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Assassinato un imprenditore
In abbinata obbligatoria con Italia Oggi. Direzione: via Rossini 2/A - 87040 Castrolibero (CS) Telefono 0984 4550100 - 852828 • Fax (0984) 853893 Amministrazione: via Rossini 2, Castrolibero (Cs) Redazione di Reggio: via Cavour, 30 - Tel. 0965 818768 - Fax 0965 817687 - Poste Italiane spedizione in A.P. - 45% - art. 2 comma 20/B legge 662/96 - DCO/DC-CS/167/2003 Valida dal 07/04/2003 Monti oggi al Quirinale con i nomi dei ministri Trattative con i partiti per il via libera a Letta e Amato Scintille tra Bocchino e Pdl. Maroni: «Diremo tanti no» alle pagine 4, 5 e 6 Mario Monti durante la consultazione con le parti sociali. Sulla fila di destra i segretari di Cgil, Cisl e Uil, Camusso, Bonanni, Angeletti Mercoledì 16 novembre 2011 www.ilquotidianodellacalabria.it Contributi ai giovani per fare impresa Un’iniziativa della Regione con fondi Ue F. CIAMPA a pagina 14 Cutro. Il movente è ancora un giallo. Il delitto scoperto dalla moglie dopo pochi minuti Assassinato un imprenditore Carmine Bonifazio, 42 anni, freddato a fucilate appena uscito di casa Trenitalia conferma: per i convogli stop a Roma L’azienda: sui treni notturni la decisione è del Ministero Interrogazione dei deputati calabresi Adamo a Scopelliti «Disdire il contratto» Carmine Bonifazio UN imprenditore, Carmine Bonifazio, di 42 anni, è stato ucciso a Cutro appena uscito di casa per recarsi in azienda. L’uomo è stato affrontato dai killer e freddato a colpi di fucile. Il delitto è stato scoperto dopo pochi minuti dalla moglie che, avendo ricevuto una telefonata dal suocero (impensierito perché il figlio non era ancora sul posto di lavoro), è scesa sotto l’abitazione. La giunta comunale di Cutro, riunitasi d’urgenza, ha espresso «massima indignazione» e allarme. ANTONIO ANASTASI a pagina 7 di ANDREA GUALTIERI a pagina 11 Rilievi investigativi nel luogo in cui c’è il corpo di Bonifazio (Foto: G. D’Urso) Un treno in stazione Cittanova Sequestrati a Palermo Furono feriti per un furto Arrestati padre e figlio Nei pizzini i rapporti tra mafia e ’ndrangheta DOMENICO GALATÀ a pagina 15 G. BALDESSARRO e P.VIOLI a pagina 9 Interventi di FRANCO CRISPINI MARIO MUZZÌ e SANTO VAZZANO a pagina 17 PAOLA RIZZUTO e FRANCESCO SICILIANO a pagina 18 Reggio. Spesso non bastano saldi e vendite promozionali. Commessi indietro con gli stipendi Sombrero Le donne SONO saltato sulla sedia, quando ho sentito che il presidente Monti aveva organizzato un incontro con le donne: ci risiamo col bunga-bunga? Poi ho capito che nelle consultazioni aveva deciso di incontrare “le donne”, e successivamente “i giovani”. Ma aveva appena ascoltato tutti i partiti, i sindacati e gli imprenditori: non dovevano esserci donne e giovani in mezzo a loro? E se no, ha chiesto spiegazioni? Altrimenti, avrebbe dovuto vedere anche i gay, e poi gli anziani. I diversamente abili, gli immigrati e gli emigrati. Gli obesi, gli ipertesi e i giocatori di sudoku. La crisi si fa sentire: molti i negozi che chiudono LA crisi e le aspettative di ulteriori ristrettezze si fanno sentire in città, dove molti negozi hanno chiuso i battenti. CATERINA TRIPODI alle pagine 24 e 25 Maropati Furto alla coop su un terreno confiscato PAPASIDERO a pagina 15 E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro ANNO 17 - N. 316 - € 1,20 Giallo a Cutro Gli inquirenti seguono sia la pista mafiosa che quella della vendetta a sfondo passionale Imprenditore ucciso sotto casa Stava andando in azienda quando è stato freddato a fucilate dai killer appostati di ANTONIO ANASTASI CUTRO - E' uscito di casa per andare al lavoro, come faceva tutte le mattine, alle 6,30, ma, appostati all'angolo di un palazzo, c'erano killer armati di fucile caricato a pallettoni: Carmine Bonifazio, imprenditore 42 enne, non ha fatto neanche in tempo a immettersi lungo via Falcone quando i sicari, incuranti della toponomastica antimafia, hanno sparato mentre era alla guida della sua auto Toyota “Rav4”. Due colpi. Uno al lato sinistro del collo, l’altro alla spalla. I componenti del commando assassino gli hanno sparato a distanza ravvicinata, mandando in frantumii vetri anteriori della Toyota e attingendo Bonifazio agli organi vitali. Forse lui li ha riconosciuti. Ma è difficile dirlo. L'unica cosa certa è che Bonifazio ha tentato una drammatica quanto inutile fuga a piedi, percorrendo pochi passi a ritroso e stramazzando al suolo. E' passato qualche minuto. Interminabile. Giusto il tempo per consentire ai killer di dileguarsi per le strette viuzze del rione Hunra Casas, che doveva ancora svegliarsi. I killer, che evidentemente conoscevano a menadito le abitudini della vittima predestinata, devono aver compiuto dei sopralluoghi studiando le vie di fuga. Il padre Domenico ha telefonato a casa, non vedendo il figlio presente nella storica azienda di produzione e commercializzazione di mangimi e cereali, nella località Termine Grosso. “Industria cereali srl”. Ha risposto la moglie Vittoria. «Come mai Carmine non è ancora arrivato?». «Ma è uscito da un pezzo… ora che ci penso, mi sembra di aver sentito degli spari». «Spari?». Vittoria ha provato a chiamare il marito al cellulare. Nessuna risposta. Subito dopo, la drammatica scoperta, giù in strada, con motore e autoradio ancora accesi. E l'allarme, dato dai vicini, forse a una decina di minuti dalla tragedia. Quando i carabinieri sono intervenuti, la moglie della vittima - che lascia anche due IL FILM La vittima CARMINE Bonifazio è stato immortalato sabato scorso in un locale. Era sorridente. Lascia la moglie Vittoria e le figlie Stella e Maria. Il luogo dell’omicidio figlie, Stella e Maria - era in stato di choc. Un'infermiera che abita lì vicino le aveva appena detto che non c'era nulla da fare. Alcuni familiari avevano aperto la portiera al lato del passeggero. Uno dei primi a chiamare i carabinieri è stato l'avvocato Pino Migale, fratello del sindaco, Salvatore. I Migale hanno casa a due passi da lì. Anche Pino Migale ha udito due spari. Tra le 6,25 e le 6,30, come ha confermato ai carabinieri. Poi è sceso in strada, insieme al sindaco. E da allora è una ridda di ipotesi. Unvero rompicapo. Mai avuto a che fare con la giustizia, Bonifazio non aveva frequentazioni pericolose. La sua è una famiglie di imprenditori con una storia aziendale ultratrentennale e fatturati da dieci milioni annui. Una ventina di dipendenti. Interessi economici anche nel Nord Italia, dove un fratello di Carmine costruisce villette. I carabinieri della Compagnia di Crotone, diretti dal capitano Antonio Mancini, e i loro colleghi del Reparto operativo del Comando provinciale, guidati dal tenente colonnello Il padre telefona e la moglie scopre il delitto Luigi Di Santo, coordinati, nella primissima fase delle indagini, dal procuratore di Crotone, Raffaele Mazzotta, e dal suo sostituto Ivan Barlafante, hanno sentito parenti e dipendenti della vittima, alla ricerca dell'esatta ricostruzione di un dramma. Carmine era uno dei fratelli che dirigono un'azienda leader nel settore e tutti lo ricordano come un ragazzo dal carattere gioviale. Negli ultimi tempi si dedicava anima e corpo a una sua grande passione, la moto. Nel profilo su Facebook appare sul suo bolide carenato. Era iscritto al motoclub Scacco Matto e prendeva parte ai raduni dei centauri cutresi. Insomma, uno tutto casa, lavoro e moto. Un altro suo vicino, Antonio Vasapollo, ricorda di averlo fotografato lo scorso sabato mentre sorrideva, in un locale. Che cosa avrà mai potuto compiere di talmente grave, Bonifazio, da indurre i killer ad un'azione così spietata? Gli investigatori dell'Arma, ma anche quellidella Squadra Mobile della Questura di Crotone, indagano a vasto raggio, scavando sia in un contesto di criminalità organizzata che di vendette private, che, non lo si esclude immediatamente, potrebbero avere sfondo passionale. Stanno cercando di ricostruire gli ultimi movimenti di Bonifazio. Sembra che né lui né i suoi fratelli avessero denunciato minacce o richieste estorsive. I bigliettini spediti due anni fa praticamente a tutte le imprese di Cutro da una gang già sgominata con messaggi che avvertivano che una volta c'erano i boss dai cognomi pesanti e poi erano arrivati loro sono troppo lontani nel tempo per essere messi in rapporto con il racket. E poi «il racket non ti uccide perché a quel punto non puoi neanche pagare», riflettono ad voce alta gli inquirenti. Ma allora, cosa può essere successo nella vita privata di Bonifazio, che agli amici non aveva mai esternato nulla di particolare? Un rompicapo. Ieri la giunta comunale, allargata alla partecipazione del consigliere regionale Francesco Sulla, si è riunita per esaminare la vicenda. Il sindaco Migale era scosso perché dopo un periodo di relativo quieto vivere Cutro ripiomba nell'incubo. rizio, ancora nel Reggiano, e addirittura a meno di 24 ore da una manifestazione contro la mafia. Dopo quell'incendio Colacino acquistò un'altra auto della stessa marca. E, nella notte tra lunedì e martedì scorsi, si è ripetuto lo stesso copione. Dalla sua nuova Bmw serie 7, che era ferma nel piazzale di un supermarket, si sono levate le fiamme. «Erano altissime - racconta una giovane cutrese-reggiana, Cinzia Battigaglia, che in quel momento stava passando in via Cecati in auto - e avevano già divorato quasi tutta la carrozzeria. Era rimasto praticamente soltanto lo scheletro del telaio». a. a. IL CADAVERE dell’imprenditore cutrese, coperto da un lenzuolo, è stato a lungo sull’asfalto mentre gli inquirenti conducevano i rilievi. L’omicidio proprio in via Falcone Altro industriale cutrese La giunta comunale intimidito in Emilia «Popolazione sgomenta» REGGIO EMILIA - Un anno e mezzo dopo, finisce di nuovo nel mirino un imprenditore cutrese emigrato a Reggio Emilia. Anche stavolta l'incendio è di origine dolosa. Michele Colacino, 37 anni, imprenditore originario di Cutro, titolare di un'impresa di trasporti che ha sede a Castelnovo Sotto, in provincia di Reggio Emilia, ha avuto distrutta un'altra auto Bmw serie 7. La prima volta risale al maggio 2010: qualcuno appiccò le fiamme alla sua auto, una Bmw serie 7, e poi fece perdere le proprie tracce. Il rogo era arrivato peraltro a una settimana di distanza dalla bomba esplosa sotto l'auto di un artigiano edile, sempre cutrese, a San Mau- La scena CUTRO - «L'amministrazione comunale di Cutro esprime la massima indignazione per l'efferato omicidio perpetrato la mattina presto ai danni di un imprenditore che proprio a quell'ora si stava recando nella propria azienda per intraprendere una nuova giornata di lavoro».La giuntacomunale, presieduta dal sindaco, Salvatore Migale, riunitasi ieri e allargata alla partecipazione del consigliere reginale Francesco Sulla, condanna fermamente «questo grave e devastante episodio di violenza criminale che ha provocato la morte del giovane imprenditore Carmine Bonifazio, lasciando nel più profondo dolore una famiglia di onesti lavoratori». L'amministrazione, «facendosi interprete della vo- lontà del Consiglio Comunale e della comunità cutrese», esprime «un profondo sentimento di cordoglio e di solidale vicinanza alle famiglie e ai parenti sconvolti per questo turpe e inumano delitto». «Episodi di tale inaudita gravità ed efferatezza - ha detto il sindaco, Salvatore Migale non fanno altro che frenare lo sviluppo in atto nel nostro paese ormai da diverso tempo e mortificano le coscienze della nostra popolazione che alla notizia di questo grave fatto di sangue è rimasta incredula e sgomenta». Infine il sindaco e la giunta invitano le forze dell'ordine e le autorità competenti «a fare piena luce e assicurare alla giustizia i responsabili di questo delitto che ha turbato la popolazione». Gli inquirenti LE INDAGINI, condotte dai carabinieri della Compagnia di Crotone, sono coordinate dal procuratore Raffaele Mazzotta (nella foto mentre arriva a Cutro) e dal pm Ivan Barlafante. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Primo piano 7 Mercoledì 16 novembre 2011 Lotta al crimine I pizzini trovati nel covo di Lo Piccolo svelano gli accordi tra Cosa nostra e ’ndrangheta Carichi di droga in comune Una partita di cocaina doveva arrivare al porto di Palermo tramite i boss di Africo | IL BUSINESS DELL’ORTOFRUTTA | di GIUSEPPE BALDESSARRO REGGIO CALABRIA - Il boss di “Cosa Nostra” Salvatore Lo Piccolo e il figlio Sandro avevano rapporti solidi con la ‘ndrangheta calabrese. Solidi e recenti,come dimostranoalcuni pizzini ritrovati nel covo del capo della mafia palermitana nel 2007, giorno del loro arresto. Atti contenuti nelle carte dell’indagine e mai trasmessi a Reggio Calabria. Documenti che tuttavia dimostrano come, nel tempo, la “Cosa Nostra”abbia continuato ad interagire con i capibastone reggini sia sul fronte dei business comuni che su quello di “favori” reciproci nel nome di una vecchia alleanza. Un’alleanza che trova radici già negli annidel matrimonio di Totò Riina, di cui fu testimone il patriarca don Mico Tripodo. Il primo pizzino indirizzato ai Lo Piccolo viene porta la firma di un picciotto palermitano, Sebastiano Vinciguerra, che scrive a Sandro, figlio del boss siciliano. Oggetto della lettera è l’accordo per un carico di droga da gestire con i calabresi. Afferma Vinciguerra: «In merito agli amici miei di Africo appartengono a chi sai tu. Però purtroppo io dal mese di Gennaio sono in libertà vigilata quindi aspetto che venga qui uno di loro poiché li ho chiamati con molte precauzioni e sono a conoscenza della mia situazione attuale. Io in maniera molto pulita avevo già intavolatoun certodiscorso con loro però per un affare grosso cioè. Fare arrivare una grossa partita tramite container ed io occuparmi dello sbarco e della consegna per cioè avere una grossa percentuale del materiale per il lavoro prestato, loro sono d’accordo e stavamo cercando di preparare il tutto. Io sto trovando anche una ditta per qui come ricevitore in modo che loro abbiano la strada spianata. Di tutto ciò non sa niente nessuno a parte io, tu, e due di loro». Si tratta evidentemente di un carico didroga dafar arrivare al porto di Palermo, come specificato meglio in un secondo manoscritto trovato a casa Lo Piccolo. «Gli amici della Calabria - si legge - sono venuti a trovarmi ricordiiMorabito diAfricosono gentilissimi e disponibilissimi per qualsiasi cosa anche per ospitarci eventualmente, quindi quando tu lo riterrai necessario io mi ci metterò in contatto per ogni eventualità. Loro stanno organizzando un grosso lavoro di “coca cola” ma al momento ci sono altri loro parenti che c’è l’hanno al costo di 40,000 (euro?) il kg, valuta tu o cosa fare». Riferimenti piuttosto precisi ai Morabito, anche se non è chiaro di quali Morabito si tratti (i ceppi familiari sono più di uno). E che tra la mafia siciliana ci sino rapporti solidi lo dimostra un altra lettera ancora, nella quale si discute di una sala Bingo da aprire in Piemonte, in territorio «dei calabresi». Un secondo uomo dei Lo Piccolo la spiega così al suo capo: «c’e un discorso che si sta aprendo un bingo a Moncalieri che e zona dei calabresi questo bingo lo sta aprendo un palermitano così parlando con questo fratello amico mio decidiamo visto le cose come stanno di fare sapere ai calabresi che ci dobbiamo mettere mani noi e no loro decido di fare questo perché i calabresi con questi amici ci tengono visto che i fratelli di questo amico mio sono in carcere e anno il comparato in tutti i sensi con i calabresi e così si sono fermati non facendogli danno ora io in questi giorni sono a Torino perchè mi vogliono conoscere per parlare anche se ti preciso che già ildiscorso potrebbe essere chiuso con questi amici nostri, vi voglio tenere informati ti preciso una cosa che questo che sta aprendo a Torino e padrone di mezza italia già lui a Rimini e in altre città si e messo in regola». Insomma, si era messo in regola con i palermitani, i calabresi dovevano mollare la presa. Un summit a Reggio Calabria Il fratello di Totò Riina incontrò sullo Stretto Tripodo e gli uomini dei casalesi di PASQUALE VIOLI SIDERNO - Un summit a Reggio Calabria per concludere un accordo che aveva lo scopo di mettere le mani sull'intero commercio del mercato ortofrutticolo di Fondi e gestire senza concorrenza il commercio di frutta e verdura sull'asse LazioCampania-Sicilia, con il bene placido dei calabresi. E' quanto sarebbe emerso da un'indagine della Dda di Napoli che nelle scorse ore ha scoperchiato una fitta rete di alleanze tra “cosa nostra” e camorra e 'ndrangheta. Secondo gli investigatori che han- no diretto le indagini al summit avrebbero preso parte un uomo dei casalesi, Antonio Sfrega, Antonino Venanzio Tripodo, figlio del mammasantissima don Mico, e Gaetano Riina, fratello del capo dei capi di “cosa nostra”Totò ”u curtu”. L'indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli altro non è che una costola di un'inchiesta che abbraccia il periodo tra il 2007 e il 2010 relativa a un'alleanza tra Cosa nostra e camorra Casertana per il controllo della filiera ortofrutticola su tutto il territorio siciliano, da Trapani a Siracusa. Nello specifico, tra il poten- te clan dei Casalesi e la cosca isolana degli Ercolano-Santapaola. Ed in manette è finito anche il fratello del boss ergastolano Totò Riina, Gaetano. L'indagine madre verteva intorno gli affari della ditta “La Paganese Trasporti”con sede a San Marcellino, nel Casertano, il cui titolare, Costantino Pagano, è stato arrestato loscorso anno.Proprio inuno dei loro camion per i trasporti della frutta venne trovato un bazooka da guerra in dotazione al clan dei Casalesi. Coinvolte nell'inchiesta ci sono figure di elevato spessore criminale con ruolo di vertice nel clan dei Casalesi nel casertano, dei Mallardo in provinciadi Napoliedi CosaNostra in Sicilia. Le indagini hanno svelato l' esistenza di un accordo da cui mafia e clan traevano vantaggio: per i casalesi e i loro alleati partenopei la gestione monopolistica attraverso la ditta “La Paganese” di tutti i trasporti dei prodotti ortofrutticoli da e per il centro Sud relativamente ai mercatisiciliani diPalermo,Trapani, Catania, in parte anche Gela e Fondi; e per i siciliani, almeno di quelli che avevano un interesse diretto nel settore della vendita e distribuzione dell'ortofrutta, come gli Sfraga, il libero accesso e vendita di loro prodotti nei mercati della Campania e del Lazio cancellando la concorrenza. Alla base dell'accordo c'è stato un incontro a Reggio Calabria tra AntonioSfraga, GaetanoRiina eAntonio Venanzio Tripodo, figlio di “Don Mico”, ai vertici della 'ndrangheta. Un incontro voluto dagli Sfranga e teso a spianare la strada alla famiglia siciliana nel mercato di Fondi, il cui accesso era controllato, secondo la Dda di Napoli, proprio da Tripodo, referente dei clan e “regolatore” del commercio presso il mercato di ortofrutticolo di Fondi. Uno dei pizzini nel covo di Lo Piccolo E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Primo piano 9 Mercoledì 16 novembre 2011 BREVI ALL’UNICAL CASSANO JONIO REGGIO CALABRIA Presidio permanente “amici di Masciari” Sigilli a un’area adibita a discarica Chiesto il rinvio a giudizio di Manlio Flesca SI è costituito nell’Università della Calabria un presidio permanente Amici di Pino Masciari. A coordinarlo i professori della Facoltà di Lettere e Filosofia Francesco Bossio, docente di Pedagogia sociale, e Giancarlo Costabile, docente di Storia della Pedagogia. UN’AREA di 6000 mq, adibita a discarica abusiva di rifiuti speciali, è stata sequestrata a Sibari dalla Guardia di Finanza. L’area, ubicata nel territorio del comune di Cassano Ionio, era da tempo utilizzata per uno smaltimento incontrollato di rifiuti speciali . IL sostituto procuratore Giuseppe Lombardo ha chiesto il rinvio a giudizio per l'ex consigliere comunale di Reggio Calabria, Manlio Flesca, coinvolto nell'inchiesta “Meta” assieme all'imprenditore Vincenzo Barbieri. Flesca è accusato di corruzione elettorale e abuso d'ufficio. Crotone. Il legale del presunto boss Barilari ottiene un rinvio di altri tre mesi dal sindaco Vallone Lo sgombero non s’ha da fare Ennesima proroga nonostante i beni siano stati confiscati 13 anni fa di ANTONIO ANASTASI CROTONE - Ancora una volta lo sgombero è stato rinviato, nonostante siano passati ben 13 anni da una sentenza definitiva di confisca delle abitazioni riconducibili a Gaetano Barilari, 59 anni, ritenuto un esponente di spicco della criminalità organizzata di Crotone. Ieri i vigili urbani e gli agenti della Divisione Anticrimine della Questura erano andati a eseguire lo sgombero nei pressi di Capocolonna, ma sul posto è giunto il legale della famiglia Barilari, l'avvocato Giuseppe Gallo, che ha evidenziato lo stato di disagio dei suoi assistiti e, rappresentando che tra gli abitanti delle unità immobiliari da evacuare ci sono anche bimbi in tenera età e persone con gravi patologie, ha ottenuto dal sindaco, Peppino Vallone, una nuova proroga di altri tre mesi. La vicenda è complessa. I protagonisti sono molti. Proviamo a riepilogare i fatti. La sentenza definitiva di confisca emessa dalla Corte di Cassazione risale al 13 novembre '98. Beni confiscati: un'unità immobiliare, composta da cinque appartamenti nella località Campione. Due appartamenti al piano terra risultavano liberi, all'epoca in cui furono acquisiti al patrimonio dello Stato, mentre altri due posti al primo piano e l'ultimo, mansardato, erano occupati da Barilari e da suoi congiunti ai quali, secondo quanto stabilito a suo tempo dal provvedimento di sequestro, erano stati lasciati in uso gli immobili. Da un sopralluogo disposto dalla Prefettura emerse l'inidoneità per l'utilizzo da parte delle forze dell'ordine. Il Comune di Crotone ritenne di non utilizzare i beni. Il ministero delle Finanze ritenne, invece, che le finalità fossero quelle della conservazione allo Stato e del trasferimento al Comune, che pertanto non poteva rifiutarsi di «In quelle case bimbi e malati» La località Campione in cui sono ubicati i beni confiscati a Gaetano Barilari bre dello stesso anno non risultava ancora eseguito. Da allora si sono susseguiti atti di preavviso di rilascio da parte del Comune. L'ultimo una decina di giorni da fare. Mentre si accumulavano ritardi su ritardi, Barilari ha continuato a essere coinvolto nelle principali inchieste antimafia che hanno inferto duri colpi alle cosche del Crotonese con arresti e condanne pesanti. Imputato nel processo Herakles per mafia e narcotraffico, in Appello, nell'aprile scorso, ha avuto ridotta a sei anni e otto mesi una pena di 14 anni che gli era stata inflitta in primo grado. Nell’ottobre 2010, la Cassazione gli ha ridotto a tre anni e quattro mesi una pena di dieci anni e otto mesi per narcotraffico nell’ambito del processo Harem, ritenendo insussistente l’ipotesi di un’associazione a delinquere. Nel procedimento contro il politico del Pri la Regione chiamata in causa come parte offesa Rappoccio, “vittima e carnefice” La paradossale condizione del consigliere eletto a Palazzo Campanella di GIUSEPPE BALDESSARRO REGGIO CALABRIA - Per alcuni aspetti è parte lesa, per altri l’autore del presunto crimine. E’ questa la paradossale condizione che sta vivendo il consigliere regionale del Pri, Antonio Rappoccio. Un paradosso presto spiegato. Nei giorni scorsi, infatti, la Procura della Repubblica (l’atto porta la firma del procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza e del sostituto Stefano Musolino) gli ha notificato la conclusione delle indagini nei suoi confronti. Inchiesta che lo vede accusato di corruzione elettorale, in concorso con altri (questa parte dell’indagine è stata stralciata) per aver ottenuto voti in cambio della promessa di un A Siderno in mano allo Stato attività per centinaia di milioni Sotto la lente i beni di Curciarello Attenzionati i terreni e i negozi di PASQUALE VIOLI SIDERNO - Ancora accertamenti per i beni di Michele Curciarello a Siderno. Sarebbe stato disposto un nuovo provvedimento dal Tribunale di Reggio Calabria-Sezione misure di prevenzione su proposta della Questura dopo le indagini della Divisione anticrimine e del Commissariato di Siderno. Gli ccertamenti patrimoniali colpirebbero, terreni e attività commerciali, tutti riconducibili, secondo la Dda reggina, a Michele Curciarello. Il valore dei beni oggetto del provvedimento ammonterebbe a diverse centinaia di migliaia di euro. Curciarello, imputato nel processo per il delitto di Salvatore Cordì, e ancora in attesa di giudizio, era stato colpito già nel febbraio del 2010 da un provvedimento del Tribunale di Reggio Calabria, sezione misure di prevenzione, per degli accertamenti scattati dopo l'operazione coordinata dalla Poli- riceverli. Il trasferimento al Comune venne disposto il 3 novembre 2000 dalla Direzione centrale del demanio per finalità sociali. I beni dovrebbero, pertanto, essere adibiti a sedi di associazioni di volontariato. Il verbale di consegna dell'immobile risale al 19 dicembre 2000. Il Comune di Crotone invitò allora Barilari a lasciare l'immobile. Lo studio legale Gallo l'8 febbraio 2001 comunicò la sospensione della richiesta di rilascio dell'immobile in quanto era pendente un giudizio civile preso il Tribunale di Crotone volto ad accertare che la proprietà dell'immobile confiscato era di Annibale e non di Gaetano Barilari. L'8 marzo 2001 la Prefettura precisò che il giudizio pendente non poteva sospendere l'efficacia dell'atto ablatorio ormai divenuto definitivo. Il 26 luglio 2001 il Comune emise un’ordinanza di sgombero. L'ordine di sgombero, però, il 29 otto- Un’auto della polizia zia e condotta dagli agenti del Commissariato di Siderno “Pioggia di Novembre”. All'epoca i sigilli erano stati posti ad un terreno ed una villa nella disponibilità di Curciarello oltre che ad un negozio gestito da familiari. Secondo gli accertamenti disposti dalla Questura reggina sarebbe emersa l'evidente sproporzione tra i redditi modesti dichiarati da Curciarello e la reale consistenza del patrimonio di cui poteva disporre. posto di lavoro. A Rappoccio i magistrati cotestano il fatto di aver ottenuto il consenso per le regionali scorse «con raggiri, ovvero con qualunque mezzo illecito, atto a diminuire la libertà degli elettori, esercitando pressioni per costringerli a votare in favore di determinate candidature (la sua, ndr)». Fin qui una contestazione che in sede processuale sarà valutata dai giudici. Il paradosso sta nel fatto che tra le parti offese, e che quindi hanno diritto di costituirsi parte civile nell’iter processuale c’è proprio la Regio Calabria. In altri termini da una parte Rappoccio risulterebbe parte lesa in quanto consigliere regionale attualmente in carica, dall’altra sarebbe l’imputato dello stesso processo. Con la conseguenza che la Regione potrebbe costituirsi in giudizio contro di lui. Un vicenda, dunque, dai risvolti ai limiti del ridicolo, se non si trattasse di un’accusa particolarmente grave. Per la procura infatti Rappoccio infatti avrebbe chiesto ed ottenuto alcune centinaia di voti in cambio della promessa di un’assunzione che avrebbe dovuto arrivare attraverso delle cooperative e società da lui stesso create. Rappoccio, se le accuse sarebbero confermate, avrebbe preso per il naso un sacco di gente che stretta dal bisogno di un lavoro lo avrebbe sostenuto, assieme alla propria famiglia. con tanto di voti e numeri di sezione segnati. COMUNE DI CATANZARO ASSESSORATO LL.PP. SERVIZIO GESTIONE DEL TERRITORIO VIA JANNONI - CATANZARO ESTRATTO AVVISO DI GARA COD. CIG. 325990812F Questa Amministrazione indice procedura aperta, per procedere all’affidamento della gestione e manutenzione dell’impianto di depurazione a servizio della fognatura urbana in località Verghello di Catanzaro Lido per il periodo di 12 mesi, con il criterio del prezzo più basso ai sensi del D.Leg.vo 163 del 13.04.06 e s.m.i con le modalità di cui agli artt. 82 comma 1 e dei combinati artt. 86 comma 1 e 5 ed 87 comma 1 dello stesso decreto. Importo a base d’asta Euro 795.000,00 Oneri di sicurezza Euro 1.451,30 Termine presentazione delle offerte:ore 10.00 del 29.12.11. Apertura delle offerte: ore 12.00 del 29.12.11 I requisiti e le modalità di partecipazione alla gara sono riportati nel testo integrale del bando di gara,del disciplinare e del capitolato speciale che sono disponibili, assieme agli altri elaborati tecnici presso l’Ufficio del Responsabile del Procedimento (tutti i giorni feriali, sabato escluso, dalle ore 10.00 alle ore 12.30 – TF 0961.881392 - FAX 0961.881264). Il bando di gara in data 26.10.11 è stato trasmesso alla G.U.C.E., alla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, pubblicato all’albo pretorio di questo Ente e sui siti: www.comunecatanzaro.it e www.confindustria.cz.it, Catanzaro, 16.11.11 IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO Ing. Antonio Morelli IL DIRIGENTE Arch.Carolina Ritrovato Antonio Rappocio COMUNE DI CATANZARO ASSESSORATO LL.PP. SERVIZIO GESTIONE DEL TERRITORIO VIA JANNONI - CATANZARO ESTRATTO AVVISO DI GARA Cod. cig 3390781100 Questa Amministrazione indice procedura aperta, per l’appalto del servizio di manutenzione e gestione impianti di pubblica illuminazione della città e frazioni per mesi 24, ai sensi dell’art. 55,comma 5 del D. Lgs 163/2006 e smi,con il criterio del prezzo più basso di cui all’art. 82 comma 2 lett. A ,con l’esclusione automatica dalla gara delle offerte che presentano una percentuale di ribasso pari o superiore alla soglia di anomalia individuata ai sensi dell’art. 86 comma 1 del predetto Decreto Legislativo ed ai sensi dell’art. 121 del DPR 207 del 5.10.2010 ( regolamento di esecuzione del D. Lgs. n. 163/2006). Importo a base d’asta Euro 524.061,36 oltre a Euro 8.400,00 per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso. Termine presentazione delle offerte:ore 10.00 del 22.12.2011. Apertura delle offerte: ore 12.00 del 22.12.2011. I requisiti e le modalità di partecipazione alla gara sono riportati nel testo integrale del bando di gara,del disciplinare e del capitolato speciale, che sono disponibili, presso gli Uffici del Responsabile dei Servizi Cimiteriali del Comune di CatanzaroVia Jannoni (nei giorni di lunedì e mercoledì, dalle ore 10,00 alle ore 12.00 – TF 0961/881252 e FAX 0961/881264. Il bando della gara in data 26.10.11 è stato trasmesso alla G.U.C.E, alla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, pubblicato, on-line all’albo pretorio di questo Ente e sui siti: www.comunecatanzaro.it e www.confindustria.cz.it, . Catanzaro, 16.11.11 IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO Dott. Luigi Franco IL DIRIGENTE Arch. Carolina Ritrovato E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Calabria 13 24 ore Mercoledì 16 novembre 2011 Mercoledì 16 novembre 2011 22 REDAZIONE: via Cavour, 30 - 89100 Reggio Calabria - Tel. 0965.818768 - Fax 0965.817687 E-mail: [email protected] Bagnara Dopo la frana riapre la Statale 18 a pagina 31 Montebello Jonico Palmi Polemica sull’auto Sequestrato di servizio del sindaco il campo di calcetto a pagina 32 a pagina 37 Gli avvocati di Reggio fanno quadrato e in un’assemblea ribadiscono le ragioni dello sciopero Compatti per il diritto alla difesa Disagi alla macchina giustizia. Saltano le udienze del maxiprocesso “Crimine” di CLAUDIO CORDOVA Accesso abusivo ai sistemi informatici COMPATTI per riaffermare il diritto alla difesa. Gli avvocati di Reggio Calabria fanno quadrato e, in un'assemblea, tenutasi all'interno del Tribunale di Piazza Castello, ribadiscono le ragioni che stanno animando lo sciopero, iniziato lunedì e che si protrarrà per tutta la settimana: uno sciopero che sta facendo saltare la maggior parte delle udienze, tra cui anche quelle del maxiprocesso “Crimine”. Un'assemblea, quella convocata dalla Camera Penale Gaetano Sardiello, che ha dunque conferito mandato al Consiglio Direttivo affinché, con tutte le azioni possibili, tuteli il diritto alla difesa e vigili con l'obiettivo che il ruolo degli avvocati non venga svilito, né in aula, né di fronte all'opinione pubblica. All'incontro hanno partecipato anche i vertici del Consiglio dell'Ordine, nonché il presidente della Giunta Locale dell'Associazione Nazionale Magistrati, Iside Russo. Secondo gli avvocati, dunque, il ruolo del legale sarebbe sempre più messo ai margini, con la conseguente delegittimazione del diritto di difesa. Nell'assemblea, peraltro, è stato sottolineato come, spesso e volentieri, nelle informative e nelle ordinanze di custodia cautelare vengano inserite le conversazioni tra gli avvocati e i loro assistiti. Insomma, i legali tengono a precisare di essere anch'essi parte attiva e sana Chiesta l’assoluzione per il colonnello Agatino Serrafiore Un’aula di Tribunale del sistema-giustizia e di concorrere, così come i magistrati, per l'accertamento della verità: a tal proposito, la Camera Penale Gaetano Sardiello, presieduta dall'avvocato Carlo Morace, sottolinea come i processi, spesso, diventino una mera ratificazione formale di quanto sostenuto dalla pubblica accusa. Gli avvocati, dunque, non ci stanno a fare la parte dei “cattivi”, con la legittimazione dell'idea che essi stiano dalla parte sbagliata e che pubblici ministeri e giudici, siano dalla parte dei giusti. Non solo proteste, però, quelle emerse nel corso dell'assemblea dei penalisti. In un momento in cui la pressione inquirente, a Reggio Calabria, ha raggiunto livelli molto alti nel tentativo di rimuovere le incrostazioni che la 'ndrangheta ha fatto attecchire in tutto il tessuto sociale, toccherà agli avvocati stessi dimostrare la “nobiltà” della loro professione, impegnandosi nell'essere tutori delle garanzie di libertà del cittadino, sacrosante in una democrazia. Dall'assemblea della Camera Penale, infatti, è fuoriuscito anche un dibattito su quella che potrebbe essere definita una “questione morale” tra le toghe. La commissione, negli ultimi anni, da parte di alcuni difensori, di illeciti disciplinari, di gravi delitti commessi nell'esercizio dell'attività professionale e in concorso con gli assistiti, soprattutto in ambito di reati di criminalità organizzata, ha contribuito, in- fatti, a gettare discredito sul ruolo dell'avvocato difensore a Reggio Calabria. I comportamenti di alcuni legali, quindi, ledono gravemente l'immagine e l'autorevolezza del difensore e prestano il fianco al tentativo, ingiustificato secondo la Camera Penale, di delegittimazione dell'intera categoria. Toccherà, allora, agli avvocati stessi ripulire la categoria dalle “mele marce”, con la stessa energia con cui chiedono il rispetto del diritto di difesa. Un passaggio necessario per riaffermare la libertà, l'indipendenza e l'autorevolezza del difensore, qualità da manifestarsi in primo luogo, ovviamente, nei confronti dell'assistito e, successivamente, dell'intera società. IL CASO IERI MATTINA Eternit nella pineta Zerbi Sisma, scossa al largo di Melito Porto Salvo L’ETERNIT dà il benvenuto al mercatino delle pulci. Domenica mattina era in bella vista all’ingresso della pineta Zerbi tra bancarelle e giostre per i bambini. A segnalarlo è un lettore del Quotidiano, Vincenzo Parlongo. Da buon cittadino ha messo in evidenza la gravità della situazione ma anche perchè, come lo stesso lettore sottolinea “sono sicuro che domenica prossima saranno ancora lì”. Un gesto di grande inciviltà da parte di chi non ama Reggio Calabria. Al comune a questo punto intervenire subito e dare risposte immediate ai cittadini civili. UN terremoto di magnitudo “”tre” è stato registrato alle ore 8.23 di ieri mattina davanti alla costa calabra meridionale al largo dei comuni di Melito Porto Salvo e di Roghudi. L’evento sismico è stato localizzato dalla Rete sismica nazionale dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv). Secondo quanto riferito dal comando dei vigili del fuoco non sono segnalati danni a persone o a cose nell’area Grecanica della provincia di Reggio Calabria. Il terremoto comunque è stato avvertito da una parte della popolazione reggina ma non si sono registrati attimi di panico o tensione. In tanti non si sono accorti di nulla. ASSOLUZIONE per il Colonnello della Guardia di Finanza, Agatino Sarrafiore. Questa la richiesta che la Procura Generale ha formulato nei confronti dell'ufficiale delle Fiamme Gialle, condannato in primo grado in uno stralcio del processo che vede alla sbarra, tra gli altri, l'ex deputato di Forza Italia, Amedeo Matacena, e l'ex presidente del Tar di Reggio Calabria, Luigi Passanisi. Sarrafiore, accusato di abuso, favoreggiamento e accesso abusivo ai sistemi informatici, fu l'unico degli imputati a scegliere di essere giudicato con il rito abbreviato: in primo grado, dunque, fu condannato a un anno di reclusione (con la sospensione della pena) dal Gup di Reggio Calabria. La quasi totalità dei soggetti coinvolti nell'indagine, denominata “Mozart”, ha scelto, invece, di affrontare il giudizio con il rito ordinario: un giudizio che, tra rinvii e difetti di notifica, fatica a decollare. Secondo le ipotesi investigativel'ex presidente Passanisi, nell'autunnodel 2005,avrebbeaccettato la promessa di ricevere duecentomila euro al- lo scopo di favorire l'ex parlamentare di Forza Italia, Amedeo Matacena (e il suo gruppo) nei ricorsi contro il provvedimento con il quale l'Ufficio Marittimo di Villa San Giovanni aveva rigettato alcune richieste della “Amadeus S.p.A.”, la società, di proprietà di Matacena. L'ex parlamentare, peraltro, dal gennaio 2012, vedrà ripartire il processo che lo vede accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, dopo il rinvio disposto dalla Suprema Corte di Cassazione, che ha accolto il ricorso presentato dall'avvocato generale dello Stato, Franco Scuderi. Per il Colonnello Sarrafiore, uno dei personaggi chiave dell'indagine “Mozart”, curata dal sostituto procuratore Francesco Tedesco, le peripezie giudiziarie potrebbero finire presto: alla richiesta di assoluzione della Procura Generale si è associato, infatti, uno dei legali dell'ufficiale. Nel corso della prossima udienza dovrebbe concludersi la discussione delle parti e la Corte d'Appello dovrebbe emettere la propria sentenza. cl.co. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Reggio La tesi di Laura Violi premiata con il riconoscimento dedicato al capitano di fregata morto nel 1995 Nel nome di Natale De Grazia Il lavoro della studentessa improntato sugli ecosistemi marini della costa jonica di CLAUDIA TAMIRO NATALE De Grazia nato a Catona di Reggio Calabria il 19 dicembre 1956, superò il concorso pubblico per ufficiali nella marina militare, corpo capitanerie di porto ruoli normali, raggiungendo di anno in anno condizioni di avanzamento di carriera da guardia marina fino ad arrivare a capitano di corvetta. Prestò successivamente servizio presso la Capitaneria di Porto di Vibo Valentia Marina e dopo due anni venne trasferito al Compartimento Marittimo di Reggio Calabria, dove rimase per sei anni assumendo diversi incarichi: Capo sezione Tecnica, Sicurezza navigazione, Antinquinamento, Elaborazione dati statistici e Responsabile della sala opertiva. A partire dal 1994 collaborò attivamente col pool investigativo della procura di Reggio Calabria relativamente al traffico di rifiuti tossici e radioattivi su espressa richiesta del procuratore capo Francesco Scuderi, il quale ritenne preziosa ed essenziale la collaborazione di De Grazia con il sostituto procuratore Francesco Neri, titolare delle indagini. «Natale De Grazia morì in circostanze sospette il 13 dicembre 1995 mentre era in missione per conto della procura della Repubblica di Reggio Calabria», ha detto Alessandro Nicolò, vicepresidente del consiglio regionale, intervenendo ieri all'ultimo degli eventi in ordine cronologico dedicati all'Ufficiale superiore delle capitanerie di porto. Si stava recando a La Spezia per raccogliere importanti deposizioni e documenti nautici relativi allo spiaggiamento della motonave “Jolly Rosso” arenatasi ad Amantea nel 1990”. E' stato più volte ipotizzato Laura Violi riceve il premio “Natale De Grazia” che dietro lo spiaggiamento della Rosso e quindi sulla morte del comandante De Grazia, possano essere stati coinvolti i servizi segreti deviati, la massoneria e la mafia. Nel 2001, l’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi conferì la medaglia d'oro al merito di marina alla memoria del Capitano di Fregata Natale De Grazia «per aver saputo coniugare la professionalità, l'esperienza e la competenza marinaresca con l'acume investigativo e le conoscenze giuridiche dell'Ufficiale di Polizia Giudiziaria, contribuendo all'acquisizione di elementi e riscontri probatori di elevato valore investigativo e scientifico per conto della Procura di Reggio Calabria». Ed ancora: «Figura di spicco per le preclare qualità professionali, intellettuali e morali, ha contribuito con la sua opera ad accrescere e rafforzare il prestigio della Marina Militare Italiana». Meriti che sono stati ancora una volta confermati dalle autorità cittadine presenti alla terza edizione - che si è svolta ieri presso Palazzo Foti - del premio di studio “Natale De Grazia”, tra gli altri il sindaco Demetrio Arena, il presidente della provincia Giuseppe Raffa, l'Ammiraglio di Squadra e presidente nazionale della Lega Italia Francesco Paoli, il presidente della lega navale reggina Rosario Ventura. Laura Violi, studentessa dell'area dello Stretto è stata premiata da Anna Vespia De Grazia, moglie del defunto capitano, per avere prodotto una tesi sulla caratterizzazione dell'ambiente marino costiero conducendo uno studio ad ampio raggio che ha portato all'analisi ed alla valutazione dello stato di salute degli ecosistemi marini da Punta Pellaro a Brancaleone. Un progetto per “Leggere il territorio” UN nuovo e importante progetto editoriale vede la Città del Sole Edizioni, protagonista insieme alle casa editrice Altreconomia di Milano, con la pubblicazione della collana scientifica interdisciplinare “Leggere il territorio”, che ha come obiettivo la riflessione sui mutamenti nella realtà economico-sociale, nel paesaggio urbano, nella gestione del territorio in un mondo in rapida e caotica trasformazione. Coordinata da Tonino Perna, docente di Sociologia economica nella Facoltà di Scienze Politiche di Messina, è presieduta da un Comitato Scientifico costituito da docenti universitari di varie discipline, quali Franco Cassano, Alberto Magnaghi, Alberto Ziparo, Caterina Resta e altri. Il progetto sarà presentato oggi pomeriggio, al- le ore 17.30, presso la sala della Biblioteca della Provincia di Reggio Calabria, da Tonino Perna, dall’editore Franco Arcidiaco e da Francesco Vigliarolo, autore del secondo volume della collana dal titolo Le imprese recuperate. Argentina, dal crac finanziario alla socializzazione dell’economia. Dopo Metamorfosi urbane. Indagini morfologiche sulle nuove forme di città di Monica Musolino, la seconda uscita riguarda l’importante ricerca sul fenomeno delle “imprese recuperate” argentine condotta dallo studioso italiano Francesco Vigliarolo, attualmente professore associato alla cattedra di Microeconomia della Facoltà di Scienze Economiche dell’Università Cattolica de La Plata (Argentina) Concerto alla chiesa di San Giorgio al Corso La musica dei “Rustavi” ispira la fede e l’orgoglio del popolo georgiano di CLAUDIA BOVA CONCERTO del leggendario coro “Rustavi”presso la chiesa di san Giorgio al Corso. Organizzato dall’associazione “Georgiani in Calabria”presieduta da Nina Maziashvili, funzionario di stato della Camera di commercio e dell’economia della Georgia in Calabria in collaborazione con l’ambasciata di Georgia in Italia. «Nella società georgiana - ha detto la Maziashvili, dopo aver ringraziato per la sua presenza il primo consigliere dell’ambasciata georgiana Natia Sulava - il canto popolare ha sempre occupato una posizione di particolare rilievo in tutte le manifestazioni pubblichee nellecelebrazionicosì come nel quotidiano». Nel corso dei secoli, il paese, se pur invaso da tanti popoli stranieri, «ha conservato la propria lingua, la propria scrittura, l’amore verso tutte le espressioni polifoniche che sono rimaste elementi caratterizzanti della cultura e della civiltà». Ed ancora: «La tradizione e la polifonia georgiana sono per altro testimoniate da un alto riconoscimento dell’Unesco». Ad esibirsi dunque uno dei più famosi gruppi di canto polifonico, il “Rustavi” formato da 46 persone, il cui ispiratore e organizzatore è il leader e maestro Anzor Erkomaishvili che vanta una tradizione folkloristica familiare da oltre tre generazioni. Il “Rustavi” è tra l’altro il gruppo folkloristico ufficiale dello stato georgiano e gode di fama internazionale, essendosi anche esibito nei più grandi palcoscenici del mondo. Si ricorda l’occasione fornita dall’anniversario dell’Onu in Giappone. Anche la scelta della chiesa non è stata casuale, infatti la Georgia, come Reggio, ha in San Giorgio il proprio santo protettore e, dunque, è stata una preferenza mirata. «I ringraziamenti - ha quindi aggiunto Maziashvili - sono anche per l’associazione zampognari di Cardeto, il presidente Sebastiano Battaglia, Nino Battaglia e Giuseppe Cilione poiché hanno fortemente sostenuto tale manifestazione, insieme al consigliere regionale della Calabria Giovanni Nucera, presente tra il pubblico che mostra sempre una spiccata sensibilità verso i progetti che favoriscono l’integrazione degli immigrati e di recente nominato professore onorario dell’università di Tbilsi proprio per i meriti e gli impegni profusi per favorire e rafforzare i rapporti internazionali tra l’Italia e la Gerogia». Inquesta settimanainoltre è in corso la settimana della cultura georgiana in Italia ed il coro che in questa occasione si è esibito con dieci uomini utilizzando abiti e strumenti di tradizione, ha già effettuato concerti a Firenze, Roma e Bari, prima di giungere nella città dello stretto. