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IDJ_7_11
CoverDJMASTRO2011-28,5x42
20-06-2011
19:29
Pagina 1
ISSN 1970-7428
GRIFFIN EDITORE
Anno VI
www.griffineditore.it
Numero 7/2011
Poste Italiane Spa - Sped. in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. I comma I, DCB Milano Taxe Perçue
Come superare
la crisi negli studi
Nel marketing gli strumenti per uscirne
Progettazione dello studio
Check Point
Odontoiatria
speciale
Terapia
anticoagulante
Dental Market
ROBERTO ROSSO, presidente Key-Stone
Società Italiana di Parodontologia
CORSO DI AGGIORNAMENTO SIdP
IL TRATTAMENTO PARODONTALE DEL PAZIENTE
CHE PONE DEI VINCOLI: COME CONIUGARE ESTETICA
E FUNZIONE, COME PREVENIRE E TRATTARE
LE COMPLICANZE E GLI INSUCCESSI
19-20 OTTOBRE
Firenze, Palazzo degli Affari
PER INFORMAZIONI: Promo Leader Service Congressi srl
Tel. 055.241131 - 055.2462201 - Fax 055.2462270
[email protected] - www.sidp.it
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PRIMA PAGINA
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EDITORIALE
a
Paolo Pegoraro
[email protected]
L’odontoiatria legale
nell’era della
mediazione obbligatoria
«Chiunque può accedere
alla mediazione per la conciliazione di una controversia civile e commerciale
vertente su diritti disponibili, secondo le disposizioni
del presente decreto». Così
recita il decreto legislativo
emesso il 4 marzo 2010, in
attuazione dell'articolo 60
della legge 18 giugno 2009,
in materia di mediazione
finalizzata alla conciliazione delle controversie civili
e commerciali.
Dietro il gergo legislativo si
cela uno dei provvedimenti
di legge più discussi da tutta
la classe medica, che ha
introdotto la disciplina della
mediazione, nel tentativo di
far fronte al problema del
contenzioso. Dopo la prima
fase, caratterizzata dalla
volontarietà, dal 21 marzo
2011 in diverse materie è
prevista la mediazione obbligatoria: tra queste anche il
«risarcimento danni da
responsabilità medica e da
diffamazione con il mezzo
della stampa o con altro
mezzo di pubblicità».
In alcune discipline (in particolare ortopedia e ginecologia) la situazione è particolarmente critica e ha dato
vita al fenomeno della medicina difensiva: i medici prescrivono esami non stretta-
mente utili ed evitano di
procedere a trattamenti
complessi per prevenire possibili denunce; le facoltà chirurgiche registrano un calo
di iscritti per la difficoltà di
operare con tranquillità e di
stipulare polizze assicurative
adeguate.
Le norme di legge sulla
mediazione
riguardano
anche l’odontoiatria che,
come ogni disciplina medica, ha problematiche particolari che la caratterizzano.
Italian Dental Journal ha
voluto approfondirne gli
aspetti salienti con l’aiuto
di tre esperti. In tema di
odontoiatria legale, il prin-
Quando in poltrona
c’è un paziente 2.0
cipale riferimento associativo in Italia è Siola, la
Società italiana di odontoiatria legale e assicurativa; abbiamo intervistato il
presidente,
il
dottor
Fabrizio
Montagna.
Abbiamo poi voluto raccogliere l’esperienza di un
professionista che da anni si
occupa di odontoiatria
legale, in qualità di perito
nelle cause intentate dai
pazienti ai dentisti, il dottor
Marco Pecchioli. Infine
abbiamo chiesto il parere di
un avvocato, la dottoressa
Valeria Melca, esperta in
questo tipo di controversie
legali.
L'ESPERTO IN CONTENZIOSO MEDICO LEGALE
I numeri del contenzioso
Dottor Montagna,
iniziamo a caratterizzare
il fenomeno
dell’odontoiatria
legale con qualche cifra
Dati interessanti sono emersi dal confronto tra casistiche di diversi esperti iscritti
alla Società italiana di odontoiatria legale (Siola) (vedi
box in questa pagina, ndr),
permettendo di tracciare l’epidemiologia del contenzioso in odontoiatria (vedi
tabelle 1 e 2, ndr).
L’incidenza della responsabilità odontoiatrica è circa il
doppio rispetto alla responsabilità medica, ma contraddistinta da una maggior percentuale di responsabilità
acclarata (quasi il 90%) e
con risarcimenti decisamente inferiori, nell’ordine
delle microinvalidità. Se le
compagnie assicurative ricevono mediamente denunce
di sinistri per danni odontoiatrici alla persona dal 34% degli assicurati, solo un
caso su 30 giunge a sentenza.
Si può quindi stimare che
mediamente un dentista esegue una o due denunce di
sinistro alla compagnia assicurativa nell’arco della vita,
uno su 20 o 30 si trova ad
affrontare una causa civile e
uno su 200 o 300 una querela per lesioni personali.
Il contenzioso in
odontoiatria è aumentato
nel corso degli anni?
La percezione generalizzata
di aumento delle liti in
odontoiatria non è confermata dai dati dell’ultimo
decennio e si basa sostanzialmente sulla confusione tra
reclami, richieste di risarcimento e processi giudiziari.
Sicuramente è aumentato il
conflitto e l’area dei reclami,
proporzionalmente alla conflittualità sociale e alla crisi
economica; si tratta, però, di
problemi di rapporto fiduciario, che vanno risolti entro
le mura dello studio con rapporti interpersonali.
Le richieste di consulenze
per responsabilità professionale non sono aumentate in
modo preoccupante (circa
del 5% negli ultimi dieci
anni), ma si sono piuttosto
LA SOCIETÀ ITALIANA DI ODONTOIATRIA LEGALE
La Società italiana di odontoiatria legale e assicurativa
(www.siola.eu) è una società scientifica, affiliata alla Società
medico-giuridica Melchiorre Gioia, il cui scopo consiste nel
promuovere la cultura medico-legale, favorendo il dibattito
tra odontoiatri e giurisperiti.
A tale scopo sono organizzati alcuni congressi annuali in
varie città italiane e un congresso nazionale, che quest’anno si terrà a Milano dal 30 settembre al 1 ottobre.
Gli argomenti di quest’anno saranno incentrati sulle problematiche cliniche e medico-legali dell’implantologia e sulle
novità legislative, come la mediazione obbligatoria.
concentrate su odontoiatri
legali, per la maggior complessità assunta dalla materia, non facilmente percepibile da medici legali, privi di
preparazione specifica.
Il contenzioso giudiziario
segue l’aumento dei sinistri
ma, come abbiamo visto, in
percentuali più limitate.
Questo non vuol dire che sia
raro imbattersi in dentisti
con problemi giudiziari, poiché con gli attuali tempi
della giustizia (di circa 3-4
anni per grado di giudizio),
l’1-2% degli odontoiatri riferirà di avere incombente, in
svolgimento o appena terminato un processo per responsabilità professionale.
Quindi, se i numeri
presi nel loro
complesso non fanno
segnare variazioni
particolari, in cosa
è cambiato il
contenzioso?
I reali cambiamenti registrati nell’ambito del contenzioso in odontoiatria
riguardano altri punti: è tri-
Fabrizio Montagna
plicata l’incidenza di
implantologia e implantoprotesi, mentre altre branche sono restate stabili o si
sono ridimensionate; sono
raddoppiate le spese emergenti per cure odontoiatriche, a partire dal 2000, in
linea con alcuni settori dell’economia; il 30-50% dei
procedimenti
giudiziari
parte oggi da azioni di
ingiunzione intentate dal
professionista per recuperare i crediti da pazienti
morosi, azione che si rivela
una fenomenale lama a
doppio taglio.
Del resto il contenzioso
non è indolore ed economico tenendo conto: che i
costi legali e di giudizio possono duplicare l’importo
risarcitorio; che nel 25%
dei casi la polizza è assente
o inoperante; che nel 12%
è solo parzialmente attiva;
L’EPIDEMIOLOGIA DEL CONTENZIOSO
IN ODONTOIATRIA
Incidenza annuale per responsabilità medica
0,06%
Soccombenza per responsabilità medica
65%
Incidenza annuale per responsabilità odontoiatrica
0,1%
Soccombenza per responsabilità odontoiatrica
92%
Incidenza negli ultimi 10 anni in odontoiatria
% costanti
Tab. 1: sentenze per responsabilità civile medica e odontoiatrica
dedotte da un campione di 1.938 sentenze del Tribunale civile di Roma
(Da Montagna, Orrico, De Leo, Piras. Responsabilità professionale
odontoiatrica. Ed Martina 2010).
Nell’editoriale dell’ultimo numero, commentando l’indagine Andi sui dentisti in crisi, dicevo che occorre necessariamente spirito di adattamento, capacità di rivedere i
propri piani professionali e, in qualche caso, i programmi di vita: mi auguro di non aver amareggiato
troppo i lettori, è mia intenzione dare una lettura onesta
e concreta di quanto accade.
Oggi l’odontoiatra, che gestisce una piccola azienda, si
trova a che fare con i problemi propri degli imprenditori e spesso soffre la crisi che accomuna le piccole aziende: fluttuazione dei tassi, credito incerto, e poi prezzi
che salgono, approvvigionamenti e scorte da tempo di
guerra, pazienti che non vedono l’ora di terminare la
cura e poi chissà se si rivedranno più; dipendenti scontenti dello stipendio, e sono gli stessi che sono destinati
a essere tagliati; depositi che chiedono di accorciare i
tempi di pagamento e altri - del tutto ignoti - che ne
offrono di più vantaggiosi, ma chissà poi se ci si può
fidare; aziende storiche che chiudono i battenti, altre che
aprono la cassa integrazione; produttori di attrezzature
che partono con campagne scontatissime e pagamenti
super dilazionati (ma prima quanto guadagnavano, se
ora non ci perdono?); centri odontoiatrici multi specialità
che assumono giovani dentisti a basso costo, in leasing
anche loro; e via così, in una prospettiva temporale
incerta e in un contorno economico che molti ancora
dipingono a tinte fosche.
È un quadro, quello attuale, in rapida evoluzione ma di
certissimi cambiamenti. E il dentista, di per sé, non è
troppo incline a cambiamenti radicali: sia perché di
norma per impostazione mentale è un moderato, sia
perché statisticamente è abitudinario e pragmatico, abituato a fare i conti con i soldi che ha in tasca e con quelli che sa con certezza di poter guadagnare.
Tornerò certamente in altre occasioni su questi temi, perché quella che viviamo è senza dubbio una crisi e non
sarebbe corretto usare eufemismi: tocca quindi seguirla
da vicino e commentarne gli aspetti che più incidono
sulla professione. Vorrei però intanto anticipare un paio
di riflessioni.
La prima è riassumibile nella semplice constatazione che
è tramontata per sempre un’epoca di tranquille certezze, e su questo occorre darsi pace: i bei tempi non torneranno più. La seconda, più consolatoria anzi ottimistica, riguarda le potenzialità che i periodi di crisi inevitabilmente portano con sé.
Le opportunità di strutture agili - e di menti altrettanto in
forma - sono legate alla possibilità di veloci adeguamenti a differenti politiche di prezzo, alla capacità di
riadattarsi alle nuove esigenze del mercato attraverso la
comprensione e la padronanza delle nuove tecnologie,
alle opportunità che talvolta sono sotto gli occhi di tutti
ma che pochi raccolgono: per esempio competitor in
crisi, facilitazioni finanziarie, network professionali e,
non da ultimo, mobilità sul territorio e anche più in là,
per portare le proprie competenze là dove sono più
richieste e pagate.
Una maggiore efficacia commerciale, insomma, unita a
una maggiore capacità comunicativa. Guardate che cosa
fanno i grandi centri odontoiatrici organizzati in forma
imprenditoriale: parlano al pubblico. E ancor meglio possono parlare al proprio pubblico i singoli dentisti, rivolgersi al paziente, farlo sentire accudito e seguito nel modo
migliore, persuaderlo a riflettere sui propri stili di vita: mai
come ora quella che viene chiamata Patient Education è
necessaria, perché davvero il cittadino è al centro di questo sistema, è il primo a essere in crisi economica e il
primo a voler essere coinvolto nelle proprie terapie, nelle
spese, nelle scelte di base. Un cittadino 2.0, se mi passate il neologismo, che vive in rete e vuole (che piaccia o no)
essere al corrente, comunicare e condividere.
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DENTAL PRESS
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La crisi dei laboratori e delle protesi sembra ormai
una tendenza cronica.
Aumentare efficienza e comunicazione
per acquisire nuove quote di pazienti
In un’intervista a Roberto Rosso, presidente di Key-Stone e autore della ricerca
di mercato presentata in queste pagine, i motivi della crisi e gli strumenti per uscirne
Roberto Rosso
Chiediamo a Roberto Rosso, in una prospettiva di più
lungo periodo, quanto è stato consistente il calo pazienti.
Negli studi privati il calo di accessi è piuttosto consistente. Nel
2008 il numero complessivo di visite erogate dagli studi dentistici privati superava i 60 milioni. Gli ultimi dati disponibili,
riferiti al 2010, ci dicono che le visite sono ulteriormente scese
fino a 55 milioni.
I pazienti che almeno una volta all'anno si recano presso
uno studio dentistico privato sono ormai solo 18 milioni,
circa il 30% della popolazione. Indubbiamente la situazione è peggiorata rispetto alla già non rosea situazione di una
decina di anni fa.
zato della salute orale dei cittadini, ma è assai più probabile
una riduzione forzata degli accessi a causa della crisi economica e sociale che tuttora condiziona il Paese. Sicuramente un
altro fattore è la scarsa capacità di comunicare e stimolare la
domanda da parte degli studi dentistici privati, che dovrebbero iniziare a sviluppare questa sensibilità.
Va inoltre precisato che la ricerca condotta da Key-Stone ha
analizzato il mondo dei quasi 37mila centri odontoiatrici privati italiani in cui lavorano oggi circa 55mila dentisti, escludendo quindi dall'analisi l'offerta pubblica, i grandi centri
organizzati in forma imprenditoriale e la cosiddetta "odontoiatria commerciale". Tutti fenomeni emergenti che in futuro
potrebbero assorbire quote sempre più consistenti di cittadini.
Anche tra gli odontotecnici sono le strutture più piccole a soffrire maggiormente, poiché nei laboratori più organizzati e
dotati di nuove e moderne tecnologie il fenomeno recessivo è
contenuto.
Sin dallo scorso anno si era notata l’eterogeneità delle performance di studi e laboratori, che se caratterizzati da uno scarso
orientamento imprenditoriale non sanno reagire alla crisi o
cogliere i segni di ripresa. Questi dati dovrebbero suggerire l'evoluzione verso un nuovo modello organizzativo di queste
micro imprese, che potranno rispondere alle esigenze dei cittadini di prestazioni di alto livello con costi contenuti solo se
sapranno ridurre l'incidenza dei costi fissi. A ciò potrebbero
contribuire progetti di creazione di strutture più grandi e organizzate, senza nulla togliere alla qualità della prestazione, dei
materiali e delle tecnologie.
Per gli odontotecnici, ancor più che per i dentisti, è ormai
giunto il momento di cambiare il modello di business del
comparto. Anche la progressiva riduzione del numero di esercenti è la prova che questo comparto prenderà altri connotati negli anni a venire.
Il quadro generale non è ottimistico. Cosa serve alla
filiera per riprendersi?
Quali le cause?
La crisi è certamente reale, ma non è vissuta da tutti allo
stesso modo. Quali le variabili soggettive della recessione?
Naturalmente una minor frequentazione dello studio dentistico potrebbe anche far pensare a un miglioramento generaliz-
SEMPRE MENO PAZIENTI NEGLI STUDI
Cala del 4% la media del numero di accessi settimanali
negli studi dentistici. Nel 2010 si stimano complessivamente
55 milioni di accessi, contro i 60 milioni del 2008
I giovani odontoiatri ad esempio non possono che essere in crescita poiché vivono spesso una fase di sviluppo imprenditoriale, mentre dentisti con maggior esperienza hanno di certo vissuto periodi più floridi e la percezione dell'andamento dell'attività non può che essere oggettivamente e soggettivamente
negativa. Questo tema deve però far riflettere anche sulla
necessità di un cambio culturale e organizzativo da parte dei
dentisti italiani, che si trovano ad affrontare nuove sfide competitive alle quali non sarà possibile rispondere semplicemente
attendendo che tornino tempi passati o, peggio, rassegnandosi
alla riduzione dell'attività.
Una maggiore capacità comunicativa e di efficacia commerciale, unita al miglioramento dell'efficienza gestionale e della
competitività in termini economici, non possono che favorire la domanda di prestazioni odontoiatriche delle quali i cittadini necessitano, ma rispetto alle quali a volte non sono sufficientemente motivati o si arrendono di fronte alla barriera
economica.
Occorre che le categorie professionali e i soggetti preposti,
anche a livello istituzionale, risolvano il problema della scarsità di pazienti, facendo sì che più cittadini possano dedicarsi
alla cura della loro salute orale, in quanto un mercato che si
sviluppa solo grazie all'aumento del valore dei prodotti e delle
prestazioni, contestualmente alla riduzione di pazienti trattati, segnala un'iniquità sociale che si va acuendo: sempre meno
cittadini si occupano del proprio sorriso, ma chi se lo può permettere ottiene una qualità sempre più elevata.
In questo modo tutto il comparto rischia un forte ridimensionamento, poiché senza una ripresa dei consumi legati alla
componente fondamentale del settore, cioè agli accessi dei
pazienti negli studi, anche la recente crescita del mercato
potrebbe risultare effimera. Il mercato non potrà avere uno
sviluppo strutturale se non ci saranno più italiani che si recano dal dentista e se non ci sarà un'offerta adeguata e flessibile
per tutte le esigenze e, perché no, per tutte le tasche.
A. P.
segue da pag. 3
in apparente controtendenza rispetto alla crescita
economica del comparto
industriale. Per comprendere tale dinamica un fattore molto importante da
valutare è la tipologia di
distribuzione del settore,
che si avvale dei depositi
dentali per oltre il 60% del
business.
La ricerca Unidi, integrata
da un'analisi dei bilanci di
tutti i distributori, ha dimostrato come il calo di
domanda del 2009 aveva
inciso in modo sostanziale
sulla struttura finanziaria
del canale, che ha continuato a operare riducendo
però le scorte di magazzino.
