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PRONTI A PRENDERCI LA RIVINCITA
Anno I - Numero 53 - Sabato 8 dicembre 2012 Direttore: Francesco Storace Roma, via Filippo Corridoni n. 23 A casa i marò o a casa Terzi Per parlare dei nostri militari sequestrati da nove mesi in India, il titolare della Farnesina non sceglie la televisione o un quotidiano a grande tiratura, ma il giornale on line di sinistra “Linkiesta”. Però si trincera dietro le solite banalità di circostanza. (Gianni Fraschetti a pag. 4) PER LA DESTRA POSSONO APRIRSI PROSPETTIVE DAVVERO NUOVE Ambizioni PRONTI A PRENDERCI LA RIVINCITA CON LA FINE DEL GOVERNO DELLE BANCHE Domani la manifestazione di Roma: tutti al teatro Olimpico di Francesco Storace omani mattina ci vedremo al teatro Olimpico di Roma. Saremo in tanti e lo riempiremo. Soprattutto saremo felici di ritrovarci perché tocchiamo con mano un clima politico nuovo, c'è aria di rivincita, cinque anni di esilio parlamentare li abbiamo trascorsi con grande dignità, giorno dopo giorno, alternando gioia ed amarezza, ma senza mai perdere la nostra fierezza e la nostra fede. Ormai il governo Monti - contro il quale abbiamo manifestato a piu' riprese il nostro forte dissenso - ha concluso la sua esperienza. Lo ha detto solennemente il segretario del Pdl, Alfano, nel suo discorso di ieri alla Camera. Ne prendiamo atto volentieri, perche' non se ne poteva piu' dei tecnici tassassini. D Da ieri sappiamo che nel nostro orizzonte non c'e' piu' il governo delle banche; ma dovrà deciderlo il popolo. Se la legge elettorale non contempla le preferenze, lascia pero' ai cittadini il diritto di decidere chi governerà nei prossimi anni. La restaurazione centrista non ha spazio col maggioritario, e la prova sono le difficoltà in cui si trovano Pierferdinando Casini e Gianfranco Fini. Ben trent'anni di attività parlamentare rischiano di finire malamente perché persino Montezemolo non li vuole piu' in mezzo ai piedi. Se matureranno le condizioni politiche e programmatiche, La Destra si prepara a tornare in Parlamento per parlare con chiarezza il linguaggio della sovranità. Saremo leali con il popolo, la nostra passione sara' benzina per il motore delle nostre idee, contamineremo un popolo intero che intendiamo chiamare al riscatto sociale, diremo all'Europa che la moneta non puo' rendere sudditi i cittadini. Ho visto motivatissimi i diri- genti dell'ufficio politico del partito nella riunione di ieri. A tutti ho raccomandato di moltiplicare gli sforzi a partire dalla manifestazione di domenica. La Destra puo' rappresentare una delle sorprese positive della prossima campagna elettorale. Sono lontani i tempi in cui chi aveva militato al nostro fianco per decenni ci guardava con commiserazione per aver privilegiato la coerenza alla poltrona. Ora sono altri a piangere sul latte versato. Noi, senza alcun rancore, ma con grande orgoglio, conosciamo la meta e la raggiungeremo. Chi sceglieremo come alleato, sa già che siamo persone serie come lo sa ogni buon italiano. Dal Parlamento faremo noi rinascere la nuova, grande e giovane destra italiana. E' il nostro dovere e dobbiamo assolutamente provarci. A tutti dico che non e' il momento di cincischiare con le alleanze. A me l'idea di vedere Bersani e Vendola al governo dell'Italia non piace affatto e credo che nella stessa condizione siano la maggioranza dei nostri connazionale. Se toccherà a me l'onore, tenterò anche di evitare che la sinistra conquisti la regione Lazio prima delle elezioni politiche. Ma, per carità, non rinunciamo ad andare a prendere i voti casa per casa solo per un candidato che non ci piace o perché ne preferivamo un altro. Non siamo una destra choosy, schizzinosa; ambiamo ad essere la destra nazionale, sociale e popolare di questo Paese. Per realizzarla, dobbiamo esserci. Ora e' il tempo. STESSO GIORNO DI NASCITA PER BERLUSCONI E BERSANI: SOLO UN CASO? XXXXX XXXXXXXX Quel 29 settembre nel destino di Igor Traboni hissà cosa frullava in testa a Mogol e Battisti nel 1967 quando scrissero “29 settembre”. Di certo, sia a Giulio Rapetti in arte Mogol che al grande Lucio troppo presto scomparso, le doti divinatorie dei Maya – assai presunte ma oramai siamo alla leggenda metropolitana e ce la teniamo – facevano un baffo. Vai a sapere, infatti, che proprio il 29 settembre nascevano Silvio Berlusconi e Pier Luigi Bersani. Profetizzando anche noi, siamo pronti a scommettere che Mogol e Battisti non ne sapessero nulla: Silvio Berlusconi da Milano aveva 31 anni, iniziava la sua carriera da imprenditore edile ma tutto sommato era alle prime armi e cazzuole (sarebbe diventato Cavaliere del lavoro esattamente dieci anni dopo e Cavaliere e basta un quarto di secolo dopo). Pier Luigi Bersani da Bettola era sulle colline emiliane, sedicenne di buon appetito, comunque già reduce – alluvione del 1966 – dall’esperienza fiorentina con gli angeli del C (se volete facciamo previsioni anche per questo, ma poi non dite che è stato un giochetto da bambini indovinare). Tornando a Mogol e Battisti, chissà come cavolo avranno fatto ad ispirarsi ai due B. più famosi della storia contemporanea italiana (comunque meglio dei francesi, che al posto della mitica e bellissima BB si sono ritrovati la sola B della Bruni Carlà) anche nel verso centrale della canzone: “Guardavo il mondo che girava intorno a me”. Mentre per l’attacco della stessa magari potevano sbizzarrirsi un po’ di più, sostituendo il caffè con il palchetto di Nella foto l’Equipe 84 una nave da crociera o con la pompa di benzina del papà. Fatto fango. E una trentina d’anni dopo nel fango sta che, comunque vada, ci ritroveremo avrebbe gettato gli emiliani (è stato presidente premier uno nato il 29 settembre. Con non indimenticato di quella Regione) e via buona pace di Mogol, Battisti e dell’Equipe via anche gli italiani, con i ministeri dell’In84 che “29 settembre” portarono al successo. dustria e dello Sviluppo economico dei goE che giusto l’anno prima avevano cantato verni Prodi, giusto per tacere dell’eventuale “Bang bang”. Quella che pure faceva:”Eraimmediato futuro da presidente del Consiglio vamo due cowboy…” Crisi auto 1500 in meno alla Fiat in Polonia causa del forte calo dei volumi produttivi, Fiat auto Poland ha comunicato ai sindacati nel corso di un incontro svoltosi a Bielsko Biala che sarà necessario modificare l’organizzazione dello stabilimento. Anche il mercato polacco, infatti, evidenzia una flessione di oltre il 20 % rispetto al 2008 con i conseguenti riflessi negativi sulla vendita di vetture Fiat.La situazione determinerà una eccedenza di circa 1500 lavoratori per i quali l’azienda ha avviato le procedure per la riduzione del personale. A Politica Economia Lavoro Pomezia Milano Via vai al Quirinale dei leader dei partiti Tutti gli errori del Governo Monti Attuare l’art. 46 Corruzione: arrestato il capogruppo del Pd Crespi resta in carcere per un’inchiesta a tesi Salvatore Filippelli a pag. 2 Bruno Bral a pag. 3 della Costituzione Massimo Visconti a pag. 5 Giuseppe Sarra a pag. 7 Federico Colosimo a pag. 8 Da Passera a Frattini di Guido Paglia Tu chiamale se vuoi… ambizioni…”. Si possono riassumere così, parafrasando Lucio Battisti, i comportamenti di Corrado Passera e Franco Frattini nella giornata campale che ha visto l’inizio della fine del governo dei “tecnici” guidato da Mario Monti. L’ex-assistente di Carlo De Benedetti e attuale ministro dello Sviluppo Economico e l’ex-ministro degli Esteri hanno finalmente concluso i loro rispettivi giri su se stessi: da sinistra venivano e a sinistra si sono andati a riposizionare. Potenza della “inevitabile” vittoria della gioiosa macchina da guerra di Pierluigi Bersani. Il primo, era stato tra i più disponibili ed efficienti nell’assicurare l’aiuto di Banca Intesa San Paolo a Silvio Berlusconi nel salvataggio nazionalistico di Alitalia. Allora, il Cavaliere sembrava inarrestabile ed era meglio tenerselo buono per nuovi e più prestigiosi incarichi futuri. Poi, subito verso il centro, in direzione dei cattolici riuniti a Todi. Chiamato da Monti come “tecnico principe” per il nuovo governo, aveva accettato con entusiasmo, spinto dalla giovane e presenzialissima seconda moglie, ponendo una sola condizione: avere non un ministero, ma un superstraministero. Accontentato, gliene hanno dati cinque in un uno: Sviluppo Economico, Comunicazioni, Trasporti, Lavori Pubblici, Marina Mercantile. Per i primi sei mesi, è stato il grande protagonista mediatico, oscurando a volte lo stesso Monti. Si occupava di tutto e su tutto metteva bocca, anche a sproposito. Finchè una silenziosa rivolta di alcuni suoi colleghi ed un “avvertimento trasversale” fiscal-giudiziario, partito come al solito dal Palazzo di Giustizia di Milano, non l’ha indotto a darsi una calmata e a defilarsi un po’. Ma ieri l’altro, dopo aver annusato il vento di crisi e con ancora sul cellulare i messaggini affettuosi spediti a Bersani per la vittoria contro Renzi, ha fatto il gran salto. E ad Agorà (Rete Tre, naturalmente) ha colpito duro sul ritorno di Berlusconi (“se si torna indietro, non è un bene per l’Italia”). Per poi aggiungere, sobrio:”Se fossi premier, ecco cosa farei…”. Meno raffinato Frattini, soprannominato nel centro-destra “il rigurgito”: lui vuole “riciclarsi” ad ogni costo e punta ad uno dei due posti di Commissario Europeo, ricordando a Bersani che viene dalle file socialiste. Anche per lui la politica è passione. “ 2 Sabato 8 dicembre 2012 Attualità Il Pdl non è più disposto a sostenere un Governo che non ha mantenuto gli impegni su intercettazioni e responsabilità civile dei magistrati, ma ha solo spremuto i cittadini con tasse di ogni genere Alfano, conclusa l’esperienza Monti Il Segretario pronto a chiudere la legislatura senza strappi, quindi dopo l’approvazione delle legge di stabilità, ma attacca “gli errori dell’Esecutivo commessi per colpa del Pd”. Intanto Berlusconi serra le file per la prossima campagna elettorale. Il colloquio con Napolitano si è svolto in un clima gelido l segretario del Pdl Angelino Alfano, accompagnato dai capigruppo Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri, è stato il primo a salire ieri al Quirinale per essere ricevuto dal presidente Giorgio Napolitano. Al termine del colloquio, Alfano ha rilasciato una lunga dichiarazione che non abbisogna di ulteriori commenti: "Consideriamo conclusa l'esperienza di questo governo. Questo non ha nulla a che fare con la persona di Monti, con il suo servire le Istituzioni e con la sua lealtà nelle forze politiche e con noi in particolare. Ieri (l’altro ieri, ndr) non abbiamo votato la sfiducia al governo perché avremmo causato l'abisso dell'esercizio provvisorio. Vogliamo concludere ordinatamente questa legislatura senza strappi e senza mandare le istituzioni e il Paese allo scatafascio". La soluzione che sembra più probabile è che la crisi di Governo si aprirà dopo l’approvazione della legge di stabilità, perché altrimenti si procederà con l’esercizio provvisorio. Alfano ha poi insistito, tra le varie I mancanze di questo governo, sul tema della giustizia: "Il governo non ha avuto la forza di mantenere gli impegni presi sull'abuso delle intercettazioni e sulla responsabilità civile dei magistrati e vorremmo che il governo utilizzasse le ultime settimane per mantenere gli impegni. Sono stati compiuti alcuni errori e i principali glieli ha fatti compiere il Pd", ha quindi aggiunto Alfano, richiamando ad esempio la riforma del mercato del lavoro sulla quale il Partito democratico ha agito "sotto il diktat della Cgil a sua volta sotto il diktat della Fiom", ha chiosato Alfano. Nel pomeriggio di ieri si è poi tenuto un nuovo vertice in via del Plebiscito tra Silvio Berlusconi e lo stato maggiore del Pdl. All'incontro hanno partecipato il segretario Angelino Alfano, i capigruppo di Camera e Senato Gasparri e Cicchitto, l’ex ministro Renato Brunetta, i coordinatori Bondi, La Russa e Verdini, oltre a Paolo Bonaiuti e Gianni Letta. Elezioni e campagna elettorali sono stati i temi, secondo quanto si apprende, affrontati nel corso dell'in- contro presieduto dallo stesso Silvio Berlusconi. Nel frattempo Il Quirinale era diventato il crocevia di una serie di colloqui che, tirate le somme, ha portato davanti a Giorgio Napolitano sia i presidenti delle Camere sia i leader di quella che è stata la “strana maggioranza” di Monti, cioé Alfano, Bersani e Casini. Secondo indiscrezioni l’accoglienza riservata dal Colle alla delegazione del Pdl è stata gelida. In un clima da resa dei conti il Capo dello Stato ha rifiutato nuovamente l’ipotesi dell’election day. La concessione al massimo può riguardare l’accorpamento del voto di Lombardia e Molise con il Lazio che sarà la prima regione a recarsi alle urne, il 3 