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Reggio 27 Mercoledì 16 novembre 2011 33 Redazione: via D. Correale, 13 - 89048 Siderno (Rc) - Tel/Fax 0964.342451 - E-mail: [email protected] Omicidio Cordì, via alle discussioni della difesa. Mammoliti chiede l’assoluzione di Panetta «Si è solo cercato un colpevole» L’avvocato ha ricostruito in aula i dialoghi e gli spostamenti dell’imputato di PASQUALE VIOLI SIDERNO - «Assolvere Antonio Panetta vorrebbe dire ridare credibilità alle istituzioni e alla legge». Ha concluso così la sua arringa l'avvocato Pino Mammoliti, difensore di Antonio Panetta, accusato di essere uno dei componenti della “squadra Cataldo” che ha portato a compimento l'omicidio di Salvatore Cordì, assassinato il 31 maggio del 2005 a Siderno. Mammoliti ha puntato la sua discussione sulla ricostruzione, attraverso le intercettazioni, dei momenti salienti che prima del delitto e immediatamente dopo l'omicidio, hanno visto protagonista l'imputato. «Il pubblico ministero ha detto Mammoliti - per rendere credibile la sua tesi accusatoria ha ricostruito i fatti attraverso uno slalom temporale e geografico che gli ha consentito di mettere in evidenza alcuni aspetti, omettendone altri ben più importanti». L'avvocato Mammoliti ha voluto riascoltare in aula l'intercettazione numero 659, partita dal telefono di Domenico Zucco, quella che originariamente era stata consegnata agli onori della cronaca come “lo sparo in diretta del killer” che uccise Cordì, e dalla quale, come ha sottolineato il difensore, «ci si è affrettati a trovare non la verità, ma un colpevole». Il legale ha L’avvocato Pino Mammoliti durante la discussione e l’imputato Antonio Panetta scandito i tempi, orologio alla mano, degli attimi concitati del delitto, quelli raccontati dai testimoni che in questi due anni hanno sfilato nell'aula della Corte d'Assise di Locri. Citando Manzoni, Sciascia e Oscar Wilde l'avvocato Mammoliti ha tracciato, testimonianze e intercettazioni alla mano, il profilo e i movimenti di Antonio Panetta. «Secondo l'accusa - ha ribadito più volte l'avvocato - la configurazione del reato quale partecipe dell'omicidio Cordì per Panetta nasce dalla “preistorica” sentenza “Primavera”, che lo ha visto condannato insieme ai Cataldo. Se però leggiamo attentamente le vicende ci rendiamo conto come la realtà che ci è stata proposta, anche dai numerosi non ricordo degli uomini del commissariato che hanno testimoniato, è ben diversa». Il difensore più volte si è rivolto alla Corte d'Assise IL RUOLO DEI PENTITI «I collaboratori di giustizia vittime di contraddizioni» SIDERNO - «I pentiti sono quattro assi di un colore solo». E' con questa definizione che l'avvocato Pino Mammoliti ha voluto descrivere il ruolo dei collaboratori di giustizia in questo processo. «Novella - ha ribadito il legale - ha sempre raccontato di avere appreso notizie sull'omicidio al funerale dello stesso Cordì, in quest'aula si poi si è sentito di tutto, dalle abitazioni ai lutti». Ma le stoccate maggiori Mammoliti le ha riservate a Domenico Oppedisano, il fratellastro di Salvatore Cordì. «Oppedisano - ha detto l'avvocato - è entrato in questo processo dopo che per diverso tempo ha avuto la possibilità di documentarsi, leggere e capire cosa stesse succedendo. Ha detto cose in contrasto con gli altri collaboratori, ha più volte cambiato versione e aggiunto particolari a secondo della sua convenienza. Sulla sua attendibilità riservo grandi dubbi». Infine non ha lasciato fuori neppure il pentito crotonese Vincenzo Marino che per l'avvocato Mammoliti ha riferito notizie che non hanno trovato il minimo riscontro probatorio. p.v. invitando i giudici togati, e i popolari, a rileggere e risentire attentamente tutte le intercettazioni. «Una settimana prima dell'omicidio - ha detto Mammoliti - si discuteva del fatto che il 31 maggio, il giorno dell'omicidio, Domenico Zucco, che fu considerato con Panetta uno dei partecipi al delitto, sarebbe dovuto andare a fare una visita medica importante a Messina. Le telefonate tra Antonio Panetta e il futuro suocero Giuseppe Zucco sono quelle di un ragazzo che vuole accreditarsi benevolmente nei confronti del padre della sua fidanzata». Poi l'avvocato insiste sulla figura del suo assistito nel panorama 'ndranghetistico di Locri. «Gli investigatori - ha ripetuto Mammoliti - ci hanno prima detto che Panetta era troppo “piccolo” per ruolo criminale per partecipare a riunioni operative, e poi ci hanno raccontato, prendendo spunto da una intercettazione travisata palesemente, che era rimasto fuori dal summit del 29 maggio in cui si decise l'omicidio di Cordì a cui lui avrebbe dovuto partecipare». Per Mammoliti alcune interpretazioni degli investigatori alle telefonate intercettate sono risultate assolutamente inverosimili. Alla Corte e ai giudici popolari ha poi fornito lettura integrale di alcune intercettazioni. Mammola rimane al buio Fissata per il 5 dicembre la data dell’udienza preliminare a Reggio Calabria Parte il processo “Recupero” Furto cavi di rame e manca la luce Nelle carte dell’inchiesta finì l’ex sindaco di Siderno Figliomeni SIDERNO - Fissata per il prossimo 5 dicembre l'udienza preliminare per l'operazione “Recupero”. A presentarsi davanti al giudice del Tribunale di Reggio Calabria saranno in settanta, che risponderanno a vario titolo del reato di associazione mafiosa, coltivazione e traffico di droga e altri reati contro la persona e il patrimonio. L'inchiesta, che nel dicembre del 2010 aveva portato ad oltre 40 arresti, è stata coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia guidata dal procuratore Giuseppe Pignatone, dall'aggiunto Nicola Gratteri, e dal sostituto Antonio De Bernardo. L'indagine ha portato alla sbarra i possibili appartenenti ad un'associazione per delinquere di tipo mafioso, operante a Siderno e zone limitrofe, nonché oltre i confini nazionali, in Canada, nella città di Toronto. La consorteria della 'ndrangheta sarebbe stata organizzata in diversi gruppi tra loro collegati, e finalizzata al controllo mafioso del territorio e alla commissione di una serie indeterminata di delitti tra cui estorsioni, danneggiamenti delitti contro la persona, (quali gli omicidi di Salvatore Salerno, Agostino Salerno e Rocco Alì e il tentato omicidio di Vincenzo Salerno, oltre che all' intestazione La conferenza stampa dell’operazione “Recupero” fittizia di attività economiche a prestanome, riciclaggio, traffico di sostanze stupefacenti, nonché all'acquisizione in via diretta o indiretta della gestione o del controllo di attività economiche, all'ingerenza nella vita politica locale e al conseguimento di profitti e vantaggi ingiusti. Nelle carte dell'inchiesta “Recupero” è finito anche l'ex sindaco di Siderno Alessandro Figliomeni, considerato dalla Dda di Reggio Calabria una sorta di collante tra le istituzioni e la consorteria mafiosa. re. lo. di NICODEMO BARILLARO Cavi di rame recuperati Impatto davanti al Municipio di Siderno. Una donna resta intrappolata nell’auto Scontro in pieno centro, si ribalta una Punto SIDERNO - Scontro tremendo nel pieno centro di Siderno. A farne le spese una coppia di sessantenni che si trovavano in una Fiat Punto. L'incidente, avvenuto di fronte al Palazzo Municipale è apparso subito grave, in particolare per la donna che è rimasta per diversi minuti intrappolata nella macchina. Immediato l'intervento dei Vigili del Fuoco che hanno estratto la sfortunata signora, sempre cosciente, dall'abitacolo e l'hanno con- segnata ai volontari del 118 che l'hanno immediatamente trasportata in ospedale a Locri. Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri della stazione di Siderno che hanno immediatamente fatto scattare gli accertamenti per cercare di ricostruire la dinamica dell'incidente che ha visto il ribaltamento della Fiat Punto. Pare che alla base dello scontro ci possa essere l'alta velocità di una delle vetture coinvolte. re.lo. Le macchine coinvolte nell’incidente MAMMOLA - Il paese senza luce. E' quanto accade da qualche tempo dalle nostre parti. A causa della grave crisi economica infatti tutto fa brodo ed anche i cavi elettrici, fatti di rame, servono a tirar su qualche euro e così, a quanto sembra, alcuni malviventi si sono specializzati nel furto di questi cavi mettendo anche a rischio la propria incolumità. A quanto pare i soliti ignoti, con sprezzo del pericolo, sono riusciti in qualche modo ad interrompere l'erogazione della corrente in tutta la zona del villaggio Limina e quindi hanno proceduto all'asportazione dei cavi. L'episodio avvenuto qualche settimana fa nel villaggio Unrrà di Mammola ha provocato l'interruzione dell'energia elettrica. A nulla sono servite le diverse segnalazioni dei residenti al numero verde dell'Enel. Il disagio principale riguarda anche la chiesetta intitolata alla vergine Maria ubicata all'interno del villaggio rimasta al buio ormai da diverse settimane. Il priore della Arciconfraternita Fabio Mazzone ha sollecitato l'Enel ma ancora fino a oggi persiste il disagio senza che ci sia stato nessun tipo di intervento per il ripristino della corrente. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Locride Mercoledì 16 novembre 2011 Mercoledì 16 novembre 2011 Terminator 3. L’ex contabile delle cosche a dicembre parlerà anche dell’uccisione di Sena «Sono stati Presta e Chirillo» Il pentito Vincenzo Dedato li indica come killer di Francesco Bruni «FRANCESCO Bruni è stato ucciso da Franco Presta e Carmelo Chirillo». Lo ha detto ieri l’ex contabile delle cosche cosentine, e ora collaboratore di giustizia, Vincenzo Dedato, ascoltato nell’aula della Corte di Assise del tribunale bruzio, dove si sta svolgendo (dinanzi al presidente Antonia Gallo e al pm Antimafia Vincenzo Luberto) il processo “Terminator 3”. Gli omicidi al vaglio dei giudici cosentini, oltre a quello di Bruni (ucciso il 29 luglio del 1999 all’uscita del carcere di Cosenza), sono quelli di Primiano Chiarello (ammazzato a Cassano Ionio l’8 giugno del 1999), ritenuto vicino ai Bruni, e di Antonio Sena (ucciso a Castrolibero il 12 maggio 2000). C’è anche il tentato omicidio di Umile Esposito (Bisignano, 27 maggio 2000). Sei gli imputati: Francesco Abbruzzese, alias “Dentuzzo”, di Cassano Ionio, ora al regime del 41 bis a Rebibbia; Ettore Lanzino, di Cosenza, latitante dal settembre 2009; Nicola Acri, di Rossano, al 41 bis nel carcere di Cuneo; Francesco Presta, originario di fatto a pezzi. L’ex contabile ha detto di essere venuto a conoscenza dei particolari del delitto grazie a Bevilacqua, uno degli esecutori materiali. Quest’ultimo, ascoltato dalla Dda, disse che «Chiarello è stata l'occasione che abbiamo trovato e ce lo siamo portato. Se no non era in progetto che Chiarello doveva essere morto per prima. E' capitato che avendolo tra le mani... Per prima si voleva attaccare Michele (figlio di Francesco Bruni, ndr), cioè proprio La Corte di assise del Tribunale di Cosenza Roggiano Gravina, latitante dal maggio 2009; lo stesso Vincenzo Dedato e Francesco Bevilacqua, entrambi collaboratori di giustizia. Ebbene ieri, ultimato il controesame di Bevilacqua, è toccato proprio a Dedato dire le sue verità. Relativamente al delitto dell’ex boss Bruni ha riferito che furono fatte due riunioni per decidere sul da farsi. La prima si tenne a casa del padre di “Dentuzzo”, a Cassano, la seconda a quella di Chiodo. Per quanto riguarda i killer ha dunque fatto i no- mi di Presta e Chirillo. Dichiarazioni che, a onor del vero, non combaciano con quelle di Bevilacqua, il quale nei giorni scorsi aveva sì fatto il nome di Presta, ma per quanto riguarda il secondo killer aveva invece indicato Mario Gatto. L’ex contabile delle cosche ha aggiunto che gli assassini utilizzarono la stessa moto in sella alla quale salirono i killer di Giacomo Cara, ucciso a Cosenza nello stesso periodo. Vincenzo Dedato ha parlato anche del brutale omicidio di Chiarello, ucciso perchè vicino ai Bruni. Fu uno dei “Bella Bella”, e non toccare prima qualche ragazzo così, perchè i ragazzi li potevano pigliare in qualsiasi momento. Poi sospendiamo questo fatto di Michele perchè aspettavamo che uscisse il padre in semilibertà». Il processo “Terminator 3” riprenderà il prossimo 6 dicembre. Parlerà sempre Dedato, che questa volta sarà chiamato a raccontare le sue verità in merito al delitto di don Antonio Sena, ex boss di Cosenza. r. gr. Recuperati beni archeologici CIRCA quattromila reperti archeologici sono stati recuperati dai militari del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei carabinieri, nel corso di un’operazione denominata «San Sozonte», effettuata, agli ordini del comandante Raffaele Giovinazzo, con sequestri in tutta Italia. I reperti saranno mostrati questa mattina, nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle 10 a Cosenza, nella sede del Nucleo, a Palazzo Arnone. Non è la prima volta che i militari di Giovinazzo si distinguono in attività di recupero di beni archeologici. Diverse, infatti, nel corso di questi ultimi anni le operazioni che hanno riportato alla luce beni finiti in mano di collezionisti senza scrupoli. Sotto accusa i medici e i dipendenti dell’Asp di Rende Gli avvocati scioperano salta l’udienza di “Ippocrate” A SEGUITO dell’astensione degli avvocati penalisti dai processi è stata rinviata al prossimo 2 dicembre l’udienza preliminare di “Ippocrate”, con ottanta persone sotto accusa. Si tratta soprattutto di medici e dipendenti del Distretto sanitario di Rende. Una parte è accusata di aver concesso con troppa leggerezza le invalidità, l'altra di aver utilizzato in modo illecito i badge marcatempo e di aver snellito le pratiche per il rinnovo delle patenti. L’udienza si sarebbe dovuta svolgere ieri, dinanzi al gup Salvatore Carpino che, preso atto dell’astensione, ha rinviato il tutto a dicembre. L'operazione fu eseguita il 22 luglio del 2010,congli stessiagentidella Stradale che notificarono 49 ordinanze di custodia cautelare. Le accuse base sono falso ideologico (per la concessione delle invalidità) e truffa (illecito utilizzo del badge delle presenze) ai danni dell'Azienda sanitaria. Tra i nomi degli indagati continuano a spiccare quelli di Pietro Filippo, ex presidente del consiglio comunale di Cosenza, chiamato in causa nella sua qualità di direttore del Distretto sanitario di Rende, Sergio Bartoletti, ex consigliere comunale, medico sportivo, Ottorino Zuccarelli, attuale sindaco di San Fili e consigliere provinciale, chiamato in causa in quanto presidente della commissione per il riconoscimento dell'invalidità civile del distretto sanitario dell'Asp di Rende, e Franco Mirabelli, consigliere regionale, indagato perchè medico dell'ufficio di medicina legale del distretto sanitario di Rende. La Procura, relativamente all'accusa di falso, ipotizza che «le commissioni preposte al riconoscimento dell'invalidità civile e dell'handicap presso il Distretto sanitario diRende si riunivano, sistematicamente, in composizione “ridotta”: L’Asp di Rende e il gup Carpino sia il momentodella visita medica che quello della decisione finale vedevano la partecipazione di uno o, talvolta, due soli componenti della commissione. Gli altri componenti, benché assenti, provvedevano a sottoscrivere regolarmente i verbali di visita medi- ca, che venivano successivamente inviati alla commissione di verifica dell'Inps di Cosenza per il prosieguo dell'iter amministrativo. In tal modo gli indagati vanificavano gli obiettivi sottesi al principio di collegialità previsto dalla legge in materia di invalidità civi- le e di handicap». In merito all'accusa di truffa si ipotizza che «gli indagati ponevano in essere un consolidato sistema truffaldino attraverso il quale riuscivano a far figurare - contrariamente al vero - la propria presenza in ufficio. In particolare, sulla base di pre- cise turnazioni, alcuni dipendenti giornalmente eseguivano plurime operazioni di marcatura utilizzando i cartellini marcatempoin dotazioneagli altri dipendenti, così da farli risultare - contrariamente al vero - presenti presso la sede di lavoro». Ennesima decisione della Cassazione sulla posizione dell’imputato di “Timpone Rosso” Terzo Tdl per Antonio Abbruzzese NON C’E’ DUE senza tre. La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso degli avvocati Cesare Badolato e Giuseppe De Marco, per la terza volta ha annullato la precedente decisione negativa del Tdl, rinviando gli atti a una nuova sezione del Riesame di Catanzaro, ancora una volta dunque chiamato a pronunciarsi sull’eventuale scarcerazione di Antonio Abbruzzese, 36 anni, tra gli imputati eccellenti di “Timpone Rosso”, processo che proprio questa mattina riparte dinanzi ai giudici della Corte di Assise di Cosenza. Abbruzzese, tuttora recluso, è chiamato in causa per l’omicidio di Gaetano Guzzo, ucciso a Cassano il 28 aprile del 2002. Fu ammazzato a colpi di pistola mentre giocava a carte con gli amici. Gli avvocati Badolato e De Marco, insistendo sulla sua innocenza, Il “Palazzaccio”, sede della Cassazione hanno a più riprese chiesto al scarcerazione del loro assistito o, in alternativa, la concessione di una misura meno afflittiva. Richiesta che non è stata accolta da due Tdl, sebbene la Cassazione avesse loro rinviato gli atti. Ora l’ennesima deliberazione della Cassazione, che ha rispedito per la terza volta a Catanzaro le carte relative alla posizione di Abbruzzese. «Mi auguro - ha commentato a caldo l’avvocato Badolato - che i giudici dopo il terzo annullamento consecutivo sappiano finalmente cosa fare». L'operazione “Timpone rosso”, come si ricorderà, prende il nome da un quartiere di Cassano, dove si sarebbero tenute le riunioni per organizzare gli omicidi. E' scattata il 16 luglio, su richiesta della Dda, e ha portato in carcere diversi esponenti del clan degli zingari con l'accusa di associazione mafiosa, omicidio, tentato omicidio, porto abusivo di armi e munizionamento da guerra. In cella finirono 18 dei 23 indagati. Sette gli agguati, undici i morti e due i feriti. r. gr. Primo indagato Morte sulla 107 aperta un’inchiesta LA PROCURA di Cosenza, nella persona del pubblico ministero Donatella Donato, ha iscritto nel registro degli indagati il nome del giovane di 24 anni che lunedì era alla guida del furgone scontratosi, sulla 107, con due auto, provocando la morte della signora Adelina Amendola, 64 anni di Longobardi, con residenza a Campora San Giovanni. Per lui l’accusa è quella di omicidio colposo. Le indagini del pm Donato non si fermano però sulla sola responsabilità del giovane, che è di Cosenza. Il magistrato, infatti, attende l’informativa redatta sul luogo dell’incidente dagli agenti della Polizia Stradale di Cosenza, i quali hanno posto sotto sequestro il furgone, un Ducato, per valutarne l’efficienza. Il mezzo è intestato a una nota azienda venditrice di frutta. A questo punto, se dovessero essere riscontrate delle irregolarità sul mezzo, potrebbe essere chiamato a risponderne anche l’effettivo proprietario. Staremo a vedere. L’incidente si è verificato alle 12 di lunedì sulla statale 107, all’altezza del bivio di San Fili. Il furgone, che scendeva verso Cosenza, ha improvvisamente invaso la corsia opposta, sbattendo frontalmente prima contro una Peugeot 206 (con a bordo tre donne) e la Daewoo (con a bordo la signora Amendola e la figlia, che era al volante). Ad avere la peggio è stata proprio la sessantaquattrenne, che tra l’altro era seduta dietro, in quanto il posto davanti era occupato dal seggiolino del nipote (che era rimasto a casa). Le altre quattro donne hanno riportato diversi traumi e fratture, ma se la caveranno. “Overloading” Tundis ai domiciliari ACCOGLIENDO la richiesta dell’avvocato Cesare Badolato, del foro di Cosenza, il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha concesso gli arresti domiciliari a Luigi Tundis, tra gli indagati di “Overloading”. E’ quest’ultima l’operazione internazionale antidroga che un anno fa circa portò, su richiesta della Dda di Catanzaro, a 84 fermi, eseguiti dai reparti speciali dei carabinieri e della Guardia di Finanza. Tundis, di Cetraro, risponde di otto capi di imputazione. Ieri la decisione del Riesame, che ha soddisfatto la difesa. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 24 Cosenza 39 Email: [email protected] - Altri recapiti: Corigliano fax 0984.853893 Rossano Fax 0983.530493 Cassano Fax 0981.71147 Tel. 3491886901 Trebisacce Fax 0981.56517 Email: [email protected] Cassano. Sul sito presenti molte lastre di eternit Sequestrata discarica abusiva con rifiuti pericolosi di ANTONIO IANNICELLI CASSANO – Sequestrata dai finanzieri della compagnia di Sibari un’area di sei mila metri quadrati adibita a discarica abusiva di rifiuti pericolosi. Gli uomini del capitano Antonio Taccardi hanno effettuato il sequestro al termine di una specifica attività di sopralluoghi portata avanti per diverso tempo. L’area sottoposta a sequestro, adibita alla raccolta e al deposito di notevoli quantitativi di rifiuti, anche di natura molto pericolosa come l’amianto, è ubicata ai margini della linea ferroviaria Sibari – Corigliano e a ridosso della statale 534, l’arteria che collega lo svincolo autostradale di Firmo con la statale 106 bis. All’interno dell’area, che dalle prime risultanze risulta essere di proprietà dell’Anas, i finanzieri della compagnia di Sibari hanno rinvenuto, tra le altre cose, alcune centinaia di lastre di eternit contenenti fibre di amianto, abbandonate e in cattivo stato di conservazione e, quindi, molto pericolose e nocive per la salute pubblica. Le lastre di eternit in cattivo stato, come è risaputo, sono uno dei materiali più pericolosi e inqui- nanti. Le polveri di amianto, infatti, vengono veicolate dal vento. Gli uomini del capitano Taccardi, dopo aver sottoposto l’area a sequestro, hanno avvisato di quanto avvenuto, con una dettagliata relazione, sia la Procura della Repubblica del Tribunale di Castrovillari, competente per territorio, e sia l’Anas, in quanto proprietaria dell’area, ai fini di una celere bonifica dei sei mila metri quadrati sequestrati. L’operazione portata a termine dagli uomini delle Fiamme Gialle di Sibari rappresenta un altro tassello che va ad aggiungersi al mosaico delle L’area sottoposta al sequestro innumerevoli e costanti attività che i finanzieri svolgono con abnegazione per la tutela sia del territorio e sia, soprattutto, della salute pubblica in un difficile contesto socio economico qual è quello della Piana di Sibari, già teatro, Pullman dall’Alto Jonio per venerdì a Palazzo Campanella Ospedale, sindaci e cittadini organizzano la protesta a Reggio di FRANCO MAURELLA TREBISACCE – Confermato che il consiglio regionale, con al primo punto la discussione sulla sanità, si riunirà a Reggio Calabria venerdì 18 novembre alle 15, i sindaci dell’Alto Jonio non hanno perso tempo nell’avviare l’organizzazione del viaggio che li porterà a Palazzo Campanella per esprimere, civilmente e con dignità, il loro disappunto per la riconversione dell’ospedale di Trebisacce che crea un deserto sanitario nel comprensorio. L’incontro operativo si è tenuto lunedì sera, al rientro da Lamezia del consigliere regionale Mario Franchino che, nel corso della riunione del gruppo consiliare del Pd, preparando i lavori consiliari, aveva avuto certezze sulla convocazione dell’assemblea consiliare regionale. All’incontro con i sindaci dell’Alto Jonio, a cui hanno preso parte anche i consiglieri provinciali Mario Melfi e Franco Mundo, i rappresentanti delle associazioni Assopec (Walter Astorino), Pro Loco (Marco Verri) e Amici del cuore (Antonio Saracino), oltre ad amministratori comunali e cittadini, Mario Franchino ha riferito dell’esito della riu- L’ospedale di Trebisacce nione preliminare al consiglio regionale del gruppo Pd, tenutasi a Lamezia e durante la quale sono emerse tante pecche rilevate al Piano di rientro sanitario ed al conclusivo Decreto 106 di Scopelliti. Riserve che il gruppo Pd esprimerà in consiglio regionale. Ovvio che, tra queste, ci sia anche il disappunto dell’Alto Jonio per la riconversione in Capt dell’ospedale “Guido Chidichimo”, presidio di frontiera al servizio di un vasto comprensorio prevalentemente collinare e montano con una situazione orografica che non facilita i collegamenti con la costa. In questo comprensorio, è quanto sostengono da sempre i sindaci, che serve una popolazione di 60 mila utenti, non sono rispettati i Livelli minimi diassistenza, affidati all’ospedale di CoriglianoRossano che dalla maggior parte dei comuni dell’Alto Jonio dista oltre 100 chilometri. Per il nosocomio di Cariati la partita resta aperta Inoltre, per come sostengono i sindaci, Corigliano – Rossano, con soli 250 posti letto per acuti, i soli disponibili nel territorio dell’ex Asl di Rossano dopo la riconversione degli ospedali di Trebisacce e Cariati, non sarebbero in grado di soddisfare l’assistenza ospedaliera per i circa 200 mila utenti che gravano sul territorio. Tornando alla protesta di Reggio, i sindaci sono già al lavoro per organizzare almeno uno, se non due, pullman sui quali, oltre ai primi cittadini dell’Alto Jonio, rigidamente in fascia tricolore, troveranno posto i tre consiglieri provinciali del comprensorio (Melfi, Mundo e Ranù), delegazioni dei consigli comunali, rappresentanti delle associazioni socio-culturaliedi categoriaeicittadini che riterranno di presenziare alla seduta consiliare. A Mario Franchino, il compito di dotare una rappresentanza di sindaci dei pass necessari per partecipare ai lavori consiliari nell’aula di Palazzo Campanella. Già la loro silenziosa, civile e dignitosa presenza, saprà esprimere meglio di tanti discorsi il disagio che vive il comprensorio per l’annunciata e ormai prossima riconversione dell’ospedale di Trebisacce. Cariati. Fermato un sessantenne Speranza per il Cosentino Arresto per detenzione di armi da fuoco rio Mirabelli, che i cariatesi già codi PASQUALE LOIACONO noscono per aver consentito, graCARIATI - Forse per l’Ospedale di zie a una sua proposta, il rientro Cariati la partita non è ancora con- della nostra cittadina nel piano di sviluppo turistico clusa. regionale. A dare una speNella bozza di moranza al nosocomio difica dell’atto cariatese, presidio aziendale dell’Asp di riferimento per Cosenza, presenta un utenza di circa 60 da Mirabelli al Diretmila abitanti, è l’Api tore generale Frandi Cariati. cesco Zoccali e al Il vice sindaco Presidente della Leonardo Montegiunta regionale santo e il consigliere Giuseppe Scopelliti, Cataldo Rizzo, assieper il nostro ospedame all’assessore del L’ospedale di Cariati le sono previsti 20 Comune di Pietrapaola, Giuseppe Filippelli, sono posti di riabilitazione post acuti riusciti a sensibilizzare i vertici re- per il reparto di cardiologia; 20 pogionali del loro partito sulla que- sti per lunga degenza per il reparto stione “ospedale”: a difendere gli di psichiatria; 13 posti per la dialisi interessi della nostra comunità è e il potenziamento del pronto socstato il consigliere regionale Rosa- corso. CARIATI – I carabinieri della locale stazione, nel corso di mirati controlli volti a prevenire e contrastare il commercio e la detenzione illegale di armi, hanno tratto in arresto, fra l’altro per ingresso clandestino in suolo italiano di armi e munizioni, il sessantenne C.B. I militari, nell’abitazione dell’uomo hanno rinvenuto, ben occultato, un fucile a pompa calibro 12, di fabbricazione americana e 40 cartucce del medesimo calibro. A seguito del sequestro deicorpi direato èstata dispostal’analisi tecnica del materiale d’armamento, ed è risultato che l’arma, oltre ad essere detenuta illegalmente, era priva della prescritta sigla del banco nazionale di prova per le armi da fuoco portatili eper lemunizioni commercialidi prova di Gardone Val Trompia (Bs). In particolare, il fucile era privo anche di matricola. C.B., espletate formalità di rito e le operazioni di fotosegnalamento, su disposizione dell’autorità giudiziaria presso il Tribunale di Rossano, è stato tradotto presso la casa di reclusione in attesa della convalida dell’arresto. p. l. negli anni scorsi, dell’interramento di decine di migliaia di tonnellate di ferriti di zinco provenienti dalla Pertusola di Crotone. Un traffico scoperto sempre grazie all’attività delle Fiamme Gialle. Cassano Villapiana Scongiurare Rischio la chiusura idrogeologico dei Tribunali La replica minori di Fli di MIMMO PETRONI di PASQUALE BRIA CASSANO – Il consiglio comunale di Cassano, nel corso della breve riunione di lunedì sera, tra i temi posti all’ordine del giorno, ha trattato solamente quello inerente l’ipotizzata soppressione dei Tribunali Minori e degli Uffici del Giudice di Pace. Per il resto, tutto è stato rinviato, di comune accordo tra maggioranza e rappresentanti di opposizione presenti, a mercoledì 30 novembre prossimo. Circa la cronaca della seduta, c’è da riferire che i lavori sono iniziati solamente al secondo appello disposto dal presidente Rosella Garofalo, dopo che il primo era andato deserto per mancanza del numero legale, certificato dal segretario Giovanna Acquaviva. Lo svolgimento dell’assise, è stato caratterizzato, in apertura, dalla richiesta di inversione all’ordine delgiorno del punto sopra citato, accordato all’unanimità dei presenti e dopo la presentazione del sindaco e consigliere regionale Gianluca Gallo, dagli interventi dei consiglieri Roberto Falvo (PdL), Giuseppe Cosenza e Francesco Lombardi (UdC). Tutti, hanno argomentato sulla necessità di scongiurare la chiusura dei cosiddetti tribunali minori e degli uffici del giudice di pace, in quanto, in talune realtà, tali presidi di legalità, rappresentano un importante ed essenziale argine contro il fenomeno incombente della criminalità organizzata. Chiusa la discussione sul punto, su richiesta dal consigliere Falvo, motivata dall’assenza coatta di alcuni consiglieri di minoranza per problemi di salute, la riunione è stata aggiornata, all’unanimità, alla data del 30 novembre prossimo, per proseguire nella trattazione dei temi in agenda, tra cui, la Proposta di rimodulazione del regolamento e della tassa di soggiorno; la Problematica Marina di Sibari: consegna delle opere al comune; la Problematica relativa alla rete fognante di contrada Lattughelle; la Problematica che interessa i circa cento Lavoratori Lsu-Lpu, in forza all’ente, a quelli, probabilmente se ne aggiungeranno anche altri, tra cui l’approvazione dell’assestamento di bilancio. VILLAPIANA – Il direttivo di Fli replica a Rizzuto sulla questione rischio idrogeologico. «A seguito di un lunga riunione tenutasi nei giorni scorsi, il direttivo Fli di Villapiana si sente in dovere di prendere le distanze dalle assurde e insensate accuse mosse nei confronti del segretario, Michele Grande, dal sindaco Rizzuto nella sua risposta al nostro articolo di denuncia sulla questione Satanasso». Così recita una nota diffusa dal vice segretario dellasezione FlidiVillapiana Luigi Dramissino in risposta al sindaco Roberto Rizzuto. «Non è certamente intento di Fli speculare politicamente sulle tragedie altrui –prosegue il comunicato- né seminare panico facendo del terrorismo psicologico, questi sono meccanismi che appartengono aun modo difare politica dal quale ci siamo sempre dissociati e continueremo a dissociarci». «Ci vuole un grande coraggio –continua Dramisino –ad affermare che l’allarme da noi lanciato è ingiustificato, se fosse davvero così, allora non avrebbero senso i lavori appena iniziati con l’intervento dell’Ente Provincia sul letto del fiume e sui canali di scolo. Il nostro appello è stato mal interpretato dai nostri amministratori. Abbiamo analizzato il problema (tra l’altro sollevato pubblicamente nel 2010 anche dal consigliere di minoranza Zito) con l’ausilio di dati statistici ed episodi realmente accaduti senza pretendere di anticipare nessuno nella sollecitazione dei lavori. La veridicità della nostra segnalazione trova riscontro nelle recenti dichiarazioni del presidente Mario Oliverio, dell’assessore provinciale alla viabilità, Arturo Riccetti e del geologo del Cnr, dottor Carlo Tansi e nelle continue lamentele da parte di tanti comuni della provincia. Pregherei i nostri oppositori politici – conclude Dramisino – di evitare di perseverare nelle loro accuse di protagonismo. Per chi fa politica e lavora per il bene del proprio territorio farsi pubblicità è senz’altro positivo, ma dire la verità ed esporla alla luce del sole è molto più positivo e gratificante». E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Jonio Mercoledì 16 novembre 2011 Rilevati vizi di legittimità circa l’utilizzazione di dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia La difesa chiede l’assoluzione Udienza del rito abbreviato di Santa Tecla: il collegio difensivo dà subito battaglia di MATTEO LAURIA CORIGLIANO – Botta e risposta tra accusa e difesa nel rito abbreviato del processo “Santa Tecla”: alle roboanti richieste di condanna avanzate dal pubblico ministero Vincenzo Luberto corrispondono a cascata altrettante richieste di assoluzione del collegio di difesa. E tra le motivazioni emergono vizi di legittimità circa la utilizzabilità di dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia, l’irrilevanza sul piano dei contenuti delle fonti captative, l’inconsistenza di riscontri tale da giustificare la pioggia di anni di reclusione avanzata dalla pubblica accusa, l’emissione di provvedimenti sulla base di dichiarazioni rese da pentiti già utilizzate in altri procedimenti penali. Una serie di contestazioni, dunque, che ha indotto il collegio di difesa a chiedere l’assoluzione per i loro assistiti. Ieri mattina presso l’aula bunker di Catanzaro si è celebrata la sesta udienza presso l’ufficio Gup presieduto da Tiziana Macrì. L’avvocato Franco Oranges ha aperto la discussione ricordando la recente morte determinata da ictus cerebrale dell’imprenditore Franco Straface, 54 anni, deceduto presso la propria abitazione (detenuto ai domiciliari) nella tarda serata di sabato. Per il penalista il processo “Santa Tecla” si sta rivelando “brutto” per una serie di situazioni. Sono tre gli imputati che hanno perso la vita: Franco Straface, il cognato Mario Guglielmo (deceduto nell’agosto scorso con un infarto, coinvolto anch’egli in Santa Tecla), e Pietro Salvatore Mollo morto suicida presso il supercarcere di Preturo in regime di 41 bis. L’avvocato Oranges si è pronunziato sulle posizioni di Pietro Longobucco (chiesti 27 anni di carcere), Rocco Azzaro (chiesti 16 anni di carcere), Ciro Nigro (chiesti 16 anni di carcere), Antonio Marrazzo (chiesti 6 anni di carcere), Luca Cerza (chiesti 6 anni di carcere), Antonio Zangaro (chiesti 6 anni di carcere), Arcangelo Conocchia (chiesti 15 anni di carcere). Su alcuni degli imputati sono state eccepite le contraddizioni del collaboratore di giustizia Carmine Alfano. Così come sono stati rilevati vizi nella pubblica accusa che prendeva in esame le dichiarazioni di pentiti già utilizzate in altri processi (Set Up- Bige Fire- Corinan- ecc). Sottolineata inoltre la tardività di alcune esternazioni rese da Vincenzo Curato e Carmine Alfano nei confronti di imputati menzionati nonostante fossero sottoposti a regime de- Il pm Vincenzo Luberto tentivo, pertanto, impossibilitati a poter svolgere ruoli o funzioni all’esterno. Ancor più contrastante, secondo il penalista, si rivela la natura dei contenuti espressi dalle gole profonde, soprattutto se si pensa che determinate dichiarazioni sono state rilasciate solo ed esclusivamente davanti al pubblico ministero e a rappresentanti di polizia giudiziaria, senza quindi la presenza di un organo terzo. Ulteriori conflitti nei narrati dei pentiti si rinvengono nella vicenda del complesso turistico “L’Airone”, realizzato dal noto gioielliere Pino Curto, parte offesa in questo procedimento. Alcuni imputati sono stati accusati di avere avuto un ruolo in questa vicenda, nonostante fossero dietro le sbarre, come nel caso di Ciro Nigro che esce dal carcere nel 2007 Il partito invita a organizzare la scuola di teatro nel complesso dell’ex convento della Riforma «Il castello ducale è abbandonato» Il Pd del centro storico chiede più interesse per la parte antica della città CORIGLIANO – Il Pd del centro storico si scaglia ancora una volta contro la “fallimentare” gestione amministrativa del centrodestra coriglianese. Questa volta, in ambito culturale. Le attenzioni dei democratici del borgo antico vanno al complesso dell’ex convento della Riforma che al suo interno contiene lo storico teatro Valente. Nell’apprezzare certamente la “positizissima” iniziativa lanciata nei giorni scorsi, la scuola di teatro al Metropol, il Pd di Corigliano Alta rammenta un documento del 26 ottobre 2010 col quale chiedeva all’allora amministrazione comunale l’utilizzo «nel rispetto della sua destinazione d’uso» proprio dell’ex convento della Riforma. «E’ utile far conoscere e ricordare ai cittadini coriglianesi – dichiarano i democratici – che l’immobile in questione è stato restaurato con fondi regionali ed europei, ed aveva un’unica finalità, ovvero quella di creare un centro per la musica, le arti, lo spettacolo, obiettivo naturale per la presenza del teatro e per la vicinanza al castello». In quei mesi si pensava di «creare una scuola di teatro di tipo se- Invito ai commissari ad aderire ai progetti minariale da intitolare a Vincenzo ed Aroldo Tieri, l’istituzione di corsi musicali in accordo con il Conservatorio di Cosenza e l’apertura di un museo del cinema», evidenziano nel rimarcare, però, che nulla di tutto ciò sia stato realizzato. Sempre in tema di gestione dei beni culturali della città, a mo’ di esempio, il Pd del centro storico riprende la “questione” Castello ducale, «ormai abbandonato a sé stesso». «Il vecchio maniero – spiegano ancora – che doveva continuare ad essere l’emblema della corigliane- sità, della crescita turistica e del confronto culturale, è stato vergognosamente trascurato e inutilizzato. Si pensi tra l’altro allo stallo per il bando sulla gestione». Per i democratici, insomma, il borgo antico «ha perso, grazie al disinteresse di chi ha retto infelicemente dal 2009 le sorti della città, un’altra opportunità di crescita». Ma, se si è ancora in tempo, che la scuola di teatro la si organizzi «dove si sarebbe dovuto», è l’invito conclusivo del Pd del centro storico. l. l. Rossano. «Situazione difficile da sostenere» Uil lancia l’allarme Liberi Ausoni: «I Pisl utili diLaun’ulteriore riduzione alle imprese del territorio» della polizia penitenziaria di LUCA LATELLA CORIGLIANO – Il comune di Corigliano aderisca ai Pisl, i Progetti Integrati di Sviluppo. L’invito, recapitato ieri ai commissari prefettizi, giunge dal movimento politico “Liberi Ausoni”. Con una lettera, i referenti del sodalizio invitato la commissione straordinaria del comune di Corigliano «a formalizzare, qualora non sia stato già fatto, una lettera di adesione ai Pils che verranno attivati nel nostro territorio, per conto dello stesso Comune». I Progetti Integrati di Sviluppo, spiegano da Liberi Ausoni anche per fornire il senso della programmazione territoriale, sono uno strumento di attuazione della strategia regionale, delle linee di intervento (territoriali, settoriali e di filiera) e dei metodi individuati (concertazione, partecipazione, collaborazione pubblico-privato), nei Sistemi Territoriali Istituzionali, i quali, possono essere realizzati, su proposta dei comuni interessati, soprattutto nelle aree interessate da fenomeni di quando la struttura era già terminata. L’avvocato Andrea Salcina concorde con il collega su alcuni punti, ha rimarcato la carenza di riscontri, l’anomalia di una sequenza processuale che ha punti di contatto con altre inchieste (Big Fire- CorinanSet Up), l’inaccettabile presupposto che si possano giudicare imputati per fatti contestati già in altri processi. Il penalista difende le posizioni di Osvaldo Di Iuri, Filippo Arcidiacono e Arcangelo Conocchia junior. Riscontrata dall’avvocato Natalino Mangano la tardività delle dichiarazioni dei pentiti anche sull’imputato Francesco Surace. E oggi è la volta degli avvocati Emanuele Monte e Gianluca Guardavalle sulle posizioni dei fratelli Straface. Per Franco sarà pronunziata una sentenza a non doversi procedere. conurbazioni tra comuni limitrofi, come nel caso Corigliano-Rossano. Forme di investimento, dunque, che mirano a realizzare, a potenziare, a condividere la gestione associata di infrastrutture e servizi essenziali con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita dei cittadini, rendendo il territorio «maggiormente attrattivo nell’ambito di una globalizzazione sempre più presente ma scarsamente perseguita nel nostro comune», affermano ancora da Liberi Ausoni. Nel concreto, i Pisl possono svilupparsi nell’ambito della «realizzazione di sistemi di mobilità intercomunale», dei «servizi intercomunali per la qualità della vita», dei «sistemi turistici locali e destinazioni turistiche locali» e dei «sistemi produttivi locali, distretti agroalimentari e distretti rurali». In virtù, quindi, delle vocazioni di questo territorio e pur volendo considerare il momento “storico-politico” difficile che la città sta attraversano, il movimento ritiene «che il Comune di Corigliano debba aderire alla straordinaria occasione rappresentata dai fondi Pisl». «In particolare – sostengono ancora – l’attenzione andrebbe rivolta alla realizzazione di sistemi turistici locali, ai sistemi produttivi locali, distretti agroalimentari e distretti rurali poiché il nostro comune, in quanto già beneficiario di fondi Pisu, non può partecipare ai Pisl che riguardano interventi infrastrutturali». Per Liberi Ausoni, insomma, l’adesione ai Progetti Integrati di Sviluppo rappresenterebbe una “grossa opportunità per le imprese localizzate nel nostro comune che potrebbero usufruire di investimenti stanziati per tale finalità, come già accade in altre limitrofe realtà territoriali, al fine di far crescere la produttività e incentivare gli investimenti nel nostro territorio». I circa 144 milioni di euro stanziati dalla Regione, in definitiva, rappresentano anche un’importante opportunità di investimento, e soprattutto un “ennesimo banco di prova” per lo «sviluppo della cultura del partenariato». IL segretario provinciale della Uil penitenziari, Tommaso Filippi, interviene sui problemi del carcere di Rossano e in particolare sulla carenza di personale più volta sottolineata anche attraverso azioni di protesta delle stesse guardie carcerarie. E’ di queste ultime ore la notizia di una ulteriore riduzione (otto unità) dell’organico della polizia penitenziaria del carcere di Rossano, con il rientro in sede del personale distaccato (da istituti della Calabria) proprio presso la casa di reclusione della città bizantina. «Nonostante la criticità in cui versa l’istituto penitenziario di Rossano dice Tommaso Filippi - il provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria per la regione Calabria, ha disposto il rientro immediato, nelle sedi di appartenenza della Regione, ,il personale di polizia penitenziaria distaccato da diverso tempo a Rossano proprio per contrastare la condizione di criticità in cui versa l’istituto». Appare piuttosto contrastante e inopportuno - dice ancora Filippi - un’azione così restrittiva,sia peril personaleoperante nellacasadi reclusione e sia per le unità che dovranno fare rientro nella sede di appartenenza». Il segretario provinciale della Uil penitenziaria ricorda le proteste dell’estate scorsa del personale di polizia penitenziaria che per attirare l’attenzione sul problema della mancanza di personale si era astenutadal consumare i pasti presso la mensa di servizio e aveva deciso per l’autoconsegna dopo l’orario di servizio a permanere nella caserma dell’istituto senza rientrare dalle proprie famiglie. Il sindacato vuole sensibilizzare i vari organi del dipartimento dell’amministrazione dei penitenziari per «valutare con senso di concreta responsabilità la reale situazione in cui versa l’istituto e come questa condizione potrebbe peggiorare con un ulteriore aggravio delle unità di polizia penitenziaria che verrebbero rispedite alle sedi di appartenenza». «Nella casa di reclusione - specifica Filippi - sono presenti 370 detenuti e il personale di polizia penitenziaria che vi presta servizio è composto solo da 138 unità. Attualmente solo con le unità presenti si riescono a garantire i livelli minimi di sicurezza dell’istituto». Le nomine di Fli Cordinamento provinciale entrano Fino e Turano CORIGLIANO – Antonio Fino e Giuseppe Turano sono stati nominati nel coordinamentoprovinciali diFuturoe Libertà. L’investitura ai due rappresentanti del Fli di Corigliano è stata data dal coordinatore provinciale Fabrizio Falvo e si aggiungono all’incarico nel Collegio dei probiviri di Giampiero Dardano e allariconferma aresponsabile dell’Alto Ionio cosentino di Michele Grande, segretario del circolo di Villapiana, già membro del precedente coordinamento provinciale. Viva soddisfazione, dunque,viene espressa dalla costola locale del partito di Giafranco Fini che sta organizzandosi in modo sempre più capillare in tutto il territorio calabrese. Antonio Fino, nel frattempo, ha già dichiarato di voler canalizzare il suo fattivo contributo sulla rinascita della vita politica coriglianese e che Futuro e Libertà punterà in special modo sui giovani e le donne per «formare la nuova classe dirigente del nostro territorio». Giuseppe Turano, ancora, all’interno del coordinamento provincialesvolgerà ilruolo di responsabile del settore “Legalità e Giustizia”. l. l. