs
5,1% medio). Sempre fra chi ha un’occupazione del tutto non pertinente rispetto
alla laurea in Architettura si riscontra, infine, un utilizzo più significativo di altre
conoscenze e competenze (sociologiche, matematico-fisiche ed economiche).
32
L’indice di status culturale familiare è stato costruito mediante riduzione dello spazio di attributi a
partire dalle due variabili “titolo di studio del padre” e “titolo di studio della madre”. Per entrambe le
variabili si è stabilito un livello “basso” in corrispondenza di nessun titolo di studio, licenza elementare,
licenza di scuola media inferiore o qualifiche successive ad essa (corsi di formazione, ecc., ma senza
conseguimento del diploma di scuola media superiore), un livello “medio” se il genitore è in possesso del
diploma di scuola media superiore e “alto” in caso di formazione universitaria, con il conseguimento di
laurea/diploma universitario o di qualifiche post laurea. Si avrà, dunque, uno status culturale familiare
elevato se entrambi i genitori sono laureati, oppure un genitore è laureato e l’altro diplomato, un livello
medio se entrambi i genitori sono diplomati oppure se uno dei due genitori è laureato ma l’altro non ha
raggiunto il diploma di scuola media superiore e un livello basso nei casi in cui entrambi i genitori hanno
interrotto gli studi prima del diploma o soltanto uno dei due ha ottenuto il diploma.
31
Tabella 3.37 – Famiglie di insegnamento più utilizzate per coerenza dell’attuale lavoro con gli
studi (Valori %. N=1.192)*
Attuale lavoro coerente con gli studi?
Famiglie di insegnamento
Sì
Solo in parte
Progettuali
85,5%
Design
21,5%
Storiche
7,0%
Tecnologiche
30,9%
Sociologiche
2,4%
Estimative
8,3%
Restauro
8,5%
Scienza delle costruzioni
6,1%
Urbanistica
13,8%
Rappresentazione
6,4%
Nessuna di quelle previste dalla laurea
0,4%
Matematica e fisica
2,3%
Economia
2,6%
Valutazione
2,7%
Altro33
1,0%
* In tabella sono presentati soltanto i “Sì” per ciascuna famiglia
No
63,4%
22,4%
5,6%
26,1%
4,3%
11,2%
5,6%
5,6%
11,2%
6,8%
5,6%
3,7%
6,8%
5,0%
3,1%
di insegnamento
20,8%
8,5%
6,6%
15,1%
6,6%
1,9%
2,8%
0,9%
1,9%
45,3%
2,8%
6,6%
1,9%
7,5%
utilizzata.
Totale
76,8%
20,5%
6,8%
28,9%
3,0%
8,1%
7,6%
5,5%
12,3%
6,0%
5,1%
2,5%
3,5%
2,9%
1,8%
3.3 Approfondimenti tematici sugli occupati
3.3.1 L’occupazione coerente
Dal momento che tra i principali obiettivi di indagine non figura tanto l’analisi degli
sbocchi
occupazionali
dei
laureati
in
Architettura,
quanto
piuttosto
un
approfondimento delle caratteristiche dell’attuale professione dell’architetto, si è
scelto di dedicare un approfondimento specifico ai laureati che, al momento della
rilevazione, svolgono un’attività lavorativa che essi stessi percepiscono del tutto o
in parte coerente con il percorso universitario seguito.34
Rispetto a questo sottogruppo si indagheranno, dunque, le modalità e gli stili di
lavoro, le aree di competenza più utilizzate, eventuali pre-requisiti necessari per
svolgere il proprio lavoro – a livello di istruzione formale, di conoscenze richieste e
di prerogative di altra natura – il settore e la localizzazione dell’attività, nonché le
questioni inerenti la stessa identità professionale.
Un dato particolarmente interessante è rappresentato dal fatto che i laureati in
Architettura che svolgono un’occupazione almeno in parte coerente con gli studi
compiuti si distinguono per una forte identità professionale: pensando al proprio
impiego attuale, il 79,7% si riconosce in pieno nella definizione di “architetto”, il
33
Nella voce “altro” sono incluse principalmente la Comunicazione e il Marketing, ma trovano posto
anche la grafica, le lingue, materie umanistiche e giuridiche.
34
Si ricorda che i laureati in Architettura del Politecnico che hanno dichiarato di svolgere un lavoro del tutto o
in parte coerente con il Corso di Laurea frequentato sono in tutto 1.086, pari al 91,1% (cfr. Tabella 3.33).
32
14,6% si identifica solo parzialmente con questa denominazione e solo un residuale
5,7% non si definirebbe affatto architetto. L’identità professione diviene, peraltro,
più forte al crescere della coerenza dell’occupazione svolta con le conoscenze
acquisite durante gli anni dell’università.
Tabella 3.38 – Si definirebbe “architetto”? per coerenza dell’attuale lavoro con gli studi
(Valori %. N=1.086)*
Attuale lavoro
coerente con gli
studi?
Sì
Solo in parte
Totale
Si definirebbe Architetto?
Sì
Sì, in parte
No
88,6%
28,0%
79,7%
8,9%
47,8%
14,6%
2,5%
24,2%
5,7%
Totale
N
100,0%
100,0%
100,0%
925
161
1086
La quasi totalità degli occupati che svolgono un lavoro coerente con la laurea in
Architettura lavora nel settore privato: si tratta complessivamente dell’88,4% (vs
11,6% nel pubblico), con una forte presenza negli studi professionali e associati
propri (30,3%) e non (23,8%), ma anche nelle imprese di costruzione (11,4%),
nell’ambito dell’arredo (6,7%) e delle aziende di produzione di mobili, materiali e
componenti edilizi, componenti per l’arredo, elementi di impianto, ecc. (5,9%). Per
chi opera in ambito pubblico, i settori di attività prevalente sono rappresentati
invece dal Comune (5,5%), dalla Scuola (1,9%) e dall’Università (1,7%).
Le aree di competenza in cui sono prioritariamente impegnati i laureati in
Architettura che svolgono un lavoro coerente con gli studi fatti sono particolarmente
concentrate intorno alla progettazione (82,3%) e alla direzione dei lavori (34,8%),
mentre rivestono un ruolo secondario la pianificazione (16,1%) e la gestione
(13,2%) e controllo (11,1%). Più marginale ancora l’impiego di competenze di altra
natura, quali quelle
afferenti la valutazione,
la comunicazione esterna,
la
progettazione e gestione di sistemi informativi, nonché la ricerca e la formazione.
Il dato relativo alla quota di laureati in Architettura (6,2%) che dichiarano di essere
prioritariamente impegnati nell’area di competenza della formazione - unitamente
al coinvolgimento numericamente limitato nei settori di attività della scuola e
dell’università (cfr. la Tabella 3.39) - mette in luce una trasformazione degli sbocchi
privilegiati dei laureati in Architettura, che sembrano oggi assai meno orientati
verso l’insegnamento rispetto al passato.35
35
Rispetto alla elevata propensione all’insegnamento dei laureati in Architettura di qualche decennio fa si
rimanda ad altre indagini, in primis A. Ferrari, G Pellicciari (a cura di), Gli Architetti. Indagine sulla
situazione in Lombardia, Franco Angeli, Milano, 1976.
33
Tabella 3.39 – Settore di attività dei laureati che svolgono un lavoro coerente per sesso
(Valori %. N=1.086)
Sesso
Settore di attività
PUBBLICO
Comunità europea
Ministero
Regione
Provincia
Comune
Consorzi e Comunità Montane
Agenzia di sviluppo locale/enti bonifica ...
Usl e Ospedali
Scuola
Università
M
F
9,9%
0,7%
13,4%
0,2%
0,2%
5,8%
0,2%
0,2%
0,5%
0,7%
1,4%
PRIVATO
Impresa di costruzione
Azienda produzione (mobili, materiale edilizia ...)
Azienda commerciale (ag. vendite immobiliari ... )
Studio professionale proprio/Studio associato proprio
Studio professionale/studio associato
Studio di grafica/Comunicazione
Società di ingegneria
Editoria/Pubblicità
Fotografia, audiovisivi, immagine
Centri di ricerca
Arredo
Settore artistico (Gallerie, Musei ecc…)
Moda
Istruzione
Servizi
Totale
N
90,1%
14,2%
7,6%
2,5%
29,7%
20,2%
0,7%
1,4%
1,1%
0,2%
0,4%
7,7%
1,3%
0,7%
0,2%
2,2%
100,0%
555
0,8%
0,4%
0,8%
5,3%
0,6%
0,2%
0,2%
3,2%
2,1%
86,6%
8,5%
4,1%
4,1%
30,9%
27,7%
0,8%
1,7%
0,8%
0,4%
5,6%
0,2%
0,9%
0,9%
100,0%
531
Totale
11,6%
0,4%
0,4%
0,3%
0,5%
5,5%
0,4%
0,2%
0,4%
1,9%
1,7%
88,4%
11,4%
5,9%
3,3%
30,3%
23,8%
0,7%
1,6%
0,9%
0,1%
0,4%
6,7%
0,7%
0,8%
0,1%
1,6%
100,0%
1086
Tabella 3.40 – Aree di competenza prioritarie dei laureati che svolgono un lavoro coerente per
sesso (Valori %. N=1.086)*
Aree di competenza
Sesso
M
F
Ricerca
6,5%
4,5%
Formazione
5,2%
7,2%
Pianificazione
18,2%
13,9%
Progettazione
82,0%
82,7%
Direzione lavori
43,2%
26,0%
Gestione
16,4%
9,8%
Controllo
15,0%
7,2%
Valutazione
8,1%
6,0%
Progettazione e gestione sistemi informativi
1,4%
3,0%
Comunicazione esterna
6,3%
9,8%
* In tabella sono presentati soltanto i “Sì” per ciascuna area di competenza.
Totale
5,5%
6,2%
16,1%
82,3%
34,8%
13,2%
11,1%
7,1%
2,2%
8,0%
Analizzando congiuntamente le aree di competenza in cui i laureati sono oggi
maggiormente impegnati e l’auto-definizione di chi svolge attualmente un lavoro
almeno in parte coerente con il Corso di Laurea seguito, emerge poi un nucleo di
34
competenze “forti” che sembrano caratterizzare la professione di architetto. Tra le
competenze prioritarie, soprattutto per chi si riconosce pienamente nella definizione
di “architetto”, si distinguono, in primo luogo, la progettazione, ma anche la
pianificazione e la direzione lavori. Altre aree di competenza, quali gestione e
controllo, ma anche ricerca, valutazione e comunicazione esterna, sembrano invece
attività che interessano in misura più marginale la professione di architetto, in
quanto utilizzate prevalentemente da chi si riconosce solo parzialmente o non si
riconosce affatto nella definizione di architetto. Da ultimo, è il caso di notare che
coloro che non si definirebbero architetti risultano più impegnati della media
nell’area della formazione.36
Tabella 3.41 – Aree di competenza prioritarie dei laureati che svolgono un lavoro coerente per
“Si definirebbe architetto?” (Valori %. N=1.086)*
Aree di competenza
Si definirebbe architetto?
Sì
Solo in parte
Ricerca
5,0%
7,5%
Formazione
4,5%
8,2%
Pianificazione
16,3%
17,6%
Progettazione
88,8%
65,4%
Direzione lavori
36,5%
29,6%
Gestione
11,0%
23,3%
Controllo
9,5%
18,2%
Valutazione
6,2%
10,7%
Progettazione e gestione sistemi informativi
1,7%
5,0%
Comunicazione esterna
6,1%
15,7%
* In tabella sono presentati soltanto i “Sì” per ciascuna area di competenza.
No
8,1%
24,2%
9,7%
35,5%
24,2%
17,7%
16,1%
9,7%
1,6%
14,5%
Totale
5,5%
6,2%
16,1%
82,3%
34,8%
13,2%
11,1%
7,1%
2,2%
8,0%
In relazione ai pre-requisiti indispensabili per svolgere l’attività che si esercita,
sembra confermarsi il quadro di un lavoro mediamente molto qualificato, che
richiede una specifica formazione tecnica, competenze informatiche di livello
elevato e l’iscrizione all’Ordine professionale.
Per il 72,7% dei laureati in Architettura, infatti, l’attuale lavoro, per poter essere
svolto, richiede esclusivamente il proprio tipo di laurea; un altro 13,3% indica la
necessità di una laurea in una specifica area disciplinare, che nella maggioranza dei
36
Un altro dato interessante si ottiene analizzando congiuntamente la questione dell’identità
professionale e le famiglie di insegnamento maggiormente utilizzate dai laureati nel corso delle loro
esperienze lavorative: tra chi si definirebbe architetto prevale l’impiego delle famiglie d’insegnamento
progettuali e dell’urbanistica, fra chi si riconosce solo in parte nella definizione di architetto risulta
particolarmente elevato l’uso degli insegnamenti estimativi e della valutazione, mentre per chi non si
definirebbe affatto architetto si nota un largo uso delle conoscenze di design, oltre che di insegnamenti
meno centrali nel Corso di Laurea in Architettura (rappresentazione, restauro, comunicazione e
marketing, economia, ecc.).
35
casi potrebbe essere sia Architettura, sia Ingegneria37. Il 5,3% ritiene, poi, che per
poter svolgere il proprio lavoro sia sufficiente avere un qualunque titolo di studio
universitario, a fronte di un 8,7% convinto che per esercitare la propria attività
lavorativa non sarebbe neppure necessaria la laurea.38
Per quanto concerne la dibattuta questione dell’esigenza di iscriversi all’Ordine per
poter esercitare la professione di architetto, il 63,2% dei laureati del Politecnico
dichiara che almeno una parte delle attività che svolge richiede l’iscrizione all’Ordine
professionale.
Rispetto alle altre conoscenze richieste per svolgere la propria attività lavorativa, è
anche il caso di notare l’esigenza di adeguate conoscenze informatiche: per il 54%
di chi svolge oggi un’occupazione almeno in parte coerente con il Corso di Laurea in
Architettura la padronanza delle tecnologie informatiche deve essere elevata o
molto elevata e per quasi un terzo (31,6%) almeno discreta, a fronte di un 12,5%
che reputa sufficiente una conoscenza media e di un residuale 1,8% per cui le
conoscenze informatiche non sono indispensabili per il proprio lavoro.
Per quanto concerne le principali caratteristiche dell’occupazione svolta, la maggior
parte di chi ha un impiego almeno in parte coerente con gli studi universitari
intrapresi svolge la propria attività prevalentemente in collaborazione con altri
(gruppi di lavoro, studi professionali, ecc.), in parte (50,4%) o sempre o quasi
(38%), a fronte di un 11,6% che lavora sempre o quasi sempre da solo.39
Una quota piuttosto consistente (70,9%) dei laureati in Architettura tende, nella
propria attività, a seguire l’intero ciclo produttivo dell’opera, dal progetto
preliminare alla direzione dei lavori. In alcuni casi si tratta, peraltro, di opere di
elevato valore, poiché quasi un terzo ha seguito l’intero ciclo produttivo di un’opera
dal valore superiore ai 500mila euro.
37
Altre specifiche aree disciplinari indicate dai laureati in Architettura come necessarie per accedere al
lavoro svolto sono la laurea in Disegno Industriale, in Pianificazione, Comunicazione o Economia.
38
Il dato relativo a quanti hanno dichiarato la laurea in Architettura necessaria per lo svolgimento del
proprio lavoro è particolarmente positivo se confrontato con i dati Istat relativi ai laureati nel Corso di
Laurea di Architettura nel 2001 che nel 2004 svolgono un lavoro continuativo iniziato dopo la laurea
secondo le caratteristiche richieste per accedere al lavoro svolto: di questi, il 20,9% risulta chiaramente
sotto-inquadrato in quanto l’attività svolta non richiede la laurea, a fronte di un 79% che dichiara la
laurea necessaria. D’altro canto, solo il 55,1% di questi ultimi ritiene che per il proprio lavoro sia
indispensabile possedere esclusivamente il proprio tipo di laurea, mentre il 23,3% fa riferimento alla
laurea in specifiche aree disciplinari e lo 0,6% ad una laurea qualsiasi.
39
E’ il caso di notare, d’altro canto, che tra i laureati in Architettura il lavoro in piena autonomia (“da
soli”) è più diffuso di quanto accada fra i laureati in Disegno Industriale e Pianificazione Territoriale,
come si avrà modo di osservare nei paragrafi 4.3.1 e 5.3.1.
36
Grafico 3.1 – Valore massimo (in euro) di un’opera di cui si è seguito l’intero ciclo produttivo
(Valori %. N=770)
6,5
33,5
24,4
Fra 50.000 e 100.000 euro
Fra 100.001 e 500.000
euro
Fra 500.001 e 5 milioni di
euro
Sopra i 5 milioni di euro
35,6
Alla domanda “In prevalenza, a quale stadio si colloca la sua attività?”, il 60% circa
dei laureati in Architettura indica, inoltre, l’intero ciclo produttivo dell’opera. In altri
casi, sebbene talvolta si sia seguito l’intero ciclo produttivo, la propria attività trova
spazio principalmente in una fase specifica: in ordine decrescente, il progetto
esecutivo, il progetto preliminare, il progetto definitivo, la direzione lavori, il
documento preliminare (brief) o, da ultimo, la gestione di opere costruite.
3.3.2 La soddisfazione per il lavoro svolto
Rispetto al lavoro svolto al momento della rilevazione, la maggior parte dei laureati
in Architettura manifesta in generale un elevato grado di soddisfazione.
Il maggiore gradimento si registra in riferimento alle mansioni svolte e al grado di
autonomia (oltre il 90% degli occupati), ma oltre il 70% risulta soddisfatto anche
delle possibilità di carriera e della stabilità e sicurezza del posto di lavoro. Circa un
terzo dei laureati in Architettura manifesta, invece, la propria insoddisfazione nei
confronti del trattamento economico goduto e rispetto alla possibilità di utilizzare
nel proprio lavoro le conoscenze acquisite all’università.40
40
I dati esposti trovano riscontro, a livello nazionale, nell’indagine Istat sull’inserimento professionale dei
laureati nel 2001 a tre anni dalla laurea: gli aspetti che fanno registrare le quote più elevate di laureati
del gruppo Architettura “molto” o “abbastanza” soddisfatti sono, in particolare, proprio il grado di
autonomia sul lavoro (88,1%) e le mansioni svolte (86,6%), seguiti dalle possibilità di carriera (72,6%).
Il trattamento economico (del quale si definiscono soddisfatti 51,1 laureati su 100), la stabilità del posto
di lavoro (61,1%) e l’utilizzo delle conoscenze acquisite (65,5%) si configurano invece come gli aspetti in
37
Il livello di soddisfazione rispetto all’attuale occupazione sembra chiaramente
condizionato dal genere: la componente femminile valuta, in media, meno
positivamente la propria retribuzione, la possibilità di fare carriera, l’effettivo
utilizzo delle conoscenze acquisite durante l’università, nonché il grado di stabilità e
sicurezza del posto di lavoro.41
Grafico 3.2 – Laureati molto o abbastanza soddisfatti dell’attuale lavoro (Valori %. N=1.192)*
100,0
90,0
91,9
92,1
92,5 92,2
92,5 92,3
78,5
80,0
73,3
70,0
70,9
68,0 70,7
64,7
58,3
60,0
73,1
67,5
65,9
59,0
62,5
50,0
40,0
30,0
20,0
10,0
0,0
Mansioni
Stabilità e
sicurezza
Grado di
autonomia
M
F
Trattamento
economico
Possibilità di
carriera
Utilizzo
conoscenze
acquisite
all’università
Totale
* Nel grafico sono riportate soltanto le percentuali relative a coloro che si sono dichiarati “molto” o
“abbastanza” soddisfatti rispetto a ciascuna dimensione del proprio lavoro.
Altri elementi sembrano influenzare il giudizio rispetto all’occupazione svolta, in
primis l’attuale posizione nella professione: chi svolge un impiego alle dipendenze
risulta mediamente più soddisfatto nei confronti della stabilità e sicurezza del posto
di lavoro, mentre fra gli autonomi è superiore la soddisfazione in merito allo
sviluppo della carriera, alle mansioni svolte, al trattamento economico, ma anche
all’utilizzo delle conoscenze acquisite all’università (cfr. Tabella 3.42). Tra chi svolge
un lavoro con un contratto atipico (collaborazione a progetto o occasionale), infine,
si registrano, in generale, giudizi meno positivi: in primo luogo, come prevedibile,
rispetto alla stabilità dell’impiego (si dichiara soddisfatto meno del 40%), al
trattamento economico e alle possibilità di carriera, ma anche in relazione al grado
assoluto meno gratificanti. (cfr. Istat, I laureati e il mercato del lavoro – Inserimento professionale dei
laureati. Indagine 2004, Collana Informazioni, n. 14 2006).
41
Nella già citata indagine Istat le laureate donne risultano meno soddisfatte rispetto ai laureati uomini
in riferimento alle seguenti dimensioni: grado di autonomia (84,6% vs 91,6), utilizzo delle conoscenze
acquisite (63,1% contro 68%), trattamento economico (49,6% vs 52,6%) e possibilità di cariera (71,7%
contro 73,5%), mentre la situazione appare più equilibrata rispetto alla stabilità del posto di lavoro
(60,4% vs 61,8%) e alle mansioni svolte (86,9 contro 86,2%).
38
di autonomia ed alle mansioni svolte. Per contro, chi svolge un impiego atipico
sembra utilizzare in elevata misura nel proprio lavoro il patrimonio conoscitivo
maturato durante il Corso di Laurea in Architettura: è molto o abbastanza
soddisfatto in rapporto a questa dimensione del lavoro il 66,7% degli atipici, a
fronte del 64,3% degli autonomi e del 57,6% degli occupati alle dipendenze. Il dato
è con buona probabilità interpretabile alla luce del funzionamento di meccanismi
“virtuosi” di carriera esterna, tali che una certa quota di giovani che non riescono a
inserirsi nel mercato del lavoro con un’occupazione “standard” subito dopo la laurea
accumulano nel tempo una molteplicità di esperienze lavorative coerenti con il
profilo professionale che vogliono raggiungere. Il progressivo accumularsi di tali
esperienze, spesso penalizzanti sotto il profilo retributivo e delle tutele contrattali
ma non dei contenuti, porta, infine, ad una stabilizzazione nella direzione
desiderata di un’occupazione coerente con il Corso di Laurea frequentato.
Tabella 3.42 – Laureati molto o abbastanza soddisfatti dell’attuale lavoro per posizione nella
professione (Valori %. N=1.192)*
Atipico /
parasubordinato
Mansioni
89,4%
93,9%
87,5%
Stabilità e sicurezza
86,2%
66,7%
38,9%
Grado di autonomia
90,8%
93,4%
87,5%
Trattamento economico
62,8%
67,4%
44,4%
Possibilità di carriera
65,3%
78,6%
51,4%
Utilizzo conoscenze acquisite all’università
57,6%
64,3%
66,7%
* In tabella sono riportate soltanto le percentuali relative a coloro che si sono dichiarati
“abbastanza” soddisfatti rispetto a ciascuna dimensione del proprio lavoro.
Dimensioni del lavoro
Dipendente
Autonomo
Totale
92,2%
70,7%
92,3%
64,7%
73,1%
62,5%
“molto” o
Lo svolgimento di un’attività lavorativa che presenti una certa corrispondenza, in
termini di contenuti, rispetto al Corso di Laurea in Architettura frequentato
favorisce, in generale, livelli di soddisfazione più elevati, in particolare rispetto alle
dimensioni di natura più “contenutistica”. In altri termini, chi ha un’occupazione
coerente risulta, in media, più soddisfatto delle mansioni svolte e della possibilità di
applicare concretamente nel proprio impiego i contenuti appresi sotto il profilo
teorico durante il Corso di Laurea. Per contro, il livello di coerenza dell’occupazione
non sembra esercitare un’influenza positiva su altre dimensioni del lavoro, in primis
la stabilità e sicurezza e il trattamento economico. Sembrerebbe, dunque,
rafforzarsi l’ipotesi di un certo sottogruppo di laureati in Architettura che ha
accettato di svolgere occupazioni incoerenti rispetto agli studi universitari,
39
probabilmente in cambio di migliori condizioni sotto il profilo contrattuale e
retributivo.42
Tabella 3.43 – Laureati molto o abbastanza soddisfatti dell’attuale lavoro per coerenza
dell’attuale lavoro con gli studi (Valori %. N=1.192)*
Solo in
parte
Mansioni
94,8%
83,9%
Stabilità e sicurezza
70,9%
69,6%
Grado di autonomia
93,5%
87,6%
Trattamento economico
66,6%
54,0%
Possibilità di carriera
77,1%
65,2%
Utilizzo conoscenze acquisite all’università
68,0%
55,3%
* In tabella sono riportate soltanto le percentuali relative a coloro che si
“abbastanza” soddisfatti rispetto a ciascuna dimensione del proprio lavoro.
Dimensioni del lavoro
Sì
No
82,1%
70,8%
88,7%
64,2%
50,0%
25,5%
sono dichiarati
Totale
92,2%
70,7%
92,3%
64,7%
73,1%
62,5%
“molto” o
Concentrando ora il focus dell’analisi su chi svolge un lavoro del tutto o almeno in
parte coerente con gli studi universitari precedentemente intrapresi, emerge inoltre
che un’occupazione nel settore privato favorisce, in media, una maggiore
soddisfazione per quanto concerne le mansioni (93,6% vs 89,7%), la stabilità e
sicurezza (71,1% contro 67,5%), il trattamento economico (66,7% vs 50%) e le
possibilità di carriera (77,1% contro 61,9%), mentre non si riscontrano differenze
di rilievo rispetto al grado di autonomia. Per converso, un’occupazione del tutto o in
parte coerente con gli studi svolti sembra portare ad un significativo utilizzo delle
conoscenze acquisite all’università soprattutto nel settore pubblico: tra chi ha oggi
un impiego del tutto coerente risulta soddisfatto il 77,1% di chi opera nel pubblico,
a fronte del 66,9% di chi lavora nel privato, mentre in corrispondenza di una
coerenza parziale le percentuali di soddisfatti scendono rispettivamente al 60% nel
pubblico e al 54,2% nel privato.
42
Risultati molto simili si ottengono se al posto della coerenza dell’attuale occupazione si analizza la
propensione dei laureati in Architettura a definirsi “architetti”, ovvero si prende in esame la dimensione
dell’identità professionale. Chi si definisce architetto risulta più soddisfatto delle mansioni svolte e
dell’utilizzo delle conoscenze apprese all’università. Unica differenza di rilevo si registra in relazione al
trattamento economico, poiché chi riconosce appieno nella definizione di architetto tende a mostrarsi
anche più soddisfatto, in media, della propria retribuzione: all’origine di tale dato, con buona probabilità,
l’elevata percentuale in questo sottogruppo di liberi professionisti che operano a partita Iva, che
tradizionalmente beneficiano di retribuzioni più elevate rispetto ai dipendenti ed agli atipici.
40
3.3.3 L’iscrizione all’Ordine professionale: focus sui non iscritti
L’iscrizione all’Ordine coinvolge il 65,5% dei laureati in Architettura,43 mentre un pur
consistente 34,5% rimane escluso da questo canale, indispensabile per l’esercizio
della professione di architetto, in particolare per quanto concerne i rapporti con le
Pubbliche Amministrazioni. Si è ritenuto, pertanto, opportuno tracciare – a partire
da un’analisi di natura comparativa fra iscritti e non iscritti - un breve identikit dei
laureati in Architettura oggi occupati che hanno scelto di non aderire al proprio
Ordine professionale, così da comprendere i tratti distintivi di questo sottogruppo.
Una prima differenza di rilievo riguarda la posizione nella professione: fra i non
iscritti prevale, infatti, il lavoro alle dipendenze (54,3%) e si registra una quota di
atipici e parasubordinati superiore alla media (11,7% vs 6%).
Grafico 3.3 – Attuale posizione nella professione per iscrizione all’Ordine (Valori %. N=1.192)
Iscritti
17,4
79,2
Non iscritti
Totale
54,3
33,9
29,3
0%
Dipendente
20%
3,3
64,7
40%
Autonomo
60%
11,7
6
80%
100%
Atipico / parasubordinato
Anche sul piano della soddisfazione per il lavoro svolto si riscontrano differenze: i
laureati che hanno scelto di non iscriversi all’Ordine degli architetti risultano, in
generale, meno soddisfatti delle possibilità di carriera e del trattamento economico
43
L’iscrizione all’Ordine risulta più diffusa fra i laureati in Architettura che hanno un buon rendimento
negli studi universitari, ma sembra esercitare un’influenza positiva anche il fatto di aver maturato
durante gli anni di studio universitari esperienze lavorative coerenti con il Corso di Laurea in
Architettura. Tra gli iscritti all’Ordine che hanno lavorato durante gli anni dell’università, il 57,5% (vs
36,3% dei non iscritti) ha svolto un’attività coerente con il Corso di Laurea, a fronte di un 20,2% (vs
23,9% dei non iscritti) che ha svolto un impiego parzialmente coerente e di un 22,3% (vs 39,8%) che ha
esercitato attività professionali del tutto estranee agli studi. Sulla tematica dell’iscrizione all’Ordine si
rimanda al par. 3.1.