Ebbene nel 2010, a fronte
di un lieve recupero della
domanda che ha generato
maggior fiducia lungo la
filiera, si è amplificata la
crescita del mercato all'ingrosso diretto al canale
distributivo (sell-in), che ha
probabilmente ripristinato i
livelli di scorta.
I dati puntuali della ricerca
sell-out analysis di KeyStone, realizzata su un campione statisticamente rappresentativo di distributori
di materiali dentali, confermano che i trend delle
quantità di prodotti di base
consumati, strettamente
connessi agli accessi e alle
visite (come anestetici, prodotti monouso e materiali di
otturazione), risultano stagnanti ma non in calo come
dichiarato dai piccoli e medi
studi dentistici intervistati.
Ciò a riprova che le strutture odontoiatriche più grandi
stanno probabilmente assolvendo maggiormente alla
domanda di prestazioni
odontoiatriche.
Le nuove tecnologie
A prescindere da tutte queste considerazioni, secondo i
ricercatori Key-Stone è
aumentato di molto il valore aggiunto dei prodotti.
Sono infatti in pieno sviluppo alcuni segmenti relativi a
materiali
maggiormente
estetici e funzionali che
inducono il dentista italiano
a usare prodotti sempre più
costosi e sofisticati. A riprova dell'elevato livello della
grande attenzione alla qualità da parte dell'odontoiatria italiana.
Lo sviluppo del mercato è
anche sostenuto dall'investimento di dentisti e odontotecnici in nuove tecnologie,
che stanno rivoluzionando
alcune metodiche diagnostiche, terapeutiche e di produzione protesica.
Tra questi l'ingresso della
radiografia 3D, i nuovi sistemi di chirurgia guidata, l'implantologia a carico immediato, la rigenerazione ossea
e lo straordinario sviluppo
del Cad-Cam, che ha visto
un incremento del 37%
degli elementi prodotti con
questa metodica, che rappresentano ormai il 17% della
protesi fissa in ceramica.
Cresce l'import-export
Si segnala infine il forte
sviluppo dell'esportazione
che, secondo le proiezioni
del campione di aziende
intervistate, vola al +7%.
Il fenomeno è particolarmente incentrato sulle
peculiarità dell'industria
italiana che cresce soprattutto grazie all'esportazione di arredi, apparecchiature e tecnologie. E questa
positiva vocazione dell'industria italiana verso l'internazionalizzazione consente di ammortizzare le
turbolenze del mercato
interno.
Interessante è anche valutare come parallelamente allo
sviluppo dell'export stia progressivamente aumentando
anche l'importazione, che è
cresciuta dell’8%. Segno di
una sempre maggiore globalizzazione del settore.
«I dati 2010 sono stati positivi e ciò fa ben sperare
rispetto a un recupero strutturale del mercato, ma
come spiegato ciò è dovuto
essenzialmente allo sviluppo di valore aggiunto e non
a un incremento strutturale
dei consumi in termini di
volumi - afferma Roberto
Rosso -. Tanto più che l'analisi congiunturale del
primo quadrimestre 2011
mostra nuovamente un
tasso di crescita delle vendite al canale piuttosto debole, con un +1%».
A. P.
LA PRODUZIONE IN ITALIA
Il settore produttivo in Italia appare in costante crescita fino
al 2008; nel 2010 è segnalato un importante recupero dopo
la crisi del 2009. Il trend medio composto nel periodo si attesta quindi
al +3,1%. Sin da questa prima analisi (forecast) si nota una maggiore
crescita rispetto alle medie dei settori produttivi
del Paese, nonostante la recessione del 2009 (studio Unidi)
IL MERCATO FINALE (SELL-OUT)
INDUSTRIA: CRESCITA CONTINUA
DELLE ESPORTAZIONI
La destinazione della produzione delle aziende
italiane: l'export presenta un costante incremento
nel corso del tempo. (Studio Unidi)
Il mercato finale, calcolato a prezzo di sell-out (cioè di vendita a
dentisti e odontotecnici), mostra un trend di crescita
in rallentamento. Nonostante ciò la media composta
del periodo mostra un positivo +3,2%. Il 2009 mostra però
un andamento negativo (studio Unidi)
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FOCUS ON
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FOCUS ON
Architettura dello studio
per l’ergonomia del lavoro
Lo studio come primo e più importante strumento di lavoro del dentista:
un aspetto non sempre considerato, ma che può fare la differenza
nel lavoro di tutti i giorni e nel successo a lungo termine dell’attività
proprio agio il paziente e consentano un lavoro meno
stressante agli operatori: questi aspetti costituiscono l’obiettivo finale dell’architetto
incaricato di concepire l’ambulatorio.
Due necessità assolute per la
miglior realizzazione di un
ambiente tecnico quale è lo
studio odontoiatrico sono la
progettazione di una griglia
impiantistica efficiente, facilmente mantenibile e integrabile nel tempo, e la scelta dei
materiali di assoluta resistenza e igienizzabilità.
Infine, a causa del crescente
aumento dei costi di acquisto
e di affitto delle unità immobiliari, lo sfruttamento massimo delle superfici a disposizione diventa un punto
cardine per ogni buona progettazione.
Proviamo quindi a entrare
nel dettaglio di questi quattro
fattori.
N
el campo della medicina esistono attività
che possono essere
svolte in ambienti privati e
attività che, per necessità di
attrezzature e organizzazione
tecnica, non possono che
essere svolte in ambienti
ospedalieri. In particolare, a
parte le semplici visite generiche e di controllo, la maggior parte degli interventi sui
pazienti che possono essere
svolti in studi privati si limitano ad attività minori e
poco invasive, e l’esecuzione
di terapie più complesse
viene conseguentemente
demandata a strutture maggiormente organizzate.
Solo poche specialità della
medicina, quali ad esempio
l’odontoiatria e l’oculistica,
sono in grado di svolgere attività e terapie complesse in
locali privati, non configurati
come cliniche o day surgery.
Tra queste la professione dell’odontoiatra è sicuramente
una delle attività mediche
che maggiormente necessita
di strumentario e coordinamento tra attrezzature. La
scelta di queste diventa quindi una componente essenziale, per qualità ma anche per
investimento economico,
nella pianificazione delle attività da parte del medico che
intende aprire uno studio, e
che deve essere successivamente e continuativamente
valutata nel rinnovamento e
nella manutenzione per
garantire il massimo della
qualità terapeutica alla propria clientela.
Ma, come ogni strumento
sofisticato e dedicato a un’attività di precisione, lo strumento odontoiatrico deve
essere collocato in un
ambiente idoneo, per caratteristiche e qualità, tale da ottimizzarne la funzionalità d’uso
e massimizzarne il risultato.
L’ambiente in cui si opera va
quindi considerato alla stre-
gua di ogni altro apparecchio
in esso collocato: lo studio
diventa così il primo e più
importante strumento di
lavoro.
La scelta degli ambienti
La progettazione dei locali in
cui allestire uno studio odontoiatrico costituisce una fase
molto delicata e importante
della vita professionale del
dentista.
Analizziamo i criteri fondamentali per una buona realizzazione dello studio.
Lo scopo principale di una
progettazione tecnica dedicata alla professione odontoiatrica consiste nell’ottimizzazione del layout in funzione
della miglior ergonomia di
lavoro.
Fondamentale è poi la definizione di ambienti di lavoro
concettualmente corretti e
confortevoli sotto tutti i
punti di vista, che mettano a
La planimetria di uno degli studi progettati dall’architetto Francesco Frova.
In queste pagine sono pubblicate le foto degli interni
Il layout
La definizione del layout di
uno studio odontoiatrico
viene spesso affidata a operatori che si spacciano per
“ergonomi”, ma che spesso
non lo sono.
L’ergonomia, ovvero “la
disciplina che studia la
migliore integrazione tra
lavoro umano, macchina e
ambiente di lavoro, finalizzata al maggior rendimento del
lavoro stesso” si manifesta,
nel nostro caso, nell’applicazione delle conoscenze del
lavoro dell’odontoiatra alla
progettazione degli spazi e
delle relazioni tra gli ambienti. Ne consegue che, senza
un’approfondita comprensione dell’operatività clinica e
organizzativa da parte dell’architetto, ogni sforzo progettuale risulterà carente in termini di funzionalità e fluidità
delle operazioni.
Il layout dello studio odontoiatrico rappresenta la sintesi di questa analisi progettuale: nel progetto di massima è
racchiusa la pianificazione
della vita dello studio, la relazione tra gli ambienti, i percorsi dei pazienti e degli operatori, l’identificazione delle
zone critiche e delle aree funzionali: insomma, tutto ciò
che non andrebbe lasciato al
caso ma predefinito e previsto in origine.
Identità e immagine
Lo scopo della seconda fase
progettuale consiste nel definire gli ambienti secondo dei
precisi canoni in precedenza
identificati.
Un’analisi preliminare del-
Francesco Frova nasce a Milano nel 1962.
Libero professionista con studio in Milano,
dal 1988 si occupa di progettazione tecnica
specializzata per ambienti medici
l’immagine che lo studio
dovrà dare di se stesso porterà
a identificare dei precisi
canoni estetici e logistici, in
modo da consentire allo studio di presentarsi alla clientela con un’identità chiara e
definita, calibrata in funzione
del target di riferimento cui si
vuole rivolgere.
Ad esempio, un eccesso di
eleganza o di design potrebbe portare a identificare lo
studio come troppo pretenzioso o troppo caro, con una
conseguente perdita di
pazienti; parimenti, un look
troppo minimalista potrebbe
essere scambiato per sinonimo di scarsa modernità e
qualità tecnica.
Ogni contesto, e ogni target
di riferimento, sono strettamente legati all’immagine
che si vuole creare e offrire:
uno studio in centro città
non potrà essere paragonabile a un ambulatorio allestito
in un centro commerciale.
L’identità dello studio, ovvero ciò che lo studio è realmente, deve essere, per quanto possibile, trasmessa attraverso l’immagine, ovvero la
rappresentazione presso il
pubblico: con interventi sull’immagine si possono quindi
veicolare messaggi sulle
caratteristiche dello studio
differenti da quelle realmente
presenti, con tutti i lati positivi o negativi che tale azione
comporta.
La scelta del look da dare ai
locali è quindi una delle
prime valutazioni da fare in
fase di progetto; le alternative
possono variare prevalentemente suddividendo l’ambulatorio in due aree: la zona
extraclinica e la zona clinica.
Nella prima si potrà scegliere
se dare all’ambiente un aspetto essenziale o salottiero, se
far attendere i pazienti in un
ambiente che faccia loro
dimenticare di essere in uno
studio medico o se far rende-
re conto subito a chi vi sosta
che si è già entrati in un
ambiente sanitario.
Varcato il confine della zona
clinica la maggior parte degli
studi tende a trasmettere un
look ospedaliero, per comunicare con immediatezza una
sensazione di sanità, di pulizia, di professionalità. Ma
non mancano i casi in cui l’odontoiatra vuole continuare
a veicolare un’immagine più
tranquillizzante, meno clinica; è questo il caso, ad esempio, degli studi ortodontici,
dove si cerca di alleviare il
timore dei bambini distraen-
doli con colori, disegni e
musica. O ancora, come
accade sempre più spesso di
recente, si progettano
ambienti simili a showroom o
a locali di tendenza, dove il
design è più curato e i materiali sono meno tradizionalmente appartenenti agli
ambienti medici.
Ogni scelta è assolutamente
condivisibile, purché sia
frutto di un’attenta analisi e
di opportune valutazioni di
marketing, e purché la tendenza a seguire canoni in
voga nella moda del momento non porti a utilizzare
materiali poco resistenti, di
non facile igienizzazione o di
difficile manutenzione.
I materiali e gli impianti
La scelta dei materiali per la
realizzazione e per le finiture
viene troppo spesso influenzata da canoni estetici e di
costo.
La prima discriminante nella
scelta delle finiture purtroppo
non dipende né dal committente né dal progettista, poiché l’approvazione dei materiali spetta alle Asl.
Sovente capita di innamorar-
si di una certa finitura di
pavimento, o di un rivestimento murale, o di un lavandino spettacolare, e di sentirsi dire (meglio in sede di progetto che in sede di sopralluogo finale per il rilascio dell’autorizzazione sanitaria) che
tale oggetto non viene accettato dai tecnici dell’Asl, in
quanto non conforme ai
regolamenti
vigenti.
Ovviamente l’esperienza del
progettista attua già una scrematura alla rosa dei materiali
da impiegare, ma la discrezionalità di valutazione da parte
dei funzionari gioca a volte
delle brutte sorprese: meglio
una chiacchierata preliminare in più piuttosto che scoprire troppo tardi, a opere eseguite, che il materiale scelto
non è ammesso.
Per quanto riguarda la griglia
impiantistica, la sua complessità obbliga il dentista ad
appoggiarsi a un tecnico di
esperienza nel settore, onde
evitare che insorgano, a studio già avviato e quindi troppo tardi, problemi di funzionamento e di gestione causati da un’errata progettazione.
Un’attenta analisi delle
necessità e dei desideri del
medico, unita a una pianificazione meticolosa da parte
dell’architetto, porteranno ad
avere una struttura impiantistica solida e razionale, che
non darà problemi di manutenzione e di espansione nel
tempo e si rivelerà il vero
cuore e motore dell’ambiente
di lavoro.
È meglio non lesinare sulle
predisposizioni e sulla ridondanza di alcuni apparati: il
fermo studio in caso di guasto, in assenza di opportuni
bypass o apparati di emergenza, comporterebbe costi, a
posteriori, sicuramente superiori a quanto si sarebbe speso
in sede di una realizzazione
iniziale più oculata e previdente. Parimenti, è meglio
non dotarsi subito di troppi
impianti e allestimenti di cui
non si ha effettiva necessità
immediata, ma è meglio concentrare gli sforzi economici
nel predisporre la facile e
indolore integrazione nel
momento in cui si renderà
necessario un completamento o un potenziamento del
sistema.
Se possibile, conviene
avviare l’attività e, dopo
qualche settimana di lavoro,
definire e completare alcuni
allestimenti: solo così ci si
renderà conto di non aver
creato elementi o disposizioni che non si sarebbero rivelate corrette secondo i nuovi
criteri ergonomici dettati
dai nuovi locali. In questo
modo si spenderà solo per
allestire ciò che si avrà sperimentato come necessario,
lavorando nei nuovi locali
col minimo dell’allestimento necessario a soddisfarne
le reali necessità.
Questo comportamento si
rivelerà sicuramente come un
notevole risparmio in termini
di costo nella realizzazione
del nostro studio ideale.
Francesco Frova
VALORIZZARE L'INVESTIMENTO IMMOBILIARE
CON UN PROGETTO RAZIONALE DEGLI INTERNI
Il mercato immobiliare ci ha abituati nel tempo a importanti
fluttuazioni dei valori, ma con una tendenza comunque generalmente sempre al rialzo; ne consegue che il costo di un
appartamento in una zona appetibile per la realizzazione di
uno studio raggiunge spesso livelli decisamente alti.
Di conseguenza lo sfruttamento migliore in termini di spazi da
parte dell’architetto farà ottimizzare l’investimento, consentendo di reperire una superficie minore, o di poter realizzare, a
parità di metratura, un numero superiore o comunque più
razionale di ambienti. Con il conseguente miglior confort lavorativo di chi in tali ambienti opera.
F. F.
8
FOCUS ON
9
FOCUS ON
Come occuparsi
di odontoiatria speciale
Dottor Raimondo, come si
sviluppa il rapporto con
le famiglie dei soggetti
diversamente abili?
Un'attenta riflessione sul trattamento odontoiatrico dei pazienti
diversamente abili fa luce sull'aspetto più problematico: la prevenzione.
E le visite a questi pazienti sono più frequenti di quanto si pensi
Le persone diversamente abili sono molto diverse
anche tra di loro. In rapporto all’odontoiatria, sono
accomunate dal fatto che, per limitazioni funzionali
fisiche o deficit intellettivo, creano una difficoltà
supplementare all’operatore, tale da rendere
problematica l’esecuzione di una buona prestazione
professionale.
Anche se si tende a tenerla ai margini, non si tratta di
una piccola realtà: «secondo uno studio effettuato
qualche anno fa, in Italia il 4,8% della popolazione è
affetta da disabilità; ma questa condizione tende a
sfuggire dalle statistiche e probabilmente la reale
percentuale è molto più alta». La valutazione è fatta da
Eugenio Raimondo, un dentista che di queste
tematiche è esperto, perché con i soggetti
diversamente abili lavora quotidianamente e perché ha
un ruolo molto attivo nella Società italiana di
odontostomatologia per l’handicap (Sioh) di cui è
vicepresidente. La Sioh è un punto di riferimento in
questo ambito: si occupa appunto di definire modelli di
approccio psicologico e clinico per la prevenzione e la
Dottor Raimondo, esistono
problematiche
odontoiatriche specifiche
che caratterizzano questi
pazienti?
In linea di massima le patologie più frequenti sono correlate all’assenza di igiene
orale, perciò parodontopatie
e carie sono all’ordine del
giorno.
Un elevato numero di studi
ha indicato che le persone
con disabilità intellettive
hanno più placca sui loro
denti e sulle loro gengive
rispetto alla popolazione
generale. C’è poi una crescita evidente con l’aumentare
degli anni e una situazione di
precaria salute parodontale è
già riscontrabile in età adolescenziale.
Tuttavia è importante sottolineare che per alcune
malattie genetiche esistono
anche tipiche manifestazioni
cliniche, che richiedono una
preparazione specifica da
parte
dell’odontoiatra.
Ricordo ad esempio che i
soggetti con sindrome di
Down sono suscettibili a
forme aggressive di malattia
parodontale dovute a un
quadro di immunodeficienza, con perdite d’osso e
tasche parodontali profonde.
Come si differenziano gli
approcci e i trattamenti a
seconda delle diverse
tipologie di handicap?
Il paziente collaborante,
anche se presenta disabilità, deve essere trattato in
ambiente odontoiatrico
privato o pubblico senza
etichette particolari. Un
ragazzo Down che risponde
alle nostre esigenze educative e terapeutiche non ha
un handicap odontoiatrico.
Poi ci sono i temperamenti
difficili: è con questa fascia
di persone che bisogna
creare un approccio mirato
e migliorarne il grado di
collaborazione. Il tono
della voce pacato, la condivisione di argomenti, il
contatto fisico, le tecniche
di rinforzo e modeling consentono di ottenere ottimi
risultati.