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Cosenza 41 Corigliano e costa jonica Mercoledì 16 novembre 2011 Mercoledì 16 novembre 2011 35 Ufficio di corrispondenza: via Virgillo, 3 - 88046 Lamezia Terme - Tel. e Fax 0968/201015 E-mail: [email protected] “Isola Felice”. All’interrogatorio di garanzia anche altri due indagati respingono le accuse Patenti facili, De Sensi si difende Il titolare dell’autoscuola ha dichiarato la sua estraneità davanti al gip di PASQUALINO RETTURA «SONOestraneo. Lecompetenzesugli esami e sul rilascio di patenti e certificati Adr sono della Motorizzazione». Si è difeso dichiarando la sua innocenza, Vincenzo De Sensi, titolare dell’omonima scuola guida, fra le otto persone finite agli arresti domiciliari nell’ambito dell’operazione “Isola Felice” sul rilascio di patenti facili. De Sensi è stato sottoposto all’interrogatorio di garanzia dal gip Carlo Fontanzza, così come anche il suo collaboratore, Achille Amendola (difesi dall’avvocato Pino Spinelli) oltre a Rosina Sgrò ( difesa dagli avvocati Pino Spinelli e Francesco Gambardella) e Gennaro Vecchi, difeso dall’avvocato Domenico Villella. Questi ultimi due raggiunti dall’obbligo di dimora. Stante le dichiarazione supportate da documenti, i legali di fiducia degli assistiti hanno avanzato al gip la richiesta di revoca dei provvedimenti cautelari o, in subordine, un alleggerimento della misura. E oggi dal gip sarà la volta di Luigi Zullo, Andrea Cristini, Andrea Scalzo e Antonio Iozzo. Tutti infatti ora sono chiamati a difendersi dalle pesanti accuse formulate dal pm Domenico Galletta che nella richiesta di applicazione delle misure cautelari, ha ricostruito punto per punto il ruolo degli indagati nonchè gli episodi. Secondo le accuse l'organizzazione operava sotto la regia, il coordinamento e la promozione di numerosi soggetti. In particolare di Gaspare, Pastore, il quale per la procura rivestiva la funzione di direttore della Motorizzazione di Catanzaro, anzichè svolgere la funzione di controllo della sua propria. In accordo con le autoscuole che moltiplicavano i loro iscritti con la prospettazione delle patenti facili, rilasciava quale esaminatore patenti di categoria superiore in assenza deipresupposti di legge (in particolare a candidati assenti all'esame di teoria e guida) e consentiva - secondo le accuse - consapevolmente che gli altri esaminatori compiacenti facessero altrettanto. E in accordo con Vincenzo De Sensi (monopolista dei certificati Adr) con gli esaminatori e con il delegato quale responsabile del corso, rilasciava i nulla osta per lo svolgimento dei corsi ed i nulla osta per lo svolgimento dei correlati esami Adr in mancanza dei presupposti. Secondo le accuse, De Sensi, titolare dell'omonima scuola guida, avrebbe avuto il ruolo di reclutatore di candidati alle patenti facili (candidati provenienti da tutta Italia, molti dei quali avevano avuto difficoltà a conseguire le patenti nelle sedi di provenienza) da segnalare al direttore Pastore perchè si provvedesse a organizzare apposite sedute d'esami, teorico e pratico, da gestire e pilotare con il coinvolgimento di esaminatori e impiegati parte dei giochi. Sempre De Sensi, per la procura, quale titolare dell'autoscuola di Lamezia, aveva il monopolio a Catanzaro per il rilascio dei certificati Adr abilitanti alla guida di veicoli impiegati per il trasporto di merci pericolose e, d'intesa con il direttore Pastore e con gli esaminatori (e con il suo delegato quale responsabile del corso) secondo le accuse - faceva figurare falsamente come svolto il corso obbligatorio propedeutico allo svolgimento degli esami, come svolti regolarmente gli esami, come rilasciati regolarmente gli Adr, sebbene rilasciati in assenza dei presupposti di legge a candidati provenienti da ogni parte d'Italia, alcuni dei quali reclutati e indirizzati dall'autoscuola Sole di Praia a Mare. Tutte accuse che ora De Sensi ha respinto. DAI PARTITI Pierpaolo Muraca lascia il Pd e passa al Misto I difensori chiedono la revoca delle misure cautelari Il tribunale di Lamezia Proteste dei residenti di via della Vittoria. Il Comune: «Una famiglia a tempo limitato» No ai rom in una casa confiscata LO sgombero delle famiglie rom dalla bidonville di Scordovillo prosegue secondo il programma del Comune in rispetto all’ordinanza di sgombero della Procura. In questo senso ieri in via della Vittoria, nel pian terreno di un immobile (nella parte confiscata alla mafia e affidata al Comune) dovevano trovare posto due famiglie di nomadi trasferite da Ginepri dove fra l’altro stavano vivendo senza acqua e luce, come da loro stesso denunciato ieri mattina in attesa di fare ingresso nell’appartamento destinato dal Comune. Quelle famiglie però hanno trovato la strada sbarrata dai residenti del piano superiore e dalle altre famiglie residenti in Solferino. «Il Comune non ci ha avvisato protestavano gli abitanti - hanno fatto i lavori senza cartelli indicativi ma nessuno ci aveva detto il perchè di questi lavori». E’ bastato poco per far arrivare sul posto polizia e vigili urbani e poco dopo il sindaco Gianni Speranza che ha incontrato gli abitanti contrari alla sistemazione delle famiglie di nomadi. Accompagnato dal dirigente del settore, Teresa Bambara, il sindaco ha ascoltato le ragioni degli abitanti i quali in particolare non hanno ritenuto questa zona della città idonea a ospitare GIRO DI CRONACA Sfondata la porta d’ingresso dell’Ufficio elettorale di corso Numistrano La protesta dei residenti in via della Vittoria rom in questo zona residenziale. Nel frattempo, le famiglie di nomadi ai quali era stata data comunicazione del trasferimento, erano in attesa di prendere possesso dell’abitazione trasformata dai lavori comunali da locale per attività commerciale a civile abitazione. Attesa vana per le famiglie visto che il sindaco, dopo essere tornato al Comune, ha accolto in parte le richieste dei residenti. Incontrando infatti nuovamente una delegazione al Comune, il sindaco ha comunicato loro di aver ha deciso di trasferire solo una famiglia e per un tempo li- mitato (15 giugno). E che nelle prossime ore sarà adottato un decreto formale per allocare una sola famiglia e per un tempo limitato; nell'altro spazio verranno allocate attività del Comune. La decisione fino alla serata di ieri non era ancora stata accettata dalle famiglie che hanno nominato un legale. Intanto, l’amministrazione comunale ha annunciato che da marzo 2011 sono state 15 le famiglie, per un totale di 80 persone, sgomberate da Scordovillo in seguito all'ordinanza della Procura della Repubblica. p.re. E’ stata trovata sfondata la porta d’ingresso dell’Ufficio elettorale di corso Numistrano. A denunciarlo ai carabinieri di Lamezia ieri mattina gli stessi dipendenti dell’Ufficio comunale. Dalle verifiche effettuate però non sarebbe stato toccato nulla da parte di chi ha compiuto il gesto (probabilmente con un calcio). Probabilmente quindi si è trattato di un atto vandalico, oppure se La porta sfondata l’autore dell’episodio avesse avuto intenzione di entrare nell’Ufficio potrebbe aver desistito forse perchè «disturbato» nel compiere la sua «missione». p.re. IL RIPOSIZIONAMENTO nei partiti va avanti e non lascia indenne alcun schieramento. Si sfoltisce il Pdl, ma non è il solo partito. Ora è il Pd a perdere altri pezzi. Pierpaolo Muraca, infatti, saluta il partito di Bersani e passa al gruppo misto. La dichiarazione ufficiale del consigliere comunale è di eri, ma l'avvicendamento era ormai nell'aria da parecchio (Il Quotidiano l'aveva ipotizzato allorquando erano iniziati i mal di pancia nell'aria vicina ad Agazio Loiero). E comunque l'idea che nel prossimo futuro la geografia politica all'interno del civico consesso possa ulteriormente cambiare non è affatto peregrina. Magari resteràda verificare se e quanto possa rischiare la maggioranza di Speranzache erauscitacosì “robusta” dalle ultime amministrative. Resterà da capire in prospettiva quale ruolo potrà avere l'Udc, quale peso avrà il Terzo Polo. Ancor di più se l'area diriferimento del'ingegnere Grandinetti(oggi anche leader del Fli) possa essere coinvolta direttamente nell'esecutivo. Ricordiamo che la giunta è sempre monca di una postazione: quella che doveva essere affidata all'area di Sinistra e che per le mille traversie è rimasta vuota. Ora è pur vero che l'affidamento di un assessorato al Terzo Polo potrebbe scatenare qualche ribellione a Sinistra, ma con i tempi che corrono un allargamento di maggioranza risulterebbe rassicurante al sindaco. Vedremo. Intanto ritornando a Muraca. Il consigliere spiega di aver lasciato il Pd«dopo un'approfondita analisi politica, con molta serenità e con la consapevolezza che le conclusioni a cui è giunto sono davvero il risultato di una riflessione ponderata. «Lascio il Pd - dichiara: e' il tempo delle scelte, sofferte ma inevitabili». Spiega pure la disillusione per il partito che non è mai nato «il fallimento della sua ”mission”» e per ultimo ricorda che anche che le dimissioni del commissario Musi che «segnano una definitiva sconfitta e pongono la parola fine ad un tentativo di ricostruzione che richiede tempi ancora lunghi. Questo e'un partito che fatica a voltare pagina». p.ro. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Lamezia Processo Una Tantum. Sul banco dei testimoni la famiglia Stuppia. Tre le persone imputate Depongono le parti offese Ricostruiti la richiesta estorsiva e il blitz all’autosalone “Danielson Cars” UN'UDIENZA fiume quella di ieri del processo “Una Tantum”che vede imputate tre persone accusate a vario titolo di tentata estorsione ai danni della famiglia Stuppia. Si tratta di Nicolino Franzé (difeso dall'avvocato Giuseppe Grande), del figlio Francesco e del genero Domenico Carrà (rappresentati entrambi dall'avvocato Giuseppe Di Renzo) arrestati dalla Squadra Mobile il 30 luglio 2010. Udienza fiume, si diceva, in quanto a salire sul banco dei testimoni sono state proprio le parti offese: Daniele, Rocco e il padre di questi Gregorio che hanno ricostruito, rispondendo alle domande del pubblico ministero Michele Sirgiovanni, al rappresentante di parte civile (Francesco Stilo) e delle difese, le fasi antecedenti l'episodio del 22 luglio dello scorso anno quando all'autosalone “Danielson cars” (oggi Testarossa Srl) si presentò in prima battuta Franzé padre e, successivamente, anche il figlio e il genero, sia la dinamica dell'episodio stesso, nonché le presunte richieste estorsive. Il primo chiamato a deporre è stato Daniele Stuppia che ha riferito della vendita di una Smart a Nicolino Franzé, nel 2006, per la somma di 6200 euro il quale, però, «dopo circa tre mesi fece ritorno all'autosalone per lamentare l'esistenza di problemi e pretendendo l'acquisto da parte nostra per una somma di 9500 euro». Ha specificato, quindi, che gli fu stato fatto un assegno e la questione si chiuse lì. Successivamente ha raccontato della volta in cui (era il 2008) si presentò il fratello di Franzé, Basilio, il quale «riteneva - secondo quanto riferito da Stuppia in aula - che noi avessimo mandato una lettera alle forze dell'ordine nella quale l'accusavamo di avere a che fare con la droga. Cosa che non è assolutamente vera. Al ché avanzo la richiesta di 4000 euro, scesi però a 3500 in virtù dell'intervento di un mio amico, Antonio Baldo il quale mi aveva consigliato di chiudere la cosa a quella cifra». Somma che, come dichiarerà in seguito il fratello Rocco, era riferita, per come raccontato dal padre successivamente, «al pagamento di una fornitura di Il palazzo di giustizia di Vibo Valentia. A lato il pubblico ministero Michele Sirgiovanni sabbia mai saldata rivendicata dallo stesso». Altro episodio raccontato è stato quello relativo a quando, sempre all'autosalone, si era presentato un altro genero di Franzé il quale «sosteneva che io ed un altro ragazzo avessimo, poco prima, cercato di investire la moglie di Carrà. Anche questo non era assolutamente vero in quanto io non mi ero mosso dall'autosalone e a confermarlo c'erano anche dei testimoni. La cosa, quindi, finì lì». Infine il fatto del 22 luglio 2010. «Alle 18,30 circa - racconta Stuppia - arrivò davanti all'attività Nicolino Franzé a bordo di una Smart il quale mi fece segno di avvicinar- mi. In quel momento mi disse se mi ricordavo cosa fosse accaduto due anni prima e capiì che si riferiva all'episodio dell'incendio e all'esplosione di una bomba ad una mia abitazione. Io restai senza parole e lui aggiunse, gridando, che se avremmo voluto stare in pace avremmo dovuto dargli 50.000 euro subito e 2.000 ogni mese». La reazione della parte offesa fu immediata: «Diedi un calcio allo sportello che mandò i frantumi il finestrino. A questo punto, Franzé si allontanò sull'auto in direzione Mileto». Ma la vicenda non era finita lì e questo Daniele Stuppia e i suoi familiari lo sapevano bene. Ed infatti, «circa cinque minuti dopo - ha proseguito il testimone che attualmente ha un servizio di tutela semplice - arrivò da Vibo, davanti al cancello quasi ad ostruirlo, una Mercedes Cls con a bordo Francesco Franzé e Domenico Carrà». Stuppia, nel frattempo era salito su un Hammer (un grosso fuoristrada) perché mi «sentivo al sicuro e con il quale cercava di mandar via i due. Carrà - ha aggiunto - rimase in auto, mentre Francesco scese impugnando una pistola e indirizzandola verso di me. Quasi contemporaneamente dalla strada di Mileto giunse, a bordo di una Modus Nicolino Fran- zé il quale scese dal mezzo imbracciando un fucile a canne mozze. Restò sempre dall'altro lato della carreggiata, a circa 15-20 metri dall'autosalone (mentre il figlio si trovava a 3-4 metri)». Il tutto, si è svolto in un fuggi-fuggi generale terminato nel momento in cui «i tre scapparono dopo che tutti gridavamo che stava arrivando la polizia che avevamo chiamato nel lasso di tempo tra la prima e la seconda apparizione di Nicolino». Rispondendo alle domande dell'avvocato Francesco Stilo, la parte offesa ha riferito di «aver dato l'assegno dell'auto ai Franzé in quanto conoscevo la loro re- IL CONTROLLO Panificio abusivo scoperto dall’Arma dei carabinieri NUOVO panificio abusivo scoperto dagli uomini della Compagnia Carabinieri di Vibo Valentia. Gli uomini della Benemerita, che da settimane stannobattendo atappeto ilterritorio per stroncare definitivamente il fenomeno della panificazione abusiva, spesso svolta in strutture prive delle più elementari condizioni igieniche e che non possono garantire sicuramente la salubrità degli alimenti prodotti, questa volta sono intervenuti all'interno di un panificio della frazione Favelloni di Cessaniti, giornalmente impegnato nella consegna di centinaia di kg di pane a numerosissimi esercizi commerciali anche dei comuni limitrofi. I Carabinieri della Stazione di Cessaniti, con il supporto di personale dell'Asp del capoluogo, hanno infatti accertato come il titolare dell'attività commerciale svolgesse il proprio lavoro in assenza di qualsiasi autorizzazione sanitaria, senza aver minimamente dichiarato l'inizio delle attività ed utilizzando per il trasporto mezzi inidonei alle sostanze alimentari. Un quadro desolante quello riscontrato dai militari, che li ha portati ad elevare ben 3 mila euro di sanzioni amministrative in capo al titolare del panificio ed a disporre l'immediata chiusura dello stesso, mancando i minimi requisiti di legge per garantire una produzione esente da rischi per la salute. Ancora una volta l'attenta azione di controllo del territorio degli uomini dell'Arma ha portato i propri frutti consentendo di mettere i sigilli ad un'attività di produzione alimentare che, a dir poco, metteva a rischio la salute dei consumatori. Il personale della Benemerita Ai due dirigenti del Comune di Vibo, Scalamogna e Teti, dopo le intimidazioni Numerosi gli attestati di solidarietà CONTINUANO a pervenirenumerosi gli attestati di solidarietà al dirigente del comune Pasquale Scalamogna dopo il rinvenimento, davanti al portone di casa di una bottiglia di benzina e quattro proiettili di pistola. Udc. Il gruppo consiliare, guidato dal capogruppo Antonino Daffinà, la delegazione in seno alla giunta comunale, guidata dal vicesindaco Salvatore Bulzomì, il commissario cittadino dell'Udc, Raffaele Iorfida, si dichiara vicino al dirigente ribadendo che «non è possibile accettare che a breve distanza da un altro episodio gravissimo e intollerabile un altro dirigente comunale venga reso destinatario di intimidazioni inqualificabili». Cannatelli. Solidarietà è stata espressa anche dal sindaco di Sorianello Sergio Cannatelli, che a cavallo tra il 2009 e il 2010 lo ha chiamato a dirigere l'ufficio tecnico comunale. Del professionista il sindacoCannatelli nonesita asottolineare oltre alle qualità umane anche uno spiccato senso del dovere, tanta professionalità, onestà e trasparenza. «Qui ha dato ampia prova delle sue qualità e del suo impegno. Grazie alla sua perizia abbiamo potuto impostare un lavoro proficuo», ha evidenziato Cannatelli, che ha altresì fermamente condannato l'atto intimidatorio. Confindustria. La sezione provinciale (segnatamente i presidenti di Confindustria ed Ance Vibo Valentia Domenico Arena e Fausto Marino) affermano che «oggi l'impressione è che tali “avvertimenti” riguardano sempre più anche chi governa e gestisce la res pubblica e, dunque, tutti i cittadini indistintamente. Il nostro messaggio deve essere, quindi, sempre più forte e coinvolgere tutta quella gente sana che non vuole e non può arrendersi alla cultura dell'illegalità, della tracotanza e della sopraffazione, oggi bisogna essere ancora più uniti di ieri e domani ancora più di oggi, perché dobbiamo dare un futuro alla nostra Terra che non può essere quello del delinquere sociale ed economico». Grillo. In merito alle intimidazioni subite dai dirigenti del Comune di Vibo Pasquale Scalamogna e Adriana Teti, il coordinatore provinciale del Pdl, Valerio Grillo parla di «atti spregevoli che rappresentano ciò contro cui la società vibonese e calabrese deve battersi al fine di rimuovere i mali che impediscono la crescita economica e sociale e per costruire un domani più sereno per le nuove generazioni. Ai due dirigenti del Comune di Vibo, che riconosco come validi professionisti, va la solidarietà mia e di tutto il Pdl. Il nostro partito sarà sempre al fianco di chi quotidianamente lavora nell'interesse della comunità e porterà avanti la bandiera della legalità prestando sempre la necessaria attenzione alla sicurezza che va garantita ad ogni livello. Sono certo - conclude Grillo - che Scalamogna e Teti sapranno andare avanti per la loro strada». n. s. putazione e quindi era meglio chiuderla così»; mentre l'avvocato Giuseppe Di Renzo si è soffermato sulla presenza dell'impianto di sorveglianza della concessionaria, che Stuppia ha riferito «non funzionare da tempo», rilevando come una telecamera esterna era stata danneggiata mentre ad un'altra interna era stato tolto l'hard disk «proprio il giorno dopo l'evento» aggiungendo, in contrasto con quanto riferito dal testimone, che «il sequestro su disposizione del pm Cutroneo è avvenuto solo nel mese di settembre». Infine, l'avvocato Grande si è soffermato sul caso del cavallo morto di proprietà della famiglia Stuppia (il test tossicologico ha dato esito negativo) e chiesto informazioni sulla posizione del suo cliente al momento del primo e del secondo arrivo sul posto. Deposizioni, queste, sostanzialmente confermate dal fratello Rocco che era titolare della “Testarossa 2” diventata nel 2007 “Danielson Cars”e, dopo l'abbandono di Daniele Suppia “Testarossa Srl”, il quale ha riferito di non aver visto «Francesco Franzé impugnare la pistola e che Domenico Carrà è rimasto sempre in auto». Infine il padre, Gregorio Stuppia, ha raccontato i vari danneggiamenti subiti dalla sua famiglia nel corso degli anni quali due tentativi di incendio dell'autosalone, l'incendio della casa del figlio Daniele a Zungri e la successiva bomba, le cartucce di fucile rinvenute pochi giorni dopo il 22 luglio ricordando il frangente in cui si trovava «in auto quando venni affiancato da Nicolino Stuppia a bordo della Modus che mi disse di dargli 20.000 euro. Al che gli risposi di andare a lavorare». Infine ha dichiarato di aver visto «Francesco con la pistola in mano e il padre imbracciare il fucile». L'udienza, iniziata alle 11,00 è terminata alle 15,40 quando il presidente del tribunale collegiale, Giancarlo Bianchi (a latere Piscitelli e Gallo) ha sospeso il dibattimento rinviandolo al 20 dicembre prossimo, data in cui saranno chiamati a deporre proprio Francesco Franzé, e i testimoni Giuseppe Fresca e Giuseppe Marafioti. r. v. Ha contribuito a dare fama nazionale al Foro Vibonese Celebrati nel pomeriggio i funerali dell’avvocato Ernesto Pugliese CELEBRATI ieri, nella Chiesa di San Giovanni Bosco, i funerali dell'avvocato Ernesto Pugliese, figura di professionista e galantuomo d'altri tempi. Ha iniziato la pratica forense negli anni cinquanta inserendosi, come penalista, nella ristretta schiera di avvocati che portarono il Foro vibonese ad essere considerato uno dei migliori d'Italia. E questo grazie ad avvocati come Alfredo D'Agostino, Domenico Marchese, Antonio Di Tocco, ancora sani e vegeti, Franco Casuscelli, Raffaele Inzillo, Vincenzo Salinas, Giovanni Scalamogna, tutti scomparsi. Questi e altri parteciparono in importanti processi nei tribunali di tutta Italia, contribuendo a portare in al- to il nome dell'avvocatura vibonese. Ernesto Pugliese, “Toga d'oro” per la lunga e brillante carriera, in questi ultimi anni si era dedicato alla ricerca storica. Nel 2009 era stato pubblicato un suo libro, e un altro era quasi pronto, in cui ricostruisce la triste vicenda dell'abate Pasquale Sorrentino, che come ha scritto Don Filippo Ramondino “aggiunge un'ulteriore conoscenza alla storia del clero delle diocesi di Mileto del XIX secolo”. In un momento di sconforto la nostra redazione è vicina alla sua numerosa famiglia, in particolare al figlio Enzo Pugliese, nostro collega in giornalismo oltre che avvocato egli stesso. d. m. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Vibo 25 Mercoledì 16 novembre 2011 Omicidio Penna. Imputati Emilio Antonio Bartolotta, Francesca Foti e Maurizio Sacchinelli Iniziato il processo d’Appello Il Comune di Stefanaconi si costituisce parte civile anche in secondo grado di GIANLUCA PRESTIA STEFANACONI - Il processo per l’omicidio di Michele Penna prosegue davanti alla corte d’Appello di Catanzaro. Non c’è stata, quindi, l’astensione degli avvocati, per via dello sciopero della categoria, al procedimento per la morte del giovane assicuratore del luogo scomparso nel nulla il 19 ottobre del 2007 e il cui corpo non è stato mai ritrovato. Sul banco degli imputati Emilio Antonio Bartolotta (difeso dall’avvocato Salvatore Staiano), condannato in primo grado alla pena di 25 anni di reclusione in quanto riconosciuto l’esecutore materiale, e i coniugi Francesca Foti e Maurizio Sacchinelli (avv. Michelangelo Miceli). L’udienza di ieri mattina davanti ai giudici dell’Appello ha portato alla costituzione di parte civile (anche nel secondo grado di giudizio) del Comune di Stefanaconi rappresentato dall’avvocato Terranova il quale nella prima udienza aveva deciso di abbandonare il processo, benché in primo grado fosse stato riconosciuto un risarcimento di 80mila euro. Una decisione, quella dei primi di settembre scorso, adottata a seguito di una delibera che aveva ottenuto il voto favorevole e unanime di tutto il Consiglio e che aveva provocato l’intervento del prefetto Latella il quale aveva avuto un lungo colloquio con il sindaco Saverio Franzé che, a sua volta, al termine dello stesso si era preso un periodo di riflessione. Lunedì scorso, quindi, la decisione di costituirsi parte civile anche in secondo grado. Il dibattimento è proseguito con l’esposizione delle questioni preliminari da parte del procuratore generale Marisa Manzini (che coordinò le indagini sulla sparizione del giovane assicuratore considerato vicino alla famiglia Bartolotta-Petrolo, operante nel territorio di Stefanaconi) e dei rappresentanti delle difese. In particolare l’avvocato Miceli ha sollevato una serie di eccezioni relative. Su tutte la richiesta di nullità dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari per omesso deposito e la nullità dell’ordinanza di primo grado. Eccezioni che, se accolte, potrebbero Michele Penna far ripartire il processo da zero. Infine i legali degli imputati si sono riservati di depositare delle documentazioni scritte. Su tutte queste eccezioni i giudici della Corte di Appello di Catanzaro saranno chiamati a pronunciarsi il prossimo 18 gennaio, data in cui è prevista anche la requisitoria del pg Manzini cui seguiranno, probabilmente, anche le arringhe Antonio Emilio Bartolotta degli avvocati. I base alle contestazioni dell’accusa Penna dopo aver lasciato la sua Mercedes all'autolavaggio di Andrea Foti, si sarebbe allontanato con lo stesso a bordo dell'auto di quest'ultimo (una Fiat Uno rinvenuta bruciata qualche giorno dopo in località "Vajoti" a Sant'Onofrio), entrambi in compagnia di Bartolotta. Penna, da poco nominato segretario provinciale dell’Udc, siedeva davanti, sul lato passeggeri, e secondo la ricostruzione investigativa, sarebbe stato freddato con almeno un colpo di pistola alla nuca. Il corpo, quindi era stato fatto sparire, sotterrato chissà dove, mentre per evitare il rinvenimento di qualsiasi traccia all'interno del veicolo, l'auto era stata data alle fiamme. Del giovane assicuratore era stato rinvenuto solo il suo telefonino. Cessaniti Nicotera In fiamme 32 metri di reti Spari nella notte a Preitoni CESSANITI – Ignoti la scorsa notte hanno dato fuoco distruggendole ad un gruppo di reti in nylon che vengono impiegate normalmente per la raccolta delle olive. Secondo una prima stima si tratterebbe di un blocco di reti della lunghezza complessiva di circa 32 metri. Il fatto è avvenuto nella frazione Pannaconi, per la precisione in località “Contura Nucara”. A subire il danneggiamento un impiegato originario del posto S. A. 56 anni. Sul luogo dell’incendio sono intervenuti per i rilievi del caso e per avviare le indagini i carabinieri della stazione di Cessaniti. I militari dovranno adesso verificare se gli autori dell’atto criminoso hanno lasciato tracce utili alla loro identificazione e tentare di conseguenza di risalire ai piromani e agli eventuali mandanti alla basa del gesto criminoso. NICOTERA – Alcuni colpi d’arma da fuoco sono stati esplosi all’impazzata, la scorsa notte, nella frazione Preitoni. Non è il primo episodio che si verifica nel piccolo centro, infatti qualche settimana addietro ignoti hanno esploso una ventina di colpi di pistola contro l’abitazione di un imprenditore del luogo che stava lavorando all’apertura di una azienda per l’imbottigliamento di acqua minerale. E come se non bastasse, la notte dopo, un’altra cinquantina di colpi d’arma da fuoco sono stati sparati contro la vetrata di un’azienda di calcestruzzo. L’imprenditore che avrebbe potuto dare lavoro a una cinquantina di persone, ha manifestato l’intenzione di lasciare tutto ed andarsene. Indagano i carabinieri della stazione di Nicotera e della Compagnia di Vibo Valentia coordinati dal capitano Francesco Di Pinto. Serra. «Ognuno l’orario se lo può stabilire come crede», ma l’ordinanza imponeva lo stop alle 24 Marcia indietro del primo cittadino Sugli orari dei locali Rosi scarica la colpa sulla stampa, ma di fatto torna sui suoi passi di BRUNO VELLONE SERRA SAN BRUNO - Si è svolto all’insegna del buon senso l’incontro tra il sindaco Bruno Rosi e gli esercenti commerciali dediti alla somministrazione di alimenti e bevande al quale hanno preso parte anche il delegato al commercio Giuseppe De Raffele, il coordinatore della Polizia Municipale Nazzareno Mannella e l’assessore Cosimo Polito.Il colloquiosi èreso necessario dopo i malumori seguiti all’ordinanza n.9 del 7 novembre che disciplinagli “oraridi chiusurae aperturadegli esercizi di somministrazione e delle attività di pubblico spettacolo e intrattenimento” che prevede l’orario di chiusura serale dei locali alle 24. Pro- prio a causa di detta ordinanza, gli esercenti nella serata di sabato scorso hanno ricevuto la visita della Polizia che li ha invitati a rispettare gli orari, una cosa mai verificatasi nella storia della cittadina montana che ha fatto parlare i commercianti di una sorta di “coprifuoco”. Durante l’incontro, dopo le accuse di strumentalizzazione nei confronti dei giornali alle quali è bene rispondere che le testate danno solo notizie peraltro, come nel caso di specie mai smentite, ilsindaco Rosi ha sottolineato come la riunione con gli esercenti serva «per risolvere le incomprensioni. Non vogliamo mettere un coprifuoco - ha detto ai commercianti pronti alla richiesta di revoca dell’ordinanza e di risarcimento danni che, visto il buon esito dell’incontro, non è stata consegnata - ognuno, l’orario se lo può stabilire come meglio crede, il resto è solo strumentalizzazione». Per De Raffele, l’ordinanza servirebbe a «dare la possibilità agli esercenti di lavorare in maniera diversa. La verità - ha ribadito - è che abbiamo fatto una ordinanza sulla base di quella precedente». Per il primo cittadino essa «prevede gli stessi orari dell’ordinanza previgente con la sola differenza riguardante i ristoranti che nella precedente potevano chiudere all’una. L’ordinanza - ha proseguito - è in perfetta sintonia con l’art. 12 del decreto legislativo 114/98». Ma il problema degli orari di chiusura non esisterebbe in quanto «il gestore può derogare agli orari con una semplice comunicazione fatta al comune così come prevede il decreto». La soluzione è stata trovata alla maniera di Salomone, il sindaco ha proposto ai commercianti «una comunicazione congiunta di tutti gli esercenti che vogliono eseguire gli orariprevisti nell’ordinanza, affinché indichino gli orari di chiusura a cui vogliono attenersi». C’è stato quindi un evidente passo indietro dell’amministrazione che una volta ascoltate le richieste dei commercianti, che potevano essere convocati prima dell’ordinanza e non dopo, ha opportunamente deciso di tornare sui suoi passi e consentire a tutti di rimanere aperti dopo mezzanotte, cioè il contrario di ciò che stabiliva l’ordinanza. Monterosso. Vivace botta e risposta tra il sindaco Massara, l’assessore Rotiroti e il gruppo di minoranza Passa l’assestamento di bilancio con i voti della maggioranza Il consigliere dimissionario di minoranza Ubaldo Galati MONTEROSSO - Il Consiglio comunale, convocato in sessione ordinaria lunedì 14, si è tenuto regolarmente sotto la presidenza di Tonio Talesa. Molti gli assenti: il vicesindaco Antonino Maglia, i consiglieri Giovanni La Marca e Giuseppe La Grotteria per la Maggioranza; i consiglieri Angelo Colella e Nazzario Farinaper laMinoranza. Ipunti all’ordine delgiorno sonostati approvati all’unanimità salvo quello relativo a “variazioni ed assestamento generale bilancio di previsione 2011” che è passato a maggioranza. Sui regolamenti “servizio economato; polizia mortuaria; polizia municipale” non si è registrato alcun dibattito: il consigliere di minoranza, Ubaldo Galati, solo con riguardo al servizio economato ha espresso perplessità sull’esiguità del fondomesso adisposizionedall’economo. Il dibattito sull’assestamento di bilancio è stato, invece, molto vivace. Alla relazione del sindaco, Ercole Massara, è seguito l’intervenuto dell’assessore Pasquale Puzzello che ha richiamato la crisi nazionale, la “politica malata del sud”e la difficile situazione ereditata a Monterosso: «Dobbiamo, con responsabilità, guidare il Comune verso il federalismo municipale e dare nuovo slancio progettualefinalizzato allo sviluppo». Il consigliere Galati, ha annotato: «La crisi generale non può essere presa a pretesto dell’incapacità dell’Amministrazione a studiare e programmare iniziative capaci dinuovacrescita del paese quando l’Ente vive una positiva situazione finanziaria col pensionamento di diverse unità che riduce sensibilmente la spesa storica; non si può essere favorevoli a un bilancio che cancella o riduce servizi essenziali per la comunità e guarda solo a demolire quanto realizzato dalle precedenti amministrazioni». Per l’assessore, Giuseppe Rotiroti, v’è chi vuole storcere la realtà e non si domanda le ragioni dei debiti fuori bilancio per spese legali e per espropri che sono alla base della grave situazione finanziaria. Galati nell’annotare che «non cambiano gli atteggiamenti di arroganza da parte del banco della Maggioranza» ha stigmatizzato sul contenuto degli interventi che «mostrano pretestuosità accanto ad impreparazione ed incultura». E' seguito un battibecco che l’intervento del presidente Talesa ha sedato. L’argomento è stato chiuso dal primo cittadino che rivolgendosi a Rotiroti ha ritenuto precisare: «I debiti fuori bilancio per espropri, in verità, sono stati pagati delle precedenti Amministrazioni, e per le spese legali v’è nuova giurisprudenza non permissiva come nel passato». Galati, ha preso nota che «il chiarimento del sindaco demolisce l’assunto di Rotiroti». A margine del dibattito, il presidente Tale- sa, ha ringraziato i consiglieri di minoranza che responsabilmente, con la loro presenza, hanno mantenuto il numero legale per lo svolgimento del Consiglio. Si è soffermato, inoltre, sulla proposta di Galati circa la raccolta fondi, per l'Associazione degli emigrati inSan Isidro (Argentina), finalizzata alla costruzione di un centro sociale e di una chiesa da consacrare alla Madonna del Soccorso. In merito il sindaco, aderendo alla richiesta, si è riservato di assumere le necessarie iniziative. Infine, si è assistito, nella sorpresa di tutti, alle dimissioni da consigliere da parte di Galati. Prima Talesa e poi il sindaco hanno voluto ringraziare il dimissionario per l’opera amministrativa svolta per il paese negli ultimi 41 anni in ruoli diversi e nella qualità di sindaco per 25 anni. È seguito un applauso da parte di tutti i presenti. m. g. Il consigliere Ubaldo Galati si dimette E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Vibo 29 Provincia Mercoledì 16 novembre 2011 Poste Italiane SpA - Spedizione in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. n. 46 del 27/02/2004) art. 1, comma 1, DR/CBPA-SUD/CS/56/2006 valida dal 06/04/2006 direttore piero sansonetti mercoledì 16 novembre 2011 anno VI numero 316 € 1,00 CRISI Monti presenta il suo Governo > pagina 13 Quei supertecnici “made in Calabria” REGGIO CALABRIA Sono quattro, forse addirittura cinque, i calabresi in ballo per il prossimo governo Monti. Si tratta di supertecnici riconosciuti per le proprie competenze. Cosa che non si può certo dire per i politici... quotidiano d’informazione regionale > pagine 2 e 3 Due fucilate al volto per giustiziarlo > pagina 39 L’imprenditore Carmine Bonifazio è stato assassinato ieri mattina in pieno centro a Cutro. E’ ancora giallo sul movente del delitto Un imprenditore di 42 anni è stato ucciso ieri mattina a colpi di arma da fuoco a Cutro, in provincia di Crotone. Si tratta di Carmine Bonifazio, che operava nel settore dei mangimi. L'uomo, incensurato, era uscito da casa ed era salito a bordo della sua auto, quando è stato raggiunto da due colpi di fucile al volto. Il fatto di sangue si è verificato in una via centralissima di Cutro. Sul luogo dell’omicidio sono intervenuti i carabinieri del comando provinciale di Crotone. Gli inquirenti non escludono nessuna pista: da quella di matrice ’ndranghetista a quella relativa a qualche vendetta privata. > pagina 7 Trenitalia conferma: Taglieremo i treni calabresi L’OPERAZIONE RETATA ANTIDROGA tra Rende e Montalto Dodici arresti > pagina 9 REGGIO CALABRIA > pagina 5 Voti comprati? No, voti contati... PAVIA Cade l’accusa contro Carlo Chiriaco, l’ex direttore sanitario dell’Asl di Pavia coinvolto nell’operazione infinito a causa di un’intercettazione in cui parlava di «voti contati» e non, come trascritto, di «voti comprati». Oro e gioielli trovati nella casa circondariale > pagina 11 LUNA ROSSA di Pasquino C’è speranza Come cerimoniale vuole, il Presidente Napolitano ha dovuto consultare anche la delegazione del Pri, che non potrebbe giganteggiare nemmanco a Lilliput. Il deputato Francesco Nucara, che la guidava, uscito dall'incontro, ci ha risollevati alla speranza della rinascita del Mezzogiorno. Ha, infatti, chiesto una ferma politica di riforme per lo sviluppo del Sud. E Monti s'è messo subito in riga. COSENZA Dopo l’inchiesta di Calabria Ora che ha denunciato l’intenzione di Trenitalia di sopprimere 21 treni che collegano la nostra regione con le più importanti città d’Italia - Roma, Milano, Torino, Venezia, e altre - arriva la replica dell’azienda che conferma tutto ma precisa: «Noi non c’entriamo nulla. Il ministero dei Trasporti ha tagliato più del 5o% dei fondi destinati alle tratte». Dunque, a sentire Trenitalia, la responsabilità è tutta del governo che avrebbe deciso di penalizzare il Sud e la Calabria. > pagina 11 Rubavano gasolio Feriti ai glutei GIOIA TAURO Questa estate si erano presentati all’ospedale con ferite da arma da fuoco raccontando che avevano provato a sventare un furto. Ora si scopre che i ladri erano loro e che avevano provato a rubare gasolio da un camion. dal POLLINO allo STRETTO calabria ora MERCOLEDÌ 16 novembre 2011 PAGINA 7 si riunisce la giunta Il sindaco: un lavoratore onesto, si faccia chiarezza CATANZARO «Un marito, un padre di famiglia con bambini in tenera età. Un lavoratore onesto e serio». Così il sindaco di Cutro, Salvatore Migale ricorda Carmine Bonifazio. «Ecco perché – continua il primo cittadino - Cutro si stinge al dolore della famiglia e rimane esterefatta rispetto a quanto accaduto». La sua passione erano le motociclette e da un pò di tempo si era iscritto ad un motoclub della zona. Il sindaco sottolinea la validità del lavoro dei Fratelli Bonifazio che da quarant’anni con la loro azienda sono leader nel mercato calabrese, della commercializzazione e della distribuzione con propri mezzi di alimenti per la zootecnica e l’agricoltura, ma soprattutto