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Assassinato un imprenditore

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Assassinato un imprenditore
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Redazione di Reggio: via Cavour, 30 - Tel. 0965 818768 - Fax 0965 817687 - Poste Italiane spedizione in A.P. - 45% - art. 2 comma 20/B legge 662/96 - DCO/DC-CS/167/2003 Valida dal 07/04/2003
Monti oggi al Quirinale
con i nomi dei ministri
Trattative con i partiti per il via libera a Letta e Amato
Scintille tra Bocchino e Pdl. Maroni: «Diremo tanti no»
alle pagine 4, 5 e 6
Mario Monti durante la consultazione con le parti sociali. Sulla fila
di destra i segretari di Cgil, Cisl e Uil, Camusso, Bonanni, Angeletti
Mercoledì 16 novembre 2011
www.ilquotidianodellacalabria.it
Contributi
ai giovani
per fare
impresa
Un’iniziativa
della Regione
con fondi Ue
F. CIAMPA a pagina 14
Cutro. Il movente è ancora un giallo. Il delitto scoperto dalla moglie dopo pochi minuti
Assassinato un imprenditore
Carmine Bonifazio, 42 anni, freddato a fucilate appena uscito di casa
Trenitalia conferma: per i convogli stop a Roma
L’azienda: sui treni notturni
la decisione è del Ministero
Interrogazione
dei deputati calabresi
Adamo a Scopelliti
«Disdire il contratto»
Carmine Bonifazio
UN imprenditore, Carmine
Bonifazio, di 42 anni, è stato
ucciso a Cutro appena uscito
di casa per recarsi in azienda. L’uomo è stato affrontato
dai killer e freddato a colpi di
fucile. Il delitto è stato scoperto dopo pochi minuti dalla moglie che, avendo ricevuto una telefonata dal suocero (impensierito perché il
figlio non era ancora sul posto di lavoro), è scesa sotto
l’abitazione. La giunta comunale di Cutro, riunitasi
d’urgenza, ha espresso
«massima indignazione» e
allarme.
ANTONIO ANASTASI
a pagina 7
di ANDREA GUALTIERI
a pagina 11
Rilievi investigativi nel luogo in cui c’è il corpo di Bonifazio (Foto: G. D’Urso)
Un treno in stazione
Cittanova
Sequestrati a Palermo
Furono feriti
per un furto
Arrestati
padre e figlio
Nei pizzini
i rapporti
tra mafia
e ’ndrangheta
DOMENICO GALATÀ
a pagina 15
G. BALDESSARRO e P.VIOLI
a pagina 9
Interventi
di FRANCO CRISPINI
MARIO MUZZÌ
e SANTO VAZZANO
a pagina 17
PAOLA RIZZUTO
e FRANCESCO SICILIANO
a pagina 18
Reggio. Spesso non bastano saldi e vendite promozionali. Commessi indietro con gli stipendi
Sombrero
Le donne
SONO saltato sulla sedia,
quando ho sentito che il
presidente Monti aveva
organizzato un incontro
con le donne: ci risiamo
col bunga-bunga? Poi ho
capito che nelle consultazioni aveva deciso di incontrare “le donne”, e
successivamente “i giovani”. Ma aveva appena
ascoltato tutti i partiti, i
sindacati e gli imprenditori: non dovevano esserci donne e giovani in mezzo a loro? E se no, ha chiesto spiegazioni? Altrimenti, avrebbe dovuto vedere anche i gay, e poi gli
anziani. I diversamente
abili, gli immigrati e gli
emigrati. Gli obesi, gli
ipertesi e i giocatori di sudoku.
La crisi si fa sentire: molti i negozi che chiudono
LA crisi e le aspettative di ulteriori ristrettezze si fanno
sentire in città, dove molti
negozi hanno chiuso i battenti.
CATERINA TRIPODI
alle pagine 24 e 25
Maropati
Furto
alla coop
su un terreno
confiscato
PAPASIDERO a pagina 15
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
ANNO 17 - N. 316 - € 1,20
Giallo a Cutro
Gli inquirenti seguono sia la pista mafiosa
che quella della vendetta a sfondo passionale
Imprenditore ucciso sotto casa
Stava andando in azienda quando è stato freddato a fucilate dai killer appostati
di ANTONIO ANASTASI
CUTRO - E' uscito di casa per
andare al lavoro, come faceva
tutte le mattine, alle 6,30, ma,
appostati all'angolo di un palazzo, c'erano killer armati di
fucile caricato a pallettoni:
Carmine Bonifazio, imprenditore 42 enne, non ha fatto
neanche in tempo a immettersi lungo via Falcone quando i
sicari, incuranti della toponomastica antimafia, hanno
sparato mentre era alla guida
della sua auto Toyota “Rav4”.
Due colpi. Uno al lato sinistro
del collo, l’altro alla spalla. I
componenti del commando
assassino gli hanno sparato a
distanza ravvicinata, mandando in frantumii vetri anteriori della Toyota e attingendo
Bonifazio agli organi vitali.
Forse lui li ha riconosciuti. Ma
è difficile dirlo. L'unica cosa
certa è che Bonifazio ha tentato una drammatica quanto
inutile fuga a piedi, percorrendo pochi passi a ritroso e
stramazzando al suolo.
E' passato qualche minuto.
Interminabile. Giusto il tempo
per consentire ai killer di dileguarsi per le strette viuzze del
rione Hunra Casas, che doveva ancora svegliarsi. I killer,
che evidentemente conoscevano a menadito le abitudini della vittima predestinata, devono aver compiuto dei sopralluoghi studiando le vie di fuga.
Il padre Domenico ha telefonato a casa, non vedendo il figlio presente nella storica
azienda di produzione e commercializzazione
di mangimi e cereali, nella località
Termine Grosso.
“Industria cereali
srl”. Ha risposto la
moglie Vittoria.
«Come mai Carmine non è ancora arrivato?». «Ma è
uscito da un pezzo… ora che ci
penso, mi sembra di aver sentito degli spari». «Spari?». Vittoria ha provato a chiamare il
marito al cellulare. Nessuna
risposta. Subito dopo, la drammatica scoperta, giù in strada,
con motore e autoradio ancora
accesi. E l'allarme, dato dai vicini, forse a una decina di minuti dalla tragedia.
Quando i carabinieri sono
intervenuti, la moglie della
vittima - che lascia anche due
IL FILM
La vittima
CARMINE Bonifazio è stato immortalato sabato scorso in un
locale. Era sorridente. Lascia la moglie Vittoria e le figlie Stella e Maria.
Il luogo dell’omicidio
figlie, Stella e Maria - era in stato di choc. Un'infermiera che
abita lì vicino le aveva appena
detto che non c'era nulla da fare. Alcuni familiari avevano
aperto la portiera al lato del
passeggero. Uno dei primi a
chiamare i carabinieri è stato
l'avvocato Pino Migale, fratello del sindaco, Salvatore. I Migale hanno casa a due passi da
lì. Anche Pino Migale ha udito
due spari. Tra le 6,25 e le 6,30,
come ha confermato ai carabinieri. Poi è sceso in strada, insieme al sindaco.
E da allora è
una ridda di ipotesi. Unvero rompicapo. Mai avuto
a che fare con la
giustizia, Bonifazio non aveva frequentazioni pericolose. La sua è
una famiglie di
imprenditori con una storia
aziendale ultratrentennale e
fatturati da dieci milioni annui. Una ventina di dipendenti. Interessi economici anche
nel Nord Italia, dove un fratello di Carmine costruisce villette.
I carabinieri della Compagnia di Crotone, diretti dal capitano Antonio Mancini, e i loro colleghi del Reparto operativo del Comando provinciale,
guidati dal tenente colonnello
Il padre telefona
e la moglie
scopre il delitto
Luigi Di Santo, coordinati,
nella primissima fase delle indagini, dal procuratore di Crotone, Raffaele Mazzotta, e dal
suo sostituto Ivan Barlafante,
hanno sentito parenti e dipendenti della vittima, alla ricerca
dell'esatta ricostruzione di un
dramma. Carmine era uno dei
fratelli che dirigono un'azienda leader nel settore e tutti lo
ricordano come un ragazzo
dal carattere gioviale. Negli
ultimi tempi si dedicava anima e corpo a una sua grande
passione, la moto. Nel profilo
su Facebook appare sul suo bolide
carenato.
Era
iscritto al motoclub Scacco Matto
e prendeva parte ai
raduni dei centauri cutresi. Insomma, uno tutto casa, lavoro e moto.
Un altro suo vicino, Antonio
Vasapollo, ricorda di averlo
fotografato lo scorso sabato
mentre sorrideva, in un locale. Che cosa avrà mai potuto
compiere di talmente grave,
Bonifazio, da indurre i killer
ad un'azione così spietata?
Gli investigatori dell'Arma,
ma anche quellidella Squadra
Mobile della Questura di Crotone, indagano a vasto raggio,
scavando sia in un contesto di
criminalità organizzata che di
vendette private, che, non lo si
esclude immediatamente, potrebbero avere sfondo passionale. Stanno cercando di ricostruire gli ultimi movimenti
di Bonifazio. Sembra che né lui
né i suoi fratelli avessero denunciato minacce o richieste
estorsive. I bigliettini spediti
due anni fa praticamente a tutte le imprese di Cutro da una
gang già sgominata con messaggi che avvertivano che una
volta c'erano i boss dai cognomi pesanti e poi erano arrivati
loro sono troppo lontani nel
tempo per essere
messi in rapporto
con il racket. E poi
«il racket non ti
uccide perché a
quel punto non
puoi neanche pagare», riflettono
ad voce alta gli inquirenti. Ma allora, cosa può essere successo
nella vita privata di Bonifazio,
che agli amici non aveva mai
esternato nulla di particolare?
Un rompicapo.
Ieri la giunta comunale, allargata alla partecipazione del
consigliere regionale Francesco Sulla, si è riunita per esaminare la vicenda. Il sindaco
Migale era scosso perché dopo
un periodo di relativo quieto
vivere Cutro ripiomba nell'incubo.
rizio, ancora nel Reggiano, e
addirittura a meno di 24 ore
da una manifestazione contro la mafia.
Dopo quell'incendio Colacino acquistò un'altra auto
della stessa marca. E, nella
notte tra lunedì e martedì
scorsi, si è ripetuto lo stesso
copione. Dalla sua nuova
Bmw serie 7, che era ferma
nel piazzale di un supermarket, si sono levate le fiamme.
«Erano altissime - racconta
una giovane cutrese-reggiana, Cinzia Battigaglia,
che in quel momento stava
passando in via Cecati in auto - e avevano già divorato
quasi tutta la carrozzeria.
Era rimasto praticamente
soltanto lo scheletro del telaio».
a. a.
IL CADAVERE dell’imprenditore cutrese, coperto da un lenzuolo, è stato a lungo sull’asfalto mentre gli inquirenti conducevano i rilievi.
L’omicidio
proprio
in via Falcone
Altro industriale cutrese La giunta comunale
intimidito in Emilia «Popolazione sgomenta»
REGGIO EMILIA - Un anno
e mezzo dopo, finisce di nuovo nel mirino un imprenditore cutrese emigrato a Reggio Emilia. Anche stavolta
l'incendio è di origine dolosa. Michele Colacino, 37 anni, imprenditore originario
di Cutro, titolare di un'impresa di trasporti che ha sede a Castelnovo Sotto, in provincia di Reggio Emilia, ha
avuto distrutta un'altra auto Bmw serie 7.
La prima volta risale al
maggio 2010: qualcuno appiccò le fiamme alla sua auto, una Bmw serie 7, e poi fece perdere le proprie tracce.
Il rogo era arrivato peraltro
a una settimana di distanza
dalla bomba esplosa sotto
l'auto di un artigiano edile,
sempre cutrese, a San Mau-
La scena
CUTRO - «L'amministrazione
comunale di Cutro esprime la
massima indignazione per
l'efferato omicidio perpetrato
la mattina presto ai danni di
un imprenditore che proprio a
quell'ora si stava recando nella propria azienda per intraprendere una nuova giornata
di lavoro».La giuntacomunale, presieduta dal sindaco, Salvatore Migale, riunitasi ieri e
allargata alla partecipazione
del consigliere reginale Francesco Sulla, condanna fermamente «questo grave e devastante episodio di violenza criminale che ha provocato la
morte del giovane imprenditore Carmine Bonifazio, lasciando nel più profondo dolore una famiglia di onesti lavoratori». L'amministrazione,
«facendosi interprete della vo-
lontà del Consiglio Comunale
e della comunità cutrese»,
esprime «un profondo sentimento di cordoglio e di solidale vicinanza alle famiglie e ai
parenti sconvolti per questo
turpe e inumano delitto».
«Episodi di tale inaudita gravità ed efferatezza - ha detto il
sindaco, Salvatore Migale non fanno altro che frenare lo
sviluppo in atto nel nostro
paese ormai da diverso tempo
e mortificano le coscienze della nostra popolazione che alla
notizia di questo grave fatto di
sangue è rimasta incredula e
sgomenta». Infine il sindaco e
la giunta invitano le forze dell'ordine e le autorità competenti «a fare piena luce e assicurare alla giustizia i responsabili di questo delitto che ha
turbato la popolazione».
Gli inquirenti
LE INDAGINI, condotte dai carabinieri della Compagnia di
Crotone, sono coordinate dal procuratore Raffaele Mazzotta
(nella foto mentre arriva a Cutro) e dal pm Ivan Barlafante.
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
Primo piano 7
Mercoledì 16 novembre 2011
Lotta al crimine
I pizzini trovati nel covo di Lo Piccolo svelano
gli accordi tra Cosa nostra e ’ndrangheta
Carichi di droga in comune
Una partita di cocaina doveva arrivare al porto di Palermo tramite i boss di Africo
| IL BUSINESS DELL’ORTOFRUTTA |
di GIUSEPPE BALDESSARRO
REGGIO CALABRIA - Il boss
di “Cosa Nostra” Salvatore Lo
Piccolo e il figlio Sandro avevano rapporti solidi con la
‘ndrangheta calabrese. Solidi
e recenti,come dimostranoalcuni pizzini ritrovati nel covo
del capo della mafia palermitana nel 2007, giorno del loro
arresto. Atti contenuti nelle
carte dell’indagine e mai trasmessi a Reggio Calabria. Documenti che tuttavia dimostrano come, nel tempo, la
“Cosa Nostra”abbia continuato ad interagire con i capibastone reggini sia sul fronte dei
business comuni che su quello di “favori” reciproci nel nome di una vecchia alleanza.
Un’alleanza che trova radici
già negli annidel matrimonio
di Totò Riina, di cui fu testimone il patriarca don Mico Tripodo. Il primo pizzino indirizzato ai Lo Piccolo viene porta la
firma di un picciotto palermitano, Sebastiano Vinciguerra, che scrive a Sandro, figlio
del boss siciliano.
Oggetto della lettera è l’accordo per un carico di droga
da gestire con i calabresi.
Afferma Vinciguerra: «In
merito agli amici miei di Africo appartengono a chi sai tu.
Però purtroppo io dal mese di
Gennaio sono in libertà vigilata quindi aspetto che venga
qui uno di loro poiché li ho
chiamati con molte precauzioni e sono a conoscenza della
mia situazione attuale. Io in
maniera molto pulita avevo
già intavolatoun certodiscorso con loro però per un affare
grosso cioè. Fare arrivare una
grossa partita tramite container ed io occuparmi dello sbarco e della consegna per cioè
avere una grossa percentuale
del materiale per il lavoro prestato, loro sono d’accordo e
stavamo cercando di preparare il tutto. Io sto trovando anche una ditta per qui come ricevitore in modo che loro abbiano la strada spianata. Di
tutto ciò non sa niente nessuno a parte io, tu, e due di loro».
Si tratta evidentemente di un
carico didroga dafar arrivare
al porto di Palermo, come specificato meglio in un secondo
manoscritto trovato a casa Lo
Piccolo.
«Gli amici della Calabria - si
legge - sono venuti a trovarmi
ricordiiMorabito diAfricosono gentilissimi e disponibilissimi per qualsiasi cosa anche
per ospitarci eventualmente,
quindi quando tu lo riterrai
necessario io mi ci metterò in
contatto per ogni eventualità.
Loro stanno organizzando un
grosso lavoro di “coca cola”
ma al momento ci sono altri loro parenti che c’è l’hanno al costo di 40,000 (euro?) il kg, valuta tu o cosa fare». Riferimenti piuttosto precisi ai Morabito, anche se non è chiaro di
quali Morabito si tratti (i ceppi
familiari sono più di uno).
E che tra la mafia siciliana ci
sino rapporti solidi lo dimostra un altra lettera ancora,
nella quale si discute di una
sala Bingo da aprire in Piemonte, in territorio «dei calabresi». Un secondo uomo dei
Lo Piccolo la spiega così al suo
capo: «c’e un discorso che si
sta aprendo un bingo a Moncalieri che e zona dei calabresi
questo bingo lo sta aprendo
un palermitano così parlando
con questo fratello amico mio
decidiamo visto le cose come
stanno di fare sapere ai calabresi che ci dobbiamo mettere
mani noi e no loro decido di fare questo perché i calabresi
con questi amici ci tengono visto che i fratelli di questo amico mio sono in carcere e anno il
comparato in tutti i sensi con i
calabresi e così si sono fermati
non facendogli danno ora io in
questi giorni sono a Torino
perchè mi vogliono conoscere
per parlare anche se ti preciso
che già ildiscorso potrebbe essere chiuso con questi amici
nostri, vi voglio tenere informati ti preciso una cosa che
questo che sta aprendo a Torino e padrone di mezza italia
già lui a Rimini e in altre città
si e messo in regola». Insomma, si era messo in regola con i
palermitani, i calabresi dovevano mollare la presa.
Un summit a Reggio Calabria
Il fratello di Totò Riina incontrò sullo Stretto
Tripodo e gli uomini dei casalesi
di PASQUALE VIOLI
SIDERNO - Un summit a Reggio Calabria per concludere un accordo
che aveva lo scopo di mettere le mani
sull'intero commercio del mercato
ortofrutticolo di Fondi e gestire
senza concorrenza il commercio di
frutta e verdura sull'asse LazioCampania-Sicilia, con il bene placido dei calabresi.
E' quanto sarebbe emerso da
un'indagine della Dda di Napoli che
nelle scorse ore ha scoperchiato
una fitta rete di alleanze tra “cosa
nostra” e camorra e 'ndrangheta.
Secondo gli investigatori che han-
no diretto le indagini al summit
avrebbero preso parte un uomo dei
casalesi, Antonio Sfrega, Antonino
Venanzio Tripodo, figlio del mammasantissima don Mico, e Gaetano
Riina, fratello del capo dei capi di
“cosa nostra”Totò ”u curtu”.
L'indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli altro non è che una costola di
un'inchiesta che abbraccia il periodo tra il 2007 e il 2010 relativa a
un'alleanza tra Cosa nostra e camorra Casertana per il controllo
della filiera ortofrutticola su tutto il
territorio siciliano, da Trapani a Siracusa. Nello specifico, tra il poten-
te clan dei Casalesi e la cosca isolana
degli Ercolano-Santapaola. Ed in
manette è finito anche il fratello del
boss ergastolano Totò Riina, Gaetano. L'indagine madre verteva intorno gli affari della ditta “La Paganese Trasporti”con sede a San Marcellino, nel Casertano, il cui titolare,
Costantino Pagano, è stato arrestato loscorso anno.Proprio inuno dei
loro camion per i trasporti della
frutta venne trovato un bazooka da
guerra in dotazione al clan dei Casalesi.
Coinvolte nell'inchiesta ci sono figure di elevato spessore criminale
con ruolo di vertice nel clan dei Casalesi nel casertano, dei Mallardo in
provinciadi Napoliedi CosaNostra
in Sicilia. Le indagini hanno svelato
l' esistenza di un accordo da cui mafia e clan traevano vantaggio: per i
casalesi e i loro alleati partenopei la
gestione monopolistica attraverso
la ditta “La Paganese” di tutti i trasporti dei prodotti ortofrutticoli da
e per il centro Sud relativamente ai
mercatisiciliani diPalermo,Trapani, Catania, in parte anche Gela e
Fondi; e per i siciliani, almeno di
quelli che avevano un interesse diretto nel settore della vendita e distribuzione dell'ortofrutta, come
gli Sfraga, il libero accesso e vendita
di loro prodotti nei mercati della
Campania e del Lazio cancellando la
concorrenza.
Alla base dell'accordo c'è stato un
incontro a Reggio Calabria tra AntonioSfraga, GaetanoRiina eAntonio Venanzio Tripodo, figlio di
“Don Mico”, ai vertici della 'ndrangheta. Un incontro voluto dagli
Sfranga e teso a spianare la strada
alla famiglia siciliana nel mercato
di Fondi, il cui accesso era controllato, secondo la Dda di Napoli, proprio
da Tripodo, referente dei clan e “regolatore” del commercio presso il
mercato di ortofrutticolo di Fondi.
Uno dei pizzini nel covo di Lo Piccolo
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Primo piano 9
Mercoledì 16 novembre 2011
BREVI
ALL’UNICAL
CASSANO JONIO
REGGIO CALABRIA
Presidio permanente “amici di Masciari”
Sigilli a un’area adibita a discarica
Chiesto il rinvio a giudizio di Manlio Flesca
SI è costituito nell’Università della Calabria un presidio permanente Amici di Pino Masciari. A coordinarlo
i professori della Facoltà di Lettere e Filosofia Francesco Bossio, docente di Pedagogia sociale, e Giancarlo
Costabile, docente di Storia della Pedagogia.
UN’AREA di 6000 mq, adibita a discarica abusiva di
rifiuti speciali, è stata sequestrata a Sibari dalla Guardia di Finanza. L’area, ubicata nel territorio del comune di Cassano Ionio, era da tempo utilizzata per uno
smaltimento incontrollato di rifiuti speciali .
IL sostituto procuratore Giuseppe Lombardo ha chiesto il
rinvio a giudizio per l'ex consigliere comunale di Reggio
Calabria, Manlio Flesca, coinvolto nell'inchiesta “Meta”
assieme all'imprenditore Vincenzo Barbieri. Flesca è accusato di corruzione elettorale e abuso d'ufficio.
Crotone. Il legale del presunto boss Barilari ottiene un rinvio di altri tre mesi dal sindaco Vallone
Lo sgombero non s’ha da fare
Ennesima proroga nonostante i beni siano stati confiscati 13 anni fa
di ANTONIO ANASTASI
CROTONE - Ancora una volta lo
sgombero è stato rinviato, nonostante siano passati ben 13 anni da
una sentenza definitiva di confisca delle abitazioni riconducibili a
Gaetano Barilari, 59 anni, ritenuto un esponente di spicco della criminalità organizzata di Crotone.
Ieri i vigili urbani e gli agenti della
Divisione Anticrimine della Questura erano andati a eseguire lo
sgombero nei pressi di Capocolonna, ma sul posto è giunto il legale
della famiglia Barilari, l'avvocato
Giuseppe Gallo, che ha evidenziato lo stato di disagio dei suoi assistiti e, rappresentando che tra gli
abitanti delle unità immobiliari da
evacuare ci sono anche bimbi in tenera età e persone con gravi patologie, ha ottenuto dal sindaco,
Peppino Vallone,
una nuova proroga
di altri tre mesi.
La vicenda è complessa. I protagonisti sono molti. Proviamo a riepilogare
i fatti.
La sentenza definitiva di confisca
emessa dalla Corte
di Cassazione risale al 13 novembre
'98. Beni confiscati: un'unità immobiliare, composta da cinque appartamenti nella località Campione. Due appartamenti al piano terra risultavano liberi, all'epoca in
cui furono acquisiti al patrimonio
dello Stato, mentre altri due posti
al primo piano e l'ultimo, mansardato, erano occupati da Barilari e
da suoi congiunti ai quali, secondo quanto stabilito a suo tempo dal
provvedimento di sequestro, erano stati lasciati in uso gli immobili. Da un sopralluogo disposto dalla Prefettura emerse l'inidoneità
per l'utilizzo da parte delle forze
dell'ordine. Il Comune di Crotone
ritenne di non utilizzare i beni. Il
ministero delle Finanze ritenne,
invece, che le finalità fossero quelle della conservazione allo Stato e
del trasferimento al Comune, che
pertanto non poteva rifiutarsi di
«In quelle
case
bimbi
e malati»
La località Campione in cui sono ubicati i beni confiscati a Gaetano Barilari
bre dello stesso anno non risultava ancora eseguito.
Da allora si sono susseguiti atti
di preavviso di rilascio da parte del
Comune. L'ultimo una decina di
giorni da fare.
Mentre si accumulavano ritardi
su ritardi, Barilari ha continuato
a essere coinvolto nelle principali
inchieste antimafia che hanno inferto duri colpi alle cosche del Crotonese con arresti e condanne pesanti.
Imputato nel processo Herakles
per mafia e narcotraffico, in Appello, nell'aprile scorso, ha avuto
ridotta a sei anni e otto mesi una
pena di 14 anni che gli era stata inflitta in primo grado. Nell’ottobre
2010, la Cassazione gli ha ridotto
a tre anni e quattro mesi una pena
di dieci anni e otto mesi per narcotraffico nell’ambito del processo
Harem, ritenendo insussistente
l’ipotesi di un’associazione a delinquere.
Nel procedimento contro il politico del Pri la Regione chiamata in causa come parte offesa
Rappoccio, “vittima e carnefice”
La paradossale condizione del consigliere eletto a Palazzo Campanella
di GIUSEPPE BALDESSARRO
REGGIO CALABRIA - Per alcuni
aspetti è parte lesa, per altri l’autore
del presunto crimine. E’ questa la
paradossale condizione che sta vivendo il consigliere regionale del
Pri, Antonio Rappoccio. Un paradosso presto spiegato. Nei giorni
scorsi, infatti, la Procura della Repubblica (l’atto porta la firma del
procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza e del sostituto Stefano Musolino) gli ha notificato la conclusione
delle indagini nei suoi confronti.
Inchiesta che lo vede accusato di
corruzione elettorale, in concorso
con altri (questa parte dell’indagine
è stata stralciata) per aver ottenuto
voti in cambio della promessa di un
A Siderno in mano allo Stato attività per centinaia di milioni
Sotto la lente i beni di Curciarello
Attenzionati i terreni e i negozi
di PASQUALE VIOLI
SIDERNO - Ancora accertamenti per i beni di Michele
Curciarello a Siderno. Sarebbe stato disposto un nuovo
provvedimento dal Tribunale di Reggio Calabria-Sezione
misure di prevenzione su
proposta della Questura dopo le indagini della Divisione
anticrimine e del Commissariato di Siderno. Gli ccertamenti patrimoniali colpirebbero, terreni e attività commerciali, tutti riconducibili,
secondo la Dda reggina, a Michele Curciarello. Il valore
dei beni oggetto del provvedimento ammonterebbe a diverse centinaia di migliaia di
euro. Curciarello, imputato
nel processo per il delitto di
Salvatore Cordì, e ancora in
attesa di giudizio, era stato
colpito già nel febbraio del
2010 da un provvedimento
del Tribunale di Reggio Calabria, sezione misure di prevenzione, per degli accertamenti scattati dopo l'operazione coordinata dalla Poli-
riceverli. Il trasferimento al Comune venne disposto il 3 novembre 2000 dalla Direzione centrale
del demanio per finalità sociali. I
beni dovrebbero, pertanto, essere
adibiti a sedi di associazioni di volontariato. Il verbale di consegna
dell'immobile risale al 19 dicembre 2000. Il Comune di Crotone invitò allora Barilari a lasciare l'immobile. Lo studio legale Gallo l'8
febbraio 2001 comunicò la sospensione della richiesta di rilascio dell'immobile in quanto era
pendente un giudizio civile preso
il Tribunale di Crotone volto ad accertare che la proprietà dell'immobile confiscato era di Annibale
e non di Gaetano Barilari. L'8 marzo 2001 la Prefettura precisò che il
giudizio pendente non poteva sospendere l'efficacia dell'atto ablatorio ormai divenuto definitivo. Il
26 luglio 2001 il Comune emise
un’ordinanza di sgombero. L'ordine di sgombero, però, il 29 otto-
Un’auto della polizia
zia e condotta dagli agenti del
Commissariato di Siderno
“Pioggia di Novembre”. All'epoca i sigilli erano stati posti ad un terreno ed una villa
nella disponibilità di Curciarello oltre che ad un negozio
gestito da familiari. Secondo
gli accertamenti disposti dalla Questura reggina sarebbe
emersa l'evidente sproporzione tra i redditi modesti dichiarati da Curciarello e la
reale consistenza del patrimonio di cui poteva disporre.
posto di lavoro. A Rappoccio i magistrati cotestano il fatto di aver ottenuto il consenso per le regionali
scorse «con raggiri, ovvero con
qualunque mezzo illecito, atto a diminuire la libertà degli elettori,
esercitando pressioni per costringerli a votare in favore di determinate candidature (la sua, ndr)». Fin
qui una contestazione che in sede
processuale sarà valutata dai giudici. Il paradosso sta nel fatto che tra
le parti offese, e che quindi hanno
diritto di costituirsi parte civile
nell’iter processuale c’è proprio la
Regio Calabria. In altri termini da
una parte Rappoccio risulterebbe
parte lesa in quanto consigliere regionale attualmente in carica,
dall’altra sarebbe l’imputato dello
stesso processo. Con la conseguenza che la Regione potrebbe costituirsi in giudizio contro di lui. Un
vicenda, dunque, dai risvolti ai limiti del ridicolo, se non si trattasse
di un’accusa particolarmente grave.
Per la procura infatti Rappoccio
infatti avrebbe chiesto ed ottenuto
alcune centinaia di voti in cambio
della promessa di un’assunzione
che avrebbe dovuto arrivare attraverso delle cooperative e società da
lui stesso create. Rappoccio, se le accuse sarebbero confermate, avrebbe preso per il naso un sacco di gente che stretta dal bisogno di un lavoro lo avrebbe sostenuto, assieme alla propria famiglia. con tanto di voti
e numeri di sezione segnati.
COMUNE DI CATANZARO
ASSESSORATO LL.PP.
SERVIZIO GESTIONE DEL TERRITORIO
VIA JANNONI - CATANZARO
ESTRATTO AVVISO DI GARA
COD. CIG. 325990812F
Questa Amministrazione indice procedura aperta, per procedere all’affidamento della gestione e manutenzione dell’impianto di depurazione a servizio della fognatura urbana in
località Verghello di Catanzaro Lido per il periodo di 12 mesi,
con il criterio del prezzo più basso ai sensi del D.Leg.vo 163
del 13.04.06 e s.m.i con le modalità di cui agli artt. 82 comma
1 e dei combinati artt. 86 comma 1 e 5 ed 87 comma 1 dello
stesso decreto.
Importo a base d’asta Euro 795.000,00
Oneri di sicurezza Euro 1.451,30
Termine presentazione delle offerte:ore 10.00 del 29.12.11.
Apertura delle offerte: ore 12.00 del 29.12.11
I requisiti e le modalità di partecipazione alla gara sono riportati nel testo integrale del bando di gara,del disciplinare e del
capitolato speciale che sono disponibili, assieme agli altri
elaborati tecnici presso l’Ufficio del Responsabile del
Procedimento (tutti i giorni feriali, sabato escluso, dalle ore
10.00 alle ore 12.30 – TF 0961.881392 - FAX 0961.881264).
Il bando di gara in data 26.10.11 è stato trasmesso alla
G.U.C.E., alla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana,
pubblicato all’albo pretorio di questo Ente e sui siti:
www.comunecatanzaro.it e www.confindustria.cz.it,
Catanzaro, 16.11.11
IL RESPONSABILE
DEL PROCEDIMENTO
Ing. Antonio Morelli
IL DIRIGENTE
Arch.Carolina Ritrovato
Antonio Rappocio
COMUNE DI CATANZARO
ASSESSORATO LL.PP.
SERVIZIO GESTIONE DEL TERRITORIO
VIA JANNONI - CATANZARO
ESTRATTO AVVISO DI GARA
Cod. cig 3390781100
Questa Amministrazione indice procedura aperta, per l’appalto
del servizio di manutenzione e gestione impianti di pubblica illuminazione della città e frazioni per mesi 24, ai sensi dell’art.
55,comma 5 del D. Lgs 163/2006 e smi,con il criterio del prezzo
più basso di cui all’art. 82 comma 2 lett. A ,con l’esclusione automatica dalla gara delle offerte che presentano una percentuale di
ribasso pari o superiore alla soglia di anomalia individuata ai
sensi dell’art. 86 comma 1 del predetto Decreto Legislativo ed ai
sensi dell’art. 121 del DPR 207 del 5.10.2010 ( regolamento di
esecuzione del D. Lgs. n. 163/2006).
Importo a base d’asta Euro 524.061,36 oltre a Euro 8.400,00
per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso.
Termine presentazione delle offerte:ore 10.00 del 22.12.2011.
Apertura delle offerte: ore 12.00 del 22.12.2011.
I requisiti e le modalità di partecipazione alla gara sono riportati
nel testo integrale del bando di gara,del disciplinare e del capitolato speciale, che sono disponibili, presso gli Uffici del
Responsabile dei Servizi Cimiteriali del Comune di CatanzaroVia Jannoni (nei giorni di lunedì e mercoledì, dalle ore 10,00 alle
ore 12.00 – TF 0961/881252 e FAX 0961/881264.
Il bando della gara in data 26.10.11 è stato trasmesso alla
G.U.C.E, alla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, pubblicato, on-line all’albo pretorio di questo Ente e sui siti: www.comunecatanzaro.it e www.confindustria.cz.it, .
Catanzaro, 16.11.11
IL RESPONSABILE
DEL PROCEDIMENTO
Dott. Luigi Franco
IL DIRIGENTE
Arch. Carolina Ritrovato
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
Calabria 13
24 ore
Mercoledì 16 novembre 2011
Mercoledì 16 novembre 2011
22
REDAZIONE: via Cavour, 30 - 89100 Reggio Calabria - Tel. 0965.818768 - Fax 0965.817687 E-mail: [email protected]
Bagnara
Dopo la frana
riapre la Statale 18
a pagina 31
Montebello Jonico
Palmi
Polemica sull’auto
Sequestrato
di servizio del sindaco il campo di calcetto
a pagina 32
a pagina 37
Gli avvocati di Reggio fanno quadrato e in un’assemblea ribadiscono le ragioni dello sciopero
Compatti per il diritto alla difesa
Disagi alla macchina giustizia. Saltano le udienze del maxiprocesso “Crimine”
di CLAUDIO CORDOVA
Accesso abusivo ai sistemi informatici
COMPATTI per riaffermare il diritto alla difesa. Gli
avvocati di Reggio Calabria
fanno quadrato e, in un'assemblea, tenutasi all'interno del Tribunale di Piazza
Castello, ribadiscono le ragioni che stanno animando
lo sciopero, iniziato lunedì e
che si protrarrà per tutta la
settimana: uno sciopero
che sta facendo saltare la
maggior parte delle udienze, tra cui anche quelle del
maxiprocesso “Crimine”.
Un'assemblea, quella convocata dalla Camera Penale
Gaetano Sardiello, che ha
dunque conferito mandato
al Consiglio Direttivo affinché, con tutte le azioni possibili, tuteli il diritto alla difesa e vigili con l'obiettivo
che il ruolo degli avvocati
non venga svilito, né in aula, né di fronte all'opinione
pubblica. All'incontro hanno partecipato anche i vertici del Consiglio dell'Ordine,
nonché il presidente della
Giunta Locale dell'Associazione Nazionale Magistrati, Iside Russo.
Secondo gli avvocati,
dunque, il ruolo del legale
sarebbe sempre più messo
ai margini, con la conseguente delegittimazione
del diritto di difesa. Nell'assemblea, peraltro, è stato
sottolineato come, spesso e
volentieri, nelle informative e nelle ordinanze di custodia cautelare vengano
inserite le conversazioni
tra gli avvocati e i loro assistiti. Insomma, i legali tengono a precisare di essere
anch'essi parte attiva e sana
Chiesta l’assoluzione
per il colonnello
Agatino Serrafiore
Un’aula di Tribunale
del sistema-giustizia e di
concorrere, così come i magistrati, per l'accertamento
della verità: a tal proposito,
la Camera Penale Gaetano
Sardiello, presieduta dall'avvocato Carlo Morace,
sottolinea come i processi,
spesso, diventino una mera
ratificazione formale di
quanto sostenuto dalla
pubblica accusa. Gli avvocati, dunque, non ci stanno
a fare la parte dei “cattivi”,
con la legittimazione dell'idea che essi stiano dalla
parte sbagliata e che pubblici ministeri e giudici, siano
dalla parte dei giusti.
