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CoverDJMASTRO2011-28,5x42 20-06-2011 19:29 Pagina 1 ISSN 1970-7428 GRIFFIN EDITORE Anno VI www.griffineditore.it Numero 7/2011 Poste Italiane Spa - Sped. in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. I comma I, DCB Milano Taxe Perçue Come superare la crisi negli studi Nel marketing gli strumenti per uscirne Progettazione dello studio Check Point Odontoiatria speciale Terapia anticoagulante Dental Market ROBERTO ROSSO, presidente Key-Stone Società Italiana di Parodontologia CORSO DI AGGIORNAMENTO SIdP IL TRATTAMENTO PARODONTALE DEL PAZIENTE CHE PONE DEI VINCOLI: COME CONIUGARE ESTETICA E FUNZIONE, COME PREVENIRE E TRATTARE LE COMPLICANZE E GLI INSUCCESSI 19-20 OTTOBRE Firenze, Palazzo degli Affari PER INFORMAZIONI: Promo Leader Service Congressi srl Tel. 055.241131 - 055.2462201 - Fax 055.2462270 [email protected] - www.sidp.it 3 PRIMA PAGINA L ’ i n t e r v i s t EDITORIALE a Paolo Pegoraro [email protected] L’odontoiatria legale nell’era della mediazione obbligatoria «Chiunque può accedere alla mediazione per la conciliazione di una controversia civile e commerciale vertente su diritti disponibili, secondo le disposizioni del presente decreto». Così recita il decreto legislativo emesso il 4 marzo 2010, in attuazione dell'articolo 60 della legge 18 giugno 2009, in materia di mediazione finalizzata alla conciliazione delle controversie civili e commerciali. Dietro il gergo legislativo si cela uno dei provvedimenti di legge più discussi da tutta la classe medica, che ha introdotto la disciplina della mediazione, nel tentativo di far fronte al problema del contenzioso. Dopo la prima fase, caratterizzata dalla volontarietà, dal 21 marzo 2011 in diverse materie è prevista la mediazione obbligatoria: tra queste anche il «risarcimento danni da responsabilità medica e da diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di pubblicità». In alcune discipline (in particolare ortopedia e ginecologia) la situazione è particolarmente critica e ha dato vita al fenomeno della medicina difensiva: i medici prescrivono esami non stretta- mente utili ed evitano di procedere a trattamenti complessi per prevenire possibili denunce; le facoltà chirurgiche registrano un calo di iscritti per la difficoltà di operare con tranquillità e di stipulare polizze assicurative adeguate. Le norme di legge sulla mediazione riguardano anche l’odontoiatria che, come ogni disciplina medica, ha problematiche particolari che la caratterizzano. Italian Dental Journal ha voluto approfondirne gli aspetti salienti con l’aiuto di tre esperti. In tema di odontoiatria legale, il prin- Quando in poltrona c’è un paziente 2.0 cipale riferimento associativo in Italia è Siola, la Società italiana di odontoiatria legale e assicurativa; abbiamo intervistato il presidente, il dottor Fabrizio Montagna. Abbiamo poi voluto raccogliere l’esperienza di un professionista che da anni si occupa di odontoiatria legale, in qualità di perito nelle cause intentate dai pazienti ai dentisti, il dottor Marco Pecchioli. Infine abbiamo chiesto il parere di un avvocato, la dottoressa Valeria Melca, esperta in questo tipo di controversie legali. L'ESPERTO IN CONTENZIOSO MEDICO LEGALE I numeri del contenzioso Dottor Montagna, iniziamo a caratterizzare il fenomeno dell’odontoiatria legale con qualche cifra Dati interessanti sono emersi dal confronto tra casistiche di diversi esperti iscritti alla Società italiana di odontoiatria legale (Siola) (vedi box in questa pagina, ndr), permettendo di tracciare l’epidemiologia del contenzioso in odontoiatria (vedi tabelle 1 e 2, ndr). L’incidenza della responsabilità odontoiatrica è circa il doppio rispetto alla responsabilità medica, ma contraddistinta da una maggior percentuale di responsabilità acclarata (quasi il 90%) e con risarcimenti decisamente inferiori, nell’ordine delle microinvalidità. Se le compagnie assicurative ricevono mediamente denunce di sinistri per danni odontoiatrici alla persona dal 34% degli assicurati, solo un caso su 30 giunge a sentenza. Si può quindi stimare che mediamente un dentista esegue una o due denunce di sinistro alla compagnia assicurativa nell’arco della vita, uno su 20 o 30 si trova ad affrontare una causa civile e uno su 200 o 300 una querela per lesioni personali. Il contenzioso in odontoiatria è aumentato nel corso degli anni? La percezione generalizzata di aumento delle liti in odontoiatria non è confermata dai dati dell’ultimo decennio e si basa sostanzialmente sulla confusione tra reclami, richieste di risarcimento e processi giudiziari. Sicuramente è aumentato il conflitto e l’area dei reclami, proporzionalmente alla conflittualità sociale e alla crisi economica; si tratta, però, di problemi di rapporto fiduciario, che vanno risolti entro le mura dello studio con rapporti interpersonali. Le richieste di consulenze per responsabilità professionale non sono aumentate in modo preoccupante (circa del 5% negli ultimi dieci anni), ma si sono piuttosto LA SOCIETÀ ITALIANA DI ODONTOIATRIA LEGALE La Società italiana di odontoiatria legale e assicurativa (www.siola.eu) è una società scientifica, affiliata alla Società medico-giuridica Melchiorre Gioia, il cui scopo consiste nel promuovere la cultura medico-legale, favorendo il dibattito tra odontoiatri e giurisperiti. A tale scopo sono organizzati alcuni congressi annuali in varie città italiane e un congresso nazionale, che quest’anno si terrà a Milano dal 30 settembre al 1 ottobre. Gli argomenti di quest’anno saranno incentrati sulle problematiche cliniche e medico-legali dell’implantologia e sulle novità legislative, come la mediazione obbligatoria. concentrate su odontoiatri legali, per la maggior complessità assunta dalla materia, non facilmente percepibile da medici legali, privi di preparazione specifica. Il contenzioso giudiziario segue l’aumento dei sinistri ma, come abbiamo visto, in percentuali più limitate. Questo non vuol dire che sia raro imbattersi in dentisti con problemi giudiziari, poiché con gli attuali tempi della giustizia (di circa 3-4 anni per grado di giudizio), l’1-2% degli odontoiatri riferirà di avere incombente, in svolgimento o appena terminato un processo per responsabilità professionale. Quindi, se i numeri presi nel loro complesso non fanno segnare variazioni particolari, in cosa è cambiato il contenzioso? I reali cambiamenti registrati nell’ambito del contenzioso in odontoiatria riguardano altri punti: è tri- Fabrizio Montagna plicata l’incidenza di implantologia e implantoprotesi, mentre altre branche sono restate stabili o si sono ridimensionate; sono raddoppiate le spese emergenti per cure odontoiatriche, a partire dal 2000, in linea con alcuni settori dell’economia; il 30-50% dei procedimenti giudiziari parte oggi da azioni di ingiunzione intentate dal professionista per recuperare i crediti da pazienti morosi, azione che si rivela una fenomenale lama a doppio taglio. Del resto il contenzioso non è indolore ed economico tenendo conto: che i costi legali e di giudizio possono duplicare l’importo risarcitorio; che nel 25% dei casi la polizza è assente o inoperante; che nel 12% è solo parzialmente attiva; L’EPIDEMIOLOGIA DEL CONTENZIOSO IN ODONTOIATRIA Incidenza annuale per responsabilità medica 0,06% Soccombenza per responsabilità medica 65% Incidenza annuale per responsabilità odontoiatrica 0,1% Soccombenza per responsabilità odontoiatrica 92% Incidenza negli ultimi 10 anni in odontoiatria % costanti Tab. 1: sentenze per responsabilità civile medica e odontoiatrica dedotte da un campione di 1.938 sentenze del Tribunale civile di Roma (Da Montagna, Orrico, De Leo, Piras. Responsabilità professionale odontoiatrica. Ed Martina 2010). Nell’editoriale dell’ultimo numero, commentando l’indagine Andi sui dentisti in crisi, dicevo che occorre necessariamente spirito di adattamento, capacità di rivedere i propri piani professionali e, in qualche caso, i programmi di vita: mi auguro di non aver amareggiato troppo i lettori, è mia intenzione dare una lettura onesta e concreta di quanto accade. Oggi l’odontoiatra, che gestisce una piccola azienda, si trova a che fare con i problemi propri degli imprenditori e spesso soffre la crisi che accomuna le piccole aziende: fluttuazione dei tassi, credito incerto, e poi prezzi che salgono, approvvigionamenti e scorte da tempo di guerra, pazienti che non vedono l’ora di terminare la cura e poi chissà se si rivedranno più; dipendenti scontenti dello stipendio, e sono gli stessi che sono destinati a essere tagliati; depositi che chiedono di accorciare i tempi di pagamento e altri - del tutto ignoti - che ne offrono di più vantaggiosi, ma chissà poi se ci si può fidare; aziende storiche che chiudono i battenti, altre che aprono la cassa integrazione; produttori di attrezzature che partono con campagne scontatissime e pagamenti super dilazionati (ma prima quanto guadagnavano, se ora non ci perdono?); centri odontoiatrici multi specialità che assumono giovani dentisti a basso costo, in leasing anche loro; e via così, in una prospettiva temporale incerta e in un contorno economico che molti ancora dipingono a tinte fosche. È un quadro, quello attuale, in rapida evoluzione ma di certissimi cambiamenti. E il dentista, di per sé, non è troppo incline a cambiamenti radicali: sia perché di norma per impostazione mentale è un moderato, sia perché statisticamente è abitudinario e pragmatico, abituato a fare i conti con i soldi che ha in tasca e con quelli che sa con certezza di poter guadagnare. Tornerò certamente in altre occasioni su questi temi, perché quella che viviamo è senza dubbio una crisi e non sarebbe corretto usare eufemismi: tocca quindi seguirla da vicino e commentarne gli aspetti che più incidono sulla professione. Vorrei però intanto anticipare un paio di riflessioni. La prima è riassumibile nella semplice constatazione che è tramontata per sempre un’epoca di tranquille certezze, e su questo occorre darsi pace: i bei tempi non torneranno più. La seconda, più consolatoria anzi ottimistica, riguarda le potenzialità che i periodi di crisi inevitabilmente portano con sé. Le opportunità di strutture agili - e di menti altrettanto in forma - sono legate alla possibilità di veloci adeguamenti a differenti politiche di prezzo, alla capacità di riadattarsi alle nuove esigenze del mercato attraverso la comprensione e la padronanza delle nuove tecnologie, alle opportunità che talvolta sono sotto gli occhi di tutti ma che pochi raccolgono: per esempio competitor in crisi, facilitazioni finanziarie, network professionali e, non da ultimo, mobilità sul territorio e anche più in là, per portare le proprie competenze là dove sono più richieste e pagate. Una maggiore efficacia commerciale, insomma, unita a una maggiore capacità comunicativa. Guardate che cosa fanno i grandi centri odontoiatrici organizzati in forma imprenditoriale: parlano al pubblico. E ancor meglio possono parlare al proprio pubblico i singoli dentisti, rivolgersi al paziente, farlo sentire accudito e seguito nel modo migliore, persuaderlo a riflettere sui propri stili di vita: mai come ora quella che viene chiamata Patient Education è necessaria, perché davvero il cittadino è al centro di questo sistema, è il primo a essere in crisi economica e il primo a voler essere coinvolto nelle proprie terapie, nelle spese, nelle scelte di base. Un cittadino 2.0, se mi passate il neologismo, che vive in rete e vuole (che piaccia o no) essere al corrente, comunicare e condividere. 4 DENTAL PRESS L ’ i n t e r v i s t a La crisi dei laboratori e delle protesi sembra ormai una tendenza cronica. Aumentare efficienza e comunicazione per acquisire nuove quote di pazienti In un’intervista a Roberto Rosso, presidente di Key-Stone e autore della ricerca di mercato presentata in queste pagine, i motivi della crisi e gli strumenti per uscirne Roberto Rosso Chiediamo a Roberto Rosso, in una prospettiva di più lungo periodo, quanto è stato consistente il calo pazienti. Negli studi privati il calo di accessi è piuttosto consistente. Nel 2008 il numero complessivo di visite erogate dagli studi dentistici privati superava i 60 milioni. Gli ultimi dati disponibili, riferiti al 2010, ci dicono che le visite sono ulteriormente scese fino a 55 milioni. I pazienti che almeno una volta all'anno si recano presso uno studio dentistico privato sono ormai solo 18 milioni, circa il 30% della popolazione. Indubbiamente la situazione è peggiorata rispetto alla già non rosea situazione di una decina di anni fa. zato della salute orale dei cittadini, ma è assai più probabile una riduzione forzata degli accessi a causa della crisi economica e sociale che tuttora condiziona il Paese. Sicuramente un altro fattore è la scarsa capacità di comunicare e stimolare la domanda da parte degli studi dentistici privati, che dovrebbero iniziare a sviluppare questa sensibilità. Va inoltre precisato che la ricerca condotta da Key-Stone ha analizzato il mondo dei quasi 37mila centri odontoiatrici privati italiani in cui lavorano oggi circa 55mila dentisti, escludendo quindi dall'analisi l'offerta pubblica, i grandi centri organizzati in forma imprenditoriale e la cosiddetta "odontoiatria commerciale". Tutti fenomeni emergenti che in futuro potrebbero assorbire quote sempre più consistenti di cittadini. Anche tra gli odontotecnici sono le strutture più piccole a soffrire maggiormente, poiché nei laboratori più organizzati e dotati di nuove e moderne tecnologie il fenomeno recessivo è contenuto. Sin dallo scorso anno si era notata l’eterogeneità delle performance di studi e laboratori, che se caratterizzati da uno scarso orientamento imprenditoriale non sanno reagire alla crisi o cogliere i segni di ripresa. Questi dati dovrebbero suggerire l'evoluzione verso un nuovo modello organizzativo di queste micro imprese, che potranno rispondere alle esigenze dei cittadini di prestazioni di alto livello con costi contenuti solo se sapranno ridurre l'incidenza dei costi fissi. A ciò potrebbero contribuire progetti di creazione di strutture più grandi e organizzate, senza nulla togliere alla qualità della prestazione, dei materiali e delle tecnologie. Per gli odontotecnici, ancor più che per i dentisti, è ormai giunto il momento di cambiare il modello di business del comparto. Anche la progressiva riduzione del numero di esercenti è la prova che questo comparto prenderà altri connotati negli anni a venire. Il quadro generale non è ottimistico. Cosa serve alla filiera per riprendersi? Quali le cause? La crisi è certamente reale, ma non è vissuta da tutti allo stesso modo. Quali le variabili soggettive della recessione? Naturalmente una minor frequentazione dello studio dentistico potrebbe anche far pensare a un miglioramento generaliz- SEMPRE MENO PAZIENTI NEGLI STUDI Cala del 4% la media del numero di accessi settimanali negli studi dentistici. Nel 2010 si stimano complessivamente 55 milioni di accessi, contro i 60 milioni del 2008 I giovani odontoiatri ad esempio non possono che essere in crescita poiché vivono spesso una fase di sviluppo imprenditoriale, mentre dentisti con maggior esperienza hanno di certo vissuto periodi più floridi e la percezione dell'andamento dell'attività non può che essere oggettivamente e soggettivamente negativa. Questo tema deve però far riflettere anche sulla necessità di un cambio culturale e organizzativo da parte dei dentisti italiani, che si trovano ad affrontare nuove sfide competitive alle quali non sarà possibile rispondere semplicemente attendendo che tornino tempi passati o, peggio, rassegnandosi alla riduzione dell'attività. Una maggiore capacità comunicativa e di efficacia commerciale, unita al miglioramento dell'efficienza gestionale e della competitività in termini economici, non possono che favorire la domanda di prestazioni odontoiatriche delle quali i cittadini necessitano, ma rispetto alle quali a volte non sono sufficientemente motivati o si arrendono di fronte alla barriera economica. Occorre che le categorie professionali e i soggetti preposti, anche a livello istituzionale, risolvano il problema della scarsità di pazienti, facendo sì che più cittadini possano dedicarsi alla cura della loro salute orale, in quanto un mercato che si sviluppa solo grazie all'aumento del valore dei prodotti e delle prestazioni, contestualmente alla riduzione di pazienti trattati, segnala un'iniquità sociale che si va acuendo: sempre meno cittadini si occupano del proprio sorriso, ma chi se lo può permettere ottiene una qualità sempre più elevata. In questo modo tutto il comparto rischia un forte ridimensionamento, poiché senza una ripresa dei consumi legati alla componente fondamentale del settore, cioè agli accessi dei pazienti negli studi, anche la recente crescita del mercato potrebbe risultare effimera. Il mercato non potrà avere uno sviluppo strutturale se non ci saranno più italiani che si recano dal dentista e se non ci sarà un'offerta adeguata e flessibile per tutte le esigenze e, perché no, per tutte le tasche. A. P. segue da pag. 3 in apparente controtendenza rispetto alla crescita economica del comparto industriale. Per comprendere tale dinamica un fattore molto importante da valutare è la tipologia di distribuzione del settore, che si avvale dei depositi dentali per oltre il 60% del business. La ricerca Unidi, integrata da un'analisi dei bilanci di tutti i distributori, ha dimostrato come il calo di domanda del 2009 aveva inciso in modo sostanziale sulla struttura finanziaria del canale, che ha continuato a operare riducendo però le scorte di magazzino. Ebbene nel 2010, a fronte di un lieve recupero della domanda che ha generato maggior fiducia lungo la filiera, si è amplificata la crescita del mercato all'ingrosso diretto al canale distributivo (sell-in), che ha probabilmente ripristinato i livelli di scorta. I dati puntuali della ricerca sell-out analysis di KeyStone, realizzata su un