non manca di dire che per decenni sono stati importanti punti di riferimento per l’economia crotonese e calabrese. Salvatore Migale, immediatamente dopo l’accaduto, ha presieduto una riunione di giunta comunale alla presenza del consigliere regionale Sulla, originario di Cutro. «La giunta – ha detto il sindaco - condanna fermamente questo grave e devastante episodio di violenza criminale che ha provocato la morte del giovane imprenditore, lasciando nel più profondo dolore una famiglia di onesti lavoratori. L’amministrazione, facendosi interprete della volontà del consiglio comunale e della comunità cutrese, esprime altresì un profondo sentimento di cordoglio e di solidale vicinanza alle famiglie e ai parenti sconvolti per questo turpe e inumano delitto». «Episodi di tale inaudita gravità ed efferatezza – dice ancora Migale - non fanno altro che frenare lo sviluppo in atto nel nostro paese ormai da diverso tempo e mortificano le coscienze della nostra popolazione che alla notizia di questo grave fatto di sangue è rimasta incredula e sgomenta». Ma la comunità di Cutro, fatta per la gran parte di gente onesta che purtroppo è costretta a convivere suo malgrado con una realtà difficile, chiede che questo delitto non resti senza un colpevole, che sia fatta giustizia non solo per la famiglia Bonifazio ma per l’intera popolazione. «Si invitano le forze dell’ordine - conclude il primo cittadino - e le autorità competenti a fare piena luce e assicurare alla giustizia i responsabili di questo efferato delitto che ha turbato un’intera popolazione». g.z. Imprenditore assassinato con due fucilate al volto Cutro, Bonifazio è stato ucciso in auto a pochi metri da casa Niente minacce Il 42enne era titolare con altri fratelli di un’azienda che produce ed esporta mangimi e prodotti cereali Non aveva debiti, non pare abbia mai avuto minacce sonale e privata dell’uomo. Fino a tarda sera gli uomini del comando provinciale di Crotone hanno interrogato familiari e amici dell’uomo per capire chi potesse avere ragioni valide per fargli fare una così brutale fine. Ragioni che, agli occhi di chi ha sparato a freddo, attendendolo all’uscita di casa, devono essere sembrate talmente gravi da non prevedere nessuna possibilità di discussione. Anche se il fascicolo è già approdato negli uffici della Dda per gli approfondimenti necessari. Bonifazio era sulla sua auto, una Toyota Rav 4 quando, percorse poche decine di metri, qualcuno lo ha costretto a fermarsi e poi gli ha sparato. L’uomo non aveva mai denunciato alle forze dell’ordine di essere stato minacciato per motivi privati o di avere subito estorsioni per ragioni legate alla sua attività. I carabinieri del comando provinciale di Crotone, guidati dal capitano Antonio Mancini, hanno iniziato ad indagare in ogni direzione per cercare di risalire al possibile movente dell’omicidio, controllando gli ultimi movimenti della vittima e le sue amicizie e conoscenze così da verificare se possano emergere elementi utili. Il fucile usato per finire Carmine Bonifazio è un’arma utilizzata in agguati di CUTROL’arma e le modalità sono quelle del- mafia, ma è anche impiegata per omicidi legati la malavita organizzata. Un fucile calibro 12 ca- a vendette personali che con la criminalità orgaricato a pallettoni, la conoscenza delle abitudini nizzata non hanno a che fare. Non erano ancodella vittima e dei luoghi frequentati, ogni gior- ra le 7 del mattino quando Carmine Bonifazio sano alla stessa ora. La scelta dell’orario, mattina le a bordo della sua autovettura, una Toyota Rav presto. Il possibile movente apparentemente ri- 4 all’altezza di via Falcone, è stato raggiunto da conducibile all’attività di Carmine Bonifazio, im- due colpi di fucile al volto e al collo. Ad accorgersi della tragedia è stata la moglie prenditore 42enne ucciso ieri della vittima che ha avvisato i mattina presto a Cutro. L’uomo L’arma e le carabinieri. Sul posto i militari era titolare, con altri quattro framodalità sono hanno effettuato i rilievi del catelli di un’azienda che produce ed esporta mangimi e prodotti quelle mafiose, ma so ed hanno avviato le indagini. luogo dell’omicidio anche i cereali, che fattura dieci milioni si scava nella sua Sul sanitari del 118, che, però, non di euro all’anno, una realtà imvita privata hanno potuto far altro che conportante della zona e finanziastatare la morte del quarantariamente solida. Tanto da non avere debiti, a quanto risulta dai primi accerta- duenne. Dai primi accertamenti è emerso che i menti, ma che non sembra essere stata sottopo- colpi hanno mandato in frantumi il finestrino sta mai all’oltraggio del racket e delle minacce le- del lato guida, ma il corpo di Bonifazio è stato ringate all’attività imprenditoriale. Eppure, secon- venuto a terra dal lato opposto dell’auto, segno do le prime indiscrezioni, l’assassino di Bonifa- che l’uomo ha avuto la forza di scendere dall’auzio, potrebbe non aver agito per motivi legati al- to o che nel tentativo di sottrarsi agli assassini, la malavita organizzata, bensì, se le prossime ore dopo il primo colpo, abbia tentato la fuga ma sia daranno ragione a una pista piuttosto che ad stato raggiunto dalla seconda fucilata. Giulia Zampina un’altra, per ragioni riconducibili alla sfera per- Una città al centro di una faida Ma da tre anni non si sparava L’ESECUZIONE Carmine Bonifazio (nella foto accanto) era a bordo della sua auto, una Toyota Rav 4 all’altezza di via Falcone, quando è stato raggiunto da due colpi di fucile calibro 12 al volto e al collo Cutro non è un comune piccolo come potrebbe sembrare a chi non lo conosce. Sorge su un altopiano che ne rende il clima mite, il prodotto più conosciuto è il pane. Sono più di 10.000 gli abitanti. Il suo nome tradotto significa città della Creta e la sua tradizione è legata a una bellissima manifestazione di scacchi viventi, che la rende unica in tutta Europa. Purtroppo però le cose belle di Cutro sono spesso adombrate dagli accadimenti malavitosi che insanguinano e feriscono una comunità intera. Cutro purtroppo è al centro di una faida. Una vera e propria guerra combattuta tra la fine degli anni ’90 e i primi del 2000 che ha visto scontrarsi i Dragone e Arena contro i Nicoscia e Grande Aracri. E come tutte le guerre anche questa ha fatto diversi morti e non solo nel centro crotonese ma anche nella zona di Reggio Emilia dove i clan cutresi si sono insediati da diverso tempo. Scalpore, per le modalità, fece l’omicidio del boss Carmine Arena, ucciso con un colpo di Bazooka. Ma l’odore acre della polvere da sparo da tre anni non inquinava più l’aria di Cutro. Da quando, a dicembre del 2008, in pieno centro furono uccisi padre e figlio, Carmine ed Antonio Arcuri, di 57 e 29 anni. Il duplice omici- dio accadde lungo corso Umberto, la strada principale del paese. A compierlo, secondo quanto è emerso dalle indagini dei carabinieri, fu Domenico Grande, di 41 anni, che nel corso della lite rimase ferito per un colpo d’ascia infertogli alla testa. All’epoca i carabinieri ebbero qualche difficoltà a ricostruire l’accaduto per il silenzio di chi aveva visto ma aveva taciuto. In quell’occasione il movente era legato a questioni di soldi e debiti. Ieri mattina i fucili hanno ricominciato a sparare a Cutro. La speranza è che se qualcuno ha visto questa volta parli per rendere giustizia a una vittima, alla sua famiglia e a una comunità che vuole essere conosciuta per le cose più belle e non per quel sangue che ne ha macchiato troppe volte le strade che vuole dimenticare quella locuzione del parlare comune che parla di Cutro come di paese di mafia. (g.z.) 8 MERCOLEDÌ 16 novembre 2011 D A L P O L L I N O calabria A L L O ora S T R E T T O Sentiti i conoscenti di vittima e omicida La Procura vuole fare piena luce sul delitto Frisina OPPIDO MAMERTINA (RC) Sarà sentito questa mattina dal giudice per le indagini preliminari Fulvio Accurso, Giovanni Frisina, l’uomo che lunedì scorso ha ucciso sua sorella Rita con 25 coltellate a Oppido Mamertina. L’interrogatorio per la convalida del fermo si terrà alle 10 al carcere di Palmi, nel quale il 42enne, assistito dall’avvocato Angelo Schiava, è recluso dopo essersi consegnato alla polizia confessando il delitto. Le “immagini” e il raptus È stata confermata anche ieri, da fonti investigative, la versione che Frisina ha fornito durante la sua confessione, sia davanti alla polizia di Palmi dove si è consegnato, che al magistrato incaricato della indagini, il sostituto procuratore di Palmi Giulia Pantano. L’omicidio sarebbe avvenuto perché il 42enne, ormai segnato e stremato dalla lunga malattia della sorella, non ce la faceva più «a vederla soffrire». Anzi, come con- fermato dall’indagato, nell’ultimo marsi di un coltello e a sferrare 25 periodo quei disturbi mentali che da coltellate alla sorella, l’uomo aveva anni affliggevano Rita Frisina erano accompagnato Rita per una visita a andati via via peggiorando, tanto che Taurianova. Al loro rientro nella canegli ultimi mesi la 52enne asseriva sa di via Germanò, il raptus, una foldi vedere delle “immagini”. Una si- lia che lo ha spinto prima a uccidere tuazione difficile per un uomo che e poi a consegnarsi alle forze dell’ornegli ultimi due anni si era trovato a dine. convivere e a assistere quasi da solo Le indagini una sorella che sofSu questa lunga l’interrogatorio confessione stanno friva di problemi lavorando le forze psichici, dopo la in carcere morte del padre e dell’ordine incaricaGiovanni Frisina ancora prima della te delle indagini (posarà sentito oggi madre. Un lungo lizia di Palmi e Tauperiodo, ha spiegarianova e carabiniedal gip. La difesa to Frisina agli inri di Palmi) e la prodeciderà poi se quirenti, in cui non cura guidata da Giuriusciva a intraveseppe Creazzo, per chiedere una dere una via d’uscicercare di fare piena perizia sull’uomo ta per una malattia luce su quanto accache stava consuduto e dare in poco mando piano piano tempo un quadro la vita della sorella e che lo aveva chiaro dell’intera faccenda. Per questremato. Nella giornata di lunedì, sto motivo, tra lunedì e ieri, il sostiprima che un raptus di follia coglies- tuto procuratore Pantano ha sentito se Giovanni Frisina portandolo a ar- lungamente alcuni soggetti che co- IL RAPTUS L’abitazione dove è stata uccisa Rita Frisina, nel riquadro il fratello noscevano entrambi i fratelli Frisina. In primo luogo i sanitari che avevano in cura Rita, per capire quale fosse il reale stato di salute della donna e se risponda al vero quanto dichiarato da Giovanni Frisina, e cioè che lo stato di salute della donna fosse peggiorato negli ultimi mesi; e poi i familiari che vivono a Oppido Mamertina e i vicini di casa dei due fratelli. Secondo quanto appreso nella giornata di ieri, sia i fratelli di Gio- vanni e Rita che i vicini di casa che conoscevano i due da sempre, avrebbero confermato l’uomo si prendeva cura della sorella dipingendolo come una persona pacata e non violenta. Dopo l’interrogatorio di questa mattina, la difesa dovrebbe decidere le prossime mosse, se chiedere una perizia sull’uomo o propendere per un incidente probatorio. Dal gip due titolari di scuola guida LAMEZIA TERME Sono proseguiti ieri mattina davanti al gip del tribunale di Lamezia Terme, Carlo Fontanazza, gli interrogatori di garanzia nell’ambito dell’opera- per condurre veicoli per il trazione “Isola felice” che nei sporto di merci pericolose) e giorni scorsi ha portato al- di trasformazione di mezzi, l’emissione di diciassette or- senza far sostenere gli esami dinanze di cui otto arresti do- ai diretti interessati o senza miciliari e nove obblighi di di- nemmeno far sostenere il corso o effettuare i prescritti mora. Le diciassette persone collaudi. Tra le persone coinvolte, infatti, coinvolte, cui figurano ansi aggiungoProseguono gli che gli attuali no altre 144 interrogatori direttori deldenunciate in la motorizzastato di liberdelle 17 persone zione civile di tà, sono accucoinvolte nel blitz Reggio Calasate a vario “Isola felice” bria e di Catitolo di assotanzaro, il caciazione per delinquere finalizzata alla po area conducenti, un funcorruzione, all’abuso d’uffi- zionario del medesimo Ente, cio, al falso ed alla truffa ai titolari e dipendenti di autodanni dello Stato. In partico- scuole e di agenzie di disbrigo lare, secondo l’accusa, era sta- pratiche con sede a Lamezia, to creato un vero e proprio gi- Curinga, Praia, Soverato. Nello specifico, ieri mattiro per rilasciare patenti, certificazioni Adr (obbligatorie na Gennaro Vecchi, titolare di La difesa: Villella evase la richiesta per il conseguimento di una patente una scuola guida, accompagnato dal suo legale di fiducia, Domenico Villella, ha respinto ogni accusa dichiarandosi estraneo ai fatti che gli sono stati contestati, «perché non partecipe ad alcuna associazione», e facendo pre- sente al giudice che, all’epoca di uno dei due episodi che gli vengono imputati, lui non era né titolare della scuola guida né lavorava al suo interno. Sul secondo episodio, invece, secondo quanto sostenuto dalla difesa, lui avrebbe sola- mente «evaso una richiesta per il conseguimento di una patente». Al riguardo è stato fatto anche notare che sull’episodio non ci sarebbero né intercettazioni telefoniche tra Vecchi ed il diretto interessato o esponenti della motorizzazione, né rapporti di alcun genere, né tantomeno testimoni (tra cui lo stesso beneficiario della patente) che lo accusano. Per questi motivi, Villella ha chiesto per il suo assistito la revoca della misura cui è sottoposto Vecchi e, cioè, l’obbligo di dimora. Interrogatorio di garanzia anche per Vincenzo De Sensi, titolare di una scuola guida, e del suo collaboratore Achille Amendola, difesi entrambi dall’avvocato Giuseppe Spinelli che hanno respinto ogni FRANCESCO ALTOMONTE [email protected] addebito. Anche per loro il legale di fiducia ha chiesto la revoca della misura cui sono sottoposti e, cioè, gli arresti domiciliari. Si è avvalsa, invece, della facoltà di non rispondere Rosina Sgrò, comparsa davanti al gip insieme ai suoi avvocati di fiducia, Francesco Gambardella e Giuseppe Spinelli. Secondo la ricostruzione fornita dagli inquirenti nel corso della conferenza stampa con cui in procura sono stati resi noti i dettagli dell’operazione, le persone coinvolte avevano dato vita ad una organizzazione cui si rivolgevano, nella maggior parte dei casi, extracomunitari (tra cui molti cinesi) che, previo pagamento fino a tremila euro, ottenevano sia le patenti che i certificati Adr, per il rilascio dei quali si presuppone l’aver seguito corsi di formazione e nulla osta, o i collaudi per le auto. Saveria Maria Gigliotti SIDERNO Confiscati beni riconducili alla cosca Curciarello SIDERNO (RC) Gli uomini del commissariato di Polizia di Siderno hanno provveduto alla confisca di beni riconducibili al clan Curciarello. Il provvedimento è stato emesso dal tribunale, sezione misure di prevenzione. Il nome del clan Curciarello è strettamente legato all’inchiesta condotta dalla direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria denominata “Lettera morta”, nell’ambito dell’omicidio di Gianluca Congiusta, il giovane imprenditore sidernese assassinato a Siderno il 24 maggio del 2005. Il lavoro investigativo riportò in superficie interessanti novità sul panorama criminale della Locride. Per gli investigatori il clan Curciarello stava rialzando la testa, si stava ricostituendo. Voleva un suo spazio nel panorama mafioso. Il più attivo secondo l’accusa sembrava essere il presunto mammasantissima del sodalizio criminale, Tommaso Costa, condannato in primo grado alla pena dell’ergastolo per il delitto del commerciante sidernese. L’inchiesta-operazione fu avviata dal vice-questore Rocco Romeo, ex dirigente del Commissariato locale e dal suo vice Francesco Giordano. Condannato alla pena di 25 anni di carcere Giuseppe Curciarello, ritenuto il braccio destro di Costa, che rispondeva di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata al traffico di stupefacenti. re. lo. 10 MERCOLEDÌ 16 novembre 2011 D A L P O L L I N O calabria A L L O ora S T R E T T O Santa Tecla «Niente riscontri né prove certe» L’affondo della difesa ieri in aula nel corso del processo con rito abbreviato CORIGLIANO (CS) L’affondo della difesa: assenza di riscontri e di prove certe, dichiarazioni tardive dei collaboratori e processi in sequenza in cui si sovrappongono ruoli e mansioni all’interno del presunto “locale” di Corigliano. Su questi e altri elementi ha insistito ieri il collegio difensivo nel corso delle proprie arringhe dinanzi al gup distrettuale Tiziana Macrì nell’ambito dei giudizi con il rito abbreviato a carico di 73 imputati dell’operazione antimafia “Santa Tecla”. Non senza prima ricordare, e lo ha fatto l’avvocato Francesco Paolo Oranges in esordio, che mai processo fu più triste di questo che, dal blitz del 21 luglio 2010, ha già fatto registrare il decesso di tre imputati (Salvatore Mollo, Mario Guglielmello e Franco Straface). L’udienza di ieri si è protratta fino a sera e ha fatto registrare le discussioni degli avvocati: Roberto Le Pera, Ma- ria Carmela Guarino, Francesco Paolo Oranges, Locco, Andrea Accoti, Andrea Salcina, Natale Mangano e Giuseppe Bruno. In sintesi, tutti hanno contestato l’impianto accusatorio messo in piedi dai magistrati della Dda, rilanciando poi sull’assenza di riscontri e prove certe che possano confermare il narrato dei collaboratori di giustizia. Nello specifico, la difesa di Grisolia ha assunto che il proprio cliente fosse costretto a pagare il pizzo a Barilari per evitare danneggiamenti, mentre l’avvocato Mangano (che ha anche avanzato istanza di revoca o sostituzione della misura per Francesco Surace) ha contestato, tra l’altro, la tardività delle dichiarazioni dei pentiti, acquisite non in presenza di un giudice terzo e oltre i tempi previsti. L’avvocato Salcina (difensore di Osvaldo Di Iuri, Arcangelo Conocchia junior, Filippo Arcidiacono) ha duramente censurato l’impianto accusatorio e giudicato «illogico» il sistema dei co- Un momento della conferenza stampa che si tenne subito dopo gli arresti il 21 luglio 2010 siddetti «processi in sequenza» (con riferimento a Galassia, Set-up/Big fire, Corinan ecc.) in cui vi sarebbero sovrapposizioni di ruoli e imputazioni uguali per lo stesso “locale”. Ribadendo che il narrato dei collaboratori, così come le intercettazioni, è rimasto senza riscontri, il difensore ha sottolineato l’assenza di attività investigativa, anche in riferimento alla vicenda di Di Iuri (non riconosciuto in aula dal pentito Alfano) per la quale si è detto “amareggiato”. L’avvocato Oranges ha contestato le dichiarazioni de relato del pentito Alfano nonché le ricostruzioni di Curto e del pm in riferimento alla posizione di Leonardo Antonio Zangaro (accusato di tenere la bacinella del clan nonché di estorsione) mentre per Azzaro e Nigro (accusati anche di concorso nell’estorsione a Curto) ha sottolineato come i propri assistiti fossero stati rimessi in libertà dopo una lunga carcerazione quando i lavori erano già quasi finiti. Contesta- Restano in cella i tre del “branco” Per il gip di Paola sono recidivi, violenti e fortemente pericolosi PAOLA (CS) I tre giovani del famigerato “branco” resteranno in carcere. Lo ha deciso ieri mattina il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Paola, Giuseppe Battarino, che ha condiviso le argomentazioni della Procura della Repubblica di Paola, diretta dal procuratore capo Bruno Giordano, ritenendo gli indagati socialmente pericolosi, e rigettando le istanze degli avvocati della difesa circa la scarcerazione o l’applicazione di misure meno afflittive. Antonio Imbroinise, Alessio Chianello e Antonio Chianello - i primi due diciannovenni e il terzo ventiseienne – erano finiti in manette il 9 novembre scorso per il brutale pestaggio del titolare di una paninoteca a Paola. I tre ragazzi erano comparsi innanzi al giudice per le indagini preliminari alcuni giorni addietro, alla presenza degli avvocati penalisti Gino Perrotta (difensore di Imbroinise e Alessio Chianello), Giuseppe Bruno e Armando Sabato (difensori di Antonio Chianello). I tre si erano avvalsi della facoltà di non rispondere e il giudice si era riservato di decidere sulle istanze presentate dalle parti. Dopo due giorni di stop, determinati dall’astensione della Camera penale in tutta Italia, ieri il gip ha reso nota la propria decisione: Antonio Imbroinise, Alessio Chianello e Antonio Chianello resteranno in carcere perché reci- ta poi l’assenza di riscontri per le posizioni di Luca Cerza e di Antonio Marrazzo (considerato fondatore della consorteria e accusato di mandare gli ordini dal carcere tramite il figlio), l’avvocato Oranges ha eccepito il principio del ne bis in idem per la posizione di Arcangelo Conocchia alias “dottore”, già giudicato in Set-up sulla base delle dichiarazioni dei pentiti storici. A tal proposito, il difensore ha ricordato che Conocchia venne scarcerato nel 2007 dopo una lunga carcerazione e poi arrestato nuovamente in seguito, quando i collaboratori più recenti avevano già iniziato a rilasciare le proprie dichiarazioni. Analoga situazione per Pietro Longobucco, per il quale la difesa ha rilevato anche la intempestività del narrato dei pentiti. Le arringhe proseguiranno anche alle udienze di oggi e di domani. ROSSELLA MOLINARI [email protected] operazione “recupero” L’ex sindaco di Siderno davanti al gup il 5 dicembre L’ex primo cittadino Alessandro Figliomeni in manette Alessio Chianello Antonio Chianello divi, violenti e fortemente pe- turati nelle loro residenze, ricolosi. È questo, dunque, nel rione “Cancello” di Paola. un primo segnale della giu- Gli uomini del commissariastizia, lanciato ai tre giovani to di pubblica sicurezza di paolani, sul cui capo pendo- Paola, comandato dal vicequestore agno azioni degiunto Raffalittuose reiteErano finiti ella Pugliese, rate, nonon manette alcuni con il supstante preceporto del redenti provvegiorni fa per parto di polidimenti cauil pestaggio di un zia giudiziatelari emessi commerciante ria, coordidall’autorità nato dalgiudiziaria. Ora l’ultima carta da gio- l’ispettore capo Giuseppe care è il Tribunale del riesa- Sciacca, hanno acciuffato gli me, limitatamente alla solo indagati perché accusati dalcarcerazione preventiva e, la Procura della Repubblica chiaramente, a prescindere di Paola di lesioni personali da un eventuale processo ed aggravate dalla crudeltà e una eventuale condanna che, dalla futilità dei motivi. I tre ove mai dovesse giungere da hanno agito in concorso tra qui a qualche anno, i tre tor- loro. nerebbero in cella per sconDurante la conferenza tare il resto della pena. stampa dei giorni scorsi, la I tre paolani sono stati cat- dirigente del commissariato Antonio Imbroinise di pubblica sicurezza di Paola, Raffaella Pugliese, ha sottolineato che «i soggetti tratti in arresto hanno agito con una violenza, un accanimento ed una brutalità inaudita». Il vicequestore aggiunto e dirigente del commissariato ha altresì ricordato i trascorsi di Alessio Chianello e Antonio Imbroinise, già noti agli inquirenti perché appartenenti a quel “branco” che nell’estate del 2010 si è reso autore di diversi atti di violenza, tutti commessi nell’arco della stessa notte, nonché la “tolleranza” mostrata verso gli aggressori, colpiti in quel tempo solo da un obbligo di firma e da un “avviso orale”. Uno stato di cose che li avrebbe resi maggiormente pericolosi. GUIDO SCARPINO [email protected] SIDERNO (RC) L’ex sindaco di Siderno, Alessandro Figliomeni, davanti al gup di Reggio Calabria, Adriana Trapani, per difendersi dall’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. L’udienza preliminare è prevista per il 5 dicembre. Quel giorno sfileranno in aula gli uomini d’onore della famiglia Commisso ammanettati nel blitz “Recupero”, più di 50 arresti eseguiti dal commissariato di polizia nel dicembre 2010. L’indagine ha permesso di accertare l’esistenza a Siderno di una società di ’ndrangheta composta da diverse ’ndrine collegate tra loro. Tra queste, la ’ndrina Rumbo-Galea-Figliomeni, eterna alleata del clan Commisso. Era capeggiata da Riccardo Rumbo e Antonio Galea. Secondo l’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, la cosca aveva come interesse principale la commissione di estorsioni, il traffico di stupefacenti e il riciclaggio del denaro proveniente da attività illecite. Le indagini hanno documentato inoltre come molti interessi del clan Commisso si fossero spostati in Canada, dove è radicato il gruppo facente capo alla famiglia Figliomeni. Dal quadro investigativo fornito emerge anche l’esistenza di un’associazione finalizzata alla produzione e al traffico di droga. Secondo gli investigatori, l’ex sindaco di Siderno, Alessandro Figliomeni, era un uomo della ’ndrangheta. «Un santista, che contribuiva a dirigere e coordinare il sodalizio criminale», scrivono gli investigatori. re.lo. 11 MERCOLEDÌ 16 novembre 2011 D A L P O L L I N O calabria A L L O ora S T R E T T O il caso REGGIO C. Cosa ci facevano 300 grammi di oro all’interno della casa circondariale di Reggio Calabria? È questo l’interrogativo al quale stanno cercando di dare una risposta gli agenti della Polizia penitenziaria che nei giorni scorsi hanno ritrovato un consistente numero di collane, anelli, bracciali ed orecchini. La scoperta è stata fatta nel corso di una perquisizione effettuata dal personale del Nucleo investigativo locale, guidato dal commissario Savina D’Ambrosio, funzionario insediatosi poco tempo fa all’interno dell’istituto penitenziario. A rendere noto il ritrovamento della cospicua quantità di oro è stato il vicesegretario regionale dell’Osapp, Maurizio Policaro, il Oggetti in oro rinvenuti in carcere Frutto di qualche refurtiva sono stati scovati nel penitenziario di Reggio Calabria quale non ha mancato di sottolineare come tale operazione sia stata possibile grazie alla professionalità della Penitenziaria. «Nonostante la carenza degli appartenenti al corpo che sfiora le 7.000 unità e il sovraffollamento della popolazione detenuta cresce a dismisura, il personale continua a distinguersi dimostrando professionalità e capacità d’intervento operativo rendendo servizi alla collettività in ordine alla sicurezza penitenziaria», ha spiegato. Ovvia- Feriti da un camionista perché sorpresi a rubare Cittanova, in manette padre e figlio. Deferito l’autotrasportatore PALMI (RC) Avevano raccontato di essere stati feriti dai ladri mentre cercavano di impedire un furto all’interno di una loro proprietà, in una sera di fine estate. Avevano raccontato di un’aggressione avvenuta in un ovile e di una fuga verso l’ospedale di Gioia Tauro per farsi medicare le parti basse ferite a colpi di fucile. Sembrava un “normale” caso di furto di bestiame finito nel peggiore dei modi e invece, dopo le indagini svolte dai carabinieri di Taurianova e degli uomini del commissariato di Cittanova, la verità che viene fuori è tutta un’altra storia. Il cinquantaquattrenne Antonio Gerace, pluripregiudicato, insieme al proprio figlio appena diciannovenne infatti erano rimasti feriti da colpi d’arma da fuoco al sedere a causa sì di un furto, ma di un furto che proprio la coppia stava tentando di mettere in piedi. Una storia complicata quella scovata dalle forze dell’ordine che alla storia raccontata dai due feriti ci avevano creduto poco fin dall’inizio. Troppe le contrad- PADRE Antonio Gerace FIGLIO V. Gerace dizioni tra le due versioni fornite; contraddizioni che sono venute fuori nella loro interezza, quando in questa strana storia da “ladri di polli”, è entrato anche un terzo uomo, che alle forze dell’ordine si era presentato di sua spontanea volontà, accusandosi del ferimento avvenuto utilizzando un fucile che non era regolarmente registrato. Una storia quasi da ridere se non ci fossero due feriti lievi di mezzo. Tutto era iniziato nell’agosto scorso quando una telefonata al numero di pronto intervento metteva in allarme le forze dell’ordine su un ferimento avvenuto in piena notte nelle campagne di Feudotti, nel comune di Cittanova. Nel successivo controllo in ospedale a Gioia i carabinieri raccolsero le deposizioni dei due che raccontarono di avere sentito rumori provenienti dal giardino della loro abitazione e di essere stati poi presi a fucilate dagli ignoti ladri. Dal sopralluogo sul luogo dell’agguato però i carabinieri capirono però che le cose non potevano essere andate in quel modo, visto che nei pressi dell’ovile non fu rinvenuto alcun bossolo. Contraddizioni spiegate grazie all’intervento di D. V., che poche ore dopo il ferimento giunse in commissariato per raccontare un’altra storia. L’uomo raccontò che da diversi giorni era vittima di continui furti di carburante dal proprio camion parcheggiato davanti casa; e proprio per questo motivo aveva deciso di appostarsi, armi in mano, per controllare la situazione. Poi la vista dei Gerace che tentavano di asportare il carburante e gli spari. Quindi la confessione. Una storia dove la mafia non c’entra ma che racconta uno spaccato poco edificante di una guerra tra poveri per qualche litro del costosissimo carburante che è costato alla coppia l’accusa di furto aggravato e al terzo uomo un’accusa per detenzione di armi abusive e lesioni personali aggravate. vimp tutela ambientale Discarica di rifiuti pericolosi sequestrata dalla Finanza CASSANO (CS) Inquinamento ambientale: una discarica di rifiuti a cielo aperto è stata scoperta dagli uomini della Finanza di Sibari. Si tratta di una estesa area ubicata nei pressi di una cavalcavia alle porte di Cassano allo Ionio, oggetto da tempo di uno smaltimento incontrollato di rifiuti speciali. Grazie ad una specifica attività di sopralluogo, eseguita in tempi diversi e al contestuale esame delle mappe catastali interessanti l’area in questione, le Fiamme gialle della Compagnia sibarita, guidate dal capitano Antonio Taccardi, hanno individuato un’area estesa 6.000 metri quadri, risultata di fatto adibita alla raccolta e al deposito di notevoli quantitativi di rifiuti, anche di natura pericolosa. Tra essi sono state rinvenute, infatti, centinaia di lastre di eternit contenenti fibre di amianto, abbandonate in cattivo stato di conservazione e, pertanto, altamente nocive per la salute pubblica se si considera che le polveri di amianto, elemento caratterizzante tale tipologia di rifiuto, costituisce una notevole fonte di inquinamento che viene veicolata, in particolare, ad opera del vento ed altri materiali di risulta e sterpaglie di vario genere. L’area è stata sottoposta a sequestro con conseguente interessamento dell’autorità giudiziaria competente nonché dell’ente pubblico proprietario della stessa, anche ai fini di una sua successiva bonifica. Non s’arresta dunque l’aggressione al territorio che continua a registrare tali ferite da parte di gente senza scrupoli. Nello stesso tempo non conosce soste l’attività di control- lo delle fiamme gialle di Sibari che con questa operazione aggiungono un altro tassello in quella che è anche questa loro diuturna azione, svolta in ossequio alle normative vigenti che mirano alla salvaguradia del territorio e alla salute pubblica e, soprattutto dei cittadini, in una realtà socio-economica difficile qual’è quella della piana di Sibari. Leonardo Guerrieri mente dopo aver scoperto l’oro all’interno del carcere, tutti gli oggetti sono stati repertati, sequestrati e messi a disposizione del sostituto procuratore Gabriella Cama, titolare dell’indagine. Gli uomini della Penitenziaria hanno poi provveduto ad inserire le immagini all’interno del sito internet della Polizia per permettere al proprietario di poterli riconoscere e riprenderli. Tuttavia, come riferito da Policaro, rimane la situazione di particolare difficoltà in cui si trovano ad operare quotidianamente gli uomini della penitenziaria costretti a turni massacranti per assicurare una presenza costante all’interno delle carceri e delle aule dei tribunali. Consolato Minniti l’interrogatorio Abusi su minore Il 37enne grida al «complotto» ROSSANO (CS) Si professa innocente e grida al complotto il trentasettenne G. V., arrestato nei giorni scorsi con l’accusa di aver tentato l’approccio con un ragazzino di quattordici anni. Comparso ieri mattina dinanzi al gip Letizia Benigno per l’interrogatorio di garanzia, l’uomo ha risposto alle domande dicendosi innocente e ipotizzando addirittura un tentativo di complotto nei suoi confronti, per poi riservarsi di ricostruire tutti i fatti e di fornire la propria versione in merito alle accuse che gli vengono contestate. Al termine dell’interrogatorio la difesa ha chiesto una misura meno afflittiva (il 37enne è attualmente detenuto in carcere) su cui il gip si è riservata e si attende la decisione nelle prossime ore. Il trentasettenne era finito in manette in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dallo stesso gip Benigno in accoglimento della richiesta avanzata dalla Procura all’esito dell’attività investigativa condotta dai carabinieri. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, l’uomo, approfittando di una conoscenza pregressa, avrebbe adescato il quattordicenne con una scusa facendolo salire a bordo della propria auto, per poi intrattenersi con lui. Ma, ad un certo punto, sono scattate le avances con cui avrebbe tentato di compiere atti sessuali. Fortunatamente il quattordicenne era riuscito a sottrarsi al peggio, tornando poi a casa dove aveva raccontato tutto alla propria madre. Da qui la denuncia sporta immediatamente dalla donna che aveva riferito tutti i particolari ai carabinieri della Compagnia cittadina diretta dal capitano Francesco Panebianco. Con l’ausilio di personale specializzato e con le procedure della modalità protetta, nell’ambito della meticolosa attività investigativa, gli inquirenti avevano raccolto anche la testimonianza del minore il quale aveva indicato il proprio “adescatore”. Raccolti elementi probatori sufficienti, la Procura aveva quindi chiesto e ottenuto dal gip l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Non è il primo episodio del genere che vede protagonista il trentasettenne, accusato di reati analoghi (per alcuni vi è già stato il patteggiamento) anche negli anni passati e non solo sul territorio cittadino. L’ultimo episodio, in ordine cronologico, risale a circa due anni fa quando, in seguito ad un pestaggio di cui rimase vittima, gli inquirenti raccolsero elementi probatori che consentirono di delineare un quadro indiziario da cui emersero reiterate condotte moleste nei confronti di un ragazzo di quindici anni. ROSSELLA MOLINARI [email protected] MERCOLEDÌ 16 novembre 2011 PAGINA 17 l’ora di Reggio tel. 0965 324336-814947 - fax 0965 300790 - mail [email protected] - indirizzo via Nino Bixio, 34 ASSEMBLEA PENALISTI VILLA SAN GIOVANNI Gli avvocati: no a intercettazioni preventive Mezzo milione per il dissesto idrogeologico > pagina 18 > pagina 32 PALMI LOCRI Sequestrato campo di calcio abusivo Omicidio Cordì Via alle arringhe difensive > pagina 33 > pagina 37 «Flesca e Barbieri a giudizio» La richiesta del pm Lombardo per l’ex consigliere comunale e l’imprenditore «Flesca e Barbieri siano processati». Non ha dubbi il sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, che ha chiesto nei giorni scorsi il rinvio a giudizio per l’ex consigliere comunale Manlio Flesca e l’imprenditore Vincenzo Barbieri. Dopo la notifica di chiusura delle indagini, infatti, adesso arriva l’attesa richiesta. Si tratta di una costola del processo “Meta”, il cui filone più importante si sta celebrando nelle aule del tribunale di Reggio Calabria e che vede alla sbarra il gotha della ‘ndrangheta reggina. Come si ricorderà, infatti, Flesca, dopo essere stato presente all’interno del consiglio comunale con Scopelliti sindaco, nei ranghi del centrodestra, nella tornata elettorale del 2011 non si è ricandidato. Alla base dell’indagine coordinata dal pm Giuseppe Lombardo, un presunto episodio di corruzione elettorale ed abuso d’ufficio. Secondo l’accusa, infatti, vi sarebbe stata un’assunzione in cambio di un pacchetto di 200 voti. Nello specifico, l’episodio riguarda l’assunzione della moglie dell’imprenditore Vincenzo Barbieri nella società mista “Reges spa”. In base a quanto accertato dai magistrati della procura reggina, il posto di lavoro sarebbe stato assegnato dietro un pacchetto di voti ricevuto alle elezioni comunali. L’episodio si sarebbe verificato nel periodo in cui il consigliere Flesca possedeva la delega alla manutenzione ed ai lavori pubblici. Nello scorso mese di marzo Flesca venne sentito in procura da Giuseppe Pignatone e dal sostituto procuratore Giuseppe Lombardo. L’ex consigliere si difese spiegando che l’assunzione non poteva dipendere da una sua volontà banca calabrese UNITA’ CORDONALE PARTE DA REGGIO E VA IN CALIFORNIA Giuseppe Lombardo Manlio Flesca ma da quella di altri soggetti. Insomma, Flesca non avrebbe avuto nessuna competenza per intercedere in merito all’assunzione. Piuttosto la responsabilità andava ascritta ad altri. Tuttavia la Procura, dopo aver vagliato il materiale raccolto ha dapprima emesso l’avviso di conclusione indagini preliminari e adesso ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex consigliere comunale e per l’imprenditore. L’operazione. Con l’inchiesta “Meta” la Dda di Reggio Calabria ha fatto luce sugli equilibri delle ‘ndrine nel periodo successivo alla guerra di ‘ndrangheta. Le accuse per tutti gli imputati del troncone originario sono, a vario titolo, di associazione a delinquere di tipo mafioso, procurata inosservanza di pena, favoreggiamento personale, turbata libertà degli incanti, trasferimento fraudolento di valori, estorsione ed altri delitti aggravati dall’articolo 7 della legge 203/91, ovvero l’agevolazione delle cosche. Dalle carte dell’indagine è venuta fuori anche una commistione con il mondo della politica che sarebbe stato condizionato dalla ‘ndrangheta. Consolato Minniti «Sarra Fiore deve essere assolto» “Mozart”, per il pg Arcadi va ribaltato l’esito della sentenza di primo grado «Assolvere Agatino Sarra Fiore dal reato a lui ascritto». È una richiesta che ribalta la sentenza di primo grado quella presentata ieri dal sostituto procuratore generale Ezio Arcadi, nei confronti del colonnello della Guardia di Finanza ed ex comandante provinciale delle Fiamme Gialle di Reggio Calabria, Agatino Sarra Fiore (in foto). Questi, infatti, in primo grado era stato condannato ad un anno di reclusione con pena sospesa. L’ufficiale della GdF è imputato nell’ambito del processo “Mozart” che vede alla sbarra diversi imputati accusati, a vario titolo, di un presunto caso di corruzione. Qualche mese fa, lo stesso gup Trapani aveva rinviato a giudizio altri sei soggetti che avevano optato per il rito ordinario. Si tratta di Amedeo Matacena junior, Martino Politi, Cesare Giglio, Giuseppe Praticò, Giovanni Tedesco e Graziella Fedele. Le indagini, avviate dal pm San- ti Cutroneo, nascono da un presunto caso di corruzione che avrebbe visto implicato Amadeo Matacena junior e l’ex presidente Passanisi. Il magistrato, secondo l’accusa, nell’autunno del 2005, avrebbe accettato la promessa di ricevere 200mila euro al fine di favorire Matacena ed il suo gruppo nei ricorsi contro il provvedimento con cui l’ufficio marittimo di Villa San Giovanni aveva rigettato la richiesta di accosto della Amadeus spa allo scivolo “0”. Per Matacena, Politi, Praticò e Giglio l’accusa è quella di essersi accordati tra loro per distrarre, dai fondi dell’Amadeus, la somma necessaria a porre in essere l’operazione illecita. Sempre secondo il costrutto dell’accusa, il colonnello Sarra Fiore, su richiesta della Barbagallo (moglie di Passanisi), avrebbe abusato dei suoi poteri per conoscere, attraverso il sistema di banca dati in uso alle forze dell’ordine, l’intestatario di un’auto utilizzata da soggetti qualificatisi come carabinieri in servizio antirapina. In realtà i militari volevano piazzare una microspia sulla Mercedes di Passanisi. Quegli stessi carabinieri fermarono il figlio dell’ex presidente del Tar reggino che li stava inseguendo in auto, insospettito dai movimenti dei militari. E Sarra Fiore avrebbe riferito alla Barbagallo i risultati venuti fuori dall’accerta- mento sull’intestatario dell’auto sospetta. Sempre secondo l’accusa, infine, Giovanni Tedesco avrebbe detto a Graziella Fedele che nei riguardi di Matacena e Politi si stavano effettuando delle intercettazioni telefoniche. Una vicenda che è costata al colonnello della GdF un’incriminazione con relativa condanna ad un anno di prigione in primo grado, ma che ora potrebbe essere ribaltata alla luce della richiesta della procura generale che ha ravvisato come la condotta di Sarra Fiore non sia penalmente rilevante e che il fatto non sussiste. Dopo l’intervento del pg è stato il turno dell’avvocato Giuseppe Napoli (del foro di Catania) che ha invocato anch’egli l’assoluzione per il militare. Nel corso della prossima udienza, prevista per il 23 novembre parlerà l’altro difensore, l’avvocato Armando Veneto e, solo dopo, sarà emessa la sentenza di secondo grado. (c.m.) Il logo della Calabria Cord Blood Bank Da Reggio parte una speranza di vita per pazienti oncoematologici. Lunedì scorso un’unita’ cordonale raccolta nella città dello Stretto ha raggiunto la California. Si tratta del settimo rilascio, ad uso trapiantologico, effettuato dalla Ccbb “Calabria Cord Blood Bank”, unica banca della Regione Calabria per la donazione e conservazione, ad uso solidaristico, dei cordoni ombelicali. L’unità cordonale è stata raccolta a Reggio Calabria, negli Ospedali Riuniti, dallo staff ginecologico e ostetrico diretto dal Pietro Vadalà che ha poi inviato le cellule staminali del cordone negli Stati Uniti perché siano trapiantate in un paziente trentenne, affetto da Anemia aplastica severa, in cura al Davis Cancer Center di Sacramento in California. La richiesta del cordone appena rilasciato ed inviato in California dunque è la conferma del riconoscimento internazionale che la Ccbb ha ottenuto. Tutto lo staff della Ccbb ha ringraziato la giovane coppia che ha donato il cordone, così come tutti i genitori che scelgono di dare speranza ai tanti pazienti oncoematologici in attesa di trapianto e le associazioni di volontariato che supportano l’attività di raccolta e contribuiscono a diffondere la cultura della donazione. Un riconoscimento dovuto e un grazie sentito va ai tanti professionisti sanitari dell’Azienda ospedaliera “Bianchi Melacrino Morelli” che hanno collaborato ad attestare l’idoneità dell’unità raccolta. La calabrese La Ccbb fa parte della rete nazionale Itcbn (Italian cord blood network) istituita ai sensi del d.lgs 18/11/2009 e costituita da 19 banche di cordone ombelicale attive sul territorio nazionale e autorizzate dal Centro nazionale Trapianti e il Centro nazionale sangue del Ministero della salute. L'attività delle banche dell'Itcbn è contraddistinta dall’applicazione rigorosa dei requisiti di qualità e sicurezza, introdotti dalle normative italiane ed europee, relativi alla raccolta, conservazione, bancaggio e rilascio di unità di sangue cordonale donate a scopo solidaristico e destinate al trapianto. 