41
che ricevono, nonché dell’opportunità di utilizzare nel lavoro le competenze
acquisite all’università, mentre manifestano un livello di soddisfazione più elevato
per la stabilità e sicurezza dell’impiego (da imputare alla più significative presenza
di lavoratori dipendenti).
Tabella 3.44 – Laureati molto o abbastanza soddisfatti dell’attuale lavoro per iscrizione
all’Ordine (Valori %. N=1.192)*
Dimensioni del lavoro
Iscritti
Non iscritti
Totale
Mansioni
93,4%
89,6%
92,2%
Stabilità e sicurezza
69,5%
73,4%
70,7%
Grado di autonomia
92,0%
93,0%
92,3%
Trattamento economico
66,0%
61,9%
64,7%
Possibilità di carriera
77,4%
64,0%
73,1%
Utilizzo conoscenze acquisite all’università
67,2%
52,5%
62,5%
* In tabella sono riportate soltanto le percentuali relative a coloro che si sono dichiarati “molto” o
“abbastanza” soddisfatti rispetto a ciascuna dimensione del proprio lavoro.
Come facilmente prevedibile, tra i non iscritti all’Ordine risulta molto più elevata la
quota di occupati che svolgono un lavoro non coerente con il percorso di laurea o
corrispondente solo in parte. Pur tuttavia, si raggiunge, comunque, una percentuale
di rilievo: sommando coerenza assoluta e parziale si supera il 75% del totale dei
non iscritti.
Grafico 3.4 – Coerenza dell’attuale occupazione per iscrizione all’Ordine (Valori %. N=1.192)
Non iscritti
52,7
20%
40%
Sì
23,8
23,5
77,6
Totale
0%
8,8 1,9
89,4
Iscritti
13,5 8,9
60%
Solo in parte
80%
100%
No
Si procederà, pertanto, esaminando alcuni tratti caratteristici dell’occupazione di
chi, non iscritto all’Ordine, svolge comunque un’attività lavorativa percepita come
del tutto o almeno in parte coerente con il Corso di Laurea in Architettura.
42
Una prima questione riguarda il tema, centrale, dell’identità professionale, che fra i
non iscritti all’Ordine sembra decisamente meno forte: poco più della metà si
definirebbe “architetto”, a fronte di quasi il 90% degli iscritti all’Ordine.
Tabella 3.45 – Si definirebbe Architetto per iscrizione all’Ordine (Valori %. N=1.192)
Si definirebbe Architetto?
Si è iscritto all ordine professionale
Sì
Sì, in parte
No
Totale
N
Sì
No
89,2%
9,1%
1,8%
100,0%
794
53,8%
29,8%
16,4%
100,0%
292
Totale
79,7%
14,6%
5,7%
100,0%
1086
Tra le aree di competenza in cui sono maggiormente impegnati i non iscritti
risultano, infatti, meno presenti alcune delle aree che più sembrano caratterizzare
la professione dell’architetto44 quali la progettazione, la pianificazione e la direzione
dei lavori, mentre risulta più centrale rispetto a quanto non accada agli iscritti
all’Ordine l’utilizzo delle aree di competenza formative, legate alla comunicazione
esterna, valutative e di quelle afferenti gestione e controllo.
Tabella 3.46 – Aree di competenza prioritarie dei laureati che svolgono un lavoro coerente per
iscrizione all’Ordine (Valori %. N=1.086)*
Aree di competenza
Ricerca
Formazione
Iscritti
Non iscritti
Totale
5,0%
6,8%
5,5%
4,4%
11,0%
6,2%
Pianificazione
17,3%
13,0%
16,1%
Progettazione
88,9%
64,4%
82,3%
Direzione lavori
38,4%
25,0%
34,8%
Gestione
11,8%
16,8%
13,2%
Controllo
10,2%
13,7%
11,1%
Valutazione
6,3%
9,2%
7,1%
Progettazione e gestione sistemi informativi
1,9%
3,1%
2,2%
Comunicazione esterna
5,5%
14,7%
8,0%
* In tabella sono presentati soltanto i “Sì” per ciascuna area di competenza.
Ulteriore conferma viene dal fatto che i non iscritti esprimono meno degli iscritti
(50,7% contro 83,2%) la convinzione che per svolgere il proprio lavoro sia
indispensabile esclusivamente la laurea in Architettura, mentre ritengono più
spesso degli altri che prerequisito per la propria attività professionale sia una laurea
in una specifica area disciplinare (19,2% vs 8,7%), una laurea qualsiasi (11,3% vs
44
Per una trattazione più approfondita in materia si rimanda al par. 3.3.1 e, in particolare, alle tabelle
3.40 e 3.41.
43
3,1%) o addirittura che non sia necessaria la laurea (18,8% contro 4,9% degli
iscritti all’Ordine).
L’88% dei non iscritti ritiene, inoltre, che il proprio lavoro non richieda l’iscrizione
all’Ordine degli architetti, a fronte di un più ridotto 12% che, pur non iscritto, è
convinto che alcune delle attività che svolge la renderebbero necessaria.45
Per quanto concerne, infine, i settori di attività in cui risultano prevalentemente
coinvolti i laureati in Architettura non iscritti all’Ordine si riscontra, in primo luogo,
una maggiore presenza nel pubblico: nei Comuni, nella scuola e nell’università.
I settori di attività prevalenti restano comunque, anche per i non iscritti all’Ordine,
nell’ambito del privato: imprese di costruzione (14,4%), studi professionali/studi
associati (14%), Arredo (13%), aziende di produzione (12,7%) e aziende
commerciali come agenzie vendite immobiliari (8,2%), a fronte di iscritti all’Ordine
assai più concentrati negli studi professionali/associati propri (38,9%) o meno
(27,5%) e nelle imprese di costruzione (10,3%) e, secondariamente, nei Comuni
(5,2%) e nel settore dell’arredo (4,4%).
Tabella 3.47 – Settore di attività dei laureati che svolgono un lavoro coerente per iscrizione
all’Ordine (Valori %. N=1.086)
Iscritti
Non Iscritti
Totale
PUBBLICO
Settore
9,2%
18,2%
11,6%
Comunità europea
0,4%
0,3%
Ministero
0,5%
Regione
0,1%
0,7%
0,3%
Provincia
0,4%
0,7%
0,5%
Comune
5,2%
6,5%
5,5%
Consorzi e Comunità Montane
0,3%
0,7%
0,4%
Agenzia di sviluppo locale/enti bonifica ...
0,3%
Usl e Ospedali
0,4%
0,3%
0,4%
0,4%
0,4%
0,2%
Scuola
0,6%
5,5%
1,9%
Università
1,1%
3,4%
1,7%
PRIVATO
90,8%
81,8%
88,4%
Impresa di costruzione
10,3%
14,4%
11,4%
Azienda produzione (mobili, materiale edilizia ...)
3,4%
12,7%
5,9%
Azienda commerciale (ag. vendite immobiliari ... )
1,5%
8,2%
3,3%
Studio profess. proprio/Studio associato proprio
38,9%
6,8%
30,3%
Studio professionale/studio associato
27,5%
14,0%
23,8%
0,1%
2,4%
0,7%
Studio di grafica/comunicazione
Società di ingegneria
1,4%
2,1%
1,6%
Editoria/Pubblicità
0,8%
1,4%
0,9%
Fotografia, audiovisivi, immagine
0,1%
0,1%
45
Tra gli iscritti all’Ordine le percentuale sono dell’82% per chi ritiene che alcune delle attività che svolge
rendono necessaria l’iscrizione e del 18% per chi non la reputa un pre-requisito indispensabile.
44
Settore
Iscritti
Non Iscritti
Totale
Centri di ricerca
0,4%
0,3%
0,4%
Arredo
4,4%
13,0%
6,7%
Settore artistico (Gallerie, Musei ecc…)
0,4%
1,7%
0,7%
Moda
0,5%
1,7%
0,8%
0,3%
0,1%
Istruzione
Servizi
1,1%
2,7%
1,6%
Totale
100,0%
100,0%
100,0%
794
292
1086
N
3.4 Le opinioni sul proprio percorso universitario e sul mercato del
lavoro46
3.4.1 La percezione dell’utilità dell’università
Per meglio comprendere quale sia l’atteggiamento dei laureati in Architettura
rispetto al corso di studi seguito, si è chiesto loro di attribuire un voto da 1 a 10 ad
una batteria di affermazioni relative all’efficacia del Corso di Laurea in Architettura
rispetto alla trasmissione di conoscenze e competenze – sia di tipo tecnico, sia di
natura trasversale – e rispetto all’inserimento nel mercato del lavoro (possibilmente
coerente rispetto agli studi svolti).
I
laureati
in
Architettura
mostrano,
nel
complesso,
un
atteggiamento
particolarmente positivo: circa il 75% assegna un giudizio pari o superiore alla
sufficienza al Corso di Laurea, sia rispetto al fatto che le cose apprese nel proprio
percorso universitario possano essere utili nel lavoro, sia verso l’affermazione “gli
studi che ho fatto possono concretizzarsi in un’occupazione coerente”. Circa due
terzi, inoltre, manifestano un giudizio positivo rispetto all’effettiva utilità del Corso
di Laurea in Architettura per trovare un’occupazione e in relazione alla capacità di
trasmissione di strumenti necessari per capire e affrontare problemi del lavoro non
strettamente tecnici.
46
Le domande di questa sezione sono state rivolte soltanto ai laureati occupati, in cerca di lavoro e
studenti, escludendo dall’analisi le persone in condizione di inattività (ovvero che non lavorano, non
studiano e non cercano lavoro).
45
Tabella 3.48 – Giudizi espressi rispetto agli studi universitari svolti (Valori %. N=1.237)
Giudizi
Da 1 a 3
Da 4 a 5
Da 6 a 7
Da 8 a 10
Non sa
Totale
N
Corso di Laurea
utile per trovare
lavoro
Studi possono
concretizzarsi in
occupazione
coerente
Cose apprese utili
per il mio lavoro
11,6%
20,6%
47,4%
19,6%
0,7%
100,0%
1237
8,8%
18,0%
49,0%
23,5%
0,6%
100,0%
1237
8,6%
16,9%
51,1%
23,2%
0,2%
100,0%
1237
L’Univ. mi ha dato
strumenti per
capire e
affrontare
problemi
12,7%
20,9%
42,9%
22,3%
1,1%
100,0%
1237
La percezione dell’utilità del Corso di Laurea frequentato per trovare un impiego
coerente o un’occupazione tout court risulta condizionata dalle performance
raggiunte durante gli studi: la quota di chi esprime un’opinione negativa risulta più
elevata, infatti, fra coloro che sono usciti dall’università con un voto di laurea più
basso e tra chi ha impiegato un tempo particolarmente lungo per laurearsi.
Tabella 3.49 – Percezione della potenziale utilità del Corso di Laurea per trovare lavoro per
voto di laurea e durata degli studi universitari (Valori %. N=1.228)*
Voto di laurea
Corso di Laurea utile per
trovare lavoro
Insufficiente
Discreto
Buono o ottimo
Totale
N
Fino a 90
Da 91 a 95
Da 96 a 100
Totale
36,9%
46,5%
31,8%
47,8%
27,4%
49,2%
32,5%
47,7%
16,6%
20,4%
23,5%
19,8%
100,0%
477
100,0%
393
100,0%
358
100,0%
1228
8 anni e oltre
Totale
Tempo impiegato per conseguire la laurea
Corso di Laurea utile per
trovare lavoro
Laureati in
corso
Fino a 7 anni
Insufficiente
25,0%
29,9%
34,2%
32,5%
Discreto
47,2%
48,5%
47,3%
47,7%
Buono o ottimo
27,8%
21,6%
18,5%
19,8%
Totale
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
N
36
402
790
1228
* Sono stati eliminati in queste tabelle i “Non sa”. Insufficiente = fino a 5; Discreto = 6 e 7; Buono o
ottimo = da 8 a 10.
Come facilmente prevedibile, anche il percorso lavorativo sperimentato condiziona
l’opinione rispetto all’efficacia del Corso di Laurea in Architettura quale canale di
inserimento nel mercato del lavoro e di ingresso in una professione coerente con gli
studi svolti, con una percentuale di insoddisfatti molto più elevata fra chi è in cerca di
46
occupazione47: tra questi, ad esprimere un giudizio di insufficienza è il 61,5% (vs
32,5% medio) rispetto all’affermazione “il Corso di Laurea che ho frequentato può
essere utile per trovare lavoro” e il 56,1% (vs 27% medio) rispetto all’affermazione “gli
studi che ho fatto possono concretizzarsi in un’occupazione coerente”.
Tabella 3.50 – Percezione della possibilità che gli studi fatti si concretizzino in un lavoro
coerente per voto di laurea e durata degli studi universitari (Valori %. N=1.229)*
Voto di laurea
Studi possono concretizzarsi in
Fino a 90
Da 91 a 95
Da 96 a 100
Totale
occupazione coerente
Insufficiente
31,3%
25,8%
22,7%
27,0%
Discreto
48,3%
49,0%
51,0%
49,3%
Buono o ottimo
20,4%
25,3%
26,3%
23,7%
Totale
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
N
476
396
357
1229
Tempo impiegato per conseguire la laurea
Studi possono concretizzarsi in
occupazione coerente
Laureati in
corso
Fino a 7
anni
8 anni e oltre
Totale
Insufficiente
20,0%
23,6%
29,0%
27,0%
Discreto
45,7%
49,3%
49,5%
49,3%
Buono o ottimo
34,3%
27,1%
21,5%
23,7%
Totale
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
N
35
402
792
1229
* Sono stati eliminati in queste tabelle i “Non sa”. Insufficiente = fino a 5; Discreto = 6 e 7; Buono o
ottimo = da 8 a 10.
Similmente, chi oggi svolge un’attività lavorativa percepita congruente rispetto agli
studi svolti all’università tende ovviamente a valutare in maniera più positiva
l’efficacia dell’università in questa direzione: assegnano, infatti, voti inferiori al 6
rispettivamente il 21,3% di coloro che hanno un lavoro del tutto coerente, il 34,8%
di quelli che hanno un impiego solo parzialmente coerente e il 54,9% dei laureati
che svolgono un’occupazione totalmente incoerente con quanto appreso durante gli
anni dell’università.
Più in generale, l’opinione positiva dei laureati in Architettura del Politecnico di
Milano rispetto agli studi universitari svolti trova conferma nella traduzione di tale
atteggiamento favorevole in una vera e propria disponibilità a ripetere le scelte del
passato, qualora si potesse tornare indietro nel tempo. Il 75,8%, dovendo scegliere
oggi si iscriverebbe di nuovo al Corso di Laurea in Architettura, a fronte del solo
24,2% che farebbe altre scelte.48
47
Si ricorda, in proposito, che la percentuale di soggetti in cerca di prima o nuova occupazione è
comunque molto bassa, pari al 3,2% del totale dei laureati in Architettura coinvolti nell’indagine a
distanza di circa 6 anni dalla fine del percorso di studi universitario.
48
Il dato relativo alla propensione a iscriversi nuovamente al Corso di Laurea già frequentato, seppure
non perfettamente comparabile anche perchè non riferito al solo Corso di Laurea in Architettura ma
47
Anche tale disponibilità a ripetere l’esperienza formativa decisa diversi anni prima
risente del rendimento negli studi universitari (votazione conseguita alla laurea e
tempo impiegato per laurearsi)49 e risulta più diffusa tra chi oggi ha un lavoro
(76,8%) o studia (75%) rispetto a chi è in cerca di impiego (46,3%).
Tabella 3.51 – Oggi si iscriverebbe allo stesso Corso di Laurea per coerenza dell’attuale lavoro
con gli studi universitari svolti (Valori %. N=1.192)
Attuale lavoro coerente
con gli studi?
Oggi si iscriverebbe allo stesso Corso di Laurea?
Sì
Solo in parte
No
Totale
N
Sì
No
84,7%
10,4%
4,9%
100,0%
916
54,0%
23,9%
22,1%
100,0%
276
Totale
77,6%
13,5%
8,9%
100,0%
1192
Ai 299 laureati che, qualora fosse data loro l’opportunità di scegliere, non
rifarebbero lo stesso percorso universitario è stato chiesto quale fosse la
motivazione principale all’origine di questo rifiuto: il 51,2% ha indicato come
principale ragione l’inadeguatezza degli sbocchi professionali offerti dalla laurea in
Architettura, il 22,1% ha attribuito la propria decisione al fatto di aver maturato
nuovi interessi, il 21,1% è rimasto deluso dai contenuti del corso e un 3% ha
criticato l’eccessiva durata degli studi.50
3.4.2 L’occupazione ideale
Spostando il focus dell’attenzione dall’università al mercato del lavoro, risulta
piuttosto interessante soffermarsi sulle preferenze espresse dai laureati in
Architettura rispetto ad un tipo di occupazione dipendente o indipendente.
Circa i due terzi, potendo scegliere, opterebbero per un lavoro autonomo, a fronte
di circa un quinto che sceglierebbe un impiego alle dipendenze e di un 13% circa
che non esprime preferenze rispetto alla natura dell’occupazione ideale. In maniera
all’intero “gruppo Architettura”, risulta piuttosto coerente con quello riscontrato a livello nazionale
dall’indagine Istat sui laureati del 2001: a tre anni dalla laurea, il 3,3% non si iscriverebbe a nessun
corso universitario, mentre il 96,7% lo farebbe. Nel dettaglio, si iscriverebbe allo stesso Corso di Laurea
il 79,9%, mentre il 9,9% si iscriverebbe ad un altro Corso di Laurea della durata di 4 o più anni, il 6,5%
ad un Corso di Laurea triennale e lo 0,4% ad un corso di diploma universitario.
49
Secondo linee di tendenza già viste nel giudizio espresso rispetto all’efficacia del Corso di Laurea
frequentato, chi si è laureato con una votazione bassa (inferiore ai 90 centesimi) oggi si iscriverebbe
meno degli altri (69,7% vs 75,8% medio) allo stesso Corso di Laurea. Similmente, la propensione a
ripetere la stessa esperienza universitaria diminuisce al crescere della durata degli studi: dall’88,9% dei
laureati in corso al 78,5% degli studenti fuori corso che hanno impiegato fino a 7 anni per concludere gli
studi, fino al 73,9% di chi è rimasto per 8 anni o più iscritto all’università prima di laurearsi.
50
A queste percentuali si aggiunge un 2,7% che non si iscriverebbe per altre motivazioni, fra cui la
scelta di iscriversi al Corso di Laurea di Disegno Industriale.
48
coerente con quanto riscontrato sul piano reale51, la componente maschile mostra
nel
complesso
un
atteggiamento
più
favorevole
nei
confronti
del
lavoro
indipendente.
Tabella 3.52 – Preferenza per un lavoro dipendente o autonomo per sesso (Valori %.
N=1.237)
Sesso
Preferirebbe un lavoro
dipendente o autonomo?
Dipendente
Autonomo
Non so / indifferente
Totale
N
Focalizzando
l’attenzione
sugli
M
F
13,2%
72,5%
14,2%
100,0%
619
27,5%
59,4%
13,1%
100,0%
618
occupati,
stante
una
Totale
20,4%
66,0%
13,7%
100,0%
1237
situazione
attuale
caratterizzata, nei fatti, da un 64,7% di lavoratori autonomi, un 29,3% di
dipendenti e un 6% di atipici e parasubordinati, sul piano delle aspirazioni si
riscontra una certa coerenza fra status quo e desiderata. D’altro canto, come messo
in luce sempre nella tabella 3.53, gli autonomi risultano comunque maggiormente
soddisfatti della propria posizione nella professione, mentre oltre un terzo dei
dipendenti sembra aspirare ad un impiego con minori vincoli. Anche fra coloro che
hanno oggi un’occupazione di natura atipica si riscontra, infine, una maggiore
propensione per uno sbocco nel lavoro autonomo.
Tabella 3.53 – Preferenza per un lavoro dipendente o autonomo per posizione nella
professione degli occupati (Valori %. N=1.192)
Preferirebbe un lavoro
dipendente o
autonomo?
Dipendente
Autonomo
Non so / indifferente
Totale
N
Attuale posizione nella professione
Atipico /
Dipendente
Autonomo
parasubordinato
43,3%
8,9%
25,0%
34,7%
83,1%
48,6%
22,1%
7,9%
26,4%
100,0%
100,0%
100,0%
349
771
72
Totale
20,0%
66,9%
13,2%
100,0%
1192
La preferenza per un’occupazione autonoma sembra, inoltre, più spiccata fra i
laureati che hanno vissuto in un contesto familiare in cui almeno uno dei genitori
svolge (o svolgeva) un lavoro indipendente, e ciò si verifica per entrambi i generi.
51
A svolgere un lavoro autonomo è il 68,2% dei laureati in Architettura occupati al momento
dell’intervista, a fronte del 61,1% delle laureate donne.
49
Tabella 3.54 – Preferenza per un lavoro dipendente o autonomo per presenza di lavoro
autonomo nella famiglia d’origine (Valori %. N=1.174)*
Professione dei genitori
Preferirebbe un lavoro dipendente o
autonomo?
Non so /
Dipendente
Autonomo
indifferente
Almeno un genitore lavoratore
15,4%
71,3%
autonomo
Nemmeno un genitore lavoratore
23,8%
62,8%
autonomo
Totale
20,0%
66,6%
* Il totale N risente della quota di laureati oggi occupati che non
professionale svolta dai genitori.
Totale
N
13,3%
100,0%
526
13,4%
100,0%
648
13,4%
100,0% 1174
ha voluto dichiarare l’attività
Coerentemente con la propensione diffusa verso un’occupazione indipendente, oltre
i due terzi dei laureati in Architettura del Politecnico esprimono una preferenza, in
linea teorica, verso il lavoro nel settore privato, a fronte di un 22% circa che si
dichiara indifferente al settore di attività e di una quota inferiore al 10% che
predilige il pubblico. Anche in questo caso, la spinta verso il privato è più marcata
fra i laureati uomini: il 72,2%, contro 63,1% delle colleghe donne.
Tabella 3.55 – Preferenza per un lavoro nel settore pubblico o privato per sesso (Valori %.
N=1.237)
Preferirebbe un lavoro nel settore
pubblico o privato?
Pubblico
Privato
Non so / indifferente
Totale
N
Sesso
M
F
6,6%
72,2%
21,2%
100,0%
619
12,6%
63,1%
24,3%
100,0%
618
Totale
9,6%
67,7%
22,7%
100,0%
1237
La capacità di attrazione del settore privato si dimostra piuttosto elevata:
prendendo in esame gli occupati che svolgono attualmente un lavoro del tutto o
almeno in parte coerente con il Corso di Laurea seguito, tra chi già opera nel
privato il 74,7% è soddisfatto di questa situazione, a fronte di meno del 20% che
non esprime preferenze verso il pubblico o il privato e di una quota del tutto
residuale (6,4%) che ritiene ideale un impiego nel pubblico. Al contrario, spostando
il focus su chi attualmente lavora nel settore pubblico, solo un terzo dichiara che il
lavoro ideale trova espressione nello stesso settore, a fronte di un terzo circa che
non esprime preferenze e di un altro terzo che vorrebbe invece lavorare nel privato.
50
Tabella 3.56 – Preferenza per un lavoro nel settore pubblico o privato per settore di attività di
chi svolge un’occupazione coerente (Valori %. N=1.086)
Preferirebbe un lavoro nel settore
pubblico o privato?
Pubblico
Privato
Non so / indifferente
Totale
N
Settore di attività coerente
Pubblico
Privato
33,3%
31,7%
34,9%
100,0%
126
6,4%
74,7%
19,0%
100,0%
960
Totale
9,5%
69,7%
20,8%
100,0%
1086
51
4. I LAUREATI IN DISEGNO INDUSTRIALE
4.1 Le caratteristiche socio-anagrafiche e il percorso formativo
I laureati in Disegno Industriale al Politecnico di Milano nell’anno solare 2000 sono
complessivamente 258: di questi, 184 sono stati coinvolti nell’indagine, con un
grado di copertura pari al 71,3%.
I laureati intervistati sono tutti italiani, il 55,4% di sesso maschile e il 44,6% di
sesso femminile, residenti durante gli studi universitari nella metà dei casi (il
51,6%) a Milano e provincia, nel 32,6% dei casi in altre province della Lombardia e
nel restante 15,8% fuori regione.
Molti iscritti al Corso di Laurea in Disegno Industriale provengono da un liceo
scientifico (il 40,2%) o da un istituto tecnico (27,7%), mentre quote inferiori hanno
conseguito la maturità artistica (16,8%), professionale (4,9%), classica (3,3%),
magistrale (1,6%) o altri titoli (5,4%).
Per quanto concerne il tempo mediamente impiegato per conseguire la laurea in
Disegno Industriale, poco più di un terzo si laurea in corso, impiegando cioè i 5 anni
previsti dal piano degli studi del vecchio ordinamento, a fronte di quasi due terzi
che si laureano fuori corso prolungando la permanenza all’università fino a 7 anni e
di una quota minima (lo 0,5%) che impiega 8 anni o più per concludere gli studi.
Per la componente femminile la durata degli studi risulta, in media, inferiore a
quella rilevata presso la componente maschile.
Grafico 4.1 – Durata degli studi per sesso (Valori %. N=184)
Totale
F
M
0%
34,2
36,6
63,4
32,4
20%
0,5
65,2
66,7
40%
Laureati in corso
60%
Fino a 7 anni
1,0
80%
100%
8 anni e oltre
52
Oltre il 40% dei laureati in Disegno Industriale del Politecnico esce dall’università
nel 2000 con una votazione superiore ai 95 centesimi, il 32,6% con un voto
compreso fra 91 e 95 e il 26,6% con una votazione inferiore.
Come già riscontrato in relazione ai laureati in Architettura (cfr. capitolo 3), tra chi
termina gli studi universitari in corso le votazioni di laurea risultano, in media, più
elevate rispetto a chi si laurea fuori corso, come messo in luce nella tabella
seguente.
Tabella 4.1 – Voto di laurea per durata degli studi universitari (Valori %. N=184)
Voto di laurea
Fino a 90
Da 91 a 95
Da 96 a 100
Totale
N
Tempo impiegato per conseguire la laurea
Laureati in corso
Fino a 7 anni
8 anni e oltre
12,7%
34,2%
22,2%
37,5%
100,0%
65,1%
28,3%
100,0%
100,0%
100,0%
63
120
1
Totale
26,6%
32,6%
40,8%
100,0%
184
I laureati in Disegno Industriale che hanno iniziato a svolgere attività lavorative di
tipo continuativo già durante gli studi universitari sono un’esigua minoranza, il
7,6% del totale, mentre è più frequente lo svolgimento di lavori occasionali o
stagionali (52,2%).52 Il 40,2% dei laureati in Disegno Industriale è, infine,
rappresentato da “studenti puri”, che si sono concentrati esclusivamente sugli studi
durante gli anni dell’università. In un’ottica di genere, la propensione a lavorare in
maniera regolare durante l’università sembra appannaggio soprattutto della
componente maschile (11,8% vs 2,4% dell’altro sesso), mentre fra le donne risulta
maggiormente diffusa la tendenza a non affiancare allo studio alcuna attività di
lavoro (45,1%, a fronte del 36,3% dei maschi). Questa differenza di genere trova
ragione anche nelle migliori performance della componente femminile per quanto
attiene la durata degli studi, (già osservata nel Grafico 4.1), in quanto una
percentuale particolarmente elevata di persone che non hanno mai lavorato durante
gli anni dell’università si rileva, come del resto prevedibile, proprio fra chi riesce a
laurearsi nei tempi standard.
52
Si rileva, in generale, una minore propensione a svolgere attività lavorative in maniera continuativa
rispetto ai laureati in Architettura (22%) e in Pianificazione Territoriale (16,3%). Per una trattazione più
approfondita rispetto agli altri due gruppi di laureati si rimanda rispettivamente ai par. 3.1 e 5.1.
53
Tabella 4.2 – Svolgimento di attività lavorative durante il Corso di Laurea per sesso (Valori %.