Dobbiamo comunicare al
paziente cosa vogliamo fare
nella sua bocca, mostrando
gli strumenti ed eseguendo
infine la prestazione; si
devono talvolta creare dei
neologismi, come pongo
invece di alginato oppure
doccia invece di trapano.
È anche importante conoscere nello specifico la sua
malattia e le terapie farma-
cura delle patologie del cavo orale dei soggetti
diversamente abili.
Il dottor Raimondo ricorda che «il quadro delle disabilità
è estremamente complesso, costellato da un’enorme
variabilità di condizioni psicofisiche: ritardi mentali,
tetraparesi spastiche, malattie rare, deficit sensoriali,
sindrome di Down, pazienti critici. Tra i parenti del
disabile si riscontra spesso un atteggiamento di cura
quasi ossessiva della patologia dominante unito alla
tendenza a trascurare le esigenze di salute di apparati e
organi corporei considerati ingiustamente di secondaria
importanza. Si chiama effetto alone e spesso fa sì che si
arrivi ad assistere il disabile, dal punto di vista
stomatologico, soltanto nei casi di emergenza. Per
questo motivo l’intervento più comune è quello mutilante
- l'estrazione dentaria - divenuto una necessità poiché
non è stato possibile effettuare una buona prevenzione
primaria e secondaria».
È uno scenario evidentemente complesso, che
costringe a rapportarsi con ambiti con cui il dentista
normalmente ha poco a che fare.
cologiche in atto, per poter
effettuare per esempio un
atto chirurgico. Se dobbiamo trattare un paziente che
assume anticoagulanti per
la sostituzione di una valvola cardiaca con valore Inr a
3,8 non si può procedere
all’estrazione di un dente
incluso per il rischio di
emorragia: in questo caso
va sostituito il cumarinico
con l'eparina.
viene allora ricondotto in
ambulatorio dove si preferisce estrarre il dente per
l'impossibilità di eseguire
un buon trattamento endodontico.
Quando invece si attrezza
una sala operatoria e si possono eseguire le cure in narcosi, si effettuano più prestazioni a regola d'arte e, in
pazienti selezionati, anche
impianti e protesi fisse
Si riescono a eseguire
anche interventi
complessi?
A questo proposito, quali
interventi di sedazione
sono messi in atto per i
pazienti non
collaboranti?
La prestazione odontoiatrica non dovrebbe differire
tra i vari pazienti. I protocolli operativi sono ormai
riconosciuti a livello internazionale.
Se c'è un processo carioso
di piccola entità in un
diversamente abile che collabora poco ciò costringe
l'operatore ambulatoriale a
non poter applicare i canoni per l'esecuzione di una
corretta cura. Infatti non
potrà, per esempio, applicare la diga e una buona tecnica adesiva. Può accadere
così che l'otturazione si
infiltra e va incontro a carie
molto profonda. Il paziente
Le procedure anestesiologiche ambulatoriali possono
avvalersi di tecniche di sedazione cosciente che consentono di ridurre lo stato di
ansia, come l'utilizzo del protossido di azoto; in alcuni
soggetti - infartuati, nevrotici, eccetera - si possono fare
delle premedicazioni con
delle gocce orali di benzodiazepine. L’induzione dell’anestesia generale avviene
con farmaci inalatori che
evitano lo stress della venipuntura negli agofobici e
consentono in ogni caso di
avviare pratiche altrimenti
LA SOCIETÀ ITALIANA
DI ODONTOSTOMATOLOGIA
PER L’HANDICAP
Le iniziative culturali della
Sioh (www.sioh.it) prevedono un congresso nazionale
ogni due anni, oltre a seminari e simposi che si tengono nelle varie realtà regionali presso strutture ospedaliere o sedi universitarie. «In
quest’ultimo caso - ricorda
Eugenio Raimondo - cerchiamo anche di sensibilizzare gli ambienti accademici perché si arrivi all’inserimento dell’odontoiatria speciale nei
corsi di laurea».
Quest’anno il congresso Sioh si svolgerà a Paola, in provincia di Cosenza, dal 30 settembre al primo ottobre e avrà
per titolo «Lo stato dell’arte dell’odontoiatria speciale». Il
programma è pubblicato su www.congressosioh2011.it.
«Lo scopo di questo congresso - spiega il dottor Raimondo - è
di portare l’attenzione del mondo scientifico nazionale intorno
alle problematiche dell’odontoiatria per le persone disabili.
Esistono delle linee guida internazionali che dettano i canoni
affinché l’odontoiatra esegua la sua prestazione nel modo ottimale con il rispetto di certe regole. Molto spesso però, per deficienze strutturali e organizzative, la prestazione che si riesce ad
erogare a livello ambulatoriale a questi particolari pazienti non
rispetta assolutamente i protocolli clinici, solitamente applicati al
soggetto collaborante. Essendo precario il mantenimento delle
cure - continua Eugenio Raimondo - l’applicazione di una
buona procedura è particolarmente importante per rendere la
prestazione finale più duratura nel tempo. Speriamo di coinvolgere specialmente i giovani odontoiatri, in modo da formarli e renderli attenti a questa problematica. Vogliamo divulgare
le conoscenze più aggiornate riguardo alle modalità di approccio clinico, alla diagnosi e alla terapia, alle tecniche consigliate per l’anestesia, affinché la curiosità scientifica maturata stimoli l’obbligo professionale e morale di elargire una prestazione dignitosa nel rispetto della validità della persona».
Il congresso servirà a fare il punto anche sullo stato della
ricerca. Esistono malattie rare che si manifestano anche in
età adulta con segni clinici anche gravi a livello sistemico e
che presentano dei segni tipici nel cavo orale: se riconosciuti, possono far nascere un sospetto diagnostico tale da
far eseguire una mappa genetica e portare a un’eventuale
diagnosi precoce. «Un esempio è dato dalla sclerosi tuberosa, che si può presentare con dei difetti tipici dello smalto e dei fibromi in bocca e sul viso e non dare altri sintomi»
ricorda l’esperto.
L'odontoiatra si limitata spesso alla cura dei tessuti duri
della bocca trascurando la conoscenza dei tessuti molli che
sono a volte la sede in cui si esprimono i segni di malattie
sistemiche come il morbo di Behçet, la malattia bollosa,
l’Aids, il lupus eritematoso sistemico. «Vogliamo contribuire, con le altre società scientifiche del settore, a formare
uno specialista che sia soprattutto stomatologo e che conosca le malattie sistemiche e i loro trattamenti - ci ha detto
Raimondo -. A volte, infatti, la terapia farmacologica stessa crea patologia orale, come l’iperplasia da idantoina,
nifedipina o ciclosporina; altre volte ne limita la prestazione specialistica, come nel caso di pazienti in trattamento
con anticoagulanti».
R. T.
estremamente difficili nei
non collaboranti.
Il sevorano e il desflurano
sono i gas anestetici più
usati, perché non irritano le
vie aeree e perché vengono
rapidamente eliminati dall’organismo con immediato
recupero delle funzioni psicomotorie anche dopo interventi chirurgici di lunga
durata.
L’intubazione avviene in
respiro spontaneo; con questa tecnica si realizza un’anestesia generale monofarmacologica, senza uso di curaro,
con il pieno rispetto della
funzione respiratoria che per
il paziente è sinonimo di
sicurezza: “egli all’inizio
respira il suo sonno e alla fine
respira il suo risveglio”. È questa la citazione di un’espressione che mi piace molto,
del professor Giovanni
Sampietro, un anestesista.
Ci ha già accennato
come la prevenzione
costituisca una criticità.
Cosa si può fare in
proposito?
In letteratura sono riportati standard di igiene orale e
di controllo della placca
decisamente bassi nei soggetti disabili. Le scarse abilità motorie, il disallineamento dentale, la mancanza
di detersione e il ristagno di
placca possono condurre a
un aumento dei depositi di
placca e tartaro; inoltre laddove sia presente un quadro
di respirazione orale vi è
anche una riduzione della
funzione protettiva della
saliva su denti e gengive.
È ormai noto che lo spazzolamento dentale è essenziale
per rimuovere la placca e i
depositi di cibo e per mantenere la salute delle gengive e
del parodonto; in questa attvità, il supporto dei genitori
e delle persone che hanno la
responsabilità della cura dei
soggetti non autonomi può
essere richiesto per tutta la
durata della vita. Il dentista
o l’igienista dentale devono
comprendere quale possa
essere il miglior movimento
per la rimozione della placca
a seconda del soggetto e, di
conseguenza, individualizzare le manovre di igiene
orale; inoltre, il team odontoiatrico deve essere in
grado di ascoltare e comprendere le difficoltà sperimentate dai genitori o dai
caregiver.
Quali sono invece le
problematiche relazionali
nel rapportarvi a pazienti
così difficili?
Con alcuni soggetti si
instaura un’ottima relazione
emotiva ed empatica.
Questo accade facilmente
con pazienti con un ritardo
mentale lieve, con deficit
sensoriali o con quoziente
intellettivo nella normalità
ma spastici.
Le difficoltà relazionali sono
invece comuni verso i soggetti fobici, che hanno subito
un trauma da precedenti cure
specialistiche o con i pazienti affetti da psicosi, autolesionisti, autistici e individui con
grave ritardo mentale. Sono
quei pazienti a cui non sempre si riesce a garantire una
prestazione ambulatoriale e
pertanto devono essere spesso trattati in narcosi. Il bambino autistico è senza dubbio
il più difficile da trattare.
Necessita di incontri sin
dalla sua più tenera età in
modo da creare dei modelli
individualizzati che valorizzino il suo impegno, ad esempio con dei premi a cui non
può resistere.
Quali accorgimenti si
mettono in atto per mettere
a proprio agio un
paziente meno in grado di
gestire situazioni
potenzialmente
ansiogene, che si trova in
uno studio odontoiatrico e
quindi in un ambiente
estraneo?
Innanzitutto l’ambiente di
lavoro deve essere adatto a
questi particolari pazienti: la
sala d’attesa deve essere spaziosa, priva di spigoli pericolosi soprattutto per i soggetti
autolesionisti; i percorsi
devono essere senza ostacoli;
vi devono essere pupazzi di
peluche e giochi, l’arredamento e le pareti colorati;
non ci devono essere odori
sgradevoli. Possono essere
d’aiuto filmati di cartoni animati su un grande monitor, e
una telecamera che proietta
i loro volti può destare curiosità e costituire un elemento
di distrazione.
Infine la presenza della figura del clown dottore con i
suoi intrattenimenti di giochi di prestigio o con la creazione di figure animali con i
palloncini colorati contribuisce sicuramente a migliorare l’approccio terapeutico.
Un soggetto disabile che
soffre di dolori orali è spesso incapace di esprimere a
parole il proprio problema,
ma può manifestare un
cambio di comportamento
che può includere diversi
atteggiamenti, come perdita di appetito, scarsa voglia
a partecipare ad attività di
routine, sonno disturbato,
irritabilità e forme di autolesionismo. È importante
che le persone più vicine al
soggetto con disabilità
siano in grado di individuare questi cambiamenti e
allertare i professionisti
della salute.
Spesso l’odontoiatra è coinvolto nella diagnosi di queste alterazioni del comportamento per capire se la
loro insorgenza è collegata
a problemi del cavo orale.
Il rapporto con i genitori e
i tutori è fondamentale e il
processo educativo deve
essere rivolto prima di
tutto a loro. Se un genitore
si presenta con placca estesa, tartaro e carie diffusa e
mostra di non avere cura
della propria persona, è
evidente che non conosce
l’importanza dell’igiene
orale per il mantenimento
dei risultati delle prestazioni odontoiatriche.
Bisogna educare i genitori
per poter raggiungere un
discreto risultato con i
loro figli. Oltre alle norme
di igiene orale, non è da
sottovalutare l’importanza
dell’educazione alimentare, infatti nell’anamnesi
troppo spesso riscontriamo
il ricorso a diete ricche di
dolci e zuccheri, somministrati dai genitori anche
nel tentativo di sedare le
ansie dei propri figli.
Quali indicazioni si
possono dare a un
odontoiatra generico che
si trovi a trattare pazienti
con handicap?
Qual è il contributo
dell’odontoiatria pubblica
in questo settore e quale il
ruolo degli odontoiatri o
delle strutture private?
Per trattare questi soggetti è
importante seguire un percorso formativo per conoscere le malattie e le varie
tecniche di approccio.
È meglio non improvvisarsi specialisti in questo difficile campo, perché si
rischia di dare dei consigli
sbagliati e di effettuare
procedure approssimative,
ovviamente in buona fede.
I genitori oggi sono esigenti
e hanno giustamente diritto
alla cura dei propri figli.
Consiglio ovviamente di
iscriversi
alla
nostra
Società scientifica, di
seguire le nostre attività
culturali e magari di frequentare ambulatori dove
si pratica l’odontoiatria
speciale.
Esistono strutture ospedaliere
con ambulatori che erogano
prestazioni ai soggetti diversamente abili, ma sono
numericamente insufficienti.
Inoltre non tutte hanno l’accesso a una sala operatoria e
pertanto spesso si limita l’attività all’educazione familiare, alle tecniche di igiene
orale o a piccole prestazioni
conservative ed estrattive.
Considerando questi limiti,
il ruolo preventivo sin dai
primi anni di vita è spesso
compito dell’odontoiatra e
dell’igienista dentale anche
presso strutture private, dove
a volte è più facile instaurare
un buon rapporto di fiducia
con il paziente.
Renato Torlaschi
10
FOCUS ON
Endodonzia e implantologia
Trattamenti a confronto
La valutazione dei
risultati a lungo termine
può spostare la bilancia
in maniera differente
rispetto al successo
immediato?
La scelta tra conservazione dell'elemento e terapia implantare
non è sempre scontata. L'approccio conservativo e la filosofia
mininvasiva sembrano comunque prevalere
nelle preferenze dei clinici e nella letteratura scientifica
«Quando conviene fare endodonzia e quando
l’impianto?»: è uno dei dilemmi ormai classici in
odontoiatria e Vittorio Ferri ne parlerà il prossimo 19
novembre a Predappio (FC), nell’ambito del
programma di Continuing Education in endodonzia
dell’Accademia italiana di endodonzia (Aie).
Con il dottor Ferri, che è docente e tutor nel master
di implantologia e parodontologia 2011 organizzato e
diretto dal professor Luigi Checchi della clinica
odontoiatrica di Bologna, abbiamo affrontato in
anteprima l’argomento, nella consapevolezza che,
anche su questo tema, le più aggiornate indicazioni
scientifiche devono essere integrate in una buona
pratica clinica, che metta il paziente al centro
dell’intervento terapeutico.
«Ogni giorno traggo esempio dai miei pazienti - ci ha
detto Vittorio Ferri - che molto semplicemente mi
chiedono prima di essere ascoltati, poi curati come
se curassi me stesso. Vorrei citare una bella frase
che ho sentito in una conferenza del dottor Carlo
Guastamacchia, secondo il quale dobbiamo sempre
ricordarci che per noi molto spesso una prima visita è
“routine”, mentre per il paziente è quasi sempre un
“evento”. Facciamo in modo che anche per noi
l’incontro quotidiano con i nostri pazienti sia un
evento e non solo saremo più felici di andare al
lavoro, ma l’emozione di questo rapporto ci farà
realizzare piani di trattamento più corretti».
11
Vittorio Ferri
Dottor Ferri, nella scelta tra
endodonzia e
implantologia, quali sono i
parametri da considerare
per prendere la decisione
migliore?
Esiste un grado di
predicibilità di un
intevento endodontico su
un dente molto
compromesso che possa
orientare le scelte?
Ci sono dei parametri legati
al dente (endodonto, parodonto, restaurabilità), all’impianto (buona prognosi biomeccanica ed estetica,
morfologia ossea, tempistica
chirurgica e di carico protesico e così via) e per ultimi,
ma non ultimi, i parametri
legati al paziente, come il
suo stato di salute, le possibilità economiche o il tempo
disponibile da dedicare alle
terapie odontoiatriche.
Ritengo che al giorno d’oggi
le richieste del paziente
vadano attentamente ascoltate. È comunque chiaro che
l’opzione proposta si deve
basare sulla migliore evidenza scientifica e da questo
punto di vista mettere tutti
d’accordo oggi è praticamente impossibile.
Chiaramente ci sono dei
parametri di non ritorno e
qui sarebbe lungo chiarirli
tutti. Però possiamo dire
che se un dente ha perso
tanto supporto osseo, se
presenta
calcificazioni
canalari con lesioni apicali
o si ritiene che non ci siano
i presupposti per tentare un
recupero con le molte e
sofisticate possibilità delle
terapie endo-perio, a quel
punto bisogna ricordarsi
che esiste la “pinza” e fortunatamente oggi possiamo
pensare anche a un impianto, cosa che solo fino a
venti anni fa all’interno dei
nostri piani di trattamento
era una scelta poco conosciuta e spesso ritenuta
azzardata.
Penso però che un dente
ben recuperato abbia ancora oggi un grado di predicibilità biomeccanica ed estetica ancora superiore a un
impianto. Bisogna infatti
pensare che sono vere le alte
percentuali di osteointegrazione, ma è anche vero che
gli impianti si “ammalano”,
per esempio di perimplantite
- soprattutto in quei pazienti
che hanno perso i denti per
parodontite - e che i tunnel
mucosi creati per nascondere i margini metallici degli
impianti sono delle vere e
proprie tasche, difficili da
pulire e facili a infettarsi.
Quanto si deve tenere
obiettivamente conto delle
proprie capacità? Qual è
l’influenza di questo
fattore?
In un lavoro come il nostro
le capacità dell’operatore è
chiaramente fondamentale
in termini di competenze
acquisite, esperienza ed errori commessi, aggiornamento
e manualità. Questo, è ovvio,
vale sia nel recupero di denti
naturali che nel trattamento
implanto-protesico.
LE INDICAZIONI ESPRESSE
DALLA LETTERATURA SCIENTIFICA
Esistono molti dati in letteratura che possono guidare l’operatore nella scelta fra recupero o impianto. Si segnalano in
particolare: «A novel decision-making process for tooth
retention or extraction» (Avila G et al, J Periodontol 2009)
e «Evaluation of the cost-effectiveness of root canal treatment using conventional approaches versus replacement
with an implant» (Pennington MW et al, Int Endod J 2009).
Sono due esempi fra i tanti lavori che oggi possiamo leggere e che analizzano gli aspetti endodontico-parodontali
e protesici dei denti naturali rispetto alla sostituzione con
impianti, analizzandone prognosi e anche costi.