18 MERCOLEDÌ 16 novembre 2011 calabria ora R E G G I O Gli avvocati “si difendono” Iniziativa dei legali in sciopero: no alle intercettazioni preventive “In difesa della difesa” lo slogan che accompagna l’astensione degli avvocati penalisti dalle udienze in tutti i tribunali del paese. Anche la camera penale “G. Sardiello” di Reggio Calabria aderisce all’iniziativa dell’unione delle camere penali attraverso l’assemblea dei penalisti reggini che ha avuto luogo ieri nella sala avvocati della corte di appello di Reggio Calabria. Un importante momento a tutela del diritto di difesa, un modo per sollecitare risposte adeguate, una battaglia nell’interesse della giustizia. A dibattere su questi temi il presidente della camera penale di Reggio Carlo Morace, il presidente della camera penale di Palmi Armando Veneto, il presidente dell’ordine degli avvocati reggino Alberto Panuccio e il docente della facoltà di giurisprudenza dell’università Mediterranea Nico D’Ascola. «Dalle iniziative legislative degli ultimi anni e dallo spostamento del processo penale dalle aule di giustizia ai mezzi Carlo Morace, presidente della camera penale “Sardiello” di comunicazione – afferma Morace – viene fuori un messaggio che vede come obiettivi della giustizia penale non tanto il rispetto della procedura e delle garanzia, quanto la condanna e la repressione». «Logica conseguenza – continua – è una distorsione dell’idea di giustizia, non più un’idea di giustizia equa, imparziale e finalizzata a raggiungere una sentenza giusta, ma un’idea di giustizia che vie- ne pervasa da quelli che sono i sentimenti giustizialisti della folla, vogliosa di condanne a tutti i costi». La cultura della prova lascia lo spazio alla cultura del sospetto secondo il presidente della camera penale, e questo «determina l’aggressione nei confronti della difesa». «C’è quasi la pretesa da parte di chi dirige l’azione penale – prosegue Morace – di controllare l’attività del difensore in quello che è un mo- mento di libertà e di indipen- tesse ricondurre a un avvocadenza assoluta, cioè la scelta to un determinato reato ma la su come difendere il proprio semplice circostanza di essere assistito». «Assistiamo inoltre difensore, anche questo lede quotidianamente – aggiunge l’immagine dell’avvocatura – alla diffusione delle intercet- portando all’idea che il difentazioni tra assistito e avvoca- sore non sia colui che si pone to, colloqui tra imputato e di- a tutela delle garanzie ma colui che aiuta il fensore che criminale atdovrebbero Le critiche traverso essere riserper la diffusione un’attività divati vengono versa da quelinseriti negli di conversazioni la tecnica». atti delle incon i propri Parla di conformative, assistiti fusione tra la spesso senza conoscibilità nessuna necessità dal punto di vista pro- dell’atto processuale e la sua l’avvocato cessuale e probatorio vengono pubblicazione catapultati nei provvedimenti D’Ascola: «Gli atti unilaterali, della magistratura e poi di quelli che non sono passati dal conseguenza diffusi alla stam- controllo della difesa, che non pa con un evidente disegno fi- hanno subito quella verifica nalizzato a screditare l’imma- derivante dalla possibilità delgine del difensore». «Dalla l’imputato e del suo difensore stampa abbiamo appreso – di smentire, non possono esconclude Morace – l’esistenza sere pubblicati, non perché si di intercettazioni preventive voglia occultare la verità ma nei confronti del difensore in perché va impedita la pubbliragione dell’espletamento del- cazione di notizie non ancora la sua attività, dove non c’era verificate». Katia Ferrara un elemento indiziario che po- Recupero, imputati dal gup L’operazione “Bene Comune” coinvolse l’ex sindaco di Siderno In settanta compariranno davanti al gup Adriana Trapani il prossimo 5 dicembre. È stata fissata l’udienza preliminare che vedrà davanti al giudice gli imputati delle operazioni “Recupero” e “Bene Comune” eseguita lo scorso anno contemporaneamente da Carabinieri e Polizia di Stato nella fascia jonica reggina. A finire in manette era stato anche l’ex sindaco di Siderno Alessandro Figliomeni, accusato di essere un affiliato alla ‘ndrangheta. Nel precedente mese di luglio nell’ambito della maxi operazione “Il Crimine” era già stato arrestato il fratello Antonio Figliomeni. Sono molti gli elementi comuni tra le due retate. Anche “Recupero” e “Bene Comune” prendono le mosse dalle intercettazioni nella lavanderia “Ape Green” di Giuseppe Commisso, diventato personaggio chiave delle indagini. Nelle discussioni captate si sente parlare di molti personaggi e dei ruoli che avrebbero ricoperto all’interno dell’organizzazione mafiosa. Sono state confermate le infiltrazioni e gli interessi delle cosche reggine in Canada e in Australia. Inoltre sono state colpite l’articolazione che fa capo alle famiglie Rumbo-Galea e scoperte altre due famiglie collegate alla ‘ndrangheta: Salerno e Correale. Tra i reati contestati a vari titolo agli indagati ci sono anche estorsioni, danneggiamenti, riciclaffio, traffico di sostanze stupefacenti, intestazione fittizia di attività economiche Alessandro Figliomeni Riccardo Rumbo a prestanome ma anche l’acquisizione per via diretta o indirette di attività, gli omicidi di Salvatore Salerno, Agostino Salerno, Rocco Alì e il tentato omicidio di Vincenzo Salerno. Un altro capitolo riguarda anche il mercato della droga gestito dalle cosche della jonica. L’indagine è stata coordinata dal procuratore Giuseppe Pignatone, dall’aggiunto Gratteri e dal pm De Bernardo. polizia municipale Controlli a tappeto nei negozi Rilevate irregolarità nel conferimento dei rifiuti degli esercizi Nell’ambito delle attività operative finaliz- laggi prodotti. Nel corso delle verifiche sono zate alla tutela del decoro e della igiene del- state accertate 22 violazioni amministrative la città, personale della Polizia Municipale con l’irrogazione delle sanzioni pecuniarie ha proseguito nei controlli sul rispetto delle previste dall’ordinanza sindacale in materia. norme che disciplinano le modalità di con- L’attività di controllo è nata a seguito di preferimento dei rifiuti nel cedenti servizi di vigilannormale circuito di racza durante i quali erano colta. già stati sanzionati alcuIn tale contesto, il perni titolari di attività prosonale del Corpo, asseduttive per abbandono gnato al Comando di zodi imballaggi su suolo na Reggio Centro, coorpubblico o nei cassonetdinato dall’ufficiale reti riservati ai rifiuti dosponsabile Rosalba Vemestici nonché da un nanzio, ha proceduto, precedente controllo che nella zona centrale della aveva portato all’accertacittà (corso Garibaldi, via mento di ulteriori 21 violazioni amministrative. Torrione, via San Paolo, La vigilanza sulle movia Panella e corso Mat- Il comandante Alfredo Priolo dalità di conferimento teotti), al controllo di 39 dei rifiuti, informa la poattività produttive per verificare il rispetto, attraverso la stipula di lizia municipale, continuerà anche nei prosapposita convenzione con ditte autorizzate, simi giorni e sarà estesa a tutto il territorio delle procedure di smaltimento degli imbal- comunale. Niente parcheggi Panuccio scrive al sindaco Arena Gli avvocati protestano anche per i parcheggi al Cedir. Nel piazzale oggi non sarà possibile parcheggiare, come segnalato da ieri, a partire dalle 7 e fino alle 16. Il presidente dell’Ordine degli avvocati, Alberto Panuccio, lamenta che «rimangono inascoltate le istanze rivolte ad alleviare i gravi disagi dell’avvocatura e della generalità degli utenti per le difficoltà dei parcheggi al Cedir». Ha scritto al sindaco Demetrio Arena chiedendo la revoca dell’ordinanza oppure che «la loro esecuzione sia spostata in orari compatibili e rispettosi con le esigenze di tutti gli utenti del servizio giustizia». cronaca Arresto dei carabinieri per atti persecutori Un uomo è stato arrestato dai carabinieri nella giornata di lunedì per il reato di atti persecutori. Si tratta di T. D. di 50 anni. Nei suoi confronti è stato emesso un provvedimento dal Tribunale di Reggio Calabria. A operare l’arresto sono stati i carabinieri della Stazione di Reggio Calabria – Modena. posti di lavoro in cambio di voti Corruzione aggravata Nuovi guai per Rappoccio Nuovi guai per il consigliere regionale Antonio Rappoccio. Nei giorni scorsi la Procura, infatti, ha notificato un nuovo avviso di conclusione indagini con cui contesta al politico del Pri il reato di corruzione elettorale aggravata. In precedenza per lui vi era solo l’accusa di corruzione elettorale. Secondo i giudici l’aggravante è da ravvisarsi poiché Rappoccio avrebbe ottenuto il consenso elettorale in maniera fraudolenta. Ma l’altra novità che viene fuori dall’avviso di conclusione indagini è che altri soggetti sono indagati per aver agito in concorso con il consigliere regionale. Una sorta di nuovo troncone dell’indagine, dunque, che vede im- plicate altre persone per le quale si procede separatamente. Il cosiddetto “caso Rappoccio” nasce da una denuncia presentata dall’ex presidente del consiglio comunale Aurelio Chizzoniti riguardante un caso di corruzione elettorale del quale Rappoccio si sarebbe reso protagonista attraverso la promessa di posti di lavoro in cambio di voti per le diverse tornate elettorali. Ora, dunque, i magistrati della procura reggina stanno tirando le fila dell’inchiesta che, a quanto pare, promette delle nuove sorprese anche per i “soci” di Rappoccio. Intanto pende ancora davanti alla procura generale la richiesta di avocazione dell’indagine. 23 MERCOLEDÌ 16 novembre 2011 calabria ora R E G G I O «Il ricordo di un grande uomo di Stato» La Lega navale nel “Premio De Grazia” Laura Violi per la tesi in biologia marina Un ricordo grande quanto il mare. È quello che da quel maledetto 13 dicembre 1995, data della sua misteriosa morte, viene nutrito nei confronti di Natale De Grazia, capitano di lungo corso medaglia d’oro al valore di Marina per il suo impegno nelle indagini volte alla ricerca della verità sulle cosiddette “navi dei veleni” e soprattutto per il sacrificio della sua vita persa per difendere la legalità e l’ambiente. Un ricordo che, ieri pomeriggio a palazzo Foti, è stato rinnovato dalla Lega navale italiana attraverso la terza edizione del premio “Natale De Grazia”. Un premio indissolubilmente legato al mare e alla sua cultura e quest’anno consegnato a Laura Violi. L’incontro, introdotto dai saluti del presidente della Lni Reggio Rosario Ventura, è stato aperto dal ricordo di De Grazia ad opera di Alessandro Nicolò, Peppe Raffa e Demi Arena. Più istituzionali, quelli compiuti dal vicepresidente del consiglio regionale («È stato un grande uomo di stato morto in circostanze misteriose, il suo sacrificio, non sia fine a se stesso») e dal presidente della Provincia («Occorre ricordare la sua persona, tenere vivo il suo operato e fare chiarezza su una morte che desta perplessità». Più personale, invece, quello del sindaco: «Con Natale ho passato anni di gioventù indimenticabili di condivisione dell’amore per vela e mare». La figura di De Grazia è stata evocata anche dal comandante della Guardia costiera Vincenzo De Luca («Dobbiamo tenere sempre presente il suo sacrificio per legalità e Stato») e dal presidente nazionale della Lni Francesco Paoli («È stato un uomo che ha dato il massimo che si poteva dare alle istituzioni servendo la Nazione con impegno e professionalità: il suo spirito di servizio sia un esempio per tutti»). Nel segno di De Grazia è stato conferito il riconoscimento 2011, consistente in una targa e in un premio studio. A vincerlo, introdotta dal componente del direttivo della Lni Reggio Francesco Foti e premiata dalla vedova Anna Vespia, come detto, è stata Laura Violi, ventottenne reggina autrice di una tesi di laurea specialistica in Biologia ed ecologia dell’ambiente marino all’Università di Messina, valutata 110 e lode e vertente su un’analisi ecotossicologica, chimica e fisica del tratto costiero Punta Pellaro-Brancaleone. Inoltre, il delegato della Lni Calabria Sud Valerio Berti si è anche soffermato sul ruolo dell’associazione nel rafforzare il rapporto fra Reggio e un mare che può essere risorsa. Ed è proprio in quest’ottica che è stato anticipata un’iniziativa sinergica fra la Lni di Reggio e Angelo Marra finalizzata ad una vela a portata di tutti. «La vela è uno sport completo fisicamente e formativo umanamente. Deve essere aperta a tutti – ha detto Marra – questo progetto non guarda solo ai disabili, ma è rivolto anche a bambini ed anziani. E vuole essere una risorsa per il territorio: si potrebbe creare, come a Trieste, un polo al Sud che, curato dalle leghe navali dello Stretto, potrebbe portare sviluppo sulle due sponde». cis calabria Vocabolario, la nuova edizione “Il dialetto reggino” di La Face, arricchito rispetto al precedente La nuova edizione del vocabolario “Il dialetto reggino”, a cura di Giuseppe La Face, si è arricchita notevolmente rispetto alla precedente. Ricordando tutta la Reggio post-terremoto, recuperando il linguaggio della sua giovinezza e svolgendo nuove ricerche sulle opere letterarie, l’autore ha potuto mettere a disposizione del lettore 4.900 lemmi, rispetto ai precedenti 2660, e c’è una parte tutta nuova in cui si traduce dall’italiano al dialetto reggino. L’opera è stata presentata alla biblioteca De Nava da Rosita Loreley Borruto, del Centro internazionale scrittori della Calabria: «La nostra associazione è impegnata a richiamare l’attenzione sui nostri letterari, poeti che mantengono la memoria popolare e le tradizioni del passato, quindi anche l’uso del dialetto nei bellissimi componimenti in versi». Alla ricerca di La Face ha dato un notevole contributo Paola Radice Colace, docente all’Università di Messina: «Pur partendo dalle ricerche di Rohlfs e di Giovanni Malara, la tipologia di fonti e la metodologia da lui utilizzata (con l’ausilio delle mie osservazioni) alla fine hanno prodotto un’opera che, grazie al- MARCO COMANDÈ [email protected] giochi e balocchi giochi e balocchi giochi e balocchi giochi e balocchi giochi e balocchi giochi e balocchi LUCA ASSUMMA [email protected] c i n e n e w s l’entusiasmo dilettantesco, consegna alla città uno spicchio di storia altrimenti perduto. In qualche caso i lemmi sono arricchiti da illustrazioni grafiche, soprattutto per gli oggetti e arnesi del mondo perduto, e per i processi di produzione ormai archeologici, in quanto abbattuti e relegati nel dimenticatoio dalla rivoluzione industriale e dall’economia di massa». La relatrice ha quindi ricordato come «mentre si faceva la nuova Europa, l’Ue aveva emanato la D.C.E. 32, in cui si esaltavano i ruoli delle minoranze linguistiche. Personalmente, sono stata nominata direttore di questo progetto per la Calabria, negli atti dei convegni organizzati sul tema ho scritto un articolo, “Verso l’Europa con la propria identità”. Il fatto di essere giunti ad avere una lingua nazionale è senz’altro un successo, che non deve mettere in secondo piano la cultura e le specificità dei dialetti nei singoli territori». Giuseppe La Face, nel ricordare l’impegno personale al recupero del dialetto nativo, si è chiesto cosa fosse «questa attenzione verso il dialetto, quali le aspettative? Intanto chiarire per me cos’è la città. L’opera parte con una condizione particolare, la popolazione e il linguaggio nei secoli, l’assuefazione ai soprusi altrui, i segni di chi ha profondamente sofferto: l’invasione dei Normanni, la rivolta per il capoluogo, la mafia». Divertimento con le biglie E’ un segmento di storia che ha segnato l’infanzia di più generazioni, facilmente estrapolabile dai cassetti della memoria. A trasportarci in una dimensione senza tempo, stavolta è il “gioco delle perle di vetro”, comunemente dette biglie, definito anche "fonta" o "rianeddhu". Un’attività che richiedeva rigore e precisione. L’abilità di tiro aveva il potere di decidere le sorti dei partecipanti. In palio c’era un’intera reputazione, guadagnata o persa. Un gioco universale e duttile che conferma l’antico adagio popolare ‹‹paese che vai, usanza che trovi››, effettuato, dapprima, con palline di terracotta colorate "fai da te", ricavate mettendo a cuocere la creta nel forno di casa. Dal XVIII al XX secolo, invece, erano di marmo sino a essere sostituite da biglie di acciaio o vetro colorato, a spicchi. Un passatempo vetusto MULTISALA LUMIERE SALA DE CURTIS SALA SORDI SALA DE SICA Il re Leone in 3d alle 17 - 19 - 21 segue Lezioni di cioccolato alle 22.30 Immortals 3d alle 17.45 - 22 Lezioni di cioccolato alle 16 - 18.10 - 20.20 segue Warrior alle 22.30 noto in Egitto e a Roma, prima dell’era cristiana e ritenuto sin da allora un’evasione rispetto ai compiti di scuola. A dimostrarlo, è un poema anonimo del 1600, in cui è tracciato il profilo di uno scolaro inglese, autentica “nullità in sintassi, ma esperto in biglie”. Sono una miriade i giochi che queste sfere cristalline consentono di effettuare. NUOVA PERGOLA The Tomorrow Series: il La peggior settimana domani che verrà della mia vita alle 18.10- 20.20 alle 17.00 - 18.45 - 21 22.30 23.00 SALA MASTROIANNI Il più conosciuto, alle nostre latitudini, è quello delle "tane". Occorre preparare cinque cavità nel terreno, in modo da formare un quadrato con un punto centrale, che ha valore doppio rispetto ai quattro estremi e tentare di spedire la pallina in una di esse. Il punteggio è assegnato tenendo conto dei centri realizzati e del relativo valore. Una variante diffusa consiste nel colpire la biglia con il pollice o l’indice, cercando di entrare in buca. Chi ci riesce, ha il sacrosanto diritto, con un tiro successivo, di mirare le altre, ponendosi presso una biglia avversaria e lasciando cadere la propria dall’altezza del torace. Se l’impresa va a buon fine, acquisisce anche quella altrui, altrimenti passa la mano agli altri concorrenti. Ulteriore diversivo è disegnare per terra, con il gesso, almeno due cerchi concentrici. Ciascun giocatore pone al centro un numero uguale di biglie, provando a toccare una di quelle all’interno della figura più piccola. In caso di vittoria, la sfera colpita è sua. Tatiana Galtieri CINEMA AURORA One day alle 16- 18.10 - 20.20 2230 CINEMA ODEON I soliti idioti Spettacoli alle 18- 20 22 39 MERCOLEDÌ 16 novembre 2011 calabria ora L O C R I D E La Città del Sole parla stilese A Gerace la traduzione dell’opera campanelliana da parte di Bruzzese GERACE La presenza di personaggi impegnati nella divulgazione e promozione della cultura calabrese ha fatto da corollario alla presentazione della traduzione in stilese di quello che è l’opera più conosciuta di Tommaso Campanella, “La città del sole”. L’evento si è tenuto lo scorso sabato presso la sala consiliare del Palazzo municipale di Gerace. Il famoso borgo della Locride è stato, di fatto, considerato il luogo adatto per lo svolgimento dell’appuntamento in quanto «può essere considerato, per storia e cultura, gemello di Stilo, oltre che per l’entusiasmo con cui l’amministrazione comunale ha deciso di accogliere l’iniziativa», ha messo in evidenza il curatore della traduzione in dialetto stilese, Giorgio Bruzzese. Nel prendere la parola, per i rituali saluti d’apertura, il primo cittadino, Giuseppe Varacalli, ha focalizzato l’attenzione su due punti che ha ritenuto elementi portanti del lavoro condotto dall’autore. Secondo Varacalli «bisogna, innanzitutto evidenziare come l’idea di tradurre un classico della nostra letteratura in un dialetto locale ha permesso di conferire nuova linfa allo stesso, contribuendo notevolmente all’attività di conservazione della cultura calabrese. Inoltre, la “Città del Sole” porta alla ribalta degli argomenti di fortissima attualità in una società in cui il bene comune dovrebbe ritornare al centro dell’agire di tutti». L’opera meritoria svolta da Bruzzese è stata messa in eviden- Numeri utili Locri in piazza per festeggiare San Martino Un momento della presentazione del libro za da tutti i relatori che hanno in gran parte focalizzato i loro interventi sull’importanza di far rivivere la letteratura in lingua dialettale, soprattutto, tra le nuove generazioni che solo così possono aprirsi al mondo globale mantenendo però salde le proprie radici di provenienza. Questo in sintesi il pensiero espresso da Maria Spagnolo, coordinatrice dell’evento, la quale ha ribadito come «il dialetto stilese ha dato un valore aggiunto all’emblematica opera di Campanella conferendole una sonorità del tutto congeniale». Domenico Staltari, presidente dell’associazione Nazionale Poeti e Scrittori Dialettali, si è soffermato invece sull’importanza di non perdere l’abitudine di scrivere in dialetto perché «questo conferisce quell’ossigeno indispensabile alla sopravvivenza dello stesso». «Un dialetto caratterizzato da fonemi saporosi e da termini simpatici che però ben si prestano a descrivere la realtà in modo diretto ma gradevole», è stato, quindi, utilizzato da Bruzzese nella sua traduzione in stilese della “Città del Sole”, come espresso dal Salvatore Licciardello, che in qualità di docente universitario di Filosofia, ha cercato di esporre ai presenti i punti salienti su ci si fonda il pensiero di Campanella. Su questo aspetto si è soffermato anche il direttore della “Riviera”, Pasquino Crupi, il quale ha simpaticamente rifiutato i ringraziamenti che Bruzzeze gli ha rivolto ritenendo che «sia un dovere per tutti gli uomini che come lui operano nella cultura cercare di scovare e incentivare tutti coloro che con la loro arte contribuiscono ad arricchire la civiltà letteraria calabrese». Federica Franco Un messaggio contro le mafie Roma, in scena il “Taranta Festival” ideato da Galloro SIDERNO Dalla Calabria arriva a Roma la “cura dalla Tarantola”. E’ il “Taranta Festival”, dedicato alla tradizione della “viddhaneddha”, la taranta calabrese, al via giovedì prossimo al Teatro Centrale: tre serate di balli e concerti a cura dell’associazione “Calabria Day”. Sul palco del teatro di piazza del Gesù, dalle 21,30, si esibiranno gruppi portavoce della tarantella calabrese come “Hantura” giovedì, Mimmo Cavallaro e Cosimo Papandrea il 2 dicembre e i “Kalamu” il 15. «E’ un’occasione per far conoscere nella Capitale una delle tradizioni della cultura popolare calabrese, un ritmo che scorre nelle radici più profonde di questa terra ma anche una forma di protesta culturale, un preciso messaggio contro tutte le mafie - spiega l’ideatore e promotore del progetto Nicola Galloro, consigliere provinciale di Roma e calabrese doc - Non tutti sanno che fino a pochi anni fa, in Calabria, la taranta era considerata un ballo ad esclusivo appannaggio della ‘ndrangheta, con la ritualità e gestualità simile a quella di un codice mafioso. Prima delle danze si delimitava lo spazio circolare, entro cui il ballo doveva aver luogo, che stava a rappresentare il villaggio, il paese o il rione. Finalità era la simbolica conquista ed il predominio di quel territorio». A dirigere le danze era il capo carismatico: l'uomo di maggior “rispetto”, il "mastru d'abballu" (il maestro di ballo), che si disponeva al centro del cerchio e, dopo i primi accenni di danza, si dirigeva verso gli spettatori fra i quali sceglieva il compagno o la compagna con un gesto lento e spavaldo ed un lieve inchino, dopo aver salutato, toccandosi la fronte con le dita ripiegate della mano destra; dopo qualche giro si avvicinava al pubblico e invitava un altro ballerino a sostituirlo. Non ci si ribellava alla direttive espresse del “mastru d'abballu” ma le si accettava. «La taranta, il ballo della 'ndrangheta per affermare il carisma di questo o quel capo mafia, negli anni ’60 venne abbandonata, i giovani quasi se ne vergognavano, ora i calabresi si stanno riappropriando di questa danza collettiva, e travolgente, rivisitata nel suo significato originario che l'accomuna a quella salentina – epiloga Galloro – il ritmo terapeutico con il battito del cuore espresso dal tamburo che, iterativo e ossessivo, porta quasi alla trance e all'estasi, consentendo di esteriorizzare ansie, crisi e depres- Il promotore Nicola Galloro sioni, ribellarsi, reagire ed elaborare una trasformazione». La “Taranta”, da danza tribale della 'ndrangheta, verrà ballata contro le mafie e qualsiasi forma di oppressione ed impedimento alla crescita ed al cambiamento: il ballo diventa così simbolo di liberazione, danza catartica che risponde al bisogno di emancipazione dalla sottocultura criminale, ma anche di riscoperta e rilancio di preziose diversità culturali del nostro meridione. Antonio Baldari Trionfo di gusto ed una piazza dei Martiri gremitissima per l’iniziativa “San Martino in Piazza” svoltasi a Locri venerdì 11 novembre per celebrare la popolare festa all’insegna dell’allegria rievocando antichi sapori e tradizioni. ,La manifestazione organizzata dall’amministrazione comunale di Locri e fortemente voluta dall’assessore alle attività produttive, Michele Ratuis in collaborazione con il laboratorio di formazione politica giovanile “Locrinsieme per crescere”, si è svolta in sinergia con l’operato dello studio di Creazioni Artistiche e Consulenze Marketing e Comunicazione “Seven” e dal gruppo di artisti e artigiani “Sosteniamo le nostre tradizioni”. La principale piazza cittadina è stata animata fin dal primo pomeriggio con giochi ed intrattenimenti organizzati dai giovani dell’associazione di promozione sociale locridea Civitas Solis, ma soprattutto da artisti, artigiani e chef della Locride che hanno esposto in stand, vari prodotti artistici e abbondanti specialità enogastronomiche della nostra terra. Tra i tanti professionisti dell’artigianato antico, artigiani del legno, pelle e rame, bigiotteria, corredi, abbigliamento, giocattoli artigianali, ceramiche artistiche e manufatti hanno presentato in piazza le proprie realizzazioni artistiche. A tal proposito, l’iniziativa si è affermata come vetrina espositiva, importante manifestazione di valorizzazione delle tradizioni e della cultura enogastronomica del territorio. Ma ha rappresentato soprattutto un’occasione di incontro ed aggregazione collettiva per l’intera cittadinanza locridea grazie alla divertente atmosfera creata in serata dalla degustazione dei prodotti tipici, del vino novello delle cantine locali e dalla lettura di opere di satira calabrese, barzellette e novelle recitate in dialetto con accompagnamento musicale che, rievocando antichi vizi, usi e costumi calabresi, hanno offerto ai numerosissimi presenti un piacevole ed esclusivo percorso di arte, gusto e tradizione. Rita Maria Stanca * BIBLIOTECHE ANTONIMINA Biblioteca Comunale Via Roma - Tel. 0964 312000 ARDORE Biblioteca Comunale "R. Scordo" Via Manzoni - Tel. 0964 620038 BIANCO Biblioteca Comunale Via Margherita - Tel. 0964 731185 BIVONGI Biblioteca Comunale P.Zza Municipio - Tel. 0964 91102 BOVALINO Biblioteca "Mario La Cava" Via Xxiv Maggio - Tel. 0964 61766 CAULONIA Biblioteca Comunale P.zza Seggio - Tel. 0964 861002 GERACE Biblioteca Comunale P.Zza Del Tocco - Tel. 0964 356001 GIOIOSA JONICA Biblioteca Comunale Palazzo Amaduri - Tel. 0964 51505 LOCRI Biblioteca Comunale Via Napoli Tel: 0964 232451 Biblioteca Archivio Di Stato Via Matteotti, 1 - Tel. 0964 232451 MARINA DI GIOIOSA Biblioteca "M. Pellicano Castagna" Piazza Dei Mille - Tel. 0964 415178 MARTONE Biblioteca Comunale “Orazio Lupis” Via Mercato coperto - Tel.0964 51356 PAZZANO Biblioteca Comunale Via Municipio - Tel. 0964 731090 PORTIGLIOLA Biblioteca Comunale Corso Roma - Tel. 0964 365002 RIACE Biblioteca Comunale P.Zza Del Popolo - Tel. 0964 733002 ROCCELLA JONICA Biblioteca Comunale Via Municipio - Tel. 0964 84227 SAN LUCA Biblioteca Comunale Corso C.Alvaro - Tel. 0964 985343 SIDERNO Biblioteca "Armando La Torre" Via Turati - Tel. 0964 345111 STIGNANO Biblioteca Comunale Piazza S. Pietro - Tel. 0964 772040 STILO Biblioteca Comunale “T. Campanella” Piazza Theresti - Tel. 0964/776006/07 * MUSEI LOCRI Museo Naz. Di Locri Epizefiri Contrada Marasà Tel. 0964 39003 Raccolta Privata Scaglione Tel. 0964 20207 - 0964 20344 Fondazione “Nosside” Palazzo Nieddu - Tel. 0964 29268 GIOIOSA JONICA Museo D’Arte Naturale C/O Palazzo Amaduri Tel. 0964 51536 MAMMOLA Museo D'arte Moderna "S. Barbara" Via S. Barbara Tel. 0964 414220 MONASTERACE Antiquarium C.da Campo marzo Tel. 0964 735154 STILO Museo di Archeologia Industriale P.zza S.G.Theresti Tel.0964/776006/07 GERACE Museo Diocesano via Duomo Tel. 0964 356323 MERCOLEDÌ 16 novembre 2011 18 calabria ora C O S E N Z A Due riunioni per uccidere Bruni Dedato: «La moto usata dai killer era la stessa impiegata nel delitto Cara» tabile, salvo poi fare confuL’omicidio di Francesco di cui Dedato sostiene di aver sione tra le due dinamiche Bruni alias “Bella bella” sa- avuto cognizione diretta. rebbe stato pianificato nel C’era anche lui a quelle due omicidiarie. Spigolature, o corso di due riunioni. «La riunioni in cui si decise di forse no. prima a Cassano, a casa del scavare la fossa a “Bella bella” A deciderlo saranno i giupadre di Dentuzzo, la secon- «Alla seconda non partecipò dici. Fatto sta che con questo da nell’abitazione di Aldo Lanzino». Proprio lui, allo episodio, si è conclusa Chiodo». A dichiararlo, ieri, stato latitante da tre anni, era l’udienza, poi aggiornata al è stato il pentito Vincenzo contrario a quel conflitto, inprossimo 6 dicembre. Quel Dedato, ex contabile del clan nescato suo malgrado dagli giorno, si riprenderà ancora eventi. Al suo Lanzino che con Dedato per parlare delnome, però, dal 2007 coll’agguato al vecchio padrino I due summit è legato uno labora con la Tonino Sena. Un episodio sul preparatori dei principali giustizia. La quale il collaboratore sostienodi dell’inscena era ne di essere ben informato, si sarebbero CRIME SCENE La scena del chiesta. “Maquella del dal momento che lui stesso, svolti a Cosenza farda”, infatcrimine di via Popilia dopo il processo prima dell’omicidio, avrebbe e Cassano delitto Bruni e Vincenzo Dedato agito da intermediario per ti, sosteneva Terminator che fosse lui, III, ovvero tentare di convincere il suo l’inchiesta che oltre all’affaire Ettaruzzo, uno dei due killer lo, lato passeggero. Il pentito offerto un’ulteriore versione bidito ulteriormente le ac- ex capo (negli anni ’70 gli Bruni tenta di far luce sulle in sella a una moto enduro lo spiegò in un verbale d’in- dei fatti. A suo dire, a uccide- que, sovrapponendo i ricor- aveva fatto da autista persouccisioni di Primiano Chia- che il 28 luglio 1999 attesero terrogatorio, salvo poi rettifi- re Bruni sarebbe stato Presta, di tra il delitto Bruni e un al- nale) a recedere dal proposirello e del boss Tonino Sena, Bruni all’uscita del carcere di care in aula durante il proces- stavolta in compagnia del de- tro crimine avvenuto nello to di mettersi in affari con consumate tutte nello stesso via Popilia, per poi abborda- so, indicando in Mario Gatto funto Carmelo Chirillo. Sul stesso periodo: l’eliminazio- Bruni e soci. Un tentativo, periodo, a cavallo tra il 1999 re la Mercedes su cui viaggia- e Franco Presta il comman- punto, dunque, regna un po’ ne di Giacomo Cara. «La mo- però, andato a vuoto. e il 2000. Una scia di sangue va in compagnia di un amico do omicida. Via Lanzino, di indecisione. Anche perché to utilizzata era sempre la MARCO CRIBARI che, secondo gli inquirenti, e crivellare di colpi l’abitaco- dunque. Ieri, però, Dedato ha lo stesso Dedato ha poi intor- stessa» ha precisato l’ex [email protected] era finalizzata a stroncare le velleità di Bruni e Sena, all’epoca intenti a formare un l’udienza nuovo gruppo delinquenziale forti dell’appoggio della famiglia Pesce di Rosarno. Da qui, dunque, la reazione dell’altro clan cosentino, quello “tradizionale”, di cui lo stesso Dedato avrebbe fatto parte con un ruolo apicale. Poco o nulla, però, l’ex contabile ha riferito a proposito della nel marzo del 1985 sul viale citta- troppo la mano. Ora, però, l’apmorte di Chiarello. dino che oggi porta il suo nome. pello presentato dalla Dda e soCOSMAI Per la cronaca, si tratterebPer quel crimine, oggi è sotto ac- stenuto dalla Procura generale, Il direttore be della prima vittima di cusa solo il presunto mandante mira proprio a cancellare queldel carcere quella guerra che i cosentini Franco Perna, mentre gli esecu- l’attenuante. Un discorso che, di via Popilia di Lanzino avrebbero comtori materiali (i pentiti Dario e probabilmente, Facciolla non ucciso nel 1985 battuto insieme al clan dei Nicola Notargiacomo e il defun- estenderà a tutti gli imputati, ma Il suo è uno dei nomadi di Cassano (guidati to Stefano Bartolomeo) sono già solo a parte di essi. Al riguardo, delitti su cui da Francesco Abbruzzese però, dati più stati processati e oggi tenta detto “Dentuzzo”) e ai rossaprecisi li sapreassolti per quei In primo grado di far luce nesi di Nicola Acri al secolo mo soltanto oggi, fatti e ora non soquattro ergastoli il maxiprocesso “Occhi di ghiaccio”, non a casalvo imprevisti no più giudicabiMissing so tutti imputati nell’odierno dell’ultima ora li. Proprio Perna, e una sfilza processo. L’altro alleato, peche non facciano invece, è uno dei di condanne rò, era il gruppo dei rom del slittare in extrequattro uomini ultraventennali capoluogo, all’epoca guidati mis lo showdown condannati alda Franco Bevilacqua (“Frandell’accusa. Dopo l’ergastolo al terco i Mafarda”), oggi anche lui Tappa fondamentale quella di serie di omicidi del passato. Un mine del primo grado di giudizio. Facciolla comunque dovrebbero pentito. E proprio a Mafarda oggi per il maxiprocesso Missing, elenco che si apre con l’uccisione Un destino identico a quello di iniziare le arringhe difensive, a si devono le informazioni sulgiunto al secondo grado di giudi- del piccolo Pasqualino Perri Gianfranco Ruà, Romeo Calvano patto che la Corte non decida di la macabra morte di Chiarelzio. A Catanzaro, infatti, dovreb- (1977) e che si chiude con l’elimi- e Pasquale Pranno. All’epoca, in- riaprire il dibattimento per ascollo, pervenute in seguito a Debe concludersi la requisitoria del nazione di Ennio Serpa (1994). fatti, il quartetto non poté usu- tare ancora una volta i collaboradato. L’uomo, infatti, sarebbe pg Eugenio Facciolla. C’è grande Nel mezzo, una serie di morti fruire delle attenuanti generiche tori di giustizia. Proprio loro erastato attirato con un tranello attesa, dunque, per conoscere le ammazzati, trenta in tutto, che riconosciute invece agli altri im- no stati croce e delizia del primo in una stalla di Cassano, uccirichieste di pena che l’accusa ha secondo la Dda rappresentano putati che se la cavarono con con- processo poiché da soli rappreso a colpi di mitraglietta e poi formulato nei confronti degli ol- l’elenco dei caduti di ben due danne ultraventennali. La lonta- sentavano più di un terzo sul tofatto a pezzi. A tutt’oggi il suo tre 50 imputati, quasi tutti orga- guerre di mafia combattute in cit- nanza nel tempo dei crimini in tale degli imputati. Tra questi, corpo non è stato ancora rinici ai due vecchi clan un tempo tà nell’arco di vent’anni. Una lista questione e il fatto che, nel frat- spiccano i nomi dell’ex boss trovato. Notizie apprese per contrapposti (Pino-Sena da una in cui trova posto anche il caso di tempo, molti di loro avessero Franco Pino, di Franco Garofalo “sentito dire”, dunque, a difparte e Perna-Pranno-Vitelli dal- Sergio Cosmai, il direttore del cambiato vita, aveva convinto i e dei fratelli Giuseppe e Franceferenza dell’omicidio Bruni l’altra) e oggi alla sbarra per una carcere di via Popilia trucidato giudici cosentini a non calcare sco Saverio Vitelli. (mcr) Missing, oggi le richieste di pena Atto finale della requisitoria di Facciolla al maxiprocesso d’appello la curiosità Trovare l'auto rubata in piena zona residenziale, è possibile. Ancora meglio se parcheggiata elegantemente “al sicuro” dentro il cortile. Il manuale elencherebbe zone fuori mano, strade e vicoli bui, periferia e invece tutto cambia. La zona è quasi centrale e il posto tra i più impensabili. E' successo lunedì sera nel quartiere “Macchiabella” all'altezza delle scuole superiori. I residenti del palazzo hanno visto giungere la polizia intorno alle 20, mostrando tutto il loro stupore per quella visita a sorpresa. L'auto - di cui ne era stato denunciato il furto sabato notte - era parcheggiata all'interno del cortile, distanziata Ladri “gentiluomini” rubano l’auto e la parcheggiano in un cortile dalle altre appartenenti ai residenti. «Probabilmente è stata lasciata nel momento in cui entrava o usciva qualcuno dal cancello scorrevole, ma non ci siamo accorti di niente» dichiarano i proprietari della cooperativa Butterfly, mentre il carro attrezzi porta via la Nuova Panda grigio scura che non parte per danni alla centralina del motore. Non ci sono segni di manomissione, né tantomeno manca qualcosa all'interno. Fanno eccezione le ruote posteriori che sembrano possedere qualcosa di diverso. Le gomme presenti non sono originali ma anzi vecchie e consumate. Un passo in avanti rispetto a qualche tempo fa, quando si lasciavano i quattro mattoni a sostenere l'auto e un disturbo in meno nel rimontare le gomme dopo il servizio subito. Ida Rizzuto La Nuova Panda rubata e abbandonata 19 MERCOLEDÌ 16 novembre 2011 calabria ora C O S E N Z A annunziata Ha lasciato l’ospedale il piccolo J.R., la cui nascita problematica, risalente allo scorso 25 ottobre, è ora oggetto di un’inchiesta della magistratura. A darne notizia è l’azienda ospedaliera che comunica anche come la dimissione del bimbo sia stata resa possibile dalle «condizioni cliniche migliorate, per l'assenza di convulsioni e per il miglioramento della risonanza magnetica che mostra un pressoché totale assorbimento delle zone emorragiche e l'assenza di lesioni specifiche». Nel frattempo, però, non si ferma l’inchiesta aperta dalla magistratura a seguito dell’esposto presentato dai familiari di J.R. per il Parto traumatico, il bimbo sta meglio Dimesso dall’ospedale, ma l’inchiesta prosegue con la nomina di un consulente tramite del legale Roberto Le Pera. Nelle scorse ore, infatti, il pm Salvatore Di Maio ha nominato un consulente tecnico, il professor Bernando Cavalcanti, che sarà incaricato di valutare se, durante le ore concitate del parto, la condotta dei medici sia stata regolare oppure no. Lo scorso 25 ottobre, infatti, il bimbo nato da una coppia di Grimaldi venne al mondo in fin di vita, secondo i genitori per colpa dei medici. Pochi giorni prima, in particolare al 21 otto- L’ospedale civile dell’Annunziata bre, la partoriente s’era recata in ospedale per via di forti dolori all’addome. A seguito di un’ecografia, le venne riscontrato una “chiusura del collo dell’utero”. Nulla di strano secondo la dottoressa che la visitò in quell’occasione. Quattro giorni dopo, la donna si ripresentò in ospedale pronta a partorire, ma qualcosa non andò per il verso giusto. Il bimbo, infatti, non voleva saperne di uscire e, come se non bastasse, lei lamentava dolori e difficoltà respiratorie, tanto da suggerire ai sanitari il ricorso al supporto dell’ossigeno. Nel frattempo, i medici avrebbero esercitato forti pressioni sul suo addome per facilitare la venuta al mondo del nascituro, il quale però già non emetteva alcun vagito. Sistemato nell’incubatrice e sofferente di convulsioni, lottò per diversi giorni tra la vita e la morte. In seguito, la madre sostiene di aver appreso da un altro dottore che il malessere del bimbo era da attribuire proprio al trauma da parto. Circostanza che li ha spinti, infine, a sporgere denuncia contro persone da identificare. L’ipotesi di reato è quella di lesioni colpose. (mcr) «Padovano, niente spaccio Solo uno spinello con Vialli» Parla la difesa dell’ex bomber che rischia 24 anni di carcere La Procura di Torino ha chiesto la sua dunque, ma solo uso personale. Per il resto, condanna a 24 anni di reclusione per asso- la difesa ha negato qualsiasi coinvolgimenciazione per delinquere finalizzata al traffi- to nel traffico di droga, sostenendo che Paco internazionale di stupefacenti, ma Mi- dovano ha soltanto aiuto un amico in diffichele Padovano, 45 anni, ex idolo di Co- coltà: «Il mio cliente - ha aggiunto Davico senza e Juventus, si professa innocente, Bonino - ha semplicemente aiutato un amichiede di essere assolto e dice di voler tor- co nell’acquisto di cavalli. Non abbiamo viaggi sospetti all’estero né nare a lavorare nel mondo contatti con gli altri sospetdel calcio. «Spero - confesÈ accusato tati. C’è, inoltre, assenza di sa a colloquio con i giornadi narcotraffico ritorno economico nel palisti del Secolo XIX - che i trimonio personale di Padirigenti di qualche società internazionale dovano». L’amico di Padostiano alla finestra per Sentenza vano è Luca Mosole, il preaspettarmi». il 16 dicembre sunto organizzatore di quel Venerdì scorso, alla ritraffico di hashish dal Mapresa del processo, a prendere la parola in aula è stato il suo difenso- rocco all’Italia attraverso la Spagna per il re Paolo Davico Bonino secondo il quale quale è stata invocata una maxicondanna a l’unica debolezza di Padovano sarebbe sta- 44 anni di reclusione. Il già bomber rossota quella di fumare «qualche spinello con blù, è accusato di essere il finanziatore del gli ex calciatori della Juventus Gianluca gruppo artefice di un traffico di hashish su Vialli e Nicola Caricola, circostanza che è Tir provenienti dalla Spagna. Per questa vistata peraltro ammessa anche dai due du- cenda è stato anche in carcere nel 2006, rante il dibattimento». Niente spaccio, salvo poi essere assegnato agli arresti domi- false visite mediche ciliari prima di tornare a piede libero. Gli altri imputati, una trentina in tutto, sono già usciti di scena con patteggiamenti e riti abbreviati. A giudizio, dunque, sono rimasti soltanto lui e Mosele. Ora, dopo le repliche del pubblico ministero, i giudici si ritireranno in camera di consiglio per pronunciare la sentenza. Ciò dovrebbe avvenire nel corso della prossima udienza del 16 dicembre. Nel frattempo, in attesa del giorno della verità, Padovano ha ribadito ai giornalisti di «voler tornare a far parte del mondo del calcio: «Spero - ha detto - che i dirigenti di qualche società stiano alla finestra per aspettarmi, Da quando si è aperta l’inchiesta, però, tutti hanno preso le distanze da me». mcr timpone rosso Gli avvocati si astengono Slitta l’udienza di “Ippocrate” Scontro aperto tra giudici Abbruzzese verso la libertà La prevista astensione degli avvocati ha fatto slittare l’udienza preliminare di “Ippocrate”, l’inchiesta che vede una cinquantina di persone indagate a vario titolo per truffa ai danni dello Stato e falso. Tra queste diversi medici, funzionari pubblici e anche qualche politico. Il ritorno in aula, davanti al gup, è previsto per il prossimo 2 dicembre. L’inchiesta tenta di far luce sul presunto scandalo che ha travolto medici, funzionari e dipendenti del distretto sanitario di Rende. Nel mirino, una serie visite mediche finalizzate al riconoscimento delle invalidità che, in realtà, secondo gli inquirenti non sarebbero mai state effettuate. L’indagine, effettuata con l’ausilio di telecamere piazzate negli uffici all’insaputa dei dipendenti, avevano messo in luce anche fenomeni di malcostume come le visite fiscali concordate tra medici