Non solo proteste, però,
quelle emerse nel corso dell'assemblea dei penalisti. In
un momento in cui la pressione inquirente, a Reggio
Calabria, ha raggiunto livelli molto alti nel tentativo
di rimuovere le incrostazioni che la 'ndrangheta ha fatto attecchire in tutto il tessuto sociale, toccherà agli
avvocati stessi dimostrare
la “nobiltà” della loro professione,
impegnandosi
nell'essere tutori delle garanzie di libertà del cittadino, sacrosante in una democrazia. Dall'assemblea
della Camera Penale, infatti, è fuoriuscito anche un dibattito su quella che potrebbe essere definita una “questione morale” tra le toghe.
La commissione, negli ultimi anni, da parte di alcuni
difensori, di illeciti disciplinari, di gravi delitti commessi nell'esercizio dell'attività professionale e in
concorso con gli assistiti,
soprattutto in ambito di
reati di criminalità organizzata, ha contribuito, in-
fatti, a gettare discredito
sul ruolo dell'avvocato difensore a Reggio Calabria. I
comportamenti di alcuni legali, quindi, ledono gravemente l'immagine e l'autorevolezza del difensore e
prestano il fianco al tentativo, ingiustificato secondo
la Camera Penale, di delegittimazione dell'intera categoria. Toccherà, allora,
agli avvocati stessi ripulire
la categoria dalle “mele
marce”, con la stessa energia con cui chiedono il rispetto del diritto di difesa.
Un passaggio necessario
per riaffermare la libertà,
l'indipendenza e l'autorevolezza del difensore, qualità
da manifestarsi in primo
luogo, ovviamente, nei confronti dell'assistito e, successivamente, dell'intera
società.
IL CASO
IERI MATTINA
Eternit nella pineta Zerbi
Sisma, scossa al largo
di Melito Porto Salvo
L’ETERNIT dà il benvenuto
al mercatino delle pulci. Domenica mattina era in bella
vista all’ingresso della pineta Zerbi tra bancarelle e giostre per i bambini. A segnalarlo è un lettore del Quotidiano, Vincenzo Parlongo.
Da buon cittadino ha messo
in evidenza la gravità della
situazione ma anche perchè, come lo stesso lettore
sottolinea “sono sicuro che
domenica prossima saranno ancora lì”. Un gesto di
grande inciviltà da parte di
chi non ama Reggio Calabria. Al comune a questo
punto intervenire subito e
dare risposte immediate ai
cittadini civili.
UN terremoto di magnitudo
“”tre” è stato registrato alle ore
8.23 di ieri mattina davanti alla
costa calabra meridionale al
largo dei comuni di Melito
Porto Salvo e di Roghudi.
L’evento sismico è stato localizzato dalla Rete sismica
nazionale dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv).
Secondo quanto riferito dal
comando dei vigili del fuoco
non sono segnalati danni a
persone o a cose nell’area
Grecanica della provincia di
Reggio Calabria.
Il terremoto comunque è
stato avvertito da una parte
della popolazione reggina ma
non si sono registrati attimi di
panico o tensione. In tanti non
si sono accorti di nulla.
ASSOLUZIONE per il Colonnello della Guardia di
Finanza, Agatino Sarrafiore. Questa la richiesta che
la Procura Generale ha formulato nei confronti dell'ufficiale delle Fiamme
Gialle, condannato in primo grado in uno stralcio
del processo che vede alla
sbarra, tra gli altri, l'ex deputato di Forza Italia, Amedeo Matacena, e l'ex presidente del Tar di Reggio Calabria, Luigi Passanisi.
Sarrafiore, accusato di
abuso, favoreggiamento e
accesso abusivo ai sistemi
informatici, fu l'unico degli imputati a scegliere di
essere giudicato con il rito
abbreviato: in primo grado,
dunque, fu condannato a
un anno di reclusione (con
la sospensione della pena)
dal Gup di Reggio Calabria.
La quasi totalità dei soggetti coinvolti nell'indagine,
denominata “Mozart”, ha
scelto, invece, di affrontare
il giudizio con il rito ordinario: un giudizio che, tra rinvii e difetti di notifica, fatica
a decollare. Secondo le ipotesi investigativel'ex presidente Passanisi, nell'autunnodel 2005,avrebbeaccettato la promessa di ricevere duecentomila euro al-
lo scopo di favorire l'ex parlamentare di Forza Italia,
Amedeo Matacena (e il suo
gruppo) nei ricorsi contro
il provvedimento con il
quale l'Ufficio Marittimo di
Villa San Giovanni aveva
rigettato alcune richieste
della “Amadeus S.p.A.”, la
società, di proprietà di Matacena. L'ex parlamentare,
peraltro, dal gennaio 2012,
vedrà ripartire il processo
che lo vede accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, dopo il rinvio
disposto dalla Suprema
Corte di Cassazione, che ha
accolto il ricorso presentato dall'avvocato generale
dello Stato, Franco Scuderi. Per il Colonnello Sarrafiore, uno dei personaggi
chiave dell'indagine “Mozart”, curata dal sostituto
procuratore Francesco Tedesco, le peripezie giudiziarie potrebbero finire presto: alla richiesta di assoluzione della Procura Generale si è associato, infatti,
uno dei legali dell'ufficiale.
Nel corso della prossima
udienza dovrebbe concludersi la discussione delle
parti e la Corte d'Appello
dovrebbe emettere la propria sentenza.
cl.co.
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Reggio
La tesi di Laura Violi premiata con il riconoscimento dedicato al capitano di fregata morto nel 1995
Nel nome di Natale De Grazia
Il lavoro della studentessa improntato sugli ecosistemi marini della costa jonica
di CLAUDIA TAMIRO
NATALE De Grazia nato a
Catona di Reggio Calabria
il 19 dicembre 1956, superò il concorso pubblico per
ufficiali nella marina militare, corpo capitanerie di
porto ruoli normali, raggiungendo di anno in anno
condizioni di avanzamento
di carriera da guardia marina fino ad arrivare a capitano di corvetta. Prestò
successivamente servizio
presso la Capitaneria di
Porto di Vibo Valentia Marina e dopo due anni venne
trasferito al Compartimento Marittimo di Reggio Calabria, dove rimase per sei
anni assumendo diversi incarichi: Capo sezione Tecnica, Sicurezza navigazione, Antinquinamento, Elaborazione dati statistici e
Responsabile della sala
opertiva.
A partire dal 1994 collaborò attivamente col pool
investigativo della procura
di Reggio Calabria relativamente al traffico di rifiuti tossici e radioattivi su
espressa richiesta del procuratore capo Francesco
Scuderi, il quale ritenne
preziosa ed essenziale la
collaborazione di De Grazia
con il sostituto procuratore Francesco Neri, titolare
delle indagini.
«Natale De Grazia morì
in circostanze sospette il 13
dicembre 1995 mentre era
in missione per conto della
procura della Repubblica
di Reggio Calabria», ha detto Alessandro Nicolò, vicepresidente del consiglio regionale, intervenendo ieri
all'ultimo degli eventi in
ordine cronologico dedicati all'Ufficiale superiore
delle capitanerie di porto.
Si stava recando a La Spezia per raccogliere importanti deposizioni e documenti nautici relativi allo
spiaggiamento della motonave “Jolly Rosso” arenatasi ad Amantea nel 1990”.
E' stato più volte ipotizzato
Laura Violi riceve il premio “Natale De Grazia”
che dietro lo spiaggiamento della Rosso e quindi sulla morte del comandante
De Grazia, possano essere
stati coinvolti i servizi segreti deviati, la massoneria e la mafia.
Nel 2001, l’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi conferì la
medaglia d'oro al merito di
marina alla memoria del
Capitano di Fregata Natale
De Grazia «per aver saputo
coniugare la professionalità, l'esperienza e la competenza marinaresca con l'acume investigativo e le conoscenze giuridiche dell'Ufficiale di Polizia Giudiziaria, contribuendo all'acquisizione di elementi e riscontri probatori di elevato
valore investigativo e
scientifico per conto della
Procura di Reggio Calabria».
Ed ancora: «Figura di
spicco per le preclare qualità professionali, intellettuali e morali, ha contribuito con la sua opera ad accrescere e rafforzare il prestigio della Marina Militare
Italiana».
Meriti che sono stati ancora una volta confermati
dalle autorità cittadine
presenti alla terza edizione
- che si è svolta ieri presso
Palazzo Foti - del premio di
studio “Natale De Grazia”,
tra gli altri il sindaco Demetrio Arena, il presidente
della provincia Giuseppe
Raffa, l'Ammiraglio di
Squadra e presidente nazionale della Lega Italia
Francesco Paoli, il presidente della lega navale reggina Rosario Ventura.
Laura Violi, studentessa
dell'area dello Stretto è stata premiata da Anna Vespia De Grazia, moglie del
defunto capitano, per avere prodotto una tesi sulla
caratterizzazione dell'ambiente marino costiero conducendo uno studio ad ampio raggio che ha portato
all'analisi ed alla valutazione dello stato di salute degli
ecosistemi marini da Punta Pellaro a Brancaleone.
Un progetto per “Leggere il territorio”
UN nuovo e importante progetto editoriale vede la Città del Sole Edizioni, protagonista insieme alle casa editrice Altreconomia di Milano, con la pubblicazione della
collana scientifica interdisciplinare “Leggere il territorio”, che ha come obiettivo la
riflessione sui mutamenti nella realtà economico-sociale, nel paesaggio urbano,
nella gestione del territorio in un mondo
in rapida e caotica trasformazione. Coordinata da Tonino Perna, docente di Sociologia economica nella Facoltà di Scienze
Politiche di Messina, è presieduta da un
Comitato Scientifico costituito da docenti
universitari di varie discipline, quali
Franco Cassano, Alberto Magnaghi, Alberto Ziparo, Caterina Resta e altri. Il progetto sarà presentato oggi pomeriggio, al-
le ore 17.30, presso la sala della Biblioteca
della Provincia di Reggio Calabria, da Tonino Perna, dall’editore Franco Arcidiaco
e da Francesco Vigliarolo, autore del secondo volume della collana dal titolo Le imprese recuperate. Argentina, dal crac finanziario alla socializzazione dell’economia.
Dopo Metamorfosi urbane. Indagini
morfologiche sulle nuove forme di città di
Monica Musolino, la seconda uscita riguarda l’importante ricerca sul fenomeno
delle “imprese recuperate” argentine condotta dallo studioso italiano Francesco Vigliarolo, attualmente professore associato alla cattedra di Microeconomia della Facoltà di Scienze Economiche dell’Università Cattolica de La Plata (Argentina)
Concerto alla chiesa di San Giorgio al Corso
La musica dei “Rustavi”
ispira la fede e l’orgoglio
del popolo georgiano
di CLAUDIA BOVA
CONCERTO del leggendario coro “Rustavi”presso la
chiesa di san Giorgio al
Corso. Organizzato dall’associazione “Georgiani in
Calabria”presieduta da Nina Maziashvili, funzionario di stato della Camera di
commercio e dell’economia
della Georgia in Calabria in
collaborazione con l’ambasciata di Georgia in Italia.
«Nella società georgiana
- ha detto la Maziashvili, dopo aver ringraziato per la
sua presenza il primo consigliere dell’ambasciata
georgiana Natia Sulava - il
canto popolare ha sempre
occupato una posizione di
particolare rilievo in tutte
le manifestazioni pubblichee nellecelebrazionicosì
come nel quotidiano». Nel
corso dei secoli, il paese, se
pur invaso da tanti popoli
stranieri, «ha conservato
la propria lingua, la propria scrittura, l’amore verso tutte le espressioni polifoniche che sono rimaste
elementi caratterizzanti
della cultura e della civiltà».
Ed ancora: «La tradizione e la polifonia georgiana
sono per altro testimoniate
da un alto riconoscimento
dell’Unesco». Ad esibirsi
dunque uno dei più famosi
gruppi di canto polifonico,
il “Rustavi” formato da 46
persone, il cui ispiratore e
organizzatore è il leader e
maestro Anzor Erkomaishvili che vanta una tradizione folkloristica familiare da oltre tre generazioni.
Il “Rustavi” è tra l’altro il
gruppo folkloristico ufficiale dello stato georgiano
e gode di fama internazionale, essendosi anche esibito nei più grandi palcoscenici del mondo.
Si ricorda l’occasione
fornita dall’anniversario
dell’Onu in Giappone. Anche la scelta della chiesa
non è stata casuale, infatti
la Georgia, come Reggio,
ha in San Giorgio il proprio
santo protettore e, dunque,
è stata una preferenza mirata.
«I ringraziamenti - ha
quindi aggiunto Maziashvili - sono anche per l’associazione zampognari di
Cardeto, il presidente Sebastiano Battaglia, Nino Battaglia e Giuseppe Cilione
poiché hanno fortemente
sostenuto tale manifestazione, insieme al consigliere regionale della Calabria
Giovanni Nucera, presente
tra il pubblico che mostra
sempre una spiccata sensibilità verso i progetti che
favoriscono l’integrazione
degli immigrati e di recente nominato professore
onorario dell’università di
Tbilsi proprio per i meriti e
gli impegni profusi per favorire e rafforzare i rapporti internazionali tra l’Italia
e la Gerogia».
Inquesta settimanainoltre è in corso la settimana
della cultura georgiana in
Italia ed il coro che in questa occasione si è esibito
con dieci uomini utilizzando abiti e strumenti di tradizione, ha già effettuato
concerti a Firenze, Roma e
Bari, prima di giungere
nella città dello stretto.
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Reggio 27
Mercoledì 16 novembre 2011
33
Redazione: via D. Correale, 13 - 89048 Siderno (Rc) - Tel/Fax 0964.342451 - E-mail: [email protected]
Omicidio Cordì, via alle discussioni della difesa. Mammoliti chiede l’assoluzione di Panetta
«Si è solo cercato un colpevole»
L’avvocato ha ricostruito in aula i dialoghi e gli spostamenti dell’imputato
di PASQUALE VIOLI
SIDERNO - «Assolvere Antonio Panetta vorrebbe dire
ridare credibilità alle istituzioni e alla legge».
Ha concluso così la sua
arringa l'avvocato Pino
Mammoliti, difensore di
Antonio Panetta, accusato
di essere uno dei componenti della “squadra Cataldo” che ha portato a compimento l'omicidio di Salvatore Cordì, assassinato il 31
maggio del 2005 a Siderno.
Mammoliti ha puntato la
sua discussione sulla ricostruzione, attraverso le intercettazioni, dei momenti
salienti che prima del delitto e immediatamente dopo
l'omicidio, hanno visto protagonista l'imputato.
«Il pubblico ministero ha detto Mammoliti - per
rendere credibile la sua tesi
accusatoria ha ricostruito i
fatti attraverso uno slalom
temporale e geografico che
gli ha consentito di mettere
in evidenza alcuni aspetti,
omettendone altri ben più
importanti».
L'avvocato Mammoliti ha
voluto riascoltare in aula
l'intercettazione numero
659, partita dal telefono di
Domenico Zucco, quella
che originariamente era
stata consegnata agli onori
della cronaca come “lo sparo in diretta del killer” che
uccise Cordì, e dalla quale,
come ha sottolineato il difensore, «ci si è affrettati a
trovare non la verità, ma un
colpevole». Il legale ha
L’avvocato Pino Mammoliti durante la discussione e l’imputato Antonio Panetta
scandito i tempi, orologio
alla mano, degli attimi concitati del delitto, quelli raccontati dai testimoni che in
questi due anni hanno sfilato nell'aula della Corte
d'Assise di Locri. Citando
Manzoni, Sciascia e Oscar
Wilde l'avvocato Mammoliti ha tracciato, testimonianze e intercettazioni alla
mano, il profilo e i movimenti di Antonio Panetta.
«Secondo l'accusa - ha ribadito più volte l'avvocato - la
configurazione del reato
quale partecipe dell'omicidio Cordì per Panetta nasce
dalla “preistorica” sentenza “Primavera”, che lo ha visto condannato insieme ai
Cataldo. Se però leggiamo
attentamente le vicende ci
rendiamo conto come la
realtà che ci è stata proposta, anche dai numerosi
non ricordo degli uomini
del commissariato che hanno testimoniato, è ben diversa».
Il difensore più volte si è
rivolto alla Corte d'Assise
IL RUOLO DEI PENTITI
«I collaboratori di giustizia vittime di contraddizioni»
SIDERNO - «I pentiti sono quattro assi
di un colore solo». E' con questa definizione che l'avvocato Pino Mammoliti
ha voluto descrivere il ruolo dei collaboratori di giustizia in questo processo.
«Novella - ha ribadito il legale - ha
sempre raccontato di avere appreso
notizie sull'omicidio al funerale dello
stesso Cordì, in quest'aula si poi si è
sentito di tutto, dalle abitazioni ai lutti». Ma le stoccate maggiori Mammoliti le ha riservate a Domenico Oppedisano, il fratellastro di Salvatore Cordì.
«Oppedisano - ha detto l'avvocato - è
entrato in questo processo dopo che
per diverso tempo ha avuto la possibilità di documentarsi, leggere e capire
cosa stesse succedendo. Ha detto cose
in contrasto con gli altri collaboratori,
ha più volte cambiato versione e aggiunto particolari a secondo della sua
convenienza. Sulla sua attendibilità
riservo grandi dubbi». Infine non ha
lasciato fuori neppure il pentito crotonese Vincenzo Marino che per l'avvocato Mammoliti ha riferito notizie che
non hanno trovato il minimo riscontro probatorio.
p.v.
invitando i giudici togati, e
i popolari, a rileggere e risentire attentamente tutte
le intercettazioni. «Una settimana prima dell'omicidio
- ha detto Mammoliti - si discuteva del fatto che il 31
maggio, il giorno dell'omicidio, Domenico Zucco, che
fu considerato con Panetta
uno dei partecipi al delitto,
sarebbe dovuto andare a fare una visita medica importante a Messina. Le telefonate tra Antonio Panetta e il
futuro suocero Giuseppe
Zucco sono quelle di un ragazzo che vuole accreditarsi benevolmente nei confronti del padre della sua fidanzata».
Poi l'avvocato insiste sulla figura del suo assistito
nel panorama 'ndranghetistico di Locri. «Gli investigatori - ha ripetuto Mammoliti - ci hanno prima detto che Panetta era troppo
“piccolo” per ruolo criminale per partecipare a riunioni operative, e poi ci hanno raccontato, prendendo
spunto da una intercettazione travisata palesemente, che era rimasto fuori dal
summit del 29 maggio in
cui si decise l'omicidio di
Cordì a cui lui avrebbe dovuto partecipare». Per
Mammoliti alcune interpretazioni degli investigatori alle telefonate intercettate sono risultate assolutamente inverosimili. Alla
Corte e ai giudici popolari
ha poi fornito lettura integrale di alcune intercettazioni.
Mammola rimane al buio
Fissata per il 5 dicembre la data dell’udienza preliminare a Reggio Calabria
Parte il processo “Recupero” Furto cavi di rame
e manca la luce
Nelle carte dell’inchiesta finì l’ex sindaco di Siderno Figliomeni
SIDERNO - Fissata per il
prossimo 5 dicembre l'udienza preliminare per l'operazione “Recupero”. A presentarsi davanti al giudice
del Tribunale di Reggio Calabria saranno in settanta,
che risponderanno a vario titolo del reato di associazione
mafiosa, coltivazione e traffico di droga e altri reati contro la persona e il patrimonio.
L'inchiesta, che nel dicembre del 2010 aveva portato ad
oltre 40 arresti, è stata coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia guidata dal procuratore Giuseppe
Pignatone, dall'aggiunto
Nicola Gratteri, e dal sostituto Antonio De Bernardo.
L'indagine ha portato alla
sbarra i possibili appartenenti ad un'associazione per
delinquere di tipo mafioso,
operante a Siderno e zone limitrofe, nonché oltre i confini nazionali, in Canada, nella città di Toronto. La consorteria della 'ndrangheta
sarebbe stata organizzata in
diversi gruppi tra loro collegati, e finalizzata al controllo mafioso del territorio e alla commissione di una serie
indeterminata di delitti tra
cui estorsioni, danneggiamenti delitti contro la persona, (quali gli omicidi di Salvatore Salerno, Agostino Salerno e Rocco Alì e il tentato
omicidio di Vincenzo Salerno, oltre che all' intestazione
La conferenza stampa dell’operazione “Recupero”
fittizia di attività economiche a prestanome, riciclaggio, traffico di sostanze stupefacenti, nonché all'acquisizione in via diretta o indiretta della gestione o del controllo di attività economiche, all'ingerenza nella vita
politica locale e al conseguimento di profitti e vantaggi
ingiusti. Nelle carte dell'inchiesta “Recupero” è finito
anche l'ex sindaco di Siderno Alessandro Figliomeni,
considerato dalla Dda di
Reggio Calabria una sorta di
collante tra le istituzioni e la
consorteria mafiosa.
re. lo.
di NICODEMO BARILLARO
Cavi di rame recuperati
Impatto davanti al Municipio di Siderno. Una donna resta intrappolata nell’auto
Scontro in pieno centro, si ribalta una Punto
SIDERNO - Scontro tremendo nel pieno centro di Siderno. A farne le spese una coppia di sessantenni che si trovavano in una Fiat Punto.
L'incidente, avvenuto di
fronte al Palazzo Municipale
è apparso subito grave, in
particolare per la donna che
è rimasta per diversi minuti
intrappolata nella macchina. Immediato l'intervento
dei Vigili del Fuoco che hanno estratto la sfortunata signora, sempre cosciente,
dall'abitacolo e l'hanno con-
segnata ai volontari del 118
che l'hanno immediatamente trasportata in ospedale a
Locri. Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri
della stazione di Siderno che
hanno immediatamente fatto scattare gli accertamenti
per cercare di ricostruire la
dinamica dell'incidente che
ha visto il ribaltamento della
Fiat Punto. Pare che alla base dello scontro ci possa essere l'alta velocità di una delle vetture coinvolte.
re.lo.
Le macchine coinvolte nell’incidente
MAMMOLA - Il paese senza
luce. E' quanto accade da
qualche tempo dalle nostre
parti. A causa della grave
crisi economica infatti tutto
fa brodo ed anche i cavi elettrici, fatti di rame, servono a
tirar su qualche euro e così,
a quanto sembra, alcuni
malviventi si sono specializzati nel furto di questi cavi
mettendo anche a rischio la
propria incolumità.
A quanto pare i soliti ignoti, con sprezzo del pericolo,
sono riusciti in qualche modo ad interrompere l'erogazione della corrente in tutta
la zona del villaggio Limina
e quindi hanno proceduto all'asportazione dei cavi. L'episodio avvenuto qualche
settimana fa nel villaggio
Unrrà di Mammola ha provocato l'interruzione dell'energia elettrica. A nulla sono servite le diverse segnalazioni dei residenti al numero
verde dell'Enel.
Il disagio principale riguarda anche la chiesetta
intitolata alla vergine Maria
ubicata all'interno del villaggio rimasta al buio ormai
da diverse settimane. Il priore della Arciconfraternita
Fabio Mazzone ha sollecitato l'Enel ma ancora fino a oggi persiste il disagio senza
che ci sia stato nessun tipo di
intervento per il ripristino
della corrente.
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Locride
Mercoledì 16 novembre 2011
Mercoledì 16 novembre 2011
Terminator 3. L’ex contabile delle cosche a dicembre parlerà anche dell’uccisione di Sena
«Sono stati Presta e Chirillo»
Il pentito Vincenzo Dedato li indica come killer di Francesco Bruni
«FRANCESCO Bruni è stato ucciso da Franco Presta e
Carmelo Chirillo».
Lo ha detto ieri l’ex contabile delle cosche cosentine,
e ora collaboratore di giustizia, Vincenzo Dedato,
ascoltato nell’aula della
Corte di Assise del tribunale bruzio, dove si sta svolgendo (dinanzi al presidente Antonia Gallo e al pm Antimafia Vincenzo Luberto)
il processo “Terminator 3”.
Gli omicidi al vaglio dei
giudici cosentini, oltre a
quello di Bruni (ucciso il 29
luglio del 1999 all’uscita
del carcere di Cosenza), sono quelli di Primiano Chiarello (ammazzato a Cassano Ionio l’8 giugno del
1999), ritenuto vicino ai
Bruni, e di Antonio Sena
(ucciso a Castrolibero il 12
maggio 2000).
C’è anche il tentato omicidio di Umile Esposito (Bisignano, 27 maggio 2000).
Sei gli imputati: Francesco Abbruzzese, alias “Dentuzzo”, di Cassano Ionio,
ora al regime del 41 bis a
Rebibbia; Ettore Lanzino,
di Cosenza, latitante dal
settembre 2009; Nicola
Acri, di Rossano, al 41 bis
nel carcere di Cuneo; Francesco Presta, originario di
fatto a pezzi.
L’ex contabile ha detto di
essere venuto a conoscenza
dei particolari del delitto
grazie a Bevilacqua, uno
degli esecutori materiali.
Quest’ultimo,
ascoltato
dalla Dda, disse che «Chiarello è stata l'occasione che
abbiamo trovato e ce lo siamo portato. Se no non era
in progetto che Chiarello
doveva essere morto per
prima. E' capitato che avendolo tra le mani... Per prima si voleva attaccare Michele (figlio di Francesco
Bruni, ndr), cioè proprio
La Corte di assise del Tribunale di Cosenza
Roggiano Gravina, latitante dal maggio 2009; lo
stesso Vincenzo Dedato e
Francesco Bevilacqua, entrambi collaboratori di giustizia.
Ebbene ieri, ultimato il
controesame di Bevilacqua, è toccato proprio a Dedato dire le sue verità. Relativamente al delitto dell’ex
boss Bruni ha riferito che
furono fatte due riunioni
per decidere sul da farsi.
La prima si tenne a casa
del padre di “Dentuzzo”, a
Cassano, la seconda a quella di Chiodo.
Per quanto riguarda i
killer ha dunque fatto i no-
mi di Presta e Chirillo. Dichiarazioni che, a onor del
vero, non combaciano con
quelle di Bevilacqua, il quale nei giorni scorsi aveva sì
fatto il nome di Presta, ma
per quanto riguarda il secondo killer aveva invece
indicato Mario Gatto.
L’ex contabile delle cosche ha aggiunto che gli
assassini utilizzarono la
stessa moto in sella alla
quale salirono i killer di
Giacomo Cara, ucciso a Cosenza nello stesso periodo.
Vincenzo Dedato ha parlato anche del brutale omicidio di Chiarello, ucciso
perchè vicino ai Bruni. Fu
uno dei “Bella Bella”, e non
toccare prima qualche ragazzo così, perchè i ragazzi
li potevano pigliare in
qualsiasi momento. Poi sospendiamo questo fatto di
Michele perchè aspettavamo che uscisse il padre in
semilibertà».
Il processo “Terminator
3” riprenderà il prossimo 6
dicembre. Parlerà sempre
Dedato, che questa volta sarà chiamato a raccontare le
sue verità in merito al delitto di don Antonio Sena, ex
boss di Cosenza.
r. gr.
Recuperati beni archeologici
CIRCA quattromila reperti archeologici sono stati
recuperati dai militari del
Nucleo Tutela Patrimonio
Culturale dei carabinieri,
nel corso di un’operazione
denominata «San Sozonte», effettuata, agli ordini
del comandante Raffaele
Giovinazzo, con sequestri
in tutta Italia.
I reperti saranno mostrati questa mattina, nel
corso di una conferenza
stampa che si terrà alle 10 a
Cosenza, nella sede del Nucleo, a Palazzo Arnone.
Non è la prima volta che i
militari di Giovinazzo si distinguono in attività di recupero di beni archeologici.
Diverse, infatti, nel corso di questi ultimi anni le
operazioni che hanno riportato alla luce beni finiti
in mano di collezionisti
senza scrupoli.
Sotto accusa i medici e i dipendenti dell’Asp di Rende
Gli avvocati scioperano
salta l’udienza di “Ippocrate”
A SEGUITO dell’astensione
degli avvocati penalisti dai
processi è stata rinviata al
prossimo 2 dicembre l’udienza preliminare di “Ippocrate”,
con ottanta persone sotto accusa. Si tratta soprattutto di
medici e dipendenti del Distretto sanitario di Rende.
Una parte è accusata di aver
concesso con troppa leggerezza le invalidità, l'altra di aver
utilizzato in modo illecito i
badge marcatempo e di aver
snellito le pratiche per il rinnovo delle patenti. L’udienza
si sarebbe dovuta svolgere ieri, dinanzi al gup Salvatore
Carpino che, preso atto
dell’astensione, ha rinviato il
tutto a dicembre. L'operazione fu eseguita il 22 luglio del
2010,congli stessiagentidella Stradale che notificarono
49 ordinanze di custodia cautelare. Le accuse base sono falso ideologico (per la concessione delle invalidità) e truffa
(illecito utilizzo del badge delle presenze) ai danni dell'Azienda sanitaria. Tra i nomi
degli indagati continuano a
spiccare quelli di Pietro Filippo, ex presidente del consiglio
comunale di Cosenza, chiamato in causa nella sua qualità di direttore del Distretto sanitario di Rende, Sergio Bartoletti, ex consigliere comunale, medico sportivo, Ottorino Zuccarelli, attuale sindaco
di San Fili e consigliere provinciale, chiamato in causa in
quanto presidente della commissione per il riconoscimento dell'invalidità civile del distretto sanitario dell'Asp di
Rende, e Franco Mirabelli,
consigliere regionale, indagato perchè medico dell'ufficio di medicina legale del distretto sanitario di Rende. La
Procura, relativamente all'accusa di falso, ipotizza che «le
commissioni preposte al riconoscimento dell'invalidità civile e dell'handicap presso il
Distretto sanitario diRende si
riunivano, sistematicamente, in composizione “ridotta”:
L’Asp di Rende e il gup Carpino
sia il momentodella visita medica che quello della decisione
finale vedevano la partecipazione di uno o, talvolta, due soli componenti della commissione. Gli altri componenti,
benché assenti, provvedevano a sottoscrivere regolarmente i verbali di visita medi-
ca, che venivano successivamente inviati alla commissione di verifica dell'Inps di Cosenza per il prosieguo dell'iter
amministrativo. In tal modo
gli indagati vanificavano gli
obiettivi sottesi al principio di
collegialità previsto dalla legge in materia di invalidità civi-
le e di handicap». In merito all'accusa di truffa si ipotizza
che «gli indagati ponevano in
essere un consolidato sistema
truffaldino attraverso il quale
riuscivano a far figurare - contrariamente al vero - la propria presenza in ufficio. In
particolare, sulla base di pre-
cise turnazioni, alcuni dipendenti giornalmente eseguivano plurime operazioni di marcatura utilizzando i cartellini
marcatempoin dotazioneagli
altri dipendenti, così da farli
risultare - contrariamente al
vero - presenti presso la sede di
lavoro».
Ennesima decisione della Cassazione sulla posizione dell’imputato di “Timpone Rosso”
Terzo Tdl per Antonio Abbruzzese
NON C’E’ DUE senza tre. La Corte di
Cassazione, accogliendo il ricorso degli avvocati Cesare Badolato e Giuseppe De Marco, per la terza volta ha annullato la precedente decisione negativa del Tdl, rinviando gli atti a una
nuova sezione del Riesame di Catanzaro, ancora una volta dunque chiamato a pronunciarsi sull’eventuale
scarcerazione di Antonio Abbruzzese,
36 anni, tra gli imputati eccellenti di
“Timpone Rosso”, processo che proprio questa mattina riparte dinanzi ai
giudici della Corte di Assise di Cosenza.
Abbruzzese, tuttora recluso, è chiamato in causa per l’omicidio di Gaetano Guzzo, ucciso a Cassano il 28 aprile
del 2002. Fu ammazzato a colpi di pistola mentre giocava a carte con gli
amici. Gli avvocati Badolato e De Marco, insistendo sulla sua innocenza,
Il “Palazzaccio”, sede della Cassazione
hanno a più riprese chiesto al scarcerazione del loro assistito o, in alternativa, la concessione di una misura meno afflittiva. Richiesta che non è stata
accolta da due Tdl, sebbene la Cassazione avesse loro rinviato gli atti. Ora
l’ennesima deliberazione della Cassazione, che ha rispedito per la terza volta a Catanzaro le carte relative alla posizione di Abbruzzese. «Mi auguro - ha
commentato a caldo l’avvocato Badolato - che i giudici dopo il terzo annullamento consecutivo sappiano finalmente cosa fare».
L'operazione “Timpone rosso”, come si ricorderà, prende il nome da un
quartiere di Cassano, dove si sarebbero tenute le riunioni per organizzare
gli omicidi. E' scattata il 16 luglio, su
richiesta della Dda, e ha portato in carcere diversi esponenti del clan degli
zingari con l'accusa di associazione
mafiosa, omicidio, tentato omicidio,
porto abusivo di armi e munizionamento da guerra. In cella finirono 18
dei 23 indagati. Sette gli agguati, undici i morti e due i feriti.
r. gr.
Primo indagato
Morte
sulla 107
aperta
un’inchiesta
LA PROCURA di Cosenza, nella persona del pubblico ministero Donatella
Donato, ha iscritto nel registro degli indagati il nome del giovane di 24 anni
che lunedì era alla guida
del furgone scontratosi,
sulla 107, con due auto,
provocando la morte della signora Adelina Amendola, 64 anni di Longobardi, con residenza a
Campora San Giovanni.
Per lui l’accusa è quella di
omicidio colposo. Le indagini del pm Donato non si
fermano però sulla sola
responsabilità del giovane, che è di Cosenza. Il magistrato, infatti, attende
l’informativa redatta sul
luogo dell’incidente dagli
agenti della Polizia Stradale di Cosenza, i quali
hanno posto sotto sequestro il furgone, un Ducato, per valutarne l’efficienza. Il mezzo è intestato a una nota azienda venditrice di frutta. A questo
punto, se dovessero essere riscontrate delle irregolarità sul mezzo, potrebbe essere chiamato a
risponderne anche l’effettivo proprietario. Staremo a vedere.
L’incidente si è verificato alle 12 di lunedì sulla
statale 107, all’altezza del
bivio di San Fili. Il furgone, che scendeva verso Cosenza, ha improvvisamente invaso la corsia opposta, sbattendo frontalmente prima contro una
Peugeot 206 (con a bordo
tre donne) e la Daewoo
(con a bordo la signora
Amendola e la figlia, che
era al volante). Ad avere la
peggio è stata proprio la
sessantaquattrenne, che
tra l’altro era seduta dietro, in quanto il posto davanti era occupato dal
seggiolino del nipote (che
era rimasto a casa). Le altre quattro donne hanno
riportato diversi traumi e
fratture, ma se la caveranno.
“Overloading”
Tundis
ai domiciliari
ACCOGLIENDO la richiesta dell’avvocato Cesare Badolato, del foro di
Cosenza, il Tribunale del
Riesame di Catanzaro ha
concesso gli arresti domiciliari a Luigi Tundis,
tra gli indagati di “Overloading”. E’ quest’ultima
l’operazione internazionale antidroga che un anno fa circa portò, su richiesta della Dda di Catanzaro, a 84 fermi, eseguiti dai reparti speciali
dei carabinieri e della
Guardia di Finanza. Tundis, di Cetraro, risponde
di otto capi di imputazione. Ieri la decisione del
Riesame, che ha soddisfatto la difesa.
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24 Cosenza
39
Email: [email protected] - Altri recapiti: Corigliano fax 0984.853893
Rossano Fax 0983.530493
Cassano Fax 0981.71147 Tel. 3491886901
Trebisacce Fax 0981.56517 Email: [email protected]
Cassano. Sul sito presenti molte lastre di eternit
Sequestrata discarica abusiva
con rifiuti pericolosi
di ANTONIO IANNICELLI
CASSANO – Sequestrata dai finanzieri della compagnia di Sibari un’area di sei mila metri quadrati adibita a discarica abusiva
di rifiuti pericolosi. Gli uomini del
capitano Antonio Taccardi hanno
effettuato il sequestro al termine
di una specifica attività di sopralluoghi portata avanti per diverso
tempo. L’area sottoposta a sequestro, adibita alla raccolta e al deposito di notevoli quantitativi di
rifiuti, anche di natura molto pericolosa come l’amianto, è ubicata
ai margini della linea ferroviaria
Sibari – Corigliano e a ridosso della statale 534, l’arteria che collega
lo svincolo autostradale di Firmo
con la statale 106 bis. All’interno
dell’area, che dalle prime risultanze risulta essere di proprietà
dell’Anas, i finanzieri della compagnia di Sibari hanno rinvenuto, tra le altre cose, alcune centinaia di lastre di eternit contenenti
fibre di amianto, abbandonate e in
cattivo stato di conservazione e,
quindi, molto pericolose e nocive
per la salute pubblica.
Le lastre di eternit in cattivo stato, come è risaputo, sono uno dei
materiali più pericolosi e inqui-
nanti. Le polveri di amianto, infatti, vengono veicolate dal vento.