campione statisticamente rappresentativo di distributori di materiali dentali, confermano che i trend delle quantità di prodotti di base consumati, strettamente connessi agli accessi e alle visite (come anestetici, prodotti monouso e materiali di otturazione), risultano stagnanti ma non in calo come dichiarato dai piccoli e medi studi dentistici intervistati. Ciò a riprova che le strutture odontoiatriche più grandi stanno probabilmente assolvendo maggiormente alla domanda di prestazioni odontoiatriche. Le nuove tecnologie A prescindere da tutte queste considerazioni, secondo i ricercatori Key-Stone è aumentato di molto il valore aggiunto dei prodotti. Sono infatti in pieno sviluppo alcuni segmenti relativi a materiali maggiormente estetici e funzionali che inducono il dentista italiano a usare prodotti sempre più costosi e sofisticati. A riprova dell'elevato livello della grande attenzione alla qualità da parte dell'odontoiatria italiana. Lo sviluppo del mercato è anche sostenuto dall'investimento di dentisti e odontotecnici in nuove tecnologie, che stanno rivoluzionando alcune metodiche diagnostiche, terapeutiche e di produzione protesica. Tra questi l'ingresso della radiografia 3D, i nuovi sistemi di chirurgia guidata, l'implantologia a carico immediato, la rigenerazione ossea e lo straordinario sviluppo del Cad-Cam, che ha visto un incremento del 37% degli elementi prodotti con questa metodica, che rappresentano ormai il 17% della protesi fissa in ceramica. Cresce l'import-export Si segnala infine il forte sviluppo dell'esportazione che, secondo le proiezioni del campione di aziende intervistate, vola al +7%. Il fenomeno è particolarmente incentrato sulle peculiarità dell'industria italiana che cresce soprattutto grazie all'esportazione di arredi, apparecchiature e tecnologie. E questa positiva vocazione dell'industria italiana verso l'internazionalizzazione consente di ammortizzare le turbolenze del mercato interno. Interessante è anche valutare come parallelamente allo sviluppo dell'export stia progressivamente aumentando anche l'importazione, che è cresciuta dell’8%. Segno di una sempre maggiore globalizzazione del settore. «I dati 2010 sono stati positivi e ciò fa ben sperare rispetto a un recupero strutturale del mercato, ma come spiegato ciò è dovuto essenzialmente allo sviluppo di valore aggiunto e non a un incremento strutturale dei consumi in termini di volumi - afferma Roberto Rosso -. Tanto più che l'analisi congiunturale del primo quadrimestre 2011 mostra nuovamente un tasso di crescita delle vendite al canale piuttosto debole, con un +1%». A. P. LA PRODUZIONE IN ITALIA Il settore produttivo in Italia appare in costante crescita fino al 2008; nel 2010 è segnalato un importante recupero dopo la crisi del 2009. Il trend medio composto nel periodo si attesta quindi al +3,1%. Sin da questa prima analisi (forecast) si nota una maggiore crescita rispetto alle medie dei settori produttivi del Paese, nonostante la recessione del 2009 (studio Unidi) IL MERCATO FINALE (SELL-OUT) INDUSTRIA: CRESCITA CONTINUA DELLE ESPORTAZIONI La destinazione della produzione delle aziende italiane: l'export presenta un costante incremento nel corso del tempo. (Studio Unidi) Il mercato finale, calcolato a prezzo di sell-out (cioè di vendita a dentisti e odontotecnici), mostra un trend di crescita in rallentamento. Nonostante ciò la media composta del periodo mostra un positivo +3,2%. Il 2009 mostra però un andamento negativo (studio Unidi) 6 FOCUS ON 7 FOCUS ON Architettura dello studio per l’ergonomia del lavoro Lo studio come primo e più importante strumento di lavoro del dentista: un aspetto non sempre considerato, ma che può fare la differenza nel lavoro di tutti i giorni e nel successo a lungo termine dell’attività proprio agio il paziente e consentano un lavoro meno stressante agli operatori: questi aspetti costituiscono l’obiettivo finale dell’architetto incaricato di concepire l’ambulatorio. Due necessità assolute per la miglior realizzazione di un ambiente tecnico quale è lo studio odontoiatrico sono la progettazione di una griglia impiantistica efficiente, facilmente mantenibile e integrabile nel tempo, e la scelta dei materiali di assoluta resistenza e igienizzabilità. Infine, a causa del crescente aumento dei costi di acquisto e di affitto delle unità immobiliari, lo sfruttamento massimo delle superfici a disposizione diventa un punto cardine per ogni buona progettazione. Proviamo quindi a entrare nel dettaglio di questi quattro fattori. N el campo della medicina esistono attività che possono essere svolte in ambienti privati e attività che, per necessità di attrezzature e organizzazione tecnica, non possono che essere svolte in ambienti ospedalieri. In particolare, a parte le semplici visite generiche e di controllo, la maggior parte degli interventi sui pazienti che possono essere svolti in studi privati si limitano ad attività minori e poco invasive, e l’esecuzione di terapie più complesse viene conseguentemente demandata a strutture maggiormente organizzate. Solo poche specialità della medicina, quali ad esempio l’odontoiatria e l’oculistica, sono in grado di svolgere attività e terapie complesse in locali privati, non configurati come cliniche o day surgery. Tra queste la professione dell’odontoiatra è sicuramente una delle attività mediche che maggiormente necessita di strumentario e coordinamento tra attrezzature. La scelta di queste diventa quindi una componente essenziale, per qualità ma anche per investimento economico, nella pianificazione delle attività da parte del medico che intende aprire uno studio, e che deve essere successivamente e continuativamente valutata nel rinnovamento e nella manutenzione per garantire il massimo della qualità terapeutica alla propria clientela. Ma, come ogni strumento sofisticato e dedicato a un’attività di precisione, lo strumento odontoiatrico deve essere collocato in un ambiente idoneo, per caratteristiche e qualità, tale da ottimizzarne la funzionalità d’uso e massimizzarne il risultato. L’ambiente in cui si opera va quindi considerato alla stre- gua di ogni altro apparecchio in esso collocato: lo studio diventa così il primo e più importante strumento di lavoro. La scelta degli ambienti La progettazione dei locali in cui allestire uno studio odontoiatrico costituisce una fase molto delicata e importante della vita professionale del dentista. Analizziamo i criteri fondamentali per una buona realizzazione dello studio. Lo scopo principale di una progettazione tecnica dedicata alla professione odontoiatrica consiste nell’ottimizzazione del layout in funzione della miglior ergonomia di lavoro. Fondamentale è poi la definizione di ambienti di lavoro concettualmente corretti e confortevoli sotto tutti i punti di vista, che mettano a La planimetria di uno degli studi progettati dall’architetto Francesco Frova. In queste pagine sono pubblicate le foto degli interni Il layout La definizione del layout di uno studio odontoiatrico viene spesso affidata a operatori che si spacciano per “ergonomi”, ma che spesso non lo sono. L’ergonomia, ovvero “la disciplina che studia la migliore integrazione tra lavoro umano, macchina e ambiente di lavoro, finalizzata al maggior rendimento del lavoro stesso” si manifesta, nel nostro caso, nell’applicazione delle conoscenze del lavoro dell’odontoiatra alla progettazione degli spazi e delle relazioni tra gli ambienti. Ne consegue che, senza un’approfondita comprensione dell’operatività clinica e organizzativa da parte dell’architetto, ogni sforzo progettuale risulterà carente in termini di funzionalità e fluidità delle operazioni. Il layout dello studio odontoiatrico rappresenta la sintesi di questa analisi progettuale: nel progetto di massima è racchiusa la pianificazione della vita dello studio, la relazione tra gli ambienti, i percorsi dei pazienti e degli operatori, l’identificazione delle zone critiche e delle aree funzionali: insomma, tutto ciò che non andrebbe lasciato al caso ma predefinito e previsto in origine. Identità e immagine Lo scopo della seconda fase progettuale consiste nel definire gli ambienti secondo dei precisi canoni in precedenza identificati. Un’analisi preliminare del- Francesco Frova nasce a Milano nel 1962. Libero professionista con studio in Milano, dal 1988 si occupa di progettazione tecnica specializzata per ambienti medici l’immagine che lo studio dovrà dare di se stesso porterà a identificare dei precisi canoni estetici e logistici, in modo da consentire allo studio di presentarsi alla clientela con un’identità chiara e definita, calibrata in funzione del target di riferimento cui si vuole rivolgere. Ad esempio, un eccesso di eleganza o di design potrebbe portare a identificare lo studio come troppo pretenzioso o troppo caro, con una conseguente perdita di pazienti; parimenti, un look troppo minimalista potrebbe essere scambiato per sinonimo di scarsa modernità e qualità tecnica. Ogni contesto, e ogni target di riferimento, sono strettamente legati all’immagine che si vuole creare e offrire: uno studio in centro città non potrà essere paragonabile a un ambulatorio allestito in un centro commerciale. L’identità dello studio, ovvero ciò che lo studio è realmente, deve essere, per quanto possibile, trasmessa attraverso l’immagine, ovvero la rappresentazione presso il pubblico: con interventi sull’immagine si possono quindi veicolare messaggi sulle caratteristiche dello studio differenti da quelle realmente presenti, con tutti i lati positivi o negativi che tale azione comporta. La scelta del look da dare ai locali è quindi una delle prime valutazioni da fare in fase di progetto; le alternative possono variare prevalentemente suddividendo l’ambulatorio in due aree: la zona extraclinica e la zona clinica. Nella prima si potrà scegliere se dare all’ambiente un aspetto essenziale o salottiero, se far attendere i pazienti in un ambiente che faccia loro dimenticare di essere in uno studio medico o se far rende- re conto subito a chi vi sosta che si è già entrati in un ambiente sanitario. Varcato il confine della zona clinica la maggior parte degli studi tende a trasmettere un look ospedaliero, per comunicare con immediatezza una sensazione di sanità, di pulizia, di professionalità. Ma non mancano i casi in cui l’odontoiatra vuole continuare a veicolare un’immagine più tranquillizzante, meno clinica; è questo il caso, ad esempio, degli studi ortodontici, dove si cerca di alleviare il timore dei bambini distraen- doli con colori, disegni e musica. O ancora, come accade sempre più spesso di recente, si progettano ambienti simili a showroom o a locali di tendenza, dove il design è più curato e i materiali sono meno tradizionalmente appartenenti agli ambienti medici. Ogni scelta è assolutamente condivisibile, purché sia frutto di un’attenta analisi e di opportune valutazioni di marketing, e purché la tendenza a seguire canoni in voga nella moda del momento non porti a utilizzare materiali poco resistenti, di non facile igienizzazione o di difficile manutenzione. I materiali e gli impianti La scelta dei materiali per la realizzazione e per le finiture viene troppo spesso influenzata da canoni estetici e di costo. La prima discriminante nella scelta delle finiture purtroppo non dipende né dal committente né dal progettista, poiché l’approvazione dei materiali spetta alle Asl. Sovente capita di innamorar- si di una certa finitura di pavimento, o di un rivestimento murale, o di un lavandino spettacolare, e di sentirsi dire (meglio in sede di progetto che in sede di sopralluogo finale per il rilascio dell’autorizzazione sanitaria) che tale oggetto non viene accettato dai tecnici dell’Asl, in quanto non conforme ai regolamenti vigenti. Ovviamente l’esperienza del progettista attua già una scrematura alla rosa dei materiali da impiegare, ma la discrezionalità di valutazione da parte dei funzionari gioca a volte delle brutte sorprese: meglio una chiacchierata preliminare in più piuttosto che scoprire troppo tardi, a opere eseguite, che il materiale scelto non è ammesso. Per quanto riguarda la griglia impiantistica, la sua complessità obbliga il dentista ad appoggiarsi a un tecnico di esperienza nel settore, onde evitare che insorgano, a studio già avviato e quindi troppo tardi, problemi di funzionamento e di gestione causati da un’errata progettazione. Un’attenta analisi delle necessità e dei desideri del medico, unita a una pianificazione meticolosa da parte dell’architetto, porteranno ad avere una struttura impiantistica solida e razionale, che non darà problemi di manutenzione e di espansione nel tempo e si rivelerà il vero cuore e motore dell’ambiente di lavoro. È meglio non lesinare sulle predisposizioni e sulla ridondanza di alcuni apparati: il fermo studio in caso di guasto, in assenza di opportuni bypass o apparati di emergenza, comporterebbe costi, a posteriori, sicuramente superiori a quanto si sarebbe speso in sede di una realizzazione iniziale più oculata e previdente. Parimenti, è meglio non dotarsi subito di troppi impianti e allestimenti di cui non si ha effettiva necessità immediata, ma è meglio concentrare gli sforzi economici nel predisporre la facile e indolore integrazione nel momento in cui si renderà necessario un completamento o un potenziamento del sistema. Se possibile, conviene avviare l’attività e, dopo qualche settimana di lavoro, definire e completare alcuni allestimenti: solo così ci si renderà conto di non aver creato elementi o disposizioni che non si sarebbero rivelate corrette secondo i nuovi criteri ergonomici dettati dai nuovi locali. In questo modo si spenderà solo per allestire ciò che si avrà sperimentato come necessario, lavorando nei nuovi locali col minimo dell’allestimento necessario a soddisfarne le reali necessità. Questo comportamento si rivelerà sicuramente come un notevole risparmio in termini di costo nella realizzazione del nostro studio ideale. Francesco Frova VALORIZZARE L'INVESTIMENTO IMMOBILIARE CON UN PROGETTO RAZIONALE DEGLI INTERNI Il mercato immobiliare ci ha abituati nel tempo a importanti fluttuazioni dei valori, ma con una tendenza comunque generalmente sempre al rialzo; ne consegue che il costo di un appartamento in una zona appetibile per la realizzazione di uno studio raggiunge spesso livelli decisamente alti. Di conseguenza lo sfruttamento migliore in termini di spazi da parte dell’architetto farà ottimizzare l’investimento, consentendo di reperire una superficie minore, o di poter realizzare, a parità di metratura, un numero superiore o comunque più razionale di ambienti. Con il conseguente miglior confort lavorativo di chi in tali ambienti opera. F. F. 8 FOCUS ON 9 FOCUS ON Come occuparsi di odontoiatria speciale Dottor Raimondo, come si sviluppa il rapporto con le famiglie dei soggetti diversamente abili? Un'attenta riflessione sul trattamento odontoiatrico dei pazienti diversamente abili fa luce sull'aspetto più problematico: la prevenzione. E le visite a questi pazienti sono più frequenti di quanto si pensi Le persone diversamente abili sono molto diverse anche tra di loro. In rapporto all’odontoiatria, sono accomunate dal fatto che, per limitazioni funzionali fisiche o deficit intellettivo, creano una difficoltà supplementare all’operatore, tale da rendere problematica l’esecuzione di una buona prestazione professionale. Anche se si tende a tenerla ai margini, non si tratta di una piccola realtà: «secondo uno studio effettuato qualche anno fa, in Italia il 4,8% della popolazione è affetta da disabilità; ma questa condizione tende a sfuggire dalle statistiche e probabilmente la reale percentuale è molto più alta». La valutazione è fatta da Eugenio Raimondo, un dentista che di queste tematiche è esperto, perché con i soggetti diversamente abili lavora quotidianamente e perché ha un ruolo molto attivo nella Società italiana di odontostomatologia per l’handicap (Sioh) di cui è vicepresidente. La Sioh è un punto di riferimento in questo ambito: si occupa appunto di definire modelli di approccio psicologico e clinico per la prevenzione e la Dottor Raimondo, esistono problematiche odontoiatriche specifiche che caratterizzano questi pazienti? In linea di massima le patologie più frequenti sono correlate all’assenza di igiene orale, perciò parodontopatie e carie sono all’ordine del giorno. Un elevato numero di studi ha indicato che le persone con disabilità intellettive hanno più placca sui loro denti e sulle loro gengive rispetto alla popolazione generale. C’è poi una crescita evidente con l’aumentare degli anni e una situazione di precaria salute parodontale è già riscontrabile in età adolescenziale. Tuttavia è importante sottolineare che per alcune malattie genetiche esistono anche tipiche manifestazioni cliniche, che richiedono una preparazione specifica da parte dell’odontoiatra. Ricordo ad esempio che i soggetti con sindrome di Down sono suscettibili a forme aggressive di malattia parodontale dovute a un quadro di immunodeficienza, con perdite d’osso e tasche parodontali profonde. Come si differenziano gli approcci e i trattamenti a seconda delle diverse tipologie di handicap? Il paziente collaborante, anche se presenta disabilità, deve essere trattato in ambiente odontoiatrico privato o pubblico senza etichette particolari. Un ragazzo Down che risponde alle nostre esigenze educative e terapeutiche non ha un handicap odontoiatrico. Poi ci sono i temperamenti difficili: è con questa fascia di persone che bisogna creare un approccio mirato e migliorarne il grado di collaborazione. Il tono della voce pacato, la condivisione di argomenti, il contatto fisico, le tecniche di rinforzo e modeling consentono di ottenere ottimi risultati. Dobbiamo comunicare al paziente cosa vogliamo fare nella sua bocca, mostrando gli strumenti ed eseguendo infine la prestazione; si devono talvolta creare dei neologismi, come pongo invece di alginato oppure doccia invece di