e malati e l’abitudine di allontanarsi dal posto di lavoro facendosi timbrare il cartellino da un collega. Un gruppetto di impiegati (talvolta addirittura uno o due, comunque il minimo La vicenda processuale di Antonio Abbruzzese (foto) alias “Il figlio di Banana” è oggetto di un vero e proprio scontro tra giudici: da un lato quelli del Riesame di Catanzaro, dall’altro gli “ermellini” della Cassazione. E in mezzo lui, il 36enne sospettato di essere interno alla cosca dei nomadi cosentini e detenuto da circa due anni poiché accusato di uno degli omicidi contemplati nell’inchiesta Timpone rosso. Dopo il suo arresto, il suo legale Cesare Badolato presentò istanza al gip chiedendo la revoca della misura cautelare. Richiesta respinta. Badolato si rivolse allora ai giudici del Tdl di Catanzaro, ancora senza profitto. Il terzo passo fu di portare il caso in Cassazione che diede infine ragione alla difesa. La Suprema Corte, infatti, dispose l’annullamento del mandato di cattura, disponendo la celebrazione di un nuovo Tdl. In casi simili, 9 su 10, il Riesame si limita a confermare quanto stabilito da Roma. E invece, in quel caso, il Tdl rigettò nuovamente la richiesta di Badolato che, a sua volta, tornò in Cassazione otte- indispensabile per svolgere le attività di routine) timbravano per tutti. In origine erano ben 82 le persone indagate per questi fatti, ma dopo la chiusura dell’inchiesta, una trentina di posizioni furono archiviate dal pm Giuseppe Cozzolino che, ora, si appresta a chiedere il rinvio a giudizio per tutti gli altri imputati. nendo un nuovo verdetto a lui favorevole. Si torna a Catanzaro e, i giudici, respingono nuovamente la richiesta di annullamento. Fino a ieri, quando per la terza volta la Cassazione ha rimandato tutto al Tdl. «Mi auguro che stavolta ci si regoli di conseguenza» ha commentato il difensore di Abbruzzese, da ieri, più vicino alla libertà. (mcr) Gazzetta del Sud Mercoledì 16 Novembre 2011 9 Calabria . CUTRO Il 42enne Carmine Bonifazio ieri mattina presto atteso da un sicario che gli ha esploso contro due colpi con un fucile calibro 12 Agguato sotto casa, ucciso un imprenditore L’uomo, incensurato, con i fratelli e il padre gestiva una grossa società che commercia cereali Luigi Abbramo CUTRO Due fucilate lo hanno raggiunto tra la spalla sinistra e il collo. Due rosate di piombo che lo hanno colpito al volto ed alla carotide e non gli hanno lasciato scampo. Così è morto ieri mattina Carmine Bonifazio, assassinato a 42 anni sotto casa sua in una vera e propria imboscata dalla dinamica mafiosa ma che forse con la mafia non c’entra. Non è per nulla scontata infatti la pista di ‘ndrangheta per l’agguato messo a segno in Via Giovanni Falcone poco dopo le 6,30 di ieri mattina. Come ogni altro giorno, Carmine Bonifazio che insieme al padre e ai fratelli gestisce l’azienda di famiglia, dopo aver salutato la moglie, è salito al volante della sua Toyota Rav 4, diretto al Bivio Lenza dove è ubicata la sede della ditta dei fratelli Bonifazio che commercializza mangimi e cereali. Percorso in auto il cortile che circonda la sua villa, il 42enne imprenditore col fuoristrada ha raggiunto l’ingresso posteriore della sua proprietà che dà su via Giovanni Falcone. E proprio all’imbocco della via lo aspettava un killer che armato di un fucile calibro 12 caricato a pallette, ha fatto fuoco due volte contro il finestrino lato guida del “Suv”. Bonifazio forse ha visto il suo assassino, forse lo conosceva. Sta di fatto che non ha avuto scampo. Il piombo dei colpi lo ha raggiunto tra il collo e la spalla sinistra ed anche al volto. Il 42enne d’istinto deve aver tirato il freno a mano e benchè ferito a morte è riuscito a scendere dal veicolo. Ma, percorsi pochi metri, è stramazzato esanime sull’asfalto. La prima ad accorrere è stata Vittoria Nardo, la moglie di Carmine Bonifazio. La donna, dalla finestra della sua abitazione ha visto l’auto del marito ferma con il motore acceso e la portiera aperta. Poi ha notato il corpo del consorte esanime sull’asfalto. E col cuore in gola ha raggiunto il suo compagno. I carabinieri della locale stazione sono subito intervenuti in via Falcone dopo essere stati avvisati da un altro parente del 42enne assassinato che nel frattempo era accorso. I militari al loro arrivo, hanno trovato la donna in stato di “shock” ancora riversa sul corpo del marito ormai spirato. Nulla infatti hanno potuto fare al loro arrivo i sanitari del 118 che hanno constatato l’avvenuto decesso del 42enne. I familiari sono riusciti poi ad allontanare la donna da quel povero corpo martoriato dal piombo che una mano pietosa ha coperto con un lenzuolo bianco. In via Falcone da Crotone sono sopraggiunti i militari del Nucleo operativo radiomobile della Compagnia col capitano Antonio Mancini e poi gli investigatori del Reparto operativo provinciale al comando del colonnello Luigi Di Santo. A Cutro è giunto anche il comandante provinciale dell’Arma, il colonnello Francesco Iacono e gli agenti della Squadra Mobile. Col procuratore Raffaele Mazzotta è arrivato il suo sostituto Ivan Barlafante che è il titolare dell’inchiesta aperta sul delitto. Un omicidio di non facile lettura quello di Carmine Bonifazio. Il 42enne imprenditore, sposato e padre di due figlie di 16 e 12 anni, gestiva insieme ai fratelli ed all’anziano padre la florida azienda di famiglia che dà lavoro a più di 20 persone. La ditta dei fratelli Bonifazio importa materie prime anche dalla Siria e dall’Argentina, commercializza cereali e produce mangimi e prodotti zootecnici. É un’azienda che ha importanti fatturati. Il 42enne ucciso dal canto suo aveva la fedina penale immacolata, nè pare avesse amicizie e frequentazioni pericolose. Per questo il fascicolo d’indagine e nelle mani per il momento della Procura della Repubblica di Crotone e non della Dda. Gli investigatori dell’Arma dei Carabinieri che ieri hanno sentito familiari e conoscenti di Bonifazio, stanno scavando soprattutto nella vita privata del 42enne assassinato alla ricerca di indizi utili all’inchiesta. Certo è che non è semplice assemblare le caselle del “puzzle” investigativo per fare luce sul delitto di un uomo descritto da tutti come una persona perbene, assassinato come se fosse un mafioso. Lo strano delitto Un delitto strano quello di Carmine Bonifazio. Un omicidio dalle modalità mafiose ma che forse con la ‘ndrangheta non c’entra. Il 42enne imprenditore era incensurato, non aveva mai avuto noie con la giustizia, nè frequentava ambienti considerati a rischio in un territorio dove è facile restare invischiati nelle reti della ‘ndrangheta. Quarantadue anni sposato con Vittoria Nardo, e padre di due figlie di 16 e 12 anni, Bonifazio era persona stimata. Terzo di sette figli, insieme al padre Domenico ed ai fratelli maschi, Carmine Bonifazio era contitolare dell’azienda “Industrie cereali Srl” che commercializza cereali e produce mangimi e prodotti alimentari per animali. L’azienda dei fratelli Bonifazio, dà lavoro ad oltre venti persone ed importa materie prime dal Sudamerica e dal Medioriente oltre che dalla Francia e dall’Australia. I carabinieri in via Giovanni Falcone sul luogo dell’agguato costato la vita a Carmine Bonifazio (nel riquadro) MAROPATI Rubati i tubi metallici che servivano a realizzare una serra. La solidarietà di LegaCoop Furto in un’azienda che gestisce terreno confiscato Gioacchino Saccà GIOIA TAURO Ignoti hanno asportato tubi metallici destinati alla realizzazione di una serra da un terreno agricolo confiscato alla mafia ricadente in contrada “Jola” di Maropati e assegnato nel 2006 alla cooperativa sociale Futura di Maropati. La scoperta è stata fatta ieri mattina dall’amministratore della stessa cooperativa, Lorenzo Sibio, 43 anni, che ha subito sporto denunzia alla stazione dei carabinieri di Feroleto della Chiesa. I tubi, in numero consistente, si trovavano accanto ad una serra già utilizzata da tempo, ovvero dal 2009, per la produzione di frutta biologica ed ortaggi. L'azienda agricola ha un’estensione di dodicimila metri quadrati. In origine era una agrumeto ma la stessa negli anni scorsi è stata in parte riconvertita alla coltivazione di kiwi ed è affidata ad una cooperativa di giovani e molto spesso la stessa ospita, anche per intere giornate, soggetti psichicamente labili nell’ambito di un progetto finalizzato al recupero e al reinserimento nella società. Gli stessi sono ospiti di un centro di accoglienza e cura che ha sede in Maropati e che fa capo alla stessa cooperativa che opera da anni nel so- Lorenzo Sibio ciale con una serie di iniziative e di attività alternative, finalizzate appunto al recupero di soggetti affetti in particolare da malattie mentali. Il furto si è verificato, come è stato possibile apprendere, in data imprecisata perchè l’amministratore ha riferito ai carabinieri che non si portava in azienda da alcuni giorni. Il valore dei tubi metallici asportati da ignoti, che hanno fatto necessariamente uso di un mezzo di trasporto con il quale sono giunti sul posto dopo aver forzato il lucchetto di un pesante cancello, è stato quantificato in tremila euro. L'azienda, è stato riferito ieri, proviene da un atto di confisca deciso negli anni scorsi del quale è stato destinatario la famiglia Auddino di Melicucco. Ieri sera la LegaCoop Calabria ha diffuso un comunicato nel quale «esprime piena solidarietà e vicinanza alla cooperativa»: «La cooperativa rappresenta un punto di riferimento importante ed una ricchezza per l’intera comunità dell’intero comprensorio. Siamo fortemente preoccupati per il ripetersi di questi atti che toccano tutti i soci e gli amministratori delle nostre cooperative, ma anche le comunità locali che rischiano così di essere privati sia di servizi avanzati che di posti di lavoro». Venerdì la seconda giornata nazionale dedicata a chi non si rassegna al silenzio REGGIO Condannato dal gup a 1 anno per abuso e favoreggiamento Tante testimonianze di coraggio civile Processo “Mozart”, il pg chiede l’assoluzione del col. Sarra Fiore Elena Sodano CATANZARO Esiste una netta differenza tra i collaboratori di giustizia conosciuti come “pentiti”, e i testimoni di giustizia. I primi sono persone con procedimenti penali appartenenti a organizzazioni criminale, i secondi sono cittadini incensurati che forniscono la loro testimonianza per un fatto delittuoso e che godono della protezione dello Stato. Proprio ai testimoni di giustizia che mettono a rischio la propria vita e quella dei familiari per portare avanti un percorso di legalità, che la Fondazione don Francesco Caporale di Catanzaro dedica la seconda giornata nazionale, che si svolgerà venerdì prossimo dalle ore 8.30 nell’auditorium Casalinuovo del capoluogo. Un’iniziativa che si svolge a distanza di due anni dalla prima esperienza grazie al contributo dell’assessore regionale alla Cultura Mario Caligiuri e il supporto dell’Ordine degli avvocati di Catanzaro, della Fondazione Calabria Etica, dell’Ufficio scolastico regionale e del sindacato di Polizia Consap. Fulvio Scarpino e Mario Caligiuri «L’idea della Fondazione Caporale – ha detto il presidente Fulvio Scarpino – è quella di promuovere un’immagine diversa della Regione e per questo abbiamo puntato sulla qualità e su un’immagine che premi persone coraggiose». L’evento sarà dedicato a una “mamma coraggio”, Teresa Buo- nocore uccisa a soli 51 anni il 20 settembre dello scorso anno a Portici (Na) per aver convinto la sua bambina di soli 8 anni a testimoniare contro un pedofilo. A ricordare “mamma coraggio” ci sarà la sorella Pina Buonocore. La giornata sarà divisa in tre momenti. Nella prima parte dopo il saluto delle autorità il capo re- dattore del Tg 2 Enzo Romeo intervisterà oltre alla Buonocore i testimoni di giustizia Alfio Cariati e Pino Masciari e lo scrittore Saverio Paletta. Di seguito è prevista la proiezione del film “La siciliana ribelle” di Marco Amenta e che tratta la storia vera di Rita Atria. Nel pomeriggio è prevista la presenza, tra gli altri, di personalità di primo piano nel mondo della giustizia: Vitaliano Esposito procuratore generale presso la Suprema Corte di Cassazione, Ferdinando Imposimato presidente onorario della Suprema Corte e direttore dell’Osservatorio Eurispes sulla criminalità organizzata, e Antonio Esposito presidente della II Sezione penale della Cassazione. La serata di beneficenza si svolgerà nella sala concerti del Comune e vedrà l’esibizione del cantautore Michele Amadori. L’assessore Caligiuri ha ricordato la recente approvazione in Giunta, su proposta del presidente Scopelliti, di un disegno di legge che tende a riconoscere la funzione ed i benefici alle vittime delle mafia e ai testimoni di giustizia, rappresentando uno degli esperimenti più avanzati d'Italia. REGGIO CALABRIA . Assoluzione per il colonnello Agatino Sarra Fiore. L’ha chiesta il sostituto procuratore generale Ezio Arcadi nello stralcio del processo “Mozart” che si sta celebrando in Corte d’appello (Napoli presidente, Costabile e Cappuccio giudici) e vede l’ex comandante delle Fiamme Gialle della provincia di Reggio accusato di favoreggiamento e accesso abusivo ai sistemi informatici. In primo grado Sarra Fiore, al termine del processo celebrato con il rito abbreviato, era stato condannato dal gup Adriana Trapani a 1 anno di reclusione con pena sospesa. L’alto ufficiale della Guardia di Finanza era stato indagato nell’ambito di un’inchiesta della Dda su un presunto caso di corruzione che vede coinvolto l’ex presidente del Tar reggino, Luigi Passanisi. Il magistrato, secondo l’accusa, avrebbe accettato la promessa a ricevere 200 mila euro allo scopo di favorire l’ex parlamentare Amedeo Matacena e il suo gruppo nei ricorsi avverso il provvedimento con cui Il colonnello Agatino Sarra Fiore l’ufficio marittimo di Villa San Giovanni aveva rigettato la richiesta di accosto della Amadeus spa allo scivolo “0”. Con l’imputazione di corruzione Matacena era stato rinviato a giudizio mentre Passanisi aveva saltato l’udienza preliminare, optando per il giudizio immediato che è in corso di celebrazione davanti alla prima sezione del Tribunale. Il colonnello Sarra Fiore, sempre secondo l’accusa, su richiesta di Gabriella Barbagallo, moglie di Passanisi, avrebbe abusato dei suoi poteri per accedere al sistema delle banche dati delle forze dell’ordine e conoscere l’intestatario di un’auto utilizzata da persone che si erano qualificate come carabinieri in servizio antirapina. Dalle indagini era emerso che si trattava di militari impegnati nell’installazione di una microspia sulla Mercedes di Passanisi. L’alto ufficiale delle Fiamme Gialle, secondo l’accusa, avrebbe comunicato a Gabriella Barbagallo i risultati dell’accertamento sull’intestatario dell’auto sospetta. Concludendo ieri la requisitoria il pg Arcadi ha sostenuto che non c’è la prova che Sarra Fiore abbia commesso il reato e ha chiesto l’assoluzione. È poi intervenuto l’avvocato Giuseppe Napoli che non ha avuto dubbi nel sostenere l’innocenza dell’imputato e nel chiedere ai giudici di mandarlo assolto. Il processo è stato aggiornato. Nella prossima udienza interverrà l’altro difensore di Sarra Fiore, l’avvocato Armando Veneto, e sarà emessa la sentenza.(p.t.) Gazzetta del Sud Mercoledì 16 Novembre 2011 27 Calabria . RENDE Sgominata con un’operazione dei carabinieri una rete di spacciatori specializzata nella vendita ai ragazzi di hashish, cocaina e marijuana Droga venduta agli adolescenti, 12 arresti Nei guai pure l’impiegato di un supermercato e un parrucchiere trovato con 26 chili di stupefacente L’APPROFONDIMENTO Arcangelo Badolati RENDE La “roba”. Sniffata per sentirsi onnipotenti, fumata per sballarsi nelle serate senza ritmo, iniettata in vena per astrarsi dal mondo e viaggiare verso improbabili paradisi artificiali. La marijuana, l’eroina e la cocaina sono ormai entrate nella vita di migliaia di persone. Spacciare è considerato alla stregua d’un facile e redditizio mestiere, mentre usare stupefacenti fa parte del sentire comune, è quasi normale e giustificabile. E così il flagello delle droga sta devastando le giovani generazioni cosentine. Il consumo ha ormai raggiunto livelli parossistici. Per porre un freno la magistratura inquirente ha disposto controlli davanti alle scuole e messo sotto stretta sorveglianza le cosiddette piazze di spaccio. Il primo significativo risultato dell’azione di contrasto voluta dal procuratore Dario Granieri, è rappresentato dall’operazione “Drug discount”, scattata ieri. Otto persone sono finite in carcere, altre quattro agli arresti domiciliari. I provvedimenti restrittivi, firmati dal gip Francesco Luigi Branda, sono stati eseguiti dai carabinieri della compagnia di Rende, guidati dal capitano Adolfo Angelosanto e dal tenente Marco Vivaldi. L’operazione è stata condotta da oltre 70 carabinieri con l’ausilio di unità antidroga del Gruppo Operativo «Calabria» di Vibo Valentia. In carcere sono finiti: Celestino Abbruzzese, 35 anni, di Montalto Uffugo, Francesco Alfano, 32 anni, di Rende, Luigi Cavalleti, 41 anni, di Carolei, Robertino De Bartolo, 43 anni, di San Fili, Miriam Mollo, 24 anni, di Cosenza, Roberto Paese, 31 anni, di Rende, Caterina Pugliese, 36 anni, di Castrovillari, Fabio Russo, 26 anni, di Luzzi. Agli arresti domiciliari sono stati, invece, posti Francesco De Lorenzo, 31 anni, di Rende, Danilo Ruffolo, 21 anni, di Rende, Antonio Scalfari,31 anni, di Cosenza, Antonello Vetere, 27 anni, di Luzzi. L’accusa è per tutti di detenzione e spaccio di droga. Gl’indagati sarebbero i componenti di un’organizzazione operante tra Rende e Montalto Uffugo (Cosenza) e in grado di smerciare anche grossi quantitativi di sostanze stupefacenti, tra cocaina, hashish e marijuana. L’attività investigativa ha per- Quel mercato all’aperto in piazza e davanti ai bar Giovanni Pastore RENDE Il procuratore Dario Granieri Il colonnello Francesco Ferace Il capitano Adolfo Angelosanto, il procuratore Domenico Airoma e il tenente Marco Vivaldi Francesco De Lorenzo subito dopo l’arresto messo di documentare una vasta e fiorente attività di spaccio confermata, peraltro, anche da importanti testi d’accusa. Da consumatori che, fermati dagli investigatori, hanno rivelato dove e come avevano acquistato la droga. Le indagini hanno consentito di accertare un insieme di episodi di vendita di dosi che, seppur autonomi tra loro, sono riconducibili ad una medesima matrice in quanto riferibili allo stesso gruppo di persone. I militari del colon- nello Francesco Ferace, durante le indagini, hanno anche trovato nel salone di parrucchiere di Robertino De Bartolo, nell’agosto scorso, 26 chili di hashish. Alcune dosi di cocaina sono state individuate invece in un supermercato, in cui lavorava uno degli arrestati. Numerose le intercettazioni effettuatedurante l’inchiesta, che nasce da due diversi procedimenti penali: il primo avviato il 19 febbraio 2011 a seguito della rapina al Mc Donald’s di Robertino De Bartolo Danilo Ruffolo Antonio Vetere Miriam Mollo Quattromiglia di Rende; il secondo originato da un controllo operato dalla Compagnia di Rende, il 9 aprile 2011, nei pressi dello svincolo autostradale di Cosenza nord, durante il quale Fabio Russo, a bordo della sua autovettura, a seguito di una perquisizione personale, era stato trovato in possesso di numerosi contratti e contrassegni assicurativi falsificati e della somma in contanti di 29.900 euro. Le dimensioni dell’attività illecita hanno fatto necessariamente presupporre, come poi è stato dimostrato, stabili contatti e relazioni con una vasta rete di fornitori all’ingrosso, che avrebbero garantito al gruppo un continuo approvvigionamento. «La lotta alla droga – ha detto in conferenza stampa il procuratore aggiunto Domenico Airoma – non è solo un problema di repressione. Occorre che anche le agenzie educative e le famiglie aumentino il loro impegno». COSENZA Il tribunale di sorveglianza di Catanzaro ha accolto la richiesta del difensore di Pietro Citrigno Dopo la condanna per usura finisce ai domiciliari Domenico Marino COSENZA Dalla clinica ai domiciliari per continuare a scontare la pena e potersi pure curare. Pietro Citrigno resta ancora fuori dal carcere nonostante il verdetto della Cassazione abbia reso definitiva la sua condanna a quattro anni e otto mesi per usura. Il Tribunale di sorveglianza di Catanzaro ha accolto la richiesta dell’avvocato Sergio Calabrese, legale di fiducia dell’imprenditore che è pure editore di un giornale, dando il via libera alla detenzione nella sua residenza. Citrigno nel 2004 rimase coinvolto nella maxi-operazione “Twister” con la quale la guardia di finanza e la direzione distrettuale antimafia di Catanzaro sgominarono un’or- ganizzazione accusata di gestire un imponente giro di prestiti a strozzo. Il processo di primo grado si concluse il 15 dicembre 2006 davanti al Tribunale cosentino con diciotto condanne, tra cui quella di Citrigno al quale fu inflitta una pena di 3 anni e 8 mesi di reclusione. L’editore fu contestualmente dalle accuse riguardanti altri episodi usurari. La decisione dei togati cosentini non piacque per nulla alle parti, tanto alla difesa dell’imprenditore quanto alla procura antimafia, le quali ricorsero in appello. I giudici di secondo grado decisero un aggravamento della pena, aumentandola di un anno. Furono confermati i 10 mila euro di multa e il risarcimento alle parti civili da liquidarsi in se- Un momento della conferenza stampa dopo il blitz nel 2004 parata sede. Dinanzi ai giudici di secondo grado s’erano costituiti Giuseppe Cappai con l’avvocato Giuseppe Vuono e Francesco De Luca con l’avvocato Roberta Perrelli. La maxi operazione “Twister”, messa in piedi dagli allora magistrati antimafia Eugenio Facciolla e Francesco Minisci, fece luce su una presunta associazione a delinquere capace di tenere mezza città in pugno con prestiti usurari e di creare una vera e propria economia parallela. Dinanzi alla corte d’appello di Catanzaro la posizione di Pietro Citrigno era stata stralciata dal filone principale che già nel 2009 era passato al vaglio della Cassazione, mentre la condanna definitiva dell’imprenditore cosentino è giunta solo lo scorso giugno. Anche Montalto Uffugo e Rende hanno scoperto l’inferno della droga. Da qualche anno la piazza dei più giovani ne brucia poco meno di cinque chili al mese, tra cocaina, hascisc e marijuana. Tanta da garantire fiumi di quattrini per i boss e i loro reggipanza che governano in questo feudo della ‘ndrangheta a Nord di Cosenza. I clan investono ingenti risorse nella “roba”, un business che gestiscono spesso attraverso pusher insospettabili. Sono loro che hanno il compito di imbottire di droga quei giovani dagli sguardi stralunati e spenti, quei ragazzi che si mettono in coda, davanti allo spacciatore di fiducia, per comprare quella schifezza da fumare o, peggio ancora, da iniettarsi nelle vene. Cocaina ma anche hascisc e marijuana si vendono come il pane, in ogni angolo di strada, nei vicoli, nelle villette, davanti ai bar, negli esercizi commerciali. È stato lo stesso procuratore aggiunto Domenico Airoma a lanciare l’allarme: «L’attività di spaccio scoperta dai carabinieri, tra Rende e Montalto, si inserisce in un contesto organizzato. Una rete in grado di abbeverarsi costantemente a uno dei principali canali di approvvigionamento della droga nel territorio di Cosenza. In questo territorio, purtroppo, si registra una vera e propria emergenza droga perchè il consumo è assicurato soprattutto da giovani e adolescenti. Nessuno avverte i rischi che si corrono fumando anche una semplice “canna”. Le droghe leggere non Il pm Salvatore Di Maio sono innocue. E noi abbiamo il dovere di contrastare questa attività criminale, dobbiamo farlo con ogni mezzo. Soprattutto riprendendo il controllo del territorio». Ed è proprio qui che la ‘ndrangheta famelica e vorace continua a nutrirsi di giovani esistenze. Prima le corrompe e poi le utilizza per moltiplicare il fatturato. Sono tanti i ragazzi che finiscono intrappolati nelle ganasce della malavita organizzata. Facce che, spesso, non dicono nulla agl’investigatori. Ma è proprio grazie a loro che quella roba entra, ormai, in molte case, senza che nessuno se ne accorga. Droga importata probabilmente dal mercato di Rossano via Cosenza. Dal capoluogo, poi, viene distribuita ai capipiazza dell’area urbana. Funzionava così anche il mercato di Rende Gl’inquirenti hanno lanciato l’allarme droga tra gli adolescenti e Montalto Uffugo che i carabinieri del colonnello Francesco Ferace hanno chiuso dopo otto mesi di indagini. Investigazioni sviluppate con metodi tradizionali di polizia giudiziaria, con appostamenti, pedinamenti, perquisizioni e sequestri. E, naturalmente, anche attraverso i riscontri forniti dall’attività tecnica (con intercettazioni telefoniche e ambientali) serviti a consolidare lo scenario accusatorio tracciato dai pm Salvatore Di Maio e Adriano Del Bene nell’articolata richiesta cautelare che è stata accolta dal gip Francesco Luigi Branda. Il pm Adriano Del Bene Provincia di Reggio Calabria Provincia di Reggio Calabria STAZIONE UNICA APPALTANTE PROVINCIALE Via Cimino n. 1 - 89127 Reggio Calabria Sito web:www.provincia.rc.it AVVISO DI APPALTO AGGIUDICATO AI SENSI DELL’ART. 79, C. 5 D.LGS N. 163/2006 e s.m ed i. OGGETTO: Lavori di interventi integrati di ripristino officiosità idraulica Fiumara Catona nel territorio dei Comune di San Roberto e Fiumara C.I.G.: 093021340C C.U.P.: B98D10000010002 Importo complessivo dell’appalto: euro 736.000,00 oltre IVA. Categoria prevalente: OG8 – euro 736.000,00 - class. III. Criterio di aggiudicazione: Prezzo più basso inferiore a quello posto a base di gara determinato mediante offerta a prezzi unitari, ai sensi dell’art. 82, c. 3), del D.Lgs. 163/2006 e s.m.i. e dell’art. 118 del d.P.R. n. 207/2010, con esclusione automatica delle offerte anomale ai sensi e con le modalità indicate dagli artt. 86 e 122, c. 9 del D.Lgs n. 163/006 e s.m.i., e dall’art. 121 del DPR 207/2010. Aggiudicazione definitiva provvedimento n. 3099 Reg. Gen del 21/10/2011. Imprese partecipanti: n. 60-Imprese escluse: n. 8 - Imprese ammesse: n. 52. Impresa aggiudicataria: “CONSORZIO STABILE GRANDI OPERE” che ha offerto il ribasso del -31.1150%. Importo complessivo di aggiudicazione: euro.510.412,43, oltre IVA. Seconda classificata: R.T.I CAMERA COSTR.SRL-CRICELLI COSTR.SRL Pubblicazione del bando di gara all’Albo Online dell’Ente: 31/08/2011. Organo Competente per le procedure di ricorso: T.A.R. Calabria-Sez.di R.C. Il Dirigente SUAP (Mariagrazia Blefari) STAZIONE UNICA APPALTANTE PROVINCIALE Amministrazione Aggiudicatrice: COMUNE DI SINOPOLI AVVISO DI APPALTO AGGIUDICATO AI SENSI DELL’ART. 79, C.5 DEL D.LGS N. 163/2006 e s.m ed i. OGGETTO: COMUNE DI SINOPOLI- “Lavori di: ”Interventi integrati per la sistemazione dei versanti nel territorio del Comune di Sinopoli”. C.I.G.: 3065746D9E C.U.P.: J23B10000050002 Importo complessivo dell’appalto: euro 1.090.000,00, oltre IVA Categoria prevalente: OG8 - euro 774.000,00-class. III; Categoria scorporabile: OS21- euro 300.000,00 Criterio di aggiudicazione: Prezzo più basso inferiore a quello posto a base di gara determinato ribasso sull’importo dei lavori posto a base di gara ai sensi dell’art. 82 comma 2 lett. b) del D.Lgs. 163/2006 e s.m.i. Imprese partecipanti: n. 34 – Imprese escluse: n.11 Imprese ammesse: n. 23 Aggiudicazione definitiva provvedimento n. 160 S.T del 30/09/2011 Impresa aggiudicataria: “RTI MESIANO ANDREA PASQUALE-MESIANO COSTRUZIONI SRL”, che ha offerto il ribasso del -30.9130%. Importo complessivo di aggiudicazione: euro757.994,38, oltre IVA. Seconda classificata: SUPREMA APPPALTI SRL Pubblicazione del bando di gara all’Albo Online dell’Ente: 12/08/2011 Organo Competente per le procedure di ricorso: T.A.R. Calabria-Sez.di R.C. Il Dirigente Mariagrazia Blefari 32 Mercoledì 16 Novembre 2011 Gazzetta del Sud Cronaca di Reggio . L’OPERA I lavori della strada saranno completati grazie a un finanziamento europeo GIUDIZIARIA Gallico-Gambarie, arrivano 65 milioni Scongiurato il rischio “incompiuta” Maltrattamenti in famiglia, cade l’accusa nel giudizio d’appello Cannizzaro (Pdl) evidenzia la sinergia tra Regione e Provincia «Anche se manca l’ufficialità, è ormai certo l’inserimento della strada a scorrimento veloce Gallico-Gambarie tra i “grandi progetti” dell’Unione europea». Non nasconde l’entusiasmo Francesco Cannizzaro, assessore al turismo del Comune di Santo Stefano in Aspromonte e componente del coordinamento Pdl Grande Città. «Il progetto in questione, infatti – rimarca Cannizzaro –, è stato ritenuto ammissibile, ai sensi dell’art. 41 del Reg (Ce) 1083/2006, dalla stessa Commissione europea, che ha dunque espresso parere favorevole su un primo esame del progetto notificatole dal dipartimento Programmazione della Regione Calabria. Un’ulteriore conferma, qualora ce ne fosse stato ancora bisogno, che la “Gallico-Gambarie III lotto, tratto Mulini di Calanna e svincolo Podargoni – Santo Stefano in Aspromonte, sarà realizzata». L’assessore rileva come «non sussistono motivi ostativi all’inizio dei lavori di costruzione di quest’importantissima arteria che permetterà ai Comuni della Vallata del Gallico di uscire dall’isolamento nel quale sono confinati da tempo. D’altronde, l’importanza dell’opera è stata appena riconosciuta dall’Ue, ragion per cui esprimo viva soddisfazione e sottolineo l’ottima scelta che la Regione Calabria ha fatto decidendo di destinare all’ultimazione della “Gallico-Gambarie” 65 milioni di euro derivanti da fondi comunitari». «Altrettanto notevole – prosegue Cannizzaro – il ruolo svolto dalla Provincia, ente attuatore dell’opera, considerate l’attenzione e la solerzia con cui ha dato avvio all’iter procedurale per Manlio Flesca Il pm Giuseppe Lombardo META Iniziativa del pm Lombardo Chiesto il processo per Manlio Flesca e Vincenzo Barbieri La galleria artificiale sul primo tratto della strada Gallico-Gambarie Francesco Cannizzaro l’appalto dei lavori. Un iter la cui conclusione è davvero prossima, soprattutto grazie alla grande sinergia tra Regione e Provincia, nelle persone dei rispettivi presidenti, Giuseppe Scopelliti e Giuseppe Raffa. Tutto procede per il meglio, nel pieno rispetto del cronoprogramma illustrato l’8 ottobre scorso in occasione di un’apposita assemblea pubblica svoltasi nell’aula consiliare del Comune di Santo Stefano in Aspromonte, dove l’ing. Giovanni Laganà, direttore generale del Dipartimento infrastrutture e lavori pubblici della Regione, e l’ing. Domenica Catalfamo, dirigente del settore viabilità della Provincia, hanno illustrato lo stato dell’arte delle procedure propedeutiche all’inizio dei lavori per la costruzione della strada. Adesso non resta che aspettare il trasferimento dei 65 milioni dalla Regione alla Provincia, che sarà attuato solo dopo che i due enti sigleranno la convenzione relativa all’opera, firma prevista a breve». Pertanto, «sono da considerare immotivate – conclude l’assessore comunale di Santo Stefano – le voci allarmanti e pessimistiche, apparse anche di recente sugli organi di informazione, in merito alla concretizzazione del progetto della “Gallico-Gambarie”, ossia sulla partenza dei lavori. L’opera non resterà un’incompiuta perché tutti gli enti preposti sono continuamente al lavoro, con un’attenzione particolare e costante, affinché niente e nessuno possa ostacolare questo grandissimo progetto, di importanza strategica per lo sviluppo e la crescita dei nostri territori». Chiesto il rinvio a giudizio dell’ex consigliere comunale Manlio Flesca e dell’imprenditore Vincenzo Barbieri. L’iniziativa è del sostituto procuratore Giuseppe Lombardo. Flesca è accusato di corruzione elettorale e abuso d’ufficio in uno stralcio del processo “Meta” che vede indagata di corruzione elettorale anche la moglie di Barbieri, Vincenza Musarella. Secondo l’accusa ci sarebbe stata un’assunzione in cambio di un pacchetto di 200 voti in vista delle Comunali della primavera 2007. Manlio Flesca, inizialmente finito nel registro degli indagati per abuso d’ufficio e poi anche per corruzione elettorale, secondo l’accusa, nello svolgimento delle funzioni di consigliere comunale, all’epoca dei fatti oggetto dell’inchiesta, con delega per la manutenzione ordinaria e straordinaria nel settore dei lavori pubblici, per ottenere per se o per altri un sostegno elettorale in occasione delle Comunali di quatto anni fa, avrebbe procurato all'imprenditore Barbieri e alla moglie un ingiusto vantaggio patrimoniale. Il vantaggio, secondo quanto emerso dalle indagini, sarebbe consistito nell’assunzione di Vincenza Musarella alla Reges. Come detto, si tratta di uno stralcio dell’operazione “Meta”, condotta dai Carabinieri il 23 giugno 2010 con l’arresto di 43 persone. L’indagine si era occupata delle attività delle principali cosche della ’ndrangheta in riva allo Stretto. Per quanto riguarda Flesca c’è da ricordare che era stato intercettato dal Ros insieme con l’imprenditore Barbieri, fratello di Domenico indagato per associazione mafiosa nel troncone principale del processo.(p.t.) La Corte d’appello ha assolto P.C. dall’accusa di maltrattamenti in famiglia annullando la sentenza di primo grado che condannava l’imputato a un anno di reclusione. La Corte ha riconosciuto, in piena adesione alle richieste dell’avvocato Giuseppe Pardo, ha riconosciuto il principio di diritto in base al quale per il riconoscimento del delitto di maltrattamenti in famiglia è necessario sia che le violenze e le offese non siano reciproche, sia che venga accertata l’esistenza di un soggetto che abitualmente infligge sofferenze e l’altro che ne resta succube. La Corte d’appello, prima di riformare la sentenza, decideva di accogliere l’ulteriore richiesta dell’avvocato Pardo e, riaprendo il dibattimento, ascoltava come testimone un sacerdote, padre spirituale di P.C. e della sua famiglia, il quale ribadiva l’assenza di alcuna volontà abitualmente oppressiva dell’imputato nei confronti della moglie. La Corte ha assolto P.C. con la formula perché il fatto non sussiste. La sede della Corte d’appello Mercoledì 16 Novembre 2011 Gazzetta del Sud 34 Reggio Tirrenica . OPPIDO MAMERTINA È ancora sconvolto Giovanni Frisina, il bracciante agricolo che lunedì mattina ha massacrato la donna con 25 coltellate Era esasperato dalla malattia della sorella In preda a un raptus di follia l’ha uccisa mettendo fine a un rapporto tormentato dalla depressione Domenico Zito TAURIANOVA È ancora in stato di choc Giovanni Frisina, il bracciante agricolo che in preda ad un raptus lunedì mattina ha massacrato con 25 coltellate la sorella Rita affetta da depressione. L’uomo, che dopo l’omicidio ha avvisato gli altri parenti e si è costituito presso il Commissariato della Polizia di Palmi, ha ammesso le proprie responsabilità. Rimangono da chiarire alcuni aspetti per comprendere fino in fondo la drammatica vicenda. I due congiunti, entrambi non sposati, vivevano da soli nella casa familiare di Corso Aspromonte di Oppido Mamertina dopo la morte dei loro genitori. Si tratta di una famiglia perbene, gente rispettabile che non aveva mai dato adito a questioni di sorta, benché non mancasse qualche discussione provocata dallo stato di salute della donna. Le indagini espletate sin qui hanno però messo in risalto il forte legame che c’era tra i due congiunti. Giovanni prestava la massima cura nei confronti della sorella, occupandosi di lei. Era lui che l’accompagnava per le visite ed era lui che provvedeva ad ogni necessità della donna. Rita era in cura presso uno specialista dell’Università di Napoli, ma si appoggiava pure al Centro di Salute Mentale di Taurianova. Anche lunedì mattina, un’ora circa prima dell’omicidio, Giovanni aveva accompagnato la sorella proprio al Csm di Taurianova, dov’era stata visitata e dove il medico di turno non aveva riscontrato grosse variazioni nello stato della malattia. Il tempo di un piccolo assestamento della cura ed i due avevano fatto rientro ad Oppido. Allo stato non si cosa abbia potuto scatenare la furia omicida dell’uomo. Che si sia trattato di un raptus ormai sembrano esserci pochi dubbi, visto e considerato che l’uomo disponeva di diverse armi regolarmente custodite, ma l’omicidio è avvenuto con un coltello da cucina. Dev’essere stata un furia incontrollata ed improvvisa che ha portato Giovanni Frisina a scagliarsi con tale violenza sulla sorella da lui tanto amata. Sono pochi i particolari emersi sull’interrogatorio del Frisina condotto dal sostituto procuratore della Repubblica di Palmi, dott.ssa Giulia Pantano che coordina le indagini. Forse non sono state nemmeno molte le stesse dichiarazioni rese dall’uomo che, come detto, è molto sconvolto per l’accaduto. La donna è stata colpita ai fianchi, all’addome ed anche al collo. Sono stati lesi organi vitali e recise arterie e vene che hanno comportato la morte quasi immediata. Saranno gli accertamenti scientifici e medico legali ad accertarlo anche se ormai tutto ciò ha un’importanza molto relativa, visto il quadro abbastanza chiaro dell’accaduto. Nella giornata di oggi la donna sarà sottoposta ad autopsia e nei prossimi giorni ci saranno i funerali. Il Pm Pantano, che in giornata chiederà la convalida dell’arresto dell’uomo, è supportata nelle indagini dagli agenti del commissariato della polizia di Taurianova, guidati dal vice questore Andrea Ludovico, competenti per territorio, da quelli del commissariato di Palmi, guidati dal vie questore Fabio Catalano, dove l’uomo si è consegnato, e dai carabinieri della compagnia di Palmi, diretti dal capitano Maurizio De Angelis, che sono intervenuti per primi sul luogo del delitto. PALMI Ordinanza di demolizione del bar Campo di calcetto sequestrato dai vigili Rita Frisina Giovanni Frisina I poliziotti durante il sopralluogo nella casa teatro dell’omicidio ROSARNO Dopo un malore era stato allertato il “118” Indagine sulla morte di una nigeriana GIOIA TAURO. La Procura della Repubblica di Palmi ha disposto indagini, affidate ai carabinieri, destinate a fare luce sulla morte di una giovane immigrata avvenuta a Rosarno. Si tratta di una nigeriana, A.A., 36 anni, regolarmente munita di permesso di soggiorno, casalinga, abitante in Vico Storto nel vecchio centro storico. La morte della donna, regolarmente sposata (il marito fa il bracciante agricolo) che a quanto a pare era al quarto mese di gravidanza, sarebbe da attribuire a cause naturali ovvero per arresto cardiocircolatorio stando a quanto stabilito dal medico legale. A quanto si è appreso la stessa sarebbe stata colta improvvisamente da malore mentre era in casa, per cui alcuni vicini hanno informato telefonicamente il 118. Ma all’arrivo dell’ambulanza in Vico Storto il sanitario di servizio avrebbe constatato che la donna era deceduta per cui sono stati subito informati i carabinieri della locale Tenenza. Il cadavere è stato trasferito a Reggio Calabria dove forse nella giornata di oggi sarà sottoposto ad autopsia. Ai carabinieri, impegnati su un altro fronte, toccherà accertare se la stessa possa essere deceduta per avere fatto uso di farmaci assunti senza controllo e senza prescrizione medica. (g.s) PALMI. Torna nelle mani del Comune di Palmi un terreno su cui ormai da parecchi anni sorge una struttura sportiva. I sigilli al campo di calcio a cinque sono scattati nella mattinata di ieri in attuazione di un decreto di sequestro preventivo emesso dalla Procura di Palmi. Secondo la magistratura, infatti, la struttura insisterebbe presso un’area che sarebbe stata sottratta indebitamente al Demanio. Il campo, che sorge comunque in un’area abbastanza centrale della città, per decenni è stato punto di riferimento per molte generazioni di calciatori amatoriali ospitando tornei e semplice sfide tra amici. L’operazione è stata portata a compimento nell’ambito delle attività di controllo del territorio condotte dal Comando di Polizia Locale di Palmi ed eseguite al fine di consentire all’Ente di tornare in possesso «dei beni pubblici indebitamente sottrattigli dalle occupazioni abusive». Dando seguito a tali controlli, nella giornata di ieri personale dipendente, diretto dal Comandante Francesco Managò, ha eseguito un decreto di sequestro preventivo emesso dal Gip del Tribunale di Palmi, Paolo Ramondino, su richiesta della Procura retta dal procuratore capo Giuseppe Creazzo, relativo ad un campo di calcio edificato su area pubblica in loca- lità Santa Maria (quartiere Ferrobeton di Palmi), recintato e adibito alla pratica del calcio a 5, risultante gestito da D. G. di anni 81. Le risultanze dell’indagine, coordinate dal sostituto procuratore, Luigi Iglio, hanno portato «al deferimento dei soggetti coinvolti per i reati di invasione ed occupazione di terreno pubblico aggravata e realizzazione di opere edilizie in cemento armato su area sismica in assenza di titoli». La custodia della strutture sportiva è stata affidata all’Ing. Antonello Scarfone, Capo Settore Urbanistica. Lo stesso settore Urbanistica ha già emesso «ordinanza di demolizione del Bar-Rosticceria attiguo alla struttura oggi sequestrata, per il quale è stata anche emessa ordinanza di cessazione dell’attività».Ulteriori indagini da parte degli inquirenti sono in corso per verificare se «nel corso dell’iter amministrativo riguardante la vicenda, risalente a molti anni fa, vi siano stati comportamenti penalmente rilevanti tuttora perseguibili». (i.p.) I vigili urbani appongono i sigilli al campo di calcetto realizzato su terreno demaniale TAURIANOVA Il congresso dell’area tirrenica su porto, ambiente e agricoltura CITTANOVA Avevano denunciato una versione opposta Alleanza per l’Italia indica tre rotte Feriti durante un tentativo di furto padre e figlio smascherati e arrestati TAURIANOVA. Si è tenuto il con- gresso territoriale di Alleanza per l’Italia per l’area tirrenica su tre questioni: porto, agricoltura e ambiente. Hanno offerto contributi Daniele Caratozzolo e Carmelo Maccarrone, Filippo Zerbi e Saverio Abate. Quanto al porto di Gioia è stato evidenziato come «risulti ormai evidente che il terminalista mantenga Gioia Tauro ad un livello di produttività che si aggira attorno a due milioni di teus annui, tanto da giustificare una presenza pur sempre importante ma non più caratterizzata da obiettivi a 5/7 milioni di teus annui, cosa che produrrà una riduzione della forza lavoro del 50%». Detto questo si è convenuto che «l’unica strada capace di rilanciare il porto rimane quella di acquisire una parte della banchina data in concessione, che potrebbe essere messa a bando conferendola non più a società di servizi portuali ma a vettori internazionali che vogliano creare una piattaforma logistica a Gioia Tauro». Quanto al settore dell’agricoltura si è ritenuto di «prendere atto che a breve saranno interrotte le sovvenzioni comunitarie, per cui è necessario compiere definitivamente una rivoluzione culturale che punti a valorizzare le produzioni di qualità in grado di competere sui mercati». Sulla questione ambientale Api ha chiesto «un compiuto monitoraggio dei valori fisico–chimici (livelli di diossina compresi), biologici e radioattivi dell’acqua, dell’aria e del suolo, così com’è utile uno studio epidemiologico e di monitoraggio delle forme di patologie maggiormente legate ai fattori inquinanti che saranno evidenti nel monitoraggio ambientale realizzato». L’introduzione politica su “Api, terzo polo e Piana di Gioia Tauro” è stata curata da da Annamaria Cordopatri, Giulio Varone, Antonello Luccisano, Placido Costa. Prima si è registrato un saluto del dott. Zampogna, in rappresentanza dei sindaci della Piana, e dell’avv. Biasi in rappresentanza del presidente della provincia Raffa. I lavori sono stati coordinati dal segretario provinciale di Api, Sergio Laganà, e sono stati con- clusi dal Dirigente nazionale organizzativo Pino Bicchielli. Al termine sono stati proclamati eletti Giorgio Pirilli, Vincenzo Galluccio e Franco Franconeri responsabili per il comune di Cittanova; Antonio Tripodina, Saverio Abate e Massimo Ceccacci per Gioia Tauro, Giulio Varone e Andrea Vigliarolo per Polistena; Antonello Cordiano, Gino Camillò e Giorgio Papasidero per Maropati, Placido Costa e Stillitano Giuseppe per Oppido, Beniamino Caristi per Palmi, Antonello Luccisano, Annamaria Cordopatri e Loredana Maione per Taurianova, ed ancora, nominati commissari a Rizziconi Cordopatri, Bagnara Costa, Rosarno Abate, Laureana Trimarchi.