Gli uomini del capitano Taccardi,
dopo aver sottoposto l’area a sequestro, hanno avvisato di quanto avvenuto, con una dettagliata
relazione, sia la Procura della Repubblica del Tribunale di Castrovillari, competente per territorio,
e sia l’Anas, in quanto proprietaria dell’area, ai fini di una celere
bonifica dei sei mila metri quadrati sequestrati. L’operazione
portata a termine dagli uomini
delle Fiamme Gialle di Sibari rappresenta un altro tassello che va
ad aggiungersi al mosaico delle
L’area sottoposta al sequestro
innumerevoli e costanti attività
che i finanzieri svolgono con abnegazione per la tutela sia del territorio e sia, soprattutto, della salute pubblica in un difficile contesto socio economico qual è quello
della Piana di Sibari, già teatro,
Pullman dall’Alto Jonio per venerdì a Palazzo Campanella
Ospedale, sindaci e cittadini
organizzano la protesta a Reggio
di FRANCO MAURELLA
TREBISACCE – Confermato
che il consiglio regionale, con
al primo punto la discussione
sulla sanità, si riunirà a Reggio Calabria venerdì 18 novembre alle 15, i sindaci
dell’Alto Jonio non hanno
perso tempo nell’avviare l’organizzazione del viaggio che
li porterà a Palazzo Campanella per esprimere, civilmente e con dignità, il loro disappunto per la riconversione dell’ospedale di Trebisacce
che crea un deserto sanitario
nel comprensorio.
L’incontro operativo si è tenuto lunedì sera, al rientro da
Lamezia del consigliere regionale Mario Franchino
che, nel corso della riunione
del gruppo consiliare del Pd,
preparando i lavori consiliari, aveva avuto certezze sulla
convocazione dell’assemblea
consiliare regionale. All’incontro con i sindaci dell’Alto
Jonio, a cui hanno preso parte anche i consiglieri provinciali Mario Melfi e Franco
Mundo, i rappresentanti delle associazioni Assopec (Walter Astorino), Pro Loco (Marco Verri) e Amici del cuore
(Antonio Saracino), oltre ad
amministratori comunali e
cittadini, Mario Franchino
ha riferito dell’esito della riu-
L’ospedale di Trebisacce
nione preliminare al consiglio regionale del gruppo Pd,
tenutasi a Lamezia e durante
la quale sono emerse tante
pecche rilevate al Piano di
rientro sanitario ed al conclusivo Decreto 106 di Scopelliti.
Riserve che il gruppo Pd
esprimerà in consiglio regionale. Ovvio che, tra queste, ci
sia anche il disappunto
dell’Alto Jonio per la riconversione in Capt dell’ospedale “Guido Chidichimo”, presidio di frontiera al servizio di
un vasto comprensorio prevalentemente collinare e
montano con una situazione
orografica che non facilita i
collegamenti con la costa.
In questo comprensorio, è
quanto sostengono da sempre i sindaci, che serve una
popolazione di 60 mila utenti,
non sono rispettati i Livelli
minimi diassistenza, affidati
all’ospedale di CoriglianoRossano che dalla maggior
parte dei comuni dell’Alto Jonio dista oltre 100 chilometri.
Per il nosocomio di Cariati la partita resta aperta
Inoltre, per come sostengono
i sindaci, Corigliano – Rossano, con soli 250 posti letto per
acuti, i soli disponibili nel territorio dell’ex Asl di Rossano
dopo la riconversione degli
ospedali di Trebisacce e Cariati, non sarebbero in grado
di soddisfare l’assistenza
ospedaliera per i circa 200 mila utenti che gravano sul territorio. Tornando alla protesta di Reggio, i sindaci sono
già al lavoro per organizzare
almeno uno, se non due, pullman sui quali, oltre ai primi
cittadini dell’Alto Jonio, rigidamente in fascia tricolore,
troveranno posto i tre consiglieri provinciali del comprensorio (Melfi, Mundo e
Ranù), delegazioni dei consigli comunali, rappresentanti
delle associazioni socio-culturaliedi categoriaeicittadini che riterranno di presenziare alla seduta consiliare.
A Mario Franchino, il compito di dotare una rappresentanza di sindaci dei pass necessari per partecipare ai lavori consiliari nell’aula di Palazzo Campanella. Già la loro
silenziosa, civile e dignitosa
presenza, saprà esprimere
meglio di tanti discorsi il disagio che vive il comprensorio per l’annunciata e ormai
prossima
riconversione
dell’ospedale di Trebisacce.
Cariati. Fermato un sessantenne
Speranza per il Cosentino
Arresto per detenzione
di armi da fuoco
rio Mirabelli, che i cariatesi già codi PASQUALE LOIACONO
noscono per aver consentito, graCARIATI - Forse per l’Ospedale di zie a una sua proposta, il rientro
Cariati la partita non è ancora con- della nostra cittadina nel piano di
sviluppo turistico
clusa.
regionale.
A dare una speNella bozza di moranza al nosocomio
difica
dell’atto
cariatese, presidio
aziendale dell’Asp
di riferimento per
Cosenza, presenta
un utenza di circa 60
da Mirabelli al Diretmila abitanti, è l’Api
tore generale Frandi Cariati.
cesco Zoccali e al
Il vice sindaco
Presidente
della
Leonardo
Montegiunta
regionale
santo e il consigliere
Giuseppe Scopelliti,
Cataldo Rizzo, assieper il nostro ospedame all’assessore del L’ospedale di Cariati
le sono previsti 20
Comune di Pietrapaola, Giuseppe Filippelli, sono posti di riabilitazione post acuti
riusciti a sensibilizzare i vertici re- per il reparto di cardiologia; 20 pogionali del loro partito sulla que- sti per lunga degenza per il reparto
stione “ospedale”: a difendere gli di psichiatria; 13 posti per la dialisi
interessi della nostra comunità è e il potenziamento del pronto socstato il consigliere regionale Rosa- corso.
CARIATI – I carabinieri della locale stazione,
nel corso di mirati controlli volti a prevenire e
contrastare il commercio e la detenzione illegale di armi, hanno tratto in arresto, fra l’altro
per ingresso clandestino in suolo italiano di armi e munizioni, il sessantenne C.B.
I militari, nell’abitazione dell’uomo hanno
rinvenuto, ben occultato, un fucile a pompa calibro 12, di fabbricazione americana e 40 cartucce del medesimo calibro. A seguito del sequestro deicorpi direato èstata dispostal’analisi tecnica del materiale d’armamento, ed è risultato che l’arma, oltre ad essere detenuta illegalmente, era priva della prescritta sigla del
banco nazionale di prova per le armi da fuoco
portatili eper lemunizioni commercialidi prova di Gardone Val Trompia (Bs).
In particolare, il fucile era privo anche di matricola. C.B., espletate formalità di rito e le operazioni di fotosegnalamento, su disposizione
dell’autorità giudiziaria presso il Tribunale di
Rossano, è stato tradotto presso la casa di reclusione in attesa della convalida dell’arresto.
p. l.
negli anni scorsi, dell’interramento di decine di migliaia di tonnellate di ferriti di zinco provenienti dalla Pertusola di Crotone.
Un traffico scoperto sempre
grazie all’attività delle Fiamme
Gialle.
Cassano
Villapiana
Scongiurare
Rischio
la chiusura idrogeologico
dei Tribunali La replica
minori
di Fli
di MIMMO PETRONI
di PASQUALE BRIA
CASSANO – Il consiglio comunale di Cassano, nel corso
della breve riunione di lunedì
sera, tra i temi posti all’ordine
del giorno, ha trattato solamente quello inerente l’ipotizzata soppressione dei Tribunali Minori e degli Uffici
del Giudice di Pace. Per il resto, tutto è stato rinviato, di
comune accordo tra maggioranza e rappresentanti di opposizione presenti, a mercoledì 30 novembre prossimo.
Circa la cronaca della seduta, c’è da riferire che i lavori
sono iniziati solamente al secondo appello disposto dal
presidente Rosella Garofalo,
dopo che il primo era andato
deserto per mancanza del numero legale, certificato dal segretario Giovanna Acquaviva. Lo svolgimento dell’assise, è stato caratterizzato, in
apertura, dalla richiesta di inversione all’ordine delgiorno
del punto sopra citato, accordato all’unanimità dei presenti e dopo la presentazione
del sindaco e consigliere regionale Gianluca Gallo, dagli
interventi dei consiglieri Roberto Falvo (PdL), Giuseppe
Cosenza e Francesco Lombardi (UdC). Tutti, hanno argomentato sulla necessità di
scongiurare la chiusura dei
cosiddetti tribunali minori e
degli uffici del giudice di pace, in quanto, in talune realtà,
tali presidi di legalità, rappresentano un importante ed essenziale argine contro il fenomeno incombente della criminalità organizzata.
Chiusa la discussione sul
punto, su richiesta dal consigliere Falvo, motivata dall’assenza coatta di alcuni consiglieri di minoranza per problemi di salute, la riunione è
stata aggiornata, all’unanimità, alla data del 30 novembre prossimo, per proseguire
nella trattazione dei temi in
agenda, tra cui, la Proposta di
rimodulazione del regolamento e della tassa di soggiorno; la Problematica Marina di Sibari: consegna delle
opere al comune; la Problematica relativa alla rete fognante di contrada Lattughelle; la Problematica che
interessa i circa cento Lavoratori Lsu-Lpu, in forza all’ente,
a quelli, probabilmente se ne
aggiungeranno anche altri,
tra cui l’approvazione dell’assestamento di bilancio.
VILLAPIANA – Il direttivo di
Fli replica a Rizzuto sulla
questione rischio idrogeologico. «A seguito di un lunga
riunione tenutasi nei giorni
scorsi, il direttivo Fli di Villapiana si sente in dovere di
prendere le distanze dalle assurde e insensate accuse
mosse nei confronti del segretario, Michele Grande,
dal sindaco Rizzuto nella sua
risposta al nostro articolo di
denuncia sulla questione Satanasso». Così recita una nota diffusa dal vice segretario
dellasezione FlidiVillapiana
Luigi Dramissino in risposta
al sindaco Roberto Rizzuto.
«Non è certamente intento di
Fli speculare politicamente
sulle tragedie altrui –prosegue il comunicato- né seminare panico facendo del terrorismo psicologico, questi
sono meccanismi che appartengono aun modo difare politica dal quale ci siamo sempre dissociati e continueremo a dissociarci».
«Ci vuole un grande coraggio –continua Dramisino –ad
affermare che l’allarme da
noi lanciato è ingiustificato,
se fosse davvero così, allora
non avrebbero senso i lavori
appena iniziati con l’intervento dell’Ente Provincia sul
letto del fiume e sui canali di
scolo. Il nostro appello è stato
mal interpretato dai nostri
amministratori. Abbiamo
analizzato il problema (tra
l’altro sollevato pubblicamente nel 2010 anche dal
consigliere di minoranza Zito) con l’ausilio di dati statistici ed episodi realmente accaduti senza pretendere di anticipare nessuno nella sollecitazione dei lavori. La veridicità della nostra segnalazione
trova riscontro nelle recenti
dichiarazioni del presidente
Mario Oliverio, dell’assessore provinciale alla viabilità,
Arturo Riccetti e del geologo
del Cnr, dottor Carlo Tansi e
nelle continue lamentele da
parte di tanti comuni della
provincia. Pregherei i nostri
oppositori politici – conclude
Dramisino – di evitare di perseverare nelle loro accuse di
protagonismo. Per chi fa politica e lavora per il bene del
proprio territorio farsi pubblicità è senz’altro positivo,
ma dire la verità ed esporla alla luce del sole è molto più positivo e gratificante».
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Jonio
Mercoledì 16 novembre 2011
Rilevati vizi di legittimità circa l’utilizzazione di dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia
La difesa chiede l’assoluzione
Udienza del rito abbreviato di Santa Tecla: il collegio difensivo dà subito battaglia
di MATTEO LAURIA
CORIGLIANO – Botta e risposta tra accusa e difesa nel
rito abbreviato del processo
“Santa Tecla”: alle roboanti
richieste di condanna avanzate dal pubblico ministero
Vincenzo Luberto corrispondono a cascata altrettante richieste di assoluzione del collegio di difesa. E tra
le motivazioni emergono vizi di legittimità circa la utilizzabilità di dichiarazioni
rese dai collaboratori di giustizia, l’irrilevanza sul piano
dei contenuti delle fonti captative, l’inconsistenza di riscontri tale da giustificare la
pioggia di anni di reclusione
avanzata dalla pubblica accusa, l’emissione di provvedimenti sulla base di dichiarazioni rese da pentiti già
utilizzate in altri procedimenti penali. Una serie di
contestazioni, dunque, che
ha indotto il collegio di difesa a chiedere l’assoluzione
per i loro assistiti. Ieri mattina presso l’aula bunker di
Catanzaro si è celebrata la
sesta udienza presso l’ufficio Gup presieduto da Tiziana Macrì.
L’avvocato Franco Oranges ha aperto la discussione
ricordando la recente morte
determinata da ictus cerebrale
dell’imprenditore
Franco Straface, 54 anni, deceduto presso la propria abitazione (detenuto ai domiciliari) nella tarda serata di sabato. Per il penalista il processo “Santa Tecla” si sta rivelando “brutto” per una serie di situazioni. Sono tre gli
imputati che hanno perso la
vita: Franco Straface, il cognato Mario Guglielmo (deceduto nell’agosto scorso
con un infarto, coinvolto anch’egli in Santa Tecla), e Pietro Salvatore Mollo morto
suicida presso il supercarcere di Preturo in regime di 41
bis. L’avvocato Oranges si è
pronunziato sulle posizioni
di Pietro Longobucco (chiesti 27 anni di carcere), Rocco
Azzaro (chiesti 16 anni di
carcere), Ciro Nigro (chiesti
16 anni di carcere), Antonio
Marrazzo (chiesti 6 anni di
carcere), Luca Cerza (chiesti
6 anni di carcere), Antonio
Zangaro (chiesti 6 anni di
carcere), Arcangelo Conocchia (chiesti 15 anni di carcere). Su alcuni degli imputati sono state eccepite le
contraddizioni del collaboratore di giustizia Carmine
Alfano. Così come sono stati
rilevati vizi nella pubblica
accusa che prendeva in esame le dichiarazioni di pentiti
già utilizzate in altri processi (Set Up- Bige Fire- Corinan- ecc). Sottolineata inoltre la tardività di alcune
esternazioni rese da Vincenzo Curato e Carmine Alfano
nei confronti di imputati
menzionati nonostante fossero sottoposti a regime de-
Il pm Vincenzo Luberto
tentivo, pertanto, impossibilitati a poter svolgere ruoli o
funzioni all’esterno. Ancor
più contrastante, secondo il
penalista, si rivela la natura
dei contenuti espressi dalle
gole profonde, soprattutto
se si pensa che determinate
dichiarazioni sono state rilasciate solo ed esclusivamente davanti al pubblico
ministero e a rappresentanti di polizia giudiziaria, senza quindi la presenza di un
organo terzo.
Ulteriori conflitti nei narrati dei pentiti si rinvengono
nella vicenda del complesso
turistico “L’Airone”, realizzato dal noto gioielliere Pino
Curto, parte offesa in questo
procedimento. Alcuni imputati sono stati accusati di
avere avuto un ruolo in questa vicenda, nonostante fossero dietro le sbarre, come
nel caso di Ciro Nigro che
esce dal carcere nel 2007
Il partito invita a organizzare la scuola di teatro nel complesso dell’ex convento della Riforma
«Il castello ducale è abbandonato»
Il Pd del centro storico chiede più interesse per la parte antica della città
CORIGLIANO – Il Pd del centro
storico si scaglia ancora una volta
contro la “fallimentare” gestione
amministrativa del centrodestra
coriglianese. Questa volta, in ambito culturale.
Le attenzioni dei democratici
del borgo antico vanno al complesso dell’ex convento della Riforma
che al suo interno contiene lo storico teatro Valente.
Nell’apprezzare certamente la
“positizissima” iniziativa lanciata
nei giorni scorsi, la scuola di teatro al Metropol, il Pd di Corigliano
Alta rammenta un documento del
26 ottobre 2010 col quale chiedeva
all’allora amministrazione comunale l’utilizzo «nel rispetto della
sua destinazione d’uso» proprio
dell’ex convento della Riforma.
«E’ utile far conoscere e ricordare ai cittadini coriglianesi – dichiarano i democratici – che l’immobile in questione è stato restaurato con fondi regionali ed europei, ed aveva un’unica finalità, ovvero quella di creare un centro per
la musica, le arti, lo spettacolo,
obiettivo naturale per la presenza
del teatro e per la vicinanza al castello».
In quei mesi si pensava di «creare una scuola di teatro di tipo se-
Invito ai commissari ad aderire ai progetti
minariale da intitolare a Vincenzo
ed Aroldo Tieri, l’istituzione di
corsi musicali in accordo con il
Conservatorio di Cosenza e l’apertura di un museo del cinema», evidenziano nel rimarcare, però, che
nulla di tutto ciò sia stato realizzato.
Sempre in tema di gestione dei
beni culturali della città, a mo’ di
esempio, il Pd del centro storico riprende la “questione” Castello ducale, «ormai abbandonato a sé
stesso».
«Il vecchio maniero – spiegano
ancora – che doveva continuare ad
essere l’emblema della corigliane-
sità, della crescita turistica e del
confronto culturale, è stato vergognosamente trascurato e inutilizzato. Si pensi tra l’altro allo stallo
per il bando sulla gestione».
Per i democratici, insomma, il
borgo antico «ha perso, grazie al
disinteresse di chi ha retto infelicemente dal 2009 le sorti della città, un’altra opportunità di crescita».
Ma, se si è ancora in tempo, che
la scuola di teatro la si organizzi
«dove si sarebbe dovuto», è l’invito
conclusivo del Pd del centro storico.
l. l.
Rossano. «Situazione difficile da sostenere»
Uil lancia l’allarme
Liberi Ausoni: «I Pisl utili diLaun’ulteriore
riduzione
alle imprese del territorio» della polizia penitenziaria
di LUCA LATELLA
CORIGLIANO – Il comune
di Corigliano aderisca ai
Pisl, i Progetti Integrati di
Sviluppo. L’invito, recapitato ieri ai commissari prefettizi, giunge dal movimento politico “Liberi Ausoni”. Con una lettera, i referenti del sodalizio invitato la commissione straordinaria del comune di Corigliano «a formalizzare,
qualora non sia stato già
fatto, una lettera di adesione ai Pils che verranno attivati nel nostro territorio,
per conto dello stesso Comune».
I Progetti Integrati di
Sviluppo, spiegano da Liberi Ausoni anche per fornire il senso della programmazione territoriale,
sono uno strumento di attuazione della strategia regionale, delle linee di intervento (territoriali, settoriali e di filiera) e dei metodi individuati (concertazione,
partecipazione, collaborazione
pubblico-privato),
nei Sistemi Territoriali
Istituzionali, i quali, possono essere realizzati, su proposta dei comuni interessati, soprattutto nelle aree
interessate da fenomeni di
quando la struttura era già
terminata. L’avvocato Andrea Salcina concorde con il
collega su alcuni punti, ha
rimarcato la carenza di riscontri, l’anomalia di una sequenza processuale che ha
punti di contatto con altre
inchieste (Big Fire- CorinanSet Up), l’inaccettabile presupposto che si possano giudicare imputati per fatti contestati già in altri processi.
Il penalista difende le posizioni di Osvaldo Di Iuri, Filippo Arcidiacono e Arcangelo Conocchia junior. Riscontrata dall’avvocato Natalino Mangano la tardività
delle dichiarazioni dei pentiti anche sull’imputato Francesco Surace. E oggi è la volta degli avvocati Emanuele
Monte e Gianluca Guardavalle sulle posizioni dei fratelli Straface. Per Franco sarà pronunziata una sentenza a non doversi procedere.
conurbazioni tra comuni
limitrofi, come nel caso Corigliano-Rossano.
Forme di investimento,
dunque, che mirano a realizzare, a potenziare, a condividere la gestione associata di infrastrutture e
servizi essenziali con
l’obiettivo di migliorare la
qualità della vita dei cittadini, rendendo il territorio
«maggiormente attrattivo
nell’ambito di una globalizzazione sempre più presente ma scarsamente perseguita nel nostro comune»,
affermano ancora da Liberi Ausoni.
Nel concreto, i Pisl possono svilupparsi nell’ambito
della «realizzazione di sistemi di mobilità intercomunale», dei «servizi intercomunali per la qualità della vita», dei «sistemi turistici locali e destinazioni
turistiche locali» e dei «sistemi produttivi locali, distretti agroalimentari e distretti rurali».
In virtù, quindi, delle vocazioni di questo territorio
e pur volendo considerare
il momento “storico-politico” difficile che la città sta
attraversano, il movimento ritiene «che il Comune di
Corigliano debba aderire
alla straordinaria occasione rappresentata dai fondi
Pisl». «In particolare – sostengono ancora – l’attenzione andrebbe rivolta alla
realizzazione di sistemi turistici locali, ai sistemi produttivi locali, distretti
agroalimentari e distretti
rurali poiché il nostro comune, in quanto già beneficiario di fondi Pisu, non
può partecipare ai Pisl che
riguardano interventi infrastrutturali».
Per Liberi Ausoni, insomma, l’adesione ai Progetti Integrati di Sviluppo
rappresenterebbe
una
“grossa opportunità per le
imprese localizzate nel nostro comune che potrebbero usufruire di investimenti stanziati per tale finalità,
come già accade in altre limitrofe realtà territoriali,
al fine di far crescere la produttività e incentivare gli
investimenti nel nostro
territorio».
I circa 144 milioni di euro
stanziati dalla Regione, in
definitiva, rappresentano
anche un’importante opportunità di investimento,
e soprattutto un “ennesimo
banco di prova” per lo «sviluppo della cultura del partenariato».
IL segretario provinciale
della Uil penitenziari, Tommaso Filippi, interviene sui
problemi del carcere di Rossano e in particolare sulla carenza di personale più volta
sottolineata anche attraverso azioni di protesta delle
stesse guardie carcerarie. E’
di queste ultime ore la notizia di una ulteriore riduzione (otto unità) dell’organico
della polizia penitenziaria
del carcere di Rossano, con il
rientro in sede del personale
distaccato (da istituti della
Calabria) proprio presso la
casa di reclusione della città
bizantina. «Nonostante la
criticità in cui versa l’istituto penitenziario di Rossano dice Tommaso Filippi - il
provveditorato regionale
dell’amministrazione penitenziaria per la regione Calabria, ha disposto il rientro
immediato, nelle sedi di appartenenza della Regione, ,il
personale di polizia penitenziaria distaccato da diverso
tempo a Rossano proprio per
contrastare la condizione di
criticità in cui versa l’istituto». Appare piuttosto contrastante e inopportuno - dice ancora Filippi - un’azione
così restrittiva,sia peril personaleoperante nellacasadi
reclusione e sia per le unità
che dovranno fare rientro
nella sede di appartenenza».
Il segretario provinciale della Uil penitenziaria ricorda
le proteste dell’estate scorsa
del personale di polizia penitenziaria che per attirare
l’attenzione sul problema
della mancanza di personale
si era astenutadal consumare i pasti presso la mensa di
servizio e aveva deciso per
l’autoconsegna dopo l’orario di servizio a permanere
nella caserma dell’istituto
senza rientrare dalle proprie famiglie. Il sindacato
vuole sensibilizzare i vari organi del dipartimento
dell’amministrazione dei penitenziari per «valutare con
senso di concreta responsabilità la reale situazione in
cui versa l’istituto e come
questa condizione potrebbe
peggiorare con un ulteriore
aggravio delle unità di polizia penitenziaria che verrebbero rispedite alle sedi di appartenenza». «Nella casa di
reclusione - specifica Filippi
- sono presenti 370 detenuti
e il personale di polizia penitenziaria che vi presta servizio è composto solo da 138
unità. Attualmente solo con
le unità presenti si riescono
a garantire i livelli minimi di
sicurezza dell’istituto».
Le nomine di Fli
Cordinamento
provinciale
entrano
Fino e Turano
CORIGLIANO – Antonio Fino e Giuseppe Turano sono
stati nominati nel coordinamentoprovinciali diFuturoe
Libertà. L’investitura ai due
rappresentanti del Fli di Corigliano è stata data dal coordinatore provinciale Fabrizio
Falvo e si aggiungono all’incarico nel Collegio dei probiviri di Giampiero Dardano e
allariconferma aresponsabile dell’Alto Ionio cosentino di
Michele Grande, segretario
del circolo di Villapiana, già
membro del precedente coordinamento provinciale. Viva
soddisfazione, dunque,viene
espressa dalla costola locale
del partito di Giafranco Fini
che sta organizzandosi in
modo sempre più capillare in
tutto il territorio calabrese.
Antonio Fino, nel frattempo, ha già dichiarato di voler
canalizzare il suo fattivo contributo sulla rinascita della
vita politica coriglianese e
che Futuro e Libertà punterà
in special modo sui giovani e
le donne per «formare la nuova classe dirigente del nostro
territorio».
Giuseppe Turano, ancora,
all’interno del coordinamento provincialesvolgerà ilruolo di responsabile del settore
“Legalità e Giustizia”.
l. l.
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
Cosenza 41
Corigliano e costa jonica
Mercoledì 16 novembre 2011
Mercoledì 16 novembre 2011
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“Isola Felice”. All’interrogatorio di garanzia anche altri due indagati respingono le accuse
Patenti facili, De Sensi si difende
Il titolare dell’autoscuola ha dichiarato la sua estraneità davanti al gip
di PASQUALINO RETTURA
«SONOestraneo. Lecompetenzesugli
esami e sul rilascio di patenti e certificati Adr sono della Motorizzazione». Si
è difeso dichiarando la sua innocenza,
Vincenzo De Sensi, titolare dell’omonima scuola guida, fra le otto persone
finite agli arresti domiciliari nell’ambito dell’operazione “Isola Felice” sul
rilascio di patenti facili. De Sensi è stato sottoposto all’interrogatorio di garanzia dal gip Carlo Fontanzza, così
come anche il suo collaboratore, Achille Amendola (difesi dall’avvocato Pino
Spinelli) oltre a Rosina Sgrò (
difesa dagli avvocati Pino
Spinelli e Francesco Gambardella) e Gennaro Vecchi,
difeso dall’avvocato Domenico Villella. Questi ultimi due
raggiunti dall’obbligo di dimora.
Stante le dichiarazione
supportate da documenti, i
legali di fiducia degli assistiti hanno avanzato al gip la richiesta di revoca dei provvedimenti cautelari o, in subordine, un alleggerimento della misura. E oggi dal gip sarà la volta di
Luigi Zullo, Andrea Cristini, Andrea
Scalzo e Antonio Iozzo. Tutti infatti ora
sono chiamati a difendersi dalle pesanti accuse formulate dal pm Domenico Galletta che nella richiesta di applicazione delle misure cautelari, ha
ricostruito punto per punto il ruolo degli indagati nonchè gli episodi. Secondo le accuse l'organizzazione operava
sotto la regia, il coordinamento e la
promozione di numerosi soggetti. In
particolare di Gaspare, Pastore, il quale per la procura rivestiva la funzione
di direttore della Motorizzazione di Catanzaro, anzichè svolgere la funzione
di controllo della sua propria. In accordo con le autoscuole che moltiplicavano i loro iscritti con la prospettazione
delle patenti facili, rilasciava quale
esaminatore patenti di categoria superiore in assenza deipresupposti di legge (in particolare a candidati assenti
all'esame di teoria e guida) e consentiva - secondo le accuse - consapevolmente che gli altri esaminatori compiacenti facessero altrettanto. E in accordo con Vincenzo De Sensi (monopolista dei certificati Adr) con gli esaminatori e con il delegato quale responsabile del corso, rilasciava i nulla osta per
lo svolgimento dei corsi ed i nulla osta
per lo svolgimento dei correlati esami
Adr in mancanza dei presupposti. Secondo le accuse, De Sensi, titolare dell'omonima scuola guida,
avrebbe avuto il ruolo di reclutatore di candidati alle
patenti facili (candidati provenienti da tutta Italia, molti
dei quali avevano avuto difficoltà a conseguire le patenti
nelle sedi di provenienza) da
segnalare al direttore Pastore perchè si provvedesse a organizzare apposite sedute
d'esami, teorico e pratico, da
gestire e pilotare con il coinvolgimento di esaminatori e
impiegati parte dei giochi.
Sempre De Sensi, per la procura,
quale titolare dell'autoscuola di Lamezia, aveva il monopolio a Catanzaro per
il rilascio dei certificati Adr abilitanti
alla guida di veicoli impiegati per il
trasporto di merci pericolose e, d'intesa con il direttore Pastore e con gli esaminatori (e con il suo delegato quale responsabile del corso) secondo le accuse
- faceva figurare falsamente come
svolto il corso obbligatorio propedeutico allo svolgimento degli esami, come svolti regolarmente gli esami, come rilasciati regolarmente gli Adr,
sebbene rilasciati in assenza dei presupposti di legge a candidati provenienti da ogni parte d'Italia, alcuni dei
quali reclutati e indirizzati dall'autoscuola Sole di Praia a Mare. Tutte accuse che ora De Sensi ha respinto.
DAI PARTITI
Pierpaolo
Muraca
lascia il Pd
e passa
al Misto
I difensori
chiedono
la revoca
delle misure
cautelari
Il tribunale di Lamezia
Proteste dei residenti di via della Vittoria. Il Comune: «Una famiglia a tempo limitato»
No ai rom in una casa confiscata
LO sgombero delle famiglie rom
dalla bidonville di Scordovillo prosegue secondo il programma del
Comune in rispetto all’ordinanza
di sgombero della Procura. In questo senso ieri in via della Vittoria,
nel pian terreno di un immobile
(nella parte confiscata alla mafia e
affidata al Comune) dovevano trovare posto due famiglie di nomadi
trasferite da Ginepri dove fra l’altro stavano vivendo senza acqua e
luce, come da loro stesso denunciato ieri mattina in attesa di fare ingresso nell’appartamento destinato dal Comune. Quelle famiglie però hanno trovato la strada sbarrata
dai residenti del piano superiore e
dalle altre famiglie residenti in Solferino.
«Il Comune non ci ha avvisato protestavano gli abitanti - hanno
fatto i lavori senza cartelli indicativi ma nessuno ci aveva detto il perchè di questi lavori».
E’ bastato poco per far arrivare
sul posto polizia e vigili urbani e poco dopo il sindaco Gianni Speranza
che ha incontrato gli abitanti contrari alla sistemazione delle famiglie di nomadi. Accompagnato dal
dirigente del settore, Teresa Bambara, il sindaco ha ascoltato le ragioni degli abitanti i quali in particolare non hanno ritenuto questa
zona della città idonea a ospitare
GIRO DI CRONACA
Sfondata la porta d’ingresso
dell’Ufficio elettorale
di corso Numistrano
La protesta dei residenti in via della Vittoria
rom in questo zona residenziale.
Nel frattempo, le famiglie di nomadi ai quali era stata data comunicazione del trasferimento, erano in
attesa di prendere possesso
dell’abitazione trasformata dai lavori comunali da locale per attività
commerciale a civile abitazione. Attesa vana per le famiglie visto che il
sindaco, dopo essere tornato al Comune, ha accolto in parte le richieste dei residenti. Incontrando infatti nuovamente una delegazione
al Comune, il sindaco ha comunicato loro di aver ha deciso di trasferire
solo una famiglia e per un tempo li-
mitato (15 giugno). E che nelle
prossime ore sarà adottato un decreto formale per allocare una sola
famiglia e per un tempo limitato;
nell'altro spazio verranno allocate
attività del Comune. La decisione
fino alla serata di ieri non era ancora stata accettata dalle famiglie che
hanno nominato un legale. Intanto, l’amministrazione comunale ha
annunciato che da marzo 2011 sono state 15 le famiglie, per un totale
di 80 persone, sgomberate da Scordovillo in seguito all'ordinanza della Procura della Repubblica.
p.re.
E’ stata trovata sfondata la porta d’ingresso dell’Ufficio elettorale di corso Numistrano.
A denunciarlo ai carabinieri di Lamezia ieri mattina gli stessi dipendenti
dell’Ufficio comunale. Dalle verifiche effettuate
però non sarebbe
stato toccato nulla da parte di chi
ha compiuto il
gesto (probabilmente con un calcio).
Probabilmente
quindi si è trattato di un atto vandalico, oppure se La porta sfondata
l’autore dell’episodio avesse avuto intenzione di entrare
nell’Ufficio potrebbe aver desistito forse
perchè «disturbato» nel compiere la sua
«missione».
p.re.
IL RIPOSIZIONAMENTO
nei partiti va avanti e non
lascia indenne alcun schieramento. Si sfoltisce il Pdl,
ma non è il solo partito. Ora
è il Pd a perdere altri pezzi.
Pierpaolo Muraca, infatti,
saluta il partito di Bersani
e passa al gruppo misto. La
dichiarazione ufficiale del
consigliere comunale è di
eri, ma l'avvicendamento
era ormai nell'aria da parecchio (Il Quotidiano l'aveva ipotizzato allorquando erano iniziati i mal di
pancia nell'aria vicina ad
Agazio Loiero).
E comunque l'idea che
nel prossimo futuro la geografia politica all'interno
del civico consesso possa
ulteriormente cambiare
non è affatto peregrina.
Magari resteràda verificare se e quanto possa rischiare la maggioranza di
Speranzache erauscitacosì “robusta” dalle ultime
amministrative. Resterà
da capire in prospettiva
quale ruolo potrà avere
l'Udc, quale peso avrà il
Terzo Polo. Ancor di più se
l'area diriferimento del'ingegnere Grandinetti(oggi
anche leader del Fli) possa
essere coinvolta direttamente nell'esecutivo. Ricordiamo che la giunta è
sempre monca di una postazione: quella che doveva essere affidata all'area
di Sinistra e che per le mille
traversie è rimasta vuota.
Ora è pur vero che l'affidamento di un assessorato
al Terzo Polo potrebbe scatenare qualche ribellione a
Sinistra, ma con i tempi
che corrono un allargamento di maggioranza risulterebbe rassicurante al
sindaco. Vedremo. Intanto
ritornando a Muraca. Il
consigliere spiega di aver
lasciato il Pd«dopo un'approfondita analisi politica,
con molta serenità e con la
consapevolezza che le conclusioni a cui è giunto sono
davvero il risultato di una
riflessione
ponderata.
«Lascio il Pd - dichiara: e' il
tempo delle scelte, sofferte
ma inevitabili». Spiega pure la disillusione per il partito che non è mai nato «il
fallimento della sua ”mission”» e per ultimo ricorda
che anche che le dimissioni
del commissario Musi che
«segnano una definitiva
sconfitta e pongono la parola fine ad un tentativo di
ricostruzione che richiede
tempi ancora lunghi. Questo e'un partito che fatica a
voltare pagina».
p.ro.
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Lamezia
Processo Una Tantum. Sul banco dei testimoni la famiglia Stuppia. Tre le persone imputate
Depongono le parti offese
Ricostruiti la richiesta estorsiva e il blitz all’autosalone “Danielson Cars”
UN'UDIENZA fiume quella
di ieri del processo “Una
Tantum”che vede imputate
tre persone accusate a vario
titolo di tentata estorsione
ai danni della famiglia
Stuppia. Si tratta di Nicolino Franzé (difeso dall'avvocato Giuseppe Grande), del
figlio Francesco e del genero Domenico Carrà (rappresentati entrambi dall'avvocato Giuseppe Di
Renzo) arrestati dalla
Squadra Mobile il 30 luglio
2010. Udienza fiume, si diceva, in quanto a salire sul
banco dei testimoni sono
state proprio le parti offese:
Daniele, Rocco e il padre di
questi Gregorio che hanno
ricostruito, rispondendo
alle domande del pubblico
ministero Michele Sirgiovanni, al rappresentante di
parte civile (Francesco Stilo) e delle difese, le fasi antecedenti l'episodio del 22 luglio dello scorso anno
quando all'autosalone “Danielson cars” (oggi Testarossa Srl) si presentò in prima battuta Franzé padre e,
successivamente, anche il
figlio e il genero, sia la dinamica dell'episodio stesso,
nonché le presunte richieste estorsive.
Il primo chiamato a deporre è stato Daniele Stuppia che ha riferito della vendita di una Smart a Nicolino Franzé, nel 2006, per la
somma di 6200 euro il quale, però, «dopo circa tre mesi fece ritorno all'autosalone per lamentare l'esistenza di problemi e pretendendo l'acquisto da parte nostra per una somma di 9500
euro». Ha specificato, quindi, che gli fu stato fatto un
assegno e la questione si
chiuse lì.
Successivamente ha raccontato della volta in cui
(era il 2008) si presentò il
fratello di Franzé, Basilio, il
quale «riteneva - secondo
quanto riferito da Stuppia
in aula - che noi avessimo
mandato una lettera alle
forze dell'ordine nella quale l'accusavamo di avere a
che fare con la droga. Cosa
che non è assolutamente
vera. Al ché avanzo la richiesta di 4000 euro, scesi
però a 3500 in virtù dell'intervento di un mio amico,
Antonio Baldo il quale mi
aveva consigliato di chiudere la cosa a quella cifra».