trapano. È anche importante conoscere nello specifico la sua malattia e le terapie farma- cura delle patologie del cavo orale dei soggetti diversamente abili. Il dottor Raimondo ricorda che «il quadro delle disabilità è estremamente complesso, costellato da un’enorme variabilità di condizioni psicofisiche: ritardi mentali, tetraparesi spastiche, malattie rare, deficit sensoriali, sindrome di Down, pazienti critici. Tra i parenti del disabile si riscontra spesso un atteggiamento di cura quasi ossessiva della patologia dominante unito alla tendenza a trascurare le esigenze di salute di apparati e organi corporei considerati ingiustamente di secondaria importanza. Si chiama effetto alone e spesso fa sì che si arrivi ad assistere il disabile, dal punto di vista stomatologico, soltanto nei casi di emergenza. Per questo motivo l’intervento più comune è quello mutilante - l'estrazione dentaria - divenuto una necessità poiché non è stato possibile effettuare una buona prevenzione primaria e secondaria». È uno scenario evidentemente complesso, che costringe a rapportarsi con ambiti con cui il dentista normalmente ha poco a che fare. cologiche in atto, per poter effettuare per esempio un atto chirurgico. Se dobbiamo trattare un paziente che assume anticoagulanti per la sostituzione di una valvola cardiaca con valore Inr a 3,8 non si può procedere all’estrazione di un dente incluso per il rischio di emorragia: in questo caso va sostituito il cumarinico con l'eparina. viene allora ricondotto in ambulatorio dove si preferisce estrarre il dente per l'impossibilità di eseguire un buon trattamento endodontico. Quando invece si attrezza una sala operatoria e si possono eseguire le cure in narcosi, si effettuano più prestazioni a regola d'arte e, in pazienti selezionati, anche impianti e protesi fisse Si riescono a eseguire anche interventi complessi? A questo proposito, quali interventi di sedazione sono messi in atto per i pazienti non collaboranti? La prestazione odontoiatrica non dovrebbe differire tra i vari pazienti. I protocolli operativi sono ormai riconosciuti a livello internazionale. Se c'è un processo carioso di piccola entità in un diversamente abile che collabora poco ciò costringe l'operatore ambulatoriale a non poter applicare i canoni per l'esecuzione di una corretta cura. Infatti non potrà, per esempio, applicare la diga e una buona tecnica adesiva. Può accadere così che l'otturazione si infiltra e va incontro a carie molto profonda. Il paziente Le procedure anestesiologiche ambulatoriali possono avvalersi di tecniche di sedazione cosciente che consentono di ridurre lo stato di ansia, come l'utilizzo del protossido di azoto; in alcuni soggetti - infartuati, nevrotici, eccetera - si possono fare delle premedicazioni con delle gocce orali di benzodiazepine. L’induzione dell’anestesia generale avviene con farmaci inalatori che evitano lo stress della venipuntura negli agofobici e consentono in ogni caso di avviare pratiche altrimenti LA SOCIETÀ ITALIANA DI ODONTOSTOMATOLOGIA PER L’HANDICAP Le iniziative culturali della Sioh (www.sioh.it) prevedono un congresso nazionale ogni due anni, oltre a seminari e simposi che si tengono nelle varie realtà regionali presso strutture ospedaliere o sedi universitarie. «In quest’ultimo caso - ricorda Eugenio Raimondo - cerchiamo anche di sensibilizzare gli ambienti accademici perché si arrivi all’inserimento dell’odontoiatria speciale nei corsi di laurea». Quest’anno il congresso Sioh si svolgerà a Paola, in provincia di Cosenza, dal 30 settembre al primo ottobre e avrà per titolo «Lo stato dell’arte dell’odontoiatria speciale». Il programma è pubblicato su www.congressosioh2011.it. «Lo scopo di questo congresso - spiega il dottor Raimondo - è di portare l’attenzione del mondo scientifico nazionale intorno alle problematiche dell’odontoiatria per le persone disabili. Esistono delle linee guida internazionali che dettano i canoni affinché l’odontoiatra esegua la sua prestazione nel modo ottimale con il rispetto di certe regole. Molto spesso però, per deficienze strutturali e organizzative, la prestazione che si riesce ad erogare a livello ambulatoriale a questi particolari pazienti non rispetta assolutamente i protocolli clinici, solitamente applicati al soggetto collaborante. Essendo precario il mantenimento delle cure - continua Eugenio Raimondo - l’applicazione di una buona procedura è particolarmente importante per rendere la prestazione finale più duratura nel tempo. Speriamo di coinvolgere specialmente i giovani odontoiatri, in modo da formarli e renderli attenti a questa problematica. Vogliamo divulgare le conoscenze più aggiornate riguardo alle modalità di approccio clinico, alla diagnosi e alla terapia, alle tecniche consigliate per l’anestesia, affinché la curiosità scientifica maturata stimoli l’obbligo professionale e morale di elargire una prestazione dignitosa nel rispetto della validità della persona». Il congresso servirà a fare il punto anche sullo stato della ricerca. Esistono malattie rare che si manifestano anche in età adulta con segni clinici anche gravi a livello sistemico e che presentano dei segni tipici nel cavo orale: se riconosciuti, possono far nascere un sospetto diagnostico tale da far eseguire una mappa genetica e portare a un’eventuale diagnosi precoce. «Un esempio è dato dalla sclerosi tuberosa, che si può presentare con dei difetti tipici dello smalto e dei fibromi in bocca e sul viso e non dare altri sintomi» ricorda l’esperto. L'odontoiatra si limitata spesso alla cura dei tessuti duri della bocca trascurando la conoscenza dei tessuti molli che sono a volte la sede in cui si esprimono i segni di malattie sistemiche come il morbo di Behçet, la malattia bollosa, l’Aids, il lupus eritematoso sistemico. «Vogliamo contribuire, con le altre società scientifiche del settore, a formare uno specialista che sia soprattutto stomatologo e che conosca le malattie sistemiche e i loro trattamenti - ci ha detto Raimondo -. A volte, infatti, la terapia farmacologica stessa crea patologia orale, come l’iperplasia da idantoina, nifedipina o ciclosporina; altre volte ne limita la prestazione specialistica, come nel caso di pazienti in trattamento con anticoagulanti». R. T. estremamente difficili nei non collaboranti. Il sevorano e il desflurano sono i gas anestetici più usati, perché non irritano le vie aeree e perché vengono rapidamente eliminati dall’organismo con immediato recupero delle funzioni psicomotorie anche dopo interventi chirurgici di lunga durata. L’intubazione avviene in respiro spontaneo; con questa tecnica si realizza un’anestesia generale monofarmacologica, senza uso di curaro, con il pieno rispetto della funzione respiratoria che per il paziente è sinonimo di sicurezza: “egli all’inizio respira il suo sonno e alla fine respira il suo risveglio”. È questa la citazione di un’espressione che mi piace molto, del professor Giovanni Sampietro, un anestesista. Ci ha già accennato come la prevenzione costituisca una criticità. Cosa si può fare in proposito? In letteratura sono riportati standard di igiene orale e di controllo della placca decisamente bassi nei soggetti disabili. Le scarse abilità motorie, il disallineamento dentale, la mancanza di detersione e il ristagno di placca possono condurre a un aumento dei depositi di placca e tartaro; inoltre laddove sia presente un quadro di respirazione orale vi è anche una riduzione della funzione protettiva della saliva su denti e gengive. È ormai noto che lo spazzolamento dentale è essenziale per rimuovere la placca e i depositi di cibo e per mantenere la salute delle gengive e del parodonto; in questa attvità, il supporto dei genitori e delle persone che hanno la responsabilità della cura dei soggetti non autonomi può essere richiesto per tutta la durata della vita. Il dentista o l’igienista dentale devono comprendere quale possa essere il miglior movimento per la rimozione della placca a seconda del soggetto e, di conseguenza, individualizzare le manovre di igiene orale; inoltre, il team odontoiatrico deve essere in grado di ascoltare e comprendere le difficoltà sperimentate dai genitori o dai caregiver. Quali sono invece le problematiche relazionali nel rapportarvi a pazienti così difficili? Con alcuni soggetti si instaura un’ottima relazione emotiva ed empatica. Questo accade facilmente con pazienti con un ritardo mentale lieve, con deficit sensoriali o con quoziente intellettivo nella normalità ma spastici. Le difficoltà relazionali sono invece comuni verso i soggetti fobici, che hanno subito un trauma da precedenti cure specialistiche o con i pazienti affetti da psicosi, autolesionisti, autistici e individui con grave ritardo mentale. Sono quei pazienti a cui non sempre si riesce a garantire una prestazione ambulatoriale e pertanto devono essere spesso trattati in narcosi. Il bambino autistico è senza dubbio il più difficile da trattare. Necessita di incontri sin dalla sua più tenera età in modo da creare dei modelli individualizzati che valorizzino il suo impegno, ad esempio con dei premi a cui non può resistere. Quali accorgimenti si mettono in atto per mettere a proprio agio un paziente meno in grado di gestire situazioni potenzialmente ansiogene, che si trova in uno studio odontoiatrico e quindi in un ambiente estraneo? Innanzitutto l’ambiente di lavoro deve essere adatto a questi particolari pazienti: la sala d’attesa deve essere spaziosa, priva di spigoli pericolosi soprattutto per i soggetti autolesionisti; i percorsi devono essere senza ostacoli; vi devono essere pupazzi di peluche e giochi, l’arredamento e le pareti colorati; non ci devono essere odori sgradevoli. Possono essere d’aiuto filmati di cartoni animati su un grande monitor, e una telecamera che proietta i loro volti può destare curiosità e costituire un elemento di distrazione. Infine la presenza della figura del clown dottore con i suoi intrattenimenti di giochi di prestigio o con la creazione di figure animali con i palloncini colorati contribuisce sicuramente a migliorare l’approccio terapeutico. Un soggetto disabile che soffre di dolori orali è spesso incapace di esprimere a parole il proprio problema, ma può manifestare un cambio di comportamento che può includere diversi atteggiamenti, come perdita di appetito, scarsa voglia a partecipare ad attività di routine, sonno disturbato, irritabilità e forme di autolesionismo. È importante che le persone più vicine al soggetto con disabilità siano in grado di individuare questi cambiamenti e allertare i professionisti della salute. Spesso l’odontoiatra è coinvolto nella diagnosi di queste alterazioni del comportamento per capire se la loro insorgenza è collegata a problemi del cavo orale. Il rapporto con i genitori e i tutori è fondamentale e il processo educativo deve essere rivolto prima di tutto a loro. Se un genitore si presenta con placca estesa, tartaro e carie diffusa e mostra di non avere cura della propria persona, è evidente che non conosce l’importanza dell’igiene orale per il mantenimento dei risultati delle prestazioni odontoiatriche. Bisogna educare i genitori per poter raggiungere un discreto risultato con i loro figli. Oltre alle norme di igiene orale, non è da sottovalutare l’importanza dell’educazione alimentare, infatti nell’anamnesi troppo spesso riscontriamo il ricorso a diete ricche di dolci e zuccheri, somministrati dai genitori anche nel tentativo di sedare le ansie dei propri figli. Quali indicazioni si possono dare a un odontoiatra generico che si trovi a trattare pazienti con handicap? Qual è il contributo dell’odontoiatria pubblica in questo settore e quale il ruolo degli odontoiatri o delle strutture private? Per trattare questi soggetti è importante seguire un percorso formativo per conoscere le malattie e le varie tecniche di approccio. È meglio non improvvisarsi specialisti in questo difficile campo, perché si rischia di dare dei consigli sbagliati e di effettuare procedure approssimative, ovviamente in buona fede. I genitori oggi sono esigenti e hanno giustamente diritto alla cura dei propri figli. Consiglio ovviamente di iscriversi alla nostra Società scientifica, di seguire le nostre attività culturali e magari di frequentare ambulatori dove si pratica l’odontoiatria speciale. Esistono strutture ospedaliere con ambulatori che erogano prestazioni ai soggetti diversamente abili, ma sono numericamente insufficienti. Inoltre non tutte hanno l’accesso a una sala operatoria e pertanto spesso si limita l’attività all’educazione familiare, alle tecniche di igiene orale o a piccole prestazioni conservative ed estrattive. Considerando questi limiti, il ruolo preventivo sin dai primi anni di vita è spesso compito dell’odontoiatra e dell’igienista dentale anche presso strutture private, dove a volte è più facile instaurare un buon rapporto di fiducia con il paziente. Renato Torlaschi 10 FOCUS ON Endodonzia e implantologia Trattamenti a confronto La valutazione dei risultati a lungo termine può spostare la bilancia in maniera differente rispetto al successo immediato? La scelta tra conservazione dell'elemento e terapia implantare non è sempre scontata. L'approccio conservativo e la filosofia mininvasiva sembrano comunque prevalere nelle preferenze dei clinici e nella letteratura scientifica «Quando conviene fare endodonzia e quando l’impianto?»: è uno dei dilemmi ormai classici in odontoiatria e Vittorio Ferri ne parlerà il prossimo 19 novembre a Predappio (FC), nell’ambito del programma di Continuing Education in endodonzia dell’Accademia italiana di endodonzia (Aie). Con il dottor Ferri, che è docente e tutor nel master di implantologia e parodontologia 2011 organizzato e diretto dal professor Luigi Checchi della clinica odontoiatrica di Bologna, abbiamo affrontato in anteprima l’argomento, nella consapevolezza che, anche su questo tema, le più aggiornate indicazioni scientifiche devono essere integrate in una buona pratica clinica, che metta il paziente al centro dell’intervento terapeutico. «Ogni giorno traggo esempio dai miei pazienti - ci ha detto Vittorio Ferri - che molto semplicemente mi chiedono prima di essere ascoltati, poi curati come se curassi me stesso. Vorrei citare una bella frase che ho sentito in una conferenza del dottor Carlo Guastamacchia, secondo il quale dobbiamo sempre ricordarci che per noi molto spesso una prima visita è “routine”, mentre per il paziente è quasi sempre un “evento”. Facciamo in modo che anche per noi l’incontro quotidiano con i nostri pazienti sia un evento e non solo saremo più felici di andare al lavoro, ma l’emozione di questo rapporto ci farà realizzare piani di trattamento più corretti». 11 Vittorio Ferri Dottor Ferri, nella scelta tra endodonzia e implantologia, quali sono i parametri da considerare per prendere la decisione migliore? Esiste un grado di predicibilità di un intevento endodontico su un dente molto compromesso che possa orientare le scelte? Ci sono dei parametri legati al dente (endodonto, parodonto, restaurabilità), all’impianto (buona prognosi biomeccanica ed estetica, morfologia ossea, tempistica chirurgica e di carico protesico e così via) e per ultimi, ma non ultimi, i parametri legati al paziente, come il suo stato di salute, le possibilità economiche o il tempo disponibile da dedicare alle terapie odontoiatriche. Ritengo che al giorno d’oggi le richieste del paziente vadano attentamente ascoltate. È comunque chiaro che l’opzione proposta si deve basare sulla migliore evidenza scientifica e da questo punto di vista mettere tutti d’accordo oggi è praticamente impossibile. Chiaramente ci sono dei parametri di non ritorno e qui sarebbe lungo chiarirli tutti. Però possiamo dire che se un dente ha perso tanto supporto osseo, se presenta calcificazioni canalari con lesioni apicali o si ritiene che non ci siano i presupposti per tentare un recupero con le molte e sofisticate possibilità delle terapie endo-perio, a quel punto bisogna ricordarsi che esiste la “pinza” e fortunatamente oggi possiamo pensare anche a un impianto, cosa che solo fino a venti anni fa all’interno dei nostri piani di trattamento era una scelta poco conosciuta e spesso ritenuta azzardata. Penso però che un dente ben recuperato abbia ancora oggi un grado di predicibilità biomeccanica ed estetica ancora superiore a un impianto. Bisogna infatti pensare che sono vere le alte percentuali di osteointegrazione, ma è anche vero che gli impianti si “ammalano”, per esempio di perimplantite - soprattutto in quei pazienti che hanno perso i denti per parodontite - e che i tunnel mucosi creati per nascondere i margini metallici degli impianti sono delle vere e proprie tasche, difficili da pulire e facili a infettarsi. Quanto si deve tenere obiettivamente conto delle proprie capacità? Qual è l’influenza di questo fattore? In un lavoro come il nostro le capacità dell’operatore è chiaramente fondamentale in termini di competenze acquisite, esperienza ed errori commessi, aggiornamento e manualità. Questo, è ovvio, vale sia nel recupero di denti naturali che nel trattamento implanto-protesico. LE INDICAZIONI ESPRESSE DALLA LETTERATURA SCIENTIFICA Esistono molti dati in letteratura che possono guidare l’operatore nella scelta fra recupero o impianto. Si segnalano in particolare: «A novel decision-making process for tooth retention or extraction» (Avila G et al, J Periodontol 2009) e «Evaluation of the cost-effectiveness of root canal treatment using conventional approaches versus replacement with an implant» (Pennington MW et al, Int Endod J 2009). Sono due esempi fra i tanti lavori che oggi possiamo leggere e che analizzano gli aspetti endodontico-parodontali e protesici dei denti naturali rispetto alla sostituzione con impianti, analizzandone prognosi e anche costi. Va anche citato un lavoro retrospettivo di Federica e Alberto Fonzar, HV Worthington e Marco Esposito (The prognosis of root canal therapy: a 10-year retrospective