Va anche citato un lavoro retrospettivo di Federica e Alberto
Fonzar, HV Worthington e Marco Esposito (The prognosis of
root canal therapy: a 10-year retrospective cohort study on
411 patients with 1175 endodontically treated teeth. Eur J
Oral Implantol 2009 Autumn;2(3):201-8) che valuta i risultati clinici della terapia endodontica a dieci anni su 1175 denti
trattati di cui 704 con terapia endodontica iniziale e 471 con
ritrattamenti canalari. «È confortante leggere che, su numeri
così importanti e dopo dieci anni di controlli, il 90% dei denti
trattati ha ottenuto parametri di successo» commenta il dottor
Ferri, che ci ha guidato attraverso questo breve excursus nella
letteratura scientifica.
R. T.
Sì, la valutazione dei risultati a lungo termine può
far pendere la bilancia in
un senso o nell’altro, ma
qui entra in gioco la competenza e la capacità diagnostica del singolo operatore che indirizzano la
scelta terapeutica.
Si dovrà tener conto ad
esempio che un dente
devitalizzato e ricostruito
potrebbe essere soggetto a
frattura verticale di radice, che un impianto
potrebbe avere problemi
biomeccanici (fratture o
svitamento delle viti di
connessione) o batterici
(periimplantite) e così di
seguito nella valutazione
di tutti i parametri fin qui
descritti.
Quanto contano gli
aspetti estetici e come
vengono valorizzati
dalle diverse opzioni
terapeutiche?
L’aspetto estetico oggi più
che mai è una valutazione
determinante nella scelta
terapeutica. Penso che nei
criteri di successo descritti
da Albrektsson nel 1986
FOCUS ON
andrebbe aggiunto che un
impianto di successo non
deve alterare l’estetica del
paziente!
In zona estetica bisogna
conoscere bene come un
impianto va posizionato
tridimensionalmente e
come vanno mantenuti
nel tempo i tessuti duri e
molli che ne caratterizzano l’aspetto estetico.
Quali tipi di esigenze
del paziente entrano in
gioco?
Invasività, tempistica e
prognosi. Queste sono le
domande - oltre ai costi,
come sempre - che i
pazienti, oggi più aggiornati ma molto spesso
anche più disorientati dai
mezzi di comunicazione,
ci rivolgono in merito alle
terapie proposte.
Dottor Ferri, come
cambiano le opzioni di
scelta nei casi di dente
singolo o di
riabilitazione totale?
In implantologia la sostituzione del dente singolo
deve tener conto soprattutto della zona (estetica
o no), della qualità ossea
(i quadranti superiori
posteriori presentano la
peggior qualità ossea),
della tempistica (impianto post-estrattivo immediato o dilazionato), dello
stato di salute endodontico-parodontale dei denti
adiacenti.
Nelle riabilitazioni totali
ci sono due grandi gruppi
rappresentati dai pazienti
che sono già edentuli
completi da anni e magari
con vario grado di atrofie
e pazienti che hanno
ancora in bocca un buon
numero di denti, ma che
sono considerati per vari
motivi non più mantenibili: si deve decidere se
estrarli nel momento della
chirurgia implantare o se
dilazionare questa di qualche settimana o mese a
seconda dei casi.
Quando e come entra in
gioco, come terza
opzione, l’odontoiatria
ricostruttiva?
L’odontoiatria ricostruttiva, per la sua mininvasività e i buoni risultati che
oggi si ottengono è dal
mio punto di vista da considerarsi non la terza ma
la prima opzione.
Chiaramente quando un
dente ha tutte le caratteristiche per essere ben ricostruito, con buona estetica e buona prognosi.
Renato Torlaschi
IL CONTINUING EDUCATION AIE
L'Accademia italiana di endodonzia ha
definito per il 2011 un ricco programma di
incontri, il Continuing Education Aie, che si
svolgerà tra settembre e novembre, garantendo contenuti di grande interesse per la
pratica quotidiana dell'endodonzia e offrendo ben 47 crediti Ecm.
Giunto ormai alla sua terza edizione, questo progetto formativo è molto apprezzato
dai partecipanti per il taglio non solo teorico ma anche pratico degli incontri.
«Il Continuing Education 2011 si svilupperà
in tre incontri, per un totale di otto giornate,
in cui qualificati soci attivi Aie svolgeranno
un programma teorico associato a incontri
pratici - ci ha spiegato Federica Fonzar,
presidente dell'Accademia -. Durante questi
incontri verranno sviscerati tutti gli aspetti
indispensabili a un corretto approccio endodontico».
Sede degli incontri sarà il Centro Congressi
Ca’ di Mezzo a Fiumana di Predappio (FC).
IL PROGRAMMA DEGLI INCONTRI
Nel primo incontro (giovedì 8, venerdì 9 e
sabato 10 settembre) Nicola Perrini parlerà
degli aspetti biologici del trattamento endodontico e Gianfranco Vignoletti della diagnosi e del piano di trattamento. Sarà poi
possibile seguire l'intervento di Claudio
Citterio e Alberto Pellegatta sull'anatomia
del sistema endocanalare e la sua influenza
sulla sagomatura del canale radicolare e, a
seguire, quello di Francesco De Simone e
Terzo Fondi sulla tecnica radiologica in
endodonzia. Nell'ultima giornata, spazio
alle relazioni di Federica Fonzar sull'isolamento del campo operatorio, di Aniello
Mollo sul pretrattamento e apertura della
camera pulpare e di Alberto Mazzocco
sulla determinazione della lunghezza di
lavoro. Chiuderà i lavori l'attesa esercitazione pratica.
Nel secondo incontro (venerdì 28 e sabato
29 ottobre) si inizierà con il contributo di
Giuseppe De Caroli sull'utilizzo degli strumenti manuali, che passerà poi la parola ad
Andrea Gesi e Paolo Mareschi che parleranno di sagomatura del canale radicolare
secondo la tecnica Mtwo. Nella mattinata di
sabato si svolgeranno le esercitazioni pratiche e nel pomeriggio chiuderà questo
secondo incontro l'interessante relazione di
Angelo Fassi e Marco Forestali sui ritrattamenti, perforazioni e strumenti fratturati.
Il terzo e ultimo incontro (giovedì 17,
venerdì 18 e sabato 19 novembre) sarà
aperto dall'intervento di Eugenio Tosco e
Pier Luigi Ballor sul sistema WaveOne,
dalla sagomatura alla chiusura del canale
radicolare. A seguire un'ampia sessione di
esercitazione pratica. Mauro Venturi e
Massimo Messori si occuperanno poi di
otturazione del canale radicolare e anche
per questo argomento è prevista un'esercitazione. L'ultimo giorno di lavori affronterà
i
temi
dell'endodonzia
chirurgica
(Alessandro Marcoli), del restauro diretto
del dente devitalizzato (Paolo Ferrari), del
restauro indiretto del dente devitalizzato
(Stefano Bottacchiari), concludendo con
un'attenta disamina di Vittorio Ferri su
quando è indicato prediligere un trattamento endodontico rispetto a quello
implantologico.
Per informazioni: Segreteria Aie
Dr.Alberto Pellegatta - Tel 0331.686222
[email protected]
www.accademiaitalianaendodonzia.it
12
CHECK POINT
DENTALevidence
A cura di Alberto Pispero
Odontoiatra Specialista in Chirurgia Orale
Università degli Studi di Milano, Dipartimento di Medicina, chirurgia e odontoiatria
Ospedale San Paolo, Unità di patologia e chirurgia orale, Direttore: prof. Antonio Carrassi
[email protected]
Una lesione palatale
?
Review della letteratura internazionale
G
O
iunge alla nostra osservazione un giovane
paziente per una neoformazione a carico della
porzione anteriore del mascellare. La lesione è
presente da alcuni mesi, non è dolente ma crea solo un
fastidioso ingombro e ha un impatto estetico non accettabile dal paziente.
All’esame obiettivo si evidenzia in corrispondenza dello
spazio interdentale tra 11 e 12 una neoformazione di aspetto rossastro con superficie irregolare. La lesione si sviluppa in
particolare sul versante palatale, ha una base di impianto peduncolata e alla palpazione ha una consistenza elastica. Si osserva
inoltre una marcata ischemia dei tessuti alla compressione.
Immagine preoperatoria frontale
FAI LA TUA DIAGNOSI
In base alla descrizione del
caso clinico e alle immagini
proposte, prova a formulare
una diagnosi che spieghi la
natura della lesione.
Le risposte inviate all’autore
via e-mail
([email protected])
saranno pubblicate sul
prossimo numero e saranno
oggetto di discussione per
la soluzione del quesito.
Immagine preoperatoria palatale
RISPOSTA
Una lesione osteolitica
della mandibola
CHECK POINT PUBBLICATO
DENTAL JOURNAL 6/2011
AL
SU ITALIAN
N
el precedente numero è stato presentato il caso clinico di una paziente affetta da una lesione radiotrasparente a carico della regione mandibolare edentula in sede 33-34. Al termine della prima visita, dopo aver
effettuato un accurato esame clinico e aver visionato le immagini radiografiche, si decide di aspirare il contenuto della
lesione. Il materiale prelevato si presenta come un liquido di
colorito giallo intenso e non sono state rilevate tracce di fluido ematico.
Si programma l’intervento chirurgico e si richiede alla paziente di ricercare delle vecchie immagini radiografiche per verificare l’eventuale presenza di tracce della lesione nelle fase
iniziali. Il giorno dell’intervento è stata consegnata un’immagine panoramica di circa 10 anni prima in cui si potevano
notare in corrispondenza dei 4 incisivi inferiori lesioni periapicali radiotrasparenti. La maggior parte di queste lesioni sono conseguenza di una necrosi pulpare causa di una flogosi cronica che stimola i residui del Malassez e porta alla formazione di lesioni cistiche.
In seguito all’estrazione degli incisivi non sono state asportate tutte le
lesioni e l’area radiotrasparente periapicale a 32 ha continuato a
espandersi indistirubata. In ogni caso l’ipotesi diagnostica deve essere
verificata a fine intervento con l’analisi istologica del materiale prelevato.
Non è stato necessario richiedere degli esami radiografici più
approfonditi perché i dati clinici e le immagini bidimensionali in nostro
possesso sono stati sufficienti per verificare estensione della lesione e
integrità della corticale linguale.
Per l’esecuzione dell’intervento è stata effettuata un’anestesia tronculare
del fascio nervoso alveolare inferiore di destra e una infiltrazione plessica vestibolare e linguale. Il disegno del lembo è stato di tipo trapezoidale e l’incisione effettuata lateralmente ai margini della lesione ha
permesso un'esposizione adeguata del tessuto osseo. Al momento dell’elevazione del lembo la parete della lesione adesa al periostio è stata
lacerata portando alla fuoriuscita del liquido contenuto all’interno. È
stata individuata la parete della lesione e facilmente clivata dal tessuto
osseo. I margini ossei sono stati energicamente currettati e dopo abbondante lavaggio con soluzione fisiologica il lembo è stato suturato con
punti staccati in seta 5/0.
L’anatomo patologo ha confermato la diagnosi di cisti infiammatoria di
natura odontogena. Da un punto di vista classificativo si tratta di cisti
residua a causa dell’assenza dell’elemento dentario. Le recidive sono
rare e per i controlli sarà sufficiente un accurato esame clinico e delle
radiografie endorali.
Il caso proposto è stato di semplice risoluzione grazie anche alla frequenza con la quale è facile riscontrare questo problema nella routine
odontoiatrica. Le risposte pervenute dai lettori hanno centrato perfettamente la diagnosi.
!
Fig. 1: panoramica recente
Fig. 2: panoramica di 10 anni fa
Fig. 3: immagine preoperatoria
Fig. 4: incisione primaria
Fig. 5: scollamento e lacerazione
della parete cistica
Fig. 6: clivaggio e asportazione della lesione
Fig. 7: lesione asportata
Fig. 8: cavità ossea a fine intervento
Fig. 9: sutura
FARMACOLOGIA
Il paziente in terapia
anticoagulante
In linea generale, il clinico
che si appresta a trattare
un paziente in terapia
anticoagulante con procedure di chirurgia minore
non può prescindere dall’identificare correttamente
il grado di rischio globale
del paziente, che in questi
soggetti risulta inevitabilmente aumentato. In particolare, il bilancio tra le
possibili
complicanze
emorragiche e tromboemboliche deve essere
determinato in maniera
specifica e individuale per
il singolo paziente.
La terapia anticoagulante,
che a lungo termine viene
per lo più somministrata
per via orale (Tao), ricopre
un ruolo preponderante
nella medicina attuale,
soprattutto a fronte dell’incremento
dell’età
media della popolazione e
dell’elevata incidenza di
malattie cardiovascolari. Il
suo obiettivo principale è
la riduzione degli eventi
tromboembolici in soggetti
particolarmente
a
rischio, con storie cliniche
di fibrillazione atriale,
ischemia cerebrale, trombosi venosa profonda,
malattia cardiaca ischemica, infarto del miocardio,
embolia polmonare oppure
in quei pazienti che hanno
ricevuto
angioplastica,
bypass, posizionamento di
stent o protesi valvolari
cardiache.
La Tao si differenzia dalla
terapia antiaggregante per
il meccanismo d’azione e i
target farmacologici: gli
antiaggreganti (acido acetil-salicilico e derivati)
riducono l’aggregazione
piastrina, mentre gli anticoagulanti esercitano i
loro effetti sulla cascata
dei fattori della coagulazione.
Ad esempio il warfarin
(coumadin), il farmaco
anticoagulante orale più
diffuso, agisce inibendo i
fattori della coagulazione
(II, VII, IX, X) dipendenti
dalla vitamina K. Uno dei
problemi fondamentali di
questi farmaci è la loro farmacocinetica, fortemente
influenzabile da fattori
esterni (dieta e assunzione
di farmaci concomitanti)
in grado di modificare il
loro assorbimento intesti-
nale e la loro clearance
metabolica e, in definitiva, l’effetto anticoagulante
stesso.
Per monitorare adeguatamente questi pazienti si fa
riferimento a un valore
adottato a livello internazionale, l’International
normalised ratio (Inr) o
Rapporto internazionale
normalizzato, che rappresenta il rapporto tra il
tempo di protrombina del
paziente e il tempo di protrombina medio di riferimento. Esso è un valore
costante e paragonabile tra
i diversi centri sanitari (a
differenza dei parametri
coagulativi, che potrebbero differire tra i laboratori
di analisi). Il valore di Inr
nei pazienti in terapia con
Tao varia da 2 a 3.5 (range
normale nei pazienti sotto
Tao), a seconda della patologia di base.
In caso di necessità di
intervento
chirurgico
minore, il primo aspetto
da indagare è proprio il
valore di Inr del paziente:
date le sue frequenti oscillazioni, è consigliabile sia
valutato almeno entro le
24 ore, se non la mattina
stessa dell’intervento. Se il
valore di Inr è nel range
della normalità (2-3.5), si
può procedere con l’intervento, mentre se il valore
è superiore è necessario
riferire il paziente al proprio medico curante per
eventuali aggiustamenti
della terapia anticoagulante, anziché procedere con
l’intervento.
Oltre al valore di Inr, il
secondo aspetto di cui
tener conto è la pianificazione dell’intervento, classificando il paziente a
seconda dei rischi individuali, con un’analisi in
base al rischio legato sia
all’atto chirurgico in sé
che alla patologia di base,
per la quale il soggetto è
sotto Tao.
Tuttavia è fondamentale
che, a un corretto accertamento del rischio, si associno una tecnica chirurgica il più possibile atraumatica, procedure emostatiche accurate e le corrette
indicazioni post-chirugiche. In queste condizioni è
stato dimostrato come i
risultati siano favorevoli,
GRADO DI RISCHIO E RACCOMANDAZIONI
NEL TRATTAMENTO DEL PAZIENTE
IN TERAPIA ANTICOAGULANTE
limitando al minimo le
complicanze senza sospendere né ridurre la Tao.
In conclusione, è importante che l’odontoiatra
non influisca sulla Tao,
non la sospenda né la
modifichi.
Va ricordato che se la procedura seguita è corretta il
rischio di un sanguinamento importante è raro,
ma comunque possibile
nell’arco di due o tre giorni dall’intervento chirurgico. È quindi fondamentale rendere consapevole il
paziente di questa complicanza.
Ancora più importante è
sottolineare che la sospensione della Tao senza terapia sostitutiva con eparina, pur riportando i valori
di Inr vicino alla normalità in circa quattro giorni,
non solo espone il paziente a un rischio tromboembolico legato alla patologia di base, ma lo amplifica a causa di un effetto
rebound di ipercoagulabilità dovuto a un aumento
della produzione di trombina e/o dell’attivazione
piastrinica, quando l’anticoagulante viene improvvisamente interrotto. Gli
eventi che ne scaturiscono
possono avere conseguenze cliniche devastanti e il
medico deve esserne a sua
volta consapevole.
L’attacco ischemico embolico è causa di decesso o di
disabilità maggiori nel
70% dei casi, mentre l’attacco ischemico del miocardio incrementa la mortalità del soggetto da due a
quattro volte.
Elena Varoni
Ferrieri GB, Castiglioni S,
Carmagnola D, Cargnel M,
Strohmenger L, Abati S. Oral
surgery in patients on anticoagulant treatment without
therapy interruption. J Oral
Maxillofac
Surg
2007
Jun;65(6):1149-54.
Madrid C, Sanz M. What
influence do anticoagulants
have on oral implant therapy?
A systematic review. Clin
Oral Implants Res 2009
Sep;20 Suppl 4:96-106
RISCHIO CHIRURGICO
Le più frequenti terapie chirurgiche possono essere suddivise in base al rischio.
A basso rischio: estrazioni semplici singole oppure multiple se inferiori a quattro
elementi dentari.
Ad alto rischio: estrazioni chirurgiche complicate singole oppure semplici se superiori a quattro elementi, biopsie delle mucose orali e apposizione di impianti.
RISCHIO TROMBOEMBOLICO
Per quanto riguarda il rischio trombo-embolico, qui di seguito sono riportate le più
comuni patologie di base.
A basso rischio: fibrillazione atriale senza ictus, cardiomiopatia senza fibrillazione
atriale, trombosi venosa da più di sei mesi, valvola aortica meccanica con meno di
due fattori di rischio per ictus.
A rischio moderato: valvola aortica meccanica o fibrillazione atriale cronica
entrambe con più di due fattori di rischio per ictus, trombosi venosa da meno di sei
mesi.
