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INDICE - Riza.it
INDICE PREMESSA I percorsi imprevisti ti portano alla felicità 8 I CASI L’esempio di chi ha trovato il benessere 14 • • • • • • • • • • • • • • • • • • 15 17 21 26 28 30 32 34 42 44 46 52 53 56 58 62 64 68 Il lato nascosto è l’alleato che dà “carica” alla vita È arrivato un sogno a riaccendere le passioni Riportare in ogni giornata la dimensione del rito La “donna di ferro” ha ammorbidito la sua vita Imparare dalla natura a far crescere i propri semi Il panico le ha fatto capire che era fuori strada Uno scrigno nel quale ritrovare la felicità L’immagine della strega, un mezzo per liberarsi L’insonnia le ha ricordato di esprimere se stessa Scopre la magia della vita e i capelli “rifioriscono” “Tu sei tu”: ricordatelo in ogni momento «Ho imparato a fidarmi della vita che è in me» “La regina di ghiaccio”: una fiaba rivelatrice Le lacrime sgorgano per far fiorire il deserto Scoprendosi “cavaliere” ha ritrovato la virilità Il talento vero di Gloria era costruire con le mani Paura del buio a 20 anni: così è riuscita a superarla Il “Mr Hyde” di Silvia è la sua parte più viva • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • Aveva paura di tutti, ma in realtà temeva se stessa 72 Le troppe parole spegnevano la passione 73 La gelosia è scomparsa perché ora si sente viva 77 Quell’amicizia creava un’atmosfera malata 79 Il litigio sano può essere il cemento dell’amore 81 Voler essere moglie “ideale” può rovinare l’unione 82 «Adesso la mia vita non è più una prigione» 88 Accettare l’ignoto: perdersi per ritrovarsi 89 Le paure più assurde sono la voce dell’istinto 91 «Cercavo solo i “legami” che mi lasciassero libera» 93 L’ansia non è la malattia, ma la via per guarire 94 «La vita è mia: non lascio che decidano gli altri» 96 Ascolta i segnali lanciati dagli eventi insoliti 99 Abbiamo dentro di noi il più potente guaritore 100 «Chi mi vuole bene mi accetta come sono» 103 Smetti di fare progetti e troverai l’amore 104 Ha sconfitto “l’orco” che la costringeva a mangiare 106 Il calore era nascosto sotto la “divisa da generale” 108 Ogni esperienza è utile a far emergere noi stessi 110 «Ero come in letargo nella “tana” dei miei chili» 112 L’insicurezza può essere un faro che indica la via 113 Nella noia delle vacanze il vuoto in cui ritrovarsi 117 Per essere un bravo figlio buttava via la sua vita 118 Fai uscire lo sguardo dalla “gabbia” dei lamenti 121 La curiosità per l’ignoto gli dà energia per correre 123 Ogni tanto chiediti: «Come sono diventato ora?» 124 Non ci sono problemi, ma soluzioni che non vedi 128 Cambia nomi e parole: hanno una forza curativa 130 • • • • • • • • • • • • Le sviste non sono casuali, ma forze che ci guidano Per non perdere le forme stava perdendo l’amore Le regole della felicità: senza sforzo, qui e ora Rinunciare non è debolezza, ma forza vitale In pensione si “spegneva”: rivive vedendosi bimbo «Un’immagine dell’infanzia mi ricorda chi sono» Le ore rubate alla routine l’hanno fatto rinascere «Mangiavo per rabbia; ora la sfogo e dimagrisco» Cambiare sempre lavoro era soltanto una fuga «Mi dico: sia quel che sia, non dipende da me» Se ti senti disorientato hai perso di vista le radici Concentrati su ciò che fai, tutto diventa facile 131 133 135 137 139 144 147 151 152 153 154 156 PREMESSA I percorsi imprevisti ti portano alla felicità Tutti vogliono essere felici, ma pochi ci riescono. Perché? È davvero difficile essere felici come suggerisce il senso comune? Molti paragonano la felicità a una meta distante e a turno indicano la strada per arrivarci: il lavoro, lo sforzo, il successo, il potere, la ricchezza, la fama… La verità è che non si può trovare qualcosa che non si conosce. La felicità non è un traguardo lontano, ma una compagna di viaggio di cui il più delle volte nemmeno ci accorgiamo. Con questo libro ci proponiamo di mostrare la via per trovarla, uguale per tutti eppure diversa e peculiare per ciascuno. Per trovare la strada occorre innanzitutto modificare lo sguardo. La felicità, infatti, non è una meta, o almeno non soltanto quello, ma anche e soprattutto la