Prendersi cura dell`altro con un Clown, musica e animali per
by user
Comments
Transcript
Prendersi cura dell`altro con un Clown, musica e animali per
PSICOLOGIA Buonumore in corsia In questo articolo: clown pediatria buonumore Clown, musica e animali per alleviare la sofferenza Lo dice anche la scienza: i clown ospedalieri, i musicisti, le fiabe illustrate e le pareti colorate possono aiutare i bambini ad affrontare meglio il ricovero in ospedale e le terapie lunghe e dolorose Prendersi cura dell’altro con un a cura di CRISTINA FERRARIO on possiamo promettere di guarire le persone, ma possiamo promettere di prenderci cura di loro”. Con questo slogan Patch Adams – il medico che, sulla base di precedenti esperienze, tra cui quella di Michael Christensen del Big Apple Circus di New York – porta avanti da 40 anni l’ambizioso progetto di inserire risate, amore, gioia e fantasia nelle terapie mediche. Adams è convinto che, per guarire veramente, non sia sufficiente eliminare la malattia dal corpo, ma si debba anche lavorare sulla mente, specie quando i pazienti sono bambini. Questo modo tanto particolare di fare medicina è oggi accettato anche dalla scienza ufficiale soprattutto grazie ai risultati di numerosi studi scientifici che ne dimostrano l’efficacia e spiegano anche le ragioni fisiologiche di questo successo. N “ Cosa dice la scienza “Esistono prove neurofisiologiche molto chiare dell’importanza del 24 | FONDAMENTALE | GIUGNO 2011 buonumore e del benessere per la salute e la qualità della vita dei malati, specie per i più piccoli” spiega Andrea Messeri, responsabile del Reparto di terapia del dolore e cure palliative dell’Ospedale pediatrico Meyer di Firenze, dove da più di 10 anni le cosiddette terapie di supporto portate avanti da clown, musicisti e anche animali sono parte integrante del programma istituzionale di cure. “Il nostro organismo riesce a produrre sostanze – le endorfine – che attenuano il dolore e l’ansia e potenziano la capacità di sopportare il dolore” continua Messeri. “Sono sostanze che agiscono come una sorta di ansiolitico o antidolorifico endogeno e che vengono prodotte quando ridiamo e quando siamo di buonumore”. Inoltre il sistema immunitario è stimolato po- sitivamente dalle risate e dal benessere e di conseguenza tutto l’organismo reagisce meglio alla malattia e alle cure. Il gruppo di lavoro fiorentino coordinato da Andrea Messeri e Laura Vagnoli ha pubblicato numerosi studi su riviste internazionali che dimostrano come l’uso di terapie di supporto abbia un effetto positivo sia sul bambino sia sulla sua famiglia. “Si innesca una sorta di circolo virtuoso” aggiunge Messeri. “Il bambino è più sereno e i genitori, vedendo questo risultato, a loro volta si tranquillizzano”. Uno studio pubblicato nel 2010 ha mostrato, per esempio, che la presenza di un clown assieme a quella di un genitore riduce l’ansia nei bambini che devono sottoporsi a un intervento chirurgico, molto L’ARTICOLO IN BREVE... ono formati in apposite scuole e imparano a interagire con malati fragili e sofferenti. Sono i clown in corsia, sempre più utilizzati nei reparti di oncologia pediatrica per alleviare le sofferenze dei piccoli ricoverati e far tornare il sorriso. E chi ha studiato l’efficacia di questi interventi sostiene che aiutano davvero a sentire meno l’ansia e il dolore, purché la “terapia” sia somministrata da personale competente e capace di comprendere quando è il caso di farsi da parte. S I clown dell’Associazione Theodora che allietano le giornata dei bambini all’Istituto tumori di Milano “ UNA GIORNATA CON IL DOTTOR STRETTOSCOPIO sorriso più della presenza del genitore e dell’uso di farmaci specifici. “Una delle chiavi di lettura