e 4 febbraio, mentre le elezioni politiche si terranno separatamente ed in data successiva. Così Berlusconi ha riunito i suoi a Palazzo Grazioli per serrare le fila e per chiamare a raccolta le truppe in vista della battaglia elettorale. I risvolti politici del ritorno del Cavaliere iniziano a farsi sentire, primo fra tutti il Pdl di nuovo compatto. I.T. Il Colle avvia le consultazioni anche se ancora in via informale. Il Premier non pensa al passo indietro Via vai dal Quirinale Il ritorno del Cavaliere rilancia l’alleanza tra Casini e Bersani. Tentano di salire sul carrozzone anche Fini e Montezemolo, si profila uno scontro tra montiani ed il fronte opposto l Quirinale ha dato il via alle consultazioni. In mattinata è stata la volta dei rappresentanti del Pdl, mentre nel pomeriggio sono saliti al Colle i rappresentanti di Pd, Udc ed il Presidente della Camera. Ieri è stata aperta ufficialmente la crisi di Governo, con Monti che non ci pensa proprio a mollare l’osso. Sintomatico anche il calendario delle convocazioni: da un lato il Pdl dall’altro la scarna maggioranza rimasta attaccata alla poltrona. Infatti con la discesa in campo del Cavaliere, si riavvicinano Bersani e Casini. I due leaders si sono incontrati in modo informale, prima di andare a colloquio da Napolitano. Un vero e proprio vertice, nel pieno della crisi di fatto, lontano da occhi e orecchie indiscrete. Un riserbo direttamente proporzionale all’importanza delle decisioni da prendere. Ma più di ogni indiscrezione I vale l’immagine di Bersani e Casini che entrano a braccetto in Aula, mentre parlottano in modo fitto. Il Pd e l’Udc hanno tenuto un atteggiamento di sponda rispetto alla crisi virtualmente aperta dal centrodestra. Un atteggiamento però, molto preoccupato, quello dei capi dei partiti che continuano ad assicurare la maggioranza a Monti. Puntano il dito contro il Pdl che ci sta ripensando. “Irresponsabili”, l’accusa di Bersani, “abbiate un sussulto di dignità” l’esortazione al veleno di Casini. In entrambe i casi gli interventi pronunciati alla Camera sono a sostegno di Monti e pesantemente critici nei confronti dell’operato pidiellino. Ma il dato di fatto è che “Berlusconi è tornato – scandisce Casini – altro che unità dei moderati”. Il ritorno del Cavaliere quindi rende impossibile, secondo il lea- der centrista, anche solo intavolare un discorso con il Pdl. Suona la carica dei montiani anche Fini che prende atto della situazione: “Cicchitto ha certificato che il governo è politicamente finito. Meglio non prolungare l’agonia”. Dello stesso avviso Montezemolo il promotore della Lista pro Monti che dichiara “Il momento è molto delicato, ma c’è qualcuno che non se ne rende conto, non capisce che così aumenta il distacco dalla politica”. La posizione dei centristi è chiara, il sostegno indiscriminato a Monti. Una posizione comune con il partito di Bersani. E infatti tra le fila degli scudocrociati c’è già chi spinge per un’alleanza onnicomprensiva di centro-sinistra. Lo scontro in corso è quindi tra montiani e anti-montiani. Il Pd, infatti, continua a sostenere Monti e punta il dito contro Berlusconi. Nell’in- certezza, prodotta dallo sconvolgimento degli eventi e per gli sviluppi della crisi, si affida totalmente a Napolitano. Una posizione di rimessa quella di Bersani che dice: ”ormai è tutto nelle mani del capo dello Stato”. Poi prende coraggio e avverte i contendenti: “il Pd non ha certo paura delle elezioni, ma non giochiamo allo sfascio del Paese”. L’analisi dei democratici è che la legislatura ormai è agli sgoccioli, se non del tutto finita. Più che farla continuare, in queste condizioni, meglio cominciare a pensare alla data delle elezioni. Anche se nei capannelli del Transatlantico fa capolino l’ipotesi di un eventuale Monti bis, “ma sia chiaro, in quel caso si tratterebbe non più di un governo tecnico ma politico con una maggioranza formata da Pd, Udc e transfughi del Pdl”. Ben consci però che continuare a so- stenere Monti mentre gran parte del Paese vorrebbe che la persecuzione messa in atto dai tecnici finisse, potrebbe rivelarsi un arma a doppio taglio. Precisa, quindi, il deputato Pd Antonello Giacomelli fedelissimo di Franceschini, “e che diamine, se ci tocca continuare a sostenere Monti, almeno incassiamo qualcosa”. Salvatore Filippelli 3 Sabato 8 dicembre 2012 Attualità Dobbiamo promuovere o bocciare la politica economica del “bocconiano”? Gli italiani stanno meglio dopo più di dodici mesi dal suo insediamento o gli indicatori economici sono peggiorati? Facciamo un esame al Professore Governo Monti: un anno inutile Solo la promessa del rigore è stata perseguita, ma con accanimento, ad iniziare dalla casa che adesso ha la tassazione più alta d’Europa di Bruno Bral iceva Maurice Talleyrand: “La reputazione di un uomo è come la sua ombra: gigantesca quando lo precede, di proporzioni minuscole quando lo segue”. Quando nel novembre del 2011 Berlusconi, con una maggioranza parlamentare molto risicata, ed uno “spread imbizzarrito”, decise di dimettersi, tutti tirarono un sospiro di sollievo. Si era certi che, chi l’avrebbe sostituito, avrebbe rimesso in rotta la nave “Italia” ed impedito che facesse la fine del Titanic. Quando poi il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, indicò in Monti la panacea di tutti i mali italiani, orde di giornalisti, politici, economisti ed esponenti del mondo della finanza, si espressero con toni entusiastici su tale “avveduta” scelta. “Basta con i politici!”. “Vogliamo i tecnici! Persone competenti e titolate che gestiscano i problemi economici e finanziari dell’Italia in maniera scientifica!”. E Monti aveva tutti i requisiti per soddisfare questa sete di competenze. Un curriculum perfetto. Laureato in economia a soli 22 anni alla Bocconi di Milano, si specializzò all’Università di Yale (Stati Uniti) sotto la guida dell’esimio professore James Tobin (si, guarda caso proprio quello della Tobin Tax!) . Cominciò poi nel 1969 una brillante carriera di docente universitario che lo D porterà, nel giro di qualche anno, a diventare prima Rettore e poi Presidente della Bocconi. In parallelo, assunse incarichi amministrativi di rilievo in commissioni governative e parlamentari e venne designato membro dei consigli di amministrazione di Fiat e della Banca Commerciale Italiana. Divenne Commissario Europeo sotto il Governo Berlusconi e venne confermato in tale prestigiosa carica anche dal Governo Prodi. Ci troviamo quindi in presenza di un personaggio poliedrico, con forti conoscenze di economia, e con una grande esperienza amministrativa sia nel privato, che nel pubblico. Importanti, anche se lui spesso tende a minimizzarle (e possiamo intuirne le ragioni), sono le presenze che ha avuto in gruppi di potere trasversali, come la Commissione Trilaterale ed il misterioso Gruppo Bilderberg, nonché la sua posizione di advisor nella Goldman Sachs. Indubbiamente, la stima di cui godeva a livello internazionale e le grandi attese legate alla sua elezione a Capo del Governo, sono servite, almeno inizialmente, a quietare i mercati internazionali ed a far scendere il tanto “odiato” spread. Ancor oggi ricordiamo il discorso del suo insediamento a Palazzo Chigi dove promise “ rigore, crescita ed equità”. Adesso, a distanza di più di un anno, mi sembra giusto trarre i primi consuntivi dell’opera di Monti. E’ stato di parola? L’Ita- lia sta meglio o sta peggio dal momento del suo insediamento? IMU e ICI - Sicuramente la promessa del rigore è stata perseguita con accanimento: si è introdotta una patrimoniale sui beni immobili chiamata IMU, che è andata a colpire anche le prime case con aliquote molto maggiori rispetto alla vecchia ICI. L’associazione costruttori ha reso noto che sulla casa ormai l’Italia ha la più alta tassazione d’Europa. Ciò ha depresso anche il settore delle compravendite che ha subito, quest’anno, un crollo di più del 24% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Non poteva mancare anche una corrispondente patrimoniale mobiliare (anche se è stata chiamata diversamente): al di sopra dei 5.000 euro sui c/c ed altri strumenti finanziari viene prelevato l’1 per mille per quest’anno, che diventeranno l’1,5 per mille nel 2013. Si sono poi aumentate aliquote e diminuite detrazioni e deduzioni fiscali. Insomma, per farla breve, la pressione fiscale in Italia è aumentata di oltre 3 punti percentuali (dal 51,6% al 55%) facendo raggiungere al nostro Paese il triste primato della più alta tassazione al Mondo! Ad un aumento delle tasse, si è accompagnata una politica di tagli drastici alle pensioni ed alla sanità. Si sta smantellando a poco a poco il welfare costruito in generazioni. Sono rimaste indelebili nella memoria degli italiani le lacrime (per alcuni di coc- codrillo) del Ministro Fornero all’annuncio della riduzione delle pensioni medio- basse. Personalmente l’ho giudicato il momento più avvilente del Governo Monti, insieme a quello, ancora più increscioso e vergognoso, del taglio di fondi ai malati di SLA. Tali politiche recessive hanno inciso, in un contesto già di grave crisi economica internazionale, su disoccupazione e consumi. La disoccupazione è salita dall’8,4% al 10,6% (ci riferiamo sempre al periodo che va dal novembre 2011 al novembre 2012). da Monti e la storia c’insegna che, senza crescita economica, non sarà possibile neanche mettere a posto il debito. Alcuni membri del Governo Monti hanno sottolineato che la crescita seguirà tempi di lungo periodo, ma, a parte il fatto che, come diceva il famoso economista John Maynard Keynes “nel lungo periodo saremo tutti morti”, c’è anche da sottolineare che, se vuoi costruire una casa, è importante avere basi solide e, se in un Paese tagli i finanziamenti alla scuola, alla ri- cerca, ed alla cultura in genere, sarà poi difficile sperare, in un mondo globalizzato ed altamente competitivo, di superare la concorrenza di Paesi che hanno fatto della conoscenza il loro punto di forza. Ma la promessa che Monti ha completamente disatteso è stata certamente quella relativa all’equità. Si sono tagliate le pensioni minime, ma non si sono toccate quelle da 5000 euro ed oltre; si sono aumentate le tasse a dipendenti e piccoli imprenditori, ma non si sono eliminati gli enormi sprechi della politica; IMU anche sulle prime case, ma si sono esentate fondazioni, banche ed (in parte) immobili della Chiesa. E potrei continuare a lungo! E sono certo che, il disagio del Popolo, non è solo frutto dei sacrifici che sta facendo, ma è anche (e direi soprattutto) dovuto al fatto che questi sacrifici non sono stati estesi a chi potrebbe permetterseli di più. Quando manca l’equità si accentuano i disagi sociali ed aumenta il malcontento. E questo Monti doveva evitarlo! C’è un unico indicatore a suo favore. Neanche a dirlo: è il famoso spread di cui abbiamo parlato all’inizio dell’articolo! In effetti, ad oggi, è sceso di molto. Sono miliardi di euro che si risparmieranno, e che speriamo Monti indirizzerà verso lo sviluppo tanto atteso o verso una diminuzione del carico fiscale. Diceva Friedrich Nietzsche: “ bisogna avere buona memoria per mantenere le promesse”. Che Monti soffra di improvvise amnesie? RAPPORTO CENSIS Consumi crollati - Dato reso ancora più grave dal fatto che si concentra soprattutto nelle fasce di età più giovani. I consumi stanno seguendo un ritmo continuo di contrazione, si è passati da + 0,1% a 3,4%! Ed è un trend che non tende ad arrestarsi. E’ aumentata l’inflazione dal 2,7% al 3,6% e, fatto ancora più grave, sono aumentati in misura maggiore i prezzi dei beni di prima necessità, primi tra tutti quelli alimentari. Si sperava che, aumentando le tasse e diminuendo alcune spese della pubblica amministrazione, si riuscisse almeno a mettere i conti pubblici a posto. Invece, al calo del PIL si è contrapposto un aumento del debito pubblico, sia in termini assoluti, da 1905 a 1982 miliardi di euro, sia in rapporto allo stesso PIL, dal 120,7% al 126,5%. Non c’è che dire, di certo la promessa di crescita non è stata affatto perseguita Le famiglie vendono oro e preziosi per arrivare alla fine del mese ’Italia affronta un'autentica prova di sopravvivenza, stretta nella morsa della crisi. Lo dice l’ultimo Rapporto Censis. “Volge al termine - si legge nel rapporto - un anno segnato da una crisi cosi' grave da imporre l'assoluta centralita' del problema della sopravvivenza; una centralita' quotidianamente alimentata dalle preoccupazioni della classe di governo, dalle drammatizzazioni dei media, dalle inquietudini popolari. Dalla paura di non farcela e che non ha risparmiato alcun soggetto della societa': individuale o collettivo, economico o istituzionale". La fotografia del Paese nel 46° Rapporto Censis non lascia poi scampo ai dati della