strada per arrivarci. La gioia buona, quella che ci porta a compimento, quella che ci fa camminare a un metro da terra, non dipende certo dall’esterno, dai successi o dagli insuc8 cessi, dai soldi o dal prestigio, dall’accumulo o dalla perdita di beni materiali: l’anima è contenta quando realizza la propria natura. Tutto qui. Ecco perché talvolta ci sentiamo gioiosi senza apparente motivo! È un buon segno, significa che la nostra anima è contenta, anche se all’apparenza non abbiamo fatto o ottenuto nulla di che. Il primo passo per intraprendere il nostro vero cammino è dunque capire il letale errore di prospettiva che ci ha spinto a sbagliare percorso, ossia il fatto di considerare la vita una gara a ostacoli. Gettato questo paraocchi, siamo pronti per cominciare il viaggio. Il grande drammaturgo greco Eschilo scrisse che gli uomini cercano Dio e nel cercarlo lo trovano. La felicità è anche lungo il percorso, anzi la felicità è il percorso. La meta è qua. Tu sei la meta: il percorso è uno sguardo differente. I doni della vita sono qua. Per ciascuno di noi è pronto un sentiero felice: per trovarlo ti basta vivere seconda la tua natura. Come è accaduto ai protagonisti delle storie che presentiamo in questo libro. Non immaginare il sentiero della gioia alla stregua di una banale autostrada con le uscite prefissate, ma appunto come una pista che attraversa boschi e praterie, deserti e montagne, oceani e vallate, campi e steppe, in altre parole tutta la grande avventura della vita. In quest’ottica ti sarà più facile comprendere i disagi, che sono viaggi mancati, percorsi non 9 I CASI L’esempio di chi ha trovato il benessere Questo libro è il frutto della trentennale esperienza di Riza. In tutti questi anni migliaia di persone hanno ritrovato il benessere grazie ai consigli delle nostre riviste e alla guida di Raffaele Morelli. Molte di loro ci hanno poi voluto esprimere il loro sentito ringraziamento attraverso i più svariati messaggi: lettere, racconti in prima persona, mail, post in cui narrano di come siano riuscite a trovare la felicità, quella vera, e di come la loro vita sia cambiata in meglio. Abbiamo raccolto soltanto alcune delle migliaia di storie che hanno caratterizzato il nostro percorso: un tesoro prezioso di testimonianze che può servire a chiunque voglia intraprendere la via del benessere. In alcuni casi sono direttamente gli interessati a raccontare la loro vicenda, in altre è Raffaele Morelli o uno degli psicoterapeuti del centro Riza. Ciascuna di esse contiene un seme. Leggerle è piantarlo dentro se stessi. 14 Il lato nascosto è l’alleato che dà “carica” alla vita Elisa è un brillante avvocato di trentasei anni. Nel suo lavoro è molto stimata, ha clienti importanti e gode di grande credito, anche per le sue doti di scrupolosità e di serietà. Ha un segreto, però. Ogni fine settimana, con qualsiasi tempo, indossa una sciarpa e sale su un pullman di tifosi organizzati per seguire la sua squadra del cuore, in casa o in trasferta. Nel corso degli anni ha girato l’Italia e l’Europa in compagnia dei sostenitori più accesi, e alcune volte è stata involontaria spettatrice di episodi di tensione con le forze dell’ordine. Quando ci ragiona a freddo, questa sua passione l’affligge e le scatena profondi sensi di colpa. Dice che non ne può fare a meno, ma ogni volta, al ritorno, si sente in difetto, come se avesse tradito il proprio ruolo e la propria figura, sebbene non faccia nulla di male. Decide di rivolgersi a uno psicoterapeuta che al primo incontro, sorprendendola, le domanda come si sente durante le tanto deprecate trasferte calcistiche. Lei, stupita, risponde che si sente benissimo e del tutto a suo agio. «La donna che va allo stadio è una dea che cura 15 La “donna di ferro” ha ammorbidito la sua vita I miei figli adolescenti mi chiamano la Lady di ferro. Sarà perché sono un avvocato rispettato, sarà perché in casa fanno tutti riferimento a me, sarà perché riesco sempre a far tornare i conti e a tenere tutto strettamente sotto controllo. Se solo sapessero… Forse lo sono stata davvero, di ferro, ma ora, sulla soglia dei cinquant’anni e i tanti