di questi risultati è il coinvolgimento attivo dei bambini nelle attività dei clown” spiega Vagnoli, psicologa che collabora da molti anni con il gruppo di medici del reparto di terapia del dolore dell’Ospedale Meyer. “La sola presenza dei genitori talvolta non è sufficiente a contenere l’ansia dei bambini. I clown offrono al piccolo paziente e alla sua famiglia la possibilità di mettersi in gioco e di divertirsi anche in un contesto di dolore”. Clown ospedalieri si diventa Non bastano un naso rosso e un po’ di trucco per diventare dei bravi clown in corsia. “Solo personale con una precisa formazione può affrontare questo importante impegno” spiega Messeri “e lo stesso vale per i musicisti o per gli animali in ospedale. Anche quando utilizziamo i Abbiamo chiesto al dottor Strettoscopio, “ultimario” in pediatria, di raccontarci la sua giornata tipo. “Arrivo in ospedale al mattino, mi cambio e indosso il mio camice, parlo con la caposala o con gli infermieri che mi informano sulla situazione del reparto e dei piccoli pazienti e, finalmente, con i miei colleghi, posso iniziare il giro visite” spiega l’illustre ultimario. Così inizia la giornata del dottor Strettoscopio. A prima vista niente di strano rispetto agli altri medici, ma a guardare meglio qualche differenza c’è: il camice bianco è rallegrato da pupazzetti e inserti colorati e gli strumenti di lavoro vanno ben oltre il classico stetoscopio: polli di gomma, fazzoletti colorati, viso truccato e tanto altro ancora. Perché il dottor Strettoscopio – all’anagrafe Rodrigo Morganti – è un clown-dottore che assieme agli altri suoi colleghi della Fondazione Theodora (www.theodora.it) si dedica ai bambini ricoverati in ospedale e alle loro famiglie con professionalità e tanta passione. “Ho iniziato ad avvicinarmi al teatro di strada e alla clownerie quasi 20 anni fa e mi sono subito reso conto che questo era veramente un bel modo di lavorare, ma la mia esperienza è arrivata a una svolta quando ho incontrato la Fondazione Theodora, che da sempre lavora solo con ” professionisti” dice Rodrigo. Con il mestiere del clown-dottore non è stato proprio amore a prima vista: “Avevo paura dell’ospedale” ricorda “e di andare incontro a qualcosa più grande di me, ma la Fondazione mi ha proposto un corso di formazione tecnica in Svizzera e un affiancamento a clown-dottori già esperti. Ho accettato e da lì è cambiato tutto”. Con la voce carica di commozione Rodrigo racconta l’emozione incredibilmente bella e forte di quando, in un ospedale di Ginevra, ha incontrato gli sguardi di due genitori che uscivano dalla stanza del loro bambino assieme a un suo collega. “Il bambino era in fase terminale, ma ho visto la serenità negli occhi di papà e mamma” dice. Oggi Rodrigo – che è stato il primo clown a far visita nel 1995 a un bambino ricoverato in Italia, all’Istituto dei tumori di Milano – continua con entusiasmo il suo percorso e insegna nei corsi di formazione che organizza la Fondazione Theodora: una formazione continua, sia medica sia artistica, indispensabile per prepararsi a una professione tanto bella quanto difficile. “In ospedale noi lavoriamo sulla parte sana del bambino” spiega Rodrigo, “quella che ha voglia di esprimersi con i sorrisi, il gioco, la fantasia, ma anche con il pianto e la paura. E dobbiamo sapere come reagire a questi sentimenti”. PSICOLOGIA “ IL GATTO CHE AVEVA PERSO LA CODA ” C’era una volta un gatto. Un piccolo gatto tigrato che aveva perso la coda... Comincia così la storia di un gattino che deve affrontare un lungo viaggio pieno di incontri strani e particolari, di tentativi e di prove da superare che lo porterà fino in Capo al Mondo per recuperare la coda perduta. Per affrontare