Somma che, come dichiarerà in seguito il fratello Rocco, era riferita, per come
raccontato dal padre successivamente, «al pagamento di una fornitura di
Il palazzo di giustizia di Vibo Valentia. A lato il pubblico ministero Michele Sirgiovanni
sabbia mai saldata rivendicata dallo stesso». Altro episodio raccontato è stato
quello relativo a quando,
sempre all'autosalone, si
era presentato un altro genero di Franzé il quale «sosteneva che io ed un altro
ragazzo avessimo, poco prima, cercato di investire la
moglie di Carrà. Anche
questo non era assolutamente vero in quanto io non
mi ero mosso dall'autosalone e a confermarlo c'erano
anche dei testimoni. La cosa, quindi, finì lì». Infine il
fatto del 22 luglio 2010.
«Alle 18,30 circa - racconta
Stuppia - arrivò davanti all'attività Nicolino Franzé a
bordo di una Smart il quale
mi fece segno di avvicinar-
mi. In quel momento mi disse se mi ricordavo cosa fosse accaduto due anni prima
e capiì che si riferiva all'episodio dell'incendio e all'esplosione di una bomba ad
una mia abitazione. Io restai senza parole e lui aggiunse, gridando, che se
avremmo voluto stare in
pace avremmo dovuto dargli 50.000 euro subito e
2.000 ogni mese».
La reazione della parte offesa fu immediata: «Diedi
un calcio allo sportello che
mandò i frantumi il finestrino. A questo punto,
Franzé si allontanò sull'auto in direzione Mileto». Ma
la vicenda non era finita lì e
questo Daniele Stuppia e i
suoi familiari lo sapevano
bene. Ed infatti, «circa cinque minuti dopo - ha proseguito il testimone che attualmente ha un servizio di
tutela semplice - arrivò da
Vibo, davanti al cancello
quasi ad ostruirlo, una
Mercedes Cls con a bordo
Francesco Franzé e Domenico Carrà». Stuppia, nel
frattempo era salito su un
Hammer (un grosso fuoristrada) perché mi «sentivo
al sicuro e con il quale cercava di mandar via i due.
Carrà - ha aggiunto - rimase in auto, mentre Francesco scese impugnando una
pistola e indirizzandola
verso di me. Quasi contemporaneamente dalla strada
di Mileto giunse, a bordo di
una Modus Nicolino Fran-
zé il quale scese dal mezzo
imbracciando un fucile a
canne mozze. Restò sempre
dall'altro lato della carreggiata, a circa 15-20 metri
dall'autosalone (mentre il
figlio si trovava a 3-4 metri)». Il tutto, si è svolto in
un fuggi-fuggi generale
terminato nel momento in
cui «i tre scapparono dopo
che tutti gridavamo che
stava arrivando la polizia
che avevamo chiamato nel
lasso di tempo tra la prima e
la seconda apparizione di
Nicolino».
Rispondendo alle domande dell'avvocato Francesco Stilo, la parte offesa
ha riferito di «aver dato l'assegno dell'auto ai Franzé in
quanto conoscevo la loro re-
IL CONTROLLO
Panificio abusivo scoperto dall’Arma dei carabinieri
NUOVO panificio abusivo scoperto
dagli uomini della Compagnia Carabinieri di Vibo Valentia. Gli uomini
della Benemerita, che da settimane
stannobattendo atappeto ilterritorio
per stroncare definitivamente il fenomeno della panificazione abusiva,
spesso svolta in strutture prive delle
più elementari condizioni igieniche e
che non possono garantire sicuramente la salubrità degli alimenti prodotti, questa volta sono intervenuti all'interno di un panificio della frazione
Favelloni di Cessaniti, giornalmente
impegnato nella consegna di centinaia di kg di pane a numerosissimi
esercizi commerciali anche dei comuni limitrofi.
I Carabinieri della Stazione di Cessaniti, con il supporto di personale
dell'Asp del capoluogo, hanno infatti
accertato come il titolare dell'attività
commerciale svolgesse il proprio lavoro in assenza di qualsiasi autorizzazione sanitaria, senza aver minimamente dichiarato l'inizio delle attività
ed utilizzando per il trasporto mezzi
inidonei alle sostanze alimentari.
Un quadro desolante quello riscontrato dai militari, che li ha portati ad
elevare ben 3 mila euro di sanzioni
amministrative in capo al titolare del
panificio ed a disporre l'immediata
chiusura dello stesso, mancando i minimi requisiti di legge per garantire
una produzione esente da rischi per la
salute.
Ancora una volta l'attenta azione di
controllo del territorio degli uomini
dell'Arma ha portato i propri frutti
consentendo di mettere i sigilli ad
un'attività di produzione alimentare
che, a dir poco, metteva a rischio la salute dei consumatori.
Il personale della Benemerita
Ai due dirigenti del Comune di Vibo, Scalamogna e Teti, dopo le intimidazioni
Numerosi gli attestati di solidarietà
CONTINUANO a pervenirenumerosi gli
attestati di solidarietà al dirigente del comune Pasquale Scalamogna dopo il rinvenimento, davanti al portone di casa di
una bottiglia di benzina e quattro proiettili di pistola.
Udc. Il gruppo consiliare, guidato dal
capogruppo Antonino Daffinà, la delegazione in seno alla giunta comunale, guidata dal vicesindaco Salvatore Bulzomì,
il commissario cittadino dell'Udc, Raffaele Iorfida, si dichiara vicino al dirigente ribadendo che «non è possibile accettare che a breve distanza da un altro episodio gravissimo e intollerabile un altro dirigente comunale venga reso destinatario di intimidazioni inqualificabili».
Cannatelli. Solidarietà è stata espressa anche dal sindaco di Sorianello Sergio
Cannatelli, che a cavallo tra il 2009 e il
2010 lo ha chiamato a dirigere l'ufficio
tecnico comunale. Del professionista il
sindacoCannatelli nonesita asottolineare oltre alle qualità umane anche uno
spiccato senso del dovere, tanta professionalità, onestà e trasparenza. «Qui ha
dato ampia prova delle sue qualità e del
suo impegno. Grazie alla sua perizia abbiamo potuto impostare un lavoro proficuo», ha evidenziato Cannatelli, che ha altresì fermamente condannato l'atto intimidatorio.
Confindustria. La sezione provinciale
(segnatamente i presidenti di Confindustria ed Ance Vibo Valentia Domenico
Arena e Fausto Marino) affermano che
«oggi l'impressione è che tali “avvertimenti” riguardano sempre più anche chi
governa e gestisce la res pubblica e, dunque, tutti i cittadini indistintamente. Il
nostro messaggio deve essere, quindi,
sempre più forte e coinvolgere tutta quella gente sana che non vuole e non può arrendersi alla cultura dell'illegalità, della
tracotanza e della sopraffazione, oggi bisogna essere ancora più uniti di ieri e domani ancora più di oggi, perché dobbiamo dare un futuro alla nostra Terra che
non può essere quello del delinquere sociale ed economico».
Grillo. In merito alle intimidazioni subite dai dirigenti del Comune di Vibo Pasquale Scalamogna e Adriana Teti, il
coordinatore provinciale del Pdl, Valerio
Grillo parla di «atti spregevoli che rappresentano ciò contro cui la società vibonese e calabrese deve battersi al fine di rimuovere i mali che impediscono la crescita economica e sociale e per costruire un
domani più sereno per le nuove generazioni. Ai due dirigenti del Comune di Vibo, che riconosco come validi professionisti, va la solidarietà mia e di tutto il Pdl. Il
nostro partito sarà sempre al fianco di chi
quotidianamente lavora nell'interesse
della comunità e porterà avanti la bandiera della legalità prestando sempre la necessaria attenzione alla sicurezza che va
garantita ad ogni livello. Sono certo - conclude Grillo - che Scalamogna e Teti sapranno andare avanti per la loro strada».
n. s.
putazione e quindi era meglio chiuderla così»; mentre l'avvocato Giuseppe Di
Renzo si è soffermato sulla
presenza dell'impianto di
sorveglianza della concessionaria, che Stuppia ha riferito «non funzionare da
tempo», rilevando come
una telecamera esterna era
stata danneggiata mentre
ad un'altra interna era stato tolto l'hard disk «proprio
il giorno dopo l'evento» aggiungendo, in contrasto
con quanto riferito dal testimone, che «il sequestro
su disposizione del pm Cutroneo è avvenuto solo nel
mese di settembre». Infine,
l'avvocato Grande si è soffermato sul caso del cavallo
morto di proprietà della famiglia Stuppia (il test tossicologico ha dato esito negativo) e chiesto informazioni
sulla posizione del suo
cliente al momento del primo e del secondo arrivo sul
posto.
Deposizioni, queste, sostanzialmente confermate
dal fratello Rocco che era titolare della “Testarossa 2”
diventata nel 2007 “Danielson Cars”e, dopo l'abbandono di Daniele Suppia “Testarossa Srl”, il quale ha riferito di non aver visto
«Francesco Franzé impugnare la pistola e che Domenico Carrà è rimasto sempre in auto». Infine il padre,
Gregorio Stuppia, ha raccontato i vari danneggiamenti subiti dalla sua famiglia nel corso degli anni
quali due tentativi di incendio dell'autosalone, l'incendio della casa del figlio Daniele a Zungri e la successiva bomba, le cartucce di fucile rinvenute pochi giorni
dopo il 22 luglio ricordando il frangente in cui si trovava «in auto quando venni
affiancato da Nicolino
Stuppia a bordo della Modus che mi disse di dargli
20.000 euro. Al che gli risposi di andare a lavorare».
Infine ha dichiarato di aver
visto «Francesco con la pistola in mano e il padre imbracciare il fucile».
L'udienza, iniziata alle
11,00 è terminata alle
15,40 quando il presidente
del tribunale collegiale,
Giancarlo Bianchi (a latere
Piscitelli e Gallo) ha sospeso il dibattimento rinviandolo al 20 dicembre prossimo, data in cui saranno
chiamati a deporre proprio
Francesco Franzé, e i testimoni Giuseppe Fresca e
Giuseppe Marafioti.
r. v.
Ha contribuito a dare fama nazionale al Foro Vibonese
Celebrati nel pomeriggio i funerali
dell’avvocato Ernesto Pugliese
CELEBRATI ieri, nella Chiesa di San Giovanni Bosco, i
funerali dell'avvocato Ernesto Pugliese, figura di professionista e galantuomo
d'altri tempi. Ha iniziato la
pratica forense negli anni
cinquanta inserendosi, come penalista, nella ristretta
schiera di avvocati che portarono il Foro vibonese ad essere considerato uno dei migliori d'Italia. E questo grazie ad avvocati come Alfredo
D'Agostino, Domenico Marchese, Antonio Di Tocco, ancora sani e vegeti, Franco
Casuscelli, Raffaele Inzillo,
Vincenzo Salinas, Giovanni
Scalamogna, tutti scomparsi. Questi e altri parteciparono in importanti processi
nei tribunali di tutta Italia,
contribuendo a portare in al-
to il nome dell'avvocatura vibonese. Ernesto Pugliese,
“Toga d'oro” per la lunga e
brillante carriera, in questi
ultimi anni si era dedicato
alla ricerca storica. Nel 2009
era stato pubblicato un suo
libro, e un altro era quasi
pronto, in cui ricostruisce la
triste vicenda dell'abate Pasquale Sorrentino, che come
ha scritto Don Filippo Ramondino “aggiunge un'ulteriore conoscenza alla storia del clero delle diocesi di
Mileto del XIX secolo”. In un
momento di sconforto la nostra redazione è vicina alla
sua numerosa famiglia, in
particolare al figlio Enzo Pugliese, nostro collega in
giornalismo oltre che avvocato egli stesso.
d. m.
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
Vibo 25
Mercoledì 16 novembre 2011
Omicidio Penna. Imputati Emilio Antonio Bartolotta, Francesca Foti e Maurizio Sacchinelli
Iniziato il processo d’Appello
Il Comune di Stefanaconi si costituisce parte civile anche in secondo grado
di GIANLUCA PRESTIA
STEFANACONI - Il processo per l’omicidio di Michele
Penna prosegue davanti alla corte d’Appello di Catanzaro. Non c’è stata, quindi,
l’astensione degli avvocati,
per via dello sciopero della
categoria, al procedimento
per la morte del giovane assicuratore del luogo scomparso nel nulla il 19 ottobre
del 2007 e il cui corpo non è
stato mai ritrovato. Sul banco degli imputati Emilio
Antonio Bartolotta (difeso
dall’avvocato
Salvatore
Staiano), condannato in
primo grado alla pena di 25
anni di reclusione in quanto riconosciuto l’esecutore
materiale, e i coniugi Francesca Foti e Maurizio Sacchinelli (avv. Michelangelo
Miceli).
L’udienza di ieri mattina
davanti ai giudici dell’Appello ha portato alla costituzione di parte civile (anche
nel secondo grado di giudizio) del Comune di Stefanaconi rappresentato dall’avvocato Terranova il quale
nella prima udienza aveva
deciso di abbandonare il
processo, benché in primo
grado fosse stato riconosciuto un risarcimento di
80mila euro. Una decisione, quella dei primi di settembre scorso, adottata a
seguito di una delibera che
aveva ottenuto il voto favorevole e unanime di tutto il
Consiglio e che aveva provocato l’intervento del prefetto Latella il quale aveva
avuto un lungo colloquio
con il sindaco Saverio Franzé che, a sua volta, al termine dello stesso si era preso
un periodo di riflessione.
Lunedì scorso, quindi, la
decisione di costituirsi parte civile anche in secondo
grado.
Il dibattimento è proseguito con l’esposizione delle
questioni preliminari da
parte del procuratore generale Marisa Manzini (che
coordinò le indagini sulla
sparizione del giovane assicuratore considerato vicino
alla famiglia Bartolotta-Petrolo, operante nel territorio di Stefanaconi) e dei rappresentanti delle difese. In
particolare l’avvocato Miceli ha sollevato una serie di
eccezioni relative. Su tutte
la richiesta di nullità
dell’avviso di conclusione
delle indagini preliminari
per omesso deposito e la
nullità dell’ordinanza di
primo grado. Eccezioni
che, se accolte, potrebbero
Michele Penna
far ripartire il processo da
zero.
Infine i legali degli imputati si sono riservati di depositare delle documentazioni scritte.
Su tutte queste eccezioni i
giudici della Corte di Appello di Catanzaro saranno
chiamati a pronunciarsi il
prossimo 18 gennaio, data
in cui è prevista anche la requisitoria del pg Manzini
cui seguiranno, probabilmente, anche le arringhe
Antonio Emilio Bartolotta
degli avvocati.
I base alle contestazioni
dell’accusa Penna dopo
aver lasciato la sua Mercedes all'autolavaggio di Andrea Foti, si sarebbe allontanato con lo stesso a bordo
dell'auto di quest'ultimo
(una Fiat Uno rinvenuta
bruciata qualche giorno dopo in località "Vajoti" a Sant'Onofrio), entrambi in
compagnia di Bartolotta.
Penna, da poco nominato
segretario
provinciale
dell’Udc, siedeva davanti,
sul lato passeggeri, e secondo la ricostruzione investigativa, sarebbe stato freddato con almeno un colpo di
pistola alla nuca. Il corpo,
quindi era stato fatto sparire, sotterrato chissà dove,
mentre per evitare il rinvenimento di qualsiasi traccia all'interno del veicolo,
l'auto era stata data alle
fiamme. Del giovane assicuratore era stato rinvenuto solo il suo telefonino.
Cessaniti
Nicotera
In fiamme
32 metri
di reti
Spari
nella notte
a Preitoni
CESSANITI – Ignoti la
scorsa notte hanno dato
fuoco distruggendole
ad un gruppo di reti in
nylon che vengono impiegate normalmente
per la raccolta delle olive. Secondo una prima
stima si tratterebbe di
un blocco di reti della
lunghezza complessiva
di circa 32 metri.
Il fatto è avvenuto nella frazione Pannaconi,
per la precisione in località “Contura Nucara”.
A subire il danneggiamento un impiegato originario del posto S. A. 56
anni. Sul luogo dell’incendio sono intervenuti
per i rilievi del caso e per
avviare le indagini i carabinieri della stazione
di Cessaniti.
I militari dovranno
adesso verificare se gli
autori dell’atto criminoso hanno lasciato tracce
utili alla loro identificazione e tentare di conseguenza di risalire ai piromani e agli eventuali
mandanti alla basa del
gesto criminoso.
NICOTERA – Alcuni colpi d’arma da fuoco sono
stati esplosi all’impazzata, la scorsa notte, nella
frazione Preitoni. Non è
il primo episodio che si
verifica nel piccolo centro, infatti qualche settimana addietro ignoti
hanno esploso una ventina di colpi di pistola contro l’abitazione di un imprenditore del luogo che
stava lavorando all’apertura di una azienda per
l’imbottigliamento di acqua minerale. E come se
non bastasse, la notte dopo, un’altra cinquantina
di colpi d’arma da fuoco
sono stati sparati contro
la vetrata di un’azienda
di calcestruzzo.
L’imprenditore
che
avrebbe potuto dare lavoro a una cinquantina di
persone, ha manifestato
l’intenzione di lasciare
tutto ed andarsene.
Indagano i carabinieri
della stazione di Nicotera
e della Compagnia di Vibo Valentia coordinati
dal capitano Francesco
Di Pinto.
Serra. «Ognuno l’orario se lo può stabilire come crede», ma l’ordinanza imponeva lo stop alle 24
Marcia indietro del primo cittadino
Sugli orari dei locali Rosi scarica la colpa sulla stampa, ma di fatto torna sui suoi passi
di BRUNO VELLONE
SERRA SAN BRUNO - Si è svolto all’insegna del buon senso l’incontro tra il
sindaco Bruno Rosi e gli esercenti
commerciali dediti alla somministrazione di alimenti e bevande al quale
hanno preso parte anche il delegato al
commercio Giuseppe De Raffele, il
coordinatore della Polizia Municipale
Nazzareno Mannella e l’assessore Cosimo Polito.Il colloquiosi èreso necessario dopo i malumori seguiti all’ordinanza n.9 del 7 novembre che disciplinagli “oraridi chiusurae aperturadegli esercizi di somministrazione e delle attività di pubblico spettacolo e intrattenimento” che prevede l’orario di
chiusura serale dei locali alle 24. Pro-
prio a causa di detta ordinanza, gli
esercenti nella serata di sabato scorso
hanno ricevuto la visita della Polizia
che li ha invitati a rispettare gli orari,
una cosa mai verificatasi nella storia
della cittadina montana che ha fatto
parlare i commercianti di una sorta di
“coprifuoco”. Durante l’incontro, dopo le accuse di strumentalizzazione
nei confronti dei giornali alle quali è
bene rispondere che le testate danno
solo notizie peraltro, come nel caso di
specie mai smentite, ilsindaco Rosi ha
sottolineato come la riunione con gli
esercenti serva «per risolvere le incomprensioni. Non vogliamo mettere
un coprifuoco - ha detto ai commercianti pronti alla richiesta di revoca
dell’ordinanza e di risarcimento danni
che, visto il buon esito dell’incontro,
non è stata consegnata - ognuno, l’orario se lo può stabilire come meglio crede, il resto è solo strumentalizzazione». Per De Raffele, l’ordinanza servirebbe a «dare la possibilità agli esercenti di lavorare in maniera diversa.
La verità - ha ribadito - è che abbiamo
fatto una ordinanza sulla base di quella precedente». Per il primo cittadino
essa «prevede gli stessi orari dell’ordinanza previgente con la sola differenza riguardante i ristoranti che nella
precedente potevano chiudere all’una.
L’ordinanza - ha proseguito - è in perfetta sintonia con l’art. 12 del decreto
legislativo 114/98». Ma il problema degli orari di chiusura non esisterebbe in
quanto «il gestore può derogare agli
orari con una semplice comunicazione fatta al comune così come prevede il
decreto». La soluzione è stata trovata
alla maniera di Salomone, il sindaco
ha proposto ai commercianti «una comunicazione congiunta di tutti gli
esercenti che vogliono eseguire gli
orariprevisti nell’ordinanza, affinché
indichino gli orari di chiusura a cui vogliono attenersi». C’è stato quindi un
evidente passo indietro dell’amministrazione che una volta ascoltate le richieste dei commercianti, che potevano essere convocati prima dell’ordinanza e non dopo, ha opportunamente
deciso di tornare sui suoi passi e consentire a tutti di rimanere aperti dopo
mezzanotte, cioè il contrario di ciò che
stabiliva l’ordinanza.
Monterosso. Vivace botta e risposta tra il sindaco Massara, l’assessore Rotiroti e il gruppo di minoranza
Passa l’assestamento di bilancio con i voti della maggioranza
Il consigliere
dimissionario
di minoranza
Ubaldo
Galati
MONTEROSSO - Il Consiglio
comunale, convocato in sessione ordinaria lunedì 14, si è
tenuto regolarmente sotto la
presidenza di Tonio Talesa.
Molti gli assenti: il vicesindaco Antonino Maglia, i consiglieri Giovanni La Marca e
Giuseppe La Grotteria per la
Maggioranza; i consiglieri
Angelo Colella e Nazzario Farinaper laMinoranza. Ipunti
all’ordine delgiorno sonostati approvati all’unanimità
salvo quello relativo a “variazioni ed assestamento generale bilancio di
previsione 2011” che è passato a maggioranza. Sui regolamenti “servizio economato; polizia mortuaria; polizia municipale” non si è registrato alcun dibattito: il
consigliere di minoranza, Ubaldo Galati,
solo con riguardo al servizio economato
ha espresso perplessità sull’esiguità del
fondomesso adisposizionedall’economo.
Il dibattito sull’assestamento di bilancio è
stato, invece, molto vivace. Alla relazione
del sindaco, Ercole Massara, è seguito l’intervenuto dell’assessore Pasquale Puzzello che ha richiamato la crisi nazionale, la
“politica malata del sud”e la difficile situazione ereditata a Monterosso: «Dobbiamo,
con responsabilità, guidare il Comune
verso il federalismo municipale e dare
nuovo slancio progettualefinalizzato allo
sviluppo». Il consigliere Galati, ha annotato: «La crisi generale non può essere
presa a pretesto dell’incapacità dell’Amministrazione a studiare e programmare
iniziative capaci dinuovacrescita del paese quando l’Ente vive una positiva situazione finanziaria col pensionamento di diverse unità che riduce sensibilmente la
spesa storica; non si può essere favorevoli
a un bilancio che cancella o riduce servizi
essenziali per la comunità e guarda solo a
demolire quanto realizzato dalle precedenti amministrazioni». Per l’assessore,
Giuseppe Rotiroti, v’è chi vuole storcere la
realtà e non si domanda le ragioni dei debiti fuori bilancio per spese legali e per
espropri che sono alla base della grave situazione finanziaria. Galati nell’annotare
che «non cambiano gli atteggiamenti di
arroganza da parte del banco della Maggioranza» ha stigmatizzato sul contenuto
degli interventi che «mostrano pretestuosità accanto ad
impreparazione ed incultura». E' seguito un battibecco
che l’intervento del presidente Talesa ha sedato. L’argomento è stato chiuso dal primo cittadino che rivolgendosi a Rotiroti ha ritenuto precisare: «I debiti fuori bilancio
per espropri, in verità, sono stati pagati
delle precedenti Amministrazioni, e per le
spese legali v’è nuova giurisprudenza
non permissiva come nel passato». Galati,
ha preso nota che «il chiarimento del sindaco demolisce l’assunto di Rotiroti». A
margine del dibattito, il presidente Tale-
sa, ha ringraziato i consiglieri di minoranza che responsabilmente, con la loro
presenza, hanno mantenuto il numero legale per lo svolgimento del Consiglio. Si è
soffermato, inoltre, sulla proposta di Galati circa la raccolta fondi, per l'Associazione degli emigrati inSan Isidro (Argentina), finalizzata alla costruzione di un centro sociale e di
una chiesa da consacrare alla
Madonna del Soccorso. In merito il sindaco, aderendo alla
richiesta, si è riservato di assumere le necessarie iniziative. Infine, si è assistito, nella
sorpresa di tutti, alle dimissioni da consigliere da parte di
Galati. Prima Talesa e poi il sindaco hanno
voluto ringraziare il dimissionario per
l’opera amministrativa svolta per il paese
negli ultimi 41 anni in ruoli diversi e nella
qualità di sindaco per 25 anni. È seguito
un applauso da parte di tutti i presenti.
m. g.
Il consigliere
Ubaldo Galati
si dimette
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Vibo 29
Provincia
Mercoledì 16 novembre 2011
Poste Italiane SpA - Spedizione in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. n. 46 del 27/02/2004) art. 1, comma 1, DR/CBPA-SUD/CS/56/2006 valida dal 06/04/2006
direttore piero sansonetti
mercoledì 16 novembre 2011
anno VI numero 316
€ 1,00
CRISI
Monti presenta
il suo Governo
> pagina 13
Quei supertecnici
“made in Calabria”
REGGIO CALABRIA Sono quattro,
forse addirittura cinque, i calabresi in ballo per il prossimo governo Monti. Si tratta di supertecnici riconosciuti per le proprie competenze. Cosa che non si può certo dire per i politici...
quotidiano d’informazione regionale
> pagine 2 e 3
Due fucilate al volto
per giustiziarlo
> pagina 39
L’imprenditore Carmine Bonifazio è stato assassinato ieri mattina
in pieno centro a Cutro. E’ ancora giallo sul movente del delitto
Un imprenditore di 42 anni è stato ucciso ieri mattina
a colpi di arma da fuoco a
Cutro, in provincia di Crotone. Si tratta di Carmine Bonifazio, che operava nel settore dei mangimi. L'uomo,
incensurato, era uscito da casa ed era salito a bordo della
sua auto, quando è stato raggiunto da due colpi di fucile
al volto. Il fatto di sangue si è
verificato in una via centralissima di Cutro. Sul luogo
dell’omicidio sono intervenuti i carabinieri del comando provinciale di Crotone.
Gli inquirenti non escludono
nessuna pista: da quella di
matrice ’ndranghetista a
quella relativa a qualche vendetta privata.
> pagina 7
Trenitalia
conferma:
Taglieremo
i treni calabresi
L’OPERAZIONE
RETATA ANTIDROGA
tra Rende e Montalto
Dodici arresti
> pagina 9
REGGIO CALABRIA
> pagina 5
Voti comprati?
No, voti contati...
PAVIA Cade l’accusa contro Carlo Chiriaco, l’ex direttore sanitario dell’Asl di
Pavia coinvolto nell’operazione infinito a
causa di un’intercettazione in cui parlava
di «voti contati» e non, come trascritto, di
«voti comprati».
Oro e gioielli trovati
nella casa circondariale
> pagina 11
LUNA ROSSA
di Pasquino
C’è speranza
Come cerimoniale vuole, il
Presidente Napolitano ha
dovuto consultare anche la
delegazione del Pri, che non
potrebbe giganteggiare
nemmanco a Lilliput. Il
deputato Francesco Nucara,
che la guidava, uscito
dall'incontro, ci ha risollevati
alla speranza della rinascita
del Mezzogiorno. Ha, infatti,
chiesto una ferma politica di
riforme per lo sviluppo del
Sud. E Monti s'è messo
subito in riga.
COSENZA Dopo l’inchiesta di Calabria
Ora che ha denunciato l’intenzione di
Trenitalia di sopprimere 21 treni che
collegano la nostra regione con le più
importanti città d’Italia - Roma, Milano, Torino, Venezia, e altre - arriva la replica dell’azienda che conferma tutto ma
precisa: «Noi non c’entriamo nulla. Il
ministero dei Trasporti ha tagliato più
del 5o% dei fondi destinati alle tratte».
Dunque, a sentire Trenitalia, la responsabilità è tutta del governo che avrebbe
deciso di penalizzare il Sud e la Calabria.
> pagina 11
Rubavano gasolio
Feriti ai glutei
GIOIA TAURO Questa estate si erano
presentati all’ospedale con ferite da arma
da fuoco raccontando che avevano provato a sventare un furto. Ora si scopre che i
ladri erano loro e che avevano provato a
rubare gasolio da un camion.
dal POLLINO
allo STRETTO
calabria
ora
MERCOLEDÌ 16 novembre 2011 PAGINA 7
si riunisce la giunta
Il sindaco: un lavoratore
onesto, si faccia chiarezza
CATANZARO «Un marito, un padre di famiglia con
bambini in tenera età. Un lavoratore onesto e serio». Così il
sindaco di Cutro, Salvatore Migale ricorda Carmine Bonifazio. «Ecco perché – continua il primo cittadino - Cutro si
stinge al dolore della famiglia e rimane esterefatta rispetto
a quanto accaduto».
La sua passione erano le motociclette e
da un pò di tempo si
era iscritto ad un motoclub della zona.
Il sindaco sottolinea la validità del lavoro dei Fratelli Bonifazio che da quarant’anni con la loro
azienda sono leader
nel mercato calabrese, della commercializzazione e della distribuzione con propri mezzi di alimenti
per la zootecnica e
l’agricoltura, ma soprattutto non manca
di dire che per decenni sono stati importanti punti di riferimento per l’economia crotonese e calabrese. Salvatore Migale, immediatamente dopo l’accaduto, ha presieduto una
riunione di giunta comunale alla presenza del consigliere
regionale Sulla, originario di Cutro. «La giunta – ha detto il
sindaco - condanna fermamente questo grave e devastante
episodio di violenza criminale che ha provocato la morte del
giovane imprenditore, lasciando nel più profondo dolore
una famiglia di onesti lavoratori. L’amministrazione, facendosi interprete della volontà del consiglio comunale e della
comunità cutrese, esprime altresì un profondo sentimento
di cordoglio e di solidale vicinanza alle famiglie e ai parenti
sconvolti per questo turpe e inumano delitto». «Episodi di
tale inaudita gravità ed efferatezza – dice ancora Migale - non
fanno altro che frenare lo sviluppo in atto nel nostro paese
ormai da diverso tempo e mortificano le coscienze della nostra popolazione che alla notizia di questo grave fatto di sangue è rimasta incredula e sgomenta». Ma la comunità di Cutro, fatta per la gran parte di gente onesta che purtroppo è
costretta a convivere suo malgrado con una realtà difficile,
chiede che questo delitto non resti senza un colpevole, che
sia fatta giustizia non solo per la famiglia Bonifazio ma per
l’intera popolazione. «Si invitano le forze dell’ordine - conclude il primo cittadino - e le autorità competenti a fare piena luce e assicurare alla giustizia i responsabili di questo efferato delitto che ha turbato un’intera popolazione».
g.z.
Imprenditore assassinato
con due fucilate al volto
Cutro, Bonifazio è stato ucciso in auto a pochi metri da casa
Niente minacce
Il 42enne era
titolare con altri
fratelli di
un’azienda che
produce ed
esporta mangimi
e prodotti cereali
Non aveva debiti,
non pare abbia
mai avuto
minacce
sonale e privata dell’uomo. Fino a tarda sera gli
uomini del comando provinciale di Crotone hanno interrogato familiari e amici dell’uomo per
capire chi potesse avere ragioni valide per fargli
fare una così brutale fine. Ragioni che, agli occhi
di chi ha sparato a freddo, attendendolo all’uscita di casa, devono essere sembrate talmente gravi da non prevedere nessuna possibilità di discussione. Anche se il fascicolo è già approdato
negli uffici della Dda per gli approfondimenti necessari. Bonifazio era sulla sua auto, una Toyota
Rav 4 quando, percorse poche decine di metri,
qualcuno lo ha costretto a fermarsi e poi gli ha
sparato. L’uomo non aveva mai denunciato alle
forze dell’ordine di essere stato minacciato per
motivi privati o di avere subito estorsioni per ragioni legate alla sua attività. I carabinieri del comando provinciale di Crotone, guidati dal capitano Antonio Mancini, hanno iniziato ad indagare in ogni direzione per cercare di risalire al
possibile movente dell’omicidio, controllando gli
ultimi movimenti della vittima e le sue amicizie
e conoscenze così da verificare se possano emergere elementi utili. Il fucile usato per finire Carmine Bonifazio è un’arma utilizzata in agguati di
CUTROL’arma e le modalità sono quelle del- mafia, ma è anche impiegata per omicidi legati
la malavita organizzata. Un fucile calibro 12 ca- a vendette personali che con la criminalità orgaricato a pallettoni, la conoscenza delle abitudini nizzata non hanno a che fare. Non erano ancodella vittima e dei luoghi frequentati, ogni gior- ra le 7 del mattino quando Carmine Bonifazio sano alla stessa ora. La scelta dell’orario, mattina le a bordo della sua autovettura, una Toyota Rav
presto. Il possibile movente apparentemente ri- 4 all’altezza di via Falcone, è stato raggiunto da
conducibile all’attività di Carmine Bonifazio, im- due colpi di fucile al volto e al collo. Ad accorgersi della tragedia è stata la moglie
prenditore 42enne ucciso ieri
della vittima che ha avvisato i
mattina presto a Cutro. L’uomo
L’arma e le
carabinieri. Sul posto i militari
era titolare, con altri quattro framodalità
sono
hanno effettuato i rilievi del catelli di un’azienda che produce
ed esporta mangimi e prodotti
quelle mafiose, ma so ed hanno avviato le indagini.
luogo dell’omicidio anche i
cereali, che fattura dieci milioni
si scava nella sua Sul
sanitari del 118, che, però, non
di euro all’anno, una realtà imvita privata
hanno potuto far altro che conportante della zona e finanziastatare la morte del quarantariamente solida. Tanto da non
avere debiti, a quanto risulta dai primi accerta- duenne. Dai primi accertamenti è emerso che i
menti, ma che non sembra essere stata sottopo- colpi hanno mandato in frantumi il finestrino
sta mai all’oltraggio del racket e delle minacce le- del lato guida, ma il corpo di Bonifazio è stato ringate all’attività imprenditoriale. Eppure, secon- venuto a terra dal lato opposto dell’auto, segno
do le prime indiscrezioni, l’assassino di Bonifa- che l’uomo ha avuto la forza di scendere dall’auzio, potrebbe non aver agito per motivi legati al- to o che nel tentativo di sottrarsi agli assassini,
la malavita organizzata, bensì, se le prossime ore dopo il primo colpo, abbia tentato la fuga ma sia
daranno ragione a una pista piuttosto che ad stato raggiunto dalla seconda fucilata.
Giulia Zampina
un’altra, per ragioni riconducibili alla sfera per-
Una città al centro di una faida
Ma da tre anni non si sparava
L’ESECUZIONE
Carmine Bonifazio (nella
foto accanto) era a bordo
della sua auto, una
Toyota Rav 4 all’altezza
di via Falcone, quando
è stato raggiunto
da due colpi di fucile
calibro 12 al volto
e al collo
Cutro non è un comune piccolo come
potrebbe sembrare a chi non lo conosce.
Sorge su un altopiano che ne rende il clima mite, il prodotto più conosciuto è il
pane. Sono più di 10.000 gli abitanti. Il
suo nome tradotto significa città della
Creta e la sua tradizione è legata a una
bellissima manifestazione di scacchi viventi, che la rende unica in tutta Europa.
Purtroppo però le cose belle di Cutro sono spesso adombrate dagli accadimenti
malavitosi che insanguinano e feriscono
una comunità intera. Cutro purtroppo è
al centro di una faida. Una vera e propria
guerra combattuta tra la fine degli anni
’90 e i primi del 2000 che ha visto scontrarsi i Dragone e Arena contro i Nicoscia
e Grande Aracri. E come tutte le guerre
anche questa ha fatto diversi morti e non
solo nel centro crotonese ma anche nella zona di Reggio Emilia dove i clan cutresi si sono insediati da diverso tempo.
Scalpore, per le modalità, fece l’omicidio
del boss Carmine Arena, ucciso con un
colpo di Bazooka. Ma l’odore acre della
polvere da sparo da tre anni non inquinava più l’aria di Cutro. Da quando, a dicembre del 2008, in pieno centro furono
uccisi padre e figlio, Carmine ed Antonio
Arcuri, di 57 e 29 anni. Il duplice omici-
dio accadde lungo corso Umberto, la
strada principale del paese. A compierlo,
secondo quanto è emerso dalle indagini
dei carabinieri, fu Domenico Grande, di
41 anni, che nel corso della lite rimase ferito per un colpo d’ascia infertogli alla testa. All’epoca i carabinieri ebbero qualche
difficoltà a ricostruire l’accaduto per il silenzio di chi aveva visto ma aveva taciuto. In quell’occasione il movente era legato a questioni di soldi e debiti. Ieri mattina i fucili hanno ricominciato a sparare a
Cutro. La speranza è che se qualcuno ha
visto questa volta parli per rendere giustizia a una vittima, alla sua famiglia e a
una comunità che vuole essere conosciuta per le cose più belle e non per quel sangue che ne ha macchiato troppe volte le
strade che vuole dimenticare quella locuzione del parlare comune che parla di Cutro come di paese di mafia. (g.z.)