A rischio elevato: protesi meccanica valvolare mitralica, infarto del miocardio
acuto da meno tre mesi, stato di iper-coagulabilità, fibrillazione atriale con storia di
infarto, infarto miocardico acuto da meno di tre mesi, ischemia o attacco ischemico transitorio recenti (un mese).
CHIRURGIA ORALE E TERAPIA ANTICOAGULANTE
I pazienti in cura con anticoagulanti orali (Tao) e con Inr, che si riferisce alla mattina
stessa dell’intervento, compreso tra 2 e 3.5 sono candidati a trattamento chirurgico
odontoiatrico minore, ove necessario, senza alcuna sospensione né modificazione della
Tao stessa.
Si raccomandano:
Anestetico locale con vasocostrittore.
Estrazione dentale il più possibile atraumatica (odontotomia; osteotomia con rimozione minima di tessuto osseo).
Curettage alveolare accurato e
lavaggi con fisiologica.
Con sanguinamento lieve, sutura in
seta, se possibile accollando i lembi
per prima intenzione, e successiva
emostasi per compressione con garze
imbevute di fisiologica (30 minuti).
Se il sanguinamento è ingente, lavaggio del sito con 5 ml di acido tranexamico, sutura in seta e successiva
emostasi per compressione con garze
imbevute di acido tranexamico (30
minuti), seguita da ulteriore compressione con con garze imbevute di fisiologica per altri 30 minuti.
Monitoraggio del paziente per 30
minuti e valutazione della stabilità
del coagulo: a coagulo competente il
paziente può essere dimesso; in caso di ulteriore sanguinamento è necessario ripetere i cicli di emostasi compressiva ed eventuale revisione della ferita chirurgica.
Fornire adeguate indicazioni post-chirurgiche: avvertire il paziente di possibili complicanze, come sanguinamento (in particolare a due giorni dall’intervento) ed ematomi; per le prime 24 ore, dieta morbida e fredda e sospensione delle manovre di
igiene orale, evitando sciacqui e movimenti di suzione sul sito di intervento; istruire il paziente, in caso di sanguinamento lieve, a comprimere il sito per almeno 30
minuti con garza imbevuta di acido tranexamico; se il sanguinamento perdurasse
oltre un'ora, contattare il medico; sciacqui con collutorio alla clorexidina (0,2%) a
iniziare dal secondo giorno dall’intervento chirurgico; qualora necessario, terapia
antidolorifica con paracetamolo e/o antibiotica con amoxicillina. Poiché in grado
di aumentare l’effetto anticoagulante del warfarin, evitare terapia antidolorifica con
aspirina, anti-infiammatori non steroidei e antibiotici quali claritromicina, eritromicina o metronidazolo. In ogni caso, si raccomanda di verificare possibili interazioni dei farmaci con la Tao, facendo riferimento ad una guida dei farmaci aggiornata (www.guidausofarmaci.it); rimozione sutura e controllo a sette giorni.
14
DENTALevidence
DENTALevidence
MEDICINA ORALE
Nuove metodiche
contro la xerostomia
L’adesione di un polimero a
un substrato biologico
viene detta mucoadesione e
costituisce un metodo pratico per immobilizzare i farmaci nella posizione desiderata per poi consentirne un
rilascio controllato.
Nella cavità orale può
avere diverse applicazioni
nel trattamento locale di
problemi della bocca, come
stomatiti, malattie dentali,
tumori, infezioni fungine e
virali. Una di queste ha l’obiettivo di contrastare una
delle condizioni più diffuse,
soprattutto tra la popolazione anziana: la xerostomia.
La diagnosi della “bocca
secca” può non essere semplice perché i pazienti
lamentano sintomi che si
manifestano con modalità e
intensità diverse e che non
sempre trovano una corrispondenza diretta con le
analisi obiettive del flusso
salivare. La xerostomia può
essere dovuta a una funzionalità alterata delle ghiandole salivari (come avviene
nella sindrome di Sjögren),
alla radioterapia somministrata come trattamento
dei carcinomi della testa e
del collo o più comunemente all’azione di farmaci,
specialmente gli antidepressivi, i sedativi e quelli
prescritti contro le malattie
cardiovascolari e gastrointestinali.
La xerostomia si affronta
generalmente con collutori, spray o gel, ma di recente, come si diceva, si è pensato di ricorrere ai sistemi
mucoadesivi, attraverso
pastiglie di circa un centi-
metro di diametro, che aderiscono in qualunque punto
della mucosa orale, come al
tetto della bocca o all’interno della guancia, possono
essere utilizzati di giorno e
di notte e hanno la durata
di
qualche
ora.
Contengono agenti lubrificanti e antimicrobici, oltre
ad altri ingredienti dal
sapore gradevole, ma quanto sono efficaci e sicuri?
Risponde, sul giornale
dell’American dental association, un gruppo di odontoiatri del College of
Dentistry dell’Università di
New York. Sulla scorta di
uno studio randomizzato
controllato in doppio cieco,
gli studiosi affermano la
validità delle pastiglie
mucoadesive nel trattamento della bocca secca. E
questo risultato non è che
la conferma di quanto ottenuto attraverso uno studio
analogo pubblicato qualche
mese prima su Quintessence
International, in cui si
mostra come la mucoadesione risulta più efficace dei
principali spray in commercio.
Gli autori dello studio comparso su JADA hanno
messo a confronto l’efficacia e la sicurezza di patch
mucoadesivi (il prodotto si
chiama OraMoist) rispetto
a pastiglie placebo dall’aspetto simile in 75 pazienti
che soffrivano di iposalivazione, per lo più dovuta a
terapie farmacologiche.
Dopo due settimane di utilizzo quotidiano, la quasi
totalità dei partecipanti ha
dichiarato che il prodotto è
di facile utilizzo e due su tre
intende continuarne l’uso
in futuro; l’81% ha dichiarato di non aver rilevato
interferenze nella capacità
di parlare e di mangiare e il
74% che il sapore è gradevole; nessuno ha segnalato
effetti avversi.
Il coordinatore del gruppo
di studio, Alexander Ross
Kerr, riassume così i dati
ricavati in termini di efficacia: «i partecipanti
hanno sperimentato un
miglioramento statistica-
PA RO D O N TO L O G I A
quadro
infiammatorio
sistemico che si esplica con
la produzione, da parte di
vari tessuti, di citochine
pro-infiammatorie in grado
di favorire l’insorgenza dell’insulino-resistenza a livello di alcuni organi bersaglio
(muscolo, fegato e tessuto
adiposo), ossia inducendo
una ridotta sensibilità di
questi tessuti all’azione dell’insulina (ormone deputato all’abbassamento della
glicemia). Ne risulta uno
stato di iperglicemia sistemica.
L’infiammazione
parodontale, a sua volta,
legata alla proliferazione di
alcuni batteri Gram negativi, porta alla diffusione a
livello ematico di lipolisaccaridi batterici, componenti della loro parete esterna
in grado di stimolare un’intensa risposta immunitaria
nell’ospite. Quest’ultima è
causa di un’abbondante
produzione di citochine
pro-infiammatorie
che,
come detto, favoriscono
insulino-resistenza e iperglicemia.
Assumendo la correlazione
tra diabete e malattia parodontale, in una recente
meta analisi è stato ipotizzato il possibile ruolo della
terapia parodontale nel
controllo della glicemia del
paziente diabetico. In particolare, gli autori si sono
concentrati su trial clinici
Il rame per combattere
le infezioni crociate
mente significativo, sia
riguardo alla percezione
soggettiva che nelle misurazioni obiettive del flusso
di salivazione. Dopo 15
giorni di utilizzo, la quantità di saliva nella bocca è
aumentata anche nel
periodo in cui nessuna
pastiglia mucoadesiva era
presente in bocca: in altre
parole, il prodotto sembra
produrre un effetto benefico cumulativo».
Renato Torlaschi
Kerr AR, Corby PM, Shah SS,
Epler M, Fisch GS, Norman
RG. Use of a mucoadhesive
disk for relief of dry mouth: a
randomized, double-masked,
controlled crossover study. J
Am Dent Assoc 2010
Oct;141(10):1250-6.
Aframian DJ, Mizrahi B,
Granot I, Domb AJ. Evaluation
of a mucoadhesive lipid-based
bioerodable tablet compared
with Biotène mouthwash for
dry mouth relief--a pilot study.
Quintessence
Int
2010
Mar;41(3):e36-42.
Da secoli il rame è uno dei
metalli più conosciuti e utilizzati dall’uomo. Non ultimo è
il suo impiego come agrofarmaco nella lotte a molte
comuni malattie delle piante,
un tempo meglio noto come
verderame.
Proprio per queste sue note e
dimostrate (almeno in vitro)
proprietà antimicrobiche, un
gruppo di ricercatori inglesi
ha proposto il rame come elemento base delle superfici
all’interno dell’ambiente clinico. Uno degli annosi problemi della sanità pubblica e
privata risiede proprio nelle
infezioni
contratte
in
ambiente di assistenza sanitaria (ospedali, ambulatori,
case di degenza), definite una
vera e propria “emergenza
sanitaria” dal ministero della
Salute e le cui stime parlano
di circa 500.000 infezioni
all’anno. E se, oltre al costo
per la sanità che si aggira
attorno a un miliardo l’anno,
si considera che l’1% di esse
è causa diretta del decesso del
paziente, si comprende perché la ricerca volta a prevenire l’insorgenza di tali infezioni sia più che mai di grande importanza.
In particolare, nonostante la
mancanza di evidenza diretta, si pensa che l’ambiente e
le superfici degli oggetti presenti giochino un ruolo fondamentale nella trasmissione
crociata dei patogeni, fungendo da deposito per gli
stessi e favorendone la trasmissione
da
un
paziente/medico all’altro.
Pertanto, trovare un metodo
per ridurre la carica batterica
delle superfici in modo continuativo nel tempo potrebbe
rappresentare un valido ausilio nella lotta alle infezioni
ospedaliere.
pulpare, una vera e propria
struttura organizzata del
tutto simile alla polpa.
Recentemente queste cellule staminali altamente
proliferative sono state proposte nel trattamento del
Morbo di Parkinson. Csm
sono state trovate anche a
livello del legamento parodontale, capaci di differenziarsi in cementoblasti e
adipociti, e dei tessuti coinvolti nello sviluppo degli
elementi dentali (papilla
apicale e follicolo dentale),
dotate di elevata capacità
proliferativa e plasticità.
Su queste basi poggiano le
premesse per futuri impieghi a livello odontoiatrico,
che
rivoluzionerebbero
l’approccio terapeutico alle
più comuni patologie del
cavo orale.
La riparazione dei tessuti
danneggiati, sia dentali
(smalto, dentina, legamento parodontale e polpa dentale) che non (osso alveolare e rami nervosi), rappresenta il primo passo verso
l’approccio rigenerativo,
per arrivare alla completa
ricostituzione dell’apparato
parodontale (costituito da
diverse popolazioni cellulari). Inoltre, è stato proposto
l’utilizzo di Csm del legamento parodontale su supporti in grado di permetterne la proliferazione differenziata, in modo sequenziale. Recentemente, uno
studio su Csm pulpari e
della papilla apicale ha
mostrato la rigenerazione de
novo della polpa dentale
(con corretta innervazione
e vascolarizzazione) all’interno dello spazio canalare
di elementi dentali murini.
L’obiettivo ultimo, tuttavia,
rimane la sostituzione dell’elemento dentale perso
per mezzo di un impianto
basato sulle Csm, piuttosto
che
sul
metallo.
Attualmente, la ricerca è
volta al ripristino del requisito minimo per la funzione
del dente: la radice dentale,
dotata di legamento parodontale e supporto vascolare e nervoso. Dati interessanti arrivano da studi su
co-trapianto di Csm della
papilla apicale e del legamento parodontale in
alveoli dentali di maialini,
in grado di produrre un
abbozzo di radice dentale.
Nonostante gli evidenti
progressi, rimangono ancora parecchi ostacoli per
ottenere un approccio sicuro, efficace e riproducibile,
non ultimo il fatto che la
rigenerazione di un intero
dente pone la necessità di
un numero molto elevato di
cellule epiteliali e mesenchimali. I dati attualmente
disponibili sono ancora
limitati a studi in vitro e su
poche prove in vivo, per lo
più effettuate su modelli
animali, purtroppo ancora
troppo lontani dalla biologia umana.
RICERCA
Terapia parodontale
e controllo glicemico:
quale legame?
La parodontite cronica,
infiammazione dei tessuti di
sostegno dei denti, rappresenta tra le più comuni
malattie della cavità orale.
Perdurando nel tempo, può
condurre alla perdita degli
elementi stessi.
Le possibili terapie volte ad
arrestare e, ove possibile, a
recuperare il danno parodontale annesso a questa
patologia, come noto,
vanno dalla terapia causale,
volta alla rimozione del fattore eziologico cardine (il
biofilm batterico che costituisce la placca dentale)
con procedure di igiene
professionale, fino alla chirurgia parodontale per i casi
più severi.
Fulcro del successo nel trattamento parodontale rimane la compliance del paziente e, con essa, l’igiene orale
domiciliare, che deve essere
il più possibile accurata. Più
controversa, invece, è l’utilità di antibiotici come supporto farmacologico.
Tra i fattori in grado di predisporre a quadri di parodontopatia, da tempo è
stata proposta la patologia
diabetica, considerando
che la prevalenza di parodontite nei soggetti affetti
da diabete è stata osservata
essere doppia o tripla rispetto la popolazione normale.
In effetti, nella patofisiologia diabetica rientra un
MEDICINA ORALE
randomizzati e caso-controllo aventi un follow-up
superiore ai tre mesi e
pazienti affetti da diabete di
tipo II (non autoimmune).
Selezionando i risultati
ottenuti dopo aver consultato PubMed e Cochrane
Database, sono stati identificati otto studi che rientravano nei criteri di inclusione: cinque valutavano
come parametro di controllo della glicemia i livelli di
emoglobina glicata (test
A1c, riflette la concentrazione plasmatica media del
glucosio per un lungo periodo di tempo, di norma 1-3
mesi; l’emoglobina si glicosila quando esposta a elevate concentrazioni di glucosio plasmatico) mentre tre
studi utilizzavano la glicemia a digiuno (Fasting
Plasma Glucose, Fpg, si
riferisce alla concentrazione ematica di glucosio tal
quale, in un preciso
momento).
Sebbene solo due studi su
cinque abbiano mostrato
un miglioramento nel controllo glicemico (al test
A1c), i risultati globali
della meta analisi suggeriscono che la terapia parodontale, in caso di diabete
di tipo II, sia favorevole, in
particolare abbassando la
glicemia del 0.4% rispetto
ai pazienti non trattati
parodontalmente. Questa
diminuzione, secondo gli
autori, risulta significativamente rilevante poiché
potenzialmente associata a
una minor probabilità di
complicanze diabetiche.
Negli studi che valutavano
Fpg non è stato riscontrato
invece alcun miglioramento dopo terapia parodontale, probabilmente perché
l’immediatezza del dato glicemico non tiene conto
dell’effetto della terapia
parodontale, che si esplica
a distanza di tempo.
I risultati della meta analisi
non sono esaustivi, come
spesso accade, e gli autori
stessi mettono in guardia:
eterogeneità dei dati, scarsissimo numero di studi,
piccoli campioni, errori nel
disegno sperimentale, mancanza di strumenti per
quantificare oggettivamente il grado di infiammazione
parodontale.
Nel prossimo futuro rimane
importante la prospettiva di
trial clinici volti a chiarire
non solo la relazione diabete-parodontopatia,
ma
anche se e in che modo la
terapia della malattia parodontale possa essere di
qualche aiuto nel mantenimento degli adeguati livelli
glicemici ematici, fondamentale nel paziente diabetico.
Elena Varoni
Borrell LN, Joseph SP.
Periodontal treatment may
control glycemic status among
diabetic patients. J Evid Based
Dent Pract 2011;11(2):92-4.
Le cellule staminali
nel futuro
dell’odontoiatria
Non è così comune che
riviste di un certo rilievo,
rivolte alla ricerca di base,
si interessino di cavo orale.
Questo diventa reale se
proprio dai denti arriva la
possibilità di avere una
riserva di cellule staminali
mesenchimali (Csm), cellule “immature” con la
capacità di auto-rinnovarsi
e differenziarsi, in seguito a
particolari stimoli, in cellule specializzate tessuto-specifiche.
L’esistenza di popolazioni di
Csm nei denti avulsi spontaneamente o rimossi chirurgicamente è stata recentemente dimostrata, aprendo alla possibilità di riparazione e rigenerazione dei
tessuti dentali, così come,
in campo non odontoiatri-
co, allo sviluppo di terapie
basate sulle cellule staminali contro patologie a elevato rischio di mortalità.
Differenti i siti di isolamento. Le Csm della polpa dentale non solo si differenziano in odontoblasti, adipociti, condrociti e osteoblasti, ma anche in cellule
nervose funzionalmente
attive, potenzialmente utili
nella cura di disturbi neuronali. Le Csm isolate da
elementi decidui esfoliati
hanno mostrato una percentuale
proliferativa
straordinariamente elevata
e, oltre al differenziamento
in odontoblasti funzionali e
cellule endoteliali angiogeniche, queste cellule sono
state in grado di riformare,
all’interno della camera
Elena Varoni
Volponi AA, Pang Y, Sharpe
PT. Stem cell-based biological
tooth repair and regeneration.
Trends Cell Bio 2010
Dec;20(12):715-22.
Attualmente, tuttavia, non
esistono standard per valutare il grado di contaminazione
batterica dell’ambiente, pur
essendo accertato come la
semplice valutazione visiva
del grado di pulizia sia insufficiente.
Alcuni ricercatori hanno
deciso di valutare l’efficacia
del rame nel controllo di queste infezioni, facendo riferimento a due parametri
mutuati dalla ricerca nel
campo dell’agricoltura: la
carica dei batteri aerobi al di
sotto di 5 cfu (unità formanti
colonie) per cm2; l’assenza di
“organismi indicatori”, tra i
quali Staphylococcus aureus,
enterococci vancomicinaresistenti, Clostridium difficile
e bacilli Gram-negativi.
Su queste basi, hanno condotto uno studio cross-over
volto a paragonare tre oggetti-test di uso comune (l’asse
del water, le due manopole
del rubinetto del lavabo e la
maniglia di una delle porte
principali) costituiti da materiale composito contente
rame con gli stessi tre oggetti
(controlli) con superfici in
plastica, alluminio o cromate.