N=184)
Durante il corso ha lavorato?
Non ho mai lavorato
Lavori occasionali o stagionali
Lavori continuativi
Totale
N
Sesso
M
36,3%
52,0%
11,8%
100,0%
102
F
45,1%
52,4%
2,4%
100,0%
82
Totale
40,2%
52,2%
7,6%
100,0%
184
Conseguentemente alla netta prevalenza di impieghi saltuari tra le attività
lavorative svolte prima della laurea, la percentuale di chi ha avuto esperienze
professionali corrispondenti ai contenuti del Corso di Laurea seguito non è
particolarmente significativa: per il 40,9% dei laureati in Disegno Industriale si è
trattato, infatti, di lavori del tutto incongruenti rispetto al percorso di studi che
stavano frequentando, a fronte di un 32,7% impegnato in percorsi professionali del
tutto coerenti con il Corso di Laurea e di un 26,4% occupato in impieghi coerenti
solo in parte. Le occupazioni almeno in parte corrispondenti ai contenuti del Corso
di Laurea seguito sono, peraltro, più diffuse fra i laureati uomini, che più spesso
durante l’università hanno svolto lavori di natura continuativa.
Tabella 4.3 – Coerenza delle attività lavorative svolte durante gli studi con il Corso di Laurea
frequentato per sesso (Valori %. N=110)
Lavoro (durante il corso)
coerente con il corso?
Si
Si in parte
No
Totale
N
Sesso
M
33,8%
27,7%
38,5%
100,0%
65
F
31,1%
24,4%
44,4%
100,0%
45
Totale
32,7%
26,4%
40,9%
100,0%
110
Terminato il ciclo di laurea, in pochi sembrano sentire l’esigenza di proseguire il
proprio percorso di formazione: solo il 22,3% degli studenti usciti dal Corso di
Laurea di Disegno Industriale si iscrive, infatti, ad altre attività formative. Si tratta
di una percentuale particolarmente esigua, sia rispetto ai laureati in Architettura
(33,8%) e in Pianificazione Territoriale (32,6%) del Politecnico usciti dall’università
nello stesso anno solare (il 2000), sia, ancor più, rispetto ad altri dati rilevati a
livello nazionale sui laureati.53 Non emergono, peraltro, differenze di genere di
53
Sebbene non direttamente comparabile in quanto l’oggetto specifico non è il Corso di Laurea in
Disegno Industriale, l’indagine condotta dal Consorzio AlmaLaurea sui laureati pre-riforma della facoltà di
Architettura mette in luce che a distanza di 5 anni dalla laurea il 75,8% dei laureati del 2000 ha
partecipato ad almeno una attività di formazione, mentre la quota relativa al totale dei laureati è pari
all’80,2%. Similmente, dall’indagine Istat 2004 condotta sui laureati del 2001 emerge che nei tre anni
54
rilievo rispetto alla propensione a proseguire il proprio percorso di formazione una
volta conseguita la laurea: ha frequentato/sta frequentando altre attività formative
il 21,6% dei laureati maschi, a fronte del 23,2% delle laureate femmine.
Alla base della scelta di impegnarsi nella formazione post laurea soprattutto la
volontà di migliorare la propria professionalità (65,9%), ma anche il desiderio di
accrescere le probabilità di trovare un lavoro (19,5%). Meno decisivi nella spinta
alla prosecuzione degli studi dopo la laurea risultano il desiderio di avere maggiori
opportunità di carriera (9,8%), l’insoddisfazione nei confronti degli sbocchi
professionali offerti dalla laurea in Disegno Industriale (2,4%) e la voglia di
cambiare lavoro o mansioni (2,4%).
Tabella 4.4 – Motivo principale per cui si è deciso di proseguire il proprio percorso formativo
dopo la laurea per sesso (Valori %. N=41)
Perché ha proseguito percorso formativo
Era insoddisfatto degli sbocchi professionali offerti dalla laurea
Per avere più possibilità di fare carriera
Per accrescere la sua professionalità
Per cambiare lavoro o mansioni
Per avere più possibilità di trovare un lavoro
Totale
N
Sesso
M
F
4,5%
9,1%
10,5%
68,2%
63,2%
4,5%
13,6%
26,3%
100,0%
100,0%
22
19
Totale
2,4%
9,8%
65,9%
2,4%
19,5%
100,0%
41
Le scelte formative dei laureati in Disegno Industriale si orientano principalmente
verso master e specializzazioni post laurea (53,7%)54 e verso la formazione non
universitaria (29,3%)55, mentre quote inferiori scelgono un dottorato di ricerca
(7,3%)56 o si iscrivono ad un altro Corso di Laurea (2,4%)57. Queste ultime due
scelte di formazione riguardano, peraltro, esclusivamente la componente femminile,
mentre i laureati maschi sono più propensi a scegliere percorsi di approfondimento
al di fuori del sistema universitario.
successivi alla laurea il 79% dei laureati ha iniziato almeno un’attività di formazione. Per maggior
approfondimenti si rimanda a Istat, I laureati e lo studio – Inserimento professionale dei laureati.
Indagine 2004, Statistiche in breve, 28 aprile 2006 e a AlmaLaurea, Condizione occupazionale dei
laureati pre e post riforma. VIII Indagine 2005, marzo 2006.
54
I percorsi di specializzazione e i master più scelti sono quelli relativi al design (designer, e-design,
grafic design, ergonomia, ecc.) e quelli in marketing e comunicazione d’impresa.
55
Tra le attività di formazione extra-universitarie prevalgono quelle relative all’acquisizione di
competenze informatiche specialistiche (corsi di autocad o di specializzazione su altri pacchetti
software), il marketing, ma anche altri percorsi finalizzati ad approfondire i contenuti appresi durante gli
studi universitari (interior design, web designer, ecc.).
56
Tra i corsi di dottorato maggiormente seguiti quelli in Disegno Industriale. Ingegneria dei materiali e
Progettazione tecnica.
55
Tabella 4.5 – Tipologia di attività formative post laurea frequentate per sesso (Valori %.
N=41)*
Sesso
Attività formative
M
F
Dottorato di ricerca
Specializzazione post laurea o master
59,1%
Altro Corso di Laurea
Altra formazione
36,4%
Totale
15,8%
7,3%
47,4%
53,7%
5,3%
2,4%
21,1%
29,3%
* In tabella sono presentati soltanto i “Sì” per ciascuna possibile attività di formazione post laurea.
Solo nel 56,1% dei casi le scelte formative effettuate risultano perfettamente
coerenti rispetto al Corso di Laurea seguito, mentre nel 29,3% dei casi si ravvisa
una corrispondenza solo parziale rispetto ai contenuti appresi all’università e nel
14,6% non si tratta tanto di approfondimenti quanto, piuttosto, dell’acquisizione di
conoscenze e competenze del tutto nuove ed estranee al Corso di Laurea in
Disegno Industriale.
Tabella 4.6 – Coerenza delle attività formative post laurea con il Corso di Laurea frequentato
per sesso (Valori %. N=41)
Attività di
studio/formazione
coerente con la laurea?
Sì
Sì, in parte
No
Totale
N
Sesso
M
F
59,1%
22,7%
18,2%
100,0%
22
52,6%
36,8%
10,5%
100,0%
19
Totale
56,1%
29,3%
14,6%
100,0%
41
4.2 La situazione attuale
Come accade anche per gli altri iscritti del Politecnico laureatisi nel 2000 in
Architettura e Pianificazione Territoriale,58 per i laureati in Disegno Industriale, a
distanza di circa 6 anni dalla conclusione del ciclo universitario, sembra delinearsi
una condizione di sostanziale piena occupazione. Gli occupati sono, infatti, il 96,7%
del totale, a fronte dell’1,6% di disoccupati in cerca di un nuovo impiego, dello
57
Un solo laureato in Disegno Industriale si è iscritto al Corso di Laurea in Architettura.
58
Gli occupati al momento della rilevazione sono il 93,2% dei laureati in Architettura ed il 97,7% dei
laureati in Pianificazione Territoriale. Per maggiori approfondimenti si rimanda rispettivamente ai par.
3.2 e 5.2).
56
0,5% che ancora studia e dell’1,1% in condizione di inattività per motivi personali
(salute, matrimonio, assistenza a familiari, ecc.).59
La percentuale di occupati risulta più elevata in rapporto ai laureati maschi (99%
contro 93,9%), mentre la componente femminile è più presente in corrispondenza
di una condizione di ricerca di impiego (2,4% vs 1%), di studio/formazione e di
inattività volontaria (condizioni, queste ultime, che non coinvolgono alcun laureato
maschio).60
Tabella 4.7 – Attuale condizione occupazionale per sesso (Valori %. N=184)
Situazione occupazionale attuale
Occupato
Disoccupato in cerca di nuova occupazione
Studente
Non studia e non cerca lavoro
Totale
N
Sesso
M
99,0%
1,0%
100,0%
102
F
93,9%
2,4%
1,2%
2,4%
100,0%
82
Totale
96,7%
1,6%
0,5%
1,1%
100,0%
184
Secondo un format già utilizzato per la presentazione dei risultati di indagine riferiti
ai laureati in Architettura, i dati relativi ai soggetti in cerca di occupazione ed agli
studenti al momento dell’intervista saranno esposti di seguito in un unico paragrafo
sui non occupati, in ragione di un numero particolarmente esiguo di persone in
condizione non lavorativa, che non giustifica trattazioni in forma disaggregata.61
4.2.1 I laureati non occupati
I laureati in Disegno Industriale coinvolti nell’indagine e attualmente in cerca di
lavoro sono in tutto tre: di questi, solo uno rappresenta un caso di disoccupazione
di lunga durata (oltre 24 mesi), mentre gli altri due cercano lavoro da soli 2 mesi.
59
La condizione occupazionale dei laureati in Disegno Industriale del Politecnico di Milano risulta
abbastanza coerente con quella emersa in altre indagine condotte sui laureati a livello nazionale. I dati
Istat relativi all’inserimento professionale dei laureati nel 2001 nei Corsi di Laurea del gruppo
Architettura diversi da Architettura (secondo la classificazione Istat Disegno Industriale, Pianificazione
Territoriale ed urbanistica, Storia e conservazione dei beni architettonici e ambientali e Pianificazione
Territoriale, urbanistica e ambientale), intervistati a tre anni dal conseguimento del titolo di studio
universitario, mettono in luce una percentuale di occupati pari al 90% del totale, a fronte di un 5,1% in
cerca di lavoro e un 4,7% che non lavora e non cerca lavoro (inclusi studenti). Per maggior
approfondimenti si rimanda a Istat, I laureati e il mercato del lavoro – Inserimento professionale dei
laureati. Indagine 2004, Collana Informazioni, n. 14 2006.
60
Analoghe differenze di genere si riscontrano nella già citata indagine Almalaurea: a cinque anni dalla
laurea, nel gruppo Architettura lavora il 97,4% degli uomini contro il 91% delle donne, similmente a
quanto avviene per i laureati nel loro complesso (ove gli occupati sono il 90,7% nella componente
maschile e l’82,8% in quella femminile).
61
Queste ultime saranno, invece, riservate ai laureati attualmente occupati (cfr. par. 4.2.2), che
rappresentano il principale focus di indagine.
57
I laureati attualmente in cerca di impiego, d’altro canto, hanno maturato nel tempo
una molteplicità di esperienze professionali, in quanto risultano tutti e tre aver
lavorato già a partire dal 2001, ovvero dall’anno immediatamente successivo al
conseguimento della laurea: in due casi su tre, poi, le occupazioni svolte risultavano
perfino coerenti con il Corso di Laurea frequentato per tutti gli anni precedenti
quello della rilevazione (ovvero dal 2001 al 2005).62
A fronte di un laureato in Disegno Industriale che sarebbe disponibile a lavorare
immediatamente a qualsiasi condizione, gli altri due pongono il vincolo di
un’adeguata remunerazione dell’impiego.
Anche sul piano della mobilità spaziale, la disponibilità agli spostamenti diminuisce
al crescere della distanza dal luogo di residenza: per trovare un lavoro sarebbero,
infatti, tutti disposti a trasferirsi in un altro comune della propria provincia, due su
tre a traslocare in un’altra provincia della propria regione e soltanto uno su tre al
trasferimento in una regione diversa da quella di provenienze o all’estero.
Per quanto concerne, infine, le modalità di ricerca messe in atto per trovare lavoro,
tutti hanno fatto ricorso ad associazioni di categoria e organizzazioni sindacali, due
su tre a canali “formali/istituzionali” quali l’intermediazione pubblica (Centri per
l’Impiego, di orientamento o di informazione) e privata (agenzie di ricerca del
personale,
di
orientamento
e
formazione,
di
somministrazione
di
lavoro
temporaneo) o a canali “informali” quali la propria iniziativa autonoma (inserzioni,
risposta ad annunci di lavoro, autocandidature, concorsi pubblici) o l’utilizzo di
contatti provenienti dalla propria famiglia/dai propri parenti, mentre minore è
l’utilizzo di servizi universitari/di enti di formazione/forme di tirocinio e praticantato
e di contatti provenienti da amicizie e conoscenze.
Soltanto uno dei giovani usciti dal Corso di Laurea del vecchio ordinamento in
Disegno Industriale nel 2000 è attualmente impegnato come studente in un altro
Corso di Laurea: si è iscritto ad un Corso di Laurea specialistica in Scienze
dell’architettura al Politecnico di Milano (sede Bovisa). All’origine della decisione di
proseguire gli studi universitari il fatto di aver maturato nuovi interessi, che portano
peraltro nella direzione di una formazione giudicata in parte coerente con la laurea
in Disegno Industriale conseguita in precedenza.
62
E’ il caso di notare che anche la persona che ha dichiarato come propria condizione occupazionale
prevalente al momento dell’intervista quella della ricerca di lavoro (che dura da oltre 24 mesi) ha,
comunque, svolto impieghi (seppure non continuativi) negli anni precedenti.
58
4.2.2 I laureati occupati
Spostando il focus dell’analisi sui laureati in Disegno Industriale occupati al
momento della rilevazione emerge che la maggioranza assoluta ha iniziato a
svolgere l’attuale lavoro soltanto dopo la laurea, a fronte del solo 6,2% che lo
aveva cominciato prima di terminare gli studi universitari. Si tratta di una forma di
continuità nell’occupazione meno significativa sia di quella riscontrata fra i laureati
in Architettura (12,5%) e in Pianificazione Territoriale (11,9%) del Politecnico, sia in
altre indagini condotte sui laureati a livello nazionale63, che trova origine
probabilmente nella scarsa propensione a svolgere attività lavorative durante gli
studi universitari da parte degli iscritti al Corso di Laurea in Disegno Industriale (cfr.
tab 4.2). Non a caso, infatti, la percentuale di occupati che svolgono ancora oggi, a
circa sei anni dalla laurea, un impiego trovato negli anni dell’università è più elevata
fra i laureati uomini che fra le laureate donne (7,9% vs 3,9%), coerentemente con
la maggiore propensione maschile a lavorare durante l’università.
Tabella 4.8 – Lavoro svolto iniziato prima o dopo la laurea per sesso (Valori %. N=178)
Il lavoro è iniziato prima o dopo la laurea?
Prima
Dopo
Totale
N
Sesso
M
7,9%
92,1%
100,0%
101
F
3,9%
96,1%
100,0%
77
Totale
6,2%
93,8%
100,0%
178
Anche per coloro che hanno iniziato l’attuale lavoro dopo la laurea, comunque, si
tratta in larga parte di posizioni abbastanza “consolidate”, in quanto si sta
svolgendo lo stesso impiego da un tempo relativamente lungo: nel 63% dei casi da
oltre due anni, nel 18,6% dai 13 ai 24 mesi e in un altro 18,6% al massimo da un
anno.
Se si passa, poi, ad analizzare l’attuale posizione nella professione dei laureati in
Disegno Industriale attualmente occupati, emerge che poco più della metà (il
52,8%) ha un lavoro alle dipendenze, il 36% svolge un’attività autonoma e l’11,2%
ha un lavoro atipico.
63
La già citata indagine Istat condotta nel 2004 a livello nazionale sui laureati del 2001 individua una
continuità fra i laureati occupati al momento della rilevazione degli altri Corsi di Laurea del gruppo
Architettura pari al 9,2% e una relativa i laureati in Architettura pari al 14,6%.
59
Tabella 4.9 – Da quanti mesi svolge il lavoro iniziato dopo la laurea? per sesso (Valori %.
N=167)
Da quanti mesi svolge attuale lavoro
Fino a 6
Da 7 a 12
Da 13 a 24
Da 25 a 36
Da 37 a 48
Da 49 a 60
Da 61 a 72
Totale
N
Sesso
M
5,4%
11,8%
16,1%
16,1%
9,7%
20,4%
20,4%
100,0%
93
F
5,4%
14,9%
21,6%
9,5%
12,2%
20,3%
16,2%
100,0%
74
Totale
5,4%
13,2%
18,6%
13,2%
10,8%
20,4%
18,6%
100,0%
167
Si registra, dunque, una diffusione del lavoro indipendente inferiore rispetto ai
laureati in Architettura (64,7%), una quota di occupati alle dipendenze meno
rilevante rispetto ai laureati in Pianificazione Territoriale (61,9%) e una maggiore
presenza di lavoratori atipici (il 4,8% fra i pianificatori e il 6% fra gli architetti).
Secondo linee di tendenza piuttosto diffuse, la propensione al lavoro autonomo
risulta più elevata tra i laureati uomini, mentre all’interno della componente
femminile si registra la quota più significativa di lavoro dipendente e atipico.
Tabella 4.10 – Attuale posizione nella professione per sesso (N=178)
Attuale posizione nella professione
Dipendente
Autonomo
Atipico / parasubordinato
Totale
N
Sesso
M
48,5%
44,6%
6,9%
100,0%
101
F
58,4%
24,7%
16,9%
100,0%
77
Totale
52,8%
36,0%
11,2%
100,0%
178
A distanza di circa 6 anni dal conseguimento della laurea, sembra possibile per i
laureati in Disegno Industriale raggiungere una posizione stabile: a fronte di una
quota di atipici (nell’85% dei casi occupati come collaboratori coordinati e
continuativi/a progetto), comunque, non elevatissima, si rileva, infatti, una
significativa diffusione del lavoro standard.64 Tra gli occupati alle dipendenze
l’81,9% ha un contratto a tempo indeterminato e a tempo pieno (a fronte di un
64
Si aderisce, in questa sede, alla definizione ISTAT, secondo cui rientrano nel lavoro standard soltanto
il lavoro alle dipendenze a tempo pieno e con contratto a tempo indeterminato e le forme di lavoro
autonomo stabili (imprenditori, liberi professionisti, agricoltori, artigiani e commercianti). Nel lavoro non
standard sono, dunque, compresi il lavoro alle dipendenze a tempo indeterminato, ma part time, il
lavoro dipendente a tempo determinato, quello parasubordinato (le vecchie collaborazioni coordinate e
continuative, i contratti a progetto e le collaborazioni occasionali) ed interinale, i contratti a causa mista
(di formazione lavoro e di apprendistato), nonché le attività di qualificazione e specializzazione
professionale - quali praticantato, tirocini e stage, borse di studio - le cooperative di produzione e lavoro,
il lavoro nell’azienda di famiglia e il lavoro senza contratto.
60
4,3% con contratto a tempo indeterminato, ma part time e di un 13,9% di
dipendenti a tempo determinato), mentre gli autonomi si distribuiscono fra un
89,1% di liberi professionisti che operano con partita IVA, un 6,3% di soci di
società/cooperative ed un 4,7% di imprenditori.
Rispetto al lavoro alle dipendenze, è anche il caso di sottolineare come più di un
quinto degli occupati in questa posizione rivesta, a distanza di circa 6 anni dalla fine
degli studi universitari, una qualifica di natura direttiva, anche se la maggioranza
risulta, comunque, impegnata nel ruolo di impiegato tecnico (cfr. Tabella 4.14).
Permane, come già visto in relazione ai laureati in Architettura, una penalizzazione
della componente femminile, meno coinvolta nell’occupazione indipendente, più
presente nell’ambito del lavoro atipico e di quello alle dipendenze non standard e,
fra i dipendenti, meno interessata dalle qualifiche più elevate da dirigente, direttivo,
quadro e funzionario.
Tabella 4.11 – Tipologia di contratto di lavoro dipendente per sesso (Valori %. N=94)
Tipo di contratto DIPENDENTE
A tempo indeterminato e a tempo pieno
A tempo indeterminato e a tempo parziale
Di formazione lavoro/di inserimento
Di apprendistato
Stagionale
A tempo determinato e a tempo pieno
A tempo determinato e parziale
Totale
N
Sesso
Totale
M
F
89,8%
2,0%
73,3%
6,7%
81,9%
4,3%
8,2%
17,8%
2,2%
100,0%
45
12,8%
1,1%
100,0%
94
100,0%
49
Tabella 4.12 – Qualifica professionale dei lavoratori autonomi per sesso (Valori %. N=64)
Qualifica professionale AUTONOMO
Imprenditore
Socio di società/cooperativa
Libero professionista (con partita IVA)
Artigiano
Commerciante
Altro (coadiuvante familiare, agricoltore…)
Totale
N
Sesso
M
F
Totale
6,7%
8,9%
84,4%
100,0%
4,7%
6,3%
89,1%
100,0%
45
100,0%
19
100,0%
64
61
Tabella 4.13 – Forma di lavoro atipico per sesso (Valori %. N=20)
Sesso
Posizione atipica ricoperta
Collaboratore coordinato continuativo/ collaborazione a progetto
Collaboratore occasionale
Prestazione come socio di cooperativa (di produzione e servizi)
Lavoratore a domicilio per conto di imprese
Lavoratore interinale
Tirocinio con compenso e praticante
Lavoratore in nero
Totale
N
Totale
M
F
71,4%
14,3%
14,3%
92,3%
85,0%
5,0%
5,0%
7,7%
100,0%
13
5,0%
100,0%
20
100,0%
7
Tabella 4.14 – Qualifica professionale dei lavoratori dipendenti per sesso (Valori %. N=94)
Sesso
Qualifica professionale DIPENDENTE
Dirigente
Direttivo, quadro, funzionario
Insegnante, docente
Impiegato amministrativo
Impiegato tecnico
Operaio specializzato/operaio qualificato, operaio
comune, bracciante
Totale
N
M
2,0%
30,6%
2,0%
2,0%
59,2%
F
11,1%
4,4%
4,4%
80,0%
4,1%
Totale
1,1%
21,3%
3,2%
3,2%
69,1%
2,1%
100,0%
49
100,0%
45
100,0%
94
L’86,5% dei laureati in Disegno Industriale svolge l’attuale impiego in esclusiva, a
fronte del 13,5% che fa anche altri lavori. La propensione a svolgere più di
un’attività lavorativa è diffusa, soprattutto, tra i lavoratori atipici e parasubordinati
e tra gli autonomi rispetto ai dipendenti (cfr. Tabella 4.15) e nel settore privato
piuttosto che nel pubblico (14% contro 11,1%). Inoltre, anche a parità di posizione
nella
professione,
la
tendenza
a
svolgere
più
di
un’attività
professionale
contemporaneamente è più marcata all’interno della componente maschile,
coinvolgendo il 17,8% degli occupati maschi e solo il 7,8% delle lavoratrici donne.
Sul piano delle retribuzioni, anche per i laureati in Disegno Industriale (come per
chi esce dal Corso di Laurea in Architettura) si riscontra una quota significativa di
mancate risposte, più diffuse fra i lavoratori autonomi e gli atipici, come messo in
luce dalla Tabella 4.16.65
A distanza di circa sei anni dalla laurea e dopo aver maturato numerose esperienze
professionali negli anni precedenti, la quota più consistente di laureati del Corso di
65
Le mancate risposte sono, con buona probabilità, attribuibili in primo luogo alle classi di reddito più
elevate, con conseguenti fenomeni di sottostima del reddito reale del target. Il fatto che la quota più
significativa di mancate risposte si registri fra i lavoratori autonomi, che tradizionalmente percepiscono
retribuzioni più elevate, sembra confermare tale ipotesi.
62
Laurea in Disegno Industriale oggi occupati percepisce una retribuzione mensile
netta66 compresa fra i 1.451 ed i 2.000 euro; le classi di reddito di seguito più
numerose sono quella 1.001-1.450 euro, quella oltre i 2.000 euro e, da ultimo,
quella relativa a chi percepisce guadagni mensili particolarmente bassi (sotto i mille
euro).
Tabella 4.15 – Lavoro esclusivo o meno per sesso e posizione nella professione (Valori %.
N=178)
Attuale posizione nella
professione
Sesso
Svolge un solo lavoro
E’ l’unico
Svolge anche
lavoro
altri lavori
85,7%
14,3%
97,8%
2,2%
91,5%
8,5%
Totale
N
100,0%
100,0%
100,0%
49
45
94
Dipendente
M
F
Totale
Autonomo
M
F
Totale
84,4%
94,7%
87,5%
15,6%
5,3%
12,5%
100,0%
100,0%
100,0%
45
19
64
Atipico / parasubordinato
M
F
Totale
42,9%
69,2%
60,0%
57,1%
30,8%
40,0%
100,0%
100,0%
100,0%
7
13
20
Totale
M
F
Totale
82,2%
92,2%
86,5%
17,8%
7,8%
13,5%
100,0%
100,0%
100,0%
101
77
178
Le laureate donne, secondo trend ampiamente riscontrati in altre indagini67 oltre
che fra i laureati del Politecnico in Architettura e in Pianificazione Territoriale, sono
sempre più numerose in relazione alle classi di reddito più basse (fino a 1.450
euro), mentre divengono progressivamente meno presenti al crescere del reddito
mensile. Tra le laureate donne risulta, inoltre, meno elevato il tasso di mancata
risposta.
Tabella 4.16 – Retribuzione netta mensile per sesso (Valori %. N=178)
Retribuzione netta mensile
Fino a 1.000
1.001-1.450
1.451-2.000
Oltre 2.000
Nr
Totale
N
Sesso
M
4,0%
17,8%
26,7%
10,9%
40,6%
100,0%
101
F
10,4%
31,2%
24,7%
5,2%
28,6%
100,0%
77
Totale
6,7%
23,6%
25,8%
8,4%
35,4%
100,0%
178
66
Si fa riferimento, cioè, al guadagno percepito mensilmente dai laureati occupati, da cui sono stati
detratti i contributi, le imposte, ecc.
67
Si cfr., in proposito, la già citata Istat, I laureati e il mercato del lavoro – Inserimento professionale
dei laureati. Indagine 2004, Collana Informazioni, n. 14 2006. La stessa tendenza emerge nell’indagine
AlmaLaurea: a 5 anni dalla laurea, i laureati M percepiscono un guadagno medio mensile netto di 1.429
euro, contro i 1.125 delle laureate F.
63
Per quanto concerne le dimensioni dell’organizzazione68 in cui sono attualmente
occupati i laureati in Disegno Industriale, si registra una situazione piuttosto diversa
da quella osservata per i laureati in Architettura. Se questi ultimi operano in
prevalenza in luoghi di lavoro con un numero di addetti variabile da 1 a 9 (42,9%)
o addirittura senza alcun dipendente (26,3%), per i laureati in Disegno Industriale
oggi occupati si registra invece una distribuzione più equilibrata: a fronte di un
12,4% che lavora in organizzazioni senza alcun dipendente, il 26,4% opera in
micro-imprese (1-9 addetti), il 25,3% in organizzazioni con un numero di addetti
compreso fra 10 e 49, il 9% ove il numero di addetti varia fra 50 e 199 e, infine, il
24,7% in luoghi di lavoro più grandi (oltre 200 addetti).
Grafico 4.2 – Classe dimensionale dell’organizzazione di appartenenza (Valori %. N=178)
2,2%
12,4%
24,7%
Nessun dipendente
da 1 a 9 addetti
26,4%
da 10 a 49 addetti
da 50 a 199 addetti
9,0%
da 200 addetti e oltre
Non risponde
25,3%
Per quanto riguarda, invece, la localizzazione dell’attività lavorativa svolta al
momento della rilevazione, quasi il 40% lavora nella città di Milano e un altro 23%
nei comuni dell’hinterland, a fronte di un 19,7% di laureati in Disegno Industriale
occupati in altri comuni della Lombardia, del 12,4% impiegato al di fuori dei confini
della regione e dell’1,7% che lavora all’estero. Per il 39,9% l’attività lavorativa ha
luogo, dunque, in comuni non capoluogo di provincia, a fronte di un altro 39,9%
che lavora nella città di Milano e di un 15,2% che lavora in altre città capoluogo di
provincia.