crisi economica: ben 2,5 milioni di famiglie, negli ultimi due anni, hanno venduto oro o altri oggetti preziosi per andare avanti; 300mila persone sono state invece costrette a cedere mobili ed opere d'arte, sempre per lo stesso motivo. Praticamente dimezzata la ricchezza delle famiglie, con un ricorso continuo ai risparmi messi da parte in tutta una vita (mediamente, ha calcolato un’altra recente indagine, anche 200 euro al mese attinti dai risparmi). Per tirare avanti si riscopre il pane fatto in casa, gli orti e le cooperative. E il 43% non ha dubbi: politica e corruzione hanno causato la crisi. L 4 Sabato 8 dicembre 2012 I due marò Riportiamoli a casa Focus Il presidente della Repubblica è anche il capo delle Forze Armate, ma su questa vicenda ha addirittura applicato la ferrea ed inspiegabile regola del silenzio Anche Giorgio Napolitano tace Eppure l’inquilino del Quirinale la sua opinione l’ha sempre detta apertamente anche quando era un esponente del partito comunista di Gianni Fraschetti due militari sono stati fatti sbarcare dalla nave e consegnati alle Autorità locali alla presenza di una nutrita ed autorevole rappresentanza diplomatica e militare italiana. Fra tutti il Console Generale a Mumbai Gianpaolo Cutillo e l’Addetto Militare presso l’Ambasciata italiana a Nuova Delhi, Contrammiraglio Franco Favre, che per quanto reso noto hanno preferito scegliere la strada del compromesso piuttosto che avvalersi delle prerogative garantite dal loro status di diplomatici. Risulta che non fosse invece presente l’Ambasciatore Giacomo Sanfelice di Monteforte, titolare delle garanzie concesse dall’immunità diplomatica, universalmente riconosciute nel rispetto della Convenzione di Vienna del 1961 sulle Convenzioni Diplomatiche. Forse la sua presenza avrebbe potuto conferire un tono di ufficialità più significativo e magari esercitare un’incisiva pressione sulle Autorità indiane a totale vantaggio dei nostri militari. Ma l’Ambasciatore Giacomo Sanfelice di Monteforte dove si trovava? Perchè per comprendere bene cosa è accaduto a bordo della Enrica Lexie dobbiamo ricostruire bene chi c’era e quando è arrivato e chi non c’era e non è arrivato proprio. Anche a questa domanda non è mai stata data risposta. La vicenda ormai la conosciamo tutti: due Marò Italiani Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, sono ancora in stato di prigionia in India. Arrestati perché durante il loro servizio di protezione di una petroliera Italiana, hanno difeso, secondo le regole internazionali d’ingaggio, la nave da un probabile assalto di pirati che infestano quelle acque e pur trovandosi in acque internazionali sono stati accusati di avere colpito ed ucciso due pescatori indiani a bordo di un peschereccio che con ogni probabilità si trovava da tutt’0altre parti. Nonostante il timido ed incerto balbettio del governo Italiano, i due marò non sono stati rilasciati e siamo ancora in attesa del pronunciamento della Corte Suprema indiana riguardo le richieste italiane. Qualche opinionista internazionale (ed anche nazionale) ha lanciato la provocazione I che se anziché italiani fossero stati soldati americani, francesi o inglesi, ma io aggiungo anche russi o australiani o addirittura polacchi o canadesi a quest’ora davanti a quel porto ci sarebbe già schierata una Squadra navale, i sistemi di alleanze sarebbero già attivi ed in allarme e l’India non si sognerebbe certo di commettere gli abusi che sta compiendo. A differenza dei nostri due Fucilieri, quei soldati di altre nazioni non si sentirebbero certo abbandonati dal loro Stato che li aveva mandati in quella missione e quindi, adesso, assolveva l’ineludibile obbligo di tutelarli. Oltretutto questa vicenda sta fornendo a migliaia di militari italiani impegnati all’estero la pessima impressione di farli sentire tranquillamente sacrificabili per ragioni di opportunità diplomatica. Il Ministro Terzi fin da subito ha dichiarato che : "senza i nostri esperti non ci sono garanzie; queste continue novità procedurali non sono un segnale positivo", conscio dunque del fatto che la giustizia indiana intendeva procedere senza la collaborazione ed la supervisione di esperti italiani. Cosa che ha poi puntualmente fatto. Ciononostante non vi è stata alcuna appezzabile reazione sia da parte sya che dal resto del nostro Governo ed il nostro Presidente Giorgio Napolitano, Capo delle forze Armate, ha addirittura applicato su questa vicenda la ferrea regola del silenzio. Vi è stata una prima lapidaria dichiarazione, pubblicata il 28 febbraio da ADN Kronos: "…Il capo dello Stato auspica una rapida e adeguata soluzione nel rispetto della giurisdizione che regola gli accadimenti in acque internazionali…", seguita da "…il cordialissimo saluto appoggio e sostegno del Presidente della Repubblica è stato rappresentato dal ministro degli Esteri Giulio Terzi di Santagata ai due militari italiani …” e da:"… Nella vicenda è intervenuto personalmente anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha affidato al ministro Terzi un messaggio personale per i due militari…". Il 4 Novembre infine vi è stato un assai vago cenno alla questione, e se mi sfugge qualcosa correggetemi. Eppure il Presidente della Repubblica, come sancisce l'articolo 87 della costituzione della Repubblica Italiana, "… ha il comando delle Forze Armate, presiede il Consiglio supremo di difesa costituito secondo la legge, dichiara lo stato di guerra deliberato dalle Camere…" ed in tale ruolo, derivante dalla sua caratterizzazione come "Capo dello Stato e rappresentante dell'unità nazionale", egli presiede il Consiglio supremo di difesa, organo di indirizzo generale per la difesa dello Stato, e si avvale di appositi consiglieri militari per le questioni inerenti alle forze armate. Insomma, non è che Napolitano sia istituzionalmente estraneo alla vicenda. Aveva ed ha titolo, eccome. L’uomo inoltre non è certo timido. È uno che la sua opinione l’ha sempre detta apertamente, anche quando era solo un esponente, neanche di primo piano, della opposizione comunista (quella del PCI per intenderci). Infatti, ed anche qui correggetemi se sbaglio, il nostro Presidente altri non è che lo stesso uomo che nel 1956, all'indomani dell’ingresso dei carri armati sovietici a Budapest, mentre Antonio Giolitti e altri dirigenti di primo piano, indignati, lasciavano il Pci, scrisse sull’Unità : “Le truppe della gloriosa Armata Rossa hanno invaso l’Ungheria per tacitare moti controrivoluzionari fomentati da agenti provocatori….”, dimostrando con ciò grande fermezza nel difendere un punto di vista abbastanza singolare. Ed anche qui se sbaglio correggetemi. Dunque Napolitano, noto anche per frasi sintetiche e lapidarie del tipo "…in Ungheria l'Urss porta la pace…" o “ oltre a mettere gli striscioni se hanno qualche idea la dicessero …”, quando ne ha voglia, ha fiato più che abbondante per esprimersi. Evidentemente parlare dei marò non gli piace proprio e gli viene un nodo alla gola, un groppo che gli inibisce la parola quando deve esprimersi chiaramente, da Presidente di tutti gli italiani e da capo delle Forze Armate, su una vicenda che ci sta umiliando tutti. Profondamente. Il Presidente della Repubblica quindi tace, quello del Consiglio pure ed i Ministri competenti anche e così non mandiamo una squadra navale davanti alle coste del Kerala. Figurarsi. Non vogliamo certo apparire aggressivi, noi siamo per la pace. Sempre e comunque. Una sorta di nazione hare krishna. Ma non è sempre così. Neanchè un pò. Qualche mese fa Berlusconi non aveva nessuna intenzione di fare la guerra alla Libia di Gheddafi, ma indovinate chi fu di ben diverso avviso? Ma proprio Napolitano che tanto strepitò e brigò che l'Italia scese in guerra. Cinque mesi dopo avere firmato un trattato di collaborazione con la Libia che soddisfaceva la maggior parte dei nostri bisogni energetici, nella notte del 20 marzo aggredimmo un paese amico bombardandolo. Il giorno dopo Napolitano precisò da par suo e rinverdendo i fasti ungheresi, che i bombardamenti non sono atti di guerra, perchè sono contemplati dalla Risoluzione 1973 delle Nazioni Unite. Già ma la Russia, la Cina e la Germania nonostante questa risoluzione non sono andati a bombardare proprio nessuno e non ci sono andati proprio perchè li hanno considerati atti di guerra. Proprio come quella dell’Ungheria fu l’invasione di una nazione sovrana. La differenza è che l'Italia c'è voluta andare perchè Napolitano ha voluto così. A tutti i costi. E così l’Italia ha partecipato alla guerra ed i nostri aerei sono andati a lanciare bombe e missili. Qualcosa di simile era già accaduto con la Serbia, ed anche allora era Presidente (del Consiglio però) un vecchio compagno di merende di Napolitano. D’Alema. Ed anche allora bombardammo ed uccidemmo persone che non c’avevano fatto nulla. Anche allora dovevamo compiacere qualcuno. La guerra della Nato in Libia fu tutta di raid aerei e logica vuole che questi non possono essere precisi per loro stessa definizione ed oggi possiamo dire con certezza che si è menata strage tra quei civili che nelle ipocrite intenzioni andavamo a proteggere: bambini, donne e uomini. Soggetti tanto cari alla retorica degli organi di informazione occidentali. In seguito Napolitano intervenendo all'Onu ha dichiarato che il mondo non poteva assistere senza reagire alla violenza che Gheddafi attuava sulla popolazione. Ma cosa era mai potuto succedere di tanto grave da fare intervenire la Nato contro un regime che CORSIVO Il ministro Terzi e le ragioni del diritto Secondo lui l’attenzione del Governo italiano è “costante”, ma non se ne è accorto nessuno C he personaggio il ministro Giulio Terzi di Sant’Agata etc. etc. Per dire finalmente due parole sui nostri marò sotto sequestro in India, non sceglie un telegiornale o qualche quotidiano a tiratura nazionale. No, troppo compromettente. I media più importanti lui li utilizza solo per pavoneggiarsi nel raccontare iniziative del chissenefrega. Per rassicurare l’inclita e il volgo sui poveri Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, basta il seguitissimo quotidiano on line (naturalmente sinistreggiante) “Linkiesta”. Per carità, non aspettatevi proclami baldanzosi o parole significative. Resta sempre sul banale spinto. Però qualcosina riescono a strappargliela al nostro coraggioso titolare della Farnesina. “Confidiamo che la Corte riconoscerà le ragioni del diritto. In caso contrario, intraprenderemo tutte le opportune iniziative sul piano bilaterale, europeo e multilaterale”. Ma il capolavoro è quando aggiunge che l’attenzione del Governo italiano “continua ad essere costante”. Strano, non se n’è accorto nessuno in questi nove mesi. G.P. durava dal 1969? Duemila miliardi di dollari racchiusi nelle banche occidentali e la possibilità di gestire i pozzi di petrolio direttamente, strappandoli all’ENI e dunque all’Italia, da parte delle compagnie petrolifere degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e della Francia, specialmente della Francia. Ecco cosa c’era di talmente urgente e grave e Napolitano, per assecondare questo capolavoro e realizzare il più clamoroso degli autogol, si è impegnato fino allo spasimo, facendo letteralmente strame della nostra Costituzione che non è per niente bombarola. Per i marò invece nulla, silenzio, nè una parola, nè e ci mancherebbe, una presa dura di posizione, perchè non solo sono sacrificabili in quanto soldati ma addirittura vale la regola inversa. Monti deve tutelare con gli indiani la Bocconi che si sta insediando a Mumbay, parecchi amici degli amici hanno qualche affaruzzo in corso e come se non bastasse c’è pure una storiaccia brutta di tangenti Finmeccanica, tanto per cambiare.. E dunque, in rapida sintesi, chissenefrega dei marò. Assistiamo impassibili alla violenza dei governi della penisola arabica nel più rispettoso silenzio perchè funzionali ai nostri interessi economici. Altro che libertà, altro che democrazia, si chiamano affari. In tutte le lingue del mon- do. Gli stessi affari che evidentemente ci impediscono di andare a liberare due soldati italiani fatti prigionieri in una maniera vergognosa. Adesso troviamo la Libia in pieno caos, gli attentati si susseguono come un filo rosso e la popolazione ha paura. Sotto il governo di Gheddafi non si viveva questo stato di tensione continua e quello che abbiamo lasciato a questi popoli è solo paura, violenza, sangue e morti. Oggi la Libia è destabilizzata, ha un governo non riconosciuto dalle bande tribali che si muovono in Cirenaica e Tripolitania e si sta trasformando rapidamente in una replica della Somalia. Una Somalia piazzata proprio di fronte alle nostre coste. Una delle ultime notizie, 5 novembre 2012, racconta di razzi sparati al centro di Tripoli con polizia ed esercito che non sono minimamente intervenuti e milizie contrapposte che si mitragliavano a vicenda. Adesso che abbiamo fatto la nostra stupida guerra e che abbiamo lasciato una situazione peggiore di quella precedente, rimettendoci anche il nostro petrolio, possiamo affermare senza timore di smentite che tutto ciò è stata imposto, in prima persona, dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Quello che non ha tempo, nè fiato, nè fermezza da sprecare per i nostri Fucilieri di Marina. 