(d.z) PALMI Il consigliere provinciale Barone invita l’Asp a fare i conti con la realtà Sanità nella Piana, interrogativi senza risposte Ivan Pugliese PALMI È sempre la sanità ad essere al centro della discussione politica della Piana di Gioia Tauro. Criticità e attesa d’intervento dei vertici Asp sono i temi trattati dal consigliere provinciale Giovanni Barone: «I cittadini della Piana hanno appreso con piacere che finalmente il Punto di Primo Intervento (PPI) di Oppido Mamertina è stato portato a 24 ore: si garantisce così maggiore tranquillità ad un’area pedemontana già poco e ma servita dalle strutture varie. Non tranquillizza per nulla, invece, il fatto che ancora il PPI di Palmi sia mantenuto a sole 12 ore (20-8) a garanzia di un territorio che con l’hinterland, ed escludendo Gioia Tauro, serve oltre 40 mila abitanti dei quali, nelle ore mattutine, solo 25 mila a Palmi per l’elevato numero di lavoratori pendolari e studenti. Non solo, pare che nell’atto aziendale manca completamente la sede del 118 di Palmi». Una serie di “mancanze” alle quale vanno ad aggiungersi i tanti “se” del consigliere provinciale: «Se a questo si aggiunge che presso la struttura ospedaliera di via Bruno Buozzi ancora non sono stati messi i funzione, per poche migliaia di euro, i due ascensori predisposti, rendendo difficoltoso ed a tratti impossibile l’accesso agli ambulatori ad anziani e malati soprattutto dializzati costretti a lunghe attese; se ancora si evidenzia la situazione della nefrologia di Palmi ridimensionata inspiegabilmente a fronte di una mole enorme di lavoro; se la cardiologia di Gioia Tauro, già priva della intensiva, vede in forse il suo futuro, se la struttura di via Nazionale a Palmi non viene ancora utilizzata pur essendo praticamente pronta, se il poliambulatorio non vie- ne attrezzato e potenziato, se per l’utilizzo del soccorso mediante ambulanze ancora non si è capito cosa si vuol fare, se e ancora se...». La pazienza per una risoluzione delle questioni poste, ancora c’è, ed allora Barone si augura «che tutto al più presto venga risolto o incardinato verso la soluzione perché l’impegno appare evidente e però tutti questi se fanno sorgere qualche dubbio. Forse è il caso di stringere i tempi e di affrettarsi e non solo per non abusare della pazienza della gente ma per evitare gravi e ulteriori situazioni di criticità». CITTANOVA. In esecuzione di un’ordinanza cautelare emessa dal Gip del tribunale di Palmi, dott. Fulvio Accurso, sono finiti in manette Antonio e Vincenzo Gerace, padre e figlio, cittanovesi di 54 e 19 anni. Al giovane, il magistrato ha ritenuto di poter applicare la misura meno gravosa degli arresti domiciliari, mentre il padre è stato associato alla casa circondariale di Palmi. Nell’ambito della stessa operazione, è stata applicata la misura dell’obbligo di presentazione alla pg a Vincenzo Dangeli, autotrasportatore di 58 anni, anch’egli di Cittanova. I fatti risalgono allo scorso mese di agosto allorquando Dangeli – stando alla ricostruzione degli inquirenti – sorprese in piena notte, nel piazzale ove erano custoditi gli autoarticolati, due persone intente a sottrarre carburante dai serbatoi dei mezzi. Impaurito ed esasperato per i pregressi furti di carburante che aveva in passato subìto, l’uomo, imbracciato un fucile cal. 12 caricato a pallini ed illegalmente detenuto, fece fuoco, ferendo i due e provocandone la fuga. All’identificazione dei due Gerace si è pervenuti successivamente al loro ricovero presso l’ospedale di Polistena. Nell’immediatezza, infatti, i Carabinieri della Compagnia di Taurianova diretta dal capitano Giulio Modesti, accertato il ricovero dei due congiunti per ferite d’arma da fuoco, provvedevano ad interrogarli. Antonio Gerace Carabinieri e polizia hanno seguito il caso Padre e figlio, avrebbero riferito ai militari della stazione di Cittanova, guidati dal luogotenente Giovanni Agresta e dal maresciallo Giuseppe Ciotola, di essere stati feriti da ignoti malfattori che stavano tentando di introdursi nell’ovile retrostante la loro abitazione sita in contrada Feudotti. La versione non convinceva i carabinieri che effettuavano accurati accertamenti ritenendo alla fine che i due uomini sarebbero stati feriti altrove, in un probabile tentativo di furto andato a male. La conferma di tale ipotesi, la si aveva quando, successivamente, presso il Commissariato Polizia di Cittanova, diretto dal dott. Fabio Amore coadiuvato dall’ispettore sup. Francesco Rega e dall’ispettore Cristian Podimane, si presentava l’autotrasportatore Vincenzo Dangeli, il quale avrebbe riferito di avere nottetempo esplo- so dei colpi di fucile al fine di sventare un furto di carburante che si stava consumando sul piazzale della ditta. La Polizia provvedeva, quindi, ad effettuare ulteriori accertamenti ed a recuperare l’arma. Successivamente, valutate le indagini svolte autonomamente da polizia e carabinieri, il Pm della Procura di Palmi, dott. Francesco Ponzetta, ha ritenuto di dover chiedere l’applicazione delle misure cautelari nei confronti dei tre protagonisti della vicenda, contestando ai due Gerace, difesi dall’avv. Sergio Contestabile, il furto aggravato ed al Dangeli, difeso dagli avvocati Biagio Trimarchi e Damiana Petrelli, la violazione della legge armi e le lesioni provocate. Il gip, emesse le misure, provvederà nella mattinata di oggi ad espletare gli interrogatori di garanzia.(red.rc) 35 Gazzetta del Sud Mercoledì 16 Novembre 2011 Reggio Tirrenica . ROSARNO Messa in discussione la schiacciante affermazione della Coldiretti GIOIA TAURO Cia e Confagricoltura non ci stanno «Irregolari le elezioni al Consorzio» L’Autorità portuale mette in moto cospicui investimenti Denunciato il mancato rispetto di regole che disciplinano il voto Giuseppe Lacquaniti ROSARNO All’indomani della larga vittoria (nove seggi su 15) ottenuta dalla Coldiretti nelle elezioni per il rinnovo del consiglio di amministrazione del Consorzio di Bonifica Tirreno Reggino, i “rivali” della Confagricoltura e Cia non accettano supinamente la sconfitta e passano al contrattacco. Si rivolgono agli organi competenti (Commissario, Assessore e Direttore Generale del Dipartimento Agricoltura, Presidente della Giunta Regionale e Struttura regionale di controllo sugli atti dei Consorzi di Bonifica) per chiedere l’annullamento della consultazione elettorale, a causa di anomalie nelle procedure di svolgimento delle elezioni. A parere delle due organizzazioni professionali agricole reggine, tre sarebbero le violazioni riscontrate. «La prima – come precisato nella nota stampa – riguarda l’esercizio della delega da un consorziato ad altro appartenente alla stessa sezione, fatta presentare cinque giorni prima delle votazioni. Infatti, da quanto evidenziato dalle due organizzazioni, la delega può essere revocata in ogni momento dal delegante, prima dell’esercizio del diritto in essa contenuto». «Altra violazione alle norme statutarie è riferita alla falsa applicazione dell’articolo 14, comma 3 dello statuto consortile che testualmente dispone: “I seggi elettorali sono composti da un presidente, due scrutatori ed un segreta- La sede del Consorzio di bonifica a Rosarno rio nominati dalla deputazione amministrativa”. Norma disattesa, in quanto nella deliberazione del Commissario si dispone che i segretari siano designati dai Presidenti». A parere delle due organizzazioni, Cia e Confagricoltura, «è evidente che la nomina dei segretari ad opera dei presidenti dei seggi è palesemente in contrasto con l’articolo 14, comma 3 dello statuto consortile. Ne scaturisce che l’elezione è da invalidare per un vizio assoluto nella composizione dei seggi, che non ammette prova contraria». L’ultima violazione è riferita «alla inosservanza di quan- to previsto dal comma 11 dello stesso articolo 14 dello statuto consortile, in base al quale “il presidente, prima di consegnare la scheda, accerta che il votante abbia apposto la firma accanto al proprio nome riportato sull’elenco degli aventi diritto al voto”. Constatato che tutti i presidenti di seggio non si sono attenuti a tale prescrizione, avendo contezza che ad alcuno dei votanti sia stato richiesto o che gli stessi abbiano apposto la loro firma sugli elenchi all’atto della presentazione ai seggi, ai fini dell’esercizio del regolare e valido diritto al voto, le due organizzazioni Professionali Agricole ritengono ci siano tutti i presupposti per l’annullamento delle elezioni». Confagricoltura e Cia fanno rilevare, infine, che «qualora nel termine di 15 giorni dal ricevimento del ricorso amministrativo non sia disposto l’immediato annullamento della consultazione elettorale di rinnovo del Consorzio Tirreno Reggino, si vedranno costretti a ricorrere all’Autorità Giudiziaria competente per quanto di legge, con inutile aggravio di spese per le casse erariali, in caso di acclarata soccombenza in giudizio». Non c’è pace per il Consorzio di bonifica. GIOIA. Si è tenuta ieri pomeriggio, a Palazzo Alemanni di Catanzaro, una riunione tra il Presidente della regione, Giuseppe Scopelliti, la Vicepresidente Antonella Stasi ed il Presidente dell’autorità portuale di Gioia Tauro, Giovanni Grimaldi. «Si è discusso – è scritto in un comunicato stampa – dello stato di avanzamento dei lavori dell’APQ in particolare delle opere che stanno per partire ovvero i lavori di adeguamento strutturale delle banchine e la realizzazione della terza via di corsa nel tratto D della banchina di levante, la cui gara d’appalto scadrà il prossimo 13 dicembre mentre giorno 15 saranno aperte le offerte. Dunque – si fa rilevare – un ottimo lavoro condotto dall’Autorità portuale che porterà, appaltati i lavori, a raggiungere finalmente il 35% degli investimenti in infrastrutture e ciò consentirà lo sblocco dei finanziamenti da destinare ad incentivi per imprese dell’area. Si tratta di 50 milioni di euro, 25 a carico del ministero dello sviluppo economico, gli altri 25 a carico della Regione Calabria. A breve – continua la nota – andrà in appalto la gara per la costruzione del nuovo gateway ferroviario, approvato dal Ministero dei Trasporti, per un totale di 20 milioni di euro di finanziamenti. Si tratta del terzo progetto dell’Apq di Gioia Tauro. L’autorità portuale ha completato la redazione del progetto dopo le osservazioni delle ferrovie e lo ha trasmesso alla Regione Calabria per la successiva approvazione finale».(a.n) Mappa delle ferrovie Taurensi con le tratte Sinopoli-Palmi e Cinquefrondi-Gioia PIANA Vertice a Catanzaro sui fondi Pisl Metropolitana leggera opera incompatibile con le linee Taurensi Alfonso Naso PIANA O i sindaci della Piana di Gioia Tauro intendono la metropolitana di superficie come un’opera nuova, sganciata dalle linee Taurensi e senza l’ausilio dei Pisl, oppure si tratta di un dietro front sulle linee Taurensi. Una nota della Regione informa che si è svolta a Palazzo Alemanni, sede della Presidenza della Giunta Regionale, una riunione tecnica, convocata dal Presidente Scopelliti, per discutere dell’opportunità dell’utilizzo dei fondi Pisl nel sistema dei trasporti della piana di Gioia Tauro, con specifico riferimento alle linee Taurensi. All’incontro erano presenti, inoltre, il consigliere regionale delegato ai trasporti Fausto Orsomarso, il direttore generale del Dipartimento regionale trasporti Giovanni Laganà, il Presidente della Provincia di Reggio Calabria Giuseppe Raffa, i sindaci dell’associazione “Città degli Ulivi” ed il primo cittadino di Gioia Tauro Renato Bellofiore. Ecco la parte più interessante: «I sindaci ed il Presidente della Provincia di Reggio, hanno convenuto che queste risorse non possono essere destinate per interventi che necessitano ancora di ulteriori approfondimenti e riunioni che ne chiariscano il definitivo assetto. Le linee Taurensi, hanno affermato, sono state oggetto di una politica di sprechi ed evidenziano l’inutilità di alcune tratte. Le risorse dei Pisl saranno utilizzate, invece, per collegare meglio la Piana di Gioia Tauro con progetti specifici legati comunque alla mobilità». Solo qualche giorno addietro nel corso di una riunione tra sei comuni (raccolta anche da questo giornale) i primi cittadini di San Giorgio Morgeto, Polistena, Cinquefrondi, Galatro, Melicucco e Cittanova avevano raggiunto un accordo per dare il via ad una metropolitana leggera con il ripristino della linea ferrata con i fondi Pisl. Sembra che qualcosa non torna rispetto alla riunione nella Piana. Il sindaco di Gioia Tauro Bellofiore invece ha confermato che «è conveniente utilizzare quelle risorse per le Taurensi a beneficio di tutta l’area». Dopo la decisione dei comuni in tal senso, “la Regione ha preso atto, facendosi carico di organizzare una riunione sul territorio con tutti i Sindaci interessati». RIZZICONI A Torino la presentazione del libro dedicato a Francesco Maria Inzitari LAUREANA SINOPOLI Esaltare la figura originaria “Ciccio” sarà ricordato nello stadio della Juve Il Comune chiude il mercato coperto Restaurare il quadro della Madonna, la comunità si mobilita Michelangelo Monea Antonio Ligato LAUREANA DI BORRELLO SINOPOLI Il mercato coperto, costruito negli anni 60 al centro di Laureana, ora a ridosso della grande piazza Giovanni Paolo II, presenta gravi lesioni nella sua struttura e ha bisogno di urgenti lavori di manutenzione e conservazione. Lo ha accertato il dirigente tecnico del comune geom. Giuseppe Marino che ha stabilito la temporanea chiusura del mercato stesso fino a tempo indeterminato. Pertanto i commercianti e tutti quelli che vi trovavano il punto vendita, al riparo dalle intemperie, saranno costretti ad esporre e vendere la propria merce all’esterno di quella struttura che, a suo tempo, è stata considerata una conquista per i cittadini di Laureana e dei paesi vicini. Il lungo tempo trascorso e le difficoltà di operare gli opportuni lavori hanno contribuito a rendere pericolante l’edificio ed a suggerirne la chiusura. Una chiusura che giunge quest’anno a ridosso della grande fiera-mercato di San Gregorio Taumaturgo che impegnerà, per tre giorni, dopo il 17, festività del patrono locale, tutto il centro abitato di Laureana fino alla domenica 20 di questo mese. Una fiera-mercato antichissima, di animali , casalinghi e merce di ogni tipo, che annualmente richiama migliaia di persone. Erano in molti a sapere che sotto il dipinto raffigurante la Madonna delle Grazie, protettrice del centro aspromontano, si celasse l’immagine originaria della Vergine. Ne erano a conoscenza soprattutto, i fedeli meno giovani, così come andava sostenendo da tempo, Paolo Violi, per più di venti anni presidente del comitato feste. Altri, invece, come Leopoldo Lirosi, emigrato fin da giovane nel bresciano, si era portato appresso un ricordino raffigurante la sua Madonna prima del restauro del 1969. Il buon Leopoldo, nei suoi rari rientri in terra sinopolese, ebbe più volte a segnalare il casso ai sacerdoti di turno. Asseriva che il vero “quadro” della Madonna delle Grazie era quello raffigurato in quell’immaginetta, custodita gelosamente tra le sue cose più care. Ebbene, a distanza di quasi quaranta anni, la comunità religiosa di Sinopoli, insieme al parroco, Antonio Fazzolari, hanno pensato di restaurare il baldacchino e la “raggera” che tengono incastonata la preziosa tela. I lavori affidati alla ditta “Restaurando” di Rita Guarisco di Ribera (AG) sono in fase di ultimazione. Tuttavia, è riemersa tra i fedeli la volontà di restituire al culto e alla venerazione l’immagine originaria della loro Madonna. La titolare della “Restaurando” presenta un progetto ed RIZZICONI . «Era un ragazzo che amava lo sport, lo sport pulito». Così, don Luigi Ciotti, domenica scorsa in occasione della visita della Nazionale di calcio a Rizziconi , allenatasi simbolicamente sul campetto di contrada “Li Morti”, realizzato su due terreni confiscati, ha voluto ricordare la memoria di Francesco Maria Inzitari. Lo stesso Don Luigi Ciotti, prima di raggiungere il campetto ha raggiunto il cimitero di Delianuova per deporre un fiore nella cappella di famiglia dove è sepolto Francesco Maria. Con un comunicato stampa, la Fondazione “Francesco Maria Inzitari” Onlus fa sapere che “Ciccio”, Francesco Maria Inzitari, sarà ricordato sabato prossimo 19 novembre alle ore 15, in un altro campo simbolo, lo Juventus Stadium di Torino, so- prattutto per lui che nella sua breve vita, così recita il comunicato, «è stato bianconero nel cuore». Il predetto stadio è stato scelto per la presentazione in prima nazionale del romanzo “Bianco come la vaniglia” a lui dedicato dalla scrittrice e giornalista Paola Bottero, la cui distribuzione in atto viene curata da “Sabbiarossa Edizioni”. Alla manifestazione saranno presenti, assieme al presidente della stessa fondazione Nicoletta Inzitari, l’autrice del libro Paola Bottero e don Pino De Masi, referente per la Calabria dell’Associazione “Libera”. I tre relatori ripercorreranno, tra le pagine del romanzo, gli ultimi due anni e mezzo della vita del giovane di Rizziconi, dimostrando «che i valori positivi sopravvivono anche ai peggiori delitti della criminali- “Ciccio” Francesco Maria Inzitari tà organizzata». Lo stesso comunicato fa presente che per esigenze organizzative della struttura che gestisce lo stadio, l’accesso, da effettuarsi entro le ore 14,30, sarà possibile previo inserimento del nominativo nella lista. Il programma sarà articolato con una visita allo stadio, quindi con la conferenza stampa di presentazione del romanzo e culminerà con un coffee break. Come si ricorderà, Francesco Maria Inzitari, 18 anni appena compiuti (13 ottobre 2009 ), venne ucciso barbaramente, intorno alle 22 di sabato cinque dicembre 2009 a Taurianova, dove si era recato ad una festa di compleanno. Un episodio assurdo che ha gettato nello sconforto la famiglia, molto conosciuta e stimata e ha sconvolto l’intera comunità.(red.rc) SAN FERDINANDO Confronto animato tra l’opposizione e il sindaco Madafferi Consiglio comunale segnato dalle polemiche SAN FERDINANDO. Pronti via e partono le polemiche. Un consiglio comunale acceso quello di ieri sera a San Ferdinando con un’opposizione agguerrita che prima abbandona l’aula e poi rientra e con il sindaco Domenico Madafferi che più volte ha ricordato ai rappresentanti delle minoranze di attenersi ai punti all’ordine del giorno «senza andare oltre». Tutto parte dopo la classica approvazione dei verbali delle sedute precedenti. La variazione del piano delle opere pubbliche con l’inserimento del mega progetto della “Casa del Marinaio” finan- ziato con i fondi Pisu per 9 milioni di euro, agita subito la discussione con la minoranza che chiaramente ha parlato di «mancanza di percorso condiviso» e ha abbandonato l’aula. Fermo e puntuale il sindaco: «A me della vostra presenza interessa poco, non servono divisioni per questo progetto tra poco lo manderemo in appalto». Anche per l’assessore Pino Calì «non è necessario lo scontro sul progetto essendo stata peraltro la minoranza informata in una riunione la scorsa settimana»; il punto passa con i soli voti della maggioranza. Altro punto infuocato la variazione di bilan- cio; l’assessore Daniele Lamalfa illustra una variazione attiva di 115 mila euro per entrate non previste che «sono state destinate al settore sociale, alla viabilità, all’arredo urbano e altri interventi», ma per il consigliere di minoranza Francesco Barbalace manca qualcosa: «Non siamo in grado di esprimere nulla in quanto mancava la documentazione in segreteria. Potevamo rendere nullo il consiglio ma ci opponiamo solamente alla votazione». L’assise ha riconosciuto un debito fuori bilancio per una sentenza esecutiva che ha visto soccombere il comune per un importo di 18mila euro. L’assessore Lamalfa e il sindaco poi hanno risposto a delle interpellanze sul bilancio e sulle quote rosa in giunta. Sulle finanze rispedite ai mittenti le accuse di una gestione allegra delle risorse; sulle quote il sindaco in due parole ha liquidato così l’interrogazione: «Nello Statuto non ci sono norme in tal senso che obbligano l’amministrazione a inserire donne nell’esecutivo». Nella discussione diversi scontri tra il consigliere di opposizione Michele Oliva e il primo cittadino. Oliva aveva denunciato pochi giorni fa di essere stato «aggredito verbalmente in comune».(a.n) La Madonna delle Grazie una relazione storico-agiografica della pregevole tavola dipinta. Nella relazione di Domenica Brancato, viene messa in risalto l’impostazione della figura della Madonna che «riecheggia le icone bizantine unita ad alcune varianti stilistiche e compositive. Siamo davanti al tema bizantino della Galaktotrophusa, la “Madonna del Latte” che porge il seno materno al Bambino». «Per quanto riguarda l’ambito cronologico – sostiene la Brancato – l’analisi farebbe propendere per una datazione relativa ai secoli tra la fine del XIV e l’inizio del XV». La restauratrice Rita Guarisco, ha presentato una relazione tecnica indicando tempi, modi e costi del restauro. Il comitato cittadino e il consiglio pastorale, si stanno attivando a reperire i contributi necessari per restituire all’antico splendore quest’opera di pregevole fattura. Gazzetta del Sud Mercoledì 16 Novembre 2011 35 Cosenza - Provincia . AMANTEA Quanto accaduto in Liguria ha messo in allarme chi, per lavoro, contrasta il mancato deflusso a mare Gli agricoltori: corsi d’acqua da ripulire «Negli ultimi anni l’alveo del Catocastro si è notevolmente alzato» Ernesto Pastore AMANTEA La tragedia in Liguria ha smosso le coscienze in tutta Italia. I tagli del Governo hanno avuto forti ripercussioni sugli enti locali che, loro malgrado, hanno dovuto eliminare alcune spese ritenute forse in maniera troppo frettolosa “superflue”. Il riferimento è alla corretta manutenzione dei corsi fluviali che, se non effettuata per tempo, potrebbe creare gravi problemi alle zone abitate poste nelle immediate vicinanze degli argini. Anche ad Amantea il problema è evidente. Nonostante i regolamenti comunali prevedano di non costruire in prossimità degli alvei, la realtà è ben diversa, con le abitazioni situate parallelamente ai corsi d’acqua. Si tratta di fabbricati edificati con il placet dell’Ufficio tecnico o condonati. Ma i problemi non riguardano soltanto le abitazioni. Lungo i torrenti nepetini, soprattutto nella zona di Campora San Giovanni, sono posizionati i campi coltivati di molte aziende agricole che quasi quotidianamente devono contrastare il mancato deflusso delle acque verso il mare. La situazione più critica si registra nei pressi del torrente Torbido al confine tra la frazione e Nocera Teri- Il torrente Oliva nella sua parte finale La foce del Catocastro, area che si vuole “sorvegliata” Uno scarico fognario che “sversa” in mare nese. In questa zona il Comune ha compiuto degli interventi alcuni anni addietro, ma da quel momento la terra, il fango e la vegetazione hanno occluso parte della foce e così, appena le precipitazioni diventano più consistenti, le piantagioni vengono di fatto allagate. I contadini sono intervenuti direttamente per porre rimedio alla questione, ma il Corpo Forestale dello Stato, in applicazione dei dispositivi di legge vigenti, ha immediatamente bloccato l’esecuzione dei lavori che spettano agli enti competenti e non ai privati. Situazioni similari si registrano anche lungo altri corsi d’acqua. I coltivatori che lavorano lungo le sponde del Catocastro affermano con certezza che l’alveo del fiume si è notevolmente alzato nel corso degli ultimi anni. Fortunatamente da qualche mese non si verificano piogge abbondanti, ma chi lavora la terra sa bene che del cielo non ci si può fidare. Il Comune, invece, è intervenuto in materia di depurazione. Nei giorni scorsi il responsabile dell’ufficio tecnico, Domenico Pileggi, ha emesso un’ordinanza per l’esecuzione di alcuni interventi urgenti da eseguire sugli impianti di sollevamento che trasportano i liquami fognari al depuratore di Nocera Terinese. SAN MARCO ARGENTANO L’ha assicurato il presidente della Regione al termine di un incontro Sarà velocizzata la riconversione del “Pasteur” Alessandro Amodio SAN MARCO ARGENTANO Il governatore Giuseppe Scopelliti L’ex ospedale “Pasteur” sempre sotto la lente d’ingrandimento dei politici, anche se resta la consapevolezza che non si sia fatto abbastanza per evitarne la chiusura, che poi dovrebbe essere una sorta di riconversione. Ormai il Centro di assistenza primaria territoriale (così sarà chiamato) è l’unica via percorribile. Restano, tuttavia, dei problemi inerenti l’immediata attivazione del punto di primo intervento h 24 (e non h12, com’è attualmente); il funzionamento a pieno regime delle specialistiche ambulatoriali; i servizi di radiologia, laboratorio di analisi, il dispensario farmaceutico ed il servizio territoriale della dialisi. Per questo motivo il presidente della Regione Scopelliti ha incontrato una delegazione dei sindaci della valle dell’Esaro guidata dal consigliere regionale Giulio Serra. Delegazione che è stata ricevuta a Palazzo Alemanni – informa una nota deldella giunta regionale – oltre che da Scopelliti anche dal dirigente generale della Presidenza Franco Zoccali. Dalla riunione è emerso l’impegno di Scopelliti a voler velocizzare i tempi di attuazione per quanto previsto dal decreto 18 per la riconversione della struttura di San Marco Argentano. Nel corso dell’incontro è stata, inoltre, ribadita la necessità di verificare la pos- sibilità di un ambulatorio di Medicina dello sport. I sindaci intervenuti hanno espresso “soddisfazione” per l’esito dell’incontro, rassicurati dal Governatore che ha confermato la volontà della Regione di «procedere in questa direzione, specificando che l’attuazione del decreto 18 è in corso di realizzazione su tutto il territorio regionale e che, pertanto, i tempi per la piena operatività necessitano dei consequenziali provvedimenti gestionali ed organizzativi di competenza delle singole Asp». Il tutto, come sempre, è legato alla tempistica perché ormai da tanto, forse troppo tempo, si parla di riconversione, Capt, servizi vari e via dicendo. A conforto di questo le deliberazioni del consiglio comunale sammarchese, i vari incontri per cercare uno sbocco che non sia solo “di facciata” per il futuro di questa struttura sanitaria, ma soprattutto le diverse battaglie di civiltà sostenute dal referente dipietrista Franco Fasano, che più volte ha sostenuto l’inadeguatezza di certa politica per salvaguardare un ospedale di frontiera che avrebbe dovuto servire un territorio di quasi 60 mila utenze e che si ritrova, invece, ad essere sempre marginalizzato e con poche strutture ormai funzionanti che lo portano ad essere una sorta di grande poliambulatorio ma non certo un nosocomio visto che i ricoveri sono ormai un lontano ricordo. Un branco di cinghiali sorpresi nel corso della notte VALLE DELL’ESARO Piaga da arginare “Cinghiali vaganti” Il piano istituzionale interessa più Comuni SAN DONATO DI NINEA. Il problema dei “cinghiali vaganti” all’interno del Parco nazionale del Pollino è conosciuto ormai da anni. Sull’argomento è tornato il presidente dell’Ente, Domenico Pappaterra. «Nel 2012 molti investimenti – ha affermato Pappaterra – riguarderanno proprio questo problema, molto sentito in comuni come San Donato di Ninea, San Sosti, Acquaformosa ed altri centri facenti parte dell’area protetta. Nell’ambito del bilancio di previsione abbiamo pianificato per mantenere fede agli impegni assunti in questi mesi, con particolare riferimento all'emergenza cinghiali che per diverso tempo ha occupato intere pagine dei nostri quotidiani. Il Parco ha stanziato un milione di euro sia per fronteggiare gli indennizzi che per cofinanziare, con 300 mila euro, insieme con le Regioni Basilicata e Calabria, gli interventi di prevenzione, in particolare le recinzioni delle proprietà agricole». Via libera, dunque e con largo anticipo, all'importante documento contabile che rispetta così i nuovi termini previsti dalla legge. Uno stanziamento, quello per il “problema cinghiali”, che insieme alle opere d'interesse turistico e alla lotta agli incendi boschivi, sarà importante per il futuro dell’Ente Parco. La problematica dei cinghiali è, infatti, qualcosa che va avanti da tempo, alla quale si è cercato di dare delle soluzioni tampone all’invasione degli ungulati. Un problema che, negli anni scorsi, ha avuto ripercussioni anche a causa di un ripopolamento forse incontrollato di cinghiali sui territori di numerosi Comuni. I disagi della popolazione riguardano in gran parte le irruzioni notturne degli animali, anche perché si è sempre instaurato un pericoloso clima di panico tra i cittadini con conseguenze, anche per l’ordine pubblico, difficili da controllare. Ed è ovvio che uno stanziamento di questo tipo – così come previsto dal bilancio preventivo 2012 dell’Ente Parco del Pollino – permette probabilmente di affrontare e risolvere la problematica una volta per tutte. I fatti dimostreranno se si è imboccata la strada giusta.(ale. amo.) PRAIA A MARE S. MARIA DEL CEDRO Dopo l’adesione dell’ex sindaco Fazio al Popolo delle libertà Quella “dicitura” accentua ancor di più le evidenti frizioni all’interno del partito Antonello Troya SANTA MARIA DEL CEDRO L’ex sindaco Francesco Maria Fazio, attuale capogruppo di minoranza in seno al consiglio comunale, ha aderito al Pdl. Nulla di strano, si potrebbe obiettare, sino a quando però viene evidenziata con forza la sua adesione al “gruppo Gentile”, ovvero alla corrente che fa riferimento all’assessore regionale e al fratello sottosegretario Tonino. È quella dicitura, “gruppo Gentile”, ha fatto sobbalzare dalla sedia chi, dopo le elezioni regionali, aveva pensato di aver inflazionato il territorio con la propria presenza. Come nel caso del consigliere Fausto Orsomarso. Il giovane politico cosentino ha pensato, in questi due anni, di seminare in ogni Comune della costa per poi raccogliere a fine mandato. I classici “conti senza l’oste”. E siamo ancora a metà legislatura. Una prima “defaillance” è arrivata con le indicazioni per quanto concerne il presidente del Parco marino Le “fibrillazioni” all’interno del Pdl non hanno risparmiato Palazzo di città Riviera dei cedri, che sarebbe dovuto andare in quota Pdl; invece il presidente Scopelliti si è trovato solo il nome di Ciro Astorino, sostenuto dal consigliere Giulio Serra (e suo fedelissimo). Apriti cielo... Convocazioni e riunioni cosentine per capire cosa fosse accaduto. Messo da parte un primo scossone, a Fausto Orsomarso non è rimasto altro che puntare su chi ha sostenuto la sua candidatura. Su quasi tutti. Infatti sono tanti gli scontenti che ormai si anno- verano tra gli ex del deputato regionale. Santa Maria del Cedro, poi, è un caso eclatante. Nel paese culla della cultura ebraica, motore dell’economia agricola del medio Tirreno cosentino, Orsomarso poteva contare sul sostegno della commissaria del circolo, Rosa Pignataro, decisamente apprezzata esponente politico locale. Come si giustificano allora tutte quelle tessere portate in dote da Francesco Maria Fazio? A dare comunicazione dell’avvenuta adesione è stato il fedelissimo di Pino Gentile, Antonio Munafò, che parla di più di 200 tessere. Mica niente, per un ex sindaco ora all’opposizione. Qualcuno potrebbe dire: «Sì, ma sono tessere del Pdl». “Nulla questio”: ma è quella dicitura, più volte sottolineata “gruppo Gentile”, che differenzia e, se si può dire, accentua le frizioni che ci sono all’interno del Pdl sul territorio. Resta solo da capire se il passaggio con Gentile c’è stato in blocco, oppure si tratta di nuove adesioni che, giocoforza, dovranno vedersela con una struttura già esistente e radicata sul territorio. Da vecchia volpe della politica, Gentile saluta personalmente l’adesione di Fazio nel Pdl: «Voglio ringraziare personalmente Francesco per la sua scelta e per la sua decisione. Il Pdl e la politica in genere in Italia e in Calabria ha bisogno di persone come lui che tanto hanno già sottratto alla propria sfera privata per la pubblica dazione e che hanno già dato prova concreta di saper porre in essere azioni politiche importanti ogni qual volta ve ne è stata l’opportunità». NELLA PUNTATA ODIERNA DI “CRASH” IN ONDA SU RAI3 La vicenda della “Marlane” PRAIA A MARE. Nella puntata di “Crash”, il programma di Rai educational diretto da Silvia Calandrelli, in onda oggi all’1 su Rai3, si racconterà la storia dell’azienda tessile Marlane Marzotto (in foto) . Una storia che ha inizio negli anni Cinquanta e che, in questi giorni, vede un con processo con imputati 13 manager dell’azienda accusati di omicidio colposo plurimo a danno di 50 ex operai. Una vicenda giudiziaria, quest’ultima, in cui si punta l’indice accusatore su presunte negligenze in tema di sicurezza. Gazzetta del Sud Mercoledì 16 Novembre 2011 37 Cosenza - Provincia . CORIGLIANO Inizia stamattina alle 8.30 l’arringa in favore dei diversi appartenenti alla famiglia dell’ex sindaco coinvolti nell’inchiesta antimafia Santa Tecla, va in aula la difesa degli Straface Gli avvocati sono pronti a replicare alle pesanti contestazioni avanzate dal pm in fase di requisitoria Emilia Pisani CORIGLIANO Ripartono oggi le arringhe degli avvocati che compongono il collegio difensivo di 74 imputati coinvolti in “Santa Tecla”. Nell’aula bunker di via Paglia a Catanzaro stamattina alle ore 8.30 è prevista l’arringa dei difensori di Mario Straface e dei suoi numerosi familiari coinvolti nell’inchiesta della Dda. Ad iniziare sarà l’avvocato Gianluca Serravalle, in sostituzione dell’avvocato Ernesto D’Ippolito, successivamente la parola passerà all’avvocato Emanuele Monte. Ai due legali il compito di mettere in discussione quanto esposto nella sua requisitoria dalla pubblica accusa rappresentata dal pm Vincenzo Luberto e dunque le dichiarazioni dei collaboratori giudiziari che hanno “tirato in ballo” l’imprenditore Mario Straface e il fratello Franco stroncato da un ictus sabato scorso, quali imprenditori di riferimento per il “locale” ‘ndranghetistico di Corigliano e maggiori contribuenti economici della cosiddetta “bacinella” malavitosa. Non solo alla difesa degli Straface, in base alle perizie tecniche presentate, il compito di smontare tutta la tesi accusatoria a loro carico che vedrebbe il gioielliere Giuseppe Curto vittima di estorsione da parte degli Straface. Secondo quanto riferito da Curto durante il suo interrogatorio avvenuto lo scorso 6 ottobre, sarebbe venuto in contatto con i fratelli Straface in occasione inizialmente di questioni legate all’area demaniale, di proprietà del Curto, prospiciente la discoteca “Snoopy” di proprietà degli Straface. Curto ha poi rico- struito la vicenda in merito alla realizzazione del complesso turistico “L’Airone” per il quale il presunto boss Maurizio Barilari lo avrebbe invitato ripetutamente ad affidare i lavori di costruzione alla ditta degli Straface. A seguito della sua requisitoria il pubblico ministero Luberto ha avanzato pesanti richieste di condanna per un totale di sette secoli di carcere chiedendo per l’imprenditore Mario Straface 14 anni di reclusione. La difesa di Curto oltre a sostenere le richieste di pena di Luberto ha chiesto agli imprenditori Straface la somma di ottocento mila euro quale risarcimento. Le udienze, per la discussione della difesa, proseguiranno fino al 30 novembre, mentre la sentenza è prevista per metà dicembre. Una inchiesta, Santa Tecla, che ha sconvolto la città di Corigliano tanto che in molti la considerano un vero e proprio terremoto giudiziario che ha determinato una serie di reazioni a catena. La prima, più determinante per l’intera comunità coriglianese, lo scioglimento del consiglio comunale della città per infiltrazione mafiosa. In più l’inchiesta e la sua fase processuale si sta caratterizzando anche per la morte di tre degli 87 indagati. La prima quella di Pietro Salvatore Mollo, rinvenuto cadavere nella propria cella a L’Aquila lo scorso dicembre, la seconda quella dell’indagato a piede libero Mario Guglielmello, cognato degli Straface, e la terza quella avvenuta sabato scorso di Franco Straface, morto dopo un malore improvviso nella sua abitazione dove era rinchiuso per la misura detentiva degli arresti domiciliari. CORIGLIANO Fondi Pisl Commissari sollecitati all’adesione L’udienza preliminare si sta svolgendo nell’aula bunker di via Paglia a Catanzaro Il resort al centro della presunta estorsione contestata dal pm antimafia Membri di rilievo dei partiti presenti lunedì scorso alle esequie di Franco Straface Esponenti politici locali solidali con l’ex primo cittadino CORIGLIANO. Un gesto di soli- darietà umana rivolto a Pasqualina Straface. È questa la motivazione che ha spinto diversi esponenti politici a partecipare, lunedì scorso, ai funerali di Franco Straface, fratello dell’ex sindaco di Corigliano deceduto cinque giorni fa nella sua abitazione dove si trovava ristretto agli arresti domiciliari a causa del coinvolgimento nell’inchiesta antimafia “Santa Tecla”. Alle esequie, che si sono svolte nella chiesa di San Mau- ro a Cantinella, c’erano oltre a numerosi ex consiglieri comunali anche Giovanni Dima (parlamentare del Popolo delle libertà), Giuseppe Caputo (consigliere regionale pidiellino e assessore a Rossano) e Giuseppe Antoniotti (primo cittadino di Rossano). La scomparsa di Franco Straface, accanto al dolore dei familiari, ha suscitato nelle persone che più gli sono state vicine un’ondata di rabbia. Sotto accusa quella che, a loro dire, sarebbe stata l’ingiusti- SPEZZANO A. La dirigente è al centro di una polemica sull’accorpamento scolastico ficata durezza messa in atto dagli inquirenti. L’imprenditore 55enne (per il quale il pm Vincenzo Luberto aveva recentemente chiesto una condanna a 17 anni di reclusione per associazione a delinquere di stampo mafioso ed estorsione) nelle fasi iniziali dell’inchiesta fu assegnato al regime carcerario del 41 bis. Successivamente, proprio a causa delle sue condizioni di salute e con il parere favorevole del magistrato, aveva ottenuto i domiciliari. Giovanni Dima CORIGLIANO. Il movimento Liberi Ausoni torna a pungolare l’amministrazione straordinaria oggi al Comune su alcune questioni che riguardano il futuro della città. «I Progetti integrati di sviluppo (Pisl) sono uno strumento di attuazione della strategia regionale, delle linee di intervento (territoriali, settoriali e di filiera) e dei metodi individuati (concertazione, partecipazione, collaborazione pubblico-privato. Tali forme di investimenti mirano alla realizzazione, al potenziamento, alla condivisione e alla gestione associata di infrastrutture e servizi essenziali per migliorare la qualità della vita dei cittadini e rendere il territorio maggiormente attrattivo nell’ambito di una globalizzazione sempre più presente ma scarsamente perseguita nel nostro comune. Considerate le vocazioni del nostro territorio e il difficile momento storico-politico, riteniamo che il comune di Corigliano debba aderire alla straordinaria occasione rappresentata dai fondi Pisl. In particolare, l’attenzione andrebbe rivolta alla realizzazione di Sistemi Turistici Locali, Sistemi produttivi locali, Distretti agroalimentari e Distretti rurali».(emi.pis.) SPEZZANO A. Ricorso inammissibile SAN DEMETRIO Vps solidarizza con la preside Costabile Il Tar sbarra la strada Trenta poeti in un volume presentato alla Biennale SPEZZANO ALBANESE. Continua a raccogliere consensi e attestazioni di stima e solidarietà la dirigente dell’istituto comprensivo di Spezzano Albanese, Rosina Costabile, colpita dall’onda anomala dell’ormai tanto dibattuta questione degli armadietti presi dalla scuola di San Lorenzo del Vallo e trasferiti in quella spezzanese. Stavolta a ribadire solidarietà e vicinanza alla Costabile (che ha già ottenuto diverse attestazioni di stima da tutto l’ambiente) è il gruppo di maggioranza in consiglio comunale “Voce del Popolo spezzanese”. Il nocciolo della questione sta tutto nel fatto che il sinda- Fiorenzo Viceconte co sanlorenzano, Luciano Marranghello, non ha gradito che la dirigente abbia fatto spostare gli arredi scolastici in questione: quest’ultimo parla infatti di atto illecito ed ha addirittura denunciato la Costabile. La dirigente si difende invece affermando d’aver agito entro i termini di legge e che lo spostamento poteva essere fatto perché le scuole sono accorpate e i beni dell’una e dell’altra sono nelle responsabilità della segreteria e, quindi, di riflesso, in quelle della dirigente. «Il gruppo Vps – dicono in una nota i consiglieri De Marco, Viceconte e Lupinaro, insieme ai “neo acquisti” Luci e Presta – approva e sostiene in toto quanto contenuto nel manifesto di solidarietà che il corpo docente della scuola spezzanese ha pubblicato in favore della dirigente Costabile. Vps, inoltre, rilancia un ulteriore messaggio di incoraggiamento alla dirigente, con l’auspicio e l’augurio di portare avanti il dignitoso e gravoso compito di gestire due realtà scolastiche difficili, che per la prima volta si ritrovano l’una accanto all’altra nonostante le realtà urbanistiche, geografiche e storiche siano già unite di fatto. L’auspicio fatto alla dirigente è quello di formare le coscienze delle nuove generazioni e superare gli steccati».