cambiamenti nel mio fisico e nella mia testa, non avverto più la stessa forza. Mi sento semmai di creta, come un vaso, pronta ad andare in mille pezzi… Da un po’ di tempo a questa parte soffro infatti di ansie soffocanti, specie quando vado da casa al lavoro e con la macchina attraverso una galleria. In quei terribili momenti credo quasi di non potercela fare… Sembrano infinite e senza via di fughe: penso che se mi succedesse qualcosa non potrei trovare via di scampo. Trovo sollievo ormai solo durante il corso di canto, quell’ora alla settimana in cui mi sento libera, la testa vuota e leggera. È un’ora tutta per me e sarei disposta a uccidere pur di difenderla. Nell’ultimo periodo ho subito veri e propri attacchi di panico al momento di entrare in auto per 26 dirigermi al lavoro. Alla fine sono stata costretta a lasciar perdere la macchina. Ora vado in ufficio in motorino, con cui scelgo strade secondarie e poco trafficate: posso fermarmi e accostare quando voglio, basta mettere il piede a terra, e mi sento molto meglio, meno vincolata. Forse nella vita vale lo stesso. Così mi decido ad ammorbidire la mia presa sulla vita, a lasciar correre di più le cose, a mettere da parte il ferro perché la durezza non si adatta più alle circostanze, alla mia attuale natura. All’ora di canto ne aggiungo un’altra, mi ritaglio spazi di tranquillità, allento le briglie: da quando sono meno donna di ferro le giornate mi paiono più leggere. 27 Il talento vero di Gloria era costruire con le mani Gloria era una bambina che confidava nella capacità delle proprie mani: passava ore nel laboratorio del nonno a montare e smontare oggetti, ad aggiustare vecchie cose. Le pareva di trovarsi in un regno magico, dove tutto poteva accadere. Le sue dita si muovevano a proprio agio tra utensili e arnesi, come quelle di una virtuosa sul piano. Gloria oggi è una trentenne che punta tutto sulla razionalità: è responsabile dell’amministrazione di un’azienda, un mondo fatto di numeri che lei padroneggia con meticolosità, rigore e precisione matematica. I conti, con lei, tornano sempre. È ormai talmente abituata a lavorare solo di testa, che si è arroccata nel suo cervello e vive il proprio corpo quasi come un’appendice fastidiosa, una fonte di problemi da cui stare lontana. Tiene tutto sotto controllo, fino a quando non sono scoppiate le cefalee. Dolori lancinanti che l’hanno riportata di prepotenza in contatto con il proprio corpo. Nel giro di una manciata di settimane è diventata ipocondriaca, si è sottoposta a esami medici su esami medici senza scoprire nulla. Questa mancanza di spiegazioni l’ha sfinita doppiamente: ma come, la medicina non co62 nosce le risposte? E tutte le ricerche scientifiche che si fanno? Come può non esserci una soluzione ai miei dolori? La situazione è peggiorata fino al giorno in cui si è rivolta a una psicoterapeuta. Durante gli incontri la terapeuta scopre che la vera passione di Gloria non sono i numeri e i bilanci, bensì le attività manuali. Tanto che, pur potendosela permettere, rinuncia alla colf per sbrigare da sola i lavori domestici, l’unica oasi di piacere della settimana, insieme alla grigliata in giardino che organizza ogni sabato sera per gli amici. Il sogno segreto di Gloria è infatti quello di aprire un agriturismo, dove poter dare sfogo alla sua manualità creatrice, in tutte le sue forme: dal giardinaggio alla cucina, dalle riparazioni alle costruzioni. Un regno da plasmare con le proprie mani! Seguendo il consiglio della psicoterapeuta, Gloria riparte dal proprio corpo e in particolare dalle mani. Ogni giorno si chiede cosa hanno voglia di fare le sue mani e si concede alcuni momenti solo per loro. Poco alla volta le sue dita tornano protagoniste delle sue giornate ed è come se mettessero a posto la sua vita! 63 Voler essere moglie “ideale” può rovinare l’unione Anna e Marco si conoscono all’università. All’inizio non si piacciono, anzi si detestano proprio, ma sono costretti a frequentarsi perché hanno molti amici in comune. «Io quella non la digerisco. Chi si crede di essere? La principessa del reame? Sarà anche bella, ma pensa di essere una