5 Sabato 8 dicembre 2012 Economia Il ruolo dei lavoratori dalla gestione all’utile dell’impresa: apriamo il confronto PARTECIPARE PER CRESCERE Attuare l’Articolo 46 della Costituzione Italiana. Modelli Europei a confronto di Massimo Visconti Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende”. Con queste parole, nella nostra Costituzione si riconosce pari dignità fra lavoro e Capitale. Purtroppo fra i tanti principi Costituzionali inattuati, l’articolo 46 rappresenta quello che più è stato ignorato, con diverse motivazioni, sia dal Parlamento che dai sindacati o dalle Imprese. Nonostante ci siano state, anche nell’ attuale Legislatura, varie iniziative parlamentari mirate ad introdurre nel sistema delle relazioni industriali la Partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili dell’impresa, è evidente che questo argomento sia considerato non di primaria importanza dalle forze politiche e sociali Italiane. Oggi, nonostante la partecipazione agli utili dell’impresa sia ormai presente nella maggior parte dei sistemi Legislativi dei Paesi europei e nonostante la Commissione europea abbia tentato più volte di promuovere una adesione più convinta di questo strumento da parte degli Stati membri, la “partecipazione” rimane resta uno strumento poco utilizzato soprattutto in Italia. Un tentativo di attuare un modello partecipativo,da parte di sindacati e imprese, fu quello relativo al famoso “Testo Unico Zanussi” che, istituzionalizzando il concetto contrattualmente, disegnò un tipo di partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori nell’impresa il quale, nei principi, mirava al riconoscimento delle relazioni industriali quale leva importante per gli obiettivi di risanamento e sviluppo di un gruppo industriale In Europa, di particolare interesse, ci fu il progetto SE ( Società Europea), un nuovo tipo di Società per azioni, a carattere facoltativo con lo scopo di dare alle imprese con sedi in diversi Paesi europei la possibilità di adottare uno statuto unico. Questo progetto si è ripetutamente bloccato proprio sulla questione relativa alla presenza di rappresentanti dei lavoratori nel consiglio di amministrazione o di sorveglianza della società. In Italia, la politica della bilateralità che, per esempio, gestisce l’attività di forma- “ zione continua nei vari settori produttivi, ha portato alla costituzione di Organismi bilaterali paritetici, tra rappresentanti dei sindacati dei lavoratori e rappresentanti delle Organizzazioni datoriali. Nonostante ciò la Partecipazione all’organizzazione e alla gestione e agli utili dell’Impresa rimane tuttavia un dato marginale delle relazioni Industriali mentre in Europa esistono realtà in cui il lavoro e il capitale sono strumenti paritari utili alla crescita e allo sviluppo sociale ed economico del Paese e di ogni singola Impresa. Pur nella disomogeneità dei sistemi,per quanto attiene forme partecipative sul lavoro all'interno della Unione Europea vogliamo proporre, sinteticamente, alcuni esempi dove la Partecipazione viene sostenuta e praticata. SVEZIA Il “modello Svedese” rimane un punto di riferimento per quel che riguarda un sistema complessivo di relazioni industriali di tipo partecipativo. Risale infatti al 1938 il c.d. “accordo Saltsjöbaden” che istaurò un sistema di relazioni di tipo partecipativo nel quale, attraverso uno “storico compromesso”, il sindacato accettò il principio capitalistico secondo cui il management “ha il diritto di gestire e dirigere l’azienda”. In questo Paese,però, il sindacato, unitario e fortemente centralizzato, attua la partecipazione, a livello societario, in quanto ha il diritto di nominare due membri permanenti del consiglio di azienda, senza per questo venir meno alla funzione contrattuale. La legge regola l’attività negoziale tra datore di lavoro e organizzazioni sindacali in ordine al’organizzazione del lavoro, la determinazione del bilancio, la dismissione di attività e tutto ciò che interessa le relazioni tra dipendenti e azienda. Se non si raggiunge un accordo l’azienda è libera di decidere autonomamente ma non lo può fare prima che la negoziazione sia terminata. Vi è poi la possibilità dei dipendenti di avere una partecipazione finanziaria mediante l’istituzioni di fondi collettivi a livello nazionale e/o settoriale. GRAN BRETAGNA In Inghilterra, si stima che siano circa 5.000 le società coinvolte nel processo partecipativo dei dipendenti e che gli stessi dipendenti interessati siano circa 3,5 milioni Negli anni 80 per depotenziare il ruolo delle organiz- presentanti dei Consigli di sorveglianza (compresi i membri del sindacato), l’assemblea degli azionisti elegge l’altra metà e il presidente, il cui voto ha valore doppio, in caso di parità. Negli ultimi 10 anni, con maggior impulso nel settore metalmeccanico, la Coogestione Tedesca ha risollevato le sorti di aziende che sembravano prossime al fallimento trasformandole in aziende competitive sul piano mondiale e producendo utili di esercizio che hanno aumentato notevolmente i redditi dei lavoratori dipendenti. zazioni sindacali i Governi Conservatori hanno usato la leva fiscale sminuendo la funzione del sindacato e rafforzando la personalizzazione della relazione retributiva tra azienda e dipendente ovvero individualizzando i rapporti di lavoro a scapito della capacità negoziale dei sindacati. Quindi lo sviluppo “dell’ azionariato sociale” fra i dipendenti ha più che altro connotazioni finanziarie e individuali e tralascia il coinvolgimento dei lavoratori nella gestione dell’impresa. Inoltre il ruolo marginale del sindacato si evidenzia anche con il fatto che i piani di azionariato dei dipendenti sono frutto di scelte di management senza che il sindacato sia minimamente coinvolto. Questo comporta che i dipendenti/azionisti rivestono la figura di semplici azionisti di minoranza senza entrare nell’organizzazione del lavoro. FRANCIA In Francia la partecipazione alla gestione o meglio alle decisioni, benchè prevista nel preambolo della Costituzione, è stata finora trascurata rispetto alla partecipazione “vera” e ai risultati dell’impresa. La presenza dei lavoratori negli organi delle società di capitali è esistita in forma embrionale, quale presenza di rappresentanti del Comitato d’impresa alle sedute del Consiglio di Amministrazione o di Sorveglianza comunque prive di potere deliberativo. Nello specifico, per la Partecipazione, il codice del lavoro prevede che una parte degli utili realizzati dall’impresa sia destinata a finanziare una “résérve spèciale de participation” il cui ammontare viene quindi distribuito fra tutti i lavoratori indistintamente. Le somme da imputare a “résérve” vengono determinate secondo una formula che tiene conto anche del valore aggiunto apportato dalla collettività dei lavoratori. Le somme ripartite però rimangono temporaneamente indisponibili (in genere per un periodo di cinque anni) e possono essere impiegate solamente secondo una delle formule espressamente previste per legge sulla base di quanto stabilito in ogni azienda dall’accordo di compartecipazione: A paragone con l’ordinamento italiano la compartecipazione si può paragonare al trattamento di fine rapporto. Almeno tre aspetti, però, distinguono però i due istituti: 1) le somme non sono accantonate in misura fissa, ma variabile, in proporzione agli utili maturati; 2) il vincolo di indisponibilità è di assai più breve durata e maggiori sono le ipotesi in cui è consentita la corresponsione anticipata (matrimonio, nascita o adozione di un figlio, divorzio con affidamento della prole, invalidità o morte, interruzione del rapporto di lavoro, acquisto o ingrandimento della abitazione principale); 3) è possibile l’impiego in forma azionaria delle somme, sia per il tramite dei cosiddetti “investitori istituzionali”, ma anche mediante l’acquisto (o la sottoscrizione) di azioni della stessa società datrice. GERMANIA E’ il paese Europeo dove più forte che altrove è l'esperienza partecipativa, essendo anche tutto il sistema fondato su relazioni industriali più solidaristiche, l'organizzazione sindacale è presente sia nei consigli di unità produttiva che in quelli di sorveglianza. In Germania quasi il 40% delle aziende non aderisce ad alcun accordo collettivo. La “Cogestione” tedesca (Mitbestimmung, sistema di amministrazione e controllo c.d. dualistico, disciplinato per la maggior parte delle società per azioni tedesche da una legge del 1976), si basa sulla corresponsabilità fra dirigenti e rappresentanti dei dipendenti ed è attuata attraverso il libero accesso alle informazioni. In praticala Cogestione si basa sulla trasparenza e sulla condivisione delle responsabilità per non rischiare l’instabilità dell’azienda. La gestione delle imprese tedesche è affidata a due organi: un Consiglio di gestione esecutivo (Vorstand) che si occupa degli affari correnti e un Consiglio di sorveglianza (Aufsichtsrat) che ha la funzione di deliberare le linee strategiche e di ratificare i conti aziendali. I lavoratori eleggono la metà dei rap- CONCLUSIONI Da questa analisi, sintetica, di alcuni modelli Europei si evince come una qualsiasi forma di Partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’Impresa, con modelli ovviamente non trasferibili, possa essere un elemento positivo sia per la vita delle aziende che per lo sviluppo economico e sociale di un Paese. In Italia, purtroppo, ancora non esiste una vera cultura della Partecipazione a tutti i livelli, da quello politico a quello sociale mentre la partecipazione alla gestione e agli utili dell’Impresa, alla stregua del lavoro, dello studio, della salute, della giustizia, della libertà di espressione è un diritto che la Costituzione Italiana vorrebbe fosse esercitato dai cittadini Italiani. Quindi se l’Italia vuole uscire dalla crisi industriale, economica e sociale in cui si trova, non può che attuare l’articolo 46 della Carta Costituzionale. Il problema è sociale e politico ma soprattutto culturale. L’ Europa si è liberata, politicamente ma non ancora culturalmente, dal Marxismo e non può essere, altresì, stritolata da un liberismo che ha come obiettivo primario solo il profitto e che sta impoverendo giorno dopo giorno i popoli e facendo arricchire gli speculatori e le banche. Da queste pagine rivendichiamo l’Onere e l’Onore di portare avanti una battaglia Ideale che fece della Partecipazione dei lavoratori agli utili dell’azienda la vera “Rivoluzione Sociale” del 900 e che la Destra, ricordando il grande Ivo Laghi, volle rilanciare nel convegno del Luglio scorso utilizzando proprio le parole del grande Sindacalista: “La Partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’impresa nel terzo millennio seppellirà il marxismo e il liberismo”. Dipende tutto da noi e da chi ci rappresenterà in Parlamento. 