cohort study on 411 patients with 1175 endodontically treated teeth. Eur J Oral Implantol 2009 Autumn;2(3):201-8) che valuta i risultati clinici della terapia endodontica a dieci anni su 1175 denti trattati di cui 704 con terapia endodontica iniziale e 471 con ritrattamenti canalari. «È confortante leggere che, su numeri così importanti e dopo dieci anni di controlli, il 90% dei denti trattati ha ottenuto parametri di successo» commenta il dottor Ferri, che ci ha guidato attraverso questo breve excursus nella letteratura scientifica. R. T. Sì, la valutazione dei risultati a lungo termine può far pendere la bilancia in un senso o nell’altro, ma qui entra in gioco la competenza e la capacità diagnostica del singolo operatore che indirizzano la scelta terapeutica. Si dovrà tener conto ad esempio che un dente devitalizzato e ricostruito potrebbe essere soggetto a frattura verticale di radice, che un impianto potrebbe avere problemi biomeccanici (fratture o svitamento delle viti di connessione) o batterici (periimplantite) e così di seguito nella valutazione di tutti i parametri fin qui descritti. Quanto contano gli aspetti estetici e come vengono valorizzati dalle diverse opzioni terapeutiche? L’aspetto estetico oggi più che mai è una valutazione determinante nella scelta terapeutica. Penso che nei criteri di successo descritti da Albrektsson nel 1986 FOCUS ON andrebbe aggiunto che un impianto di successo non deve alterare l’estetica del paziente! In zona estetica bisogna conoscere bene come un impianto va posizionato tridimensionalmente e come vanno mantenuti nel tempo i tessuti duri e molli che ne caratterizzano l’aspetto estetico. Quali tipi di esigenze del paziente entrano in gioco? Invasività, tempistica e prognosi. Queste sono le domande - oltre ai costi, come sempre - che i pazienti, oggi più aggiornati ma molto spesso anche più disorientati dai mezzi di comunicazione, ci rivolgono in merito alle terapie proposte. Dottor Ferri, come cambiano le opzioni di scelta nei casi di dente singolo o di riabilitazione totale? In implantologia la sostituzione del dente singolo deve tener conto soprattutto della zona (estetica o no), della qualità ossea (i quadranti superiori posteriori presentano la peggior qualità ossea), della tempistica (impianto post-estrattivo immediato o dilazionato), dello stato di salute endodontico-parodontale dei denti adiacenti. Nelle riabilitazioni totali ci sono due grandi gruppi rappresentati dai pazienti che sono già edentuli completi da anni e magari con vario grado di atrofie e pazienti che hanno ancora in bocca un buon numero di denti, ma che sono considerati per vari motivi non più mantenibili: si deve decidere se estrarli nel momento della chirurgia implantare o se dilazionare questa di qualche settimana o mese a seconda dei casi. Quando e come entra in gioco, come terza opzione, l’odontoiatria ricostruttiva? L’odontoiatria ricostruttiva, per la sua mininvasività e i buoni risultati che oggi si ottengono è dal mio punto di vista da considerarsi non la terza ma la prima opzione. Chiaramente quando un dente ha tutte le caratteristiche per essere ben ricostruito, con buona estetica e buona prognosi. Renato Torlaschi IL CONTINUING EDUCATION AIE L'Accademia italiana di endodonzia ha definito per il 2011 un ricco programma di incontri, il Continuing Education Aie, che si svolgerà tra settembre e novembre, garantendo contenuti di grande interesse per la pratica quotidiana dell'endodonzia e offrendo ben 47 crediti Ecm. Giunto ormai alla sua terza edizione, questo progetto formativo è molto apprezzato dai partecipanti per il taglio non solo teorico ma anche pratico degli incontri. «Il Continuing Education 2011 si svilupperà in tre incontri, per un totale di otto giornate, in cui qualificati soci attivi Aie svolgeranno un programma teorico associato a incontri pratici - ci ha spiegato Federica Fonzar, presidente dell'Accademia -. Durante questi incontri verranno sviscerati tutti gli aspetti indispensabili a un corretto approccio endodontico». Sede degli incontri sarà il Centro Congressi Ca’ di Mezzo a Fiumana di Predappio (FC). IL PROGRAMMA DEGLI INCONTRI Nel primo incontro (giovedì 8, venerdì 9 e sabato 10 settembre) Nicola Perrini parlerà degli aspetti biologici del trattamento endodontico e Gianfranco Vignoletti della diagnosi e del piano di trattamento. Sarà poi possibile seguire l'intervento di Claudio Citterio e Alberto Pellegatta sull'anatomia del sistema endocanalare e la sua influenza sulla sagomatura del canale radicolare e, a seguire, quello di Francesco De Simone e Terzo Fondi sulla tecnica radiologica in endodonzia. Nell'ultima giornata, spazio alle relazioni di Federica Fonzar sull'isolamento del campo operatorio, di Aniello Mollo sul pretrattamento e apertura della camera pulpare e di Alberto Mazzocco sulla determinazione della lunghezza di lavoro. Chiuderà i lavori l'attesa esercitazione pratica. Nel secondo incontro (venerdì 28 e sabato 29 ottobre) si inizierà con il contributo di Giuseppe De Caroli sull'utilizzo degli strumenti manuali, che passerà poi la parola ad Andrea Gesi e Paolo Mareschi che parleranno di sagomatura del canale radicolare secondo la tecnica Mtwo. Nella mattinata di sabato si svolgeranno le esercitazioni pratiche e nel pomeriggio chiuderà questo secondo incontro l'interessante relazione di Angelo Fassi e Marco Forestali sui ritrattamenti, perforazioni e strumenti fratturati. Il terzo e ultimo incontro (giovedì 17, venerdì 18 e sabato 19 novembre) sarà aperto dall'intervento di Eugenio Tosco e Pier Luigi Ballor sul sistema WaveOne, dalla sagomatura alla chiusura del canale radicolare. A seguire un'ampia sessione di esercitazione pratica. Mauro Venturi e Massimo Messori si occuperanno poi di otturazione del canale radicolare e anche per questo argomento è prevista un'esercitazione. L'ultimo giorno di lavori affronterà i temi dell'endodonzia chirurgica (Alessandro Marcoli), del restauro diretto del dente devitalizzato (Paolo Ferrari), del restauro indiretto del dente devitalizzato (Stefano Bottacchiari), concludendo con un'attenta disamina di Vittorio Ferri su quando è indicato prediligere un trattamento endodontico rispetto a quello implantologico. Per informazioni: Segreteria Aie Dr.Alberto Pellegatta - Tel 0331.686222 [email protected] www.accademiaitalianaendodonzia.it 12 CHECK POINT DENTALevidence A cura di Alberto Pispero Odontoiatra Specialista in Chirurgia Orale Università degli Studi di Milano, Dipartimento di Medicina, chirurgia e odontoiatria Ospedale San Paolo, Unità di patologia e chirurgia orale, Direttore: prof. Antonio Carrassi [email protected] Una lesione palatale ? Review della letteratura internazionale G O iunge alla nostra osservazione un giovane paziente per una neoformazione a carico della porzione anteriore del mascellare. La lesione è presente da alcuni mesi, non è dolente ma crea solo un fastidioso ingombro e ha un impatto estetico non accettabile dal paziente. All’esame obiettivo si evidenzia in corrispondenza dello spazio interdentale tra 11 e 12 una neoformazione di aspetto rossastro con superficie irregolare. La lesione si sviluppa in particolare sul versante palatale, ha una base di impianto peduncolata e alla palpazione ha una consistenza elastica. Si osserva inoltre una marcata ischemia dei tessuti alla compressione. Immagine preoperatoria frontale FAI LA TUA DIAGNOSI In base alla descrizione del caso clinico e alle immagini proposte, prova a formulare una diagnosi che spieghi la natura della lesione. Le risposte inviate all’autore via e-mail ([email protected]) saranno pubblicate sul prossimo numero e saranno oggetto di discussione per la soluzione del quesito. Immagine preoperatoria palatale RISPOSTA Una lesione osteolitica della mandibola CHECK POINT PUBBLICATO DENTAL JOURNAL 6/2011 AL SU ITALIAN N el precedente numero è stato presentato il caso clinico di una paziente affetta da una lesione radiotrasparente a carico della regione mandibolare edentula in sede 33-34. Al termine della prima visita, dopo aver effettuato un accurato esame clinico e aver visionato le immagini radiografiche, si decide di aspirare il contenuto della lesione. Il materiale prelevato si presenta come un liquido di colorito giallo intenso e non sono state rilevate tracce di fluido ematico. Si programma l’intervento chirurgico e si richiede alla paziente di ricercare delle vecchie immagini radiografiche per verificare l’eventuale presenza di tracce della lesione nelle fase iniziali. Il giorno dell’intervento è stata consegnata un’immagine panoramica di circa 10 anni prima in cui si potevano notare in corrispondenza dei 4 incisivi inferiori lesioni periapicali radiotrasparenti. La maggior parte di queste lesioni sono conseguenza di una necrosi pulpare causa di una flogosi cronica che stimola i residui del Malassez e porta alla formazione di lesioni cistiche. In seguito all’estrazione degli incisivi non sono state asportate tutte le lesioni e l’area radiotrasparente periapicale a 32 ha continuato a espandersi indistirubata. In ogni caso l’ipotesi diagnostica deve essere verificata a fine intervento con l’analisi istologica del materiale prelevato. Non è stato necessario richiedere degli esami radiografici più approfonditi perché i dati clinici e le immagini bidimensionali in nostro possesso sono stati sufficienti per verificare estensione della lesione e integrità della corticale linguale. Per l’esecuzione dell’intervento è stata effettuata un’anestesia tronculare del fascio nervoso alveolare inferiore di destra e una infiltrazione plessica vestibolare e linguale. Il disegno del lembo è stato di tipo trapezoidale e l’incisione effettuata lateralmente ai margini della lesione ha permesso un'esposizione adeguata del tessuto osseo. Al momento dell’elevazione del lembo la parete della lesione adesa al periostio è stata lacerata portando alla fuoriuscita del liquido contenuto all’interno. È stata individuata la parete della lesione e facilmente clivata dal tessuto osseo. I margini ossei sono stati energicamente currettati e dopo abbondante lavaggio con soluzione fisiologica il lembo è stato suturato con punti staccati in seta 5/0. L’anatomo patologo ha confermato la diagnosi di cisti infiammatoria di natura odontogena. Da un punto di vista classificativo si tratta di cisti residua a causa dell’assenza dell’elemento dentario. Le recidive sono rare e per i controlli sarà sufficiente un accurato esame clinico e delle radiografie endorali. Il caso proposto è stato di semplice risoluzione grazie anche alla frequenza con la quale è facile riscontrare questo problema nella routine odontoiatrica. Le risposte pervenute dai lettori hanno centrato perfettamente la diagnosi. ! Fig. 1: panoramica recente Fig. 2: panoramica di 10 anni fa Fig. 3: immagine preoperatoria Fig. 4: incisione primaria Fig. 5: scollamento e lacerazione della parete cistica Fig. 6: clivaggio e asportazione della lesione Fig. 7: lesione asportata Fig. 8: cavità ossea a fine intervento Fig. 9: sutura FARMACOLOGIA Il paziente in terapia anticoagulante In linea generale, il clinico che si appresta a trattare un paziente in terapia anticoagulante con procedure di chirurgia minore non può prescindere dall’identificare correttamente il grado di rischio globale del paziente, che in questi soggetti risulta inevitabilmente aumentato. In particolare, il bilancio tra le possibili complicanze emorragiche e tromboemboliche deve essere determinato in maniera specifica e individuale per il singolo paziente. La terapia anticoagulante, che a lungo termine viene per lo più somministrata per via orale (Tao), ricopre un ruolo preponderante nella medicina attuale, soprattutto a fronte dell’incremento dell’età media della popolazione e dell’elevata incidenza di malattie cardiovascolari. Il suo obiettivo principale è la riduzione degli eventi tromboembolici in soggetti particolarmente a rischio, con storie cliniche di fibrillazione atriale, ischemia cerebrale, trombosi venosa profonda, malattia cardiaca ischemica, infarto del miocardio, embolia polmonare oppure in quei pazienti che hanno ricevuto angioplastica, bypass, posizionamento di stent o protesi valvolari cardiache. La Tao si differenzia dalla terapia antiaggregante per il meccanismo d’azione e i target farmacologici: gli antiaggreganti (acido acetil-salicilico e derivati) riducono l’aggregazione piastrina, mentre gli anticoagulanti esercitano i loro effetti sulla cascata dei fattori della coagulazione. Ad esempio il warfarin (coumadin), il farmaco anticoagulante orale più diffuso, agisce inibendo i fattori della coagulazione (II, VII, IX, X) dipendenti dalla vitamina K. Uno dei problemi fondamentali di questi farmaci è la loro farmacocinetica, fortemente influenzabile da fattori esterni (dieta e assunzione di farmaci concomitanti) in grado di modificare il loro assorbimento intesti- nale e la loro clearance metabolica e, in definitiva, l’effetto anticoagulante stesso. Per monitorare adeguatamente questi pazienti si fa riferimento a un valore adottato a livello internazionale, l’International normalised ratio (Inr) o Rapporto internazionale normalizzato, che rappresenta il rapporto tra il tempo di protrombina del paziente e il tempo di protrombina medio di riferimento. Esso è un valore costante e paragonabile tra i diversi centri sanitari (a differenza dei parametri coagulativi, che potrebbero differire tra i laboratori di analisi). Il valore di Inr nei pazienti in terapia con Tao varia da 2 a 3.5 (range normale nei pazienti sotto Tao), a seconda della patologia di base. In caso di necessità di intervento chirurgico minore, il primo aspetto da indagare è proprio il valore di Inr del paziente: date le sue frequenti oscillazioni, è consigliabile sia valutato almeno entro le 24 ore, se non la mattina stessa dell’intervento. Se il valore di Inr è nel range della normalità (2-3.5), si può procedere con l’intervento, mentre se il valore è superiore è necessario riferire il paziente al proprio medico curante per eventuali aggiustamenti della terapia anticoagulante, anziché procedere con l’intervento. Oltre al valore di Inr, il secondo aspetto di cui tener conto è la pianificazione dell’intervento, classificando il paziente a seconda dei rischi individuali, con un’analisi in base al rischio legato sia all’atto chirurgico in sé che alla patologia di base, per la quale il soggetto è sotto Tao. Tuttavia è fondamentale che, a un corretto accertamento del rischio, si associno una tecnica chirurgica il più possibile atraumatica, procedure emostatiche accurate e le corrette indicazioni post-chirugiche. In queste condizioni è stato dimostrato come i risultati siano favorevoli, GRADO DI RISCHIO E RACCOMANDAZIONI NEL TRATTAMENTO DEL PAZIENTE IN TERAPIA ANTICOAGULANTE limitando al minimo le complicanze senza sospendere né ridurre la Tao. In conclusione, è importante che l’odontoiatra non influisca sulla Tao, non la sospenda né la modifichi. Va ricordato che se la procedura seguita è corretta il rischio di un sanguinamento importante è raro, ma comunque possibile nell’arco di due o tre giorni dall’intervento chirurgico. È quindi fondamentale rendere consapevole il paziente di questa complicanza. Ancora più importante è sottolineare che la sospensione della Tao senza terapia sostitutiva con eparina, pur riportando i valori di Inr vicino alla normalità in circa quattro giorni, non solo espone il paziente a un rischio tromboembolico legato alla patologia di base, ma lo amplifica a causa di un effetto rebound di ipercoagulabilità dovuto a un aumento della produzione di trombina e/o dell’attivazione piastrinica, quando l’anticoagulante viene improvvisamente interrotto. Gli eventi che ne scaturiscono possono avere conseguenze cliniche devastanti e il medico deve esserne a sua volta consapevole. L’attacco ischemico embolico è causa di decesso o di disabilità maggiori nel 70% dei casi, mentre l’attacco ischemico del miocardio incrementa la mortalità del soggetto da due a quattro volte. Elena Varoni Ferrieri GB, Castiglioni S, Carmagnola D, Cargnel M, Strohmenger L, Abati S. Oral surgery in patients on anticoagulant treatment without therapy interruption. J Oral Maxillofac Surg 2007 Jun;65(6):1149-54. Madrid C, Sanz M. What influence do anticoagulants have on oral implant therapy? A systematic review. Clin Oral Implants Res 2009 Sep;20 Suppl 4:96-106 RISCHIO CHIRURGICO Le più frequenti terapie chirurgiche possono essere suddivise in base al rischio. A basso rischio: estrazioni semplici singole oppure multiple se inferiori a quattro elementi dentari. Ad alto rischio: estrazioni chirurgiche complicate singole oppure semplici se superiori a quattro elementi, biopsie delle mucose orali e apposizione di impianti. RISCHIO TROMBOEMBOLICO Per quanto riguarda il rischio trombo-embolico, qui di seguito sono riportate le più comuni patologie di base. A basso rischio: fibrillazione atriale senza ictus, cardiomiopatia senza fibrillazione atriale, trombosi venosa da più di sei mesi, valvola aortica meccanica con meno di due fattori di rischio per ictus. A rischio moderato: valvola aortica meccanica o fibrillazione atriale cronica entrambe con più di due fattori di rischio per ictus, trombosi venosa da meno di sei mesi. A rischio elevato: protesi meccanica valvolare mitralica, infarto del miocardio acuto da meno tre mesi, stato di iper-coagulabilità, fibrillazione atriale con storia di infarto, infarto miocardico acuto da meno di tre mesi, ischemia o attacco ischemico transitorio recenti (un mese). CHIRURGIA ORALE E TERAPIA ANTICOAGULANTE I pazienti in cura con anticoagulanti orali (Tao) e con Inr, che si riferisce alla mattina stessa dell’intervento, compreso tra 2 e 3.5 sono candidati a trattamento chirurgico odontoiatrico minore, ove necessario, senza alcuna sospensione né modificazione della Tao stessa. Si raccomandano: Anestetico locale con vasocostrittore. Estrazione dentale il più possibile atraumatica (odontotomia; osteotomia con rimozione minima di tessuto osseo). Curettage alveolare accurato e lavaggi con fisiologica. Con sanguinamento lieve, sutura in seta, se possibile accollando i lembi per prima intenzione, e successiva emostasi per compressione con garze imbevute di fisiologica (30 minuti). Se il sanguinamento è ingente, lavaggio del sito con 5 ml di acido tranexamico, sutura in seta e successiva emostasi per compressione con garze imbevute di acido tranexamico (30 minuti), seguita da ulteriore compressione con con garze imbevute di fisiologica per altri 30 minuti. Monitoraggio del paziente per 30 minuti e valutazione della stabilità del coagulo: a coagulo competente il paziente può essere dimesso; in caso di ulteriore sanguinamento è necessario ripetere i cicli di emostasi compressiva ed eventuale revisione della ferita chirurgica. Fornire adeguate indicazioni post-chirurgiche: avvertire il paziente di possibili complicanze, come sanguinamento (in particolare a due giorni dall’intervento) ed ematomi; per le prime 24 ore, dieta morbida e fredda e sospensione delle manovre di igiene orale, evitando sciacqui e movimenti di suzione sul sito di intervento; istruire il paziente, in caso di sanguinamento lieve, a comprimere il sito per almeno 30 minuti con garza imbevuta di acido tranexamico; se il sanguinamento perdurasse oltre un'ora, contattare il medico; sciacqui con collutorio alla clorexidina (0,2%) a iniziare dal secondo giorno dall’intervento chirurgico; qualora necessario, terapia antidolorifica con paracetamolo e/o antibiotica con amoxicillina. Poiché in grado di aumentare l’effetto anticoagulante del warfarin, evitare terapia antidolorifica con aspirina, anti-infiammatori non steroidei e antibiotici quali claritromicina, eritromicina o metronidazolo. In ogni caso, si raccomanda di verificare possibili interazioni dei farmaci con la Tao, facendo riferimento ad una guida dei farmaci aggiornata (www.guidausofarmaci.it); rimozione sutura e controllo a sette giorni. 