(jo.fu.) CIVITA La replica dell’amministrazione comunale alle accuse di un gruppo d’imprenditori «Mai ricevuto istanze per il tour con gli asinelli» CIVITA. «Organizzare visite gui- date a dorso d’asino lungo i sentieri del Raganello? Non abbiamo mai ricevuto istanze del genere». Si colora di giallo la storia dei giovani di Civita riuniti sotto le insegne della “Raganello tour”, pure aggiudicataria di uno specifico bando pubblico, che nei giorni scorsi avevano lamentato la mancata concessione delle autorizzazioni necessarie all’esercizio del servizio di trasporto su gomma (con previsione accessoria di svolgere lo stesso anche con l’impiego di asinelli), concesse dal comune di San Lorenzo Bellizzi e negate invece da quello di Civita. A tingere dei colori del mistero la vicenda, le parole del primo cittadino Vittorio Blois, secondo il quale «è da smentire quanto rilevato dai referenti della società in questione, dato che ad oggi, non è mai pervenuta, presso gli uffici del Comune, alcuna istanza al fine di acquisire una autorizzazione per svolgere il servizio di noleggio con conducente, né tanto meno, una ulteriore richiesta di permesso per il servizio trasporto con asinelli». E per provare a sgombrare il campo da ogni possibile equivoco, il sindaco aggiunge: «Probabil- mente, si confonde per ignoranza il rilascio di licenza di noleggio con conducente con l’affidamento di servizio di trasporto su itinerario prestabilito e predisposto dall’ente locale». Quindi, a seguire, ribadita la disponibilità del Municipio per qualsiasi chiarimento, il commento di merito: «Il Comune di Civita, nel rispetto della trasparenza e delle leggi, è impegnato a favorire la crescita economica e sociale della comunità. Ai giovani imprenditori in causa vorrei dire che quando non si realizzano le proprie aspirazioni non sempre la colpa può essere attribui- ta agli amministratori. Riguardo all’accusa di aver sostenuto amici e parenti, come ipocritamente lasciato intendere, sfido chiunque a dimostrare l’esistenza di eventuali atti in favore degli stessi». Parole chiare. Fossero arrivate già lo scorso giugno, quando nell’esprimere la propria soddisfazione per l’avvio dell’iniziativa i giovani oggi disarcionati dai loro asinelli lodavano a mezzo stampa la lungimiranza dell’amministrazione comunale, sarebbero state anche tempestive, spazzando via polemiche e misteri.(g.i.) alla realizzazione del depuratore Das Johnny Fusca SPEZZANO ALBANESE Il depuratore della Das srl non si farà. La società che voleva costruire l’impianto di smaltimento per liquami e fanghi industriali in zona Infascinato, nello Spezzanese, s’è vista chiudere le porte in faccia anche dal Tar di Catanzaro, il tribunale amministrativo competente per zona sulla questione, che ha rigettato il ricorso presentato tempo addietro dall’amministratore unico della Das, Vincenzo Cosentini, ritenendolo “inammissibile”. Volendo ricostruire la vicenda, dobbiamo tornare indietro al 15 aprile del 2008, allorquando il consiglio comunale spezzanese, composto dalla giunta capeggiata dal sindaco Ferdinando Nociti, deliberò positivamente sulla stipula di una convenzione che prevedeva la nascita del depuratore in oggetto. All’epoca fu battaglia aperta tra le forze politiche del centro arbëresh, specie con quelle d’opposizione, che s’opposero alacremente sotto la spinta dell’ex sindaco Damiano Tursi e dell’odierno primo cittadino Giovanni Cucci. Così come diedero battaglia alla decisione di Nociti anche le associazioni am- bientaliste e i gruppi anarchici Fmb e Fa Spixana. Fu allora che, spinto anche dalle rimostranze di molti cittadini, naturalmente preoccupati per le conseguenze che potevano generarsi dall’avere un depuratore in casa, il 22 maggio del 2008 la giunta Nociti decise di revocare la delibera e rinunciare al progetto. La Das, però, non la prese bene e si rivolse al Tar. Nel febbraio 2010 arriva quindi una sentenza per certi versi inattesa: i giudici del tribunale amministrativo regionale annullano la revoca della delibera dell’aprile 2008 perchè fu commesso «un errore amministrativo» e danno ragione alla Das. Arriviamo quindi ai giorni nostri e all’avvento a Palazzo di città di Cucci, che torna sulla questione ribadendo il suo pensiero: il depuratore non si deve fare. Ecco che quindi il 3 giugno del 2010 il consiglio comunale spezzanese si esprime nuovamente per la revoca della convenzione, costringendo Costantini a ricorrere ancora al Tar. La sentenza stavolta è però capovolta in favore della maggioranza di governo spezzanese. Non è escluso che l’azienda, tuttavia, possa ricorrere al Consiglio di Stato per vedere riconosciute le proprie ragioni. Pasquale De Marco SAN DEMETRIO CORONE È stato presentato, nella sala convegni del Collegio di Sant’Adriano, il volume “Frammenti di-Versi”, raccolta poetica della 6. edizione della Biennale d’arte contemporanea “Magna Grecia”. L’iniziativa è stata ideata da Maria Credidio e curata da Coriolano Martirano. Una trentina i poeti che hanno partecipato al reading: Pietro Bruno, Giusi Verbaro, Pino Corbo, Paolano Ferrantino, Franco Gorano, Adriana De Gaudio, Gino Scartachiande, Eugenio Nastasi, Anna Lauria, Pino Cacozza, Franco Crivaro, Enrico Iemboli, Maria Romeo, Marisa Righetti, Mariacarla Maiolo, Stanislao Donadio, Filippo Senatore, Francesco M.T. Tarantino, Ornella Mamone Capria, Rosaria Cozzolino, Giulia Fresca, Anna Petrungaro, Silvana Palazzo, Anna Maria Algieri, Angelo Cianci, Marisa Provenzano, Francesca Baffa e Ortensia Bugliaro. «La prosecuzione di una manifestazione d’arte contemporanea cresciuta negli anni fino ad affermarsi come evento atteso dagli amanti delle arti visive e poetiche – ha evidenziato il sindaco Cesare Marini che ha presieduto la manifestazione – è la dimostrazione di una raggiunta maturità che merita di proseguire il cammino». Mercoledì 16 Novembre 2011 Gazzetta del Sud 40 Crotone - Provincia . CUTRO La giunta comunale parla di atto efferato ed esprime cordoglio alla famiglia STRONGOLI Sgomento e incredulità in paese per l’omicidio di Carmine Bonifazio Parrocchia si mobilita per chiedere internet più veloce Il 42enne coi fratelli gestiva un’azienda che dà lavoro a 20 persone Gli agenti del Corpo forestale col fucile sequestrato al bracconiere Pino Belvedere PETILIA P. Blitz del Corpo forestale CUTRO Sgomento e incredulità nella comunità cutrese per l’omicidio di Carmine Bonifazio, assassinato ieri mattina sotto casa con due colpi di fucile (ne riferiamo anche a pagina 26). Dopo alcuni anni di relativa quiete, le armi sono, inesorabilmente, tornate a tuonare lasciando sull’asfalto il corpo di un giovane e stimato imprenditore, sposato e padre di due figlie di 16 e 12 anni. L’episodio delittuoso ha gettato nello sconforto la comunità di Cutro che con tanti sforzi cerca di far crescere una società civile e allontanare da sè scenari di paura e di morte. La vittima era un onesto e stimato lavoratore, molto conosciuto non solo a ma nell’intero territorio crotonese. Gestiva insieme al padre Domenico e ai quattro fratelli l’azienda di famiglia “Industria Cereali Srl”. Di fronte al tragico fatto di sangue la giunta comunale si è riunita nella tardi mattinata di ieri ed ha emesso un comunicato stampa a firma del sindaco Salvatore Migale con cui l’amministrazione comunale «esprime la massima indignazione per l’efferato omicidio ai danni di un imprenditore che proprio a quell’ora si stava recando nella propria azienda per intraprendere una nuova giornata di lavoro». «La giunta comunale presieduta dal sindaco Salvatore Migale – prosegue il comunicato – alla quale ha partecipato l’on. Francesco Sulla, condanna fermamente questo grave e devastante episodio di violenza criminale che ha provocato la morte del giovane imprenditore Carmine Bonifazio, lasciando nel più profondo dolore una famiglia di onesti lavoratori». Cacciava di frodo nel Parco della Sila: denunciato 51enne Carmelo Colosimo PETILIA POLICASTRO Investigatori in via Giovanni Falcone accanto al corpo senza vita del 42enne imprenditore coperto da un lenzuolo L’amministrazione, facendosi interprete della volontà del Consiglio Comunale e della comunità cutrese, «esprime altresì un profondo sentimento di cordoglio e di solidale vicinanza alle famiglie e ai parenti sconvolti per questo inumano delitto». «Episodi di tale inaudita gravità ed efferatezza – prosegue ancora la nota – non fanno altro che frenare lo sviluppo in atto nel nostro paese ormai da diverso tempo e mortificano le coscienze della nostra popolazione che alla notizia di questo grave fatto di sangue è rimasta incredula e sgomenta». «Si invitano – conclude la nota – le forze dell’ordine e le autorità competenti a fare piena luce e assicurare alla giustizia i responsabili di questo efferato delitto che ha turbato un’intera popolazione». Carmine Bonifazio era sposato con Vittoria Nardo, ed era padre di Carmine Bonifazio COTRONEI Il sindaco Belcastro: «È una protesta condivisibile» In aula si patisce troppo il freddo: gli studenti avviano l’autogestione Francesco Timpano COTRONEI Aule troppo fredde e poco confortevoli, e gli studenti dell’Istituto professionale della cittadina attivano per protesta l’autogestione. Da lunedì, infatti, i ragazzi che frequentano la struttura di via Laghi Silani stanno rivendicando la soluzione di alcuni problemi, che come dichiarano loro stessi sono ascrivibili non tanto alle competenze interne dell’Istituto, quanto della Provincia. «All’ente intermedio – ci dicono i rappresentanti degli studenti – abbiamo inoltrato diverse richieste per l’attivazione dell’impianto di riscalda- Nicola Belcastro mento, considerato le temperature del periodo. Ma il nostro dirigente non ha avuto nessuna risposta ». Gli studenti riferiscono di bagni non idonei e poco igienici. «Ci sono delle porte pericolanti – incalzano – e le cassette del pronto soccorso devono essere reintegrate». «Questa protesta – spiegano – è un passaggio obbligato, e durerà fino a quando non si avranno risposte concrete e cambiamenti visibili». Si potrebbe arrivare all’occupazioned ella scuola. Alla fase di gestione in proprio dell’attività didattica e scolastica, l’Istituto arriva anche dopo un periodo di chiusura due ragazze di 16 e 12 anni. La vittima, terzo di sette figli, gestiva coi fratelli l’azienda di famiglia che produce mangimi e commercializza cereali in tutta la Penisola. L’azienda è ubicata nella zona industriale e sorge su una superficie di diecimila metri quadri, di cui 3.500 costituiscono l’area coperta. Conta oltre 20 dipendenti. L’azienda importa da Australia, Siria, Argentina e Francia la materia prima e commercializza prodotti zootecnici e mangimi in genere. All’interno vi è un moderno mulino da macina, un impianto di stoccaggio e attrezzature. Carmine Bonifazio è stato ucciso mentre si recava, come tutte le mattine nell’azienda di famiglia. Una morte atroce e improvvisa, il destino ha voluto che Carmine spirasse tra le braccia della sua amata moglie accorsa per prima sul luogo del delitto. forzata, causato dalla pratica ricorrente del lancio della creolina nei locali adibiti ad aule e nei corridoi. Non più di un paio di settimane fa i Carabinieri della stazione cittadina, nel corso di un controllo nei pressi dell’Istituto avevano fermato alcuni ragazzi che armeggiavano con delle bottiglie contenenti liquido maleodorante vicino ad un ingresso secondario della struttura. A seguito dell’episodio il sindaco di Cotronei, Nicola Belcastro, sentito il parere delle competenti autorità sanitarie, dispose con due ordinanze diverse la chiusura dell’Istituto per una settimana. Ed è stato proprio il primo cittadino nella mattinata di ieri ad incontrare il dirigente della scuola, prof. Granato, insieme ai ragazzi. Belcastro ha espresso vicinanza ai manifestanti, parlando di una protesta basata su motivazioni condivisibili e assolutamente non pretestuosa. LE CASTELLA Una mareggiata può innescare danni all’ambiente Un vecchio peschereccio nel porto suscita l’allarme dei volontari Anta Consuelo Ruggiero ISOLA CAPO RIZZUTO «Si rischia un danno ambientale senza precedenti, se non si interviene immediatamente con la rimozione di un vecchio peschereccio dal porto di Le Castella». E’ questa la denuncia dei volontari dell’Anta-Associazione nazionale per la tutela dell’ambiente, che in una nota denunciano lo stato di abbandono nel porto di Le Castella, di una vecchia carretta del mare. «Ci chiediamo come mai – scri- vono – l’imbarcazione sia ancora attraccata in un punto non sicuro del porto, considerando che alla prima forte mareggiata, la barca potrebbe rompere gli ormeggi rischiando di affondare, evento gravissimo che comporterebbe il rilascio di gasolio, olio, acido delle batterie e quindi il conseguente inquinamento dello specchio di mare». «Senza considerare – scrivono ancora – che i resti del relitto come le cime, l’acciaio, il legno e le reti che si trovano a bordo, si disperderebbero in tutto il porto, rendendolo inagibile e pericoloso al passaggio e ormeggio della barche da pesca o di barche che rientrano da una traversata». I volontari Anta chiedono agli enti competenti di «togliere quella carretta e portarla nel porto di Crotone o tirarla a secco e risanare anche il resto della banchina sulla quale si sono depositate enormi quantità di reti e palamiti in disuso, ma soprattutto bidoni con olio esausto, che sicuramente con un forte mareggiata andranno a finire in acqua». La vecchia carretta agli ormeggi Cacciava di frodo nel Parco Nazionale della Sila. Per questo un 51enne di Petilia Policastro (M. M.), già noto per un’analoga circostanza, è stato denunciato dagli agenti del Corpo Forestale dello Stato. Gli agenti in forza ai reparti di Cotronei e Gariglione, dipendenti dal Coordinamento Territoriale del Cfs per l’Ambiente di Cosenza coordinati dal comandante provinciale del Cfs di Crotone dott. Giuseppe Melfi, hanno sorpreso il bracconiere nel corso di una perlustrazione nella località Monte Santa Barbara, ricadente all’interno del Parco nazionale della Sila. Intorno alle 9 gli agenti del Cfs hanno individuato un fuoristrada fermo a lato di una stradella all’interno del bosco, il cui unico accesso era oltretutto sbarrato da pietre e cumuli di terra. Sono risaliti al proprietario dell’automezzo, e dopo aver perlustrato la zona lo hanno sorpreso mentre, fucile nelle mani stava cacciando, con al seguito tre cani segugi. Gli agenti non si sono subito rivelati ma hanno deciso di te- nerlo sotto controllo da posizione defilata e nascosta, al fine di chiarire in maniera inequivocabile le reali motivazioni della sua presenza all’interno del territorio protetto, ove vige il divieto assoluto di caccia. Ma prima che il bracconiere che si guardava attorno in cerca di selvaggina potesse sparare un colpo, gli agenti del Cfs sono intervenuti intervenire e, gli hanno intimato di fermarsi. Il bracconiere si è dato alla fuga ma raggiunto il fuoristrada ha trovato ad attenderlo altri agenti del Corpo forestale. È stato così denunciato e gli è stato sequestrata la doppietta calibro 12, nonchè tutte le munizioni. Il 51enne dovrà ora rispondere dei reati di attività venatoria ed introduzione di armi all’interno di area protetta- Sono reati previsti rispettivamente dalla legge per la protezione della fauna omeoterma e per il prelievo venatorio e dalla legge quadro sulle aree protette. L’area in cui è stato fermato il 51enne è ricca di fauna ed habitat ideale per ungulati, quali caprioli, nonchè per fauna appartenente alla famiglia dei leporidi, come l’ormai rarissima lepre italica. Giovanni Lerose STRONGOLI La parrocchia di Santa Teresa D’Avila si mobilita per il potenziamento della rete Adsl nel territorio. E’ stata avviata infatti una raccolta di firme tra i cittadini per chiedere il potenziamento del server a Marina di Strongoli. «Attualmente – spiega il parroco don Massimo Sorrentino – l’unico server per la connessione Adsl è utilizzato dagli utenti che hanno sottoscritto in passato l’abbonamento e non è utilizzabile per i nuovi cittadini ed utenti che ne intendono fare nuova richiesta. Alla parrocchia di Santa Teresa D’Avila la rete ADSL, così come a numerosi cittadini, serve sicuramente per poter dare ai ragazzi un computer dove poter accedere ad internet». L’appello del parroco è stato raccolto positivamente in questi ultimi giorni dai cittadini di Marina di Strongoli che numerosi hanno già sottoscritto con le loro firme la petizione da sottoporre all’attenzione della Telecom. «Si spera – aggiunge il parroco – che la Telecom, constatando un maggior interesse da parte di più persone, si convinca a portare un nuovo server per l’Adsl nel territorio della Marina di Strongoli». La rete Adsl permette di navigare liberamente nella rete ad alta velocità , risparmiando tempo rispetto ad un normale collegamento, senza rinunciare ad una connessione Internet immediata, sempre disponibile, magari 24 ore su 24 con la linea telefonica libera per fare e ricevere telefonate e fax. CIRÒ Un pool di imprese napoletane si è aggiudicato i lavori Martedi sopralluoghi dei tecnici sui costoni da mettere in sicurezza Margherita Esposito CIRÒ Con il ritorno delle piogge autunnali che nei giorni scorsi hanno allagato e immersi nel fango i centri costieri e riportato alla ribalta il dissesto idrogeologico delle colline cirotane, si impenna la paura a Cirò. Qui, si sono riaccesi, infatti, i riflettori, spenti nella bella stagione, sulle tante zone critiche del centro collinare. A Cirò sono almeno sette aree i punti critici che sono il sintomo e la testimonianza del grave dissesto idrogeologico che attanaglia il paese di Lilio. Si tratta di interi rioni, alture e costruzioni sconvolte, ed esposte ad ulteriore rischio, dalle frane e gli smottamenti che si sono verificati qui in seguito ai violenti nubifragi del dicembre 2008 e poi del 2009. Alla conta di danni e gli sgomberi di allora, nel paese si è poi aggiunta, all’alba del 1. febbraio scorso, anche la grande voragine apertasi in Via De Gasperi che ha messo fuori casa sette famiglie. Per le sette aree alluvionate del 2008/09, la lunga attesa di interventi di messa in sicurezza, oggi, pare, finalmente agli sgoccioli; martedì prossimo, sono attesi a Cirò i tecnici del pool di imprese napoletane che ha vinto l’appalto dei lavori, per un milione e 400 mila euro, banditi dalla stazione unica appaltante. I fondi sono parte di quelli stanziati dalla Regione per far fronte al dissesto idrogeologico assegnati nel Crotonese sulla base dell’elenco delle priorità definito dal Comitato di indiriz- Case sospese nel vuoto dopo una frana nell’abitato di Cirò zo per il dissesto idrogeologico provinciale. Secondo quanto spiega il sindaco, Mario Caruso, il sopralluogo dei tecnici si rende necessario in quanto la ditta ha presentato un progetto migliorativo che estende l’area di intervento anche su altri punti “a rischio” di Cirò. Il che, inevitabilmente, comporta un ritardo nell’avvio dei lavori nei rioni S. Elia-Canali, Timpa-Falcone, Tafanè, Punta Vecchia-Cozzo Leone, oltre all’area del Cimitero. Intanto, resta sempre grave il dissesto nel rione Campanise che coinvolge in maniera drammatica la Sp 10 Cirò-Vallo, per la quale, però, la Provincia non ha fondi sufficienti per intervenire. Nulla di fatto, ancora, anche per l’abitato, rimasto pericolosamente in bilico sulla frana, di Via De Gasperi che, se viene costantemente monitorata, resta una fonte di pericolo per la strada e le case sovrastanti; qui, sono una ventina le persone coinvolte nell’ordinanza di sgombero ma altre 15 sono le famiglie destinatarie, a Cirò, di analoghi provvedimenti emessi negli ultimi 10 anni a causa del dissesto. L’assenza dell’assessore regionale ai LL.PP. al tavolo tecnico convocato a Crotone dal Prefetto la scorsa settimana, con i sindaci e il Dipartimento alla Protezione civile, in effetti, ha deluso le aspettative dell’Amministrazione comunale cirotana. «Avremmo voluto – ha detto il vicesindaco Raffaele Stasi – risposte concrete sui tempi di intervento per la messa in sicurezza ed il ritorno nelle loro case delle famiglie sgomberate dopo gli impegni assunti sia dalla vicepresidente Stasi che dall’assessore Torchia e via via dagli altri consigliere regionali che sono venuti a Cirò dopo la frana». 41 Gazzetta del Sud Mercoledì 16 Novembre 2011 Cronaca di Vibo Via M.T. Cicerone, 15 - Cap 89900 Tel. 0963.44034-472005 / Fax 0963.44192 [email protected] SeL stamane (10,30) incontra i giornalisti Il comitato cittadino di Sinistra Ecologia e Libertà stamane nella sede della Cna incontra i giornalisti. Concessionaria: Publikompass S.p.A. Via M.T. Cicerone, 15 - Cap 89900 Tel./Fax 0963.45551 [email protected] . COMUNE Il dibattito sulla questione morale degenera e scatena una serie di reazioni. L’assessore Nicolino La Gamba inveisce contro Talarico (Pd) Scontro in Consiglio, arrivano i carabinieri Restano le tensioni nel Pdl: una parte del gruppo vorrebbe le dimissioni di De Filippis dal Filangieri Stefania Marasco Galeotta fu la Grecia. Ma non per portare “virtute e canoscenza”. Perchè nonostante il caldo, di gironi danteschi e diavoli ieri in Aula non parevano essercene. C’era la questione morale. Quella che alla fine è andata in scena. Prima che si arrivasse al punto all’ordine del giorno però. Tra urla, carabinieri, provocazioni, bugie. Tutte intorno all’aula consiliare, dove, ieri, la rappresentazione ha preso il sopravvento. Quella che ha visto la faccia infuocata dell’assessore Nicolino La Gamba travalicare i confini, alle battute del consigliere del Pd Marco Talarico. Tutto perchè si contestava il Magna Graecia ritenuto un «carrozzone così – ha chiosato Talarico – come Vibo Vale». Da qui, alle urla, all’uscita dall’Aula e di nuovo urla. Finite con le scuse dell’assessore. Accettate dall’opposizione, mentre in Aula comparivano i carabinieri chiamati dal consigliere Carlo Taccone. Scene di un incubo di un pomeriggio di mezzo inverno. Freddo fuori e caldo dentro. Partito con la “prova” di compattezza della maggioranza, con le dichiarazioni del consigliere Gregorio La Gamba che si sente «appieno dentro la maggioranza», ribadite dal capogruppo Mario Mazzeo che puntava il dito contro il Pd e la sua «cultura del sospetto», ma spezzate come d’incanto dalla pregiudiziale di Patania che voleva chiedere le dimissioni di De Filippis eletto nel consiglio d’amministrazione del Filangieri – frase non terminata per l’interruzione della seduta chiesta da Mangialavori. Fra un punto e l’altro, l’ordine del giorno presentato dal Pd sulla locazione delle due unità di palazzo Gagliardi per chiedere la revoca della determina 67/2011. No ai ristoranti e i bar, il messaggio. Uno dei tanti all’interno della seduta che, troppo spesso, è andata oltre. La seduta in cui il presidente Giuseppe Mangialavori ha ricordato che non è suo compito «fare il maestrino dei bambini dell’asilo». Una seduta chiamata a discutere, fra le tante cose, sull’interrogazione di Russo sulle ordinanze di divieto d’uso d’acqua a Vibo Marina, sui casi Luzzo e Modafferi. Anche il voto alle due de- Prestia (Uil) a capo della delegazione I vigilanti senza lavoro incontrano il Prefetto Oggi tutti dal Questore Un momento dei lavori del consiglio comunale. Ieri pomeriggio la seduta è stata particolarmente infuocata che Vibo Vale non ci piace. Si è parlato di ridurre i costi della politica – ha proseguito – e quindi anche dei carrozzoni che vivono sulla politica. E se il Comune chiude la villa per mancanza di fondi non capisco il senso del Magna Graecia. Questi sono carrozzoni che servono per aiutare a fare soldi a qualcuno». Quindi, le scuse. L’intervento del sindaco che ha stigmatizzato quanto accaduto. Momenti e parole che hanno segnato il passo. Fino ad arrivare all’ultimo punto: la questione morale. Riassunta da Soriano che ha contestato la delibera relativa al caso Luzzo – ieri c’era stata una modifica della determina– e i contributi pagati a Modafferi, «atto non illegittimo ma che ci fa parla- re di opportunità politica, anche perchè svolge un’attività esterna». Poi, la contestazione alla determina del settore 4 relativa di fatto al rinnovo del contratto all’azienda che aveva fatto nascere il “buco” nei conti. Conti e non solo, però. Perchè a fare “arrossire” il sindaco la «bugia», per come sottovoce definita dallo stesso D’Agostino, sui costi sostenuti dallo stesso Modafferi per le trasferte a Catanzaro, «il sindaco – ha spiegato Soriano – ha tentato di mettere una pezza dicendo che si recava con la sua auto. Io non voglio insinuare ma dateci l’opportunità di non farlo...». Dubbi e contestazioni, quindi, arrivate dall’altra parte con Patania che di contro ha elencato le spese della Dura reazione anche di Udc, Confindustria e Nucleo industriale Infine anche il coordinamento provinciale del movimento Scopelliti condanna le gravi intimidazioni. «L’attacco – scrivono – che in questi giorni sta subendo l’amministrazione comunale è intollerabile. Non possiamo tollerare che chicchessia attacchi vigliaccamente e con atti delinquenziali i funzionari ed i dirigenti dell’amministrazione nell’ambito del loro compito istituzionale». L’Udc, indignato per quanto accaduto afferma: «Non è possibile accettare che a breve distanza da un altro episodio gravissimo un altro dirigente comunale venga reso destinatario di intimidazioni inqualificabili. Siamo certi che gli organi inquirenti sapranno dare risposte alla comunità». Confindustria, nell’esprimere la propria solidarietà ai due dirigenti ribadisce: «Di fronte a questi attacchi dobbiamo essere ancora più uniti di ieri e domani ancora più di oggi, perchè dobbiamo dare un futuro alla nostra terra che non può essere quello del delinquere sociale ed economico». libere presentate dal consigliere Selvaggio che l’ultimo consiglio tante polemiche avevano sollevato (bocciate entrambe). Quindi, quella che riguardava l’approvazione del nuovo statuto ed adesione alla società in house “Progetto Magna Graecia”. La scintilla che di mondo arcaico nulla aveva. «Una cosa del genere – ha spiegato il capogruppo del Pd – non era mai accaduta ed è bene sottolineare che come Talarico in quest’aula abbiamo il diritto a dire D’Agostino ammette: «Su Modafferi ho detto una piccola bugia» Intimidazioni ai dirigenti comunali La condanna di Pdl e Lista Scopelliti «Atti spregevoli come quelli perpetrati ai danni della dirigente del settore Affari generali Adriana Teti, e del dirigente del settore Lavori pubblici, Pasquale Scalamogna, rappresentano ciò contro cui la società vibonese e calabrese deve battersi al fine di rimuovere i mali che impediscono la crescita economica e sociale e per costruire un domani più sereno per le nuove generazioni». Lo afferma il coordinatore provinciale del Popolo della libertà Valerio Grillo, in merito alle intimidazioni subite dai dirigenti comunali «Ai due dirigenti – aggiunge – che riconosco come validi professionisti, va la solidarietà mia e di tutto il Pdl. Il nostro partito sarà sempre al fianco di chi quotidianamente lavora nell’interesse della comunità e porterà avanti la bandiera della legalità prestando sempre la necessaria attenzione alla sicurezza che va garantita ad ogni livello». Fanno quadrato attorno ai due dirigenti comunali anche il presidente e il comitato direttivo del Consorzio per lo sviluppo industriale, il coordinamento provinciale del movimento Scopelliti, l’Udc e la Confindustria. Nel condannare la vile intimidazione i vertici del Nucleo industriale affermano: «Siamo convinti che magistratura e forze dell’ordine riusciranno presto ad individuare e punire gli autori di questi gesti intimidatori gravissimi. Invitiamo i due dirigenti a non lasciarsi prendere dalle pur legittime preoccupazioni proseguendo nella loro azione improntata alla legalità ed alla trasparenza». Il palazzo municipale precedente amministrazione, «rimborsi dimezzati e quasi azzerati con noi». Questione morale che non sussiste, ma frutto del livore e della strumentalizzazione, invece, per Luciano, applaudito dalla maggioranza, che si è dimesso dalla presidenza dell’ottava commissione, «perchè ho avuto voti di chi oggi non gode della mia stima e di chi cercava fino a qualche tempo fa di portarmi nel partito per firmare la sfiducia a Soriano». Parole forti contro «gli attacchi gratuiti» in nome «di chi sa svolgere il suo ruolo» e ribattute da De Sossi e Russo. Da parte loro dubbi su Luzzo e la richiesta al Sindaco «di non farsi consigliare da chi non vuole il bene della città». Questioni morali. Chissà. Ieri l’incontro con il prefetto Luisa Latella, oggi quello con il questore Giuseppe Cucchiara, per rimarcare l’importanza del percorso di legalità intrapreso. Ieri in primo piano le problematiche dei lavoratori licenziati dagli Istituti di vigilanza privata cui, nel mese di marzo, sono state revocate le licenze a causa delle numerose irregolarità amministrative riscontrate nella gestione del personale, delle retribuzioni e della contribuzione previdenziale. Una situazione che ha provocato effetti pesanti anche sui lavoratori i quali si sono ritrovati senza occupazione e oggi, allo scadere dei sussidi di disoccupazione, si ritrovano al punto di partenza. Ciò a causa della mancata concretizzazione delle aspettative individuate al tavolo prefettizio con gli Istituti di vigilanza ancora operanti che prevedevano il graduale assorbimento della manodopera licenziata una volta riaffidati gli appalti detenuti dalle aziende a cui è stata ritirata la licenza. E proprio la mancata individuazione di azioni concrete da intraprendere per la ricollocazione degli ex agenti è stata evi- denziata al Prefetto – che si è impegnato a incontrare in tempi brevi i titolari degli Istituti attivi – dal segretario provinciale dell’Uil Luciano Prestia a capo della delegazione di lavoratori, fortemente preoccupati per il loro futuro e quello delle rispettive famiglie. «Da dicembre questi lavoratori – rileva Prestia – rimarranno senza reddito, senza la possibilità di mantenere le loro famiglie, ma soprattutto senza quella dignità che meritano padri di famiglia, persone perbene che desiderano soltanto guadagnarsi da vivere onestamente». Inoltre il sindacalista nel porre l’accento sulla possibilità che altri gesti estremi possano verificarsi, come le drammatiche proteste di altri lavoratori sui campanili, aggiunge: «Bisogna prendere atto che sono venute meno le possibilità occupazionali sul territorio che, attualmente, gli Istituti di vigilanza attivi coprono solo in parte con personale locale e, in buona misura, con personale “importato” dalla provincia di Catanzaro. Il sospetto forte è che vi sia nei confronti di queste persone una preclusione immotivata che finisce per discriminarli». La sede della Prefettura dove è avvenuto l’incontro Il sindacato punta al rilancio del presidio ospedaliero Sanità, la Cgil si mobilita Sit-in davanti allo “Jazzolino” La Cgil si mobilita per difendere il sacrosanto diritto alla salute. Venerdì, alle ore 10, mobilitazione in tutta Italia. Previsto un presidio del sindacato confederale anche nella piazza antistante l’ospedale “Jazzolino”. La Cgil ha deciso di scendere in campo per contribuire, attraverso proposte concrete, alla riorganizzazione del sistema sanitario pubblico che in ambito regionale, a causa del Piano di rientro, rischia un drastico ridimensionamento con tagli di alcuni servizi primari ospedalieri. Il sindacato confederale, a tal proposito, chiede: il finanziamento immediato dei livelli essenziali di assistenza e l’abolizione dei super ticket colpendo gli sprechi; servizi 24 ore su 24 con finanziamenti vincolati che vanno dalle cure primarie alla non autosufficienza; lo sblocco delle assunzioni e il rilancio della contrattazione; l’apertura alla partecipazione democratica con una sede di confronto nazionale e in tutte le regioni. Il consigliere regionale Bruno Censore (Pd), dal canto suo, aderisce alla giornata di mobilitazione indetta dal sindacato confederale. «Occorre – sottolinea Censore – aggredire gli spechi veri e più consistenti. Scopelliti invece, continua a smantellare servizi essenziali, secondo una prassi che non può trovare giustificazione». L’ospedale Jazzolino Mercoledì 16 Novembre 2011 Gazzetta del Sud 42 Cronaca di Vibo . CORTE D’ASSISE D’APPELLO L’avv. Staiano chiede l’annullamento di atti prodotti in primo grado. Torna in aula l’avvocato del Comune di Stefanaconi Caso Penna, la difesa “piccona” il processo A sorpresa l’imputato revoca il consenso allo sciopero del proprio legale. Spiazzata la parte civile Nicola Lopreiato Lo sciopero degli avvocati penalisti non blocca il processo dinnanzi alla Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro a carico di Emilio Antonio Bartolotta, già condannato a 25 anni di carcere perchè ritenuto responsabile, insieme ad altri, della scomparsa di Michele Penna di Stefanaconi. L’imputato ha inaspettatamente revocato il consenso allo sciopero del suo legale (avv. Salvatore Staiano) e pertanto l’udienza di ieri si è potuta svolgere. La decisione, però, ha colto di sorpresa le parti offese (parte civile nel procedimento) che in precedenza aveva avuto comunicazione dell’adesione allo sciopero. Si è costituita parte civile nel procedimento in corso, invece, l’amministrazione comunale di Stefanaconi con l’avv. Angelo Terranova. In precedenza aveva deciso di ritirarsi dal processo. L’udienza è stata caratterizzata da una serie di eccezioni preliminari illustrate da parte dell’avvocato Salvatore Staiano. Il legale ha chiesto l’annullamento di una serie di atti che se dovessero essere accolte, anche parzialmente dalla Corte D’Assise d’Appello, l’impalcatura accusatoria costruita dalla Distrettuale antimafia di Catanzaro e dai carabinieri si sbriciolerebbe. In primo piano l’avv. Staiano ha posto la nullità, come già fatto in precedenza davanti alla Corte d’Assise, dell’avviso di conclusione delle indagini, spiegando tra le altre cose che in quella fase non tutti gli atti erano stati messi a disposizione delle difese. Identica richiesta da parte del difensore di Emilio Antonio Bartolotta ha riguardato l’acquisizione di alcune intercettazioni, perché fatte fuori dagli uffici della Procura. Richiesta di nullità anche per quanto concerne l’ordinanza dibattimentale con cui la Corte d’Assise aveva acquisito le dichiarazioni di un testimone che, secondo la pubblica accusa, sarebbe stato minacciato. Nulla per l’avv. Staiano anche l’ordinanza attraverso la quale la Corte d’Assise dispose di sentire in qualità di testimone per la seconda volta il luogotenente dei carabinieri Sebastiano Cannizzaro, comandante della Stazione di Sant’Onofrio, tra gli investigatori più impegnati sulla scomparsa di Michele Penna. Il penalista ha inoltre chiesto alla Corte d’Assise d’Appello la nullità delle intercettazioni effettuate sull’auto di Francesca Foti. Il sostituto procuratore generale Marisa Manzini, che durante la sua permanenza alla Distrettuale antimafia di Catanzaro ha seguito per tanto tempo le indagini sul caso Penna, è quindi intervenuta per ribadire la legittimità degli atti processuali, tra l’altro già riconosciuti tali dai giudici di primo grado. Le parti in ogni caso avranno la possibilità di presentare memorie fino a dieci giorni prima della prossima data del processo che il presidente della Corte d’Assise d’Appello (dott. Barone) ha fissato per il 18 gennaio 2012. Coinvolti nel procedimento in corso anche i coniugi Maurizio Sacchinelli (condannato a 3 anni e sei mesi di reclusione) e Francesca Foti (3 anni). La Corte d’Assise ha ritenuto il primo responsabile di favoreggiamento personale e simulazione di reato, la seconda, invece, solo di favoreggiamento. Entrambi sono difesi dall’avvocato Michelangelo Miceli. In breve ROTARY Lezione interattiva di primo soccorso “Salva la vita di tuo figlio da tutto quello che potrebbe ingerire”. Su questo argomento è incentrata la lezione interattiva nel corso della quale saranno spiegate le tecniche di intervento sulle ostruzioni delle vie aeree in età pediatrica. L’incontro, organizzato dal Rotary e dalla Croce rossa italiana, si terrà sabato (ore 17,30) alla scuola Don Bosco. Il sostituto procuratore generale Marisa Manzini presente al processo La Fiat Uno rinvenuta bruciata in località Vajoti di Sant’Onofrio IL CORPO DEL GIOVANE MAI TROVATO NONOSTANTE I NUMEROSI SCAVI EFFETTUATI Molte ombre avvolgono la scomparsa dell’assicuratore Non sono poche le ombre che ancora avvolgono la scomparsa di Michele Penna, l’assicuratore di Stefanaconi inghiottito dalla “lupara bianca” il 19 ottobre del 2007. Da quel giorno nessuna notizia, nessuna traccia. Il cadavere non è stato mai trovato. Inutili sono state le ricerche che per mesi si sono concentrate nelle vallate di Stefanaconi. Ritrovati solo il telefonino di Penna e la Fiat Uno di proprietà del lavaggista Andrea Foti, arrestato e condannato davanti al gup con rito abbreviato a 16 anni di reclusione (oggi in libertà). L’auto è stata data alle fiamme in località Vajoti di Sant’Onofrio. Secondo l’accusa il lavaggista avrebbe preso parte al gruppo che quel giorno avrebbe prima ucciso Michele Penna e poi occultato il cadavere. Coinvolti anche Salvatore Foti, scomparso a distanza di poco tempo dal delitto Penna, ed Emilio Antonio Bartolotta. Per quest’ultimo il pubblico ministero nel processo che si è celebrato davanti alla Corte d’Assise di Catanzaro aveva chiesto l’ergastolo. Ma il verdetto dei giudici è stato più leggero: 25 anni. Ora la difesa è impegnata ad affermare l’innocenza dell’imputato. Condannati per favoreggiamento personale e simulazione di reato anche i coniugi Maurizio Sacchinelli e la moglie Francesca Foti. Dall’altra parte c’è la famiglia Penna, parte civile nel processo, che chiede verità, giustizia, ma nello stesso tempo il ritrovamento del corpo del proprio figlio: «Un luogo dove poter piangere». PROVINCIA Progetto per studenti diversamente abili Michele Penna Chiamati a testimoniare insieme al padre davanti al Tribunale. Sotto processo Nicolino Franzè, il figlio Francesco e Domenico Carrà Tentata estorsione, i fratelli Stuppia confermano le accuse Giuseppe Baglivo Tre ore di deposizione per confermare le accuse di tentata estorsione aggravata dall’uso delle armi nei confronti di Nicolino Franzè, 51 anni, di Vena Superiore, Francesco Franzè, 22 anni, figlio di Nicolino, e Domenico Carrà, 30 anni, difesi dagli avvocati Di Renzo e Grande. Dinanzi al Tribunale collegiale, i fratelli Daniele e Rocco Stuppia, ed il padre Gregorio, parti offese con l’avv. Stilo, hanno risposto alle domande del pm Sirgiovanni. Nel 2006 Nicolino Franzè aveva acquistato dalla concessionaria “Danielson Cars” degli Stuppia una Smart per 6mila e 300 euro. Nel restituire però l’auto difettosa, Franzè pretese ed ottenne dagli Stuppia Nicolino Franzè Francesco Franzè Domenico Carrà un assegno di 9.500 euro. Stando al racconto delle parti lese, nel 2007 Basilio Franzè, fratello di Nicolino, che negli anni ’90 aveva fatto dei lavori edili a Gregorio Stuppia ed era stato pagato con una Fiat Stilo, a titolo di “risarcimento” per un’ipotetica lettera alle Forze dell’ordine sul suo conto e di cui accusava gli Stuppia, pretese poi un assegno di 3.400 euro. Antonio Baldo di San Gregorio avrebbe quindi consigliato gli Stuppia a pagare per non avere problemi coi Franzè. Nel 2008, però, gli Stuppia subisce il furto di una Mercedes e l’incendio della casa di Daniele Stuppia a Zungri. Il 22 luglio 2010, quindi, Nicolino Franzè alla guida di una Smart e dinanzi al cancello della concessionaria avrebbe ricordato a Daniele Stuppia quanto successo due anni prima, chiedendo al contempo una “mazzetta” da 50mila euro subito e poi 2mila euro ogni mese. Daniele Stuppia, ricordandosi dell’incendio di 2 anni prima alla sua abitazione, sferra però un calcio alla portiera dell’auto di Franzè, mandando in frantumi il finestrino. Nicolino Franzè si ripresenta quindi con un fucile, mentre Francesco Franzè, accompagnato con un’altra auto da Carrà, avrebbe impugnato una pistola, prima di darsi tutti alla fuga per l’arrivo della polizia. Partono così le denunce degli Stuppia a cui seguono l’incendio di tre auto e le cartucce dinanzi l’abitazione di Daniele Stuppia. Prossima udienza il 20 dicembre.(g.b.) Sarà presentato stamattina alle ore 11, nella sede dell’Amministrazione provinciale, un progetto per l’assistenza agli studenti diversamente abili che frequentano le scuole superiori vibonesi. Ad illustrarlo saranno il presidente della Provincia Francesco De Nisi e l’assessore Pasquale Fera. INCIDENTE A MIRA Alessio Ricco il nome del 25enne deceduto Si chiamava Alessio Ricco e non Enrico Alessio, come ieri erroneamente riportato, il giovane di 25 anni deceduto a Mira, centro della provincia di Venezia, in seguito a un drammatico incidente stradale. Al momento dell’impatto con una Punto il giovane si trovava in sella alla sua motocicletta enduro e stava superando una colonna di auto sulla provinciale per Mira. Partiti, associazioni e cittadini invitati per sabato a pulire la struttura chiusa per mancanza dei fondi necessari alla manutenzione Comunisti italiani in campo per liberare la villa comunale dal degrado Alla situazione di degrado generale in cui si trova il territorio comunale, un’altra ferita viene inferta al suo patrimonio. Oltre Villa Gagliardi, anche la Villa Comunale, simbolo della bellezza e della storia della città, chiude battenti perchè il Comune non dispone dei fondi necessari per garantire l’ordinaria manutenzione. «Un ulteriore segnale del fallimento dell’amministrazione D’Agostino – sottolinea il Partito dei comunisti italiani – che da un lato, discute di indennità e liquidazione, di consulenze e undicesimo a assessore, e dall’altro, mette i lucchetti a causa dell’incapacità di garantire la pulizia e le condizioni igienico-sanitario di uno dei pochi spazi versi di cui gode la città. L’attuale amministrazione – aggiunge – dimostra in tal senso poca cura e attenzione verso i luoghi simboli della nostra città L’attuale amministrazione dimostra in tal senso poca cura e attenzione verso i luoghi simbolo della nostra città». Il Partito dei comunisti italiani per uscire da questa situazione di degrado propone l’affidamento di tutte le aree verdi a cooperative di giovani. «Una soluzione – ribadisce Il Pdci – per far rivivere La villa comunale nel totale degrado e dare una giusta dignità a tali luoghi sarebbe quello di stimolare la nascita di cooperative di giovani che si occupino, appunto, della manutenzione ordinaria e dello sviluppo di iniziative e percorsi culturali. Nell’immediato, di fronte a tali incapacità, il nostro modo “concreto” di intendere la politica ci spinge “provocatoriamente” ad intervenire per riappropriarci di questi beni comuni. Su queste basi– continua – si colloca l’iniziativa tesa a sopperire alla mancanza di attenzione ai beni della città dell’attuale amministrazione provvedendo, armati di scopa e paletta, alla pu- lizia della villa comunale». L’invito del Pdci per sabato prossimo (ore 9,30) viene esteso a tutti i cittadini, partiti e associazioni che «si sentono – ribadisce il Partito dei comunisti italiani – indignati per tale situazione di abbandono e degrado. Noi vogliamo appunto che all’iniziativa partecipi più gente possibile, al di là del credo politico e della ragione sociale, crediamo infatti che la nostra città sia di tutti per cui deve essere data la possibilità di viverlae a tutti quanti. Per questo vogliamo impegnarci concretamente per rispettare il nostro territorio». (l.f.) SAN COSTANTINO Commemorazione vittime della littorina “17 novembre 1951-La tragedia della littorina. 60 anni dopo. Declino delle ferrovie calabro-lucane”. È il tema della conferenza che si svolgerà il 26 novembre (ore 17,30) nella Casa del popolo “E. Pugliese” di San Costastino Calabro. All’importante conferenza, organizzata dall’associazione cultuale sportiva L’Essenza, sono previsti gli interventi del giornalista Imperio Assisi e Giuseppe Bulzomì.