Analizzando congiuntamente la localizzazione dell’attuale occupazione e il luogo di
residenza durante gli studi universitari, emerge, rispetto a quanto osservato in
relazione a chi esce dal Corso di Laurea in Architettura, una maggiore propensione
68
Sono inclusi nel calcolo dimensionale il titolare ed eventuali soci o coadiuvanti.
64
dei laureati in Disegno Industriale a restare a lavorare, una volta conseguita la
laurea al Politecnico, nella città di Milano (o nei comuni limitrofi), particolarmente
accentuata fra chi proviene da un’altra regione. Svolge, infatti, la propria attività
professionale a Milano e provincia l’85,9% di chi è originario della medesima
provincia, il 35,1% di chi proviene da altre province della Lombardia e il 4,8% di chi
è originario di un’altra regione.69
Tabella 4.17 – Localizzazione del Comune dove ha sede l’attività lavorativa per luogo di
residenza durante gli studi universitari (Valori %. N=178)
Localizzazione attività lavorativa
Milano e
provincia
Comune di Milano
Provincia Milano (escluso MI)
Altre città capoluogo di provincia in Lombardia
Altre città capoluogo di provincia fuori Lombardia
Altre città non capoluogo in Lombardia
Altre città non capoluogo fuori Lombardia
Estero
Nd
Totale
N
51,1%
34,8%
4,3%
3,3%
2,2%
2,2%
2,2%
3,5%
100,0%
92
Residenza
Altre
province
della
Lombardia
22,8%
12,3%
15,8%
5,3%
35,1%
3,5%
1,8%
13,8%
100,0%
57
Fuori
regione
Totale
37,9%
6,9%
39,9%
23,0%
7,3%
7,9%
12,4%
4,5%
1,7%
27,6%
13,8%
3,4%
100,0%
29
100,0%
178
Il canale attraverso cui è stata raggiunta l’attuale occupazione è in primo luogo
l’iniziativa autonoma (51,7%), consistente in inserzioni, risposta ad annunci,
autocandidature, partecipazione a concorsi pubblici, ma riveste un certo peso anche
il ricorso alle proprie amicizie e conoscenze (21,9%). E’ anche il caso di notare un
utilizzo superiore alla media del canale rappresentato dal sistema dell’istruzione e
formazione nel suo complesso (servizi universitari, enti di formazione, tirocinio,
praticantato), di cui si è servito per ottenere l’impiego svolto al momento della
rilevazione l’11,2% dei laureati in Disegno Industriale, a fronte del 7,1% dei
laureati in Pianificazione Territoriale e del 2,9% degli occupati provenienti dal Corso
di Laurea di Architettura.70
69
Torna, invece, a lavorare con buona probabilità nella provincia (o almeno nelle regione) di provenienza
il 50,9% di chi è originario di una provincia della Lombardia diversa da Milano e il 41,4% di chi approda
al Politecnico di Milano da un’altra regione di residenza.
70
Per una maggiore dettaglio sulle azioni di ricerca di lavoro messe in atto dai laureati in Architettura e in
Pianificazione Territoriale si rimanda ai paragrafi 3.2.2 e 5.2.1 e, in particolare, alle Tabelle3.32 e 5.18.
65
Tabella 4.18 – Canale di ricerca con cui ha trovato lavoro per sesso (Valori %. N=178)
Canale con cui ha trovato lavoro
Intermediazione pubblica
Intermediazione privata
Servizi universitari, Enti di formazione, tirocinio, praticantato
Associazioni di categoria, organizzazioni sindacali
Iniziativa autonoma
Contatti familiari
Contatti amici
Altro
Totale
N
Sesso
Totale
M
F
2,0%
5,9%
11,9%
52,5%
5,0%
18,8%
4,0%
100,0%
1,3%
6,5%
10,4%
1,3%
50,6%
1,3%
26,0%
2,6%
100,0%
1,7%
6,2%
11,2%
0,6%
51,7%
3,4%
21,9%
3,4%
100,0%
101
77
178
A fronte di questo identikit complessivo di chi oggi svolge un’attività lavorativa, se
si analizza il trend relativo alle esperienze professionali svolte a partire dall’anno
successivo alla laurea, è immediatamente evidente come i laureati in Disegno
Industriale attualmente occupati non abbiano incontrato eccessive difficoltà al
momento del proprio ingresso nel mercato del lavoro: nel 2001 la quota di chi non
lavorava è pari al 2,8%, l’anno seguente scende all’1,7%, per poi scomparire del
tutto (ad indicare il raggiungimento della quasi piena occupazione) nell’anno
precedente alla rilevazione. Il Corso di Laurea in Disegno Industriale sembra,
dunque, piuttosto efficace sul piano dell’inserimento lavorativo tout court.
Qualche difficoltà in più sembra trasparire sul piano della coerenza delle occupazioni
svolte rispetto al percorso universitario precedentemente intrapreso: la quota di
laureati che riescono a raggiungere un impiego corrispondente, in termini di
contenuti, con il Corso di Laurea seguito oscilla, negli anni successivi alla laurea tra
il 66,9% ed il 69,1%, ma non si riscontra una tendenza alla progressiva
diminuzione del lavoro non coerente, che passa invece dall’11,8% del 2001 al
15,2% del 2005. Sembra, dunque, delinearsi l’ipotesi che non soltanto una parte di
chi trova progressivamente lavoro riesce ad inserirsi soltanto in occupazioni non
coerenti, ma che anche una quota di chi svolgeva dapprima impieghi parzialmente
coerenti con gli studi universitari scivoli gradualmente nell’occupazione non
coerente, probabilmente in cambio di altri vantaggi sotto il profilo contrattuale,
economico, ecc.
Al momento della rilevazione il lavoro coerente, in termini di contenuti, con il
percorso di studi frequentato in precedenza coinvolge il 64% degli occupati, a
fronte di un 21,3% che svolge un impiego coerente solo in parte e di un 14,6% che
66
ha un’occupazione del tutto incongruente rispetto al bagaglio di conoscenze
acquisite durante gli studi universitari, (cfr. Tabella 4.20).71
Tabella 4.19 – Coerenza delle esperienze lavorative successive alla laurea rispetto agli studi
svolti (N=178)
Lavoro
Coerente con la laurea
Parzialmente coerente con la laurea
Non coerente con la laurea
Non lavoravo
Totale
N
2001
2002
2003
2004
2005
67,4%
18,0%
11,8%
2,8%
100,0%
178
67,4%
18,0%
12,9%
1,7%
100,0%
178
67,4%
16,9%
15,2%
0,6%
100,0%
178
66,9%
16,3%
15,2%
1,7%
100,0%
178
69,1%
15,7%
15,2%
100,0%
178
Tabella 4.20 – Coerenza dell’attuale lavoro con gli studi per sesso (Valori %. N=178)
Sesso
Attuale lavoro coerente con gli studi?
Sì
Solo in parte
No
Totale
N
Totale
M
F
63,4%
22,8%
13,9%
100,0%
101
64,9%
19,5%
15,6%
100,0%
77
64,0%
21,3%
14,6%
100,0%
178
Come già osservato in relazione ai laureati in Architettura, anche per gli occupati
provenienti dal Corso di Laurea in Disegno Industriale lo svolgimento di un lavoro
corrispondente, in termini di contenuti, a quanto appreso nel corso degli studi
universitari sembra favorito dall’esercizio di un’attività professionale autonoma:
l’impiego coerente coinvolge, infatti, l’84,4% dei lavoratori indipendenti, a fronte
del 60% degli atipici e del 51,1% di chi svolge un’occupazione di natura
dipendente.
Tabella 4.21 – Coerenza dell’attuale lavoro con gli studi per posizione nella professione
(Valori %. N=178)
Attuale posizione nella
professione
Dipendente
Autonomo
Atipico / parasubordinato
Totale
Attuale lavoro coerente con gli studi?
Sì
Solo in parte
No
51,1%
84,4%
60,0%
64,0%
26,6%
12,5%
25,0%
21,3%
22,3%
3,1%
15,0%
14,6%
Totale
N
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
94
64
20
178
71
I laureati in Disegno Industriale che al momento della rilevazione svolgono un lavoro non coerente
sono impegnati prevalentemente nel commercio all’ingrosso e al dettaglio (26,9%) e nell’ambito dei
servizi nel loro complesso (50%, di cui 11,5% nell’informatica, ricerca e attività connesse e 11,5%
nell’istruzione), mentre risulta inferiore il coinvolgimento nell’industria manifatturiera (15,4%), nel
comparto delle costruzioni (3,8%) e nell’agricoltura, silvicoltura e pesca (3,8%). Per ulteriori dettagli
sulla classificazione utilizzata si rimanda alla lettura della classificazione Istat delle attività economiche
(Ateco 2001).
67
La possibilità di svolgere un impiego coerente con il percorso di studi intrapreso in
precedenza sembra, inoltre, positivamente correlata al rendimento negli studi
universitari: in particolare, chi raggiunge una votazione di laurea superiore ai
90/100 sembra sperimentare in misura più consistente un lavoro coerente con il
Corso di Laurea seguito mentre, in maniera speculare, tra chi esce dall’università
con una votazione bassa (inferiore o al massimo uguale ai 90/100) è più diffusa
l’occupazione non coerente.
Tabella 4.22 – Coerenza dell’attuale lavoro con gli studi per voto di laurea (Valori %. N=178)
Attuale lavoro coerente
con gli studi?
Sì
Solo in parte
No
Totale
N
Voto di laurea
Fino a 90
Da 91 a 95
Da 96 a 100
49,0%
24,5%
26,5%
100,0%
49
69,0%
24,1%
6,9%
100,0%
58
70,4%
16,9%
12,7%
100,0%
71
Totale
64,0%
21,3%
14,6%
100,0%
178
Le famiglie di insegnamento che i laureati in Disegno Industriale hanno più
utilizzato e/o utilizzano ancora nell’ambito delle varie attività lavorative svolte sono
principalmente quelle progettuali (62,9%), del design (39,9%) e tecnologiche
(31,5%), ma si rileva anche una quota consistente di “altre” famiglie di
insegnamento, in larga parte coincidenti con le conoscenze di comunicazione e
marketing e di informatica. Oltre al fatto che le famiglie di insegnamento relative al
design vengono in secondo piano rispetto a quelle progettuali, è anche il caso di
notare come proprio le tre famiglie di insegnamenti più utilizzate siano quelle che
caratterizzano
in
maniera
particolare
un
lavoro
coerente
con
il
percorso
universitario intrapreso in precedenza.72
72
Limitando l’analisi ai soli occupati che svolgono un’attività di lavoro coerente con il Corso di Laurea
seguito, si è osservato anche l’utilizzo delle diverse famiglie d’insegnamento in relazione alla forza
dell’identità professionale. L’utilizzo di alcune famiglie di insegnamento, come quelle tecnologiche, risulta
piuttosto trasversale (caratterizza il 35,2% di chi si definirebbe “designer”, il 27,8% di chi si riconosce
solo parzialmente nella definizione e il 36% di chi non vi si riconosce affatto), l’applicazione nel lavoro
degli insegnamenti progettuali caratterizza sia chi si definirebbe designer in toto (70,3%) sia, ancor più,
chi lo farebbe solo in parte (75%, contro il 60% di chi non si riconosce nella definizione), mentre il
design sembra caratterizzare esclusivamente il lavoro di chi si auto-definisce “designer” (59,3%, contro
il 19,4% di chi si definirebbe solo in parte in questo modo e il 28,0% di chi non si riconosce in questa
etichetta).
68
Tabella 4.23 – Famiglie di insegnamento più utilizzate per coerenza dell’attuale lavoro con gli
studi (Valori %. N=178)*
Famiglie di insegnamento
Attuale lavoro coerente con gli studi?
Sì
Solo in parte
Progettuali
72,8%
Design
50,0%
Storiche
7,9%
Tecnologiche
33,3%
Sociologiche
9,6%
Estimative
0,9%
Restauro
1,8%
Scienza delle costruzioni
1,8%
Urbanistica
Rappresentazione
6,1%
Nessuna di quelle previste dalla laurea
Matematica e fisica
2,6%
Economia
3,5%
Valutazione
0,9%
Altro73
8,0%
* In tabella sono presentati soltanto i “Sì” per ciascuna famiglia
60,5%
28,9%
5,3%
34,2%
7,9%
2,6%
2,6%
18,4%
2,6%
2,6%
No
23,1%
11,5%
3,8%
19,2%
7,7%
7,7%
53,8%
3,8%
2,6%
10,8%
3,8%
di insegnamento utilizzata.
Totale
62,9%
39,9%
6,7%
31,5%
9,0%
0,6%
1,1%
1,7%
,6%
9,0%
8,4%
2,2%
2,8%
1,1%
8,0%
4.3 Approfondimenti tematici sugli occupati
4.3.1 L’occupazione coerente
In considerazione del primario obiettivo di indagine di definire le caratteristiche
distintive dell’occupazione di chi esce dal Corso di Laurea in Disegno Industriale, si
affronta nella presente sezione del rapporto il tema del lavoro coerente,
focalizzando l’analisi su quegli sbocchi professionali che gli stessi laureati
percepiscono del tutto o almeno in parte congruenti rispetto al Corso di Laurea
frequentato.74
Un primo aspetto riguarda la percezione dell’identità professionale da parte dei
laureati in Disegno Industriale: è il caso di notare, infatti, come, pensando
all’attuale occupazione, soltanto il 59,9% di chi svolge un’occupazione almeno in
parte coerente con gli studi compiuti si definirebbe “designer”, a fronte di un 23,7%
che si riconosce solo in parte in una simile etichetta e del 16,4% che non vi si
identifica affatto.
L’identità professionale, come facilmente prevedibile è tanto più forte quanto più
elevata è la coerenza dell’occupazione svolta con le conoscenze acquisite durante
73
Nella voce “altro” sono incluse in primo luogo comunicazione e marketing, ma hanno un ruolo di rilievo
anche le conoscenze informatiche.
74
Si ricorda che i laureati in Disegno Industriale del Politecnico che hanno dichiarato di svolgere un
lavoro del tutto o in parte coerente con il Corso di Laurea frequentato sono in tutto 152, pari all’85,3%
del totale degli occupati (cfr. tab 4.20).
69
gli studi universitari. Anche a parità di impiego coerente, d’altro canto, la
componente femminile manifesta un minore senso di appartenenza alla categoria
professionale: si definirebbe designer il 66% delle laureate donne che hanno un
lavoro pienamente coerente, a fronte dell’81,3% dei laureati uomini nella stessa
posizione.
Tabella 4.24 – Si definirebbe “designer”? per sesso e coerenza dell’attuale lavoro con gli studi
(Valori %. N=152)
Attuale lavoro
coerente con gli
studi?
Sesso
Si definirebbe Designer?
Sì
Sì, in parte
No
Totale
N
Sì
M
F
Totale
81,3%
66,0%
74,6%
10,9%
26,0%
17,5%
7,8%
8,0%
7,9%
100,0%
100,0%
100,0%
64
50
114
Solo in parte
M
F
Totale
17,4%
13,3%
15,8%
52,2%
26,7%
42,1%
30,4%
60,0%
42,1%
100,0%
100,0%
100,0%
23
15
38
Totale
M
F
Totale
64,4%
53,8%
59,9%
21,8%
26,2%
23,7%
13,8%
20,0%
16,4%
100,0%
100,0%
100,0%
87
65
152
L’occupazione coerente per i laureati in Disegno Industriale sembra, peraltro,
trovare spazio quasi esclusivamente nel settore privato, in cui si concentra il 94,1%
degli occupati che svolgono impieghi almeno in parte rispondenti alle conoscenze
maturate durante gli anni dell’università, a fronte del solo 5,9% impegnato in
ambito pubblico (limitatamente a università e scuola). Gli ambiti di lavoro
privilegiato risultano le imprese di produzione (25,7%), gli studi professionali e
associati propri (21,1%) e, in minor misura, gli altri studi professionali/associati
(8,6%), gli studi di grafica e comunicazione (9,9%), ma anche il settore dell’arredo
(7,2%) e l’editoria e la pubblicità (7,2%).
Per quanto concerne le aree di competenza che maggiormente coinvolgono i
laureati in Disegno Industriale che lavorano in un ambito coerente con gli studi
svolti all’università, il primo posto è occupato dalla progettazione (78,3%), seguita
dalla comunicazione esterna (23,7%) e dalla ricerca (19,7%). Rispetto ai laureati in
Architettura e in Pianificazione Territoriale, sembrano rivestire una particolare
importanza le competenze relative alla comunicazione esterna e alla ricerca, mentre
sembra condiviso con i laureati in pianificazione (ma non con gli architetti)
l’impegno nella formazione e nella progettazione e gestione di sistemi informativi.75
75
Si rimanda, in merito, alle Tabelle 3.40 e Grafico 5.4.
70
Tabella 4.25 – Settore di attività dei laureati che svolgono un lavoro coerente per sesso
(Valori %. N=152)
Sesso
Settore di attività
Totale
M
F
PUBBLICO
Comunità europea
Ministero
Regione
Provincia
Comune
Consorzi e Comunità Montane
Agenzia di sviluppo locale/enti bonifica …
Usl e Ospedali
Scuola
Università
4,6%
7,7%
3,4%
3,1%
4,6%
1,3%
3,9%
PRIVATO
Impresa di costruzione
Azienda produzione (mobili, materiale edilizia ...)
Azienda commerciale (ag. vendite immobiliari ... )
Studio professionale proprio/Studio associato proprio
Studio professionale/studio associato
Studio di grafica/comunicazione
Società di ingegneria
Editoria/Pubblicità
Fotografia, audiovisivi, immagine
Centri di ricerca
Arredo
Settore artistico (Gallerie, Musei ecc…)
Moda
Istruzione
Servizi
Totale
N
95,1
92,2
94,2
26,4%
4,6%
26,4%
9,2%
8,0%
1,1%
3,4%
2,3%
1,1%
6,9%
24,6%
3,1%
13,8%
7,7%
12,3%
7,7%
25,7%
3,9%
21,1%
8,6%
9,9%
0,7%
7,2%
2,6%
0,7%
7,2%
1,1%
1,5%
1,5%
4,6%
100,0%
65
1,3%
0,7%
4,6%
100,0%
152
1,1%
4,6%
100,0%
87
5,9%
0,7%
12,3%
3,1%
A contraddistinguere un impiego pienamente coerente, come messo in luce dalla
tabella seguente, sono soprattutto la progettazione, la ricerca, il controllo e la
progettazione e gestione di sistemi informativi, mentre sembrano caratterizzare
un’occupazione solo in parte corrispondente al Corso di Laurea frequentato le aree
di competenza relativa alla comunicazione esterna e alla direzione lavori.
Tabella 4.26 – Aree di competenza prioritarie dei laureati per coerenza del lavoro con gli studi
svolti (Valori %. N=152)*
Aree di competenza
Lavoro coerente
Sì
Solo in parte
Ricerca
22,8%
10,5%
Formazione
12,3%
13,2%
Pianificazione
13,2%
15,8%
Progettazione
84,2%
60,5%
Direzione lavori
14,9%
18,4%
Gestione
14,9%
15,8%
Controllo
11,4%
7,9%
Valutazione
7,0%
5,3%
Progettazione e gestione sistemi informativi
7,0%
2,6%
Comunicazione esterna
20,2%
34,2%
* In tabella sono presentati soltanto i “Sì” per ciascuna area di competenza.
Totale
19,7%
12,5%
13,8%
78,3%
15,8%
15,1%
10,5%
6,6%
5,9%
23,7%
71
Coerentemente, alcune aree di competenze risultano prioritarie soprattutto per chi
sente in maniera più forte la propria identità professionale: l’impegno nella ricerca,
nella progettazione e nel controllo appaiono centrali soprattutto per i laureati che si
riconoscono perfettamente nella definizione di “designer”. Al contrario, altre
competenze, pure di tutto rilievo per il lavoro dei laureati in Disegno Industriale che
svolgono attività almeno in parte corrispondenti agli studi, non sembrano portare
gli occupati ad identificarsi come designer: è il caso, in primis, di tutte le
competenze afferenti gli ambiti della comunicazione.
Tabella 4.27 – Aree di competenza prioritarie dei laureati che svolgono un lavoro coerente per
“Si definirebbe designer?” (Valori %. N=152)*
Aree di competenza
Si definirebbe designer?
Sì
Solo in parte
Ricerca
25,3%
13,9%
Formazione
13,2%
8,3%
Pianificazione
13,2%
16,7%
Progettazione
90,1%
63,9%
Direzione lavori
16,5%
19,4%
Gestione
14,3%
19,4%
Controllo
13,2%
8,3%
Valutazione
7,7%
5,6%
Progettazione e gestione sistemi informativi
6,6%
5,6%
Comunicazione esterna
16,5%
30,6%
* In tabella sono presentati soltanto i “Sì” per ciascuna area di competenza.
No
8,0%
16,0%
12,0%
56,0%
8,0%
12,0%
4,0%
4,0%
4,0%
40,0%
Totale
19,7%
12,5%
13,8%
78,3%
15,8%
15,1%
10,5%
6,6%
5,9%
23,7%
In relazione ai pre-requisiti indispensabili per svolgere l’attività che si esercita, la
professione del designer sembra distinguersi per l’esigenza di una buona
preparazione tecnico/specialistica e per la necessità di un consistente bagaglio
conoscitivo in termini di competenze informatiche di livello elevato.
Sul piano dei requisiti formali, a fronte di un 13,2% dei laureati in Disegno
Industriale che non reputa necessaria la laurea per accedere al proprio lavoro, il
57,2% ritiene, invece, che per poter svolgere l’attuale occupazione sia necessario
esclusivamente il proprio tipo di laurea, il 25% che sia necessaria una laurea in una
specifica area disciplinare76 e il restante 4,6% che sia indispensabile un titolo di
laurea tout court.77
76
Le aree disciplinari indicate dai laureati in Disegno Industriale sono soprattutto Architettura e
Comunicazione.
77
Il dato relativo a quanti hanno dichiarato la laurea in Disegno Industriale necessaria per lo
svolgimento del proprio lavoro è particolarmente positivo se confrontato con i dati Istat relativi ai
laureati nel 2001 negli altri Corsi di Laurea del gruppo Architettura (esclusa quindi Architettura) che nel
2004 svolgono un lavoro continuativo iniziato dopo la laurea: per il 47,6% di questi, infatti, per accedere
al lavoro svolto la laurea non risulta necessaria. Essa costituisce un titolo indispensabile solo per un
52,3%, di cui il 18,1% ritiene che per il proprio lavoro sia indispensabile possedere esclusivamente il
proprio tipo di laurea, il 31,3% una laurea in specifiche aree disciplinari e il 2,9% una laurea qualsiasi.
72
Rispetto alle attività lavorative svolte dai laureati in Architettura e in Pianificazione
Territoriale, le occupazioni almeno in parte coerenti in cui sono coinvolti i laureati in
Disegno Industriale sembrano distinguersi per una maggiore richiesta di tecnologie
informatiche: a ritenere indispensabile per le attività svolte la conoscenza di
tecnologie informatiche di livello elevato o molto elevato è, infatti, il 74,4% dei
laureati in Disegno Industriale, a fronte del 47,3% dei pianificatori e del 54% degli
architetti. Solo il 17,1% dei laureati in Disegno Industriale reputa, invece,
sufficiente per il proprio lavoro una conoscenza di tecnologie informatiche
“discreta”, un 7,2% fa riferimento ad un livello “medio” e un residuale 1,3% ad un
livello “basso”.
E’, infine, il caso di sottolineare come, nonostante i laureati in Disegno Industriale
non possiedano un proprio specifico Ordine professionale, ciò nonostante si trovino
talvolta a svolgere attività professionali che richiederebbero l’iscrizione all’Ordine. A
dichiararlo è, d’altro canto, una quota minima degli occupati che esercitano
un’attività coerente con il Corso di Laurea (il 6,6%), mentre tale percentuale risulta
decisamente più elevata in relazione a professioni che possono contare sulla
presenza di un Albo professionale quali i pianificatori territoriali (36,1%) e, ancor
più, gli architetti (63,2%).
Per quanto concerne le principali caratteristiche dell’attuale occupazione, sembra
trattarsi di un lavoro in larga misura “collegiale”, ovvero svolto sempre o quasi
sempre in collaborazione con altri quali gruppi di lavoro, studi professionali, ecc.
(49,3% dei casi) o almeno in parte collaborando con altri (44,7%), mentre è
piuttosto limitata la percentuale di chi esercita un impiego coerente con il Corso di
Laurea in solitudine (5,9%).
Assai spesso, nella propria attività, i laureati in Disegno Industriale tendono a
seguire l’intero ciclo produttivo di un’opera, dal progetto preliminare alla direzione
lavori: si tratta dell’82,2% di chi svolge un impiego almeno in parte coerente, a
fronte del 70,9% dei laureati in Architettura e del 72,2% di chi esce dal Corso di
Laurea in Pianificazione Territoriale.
Le opere di cui si segue l’intero ciclo produttivo presentano, peraltro, un valore
inferiore rispetto a quelle di cui si occupano architetti e pianificatori: il 73,6% è
compreso fra 50mila e 100mila euro e un altro 20,8% fra i 101mila ed i 500mila.
73
Grafico 4.3 – Valore massimo (in euro) di un’opera di cui si è seguito l’intero ciclo produttivo
(Valori %. N=125)
2,4
3,2
Fra 50.000 e 100.000 euro
20,8
Fra 100.001 e 500.000
euro
Fra 500.001 e 5 milioni di
euro
Sopra i 5 milioni di euro
73,6
Infine, l’attività dei laureati in Disegno Industriale si colloca, in prevalenza, lungo
l’intero ciclo produttivo dell’opera (65,1%), ma in altri casi è possibile individuare
uno stadio prevalente in cui si agisce: nell’11,2% dei casi il progetto esecutivo, nel
9,2% il progetto il progetto definitivo, nell’8,6% il progetto preliminare, nel 3,3% la
direzione lavori, nel 2% il documento preliminare (brief) e, da ultimo, nello 0,7%
dei casi la gestione di opere costruite.
4.3.2 La soddisfazione per il lavoro svolto
I laureati in Disegno Industriale esprimono un elevato grado di soddisfazione
rispetto all’occupazione attualmente svolta, esaminata in tutte le sue componenti
costitutive.
Secondo linee di tendenza comuni agli altri laureati del Politecnico nei Corso di
Laurea in Architettura e Pianificazione Territoriale, nonché ai laureati italiani nel loro
complesso,78 la soddisfazione maggiore riguarda il grado di autonomia nell’impiego
(93,3%) e le mansioni svolte (89,9%), seguite dalla possibilità di utilizzare nel
lavoro le conoscenze acquisite all’università (71,3%). Meno del 70% dei laureati in
78
I dati esposti trovano riscontro, a livello nazionale, nell’indagine Istat sull’inserimento professionale dei
laureati nel 2001 a tre anni dalla laurea: gli aspetti che fanno registrare le quote più elevate di laureati
del gruppo Architettura “molto” o “abbastanza” soddisfatti sono, in particolare, proprio il grado di
autonomia sul lavoro (88,1%) e le mansioni svolte (86,6%), seguiti dalle possibilità di carriera (72,6%).
Il trattamento economico (del quale si definiscono soddisfatti 51,1 laureati su 100), la stabilità del posto
di lavoro (61,1%) e l’utilizzo delle conoscenze acquisite (65,5%) si configurano invece come gli aspetti in
assoluto meno gratificanti. (cfr. Istat, I laureati e il mercato del lavoro – Inserimento professionale dei
laureati. Indagine 2004, Collana Informazioni, n. 14 2006).
74
Disegno Industriale
si dichiara, invece, molto o abbastanza soddisfatto nei
confronti della stabilità e sicurezza del posto di lavoro (69,7%), delle opportunità di
carriera (65,2%) e della retribuzione (62,4%).
Per tutti gli aspetti del lavoro considerati, la componente femminile manifesta un
grado di soddisfazione minore.79
Grafico 4.4 – Laureati molto o abbastanza soddisfatti dell’attuale lavoro per sesso (Valori %.
N=178)*
100,0
90,0
92,1
87,0
95,0
89,9
80,0
71,3
70,0
90,9 93,3
74,3
72,3
67,5 69,7
65,3
65,2
62,4
58,4
60,0
67,5
71,3
55,8
50,0
40,0
30,0
20,0
10,0
0,0
Mansioni
Stabilità e
sicurezza
Grado di
autonomia
M
F
Trattamento
economico
Possibilità di
carriera
Utilizzo
conoscenze
acquisite
all’università
Totale
* Nel grafico sono riportate soltanto le percentuali relative a coloro che si sono dichiarati “molto” o
“abbastanza” soddisfatti rispetto a ciascuna dimensione del proprio lavoro.