Tutti gli oggetti sono stati
collocati in un reparto molto
affollato, dedicato alle urgenze mediche (comprese quelle
di carattere gastro-enterico),
avevano uguale opportunità
di essere utilizzati dagli utenti
e venivano regolarmente
puliti a intervalli regolari,
dalle 7:00 alle 17:00.
Campioni microbiologici
sono stati raccolti settimanalmente per dieci settimane,
dopodiché gli stessi oggetti
sono stati scambiati di posi-
zione per diminuire eventuali
bias legati alla locazione.
Il numero dei microorganismi aerobi cresciuti sulle
superfici contenenti rame era
dal 90 al 100% più basso di
quelli cresciuti sugli oggetti di
controllo, che in cinque campioni su dieci presentavano
una contaminazione da batteri aerobi superiore alle 5
cfu/cm2 rispetto agli oggetti
test, per i quali tale limite
non è mai stato superato in
nessun campione. Anzi nella
maggior parte dei casi il valore era pari zero. Sempre sui
siti controllo, principalmente
a livello dell’asse del water,
sono
stati
identificati
Staphylococcus aureus, enterococci vancomicina-resistenti,
Clostridium
difficile
e
Citrobacter freundii (unico
identificato anche sul rubinetto dell’acqua calda in
rame).
In conclusione, il rame
potrebbe
effettivamente
migliorare il setting clinico,
15
considerando come esso sia
un materiale sicuro per la
salute e per l’ambiente, non
cancerogeno né mutageno,
non tossico né in grado di
provocare fenomeni di bioaccumulo, come ha concluso
la Commissione europea in
un report su questo metallo.
E i limiti? Al di là del suo
costo elevato, per cui si è guadagnato il nome di “oro
rosso”, il rame non è, e non
sarà mai in grado, di sostituire in alcun modo le comuni
procedure di decontaminazione delle superfici, elemento cardine del controllo delle
infezioni.
Elena Varoni
Casey AL, Adams D, Karpanen
TJ, Lambert PA, Cookson BD,
Nightingale P, Miruszenko L,
Shillam R, Christian P, Elliott
TS. Role of copper in reducing
hospital environment contamination.
J
Hosp
Infect
2010;74(1):72-7.
focus radiologia
17
D E N TA L M A R K E T
I VANTAGGI DELLA TECNOLOGIA 3D:
UN CASO CLINICO DI MESIODENTES
Per denti sovrannumerari si intende la presenza di
denti eccedenti il numero normale nella dentatura decidua o permanente. Questi elementi possono essere
inclusi o presenti nelle arcate dentarie e pertanto possono dare luogo a problematiche di varia natura.
Sono presenti nel 2% della popolazione italiana prediligendo nettamente la dentatura permanente, il
sesso maschile (in rapporto 2:1), il mascellare superiore e la regione incisiva dove, presentandosi fra i
due incisivi centrali, vengono definiti mesiodens.
Trovarsi di fronte a due mesiodentes è un fatto inusuale, ma vogliamo riferire su questo evento anche
per le particolari implicazioni che ha offerto.
UN CASO CLINICO PARTICOLARE
Il paziente era un bambino di 8 anni a cui, a seguito di
una normale radiografia panoramica richiesta dall’ortodontista di fiducia, era stata fatta diagnosi della presenza di due elementi sovrannumerari inclusi fra i due incisivi centrali permanenti superiori (mesiodentes).
A questo punto si imponeva un’analisi più approfondita per valutare i corretti rapporti fra i due denti
sovrannumerari e i due incisivi centrali normoconformati. È stata pertanto eseguito un esame radiologico
tridimensionale con il sistema Kodak 9000 3D, un
intervento diagnostico mirato a esaminare il settore
frontale superiore.
Teniamo a precisare che un’analisi di questo tipo con
questa tipologia di apparecchiatura, oltre a offrirci
immagini di assoluta precisione (0,076 mm è la risoluzione più precisa offerta nel panorama delle cone
beam), è di gran lunga la più parca nell’emissione di
raggi e pertanto nell’assorbimento di radiazioni da
parte dell’organismo con valori inferiori a 10 μSv
(microsievert). Questo dato, se confrontato con quello rilevato con le altre macchine presenti sul mercato,
ci tranquillizza sull’opportunità di poter eseguire
indagini tridimensionali soprattutto nei bambini.
L’ACCURATA INDAGINE DIAGNOSTICA
L’analisi volumetrica effettuata con Kodak 9000 3D
ha in effetti posto in evidenza alcune problematiche
riguardanti la posizione e la morfologia dei due
denti soprannumerari.
Il mesiodens di destra appariva posto palatalmente
rispetto al dente permanente e l’apice radicolare si
mostrava particolarmente ricurvo fino a lambire la
Il sistema di imaging extraorale Kodak 9000 3D
Il sistema di Carestream Dental ora offre un programma
per l'unione stitching 3D che combina automaticamente
fino a tre volumi tridimensionali a campo focalizzato,
costruendo un'unica immagine più grande, con un campo
visivo esteso di 75x37 mm. L'immagine ottenuta dalla
combinazione consente agli utilizzatori di ottenere una
visualizzazione più completa dell'arcata dentaria.
Il programma di unione stitching 3D è progettato per
casi clinici che coinvolgano più di un quadrante, come
ad esempio i casi di impianti per mascella/mandibola
intera e di patologie e disordini che richiedano un
campo visivo più ampio per la diagnosi.
Il sistema Kodak 9000 3D comprende inoltre un nuovo
modulo di imaging 3D e un'interfaccia grafica utente,
nonché funzioni addizionali per la pianificazione degli
impianti. «Come specialista d'impianti, che opera su
molti tipi di casi differenti, apprezzo la flessibilità offerta dall'essere in grado di aumentare le dimensioni del
campo visivo, se suggerito dalle indicazioni cliniche ha affermato il dottor Carole Leconte di Parigi -.
Quando si eseguono impianti a singolo quadrante e
multi-quadrante, le opzioni campo focalizzato e campo
esteso del sistema mi permettono di ottenere l'immagine precisa che occorre, limitando allo stesso tempo la
dose di radiazioni al paziente».
La flessibilità del sistema, insomma, consente al clinico
di selezionare la risoluzione, le dimensioni del volume e
di conseguenza la dose raggi più appropriate secondo le
esigenze diagnostiche del paziente.
Per informazioni: www.carestreamdental.com
corticale vestibolare. Anche quello di sinistra era
posto palatalmente, con stretti rapporti con la radice
del permanente.
Il rendering volumetrico 3D (OsiriX su Mac Pro) ci ha permesso di vedere chiaramente le corone dei due mesiodenta, così da poter scolpire un lembo palatino per poter
effettuare l’estrazione dei due sovrannumerari.
Una ulteriore elaborazione dei files Dicom ottenuti
con Kodak 9000 3D con Fov 5x3,7 e a 0,076 voxel
ci ha dato poi un’ottima visuale di come le radici dei
due denti da estrarre si intromettevano fra quelle dei
due denti permanenti. Questa situazione costringe l’operatore a un doppio accesso palatino e vestibolare
per una corretta e poco traumatica estrazione dei due
elementi soprannumerari.
Questo caso clinico mostra quali vantaggi vengono
introdotti dall’uso quotidiano di una dispositivo a
“small Fov” come il Kodak 9000 3D.
Dott. Emanuele Ambu
Kodak 9000 3D
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focus radiologia
focus radiologia
D E N TA L M A R K E T
D E N TA L M A R K E T
PANORAMICA O ESAME CONE BEAM?
I PARAMETRI DELLA SCELTA DIAGNOSTICA
UN PANORAMICO
PER LA DIAGNOSI IN 3D
Owandy, produttore internazionale noto nel settore
della ideazione di soluzioni di imaging dentali e
dello sviluppo di applicazioni, espande la sua
gamma di unità panoramiche e presenta I-Max
Touch 3D, l’unità panoramica che garantisce un'alta qualità dell'immagine in tre dimensioni.
Il radiografico offre la possibilità di realizzare
esami 3D ma anche di acquisire immagini panoramiche e cefalometriche senza ricostruzione a partire
dal volume 3D, rispondendo così a tutte le esigenze
diagnostiche specifiche delle diverse specialità
odontoiatriche, dall'ortodonzia all'implantologia.
A elevato contrasto e alta definizione, l’immagine
generata dal sensore flat panel in silicio amorfo permette all'odontoiatra di realizzare una diagnosi
molto precisa in pochi secondi. L'intera dentatura
viene acquisita in un solo volume 3D (9x8 cm) per
un'area di esame estesa, ideale in particolare per la
definizione del piano terapeutico e la simulazione
dell'intervento implantare.
I-Max Touch 3D viene fornito con un software di imaging apposito che dispone di tutte le funzioni di base
per l'elaborazione dei volumi 3D e delle sezioni: simulazione di impianto, tracciato dei canali mandibolari,
misurazioni anatomiche e altro ancora. Il programma
consente un'esportazione dei volumi in file Dicom compatibili con la maggior parte dei software di implantologia come Simplant e Nobelguide.
Con un impiego semplice e intuitivo, lo schermo tattile rende immediatamente accessibili tutti i 16 programmi, senza necessità di far cambiare posizione
al paziente.
I-Max Touch, con l'opzione braccio Ceph, produce
immagini cefalometriche di alta qualità (Ccd ad alta
definizione), garantendo allo stesso tempo una sensibile riduzione della quantità di raggi X emessi. Un
aspetto importante per la salute dei pazienti che,
vale sempre la pena ricordarlo, non devono essere
sottoposti a radiazioni eccessive e tanto meno a
esami radiologici superflui.
Una schermata del software di imaging abbinato al
panoramico di Owandy. Con il programma è
possibile eseguire misurazioni anatomiche, ottenere
il tracciato dei canali mandibolari e simulare
l’inserimento degli impianti
Perché richiedere un esame cone beam quando sarebbe
sufficiente una sola immagine panoramica di qualità?
Perché al contrario non eseguire un esame cone beam
quando il caso clinico lo richiede? Con l'unità Planmeca
ProMax 3D Cone Beam Volumetric Tomography (Cbvt) è
oggi possibile eseguire entrambi i tipi di esame e solo
quando questi sono davvero indicati.
Non tutti i pazienti infatti hanno bisogno di un esame cone
beam ed eseguire questa indagine diagnostica per poi
ricavare una semplice immagine panoramica significa sottoporre il paziente a una dose raggi superiore rispetto al
necessario. Tanto più che le informazioni diagnostiche di
una panoramica ad alta risoluzione risultano essere la
valutazione radiologica più appropriata in molti casi,
mentre l'immagine panoramica ricostruita si rivela spesso
meno efficace e adatta alle esigenze dell'odontoiatra.
«Per esempio, se state cercando di determinare se in un
paziente di nove anni sono presenti i denti definitivi, con
il corretto orientamento per la loro eruzione, una semplice
panoramica è sufficiente. Se invece il vostro paziente è un
diciassettenne e dovete valutare l'estrazione del terzo
molare, allora oltre alla panoramica è necessario un'ulteriore indagine radiologica Cbvt per determinare la posizione del nervo alveolare inferiore - spiega il professor
Dale A. Miles, docente alla University of Texas and
Arizona School of Dentistry & Oral Health -. Entrambi i tipi
di esame tengono in considerazione le necessità del
paziente, riducendo la dose di raggi al minimo indispensabile per la diagnosi del caso clinico. La procedura
radiologica dovrebbe sempre soddisfare il quesito diagnostico» conclude il clinico americano, un vero esperto
dell'imaging digitale.
Ecco allora che le unità multifunzionali di ultima generazione, come il Planmeca ProMax 3D, sembrano le apparecchiature che meglio rispondono alle necessità diagnostiche della professione odontoiatrica.
Volume 3D acquisito con I-Max Touch
Panoramica digitale di un bambino di circa 10 anni che
mostra il normale sviluppo e posizionamento della
dentizione secondaria. Vi è un lieve affollamento. Non è
necessario alcun esame Cone Beam per la valutazione
della dentizione mista. Immagine acquisita con unità
Planmeca ProMax 3D Cvbt con un normale sensore.
L’unità panoramica I-Max Touch 3D
Per informazioni: Owandy Radiologie Italia
Tel. 0362.621106/621180 - Fax 0362.627707
[email protected] - www.owandy.com
L'immagine mostra una tipica pseudo-panoramica a taglio
sottile che rivela il nervo alveolare inferiore a contatto con i
denti 3.8 e 4.8. Immagine acquisite con unità Planmeca
ProMax 3D: tre volumi 8x8 cm con software di Stitching
Per informazioni: Dental Network srl
Agenzia Planmeca per l'Italia
www.dentalnetwork.it - [email protected]
Tel. 0444.963200 - Fax 0444.568586
Le due immagini mostrano che il nervo non entra in contatto con il dente 4.8 incluso,
ma tocca gli apici del dente 4.7. Una preziosa indicazione diagnostica.
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20
EDUCATION&MEETING NEWS
Tecnologia digitale
per una diagnosi accurata
XIX Congresso Nazionale Aie
Il XIX congresso nazionale dell'Accademia italiana di endodonzia (Aie) si terrà da giovedì 29 settembre a sabato 1 ottobre al Palazzo dei Congressi di Montecatini e quest'anno sarà
focalizzato sul tema della gestione odontoiatrica del paziente
traumatizzato. Un tema molto specifico, che verrà affrontato in
ottica multidisciplinare fornendo ai partecipanti le indicazioni
cliniche più aggiornate per il trattamento di questi pazienti.
«La scelta di questo argomento vuole soddisfare l’esigenza del
dentista generico di fare chiarezza in merito all’approccio clinico più idoneo da tenere quando si trovi dinnanzi a un trauma dentale, evitando errori che lo possano anche esporre a
conseguenze di tipo medico-legale» spiega Federica Fonzar,
presidente Aie.
I relatori più esperti in questo ambito affronteranno la diagnosi
e la gestione delle complicanze immediate, come la frattura
semplice o complicata della corona, la lussazione o l’avulsione dell’elemento, per poi valutare gli aspetti diagnostici e clinici delle complicanze tardive, come la necrosi pulpare, i riassorbimenti interni, esterni e l’anchilosi. Ai relatori verranno poste
alcune domande per avere risposta ai quesiti più frequenti, al
fine di fare chiarezza sulla scelta terapeutica più idonea per
ogni singolo quadro clinico in relazione alle caratteristiche del
paziente, inclusa l’opzione implantare. «Spero che l’impostazione del congresso interpreti l’esigenza della maggioranza
dei partecipanti, ossia l’apprendimento di concetti clinici pratici utili a risolvere i dubbi nel confronto quotidiano con il pazien-
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te» si augura Federica Fonzar.
Il Congresso godrà del patrocinio dell'Associazione igienisti
dentali italiani (Aidi) a conferma del ruolo centrale dell’igienista
nel monitoraggio del paziente e quindi nella possibilità di intercettare tempestivamente le complicanze tardive, come verrà
spiegato in una relazione del congresso dedicata proprio a
questo tema.
I CORSI PRECONGRESSUALI
La giornata di giovedì sarà dedicata ai corsi pratici precongressuali.
Le emergenze mediche nello studio odontoiatrico saranno il tema
del primo corso, che farà anzitutto una panoramica dei dati
della letteratura. «Sebbene si tratti di eventi piuttosto rari, i numeri ci dicono che almeno una volta nella carriera di un odontoiatra è possibile andare incontro a un’emergenza in studio, e
saperla gestire con prontezza può fare la differenza per il
paziente» spiega la dottoressa Lugano, medico anestesista e
relatore del corso. Spesso l’emergenza è correlabile non all’azione diretta dell’odontoiatra ma legata alle patologie pregresse
del paziente, magari esacerbate dallo stress legato alla procedura. Lo scopo del corso consiste allora nel fornire gli elementi
che permettano di identificare i pazienti a rischio su semplici dati
anamnestici e obiettivi, per inquadrare la gravità della situazione di emergenza e attuare semplici linee di gestione delle più
comuni emergenze che si presentano in studio, non ultime le
manovre salvavita in caso di arresto cardiocircolatorio. Il corso
prevede una parte pratica per un numero limitato di partecipanti sulle manovre di soccorso, incluso l’uso di un defibrillatore.
In parallelo si terranno alcuni corsi sulla sagomatura del canale. I corsi sulle tecniche di sagomatura dei canali radicolari con
Mtwo e con i nuovi strumenti Reciproc One File Endo e Wave
One prevedono una parte teorica seguita da una parte pratica. Nella prima parte verranno descritte le caratteristiche fisiche e meccaniche degli strumenti, le sequenze operative modulate in funzione delle diverse morfologie canalari. Verranno
mostrati i risultati clinici e forniti i consigli pratici per il loro utilizzo. Durante il corso ai partecipanti verrà fornito il materiale
utile per mettere subito in pratica, sotto la guida del relatore, gli
insegnamenti ricevuti durante la parte teorica, lavorando su
simulatori.
Per informazioni
e20 srl
Tel. 010.5960362 - Fax 010.5370882
[email protected] - www.e20srl.com
www.accademiaitalianaendodonzia.it
[email protected]
16° congresso Eadph
L'European association of dental public health (Eadph), organismo scientifico internazionale per la promozione della salute
orale pubblica e la prevenzione odontoiatrica, terrà a Roma, da
giovedì 22 a sabato 24 settembre, il suo congresso annuale.
A presiedere questa edizione del congresso, che verrà ospitato
presso il dipartimento di scienze di sanità pubblica “G.
Sanarelli” dell'Università La Sapienza di Roma, sarà la professoressa Livia Ottolenghi, docente di malattie odontostomatologiche e di odontoiatria preventiva e di comunità, ma soprattutto
responsabile della sezione italiana dell'Eadph, l'Italian association of dental public health (Iadph). Nel comitato organizzatore,
numerosi italiani provenienti sia dal mondo dell'accademia che
dalle realtà ospedaliere: Antonella Polimeni, Corrado
Paganelli, Stefano Petti, Guglielmo Campus, Roberto Ferro e
Alberto Besostri.
Al meeting verranno discussi i temi di stretta attualità, come l'epidemiologia e la prevenzione della carie, la salute orale dei
pazienti anziani, l'epidemiologia della malattia parodontale, la
prevenzione del cancro orale e l'erosione dentale. Il programma
scientifico del meeting prevede letture di relatori di calibro internazionale, gruppi di lavoro su temi di interesse e di attualità
scientifica e sessioni poster.