14 DENTALevidence DENTALevidence MEDICINA ORALE Nuove metodiche contro la xerostomia L’adesione di un polimero a un substrato biologico viene detta mucoadesione e costituisce un metodo pratico per immobilizzare i farmaci nella posizione desiderata per poi consentirne un rilascio controllato. Nella cavità orale può avere diverse applicazioni nel trattamento locale di problemi della bocca, come stomatiti, malattie dentali, tumori, infezioni fungine e virali. Una di queste ha l’obiettivo di contrastare una delle condizioni più diffuse, soprattutto tra la popolazione anziana: la xerostomia. La diagnosi della “bocca secca” può non essere semplice perché i pazienti lamentano sintomi che si manifestano con modalità e intensità diverse e che non sempre trovano una corrispondenza diretta con le analisi obiettive del flusso salivare. La xerostomia può essere dovuta a una funzionalità alterata delle ghiandole salivari (come avviene nella sindrome di Sjögren), alla radioterapia somministrata come trattamento dei carcinomi della testa e del collo o più comunemente all’azione di farmaci, specialmente gli antidepressivi, i sedativi e quelli prescritti contro le malattie cardiovascolari e gastrointestinali. La xerostomia si affronta generalmente con collutori, spray o gel, ma di recente, come si diceva, si è pensato di ricorrere ai sistemi mucoadesivi, attraverso pastiglie di circa un centi- metro di diametro, che aderiscono in qualunque punto della mucosa orale, come al tetto della bocca o all’interno della guancia, possono essere utilizzati di giorno e di notte e hanno la durata di qualche ora. Contengono agenti lubrificanti e antimicrobici, oltre ad altri ingredienti dal sapore gradevole, ma quanto sono efficaci e sicuri? Risponde, sul giornale dell’American dental association, un gruppo di odontoiatri del College of Dentistry dell’Università di New York. Sulla scorta di uno studio randomizzato controllato in doppio cieco, gli studiosi affermano la validità delle pastiglie mucoadesive nel trattamento della bocca secca. E questo risultato non è che la conferma di quanto ottenuto attraverso uno studio analogo pubblicato qualche mese prima su Quintessence International, in cui si mostra come la mucoadesione risulta più efficace dei principali spray in commercio. Gli autori dello studio comparso su JADA hanno messo a confronto l’efficacia e la sicurezza di patch mucoadesivi (il prodotto si chiama OraMoist) rispetto a pastiglie placebo dall’aspetto simile in 75 pazienti che soffrivano di iposalivazione, per lo più dovuta a terapie farmacologiche. Dopo due settimane di utilizzo quotidiano, la quasi totalità dei partecipanti ha dichiarato che il prodotto è di facile utilizzo e due su tre intende continuarne l’uso in futuro; l’81% ha dichiarato di non aver rilevato interferenze nella capacità di parlare e di mangiare e il 74% che il sapore è gradevole; nessuno ha segnalato effetti avversi. Il coordinatore del gruppo di studio, Alexander Ross Kerr, riassume così i dati ricavati in termini di efficacia: «i partecipanti hanno sperimentato un miglioramento statistica- PA RO D O N TO L O G I A quadro infiammatorio sistemico che si esplica con la produzione, da parte di vari tessuti, di citochine pro-infiammatorie in grado di favorire l’insorgenza dell’insulino-resistenza a livello di alcuni organi bersaglio (muscolo, fegato e tessuto adiposo), ossia inducendo una ridotta sensibilità di questi tessuti all’azione dell’insulina (ormone deputato all’abbassamento della glicemia). Ne risulta uno stato di iperglicemia sistemica. L’infiammazione parodontale, a sua volta, legata alla proliferazione di alcuni batteri Gram negativi, porta alla diffusione a livello ematico di lipolisaccaridi batterici, componenti della loro parete esterna in grado di stimolare un’intensa risposta immunitaria nell’ospite. Quest’ultima è causa di un’abbondante produzione di citochine pro-infiammatorie che, come detto, favoriscono insulino-resistenza e iperglicemia. Assumendo la correlazione tra diabete e malattia parodontale, in una recente meta analisi è stato ipotizzato il possibile ruolo della terapia parodontale nel controllo della glicemia del paziente diabetico. In particolare, gli autori si sono concentrati su trial clinici Il rame per combattere le infezioni crociate mente significativo, sia riguardo alla percezione soggettiva che nelle misurazioni obiettive del flusso di salivazione. Dopo 15 giorni di utilizzo, la quantità di saliva nella bocca è aumentata anche nel periodo in cui nessuna pastiglia mucoadesiva era presente in bocca: in altre parole, il prodotto sembra produrre un effetto benefico cumulativo». Renato Torlaschi Kerr AR, Corby PM, Shah SS, Epler M, Fisch GS, Norman RG. Use of a mucoadhesive disk for relief of dry mouth: a randomized, double-masked, controlled crossover study. J Am Dent Assoc 2010 Oct;141(10):1250-6. Aframian DJ, Mizrahi B, Granot I, Domb AJ. Evaluation of a mucoadhesive lipid-based bioerodable tablet compared with Biotène mouthwash for dry mouth relief--a pilot study. Quintessence Int 2010 Mar;41(3):e36-42. Da secoli il rame è uno dei metalli più conosciuti e utilizzati dall’uomo. Non ultimo è il suo impiego come agrofarmaco nella lotte a molte comuni malattie delle piante, un tempo meglio noto come verderame. Proprio per queste sue note e dimostrate (almeno in vitro) proprietà antimicrobiche, un gruppo di ricercatori inglesi ha proposto il rame come elemento base delle superfici all’interno dell’ambiente clinico. Uno degli annosi problemi della sanità pubblica e privata risiede proprio nelle infezioni contratte in ambiente di assistenza sanitaria (ospedali, ambulatori, case di degenza), definite una vera e propria “emergenza sanitaria” dal ministero della Salute e le cui stime parlano di circa 500.000 infezioni all’anno. E se, oltre al costo per la sanità che si aggira attorno a un miliardo l’anno, si considera che l’1% di esse è causa diretta del decesso del paziente, si comprende perché la ricerca volta a prevenire l’insorgenza di tali infezioni sia più che mai di grande importanza. In particolare, nonostante la mancanza di evidenza diretta, si pensa che l’ambiente e le superfici degli oggetti presenti giochino un ruolo fondamentale nella trasmissione crociata dei patogeni, fungendo da deposito per gli stessi e favorendone la trasmissione da un paziente/medico all’altro. Pertanto, trovare un metodo per ridurre la carica batterica delle superfici in modo continuativo nel tempo potrebbe rappresentare un valido ausilio nella lotta alle infezioni ospedaliere. pulpare, una vera e propria struttura organizzata del tutto simile alla polpa. Recentemente queste cellule staminali altamente proliferative sono state proposte nel trattamento del Morbo di Parkinson. Csm sono state trovate anche a livello del legamento parodontale, capaci di differenziarsi in cementoblasti e adipociti, e dei tessuti coinvolti nello sviluppo degli elementi dentali (papilla apicale e follicolo dentale), dotate di elevata capacità proliferativa e plasticità. Su queste basi poggiano le premesse per futuri impieghi a livello odontoiatrico, che rivoluzionerebbero l’approccio terapeutico alle più comuni patologie del cavo orale. La riparazione dei tessuti danneggiati, sia dentali (smalto, dentina, legamento parodontale e polpa dentale) che non (osso alveolare e rami nervosi), rappresenta il primo passo verso l’approccio rigenerativo, per arrivare alla completa ricostituzione dell’apparato parodontale (costituito da diverse popolazioni cellulari). Inoltre, è stato proposto l’utilizzo di Csm del legamento parodontale su supporti in grado di permetterne la proliferazione differenziata, in modo sequenziale. Recentemente, uno studio su Csm pulpari e della papilla apicale ha mostrato la rigenerazione de novo della polpa dentale (con corretta innervazione e vascolarizzazione) all’interno dello spazio canalare di elementi dentali murini. L’obiettivo ultimo, tuttavia, rimane la sostituzione dell’elemento dentale perso per mezzo di un impianto basato sulle Csm, piuttosto che sul metallo. Attualmente, la ricerca è volta al ripristino del requisito minimo per la funzione del dente: la radice dentale, dotata di legamento parodontale e supporto vascolare e nervoso. Dati interessanti arrivano da studi su co-trapianto di Csm della papilla apicale e del legamento parodontale in alveoli dentali di maialini, in grado di produrre un abbozzo di radice dentale. Nonostante gli evidenti progressi, rimangono ancora parecchi ostacoli per ottenere un approccio sicuro, efficace e riproducibile, non ultimo il fatto che la rigenerazione di un intero dente pone la necessità di un numero molto elevato di cellule epiteliali e mesenchimali. I dati attualmente disponibili sono ancora limitati a studi in vitro e su poche prove in vivo, per lo più effettuate su modelli animali, purtroppo ancora troppo lontani dalla biologia umana. RICERCA Terapia parodontale e controllo glicemico: quale legame? La parodontite cronica, infiammazione dei tessuti di sostegno dei denti, rappresenta tra le più comuni malattie della cavità orale. Perdurando nel tempo, può condurre alla perdita degli elementi stessi. Le possibili terapie volte ad arrestare e, ove possibile, a recuperare il danno parodontale annesso a questa patologia, come noto, vanno dalla terapia causale, volta alla rimozione del fattore eziologico cardine (il biofilm batterico che costituisce la placca dentale) con procedure di igiene professionale, fino alla chirurgia parodontale per i casi più severi. Fulcro del successo nel trattamento parodontale rimane la compliance del paziente e, con essa, l’igiene orale domiciliare, che deve essere il più possibile accurata. Più controversa, invece, è l’utilità di antibiotici come supporto farmacologico. Tra i fattori in grado di predisporre a quadri di parodontopatia, da tempo è stata proposta la patologia diabetica, considerando che la prevalenza di parodontite nei soggetti affetti da diabete è stata osservata essere doppia o tripla rispetto la popolazione normale. In effetti, nella patofisiologia diabetica rientra un MEDICINA ORALE randomizzati e caso-controllo aventi un follow-up superiore ai tre mesi e pazienti affetti da diabete di tipo II (non autoimmune). Selezionando i risultati ottenuti dopo aver consultato PubMed e Cochrane Database, sono stati identificati otto studi che rientravano nei criteri di inclusione: cinque valutavano come parametro di controllo della glicemia i livelli di emoglobina glicata (test A1c, riflette la concentrazione plasmatica media del glucosio per un lungo periodo di tempo, di norma 1-3 mesi; l’emoglobina si glicosila quando esposta a elevate concentrazioni di glucosio plasmatico) mentre tre studi utilizzavano la glicemia a digiuno (Fasting Plasma Glucose, Fpg, si riferisce alla concentrazione ematica di glucosio tal quale, in un preciso momento). Sebbene solo due studi su cinque abbiano mostrato un miglioramento nel controllo glicemico (al test A1c), i risultati globali della meta analisi suggeriscono che la terapia parodontale, in caso di diabete di tipo II, sia favorevole, in particolare abbassando la glicemia del 0.4% rispetto ai pazienti non trattati parodontalmente. Questa diminuzione, secondo gli autori, risulta significativamente rilevante poiché potenzialmente associata a una minor probabilità di complicanze diabetiche. Negli studi che valutavano Fpg non è stato riscontrato invece alcun miglioramento dopo terapia parodontale, probabilmente perché l’immediatezza del dato glicemico non tiene conto dell’effetto della terapia parodontale, che si esplica a distanza di tempo. I risultati della meta analisi non sono esaustivi, come spesso accade, e gli autori stessi mettono in guardia: eterogeneità dei dati, scarsissimo numero di studi, piccoli campioni, errori nel disegno sperimentale, mancanza di strumenti per quantificare oggettivamente il grado di infiammazione parodontale. Nel prossimo futuro rimane importante la prospettiva di trial clinici volti a chiarire non solo la relazione diabete-parodontopatia, ma anche se e in che modo la terapia della malattia parodontale possa essere di qualche aiuto nel mantenimento degli adeguati livelli glicemici ematici, fondamentale nel paziente diabetico. Elena Varoni Borrell LN, Joseph SP. Periodontal treatment may control glycemic status among diabetic patients. J Evid Based Dent Pract 2011;11(2):92-4. Le cellule staminali nel futuro dell’odontoiatria Non è così comune che riviste di un certo rilievo, rivolte alla ricerca di base, si interessino di cavo orale. Questo diventa reale se proprio dai denti arriva la possibilità di avere una riserva di cellule staminali mesenchimali (Csm), cellule “immature” con la capacità di auto-rinnovarsi e differenziarsi, in seguito a particolari stimoli, in cellule specializzate tessuto-specifiche. L’esistenza di popolazioni di Csm nei denti avulsi spontaneamente o rimossi chirurgicamente è stata recentemente dimostrata, aprendo alla possibilità di riparazione e rigenerazione dei tessuti dentali, così come, in campo non odontoiatri- co, allo sviluppo di terapie basate sulle cellule staminali contro patologie a elevato rischio di mortalità. Differenti i siti di isolamento. Le Csm della polpa dentale non solo si differenziano in odontoblasti, adipociti, condrociti e osteoblasti, ma anche in cellule nervose funzionalmente attive, potenzialmente utili nella cura di disturbi neuronali. Le Csm isolate da elementi decidui esfoliati hanno mostrato una percentuale proliferativa straordinariamente elevata e, oltre al differenziamento in odontoblasti funzionali e cellule endoteliali angiogeniche, queste cellule sono state in grado di riformare, all’interno della camera Elena Varoni Volponi AA, Pang Y, Sharpe PT. Stem cell-based biological tooth repair and regeneration. Trends Cell Bio 2010 Dec;20(12):715-22. Attualmente, tuttavia, non esistono standard per valutare il grado di contaminazione batterica dell’ambiente, pur essendo accertato come la semplice valutazione visiva del grado di pulizia sia insufficiente. Alcuni ricercatori hanno deciso di valutare l’efficacia del rame nel controllo di queste infezioni, facendo riferimento a due parametri mutuati dalla ricerca nel campo dell’agricoltura: la carica dei batteri aerobi al di sotto di 5 cfu (unità formanti colonie) per cm2; l’assenza di “organismi indicatori”, tra i quali Staphylococcus aureus, enterococci vancomicinaresistenti, Clostridium difficile e bacilli Gram-negativi. Su queste basi, hanno condotto uno studio cross-over volto a paragonare tre oggetti-test di uso comune (l’asse del water, le due manopole del rubinetto del lavabo e la maniglia di una delle porte principali) costituiti da materiale composito contente rame con gli stessi tre oggetti (controlli) con superfici in plastica, alluminio o cromate. Tutti gli oggetti sono stati collocati in un reparto molto affollato, dedicato alle urgenze mediche (comprese quelle di carattere gastro-enterico), avevano uguale opportunità di essere utilizzati dagli utenti e venivano regolarmente puliti a intervalli regolari, dalle 7:00 alle 17:00. Campioni microbiologici sono stati raccolti settimanalmente per dieci settimane, dopodiché gli stessi oggetti sono stati scambiati di posi- zione per diminuire eventuali bias legati alla locazione. Il numero dei microorganismi aerobi cresciuti sulle superfici contenenti rame era dal 90 al 100% più basso di quelli cresciuti sugli oggetti di controllo, che in cinque campioni su dieci presentavano una contaminazione da batteri aerobi superiore alle 5 cfu/cm2 rispetto agli oggetti test, per i quali tale limite non è mai stato superato in nessun campione. Anzi nella maggior parte dei casi il valore era pari zero. Sempre sui siti controllo, principalmente a livello dell’asse del water, sono stati identificati Staphylococcus aureus, enterococci vancomicina-resistenti, Clostridium