8
MERCOLEDÌ 16 novembre 2011
D A L
P O L L I N O
calabria
A L L O
ora
S T R E T T O
Sentiti i conoscenti
di vittima e omicida
La Procura vuole fare piena luce sul delitto Frisina
OPPIDO MAMERTINA (RC)
Sarà sentito questa mattina dal
giudice per le indagini preliminari
Fulvio Accurso, Giovanni Frisina,
l’uomo che lunedì scorso ha ucciso
sua sorella Rita con 25 coltellate a
Oppido Mamertina. L’interrogatorio per la convalida del fermo si terrà alle 10 al carcere di Palmi, nel quale il 42enne, assistito dall’avvocato
Angelo Schiava, è recluso dopo essersi consegnato alla polizia confessando il delitto.
Le “immagini” e il raptus
È stata confermata anche ieri, da
fonti investigative, la versione che
Frisina ha fornito durante la sua
confessione, sia davanti alla polizia
di Palmi dove si è consegnato, che al
magistrato incaricato della indagini,
il sostituto procuratore di Palmi Giulia Pantano. L’omicidio sarebbe avvenuto perché il 42enne, ormai segnato e stremato dalla lunga malattia della sorella, non ce la faceva più
«a vederla soffrire». Anzi, come con-
fermato dall’indagato, nell’ultimo marsi di un coltello e a sferrare 25
periodo quei disturbi mentali che da coltellate alla sorella, l’uomo aveva
anni affliggevano Rita Frisina erano accompagnato Rita per una visita a
andati via via peggiorando, tanto che Taurianova. Al loro rientro nella canegli ultimi mesi la 52enne asseriva sa di via Germanò, il raptus, una foldi vedere delle “immagini”. Una si- lia che lo ha spinto prima a uccidere
tuazione difficile per un uomo che e poi a consegnarsi alle forze dell’ornegli ultimi due anni si era trovato a dine.
convivere e a assistere quasi da solo
Le indagini
una sorella che sofSu questa lunga
l’interrogatorio
confessione stanno
friva di problemi
lavorando le forze
psichici, dopo la
in carcere
morte del padre e
dell’ordine incaricaGiovanni
Frisina
ancora prima della
te delle indagini (posarà sentito oggi
madre. Un lungo
lizia di Palmi e Tauperiodo, ha spiegarianova e carabiniedal gip. La difesa
to Frisina agli inri di Palmi) e la prodeciderà
poi
se
quirenti, in cui non
cura guidata da Giuriusciva a intraveseppe Creazzo, per
chiedere una
dere una via d’uscicercare di fare piena
perizia sull’uomo
ta per una malattia
luce su quanto accache stava consuduto e dare in poco
mando piano piano
tempo un quadro
la vita della sorella e che lo aveva chiaro dell’intera faccenda. Per questremato. Nella giornata di lunedì, sto motivo, tra lunedì e ieri, il sostiprima che un raptus di follia coglies- tuto procuratore Pantano ha sentito
se Giovanni Frisina portandolo a ar- lungamente alcuni soggetti che co-
IL RAPTUS L’abitazione dove è stata uccisa Rita Frisina, nel riquadro il fratello
noscevano entrambi i fratelli Frisina.
In primo luogo i sanitari che avevano in cura Rita, per capire quale fosse il reale stato di salute della donna
e se risponda al vero quanto dichiarato da Giovanni Frisina, e cioè che
lo stato di salute della donna fosse
peggiorato negli ultimi mesi; e poi i
familiari che vivono a Oppido Mamertina e i vicini di casa dei due fratelli. Secondo quanto appreso nella
giornata di ieri, sia i fratelli di Gio-
vanni e Rita che i vicini di casa che
conoscevano i due da sempre, avrebbero confermato l’uomo si prendeva
cura della sorella dipingendolo come una persona pacata e non violenta. Dopo l’interrogatorio di questa mattina, la difesa dovrebbe decidere le prossime mosse, se chiedere
una perizia sull’uomo o propendere
per un incidente probatorio.
Dal gip due titolari di scuola guida
LAMEZIA TERME Sono proseguiti ieri mattina davanti al gip del tribunale di
Lamezia Terme, Carlo Fontanazza, gli interrogatori di garanzia nell’ambito dell’opera- per condurre veicoli per il trazione “Isola felice” che nei sporto di merci pericolose) e
giorni scorsi ha portato al- di trasformazione di mezzi,
l’emissione di diciassette or- senza far sostenere gli esami
dinanze di cui otto arresti do- ai diretti interessati o senza
miciliari e nove obblighi di di- nemmeno far sostenere il
corso o effettuare i prescritti
mora.
Le diciassette persone collaudi. Tra le persone coinvolte, infatti,
coinvolte, cui
figurano ansi aggiungoProseguono gli
che gli attuali
no altre 144
interrogatori
direttori deldenunciate in
la motorizzastato di liberdelle 17 persone
zione civile di
tà, sono accucoinvolte nel blitz
Reggio Calasate a vario
“Isola felice”
bria e di Catitolo di assotanzaro, il caciazione per
delinquere finalizzata alla po area conducenti, un funcorruzione, all’abuso d’uffi- zionario del medesimo Ente,
cio, al falso ed alla truffa ai titolari e dipendenti di autodanni dello Stato. In partico- scuole e di agenzie di disbrigo
lare, secondo l’accusa, era sta- pratiche con sede a Lamezia,
to creato un vero e proprio gi- Curinga, Praia, Soverato.
Nello specifico, ieri mattiro per rilasciare patenti, certificazioni Adr (obbligatorie na Gennaro Vecchi, titolare di
La difesa: Villella evase la richiesta per il conseguimento di una patente
una scuola guida, accompagnato dal suo legale di fiducia, Domenico Villella, ha respinto ogni accusa dichiarandosi estraneo ai fatti che gli
sono stati contestati, «perché
non partecipe ad alcuna associazione», e facendo pre-
sente al giudice che, all’epoca
di uno dei due episodi che gli
vengono imputati, lui non era
né titolare della scuola guida
né lavorava al suo interno.
Sul secondo episodio, invece,
secondo quanto sostenuto
dalla difesa, lui avrebbe sola-
mente «evaso una richiesta
per il conseguimento di una
patente».
Al riguardo è stato fatto anche notare che sull’episodio
non ci sarebbero né intercettazioni telefoniche tra Vecchi
ed il diretto interessato o
esponenti della motorizzazione, né rapporti di alcun genere, né tantomeno testimoni
(tra cui lo stesso beneficiario
della patente) che lo accusano. Per questi motivi, Villella
ha chiesto per il suo assistito
la revoca della misura cui è
sottoposto Vecchi e, cioè,
l’obbligo di dimora.
Interrogatorio di garanzia
anche per Vincenzo De Sensi,
titolare di una scuola guida, e
del suo collaboratore Achille
Amendola, difesi entrambi
dall’avvocato Giuseppe Spinelli che hanno respinto ogni
FRANCESCO ALTOMONTE
[email protected]
addebito. Anche per loro il legale di fiducia ha chiesto la revoca della misura cui sono
sottoposti e, cioè, gli arresti
domiciliari.
Si è avvalsa, invece, della
facoltà di non rispondere Rosina Sgrò, comparsa davanti
al gip insieme ai suoi avvocati di fiducia, Francesco Gambardella e Giuseppe Spinelli.
Secondo la ricostruzione
fornita dagli inquirenti nel
corso della conferenza stampa con cui in procura sono
stati resi noti i dettagli dell’operazione, le persone coinvolte avevano dato vita ad una
organizzazione cui si rivolgevano, nella maggior parte dei
casi, extracomunitari (tra cui
molti cinesi) che, previo pagamento fino a tremila euro,
ottenevano sia le patenti che i
certificati Adr, per il rilascio
dei quali si presuppone l’aver
seguito corsi di formazione e
nulla osta, o i collaudi per le
auto.
Saveria Maria Gigliotti
SIDERNO
Confiscati beni riconducili
alla cosca Curciarello
SIDERNO (RC) Gli uomini del commissariato di Polizia di Siderno hanno provveduto alla confisca di beni riconducibili al
clan Curciarello. Il provvedimento è stato
emesso dal tribunale, sezione misure di prevenzione. Il nome del clan Curciarello è
strettamente legato all’inchiesta condotta
dalla direzione distrettuale antimafia di
Reggio Calabria denominata “Lettera morta”, nell’ambito dell’omicidio di Gianluca
Congiusta, il giovane imprenditore sidernese assassinato a Siderno il 24 maggio del
2005. Il lavoro investigativo riportò in superficie interessanti novità sul panorama
criminale della Locride.
Per gli investigatori il clan Curciarello stava rialzando la testa, si stava ricostituendo.
Voleva un suo spazio nel panorama mafioso. Il più attivo secondo l’accusa sembrava
essere il presunto mammasantissima del
sodalizio criminale, Tommaso Costa, condannato in primo grado alla pena dell’ergastolo per il delitto del commerciante sidernese.
L’inchiesta-operazione fu avviata dal vice-questore Rocco Romeo, ex dirigente del
Commissariato locale e dal suo vice Francesco Giordano. Condannato alla pena di 25
anni di carcere Giuseppe Curciarello, ritenuto il braccio destro di Costa, che rispondeva di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata al traffico di stupefacenti.
re. lo.
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Santa Tecla
«Niente riscontri
né prove certe»
L’affondo della difesa ieri in aula
nel corso del processo con rito abbreviato
CORIGLIANO (CS)
L’affondo della difesa: assenza di riscontri e
di prove certe, dichiarazioni tardive dei collaboratori e processi in sequenza in cui si sovrappongono ruoli e mansioni all’interno del presunto “locale” di Corigliano. Su questi e altri
elementi ha insistito ieri il collegio difensivo nel
corso delle proprie arringhe dinanzi al gup distrettuale Tiziana Macrì nell’ambito dei giudizi
con il rito abbreviato a carico di 73 imputati dell’operazione antimafia “Santa Tecla”. Non senza prima ricordare, e lo ha fatto l’avvocato Francesco Paolo Oranges in esordio, che mai processo fu più triste di questo che, dal blitz del 21 luglio 2010, ha già fatto registrare il decesso di
tre imputati (Salvatore Mollo, Mario Guglielmello e Franco Straface). L’udienza di ieri si è
protratta fino a sera e ha fatto registrare le discussioni degli avvocati: Roberto Le Pera, Ma-
ria Carmela Guarino, Francesco Paolo Oranges, Locco, Andrea Accoti, Andrea Salcina, Natale Mangano e Giuseppe Bruno. In sintesi, tutti hanno contestato l’impianto accusatorio messo in piedi dai magistrati della Dda, rilanciando poi sull’assenza di riscontri e prove certe che
possano confermare il narrato dei collaboratori di giustizia. Nello specifico, la difesa di Grisolia ha assunto che il proprio cliente fosse costretto a pagare il pizzo a Barilari per evitare
danneggiamenti, mentre l’avvocato Mangano
(che ha anche avanzato istanza di revoca o sostituzione della misura per Francesco Surace)
ha contestato, tra l’altro, la tardività delle dichiarazioni dei pentiti, acquisite non in presenza di un giudice terzo e oltre i tempi previsti.
L’avvocato Salcina (difensore di Osvaldo Di Iuri, Arcangelo Conocchia junior, Filippo Arcidiacono) ha duramente censurato l’impianto accusatorio e giudicato «illogico» il sistema dei co-
Un momento della conferenza stampa che si tenne subito dopo gli arresti il 21 luglio 2010
siddetti «processi in sequenza» (con riferimento a Galassia, Set-up/Big fire, Corinan ecc.) in
cui vi sarebbero sovrapposizioni di ruoli e imputazioni uguali per lo stesso “locale”. Ribadendo che il narrato dei collaboratori, così come le
intercettazioni, è rimasto senza riscontri, il difensore ha sottolineato l’assenza di attività investigativa, anche in riferimento alla vicenda di
Di Iuri (non riconosciuto in aula dal pentito Alfano) per la quale si è detto “amareggiato”. L’avvocato Oranges ha contestato le dichiarazioni
de relato del pentito Alfano nonché le ricostruzioni di Curto e del pm in riferimento alla posizione di Leonardo Antonio Zangaro (accusato
di tenere la bacinella del clan nonché di estorsione) mentre per Azzaro e Nigro (accusati anche di concorso nell’estorsione a Curto) ha sottolineato come i propri assistiti fossero stati rimessi in libertà dopo una lunga carcerazione
quando i lavori erano già quasi finiti. Contesta-
Restano in cella i tre del “branco”
Per il gip di Paola sono recidivi, violenti e fortemente pericolosi
PAOLA (CS) I tre giovani
del famigerato “branco” resteranno in carcere. Lo ha
deciso ieri mattina il giudice
per le indagini preliminari
del Tribunale di Paola, Giuseppe Battarino, che ha condiviso le argomentazioni della Procura della Repubblica
di Paola, diretta dal procuratore capo Bruno Giordano,
ritenendo gli indagati socialmente pericolosi, e rigettando le istanze degli avvocati
della difesa circa la scarcerazione o l’applicazione di misure meno afflittive.
Antonio Imbroinise, Alessio Chianello e Antonio Chianello - i primi due diciannovenni e il terzo ventiseienne
– erano finiti in manette il 9
novembre scorso per il brutale pestaggio del titolare di
una paninoteca a Paola. I tre
ragazzi erano comparsi innanzi al giudice per le indagini preliminari alcuni giorni
addietro, alla presenza degli
avvocati penalisti Gino Perrotta (difensore di Imbroinise e Alessio Chianello), Giuseppe Bruno e Armando Sabato (difensori di Antonio
Chianello). I tre si erano avvalsi della facoltà di non rispondere e il giudice si era riservato di decidere sulle
istanze presentate dalle parti. Dopo due giorni di stop,
determinati dall’astensione
della Camera penale in tutta
Italia, ieri il gip ha reso nota
la propria decisione: Antonio
Imbroinise, Alessio Chianello e Antonio Chianello resteranno in carcere perché reci-
ta poi l’assenza di riscontri per le posizioni di
Luca Cerza e di Antonio Marrazzo (considerato fondatore della consorteria e accusato di
mandare gli ordini dal carcere tramite il figlio),
l’avvocato Oranges ha eccepito il principio del
ne bis in idem per la posizione di Arcangelo Conocchia alias “dottore”, già giudicato in Set-up
sulla base delle dichiarazioni dei pentiti storici.
A tal proposito, il difensore ha ricordato che
Conocchia venne scarcerato nel 2007 dopo una
lunga carcerazione e poi arrestato nuovamente in seguito, quando i collaboratori più recenti avevano già iniziato a rilasciare le proprie dichiarazioni. Analoga situazione per Pietro Longobucco, per il quale la difesa ha rilevato anche
la intempestività del narrato dei pentiti. Le arringhe proseguiranno anche alle udienze di oggi e di domani.
ROSSELLA MOLINARI
[email protected]
operazione “recupero”
L’ex sindaco di Siderno
davanti al gup il 5 dicembre
L’ex primo cittadino Alessandro Figliomeni in manette
Alessio Chianello
Antonio Chianello
divi, violenti e fortemente pe- turati nelle loro residenze,
ricolosi. È questo, dunque, nel rione “Cancello” di Paola.
un primo segnale della giu- Gli uomini del commissariastizia, lanciato ai tre giovani to di pubblica sicurezza di
paolani, sul cui capo pendo- Paola, comandato dal vicequestore agno azioni degiunto Raffalittuose reiteErano finiti
ella Pugliese,
rate, nonon
manette
alcuni
con il supstante preceporto del redenti provvegiorni fa per
parto di polidimenti cauil
pestaggio
di
un
zia giudiziatelari emessi
commerciante
ria, coordidall’autorità
nato
dalgiudiziaria.
Ora l’ultima carta da gio- l’ispettore capo Giuseppe
care è il Tribunale del riesa- Sciacca, hanno acciuffato gli
me, limitatamente alla solo indagati perché accusati dalcarcerazione preventiva e, la Procura della Repubblica
chiaramente, a prescindere di Paola di lesioni personali
da un eventuale processo ed aggravate dalla crudeltà e
una eventuale condanna che, dalla futilità dei motivi. I tre
ove mai dovesse giungere da hanno agito in concorso tra
qui a qualche anno, i tre tor- loro.
nerebbero in cella per sconDurante la conferenza
tare il resto della pena.
stampa dei giorni scorsi, la
I tre paolani sono stati cat- dirigente del commissariato
Antonio Imbroinise
di pubblica sicurezza di Paola, Raffaella Pugliese, ha sottolineato che «i soggetti tratti in arresto hanno agito con
una violenza, un accanimento ed una brutalità inaudita».
Il vicequestore aggiunto e dirigente del commissariato ha
altresì ricordato i trascorsi di
Alessio Chianello e Antonio
Imbroinise, già noti agli inquirenti perché appartenenti a quel “branco” che nell’estate del 2010 si è reso autore di diversi atti di violenza,
tutti commessi nell’arco della stessa notte, nonché la
“tolleranza” mostrata verso
gli aggressori, colpiti in quel
tempo solo da un obbligo di
firma e da un “avviso orale”.
Uno stato di cose che li
avrebbe resi maggiormente
pericolosi.
GUIDO SCARPINO
[email protected]
SIDERNO (RC) L’ex sindaco di Siderno, Alessandro
Figliomeni, davanti al gup di Reggio Calabria, Adriana Trapani, per difendersi dall’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. L’udienza preliminare è prevista per
il 5 dicembre. Quel giorno sfileranno in aula gli uomini
d’onore della famiglia Commisso ammanettati nel blitz
“Recupero”, più di 50 arresti eseguiti dal commissariato di
polizia nel dicembre 2010. L’indagine ha permesso di accertare l’esistenza a Siderno di una società di ’ndrangheta
composta da diverse ’ndrine collegate tra loro. Tra queste,
la ’ndrina Rumbo-Galea-Figliomeni, eterna alleata del clan
Commisso. Era capeggiata da Riccardo Rumbo e Antonio
Galea.
Secondo l’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, la cosca aveva come interesse principale la commissione di estorsioni, il traffico di stupefacenti e il riciclaggio del denaro proveniente da attività illecite.
Le indagini hanno documentato inoltre come molti interessi del clan Commisso si fossero spostati in Canada, dove è
radicato il gruppo facente capo alla famiglia Figliomeni.
Dal quadro investigativo fornito emerge anche l’esistenza
di un’associazione finalizzata alla produzione e al traffico di
droga. Secondo gli investigatori, l’ex sindaco di Siderno,
Alessandro Figliomeni, era un uomo della ’ndrangheta.
«Un santista, che contribuiva a dirigere e coordinare il sodalizio criminale», scrivono gli investigatori.
re.lo.
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il caso
REGGIO C. Cosa ci facevano
300 grammi di oro all’interno della casa circondariale di Reggio Calabria? È questo l’interrogativo al
quale stanno cercando di dare una
risposta gli agenti della Polizia penitenziaria che nei giorni scorsi
hanno ritrovato un consistente numero di collane, anelli, bracciali ed
orecchini. La scoperta è stata fatta
nel corso di una perquisizione effettuata dal personale del Nucleo
investigativo locale, guidato dal
commissario Savina D’Ambrosio,
funzionario insediatosi poco tempo
fa all’interno dell’istituto penitenziario. A rendere noto il ritrovamento della cospicua quantità di
oro è stato il vicesegretario regionale dell’Osapp, Maurizio Policaro, il
Oggetti in oro rinvenuti in carcere
Frutto di qualche refurtiva sono stati scovati nel penitenziario di Reggio Calabria
quale non ha mancato di sottolineare come tale operazione sia stata possibile grazie alla professionalità della Penitenziaria. «Nonostante la carenza degli appartenenti al corpo che sfiora le 7.000 unità e il sovraffollamento della popolazione detenuta cresce a
dismisura, il personale continua a
distinguersi dimostrando professionalità e capacità d’intervento
operativo rendendo servizi alla collettività in ordine alla sicurezza penitenziaria», ha spiegato. Ovvia-
Feriti da un camionista
perché sorpresi a rubare
Cittanova, in manette padre e figlio. Deferito l’autotrasportatore
PALMI (RC) Avevano raccontato di essere stati feriti dai ladri
mentre cercavano di impedire un
furto all’interno di una loro proprietà, in una sera di fine estate.
Avevano raccontato di un’aggressione avvenuta in un ovile e di una
fuga verso l’ospedale di Gioia Tauro per farsi medicare le parti basse
ferite a colpi di fucile. Sembrava un
“normale” caso di furto di bestiame finito nel peggiore dei modi e
invece, dopo le indagini svolte dai
carabinieri di Taurianova e degli
uomini del commissariato di Cittanova, la verità che viene fuori è tutta un’altra storia. Il cinquantaquattrenne Antonio Gerace, pluripregiudicato, insieme al proprio figlio
appena diciannovenne infatti erano rimasti feriti da colpi d’arma da
fuoco al sedere a causa sì di un furto, ma di un furto che proprio la
coppia stava tentando di mettere
in piedi. Una storia complicata
quella scovata dalle forze dell’ordine che alla storia raccontata dai
due feriti ci avevano creduto poco
fin dall’inizio. Troppe le contrad-
PADRE Antonio Gerace
FIGLIO V. Gerace
dizioni tra le due versioni fornite;
contraddizioni che sono venute
fuori nella loro interezza, quando
in questa strana storia da “ladri di
polli”, è entrato anche un terzo uomo, che alle forze dell’ordine si era
presentato di sua spontanea volontà, accusandosi del ferimento avvenuto utilizzando un fucile che non
era regolarmente registrato. Una
storia quasi da ridere se non ci fossero due feriti lievi di mezzo. Tutto era iniziato nell’agosto scorso
quando una telefonata al numero
di pronto intervento metteva in allarme le forze dell’ordine su un ferimento avvenuto in piena notte
nelle campagne di Feudotti, nel comune di Cittanova. Nel successivo
controllo in ospedale a Gioia i carabinieri raccolsero le deposizioni
dei due che raccontarono di avere
sentito rumori provenienti dal
giardino della loro abitazione e di
essere stati poi presi a fucilate dagli ignoti ladri. Dal sopralluogo sul
luogo dell’agguato però i carabinieri capirono però che le cose non
potevano essere andate in quel
modo, visto che nei pressi dell’ovile non fu rinvenuto alcun bossolo.
Contraddizioni spiegate grazie all’intervento di D. V., che poche ore
dopo il ferimento giunse in commissariato per raccontare un’altra
storia. L’uomo raccontò che da diversi giorni era vittima di continui
furti di carburante dal proprio camion parcheggiato davanti casa; e
proprio per questo motivo aveva
deciso di appostarsi, armi in mano,
per controllare la situazione. Poi la
vista dei Gerace che tentavano di
asportare il carburante e gli spari.
Quindi la confessione. Una storia
dove la mafia non c’entra ma che
racconta uno spaccato poco edificante di una guerra tra poveri per
qualche litro del costosissimo carburante che è costato alla coppia
l’accusa di furto aggravato e al terzo uomo un’accusa per detenzione di armi abusive e lesioni personali aggravate.
vimp
tutela ambientale
Discarica di rifiuti pericolosi
sequestrata dalla Finanza
CASSANO (CS) Inquinamento ambientale: una discarica di rifiuti a cielo aperto è stata scoperta dagli uomini della Finanza di Sibari. Si tratta di una estesa area ubicata nei pressi di una cavalcavia alle porte di Cassano allo
Ionio, oggetto da tempo di uno smaltimento
incontrollato di rifiuti speciali. Grazie ad una
specifica attività di sopralluogo, eseguita in
tempi diversi e al contestuale esame delle
mappe catastali interessanti l’area in questione, le Fiamme gialle della Compagnia sibarita, guidate dal capitano Antonio Taccardi,
hanno individuato un’area estesa 6.000 metri quadri, risultata di fatto adibita alla raccolta e al deposito di notevoli quantitativi di rifiuti, anche di natura pericolosa. Tra essi sono
state rinvenute, infatti, centinaia di lastre di
eternit contenenti fibre di amianto, abbandonate in cattivo stato di conservazione e, pertanto, altamente nocive per la salute pubblica
se si considera che le polveri di amianto, elemento caratterizzante tale tipologia di rifiuto,
costituisce una notevole fonte di inquinamento che viene veicolata, in particolare, ad opera del vento ed altri materiali di risulta e sterpaglie di vario genere. L’area è stata sottoposta a sequestro con conseguente interessamento dell’autorità giudiziaria competente
nonché dell’ente pubblico proprietario della
stessa, anche ai fini di una sua successiva bonifica. Non s’arresta dunque l’aggressione al
territorio che continua a registrare tali ferite da
parte di gente senza scrupoli. Nello stesso
tempo non conosce soste l’attività di control-
lo delle fiamme gialle di Sibari che con questa
operazione aggiungono un altro tassello in
quella che è anche questa loro diuturna azione, svolta in ossequio alle normative vigenti
che mirano alla salvaguradia del territorio e alla salute pubblica e, soprattutto dei cittadini,
in una realtà socio-economica difficile qual’è
quella della piana di Sibari.
Leonardo Guerrieri
mente dopo aver scoperto l’oro all’interno del carcere, tutti gli oggetti sono stati repertati, sequestrati e
messi a disposizione del sostituto
procuratore Gabriella Cama, titolare dell’indagine. Gli uomini della
Penitenziaria hanno poi provveduto ad inserire le immagini all’interno del sito internet della Polizia per
permettere al proprietario di poterli riconoscere e riprenderli. Tuttavia, come riferito da Policaro, rimane la situazione di particolare
difficoltà in cui si trovano ad operare quotidianamente gli uomini della penitenziaria costretti a turni
massacranti per assicurare una
presenza costante all’interno delle
carceri e delle aule dei tribunali.
Consolato Minniti
l’interrogatorio
Abusi su minore
Il 37enne grida
al «complotto»
ROSSANO (CS) Si professa innocente e grida al complotto il trentasettenne G.
V., arrestato nei giorni scorsi con l’accusa
di aver tentato l’approccio con un ragazzino di quattordici anni. Comparso ieri mattina dinanzi al gip Letizia Benigno per l’interrogatorio di garanzia, l’uomo ha risposto alle domande dicendosi innocente e
ipotizzando addirittura un tentativo di
complotto nei suoi confronti, per poi riservarsi di ricostruire tutti i fatti e di fornire la propria versione in merito alle accuse che gli vengono contestate. Al termine
dell’interrogatorio la difesa ha chiesto una
misura meno afflittiva (il 37enne è attualmente detenuto in carcere) su cui il gip si
è riservata e si attende la decisione nelle
prossime ore. Il trentasettenne era finito in
manette in esecuzione dell’ordinanza di
custodia cautelare in carcere emessa dallo stesso gip Benigno in accoglimento della richiesta avanzata dalla Procura all’esito dell’attività investigativa condotta dai
carabinieri. Secondo quanto ricostruito
dagli inquirenti, l’uomo, approfittando di
una conoscenza pregressa, avrebbe adescato il quattordicenne con una scusa facendolo salire a bordo della propria auto,
per poi intrattenersi con lui. Ma, ad un certo punto, sono scattate le avances con cui
avrebbe tentato di compiere atti sessuali.
Fortunatamente il quattordicenne era riuscito a sottrarsi al peggio, tornando poi a
casa dove aveva raccontato tutto alla propria madre. Da qui la denuncia sporta immediatamente dalla donna che aveva riferito tutti i particolari ai carabinieri della
Compagnia cittadina diretta dal capitano
Francesco Panebianco. Con l’ausilio di
personale specializzato e con le procedure
della modalità protetta, nell’ambito della
meticolosa attività investigativa, gli inquirenti avevano raccolto anche la testimonianza del minore il quale aveva indicato
il proprio “adescatore”. Raccolti elementi
probatori sufficienti, la Procura aveva
quindi chiesto e ottenuto dal gip l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Non è
il primo episodio del genere che vede protagonista il trentasettenne, accusato di
reati analoghi (per alcuni vi è già stato il
patteggiamento) anche negli anni passati
e non solo sul territorio cittadino. L’ultimo
episodio, in ordine cronologico, risale a
circa due anni fa quando, in seguito ad un
pestaggio di cui rimase vittima, gli inquirenti raccolsero elementi probatori che
consentirono di delineare un quadro indiziario da cui emersero reiterate condotte
moleste nei confronti di un ragazzo di
quindici anni.
ROSSELLA MOLINARI
[email protected]
MERCOLEDÌ 16 novembre 2011 PAGINA 17
l’ora di Reggio
tel. 0965 324336-814947 - fax 0965 300790 - mail [email protected] - indirizzo via Nino Bixio, 34
ASSEMBLEA PENALISTI
VILLA SAN GIOVANNI
Gli avvocati: no
a intercettazioni
preventive
Mezzo milione
per il dissesto
idrogeologico
> pagina 18
> pagina 32
PALMI
LOCRI
Sequestrato
campo di calcio
abusivo
Omicidio Cordì
Via alle arringhe
difensive
> pagina 33
> pagina 37
«Flesca e Barbieri a giudizio»
La richiesta del pm Lombardo per l’ex consigliere comunale e l’imprenditore
«Flesca e Barbieri siano processati». Non ha
dubbi il sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, che ha chiesto nei giorni scorsi il rinvio a giudizio per l’ex
consigliere comunale Manlio Flesca e l’imprenditore Vincenzo Barbieri. Dopo la notifica di
chiusura delle indagini, infatti, adesso arriva l’attesa richiesta. Si tratta di una costola del processo “Meta”, il cui filone più importante si sta celebrando nelle aule del tribunale di Reggio Calabria
e che vede alla sbarra il gotha della ‘ndrangheta
reggina. Come si ricorderà, infatti, Flesca, dopo
essere stato presente all’interno del consiglio comunale con Scopelliti sindaco, nei ranghi del
centrodestra, nella tornata elettorale del 2011
non si è ricandidato. Alla base dell’indagine coordinata dal pm Giuseppe Lombardo, un presunto episodio di corruzione elettorale ed abuso
d’ufficio. Secondo l’accusa, infatti, vi sarebbe stata un’assunzione in cambio di un pacchetto di
200 voti. Nello specifico, l’episodio riguarda l’assunzione della moglie dell’imprenditore Vincenzo Barbieri nella società mista “Reges spa”. In
base a quanto accertato dai magistrati della procura reggina, il posto di lavoro sarebbe stato assegnato dietro un pacchetto di voti ricevuto alle
elezioni comunali. L’episodio si sarebbe verificato nel periodo in cui il consigliere Flesca possedeva la delega alla manutenzione ed ai lavori
pubblici. Nello scorso mese di marzo Flesca venne sentito in procura da Giuseppe Pignatone e
dal sostituto procuratore Giuseppe Lombardo.
L’ex consigliere si difese spiegando che l’assunzione non poteva dipendere da una sua volontà
banca calabrese
UNITA’ CORDONALE
PARTE DA REGGIO
E VA IN CALIFORNIA
Giuseppe Lombardo
Manlio Flesca
ma da quella di altri soggetti. Insomma, Flesca
non avrebbe avuto nessuna competenza per intercedere in merito all’assunzione. Piuttosto la
responsabilità andava ascritta ad altri. Tuttavia
la Procura, dopo aver vagliato il materiale raccolto ha dapprima emesso l’avviso di conclusione indagini preliminari e adesso ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex consigliere comunale e per
l’imprenditore.
L’operazione. Con l’inchiesta “Meta” la Dda
di Reggio Calabria ha fatto luce sugli equilibri
delle ‘ndrine nel periodo successivo alla guerra di
‘ndrangheta. Le accuse per tutti gli imputati del
troncone originario sono, a vario titolo, di associazione a delinquere di tipo mafioso, procurata
inosservanza di pena, favoreggiamento personale, turbata libertà degli incanti, trasferimento
fraudolento di valori, estorsione ed altri delitti
aggravati dall’articolo 7 della legge 203/91, ovvero l’agevolazione delle cosche. Dalle carte dell’indagine è venuta fuori anche una commistione con il mondo della politica che sarebbe stato
condizionato dalla ‘ndrangheta.
Consolato Minniti
«Sarra Fiore deve essere assolto»
“Mozart”, per il pg Arcadi va ribaltato l’esito della sentenza di primo grado
«Assolvere Agatino Sarra Fiore
dal reato a lui ascritto». È una richiesta che ribalta la sentenza di
primo grado quella presentata ieri
dal sostituto procuratore generale
Ezio Arcadi, nei confronti del colonnello della Guardia di Finanza
ed ex comandante provinciale delle Fiamme Gialle di Reggio Calabria, Agatino Sarra Fiore (in foto).
Questi, infatti, in primo grado era
stato condannato ad un anno di reclusione con pena sospesa. L’ufficiale della GdF è imputato nell’ambito del processo “Mozart” che vede alla sbarra diversi imputati accusati, a vario titolo, di un presunto
caso di corruzione. Qualche mese
fa, lo stesso gup Trapani aveva rinviato a giudizio altri sei soggetti che
avevano optato per il rito ordinario. Si tratta di Amedeo Matacena
junior, Martino Politi, Cesare Giglio, Giuseppe Praticò, Giovanni
Tedesco e Graziella Fedele.
Le indagini, avviate dal pm San-
ti Cutroneo, nascono da un presunto caso di corruzione che avrebbe
visto implicato Amadeo Matacena
junior e l’ex presidente Passanisi. Il
magistrato, secondo l’accusa, nell’autunno del 2005, avrebbe accettato la promessa di ricevere 200mila euro al fine di favorire Matacena
ed il suo gruppo nei ricorsi contro
il provvedimento con cui l’ufficio
marittimo di Villa San Giovanni
aveva rigettato la richiesta di accosto della Amadeus spa allo scivolo
“0”. Per Matacena, Politi, Praticò e
Giglio l’accusa è quella di essersi accordati tra loro per distrarre, dai
fondi dell’Amadeus, la somma necessaria a porre in essere l’operazione illecita. Sempre secondo il costrutto dell’accusa, il colonnello
Sarra Fiore, su richiesta della Barbagallo (moglie di Passanisi),
avrebbe abusato dei suoi poteri per
conoscere, attraverso il sistema di
banca dati in uso alle forze dell’ordine, l’intestatario di un’auto utilizzata da soggetti qualificatisi come
carabinieri in servizio antirapina.
In realtà i militari volevano piazzare una microspia sulla Mercedes di
Passanisi. Quegli stessi carabinieri
fermarono il figlio dell’ex presidente del Tar reggino che li stava inseguendo in auto, insospettito dai
movimenti dei militari. E Sarra Fiore avrebbe riferito alla Barbagallo i
risultati venuti fuori dall’accerta-
mento sull’intestatario dell’auto sospetta. Sempre secondo l’accusa,
infine, Giovanni Tedesco avrebbe
detto a Graziella Fedele che nei riguardi di Matacena e Politi si stavano effettuando delle intercettazioni
telefoniche. Una vicenda che è costata al colonnello della GdF un’incriminazione con relativa condanna ad un anno di prigione in primo
grado, ma che ora potrebbe essere
ribaltata alla luce della richiesta della procura generale che ha ravvisato come la condotta di Sarra Fiore
non sia penalmente rilevante e che
il fatto non sussiste. Dopo l’intervento del pg è stato il turno dell’avvocato Giuseppe Napoli (del foro
di Catania) che ha invocato anch’egli l’assoluzione per il militare.
Nel corso della prossima udienza,
prevista per il 23 novembre parlerà l’altro difensore, l’avvocato Armando Veneto e, solo dopo, sarà
emessa la sentenza di secondo grado. (c.m.)
Il logo della Calabria Cord Blood Bank
Da Reggio parte una speranza di vita per pazienti oncoematologici. Lunedì scorso un’unita’ cordonale raccolta nella città dello Stretto ha
raggiunto la California. Si tratta del settimo rilascio, ad uso trapiantologico, effettuato dalla
Ccbb “Calabria Cord Blood Bank”, unica banca della Regione Calabria per la donazione e
conservazione, ad uso solidaristico, dei cordoni ombelicali. L’unità cordonale è stata raccolta a Reggio Calabria, negli Ospedali Riuniti,
dallo staff ginecologico e ostetrico diretto dal
Pietro Vadalà che ha poi inviato le cellule staminali del cordone negli Stati Uniti perché siano trapiantate in un paziente trentenne, affetto da Anemia aplastica severa, in cura al Davis
Cancer Center di Sacramento in California. La
richiesta del cordone appena rilasciato ed inviato in California dunque è la conferma del riconoscimento internazionale che la Ccbb ha
ottenuto. Tutto lo staff della Ccbb ha ringraziato la giovane coppia che ha donato il cordone,
così come tutti i genitori che scelgono di dare
speranza ai tanti pazienti oncoematologici in
attesa di trapianto e le associazioni di volontariato che supportano l’attività di raccolta e contribuiscono a diffondere la cultura della donazione. Un riconoscimento dovuto e un grazie
sentito va ai tanti professionisti sanitari dell’Azienda ospedaliera “Bianchi Melacrino Morelli” che hanno collaborato ad attestare l’idoneità dell’unità raccolta. La calabrese La Ccbb
fa parte della rete nazionale Itcbn (Italian cord
blood network) istituita ai sensi del d.lgs
18/11/2009 e costituita da 19 banche di cordone ombelicale attive sul territorio nazionale e
autorizzate dal Centro nazionale Trapianti e il
Centro nazionale sangue del Ministero della
salute. L'attività delle banche dell'Itcbn è contraddistinta dall’applicazione rigorosa dei requisiti di qualità e sicurezza, introdotti dalle
normative italiane ed europee, relativi alla raccolta, conservazione, bancaggio e rilascio di
unità di sangue cordonale donate a scopo solidaristico e destinate al trapianto.