6 Sabato 8 dicembre 2012 Italia Il Lazio si conferma “cavia” per il modello sanitario programmato da Monti DA ROMA E DAL LAZIO Senza cura Ospedali nel baratro, è guerra sulla salute Gli storici nosocomi della Capitale rischiano apertamente la chiusura: fiato sospeso e proteste nel decreto a firma di Bondi di Ugo Cataluddi a scure del commissario “ammazza Sanità” Enrico Bondi è pronta ad abbattersi sul Lazio. Il decreto pronto per essere firmato prevede tagli di ogni tipo: al personale, ai posti letto, ad interi reparti se non proprio chiusure definitive di alcune strutture ospedaliere. In un contesto come quello attuale in cui la sanità laziale è una delle più disastrate del paese, con i pazienti che affollano i corridoi degli ospedali a causa del sovraffollamento e con i servizi sempre più scadenti, il piano di risanamento del commissario prevede un ulteriore taglio di altri 1170 posti letto. Una misura che affosserebbe ancora di più il settore e darebbe seguito alle gravi affermazioni del premier Mario Monti di qualche giorno fa, in cui avvertiva gli italiani che con molte probabilità non avrebbero avuto una copertura sanitaria garantita in futuro. Il percorso che si sta intraprendendo sembra portare proprio a questo. Umberto I, San Camillo e San Giovanni verranno decurtati di 100 posti, altrettanti tagli subiranno il San Filippo Neri e il Sant’Eugenio, mentre Cto, Forlanini, Oftalmico e Eastman (unico ospedale a Roma specializzato in odontoiatria e con annesso pronto Soccorso) rischiano proprio la chiusura. Inoltre ad esser colpita non sarà solo la sanità pubblica, ma anche le strutture private convenzionate. Tuttavia il piano che sembrava definitivo, potrebbe subire delle variazioni anche in base a quanto emerso nel corso della riunione tra Bondi e i dirigenti delle aziende sanitarie del Lazio. Fuori pericolo invece dovrebbe essere il Gemelli e i posti di lavoro dei suoi dipendenti. Il Policlinico che nell’ulti- L mo anno ha presentato un buco di bilancio di 100 milioni, causa mala gestione e mancati trasferimenti di fondi dalla Regione, avrebbe trovato un accordo con i sindacati che prevede il taglio del 30% degli stipendi per 3 mila tra infermieri, tecnici, ausiliari e amministrativi. Per una struttura salvata, molte altre sono, come abbiamo appurato, a forte rischio. Motivo per cui non si fermano le proteste. Forti agitazioni si registrano al San Filippo Neri, Spallanzani, Cto e Pertini, mentre i sindacati dell'ospedale in via Trionfale hanno promosso una raccolta di firme in negozi e farmacie del quartiere a difesa della struttura. Oltre ai sindacati, anche il fronte “Grassi” di Ostia, pasticcio con cartelle cliniche on solo Equitalia ha le cartelle pazze: anche quelle del “Grassi” non scherzano. L’ospedale di Ostia si è dovuto scusare dopo che un caso di omonimia ha causato parecchi grattacapi ad un paziente. Franco Salerno, imprenditore romano alle prese con una lunga cura, ha cercato di rientrare in possesso delle sue cartelle cliniche dopo che era stato operato anni prima nel nosocomio, ne ha avute cinque: ma non tutte giuste... “Il 27 novembre, per errore, sono state consegnate cinque cartelle clini- N che con lo stesso nominativo – spiega il direttore sanitario del “Grassi”, Lindo Zarelli - Solo che due si riferivano a un paziente diverso, ma con lo stesso nome. Si è trattato di un errore umano, per il quale chiediamo scusa. Un errore che non dovrebbe più ripetersi. Ho provveduto a fare inserire nel programma informatico alcuni filtri: per trovare la cartella, oltre al nome e al cognome, bisognerà inserire altri dati anagrafici. Insomma, l'errore non si ripeterà più”. politico scende in campo e la mobilitazione mai come in questo caso è bipartisan. Dichia- razione di sdegno contro i tagli e di solidarietà ai lavoratori, arrivano dal Pdl, da Sel, dal Pd e da La Destra di Storace il quale afferma : "non si può andare avanti a colpi di forbici nella Avviato un programma avanzato di terapia cardiologica Impiantato un cuore artificiale su un paziente: il “Gemelli” si conferma un polo d’eccellenza La struttura, insieme alle altre sotto la scure del sub commissario, continua a registrare record orse non c’è protesta più efficace del lavoro. Al “Gemelli”, così sembra che vogliano dimostrare quanto sono miopi le politiche del subcommissario Bondi facendo registrare un nuovo record, quello del primo cuore artificiale impiantato in un paziente. L’intervento è stato eseguito presso il Dipartimento di Scienze Cardiovascolari grazie alla collaborazione tra l’équipe del professor Filippo Crea e quella del professor Massimo Massetti, rispettivamente a capo della Cardiologia e della Cardiochirurgia del Policlinico. Il beneficiario è un uomo di 64 anni “affetto da una grave malattia cardiaca (Cardiomiopatia Dilatativa Idiopatica) e ricoverato in rianimazione in condizioni critiche e senza ormai nessuna possibilità di cura” come spiega in una nota l’ospedale. Con questa operazione prende il via al Gemelli “un programma multidisciplinare per la cura F dei pazienti affetti da grave insufficienza cardiaca, una condizione che caratterizza, purtroppo, la fine del percorso di molte malattie come l’infarto, le disfunzioni valvolari o le malattie stesse del muscolo cardiaco”. “Il Policlinico Gemelli – commenta il professor Massimo Massetti – ha pianificato un progetto ambizioso inerente il percorso clinico del paziente affetto da insufficienza cardiaca. Molti specialisti tra i quali Cardiologi, Cardiochirurghi, Anestesisti e Rianimatori, Internisti e Geriatri lavorano insieme intorno alle problematiche del paziente, esprimendo una sinergia d’eccellenza. In questo contesto è stato avviato il programma che prevede l’impianto di cuori artificiali nelle gravi insufficienze d’organo che non rispondono alle terapie convenzionali”. Robert Vignola sanità. Il commissario Bondi non può prendere a rasoiate le nostre strutture". Raccolta di beni per i dipendenti Idi a avuto inizio ieri pomeriggio la raccolta di generi alimentari a favore delle famiglie dei lavoratori dell'Idi-San Carlo. L'iniziativa è stata concordata dal Presidente del Municipio 18 Daniele Giannini e alcuni rappresentanti dei lavoratori delle strutture sanitarie. I prodotti donati dai cittadini (alimenti non deperibili o a lunga conservazione) saranno raccolti e consegnati al coordinamento dei lavoratori che provvederà a destinarli alle famiglie che più soffrono il blocco degli stipendi. Il primo supermercato ad aver aderito all'iniziativa è il Todis di largo Boccea; dalle ore 16.30 fino alla chiusura, all'ingresso del supermercato sono rimasti degli incaricati che hanno informato i clienti circa le modalità della raccolta e i generi alimentari più adatti. Sempre dal Municipio XVIII aggiungono che “l'iniziativa continuerà la prossima settimana, a partire da lunedì, anche in altri punti vendita“. H 7 Sabato 8 dicembre 2012 Italia DA ROMA E DAL LAZIO Consulenze in cambio del voto, il comune di Pomezia in balia della corruzione. Fermate tre persone Arrestato il capogruppo del Pd La Procura di Velletri ha disposto i domiciliari per l’esponente del partito di Bersani, Fabio Mirimich, un dipendente del settore urbanistica, Giuseppe Francioni, ed un imprenditore edile, Francesco Iovine nnesimo scandalo edilizio nel comune di Pomezia. Su richiesta del sostituto procuratore Giuseppe Travaglini, il gip Alessandra Ilari del Tribunale di Velletri E ha disposto i domiciliari per il capogruppo del Partito Democratico, Fabio Mirimich, un funzionario del settore urbanistica, Giuseppe Francioni, ed un imprenditore edile, Francesco Iovine. L’esponente del partito di Bersani è accusato di corruzione, mentre, per gli altri due indagati, si aggiunge anche il falso in atto pubblico. Ad avviso degli in- quirenti, Iovine avrebbe presentato falsa documentazione attinente la regolarità del piano di lottizzazione e per Francioni, l’ipotesi è di aver dato parere favorevole ad un progetto irregolare. Secondo le indagini degli uomini delle fiamme gialle è emerso che: “nell’ambito dell’iter amministrativo relativo al piano di lottizzazione, sarebbe stata prodotta ed acquisita falsa documentazione, al fine di fare approvare il progetto per una cubatura superiore a quella consentita in base alla normativa urbanistica”. I finanzieri, durante una delle perquisizioni effettuate nelle abitazioni dei fermati, avrebbero rinvenuto due lettere della società di Iovine indirizzate al capogruppo del Pd, un architetto, attraverso il quale venivano assegnate delle consulenze esterne (a fronte di un compenso che ammonterebbe a 30 mila euro). Per i militari della Guardia di Finanza “sarebbe stato destinato a ricompensare l’opera di ‘mediazione’ del professionista nella sua qualità di consigliere comunale”. Sulla vicenda è intervenuto il sindaco di Pomezia, Enrico De Fusco: “Sono esterrefatto e molto dispiaciuto per ciò che è accaduto”. Duro il commento del segretario cittadino de La Destra, Roberto Vettraino: “Il primo cittadino e l’intero consiglio comunale dovrebbero lasciare i propri incarichi istituzionali”. Purtroppo, il comune di Pomezia è già noto a queste indagini. In questi giorni, la Transparency International (un’organizzazione non governativa che si occupa di trasparenza e legalità), ha sottolineato che il nostro paese non risulta essere “virtuoso” in materia di onestà della pubblica amministrazione. Secondo il bilancio annuale dell’associazione il Sud Africa, la Macedonia, la Romania e il Ghana sono ritenuti più “irreprensibili” e “morigerati” rispetto allo stivale. Un risultato inquietante. L’Italia è figlia di un cancro inarrestabile: la corruzione. Un fenomeno sempre più presente nella nostra società. AMA, “PROCESSATE PANZIRONI” Le accuse sono note: aver utilizzato l’azienda come “ufficio di collocamento” per parenti illustri. La cosa varrà così un processo per l’ex amministratore delegato dell’Ama: Franco Panzironi è stato rinviato a giudizio con altre 7 persone per 841 assunzioni irregolari nell’azienda avvenuto tra il 2008 e 2009. A stabilirlo è stato il gup Barbara Callari fissando il processo per il prossimo 22 marzo. L’accusa, per tutti, è abuso d’ufficio. A Panzironi e agli altri dirigenti sono state contestate inoltre altre 41 assunzioni a chiamata diretta con delibere che secondo gli inquirenti sarebbero state retrodatate per non incorrere nei parametri della legge Brunetta. Giuseppe Sarra B L I T Z D E L L A P O L I Z I A A L L’ E S Q U I L I N O VARIE OPERAZIONI DEI CARABINIERI NELLA CAPITALE Scoperto giro di racket cinese Borseggi, raffica di denunce Dopo la coraggiosa denuncia di una negoziante finiscono in manette tre connazionali suoi aguzzini ’economia cinese è vista ormai come un modello da determinati ambienti liberisti. Ma a ben guardare, magari sotto il nostro naso, si scopre che elementi di economia cinese possono essere, anche, botte da orbi. Quelle alla base del giro di racket scoperto l’altra sera all'Esquilino. Con un blitz la polizia ha smantellato una banda di cinesi che, con minacce e pestaggi, tentava di imporre il “pizzo” a una famiglia di connazionali che ha un negozio nella Chinatown romana. È così che sono finite in manette tre persone, con l'accusa di estorsione aggravata e lesioni gravissime. Le indagini sono iniziate con la coraggiosa denuncia della moglie di un negoziante cinese, titolare di una bigiotteria all'Esquilino, che alcuni giorni prima aveva riferito agli agenti del Commissariato di zona di essere vittima, insieme alla sua famiglia, di estorsione da parte di alcuni suoi connazionali. I tentativi di intimidazione sono andati avanti, secondo la ricostruzione degli inquirenti, per alcuni giorni, fino a sfociare in un vero e proprio pestaggio ef- L fettuato da tre cinesi nei confronti del negoziante che, nel corso di un appuntamento fissato per discutere delle loro richieste di danaro, era stato selvaggiamente picchiato, tanto da determinarne il ricovero presso l'ospedale Vannini con varie fratture e contusioni, in attesa di essere sottoposto ad intervento chirurgico. Nell'allontanarsi, i tre hanno ancor più rafforzato le minacce dicendogli che lo avrebbero picchiarlo ''tutti i giorni'' se non avesse consegnato loro la somma di 17.000 euro, minacciando ritorsioni anche nei confronti del figlio. Alla moglie del commerciante, pertanto, non è rimasto altro che rivolgersi alla Polizia. Le indagini avviate dagli investigatori, diretti da Rossella Matarazzo, hanno portato in breve all'individuazione di uno dei tre responsabili, indicato come il capo della banda, meno giovane rispetto agli altri, e il più efferato tra i tre. Gli accertamenti sulla persona individuata hanno permesso di accertare che l'uomo si era reso responsabile già in passato di azioni estorsive di par- ticolare violenza nei confronti di altri suoi connazionali. I poliziotti hanno iniziato una serie di appostamenti, pedinamenti ed intercettazioni per cercare di individuare il ''capo banda'' e i suoi complici. Tra le varie abitazioni localizzate, gli agenti hanno individuato - nel quartiere di Torpignattara - quella che verosimilmente era la probabile dimora utilizzata dai tre per pianificare le loro ''azioni''. Una volta intuito che i tre malviventi erano riuniti all'interno, nella tarda serata di ieri è scattato il blitz. I tre sono stati sorpresi a tavola, intenti a consumare una cena a base di pesce e cibi etnici. Il capo banda, X.J., di 32 anni ed i suoi complici, Y.C.J e W.Z.D., entrambi 26enni, sono stati bloccati. Dai successivi accertamenti, sono risultati essere tutti irregolari sul territorio italiano. Le perquisizioni effettuate hanno permesso di rintracciare, nascoste in un involucro di plastica, le schede telefoniche utilizzate dai malviventi per le richieste estorsive. Sottoposti a fermo di indiziato di delitto, i tre dovranno rispondere di estorsione aggravata e lesioni gravissime. Le indagini, comunque, proseguono. Dovranno accertare se i tre si siano resi responsabili di estorsioni nei confronti di altri commercianti. Robert Vignola Cinque tra nomadi e romeni beccati su bus e metro Allacci elettrici abusivi in un tugurio al Collatino hi ruba elettricità, chi telefonini, chi i più