La
soddisfazione
nei
confronti
dell’occupazione
svolta
risulta
condizionata
dall’attuale posizione nella professione: i lavoratori indipendenti sono, in media, più
appagati rispetto al grado di autonomia esercitato, alle mansioni svolte, all’utilizzo
delle conoscenze acquisite all’università, alle possibilità di carriera e alla dimensione
economica. Per contro, fra i lavori dipendenti si rileva una maggiore soddisfazione
nei confronti della stabilità dell’impiego. Chi occupa posizioni atipiche, infine, risulta
piuttosto soddisfatto delle mansioni svolte e della possibilità di mettere in pratica
nel lavoro quanto appreso durante gli studi, ma mostra una forte insoddisfazione
rispetto alla sicurezza dell’impiego, alla remunerazione ricevuta ed ai possibili
sviluppi di carriera. Il livello di soddisfazione dei lavoratori atipici verso le singole
dimensioni costitutive dell’occupazione spinge a ipotizzare che chi, a sei anni di
79
Nella già citata indagine Istat le laureate donne risultano meno soddisfatte rispetto ai laureati uomini
in riferimento alle seguenti dimensioni: grado di autonomia (84,6% vs 91,6), utilizzo delle conoscenze
acquisite (63,1% contro 68%), trattamento economico (49,6% vs 52,6%) e possibilità di cariera (71,7%
75
distanza dalla laurea, ha ancora un impiego precario, stia in realtà seguendo un
percorso di carriera esterna, ovvero accumulando nel tempo esperienze lavorative
non stabili, ma coerenti con il proprio iter formativo e con il profilo professionale
che intende raggiungere. E’ dunque legittimo attendersi che il progressivo
sommarsi di questi “tasselli” porti, in tempi più o meno rapidi, ad una progressiva
stabilizzazione nella direzione desiderata, con un conseguente miglioramento anche
in termini contrattuali, retributivi e di opportunità di carriera.
Tabella 4.28 – Laureati molto o abbastanza soddisfatti dell’attuale lavoro per posizione nella
professione (Valori %. N=178)*
Atipico /
parasubordinato
Mansioni
85,1%
96,9%
90,0%
Stabilità e sicurezza
84,0%
54,7%
50,0%
Grado di autonomia
90,4%
98,4%
90,0%
Trattamento economico
59,6%
68,8%
55,0%
Possibilità di carriera
58,5%
78,1%
55,0%
Utilizzo conoscenze acquisite all’università
60,6%
87,5%
70,0%
* In tabella sono riportate soltanto le percentuali relative a coloro che si sono dichiarati
“abbastanza” soddisfatti rispetto a ciascuna dimensione del proprio lavoro.
Dimensioni del lavoro
Dipendente
Autonomo
Totale
89,9%
69,7%
93,3%
62,4%
65,2%
71,3%
“molto” o
Se si esclude l’aspetto della stabilità e della sicurezza del posto di lavoro, per il
quale si registra una soddisfazione più diffusa tra chi svolge occupazioni estranee,
in termini di contenuti, al percorso universitario seguito, si registra una correlazione
positiva fra coerenza dell’attuale impiego con il Corso di Laurea in Disegno
Industriale e soddisfazione per il medesimo impiego.
Particolarmente lineare è il trend crescente – all’aumentare del grado di coerenza
aumenta anche il livello di soddisfazione – relativo alle mansioni svolte, alla
possibilità di utilizzo nel proprio impiego delle conoscenze maturate durante il Corso
di Laurea ed alle opportunità di crescita professionale.
Tabella 4.29 – Laureati molto o abbastanza soddisfatti dell’attuale lavoro per coerenza
dell’attuale lavoro con gli studi (Valori %. N=178)*
Solo in
No
Totale
parte
Mansioni
98,2%
81,6%
65,4%
89,9%
Stabilità e sicurezza
70,2%
63,2%
76,9%
69,7%
Grado di autonomia
95,6%
92,1%
84,6%
93,3%
Trattamento economico
64,9%
63,2%
50,0%
62,4%
Possibilità di carriera
75,8%
61,1%
52,0%
68,4%
Utilizzo conoscenze acquisite all’Università
86,8%
57,9%
23,1%
71,3%
* In tabella sono riportate soltanto le percentuali relative a coloro che si sono dichiarati “molto” o
“abbastanza” soddisfatti rispetto a ciascuna dimensione del proprio lavoro.
Dimensioni del lavoro
Sì
contro 73,5%), mentre la situazione appare più equilibrata rispetto alla stabilità del posto di lavoro
(60,4% vs 61,8%) e alle mansioni svolte (86,9 contro 86,2%).
76
4.4 Le opinioni sul proprio percorso universitario e sul mercato del
lavoro80
4.4.1 La percezione dell’utilità dell’università
Oltre ad essere piuttosto soddisfatti dell’attuale occupazione, i laureati in Disegno
Industriale
del
Politecnico
di
Milano
esprimono
anche
una
valutazione
particolarmente positiva81 nei confronti del Corso di Laurea frequentato.
Il 71,5% assegna, infatti, un voto pari o superiore alla sufficienza all’affermazione
“Il Corso di Laurea che ho frequentato può essere utile per trovare lavoro”, il 73,1%
valuta
positivamente
la
possibilità
che
gli
studi
universitari
fatti
possano
concretizzarsi in un lavoro coerente, l’84,1% ritiene che le cose apprese possano
essere utili nel lavoro e il 70,3% che l’università sia stata capace di fornire non solo
conoscenze e competenze di natura tecnica, ma anche strumenti per capire e
affrontare problemi del lavoro di altro tipo.
Tabella 4.30 – Giudizi espressi rispetto agli studi universitari svolti (Valori %. N=182)
Voto
Da 1 a 3
Da 4 a 5
Da 6 a 7
Da 8 a 10
Non sa
Totale
N
Corso di Laurea
utile per trovare
lavoro
Studi possono
concretizzarsi in
occupazione
coerente
Cose apprese utili
per il mio lavoro
9,9
17,0
46,2
25,3
1,6
100,0%
182
8,8
15,9
47,3
25,8
2,2
100,0%
182
3,3
12,6
44,0
40,1
3,3
100,0%
182
L’Univ. mi ha dato
strumenti per
capire e
affrontare
problemi
7,7
22,0
42,3
28,0
7,7
100,0%
182
Le laureate donne esprimono, in generale, una valutazione meno positiva in
relazione all’efficacia del Corso di Laurea in Disegno Industriale quale canale di
inserimento nel mondo del lavoro tout court e quale strumento “facilitatore” per
un’occupazione coerente e sono anche più scettiche rispetto alla capacità
dell’università di fornire competenze trasversali, mentre esprimono, nel complesso,
un giudizio meno negativo rispetto alla trasmissione di saperi “tecnici”.
80
Le domande di questa sezione sono state rivolte soltanto ai laureati occupati, in cerca di lavoro e
studenti, escludendo dall’analisi le persone in condizione di inattività (ovvero che non lavorano, non
studiano e non cercano lavoro), per un totale di 182 laureati in Disegno Industriale.
81
La valutazione è espressa mediante un voto da 1 a 10 ad una batteria di affermazioni relative
all’efficacia del Corso di Laurea in Disegno Industriale rispetto alla trasmissione di conoscenze e
competenze – sia di tipo tecnico, sia di natura trasversale – e rispetto all’inserimento nel mercato del
lavoro (possibilmente coerente rispetto agli studi svolti).
77
Tabella 4.31 – Giudizi espressi rispetto agli studi universitari svolti per sesso (Valori %.
N=182)*
Il Corso di Laurea utile per
trovare lavoro
Insufficiente
Discreto
Buono o ottimo
Totale
N
Gli studi possono concretizzarsi
in occupazione coerente
Insufficiente
Discreto
Buono o ottimo
Totale
N
Le cose apprese sono utili per il
mio lavoro
Insufficiente
Discreto
Buono o ottimo
Totale
N
L’Università mi ha dato strumenti
per capire e affrontare problemi
Sesso
M
F
27,3%
42,4%
30,3%
100,0%
99
27,5%
52,5%
20,0%
100,0%
80
Sesso
M
F
23,2%
49,5%
27,3%
100,0%
99
27,8%
46,8%
25,3%
100,0%
79
Sesso
M
F
14,7%
48,0%
37,3%
100,0%
102
17,5%
38,8%
43,8%
100,0%
80
Sesso
M
F
Totale
27,4%
46,9%
25,7%
100,0%
179
Totale
25,3%
48,3%
26,4%
100,0%
178
Totale
15,9%
44,0%
40,1%
100,0%
182
Totale
Insufficiente
24,5%
36,3%
29,7%
Discreto
45,1%
38,8%
42,3%
Buono o ottimo
30,4%
25,0%
28,0%
Totale
100,0%
100,0%
100,0%
N
102
80
182
* Sono stati eliminati in queste tabelle i “Non sa”. Insufficiente = fino a 5; Discreto = 6 e 7; Buono o
ottimo = da 8 a 10.
La percezione dell’utilità del Corso di Laurea frequentato nel lavoro o la sua efficacia
nel favorire l’inserimento in un impiego coerente risulta, inoltre, più elevata in
corrispondenza di un migliore rendimento negli studi. Al crescere del voto di laurea,
aumenta, infatti, anche la propensione a valutare positivamente il percorso
universitario seguito.
Tabella 4.32 – Utilità delle cose apprese negli studi fatti nel lavoro per voto di laurea (Valori
%. N=178)*
Voto di laurea
Le cose apprese sono
Totale
utili per il mio lavoro
Fino a 90
Da 91 a 95
Da 96 a 100
Insufficiente
Discreto
Buono o ottimo
Totale
N
24,5%
36,7%
38,8%
100,0%
49
16,9%
44,1%
39,0%
100,0%
59
9,5%
48,6%
41,9%
100,0%
74
15,9%
44,0%
40,1%
100,0%
182
78
Tabella 4.33 – Percezione della possibilità che gli studi fatti si concretizzino in un lavoro
coerente per voto di laurea (Valori %. N=178)*
Voto di laurea
Gli studi possono concretizzarsi
Totale
in occupazione coerente
Fino a 90
Da 91 a 95
Da 96 a 100
Insufficiente
39,6%
22,0%
18,3%
25,3%
Discreto
43,8%
49,2%
50,7%
48,3%
Buono o ottimo
16,7%
28,8%
31,0%
26,4%
Totale
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
N
48
59
71
178
* Sono stati eliminati in tabella i “Non sa”. Insufficiente = fino a 5; Discreto = 6 e 7; Buono o ottimo =
da 8 a 10.
Anche il proprio percorso lavorativo esercita un’influenza sul giudizio espresso nei
confronti del Corso di Laurea in Disegno Industriale: in particolare, chi esercita oggi
un’occupazione coerente con gli studi svolti tende a valutare in maniera più positiva
le scelte formative fatte in passato.
Tabella 4.34 – Giudizi espressi rispetto agli studi universitari svolti
dell’occupazione con gli studi svolti (Valori %. N=182)*
Attuale lavoro coerente con gli studi?
Il Corso di Laurea utile per
Solo in
trovare lavoro
Sì
No
parte
Insufficiente
17,7%
34,2%
58,3%
Discreto
49,6%
50,0%
29,2%
Buono o ottimo
32,7%
15,8%
12,5%
Totale
100,0%
100,0%
100,0%
N
113
38
24
Gli studi possono concretizzarsi
in occupazione coerente
Insufficiente
Discreto
Buono o ottimo
Totale
N
Le cose apprese sono utili per il
mio lavoro
Insufficiente
Discreto
Buono o ottimo
Totale
N
Attuale lavoro coerente con gli studi?
Solo in
Sì
No
parte
15,9%
36,8%
56,5%
48,7%
55,3%
30,4%
35,4%
7,9%
13,0%
100,0%
100,0%
100,0%
113
38
23
Attuale lavoro coerente con gli studi?
Solo in
Sì
No
parte
7,0%
23,7%
42,3%
44,7%
47,4%
34,6%
48,2%
28,9%
23,1%
100,0%
100,0%
100,0%
114
38
26
per
coerenza
Totale
26,9%
46,9%
26,3%
100,0%
175
Totale
25,9%
47,7%
26,4%
100,0%
174
Totale
15,7%
43,8%
40,4%
100,0%
178
79
Attuale lavoro coerente con gli studi?
Totale
Solo in
Sì
No
parte
Insufficiente
25,4%
28,9%
50,0%
29,8%
Discreto
41,2%
47,4%
34,6%
41,6%
Buono o ottimo
33,3%
23,7%
15,4%
28,7%
Totale
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
N
114
38
26
178
* Sono stati eliminati in tabella i “Non sa”. Insufficiente = fino a 5; Discreto = 6 e 7; Buono o ottimo =
da 8 a 10.
L’Università mi ha dato strumenti
per capire e affrontare problemi
In maniera coerente con la valutazione nel complesso positiva espressa nei
confronti della preparazione fornita dall’università e dell’efficacia del Corso di
Laurea rispetto all’inserimento lavorativo, il 70,9% dei laureati in Disegno
Industriale, se dovesse scegliere oggi, si iscriverebbe di nuovo allo stesso Corso di
Laurea.82
Si iscriverebbero di nuovo, soprattutto, le laureate donne (76,3% vs 66,7% dei
laureati maschi) e , fra gli occupati, principalmente gli atipici, seguiti dai lavoratori
autonomi e, da ultimo, da quelli impiegati alle dipendenze.
Tabella 4.35 – Oggi si iscriverebbe allo stesso Corso di Laurea? per attuale posizione nella
professione (Valori %. N=178)
Oggi si iscriverebbe
allo stesso Corso di
Laurea?
Sì
No
Totale
N
Attuale posizione nella professione
Atipico /
Dipendente
Autonomo
parasubordinato
67,0%
75,0%
85,0%
33,0%
25,0%
15,0%
100,0%
100,0%
100,0%
94
64
20
Totale
71,9%
28,1%
100,0%
178
Si iscriverebbero di nuovo, inoltre, principalmente coloro che sono riusciti ad
ottenere un impiego coerente con il corso di studi seguito, come messo in luce dalla
tabella seguente.
82
Il dato relativo alla propensione a iscriversi nuovamente al Corso di Laurea già frequentato, seppure
non perfettamente comparabile per la diversa formulazione della domanda e perchè riferito all’intero
“gruppo Architettura”, risulta piuttosto coerente con quello riscontrato a livello nazionale dall’indagine
Istat sui laureati del 2001: a tre anni dalla laurea, il 3,3% non si iscriverebbe a nessun corso
universitario, mentre il 96,7% lo farebbe. Nel dettaglio, si iscriverebbe allo stesso Corso di Laurea il
79,9%, mentre il 9,9% si iscriverebbe ad un altro Corso di Laurea della durata di 4 o più anni, il 6,5% ad
un Corso di Laurea triennale e lo 0,4% ad un corso di diploma universitario.
80
Tabella 4.36 – Oggi si iscriverebbe allo stesso Corso di Laurea? per coerenza dell’attuale
lavoro con gli studi universitari svolti (Valori %. N=178)
Oggi si iscriverebbe
allo stesso Corso di
Laurea?
Sì
No
Totale
N
Attuale lavoro coerente con gli studi?
Sì
Solo in parte
No
81,6%
18,4%
100,0%
114
57,9%
42,1%
100,0%
38
50,0%
50,0%
100,0%
26
Totale
71,9%
28,1%
100,0%
178
Per chi non si iscriverebbe una seconda volta al Corso di Laurea in Disegno
Industriale, all’origine del rifiuto è soprattutto l’insoddisfazione verso gli sbocchi
professionali offerti (47,2%), ma non mancano fattori di scelta personale (il 24,5%
dichiara di aver maturato nuovi interessi), la delusione rispetto ai contenuti del
corso (20,8%) o alla sua eccessiva durata (1,9%) o altri elementi, fra cui
soprattutto l’assenza di un albo professionale, evidentemente visto come una forma
di tutela e di facilitazione per l’ingresso e la permanenza nel mercato del lavoro.
4.4.2 L’occupazione ideale
Allo stato attuale, il 52,8% dei laureati in Disegno Industriale svolge un impiego alle
dipendenze, il 36% un lavoro autonomo e il restante 11,2% lavora con un contratto
atipico.
Se dal piano dell’occupazione reale si passa a quello dell’occupazione ideale, però,
si riscontra una propensione più diffusa verso il lavoro indipendente, scelto in linea
teorica dal 52,2% dei laureati in Disegno Industriale, a fronte del 29,1% che
sceglierebbe un impiego alle dipendenze e del 18,7% che non esprime la propria
preferenza in proposito.83
I laureati maschi mostrano, peraltro, una tendenza più spiccata a preferire il lavoro
autonomo, a fronte di laureate donne più legate alla prospettiva del lavoro
dipendente, probabilmente in virtù della maggiore stabilità e sicurezza associate ad
esso.
Centrando l’analisi sugli occupati al momento della rilevazione, emerge con
chiarezza l’attrazione esercitata dal lavoro indipendente: se ben il 78% degli attuali
lavoratori autonomi sceglierebbe ancora un’occupazione indipendente, fra gli
occupati attualmente in posizione dipendente solo il 38,3% indica come ideale il
83
Il dato relativo alle preferenze espresse è relativo ai 182 laureati attualmente inseriti nel mercato del
lavoro (occupati e in cerca di occupazione) e a quelli ancora in formazione (escludendo, cioè, i 2 laureati
in condizione di inattività al momento della rilevazione). Per le percentuali di preferenza relative ai soli
occupati si rimanda alla tabella 4.38.
81
lavoro alle dipendenze, a fronte di un altro 38,3% che preferirebbe invece un
impiego autonomo e di un 23,4% che non ha preferenze in merito al tipo di
occupazione.
Tabella 4.37 – Preferenza per un lavoro dipendente o autonomo per sesso (Valori %. N=182)
Sesso
Preferirebbe un lavoro
dipendente o autonomo?
Dipendente
Autonomo
Non so / indifferente
Totale
N
M
F
22,5%
57,8%
19,6%
100,0%
102
37,5%
45,0%
17,5%
100,0%
80
Totale
29,1%
52,2%
18,7%
100,0%
182
Tabella 4.38 – Preferenza per un lavoro dipendente o autonomo per posizione nella
professione degli occupati (Valori %. N=178)
Preferirebbe un lavoro
dipendente o autonomo?
Dipendente
Autonomo
Non so / indifferente
Totale
N
Attuale posizione nella professione
Atipico /
Dipendente
Autonomo
parasubordinato
38,3%
15,6%
25,0%
38,3%
78,1%
35,0%
23,4%
6,3%
40,0%
100,0%
100,0%
100,0%
94
64
20
Totale
28,7%
52,2%
19,1%
100,0%
178
Ancora più marcata di quella relativa all’occupazione autonoma appare la
preferenza dei laureati in Disegno Industriale nei confronti del settore privato: lo
sceglierebbe il 77,5% degli occupati, a fronte del solo 7,7% che opterebbe per il
pubblico e del 14,8% indifferente a tale scelta, con una maggiore propensione
verso
il
pubblico
da
parte
della
componente
femminile
e,
in
maniera
complementare, una tendenza più marcata verso il privato da parte dei laureati
maschi.
Tabella 4.39 – Preferenza per un lavoro nel settore pubblico o privato per sesso (Valori %.
N=182)
Preferirebbe un lavoro nel settore
pubblico o privato?
Pubblico
Privato
Non so / indifferente
Totale
N
Sesso
M
F
4,9%
82,4%
12,7%
100,0%
102
11,3%
71,3%
17,5%
100,0%
80
Totale
7,7%
77,5%
14,8%
100,0%
182
Prendendo in esame gli occupati che svolgono attualmente un lavoro del tutto o
almeno in parte coerente con il Corso di Laurea seguito, tra chi lavora nel pubblico
solo pochi (il 22,2%) esprimono una preferenza verso questo ambito, mentre per
82
chi svolge la propria attività nel privato l’81,1% ritiene anche che il privato sia il
settore ideale.
Tabella 4.40 – Preferenza per un lavoro nel settore pubblico o privato per settore di attività di
chi svolge un’occupazione coerente (Valori %. N=152)
Preferirebbe un lavoro nel settore
pubblico o privato?
Pubblico
Privato
Non so / indifferente
Totale
N
Settore di attività coerente
Pubblico
Privato
22,2%
44,4%
33,3%
100,0%
9
6,3%
81,1%
12,6%
100,0%
143
Totale
7,2%
78,9%
13,8%
100,0%
152
83
5. I LAUREATI IN PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
5.1 Le caratteristiche socio-anagrafiche e il percorso formativo
Oltre al sottogruppo numericamente più consistente dei laureati in Architettura e di
quelli in Disegno industriale, l’indagine ha coinvolto anche i 60 studenti laureatisi in
Pianificazione Territoriale sempre nell’anno solare 2000 presso il Politecnico di
Milano, con un grado di copertura pari al 71,7% (ovvero 43 soggetti).84
A differenza di quanto accade nel Corso di Laurea in Architettura, i laureati in
Pianificazione sono prevalentemente maschi (60,5% vs 39,5% delle laureate), tutti
di nazionalità italiana, in maggioranza provenienti da istituti tecnici (46,5%) e licei
scientifici (34,9%), con quote inferiori che hanno conseguito la maturità artistica
(14%) o classica (4,7%).
Rispetto ai laureati in Architettura, chi segue il corso di Pianificazione Territoriale
tende a terminare gli studi universitari più rapidamente: il 23,3% si laurea in corso
(nei 4 anni previsti dal piano di studi del vecchio ordinamento) e quasi il 75% nel
primo anno fuori corso,85 a fronte di un residuale 2,3% (corrispondente ad un solo
caso) che ha impiegato un tempo superiore ai 7 anni.
Tabella 5.1 – Durata degli studi per sesso (Valori %. N=43)
Durata studi PIA
Laureati in corso
Fino a 7 anni
8 anni e oltre
Totale
N
Sesso
M
F
26,9%
69,2%
3,8%
100,0%
26
17,6%
82,4%
Totale
23,3%
74,4%
2,3%
100,0%
43
100,0%
17
Anche il rendimento negli studi universitari dei laureati in Pianificazione sembra più
elevato, almeno se si prende in esame la votazione di laurea: non ha superato i
90/100 solo il 30,2%, mentre, il 34,9% ha raggiunto un punteggio compreso fra 91
e 95 e il 29,2% ha ottenuto performance superiori, con risultati migliori nell’ambito
della componente femminile.
84
La scarsa numerosità del sottogruppo rende, ovviamente, necessaria
nell’interpretazione dei dati che saranno esposti nel corso del capitolo 5.
una
certa
cautela
84
Tabella 5.2 – Voto di laurea per sesso (Valori %. N=43)
Sesso
Voto di laurea
Fino a 90
Da 91 a 95
Da 96 a 100
Totale
N
Totale
M
F
42,3%
38,5%
19,2%
100,0%
26
11,8%
29,4%
58,8%
100,0%
17
30,2%
34,9%
34,9%
100,0%
43
D’altro canto, quasi la metà dei laureati in Pianificazione è rappresentata da
“studenti puri”, che non hanno mai svolto attività lavorative durante l’università, a
fronte di poco più di un terzo che ha fatto lavori occasionali e/o stagionali e di un
16,3% che ha svolto impieghi continuativi. L’occupazione di natura continuativa
riguarda, peraltro, esclusivamente la componente maschile, a fronte di laureate
donne più propense a concentrarsi soltanto sugli studi universitari o, comunque, a
limitare le attività lavorative esclusivamente ad impieghi saltuari.
Tabella 5.3 – Svolgimento di attività lavorative durante il Corso di Laurea per sesso (Valori %.
N=43)
Sesso
Durante il corso ha lavorato?
Non ho mai lavorato
Lavori occasionali o stagionali
Lavori continuativi
Totale
N
M
F
38,5%
34,6%
26,9%
100,0%
26
64,7%
35,3%
100,0%
17
Totale
48,8%
34,9%
16,3%
100,0%
43
I pochi laureati che hanno lavorato durante gli studi universitari, di conseguenza,
hanno spesso svolto attività professionali non congruenti con il Corso di Laurea
frequentato, soprattutto per quanto riguarda la componente femminile più coinvolta
da impieghi di natura esclusivamente occasionale: ha fatto lavori non coerenti il
50%, contro il 40,9% medio.
Tabella 5.4 – Coerenza delle attività lavorative svolte durante gli studi con il Corso di Laurea
frequentato per sesso (Valori %. N=22)
Lavoro (durante il corso)
coerente con il corso?
Si
Si in parte
No
Totale
N
Sesso
M
F
25,0%
37,5%
37,5%
100,0%
16
33,3%
16,7%
50,0%
100,0%
6
Totale
27,3%
31,8%
40,9%
100,0%
22
85
In analogia con la classificazione utilizzata per gli altri Corsi di Laurea, si è mantenuta, comunque, in
tabella la classificazione “laureati in corso”, “entro i 7 anni” e “8 anni e oltre”.
85
Anche fra i laureati in Pianificazione Territoriale, come fra gli architetti, non si
riscontra una particolare propensione alla formazione post-laurea, che coinvolge
complessivamente soltanto il 32,6% di chi esce da questo Corso di Laurea (il 41,2%
delle donne e il 26,9% degli uomini).86
E’ però il caso di sottolineare come, sebbene non si registri nessun laureato in
Pianificazione Territoriale iscritto ad un altro Corso di Laurea, sembra manifestarsi,
in media, una tendenza più spiccata a seguire una formazione di tipo universitario,
come un dottorato di ricerca87 (35,7%, vs 6,7% fra chi esce da Architettura e 7,3%
di chi ha frequentato il Corso di Laurea in Disegno industriale) oppure master e/o
specializzazioni88 (57,1%, contro il 53,7% dei designer e il 29,1% degli architetti).
Al contrario, risulta meno diffusa la frequenza di altra formazione: coinvolge, infatti,
il 21,4% dei laureati in Pianificazione, a fronte del 29,3% dei laureati in Disegno
industriale e del 63,2% di chi esce da Architettura.
Tabella 5.5 – Tipologia di attività formative post laurea frequentate per sesso (Valori %.
N=14)*
Tipo attività formativa
Sesso
M
Dottorato di ricerca
14,3%
Specializzazione post laurea o master
57,1%
Altro Corso di Laurea
Altra formazione
14,3%
* In tabella sono presentati soltanto i “Sì” per ciascuna possibile attività di
F
57,1%
57,1%
Totale
35,7%
57,1%
28,6%
21,4%
formazione post laurea.
La formazione post laurea presenta sempre un certo grado di coerenza con il
percorso universitario seguito: per il 78,6% di chi ha fatto formazione essa è stata
del tutto congruente con il Corso di Laurea in Pianificazione Territoriale, per il
restante 21,4% lo è stata almeno parzialmente.
La motivazione principale alla base della decisione di proseguire gli studi dopo la
laurea è, in primo luogo, il desiderio di accrescere la propria professionalità
86
Si riportano, per una opportuna contestualizzazione, i dati sulla partecipazione ad attività formative
post laurea che emergono da altre indagini sui laureati, già citati in relazione ai laureati in Architettura.
L’indagine condotta dal Consorzio AlmaLaurea sui laureati pre-riforma della facoltà di Architettura a
distanza di 5 anni dalla laurea mette in luce la partecipazione ad almeno una attività di formazione da
parte del 75,8% dei laureati del 2000. Similmente, dall’indagine Istat 2004 condotta sui laureati del
2001 emerge che nei tre anni successivi alla laurea il 79% dei laureati ha iniziato almeno un’attività di
formazione. Per maggior approfondimenti si rimanda a Istat, I laureati e lo studio – Inserimento
professionale dei laureati. Indagine 2004, Statistiche in breve, 28 aprile 2006 e a AlmaLaurea,
Condizione occupazionale dei laureati pre e post riforma. VIII Indagine 2005, marzo 2006.
87
I corsi di dottorato seguiti afferiscono la Pianificazione Territoriale e le politiche pubbliche del territorio
e progetti e politiche urbane.
88
I principali contenuti dei percorsi formativi di specializzazione e/o dei master scelti sono: Pianificazione
e progettazione del paesaggio e ambiente, Pianificazione Territoriale nei paesi in via di sviluppo, gestione
del territorio, città salute e sicurezza, realizzazione di sistemi territoriali complessi, valutazione
dell’impatto ambientale.