difficile e Citrobacter freundii (unico identificato anche sul rubinetto dell’acqua calda in rame). In conclusione, il rame potrebbe effettivamente migliorare il setting clinico, 15 considerando come esso sia un materiale sicuro per la salute e per l’ambiente, non cancerogeno né mutageno, non tossico né in grado di provocare fenomeni di bioaccumulo, come ha concluso la Commissione europea in un report su questo metallo. E i limiti? Al di là del suo costo elevato, per cui si è guadagnato il nome di “oro rosso”, il rame non è, e non sarà mai in grado, di sostituire in alcun modo le comuni procedure di decontaminazione delle superfici, elemento cardine del controllo delle infezioni. Elena Varoni Casey AL, Adams D, Karpanen TJ, Lambert PA, Cookson BD, Nightingale P, Miruszenko L, Shillam R, Christian P, Elliott TS. Role of copper in reducing hospital environment contamination. J Hosp Infect 2010;74(1):72-7. focus radiologia 17 D E N TA L M A R K E T I VANTAGGI DELLA TECNOLOGIA 3D: UN CASO CLINICO DI MESIODENTES Per denti sovrannumerari si intende la presenza di denti eccedenti il numero normale nella dentatura decidua o permanente. Questi elementi possono essere inclusi o presenti nelle arcate dentarie e pertanto possono dare luogo a problematiche di varia natura. Sono presenti nel 2% della popolazione italiana prediligendo nettamente la dentatura permanente, il sesso maschile (in rapporto 2:1), il mascellare superiore e la regione incisiva dove, presentandosi fra i due incisivi centrali, vengono definiti mesiodens. Trovarsi di fronte a due mesiodentes è un fatto inusuale, ma vogliamo riferire su questo evento anche per le particolari implicazioni che ha offerto. UN CASO CLINICO PARTICOLARE Il paziente era un bambino di 8 anni a cui, a seguito di una normale radiografia panoramica richiesta dall’ortodontista di fiducia, era stata fatta diagnosi della presenza di due elementi sovrannumerari inclusi fra i due incisivi centrali permanenti superiori (mesiodentes). A questo punto si imponeva un’analisi più approfondita per valutare i corretti rapporti fra i due denti sovrannumerari e i due incisivi centrali normoconformati. È stata pertanto eseguito un esame radiologico tridimensionale con il sistema Kodak 9000 3D, un intervento diagnostico mirato a esaminare il settore frontale superiore. Teniamo a precisare che un’analisi di questo tipo con questa tipologia di apparecchiatura, oltre a offrirci immagini di assoluta precisione (0,076 mm è la risoluzione più precisa offerta nel panorama delle cone beam), è di gran lunga la più parca nell’emissione di raggi e pertanto nell’assorbimento di radiazioni da parte dell’organismo con valori inferiori a 10 μSv (microsievert). Questo dato, se confrontato con quello rilevato con le altre macchine presenti sul mercato, ci tranquillizza sull’opportunità di poter eseguire indagini tridimensionali soprattutto nei bambini. L’ACCURATA INDAGINE DIAGNOSTICA L’analisi volumetrica effettuata con Kodak 9000 3D ha in effetti posto in evidenza alcune problematiche riguardanti la posizione e la morfologia dei due denti soprannumerari. Il mesiodens di destra appariva posto palatalmente rispetto al dente permanente e l’apice radicolare si mostrava particolarmente ricurvo fino a lambire la Il sistema di imaging extraorale Kodak 9000 3D Il sistema di Carestream Dental ora offre un programma per l'unione stitching 3D che combina automaticamente fino a tre volumi tridimensionali a campo focalizzato, costruendo un'unica immagine più grande, con un campo visivo esteso di 75x37 mm. L'immagine ottenuta dalla combinazione consente agli utilizzatori di ottenere una visualizzazione più completa dell'arcata dentaria. Il programma di unione stitching 3D è progettato per casi clinici che coinvolgano più di un quadrante, come ad esempio i casi di impianti per mascella/mandibola intera e di patologie e disordini che richiedano un campo visivo più ampio per la diagnosi. Il sistema Kodak 9000 3D comprende inoltre un nuovo modulo di imaging 3D e un'interfaccia grafica utente, nonché funzioni addizionali per la pianificazione degli impianti. «Come specialista d'impianti, che opera su molti tipi di casi differenti, apprezzo la flessibilità offerta dall'essere in grado di aumentare le dimensioni del campo visivo, se suggerito dalle indicazioni cliniche ha affermato il dottor Carole Leconte di Parigi -. Quando si eseguono impianti a singolo quadrante e multi-quadrante, le opzioni campo focalizzato e campo esteso del sistema mi permettono di ottenere l'immagine precisa che occorre, limitando allo stesso tempo la dose di radiazioni al paziente». La flessibilità del sistema, insomma, consente al clinico di selezionare la risoluzione, le dimensioni del volume e di conseguenza la dose raggi più appropriate secondo le esigenze diagnostiche del paziente. Per informazioni: www.carestreamdental.com corticale vestibolare. Anche quello di sinistra era posto palatalmente, con stretti rapporti con la radice del permanente. Il rendering volumetrico 3D (OsiriX su Mac Pro) ci ha permesso di vedere chiaramente le corone dei due mesiodenta, così da poter scolpire un lembo palatino per poter effettuare l’estrazione dei due sovrannumerari. Una ulteriore elaborazione dei files Dicom ottenuti con Kodak 9000 3D con Fov 5x3,7 e a 0,076 voxel ci ha dato poi un’ottima visuale di come le radici dei due denti da estrarre si intromettevano fra quelle dei due denti permanenti. Questa situazione costringe l’operatore a un doppio accesso palatino e vestibolare per una corretta e poco traumatica estrazione dei due elementi soprannumerari. Questo caso clinico mostra quali vantaggi vengono introdotti dall’uso quotidiano di una dispositivo a “small Fov” come il Kodak 9000 3D. Dott. Emanuele Ambu Kodak 9000 3D 18 focus radiologia focus radiologia D E N TA L M A R K E T D E N TA L M A R K E T PANORAMICA O ESAME CONE BEAM? I PARAMETRI DELLA SCELTA DIAGNOSTICA UN PANORAMICO PER LA DIAGNOSI IN 3D Owandy, produttore internazionale noto nel settore della ideazione di soluzioni di imaging dentali e dello sviluppo di applicazioni, espande la sua gamma di unità panoramiche e presenta I-Max Touch 3D, l’unità panoramica che garantisce un'alta qualità dell'immagine in tre dimensioni. Il radiografico offre la possibilità di realizzare esami 3D ma anche di acquisire immagini panoramiche e cefalometriche senza ricostruzione a partire dal volume 3D, rispondendo così a tutte le esigenze diagnostiche specifiche delle diverse specialità odontoiatriche, dall'ortodonzia all'implantologia. A elevato contrasto e alta definizione, l’immagine generata dal sensore flat panel in silicio amorfo permette all'odontoiatra di realizzare una diagnosi molto precisa in pochi secondi. L'intera dentatura viene acquisita in un solo volume 3D (9x8 cm) per un'area di esame estesa, ideale in particolare per la definizione del piano terapeutico e la simulazione dell'intervento implantare. I-Max Touch 3D viene fornito con un software di imaging apposito che dispone di tutte le funzioni di base per l'elaborazione dei volumi 3D e delle sezioni: simulazione di impianto, tracciato dei canali mandibolari, misurazioni anatomiche e altro ancora. Il programma consente un'esportazione dei volumi in file Dicom compatibili con la maggior parte dei software di implantologia come Simplant e Nobelguide. Con un impiego semplice e intuitivo, lo schermo tattile rende immediatamente accessibili tutti i 16 programmi, senza necessità di far cambiare posizione al paziente. I-Max Touch, con l'opzione braccio Ceph, produce immagini cefalometriche di alta qualità (Ccd ad alta definizione), garantendo allo stesso tempo una sensibile riduzione della quantità di raggi X emessi. Un aspetto importante per la salute dei pazienti che, vale sempre la pena ricordarlo, non devono essere sottoposti a radiazioni eccessive e tanto meno a esami radiologici superflui. Una schermata del software di imaging abbinato al panoramico di Owandy. Con il programma è possibile eseguire misurazioni anatomiche, ottenere il tracciato dei canali mandibolari e simulare l’inserimento degli impianti Perché richiedere un esame cone beam quando sarebbe sufficiente una sola immagine panoramica di qualità? Perché al contrario non eseguire un esame cone beam quando il caso clinico lo richiede? Con l'unità Planmeca ProMax 3D Cone Beam Volumetric Tomography (Cbvt) è oggi possibile eseguire entrambi i tipi di esame e solo quando questi sono davvero indicati. Non tutti i pazienti infatti hanno bisogno di un esame cone beam ed eseguire questa indagine diagnostica per poi ricavare una semplice immagine panoramica significa sottoporre il paziente a una dose raggi superiore rispetto al necessario. Tanto più che le informazioni diagnostiche di una panoramica ad alta risoluzione risultano essere la valutazione radiologica più appropriata in molti casi, mentre l'immagine panoramica ricostruita si rivela spesso meno efficace e adatta alle esigenze dell'odontoiatra. «Per esempio, se state cercando di determinare se in un paziente di nove anni sono presenti i denti definitivi, con il corretto orientamento per la loro eruzione, una semplice panoramica è sufficiente. Se invece il vostro paziente è un diciassettenne e dovete valutare l'estrazione del terzo molare, allora oltre alla panoramica è necessario un'ulteriore indagine radiologica Cbvt per determinare la posizione del nervo alveolare inferiore - spiega il professor Dale A. Miles, docente alla University of Texas and Arizona School of Dentistry & Oral Health -. Entrambi i tipi di esame tengono in considerazione le necessità del paziente, riducendo la dose di raggi al minimo indispensabile per la diagnosi del caso clinico. La procedura radiologica dovrebbe sempre soddisfare il quesito diagnostico» conclude il clinico americano, un vero esperto dell'imaging digitale. Ecco allora che le unità multifunzionali di ultima generazione, come il Planmeca ProMax 3D, sembrano le apparecchiature che meglio rispondono alle necessità diagnostiche della professione odontoiatrica. Volume 3D acquisito con I-Max Touch Panoramica digitale di un bambino di circa 10 anni che mostra il normale sviluppo e posizionamento della dentizione secondaria. Vi è un lieve affollamento. Non è necessario alcun esame Cone Beam per la valutazione della dentizione mista. Immagine acquisita con unità Planmeca ProMax 3D Cvbt con un normale sensore. L’unità panoramica I-Max Touch 3D Per informazioni: Owandy Radiologie Italia Tel. 0362.621106/621180 - Fax 0362.627707 [email protected] - www.owandy.com L'immagine mostra una tipica pseudo-panoramica a taglio sottile che rivela il nervo alveolare inferiore a contatto con i denti 3.8 e 4.8. Immagine acquisite con unità Planmeca ProMax 3D: tre volumi 8x8 cm con software di Stitching Per informazioni: Dental Network srl Agenzia Planmeca per l'Italia www.dentalnetwork.it - [email protected] Tel. 0444.963200 - Fax 0444.568586 Le due immagini mostrano che il nervo non entra in contatto con il dente 4.8 incluso, ma tocca gli apici del dente 4.7. Una preziosa indicazione diagnostica. 19 20 EDUCATION&MEETING NEWS Tecnologia digitale per una diagnosi accurata XIX Congresso Nazionale Aie Il XIX congresso nazionale dell'Accademia italiana di endodonzia (Aie) si terrà da giovedì 29 settembre a sabato 1 ottobre al Palazzo dei Congressi di Montecatini e quest'anno sarà focalizzato sul tema della gestione odontoiatrica del paziente traumatizzato. Un tema molto specifico, che verrà affrontato in ottica multidisciplinare fornendo ai partecipanti le indicazioni cliniche più aggiornate per il trattamento di questi pazienti. «La scelta di questo argomento vuole soddisfare l’esigenza del dentista generico di fare chiarezza in merito all’approccio clinico più idoneo da tenere quando si trovi dinnanzi a un trauma dentale, evitando errori che lo possano anche esporre a conseguenze di tipo medico-legale» spiega Federica Fonzar, presidente Aie. I relatori più esperti in questo ambito affronteranno la diagnosi e la gestione delle complicanze immediate, come la frattura semplice o complicata della corona, la lussazione o l’avulsione dell’elemento, per poi valutare gli aspetti diagnostici e clinici delle complicanze tardive, come la necrosi pulpare, i riassorbimenti interni, esterni e l’anchilosi. Ai relatori verranno poste alcune domande per avere risposta ai quesiti più frequenti, al fine di fare chiarezza sulla scelta terapeutica più idonea per ogni singolo quadro clinico in relazione alle caratteristiche del paziente, inclusa l’opzione implantare. «Spero che l’impostazione del congresso interpreti l’esigenza della maggioranza dei partecipanti, ossia l’apprendimento di concetti clinici pratici utili a risolvere i dubbi nel confronto quotidiano con il pazien- 21 te» si augura Federica Fonzar. Il Congresso godrà del patrocinio dell'Associazione igienisti dentali italiani (Aidi) a conferma del ruolo centrale dell’igienista nel monitoraggio del paziente e quindi nella possibilità di intercettare tempestivamente le complicanze tardive, come verrà spiegato in una relazione del congresso dedicata proprio a questo tema. I CORSI PRECONGRESSUALI La giornata di giovedì sarà dedicata ai corsi pratici precongressuali. Le emergenze mediche nello studio odontoiatrico saranno il tema del primo corso, che farà anzitutto una panoramica dei dati della letteratura. «Sebbene si tratti di eventi piuttosto rari, i numeri ci dicono che almeno una volta nella carriera di un odontoiatra è possibile andare incontro a un’emergenza in studio, e saperla gestire con prontezza può fare la differenza per il paziente» spiega la dottoressa Lugano, medico anestesista e relatore del corso. Spesso l’emergenza è correlabile non all’azione diretta dell’odontoiatra ma legata alle patologie pregresse del paziente, magari esacerbate dallo stress legato alla procedura. Lo scopo del corso consiste allora nel fornire gli elementi che permettano di identificare i pazienti a rischio su semplici dati anamnestici e obiettivi, per inquadrare la gravità della situazione di emergenza e attuare semplici linee di gestione delle più comuni emergenze che si presentano in studio, non ultime le manovre salvavita in caso di arresto cardiocircolatorio. Il corso prevede una parte pratica per un numero limitato di partecipanti sulle manovre di soccorso, incluso l’uso di un defibrillatore. In parallelo si terranno alcuni corsi sulla sagomatura del canale. I corsi sulle tecniche di sagomatura dei canali radicolari con Mtwo e con i nuovi strumenti Reciproc One File Endo e Wave One prevedono una parte teorica seguita da una parte pratica. Nella prima parte verranno descritte le caratteristiche fisiche e meccaniche degli strumenti, le sequenze operative modulate in funzione delle diverse morfologie canalari. Verranno mostrati i risultati clinici e forniti i consigli pratici per il loro utilizzo. Durante il corso ai partecipanti verrà fornito il materiale utile per mettere subito in pratica, sotto la guida del relatore, gli insegnamenti ricevuti durante la parte teorica, lavorando su simulatori. Per informazioni e20 srl Tel. 010.5960362 - Fax 010.5370882 [email protected] - www.e20srl.com www.accademiaitalianaendodonzia.it [email protected] 16° congresso Eadph L'European association of dental public health (Eadph), organismo scientifico internazionale per la promozione della salute orale pubblica e la prevenzione odontoiatrica, terrà a Roma, da giovedì 22 a sabato 24 settembre, il suo congresso annuale. A presiedere questa edizione del congresso, che verrà ospitato presso il dipartimento di scienze di sanità pubblica “G. Sanarelli” dell'Università La Sapienza di Roma, sarà la professoressa Livia Ottolenghi, docente di malattie odontostomatologiche e di odontoiatria preventiva e di comunità, ma soprattutto responsabile della sezione italiana dell'Eadph, l'Italian association of dental public health (Iadph). Nel comitato organizzatore, numerosi italiani provenienti sia dal mondo dell'accademia che dalle realtà ospedaliere: Antonella Polimeni, Corrado Paganelli, Stefano Petti, Guglielmo Campus, Roberto Ferro e Alberto Besostri. Al meeting verranno discussi i temi di stretta attualità, come l'epidemiologia e la prevenzione della carie, la salute orale dei pazienti anziani, l'epidemiologia della malattia parodontale, la prevenzione del cancro orale e l'erosione dentale. Il programma scientifico del meeting prevede letture di relatori di calibro internazionale, gruppi di lavoro su temi di interesse e di attualità scientifica e sessioni poster. «Abbiamo anche previsto un workshop sulla qualità della ricerca nella salute orale pubblica, per approfondire le metodologie della ricerca, ottimizzare i disegni degli studi e comprendere le tecniche più efficaci di pubblicazione» ci ha spiegato la professoressa Ottolenghi. «Vogliamo anche rispondere alle domande del pubblico. Cercheremo di chiarire la valenza di tutti i sistemi di remineralizzazione e desensibilizzazione dentale che sono presenti oggi sul mercato, per andare oltre il messaggio pubblicitario, alla luce delle conoscenze dei ricercatori che parteciperanno alla tavola rotonda». Verranno inoltre presentati progetti per la salute orale realizzati a livello nazionale e internazionale. Anche in odontoiatria, l’utilizzo delle tecnologie digitali costituisce un indubbio vantaggio da diversi punti di vista. In particolare, le tecniche di ripresa fotografica e video, supportate dall’analisi computerizzata, permettono di ottimizzare la fase diagnostica. In questo ambito, il Digital Smile Design si propone come un nuovo protocollo diagnostico che, avvalendosi di un esame fotografico e video del paziente, con successiva elaborazione al computer, permette di eseguire un’analisi estetica e una programmazione precisa e multidisciplinare del piano di trattamento. Il Digital Smile Design permette di interagire in modo molto efficace con il paziente e con