tradizionali portafogli. Come se non bastassero le mani di Stato ed Equitalia ad “alleggerire” il Natale degli italiani. A San Pietro i carabinieri della Compagnia Roma San Pietro, impegnati quotidianamente nei controlli antiborseggio a bordo dei mezzi pubblici, in due diversi episodi hanno arrestato cinque “manolesta”. A finire in manette sono state due nomadi di 27 e 31 anni e tre cittadini romeni, rispettivamente di 32, 36 e 38 anni. Le protagoniste del primo episodio sono state le due donne, entrambe già note alle forze dell’ordine: le due nomadi, all’altezza di largo Agnesi, a bordo di un bus della linea urbana della Capitale, approfittando anche della folla di passeggeri hanno sfilato il portafogli ad un anziano turista americano ma sono notate e bloccate dai carabinieri della stazione San Pietro. Poco dopo invece è stata la volta dei tre cittadini romeni, tutti vecchie conoscenze delle forze dell’ordine, arrestati dai Carabi- C nieri della Stazione Roma Prati che li hanno fermati a bordo di un vagone della linea “A” della metropolitana, all’altezza della fermata “Repubblica”, subito dopo aver sfilato il galaxy S-III, dalla borsa di una turista tedesca. I 5 “manolesta” arrestati dai Carabinieri sono ora a diposizione dell’Autorità Giudiziaria in attesa del rito direttissimo e dovranno rispondere di furto aggravato in concorso. In entrambi i casi la refurtiva è stata recuperata dai militari dell’Arma e restituita ai legittimi proprietari. Infine i Carabinieri della Stazione Roma Casalbertone hanno denunciato 9 cittadini romeni, tre donne e sei uomini di età compresa tra i 20 e i 45 anni, con l’accusa di furto di energia elettrica. Gli stranieri, tutti nella Capitale senza fissa dimora, in via Galla Placida, nel quartiere Collatino, all’interno di uno stabile in disuso dove vivevano si erano allacciati abusivamente alla rete elettrica gestita dalla società Acea. I Carabinieri hanno scoperto il furto e li hanno denunciati. Dario Lampa 8 Sabato 8 dicembre 2012 dall’ Italia Il Gip di Milano si allinea al Pubblico Ministero e parla addirittura di aggravamento della posizione Crespi resta in carcere Un’altra inchiesta a tesi Ignorate le argomentazioni difensive che smantellano le accuse sul voto di scambio per l’assessore regionale lombardo Domenico Zambetti di Federico Colosimo mbrogio Crespi resta in carcere. E’ questa la decisione del Giudice per le indagini preliminari di Milano, Alessandro Santangelo, dopo aver esaminato l’istanza di scarcerazione proposta dagli avvocati Giuseppe Rossodivita e Marcello Elia. La posizione di Crespi, arrestato lo scorso 10 ottobre con l’accusa di corruzione, voto di scambio e concorso esterno in associazione mafiosa, nell’ambito dell’inchiesta sui voti di scambio con la ‘ndrangheta, A che ha portato in carcere anche Domenico Zambetti, l’assessore regionale lombardo, secondo i magistrati, si sarebbe addirittura fatta più delicata. “Il quadro probatorio a carico di Crespi – scrive infatti il Gip – risulta aggravato e corroborato dagli interrogatori resi dagli stessi Crespi e da Gugliotta Alessandro”, amico di infanzia e presunto ‘ndranghetista. “I due indagati – continua il Gip – hanno fornito diverse e contraddittorie versioni”. Gugliotta, nell’interrogatorio di garanzia, sostiene che fu lo stesso Crespi ad organizzare una cena dove sarebbe stato presente Giu- UN SANT’AMBROGIO “ANTIFASCISTA” seppe D’Agostino, considerato dagli inquirenti capo dell’omonima cosca della ‘ndrangheta di Laureana di Borrello. Una cena, come riportato dall’ordinanza, dove però si è parlato solamente “del più e del meno” e alla quale, peraltro, Crespi non presenziò. Secondo la Procura, non si trattò affatto di un incontro conviviale, ma di un appuntamento finalizzato a parlare della questione della raccolta di voti in favore dell’assessore Zambetti. Il Gip, inoltre, nel dispositivo, si sofferma sulla telefonata intercettata l’8-5-2011 tra Gugliotta e Crespi. “I due – scrive - parlano di un’illecita raccolta di voti in favore dell’amica napoletana di Eugenio Costantino (“portavoce” della ‘ndrangheta), Sara Giudice. All’inizio della conversazione, Crespi domanda a Gugliotta se l’aiuto richiestogli riguardasse semplici sondaggi. Ma il presunto ‘ndranghetista, inizialmente rispose: “no, qualche amico per far votare”. In un secondo momento – fa notare la Procura – Gugliotta però si contraddice e afferma: “Magari ha bisogno di sondaggi”. Prova evidente – secondo il Gip – che Gugliotta avesse ben compreso che Crespi non volesse parlare di queste cose per telefono. Per questi motivi, l’istanza di scarcerazione è stata respinta. Ma delle certezze dell’accusa, non c’è alcuna prova. Organizzare una cena, con un presunto boss, D’Agostino, dove peraltro Crespi non era presente, non sembra costituire reato. Per quel che riguarda invece la conversazione intercettata, la valutazione fatta dal Gip, sembra puramente soggettiva. E soprattutto, la Procura, sembra aver cambiato le carte in tavola e l’ipotesi accusatoria. E pensare che i legali di Crespi, nell’istanza presentata, si sono avvalsi dell’aiuto del professore Roberto D’Alimonte, direttore del Centro Italiano Studi Elettorale, presentando una relazione che smontava completamente la tesi sostenuta dall’accusa. Dimostrando, che nel quartiere milanese Baggio, rione di riferimento di Crespi nella campagna elettorale, il candidato sindaco, Domenico Zambetti, ottenne 474 preferenze su 127.825, lo 0,37%. Sulla perizia presentata, la Procura, non si è neanche soffermata. Concentrandosi, quindi, su tutt’altro aspetto. L’avvocato Rossodivita, commenta sconcertato la decisione del Gip e accusa: “è difficile giocare una partita dove il giudicante, l’arbitro, non sembra terzo e pare piuttosto militare nella stessa squadra di una delle controparti processuali, l’accusa. Ma non mi rassegno, andrò in Cassazione”. IMMAGINI DALL’ALBUM DELL’ITALIA CHE ANNASPA Dall’Ambrogino d’Oro all’Ambrogino… loro Il riconoscimento per i migliori milanesi dell’anno, complice Pisapia, diventa l’ennesima occasione di ribalta per i clown dei centri sociali a cerimonia di consegna degli Ambrogini trasformata in una giornata di lavori del più becero congresso di qualsiasi Partito comunista. È successo ieri mattina al teatro Dal Verme a Milano, grazie alla maestria del sindaco Giuliano Pisapia. La festa di Sant’Ambrogio è finita, infatti, con “Bella ciao” intonata a squarcia gola dalla “Banda degli ottoni a scoppio”, subito dopo aver ritirato il riconoscimento. Sgomento e disgusto per molti dei presenti nella sala, che per protesta l’hanno abbandonata. Un Sant’Ambrogio “antifascista” celebrato, dunque, da quei consiglieri della maggioranza che si sono abbandonati a intonare l’inno fazioso a pugni chiusi e in piedi. “E’ una vergogna, – ha sbottato in faccia al sindaco Pisapia, Alessandro Morelli, esponente dell’opposizione in Consiglio comunale, prima di abbandonare il teatro – la festa di tutti i milanesi è stata scambiata con quella di una parte”. Proprio così. Il sindaco Pisapia, nel suo discorso, ha così giustificato l’operazione partitica. “Ed ecco che la giornata di oggi, questa cerimonia L che può sembrare formale, ripetitiva, ingessata, diventa una giornata importante. Perché le storie delle donne, degli uomini, delle realtà che oggi ricevono la più alta onorificenza cittadina raccontano le grandi energie di questa città straordinaria”. Peccato, che la storia proprio della “Banda degli ottoni a scoppio” è quella di persone che animano un centro sociale, “Il Torchiera” di viale Certosa a Milano, fra i più indesiderati dalla gente della zona dove insiste. Basti pensare che i residenti lamentano l’accoglienza che il centro sociale, nell’edificio occupato naturalmente senza autorizzazione, offre a zingari e rom, protagonisti di gesta e abitudini che poco hanno a che fare con la tradizione meneghina e, comunque, italiana. Ma forse questo per Pisapia è un contributo a Milano. Le note stonate di una canzone che non è patrimonio di tutti, fanno così passare in secondo piano il lamento, questa volta legittimo, di un altro gruppo, anche questo premiato con l’Ambrogino. I lavoratori dell’ex Wagon Lits, rimasti per mesi nella torre- faro del binario 21 della Stazione centrale, per chiedere di non sopprimere i treni letto. “Nonostante tutto – ha ricordato uno dei rappresentanti saliti sul palco – siamo rimasti disoccupati”. Chissà dov’è finito il contributo dell’Amministrazione comunale per evitare questa fine. Fra i sessantatré premiati due Medaglie d’Oro alla Memoria. Silvano Cavatorta, docente della Civica Scuola di Cinema. E Nicolò Savarino, vigile urbano ucciso in servizio il 12 gennaio di quest’anno. Premiati anche un fotografo, un imprenditore, volontari, medici e scienziati, fra questi una esperta di cellule staminali, un produttore cinematografico, un ex dirigente scolastico, un’astronauta, un frate cappuccino e cappellano della comunità etiopica ed eritrea di Milano, una teorica del femminismo, uno scrittore, un musicista e compositore, un filosofo e Anna Maria Tarantola, ex vicedirettore generale della Banca d’Italia e attualmente presidente della Rai. Consegnati anche gli attestati di Civica Benemerenza a tante associazioni, fra queste la sezione cittadina dell’Arci, dell’Auser, delle “Donne Arabe d’Italia”. Un riconoscimento, forse, lo meriterebbe il consigliere di Sel, Luca Gibillini. “Finalmente Sant’Ambrogio – rispondendo alle polemiche – è diventata la festa di tutti i milanesi. Antifascisti e pluralisti”. Appunto. Francesco Cappuccio Furti e prostituzione: la crisi è anche donna A Udine madre condannata per aver rubato al supermercato A Pescara “beccata” una casa chiusa gestita da casalinghe a crisi colpisce sempre di più le famiglie e a finire nella morsa sono anche le donne. Proprio loro infatti sono costrette ad ingegnarsi per portare a casa il necessario per vivere, così, purtroppo in certi casi arrivano a improvvisarsi prostitute o ladri. Un gruppo di casalinghe "disperate" aveva creato una vera e propria casa a luci rosse a Montesilvano, in provincia di Pescara. L’attività delle tre italiane (tra cui un’estetista senza lavoro) e di una romena, tutte tra i 30 e i 50 anni, è stata scoperta dai carabinieri della stazione locale coordinati dal capitano Enzo Marinelli dopo un'indagine durata sei mesi. Le donne, alcune disoccupate altre in cerca di un modo per arrotondare lo stipendio, organizzavano incontri hard principalmente per funzionari e negozianti. Ogni prestazione aveva una tariffa di 50 euro, che raddoppiava se si chiedevano due donne contemporaneamente, per un incasso totale di circa 500 euro a serata. Le casalinghe pubblicizzavano la loro attività sui siti internet, e bastava una telefonata per fissare un incontro. I carabinieri sono risaliti all'attività grazie all'identificazione di 15 clienti: operai, imprenditori, commercianti di età compresa tra i 20 e i 60 anni, tra loro anche in funzionario di un ente pubblico pescarese. I carabinieri hanno sequestrato il locale e con esso tutti gli "attrezzi del mestiere": vibratori, manette, preservativi e frustini. Due persone (un 43enne di Montesilvano, affittuario dell'appartamento e una donna di 35 anni che l'aveva subaffittato) sono state denunciate per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Ulteriori accertamenti si stanno svolgendo L anche sul padrone di casa, mentre al momento il locale è stato sequestrato in modo preventivo per esercizio della prostituzione. Ma le indagini non sono ancora finite: le casalinghe disperate potrebbero infatti essere molte di più. Non solo prostituzione, per arrivare alla fine del mese o semplicemente per mangiare c’è anche chi si improvvisa ladro. Una donna di è stata condanna a un anno di reclusione e a 300 euro di multa per aver sottratto qualche scatoletta di tonno, due tazzine e un paio di mutande. Come riportato da Il Messaggero Veneto, era il pomeriggio del 4 settembre 2010, quando L. B., e sua figlia Sara di 19 anni, entrarono al Friul Market di Campoformido, con l’intenzione di rubare qualcosa da mangiare per la troppa fame. Così madre e figlia, entrambe senza lavoro e senza soldi, raccolsero alcuni prodotti, prevalentemente generi alimentari (per un valore inferiore ai 30 euro) e, dopo averli nascosti, oltrepassarono la cassa senza pagare. Una delle commesse del supermercato aveva inseguito le due donne per strada ed è lì che la 19enne aveva spinto la commessa per poi scappare. L’arrivo dei carabinieri di Basiliano e l’inseguimento delle due donne, fino a Cividale, ha poi condotto al loro arresto. La 19enne ha patteggiato una pena a 10 mesi e 20 giorni, insieme al risarcimento di una somma pari a 15 euro. Ora è arrivata la pesante condanna: la figlia ha patteggiato