86
(57,1%), seguito dalla spinta a migliorare le proprie possibilità di fare carriera
(28,6%), mentre pesano meno sulla scelta la volontà di aumentare le possibilità di
trovare un lavoro e l’insoddisfazione nei confronti degli sbocchi professionali offerti
dalla laurea in Pianificazione (entrambi 7,1%).
Una volta terminato il Corso di Laurea, il 69,8% dei laureati in Pianificazione
Territoriale ha sostenuto e superato l’esame di stato per l’abilitazione all’esercizio
dell’attività professionale, senza significative differenze di genere.
Tabella 5.6 – Superamento dell’esame di stato per sesso (Valori %. N=43)
Ha superato esami di stato
per abilitazione
professionale
Sì
No
Totale
N
Sesso
M
F
69,2%
30,8%
100,0%
26
70,6%
29,4%
100,0%
17
Totale
69,8%
30,2%
100,0%
43
Come si verifica anche per i laureati in Architettura, l’esame viene sostenuto, nella
maggioranza dei casi, nei due anni successivi al conseguimento della laurea o, al
massimo, entro i 3 anni.
Tabella 5.7 – Anno di superamento dell’esame di stato per sesso (Valori %. N=30)
Sesso
Quando ha superato
esame di stato
2001
2002
2003
2004
2005
2006
Non ricordo
Totale
N
Totale
M
F
27,8%
38,9%
11,1%
33,3%
16,7%
33,3%
8,3%
5,6%
5,6%
11,1%
100,0%
18
8,3%
100,0%
12
30,0%
30,0%
20,0%
3,3%
3,3%
3,3%
10,0%
100,0%
30
Una percentuale inferiore dei laureati in Pianificazione Territoriale, pari al 58,1%,
decide, inoltre, di iscriversi nelle apposite sezioni dell’Ordine professionale.
L’iscrizione avviene, contrariamente a quanto si verifica per l’esame di stato, in
maniera
più
dilazionata
nel
tempo:
il
20%
si
iscrive
all’Ordine
nell’anno
immediatamente successivo alla laurea, un altro 20% nel 2002, il 24% nel 2003, il
12% nel 2004 e un altro 12% nei due anni seguenti, a fronte di un 12% che non
ricorda l’anno di iscrizione.
L’iscrizione all’Ordine è più diffusa tra i laureati maschi che fra le laureate donne e
sembra positivamente correlata con un percorso di studi universitari nei tempi
87
standard: si iscrive il 70% dei laureati in corso, a fronte del 56,3% che si laurea un
anno fuori corso.89
Tabella 5.8 – Iscrizione all’Ordine per sesso (Valori %. N=43)
Sesso
Si è iscritto all ordine
professionale
Sì
No
Totale
N
Totale
M
F
61,5%
38,5%
100,0%
26
52,9%
47,1%
100,0%
17
58,1%
41,9%
100,0%
43
5.2 La situazione attuale
A distanza di circa 6 anni dal conseguimento della laurea, tutti i laureati in
Pianificazione Territoriale hanno conosciuto un inserimento nel mercato del lavoro:
si può sostanzialmente parlare di una condizione di piena occupazione, poiché su 43
persone, 42 risultano attualmente impegnate in un’attività lavorativa e solo una
(donna) disoccupata è in cerca di un nuovo impiego.90
Tabella 5.9 – Attuale condizione occupazionale per sesso (Valori %. N=43)
Situazione occupazionale attuale
Occupato
Disoccupato in cerca di nuova occupazione
In cerca di prima occupazione
Studente
Non studia e non cerca lavoro
Totale
N
Sesso
Totale
M
F
100,0%
94,1%
5,9%
97,7%
2,3%
100,0%
26
100,0%
17
100,0%
43
In ragione della presenza di un solo laureato attualmente in condizione non
lavorativa, si è scelto di presentare nel corso di questo stesso paragrafo i dati più
rilevanti relativi al soggetto in cerca di occupazione al momento dell’intervista,
89
L’unico laureato che ha impiegato oltre 7 anni per conseguire il titolo di studio universitario non si è
iscritto all’Ordine.
90
Si hanno, dunque, percentuali del 97,7% di occupati e del 2,3% di disoccupati. Il dato risulta
relativamente coerente con quello riscontrato dall’indagine Istat 2004 sull’inserimento professionale dei
laureati 2001 nei corsi del gruppo di Architettura diversi dal Corso di Laurea in Architettura (la
classificazione Istat include nel “gruppo Architettura” i Corso di Laurea di Architettura, Disegno
industriale, Pianificazione Territoriale ed urbanistica, Storia e conservazione dei beni architettonici e
ambientali, Pianificazione Territoriale, urbanistica ed ambientale). A tre anni dal conseguimento del titolo
di studio universitario, i laureati occupati sono il 90% del totale, a fronte di un 5,1% in cerca di lavoro e
un 4,7% che non lavora e non cerca lavoro. Per un maggiore dettaglio si rimanda a Istat, I laureati e il
mercato del lavoro – Inserimento professionale dei laureati. Indagine 2004, Collana Informazioni, n. 14
2006.
88
dedicando, invece, maggiori approfondimenti nei paragrafi successivi ai laureati
oggi occupati, che costituiscono il principale focus di indagine.
I dati relativi alla durata della ricerca di lavoro mettono in luce una situazione
legata a percorsi quasi “fisiologici” di carriera esterna: la persona, al momento della
rilevazione, è in cerca di lavoro da 3 mesi, probabilmente a causa della scadenza di
un contratto a termine, ed ha precedente svolto, a partire dall’anno successivo alla
laurea, occupazioni giudicate perfettamente coerenti con il Corso di Laurea
frequentato.
Sarebbe disposta ad un’elevata mobilità territoriale per trovare un impiego, purché
questo corrisponda ai suoi personali interessi e competenze, mostrandosi peraltro
particolarmente attiva nella ricerca di lavoro, mediante il ricorso a tutti i canali
possibili: la propria iniziativa autonoma (inserzioni, risposta ad annunci di lavoro,
autocandidature, concorsi pubblici), le proprie conoscenze e amicizie o l’utilizzo di
contatti provenienti da famiglia e parenti, l’intermediazione pubblica (Centri per
l’Impiego, di orientamento o di informazione) e privata (agenzie di ricerca del
personale,
di
orientamento
e
formazione,
di
somministrazione
di
lavoro
temporaneo), i servizi universitari/di enti di formazione/tirocinio o praticantato e le
associazioni di categoria e organizzazioni sindacali.
5.2.1 I laureati occupati
La maggior parte dei laureati in Pianificazione Territoriale occupati al momento della
rilevazione svolgono un’attività lavorativa iniziata dopo la laurea, ma c’è anche un
gruppo (quasi il 12%) che ha oggi un impiego trovato prima di laurearsi, a
testimonianza dell’esistenza di una certa tendenza alla continuità.91
Tabella 5.10 – Lavoro svolto iniziato prima o dopo la laurea per sesso (Valori %. N=42)
Il lavoro è iniziato prima o
dopo la laurea?
Prima
Dopo
Totale
N
Sesso
M
F
19,2%
80,8%
100,0%
26
100,0%
100,0%
16
Totale
11,9%
88,1%
100,0%
42
D’altro canto, anche chi ha iniziato l’attuale lavoro dopo il conseguimento della
laurea ha spesso raggiunto una considerevole esperienza, con una anzianità media
91
Il dato trova un certo riscontro nella già citata indagine Istat condotta nel 2004 a livello nazionale sui
laureati del 2001: i dati in essa contenuti mettono in luce, infatti, come fra i soggetti laureatisi nelle
facoltà del gruppo Architettura diverse da Architettura che risultano occupati al momento della
rilevazione il 9,2% svolge un’attività iniziata prima di laurearsi, a fronte dell’80,8% impegnato in un
lavoro cominciato dopo la laurea.
89
di servizio di circa 38 mesi, oltre 3 anni. Il 48,6% svolge, infatti, l’attuale
occupazione da più di tre anni, a fronte del 21,6% che lo fa da non più di un anno e
del 29,7% per cui l’esperienza maturata nel posto di lavoro che ricopre ancora oggi
va dai 13 ai 36 mesi (due/tre anni).
Tabella 5.11 – Da quanti mesi svolge il lavoro iniziato dopo la laurea? per sesso (Valori %.
N=37)
Da quanti mesi svolge
attuale lavoro
Fino a 6
Da 7 a 12
Da 13 a 24
Da 25 a 36
Da 37 a 48
Da 49 a 60
Da 61 a 72
Totale
N
Sesso
Totale
M
F
4,8%
14,3%
9,5%
9,5%
19,0%
28,6%
14,3%
100,0%
21
12,5%
12,5%
25,0%
18,8%
8,1%
13,5%
16,2%
13,5%
10,8%
29,7%
8,1%
100,0%
37
31,3%
100,0%
16
A partire dall’anno successivo alla laurea (il 2001), tutti i laureati nel Corso di
Laurea in Pianificazione Territoriale hanno trovato un impiego, a testimoniare un
buon risultato del Corso di Laurea sul piano dell’occupabilità.
I risultati sembrano, però, meno positivi se si analizza la coerenza delle attività
lavorative svolte rispetto agli studi universitari seguiti: non solo, come accade
anche ai laureati in Architettura e Disegno industriale (cfr. Tabella 3.22 e 4.19), la
quota di occupati che svolgono un lavoro coerente non cresce in modo significativo
con il passare degli anni, ma si riscontra anche un livello di coerenza meno elevato
rispetto a quello che caratterizza i giovani usciti dal Corso di Laurea di Architettura.
Infatti, i laureati in Pianificazione che dopo la fine dell’università hanno svolto
attività professionali pienamente coerenti con il Corso di Laurea seguito sono, in
media, 6 su 10, e nulla cambia in riferimento all’anno della rilevazione: come si
avrà modo di vedere meglio in seguito (cfr. Tabella 5.12), svolge oggi un lavoro
corrispondente alle competenze e conoscenze acquisite durante gli studi universitari
il 61,9% degli occupati, a fronte di un 23,8% che ravvisa una coerenza parziale e di
un 14,3% che non ne rileva affatto.
Tabella 5.12 – Coerenza delle esperienze lavorative successive alla laurea rispetto agli studi
svolti (N=42)
Lavoro
Coerente con la laurea
Parzialmente coerente con la laurea
Non coerente con la laurea
Non lavoravo
Totale
N
2001
2002
2003
2004
2005
66,7%
19,0%
14,3%
66,7%
21,4%
11,9%
66,7%
21,4%
11,9%
59,5%
21,4%
19,0%
61,9%
21,4%
16,7%
100,0%
42
100,0%
42
100,0%
42
100,0%
42
100,0%
42
90
Per quanto concerne l’attuale posizione nella professione, a differenza dei laureati in
Architettura, i giovani usciti dal Corso di Laurea in Pianificazione Territoriale sono
significativamente presenti nel mercato del lavoro in qualità di dipendenti: si tratta
del 61,9% del totale, a fronte di circa un terzo di autonomi e di un residuale 4,8%
di atipici. In controtendenza rispetto a dati tradizionalmente riscontrati in questa e
in altre indagini, la componente femminile non risulta più presente solo in relazione
alle forme di lavoro atipico, ma anche nell’occupazione indipendente.92
Grafico 5.1 – Attuale posizione nella professione per sesso (N=42)
Dipendente
Totale
Autonomo
Atipico
61,9
F
56,3
M
37,5
65,4
0%
20%
4,8
33,3
40%
60%
6,3
30,8
3,8
80%
100%
Anche per i laureati in Pianificazione, l’analisi delle qualifiche professionali
maggiormente
diffuse
evidenzia
il
raggiungimento,
a
circa
6
anni
dal
conseguimento del titolo universitario, di una situazione di stabilità piuttosto
generalizzata.
Se
anche
non
dall’università,
avessero
percorsi
di
raggiunto
carriera
la
stabilità
esterna
subito
hanno,
dopo
essere
comunque,
usciti
portato
la
maggioranza assoluta dei laureati in Pianificazione a questo risultato. Ben il 73,3%
dei lavoratori dipendenti ha, infatti, un lavoro standard93, ovvero un impiego a
92
Resta, comunque, valido l’invito alla prudenza nell’interpretazione dei dati relativi ai laureati in
Pianificazione Territoriale, in ragione della scarsa numerosità del sottogruppo.
93
Si aderisce, in questa sede, alla definizione ISTAT, secondo cui rientrano nel lavoro standard soltanto
il lavoro alle dipendenze a tempo pieno e con contratto a tempo indeterminato e le forme di lavoro
autonomo stabili (imprenditori, liberi professionisti, agricoltori, artigiani e commercianti). Nel lavoro non
standard sono, dunque, compresi il lavoro alle dipendenze a tempo indeterminato, ma part time, il
lavoro dipendente a tempo determinato, quello parasubordinato (le vecchie collaborazioni coordinate e
continuative, i contratti a progetto e le collaborazioni occasionali) ed interinale, i contratti a causa mista
(di formazione lavoro e di apprendistato), nonché le attività di qualificazione e specializzazione
professionale - quali praticantato, tirocini e stage, borse di studio - le cooperative di produzione e lavoro,
il lavoro nell’azienda di famiglia e il lavoro senza contratto.
91
tempo indeterminato e a tempo pieno, a cui deve aggiungersi un 7,7% di contratti
a tempo indeterminato ma part time, con quote più ridotte di contratti a termine
(full time a tempo determinato o contratti di formazione lavoro/di inserimento).
Anche sul piano della qualifica professionale, un terzo dei lavoratori dipendenti ha
già incarichi di natura direttiva, anche se la maggioranza è utilizzata come
impiegato tecnico, come messo in luce nella tabella 5.15.
Tra i lavoratori autonomi si ha una netta prevalenza dei liberi professionisti che
operano con partita IVA (85,7% del totale autonomi), mentre fra gli atipici (solo 2
casi) si hanno soltanto lavoratori parasubordinati che lavorano con contratti di
collaborazione coordinata e continuativa/a progetto.
Rispetto al genere, secondo trend largamente diffusi, la componente femminile
risulta penalizzata, rispetto a quella maschile, sia in termini di stabilità - con una
maggiore presenza di contratti a tempo determinato nell’ambito del lavoro
dipendente – sia sul piano delle possibilità di carriera, con una minore presenza
negli incarichi di natura direttiva e la presenza in posizioni meno qualificate.
Tabella 5.13 – Tipologia di contratto di lavoro dipendente per sesso (Valori %. N=26)
Tipo di contratto DIPENDENTE
A tempo indeterminato e a tempo pieno
A tempo indeterminato e a tempo parziale
Di formazione lavoro/di inserimento
Di apprendistato
Stagionale
A tempo determinato e a tempo pieno
A tempo determinato e parziale
Totale
N
Sesso
Totale
M
F
88,2%
5,9%
44,4%
11,1%
11,1%
73,1%
7,7%
3,8%
5,9%
33,3%
15,4%
100,0%
17
100,0%
9
100,0%
26
Tabella 5.14 – Qualifica professionale dei lavoratori autonomi per sesso (Valori %. N=14)
Qualifica professionale AUTONOMO
Imprenditore
Socio di società/cooperativa
Libero professionista (con partita IVA)
Artigiano
Commerciante
Altro (coadiuvante familiare, agricoltore…)
Totale
N
Sesso
M
F
12,5%
Totale
87,5%
16,7%
83,3%
7,1%
7,1%
85,7%
100,0%
8
100,0%
6
100,0%
14
92
Tabella 5.15 – Qualifica professionale dei lavoratori dipendenti per sesso (Valori %. N=26)
Sesso
Qualifica professionale DIPENDENTE
M
Dirigente
Direttivo, quadro, funzionario
Impiegato tecnico
Operaio specializzato/qualificato, comune, bracciante
Totale
N
F
11,8%
35,3%
52,9%
11,1%
77,8%
11,1%
100,0%
9
100,0%
17
Totale
7,7%
26,9%
61,5%
3,8%
100,0%
26
L’occupazione dichiarata rappresenta, nell’83,3% dei casi, l’unico lavoro svolto, a
fronte del solo 16,7% che esercita anche altre attività professionali, con una
tendenza più spiccata a mantenere più di un impiego nel settore pubblico rispetto a
quello privato (21,1% vs 11,8%).
Sul piano della retribuzione, circa un terzo dei laureati in Pianificazione Territoriale
che hanno fornito una risposta94 percepisce un guadagno mensile netto95 compreso
fra i 1.000 ed i 1.450 euro, a fronte di poco più di un quarto che arriva a
raggiungere la soglia dei 2.000 euro e di quote minoritarie che percepiscono
mensilmente redditi molto bassi (inferiori ai mille euro) o più elevati, oltre i 2.000
euro (per entrambi 7,1%).
Secondo trend ampiamente riscontrati sia in rapporto ai laureati del Politecnico nei
Corsi di Laurea di Architettura e Disegno industriale, sia in altre indagini96, le
laureate donne percepiscono mediamente un guadagno netto mensile inferiore
rispetto ai colleghi uomini.
Tabella 5.16 – Retribuzione netta mensile per sesso (Valori %. N=42)
Retribuzione netta
mensile
Fino a 1.000
1.001-1.450
1.451-2.000
Oltre 2.000
Nr
Totale
N
Sesso
M
F
3,8%
26,9%
30,8%
11,5%
26,9%
100,0%
26
12,5%
43,8%
18,8%
25,0%
100,0%
16
Totale
7,1%
33,3%
26,2%
7,1%
26,2%
100,0%
42
94
Il 26,2% non ha voluto indicare il proprio reddito mensile. Le mancate risposte sono, con buona
probabilità, attribuibili in primo luogo alle classi di reddito più elevate, con conseguenti fenomeni di
sottostima del reddito reale del target. A conferma di tale ipotesi anche il fatto che la quota più
significativa di mancate risposte si registra fra i lavoratori autonomi, che tradizionalmente percepiscono
retribuzioni più elevate.
95
Si fa riferimento, cioè, al guadagno percepito mensilmente dai laureati occupati, da cui sono stati
detratti i contributi, le imposte, ecc.
96
Si cfr., in proposito, la già citata Istat, I laureati e il mercato del lavoro – Inserimento professionale
dei laureati. Indagine 2004, Collana Informazioni, n. 14 2006. La stessa tendenza emerge nell’indagine
AlmaLaurea (a 5 anni dalla laurea, i laureati M percepiscono un guadagno medio mensile netto di 1.429
euro, contro i 1.125 delle laureate F).
93
Per quanto concerne la dimensione97 dell’organizzazione in cui trovano attualmente
impiego i laureati in Pianificazione Territoriale, nella maggioranza dei casi ci
troviamo di fronte a piccole imprese o addirittura a microimprese: il 14,3% lavora
in organizzazioni senza nessun dipendente, il 21,4% in organizzazioni che contano
da 1 a 9 addetti e il 28,6% in aziende con un numero di addetti variabile fra 10 e
49. Una certa quota di laureati in Pianificazione trova impiego, però, anche in
imprese di media dimensione: l’11,9% in riferimento alla classe di addetti 50-199, il
19% a quella 200 addetti e oltre.
Come già notato in relazione ai laureati in Architettura e in Disegno industriale, le
dimensioni dell’organizzazione di appartenenza sono minori per i lavoratori
autonomi, per la quasi totalità costituiti da liberi professionisti con partita IVA: il
42,9% degli autonomi lavora, in fatti, in organizzazioni senza alcun dipendente, il
35,7% in luoghi di lavoro caratterizzati da un numero di addetti compreso tra 1 e 9
addetti e un altro 21,4% in organizzazioni caratterizzate dalla classe dimensionale
10-49 addetti.
Grafico 5.2 – Classe dimensionale dell’organizzazione di appartenenza (Valori %. N=1.192)
4,8
14,3
Nessun dipendente
19,0
da 1 a 9 addetti
da 10 a 49 addetti
21,4
da 50 a 199 addetti
da 200 addetti e oltre
11,9
Nr
28,6
Per quanto concerne la localizzazione dell’attività lavorativa, per il 45,2% degli
occupati essa ha sede a Milano e provincia – per un terzo nella città capoluogo e
per quasi il 12% negli altri comuni della provincia milanese – a fronte di un 42,9%
97
Sono inclusi nel calcolo dimensionale il titolare ed eventuali soci o coadiuvanti.
94
che lavora in altre province lombarde e dell’11,9% che esercita la propria attività in
altre regioni, per un totale di 88,1% intervistati che lavorano in Lombardia.
Analizzando il dato nell’ottica delle dimensioni del comune di localizzazione
dell’attività, emerge che un terzo dei laureati in Pianificazione Territoriale lavora in
comuni non capoluogo di provincia, a fronte di un altro terzo impiegato entro i
confini del Comune di Milano e di un 33,3% che lavora in altre città capoluogo di
provincia.98
Grafico 5.3 – Localizzazione del Comune dove ha sede l’attività lavorativa (Valori %. N=42)
4,8
Comune di Milano
16,7
33,3
Provincia Milano (escluso
MI)
Altre città capoluogo di
provincia in Lombardia
7,1
Altre città capoluogo di
provincia fuori Lombardia
Altre città non capoluogo in
Lombardia
26,2
11,9
Altre città non capoluogo
fuori Lombardia
Come già riscontrato anche per i laureati in Architettura, a fronte di una certa
capacità di attrazione della provincia di Milano, una volta terminati gli studi molti
studenti “fuori sede” trovano impiego in altre province, con buona probabilità
tornando a lavorare, nella maggioranza dei casi, nelle province di residenza.
98
Tra i laureati in Architettura si riscontra una percentuale più elevata di occupati che lavorano in piccoli
centri non capoluogo di provincia, pari al 44% circa., mentre fra i laureati in Disegno industriale la
percentuale è del 39,9%.
95
Tabella 5.17 – Localizzazione del Comune dove ha sede l’attività lavorativa per luogo di
residenza al momento degli studi (Valori %. N=42)
Localizzazione attività lavorativa
Comune di Milano
Provincia Milano (escluso MI)
Altre città capoluogo di provincia in Lombardia
Altre città non capoluogo in Lombardia
Totale Lombardia
Altre città capoluogo di provincia fuori Lombardia
Altre città non capoluogo fuori Lombardia
Totale
N
56,3%
25,0%
6,2%
6,2%
93,7%
Residenza
Altre province
della
Lombardia
19,0%
4,8%
47,6%
23,8%
95,2%
6,3%
4,8%
100,0%
16
100,0%
21
Milano e
provincia
Fuori
regione
Totale
20,0%
20,0%
40,0%
33,3%
11,9%
26,2%
16,7%
88,1%
20,0%
40,0%
100,0%
5
7,1%
4,8%
100,0%
42
Il principale canale di ricerca che ha portato i laureati in Pianificazione Territoriale a
svolgere l’attuale occupazione è quello legato all’iniziativa autonoma (inserzioni,
risposta ad annunci, autocandidature, concorsi pubblici, ecc.), utilizzato con
successo dal 38,1% di chi esce da questo Corso di Laurea. I laureati in
Pianificazione si contraddistinguono, però, anche per il significativo ricorso a canali
di ricerca di impiego di natura formale e istituzionale, in primis l’intermediazione
pubblica (Centri per l’Impiego, di orientamento o di informazione), che ha
rappresentato lo strumento di inserimento nell’attuale occupazione per il 26,2% del
totale. Un quinto dei laureati usciti dal corso di Pianificazione ha, invece, trovato il
lavoro che svolge ancora oggi utilizzando contatti provenienti dalle proprie amicizie
e conoscenze.
Tabella 5.18 – Canale di ricerca con cui ha trovato lavoro per sesso (Valori %. N=42)
Canale con cui ha trovato lavoro
Intermediazione pubblica
Intermediazione privata
Servizi universitari, Enti di formazione, tirocinio, praticantato
Iniziativa autonoma
Contatti familiari
Contatti amici
Totale
N
Sesso
M
F
34,6%
3,8%
3,8%
38,5%
12,5%
12,5%
12,5%
37,5%
6,3%
18,8%
100,0%
16
19,2%
100,0%
26
Totale
26,2%
7,1%
7,1%
38,1%
2,4%
19,0%
100,0%
42
Per quanto concerne l’efficacia del Corso di Laurea in Pianificazione Territoriale nel
garantire ai propri iscritti un impiego coerente con gli studi svolti, a distanza di circa
6 anni dalla discussione della tesi, il 61,9% dei laureati svolge un lavoro
pienamente congruente, il 23,8% un’occupazione solo in parte corrispondente e un
96
14,3% un impiego del tutto estraneo alle conoscenze e competenze apprese negli
anni dell’università.99
Tabella 5.19 – Coerenza dell’attuale lavoro con gli studi per sesso (Valori %. N=42)
Attuale lavoro coerente
con gli studi?
Sì
Solo in parte
No
Totale
N
Sesso
M
F
65,4%
19,2%
15,4%
100,0%
26
56,3%
31,3%
12,5%
100,0%
16
Totale
61,9%
23,8%
14,3%
100,0%
42
Sebbene la scarsa numerosità dei laureati in Pianificazione suggerisca prudenza
nell’interpretazione del dato, sembrerebbe confermata la tendenza già riscontrata
per i giovani usciti dagli altri Corsi di Laurea del gruppo Architettura, con una piena
coerenza più diffusa fra i lavoratori autonomi rispetto a quelli alle dipendenze
(71,4% vs 57,7%).
Le famiglie di insegnamento maggiormente utilizzate dai laureati in Pianificazione
Territoriale nell’ambito delle loro varie attività lavorative sono, soprattutto, quelle
relative all’urbanistica (54,8%) e quelle progettuali (40,5%), seguite a distanza
dagli insegnamenti tecnologici (19%), sociologici (11,9%) e concernenti la
rappresentazione (9,5%).
Tabella 5.20 – Famiglie di insegnamento più utilizzate per coerenza dell’attuale lavoro con gli
studi (Valori %. N=42)*
Famiglie di insegnamento
Attuale lavoro coerente con gli studi?
Sì
Solo in parte
No
Progettuali
38,5%
50,0%
33,3%
Design
3,8%
Storiche
Tecnologiche
19,2%
30,0%
Sociologiche
19,2%
Estimative
7,7%
Restauro
3,8%
Scienza delle costruzioni
Urbanistica
69,2%
50,0%
Rappresentazione
15,4%
Nessuna di quelle previste dalla laurea
66,7%
Matematica e fisica
Economia
7,7%
Valutazione
20,0%
Altro100
8,0%
* In tabella sono presentati soltanto i “Sì” per ciascuna famiglia di insegnamento utilizzata.
Totale
40,5%
2,4%
19,0%
11,9%
4,8%
2,4%
54,8%
9,5%
9,5%
4,8%
4,8%
4,9%
99
I laureati che al momento della rilevazione svolgono un lavoro non coerente con il Corso di Laurea in
Pianificazione Territoriale sono occupati nei comparti della Pubblica Amministrazione e difesa,
assicurazione sociale obbligatoria, nelle altre attività professionali e imprenditoriali e nelle Costruzioni.
Per ulteriori dettagli sulla classificazione utilizzata si rimanda alla lettura della classificazione Istat delle
attività economiche (Ateco 2001).
100
Nella voce “altro” sono incluse principalmente la chimica e le materie giuridiche.
97
A chi svolge un lavoro non corrispondente alle conoscenze acquisite durante gli
studi universitari è capitato meno di quanto non sia accaduto agli altri di utilizzare
le famiglie di insegnamento più strettamente legate al Corso di Laurea in
Pianificazione; più in generale, chi non ha un impiego coerente dichiara spesso
(66,7% dei casi) di non utilizzare alcuno degli insegnamenti previsti dal Corso di
Laurea.
5.3 Approfondimenti tematici sugli occupati
5.3.1 L’occupazione coerente
Allo scopo di focalizzare l’analisi sulle specificità del lavoro del pianificatore, anche
per questo sottogruppo di laureati si è scelto di dedicare una sezione ad hoc
all’analisi delle principali caratteristiche dell’occupazione del tutto o almeno in parte
coerente, in termini di contenuti, con il percorso di studi precedentemente
intrapreso.101
Rispetto a questo sottogruppo si approfondiranno, in particolare, la percezione
dell’identità professionale, i principali ambiti di attività, le modalità e gli stili di
lavoro, le aree di competenza più rilevanti, nonché la necessità di eventuali prerequisiti per lo svolgimento dell’attuale occupazione, di natura formale (titoli di
studio richiesti, necessità dell’iscrizione all’Ordine professionale) e contenutistica
(conoscenze informatiche).
In
relazione
al
tema
dell’identità
professionale,
il
63,9%
dei
laureati
in
Pianificazione Territoriale si definirebbe effettivamente “pianificatore”, a fronte del
25% che si riconosce solo in parte in questa definizione e dell’11,1% che non vi si
identifica affatto.