tutto il team coinvolto nel piano di trattamento. Per approfondire le dinamiche operative di questo nuovo protocollo, Nobel Biocare propone un corso di due giorni che si terrà a Firenze il 9 e 10 settembre. Con relatori il dottor Andrea Ricci e l’architetto Livio Yoshinaga, il corso approfondirà le tecniche di fotografia e di ripresa video, descrivendo le impostazioni e la calibrazione dei colori della macchina fotografica e della telecamera, dalle nozioni più semplici a quelle più sofisticate. Inoltre, esaminerà in dettaglio le tecniche più idonee per esami fotografici e video di grande impatto al fine di documentare i casi clinici in modo completo e professionale. Parte integrante del corso saranno anche la descrizione del protocollo di gestione delle foto e dei video - dalla loro acquisizione fino all’archiviazione e backup - e l’analisi di tutti gli strumenti dei software utilizzati per eseguire con facilità il Digital Smile Design. Per le sue caratteristiche, il corso si rivolge a tutti coloro che desiderano approfondire l’utilizzo delle tecnologie digitali per documentare i propri casi in modo standardizzato e che intendono avvalersi dei vantaggi offerti dal protocollo del Digital Smile Design per la pianificazione del caso e la sua presentazione al paziente con una comunicazione visiva degli obiettivi e la previsualizzazione del risultato finale. Per informazioni Nobel Biocare Italiana srl Francesca Radaelli - Tel. 039.6836263 [email protected] La gestione economica dello studio odontoiatrico Il dottor Gabriele Vassura, libero professionista di Lodi, sarà il relatore del corso dal titolo «Lo stato di salute economica dello studio odontoiatrico e della consulenza: dalla diagnosi alla terapia», che si terrà in tre incontri: venerdì 16 settembre, venerdì 14 ottobre e venerdì 18 novembre. Il corso si terrà a Milano presso l'hotel Crowne Plaza Milan Linate. Vassura ha vissuto in prima persona le complesse relazioni tra qualità dell'attività clinica, sostenibilità economica delle cure, compatibilità etica e pressione seletti- Gabriele Vassura va del mercato ricoprendo incarichi direzionali e amministrativi in diverse strutture sanitarie private. «Obiettivo del corso sarà quello di offrire ai partecipanti la conoscenza degli strumenti economici e organizzativi per la gestione e il controllo ottimale dello studio odontoiatrico, finalizzato al raggiungimento del miglior risultato economico possibile nel contesto di riferimento» ci ha spiegato Vassura. Il corso è rivolto a tutti gli odontoiatri e ortodontisti che operano come liberi professionisti, sui quali grava il rischio d'impresa tipico di tutte le attività produttive. Per informazioni Per informazioni Fasi srl Giada Gonnelli - [email protected] Tel. 06.97605621 - Fax 06.97605650 www.fasiweb.com - www.eadph2011.it Aim Group International Tel. 02 56601.1 - Fax 02.56609045 [email protected] www.aimgroupinternational.com/2011/odontoiatria EDUCATION&MEETING NEWS Corso teorico-pratico su aumenti di cresta Lunedì 10 ottobre il dottor Marco Ronda, esperto di tecniche chirurgiche rigenerative, terrà a Bologna un corso teorico e pratico sui protocolli e lembi per gli aumenti di cresta verticali e orizzontali nella mandibola posteriore. «La chirurgia rigenerativa è una tra le più importanti opzioni terapeutiche che il clinico ha a disposizione per la gestione di gravi difetti ossei - ci ha spiegato il dottor Ronda -. Oggi l’applicazione di nuove conoscenze riguardo la gestione dei tessuti molli ha permesso di ridur- re drasticamente l’esposizione delle membrane, che fino a non molto tempo fa è stato il fattore principale della modesta predicibilità della Gbr. In particolare l’applicazione di una nuova tecnica chirurgica, applicata al lembo linguale, permette oggi di implementare la passivazione ottenibile con le tecniche tradizionali e di estendere coronalmente i lembi per una quota di circa 5 centimetri» ha concluso l’esperto. Nel corso sarà condivisa l’esperienza del relatore maturata su quasi 120 casi di rigenerazione sovracrestale e presentato in dettaglio il protocollo chirurgico attraverso schemi, immagini e filmati. Infine, sarà eseguito su paziente un intervento implantare con rigenerazione ossea verticale. Per informazioni De Ore Biomaterials Tel. 045.6020924 www.deorematerials.com [email protected] 22 EDUCATION&MEETING NEWS 14° congresso internazionale di terapia implantare L’estetica implantare nell’era digitale è il tema attorno al quale si svilupperanno i lavori del 14° congresso internazionale di terapia implantare, che si terrà da giovedì 15 a sabato 17 settembre come sempre a Verona, all'interno del Palazzo della Gran Guardia. Un appuntamento ormai consolidato nell'agenda degli odontoiatri italiani e degli implantologi in particolare, che mira a fornire un quadro aggiornato delle più recenti innovazioni terapeutiche. «Odontoiatria in generale e implantologia in particolare vantano ogni giorno sempre nuove tecnologie digitali, atte a rendere la terapia implantare esteticamente ottimale. Scopo principale del congresso è quello di analizzare queste nuove tecnologie e valutarne l’innovazione, proponendo strategie evidence based per un successo estetico a lungo termine» spiegano gli organizzatori del congresso dell'azienda implantare Biomet 3i. LE SESSIONI CONGRESSUALI Tre le sessioni principali del congresso, che vedrà la partecipazione di prestigiosi relatori nazionali e internazionali dell’estetica implantare e dell’odontoiatria digitale. La prima sessione, strategie terapeutiche per il successo estetico implantare, analizzerà tutti gli elementi del suc- cesso estetico assieme al contributo delle nuove tecnologie. Verranno paragonati e valutati protocolli di trattamento convenzionale con protocolli di trattamento digitale e approfondite particolari strategie finalizzate al successo estetico (platform-switching, chirurgia flapless, chirurgia guidata). La seconda sessione, principi biologici, multidisciplinarità e fattori di rischio nel piano di trattamento estetico, illustrerà aspetti e protocolli operativi in grado di aumentare sensibilmente la predicibilità del successo estetico e approfondirà ulteriormente le tecnologie emergenti e i piani di trattamento innovativi nello scenario implanto protesico. Definirà poi i parametri di rischio associati al trattamento delle zone estetiche, illustrando metodi di valutazione diagnostica e indicando percorsi protocollari atti a minimizzare possibili complicanze. L’opzione digitale e analogica per il restauro implantare in zona estetica metterà infine a confronto due approcci tecnologici emergenti per il restauro estetico: il digitale e l’analogico. Di ciascuno verranno indicate tecniche operative, evidenze, vantaggi e casistiche cliniche. Medicine non convenzionali per la malattia parodontale L’European center for intercultural training in oral health (Ecitoh), centro di formazione e ricerca nel campo della salute orale orientato prevalentemente verso la realtà delle comunità svantaggiate e basato sui principi della interculturalità, dello scambio dei saperi e della cooperazione internazionale, ha organizzato un seminario dal titolo «Il trattamento della malattia parodontale con le medicine non convenzionali secondo il metodo messo a punto dall'Istituto Paracelso». Il convegno si terrà il 14 e 15 ottobre e il 25 e 26 novembre a Torino presso la sede Ecitoh, che si trova nei locali del corso di laurea in odontoiatria e protesi dentaria dell'Università di Torino nel complesso del Lingotto. Per informazioni Biomax Dr.ssa Angela Negri - [email protected] Tel. 0444.913410 - www.biomax.it Il corso si sofferma sulle concezioni eziopatogenetiche relative alla malattia parodontale e sui risultati e limiti della terapia odontoiatrica moderna in questo ambito della patologia umana. All’interno di un’ottica polispecialistica volta all’integrazione dei diversi approcci conoscitivi e dei differenti strumenti terapeutici utilizzabili per il migliore supporto al malato, prende in esame in particolare i rapporti tra malattia parodontale e alimentazione. Accenna infine ai rapporti tra sindrome metabolica-dislipidemia-obesità così come descritti da recenti dati in letteratura e l’eziopatogenesi della malattia parodontale secondo la medicina tradizionale cinese (Mtc). Il seminario permette di acquisire le componenti del protocollo integrato, messo a punto dall’Istituto Paracelso, per la terapia della malattia parodontale: trattamento dietetico secondo la Mtc, auricoloterapia, impiego della medicina omeopatica. Per informazioni Tel. 011.6708185 - Fax 011.6708183 [email protected] Zimmer Regenerative Days 2011 Saranno due relatori di eccezione, Dennis Tarnow e David Garber, a sviluppare il tema principale dell'edizione 2011 degli Zimmer Regenerative Days, evento che si terrà venerdì 23 e sabato 24 settembre al Centro Congressi Hotel Laguna Palace di Venezia Mestre. Con la presidenza dei professori Andrea Edoardo Bianchi e Ugo Consolo, il convegno si concentrerà sul tema della perfezione nel restauro implantare estetico. Dennis Tarnow illustrerà quelle che sono le tecniche attualmente a disposizione e clinicamente validate per ottenere restauri implantari funzionali ed estetici. In particolare, affronterà i temi relativi alla papilla interdentale, al carico precoce, al posizionamento di membrane e di innesti e quanto necessario a migliorare il risultato estetico clinico. La combinazione di estetica bianca ed estetica rosa come presupposto indispensabile per un risultato finale di successo sarà invece al centro della relazione di David Garber. La conoscenza della biologia dei processi di guarigione e delle morfologie implantari e protesiche, nonché un’attenta analisi dei limiti e delle prospettive delle moderne tecniche chirurgiche costruiscono i fattori chiave per il completo successo terapeutico. La relazione che verrà tenuta dai dottori Alessandro Agnini e Giovanni Pisoni e dall’odontotecnico Luca Dondi affronterà il tema dell’impronta digitale, dalla duplicazione dei restauri provvisori alla protesi finale. Saranno quindi esaminati i vantaggi e le innovazioni dei nuovi software e hardware dedicati che permettono di ottenere la soluzione del caso clinico attraverso l’utilizzo di diversi materiali. Per informazioni Zimmer Dental Italy Tel. 0438.555573 - Fax 0438.553181 [email protected] 23 EDUCATION&MEETING NEWS I Dentsply Dental Forum Master in sviluppo della salute orale in comunità “Eccellenza in implantologia: soluzioni per il paziente dal piano di trattamento al follow-up”. È questo il titolo del primo Dental Forum organizzato da Dentsply per la giornata di venerdì 30 settembre a Bologna. Aprirà il congresso il professor Claudio Marchetti, presidente del forum, con la moderazione di Marco Degidi, Danilo Di Stefano e Adriano Piattelli; si alterneranno sul podio alcuni dei clinici più esperti nel campo dell’implantologia italiana: Luigi Baggi, Eugenio Bianchini, Eriberto Bressan, Piero Ciabattoni, Stefano Conti, Luca De Stavola, Michele Di Girolamo, Giuliano Garlini, Carolina Lenzi, Giuseppe Luongo, Michele Piombino, Marco Redemagni, Angelo Sisti. Il programma scientifico rivolge la propria attenzione verso tutte le tecniche che, in sinergia tra loro, permettono oggi di affrontare una corretta riabilitazione implantoprotesica. I relatori cercheranno di offrire soluzioni brillanti per affrontare in maniera rapida ed efficace percorsi personalizzati per i pazienti: è fondamentale, infatti, instaurare con loro anche un dialogo sulle esigenze e le aspettative della terapia. Al termine della sessione plenaria, il programma del congresso prevede un piacevole “Happy Hour” durante il quale i presenti potranno approfittare del “Talk to the Expert”, un momento di confronto e di condivisione delle proprie esperienze con i relatori del congresso. Al via la quarta edizione del master in “Sviluppo della salute orale nelle comunità svantaggiate e nei Paesi in via di sviluppo”. Il master è attivato dall’Università degli Studi di Torino, dall’European Centre for Intercultural Training in Oral Health (Ecitoh) e da Cooperazione odontoiatrica internazionale (Coi) ed è rivolto a odontoiatri, medici e igienisti dentali. I corsi inizieranno nel mese di novembre a Torino; la durata è biennale, strutturata in sessioni di due giorni mensili e uno stage finale. I posti disponibili sono 20 e le iscrizioni dovranno essere ultimate entro la fine di ottobre. Il master, unico nel suo genere in Italia, ha l’obiettivo di creare un percorso costruttivo di inserimento in attività lavorative o di volontariato nel campo della cooperazione internazionale, della solidarietà, del sistema pubblico e del privato-sociale in ambito odontoiatrico e non solo. L’approccio e gli insegnamenti poggiano su linee guida internazionali validate e condivise proposte e supportate dai maggiori esperti della materia in campo internazionale. Gli obiettivi formativi sono quelli di fornire, attraverso lo studio teorico e un tirocinio pratico, gli strumenti per conoscere la realtà e le problematiche sanitarie e di salute orale dei Paesi a basso reddito e delle comunità svantaggiate in Italia, apprendere la metodologia per realizzare progetti di cooperazione internazionale e di odontoiatria sociale. Il corso svilupperà la capacità di lavorare in partnership Per informazioni Dentsply Italia srl Numero verde 800.921107 [email protected] - www.dentsply.it Segreteria organizzativa: Skema Advertising Tel. 06.85305454 - [email protected] Link Team Days La seconda edizione del meeting internazionale Link Team Days si terrà in Italia all'Hotel Regina Palace di Stresa, sul Lago Maggiore, dal 30 settembre al 1 ottobre. Organizzato dall'azienda implantare Neoss, l'evento punta a ripetere il successo della prima edizione tenutasi a Londra nel 2008. Science and simplicity - questo il titolo del convegno - si propone come un importante momento di valutazione dell’evidenza scientifica più attuale, con l’obiettivo di coniugarne i risultati con la pratica clinica quotidiana. «Si tratta di un evento importante con relatori di fama internazionale, che daranno vita a relazioni scientifiche di alto livello, aprendo la discussione su come migliorare i trattamenti e i risultati clinici» spiega Neil Meredith, uno dei fondatori di Neoss. Tra i temi affrontati le tecniche di implantologia di ultima generazione, la valutazione prechirurgica della stabilità primaria, i protocolli più attuali nelle riabilitazioni estetiche, il ruolo della resonance frequency Analysis (Rfa) nella programmazione implantare e le raccomandazioni degli esperti per massimizzare il successo clinico. Per informazioni Neoss Italia srl [email protected] - www.neoss.com Fiera di Roma, 6-8 ottobre www.expodental.it secondo le linee guida della cooperazione e fornirà tutte le conoscenze necessarie per contribuire efficacemente a un programma sul campo nelle sue varie fasi di realizzazione. Infine metterà i partecipanti nelle condizioni di progettare risposte concrete e adeguate ai problemi di salute orale delle comunità. È evidente, infatti, come in tema di salute orale siano presenti molte disuguaglianze e bisogni insoddisfatti, sia nei Paesi ad alto e medio reddito che in quelli in via di sviluppo. Per operare in questi contesti, che rappresentano un vasto bacino di utenza che non riceve risposte sufficienti dalle istituzioni, sono necessari professionisti adeguatamente preparati e tecniche appropriate. Il corpo docente è composto da esperti di alto livello e grande esperienza in questo ambito. Le lezioni prepareranno i discenti a realizzare interventi pertinenti e una programmazione sanitaria mirata, formando professionisti preparati e capaci a dare le risposte adeguate in ogni situazione. Per informazioni Segreteria Coi [email protected] Tel. 011.6708185) 24 FATTI&PERSONE Prevenire l’errore chirurgico con l'implantologia guidata Si è tenuta lo scorso maggio a Genova, presso il Centro di biotecnologie avanzate dell’Ospedale San Martino, la quinta edizione del convegno nazionale Simplant Academy. L’evento si è concentrato sulla prevenzione dell’errore chirurgico, argomento attualissimo e molto rilevante soprattutto in ambito implantare. A sinistra Luca Casalena, Grazie anche alle responsabile di Materialise tecnologie, oggi Dental; a destra Guido Schiroli, l'implantologo ha a presidente del convegno disposizione una serie di possibilità per ridurre il rischio degli interventi, a partire dalla chirurgia guidata 3D per arrivare all'utilizzo di tutta una serie di risorse indispensabili: la formazione avanzata, i protocolli di intervento, il confronto con altri colleghi. A questo proposito sono state presentate delle risorse internet a disposizione di tutti: www.simplantacademy.org per la condivisione delle esperienze cliniche e www.dentalplanit.com per l’identificazione dei centri radiologici accreditati. E proprio al confronto e all’approfondimento Materialise Dental Italia ha dedicato questa edizione dell'ormai tradizionale convegno, che è stato presieduto da Guido Schiroli, con Paolo Pera e Stefano Benedicenti in qualità di chairman e Sandro Fabbro, Corrado Gazzerro e Bruno Scarfò a moderare le varie sessioni. IL PROGRAMMA STUDY CLUB Ma il programma culturale e scientifico di Materialise Dental Italia non si ferma qui. Sono già in programma in diverse città italiane gli “Study Club”, punto di incontro per i clinici interessati alla “daily dentistry”, l'attività odontoiatrica quotidiana, fatta di continui confronti con problematiche diffuse e poco rappresentate nei numerosi congressi in cui vengono documentati principalmente casi complessi con un eccellente risultato clinico apparentemente privo di complicazioni. Lo SC vede insieme clinici che lavorano con più metodiche implantari afferenti al protocollo SimPlant: Biomet 3I, Astra Tech, Dentsply, Camlog, Zimmer, Straumann, Anthogyr. Le città ospitanti sono Genova (17 giugno), Roma (25 giugno), Milano (1 luglio), Bologna (2 luglio) e Padova (8 luglio). Per informazioni: Materialise Dental Italia Tel. 06.32803466. 