una pena a 10 mesi e 20 giorni, dopo aver risarcito la somma di 15 euro, mentre la madre dovrà pagare 300 euro e una pena di 12 mesi. Barbara Fruch 9 Sabato 8 dicembre 2012 dall’Italia Caltanissetta Palermo No al grande orecchio Colpo al cuore di Cosa Nostra Nello Musumeci attacca Crocetta Muos di Niscemi: chiesta la revoca I deputati dell’opposizione firmano un’interpellanza entre non si placa la protesta dei cittadini contro il Muos, il sistema satellitare di comunicazione ad altissima frequenza in costruzione nella base Usa di contrada Ulmo, dentro l’area riservata niscemese, anche Nello Musumeci si attiva per scongiurare il progetto. “Perché il presidente Crocetta non ha ancora provveduto a revocare l’autorizzazione per la costruzione del Muos di Niscemi?” Questo infatti si chiedono i deputati della “Lista Nello Musumeci” con una interpellanza appena depositata all’Assemblea regionale siciliana. “È la nostra prima iniziativa M parlamentare – sottolinea Musumeci – perché attribuiamo una particolare importanza a questo tema, sul quale Crocetta non si è ancora voluto stranamente pronunciare. Quali interessi si nascondono dietro questo silenzio? Quali imbarazzanti impegni debbono essere mantenuti? E con chi? Lo scopriremo presto”, assicura Nello Musumeci, che ha firmato l’atto ispettivo assieme ai colleghi Gino Ioppolo, Pippo Currenti e Paolo Ruggirello. Nell’interpellanza i deputati fanno una breve cronistoria della vicenda, menzionando l’allarmante nota del ministero dell’Ambiente dell’aprile scorso e l’Ordine del giorno votato dall’Ars il 30 luglio scorso, “col quale si esprimeva ferma contrarietà alla realizzazione del Muos”. Il documento si conclude con la formale richiesta di “conoscere le ragioni per le quali il presidente della Regione, ad un mese dal suo insediamento, non ha ancora provveduto alla revoca di ogni atto autorizzativo dell’impianto destinato alle attività militari della Marina Usa, in territorio di Niscemi.” Adesso si dovrà attendere la risposta, scritta o orale, di Crocetta che dovrà arrivare entro un mese. Arresti da fiction In manette i boss che finanziavano la latitanza di Matteo Messina Denaro grazie agli impianti fotovoltaici embra una nuova puntata di “Squadra Antimafia, Palermo oggi”. Ogni tanto la realtà supera la fantasia, come in questo caso. I Carabinieri dei ROS di Palermo e Roma hanno arrestato, a Trapani, sei persone vicine al super latitante Matteo Messina Denaro. Questa volta non si parla di omicidi o traffico di sostanze stupefacenti. Le manette sono scattate per le presunte infiltrazioni delle cosche mafiose di Castelvetrano e Salemi negli appalti sulle energie rinnovabili. Nello specifico, le “famiglie” destinatarie degli arresti eccellenti, si sarebbero occupate di ottenere fondi europei per la realizzazione di impianti eolici e fotovoltaici. Questa nuova realtà attira da tempo l’attenzione della criminalità organizzata che sta espandendo il suo controllo in questi settori particolarmente lucrosi. Gli impianti erano destinati ad essere costruiti ed installati nelle province di Agrigento, Palermo e Trapani. Nello specifico, i boss erano riusciti ad accaparrarsi i parchi eolici di "San Calogero" di Sciacca (AG), "Eufemia" di Santa Margherita Belice (AG), Contessa Entellina (PA), "Mapi" di Castelvetrano (TP) e Montevago (AG), e perfino del par- S Processo da rifare, salvo prescrizione Tra gli imputati eccellenti anche l’ex governatore Antonio Fazio l processo è da rifare, ma la prescrizione è dietro l’angolo. Paradossi della giustizia italiana, che in questo caso devono misurarsi con la “riesumazione” del caso Unipol. I giudici della Cassazione hanno infatti annullato, con rinvio a nuovo processo, l'assoluzione degli 11 imputati, tra cui l'ex governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio, per la tentata scalata del gruppo finanziario, stori- inoltre, scoperto che le “famiglie” coinvolte nell’operazione, erano in grado di monitorare tutti i lavori in corso sugli impianti, grazie alla “collaborazione” di un consigliere comunale di Castelvetrano, Santo Sacco. L’indagine, partita nel 2007, ha portato al sequestro da par- te dagli agenti, anche tutti i capitali di due società a responsabilità limitata riconducibili alle famiglie dei boss arrestati: la Salemitana Calcestruzzi (di Salemi) e la Spallino Servizi (di Castelvetrano). Il valore stimato è, all’incirca di 10 milioni di euro. Micol Paglia Firenze La tentata scalata di Unipol alla Bnl I co fotovoltaico di Ciminna (PA). I lavori venivano eseguiti da una serie di società, tutte riconducibili ad un imprenditore di Salemi, Salvatore Angelo. Con gli introiti ottenuti, cosa Nostra avrebbe potuto continuare a finanziare la oramai ventennale latitanza di Messina Denaro. I Carabinieri hanno, camente vicino alla sinistra italiana, a Bnl. Come si ricorderà la sentenza della Corte d'Appello di Milano del 30 maggio scorso aveva fondamentalmente assolto gli imputati, tutti eccellenti, dall'accusa di aggiotaggio, mentre gli ex vertici di Unipol, Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti, vennero condannati (un anno e sette mesi per il primo e un anno e sei mesi per il secondo). I giudici della V sezione hanno invece confermato le condanne per Ivano Sacchetti e Giovanni Consorte per insider trading. Ci dovrebbe a questo punto essere un nuovo processo per l’ex governatore di Banca d’Italia Antonio Fazio, ma anche per l'amministratore delegato di Unipol Carlo Cimbri, per l'editore Francesco Gaetano Caltagirone, Vito Bonsignore (eurodeputato del Pdl), gli immobiliaristi Danilo Coppola e Stefano Ricucci, il finanziere Emilio Gnutti, il banchiere Bruno Leoni, i fratelli Ettore e Tiberio Lonati e Giuseppe Statuto. Il condizionale è tuttavia d’obbligo, visto che la prescrizione è dietro l'angolo: maturerà infatti il 19 dicembre prossimo. R.V. Misa: dietro la scuola di yoga sesso violento e esoterismo Roma, via Filippo Corridoni n.23 Tel. 06 37517187 - 06 37890101 email: [email protected] mbre dietro alcune scuole di yoga. Uno scenario squallido O quello che viene a galla dalle indagini: i frequentatori di una scuola internazionale erano sottoposti a violenza sessuale Francesco Storace e a riti esoterici. Secondo quanto emerge dalle indagini curate dalla squadra anti-sette della questura, i frequentatori venivano trasformati in adepti di una specie di setta e si imponevano loro atti di violenza sessuale, ciò anche tramite pratiche esoteriche e pornografiche, e comunque portandoli ad uno stato di sudditanza psicologica. Diverse le perquisizioni a Firenze e in altre città, nelle filiazioni del Misa (Movimento per l’integrazione spirituale nell’assoluto che ha sede in Romania), nonché nelle abitazioni degli indagati coinvolti, che hanno portato al sequestro di computer, agende, documenti ma anche video, che ora sono all'esame degli inquirenti. Tra i vantaggi avuti dagli indagati, non si esclude neppure l'incasso di denaro, apparentemente pagato dagli iscritti per le rette delle scuole di yoga. L'inchiesta, coordinata dal pm di Firenze Angela Pietroiusti, sarebbe nata da una o più denunce di frequentatori della scuola. Diversi quindi i reati contestati dalla procura di Firenze in particolare: di associazione a delinquere, riduzione in schiavitù, tratta di persone e violenza sessuale continuata. Numerosi gli indagati, tra cui Gregorian Bivolaru, 60 anni, guru supremo della Romania e del Misa, che è stato incarcerato più volte per diversi capi d'imputazione, tra cui quello di pornografia. L'ultima volta nell'aprile del 2004 una ragazza di 17 anni lo accusò di stupro. Secondo quanto riportato sul sito internet ufficiale, nel 2005 Bivolaru, ricercato in Romania per i reati di atti sessuali con minori e tratta di esseri umani, ha chiesto e ottenuto asilo politico in Svezia. Direttore responsabile Direttore editoriale Guido Paglia Società editrice Amici del Giornale d’Italia Amministratore Roberto Buonasorte Direttore Generale Niccolò Accame Marketing e Pubblicità Daniele Belli Progetto grafico e impaginazione Raffaele Di Cintio Nicola Stefani Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità su Il Giornale d’Italia rivolgiti a Eco Comunicazione e Marketing via di San Bartolomeo 9 Grottaferrata (Rm) Cell. 347 6927261 06 94546475 Sabato 8 dicembre 2012 10 Cinema TORINO FILM FESTIVAL: CINEMA FINALMENTE! Vi proponiamo una cronaca ragionata di quello che abbiamo visto durante la rassegna piemontese di Nicola Palumbo ome promesso, eccoci di nuovo a parlare dell’ultima edizione del Torino Film Festival, la 30°. Lo facciamo occupandoci stavolta della parte più bella, quella che ci piace di più: il cinema, i film. Va subito detto che non li abbiamo visti tutti, un po’ per i pochi giorni di permanenza sotto la Mole, un po’ per non rischiare un overdose di celluloide, o un infarto da stress: provate voi a reggere un ritmo di proiezioni che iniziavano alle 9.00 per finire oltre la mezzanotte, con la sola breve pausa per il pranzo. Per non parlare delle scarpinate che, se fatte in condizioni normali potevano costituire delle simpatiche passeggiate, ma se invece hai l’ansia di arrivare in tempo per l’inizio del film, il tragitto fra la Multisala Massimo e quella Reposi, passando per il Lux, ogni volta poteva essere l’ultimo. Dei film visionati, temiamo di diventare i pochi fortunati ad averli visti: infatti siamo sinceramente dubbiosi sulla loro uscita nelle nostre sale, anche se è appena arrivata la notizia che “Thanks for sharing” sarà distribuito dalla Minerva Pictures la prossima primavera con il titolo “Tentazioni (ir)resistibili” (a proposito del titolo italiano, andate a rivedere la recensione del film pubblicata il 30 novembre scorso). I timori derivano per il generale scarso appeal commerciale dei lungometraggi presenti a Torino, caratteristica questa peculiare del festival, per la quale però non saremo certo noi a condannarlo, vista la nostra indifferenza per il glamour dei tappeti rossi. Ad aggravare la situazione, almeno in alcuni casi, è la presenza di scene forti, sia sul fronte della violenza, sia su quello del sesso. Se la commissione censura ti affibbia un divieto ai minori di anni 14 o, peggio, ai 18, per qualsiasi distributore il film non rappresenta più un investimento (biglietti venduti, diritti tv), ma una palla al piede. Di quel genere di scene, chi scrive se le è dovute sciroppare anche in un cartone animato: “A liar’s autobiography-The untrue story of Monty Python’s Graham Chapman 3D” è diretto non dalla Wertmuller, ma da un terzetto di registi inglesi, fra cui il figlio di Terry Jones, uno dei Python. Il protagonista è Chapman, l’unico dello storico C gruppo ad averci prematuramente lascato più di venti anni fa, qui ricordato con affetto e dissacrante simpatia: visto il personaggio, non poteva essere altrimenti. Girato, appunto, in 3D, è un cartoon che alterna alcune immagini di repertorio, facendoci rivivere la vicenda umana e professionale di Chapman fino al suo funerale, con il malinconico e al tempo stesso divertito ricordo che gli tributò John Cleese a nome di tutti gli altri Python. Chapman non nascose mai la sua omosessualità, anzi la ostentava non poco e, in perfetta coerenza, i tre registi ci hanno offerto varie immagini di sesso omo che, se viste dalle mamme italiane, crollerebbe il paese. Giudicare il resto diventa complicato per chi, come chi scrive, non ha mai apprezzato o, perché no, capito la surreale comicità dei Python: lascio a chi legge la curiosità di vederlo. Altre scene forti e sempre sul fronte sessuale, ma questa volta etero, sono quelle di “Starlet”. Diretto da Sean Baker, protagoniste sono due donne, la venticinquenne Dree Hemingway, nipote di Ernest e figlia di Mariel, e la quasi novantenne ed esordiente Besedka Johnson: la prima, nella finzione attricetta porno, decide di “adottare” la seconda rimasta sola. Il film di Baker è imperfetto, ma la storia la si segue comunque senza fatica, qualche volta ci fa anche sorridere, e alla fine puntale arriva la commozione. Insomma, una sorta di “Harold e Maude”, ma più aspro. Come detto le scene di sesso, unitamente a quelle del continuo uso di cocaina e hashish, non aiuteranno certo la distribuzione italiana. Molto bello e, manco a dirlo, interessante è “11/25 The day Mishima chose his own fate” del giapponese Koji Wakamatsu, purtroppo deceduto due mesi fa. Il regista nipponico ci racconta la vicenda di Yukio Mishima, di come arrivò al suo ormai celebre e spettacolare suicidio, effettuato secondo i precisi dettami del codice dei Samurai: da vedere! Cambiamo location ed epoca con una storia tutta al femminile, e non poteva essere altrimenti visto che dietro la macchina da presa c’è Sally Potter: parliamo di “Ginger & Rosa”. Due diciassettenni amiche del cuore nella Londra del 1962, più precisamente in ottobre. Il dettaglio non è da poco: grazie al padre insegnante e pacifista, Ginger partecipa alle prime marce per la pace e il disarmo, visto il pericolo di una catastrofe nucleare causata dalla crisi dei missili a Cuba. Ma se la guerra non ci sarà, Ginger dovrà affrontare comunque un’esplosione nucleare, quella patita dal suo cuore a causa di suo padre e di Rosa, innamorata, ricambiata, di lui. Per la Potter un cast di assoluto rispetto che vede, oltre alla protagonista Elle Fanning, anche Alessandro Nivola, Annette Bening, Timothy Spall e Oliver Platt. Consigliato. Presentato come un road movie noir in stile Terrence Malick, ci siamo recati in sala scegliendo volutamente la fila più vicina all’uscita, convinti di andarcene dopo un quarto d’ora. Invece “Sun don’t shine” di Amy Seimetz non ci ha annoiato, né infastidito, seppure certo è un film non riuscito del tutto, con alcune lungaggini di troppo, con un eccessivo numero di primi piani, cast di sconosciuti, per la storia di due giovani borderline che fuggono in automobile lungo le strade della Florida, avendo nel bagagliaio il cadavere del marito di lei. Potabile. Avete presente il capolavoro di Gus Van Sant “Elephant”, vincitore della Palma D’Oro di dieci anni fa? Ebbene Tim Sutton, autore di “Pavillon”, ha girato il suo film con lo stesso metodo, cioè ha seguito passo dopo passo le vicende di un gruppo di ragazzi che, durante l’estate torrida tipica dell’Arizona, si divertono con lo skateboard, fanno escursioni nei boschi, corse in bici per le strade cittadine, cementando così la loro amicizia. E allora? Allora nulla. A differenza del film di Van Sant, qua regna il vuoto assoluto, non accade niente di interessante e lo spettatore si vede costretto a seguire le vicende di questi ragazzi, chiedendosi alla fine perché lo ha fatto. Una domanda analoga andrebbe rivolta alla giuria del festival, che ha voluto assegnare il suo premio speciale proprio a Sutton. “Shadow dancer” e “Chained” sono i due che ci sono piaciuti di più, ci hanno emozionato e tenuti ben saldi sulle poltrone. Il primo, diretto da James Marsh, ha come protagonista Clive Owen e, in un ruolo più defilato, Gillian “X-files” Anderson, ed è ambientato nell’Irlanda del nord agli inizi degli anni Novanta, quando ancora inglesi e nordirlandesi morivano in quella guerra che, solo oggi, sembra ormai conclusa. Owen è un agente del servizio se- Nella foto in alto il regista Tim Sutton, qui sopra Aylin Tezel premiata come miglior attrice greto inglese, responsabile della protezione e copertura di una donna, a rischio eliminazione per tradimento da parte dell’IRA. Il secondo è diretto da Jennifer Lynch, figlia talentuosa di David, la quale ha girato questo bel thriller claustrofobico, in cui Vincent D’Onofrio (“palla di lardo”, lo ricordate?) è un serial killer di donne che seppellisce nella propria casa, e che adotta il bambino di una delle sue vittime con l’intento di “educarlo” al delitto efferato. Col passare degli anni il suo ragazzo, interpretato da Eamon Farren, una sorta di Robert Pattinson con lo sguardo però più cupo e inquietante, prende coscienza di quello che è stato costretto a fare fino a quel momento. E si ribella. Chiudiamo con una confessione: come accade puntualmente a molti critici durante i festival, anche a chi scrive, che critico non è, è capitato di addormentarsi nel bel mezzo di una proiezione. Era molto tardi, in sala c’era il giusto tepore, a cena si era mangiato pesante. Ma nei venti minuti visionati, abbiamo avuto la sensazione che “The international sign for choking” fosse stato diretto da un bradipo sedato, battezzato col nome di Zach Weintraub. 11 Sabato 8 dicembre 2012 Arte Uno degli esponenti più importanti della Scuola Romana di Piazza del Popolo in mostra a Via Margutta Il nuovo volto di Mario Schifano: tra visioni intime e francobolli Fino al 31 gennaio, 145 buste di carta affrancate diventano opere d’arte uniche. Abbandonate le monocromie e le immagini pubblicitarie, il pittore trasferisce su un supporto innovativo e quotidiano, una visione intima ed onirica del paesaggio. i ha abituato a opere grandi. Ma anche sul piccolo formato, Schifano resta Schifano. Una splendida mostra, inaugurata giovedì scorso, nei due spazi espositivi della galleria d’arte ‘La Nuvola’, di via Margutta, ci svela un lavoro diverso, lontano dalle icone che hanno caratterizzato la sua pittura. Oltre 145 buste di carta affrancate. Ognuna con la sua storia, con i suoi colori e la sua specifica ‘personalità’. Eppure tutte, allo stesso modo, trattate come vere e proprie tele. L’opera dell’artista attraversa diverse fasi: dalle superfici monocrome alle figure misteriose de ‘I Futuristi’, fino all’interesse nelle immagini della pubblicità e della televisione (il logo della ‘Coca Cola’, quello della ‘Esso’). L’esposizione, curata da Andrea Tugnoli, propone una nuova prospettiva del pittore, allontanandosi dall’immaginario collettivo ormai radicato. Buste da pacchi, cartoline postali, notifiche comunali, lettere inviate da collezionisti, galleristi e persino dalla Questura di Roma, su cui Schifano è intervenuto, trasformandole in un nuovo supporto creativo. Il tema più ricorrente è quello del paesaggio, che da secoli seduce artisti di ogni genere. Un approfondimento che unisce l’universalità di un albero, di una casa, di un cuore alla dimensione personale ed intima dello stesso autore. Uno stretto legame tra pubblico e privato. Sono disegni semplici, quasi infantili, realizzati con il vigore di una pennellata inconfondibile. Visioni oniriche interrotte dalla realtà di un francobollo, di una dedica o di un timbro postale. Nonostante i colori siano vibranti e C decisi (quelli dei suoi pezzi più famosi realizzati negli anni ’80), viene fuori un artista malinconico, nostalgico e delicato, che ritrova una totale libertà nei soggetti e nel gesto pittorico. Ogni cartolina sembra un ritaglio ‘silenzioso’ delle sue opere più grandi, quelle sfacciate, famose. Se come disse lo stesso Schifano: “la pittura è maniera di esistere, di agire” qui siamo lontani dalla sua immagine di ‘pittore maledetto’. Le opere sono tutte certificate dalla Fondazione dedicata all’artista e sarà possibile vederle fino al 31 gennaio 2013. Carola Parisi Potrete vedere il servizio completo della mostra, nella sezione video del portale. Riprese e montaggio a cura di Emma Moriconi. IN MOSTRA AL PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI “BeneDette”: furono le foto a salvarlo rano gli anni Sessanta. E un vento nuovo si aggirava nel teatro italiano. A portare quella che sarebbe stata una tempesta devastatrice che avrebbe rivoluzionato la storia del palcoscenico fu un giovane, bellissimo, ventenne originario delle terre di Puglia. Carmelo Bene. "Benedette foto!". Scrisse nella sua E autobiografia, ricordando lo spettacolo “Cristo 63” per il quale venne accusato di oltraggio e scagionato grazie alle fotografie di Claudio Abate. Nel decimo anniversario della scomparsa, una splendida mostra, fino al 3 febbraio 2013, ripropone gli scatti a lui dedicati. Immagini incisive che, ancora una volta, svolgono un ruolo salvifico: l’unica memoria visiva di alcune messe in scena. Claudio Abate e Carmelo Bene si sono incontrati, giovanissimi, nel 1959 in uno dei ritrovi, rari all'epoca, della vita notturna romana. Bene aveva al suo attivo alcuni significativi spettacoli e Abate già fotografava e frequentava pittori e scultori, soprattutto quei giovani che stavano per mettere in discussione tecniche e modi tradizionali di fare arte. Grazie a questo sfondo culturale, colse subito l'eccezionalità del teatro di Carmelo Bene e ne divenne il fotografo di scena. Le foto sono state scattate a Roma nell'arco di dieci anni, dal 1963 al 1973, esposte in ordine cronologico. Rappresentano nove opere teatrali :Cristo 63, Salomè da e di Oscar Wilde, Faust o Margherita, Pinocchio '66, Il Rosa e il Nero, Nostra Signora dei Turchi, Salvatore Giuliano, Arden of Feversham, Don Chisciotte e il lungometraggio Salomè. Le luci, l'importanza data ai costumi, la presenza in scena di letti, manichini, cornici: tutti gli elementi innovativi del teatro a cavallo tra gli anni ’60 e ’70, catturati da un grande fotografo. L’esposizione a cura di Daniela Lancioni prevede per ogni gruppo di opere, un testo redatto da Francesca Rachele Oppedisano, per introdurre i visitatori alle tematiche di ciascuna messa in scena e, in alcuni casi, alle vicende che l'hanno accompagnata o le critiche ricevute. Nelle didascalie ci sono, anche, i nomi degli attori e tra parentesi il ruolo interpretato. Carola Parisi Dopo quattro anni di restauro L’attesa è finita: riaperte le Terme di Diocleziano A cinquanta anni dall’ultima visita, il più grande mosaico dell’antichità di nuovo visitabile na delle Terme più grandi e maestose dell'antichità: sono quelle di Diocleziano simbolo dell’architettura colossale in concomitanza col genio romano dell'ingegneria idraulica. E’ la soprintendenza ai Beni archeologici a promuovere l’apertura al pubblico della cosiddetta Aula XI: una cisterna di raccolta d'acqua per le attività balneari del complesso imperiale del IV secolo d. C. "Durante i lavori di consolidamento e pulizia abbiamo rinvenuto inedite tracce di riuso dell'aula - dichiara Rosanna Friggeri, direttrice delle Terme - “non solo le aperture presenti in origine sono state tamponate con imponenti contrafforti ma sono state riportate alla luce anche la battute di cocciopesto che rivestivano il pavimento e le murature fino ad un'altezza di oltre cinque metri. E il cocciopesto era il tipico materiale che si usava per rendere impermeabile un ambiente".Quest'aula veniva usata come una vera e propria vasca di raccolta - aggiunge la direttrice dei lavori Marina Magnani - per incrementare la portata d'acqua della natatio, ossia la grande piscina scoperta. Probabilmente quando entrarono in funzione a pieno regime le terme, la botte di Termini, progettata per fungere da serbatoio di alimentazione idrica, risultò insufficiente. Quindi l'aula venne riadattata quasi subito". Da segnalare inoltre dopo cinquant’anni il ritorno alla luce del grandioso mosaico di Ercole del II secolo d. C. considerato, con i suoi 80 metri quadrati di estensione, tra i più grandi di Roma. Rinvenuto nel 1931 nella villa di Nerone ad Anzio, è il risultato di una fitta trama di eleganti volute che circondano Ercole mentre si fa vanto del corno appena strappato dal capo sanguinante del dio fluviale Acheloo. F.Ce. U vinciale di Rieti igi Leone) Federazione Pro enzo Emili) Lor , ieri Comprensorio Ina-Casa (Lu arn Gu fio (Al partito nara) For a dre Pa rtec ip er an no Operatori sanitari iscritti al (An Giovanni Antrodoco mmarco) Gia Di lvio dell’Azienda Ospedaliera San (Si ice atr le se gu enti de leg az ion i Am C RM e A nchi) RM Fra L AS ina la squ del e (Pa Borgorose e mi lit anti toferrotranvieri “La Destra” Cantalice (Sabrina Innocenzi) Au e ion Sez ma siis, ana Federazione Provinciale disi)Ro Atac(responsabili Pino Deo Per Castel Nuovo di Farfa (Lored ldi) ma Gri dus ian ian Ch o Luc arc so, (M mis Co o Albano udi Cla ) reli Au hi) luce) le Foffi) Allumiere (Bruno Appetecc Sezione Ostia (Carlotta Chiara Castel San’Angelo (Daniennu i) ort tell Sp gia c Bru Ata ” izio stra aur De (M Gia rzini) no Anzio cia (Lu Sezione “La le uca tad Cit a Atac a Castiglia) Artena (Vito Perugini) Sezione“La Destra” Rimess Montopoli di Sabina (Nicol e) tor to) Cen ber ne Ru o rdini) mo Ga nat (Si (Re Ardea di Acilia Poggio Bustone (Nando Bat illo) tisti) tino len e“La Destra” Rimessa Atac Bellegra(Domenico Sancami) (Va ion to Sez rte Poggio Mi dor Teo a) no Tor aria (M ilio i) o (Em eon ran a Cante di Collatin Roccantica (Paolo Sim e“La Destra” Rimessa Atac) Capena(Marco Tocchi) ion Sez a) occ ina nch a) Castel Madama (Mario Scrna Brazzò) di Montesacro (Daniele Fra Fara in Sabina (Libero Morgi o nic me (Do a e“La Destra” Rimessa Atac Castel Nuovo di Porto (An o) bin ion Sa Sez in Torricella sa (Paolo Pepe) ros tta Cerveteri (Giovanni Piovan Gro di i) lion cag Cic ) a Atac Civitavecchia (Marco CostaionziPezzola) Sezione“La Destra” Rimess ton co (An ran olo anf Pa (Gi n L Per ugia Sa TP lla rl ite Civ Roma Sca Federazione Provinciale diber to Fili le bini) cia Colleferro (Pietro Sperati)ri) vin iara Ch pro (segretario Atac Frascati (Guido MazzaferBossi) ione“La Destra” Rimessarico Sez i, nch Fra Lory) (En Orsini, Fiano Romano (Simona Catini) di Portonaccio-Trastevereess responsabili Paolo 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“Trico Cas tito Ses a Vetralla (Teres (Fausto Lucarelli) VIII Municipio ipio nic Mu IX ” stra De “La ppo Gru (Giovanni Marconi)