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Gli avvocati “si difendono”
Iniziativa dei legali in sciopero: no alle intercettazioni preventive
“In difesa della difesa” lo
slogan che accompagna
l’astensione degli avvocati penalisti dalle udienze in tutti i
tribunali del paese. Anche la
camera penale “G. Sardiello”
di Reggio Calabria aderisce all’iniziativa dell’unione delle camere penali attraverso l’assemblea dei penalisti reggini
che ha avuto luogo ieri nella
sala avvocati della corte di appello di Reggio Calabria. Un
importante momento a tutela
del diritto di difesa, un modo
per sollecitare risposte adeguate, una battaglia nell’interesse della giustizia. A dibattere su questi temi il presidente
della camera penale di Reggio
Carlo Morace, il presidente
della camera penale di Palmi
Armando Veneto, il presidente dell’ordine degli avvocati
reggino Alberto Panuccio e il
docente della facoltà di giurisprudenza dell’università Mediterranea Nico D’Ascola.
«Dalle iniziative legislative
degli ultimi anni e dallo spostamento del processo penale
dalle aule di giustizia ai mezzi
Carlo Morace, presidente della camera penale “Sardiello”
di comunicazione – afferma
Morace – viene fuori un messaggio che vede come obiettivi della giustizia penale non
tanto il rispetto della procedura e delle garanzia, quanto la
condanna e la repressione».
«Logica conseguenza – continua – è una distorsione dell’idea di giustizia, non più
un’idea di giustizia equa, imparziale e finalizzata a raggiungere una sentenza giusta,
ma un’idea di giustizia che vie-
ne pervasa da quelli che sono
i sentimenti giustizialisti della
folla, vogliosa di condanne a
tutti i costi». La cultura della
prova lascia lo spazio alla cultura del sospetto secondo il
presidente della camera penale, e questo «determina l’aggressione nei confronti della
difesa». «C’è quasi la pretesa
da parte di chi dirige l’azione
penale – prosegue Morace –
di controllare l’attività del difensore in quello che è un mo-
mento di libertà e di indipen- tesse ricondurre a un avvocadenza assoluta, cioè la scelta to un determinato reato ma la
su come difendere il proprio semplice circostanza di essere
assistito». «Assistiamo inoltre difensore, anche questo lede
quotidianamente – aggiunge l’immagine dell’avvocatura
– alla diffusione delle intercet- portando all’idea che il difentazioni tra assistito e avvoca- sore non sia colui che si pone
to, colloqui tra imputato e di- a tutela delle garanzie ma colui che aiuta il
fensore che
criminale atdovrebbero
Le critiche
traverso
essere riserper la diffusione
un’attività divati vengono
versa da quelinseriti negli
di conversazioni
la tecnica».
atti delle incon
i
propri
Parla di conformative,
assistiti
fusione tra la
spesso senza
conoscibilità
nessuna necessità dal punto di vista pro- dell’atto processuale e la sua
l’avvocato
cessuale e probatorio vengono pubblicazione
catapultati nei provvedimenti D’Ascola: «Gli atti unilaterali,
della magistratura e poi di quelli che non sono passati dal
conseguenza diffusi alla stam- controllo della difesa, che non
pa con un evidente disegno fi- hanno subito quella verifica
nalizzato a screditare l’imma- derivante dalla possibilità delgine del difensore». «Dalla l’imputato e del suo difensore
stampa abbiamo appreso – di smentire, non possono esconclude Morace – l’esistenza sere pubblicati, non perché si
di intercettazioni preventive voglia occultare la verità ma
nei confronti del difensore in perché va impedita la pubbliragione dell’espletamento del- cazione di notizie non ancora
la sua attività, dove non c’era verificate».
Katia Ferrara
un elemento indiziario che po-
Recupero, imputati dal gup
L’operazione “Bene Comune” coinvolse l’ex sindaco di Siderno
In settanta compariranno
davanti al gup Adriana Trapani il prossimo 5 dicembre. È
stata fissata l’udienza preliminare che vedrà davanti al giudice gli imputati delle operazioni “Recupero” e “Bene Comune” eseguita lo scorso anno contemporaneamente da
Carabinieri e Polizia di Stato
nella fascia jonica reggina.
A finire in manette era stato
anche l’ex sindaco di Siderno
Alessandro Figliomeni, accusato di essere un affiliato alla
‘ndrangheta. Nel precedente
mese di luglio nell’ambito della maxi operazione “Il Crimine” era già stato arrestato il
fratello Antonio Figliomeni.
Sono molti gli elementi comuni tra le due retate. Anche “Recupero” e “Bene Comune”
prendono le mosse dalle intercettazioni nella lavanderia
“Ape Green” di Giuseppe
Commisso, diventato personaggio chiave delle indagini.
Nelle discussioni captate si
sente parlare di molti personaggi e dei ruoli che avrebbero ricoperto all’interno dell’organizzazione mafiosa. Sono
state confermate le infiltrazioni e gli interessi delle cosche
reggine in Canada e in Australia. Inoltre sono state colpite
l’articolazione che fa capo alle
famiglie Rumbo-Galea e scoperte altre due famiglie collegate alla ‘ndrangheta: Salerno
e Correale.
Tra i reati contestati a vari
titolo agli indagati ci sono anche estorsioni, danneggiamenti, riciclaffio, traffico di sostanze stupefacenti, intestazione
fittizia di attività economiche
Alessandro Figliomeni
Riccardo Rumbo
a prestanome ma anche l’acquisizione per via diretta o indirette di attività, gli omicidi di
Salvatore Salerno, Agostino
Salerno, Rocco Alì e il tentato
omicidio di Vincenzo Salerno.
Un altro capitolo riguarda anche il mercato della droga gestito dalle cosche della jonica.
L’indagine è stata coordinata
dal procuratore Giuseppe Pignatone, dall’aggiunto Gratteri e dal pm De Bernardo.
polizia municipale
Controlli a tappeto nei negozi
Rilevate irregolarità nel conferimento dei rifiuti degli esercizi
Nell’ambito delle attività operative finaliz- laggi prodotti. Nel corso delle verifiche sono
zate alla tutela del decoro e della igiene del- state accertate 22 violazioni amministrative
la città, personale della Polizia Municipale con l’irrogazione delle sanzioni pecuniarie
ha proseguito nei controlli sul rispetto delle previste dall’ordinanza sindacale in materia.
norme che disciplinano le modalità di con- L’attività di controllo è nata a seguito di preferimento dei rifiuti nel
cedenti servizi di vigilannormale circuito di racza durante i quali erano
colta.
già stati sanzionati alcuIn tale contesto, il perni titolari di attività prosonale del Corpo, asseduttive per abbandono
gnato al Comando di zodi imballaggi su suolo
na Reggio Centro, coorpubblico o nei cassonetdinato dall’ufficiale reti riservati ai rifiuti dosponsabile Rosalba Vemestici nonché da un
nanzio, ha proceduto,
precedente controllo che
nella zona centrale della
aveva portato all’accertacittà (corso Garibaldi, via
mento di ulteriori 21 violazioni amministrative.
Torrione, via San Paolo,
La vigilanza sulle movia Panella e corso Mat- Il comandante Alfredo Priolo
dalità di conferimento
teotti), al controllo di 39
dei rifiuti, informa la poattività produttive per
verificare il rispetto, attraverso la stipula di lizia municipale, continuerà anche nei prosapposita convenzione con ditte autorizzate, simi giorni e sarà estesa a tutto il territorio
delle procedure di smaltimento degli imbal- comunale.
Niente parcheggi
Panuccio scrive
al sindaco Arena
Gli avvocati protestano
anche per i parcheggi al
Cedir. Nel piazzale oggi
non sarà possibile parcheggiare, come segnalato da ieri, a partire dalle 7
e fino alle 16. Il presidente
dell’Ordine degli avvocati,
Alberto Panuccio, lamenta che «rimangono inascoltate le istanze rivolte
ad alleviare i gravi disagi
dell’avvocatura e della generalità degli utenti per le
difficoltà dei parcheggi al
Cedir». Ha scritto al sindaco Demetrio Arena
chiedendo la revoca dell’ordinanza oppure che «la
loro esecuzione sia spostata in orari compatibili e rispettosi con le esigenze di
tutti gli utenti del servizio
giustizia».
cronaca
Arresto dei carabinieri
per atti persecutori
Un uomo è stato arrestato dai carabinieri nella
giornata di lunedì per il
reato di atti persecutori. Si
tratta di T. D. di 50 anni.
Nei suoi confronti è stato
emesso un provvedimento
dal Tribunale di Reggio Calabria. A operare l’arresto
sono stati i carabinieri della Stazione di Reggio Calabria – Modena.
posti di lavoro in cambio di voti
Corruzione aggravata
Nuovi guai per Rappoccio
Nuovi guai per il consigliere regionale Antonio
Rappoccio. Nei giorni scorsi la Procura, infatti, ha notificato un nuovo avviso di
conclusione indagini con
cui contesta al politico del
Pri il reato di corruzione
elettorale aggravata. In
precedenza per lui vi era
solo l’accusa di corruzione
elettorale. Secondo i giudici l’aggravante è da ravvisarsi poiché Rappoccio
avrebbe ottenuto il consenso elettorale in maniera
fraudolenta. Ma l’altra novità che viene fuori dall’avviso di conclusione indagini è che altri soggetti sono
indagati per aver agito in
concorso con il consigliere
regionale. Una sorta di
nuovo troncone dell’indagine, dunque, che vede im-
plicate altre persone per le
quale si procede separatamente. Il cosiddetto “caso
Rappoccio” nasce da una
denuncia presentata dall’ex presidente del consiglio comunale Aurelio
Chizzoniti riguardante un
caso di corruzione elettorale del quale Rappoccio si
sarebbe reso protagonista
attraverso la promessa di
posti di lavoro in cambio di
voti per le diverse tornate
elettorali. Ora, dunque, i
magistrati della procura
reggina stanno tirando le
fila dell’inchiesta che, a
quanto pare, promette delle nuove sorprese anche
per i “soci” di Rappoccio.
Intanto pende ancora davanti alla procura generale
la richiesta di avocazione
dell’indagine.
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«Il ricordo
di un grande
uomo di Stato»
La Lega navale nel “Premio De Grazia”
Laura Violi per la tesi in biologia marina
Un ricordo grande quanto il mare. È quello
che da quel maledetto 13 dicembre 1995, data
della sua misteriosa morte, viene nutrito nei
confronti di Natale De Grazia, capitano di lungo corso medaglia d’oro al valore di Marina per
il suo impegno nelle indagini volte alla ricerca
della verità sulle cosiddette “navi dei veleni” e
soprattutto per il sacrificio della sua vita persa
per difendere la legalità e l’ambiente. Un ricordo che, ieri pomeriggio a palazzo Foti, è stato
rinnovato dalla Lega navale italiana attraverso
la terza edizione del premio “Natale De Grazia”.
Un premio indissolubilmente legato al mare e
alla sua cultura e quest’anno consegnato a Laura Violi. L’incontro, introdotto dai saluti del presidente della Lni Reggio Rosario Ventura, è stato aperto dal ricordo di De Grazia ad opera di
Alessandro Nicolò, Peppe Raffa e Demi Arena.
Più istituzionali, quelli compiuti dal vicepresidente del consiglio regionale («È stato un grande uomo di stato morto in circostanze misteriose, il suo sacrificio, non sia fine a se stesso») e
dal presidente della Provincia («Occorre ricordare la sua persona, tenere vivo il suo operato
e fare chiarezza su una morte che desta perplessità». Più personale, invece, quello del sindaco:
«Con Natale ho passato anni di gioventù indimenticabili di condivisione dell’amore per vela
e mare». La figura di De Grazia è stata evocata
anche dal comandante della Guardia costiera
Vincenzo De Luca («Dobbiamo tenere sempre
presente il suo sacrificio per legalità e Stato») e
dal presidente nazionale della Lni Francesco
Paoli («È stato un uomo che ha dato il massimo che si poteva dare alle istituzioni servendo
la Nazione con impegno e professionalità: il suo
spirito di servizio sia un esempio per tutti»).
Nel segno di De Grazia è stato conferito il riconoscimento 2011, consistente in una targa e in
un premio studio. A vincerlo, introdotta dal
componente del direttivo della Lni Reggio Francesco Foti e premiata dalla vedova Anna Vespia, come detto, è stata Laura Violi, ventottenne reggina autrice di una tesi di laurea specialistica in Biologia ed ecologia dell’ambiente marino all’Università di Messina, valutata 110 e lode e vertente su un’analisi ecotossicologica, chimica e fisica del tratto costiero Punta
Pellaro-Brancaleone. Inoltre, il delegato della
Lni Calabria Sud Valerio Berti si è anche soffermato sul ruolo dell’associazione nel rafforzare
il rapporto fra Reggio e un mare che può essere risorsa. Ed è proprio in quest’ottica che è stato anticipata un’iniziativa sinergica fra la Lni di
Reggio e Angelo Marra finalizzata ad una vela
a portata di tutti. «La vela è uno sport completo fisicamente e formativo umanamente. Deve
essere aperta a tutti – ha detto Marra – questo
progetto non guarda solo ai disabili, ma è rivolto anche a bambini ed anziani. E vuole essere
una risorsa per il territorio: si potrebbe creare,
come a Trieste, un polo al Sud che, curato dalle leghe navali dello Stretto, potrebbe portare
sviluppo sulle due sponde».
cis calabria
Vocabolario, la nuova edizione
“Il dialetto reggino” di La Face, arricchito rispetto al precedente
La nuova edizione del vocabolario “Il dialetto reggino”, a cura di Giuseppe La Face, si è arricchita notevolmente rispetto alla precedente. Ricordando tutta la Reggio post-terremoto, recuperando il linguaggio della sua giovinezza e svolgendo nuove ricerche sulle opere
letterarie, l’autore ha potuto mettere a disposizione del lettore 4.900 lemmi, rispetto ai
precedenti 2660, e c’è una parte tutta nuova
in cui si traduce dall’italiano al dialetto reggino. L’opera è stata presentata alla biblioteca
De Nava da Rosita Loreley Borruto, del Centro internazionale scrittori della Calabria: «La
nostra associazione è impegnata a richiamare l’attenzione sui nostri letterari, poeti che
mantengono la memoria popolare e le tradizioni del passato, quindi anche l’uso del dialetto nei bellissimi componimenti in versi».
Alla ricerca di La Face ha dato un notevole
contributo Paola Radice Colace, docente all’Università di Messina: «Pur partendo dalle
ricerche di Rohlfs e di Giovanni Malara, la tipologia di fonti e la metodologia da lui utilizzata (con l’ausilio delle mie osservazioni) alla
fine hanno prodotto un’opera che, grazie al-
MARCO COMANDÈ
[email protected]
giochi e balocchi giochi e balocchi giochi e balocchi giochi e balocchi giochi e balocchi giochi e balocchi
LUCA ASSUMMA
[email protected]
c
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n
e
n
e
w
s
l’entusiasmo dilettantesco, consegna alla città uno spicchio di storia altrimenti perduto.
In qualche caso i lemmi sono arricchiti da
illustrazioni grafiche, soprattutto per gli oggetti e arnesi del mondo perduto, e per i processi di produzione ormai archeologici, in
quanto abbattuti e relegati nel dimenticatoio
dalla rivoluzione industriale e dall’economia di
massa».
La relatrice ha quindi ricordato come
«mentre si faceva la nuova Europa, l’Ue aveva emanato la D.C.E. 32, in cui si esaltavano i
ruoli delle minoranze linguistiche. Personalmente, sono stata nominata direttore di questo progetto per la Calabria, negli atti dei convegni organizzati sul tema ho scritto un articolo, “Verso l’Europa con la propria identità”.
Il fatto di essere giunti ad avere una lingua nazionale è senz’altro un successo, che non deve mettere in secondo piano la cultura e le specificità dei dialetti nei singoli territori».
Giuseppe La Face, nel ricordare l’impegno
personale al recupero del dialetto nativo, si è
chiesto cosa fosse «questa attenzione verso il
dialetto, quali le aspettative? Intanto chiarire
per me cos’è la città. L’opera parte con una
condizione particolare, la popolazione e il linguaggio nei secoli, l’assuefazione ai soprusi altrui, i segni di chi ha profondamente sofferto:
l’invasione dei Normanni, la rivolta per il capoluogo, la mafia».
Divertimento
con le biglie
E’ un segmento di storia che ha segnato
l’infanzia di più generazioni, facilmente
estrapolabile dai cassetti della memoria. A
trasportarci in una dimensione senza tempo, stavolta è il “gioco delle perle di vetro”,
comunemente dette biglie, definito anche
"fonta" o "rianeddhu". Un’attività che richiedeva rigore e precisione. L’abilità di tiro aveva il potere di decidere le sorti dei partecipanti. In palio c’era un’intera reputazione,
guadagnata o persa. Un gioco universale e
duttile che conferma l’antico adagio popolare ‹‹paese che vai, usanza che trovi››, effettuato, dapprima, con palline di terracotta
colorate "fai da te", ricavate mettendo a cuocere la creta nel forno di casa. Dal XVIII al
XX secolo, invece, erano di marmo sino a
essere sostituite da biglie di acciaio o vetro
colorato, a spicchi. Un passatempo vetusto
MULTISALA LUMIERE
SALA DE CURTIS
SALA SORDI
SALA DE SICA
Il re Leone in 3d
alle 17 - 19 - 21
segue
Lezioni di cioccolato
alle 22.30
Immortals 3d
alle 17.45 - 22
Lezioni di cioccolato
alle 16 - 18.10 - 20.20
segue
Warrior
alle 22.30
noto in Egitto e a Roma, prima dell’era cristiana e ritenuto sin da allora un’evasione
rispetto ai compiti di scuola. A dimostrarlo,
è un poema anonimo del 1600, in cui è tracciato il profilo di uno scolaro inglese, autentica “nullità in sintassi, ma esperto in biglie”.
Sono una miriade i giochi che queste sfere
cristalline consentono di effettuare.
NUOVA PERGOLA
The Tomorrow Series: il
La peggior settimana
domani che verrà
della mia vita
alle 18.10- 20.20 alle 17.00 - 18.45 - 21 22.30
23.00
SALA MASTROIANNI
Il più conosciuto, alle nostre latitudini, è
quello delle "tane". Occorre preparare cinque cavità nel terreno, in modo da formare
un quadrato con un punto centrale, che ha
valore doppio rispetto ai quattro estremi e
tentare di spedire la pallina in una di esse.
Il punteggio è assegnato tenendo conto
dei centri realizzati e del relativo valore. Una
variante diffusa consiste nel colpire la biglia
con il pollice o l’indice, cercando di entrare
in buca. Chi ci riesce, ha il sacrosanto diritto, con un tiro successivo, di mirare le altre,
ponendosi presso una biglia avversaria e lasciando cadere la propria dall’altezza del torace.
Se l’impresa va a buon fine, acquisisce anche quella altrui, altrimenti passa la mano
agli altri concorrenti. Ulteriore diversivo è
disegnare per terra, con il gesso, almeno due
cerchi concentrici. Ciascun giocatore pone al
centro un numero uguale di biglie, provando a toccare una di quelle all’interno della figura più piccola. In caso di vittoria, la sfera
colpita è sua.
Tatiana Galtieri
CINEMA AURORA
One day
alle 16- 18.10 - 20.20
2230
CINEMA ODEON
I soliti idioti
Spettacoli alle 18- 20 22
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L O C R I D E
La Città del Sole parla stilese
A Gerace la traduzione dell’opera campanelliana da parte di Bruzzese
GERACE
La presenza di personaggi impegnati nella divulgazione e promozione della cultura calabrese ha
fatto da corollario alla presentazione della traduzione in stilese di
quello che è l’opera più conosciuta di Tommaso Campanella, “La
città del sole”.
L’evento si è tenuto lo scorso sabato presso la sala consiliare del
Palazzo municipale di Gerace. Il
famoso borgo della Locride è stato, di fatto, considerato il luogo
adatto per lo svolgimento dell’appuntamento in quanto «può essere considerato, per storia e cultura,
gemello di Stilo, oltre che per l’entusiasmo con cui l’amministrazione comunale ha deciso di accogliere l’iniziativa», ha messo in evidenza il curatore della traduzione
in dialetto stilese, Giorgio Bruzzese.
Nel prendere la parola, per i rituali saluti d’apertura, il primo cittadino, Giuseppe Varacalli, ha focalizzato l’attenzione su due punti
che ha ritenuto elementi portanti
del lavoro condotto dall’autore. Secondo Varacalli «bisogna, innanzitutto evidenziare come l’idea di
tradurre un classico della nostra
letteratura in un dialetto locale ha
permesso di conferire nuova linfa
allo stesso, contribuendo notevolmente all’attività di conservazione
della cultura calabrese. Inoltre, la
“Città del Sole” porta alla ribalta
degli argomenti di fortissima attualità in una società in cui il bene
comune dovrebbe ritornare al centro dell’agire di tutti».
L’opera meritoria svolta da
Bruzzese è stata messa in eviden-
Numeri utili
Locri in piazza
per festeggiare
San Martino
Un momento della presentazione del libro
za da tutti i relatori che hanno in
gran parte focalizzato i loro interventi sull’importanza di far rivivere la letteratura in lingua dialettale, soprattutto, tra le nuove generazioni che solo così possono
aprirsi al mondo globale mantenendo però salde le proprie radici
di provenienza. Questo in sintesi il
pensiero espresso da Maria Spagnolo, coordinatrice dell’evento, la
quale ha ribadito come «il dialetto
stilese ha dato un valore aggiunto
all’emblematica opera di Campanella conferendole una sonorità
del tutto congeniale».
Domenico Staltari, presidente
dell’associazione Nazionale Poeti
e Scrittori Dialettali, si è soffermato invece sull’importanza di non
perdere l’abitudine di scrivere in
dialetto perché «questo conferisce
quell’ossigeno indispensabile alla
sopravvivenza dello stesso».
«Un dialetto caratterizzato da
fonemi saporosi e da termini simpatici che però ben si prestano a
descrivere la realtà in modo diretto ma gradevole», è stato, quindi,
utilizzato da Bruzzese nella sua
traduzione in stilese della “Città
del Sole”, come espresso dal Salvatore Licciardello, che in qualità
di docente universitario di Filosofia, ha cercato di esporre ai presenti i punti salienti su ci si fonda il
pensiero di Campanella.
Su questo aspetto si è soffermato anche il direttore della “Riviera”, Pasquino Crupi, il quale ha
simpaticamente rifiutato i ringraziamenti che Bruzzeze gli ha rivolto ritenendo che «sia un dovere
per tutti gli uomini che come lui
operano nella cultura cercare di
scovare e incentivare tutti coloro
che con la loro arte contribuiscono
ad arricchire la civiltà letteraria calabrese».
Federica Franco
Un messaggio contro le mafie
Roma, in scena il “Taranta Festival” ideato da Galloro
SIDERNO
Dalla Calabria arriva a Roma la
“cura dalla Tarantola”. E’ il “Taranta Festival”, dedicato alla tradizione
della “viddhaneddha”, la taranta calabrese, al via giovedì prossimo al
Teatro Centrale: tre serate di balli e
concerti a cura dell’associazione
“Calabria Day”. Sul palco del teatro
di piazza del Gesù, dalle 21,30, si esibiranno gruppi portavoce della tarantella calabrese come “Hantura”
giovedì, Mimmo Cavallaro e Cosimo Papandrea il 2 dicembre e i “Kalamu” il 15. «E’ un’occasione per far
conoscere nella Capitale una delle
tradizioni della cultura popolare calabrese, un ritmo che scorre nelle radici più profonde di questa terra ma
anche una forma di protesta culturale, un preciso messaggio contro
tutte le mafie - spiega l’ideatore e
promotore del progetto Nicola Galloro, consigliere provinciale di Roma e calabrese doc - Non tutti sanno che fino a pochi anni fa, in Calabria, la taranta era considerata un
ballo ad esclusivo appannaggio della ‘ndrangheta, con la ritualità e gestualità simile a quella di un codice
mafioso. Prima delle danze si delimitava lo spazio circolare, entro cui
il ballo doveva aver luogo, che stava
a rappresentare il villaggio, il paese
o il rione. Finalità era la simbolica
conquista ed il predominio di quel
territorio». A dirigere le danze era il
capo carismatico: l'uomo di maggior
“rispetto”, il "mastru d'abballu" (il
maestro di ballo), che si disponeva
al centro del cerchio e, dopo i primi
accenni di danza, si dirigeva verso
gli spettatori fra i quali sceglieva il
compagno o la compagna con un
gesto lento e spavaldo ed un lieve
inchino, dopo aver salutato, toccandosi la fronte con le dita ripiegate
della mano destra; dopo qualche giro si avvicinava al pubblico e invitava un altro ballerino a sostituirlo.
Non ci si ribellava alla direttive
espresse del “mastru d'abballu” ma
le si accettava. «La taranta, il ballo
della 'ndrangheta per affermare il
carisma di questo o quel capo mafia,
negli anni ’60 venne abbandonata,
i giovani quasi se ne vergognavano,
ora i calabresi si stanno riappropriando di questa danza collettiva, e
travolgente, rivisitata nel suo significato originario che l'accomuna a
quella salentina – epiloga Galloro –
il ritmo terapeutico con il battito del
cuore espresso dal tamburo che, iterativo e ossessivo, porta quasi alla
trance e all'estasi, consentendo di
esteriorizzare ansie, crisi e depres-
Il promotore Nicola Galloro
sioni, ribellarsi, reagire ed elaborare una trasformazione». La “Taranta”, da danza tribale della 'ndrangheta, verrà ballata contro le mafie
e qualsiasi forma di oppressione ed
impedimento alla crescita ed al
cambiamento: il ballo diventa così
simbolo di liberazione, danza catartica che risponde al bisogno di
emancipazione dalla sottocultura
criminale, ma anche di riscoperta e
rilancio di preziose diversità culturali del nostro meridione.
Antonio Baldari
Trionfo di gusto ed una
piazza dei Martiri gremitissima per l’iniziativa
“San Martino in Piazza”
svoltasi a Locri venerdì 11
novembre per celebrare la
popolare festa all’insegna
dell’allegria rievocando
antichi sapori e tradizioni.
,La manifestazione organizzata dall’amministrazione comunale di Locri e fortemente voluta
dall’assessore alle attività
produttive, Michele Ratuis in collaborazione con
il laboratorio di formazione politica giovanile “Locrinsieme per crescere”, si
è svolta in sinergia con
l’operato dello studio di
Creazioni Artistiche e
Consulenze Marketing e
Comunicazione “Seven” e
dal gruppo di artisti e artigiani “Sosteniamo le nostre tradizioni”.
La principale piazza cittadina è stata animata fin
dal primo pomeriggio con
giochi ed intrattenimenti
organizzati dai giovani
dell’associazione di promozione sociale locridea
Civitas Solis, ma soprattutto da artisti, artigiani e
chef della Locride che
hanno esposto in stand,
vari prodotti artistici e abbondanti specialità enogastronomiche della nostra terra.
Tra i tanti professionisti
dell’artigianato antico, artigiani del legno, pelle e
rame, bigiotteria, corredi,
abbigliamento, giocattoli
artigianali, ceramiche artistiche e manufatti hanno presentato in piazza le
proprie realizzazioni artistiche.
A tal proposito, l’iniziativa si è affermata come
vetrina espositiva, importante manifestazione di
valorizzazione delle tradizioni e della cultura enogastronomica del territorio. Ma ha rappresentato
soprattutto un’occasione
di incontro ed aggregazione collettiva per l’intera
cittadinanza locridea grazie alla divertente atmosfera creata in serata dalla degustazione dei prodotti tipici, del vino novello delle cantine locali e
dalla lettura di opere di
satira calabrese, barzellette e novelle recitate in dialetto con accompagnamento musicale che, rievocando antichi vizi, usi e
costumi calabresi, hanno
offerto ai numerosissimi
presenti un piacevole ed
esclusivo percorso di arte,
gusto e tradizione.
Rita Maria Stanca
* BIBLIOTECHE
ANTONIMINA
Biblioteca Comunale
Via Roma - Tel. 0964 312000
ARDORE
Biblioteca Comunale "R. Scordo"
Via Manzoni - Tel. 0964 620038
BIANCO
Biblioteca Comunale
Via Margherita - Tel. 0964 731185
BIVONGI
Biblioteca Comunale
P.Zza Municipio - Tel. 0964 91102
BOVALINO
Biblioteca "Mario La Cava"
Via Xxiv Maggio - Tel. 0964 61766
CAULONIA
Biblioteca Comunale
P.zza Seggio - Tel. 0964 861002
GERACE
Biblioteca Comunale
P.Zza Del Tocco - Tel. 0964 356001
GIOIOSA JONICA
Biblioteca Comunale
Palazzo Amaduri - Tel. 0964 51505
LOCRI
Biblioteca Comunale
Via Napoli Tel: 0964 232451
Biblioteca Archivio Di Stato
Via Matteotti, 1 - Tel. 0964 232451
MARINA DI GIOIOSA
Biblioteca "M. Pellicano Castagna"
Piazza Dei Mille - Tel. 0964 415178
MARTONE
Biblioteca Comunale “Orazio Lupis”
Via Mercato coperto - Tel.0964 51356
PAZZANO
Biblioteca Comunale
Via Municipio - Tel. 0964 731090
PORTIGLIOLA
Biblioteca Comunale
Corso Roma - Tel. 0964 365002
RIACE
Biblioteca Comunale
P.Zza Del Popolo - Tel. 0964 733002
ROCCELLA JONICA
Biblioteca Comunale
Via Municipio - Tel. 0964 84227
SAN LUCA
Biblioteca Comunale
Corso C.Alvaro - Tel. 0964 985343
SIDERNO
Biblioteca "Armando La Torre"
Via Turati - Tel. 0964 345111
STIGNANO
Biblioteca Comunale
Piazza S. Pietro - Tel. 0964 772040
STILO
Biblioteca Comunale “T. Campanella”
Piazza Theresti - Tel. 0964/776006/07
* MUSEI
LOCRI
Museo Naz. Di Locri Epizefiri
Contrada Marasà Tel. 0964 39003
Raccolta Privata Scaglione
Tel. 0964 20207 - 0964 20344
Fondazione “Nosside”
Palazzo Nieddu - Tel. 0964 29268
GIOIOSA JONICA
Museo D’Arte Naturale C/O Palazzo
Amaduri Tel. 0964 51536
MAMMOLA
Museo D'arte Moderna "S. Barbara"
Via S. Barbara Tel. 0964 414220
MONASTERACE
Antiquarium C.da Campo marzo
Tel. 0964 735154
STILO
Museo di Archeologia Industriale
P.zza S.G.Theresti Tel.0964/776006/07
GERACE
Museo Diocesano
via Duomo Tel. 0964 356323
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calabria
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C O S E N Z A
Due riunioni per uccidere Bruni
Dedato: «La moto usata dai killer era la stessa impiegata nel delitto Cara»
tabile, salvo poi fare confuL’omicidio di Francesco di cui Dedato sostiene di aver
sione tra le due dinamiche
Bruni alias “Bella bella” sa- avuto cognizione diretta.
rebbe stato pianificato nel C’era anche lui a quelle due
omicidiarie. Spigolature, o
corso di due riunioni. «La riunioni in cui si decise di
forse no.
prima a Cassano, a casa del scavare la fossa a “Bella bella”
A deciderlo saranno i giupadre di Dentuzzo, la secon- «Alla seconda non partecipò
dici. Fatto sta che con questo
da nell’abitazione di Aldo Lanzino». Proprio lui, allo
episodio, si è conclusa
Chiodo». A dichiararlo, ieri, stato latitante da tre anni, era
l’udienza, poi aggiornata al
è stato il pentito Vincenzo contrario a quel conflitto, inprossimo 6 dicembre. Quel
Dedato, ex contabile del clan nescato suo malgrado dagli
giorno, si riprenderà ancora
eventi. Al suo
Lanzino che
con Dedato per parlare delnome,
però,
dal 2007 coll’agguato al vecchio padrino
I due summit
è legato uno
labora con la
Tonino Sena. Un episodio sul
preparatori
dei principali
giustizia. La
quale il collaboratore sostienodi dell’inscena
era
ne di essere ben informato,
si sarebbero
CRIME SCENE La scena del
chiesta. “Maquella
del
dal momento che lui stesso,
svolti a Cosenza farda”, infatcrimine di via Popilia dopo il
processo
prima dell’omicidio, avrebbe
e Cassano
delitto Bruni e Vincenzo Dedato agito da intermediario per
ti, sosteneva
Terminator
che fosse lui,
III, ovvero
tentare di convincere il suo
l’inchiesta che oltre all’affaire Ettaruzzo, uno dei due killer lo, lato passeggero. Il pentito offerto un’ulteriore versione bidito ulteriormente le ac- ex capo (negli anni ’70 gli
Bruni tenta di far luce sulle in sella a una moto enduro lo spiegò in un verbale d’in- dei fatti. A suo dire, a uccide- que, sovrapponendo i ricor- aveva fatto da autista persouccisioni di Primiano Chia- che il 28 luglio 1999 attesero terrogatorio, salvo poi rettifi- re Bruni sarebbe stato Presta, di tra il delitto Bruni e un al- nale) a recedere dal proposirello e del boss Tonino Sena, Bruni all’uscita del carcere di care in aula durante il proces- stavolta in compagnia del de- tro crimine avvenuto nello to di mettersi in affari con
consumate tutte nello stesso via Popilia, per poi abborda- so, indicando in Mario Gatto funto Carmelo Chirillo. Sul stesso periodo: l’eliminazio- Bruni e soci. Un tentativo,
periodo, a cavallo tra il 1999 re la Mercedes su cui viaggia- e Franco Presta il comman- punto, dunque, regna un po’ ne di Giacomo Cara. «La mo- però, andato a vuoto.
e il 2000. Una scia di sangue va in compagnia di un amico do omicida. Via Lanzino, di indecisione. Anche perché to utilizzata era sempre la
MARCO CRIBARI
che, secondo gli inquirenti, e crivellare di colpi l’abitaco- dunque. Ieri, però, Dedato ha lo stesso Dedato ha poi intor- stessa» ha precisato l’ex [email protected]
era finalizzata a stroncare le
velleità di Bruni e Sena, all’epoca intenti a formare un
l’udienza
nuovo gruppo delinquenziale forti dell’appoggio della famiglia Pesce di Rosarno. Da
qui, dunque, la reazione dell’altro clan cosentino, quello
“tradizionale”, di cui lo stesso
Dedato avrebbe fatto parte
con un ruolo apicale. Poco o
nulla, però, l’ex contabile ha
riferito a proposito della
nel marzo del 1985 sul viale citta- troppo la mano. Ora, però, l’apmorte di Chiarello.
dino che oggi porta il suo nome. pello presentato dalla Dda e soCOSMAI
Per la cronaca, si tratterebPer quel crimine, oggi è sotto ac- stenuto dalla Procura generale,
Il direttore
be della prima vittima di
cusa solo il presunto mandante mira proprio a cancellare queldel carcere
quella guerra che i cosentini
Franco Perna, mentre gli esecu- l’attenuante. Un discorso che,
di via Popilia
di Lanzino avrebbero comtori materiali (i pentiti Dario e probabilmente, Facciolla non
ucciso nel 1985
battuto insieme al clan dei
Nicola Notargiacomo e il defun- estenderà a tutti gli imputati, ma
Il
suo
è
uno
dei
nomadi di Cassano (guidati
to Stefano Bartolomeo) sono già solo a parte di essi. Al riguardo,
delitti su cui
da Francesco Abbruzzese
però, dati più
stati processati e
oggi tenta
detto “Dentuzzo”) e ai rossaprecisi li sapreassolti per quei
In
primo
grado
di far luce
nesi di Nicola Acri al secolo
mo soltanto oggi,
fatti e ora non soquattro
ergastoli
il maxiprocesso
“Occhi di ghiaccio”, non a casalvo imprevisti
no più giudicabiMissing
so tutti imputati nell’odierno
dell’ultima ora
li. Proprio Perna,
e una sfilza
processo. L’altro alleato, peche non facciano
invece, è uno dei
di condanne
rò, era il gruppo dei rom del
slittare in extrequattro uomini
ultraventennali
capoluogo, all’epoca guidati
mis lo showdown
condannati alda Franco Bevilacqua (“Frandell’accusa. Dopo
l’ergastolo al terco i Mafarda”), oggi anche lui
Tappa fondamentale quella di serie di omicidi del passato. Un mine del primo grado di giudizio. Facciolla comunque dovrebbero
pentito. E proprio a Mafarda
oggi per il maxiprocesso Missing, elenco che si apre con l’uccisione Un destino identico a quello di iniziare le arringhe difensive, a
si devono le informazioni sulgiunto al secondo grado di giudi- del piccolo Pasqualino Perri Gianfranco Ruà, Romeo Calvano patto che la Corte non decida di
la macabra morte di Chiarelzio. A Catanzaro, infatti, dovreb- (1977) e che si chiude con l’elimi- e Pasquale Pranno. All’epoca, in- riaprire il dibattimento per ascollo, pervenute in seguito a Debe concludersi la requisitoria del nazione di Ennio Serpa (1994). fatti, il quartetto non poté usu- tare ancora una volta i collaboradato. L’uomo, infatti, sarebbe
pg Eugenio Facciolla. C’è grande Nel mezzo, una serie di morti fruire delle attenuanti generiche tori di giustizia. Proprio loro erastato attirato con un tranello
attesa, dunque, per conoscere le ammazzati, trenta in tutto, che riconosciute invece agli altri im- no stati croce e delizia del primo
in una stalla di Cassano, uccirichieste di pena che l’accusa ha secondo la Dda rappresentano putati che se la cavarono con con- processo poiché da soli rappreso a colpi di mitraglietta e poi
formulato nei confronti degli ol- l’elenco dei caduti di ben due danne ultraventennali. La lonta- sentavano più di un terzo sul tofatto a pezzi. A tutt’oggi il suo
tre 50 imputati, quasi tutti orga- guerre di mafia combattute in cit- nanza nel tempo dei crimini in tale degli imputati. Tra questi,
corpo non è stato ancora rinici ai due vecchi clan un tempo tà nell’arco di vent’anni. Una lista questione e il fatto che, nel frat- spiccano i nomi dell’ex boss
trovato. Notizie apprese per
contrapposti (Pino-Sena da una in cui trova posto anche il caso di tempo, molti di loro avessero Franco Pino, di Franco Garofalo
“sentito dire”, dunque, a difparte e Perna-Pranno-Vitelli dal- Sergio Cosmai, il direttore del cambiato vita, aveva convinto i e dei fratelli Giuseppe e Franceferenza dell’omicidio Bruni
l’altra) e oggi alla sbarra per una carcere di via Popilia trucidato giudici cosentini a non calcare sco Saverio Vitelli. (mcr)
Missing, oggi le richieste di pena
Atto finale della requisitoria di Facciolla al maxiprocesso d’appello
la curiosità
Trovare l'auto rubata in piena zona residenziale, è possibile. Ancora meglio se parcheggiata elegantemente “al sicuro” dentro il
cortile. Il manuale elencherebbe zone fuori
mano, strade e vicoli bui, periferia e invece
tutto cambia. La zona è quasi centrale e il posto tra i più impensabili. E' successo lunedì
sera nel quartiere “Macchiabella” all'altezza
delle scuole superiori. I residenti del palazzo
hanno visto giungere la polizia intorno alle
20, mostrando tutto il loro stupore per quella visita a sorpresa. L'auto - di cui ne era stato denunciato il furto sabato notte - era parcheggiata all'interno del cortile, distanziata
Ladri “gentiluomini” rubano l’auto
e la parcheggiano in un cortile
dalle altre appartenenti ai residenti. «Probabilmente è stata lasciata nel momento in cui
entrava o usciva qualcuno dal cancello scorrevole, ma non ci siamo accorti di niente» dichiarano i proprietari della cooperativa Butterfly, mentre il carro attrezzi porta via la
Nuova Panda grigio scura che non parte per
danni alla centralina del motore. Non ci sono segni di manomissione, né tantomeno
manca qualcosa all'interno. Fanno eccezione
le ruote posteriori che sembrano possedere
qualcosa di diverso. Le gomme presenti non
sono originali ma anzi vecchie e consumate.