Sembra opportuno, in proposito, sottolineare due dati: il primo riguarda la
correlazione diretta esistente fra la coerenza dell’occupazione svolta con i contenuti
appresi durante il Corso di Laurea e la forza dell’identità professionale, tale che si
definirebbero pianificatori soprattutto coloro che percepiscono il proprio lavoro del
tutto coerente con il Corso di Laurea rispetto a coloro che vi ravvisano una
corrispondenza solo parziale.
101
Si ricorda che i laureati in Pianificazione che hanno dichiarato di svolgere un lavoro del tutto o in
parte coerente con il Corso di Laurea frequentato sono in tutto 36 su 42 occupati, ovvero l’85,7% del
totale (cfr. Tabella 5.12).
98
Il
secondo
aspetto
è
relativo,
invece,
ad
una
comparazione
dell’identità
professionale dei laureati dei tre Corsi di Laura del gruppo Architettura: i laureati in
Pianificazione (e, ancor più, quelli in Disegno industriale) sembrano avere, in
generale, una minore consapevolezza dell’appartenenza ad un gruppo coeso
rispetto ai laureati in Architettura, assai più propensi a definirsi – e, quindi, a
sentirsi – architetti a 360 gradi.
Tabella 5.21 – Si definirebbe “pianificatore”? per coerenza dell’attuale lavoro con gli studi
(Valori %. N=36)*
Attuale lavoro coerente
con gli studi?
Sì
Solo in parte
Totale
Si definirebbe Pianificatore?
Sì
Sì, in parte
No
80,8%
20,0%
63,9%
15,4%
50,0%
25,0%
3,8%
30,0%
11,1%
Totale
N
100,0%
100,0%
100,0%
26
10
36
I laureati in Pianificazione Territoriale trovano più spesso un’occupazione coerente con i
contenuti appresi all’università nel settore pubblico: il 52,8%, a fronte dell’11,6% dei
laureati in Architettura e del 5,9% di chi esce dal Corso di Laurea in Disegno
industriale. Ambiti privilegiati del pubblico in cui operano i laureati in Pianificazione
sono il Comune (27,8%) e la Provincia (11,1%), mentre nel settore privato le maggiori
opportunità per svolgere impieghi coerenti con la laurea conseguita si hanno negli studi
professionali e associati (complessivamente il 16,7%) e, secondariamente, nei servizi
(13,9%) e nelle imprese di costruzione (8,3%).
Per quanto concerne le aree di competenza in cui sono prioritariamente impegnati i
laureati in Pianificazione Territoriale che svolgono un lavoro coerente con gli studi fatti,
si riscontra una distribuzione piuttosto equilibrata rispetto alla pianificazione (47,2%),
alla progettazione (38,9%) e alla gestione (38,9%), che sembrano costituire il nucleo
forte delle competenze essenziali per svolgere il lavoro del pianificatore. Rispetto ai
laureati in Architettura si rileva anche un maggiore impegno nelle aree della ricerca e
della formazione (comune anche ai laureati in Disegno industriale) e nell’ambito della
valutazione (rispetto al quale i laureati in Pianificazione si distinguono da quelli usciti
dagli altri Corsi di Laurea del gruppo Architettura).
99
Tabella 5.22 – Settore di attività dei laureati che svolgono un lavoro coerente per sesso
(Valori %. N=36)
Sesso
Settore di attività
Totale
M
F
PUBBLICO
Comunità europea
Ministero
Regione
Provincia
Comune
Consorzi e Comunità Montane
Agenzia di sviluppo locale/enti bonifica..
Usl e Ospedali
Scuola
Università
50,0%
57,1%
52,8%
4,5%
9,1%
31,8%
7,1%
14,3%
21,4%
7,1%
5,6%
11,1%
27,8%
2,8%
4,5%
7,1%
5,6%
PRIVATO
IMPRESA DI COSTRUZIONE
Azienda produzione (mobili, materiale edilizia...)
Azienda commerciale (ag. vendite immobiliari, .. )
Studio profess. proprio/Studio associato proprio
Studio professionale/studio associato
Studio di grafica/comunicazione
Società di ingegneria
Editoria/Pubblicità
Fotografia, audiovisivi, immagine
Centri di ricerca
Arredo
Settore artistico (Gallerie, Musei ecc…)
Moda
Istruzione
Servizi
Totale
N
50,0%
9,1%
9,1%
4,5%
18,2%
42,9%
7,1%
7,1%
7,1%
47,2%
8,3%
5,6%
2,8%
13,9%
2,8%
9,1%
100,0%
22
21,4%
100,0%
14
13,9%
100,0%
36
Grafico 5.4 – Aree di competenza prioritarie dei laureati che svolgono un lavoro coerente
(Valori %. N=36)*
Comunicazione esterna
8,3
Progettazione e gestione
sistemi informativi
5,6
Valutazione
13,9
Controllo
11,1
Gestione
36,1
16,7
Direzione lavori
38,9
Progettazione
47,2
Pianificazione
11,1
13,9
Formazione
Ricerca
0
20
40
60
* Nel grafico sono presentati soltanto i “Sì” per ciascuna area di competenza.
100
Per poter accedere al lavoro che svolgono attualmente, circa 60 laureati in
Pianificazione su 100 ritengono indispensabile esclusivamente il proprio tipo di
laurea, un 30,6% ravvisa, invece, la necessità di una laurea in una specifica area
disciplinare102, mentre l’8,3% reputa superflua la formazione universitaria.103
Grafico 5.5 – Formazione necessaria per il lavoro (Valori %. N=36)
8,3
30,6
Laurea di una specifica area
disciplinare
Esclusivamente il mio tipo di
laurea
Laurea non necessaria
61,1
Per i laureati in Pianificazione Territoriale l’iscrizione all’Ordine professionale
sembra, inoltre, rappresentare un vincolo meno forte rispetto a quanto non accade
per i laureati in Architettura. Solo il 36,1% di chi esce dal Corso di Laurea in
Pianificazione Territoriale e trova un impiego almeno in parte coerente con gli studi
svolti ritiene, infatti, che alcune delle proprie attività lavorative richiedano
l’iscrizione all’Ordine.104
Per quanto riguarda, infine, alcuni pre-requisiti di natura “contenutistica”, la
maggioranza assoluta di chi esercita una professione corrispondente a quanto
appreso all’università ritiene importante una buona conoscenza delle tecnologie
informatiche: molto elevata per il 16,7%, elevata per il 30,6% e almeno discreta
per un altro 30,6%.
102
Per la maggioranza una laurea del gruppo Architettura, per gli altri una laurea in Ingegneria.
103
Il dato relativo a quanti hanno dichiarato la laurea in Pianificazione Territoriale necessaria per lo
svolgimento del proprio lavoro è particolarmente positivo se confrontato con i dati Istat relativi ai
laureati nel 2001 nei Corsi di Laurea del gruppo Architettura diversi da Architettura. Prendendo in esame
quanti nel 2004 svolgono un lavoro continuativo iniziato dopo la laurea, solo il 52,3% ha dichiarato che
possedere una laurea è necessario per il proprio lavoro, a fronte del 47,6% che reputa la laurea non
necessaria. Fra i primi, peraltro, solo il 18,1% ritiene che per il proprio lavoro sia indispensabile
possedere esclusivamente il proprio tipo di laurea, mentre il 31,3% fa riferimento alla laurea in
specifiche aree disciplinari e il 2,9% ad una laurea qualsiasi.
104
Si ricorda che fra i laureati in Architettura la percentuale è pari al 63,2%.
101
In relazione alle modalità e allo stile prevalente di lavoro, fra i laureati in
Pianificazione che hanno un’occupazione almeno in parte coerente con gli studi
universitari seguiti si individua chiaramente una modalità di lavoro “collegiale”, in
quanto i due terzi svolgono la propria attività sempre o quasi sempre collaborando
con altri (gruppi di lavoro, studi professionali, ecc.) e il restante terzo in parte
collaborando con altri, mentre non si riscontrano casi di lavoro prevalentemente in
autonomia.
Fra i laureati in Pianificazione Territoriale risulta, peraltro, piuttosto marcata
(72,2% dei casi) la tendenza a seguire, in generale, l’intero ciclo produttivo di
un’opera, dal progetto preliminare alla direzione dei lavori. L’opera, in taluni casi,
può avere anche un valore decisamente alto: nel 42,3% esso è compreso fra i
50mila e i 100mila euro, nel 34,6% dei casi tra 101mila e 500mila euro, ma nel
23,1% dei casi esso supera i 5 milioni di euro.
Per i due terzi circa dei laureati in Pianificazione, inoltre, non è possibile collocare la
propria attività prevalentemente ad un preciso stadio, proprio perchè essa
coinvolge l’intero ciclo produttivo, a fronte di quote più ridotte la cui attività trova
spazio principalmente in una fase specifica, in primis il documento preliminare
(brief) o il progetto preliminare, in secondo luogo il progetto esecutivo o la
direzione dei lavori.
Grafico 5.6 – Stadio in cui si colloca prevalentemente l’attività degli occupati con un lavoro
almeno in parte coerente (Valori %. N=36)
13,9
Documento preliminare Brief
13,9
Progetto preliminare
Progetto esecutivo
2,8
66,7
2,8
Direzione lavori
Intero ciclo produttivo
102
5.3.2 La soddisfazione per il lavoro svolto
Oltre a richiedere dati di natura “oggettiva” relativi alla professione svolta al
momento della rilevazione, si è scelto di approfondire anche aspetti relativi alla
percezione dell’occupazione stessa, al fine di ricostruire un quadro più preciso degli
sbocchi occupazionali offerti ai laureati in Pianificazione.
I laureati in Pianificazione Territoriale risultano, in media, piuttosto soddisfatti del
proprio lavoro, soprattutto per quanto riguarda il grado di autonomia (95,2%) e le
mansioni svolte (88,1%), meno per le opportunità di carriera (57,1%), per l’utilizzo
delle conoscenze acquisite all’università nel proprio lavoro (61,9%), per la
retribuzione (64,3%) e la stabilità e sicurezza del posto di lavoro (66,7%).105
Se non si riscontrano differenze di genere rilevanti sul piano dei contenuti –
mansioni e coerenza con il percorso di laurea – né per quanto concerne il livello di
autonomia di cui si beneficia, le laureate donne manifestano, invece, una maggiore
insoddisfazione nei confronti delle opportunità di carriera, del grado di stabilità e
sicurezza del posto di lavoro, nonché rispetto al trattamento economico ricevuto.106
Numerosi altri fattori contribuiscono, peraltro, a modificare il grado di soddisfazione
rispetto al proprio lavoro. Il giudizio sulle mansioni svolte, ad esempio, è più
positivo tra gli occupati che svolgono un impiego almeno in parte coerente con il
percorso universitario seguito (è molto o abbastanza soddisfatto l’88,9%, contro
l’83,3% di quelli che hanno un impiego non coerente), tra i lavoratori dipendenti
(96,2% vs 88,1% medio) e nel settore pubblico (94,7% vs 82,4% nel privato).
105
I dati esposti trovano riscontro, a livello nazionale, nell’indagine Istat sull’inserimento professionale
dei laureati nel 2001 a tre anni dalla laurea: gli aspetti che fanno registrare le quote più elevate di
laureati del gruppo Architettura “molto” o “abbastanza” soddisfatti sono, in particolare, proprio il grado
di autonomia sul lavoro (88,1%) e le mansioni svolte (86,6%), seguiti dalle possibilità di carriera
(72,6%). Il trattamento economico (del quale si definiscono soddisfatti 51,1 laureati su 100), la stabilità
del posto di lavoro (61,1%) e l’utilizzo delle conoscenze acquisite (65,5%) si configurano invece come gli
aspetti in assoluto meno gratificanti. (cfr. Istat, I laureati e il mercato del lavoro – Inserimento
professionale dei laureati. Indagine 2004, Collana Informazioni, n. 14 2006).
106
Nella già citata indagine Istat le laureate donne risultano meno soddisfatte rispetto ai laureati uomini
in riferimento alle seguenti dimensioni: grado di autonomia (84,6% vs 91,6), utilizzo delle conoscenze
acquisite (63,1% contro 68%), trattamento economico (49,6% vs 52,6%) e possibilità di carriera
(71,7% contro 73,5%), mentre la situazione appare più equilibrata rispetto alla stabilità del posto di
lavoro (60,4% vs 61,8%) e alle mansioni svolte (86,9 contro 86,2%).
Differenze di genere rispetto alla soddisfazione per l’attuale occupazione si riscontrano, inoltre,
nell’ambito della presente indagine, in riferimento ai laureati dei Corsi di Laurea di Architettura e Disegno
industriale.
103
Grafico 5.7 – Laureati molto o abbastanza soddisfatti dell’attuale lavoro per sesso (Valori %.
N=42)*
120,0
96,2 93,8 95,2
100,0
88,5 87,5 88,1
76,9
80,0
69,2
66,7
60,0
64,3
65,4
57,1
56,3
50,0
61,5 62,5 61,9
43,8
40,0
20,0
0,0
Mansioni
Stabilità e
sicurezza
Grado di
autonomia
M
F
Trattamento
economico
Possibilità di
carriera
Utilizzo
conoscenze
acquisite
all’università
Totale
* Nel grafico sono riportate soltanto le percentuali relative a coloro che si sono dichiarati “molto” o
“abbastanza” soddisfatti rispetto a ciascuna dimensione del proprio lavoro.
In relazione alla soddisfazione per l’impiego nel proprio lavoro delle conoscenze
acquisite all’università si hanno risultati migliori al crescere della consapevolezza
della propria identità professionale (78,3% fra chi si riconosce pienamente nella
definizione di pianificatore, 66,7% per chi vi si identifica solo in parte e 50,0% per
chi rifiuta questa etichetta) e nel settore pubblico (89,5% vs 52,9% del privato).
Della stabilità e sicurezza del posto di lavoro si dichiarano soddisfatti, come
facilmente prevedibile, soprattutto gli occupati alle dipendenze (92,3% vs 28,6%
degli autonomi) e chi lavora nel pubblico piuttosto che in ambito privato (68,4%
contro 58,8%). D’altro canto, un elevato grado di coerenza dell’occupazione sembra
esercitare un’influenza negativa sulla stabilità e la sicurezza del posto di lavoro (o
almeno sulla percezione che si ha di questa dimensione): si dichiara, infatti, molto o
abbastanza
soddisfatto
di
questo
aspetto
del
lavoro
l’83,3%
di
chi
ha
un’occupazione non coerente, a fronte del solo 63,9% di chi svolge un’attività del
tutto o in parte corrispondente agli studi di laurea. Sembrerebbe, dunque, valida,
anche in relazione ai laureati in Pianificazione Territoriale, la possibilità che una
certa quota di chi svolge occupazioni non coerenti con il Corso di Laurea seguito lo
abbia fatto in cambio di occupazioni più vantaggiose sotto il profilo contrattuale.
104
5.4 Le opinioni sul proprio percorso universitario e sul mercato del
lavoro
5.4.1 La percezione dell’utilità dell’università
Al fine di comprendere meglio quale sia il grado di efficacia del Corso di Laurea in
Pianificazione Territoriale nel trasmettere conoscenze e competenze – di natura sia
tecnica, sia trasversale – utili nel lavoro e nel favorire un adeguato inserimento nel
mercato del lavoro, è stato chiesto ai laureati di questo Corso di Laurea di
assegnare un voto da 1 a 10 ad alcune affermazioni relative a queste dimensioni.
I laureati in Pianificazione Territoriale non sembrano, in media, scontenti del proprio
percorso universitario, ma il grado di soddisfazione più elevato riguarda i contenuti
appresi piuttosto che l’effettiva capacità del Corso di Laurea di favorire l’ingresso
nel mercato del lavoro.
Il 74,4% attribuisce, infatti, un voto pari o superiore alla sufficienza all’affermazione
“le cose apprese nel mio percorso universitario possono essere utili nel lavoro” e il
65,1% ritiene che l’università sia in grado di fornire anche strumenti per
comprendere e affrontare problemi del lavoro non strettamente tecnici. Si tratta di
risultati comuni anche ai laureati in Architettura, mentre il giudizio di questi ultimi
risulta più positivo rispetto all’efficacia del proprio Corso di Laurea nel garantire agli
iscritti adeguati sbocchi occupazionali.
Esprime, infatti, un giudizio positivo rispetto all’utilità del Corso di Laurea
frequentato per trovare lavoro il 58,1% dei laureati in Pianificazione Territoriale
contro i due terzi circa dei laureati in Architettura, mentre ad assegnare un voto
pari o superiore alla sufficienza alla probabilità che gli studi in Pianificazione
Territoriale possano trasformarsi in un’occupazione coerente è il 65,2% dei laureati
in Pianificazione, a fronte del75% circa dei laureati in Architettura.
Tabella 5.23 – Giudizi espressi rispetto agli studi universitari svolti (Valori %. N=43)
Il Corso di Laurea è stato utile per trovare lavoro
Da 1 a 3
Da 4 a 5
Da 6 a 7
Da 8 a 10
Totale
Gli studi possono concretizzarsi in occupazione coerente
Da 1 a 3
Da 4 a 5
Da 6 a 7
Da 8 a 10
Totale
V.A.
%
11
7
20
5
43
25,6
16,3
46,5
11,6
100,0
V.A.
%
7
8
22
6
43
16,3
18,6
51,2
14,0
100,0
105
Le cose apprese sono utili per il mio lavoro
Da 1 a 3
Da 4 a 5
Da 6 a 7
Da 8 a 10
Totale
L’Università. mi ha dato strumenti per capire e affrontare
problemi
Da 1 a 3
Da 4 a 5
Da 6 a 7
Da 8 a 10
Totale
V.A.
%
4
7
15
17
43
9,3
16,3
34,9
39,5
100,0
V.A.
%
7
8
18
10
43
16,3
18,6
41,9
23,3
100,0
L’efficacia (percepita) del Corso di Laurea in Pianificazione Territoriale nel sostenere
un inserimento nel mercato del lavoro coerente con gli studi svolti durante gli anni
dell’università non è elemento di poco conto, tanto che soltanto poco più della metà
dei laureati in Pianificazione si iscriverebbe di nuovo allo stesso Corso di Laurea. Se
dovesse scegliere oggi, infatti, solamente il 53,5% dei laureati in Pianificazione
Territoriale ripeterebbe l’esperienza universitaria già fatta, a fronte del 70,9% dei
laureati in Disegno industriale e del 75,8% dei laureati in Architettura.107
Grafico 5.8 – Oggi si iscriverebbe allo stesso Corso di Laurea? (Valori %. N=43)
46,5
53,5
Si iscriverebbe
Non si iscriverebbe
107
Il dato relativo alla propensione a iscriversi nuovamente al Corso di Laurea già frequentato, seppure
non perfettamente comparabile anche perchè non riferito al solo Corso di Laurea in Architettura ma
all’intero “gruppo Architettura”, risulta piuttosto coerente con quello riscontrato a livello nazionale
dall’indagine Istat sui laureati del 2001: a tre anni dalla laurea, il 3,3% non si iscriverebbe a nessun
corso universitario, mentre il 96,7% lo farebbe. Nel dettaglio, si iscriverebbe allo stesso Corso di Laurea
il 79,9%, mentre il 9,9% si iscriverebbe ad un altro Corso di Laurea della durata di 4 o più anni, il 6,5%
ad un Corso di Laurea triennale e lo 0,4% ad un corso di diploma universitario.
106
Il motivo principale per cui i laureati in Pianificazione Territoriale non si
iscriverebbero nuovamente allo stesso corso, qualora fosse data loro una seconda
opportunità, non lascia spazio a dubbi: il 70% dichiara che si tratta di
insoddisfazione per gli sbocchi professionali offerti dalla propria laurea, a fronte di
un 10% che ha maturato nuovi interessi e di un altro 10% che è rimasto deluso dai
contenuti del corso.
5.4.2 L’occupazione ideale
A fronte di una condizione occupazionale e di caratteristiche della professione dei
laureati in Pianificazione Territoriale già ampiamente delineate nel corso dei
precedenti paragrafi, si è scelto di inserire anche una sezione ad hoc relativa alla
concezione del lavoro di questo sottogruppo di laureati, in particolare per quanto
concerne le personali aspirazioni lavorative.
Per quanto riguarda la preferenza rispetto ad un tipo di occupazione dipendente o
indipendente, il 51,2% dei laureati in Pianificazione si esprime a favore della
seconda, a fronte di un 41,9% che opterebbe, invece, per un lavoro alle dipendenze
e di un 7% che non esprime preferenze rispetto alla natura dell’occupazione ideale,
con una propensione più marcata per l’impiego indipendente all’interno della
componente maschile.
E’, comunque, il caso di notare che la propensione dei giovani usciti dal Corso di
Laurea in Pianificazione verso il lavoro dipendente appare estremamente rilevante
se rapportata con le preferenze espresse in questa direzione dai laureati in
Architettura (20,4%) e Disegno industriale (29,1%).
Tabella 5.24 – Preferenza per un lavoro dipendente o autonomo per sesso (Valori %. N=43)
Preferirebbe un lavoro
dipendente o autonomo?
Dipendente
Autonomo
Non so / indifferente
Totale
N
Sesso
M
F
38,5%
57,7%
3,8%
100,0%
26
47,1%
41,2%
11,8%
100,0%
17
Totale
41,9%
51,2%
7,0%
100,0%
43
Per quanto riguarda le preferenze espresse dai laureati occupati al momento della
rilevazione, tra i lavoratori dipendenti la maggioranza (53,8%) non cambierebbe la
propria posizione nella professione, a fronte di un 38,5% che opterebbe per
un’occupazione autonoma e di un 7,7% indifferente rispetto a tale scelta. Tra gli
autonomi la quota di lavoratori che non modificherebbero la propria posizione nella
professione è più elevata (78,6%), ma si rileva anche una percentuale di persone
107
che vorrebbero piuttosto un impiego alle dipendenze (14,3%), a fronte di una
minoranza (il 7,1%) che non esprime preferenze.
La preferenza per un’occupazione indipendente sembra, infine, più diffusa fra i
laureati in Pianificazione cresciuti in un contesto familiare in cui almeno uno dei
genitori svolgeva un lavoro autonomo (66,7% vs 45,8% di chi è vissuto in famiglie
in cui nessun genitore aveva un impiego indipendente).
Messi di fronte alla scelta fra settore pubblico o privato, i laureati in Pianificazione
sceglierebbero nel 58,1% dei casi il privato, nel 34,9% il pubblico, a fronte di un
7% di “indifferenti”. Anche in questo caso, in maniera coerente con quanto già visto
in relazione alla propensione verso un’occupazione dipendente piuttosto che
autonoma, la tendenza a scegliere il privato risulta meno diffusa rispetto a quanto
si verifica fra i laureati in Disegno industriale (77,5%) e in Architettura (67,7%).
La propensione verso il privato risulta, inoltre, più spiccata in rapporto ai laureati
maschi piuttosto che fra le loro colleghe femmine (69,2% vs 41,2%).
Tabella 5.25 – Preferenza per un lavoro nel settore pubblico o privato per sesso (Valori %.
N=43)
Preferirebbe un lavoro nel settore
pubblico o privato?
Pubblico
Privato
Non so / indifferente
Totale
N
Sesso
M
F
26,9%
69,2%
3,8%
100,0%
26
47,1%
41,2%
11,8%
100,0%
17
Totale
34,9%
58,1%
7,0%
100,0%
43
108
6. IN SINTESI...
Dopo aver analizzato separatamente, nel corso dei precedenti capitoli, gli sbocchi
occupazionali che connotano i laureati del Politecnico di Milano usciti nell’anno
solare 2000 dai Corsi di Laurea di Architettura, Disegno Industriale e Pianificazione
Territoriale, sembra ora opportuno trattare i principali risultati d’indagine in chiave
comparativa, al fine di rendere più immediatamente evidenti le peculiarità che
connotano l’iter formativo e il percorso lavorativo, nonché l’attuale profilo
professionale, dei laureati di ciascun corso di studi.
Il percorso universitario e l’investimento nella formazione post laurea
Una prima differenza rispetto al percorso universitario svolto è relativa alla durata
media degli studi: gli iscritti al Corso di Laurea del vecchio ordinamento in
Architettura tendono ad impiegare, infatti, un intervallo di tempo decisamente più
lungo rispetto agli iscritti nei Corsi di Laurea in Disegno Industriale e in
Pianificazione Territoriale: si laurea in corso108 soltanto il 2,8% - a fronte del 23,3%
dei pianificatori e del 34,2% dei disegnatori industriali - mentre è particolarmente
elevata la quota di chi impiega oltre 7 anni per conseguire la laurea.
Tabella 6.1 – La durata degli studi universitari (Valori %. N=1.506)
Tempo impiegato per
conseguire la laurea
Laureati in corso
Fino a 7 anni
8 anni e oltre
Totale
N
Architettura
2,8%
32,2%
65,0%
100,0%
1279
Corso di Laurea
Disegno
industriale
34,2%
65,2%
0,5%
100,0%
184
Pianificazione
Territoriale
23,3%
74,4%
2,3%
100,0%
43
Totale
9,4%
35,3%
55,3%
100,0%
1506
Gli iscritti ai Corsi di laurea in Disegno Industriale e in Pianificazione Territoriale,
d’altro canto, si dedicano più spesso in maniera esclusiva allo studio, a fronte di
studenti di Architettura sovente già impegnati durante gli anni dell’università in
attività lavorative, sia di natura occasionale o stagionale, sia di tipo continuativo. La
maggiore regolarità delle esperienze lavorative maturate si lega, prevedibilmente,
anche allo svolgimento di impieghi del tutto o almeno in parte coerenti con il Corso
di Laurea frequentato: tra gli occupati durante gli studi universitari ha svolto,
infatti, lavori corrispondenti a quanto appreso all’università negli stessi anni il
108
Si rammenta che la durata dei Corsi di Laurea, secondo i piani di studio del vecchio ordinamento che
interessano i laureati nell’anno 2000, è pari a 5 anni per Architettura e Disegno Industriale e 4 anni per
Pianificazione Territoriale.
109
71,2% dei laureati in Architettura, a fronte del 59,1% dei laureati sia in Disegno
Industriale, sia in Pianificazione Territoriale.
Tabella 6.2 – Il lavoro durante gli studi universitari (Valori %. N=1.506)
Durante il corso ha
lavorato?
Corso di Laurea
Disegno
industriale
40,2%
52,2%
7,6%
100,0%
184
Architettura
Non ho mai lavorato
Lavori occasionali o stagionali
Lavori continuativi
Totale
N
33,7%
44,3%
22,0%
100,0%
1279
Pianificazione
Territoriale
48,8%
34,9%
16,3%
100,0%
43
Totale
34,9%
45,0%
20,1%
100,0%
1506
Una volta conseguito il titolo universitario, è il caso di notare, in generale, una
scarsa propensione dei laureati delle facoltà del Gruppo Architettura ad investire
ulteriormente nella formazione attraverso studi post laurea, che coinvolgono circa
un terzo dei laureati in Architettura e Pianificazione Territoriale (rispettivamente il
33,8% e il 32,6%) e meno di un quarto (il 22,3%) di chi esce dal Corso di Laurea in
Disegno Industriale. Al contrario, altre indagini condotte a livello nazionale sui
laureati mettono in luce una diffusa tendenza a proseguire gli studi dopo la laurea:
dall’indagine condotta dal Consorzio AlmaLaurea sui laureati pre-riforma della
facoltà di Architettura emerge, infatti, che a distanza di 5 anni dalla laurea il 75,8%
dei laureati del 2000 ha partecipato ad almeno una attività di formazione.
Similmente, dall’indagine Istat 2004 condotta sui laureati del 2001 emerge che nei
tre anni successivi alla laurea il 79% dei laureati ha iniziato almeno un’attività di
formazione.109
L’ingresso nel mercato del lavoro
Gli
esiti
occupazionali
dei
laureati
in
Architettura,
Disegno
Industriale
e
Pianificazione Territoriale mettono in luce, nel complesso, una situazione di quasi
piena occupazione. A distanza di circa sei anni dal conseguimento della laurea si
riscontra, infatti, una percentuale particolarmente elevata di occupati, a fronte di
una quota “fisiologica” di persone in cerca di impiego e di quote del tutto residuali
di soggetti ancora impegnati nella formazione o in condizione di inattività.
109
Per maggior approfondimenti si rimanda a Istat, I laureati e lo studio – Inserimento professionale dei
laureati. Indagine 2004, Statistiche in breve, 28 aprile 2006 e a AlmaLaurea, Condizione occupazionale
dei laureati pre e post riforma. VIII Indagine 2005, marzo 2006.