25 Protossido d’azoto, dopo i dubbi il via libera dall'Aifa Mc Italia e gruppo Perfetti Van Melle insieme per l'igiene orale In seguito alla riclassificazione dei gas medicinali da parte dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), il protossido d’azoto era stato considerato come gas di tipo “ospedaliero” e quindi non utilizzabile in studi e ambulatori privati. Dopo una prima proroga, la nuova normativa avrebbe dovuto entrare in vigore lo scorso 18 febbraio, sancendo così l’impossibilità per gli studi odontoiatrici di avvalersi di tale sostanza. Una decisione subito riesaminata dalla stessa Aifa grazie all'iniziativa dell'Associazione odontoiatri italiani (Aio) che, rappresentata dal dottor Denis Poletto e supportata dalle associazioni dei sedazionisti, ha portato alla conferma dell'assenza di rischio o tossicità della sostanza e al conseguente reintegro del protossido di azoto nelle tecniche di sedazione cosciente consentite ambulatorialmente in ambito odontoiatrico. È di questi giorni l'annuncio dell'accordo siglato tra l'azienda Mc Italia e il gruppo Perfetti Van Melle. Le due aziende milanesi, impegnate in settori merceologici diversi ma estremamente affini, proporranno una serie di prodotti e sistemi integrati per l'igiene orale. A partire dai già noti brand Daygum e Vivident Xylit, chewing gum senza zucchero e con con xilitolo, riconosciuti ormai come valido aiuto per la cura dell’igiene orale quotidiana, soprattutto quando non è possibile farlo con i mezzi tradizionali di pulizia e igiene dentale. Le due aziende hanno partecipato all’ultima edizione della rassegna Amici di Brugg tenutasi a Rimini e saranno protagoniste di iniziative e attività in comune a vari livelli tra cui incontri, seminari e congressi in tutta Italia. Dental Children alla Scala di Milano per l'Opera San Francesco Italian Dental Journal Anno VI - numero 7 - giugno 2011 Mensile di attualità, informazione, cultura Organo Ufficiale SMOM Solidarietà Medico Odontoiatrica nel Mondo onlus Direttore responsabile Paolo Pegoraro [email protected] Redazione Andrea Peren [email protected] Consulenza grafica Elena Valli [email protected] Foto Archivio Griffin srl Hanno collaborato in questo numero: Francesco Frova, Renato Torlaschi, Elena Varoni, PUBBLICITÀ Direttore commerciale Giuseppe Roccucci [email protected] Direttore vendite Stefania Bianchi [email protected] Vendite Manuela Pavan (Agente) [email protected] Abbonamento annuale Italia: euro 2,25 Singolo fascicolo: euro 0,25 TIRATURA DEL PRESENTE NUMERO: 20.000 copie EDITORE: Griffin srl P.zza Castello 5/E - 22060 Carimate (Co) www.griffineditore.it - www.dentaljournal.it [email protected] - [email protected] Tel. 031.789085 - Fax 031.6853110 Associazione Nazionale Editoria Periodica Specializzata L’Editore dichiara di accettare, senza riserve, il Codice di Autodisciplina Pubblicitaria. Dichiara altresì di accettare la competenza e le decisioni del Comitato di Controllo e del Giurì dell’Autodisciplina Pubblicitaria, anche in ordine alla loro eventuale pubblicazione. Testata associata Stampa Roto3 Industria Grafica SpA Via Turbigo 11/b - Castano Primo (MI) Italian Dental Journal periodico mensile Copyright© Griffin Editore srl Registrazione del Tribunale di Como N. 13/06 del 24.07.2006 Iscrizione nel Registro degli Operatori di Comunicazione con il n. 14370 in data 31.07.2006 Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. In L.27/02/2004 n.46) art 1 comma 1, DCB Milano Taxe Perçue Tutti gli articoli pubblicati su Italian Dental Journal sono redatti sotto la responsabilità degli Autori. La pubblicazione o ristampa degli articoli della rivista deve essere autorizzata per iscritto dall’Editore. 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Lo scorso maggio al Teatro alla Scala di Milano si è tenuto un concerto benefico per l'Opera San Francesco: Gianandrea Noseda ha diretto la Filarmonica della Scala e il baritono Matthias Goerne nell'esecuzione della sinfonia mumero 8 di Dvorák e di alcuni brani di Wagner. Nella tradizione milanese, Opera San Francesco per i poveri offre gratuitamente il proprio aiuto a chi è in condizione di bisogno e assicura vitto, vestiti, docce, cure mediche, oltre a servizi di ascolto e orientamento relativi a problemi di integrazione sociale. Tutti i servizi hanno come fine non solo quello di rispondere ai bisogni primari, ma anche quello di promuovere, ogni giorno di più, la dignità dell’uomo e l’attenzione alla persona. Il primo concerto della Filarmonica della Scala per un’associazione non profit fu diretto da Leonard Bernstein nel 1984, quando l’orchestra era nata da soli due anni. Da allora la collaborazione con associazioni e istituzioni votate alla solidarietà e alla ricerca è una costante dell’attività della Filarmonica, che ogni anno realizza prove aperte e concerti per raccogliere fondi e favorire la sensibilizzazione. Abbiamo già parlato dell'impegno di Dental Children, centro milanese per l’odontoiatria infantile, a favore dell'opera San Francesco. L'impegno di Dental Children si fa concreto e reale nella scelta di dare sostegno a un'istituzione di valore come la Filarmonica della Scala, con l'ambizione di tutelare e dare sempre crescente risalto a un capitale artistico e a un'eccellenza riconosciuti ovunque. «Credo sia la prima volta che l’odontoiatria, e certamente l’odontoiatria pediatrica, sponsorizzi un avvenimento alla Scala e soprattutto a scopo benefico» commenta con soddisfazione il professor Damaso Caprioglio, fondatore di Dental Children e grande appassionato di musica classica. Da sinistra la dottoressa Fedelina Caputi, Padre Maurizio Annoni e il professor Damaso Caprioglio nel foyer della Scala FATTI&PERSONE Biomateriali e biotecnologie per lo sviluppo delle terapie odontoiatriche Si è concluso a Rieti il primo congresso internazionale Biomatch Oral che ha fatto il punto su bio e nanotecnologie in odontoiatria, una vera e propria innovazione per il settore. Una due giorni, organizzata in sinergia tra istituzioni locali ed aziende tra cui la Baxter, il cui scopo è stato quello di ampliare la conoscenza sull’utilizzo in odontoiatria di questi innovativi biomateriali, aggiornare la classe medica e stimolare il confronto sulla possibilità di potenziare nel reatino il parco scientifico e tecnologico che ha ospitato l'evento. L’iniziativa è stata realizzata anche grazie al sostegno del Consorzio per lo sviluppo industriale della provincia di Rieti, della Camera di commercio di Rieti e della Cassa di risparmio di Rieti. Tra i presidenti del congresso il dottor Francesco Riva, presidente di Biomatch Oral, primo gruppo italiano di studio dei biomateriali in chirurgia orale, e direttore dell’unità operativa di chirurgia odontostomatologica dell’Ospedale G. Eastman di Roma. «L’obiettivo di questo incontro - spiega Riva - è quello di far conoscere lo stato attuale dei presidi e dei farmaci che sfruttano componenti biotecnologiche. Queste ultime possono Francesco Riva essere largamente impiegate: dalla prevenzione di malattie fisiologiche, tra cui l'osteoporosi, alla riduzione dell'entità di un intervento demolitivo e ricostruttivo con l'impiego di sostituti d'osso. Attraverso l’utilizzo di biomateriali altamente innovativi, riassorbibili e quindi biocompatibili, si ha oggi la possibilità di semplificare tutto il procedimento chirurgico in campo odontoiatrico e di renderlo più sicuro prevenendo infezioni e controllando l’emostasi». Baxter, da sempre vicina al territorio reatino anche per la presenza di uno dei suoi più importanti stabilimenti di produzione, è tra i primi sostenitori di questo evento che segna di fatto l’ingresso della multinazionale americana nel settore dell’odontoiatria. «Stiamo assistendo ad un’evoluzione del mondo odontoiatrico e siamo orgogliosi di esserne parte attiva anche grazie all’importante partnership avviata in questo settore con la multinazionale Henry Schein Krugg» spiega Silvio Gherardi, presidente e amministratore delegato di Baxter Italia. L'azienda inoltre sosterrà la nascita di una pubblicazione periodica scientifica e indipendente del gruppo Biomatch Oral, che informerà i lettori sugli ultimi avanzamenti e sulle applicazioni della ricerca sui biomateriali in odontoiatria. DENTAL MARKET 26 I redazionali presentati in queste pagine rapprentano una libera scelta della Redazione di Italian Dental Journal tra i comunicati pervenuti Diagnostica per Immagini Prevenzione Hyperion X7 Paki43 Forte della tecnologia del riconoscimento morfologico (MRT) al momento del suo lancio, Hyperion ha successivamente aggiunto alla sua ampia selezione di programmi diagnostici l’applicazione 3DTS. Oggi si completa con la configurazione denominata X7, che incorpora il braccio teleradiografico per consentire l’esame cefalometrico. CARATTERISTICHE PRINCIPALI Un fattore chiave che contribuisce alla qualità e alla precisione delle radiografie panoramiche è dato dalla cinematica avanzata su cui si basa Hyperion. Articolata in un movimento rotatorio e due traslatori simultanei, la sua cinematica complessa garantisce un ingrandimento costante delle immagini, in virtù della capacità di seguire fedelmente la complessa morfologia del paziente. Con la tecnologia MRT non serve programmare tempi di esposizione o particolari fattori tecnici. Hyperion identifica automaticamente le misure del paziente e tutti i parametri necessari a garantire una corretta esposizione ai raggi X. 3DTS è un esame dedicato, con conseguente ricostruzione dei dati basata sulla tecnica tomosintesi, in grado di aggiungere informazioni sulla terza dimensione (la profondità) di una specifica regione dell’arcata superiore e inferiore. La selezione di una regione d’interesse è compiuta all’interno di un’area rettangolare direttamente sull’immagine radiografica panoramica del paziente. Il campo di vista è di 4x4x10 cm. Per chi pratica implanto- logia, il programma 3DTS rappresenta una soluzione utilissima in quanto fornisce un esame radiografico di precisione, con misurazioni affidabili. Ultimo passo dell’evoluzione della gamma Hyperion è la serie X7. Questo modello può ospitare il braccio teleradiografico per la scansione antero-posteriore, postero-anteriore e laterale del cranio, incluse proiezioni speciali quali la submento-vertice. Le immagini latero-laterali beneficiano della funzione di rilevamento automatico del punto di nasion e dell’adeguamento automatico dei parametri di esposizione per la migliore rappresentazione dei tessuti molli e del profilo estetico del viso. Hyperion è fornito con un software dedicato che consente all’operatore di gestire il panoramico a distanza, pilotando la macchina comodamente all’esterno dell’area radiologica. Oltre alla consolle che si trova a bordo macchina, diventa un’alternativa interessante il pannello di controllo virtuale che funziona su PC o su tablet-PC con touch screen. I WWW.MY-RAY.COM Implantoprotesi Esthetiline Negli ultimi anni si è assistito a un continuo sviluppo delle tecniche e dei prodotti nell’ambito della protesi e dell’estetica implantare. In questo ambito Neoss propone la soluzione Esthetiline che permette di eseguire una procedura protesica semplice che accompagna tutte le fasi, dal posizionamento dell’impianto alla corona definitiva. Pilastri preparabili in titanio La ricerca scientifica ha rilevato una incidenza del 38% nella popolazione generale e dell’81% nei soggetti in età evolutiva di individui che presentano disturbi dell’articolazione del linguaggio correlati alle alterazioni delle funzioni orali. In questi casi si ricorre alla terapia miofunzionale, un approccio non invasivo e non chirurgico che ha ottenuto risultati efficaci e stabili nel tempo, in particolare nei bambini, con ripristino volontario e naturale delle funzioni muscolari oro facciali. CARATTERISTICHE PRINCIPALI Paki43 è un kit miofunzionale per l’allenamento dei muscoli orofacciali nell'ambito della terapia miofunzionale, un programma educativo e rieducativo per correggere le alterazioni delle funzioni come la respirazione, l’alimentazione (suzione, masticazione, deglutizione), la fonazione e la mimica facciale. Paki43 nasce da una rivisitazione della metodologia secondo Garliner e si distingue per una facile standardizzazione, riproducibilità delle prove e valutazione obiettiva dei risultati. Inoltre tale materiale si è rilevato utile anche in caso di recidiva ortodontica nelle varie fasce d’età. Le alterazioni delle funzioni orali, se non curate tempestivamente, possono far insorgere nel soggetto in età evolutiva uno squilibrio muscolare orofacciale. I sintomi più frequenti sono dati da una respirazione orale (a bocca aperta), deglutizione deviata, alterazioni dell’articolazione verbale fonatoria, palato alto e stretto, malocclusione, vizi orali (succhiamento del dito, delle dita, del ciuccio, perdurare dell’alimentazione attraverso la tettarella del biberon), scarso controllo e coordinazione muscolare orofacciale, anormale postura linguale a “riposo”. I ISASAN SRL Tel. 02.96754179 - Fax 02.96754190 [email protected] - www.isasan.com CARATTERISTICHE PRINCIPALI I diversi pilastri disponibili, che replicano le stesse forme anatomiche nelle varie fasi del trattamento (guarigione, provvisorio, definitivo), permettono di ottenere un accurato profilo di emergenza. Per la guarigione del tessuto molle e la realizzazione del profilo di emergenza ideale, sono stati realizzati i Tissue Former, dei pilastri provvisori e di guarigione in polimeri biocompatibili. Il profilo naturale sviluppato durante la guarigione verrà poi replicato nelle componenti protesiche definitive: pilastri preparabili in titanio e zirconio, soluzioni per pilastri individuali con cappette calcinabili e Cad-Cam. La scelta e l’adattamento delle componenti protesiche è facilitato dal fatto che le forme delle componenti definitive replicano quelle delle componenti provvisorie. L’adattamento finale può essere realizzato in modo semplice ed economico, in studio o in laboratorio. Tissue Former Plaque-Alt! Pilastri in zirconio I NEOSS ITALIA SRL Tel. 02.929521 - Fax 02.92952250 www.neossimplant.com - [email protected] Implantologia Tapered Screw Vent Zimmer Dental, leader internazionale nell’ambito dei prodotti e soluzioni per la riabilitazione implantoprotesica, presenta l’ampliamento della gamma del rinomato sistema implantare Tapered Screw-Vent con il nuovo impianto Tapered Screw-Vent con texture totale e microfilettature. CARATTERISTICHE PRINCIPALI L’impianto Tapered Screw-Vent con texture totale e microfilettature crestali si caratterizza per la superficie Mtx che ricopre tutto il corpo dell’impianto, massimizzando così l’area di superficie per il contatto osso-impianto. Inoltre, le microfilettature crestali sul collo dell’impianto permettono di instaurare le condizioni favorevoli per il mantenimento dell’osso marginale. Questo, infatti, risulta essere uno fattori chiave per un risultato estetico di successo. L’impianto Tapered Screw-Vent con texture totale e microfilettature crestali si avvale anche dell’esclusiva tecnologia Platform Plus di Zimmer Dental. Questa tecnologia brevettata crea le condizioni ideali per il mantenimento del livello osseo, mentre l’esagono interno, con connessione friction-fit, protegge sia la vite dell’abutment che l’osso crestale dalle forze occlusali. Infatti, il bisello interno riduce gli stress oriz- Igiene Orale zontali in modo più efficace rispetto alle connessioni piatte tipo “butt-joint”, e l’esagono interno profondo 1,5 mm distribuisce la forze masticatoria all’interno dell’impianto. Il nuovo impianto è completamente compatibile con il kit chirurgico, i protocolli chirurgici e i componenti protesici Tapered Screw-Vent. «L’impianto Tapered Screw-Vent ha più volte dimostrato il suo successo clinico a lungo termine - afferma Harold C. Flynn, presidente di Zimmer Dental -. Con l’ampliamento di questa linea di prodotti, con un impianto che offre una texture totale e microfilettature crestali, abbiamo ancora una volta confermato il nostro impegno nella qualità e nell’innovazione, per assicurare ai clinici la flessibilità ideale per gestire un’ampia gamma di casi». Rivoluzionare l’igiene orale solo con il design di uno spazzolino: è questa la sfida di Plaque-Alt!, primo spazzolino con angolo funzionale su base anatomica che consente di pulire i denti in modo globale e corretto. Lo spazzolino che presentiamo risolve il problema di rimuovere la placca dentaria da tutte le superfici dove si forma, compresa quella posteriore dell’arcata dentaria anteriore e inferiore, una zona che viene quasi sempre trascurata nell’igiene orale quotidiana. Grazie a Plaque-Alt! questo risultato viene ottenuto attuando la corretta tecnica odontoiatrica che consiste nel muovere le setole dello spazzolino nella direzione gengiva-dente. In questo modo infatti non vengono sollecitate né lese le connessioni della gengiva con il dente stesso. Ricordiamo che oggi, per ottenere un’igiene globale del cavo orale utilizzando un comune spazzolino, è necessario che quest’ultimo venga usato sulle superfici anche con un movimento verticale: cosa che mai un odontoiatra potrà consigliare al suo paziente. Con Plaque-Alt! al contrario si otterrà un’igiene dentaria completa in modo facile, rapido ed efficace grazie all’angolatura compresa nel manico dello spazzolino, che gli conferisce una morfologia estremamente ergonomica. La rimozione della placca dalla superficie posteriore dell’arcata dentaria anteriore viene così affrontata con un semplice movimento rotatorio unidirezionale gengiva-dente di pochi gradi: sarebbero necessari due spazzolini comuni per ottenere gli stessi risultati. Dr. Francesco Pianetti I ZIMMER DENTAL ITALY Tel. 0438.555573 - Fax 0438.553181 www.zimmerdental.com I DR. FRANCESCO PIANETTI [email protected] – www.plaquealt.com