diva, cammina a dieci centimetri dal suolo» si lamenta Marco con gli amici. Ogni volta che si incontrano è una continua schermaglia, uno stuzzicarsi, un contrapporsi, un accusarsi, ma ben presto da questo fuoco divampa l’incendio della passione. Una sera passano direttamente dagli insulti ai baci e pochi istanti dopo sono a letto, a divorarsi letteralmente. Si mettono insieme, ma sono molto diversi e litigano spesso. Lui è precisino, ama i programmi ben definiti, desidera un rapporto stretto, un confronto costante, vedersi il più spesso possibile e non gli passa nemmeno per la testa di tradirla; lei viceversa è molto autonoma, sessualmente più disinibita e fantasiosa, poco avvezza alle spiegazioni e ben decisa a riservarsi spazi personali per uscire con le sue amiche e coltivare le sue passioni. 82 «Non mi devi stare sempre addosso, ho bisogno di aria per respirare. Devo poter volare libera per essere davvero me stessa, lo capisci? Io sono un’aquila, mica un canarino da tenere in gabbia», gli spiega Anna dopo l’ennesima discussione. Lui preferirebbe cene romantiche a due, lei lo trascina in discoteca dove si scatena in abiti succinti e atteggiamenti sexy attirando l’attenzione generale. Lui mette il broncio. Lei lo accusa di essere soffocante e bacchettone, lo tradisce, a volte lo lascia per brevi avventure, salvo poi tornare sempre indietro. «Non riesco a non tornare. È come se avessi un elastico. Marco è il mio porto, navigare va bene, ma sento il bisogno di tornare a riva dopo ogni fuga», racconta Anna alle amiche. Con il passare del tempo le sfuriate di Anna salgono di intensità: si sente imprigionata e non riesce a non evadere ogni volta. Marco, però, è sempre disponibile quando Anna fa retromarcia e torna a cercarlo. Agli amici che lo accusano di debolezza e sottomissione Marco risponde candidamente che lui è innamorato di Anna e che non gli importa poi troppo dei suoi colpi di testa, ma che anzi sono proprio quegli exploit a rendere elettrizzante il loro rapporto, a tenerlo acceso. «Lì per lì mi fanno soffrire, ma è come se mi dessero la carica. Sono i fuochi d’artificio che illuminano le mie notti». 83 «Adesso la mia vita non è più una prigione» La mia vita è stata una prigione fino a che un paio d’anni fa ho beneficiato in prima persona del “diritto di essere eccentrico”, con tutto ciò che ne consegue. La mia quotidianità cupa, razionale, problematica, rancorosa e banale ha ceduto il posto a una serenità indescrivibile, quella che viene identifica nella massima: “lasciar fare al seme”. Ho cominciato ad affidarmi, a fidarmi della vita. La mia ragazza ha percepito il cambiamento, eccome, al punto che ha deciso di lasciarmi dicendo che non era più possibile vivere con me, che non poteva accettare la compagnia di uno così imprevedibile. Nonostante ciò non ho mai rimpianto quello che sono diventato: adesso, da solo o in compagnia, mi sento “fiorito”; mentre prima non c’era niente che mi scuotesse dal dolore di vivere. 88 Accettare l’ignoto: perdersi per ritrovarsi Sofia è una trentottenne in carriera: tutto nella sua vita sembra essere scandito da un ritmo perfetto, almeno in apparenza. Oltre a essere una manager di successo, è manager anche di se stessa: dalla gestione della casa alla bambina fino ai suoi tre gatti, niente le sfugge. È separata dal marito ormai da quattro anni, ma ha imparato a cavarsela da sola e, come dice lei, “a portare avanti la baracca”. «Ormai sono diventata bravissima a incastrare i vari impegni, certo non c’è posto per qualcosa d’altro…». Tutto fila liscio salvo che ultimamente, quando Sofia prende la macchina e gira per lavoro, le piomba addosso una grande paura di perdersi, tanto che a volte è costretta a fermarsi, fradicia di sudore e in preda al panico. «Cosa mi succede, dottore?». Solo dopo alcune sedute di psicoterapia, comprende che è giunto per lei il momento di “farsi da parte” e di smettere di guidare la sua vita su percorsi precostituiti. Il suo panico vuole rompere le regole e farle ritrovare le emozioni che ha sacrificato in nome di una pianificazione serrata. È il momento di perdersi per ritrovare una parte 89