Un passo in avanti rispetto a qualche tempo
fa, quando si lasciavano i quattro mattoni a
sostenere l'auto e un disturbo in meno nel rimontare le gomme dopo il servizio subito.
Ida Rizzuto
La Nuova Panda rubata e abbandonata
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calabria
ora
C O S E N Z A
annunziata
Ha lasciato l’ospedale il piccolo
J.R., la cui nascita problematica,
risalente allo scorso 25 ottobre, è
ora oggetto di un’inchiesta della
magistratura. A darne notizia è
l’azienda ospedaliera che comunica anche come la dimissione del
bimbo sia stata resa possibile dalle «condizioni cliniche migliorate, per l'assenza di convulsioni e
per il miglioramento della risonanza magnetica che mostra un
pressoché totale assorbimento
delle zone emorragiche e l'assenza di lesioni specifiche».
Nel frattempo, però, non si ferma l’inchiesta aperta dalla magistratura a seguito dell’esposto presentato dai familiari di J.R. per il
Parto traumatico, il bimbo sta meglio
Dimesso dall’ospedale, ma l’inchiesta prosegue con la nomina di un consulente
tramite del legale Roberto Le Pera. Nelle scorse ore, infatti, il pm
Salvatore Di Maio ha nominato
un consulente tecnico, il professor Bernando Cavalcanti, che sarà incaricato di valutare se, durante le ore concitate del parto, la
condotta dei medici sia stata regolare oppure no. Lo scorso 25 ottobre, infatti, il bimbo nato da una
coppia di Grimaldi venne al mondo in fin di vita, secondo i genitori per colpa dei medici. Pochi giorni prima, in particolare al 21 otto-
L’ospedale civile dell’Annunziata
bre, la partoriente s’era recata in
ospedale per via di forti dolori all’addome. A seguito di un’ecografia, le venne riscontrato una “chiusura del collo dell’utero”. Nulla di
strano secondo la dottoressa che
la visitò in quell’occasione.
Quattro giorni dopo, la donna
si ripresentò in ospedale pronta a
partorire, ma qualcosa non andò
per il verso giusto. Il bimbo, infatti, non voleva saperne di uscire e,
come se non bastasse, lei lamentava dolori e difficoltà respiratorie,
tanto da suggerire ai sanitari il ricorso al supporto dell’ossigeno.
Nel frattempo, i medici avrebbero
esercitato forti pressioni sul suo
addome per facilitare la venuta al
mondo del nascituro, il quale però già non emetteva alcun vagito.
Sistemato nell’incubatrice e sofferente di convulsioni, lottò per diversi giorni tra la vita e la morte.
In seguito, la madre sostiene di
aver appreso da un altro dottore
che il malessere del bimbo era da
attribuire proprio al trauma da
parto. Circostanza che li ha spinti, infine, a sporgere denuncia
contro persone da identificare.
L’ipotesi di reato è quella di lesioni colpose. (mcr)
«Padovano, niente spaccio
Solo uno spinello con Vialli»
Parla la difesa dell’ex bomber che rischia 24 anni di carcere
La Procura di Torino ha chiesto la sua dunque, ma solo uso personale. Per il resto,
condanna a 24 anni di reclusione per asso- la difesa ha negato qualsiasi coinvolgimenciazione per delinquere finalizzata al traffi- to nel traffico di droga, sostenendo che Paco internazionale di stupefacenti, ma Mi- dovano ha soltanto aiuto un amico in diffichele Padovano, 45 anni, ex idolo di Co- coltà: «Il mio cliente - ha aggiunto Davico
senza e Juventus, si professa innocente, Bonino - ha semplicemente aiutato un amichiede di essere assolto e dice di voler tor- co nell’acquisto di cavalli. Non abbiamo
viaggi sospetti all’estero né
nare a lavorare nel mondo
contatti con gli altri sospetdel calcio. «Spero - confesÈ accusato
tati. C’è, inoltre, assenza di
sa a colloquio con i giornadi
narcotraffico
ritorno economico nel palisti del Secolo XIX - che i
trimonio personale di Padirigenti di qualche società
internazionale
dovano». L’amico di Padostiano alla finestra per
Sentenza
vano è Luca Mosole, il preaspettarmi».
il 16 dicembre
sunto organizzatore di quel
Venerdì scorso, alla ritraffico di hashish dal Mapresa del processo, a prendere la parola in aula è stato il suo difenso- rocco all’Italia attraverso la Spagna per il
re Paolo Davico Bonino secondo il quale quale è stata invocata una maxicondanna a
l’unica debolezza di Padovano sarebbe sta- 44 anni di reclusione. Il già bomber rossota quella di fumare «qualche spinello con blù, è accusato di essere il finanziatore del
gli ex calciatori della Juventus Gianluca gruppo artefice di un traffico di hashish su
Vialli e Nicola Caricola, circostanza che è Tir provenienti dalla Spagna. Per questa vistata peraltro ammessa anche dai due du- cenda è stato anche in carcere nel 2006,
rante il dibattimento». Niente spaccio, salvo poi essere assegnato agli arresti domi-
false visite mediche
ciliari prima di tornare a piede libero. Gli altri imputati, una trentina
in tutto, sono già usciti di scena
con patteggiamenti e riti abbreviati. A giudizio, dunque, sono
rimasti soltanto lui e Mosele.
Ora, dopo le repliche del
pubblico ministero, i giudici
si ritireranno in camera di
consiglio per pronunciare
la sentenza.
Ciò dovrebbe avvenire
nel corso della prossima
udienza del 16 dicembre. Nel
frattempo, in attesa del giorno
della verità, Padovano ha ribadito ai giornalisti di «voler tornare a far parte del mondo del calcio: «Spero - ha detto - che i dirigenti di qualche società stiano alla finestra
per aspettarmi, Da quando si è aperta l’inchiesta, però, tutti hanno preso le distanze
da me».
mcr
timpone rosso
Gli avvocati si astengono
Slitta l’udienza di “Ippocrate”
Scontro aperto tra giudici
Abbruzzese verso la libertà
La prevista astensione degli avvocati ha
fatto slittare l’udienza preliminare di “Ippocrate”, l’inchiesta che vede una cinquantina
di persone indagate a vario titolo per truffa
ai danni dello Stato e falso. Tra queste diversi medici, funzionari pubblici e anche qualche politico.
Il ritorno in aula, davanti al gup, è previsto per il prossimo 2 dicembre. L’inchiesta
tenta di far luce sul presunto scandalo che
ha travolto medici, funzionari e dipendenti
del distretto sanitario di Rende. Nel mirino,
una serie visite mediche finalizzate al riconoscimento delle invalidità che, in realtà,
secondo gli inquirenti non sarebbero mai
state effettuate. L’indagine, effettuata con
l’ausilio di telecamere piazzate negli uffici
all’insaputa dei dipendenti, avevano messo
in luce anche fenomeni di malcostume come
le visite fiscali concordate tra medici e malati e l’abitudine di allontanarsi dal posto di
lavoro facendosi timbrare il cartellino da un
collega. Un gruppetto di impiegati (talvolta
addirittura uno o due, comunque il minimo
La vicenda processuale di Antonio Abbruzzese (foto) alias “Il figlio di Banana” è
oggetto di un vero e proprio scontro tra giudici: da un lato quelli del Riesame di Catanzaro, dall’altro gli “ermellini” della Cassazione. E in mezzo lui, il 36enne sospettato di
essere interno alla cosca dei nomadi cosentini e detenuto da circa due anni poiché accusato di uno degli omicidi contemplati nell’inchiesta Timpone rosso. Dopo il suo arresto, il suo legale Cesare Badolato presentò
istanza al gip chiedendo la revoca della misura cautelare. Richiesta respinta. Badolato
si rivolse allora ai giudici del Tdl di Catanzaro, ancora senza profitto. Il terzo passo fu di
portare il caso in Cassazione che diede infine ragione alla difesa. La Suprema Corte,
infatti, dispose l’annullamento del mandato di cattura, disponendo la celebrazione di
un nuovo Tdl. In casi simili, 9 su 10, il Riesame si limita a confermare quanto stabilito da Roma. E invece, in quel caso, il Tdl rigettò nuovamente la richiesta di Badolato
che, a sua volta, tornò in Cassazione otte-
indispensabile per svolgere le attività di routine) timbravano per tutti. In origine erano
ben 82 le persone indagate per questi fatti,
ma dopo la chiusura dell’inchiesta, una trentina di posizioni furono archiviate dal pm
Giuseppe Cozzolino che, ora, si appresta a
chiedere il rinvio a giudizio per tutti gli altri
imputati.
nendo un nuovo verdetto a lui favorevole.
Si torna a Catanzaro e, i giudici, respingono
nuovamente la richiesta di annullamento.
Fino a ieri, quando per la terza volta la Cassazione ha rimandato tutto al Tdl. «Mi auguro che stavolta ci si regoli di conseguenza»
ha commentato il difensore di Abbruzzese,
da ieri, più vicino alla libertà. (mcr)
Gazzetta del Sud Mercoledì 16 Novembre 2011
9
Calabria
.
CUTRO Il 42enne Carmine Bonifazio ieri mattina presto atteso da un sicario che gli ha esploso contro due colpi con un fucile calibro 12
Agguato sotto casa, ucciso un imprenditore
L’uomo, incensurato, con i fratelli e il padre gestiva una grossa società che commercia cereali
Luigi Abbramo
CUTRO
Due fucilate lo hanno raggiunto
tra la spalla sinistra e il collo.
Due rosate di piombo che lo
hanno colpito al volto ed alla carotide e non gli hanno lasciato
scampo. Così è morto ieri mattina Carmine Bonifazio, assassinato a 42 anni sotto casa sua in
una vera e propria imboscata
dalla dinamica mafiosa ma che
forse con la mafia non c’entra.
Non è per nulla scontata infatti la pista di ‘ndrangheta per
l’agguato messo a segno in Via
Giovanni Falcone poco dopo le
6,30 di ieri mattina. Come ogni
altro giorno, Carmine Bonifazio
che insieme al padre e ai fratelli
gestisce l’azienda di famiglia,
dopo aver salutato la moglie, è
salito al volante della sua Toyota Rav 4, diretto al Bivio Lenza
dove è ubicata la sede della ditta
dei fratelli Bonifazio che commercializza mangimi e cereali.
Percorso in auto il cortile che
circonda la sua villa, il 42enne
imprenditore col fuoristrada ha
raggiunto l’ingresso posteriore
della sua proprietà che dà su via
Giovanni Falcone. E proprio
all’imbocco della via lo aspettava un killer che armato di un fucile calibro 12 caricato a pallette, ha fatto fuoco due volte contro il finestrino lato guida del
“Suv”.
Bonifazio forse ha visto il suo
assassino, forse lo conosceva.
Sta di fatto che non ha avuto
scampo. Il piombo dei colpi lo
ha raggiunto tra il collo e la
spalla sinistra ed anche al volto.
Il 42enne d’istinto deve aver tirato il freno a mano e benchè ferito a morte è riuscito a scendere dal veicolo. Ma, percorsi pochi metri, è stramazzato esanime sull’asfalto.
La prima ad accorrere è stata
Vittoria Nardo, la moglie di Carmine Bonifazio. La donna, dalla
finestra della sua abitazione ha
visto l’auto del marito ferma
con il motore acceso e la portiera aperta. Poi ha notato il corpo
del consorte esanime sull’asfalto. E col cuore in gola ha raggiunto il suo compagno. I carabinieri della locale stazione sono subito intervenuti in via Falcone dopo essere stati avvisati
da un altro parente del 42enne
assassinato che nel frattempo
era accorso. I militari al loro arrivo, hanno trovato la donna in
stato di “shock” ancora riversa
sul corpo del marito ormai spirato. Nulla infatti hanno potuto
fare al loro arrivo i sanitari del
118 che hanno constatato l’avvenuto decesso del 42enne.
I familiari sono riusciti poi ad
allontanare la donna da quel
povero corpo martoriato dal
piombo che una mano pietosa
ha coperto con un lenzuolo
bianco.
In via Falcone da Crotone sono sopraggiunti i militari del
Nucleo operativo radiomobile
della Compagnia col capitano
Antonio Mancini e poi gli investigatori del Reparto operativo
provinciale al comando del colonnello Luigi Di Santo. A Cutro
è giunto anche il comandante
provinciale dell’Arma, il colonnello Francesco Iacono e gli
agenti della Squadra Mobile.
Col procuratore Raffaele Mazzotta è arrivato il suo sostituto
Ivan Barlafante che è il titolare
dell’inchiesta aperta sul delitto.
Un omicidio di non facile lettura quello di Carmine Bonifazio. Il 42enne imprenditore,
sposato e padre di due figlie di
16 e 12 anni, gestiva insieme ai
fratelli ed all’anziano padre la
florida azienda di famiglia che
dà lavoro a più di 20 persone. La
ditta dei fratelli Bonifazio importa materie prime anche dalla
Siria e dall’Argentina, commercializza cereali e produce mangimi e prodotti zootecnici. É
un’azienda che ha importanti
fatturati. Il 42enne ucciso dal
canto suo aveva la fedina penale immacolata, nè pare avesse
amicizie e frequentazioni pericolose.
Per questo il fascicolo d’indagine e nelle mani per il momento della Procura della Repubblica di Crotone e non della Dda.
Gli investigatori dell’Arma
dei Carabinieri che ieri hanno
sentito familiari e conoscenti di
Bonifazio, stanno scavando soprattutto nella vita privata del
42enne assassinato alla ricerca
di indizi utili all’inchiesta. Certo
è che non è semplice assemblare
le caselle del “puzzle” investigativo per fare luce sul delitto di
un uomo descritto da tutti come
una persona perbene, assassinato come se fosse un mafioso.
Lo strano delitto
Un delitto strano quello di
Carmine Bonifazio. Un
omicidio dalle modalità
mafiose ma che forse con la
‘ndrangheta non c’entra. Il
42enne imprenditore era
incensurato, non aveva
mai avuto noie con la giustizia, nè frequentava ambienti considerati a rischio
in un territorio dove è facile restare invischiati nelle
reti della ‘ndrangheta.
Quarantadue anni sposato
con Vittoria Nardo, e padre
di due figlie di 16 e 12 anni,
Bonifazio era persona stimata.
Terzo di sette figli, insieme
al padre Domenico ed ai
fratelli maschi, Carmine
Bonifazio era contitolare
dell’azienda “Industrie cereali Srl” che commercializza cereali e produce
mangimi e prodotti alimentari per animali. L’azienda
dei fratelli Bonifazio, dà lavoro ad oltre venti persone
ed importa materie prime
dal Sudamerica e dal Medioriente oltre che dalla
Francia e dall’Australia.
I carabinieri in via Giovanni Falcone sul luogo dell’agguato costato la vita a Carmine Bonifazio (nel riquadro)
MAROPATI Rubati i tubi metallici che servivano a realizzare una serra. La solidarietà di LegaCoop
Furto in un’azienda che gestisce terreno confiscato
Gioacchino Saccà
GIOIA TAURO
Ignoti hanno asportato tubi metallici destinati alla realizzazione di
una serra da un terreno agricolo
confiscato alla mafia ricadente in
contrada “Jola” di Maropati e assegnato nel 2006 alla cooperativa sociale Futura di Maropati. La scoperta è stata fatta ieri mattina
dall’amministratore della stessa
cooperativa, Lorenzo Sibio, 43 anni, che ha subito sporto denunzia
alla stazione dei carabinieri di Feroleto della Chiesa. I tubi, in numero consistente, si trovavano accanto ad una serra già utilizzata da
tempo, ovvero dal 2009, per la produzione di frutta biologica ed ortaggi. L'azienda agricola ha
un’estensione di dodicimila metri
quadrati. In origine era una agrumeto ma la stessa negli anni scorsi
è stata in parte riconvertita alla coltivazione di kiwi ed è affidata ad
una cooperativa di giovani e molto
spesso la stessa ospita, anche per
intere giornate, soggetti psichicamente labili nell’ambito di un progetto finalizzato al recupero e al
reinserimento nella società. Gli
stessi sono ospiti di un centro di accoglienza e cura che ha sede in Maropati e che fa capo alla stessa cooperativa che opera da anni nel so-
Lorenzo Sibio
ciale con una serie di iniziative e di
attività alternative, finalizzate appunto al recupero di soggetti affetti
in particolare da malattie mentali.
Il furto si è verificato, come è
stato possibile apprendere, in data
imprecisata perchè l’amministratore ha riferito ai carabinieri che
non si portava in azienda da alcuni
giorni.
Il valore dei tubi metallici asportati da ignoti, che hanno fatto necessariamente uso di un mezzo di
trasporto con il quale sono giunti
sul posto dopo aver forzato il lucchetto di un pesante cancello, è
stato quantificato in tremila euro.
L'azienda, è stato riferito ieri,
proviene da un atto di confisca deciso negli anni scorsi del quale è
stato destinatario la famiglia Auddino di Melicucco. Ieri sera la LegaCoop Calabria ha diffuso un comunicato nel quale «esprime piena solidarietà e vicinanza alla cooperativa»: «La cooperativa rappresenta
un punto di riferimento importante ed una ricchezza per l’intera comunità dell’intero comprensorio.
Siamo fortemente preoccupati per
il ripetersi di questi atti che toccano
tutti i soci e gli amministratori delle
nostre cooperative, ma anche le
comunità locali che rischiano così
di essere privati sia di servizi avanzati che di posti di lavoro».
Venerdì la seconda giornata nazionale dedicata a chi non si rassegna al silenzio
REGGIO Condannato dal gup a 1 anno per abuso e favoreggiamento
Tante testimonianze di coraggio civile
Processo “Mozart”, il pg chiede
l’assoluzione del col. Sarra Fiore
Elena Sodano
CATANZARO
Esiste una netta differenza tra i
collaboratori di giustizia conosciuti come “pentiti”, e i testimoni
di giustizia. I primi sono persone
con procedimenti penali appartenenti a organizzazioni criminale,
i secondi sono cittadini incensurati che forniscono la loro testimonianza per un fatto delittuoso
e che godono della protezione
dello Stato. Proprio ai testimoni
di giustizia che mettono a rischio
la propria vita e quella dei familiari per portare avanti un percorso di legalità, che la Fondazione
don Francesco Caporale di Catanzaro dedica la seconda giornata
nazionale, che si svolgerà venerdì
prossimo dalle ore 8.30 nell’auditorium Casalinuovo del capoluogo. Un’iniziativa che si svolge a distanza di due anni dalla prima
esperienza grazie al contributo
dell’assessore regionale alla Cultura Mario Caligiuri e il supporto
dell’Ordine degli avvocati di Catanzaro, della Fondazione Calabria Etica, dell’Ufficio scolastico
regionale e del sindacato di Polizia Consap.
Fulvio Scarpino e Mario Caligiuri
«L’idea della Fondazione Caporale – ha detto il presidente
Fulvio Scarpino – è quella di promuovere un’immagine diversa
della Regione e per questo abbiamo puntato sulla qualità e su
un’immagine che premi persone
coraggiose».
L’evento sarà dedicato a una
“mamma coraggio”, Teresa Buo-
nocore uccisa a soli 51 anni il 20
settembre dello scorso anno a
Portici (Na) per aver convinto la
sua bambina di soli 8 anni a testimoniare contro un pedofilo. A ricordare “mamma coraggio” ci sarà la sorella Pina Buonocore.
La giornata sarà divisa in tre
momenti. Nella prima parte dopo
il saluto delle autorità il capo re-
dattore del Tg 2 Enzo Romeo intervisterà oltre alla Buonocore i
testimoni di giustizia Alfio Cariati
e Pino Masciari e lo scrittore Saverio Paletta. Di seguito è prevista la
proiezione del film “La siciliana
ribelle” di Marco Amenta e che
tratta la storia vera di Rita Atria.
Nel pomeriggio è prevista la presenza, tra gli altri, di personalità
di primo piano nel mondo della
giustizia: Vitaliano Esposito procuratore generale presso la Suprema Corte di Cassazione, Ferdinando Imposimato presidente
onorario della Suprema Corte e
direttore dell’Osservatorio Eurispes sulla criminalità organizzata, e Antonio Esposito presidente
della II Sezione penale della Cassazione. La serata di beneficenza
si svolgerà nella sala concerti del
Comune e vedrà l’esibizione del
cantautore Michele Amadori.
L’assessore Caligiuri ha ricordato la recente approvazione in
Giunta, su proposta del presidente Scopelliti, di un disegno di legge che tende a riconoscere la funzione ed i benefici alle vittime delle mafia e ai testimoni di giustizia,
rappresentando uno degli esperimenti più avanzati d'Italia.
REGGIO CALABRIA . Assoluzione
per il colonnello Agatino Sarra
Fiore. L’ha chiesta il sostituto
procuratore generale Ezio Arcadi nello stralcio del processo
“Mozart” che si sta celebrando in
Corte d’appello (Napoli presidente, Costabile e Cappuccio
giudici) e vede l’ex comandante
delle Fiamme Gialle della provincia di Reggio accusato di favoreggiamento e accesso abusivo ai sistemi informatici. In primo grado Sarra Fiore, al termine
del processo celebrato con il rito
abbreviato, era stato condannato dal gup Adriana Trapani a 1
anno di reclusione con pena sospesa. L’alto ufficiale della Guardia di Finanza era stato indagato
nell’ambito di un’inchiesta della
Dda su un presunto caso di corruzione che vede coinvolto l’ex
presidente del Tar reggino, Luigi
Passanisi. Il magistrato, secondo l’accusa, avrebbe accettato la
promessa a ricevere 200 mila
euro allo scopo di favorire l’ex
parlamentare Amedeo Matacena e il suo gruppo nei ricorsi avverso il provvedimento con cui
Il colonnello Agatino Sarra Fiore
l’ufficio marittimo di Villa San
Giovanni aveva rigettato la richiesta di accosto della Amadeus
spa allo scivolo “0”. Con l’imputazione di corruzione Matacena
era stato rinviato a giudizio mentre Passanisi aveva saltato
l’udienza preliminare, optando
per il giudizio immediato che è in
corso di celebrazione davanti alla prima sezione del Tribunale.
Il colonnello Sarra Fiore, sempre secondo l’accusa, su richiesta
di Gabriella Barbagallo, moglie
di Passanisi, avrebbe abusato dei
suoi poteri per accedere al sistema delle banche dati delle forze
dell’ordine e conoscere l’intestatario di un’auto utilizzata da persone che si erano qualificate come carabinieri in servizio antirapina. Dalle indagini era emerso
che si trattava di militari impegnati nell’installazione di una
microspia sulla Mercedes di Passanisi. L’alto ufficiale delle Fiamme Gialle, secondo l’accusa,
avrebbe comunicato a Gabriella
Barbagallo i risultati dell’accertamento sull’intestatario dell’auto sospetta. Concludendo ieri la
requisitoria il pg Arcadi ha sostenuto che non c’è la prova che Sarra Fiore abbia commesso il reato
e ha chiesto l’assoluzione. È poi
intervenuto l’avvocato Giuseppe
Napoli che non ha avuto dubbi
nel
sostenere
l’innocenza
dell’imputato e nel chiedere ai
giudici di mandarlo assolto. Il
processo è stato aggiornato. Nella prossima udienza interverrà
l’altro difensore di Sarra Fiore,
l’avvocato Armando Veneto, e
sarà emessa la sentenza.(p.t.)
Gazzetta del Sud Mercoledì 16 Novembre 2011
27
Calabria
.
RENDE Sgominata con un’operazione dei carabinieri una rete di spacciatori specializzata nella vendita ai ragazzi di hashish, cocaina e marijuana
Droga venduta agli adolescenti, 12 arresti
Nei guai pure l’impiegato di un supermercato e un parrucchiere trovato con 26 chili di stupefacente
L’APPROFONDIMENTO
Arcangelo Badolati
RENDE
La “roba”. Sniffata per sentirsi
onnipotenti, fumata per sballarsi nelle serate senza ritmo,
iniettata in vena per astrarsi
dal mondo e viaggiare verso
improbabili paradisi artificiali.
La marijuana, l’eroina e la cocaina sono ormai entrate nella
vita di migliaia di persone.
Spacciare è considerato alla
stregua d’un facile e redditizio
mestiere, mentre usare stupefacenti fa parte del sentire comune, è quasi normale e giustificabile. E così il flagello delle
droga sta devastando le giovani generazioni cosentine. Il
consumo ha ormai raggiunto
livelli parossistici. Per porre un
freno la magistratura inquirente ha disposto controlli davanti
alle scuole e messo sotto stretta
sorveglianza le cosiddette
piazze di spaccio. Il primo significativo risultato dell’azione
di contrasto voluta dal procuratore Dario Granieri, è rappresentato
dall’operazione
“Drug discount”, scattata ieri.
Otto persone sono finite in carcere, altre quattro agli arresti
domiciliari. I provvedimenti
restrittivi, firmati dal gip Francesco Luigi Branda, sono stati
eseguiti dai carabinieri della
compagnia di Rende, guidati
dal capitano Adolfo Angelosanto e dal tenente Marco Vivaldi.
L’operazione è stata condotta da oltre 70 carabinieri con
l’ausilio di unità antidroga del
Gruppo Operativo «Calabria»
di Vibo Valentia. In carcere sono finiti: Celestino Abbruzzese, 35 anni, di Montalto Uffugo, Francesco Alfano, 32 anni,
di Rende, Luigi Cavalleti, 41
anni, di Carolei, Robertino De
Bartolo, 43 anni, di San Fili,
Miriam Mollo, 24 anni, di Cosenza, Roberto Paese, 31 anni,
di Rende, Caterina Pugliese,
36 anni, di Castrovillari, Fabio
Russo, 26 anni, di Luzzi. Agli
arresti domiciliari sono stati,
invece, posti Francesco De Lorenzo, 31 anni, di Rende, Danilo Ruffolo, 21 anni, di Rende,
Antonio Scalfari,31 anni, di
Cosenza, Antonello Vetere, 27
anni, di Luzzi.
L’accusa è per tutti di detenzione e spaccio di droga. Gl’indagati sarebbero i componenti
di un’organizzazione operante
tra Rende e Montalto Uffugo
(Cosenza) e in grado di smerciare anche grossi quantitativi
di sostanze stupefacenti, tra
cocaina, hashish e marijuana.
L’attività investigativa ha per-
Quel mercato all’aperto
in piazza e davanti ai bar
Giovanni Pastore
RENDE
Il procuratore Dario Granieri
Il colonnello Francesco Ferace
Il capitano Adolfo Angelosanto, il procuratore Domenico Airoma e il tenente Marco Vivaldi
Francesco De Lorenzo subito dopo l’arresto
messo di documentare una vasta e fiorente attività di spaccio
confermata, peraltro, anche da
importanti testi d’accusa. Da
consumatori che, fermati dagli
investigatori, hanno rivelato
dove e come avevano acquistato la droga. Le indagini hanno
consentito di accertare un insieme di episodi di vendita di
dosi che, seppur autonomi tra
loro, sono riconducibili ad una
medesima matrice in quanto
riferibili allo stesso gruppo di
persone. I militari del colon-
nello Francesco Ferace, durante le indagini, hanno anche trovato nel salone di parrucchiere
di Robertino De Bartolo,
nell’agosto scorso, 26 chili di
hashish. Alcune dosi di cocaina
sono state individuate invece
in un supermercato, in cui lavorava uno degli arrestati.
Numerose le intercettazioni
effettuatedurante l’inchiesta,
che nasce da due diversi procedimenti penali: il primo avviato il 19 febbraio 2011 a seguito
della rapina al Mc Donald’s di
Robertino De Bartolo
Danilo Ruffolo
Antonio Vetere
Miriam Mollo
Quattromiglia di Rende; il secondo originato da un controllo operato dalla Compagnia di
Rende, il 9 aprile 2011, nei
pressi dello svincolo autostradale di Cosenza nord, durante
il quale Fabio Russo, a bordo
della sua autovettura, a seguito di una perquisizione personale, era stato trovato in possesso di numerosi contratti e
contrassegni assicurativi falsificati e della somma in contanti
di 29.900 euro. Le dimensioni
dell’attività illecita hanno fatto
necessariamente presupporre,
come poi è stato dimostrato,
stabili contatti e relazioni con
una vasta rete di fornitori
all’ingrosso, che avrebbero garantito al gruppo un continuo
approvvigionamento. «La lotta
alla droga – ha detto in conferenza stampa il procuratore
aggiunto Domenico Airoma –
non è solo un problema di repressione. Occorre che anche
le agenzie educative e le famiglie aumentino il loro impegno».
COSENZA Il tribunale di sorveglianza di Catanzaro ha accolto la richiesta del difensore di Pietro Citrigno
Dopo la condanna per usura finisce ai domiciliari
Domenico Marino
COSENZA
Dalla clinica ai domiciliari per
continuare a scontare la pena e
potersi pure curare. Pietro Citrigno resta ancora fuori dal
carcere nonostante il verdetto
della Cassazione abbia reso
definitiva la sua condanna a
quattro anni e otto mesi per
usura. Il Tribunale di sorveglianza di Catanzaro ha accolto la richiesta dell’avvocato
Sergio Calabrese, legale di fiducia dell’imprenditore che è
pure editore di un giornale,
dando il via libera alla detenzione nella sua residenza.
Citrigno nel 2004 rimase
coinvolto nella maxi-operazione “Twister” con la quale la
guardia di finanza e la direzione distrettuale antimafia di
Catanzaro sgominarono un’or-
ganizzazione accusata di gestire un imponente giro di prestiti a strozzo. Il processo di primo grado si concluse il 15 dicembre 2006 davanti al Tribunale cosentino con diciotto
condanne, tra cui quella di Citrigno al quale fu inflitta una
pena di 3 anni e 8 mesi di reclusione. L’editore fu contestualmente dalle accuse riguardanti altri episodi usurari.
La decisione dei togati cosentini non piacque per nulla
alle parti, tanto alla difesa
dell’imprenditore quanto alla
procura antimafia, le quali ricorsero in appello. I giudici di
secondo grado decisero un aggravamento della pena, aumentandola di un anno. Furono confermati i 10 mila euro di
multa e il risarcimento alle
parti civili da liquidarsi in se-
Un momento della conferenza stampa dopo il blitz nel 2004
parata sede. Dinanzi ai giudici
di secondo grado s’erano costituiti Giuseppe Cappai con l’avvocato Giuseppe Vuono e
Francesco De Luca con l’avvocato Roberta Perrelli.
La maxi operazione “Twister”, messa in piedi dagli allora magistrati antimafia Eugenio Facciolla e Francesco Minisci, fece luce su una presunta
associazione a delinquere capace di tenere mezza città in
pugno con prestiti usurari e di
creare una vera e propria economia parallela.
Dinanzi alla corte d’appello
di Catanzaro la posizione di
Pietro Citrigno era stata stralciata dal filone principale che
già nel 2009 era passato al vaglio della Cassazione, mentre
la condanna definitiva dell’imprenditore cosentino è giunta
solo lo scorso giugno.
Anche Montalto Uffugo e Rende hanno scoperto l’inferno
della droga. Da qualche anno la
piazza dei più giovani ne brucia
poco meno di cinque chili al
mese, tra cocaina, hascisc e
marijuana. Tanta da garantire
fiumi di quattrini per i boss e i
loro reggipanza che governano
in questo feudo della ‘ndrangheta a Nord di Cosenza. I clan
investono ingenti risorse nella
“roba”, un business che gestiscono spesso attraverso pusher
insospettabili. Sono loro che
hanno il compito di imbottire
di droga quei giovani dagli
sguardi stralunati e spenti, quei
ragazzi che si mettono in coda,
davanti allo spacciatore di fiducia, per comprare quella schifezza da fumare o, peggio ancora, da iniettarsi nelle vene.
Cocaina ma anche hascisc e
marijuana si vendono come il
pane, in ogni angolo di strada,
nei vicoli, nelle villette, davanti
ai bar, negli esercizi commerciali.
È stato lo stesso procuratore
aggiunto Domenico Airoma a
lanciare l’allarme: «L’attività di
spaccio scoperta dai carabinieri, tra Rende e Montalto, si inserisce in un contesto organizzato. Una rete in grado di abbeverarsi costantemente a uno
dei principali canali di approvvigionamento della droga nel
territorio di Cosenza. In questo
territorio, purtroppo, si registra una vera e propria emergenza droga perchè il consumo
è assicurato soprattutto da giovani e adolescenti. Nessuno avverte i rischi che si corrono fumando anche una semplice
“canna”. Le droghe leggere non
Il pm Salvatore Di Maio
sono innocue. E noi abbiamo il
dovere di contrastare questa
attività criminale, dobbiamo
farlo con ogni mezzo. Soprattutto riprendendo il controllo
del territorio». Ed è proprio qui
che la ‘ndrangheta famelica e
vorace continua a nutrirsi di
giovani esistenze. Prima le corrompe e poi le utilizza per moltiplicare il fatturato. Sono tanti
i ragazzi che finiscono intrappolati nelle ganasce della malavita organizzata. Facce che,
spesso, non dicono nulla agl’investigatori. Ma è proprio grazie
a loro che quella roba entra, ormai, in molte case, senza che
nessuno se ne accorga. Droga
importata probabilmente dal
mercato di Rossano via Cosenza. Dal capoluogo, poi, viene
distribuita
ai
capipiazza
dell’area urbana. Funzionava
così anche il mercato di Rende
Gl’inquirenti
hanno
lanciato
l’allarme droga
tra gli adolescenti
e Montalto Uffugo che i carabinieri del colonnello Francesco
Ferace hanno chiuso dopo otto
mesi di indagini. Investigazioni
sviluppate con metodi tradizionali di polizia giudiziaria, con
appostamenti, pedinamenti,
perquisizioni e sequestri. E, naturalmente, anche attraverso i
riscontri forniti dall’attività tecnica (con intercettazioni telefoniche e ambientali) serviti a
consolidare lo scenario accusatorio tracciato dai pm Salvatore Di Maio e Adriano Del Bene
nell’articolata richiesta cautelare che è stata accolta dal gip
Francesco Luigi Branda.