«Abbiamo anche previsto un workshop sulla qualità della ricerca nella salute orale pubblica, per approfondire le metodologie
della ricerca, ottimizzare i disegni degli studi e comprendere le
tecniche più efficaci di pubblicazione» ci ha spiegato la professoressa Ottolenghi. «Vogliamo anche rispondere alle domande
del pubblico. Cercheremo di chiarire la valenza di tutti i sistemi
di remineralizzazione e desensibilizzazione dentale che sono
presenti oggi sul mercato, per andare oltre il messaggio pubblicitario, alla luce delle conoscenze dei ricercatori che parteciperanno alla tavola rotonda». Verranno inoltre presentati progetti
per la salute orale realizzati a livello nazionale e internazionale.
Anche in odontoiatria, l’utilizzo delle tecnologie digitali
costituisce un indubbio vantaggio da diversi punti di
vista. In particolare, le tecniche di ripresa fotografica e
video, supportate dall’analisi computerizzata, permettono
di ottimizzare la fase diagnostica.
In questo ambito, il Digital Smile Design si propone
come un nuovo protocollo diagnostico che, avvalendosi
di un esame fotografico e video del paziente, con successiva elaborazione al computer, permette di eseguire
un’analisi estetica e una programmazione precisa e multidisciplinare del piano di trattamento. Il Digital Smile
Design permette di interagire in modo molto efficace con
il paziente e con tutto il team coinvolto nel piano di trattamento.
Per approfondire le dinamiche operative di questo nuovo
protocollo, Nobel Biocare propone un corso di due giorni che si terrà a Firenze il 9 e 10 settembre. Con relatori il dottor Andrea Ricci e l’architetto Livio Yoshinaga,
il corso approfondirà le tecniche di fotografia e di ripresa video, descrivendo le impostazioni e la calibrazione
dei colori della macchina fotografica e della telecamera,
dalle nozioni più semplici a quelle più sofisticate. Inoltre,
esaminerà in dettaglio le tecniche più idonee per esami
fotografici e video di grande impatto al fine di documentare i casi clinici in modo completo e professionale.
Parte integrante del corso saranno anche la descrizione
del protocollo di gestione delle foto e dei video - dalla
loro acquisizione fino all’archiviazione e backup - e l’analisi di tutti gli strumenti dei software utilizzati per eseguire con facilità il Digital Smile Design.
Per le sue caratteristiche, il corso si rivolge a tutti coloro
che desiderano approfondire l’utilizzo delle tecnologie
digitali per documentare i propri casi in modo standardizzato e che intendono avvalersi dei vantaggi offerti dal
protocollo del Digital Smile Design per la pianificazione
del caso e la sua presentazione al paziente con una
comunicazione visiva degli obiettivi e la previsualizzazione del risultato finale.
Per informazioni
Nobel Biocare Italiana srl
Francesca Radaelli - Tel. 039.6836263
[email protected]
La gestione economica
dello studio odontoiatrico
Il dottor Gabriele Vassura, libero professionista di Lodi,
sarà il relatore del corso dal titolo «Lo stato di salute economica dello studio odontoiatrico e della consulenza:
dalla diagnosi alla terapia», che si terrà in tre
incontri: venerdì 16 settembre, venerdì 14 ottobre e
venerdì 18 novembre. Il
corso si terrà a Milano presso l'hotel Crowne Plaza
Milan Linate.
Vassura ha vissuto in prima
persona le complesse relazioni tra qualità dell'attività
clinica, sostenibilità economica delle cure, compatibilità etica e pressione seletti- Gabriele Vassura
va del mercato ricoprendo
incarichi direzionali e amministrativi in diverse strutture
sanitarie private. «Obiettivo del corso sarà quello di offrire ai partecipanti la conoscenza degli strumenti economici e organizzativi per la gestione e il controllo ottimale
dello studio odontoiatrico, finalizzato al raggiungimento
del miglior risultato economico possibile nel contesto di
riferimento» ci ha spiegato Vassura. Il corso è rivolto a tutti
gli odontoiatri e ortodontisti che operano come liberi professionisti, sui quali grava il rischio d'impresa tipico di
tutte le attività produttive.
Per informazioni
Per informazioni
Fasi srl
Giada Gonnelli - [email protected]
Tel. 06.97605621 - Fax 06.97605650
www.fasiweb.com - www.eadph2011.it
Aim Group International
Tel. 02 56601.1 - Fax 02.56609045
[email protected]
www.aimgroupinternational.com/2011/odontoiatria
EDUCATION&MEETING NEWS
Corso teorico-pratico su aumenti di cresta
Lunedì 10 ottobre il dottor Marco Ronda, esperto di tecniche chirurgiche rigenerative, terrà a Bologna un corso
teorico e pratico sui protocolli e lembi per gli aumenti di
cresta verticali e orizzontali nella mandibola posteriore.
«La chirurgia rigenerativa è una tra le più importanti
opzioni terapeutiche che il clinico ha a disposizione per
la gestione di gravi difetti ossei - ci ha spiegato il dottor
Ronda -. Oggi l’applicazione di nuove conoscenze
riguardo la gestione dei tessuti molli ha permesso di ridur-
re drasticamente l’esposizione delle membrane, che fino
a non molto tempo fa è stato il fattore principale della
modesta predicibilità della Gbr. In particolare l’applicazione di una nuova tecnica chirurgica, applicata al
lembo linguale, permette oggi di implementare la passivazione ottenibile con le tecniche tradizionali e di estendere coronalmente i lembi per una quota di circa 5 centimetri» ha concluso l’esperto.
Nel corso sarà condivisa l’esperienza del relatore maturata su quasi 120 casi di rigenerazione sovracrestale e
presentato in dettaglio il protocollo chirurgico attraverso
schemi, immagini e filmati. Infine, sarà eseguito su
paziente un intervento implantare con rigenerazione
ossea verticale.
Per informazioni
De Ore Biomaterials
Tel. 045.6020924
www.deorematerials.com
[email protected]
22
EDUCATION&MEETING NEWS
14° congresso internazionale
di terapia implantare
L’estetica implantare nell’era digitale è il tema attorno al
quale si svilupperanno i lavori del 14° congresso internazionale di terapia implantare, che si terrà da giovedì
15 a sabato 17 settembre come sempre a Verona,
all'interno del Palazzo della Gran Guardia.
Un appuntamento ormai consolidato nell'agenda degli
odontoiatri italiani e degli implantologi in particolare,
che mira a fornire un quadro aggiornato delle più recenti innovazioni terapeutiche. «Odontoiatria in generale e
implantologia in particolare vantano ogni giorno sempre
nuove tecnologie digitali, atte a rendere la terapia
implantare esteticamente ottimale. Scopo principale del
congresso è quello di analizzare queste nuove tecnologie
e valutarne l’innovazione, proponendo strategie evidence
based per un successo estetico a lungo termine» spiegano gli organizzatori del congresso dell'azienda implantare Biomet 3i.
LE SESSIONI CONGRESSUALI
Tre le sessioni principali del congresso, che vedrà la partecipazione di prestigiosi relatori nazionali e internazionali dell’estetica implantare e dell’odontoiatria digitale.
La prima sessione, strategie terapeutiche per il successo
estetico implantare, analizzerà tutti gli elementi del suc-
cesso estetico assieme al contributo delle nuove tecnologie. Verranno paragonati e valutati protocolli di trattamento convenzionale con protocolli di trattamento digitale e approfondite particolari strategie finalizzate al successo estetico (platform-switching, chirurgia flapless, chirurgia guidata).
La seconda sessione, principi biologici, multidisciplinarità e fattori di rischio nel piano di trattamento estetico,
illustrerà aspetti e protocolli operativi in grado di aumentare sensibilmente la predicibilità del successo estetico e
approfondirà ulteriormente le tecnologie emergenti e i
piani di trattamento innovativi nello scenario implanto protesico. Definirà poi i parametri di rischio associati al trattamento delle zone estetiche, illustrando metodi di valutazione diagnostica e indicando percorsi protocollari atti a
minimizzare possibili complicanze.
L’opzione digitale e analogica per il restauro implantare in zona estetica metterà infine a confronto due
approcci tecnologici emergenti per il restauro estetico: il
digitale e l’analogico. Di ciascuno verranno indicate tecniche operative, evidenze, vantaggi e casistiche cliniche.
Medicine non convenzionali
per la malattia parodontale
L’European center for intercultural training in oral health (Ecitoh),
centro di formazione e ricerca nel campo della salute orale
orientato prevalentemente verso la realtà delle comunità svantaggiate e basato sui principi della interculturalità, dello scambio dei saperi e della cooperazione internazionale, ha organizzato un seminario dal titolo «Il trattamento della malattia
parodontale con le medicine non convenzionali secondo il
metodo messo a punto dall'Istituto Paracelso». Il convegno si
terrà il 14 e 15 ottobre e il 25 e 26 novembre a Torino presso la sede Ecitoh, che si trova nei locali del corso di laurea in
odontoiatria e protesi dentaria dell'Università di Torino nel complesso del Lingotto.
Per informazioni
Biomax
Dr.ssa Angela Negri - [email protected]
Tel. 0444.913410 - www.biomax.it
Il corso si sofferma sulle concezioni eziopatogenetiche relative
alla malattia parodontale e sui risultati e limiti della terapia
odontoiatrica moderna in questo ambito della patologia
umana. All’interno di un’ottica polispecialistica volta all’integrazione dei diversi approcci conoscitivi e dei differenti strumenti
terapeutici utilizzabili per il migliore supporto al malato, prende
in esame in particolare i rapporti tra malattia parodontale e alimentazione. Accenna infine ai rapporti tra sindrome metabolica-dislipidemia-obesità così come descritti da recenti dati in letteratura e l’eziopatogenesi della malattia parodontale secondo
la medicina tradizionale cinese (Mtc).
Il seminario permette di acquisire le componenti del protocollo
integrato, messo a punto dall’Istituto Paracelso, per la terapia
della malattia parodontale: trattamento dietetico secondo la
Mtc, auricoloterapia, impiego della medicina omeopatica.
Per informazioni
Tel. 011.6708185 - Fax 011.6708183
[email protected]
Zimmer Regenerative
Days 2011
Saranno due relatori di eccezione, Dennis Tarnow e David
Garber, a sviluppare il tema principale dell'edizione 2011
degli Zimmer Regenerative Days, evento che si terrà venerdì
23 e sabato 24 settembre al Centro Congressi Hotel
Laguna Palace di Venezia Mestre. Con la presidenza dei
professori Andrea Edoardo Bianchi e Ugo Consolo, il convegno si concentrerà sul tema della perfezione nel restauro
implantare estetico.
Dennis Tarnow illustrerà quelle che sono le tecniche attualmente a disposizione e clinicamente validate per ottenere
restauri implantari funzionali ed estetici. In particolare, affronterà i temi relativi alla papilla interdentale, al carico precoce, al posizionamento di membrane e di innesti e quanto
necessario a migliorare il risultato estetico clinico.
La combinazione di estetica bianca ed estetica rosa come
presupposto indispensabile per un risultato finale di successo
sarà invece al centro della relazione di David Garber. La
conoscenza della biologia dei processi di guarigione e delle
morfologie implantari e protesiche, nonché un’attenta analisi
dei limiti e delle prospettive delle moderne tecniche chirurgiche costruiscono i fattori chiave per il completo successo terapeutico.
La relazione che verrà tenuta dai dottori Alessandro Agnini
e Giovanni Pisoni e dall’odontotecnico Luca Dondi affronterà il tema dell’impronta digitale, dalla duplicazione dei
restauri provvisori alla protesi finale. Saranno quindi esaminati i vantaggi e le innovazioni dei nuovi software e hardware dedicati che permettono di ottenere la soluzione del caso
clinico attraverso l’utilizzo di diversi materiali.
Per informazioni
Zimmer Dental Italy
Tel. 0438.555573 - Fax 0438.553181
[email protected]
23
EDUCATION&MEETING NEWS
I Dentsply Dental Forum
Master in sviluppo della salute orale in comunità
“Eccellenza in implantologia: soluzioni per il paziente dal
piano di trattamento al follow-up”. È questo il titolo del
primo Dental Forum organizzato da Dentsply per la giornata di venerdì 30 settembre a Bologna.
Aprirà il congresso il professor Claudio Marchetti, presidente del forum, con la moderazione di Marco Degidi,
Danilo Di Stefano e Adriano Piattelli; si alterneranno sul
podio alcuni dei clinici più esperti nel campo dell’implantologia italiana: Luigi Baggi, Eugenio Bianchini,
Eriberto Bressan, Piero Ciabattoni, Stefano Conti, Luca
De Stavola, Michele Di Girolamo, Giuliano Garlini,
Carolina Lenzi, Giuseppe Luongo, Michele Piombino,
Marco Redemagni, Angelo Sisti.
Il programma scientifico rivolge la propria attenzione
verso tutte le tecniche che, in sinergia tra loro, permettono oggi di affrontare una corretta riabilitazione implantoprotesica. I relatori cercheranno di offrire soluzioni brillanti per affrontare in
maniera rapida ed efficace percorsi personalizzati per i pazienti: è
fondamentale,
infatti,
instaurare
con
loro
anche un dialogo sulle
esigenze e le aspettative
della terapia.
Al termine della sessione
plenaria, il programma del congresso prevede un piacevole “Happy Hour” durante il quale i presenti potranno
approfittare del “Talk to the Expert”, un momento di confronto e di condivisione delle proprie esperienze con i
relatori del congresso.
Al via la quarta edizione del master in “Sviluppo della salute orale nelle comunità svantaggiate e nei Paesi in via di
sviluppo”. Il master è attivato dall’Università degli Studi di
Torino, dall’European Centre for Intercultural Training in
Oral Health (Ecitoh) e da Cooperazione odontoiatrica
internazionale (Coi) ed è rivolto a odontoiatri, medici e
igienisti dentali.
I corsi inizieranno nel mese di novembre a Torino; la durata è biennale, strutturata in sessioni di due giorni mensili e
uno stage finale. I posti disponibili sono 20 e le iscrizioni
dovranno essere ultimate entro la fine di ottobre.
Il master, unico nel suo genere in Italia, ha l’obiettivo di
creare un percorso costruttivo di inserimento in attività lavorative o di volontariato nel campo della cooperazione
internazionale, della solidarietà, del sistema pubblico e
del privato-sociale in ambito odontoiatrico e non solo.
L’approccio e gli insegnamenti poggiano su linee guida
internazionali validate e condivise proposte e supportate
dai maggiori esperti della materia in campo internazionale. Gli obiettivi formativi sono quelli di fornire, attraverso lo
studio teorico e un tirocinio pratico, gli strumenti per conoscere la realtà e le problematiche sanitarie e di salute orale
dei Paesi a basso reddito e delle comunità svantaggiate in
Italia, apprendere la metodologia per realizzare progetti
di cooperazione internazionale e di odontoiatria sociale. Il
corso svilupperà la capacità di lavorare in partnership
Per informazioni
Dentsply Italia srl
Numero verde 800.921107
[email protected] - www.dentsply.it
Segreteria organizzativa: Skema Advertising
Tel. 06.85305454 - [email protected]
Link Team Days
La seconda edizione del meeting internazionale Link Team Days
si terrà in Italia all'Hotel Regina Palace di Stresa, sul Lago
Maggiore, dal 30 settembre al 1 ottobre. Organizzato dall'azienda implantare Neoss, l'evento punta a ripetere il successo
della prima edizione tenutasi a Londra nel 2008.
Science and simplicity - questo il titolo del convegno - si propone come un importante momento di valutazione dell’evidenza
scientifica più attuale, con l’obiettivo di coniugarne i risultati con
la pratica clinica quotidiana.
«Si tratta di un evento importante con relatori di fama internazionale, che daranno vita a relazioni scientifiche di alto livello,
aprendo la discussione su come migliorare i trattamenti e i risultati clinici» spiega Neil Meredith, uno dei fondatori di Neoss.
Tra i temi affrontati le tecniche di implantologia di ultima generazione, la valutazione prechirurgica della stabilità primaria, i
protocolli più attuali nelle riabilitazioni estetiche, il ruolo della
resonance frequency Analysis (Rfa) nella programmazione
implantare e le raccomandazioni degli esperti per massimizzare
il successo clinico.
Per informazioni
Neoss Italia srl
[email protected] - www.neoss.com
Fiera di Roma, 6-8 ottobre
www.expodental.it
secondo le linee guida della cooperazione e fornirà tutte le
conoscenze necessarie per contribuire efficacemente a un
programma sul campo nelle sue varie fasi di realizzazione.
Infine metterà i partecipanti nelle condizioni di progettare
risposte concrete e adeguate ai problemi di salute orale
delle comunità.
È evidente, infatti, come in tema di salute orale siano presenti molte disuguaglianze e bisogni insoddisfatti, sia nei
Paesi ad alto e medio reddito che in quelli in via di sviluppo. Per operare in questi contesti, che rappresentano un
vasto bacino di utenza che non riceve risposte sufficienti
dalle istituzioni, sono necessari professionisti adeguatamente preparati e tecniche appropriate.
Il corpo docente è composto da esperti di alto livello e
grande esperienza in questo ambito. Le lezioni prepareranno i discenti a realizzare interventi pertinenti e una programmazione sanitaria mirata, formando professionisti preparati e capaci a dare le risposte adeguate in ogni situazione.
Per informazioni
Segreteria Coi
[email protected]
Tel. 011.6708185)
24
FATTI&PERSONE
Prevenire l’errore chirurgico con l'implantologia guidata
Si è tenuta lo scorso
maggio a Genova,
presso il Centro di
biotecnologie avanzate
dell’Ospedale San
Martino, la quinta
edizione del convegno
nazionale Simplant
Academy. L’evento si è
concentrato sulla
prevenzione dell’errore
chirurgico, argomento
attualissimo e molto
rilevante soprattutto in
ambito implantare.
A sinistra Luca Casalena,
Grazie
anche alle
responsabile di Materialise
tecnologie,
oggi
Dental; a destra Guido Schiroli,
l'implantologo ha a
presidente del convegno
disposizione una serie di
possibilità per ridurre il
rischio degli interventi, a partire dalla chirurgia guidata
3D per arrivare all'utilizzo di tutta una serie di risorse
indispensabili: la formazione avanzata, i protocolli di
intervento, il confronto con altri colleghi. A questo
proposito sono state presentate delle risorse internet a
disposizione di tutti: www.simplantacademy.org per la
condivisione delle esperienze cliniche e
www.dentalplanit.com per l’identificazione dei centri
radiologici accreditati.