il viaggio, il protagonista sale a bordo di un’astronave, indossa un casco speciale da eroe e alla fine del percorso riesce a trovare “una coda da tigre e un cuore da leone”, ma soprattutto ritrova la speranza e il coraggio. Questo breve racconto è un vero e proprio strumento terapeutico che non parla di malattia, ma si propone come metafora di un’esperienza faticosa e necessaria che i bambini malati devono affrontare. Con un linguaggio comprensibile anche ai piccoli, il “viaggio” delle cure si traduce in qualcosa che non fa paura, perché le storie possono aiutare a escogitare sistemi personali di difesa e a trovare la forza necessaria per affrontare la vita. Il libro nasce da un’idea di Sarah Frasca e Gabriele Carabelli, tecnici di radioterapia che ogni giorno incontrano i bambini malati di tumore all’Istituto nazionale dei tumori di Milano, e lo si può trovare negli ospedali e nelle librerie di tutta Italia (casa editrice Chartusia). cani, per esempio, li addestriamo a interagire con i bambini”. C’è una regola di base per il buon funzionamento delle terapie di supporto: clown o animali in reparto non devono interferire con l’attività dei medici veri e devono sempre rispettare il bambino, la sua famiglia e i loro desideri. “Prima di entrare in una camera ci informiamo sempre sulle condizioni e sui desideri del piccolo ospite e della sua famiglia” spiega Rodrigo Morganti, un esperto clown in corsia “e chiediamo sempre il permesso, accettando a volte (ma non sempre) anche un deciso no. Ma spesso il rifiuto è a sua volta una manifestazione di ansia e disagio: basta imporsi con delicatezza per veder tornare il sorriso. In altri casi, però, è meglio non insistere, ma farsi da parte. Per capire la differenza è necessaria una buona formazione, non si può improvvisare”. In tutti gli ospedali che, come il Meyer di Firenze, lavorano solo con veri e propri professionisti del buo- La regola: non interferire col lavoro dei veri medici “ LA STORIA DI HUNTER Hunter Doherty Adams nasce negli Stati Uniti nel 1945 e, dopo la morte del padre, viene ricoverato in una clinica in seguito a diversi tentativi di suicidio. Si iscrive a medicina e ben presto si trasforma in “Patch” Adams, il padre dei clown-dottori che usano l’umorismo come medicina. Per “Patch” – diventato famoso grazie al film interpretato nel 1998 da Robin Williams – le 26 | FONDAMENTALE | GIUGNO 2011 numore, l’équipe medica sa di essere al riparo da spiacevoli incidenti che si possono invece verificare se il personale di supporto non è adeguatamente preparato. “Per interagire con un bambino malato, magari anche in modo grave, non basta l’allegria” spiega ancora Laura Vagnoli. “Se lo si vuole distrarre dal dolore e dalla tristezza servono strumenti adatti e soprattutto la capacità di utilizzarli”. Per questo sono stati necessari anche studi per misurare quanto efficaci fossero i diversi interventi di supporto. “Prima di dare il via in modo stabile a una terapia di questo tipo – con clown, musica eccetera – l’abbiamo sottoposta a una sperimentazione iniziale per capire se era veramente valida ed efficace per le nostre necessità” chiarisce Vagnoli. Ora i cani vengono utilizzati persino in rianimazione, dove favoriscono la ripresa del contatto, mentre le bolle di sapone riempiono le stanze dei prelievi e la musica si diffonde in quelle del reparto. ” relazioni umane e l’allegria sono indispensabili per superare il dolore e la malattia. Un’idea che si è trasformata in realtà 40 anni fa sotto forma del Gesundheit Institute (Gesundheit significa “salute” in tedesco), un centro dove le cure mediche sono gratuite, i pazienti sono amici e le terapie sono somministrate in modo giocoso e divertente.