110
Tabella 6.3 – La situazione occupazionale attuale (Valori %. N=1.506)
Situazione occupazionale attuale
Occupato
Disoccupato in cerca di nuova occupazione
In cerca di prima occupazione
Studente
Non studia e non cerca lavoro
Totale
N
Corso di Laurea
Disegno
Pianificazione
Architettura
industriale
Territoriale
93,2%
96,7%
97,7%
2,9%
1,6%
2,3%
0,3%
0,3%
0,5%
3,3%
1,1%
100,0%
100,0%
100,0%
1279
184
43
Totale
93,8%
2,7%
0,3%
0,3%
2,9%
100,0%
1506
D’altro canto, se si sposta il focus dell’analisi sulle esperienze lavorative vissute dai
laureati attualmente occupati a partire dall’anno seguente la fine del ciclo di studi
universitari, emerge con chiarezza come l’inserimento nel mondo del lavoro non sia
particolarmente difficile per i laureati del Politecnico di Milano. Al contrario, non solo
questi riescono a trovare presto un lavoro, ma spesso l’occupazione risulta anche
piuttosto coerente con il percorso universitario seguito, con risultati particolarmente
positivi per i laureati in Architettura. D’altro canto, è il caso di osservare come, a
fronte di una progressiva diminuzione della quota di persone senza lavoro, il livello
di congruenza rispetto al Corso di Laurea non cresce, invece, nel tempo in maniera
significativa, bensì resta pressoché costante nei cinque anni successivi alla laurea.
Grafico 6.1 – Esperienze lavorative successive alla laurea secondo il livello di coerenza
rispetto al Corso di Laurea seguito (Valori %. N=1.506)
coerente con la laurea
non coerente con la laurea
parzialmente coerente con la laurea
non lavoravo
90,0
80,0
70,0
60,0
50,0
40,0
30,0
20,0
10,0
Architettura
Disegno Industriale
2005
2004
2003
2002
2001
2005
2004
2003
2002
2001
2005
2004
2003
2002
2001
0,0
Pianificazione
Territoriale
111
Se ci si sofferma, poi, sulle caratteristiche dell’attuale occupazione, a sei anni di
distanza dalla conclusione degli studi universitari, viene alla luce, nel complesso,
una situazione di elevata stabilità professionale, con un’ampia diffusione del lavoro
standard, ovvero dell’impiego dipendente full time a tempo indeterminato e
dell’occupazione autonoma stabile.
Rispetto alla posizione nella professione al momento della rilevazione, è però
opportuno sottolineare la forte propensione al lavoro autonomo fra i laureati in
Architettura, a fronte di una maggiore diffusione dell’impiego di tipo dipendente fra
i laureati in Pianificazione Territoriale e Disegno Industriale e di una quota di
lavoratori atipici superiore alla media tra gli occupati provenienti dal Corso di
Laurea in Disegno Industriale.
Grafico 6.2 – La posizione nella professione (Valori %. N=1.412)
70
64,7
61,9
60
60,1
52,8
50
40
30
33,2
29,3
36,0
33,3
20
11,2
10
6,0
4,8
6,7
0
Dipendente
Architettura
Autonomo
Disegno Industriale
Atipico / parasubordinato
Pianificazione Territoriale
Totale
Le caratteristiche dell’occupazione coerente
A sei anni dalla laurea, inoltre, una buona parte degli occupati non soltanto ha
raggiunto l’obiettivo di un lavoro stabile, ma è anche riuscita ad ottenere un
impiego almeno parzialmente congruente, in termini di contenuti, con il percorso di
studi precedente intrapreso. Il raggiungimento di un’occupazione del tutto o in
parte coerente sembra, peraltro, più semplice per i laureati in Architettura (il
91,2%) rispetto a chi proviene dal Corso di Laurea in Disegno Industriale (l’85,3%)
o in Pianificazione Territoriale (l’85,7%).
All’origine della maggiore coerenza dell’occupazione dei laureati in Architettura è,
con buona probabilità, anche la maggiore diffusione di impieghi corrispondenti, in
112
termini di contenuti, al Corso di Laurea seguito tra i lavoratori autonomi. Proprio gli
attuali occupati provenienti dal Corso di Laurea in Architettura si distinguono,
infatti, per una partecipazione particolarmente significativa al lavoro autonomo.
Grafico 6.3 – La coerenza dell’attuale occupazione con il Corso di Laurea seguito (Valori %.
N=1.412)
90
80
77,6
70
75,4
64
60
61,9
50
40
30
21,3 23,8
20
14,8
13,5
8,9
10
14,6 14,3
9,8
0
Sì
Architettura
Solo in parte
Disegno Industriale
No
Pianificazione Territoriale
Totale
Ma cosa fa chi svolge oggi un’occupazione almeno in parte coerente con il percorso
di studi universitario?
I laureati in Architettura e Disegno industriale risultano largamente impiegati nel
settore privato – rispettivamente l’88,4% e il 94,1% - a fronte di laureati in
Pianificazione
Territoriale
che
trovano
più
spesso
un’occupazione
coerente
nell’ambito del pubblico (il 52,8%).
Scendendo nel dettaglio dei luoghi di lavoro, gli architetti trovano spazio per
esercitare la propria attività professionale principalmente negli studi professionali e
associati propri (30,3%) e non (23,8%) e nelle imprese di costruzione (11,4%),
mentre per i laureati in Disegno Industriale i settori di attività dell’occupazione
coerente sono principalmente le imprese di produzione (25,7%), seguite dagli studi
professionali e associati propri (21,1%) e dagli studi di grafica e comunicazione
(9,9%). Se dunque i luoghi privilegiati del lavoro coerente per chi esce dai Corsi di
Laurea in Architettura e Disegno Industriale sono tutti concentrati nel settore
privato, al contrario, per i laureati in Pianificazione Territoriale, tra i principali luoghi
di impiego figurano il Comune (27,8%) e la Provincia (11,1%), cui si affiancano lo
studio professionale proprio/studio associato proprio e le imprese dei servizi
(entrambi 13,9%).
113
Grafico 6.4 – Il settore di occupazione coerente (Valori %. N=1.274)
100
94,1
87,9
88,4
90
80
70
60
52,8
47,2
50
40
30
20
10
11,6
5,9
12,1
0
Pubblico
Architettura
Privato
Disegno Industriale
Pianificazione Territoriale
Totale
Le attività svolte si distinguono, in generale, per un alto livello di specializzazione,
tanto che la maggioranza assoluta degli occupati ritiene che per accedere al lavoro
che fa sia indispensabile esclusivamente il proprio tipo di laurea o, in secondo
luogo, una laurea di una specifica area disciplinare, che in larga misura coincide con
una laurea del gruppo Architettura, a fronte di una minoranza (più numerosa, però,
per i laureati in Disegno Industriale) che risulta chiaramente sotto-utilizzata,
dichiarando che per il proprio lavoro non sarebbe affatto necessaria la laurea.
Tabella 6.4 – La formazione necessaria per svolgere l’attuale lavoro(Valori %. N=1.274)
Formazione necessaria per il lavoro
Una laurea qualsiasi
Una laurea di una specifica area disciplinare
Esclusivamente il mio tipo di laurea
Non è necessaria la laurea
Totale
N
Corso di Laurea
Disegno
Pianificazione
Architettura
industriale
Territoriale
5,3%
4,6%
11,5%
21,1%
30,6%
74,5%
61,2%
61,1%
8,7%
13,2%
8,3%
100,0%
100,0%
100,0%
1086
152
36
Totale
5,1%
13,2%
72,5%
9,2%
100,0%
1274
Ulteriore pre-requisito è poi rappresentato, limitatamente ai laureati in Architettura,
dall’iscrizione all’Ordine professionale, che per il 63,2% è richiesta da almeno una
parte delle attività svolte, mentre non sembra rappresentare un vincolo per i
laureati in Pianificazione Territoriale, per i quali pure è prevista la possibilità di
iscrizione all’Ordine, ma che la ritengono necessaria per il proprio lavoro solo nel
36,1% dei casi.
114
Il fatto che si tratti, in generale, di impieghi altamente qualificati si evince anche
dall’elevata quota di occupati “coerenti” che, a distanza di circa sei anni dalla
laurea, tendono sovente a seguire, nella propria attività, l’intero ciclo produttivo di
un’opera, dal progetto preliminare sino alla direzione dei lavori: si tratta dell’82,2%
dei laureati in Disegno Industriale, del 72,2% di quelli in Pianificazione Territoriale e
del 70,9% degli architetti, ma è anche il caso di sottolineare che per i primi le opere
seguite presentano, in media, un valore nettamente inferiore rispetto a quanto
accade a pianificatori e architetti.
Rispetto a chi svolge attività lavorative non corrispondenti alle conoscenze acquisite
durante l’università, gli occupati che hanno raggiunto un’occupazione coerente
sembrano utilizzare, nel proprio lavoro, le aree di competenza caratteristiche di
ciascun Corso di Laurea. I laureati in Architettura si concentrano, in particolare,
intorno alla progettazione e alla direzione lavori, a fronte di laureati in Pianificazione
Territoriale maggiormente impegnati sul
versante
della
pianificazione,
della
progettazione, della gestione e della valutazione e di laureati in Disegno Industriale
che ritengono prioritarie per il proprio lavoro principalmente le aree di competenza
afferenti la progettazione e la comunicazione esterna. A differenza di chi esce dal
Corso di Laurea in Architettura, chi proviene dagli altri percorsi di studio del gruppo
Architettura si distingue, inoltre, per un più diffuso impiego delle competenze
relative alla ricerca ed alla formazione e, in misura inferiore, alla progettazione e
gestione di sistemi informativi.
Tabella 6.5 – Le aree di competenza prioritarie (Valori %. N=1.274)*
Corso di Laurea
Disegno
Architettura
Industriale
Ricerca
5,5
19,7
Formazione
6,2
12,5
Pianificazione
16,1
13,8
Progettazione
82,3
78,3
Direzione lavori
34,8
15,8
Gestione
13,2
15,1
Controllo
11,1
10,5
Valutazione
7,1
6,6
Progettazione e gestione sistemi informativi
2,2
5,9
Comunicazione esterna
8,0
23,7
* In tabella sono presentati soltanto i “Sì” per ciascuna area di competenza.
Aree di competenza
Pianificazione
Territoriale
13,9
11,1
47,2
38,9
16,7
36,1
11,1
13,9
5,6
8,3
Un risultato particolarmente interessante è quello relativo alla forza dell’identità
professionale di chi svolge un’occupazione percepita almeno in parte coerente con il
corso di studi seguito.
In primo luogo, l’identità professionale si rafforza al crescere della congruenza
dell’occupazione con il Corso di Laurea e, di conseguenza, coerentemente, essa
risulta più forte fra i lavoratori autonomi piuttosto che fra gli atipici e i dipendenti.
115
In secondo luogo, anche a parità di grado di coerenza dell’occupazione o di
posizione nella professione, la consapevolezza dell’appartenenza ad un gruppo
coeso e, quindi, la forza dell’identità professionale sembrano maggiormente diffuse
tra chi proviene dal Corso di Laurea in Architettura.
I laureati in Architettura che, pensando all’attuale impiego, si riconoscono
pienamente nella definizione di architetti (quasi l’80%) sono, infatti, più numerosi
rispetto ai laureati in Pianificazione Territoriale che si definirebbero pianificatori
(quasi il 64%) e agli occupati usciti dal Corso di Laurea in Disegno Industriale che si
definirebbero designer (meno del 60%).
Tabella 6.6 – L’identità professionale (Valori %. N=1.274)
Si definirebbe
Arch/Designer/Pian.Terr?
Sì
Sì, in parte
No
Totale
N
Architettura
79,7%
14,6%
5,7%
100,0%
1086
Corso di Laurea
Disegno
industriale
59,9%
23,7%
16,4%
100,0%
152
Pianificazione
Territoriale
63,9%
25,0%
11,1%
100,0%
36
Totale
76,8%
16,0%
7,1%
100,0%
1274
Per i laureati in Architettura sembra, dunque, più semplice identificarsi nella figura
dell’architetto anche quando si svolgono attività nel settore privato piuttosto che
grandi opere, probabilmente anche in ragione dell’affermarsi di una concezione
dell’architetto come figura poliedrica e “a più dimensioni” e della crescita dello
spazio di azione offerto negli ultimi anni dal settore privato.
Al contrario, per i laureati in Disegno Industriale il processo di identificazione con la
figura del designer sembra meno lineare, probabilmente in virtù del fatto che, a
fronte di un percorso di laurea estremamente composito e centrato anche su
competenze di natura comunicativa, tende talvolta ad affermarsi la concezione di
una professione tutta concentrata sulla fase progettuale e la creazione di un
prodotto “materiale” piuttosto che sull’intero processo produttivo, come testimonia
anche l’attuale dibattito relativo alla modifica del nome del Corso di Laurea, non più
“disegno industriale” ma “design”. Non è un caso se, a fronte di aree di competenze
- l’impegno nella ricerca, nella progettazione e nel controllo - prioritarie soprattutto
per chi sente in maniera più forte la propria identità professionale, altre
competenze, pure di tutto rilievo per il lavoro dei laureati in Disegno Industriale che
svolgono attività almeno in parte corrispondenti agli studi, non sembrano invece
portare gli occupati a riconoscersi nella definizione di designer: è il caso, in primis,
di tutte le competenze afferenti gli ambiti della comunicazione.
116
La soddisfazione per il lavoro svolto
A fronte di un’occupazione largamente stabile e di un buon livello di coerenza, in
termini di contenuti, rispetto al Corso di Laurea seguito, i laureati del Politecnico
manifestano, nel complesso, un elevato grado di soddisfazione, che coinvolge, in
particolare, alcuni aspetti di natura prettamente “contenutistica” quali le mansioni
svolte e il grado di autonomia.
Minore il gradimento rispetto alla possibilità di utilizzare nel proprio lavoro le
conoscenze acquisite all’università e nei confronti delle possibilità di carriera, della
stabilità e sicurezza del posto di lavoro e del trattamento economico goduto.110
In particolare, i laureati in Disegno Industriale appaiono più soddisfatti degli altri
rispetto all’opportunità di applicare concretamente nel lavoro svolto le conoscenze e
competenze maturate durante il corso degli studi universitari, mentre fra i laureati
in Architettura, forse anche in ragione della loro maggiore propensione verso
l’occupazione indipendente, si riscontra una fiducia più diffusa rispetto alle effettive
possibilità di crescita nell’ambito del proprio lavoro attraverso adeguati percorsi di
carriera.
Grafico 6.5 – I laureati soddisfatti della propria occupazione (Valori %. N=1.412)
100
90
92,2
89,9
88,1
92,3 93,3
95,2
80
70,7 69,7
70
73,1
66,7
64,7
62,4
64,3
60
71,3
65,2
57,1
62,5
61,9
50
40
30
20
10
0
Mansioni
Stabilità e
sicurezza
Architettura
Grado di
autonomia
Disegno Industriale
Trattamento
economico
Possibilità di
carriera
Utilizzo
conoscenze
acquisite
all’università
Pianificazione Territoriale
110
I dati esposti trovano riscontro, a livello nazionale, nell’indagine Istat sull’inserimento professionale
dei laureati nel 2001 a tre anni dalla laurea: gli aspetti che fanno registrare le quote più elevate di
laureati del gruppo Architettura “molto” o “abbastanza” soddisfatti sono, in particolare, proprio il grado
di autonomia sul lavoro (88,1%) e le mansioni svolte (86,6%), seguiti dalle possibilità di carriera
(72,6%). Il trattamento economico (del quale si definiscono soddisfatti 51,1 laureati su 100), la stabilità
del posto di lavoro (61,1%) e l’utilizzo delle conoscenze acquisite (65,5%) si configurano invece come gli
aspetti in assoluto meno gratificanti. (cfr. Istat, I laureati e il mercato del lavoro – Inserimento
professionale dei laureati. Indagine 2004, Collana Informazioni, n. 14 2006).
117
Per
tutti,
lo
svolgimento
di
un’attività
lavorativa
che
presenti
una
certa
corrispondenza, in termini di contenuti, rispetto al Corso di Laurea frequentato,
sembra condizionare positivamente la soddisfazione verso la propria occupazione,
in particolare per quanto concerne le mansioni svolte e il grado di utilizzo nel lavoro
delle conoscenze acquisite all’università. D’altro canto, un elevato grado di coerenza
dell’occupazione sembra esercitare un’influenza negativa sulla stabilità e la
sicurezza del posto di lavoro (o almeno sulla percezione che si ha di questa
dimensione) e, limitatamente agli architetti, sul trattamento economico. Sembra,
dunque lecito ipotizzare che una certa percentuale di laureati nei tre Corsi di Laurea
abbiano scelto consapevolmente di svolgere occupazioni incoerenti rispetto agli
studi universitari, probabilmente in cambio di migliori condizioni sotto il profilo
contrattuale e retributivo.
Questa ipotesi sembra rafforzata se si analizzano congiuntamente la soddisfazione
espressa nei confronti dell’ attuale occupazione e la posizione nella professione.
A fronte di impiegati alle dipendenze mediamente più soddisfatti nei confronti della
stabilità e sicurezza del posto di lavoro e di occupati autonomi più appagati rispetto
alle mansioni svolte, all’utilizzo delle conoscenze acquisite all’università, al grado di
autonomia, allo sviluppo della carriera e al trattamento economico, è interessante
concentrare l’attenzione su chi lavora con un contratto atipico (collaborazione a
progetto, occasionale, ecc.). Gli atipici esprimono, in generale, una minore
soddisfazione nei confronti della stabilità dell’impiego, della retribuzione, delle
possibilità di carriera, ma anche in relazione al grado di autonomia e, ad esclusione
che per i laureati in Disegno Industriale, alle mansioni svolte. Per contro, chi svolge
un impiego atipico sembra utilizzare in elevata misura nel proprio lavoro il
patrimonio conoscitivo maturato durante il Corso di Laurea. Il dato è con buona
probabilità interpretabile alla luce del funzionamento di meccanismi “virtuosi” di
carriera esterna, tali che una certa quota di giovani che non riescono a inserirsi nel
mercato
del
lavoro
con
un’occupazione
“standard”
subito
dopo
la
laurea
accumulano nel tempo una molteplicità di esperienze lavorative non stabili, ma
coerenti con il proprio iter formativo e con il profilo professionale che vogliono
raggiungere. E’ dunque legittimo attendersi che il progressivo sommarsi di queste
esperienze porti, in tempi più o meno rapidi, ad una successiva stabilizzazione nella
direzione
desiderata,
con
un
conseguente
miglioramento
anche
in
termini
contrattuali, retributivi e di opportunità di carriera.
118
Il giudizio sul Corso di Laurea
Oltre ad essere piuttosto soddisfatti dell’attuale occupazione, i laureati del
Politecnico di Milano esprimono anche una valutazione particolarmente positiva111
rispetto all’efficacia del
Corso
di Laurea
frequentato
nella
trasmissione
di
conoscenze e competenze – sia di tipo tecnico, sia di natura trasversale – e in
rapporto alla capacità di favorire un inserimento nel mercato del lavoro,
possibilmente coerente rispetto agli studi svolti.
La percezione dell’utilità del Corso di Laurea frequentato nel lavoro o della sua
efficacia nel favorire la collocazione in un impiego coerente risulta, in generale,
positivamente influenzata da un migliore rendimento negli studi e da esperienze
professionali positive: chi esercita oggi un’occupazione congruente con gli studi
svolti tende, in media, a valutare in maniera più positiva le scelte formative fatte in
passato.
Inoltre, è anche il caso di notare che, a fronte di un giudizio complessivamente
positivo espresso dai laureati di tutti i percorsi di studio oggetto di indagine, i
laureati in Pianificazione Territoriale manifestano un livello di soddisfazione meno
elevato per quanto concerne l’effettiva capacità del proprio Corso di Laurea di
sostenere adeguatamente i propri iscritti al momento dell’ingresso nel mercato del
lavoro. In altri termini, se da un lato chi esce dal Corso di Laurea in Pianificazione
Territoriale esprime una valutazione piuttosto positiva rispetto ai contenuti appresi
durante l’università, non si mostra altrettanto convinto che gli studi svolti possano
concretizzarsi in un’occupazione coerente e, talvolta, neppure in un’occupazione
qualsiasi.
Tabella 6.7 – I giudizi espressi rispetto agli studi universitari svolti (Valori %. N=1.462)*
Il Corso di Laurea
utile per trovare
lavoro
Insufficiente
Discreto
Buono o ottimo
Non sa
Totale
N
Architettura
32,3%
47,4%
19,6%
0,7%
100,0%
1237
Corso di Laurea
Disegno
industriale
26,9%
46,2%
25,3%
1,6%
100,0%
182
Pianificazione
Territoriale
41,9%
46,5%
11,6%
100,0%
43
Totale
31,9%
47,2%
20,1%
0,8%
100,0%
1462
111
La valutazione è espressa mediante l’assegnazione di un voto da 1 a 10 ad una batteria di quattro
affermazioni relative all’efficacia del Corso di Laurea.
119
Gli studi possono
concretizzarsi in
occupazione coerente
Insufficiente
Discreto
Buono o ottimo
Non sa
Totale
N
Le cose apprese
sono utili per il mio
lavoro
Insufficiente
Discreto
Buono o ottimo
Non sa
Totale
N
Architettura
26,8%
49,0%
23,5%
0,6%
100,0%
1237
Architettura
25,5%
51,1%
23,2%
0,2%
100,0%
1237
Corso di Laurea
Disegno
industriale
24,7%
47,3%
25,8%
2,2%
100,0%
182
Corso di Laurea
Disegno
industriale
15,9%
44,0%
40,1%
100,0%
182
Pianificazione
Territoriale
34,9%
51,2%
14,0%
100,0%
43
Pianificazione
Territoriale
25,6%
34,9%
39,5%
100,0%
43
L’Università mi ha
Corso di Laurea
dato strumenti per
Disegno
Pianificazione
capire e affrontare
Architettura
industriale
Territoriale
problemi
Insufficiente
33,6%
29,7%
34,9%
Discreto
42,9%
42,3%
41,9%
Buono o ottimo
22,3%
28,0%
23,3%
Non sa
1,1%
Totale
100,0%
100,0%
100,0%
N
1237
182
43
* Insufficiente = fino a 5; Discreto = 6 e 7; Buono o ottimo = da 8 a 10.
Totale
26,8%
48,8%
23,5%
0,8%
100,0%
1462
Totale
24,4%
49,7%
25,8%
0,1%
100,0%
1462
Totale
33,2%
42,8%
23,1%
1,0%
100,0%
1462
Il giudizio complessivamente positivo espresso nei confronti della preparazione
fornita dall’università e dell’efficacia del Corso di Laurea rispetto all’inserimento
lavorativo si traduce, in generale, in una ipotetica disponibilità a ripetere le scelte
formative del passato, che interessa sia i laureati in Architettura, sia i laureati in
Disegno Industriale: rispettivamente il 75,8% dei primi ed il 70,9% dei secondi, se
dovesse scegliere oggi, si iscriverebbe di nuovo allo stesso Corso di Laurea.
Probabilmente proprio la percezione di una scarsa efficacia del Corso di Laurea in
termini di sbocchi occupazionali pesa, invece, sulle valutazioni dei laureati in
Pianificazione Territoriale: soltanto poco più della metà, il 53,5%, qualora potesse
scegliere una seconda volta, non ripeterebbe di nuovo lo stesso percorso
universitario.
120
Grafico 6.6 – Si iscriverebbero di nuovo allo stesso Corso di Laurea? (Valori %. N=1.462)
80,0
75,8
74,6
70,9
70,0
60,0
53,5
50,0
46,5
40,0
29,1
30,0
24,2
25,4
20,0
10,0
0,0
Si iscriverebbe
Architettura
Non si iscriverebbe
Disegno Industriale
Pianificazione Territoriale
Totale
Infine...
Da
ultimo,
sembra
opportuno
introdurre
una
breve
riflessione
relativa
al
condizionamento esercitato dalle performance raggiunte nel corso degli studi
universitari sulle caratteristiche dell’occupazione. Utilizzando come proxy del
successo universitario la votazione di laurea emerge, infatti, che un buon
rendimento negli studi può esercitare un’influenza positiva sulle successive
esperienze professionali, favorendo l’inserimento in un’occupazione coerente.
Se si assume come soglia per le votazioni di laurea basse quella dei 90/100, appare
subito evidente la correlazione positiva tra voto di laurea e coerenza dell’impiego
con gli studi svolti, almeno per quanto concerne i laureati in Architettura e in
Disegno Industriale.
Tabella 6.8 – La coerenza dell’attuale lavoro con gli studi universitari per voto di laurea
(Valori %. N=1.412)
Architettura
Fino a 90
Oltre 90
Totale
Attuale lavoro coerente con gli
studi?
Solo in
Sì
No
parte
70,9%
17,0%
12,1%
81,9%
11,3%
6,9%
77,6%
13,5%
8,9%
Disegno
industriale
Fino a 90
Oltre 90
Totale
49,0%
69,8%
64,0%
24,5%
20,2%
21,3%
26,5%
10,1%
14,6%
100,0%
100,0%
100,0%
49
129
178
Pianificazione
Territoriale
Fino a 90
Oltre 90
Totale
61,5%
62,1%
61,9%
30,8%
20,7%
23,8%
7,7%
17,2%
14,3%
100,0%
100,0%
100,0%
13
29
42
Corso di
Laurea
Voto di Laurea
Totale
N
100,0%
100,0%
100,0%
464
728
1192
121
Similmente, l’identità professionale sembra più forte fra i laureati in Architettura e
in Disegno Industriale che hanno ottenuto un buon successo al termine del proprio
percorso universitario, che più spesso degli altri si identificano pienamente nelle
definizioni di architetto e designer.
Tabella 6.9 – Si definirebbero architetto/designer/pianificatore? per voto di laurea (Valori %.
N=1.274)
Architettura
Fino a 90
Oltre 90
Totale
Si definirebbe
Arch/Designer/Pian.Terr?
Sì, in
Sì
No
parte
74,0%
18,6%
7,4%
83,0%
12,2%
4,7%
79,7%
14,6%
5,7%
Disegno
industriale
Fino a 90
Oltre 90
Totale
55,6%
61,2%
59,9%
25,0%
23,3%
23,7%
19,4%
15,5%
16,4%
100,0%
100,0%
100,0%
36
116
152
Pianificazione
Territoriale
Fino a 90
Oltre 90
Totale
75,0%
58,3%
63,9%
8,3%
33,3%
25,0%
16,7%
8,3%
11,1%
100,0%
100,0%
100,0%
12
24
36
Corso di Laurea
Voto di Laurea
Totale
N
100,0%
100,0%
100,0%
408
678
1086
Tabella 6.10 – Formazione necessaria per l’attuale lavoro per voto di laurea (Valori %.
N=1.274)
Corso di
Laurea
Architettura
Disegno
industriale
Pianificazione
Territoriale
Voto di
Laurea
Fino a 90
Oltre 90
Totale
Fino a 90
Oltre 90
Totale
Fino a 90
Oltre 90
Totale
Formazione necessaria per il lavoro
Una laurea di
EsclusivaUna
Non è
una specifica
mente il
laurea
necessaria
area
mio tipo di
qualsiasi
la laurea
disciplinare
laurea
6,4%
13,2%
68,4%
12,0%
4,7%
10,5%
78,2%
6,6%
5,3%
11,5%
74,5%
8,7%
5,6%
25,0%
55,6%
13,9%
4,3%
19,8%
62,9%
12,9%
4,6%
21,1%
61,2%
13,2%
33,3%
41,7%
25,0%
29,2%
70,8%
30,6%
61,1%
8,3%
Totale
N
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
408
678
1086
36
116
152
12
24
36
Per tutti i laureati, infine, al crescere della votazione di laurea cresce il livello di
specializzazione dell’occupazione svolta, o almeno la consapevolezza in merito. Chi
esce dall’università con un voto migliore, infatti, si presenta sul mercato del lavoro
con un profilo più forte e, con buona probabilità, ottiene occupazioni più qualificate
e più coerenti con gli studi svolti. I laureati in Architettura, Disegno Industriale e
Pianificazione Territoriale usciti dal Politecnico di Milano con un voto inferiore o al
massimo pari a 90 più spesso degli altri ritengono che per poter accedere
all’occupazione svolta non sarebbe neppure necessaria la laurea, mentre risultano
meno convinti della necessità esclusiva del proprio tipo di laurea per le mansioni
richieste dal proprio impiego.
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