E proprio al confronto e all’approfondimento Materialise
Dental Italia ha dedicato questa edizione dell'ormai
tradizionale convegno, che è stato presieduto da Guido
Schiroli, con Paolo Pera e Stefano Benedicenti in qualità
di chairman e Sandro Fabbro, Corrado Gazzerro e
Bruno Scarfò a moderare le varie sessioni.
IL PROGRAMMA STUDY CLUB
Ma il programma culturale e scientifico di Materialise
Dental Italia non si ferma qui. Sono già in programma
in diverse città italiane gli “Study Club”, punto di
incontro per i clinici interessati alla “daily dentistry”,
l'attività odontoiatrica quotidiana, fatta di continui
confronti con problematiche diffuse e poco
rappresentate nei numerosi congressi in cui vengono
documentati principalmente casi complessi con un
eccellente risultato clinico apparentemente privo di
complicazioni. Lo SC vede insieme clinici che lavorano
con più metodiche implantari afferenti al protocollo
SimPlant: Biomet 3I, Astra Tech, Dentsply, Camlog,
Zimmer, Straumann, Anthogyr.
Le città ospitanti sono Genova (17 giugno), Roma (25
giugno), Milano (1 luglio), Bologna (2 luglio) e Padova
(8 luglio). Per informazioni: Materialise Dental Italia Tel. 06.32803466.
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Protossido d’azoto,
dopo i dubbi il via libera dall'Aifa
Mc Italia e gruppo Perfetti Van Melle
insieme per l'igiene orale
In seguito alla riclassificazione dei gas medicinali da
parte dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), il
protossido d’azoto era stato considerato come gas di
tipo “ospedaliero” e quindi non utilizzabile in studi e
ambulatori privati. Dopo una prima proroga, la nuova
normativa avrebbe dovuto entrare in vigore lo scorso 18
febbraio, sancendo così l’impossibilità per gli studi
odontoiatrici di avvalersi di tale sostanza.
Una decisione subito riesaminata dalla stessa Aifa grazie
all'iniziativa dell'Associazione odontoiatri italiani (Aio)
che, rappresentata dal dottor Denis Poletto e supportata
dalle associazioni dei sedazionisti, ha portato alla
conferma dell'assenza di rischio o tossicità della
sostanza e al conseguente reintegro del protossido di
azoto nelle tecniche di sedazione cosciente consentite
ambulatorialmente in ambito odontoiatrico.
È di questi giorni l'annuncio dell'accordo siglato tra l'azienda
Mc Italia e il gruppo Perfetti Van Melle. Le due aziende
milanesi, impegnate in settori merceologici diversi ma
estremamente affini, proporranno una serie di prodotti e sistemi
integrati per l'igiene orale. A partire dai già noti brand Daygum
e Vivident Xylit, chewing gum senza zucchero e con con xilitolo,
riconosciuti ormai come valido aiuto per la cura dell’igiene
orale quotidiana, soprattutto quando non è possibile farlo con i
mezzi tradizionali di pulizia e igiene dentale.
Le due aziende hanno partecipato all’ultima edizione della
rassegna Amici di Brugg tenutasi a Rimini e saranno
protagoniste di iniziative e attività in comune a vari livelli tra cui
incontri, seminari e congressi in tutta Italia.
Dental Children alla Scala di Milano
per l'Opera San Francesco
Italian Dental Journal
Anno VI - numero 7 - giugno 2011
Mensile di attualità, informazione, cultura
Organo Ufficiale SMOM
Solidarietà Medico Odontoiatrica nel Mondo onlus
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Redazione
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Hanno collaborato in questo numero: Francesco Frova,
Renato Torlaschi, Elena Varoni,
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Direttore vendite
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Vendite
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a pagamento. Gli inserzionisti rispondono in proprio per quanto contenuto nei testi.
Lo scorso maggio al Teatro alla Scala di Milano si è tenuto
un concerto benefico per l'Opera San Francesco:
Gianandrea Noseda ha diretto la Filarmonica della Scala
e il baritono Matthias Goerne nell'esecuzione della sinfonia
mumero 8 di Dvorák e di alcuni brani di Wagner.
Nella tradizione milanese, Opera San Francesco per i
poveri offre gratuitamente il proprio aiuto a chi è in
condizione di bisogno e assicura vitto, vestiti, docce, cure
mediche, oltre a servizi di ascolto e orientamento relativi a
problemi di integrazione sociale. Tutti i servizi hanno come
fine non solo quello di rispondere ai bisogni primari, ma
anche quello di promuovere, ogni giorno di più, la dignità
dell’uomo e l’attenzione alla persona.
Il primo concerto della Filarmonica della Scala per
un’associazione non profit fu diretto da Leonard Bernstein
nel 1984, quando l’orchestra era nata da soli due anni.
Da allora la collaborazione con associazioni e istituzioni
votate alla solidarietà e alla ricerca è una costante
dell’attività della Filarmonica, che ogni anno realizza prove
aperte e concerti per raccogliere fondi e favorire la
sensibilizzazione.
Abbiamo già parlato dell'impegno di Dental Children,
centro milanese per l’odontoiatria infantile, a favore
dell'opera San Francesco. L'impegno di Dental Children si
fa concreto e reale nella scelta di dare sostegno a
un'istituzione di valore come la Filarmonica della Scala,
con l'ambizione di tutelare e dare sempre crescente risalto
a un capitale artistico e a un'eccellenza riconosciuti
ovunque. «Credo sia la prima volta che l’odontoiatria, e
certamente l’odontoiatria pediatrica, sponsorizzi un
avvenimento alla Scala e soprattutto a scopo benefico»
commenta con soddisfazione il professor Damaso
Caprioglio, fondatore di Dental Children e grande
appassionato di musica classica.
Da sinistra la dottoressa Fedelina Caputi, Padre Maurizio Annoni
e il professor Damaso Caprioglio nel foyer della Scala
FATTI&PERSONE
Biomateriali e biotecnologie
per lo sviluppo delle terapie odontoiatriche
Si è concluso a Rieti il primo congresso internazionale Biomatch
Oral che ha fatto il punto su bio e nanotecnologie in
odontoiatria, una vera e propria innovazione per il settore. Una
due giorni, organizzata in sinergia tra istituzioni locali ed
aziende tra cui la Baxter, il cui scopo è stato quello di ampliare
la conoscenza sull’utilizzo in odontoiatria di questi innovativi
biomateriali, aggiornare la classe medica e stimolare il
confronto sulla possibilità di potenziare nel reatino il parco
scientifico e tecnologico che ha ospitato l'evento. L’iniziativa è
stata realizzata anche grazie al sostegno del Consorzio per lo
sviluppo industriale della provincia di Rieti, della Camera di
commercio di Rieti e della Cassa di risparmio di Rieti.
Tra i presidenti del congresso il dottor Francesco Riva,
presidente di Biomatch Oral, primo gruppo italiano di studio
dei biomateriali in chirurgia orale, e direttore dell’unità
operativa di chirurgia odontostomatologica dell’Ospedale G.
Eastman di Roma. «L’obiettivo di questo
incontro - spiega Riva - è quello di far
conoscere lo stato attuale dei presidi e
dei farmaci che sfruttano componenti
biotecnologiche. Queste ultime possono Francesco Riva
essere largamente impiegate: dalla
prevenzione di malattie fisiologiche, tra cui l'osteoporosi, alla
riduzione dell'entità di un intervento demolitivo e ricostruttivo con
l'impiego di sostituti d'osso. Attraverso l’utilizzo di biomateriali
altamente innovativi, riassorbibili e quindi biocompatibili, si ha
oggi la possibilità di semplificare tutto il procedimento chirurgico
in campo odontoiatrico e di renderlo più sicuro prevenendo
infezioni e controllando l’emostasi».
Baxter, da sempre vicina al territorio reatino anche per la
presenza di uno dei suoi più importanti stabilimenti di
produzione, è tra i primi sostenitori di questo evento che segna
di fatto l’ingresso della multinazionale americana nel settore
dell’odontoiatria. «Stiamo assistendo ad un’evoluzione del
mondo odontoiatrico e siamo orgogliosi di esserne parte attiva
anche grazie all’importante partnership avviata in questo settore
con la multinazionale Henry Schein Krugg» spiega Silvio
Gherardi, presidente e amministratore delegato di Baxter Italia.
L'azienda inoltre sosterrà la nascita di una pubblicazione
periodica scientifica e indipendente del gruppo Biomatch Oral,
che informerà i lettori sugli ultimi avanzamenti e sulle
applicazioni della ricerca sui biomateriali in odontoiatria.
DENTAL MARKET
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I redazionali presentati in queste pagine rapprentano una libera scelta della Redazione di Italian Dental Journal tra i comunicati pervenuti
Diagnostica per Immagini
Prevenzione
Hyperion X7
Paki43
Forte della tecnologia del riconoscimento morfologico
(MRT) al momento del suo lancio, Hyperion ha successivamente aggiunto alla sua ampia selezione di programmi diagnostici l’applicazione 3DTS. Oggi si completa con la configurazione denominata X7, che incorpora il braccio teleradiografico per consentire l’esame
cefalometrico.
CARATTERISTICHE PRINCIPALI
Un fattore chiave che contribuisce alla qualità e alla
precisione delle radiografie panoramiche è dato dalla
cinematica avanzata su cui si basa Hyperion.
Articolata in un movimento rotatorio e due traslatori
simultanei, la sua cinematica complessa garantisce un
ingrandimento costante delle immagini, in virtù della
capacità di seguire fedelmente la complessa morfologia del paziente.
Con la tecnologia MRT non serve programmare tempi
di esposizione o particolari fattori tecnici. Hyperion identifica
automaticamente le misure del paziente e tutti i parametri necessari a garantire una corretta esposizione ai raggi X.
3DTS è un esame dedicato, con conseguente ricostruzione dei
dati basata sulla tecnica tomosintesi, in grado di aggiungere
informazioni sulla terza dimensione (la profondità) di una specifica regione dell’arcata superiore e inferiore. La selezione di una
regione d’interesse è compiuta all’interno di un’area rettangolare
direttamente sull’immagine radiografica panoramica del paziente. Il campo di vista è di 4x4x10 cm. Per chi pratica implanto-
logia, il programma 3DTS rappresenta una soluzione utilissima in quanto fornisce un esame
radiografico di precisione, con
misurazioni affidabili.
Ultimo passo dell’evoluzione
della gamma Hyperion è la serie
X7. Questo modello può ospitare
il braccio teleradiografico per la
scansione
antero-posteriore,
postero-anteriore e laterale del
cranio, incluse proiezioni speciali quali la submento-vertice. Le
immagini latero-laterali beneficiano della funzione di rilevamento
automatico del punto di nasion e
dell’adeguamento automatico
dei parametri di esposizione per la migliore rappresentazione
dei tessuti molli e del profilo estetico del viso.
Hyperion è fornito con un software dedicato che consente all’operatore di gestire il panoramico a distanza, pilotando la macchina comodamente all’esterno dell’area radiologica. Oltre alla
consolle che si trova a bordo macchina, diventa un’alternativa
interessante il pannello di controllo virtuale che funziona su PC o
su tablet-PC con touch screen.
I WWW.MY-RAY.COM
Implantoprotesi
Esthetiline
Negli ultimi anni si è assistito a un continuo sviluppo delle tecniche e dei prodotti nell’ambito della protesi e dell’estetica
implantare. In questo ambito Neoss propone la soluzione
Esthetiline che permette di eseguire una procedura protesica
semplice che accompagna tutte le fasi, dal posizionamento
dell’impianto alla corona definitiva.
Pilastri preparabili in titanio
La ricerca scientifica ha rilevato una incidenza del 38% nella
popolazione generale e dell’81% nei soggetti in età evolutiva
di individui che presentano disturbi dell’articolazione del linguaggio correlati alle alterazioni delle funzioni orali.
In questi casi si ricorre alla terapia miofunzionale, un approccio
non invasivo e non chirurgico che ha ottenuto risultati efficaci e
stabili nel tempo, in particolare nei bambini, con ripristino
volontario e naturale delle funzioni muscolari oro facciali.
CARATTERISTICHE PRINCIPALI
Paki43 è un kit miofunzionale per l’allenamento dei muscoli orofacciali nell'ambito della terapia miofunzionale, un programma
educativo e rieducativo per correggere le alterazioni delle funzioni come la respirazione, l’alimentazione (suzione, masticazione, deglutizione), la fonazione e la mimica facciale.
Paki43 nasce da una rivisitazione della metodologia secondo
Garliner e si distingue per una facile standardizzazione, riproducibilità delle prove e valutazione obiettiva dei risultati. Inoltre
tale materiale si è rilevato utile anche in caso di recidiva ortodontica nelle varie fasce d’età.
Le alterazioni delle funzioni orali, se non curate tempestivamente, possono far insorgere nel soggetto in età evolutiva uno squilibrio muscolare orofacciale. I sintomi più frequenti sono dati da
una respirazione orale (a bocca aperta), deglutizione deviata,
alterazioni dell’articolazione verbale fonatoria, palato alto e
stretto, malocclusione, vizi orali (succhiamento del dito, delle
dita, del ciuccio, perdurare dell’alimentazione attraverso la tettarella del biberon), scarso controllo e coordinazione muscolare orofacciale, anormale postura linguale a “riposo”.
I ISASAN SRL
Tel. 02.96754179 - Fax 02.96754190
[email protected] - www.isasan.com
CARATTERISTICHE PRINCIPALI
I diversi pilastri disponibili, che replicano le stesse forme anatomiche nelle varie fasi del trattamento (guarigione, provvisorio, definitivo), permettono di ottenere un accurato profilo di
emergenza.
Per la guarigione del tessuto molle e la realizzazione del profilo di emergenza ideale, sono stati realizzati i Tissue Former, dei
pilastri provvisori e di guarigione in polimeri biocompatibili.
Il profilo naturale sviluppato durante la guarigione verrà poi
replicato nelle componenti protesiche definitive: pilastri preparabili in titanio e zirconio, soluzioni per pilastri individuali
con cappette calcinabili e Cad-Cam.
La scelta e l’adattamento delle componenti protesiche è facilitato dal fatto che le forme delle componenti definitive replicano quelle delle componenti provvisorie. L’adattamento finale può essere realizzato in modo semplice ed economico, in
studio o in laboratorio.
Tissue Former
Plaque-Alt!
Pilastri in zirconio
I NEOSS ITALIA SRL
Tel. 02.929521 - Fax 02.92952250
www.neossimplant.com - [email protected]
Implantologia
Tapered Screw Vent
Zimmer Dental, leader internazionale nell’ambito dei prodotti e
soluzioni per la riabilitazione implantoprotesica, presenta l’ampliamento della gamma del rinomato sistema implantare Tapered
Screw-Vent con il nuovo impianto Tapered Screw-Vent con texture totale e microfilettature.
CARATTERISTICHE PRINCIPALI
L’impianto Tapered Screw-Vent con texture
totale e microfilettature crestali si caratterizza per la superficie Mtx che ricopre
tutto il corpo dell’impianto, massimizzando così l’area di superficie per il
contatto osso-impianto. Inoltre, le microfilettature crestali sul collo dell’impianto
permettono di instaurare le condizioni favorevoli per il mantenimento dell’osso marginale.
Questo, infatti, risulta essere uno fattori chiave per un risultato estetico di successo.
L’impianto Tapered Screw-Vent con texture totale e microfilettature crestali si avvale anche dell’esclusiva tecnologia
Platform Plus di Zimmer Dental. Questa tecnologia brevettata
crea le condizioni ideali per il mantenimento del livello
osseo, mentre l’esagono interno, con connessione friction-fit,
protegge sia la vite dell’abutment che l’osso crestale dalle
forze occlusali. Infatti, il bisello interno riduce gli stress oriz-
Igiene Orale
zontali in modo più efficace rispetto alle connessioni piatte
tipo “butt-joint”, e l’esagono interno profondo 1,5 mm distribuisce la forze masticatoria all’interno dell’impianto.
Il nuovo impianto è completamente compatibile con il kit chirurgico, i protocolli chirurgici e i componenti protesici
Tapered Screw-Vent.
«L’impianto Tapered Screw-Vent ha più volte dimostrato il suo successo clinico a lungo termine - afferma Harold C. Flynn, presidente di Zimmer Dental -. Con l’ampliamento di
questa linea di prodotti, con un impianto che offre una texture totale e
microfilettature crestali, abbiamo
ancora una volta confermato il
nostro impegno nella qualità
e nell’innovazione, per assicurare ai clinici la flessibilità ideale per gestire un’ampia gamma
di casi».
Rivoluzionare l’igiene orale solo con il design di uno spazzolino: è questa la sfida di Plaque-Alt!, primo spazzolino con
angolo funzionale su base anatomica che consente di pulire
i denti in modo globale e corretto.
Lo spazzolino che presentiamo risolve il problema di rimuovere
la placca dentaria da tutte le superfici dove si forma, compresa quella posteriore dell’arcata dentaria anteriore e inferiore,
una zona che viene quasi sempre trascurata nell’igiene orale
quotidiana. Grazie a Plaque-Alt! questo risultato viene ottenuto
attuando la corretta tecnica odontoiatrica che consiste nel muovere le setole dello spazzolino nella direzione gengiva-dente. In
questo modo infatti non vengono sollecitate né lese le connessioni della gengiva con il dente stesso.
Ricordiamo che oggi, per ottenere un’igiene globale del cavo
orale utilizzando un comune spazzolino, è necessario che quest’ultimo venga usato sulle superfici anche con un movimento
verticale: cosa che mai un odontoiatra potrà consigliare al suo
paziente. Con Plaque-Alt! al contrario si otterrà un’igiene dentaria completa in modo facile, rapido ed efficace grazie all’angolatura compresa nel manico dello spazzolino, che gli conferisce una morfologia estremamente ergonomica. La rimozione
della placca dalla superficie posteriore dell’arcata dentaria
anteriore viene così affrontata con un semplice movimento rotatorio unidirezionale gengiva-dente di pochi gradi: sarebbero
necessari due spazzolini comuni per ottenere gli stessi risultati.
Dr. Francesco Pianetti
I ZIMMER DENTAL ITALY
Tel. 0438.555573 - Fax 0438.553181
www.zimmerdental.com
I DR. FRANCESCO PIANETTI
[email protected] – www.plaquealt.com
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