Il pm Adriano Del Bene
Provincia di Reggio Calabria
Provincia di Reggio Calabria
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163/006 e s.m.i., e dall’art. 121 del DPR
207/2010. Aggiudicazione definitiva provvedimento n. 3099 Reg. Gen del 21/10/2011. Imprese partecipanti: n. 60-Imprese escluse: n. 8
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inferiore a quello posto a base di gara determinato ribasso sull’importo dei lavori posto a base di gara ai sensi dell’art. 82 comma 2 lett. b)
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n.11 Imprese ammesse: n. 23
Aggiudicazione definitiva provvedimento n.
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Impresa aggiudicataria: “RTI MESIANO ANDREA PASQUALE-MESIANO COSTRUZIONI SRL”, che ha offerto il ribasso del
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Seconda classificata: SUPREMA APPPALTI
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Pubblicazione del bando di gara all’Albo Online dell’Ente: 12/08/2011
Organo Competente per le procedure di ricorso: T.A.R. Calabria-Sez.di R.C.
Il Dirigente
Mariagrazia Blefari
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Mercoledì 16 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
Cronaca di Reggio
.
L’OPERA I lavori della strada saranno completati grazie a un finanziamento europeo
GIUDIZIARIA
Gallico-Gambarie, arrivano 65 milioni
Scongiurato il rischio “incompiuta”
Maltrattamenti
in famiglia,
cade l’accusa
nel giudizio
d’appello
Cannizzaro (Pdl) evidenzia la sinergia tra Regione e Provincia
«Anche se manca l’ufficialità, è
ormai certo l’inserimento della
strada a scorrimento veloce Gallico-Gambarie tra i “grandi progetti” dell’Unione europea». Non
nasconde l’entusiasmo Francesco Cannizzaro, assessore al turismo del Comune di Santo Stefano in Aspromonte e componente
del coordinamento Pdl Grande
Città.
«Il progetto in questione, infatti – rimarca Cannizzaro –, è
stato ritenuto ammissibile, ai
sensi dell’art. 41 del Reg (Ce)
1083/2006, dalla stessa Commissione europea, che ha dunque espresso parere favorevole
su un primo esame del progetto
notificatole dal dipartimento
Programmazione della Regione
Calabria. Un’ulteriore conferma,
qualora ce ne fosse stato ancora
bisogno, che la “Gallico-Gambarie III lotto, tratto Mulini di Calanna e svincolo Podargoni –
Santo Stefano in Aspromonte,
sarà realizzata».
L’assessore rileva come «non
sussistono motivi ostativi all’inizio dei lavori di costruzione di
quest’importantissima arteria
che permetterà ai Comuni della
Vallata del Gallico di uscire
dall’isolamento nel quale sono
confinati da tempo. D’altronde,
l’importanza dell’opera è stata
appena riconosciuta dall’Ue, ragion per cui esprimo viva soddisfazione e sottolineo l’ottima
scelta che la Regione Calabria ha
fatto decidendo di destinare
all’ultimazione della “Gallico-Gambarie” 65 milioni di euro
derivanti da fondi comunitari».
«Altrettanto notevole – prosegue Cannizzaro – il ruolo svolto
dalla Provincia, ente attuatore
dell’opera, considerate l’attenzione e la solerzia con cui ha dato
avvio all’iter procedurale per
Manlio Flesca
Il pm Giuseppe Lombardo
META Iniziativa del pm Lombardo
Chiesto il processo
per Manlio Flesca
e Vincenzo Barbieri
La galleria artificiale sul primo tratto della strada Gallico-Gambarie
Francesco Cannizzaro
l’appalto dei lavori. Un iter la cui
conclusione è davvero prossima,
soprattutto grazie alla grande sinergia tra Regione e Provincia,
nelle persone dei rispettivi presidenti, Giuseppe Scopelliti e Giuseppe Raffa. Tutto procede per il
meglio, nel pieno rispetto del
cronoprogramma illustrato l’8
ottobre scorso in occasione di
un’apposita assemblea pubblica
svoltasi nell’aula consiliare del
Comune di Santo Stefano in
Aspromonte, dove l’ing. Giovanni Laganà, direttore generale del
Dipartimento infrastrutture e lavori pubblici della Regione, e
l’ing. Domenica Catalfamo, dirigente del settore viabilità della
Provincia, hanno illustrato lo stato dell’arte delle procedure propedeutiche all’inizio dei lavori
per la costruzione della strada.
Adesso non resta che aspettare il
trasferimento dei 65 milioni dalla Regione alla Provincia, che sarà attuato solo dopo che i due enti
sigleranno la convenzione relativa all’opera, firma prevista a breve».
Pertanto, «sono da considerare immotivate – conclude l’assessore comunale di Santo Stefano –
le voci allarmanti e pessimistiche, apparse anche di recente sugli organi di informazione, in merito alla concretizzazione del
progetto della “Gallico-Gambarie”, ossia sulla partenza dei lavori. L’opera non resterà un’incompiuta perché tutti gli enti preposti sono continuamente al lavoro,
con un’attenzione particolare e
costante, affinché niente e nessuno possa ostacolare questo grandissimo progetto, di importanza
strategica per lo sviluppo e la crescita dei nostri territori».
Chiesto il rinvio a giudizio
dell’ex consigliere comunale
Manlio Flesca e dell’imprenditore Vincenzo Barbieri. L’iniziativa è del sostituto procuratore Giuseppe Lombardo. Flesca è accusato di corruzione
elettorale e abuso d’ufficio in
uno stralcio del processo “Meta” che vede indagata di corruzione elettorale anche la
moglie di Barbieri, Vincenza
Musarella. Secondo l’accusa
ci sarebbe stata un’assunzione
in cambio di un pacchetto di
200 voti in vista delle Comunali della primavera 2007.
Manlio Flesca, inizialmente
finito nel registro degli indagati per abuso d’ufficio e poi
anche per corruzione elettorale, secondo l’accusa, nello
svolgimento delle funzioni di
consigliere comunale, all’epoca dei fatti oggetto dell’inchiesta, con delega per la manutenzione ordinaria e straordinaria nel settore dei lavori
pubblici, per ottenere per se o
per altri un sostegno elettorale in occasione delle Comunali di quatto anni fa, avrebbe
procurato
all'imprenditore
Barbieri e alla moglie un ingiusto vantaggio patrimoniale.
Il vantaggio, secondo quanto emerso dalle indagini, sarebbe consistito nell’assunzione di Vincenza Musarella alla
Reges.
Come detto, si tratta di uno
stralcio dell’operazione “Meta”, condotta dai Carabinieri il
23 giugno 2010 con l’arresto
di 43 persone. L’indagine si
era occupata delle attività delle principali cosche della
’ndrangheta in riva allo Stretto.
Per quanto riguarda Flesca
c’è da ricordare che era stato
intercettato dal Ros insieme
con l’imprenditore Barbieri,
fratello di Domenico indagato
per associazione mafiosa nel
troncone principale del processo.(p.t.)
La Corte d’appello ha assolto
P.C. dall’accusa di maltrattamenti in famiglia annullando
la sentenza di primo grado
che condannava l’imputato a
un anno di reclusione. La
Corte ha riconosciuto, in piena adesione alle richieste
dell’avvocato Giuseppe Pardo, ha riconosciuto il principio di diritto in base al quale
per il riconoscimento del delitto di maltrattamenti in famiglia è necessario sia che le
violenze e le offese non siano
reciproche, sia che venga accertata l’esistenza di un soggetto che abitualmente infligge sofferenze e l’altro che
ne resta succube.
La Corte d’appello, prima
di riformare la sentenza, decideva di accogliere l’ulteriore richiesta dell’avvocato
Pardo e, riaprendo il dibattimento, ascoltava come testimone un sacerdote, padre
spirituale di P.C. e della sua
famiglia, il quale ribadiva
l’assenza di alcuna volontà
abitualmente
oppressiva
dell’imputato nei confronti
della moglie. La Corte ha assolto P.C. con la formula perché il fatto non sussiste.
La sede della Corte d’appello
Mercoledì 16 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
34
Reggio Tirrenica
.
OPPIDO MAMERTINA È ancora sconvolto Giovanni Frisina, il bracciante agricolo che lunedì mattina ha massacrato la donna con 25 coltellate
Era esasperato dalla malattia della sorella
In preda a un raptus di follia l’ha uccisa mettendo fine a un rapporto tormentato dalla depressione
Domenico Zito
TAURIANOVA
È ancora in stato di choc Giovanni Frisina, il bracciante agricolo
che in preda ad un raptus lunedì
mattina ha massacrato con 25
coltellate la sorella Rita affetta da
depressione. L’uomo, che dopo
l’omicidio ha avvisato gli altri parenti e si è costituito presso il
Commissariato della Polizia di
Palmi, ha ammesso le proprie responsabilità. Rimangono da
chiarire alcuni aspetti per comprendere fino in fondo la drammatica vicenda.
I due congiunti, entrambi non
sposati, vivevano da soli nella casa familiare di Corso Aspromonte
di Oppido Mamertina dopo la
morte dei loro genitori. Si tratta
di una famiglia perbene, gente rispettabile che non aveva mai dato adito a questioni di sorta, benché non mancasse qualche discussione provocata dallo stato
di salute della donna.
Le indagini espletate sin qui
hanno però messo in risalto il forte legame che c’era tra i due congiunti. Giovanni prestava la massima cura nei confronti della sorella, occupandosi di lei. Era lui
che l’accompagnava per le visite
ed era lui che provvedeva ad ogni
necessità della donna. Rita era in
cura presso uno specialista
dell’Università di Napoli, ma si
appoggiava pure al Centro di Salute Mentale di Taurianova. Anche lunedì mattina, un’ora circa
prima dell’omicidio, Giovanni
aveva accompagnato la sorella
proprio al Csm di Taurianova,
dov’era stata visitata e dove il medico di turno non aveva riscontrato grosse variazioni nello stato
della malattia. Il tempo di un piccolo assestamento della cura ed i
due avevano fatto rientro ad Oppido. Allo stato non si cosa abbia
potuto scatenare la furia omicida
dell’uomo. Che si sia trattato di
un raptus ormai sembrano esserci pochi dubbi, visto e considerato che l’uomo disponeva di diverse armi regolarmente custodite,
ma l’omicidio è avvenuto con un
coltello da cucina. Dev’essere
stata un furia incontrollata ed
improvvisa che ha portato Giovanni Frisina a scagliarsi con tale
violenza sulla sorella da lui tanto
amata. Sono pochi i particolari
emersi sull’interrogatorio del Frisina condotto dal sostituto procuratore della Repubblica di Palmi, dott.ssa Giulia Pantano che
coordina le indagini. Forse non
sono state nemmeno molte le
stesse dichiarazioni rese dall’uomo che, come detto, è molto
sconvolto per l’accaduto. La donna è stata colpita ai fianchi,
all’addome ed anche al collo. Sono stati lesi organi vitali e recise
arterie e vene che hanno comportato la morte quasi immediata.
Saranno gli accertamenti
scientifici e medico legali ad accertarlo anche se ormai tutto ciò
ha un’importanza molto relativa,
visto il quadro abbastanza chiaro
dell’accaduto.
Nella giornata di oggi la donna
sarà sottoposta ad autopsia e nei
prossimi giorni ci saranno i funerali.
Il Pm Pantano, che in giornata
chiederà la convalida dell’arresto
dell’uomo, è supportata nelle indagini dagli agenti del commissariato della polizia di Taurianova, guidati dal vice questore Andrea Ludovico, competenti per
territorio, da quelli del commissariato di Palmi, guidati dal vie
questore Fabio Catalano, dove
l’uomo si è consegnato, e dai carabinieri della compagnia di Palmi, diretti dal capitano Maurizio
De Angelis, che sono intervenuti
per primi sul luogo del delitto.
PALMI Ordinanza di demolizione del bar
Campo di calcetto
sequestrato dai vigili
Rita Frisina
Giovanni Frisina
I poliziotti durante il sopralluogo nella casa teatro dell’omicidio
ROSARNO Dopo un malore era stato allertato il “118”
Indagine sulla morte di una nigeriana
GIOIA TAURO. La Procura della
Repubblica di Palmi ha disposto indagini, affidate ai carabinieri, destinate a fare luce
sulla morte di una giovane immigrata avvenuta a Rosarno.
Si tratta di una nigeriana,
A.A., 36 anni, regolarmente
munita di permesso di soggiorno, casalinga, abitante in
Vico Storto nel vecchio centro
storico. La morte della donna,
regolarmente sposata (il marito fa il bracciante agricolo)
che a quanto a pare era al
quarto mese di gravidanza,
sarebbe da attribuire a cause
naturali ovvero per arresto
cardiocircolatorio stando a
quanto stabilito dal medico legale.
A quanto si è appreso la
stessa sarebbe stata colta improvvisamente da malore
mentre era in casa, per cui alcuni vicini hanno informato
telefonicamente il 118.
Ma all’arrivo dell’ambulanza in Vico Storto il sanitario di
servizio avrebbe constatato
che la donna era deceduta per
cui sono stati subito informati
i carabinieri della locale Tenenza.
Il cadavere è stato trasferito
a Reggio Calabria dove forse
nella giornata di oggi sarà sottoposto ad autopsia. Ai carabinieri, impegnati su un altro
fronte, toccherà accertare se
la stessa possa essere deceduta per avere fatto uso di farmaci assunti senza controllo e
senza prescrizione medica.
(g.s)
PALMI. Torna nelle mani del
Comune di Palmi un terreno
su cui ormai da parecchi anni
sorge una struttura sportiva. I
sigilli al campo di calcio a cinque sono scattati nella mattinata di ieri in attuazione di un
decreto di sequestro preventivo emesso dalla Procura di
Palmi. Secondo la magistratura, infatti, la struttura insisterebbe presso un’area che sarebbe stata sottratta indebitamente al Demanio. Il campo,
che sorge comunque in
un’area abbastanza centrale
della città, per decenni è stato
punto di riferimento per molte
generazioni di calciatori amatoriali ospitando tornei e semplice sfide tra amici.
L’operazione è stata portata
a compimento nell’ambito delle attività di controllo del territorio condotte dal Comando
di Polizia Locale di Palmi ed
eseguite al fine di consentire
all’Ente di tornare in possesso
«dei beni pubblici indebitamente sottrattigli dalle occupazioni abusive». Dando seguito a tali controlli, nella
giornata di ieri personale dipendente, diretto dal Comandante Francesco Managò, ha
eseguito un decreto di sequestro preventivo emesso dal Gip
del Tribunale di Palmi, Paolo
Ramondino, su richiesta della
Procura retta dal procuratore
capo Giuseppe Creazzo, relativo ad un campo di calcio edificato su area pubblica in loca-
lità Santa Maria (quartiere
Ferrobeton di Palmi), recintato e adibito alla pratica del calcio a 5, risultante gestito da D.
G. di anni 81. Le risultanze
dell’indagine, coordinate dal
sostituto procuratore, Luigi
Iglio, hanno portato «al deferimento dei soggetti coinvolti
per i reati di invasione ed occupazione di terreno pubblico
aggravata e realizzazione di
opere edilizie in cemento armato su area sismica in assenza di titoli».
La custodia della strutture
sportiva è stata affidata
all’Ing. Antonello Scarfone,
Capo Settore Urbanistica. Lo
stesso settore Urbanistica ha
già emesso «ordinanza di demolizione del Bar-Rosticceria
attiguo alla struttura oggi sequestrata, per il quale è stata
anche emessa ordinanza di
cessazione dell’attività».Ulteriori indagini da parte degli inquirenti sono in corso per verificare se «nel corso dell’iter
amministrativo riguardante la
vicenda, risalente a molti anni
fa, vi siano stati comportamenti penalmente rilevanti
tuttora perseguibili». (i.p.)
I vigili urbani
appongono i
sigilli al campo
di calcetto
realizzato su
terreno
demaniale
TAURIANOVA Il congresso dell’area tirrenica su porto, ambiente e agricoltura
CITTANOVA Avevano denunciato una versione opposta
Alleanza per l’Italia indica tre rotte
Feriti durante un tentativo di furto
padre e figlio smascherati e arrestati
TAURIANOVA. Si è tenuto il con-
gresso territoriale di Alleanza
per l’Italia per l’area tirrenica su
tre questioni: porto, agricoltura
e ambiente. Hanno offerto contributi Daniele Caratozzolo e
Carmelo Maccarrone, Filippo
Zerbi e Saverio Abate. Quanto
al porto di Gioia è stato evidenziato come «risulti ormai evidente che il terminalista mantenga Gioia Tauro ad un livello
di produttività che si aggira attorno a due milioni di teus annui, tanto da giustificare una
presenza pur sempre importante ma non più caratterizzata da
obiettivi a 5/7 milioni di teus
annui, cosa che produrrà una riduzione della forza lavoro del
50%». Detto questo si è convenuto che «l’unica strada capace
di rilanciare il porto rimane
quella di acquisire una parte
della banchina data in concessione, che potrebbe essere messa a bando conferendola non
più a società di servizi portuali
ma a vettori internazionali che
vogliano creare una piattaforma logistica a Gioia Tauro».
Quanto al settore dell’agricoltura si è ritenuto di «prendere atto
che a breve saranno interrotte
le sovvenzioni comunitarie, per
cui è necessario compiere definitivamente una rivoluzione
culturale che punti a valorizzare le produzioni di qualità in
grado di competere sui mercati». Sulla questione ambientale
Api ha chiesto «un compiuto
monitoraggio dei valori fisico–chimici (livelli di diossina
compresi), biologici e radioattivi dell’acqua, dell’aria e del suolo, così com’è utile uno studio
epidemiologico e di monitoraggio delle forme di patologie
maggiormente legate ai fattori
inquinanti che saranno evidenti
nel monitoraggio ambientale
realizzato». L’introduzione politica su “Api, terzo polo e Piana
di Gioia Tauro” è stata curata da
da Annamaria Cordopatri, Giulio Varone, Antonello Luccisano, Placido Costa. Prima si è registrato un saluto del dott. Zampogna, in rappresentanza dei
sindaci della Piana, e dell’avv.
Biasi in rappresentanza del presidente della provincia Raffa. I
lavori sono stati coordinati dal
segretario provinciale di Api,
Sergio Laganà, e sono stati con-
clusi dal Dirigente nazionale organizzativo Pino Bicchielli. Al
termine sono stati proclamati
eletti Giorgio Pirilli, Vincenzo
Galluccio e Franco Franconeri
responsabili per il comune di
Cittanova; Antonio Tripodina,
Saverio Abate e Massimo Ceccacci per Gioia Tauro, Giulio
Varone e Andrea Vigliarolo per
Polistena; Antonello Cordiano,
Gino Camillò e Giorgio Papasidero per Maropati, Placido Costa e Stillitano Giuseppe per Oppido, Beniamino Caristi per Palmi, Antonello Luccisano, Annamaria Cordopatri e Loredana
Maione per Taurianova, ed ancora, nominati commissari a
Rizziconi Cordopatri, Bagnara
Costa, Rosarno Abate, Laureana Trimarchi.(d.z)
PALMI Il consigliere provinciale Barone invita l’Asp a fare i conti con la realtà
Sanità nella Piana, interrogativi senza risposte
Ivan Pugliese
PALMI
È sempre la sanità ad essere al
centro della discussione politica
della Piana di Gioia Tauro. Criticità e attesa d’intervento dei vertici Asp sono i temi trattati dal
consigliere provinciale Giovanni
Barone: «I cittadini della Piana
hanno appreso con piacere che
finalmente il Punto di Primo Intervento (PPI) di Oppido Mamertina è stato portato a 24 ore:
si garantisce così maggiore tranquillità ad un’area pedemontana
già poco e ma servita dalle strutture varie. Non tranquillizza per
nulla, invece, il fatto che ancora
il PPI di Palmi sia mantenuto a
sole 12 ore (20-8) a garanzia di
un territorio che con l’hinterland, ed escludendo Gioia Tauro, serve oltre 40 mila abitanti
dei quali, nelle ore mattutine, solo 25 mila a Palmi per l’elevato
numero di lavoratori pendolari e
studenti. Non solo, pare che
nell’atto aziendale manca completamente la sede del 118 di
Palmi». Una serie di “mancanze”
alle quale vanno ad aggiungersi i
tanti “se” del consigliere provinciale: «Se a questo si aggiunge
che presso la struttura ospedaliera di via Bruno Buozzi ancora
non sono stati messi i funzione,
per poche migliaia di euro, i due
ascensori predisposti, rendendo
difficoltoso ed a tratti impossibile l’accesso agli ambulatori ad
anziani e malati soprattutto dializzati costretti a lunghe attese;
se ancora si evidenzia la situazione della nefrologia di Palmi
ridimensionata inspiegabilmente a fronte di una mole enorme di
lavoro; se la cardiologia di Gioia
Tauro, già priva della intensiva,
vede in forse il suo futuro, se la
struttura di via Nazionale a Palmi non viene ancora utilizzata
pur essendo praticamente pronta, se il poliambulatorio non vie-
ne attrezzato e potenziato, se
per l’utilizzo del soccorso mediante ambulanze ancora non si
è capito cosa si vuol fare, se e ancora se...».
La pazienza per una risoluzione delle questioni poste, ancora
c’è, ed allora Barone si augura
«che tutto al più presto venga risolto o incardinato verso la soluzione perché l’impegno appare
evidente e però tutti questi se
fanno sorgere qualche dubbio.
Forse è il caso di stringere i tempi
e di affrettarsi e non solo per non
abusare della pazienza della
gente ma per evitare gravi e ulteriori situazioni di criticità».
CITTANOVA. In esecuzione di
un’ordinanza cautelare emessa dal Gip del tribunale di Palmi, dott. Fulvio Accurso, sono
finiti in manette Antonio e
Vincenzo Gerace, padre e figlio, cittanovesi di 54 e 19 anni.
Al giovane, il magistrato ha
ritenuto di poter applicare la
misura meno gravosa degli arresti domiciliari, mentre il padre è stato associato alla casa
circondariale
di
Palmi.
Nell’ambito della stessa operazione, è stata applicata la misura dell’obbligo di presentazione alla pg a Vincenzo Dangeli, autotrasportatore di 58
anni, anch’egli di Cittanova. I
fatti risalgono allo scorso mese
di agosto allorquando Dangeli
– stando alla ricostruzione degli inquirenti – sorprese in piena notte, nel piazzale ove erano custoditi gli autoarticolati,
due persone intente a sottrarre
carburante dai serbatoi dei
mezzi. Impaurito ed esasperato per i pregressi furti di carburante che aveva in passato subìto, l’uomo, imbracciato un
fucile cal. 12 caricato a pallini
ed illegalmente detenuto, fece
fuoco, ferendo i due e provocandone la fuga.
All’identificazione dei due
Gerace si è pervenuti successivamente al loro ricovero presso l’ospedale di Polistena.
Nell’immediatezza, infatti, i
Carabinieri della Compagnia
di Taurianova diretta dal capitano Giulio Modesti, accertato
il ricovero dei due congiunti
per ferite d’arma da fuoco,
provvedevano ad interrogarli.
Antonio Gerace
Carabinieri e polizia hanno seguito il caso
Padre e figlio, avrebbero riferito ai militari della stazione di
Cittanova, guidati dal luogotenente Giovanni Agresta e dal
maresciallo Giuseppe Ciotola,
di essere stati feriti da ignoti
malfattori che stavano tentando di introdursi nell’ovile retrostante la loro abitazione sita in contrada Feudotti.
La versione non convinceva
i carabinieri che effettuavano
accurati accertamenti ritenendo alla fine che i due uomini
sarebbero stati feriti altrove, in
un probabile tentativo di furto
andato a male.
La conferma di tale ipotesi,
la si aveva quando, successivamente, presso il Commissariato Polizia di Cittanova, diretto
dal dott. Fabio Amore coadiuvato dall’ispettore sup. Francesco Rega e dall’ispettore Cristian Podimane, si presentava
l’autotrasportatore Vincenzo
Dangeli, il quale avrebbe riferito di avere nottetempo esplo-
so dei colpi di fucile al fine di
sventare un furto di carburante che si stava consumando sul
piazzale della ditta.
La Polizia provvedeva,
quindi, ad effettuare ulteriori
accertamenti ed a recuperare
l’arma.
Successivamente, valutate
le indagini svolte autonomamente da polizia e carabinieri,
il Pm della Procura di Palmi,
dott. Francesco Ponzetta, ha
ritenuto di dover chiedere l’applicazione delle misure cautelari nei confronti dei tre protagonisti della vicenda, contestando ai due Gerace, difesi
dall’avv. Sergio Contestabile,
il furto aggravato ed al Dangeli, difeso dagli avvocati Biagio
Trimarchi e Damiana Petrelli,
la violazione della legge armi e
le lesioni provocate. Il gip,
emesse le misure, provvederà
nella mattinata di oggi ad
espletare gli interrogatori di
garanzia.(red.rc)
35
Gazzetta del Sud Mercoledì 16 Novembre 2011
Reggio Tirrenica
.
ROSARNO Messa in discussione la schiacciante affermazione della Coldiretti
GIOIA TAURO
Cia e Confagricoltura non ci stanno
«Irregolari le elezioni al Consorzio»
L’Autorità
portuale
mette in moto
cospicui
investimenti
Denunciato il mancato rispetto di regole che disciplinano il voto
Giuseppe Lacquaniti
ROSARNO
All’indomani della larga vittoria (nove seggi su 15) ottenuta
dalla Coldiretti nelle elezioni
per il rinnovo del consiglio di
amministrazione del Consorzio di Bonifica Tirreno Reggino, i “rivali” della Confagricoltura e Cia non accettano supinamente la sconfitta e passano al contrattacco.
Si rivolgono agli organi
competenti (Commissario, Assessore e Direttore Generale
del Dipartimento Agricoltura,
Presidente della Giunta Regionale e Struttura regionale
di controllo sugli atti dei Consorzi di Bonifica) per chiedere
l’annullamento della consultazione elettorale, a causa di
anomalie nelle procedure di
svolgimento delle elezioni.
A parere delle due organizzazioni professionali agricole
reggine, tre sarebbero le violazioni riscontrate. «La prima –
come precisato nella nota
stampa – riguarda l’esercizio
della delega da un consorziato
ad altro appartenente alla
stessa sezione, fatta presentare cinque giorni prima delle
votazioni. Infatti, da quanto
evidenziato dalle due organizzazioni, la delega può essere
revocata in ogni momento dal
delegante, prima dell’esercizio del diritto in essa contenuto».
«Altra violazione alle norme statutarie è riferita alla falsa applicazione dell’articolo
14, comma 3 dello statuto
consortile che testualmente
dispone: “I seggi elettorali sono composti da un presidente,
due scrutatori ed un segreta-
La sede del Consorzio di bonifica a Rosarno
rio nominati dalla deputazione amministrativa”. Norma
disattesa, in quanto nella deliberazione del Commissario si
dispone che i segretari siano
designati dai Presidenti».
A parere delle due organizzazioni, Cia e Confagricoltura,
«è evidente che la nomina dei
segretari ad opera dei presidenti dei seggi è palesemente
in contrasto con l’articolo 14,
comma 3 dello statuto consortile. Ne scaturisce che l’elezione è da invalidare per un vizio
assoluto nella composizione
dei seggi, che non ammette
prova contraria».
L’ultima violazione è riferita «alla inosservanza di quan-
to previsto dal comma 11 dello stesso articolo 14 dello statuto consortile, in base al quale “il presidente, prima di consegnare la scheda, accerta che
il votante abbia apposto la firma accanto al proprio nome
riportato sull’elenco degli
aventi diritto al voto”. Constatato che tutti i presidenti di
seggio non si sono attenuti a
tale prescrizione, avendo contezza che ad alcuno dei votanti sia stato richiesto o che gli
stessi abbiano apposto la loro
firma sugli elenchi all’atto della presentazione ai seggi, ai fini dell’esercizio del regolare e
valido diritto al voto, le due
organizzazioni Professionali
Agricole ritengono ci siano
tutti i presupposti per l’annullamento delle elezioni».
Confagricoltura e Cia fanno
rilevare, infine, che «qualora
nel termine di 15 giorni dal ricevimento del ricorso amministrativo non sia disposto
l’immediato
annullamento
della consultazione elettorale
di rinnovo del Consorzio Tirreno Reggino, si vedranno costretti a ricorrere all’Autorità
Giudiziaria competente per
quanto di legge, con inutile
aggravio di spese per le casse
erariali, in caso di acclarata
soccombenza in giudizio».
Non c’è pace per il Consorzio
di bonifica.
GIOIA. Si è tenuta ieri pomeriggio, a Palazzo Alemanni di
Catanzaro, una riunione tra il
Presidente della regione, Giuseppe Scopelliti, la Vicepresidente Antonella Stasi ed il
Presidente dell’autorità portuale di Gioia Tauro, Giovanni
Grimaldi. «Si è discusso – è
scritto in un comunicato stampa – dello stato di avanzamento dei lavori dell’APQ in particolare delle opere che stanno
per partire ovvero i lavori di
adeguamento strutturale delle banchine e la realizzazione
della terza via di corsa nel tratto D della banchina di levante,
la cui gara d’appalto scadrà il
prossimo 13 dicembre mentre
giorno 15 saranno aperte le
offerte. Dunque – si fa rilevare
– un ottimo lavoro condotto
dall’Autorità portuale che
porterà, appaltati i lavori, a
raggiungere finalmente il
35% degli investimenti in infrastrutture e ciò consentirà lo
sblocco dei finanziamenti da
destinare ad incentivi per imprese dell’area. Si tratta di 50
milioni di euro, 25 a carico del
ministero dello sviluppo economico, gli altri 25 a carico
della Regione Calabria. A breve – continua la nota – andrà
in appalto la gara per la costruzione del nuovo gateway
ferroviario, approvato dal Ministero dei Trasporti, per un
totale di 20 milioni di euro di
finanziamenti. Si tratta del
terzo progetto dell’Apq di
Gioia Tauro. L’autorità portuale ha completato la redazione del progetto dopo le osservazioni delle ferrovie e lo
ha trasmesso alla Regione Calabria per la successiva approvazione finale».(a.n)
Mappa delle ferrovie Taurensi con le tratte Sinopoli-Palmi e Cinquefrondi-Gioia
PIANA Vertice a Catanzaro sui fondi Pisl
Metropolitana leggera
opera incompatibile
con le linee Taurensi
Alfonso Naso
PIANA
O i sindaci della Piana di Gioia
Tauro intendono la metropolitana di superficie come un’opera
nuova, sganciata dalle linee
Taurensi e senza l’ausilio dei Pisl, oppure si tratta di un dietro
front sulle linee Taurensi. Una
nota della Regione informa che
si è svolta a Palazzo Alemanni,
sede della Presidenza della
Giunta Regionale, una riunione
tecnica, convocata dal Presidente Scopelliti, per discutere
dell’opportunità dell’utilizzo
dei fondi Pisl nel sistema dei trasporti della piana di Gioia Tauro, con specifico riferimento alle
linee Taurensi.
All’incontro erano presenti,
inoltre, il consigliere regionale
delegato ai trasporti Fausto Orsomarso, il direttore generale
del Dipartimento regionale trasporti Giovanni Laganà, il Presidente della Provincia di Reggio
Calabria Giuseppe Raffa, i sindaci dell’associazione “Città degli Ulivi” ed il primo cittadino di
Gioia Tauro Renato Bellofiore.
Ecco la parte più interessante: «I
sindaci ed il Presidente della
Provincia di Reggio, hanno convenuto che queste risorse non
possono essere destinate per interventi che necessitano ancora
di ulteriori approfondimenti e
riunioni che ne chiariscano il definitivo assetto. Le linee Taurensi, hanno affermato, sono state
oggetto di una politica di sprechi
ed evidenziano l’inutilità di alcune tratte. Le risorse dei Pisl saranno utilizzate, invece, per collegare meglio la Piana di Gioia
Tauro con progetti specifici legati comunque alla mobilità».
Solo qualche giorno addietro
nel corso di una riunione tra sei
comuni (raccolta anche da questo giornale) i primi cittadini di
San Giorgio Morgeto, Polistena,
Cinquefrondi, Galatro, Melicucco e Cittanova avevano raggiunto un accordo per dare il via ad
una metropolitana leggera con
il ripristino della linea ferrata
con i fondi Pisl.
Sembra che qualcosa non torna rispetto alla riunione nella
Piana. Il sindaco di Gioia Tauro
Bellofiore invece ha confermato
che «è conveniente utilizzare
quelle risorse per le Taurensi a
beneficio di tutta l’area». Dopo
la decisione dei comuni in tal
senso, “la Regione ha preso atto,
facendosi carico di organizzare
una riunione sul territorio con
tutti i Sindaci interessati».
RIZZICONI A Torino la presentazione del libro dedicato a Francesco Maria Inzitari
LAUREANA
SINOPOLI Esaltare la figura originaria
“Ciccio” sarà ricordato nello stadio della Juve
Il Comune
chiude
il mercato
coperto
Restaurare il quadro
della Madonna,
la comunità si mobilita
Michelangelo Monea
Antonio Ligato
LAUREANA DI BORRELLO
SINOPOLI
Il mercato coperto, costruito
negli anni 60 al centro di Laureana, ora a ridosso della grande piazza Giovanni Paolo II,
presenta gravi lesioni nella sua
struttura e ha bisogno di urgenti lavori di manutenzione e
conservazione.
Lo ha accertato il dirigente
tecnico del comune geom.
Giuseppe Marino che ha stabilito la temporanea chiusura
del mercato stesso fino a tempo indeterminato. Pertanto i
commercianti e tutti quelli che
vi trovavano il punto vendita,
al riparo dalle intemperie, saranno costretti ad esporre e
vendere la propria merce
all’esterno di quella struttura
che, a suo tempo, è stata considerata una conquista per i cittadini di Laureana e dei paesi
vicini. Il lungo tempo trascorso e le difficoltà di operare gli
opportuni lavori hanno contribuito a rendere pericolante
l’edificio ed a suggerirne la
chiusura. Una chiusura che
giunge quest’anno a ridosso
della grande fiera-mercato di
San Gregorio Taumaturgo che
impegnerà, per tre giorni, dopo il 17, festività del patrono
locale, tutto il centro abitato di
Laureana fino alla domenica
20 di questo mese. Una fiera-mercato antichissima, di
animali , casalinghi e merce di
ogni tipo, che annualmente richiama migliaia di persone.
Erano in molti a sapere che sotto
il dipinto raffigurante la Madonna delle Grazie, protettrice del
centro aspromontano, si celasse
l’immagine originaria della Vergine. Ne erano a conoscenza soprattutto, i fedeli meno giovani,
così come andava sostenendo
da tempo, Paolo Violi, per più di
venti anni presidente del comitato feste.
Altri, invece, come Leopoldo
Lirosi, emigrato fin da giovane
nel bresciano, si era portato appresso un ricordino raffigurante
la sua Madonna prima del restauro del 1969. Il buon Leopoldo, nei suoi rari rientri in terra
sinopolese, ebbe più volte a segnalare il casso ai sacerdoti di
turno. Asseriva che il vero “quadro” della Madonna delle Grazie era quello raffigurato in
quell’immaginetta, custodita
gelosamente tra le sue cose più
care. Ebbene, a distanza di quasi
quaranta anni, la comunità religiosa di Sinopoli, insieme al parroco, Antonio Fazzolari, hanno
pensato di restaurare il baldacchino e la “raggera” che tengono
incastonata la preziosa tela. I lavori affidati alla ditta “Restaurando” di Rita Guarisco di Ribera (AG) sono in fase di ultimazione. Tuttavia, è riemersa tra i
fedeli la volontà di restituire al
culto e alla venerazione l’immagine originaria della loro Madonna. La titolare della “Restaurando” presenta un progetto ed
RIZZICONI . «Era un ragazzo che
amava lo sport, lo sport pulito».
Così, don Luigi Ciotti, domenica
scorsa in occasione della visita
della Nazionale di calcio a Rizziconi , allenatasi simbolicamente
sul campetto di contrada “Li Morti”, realizzato su due terreni confiscati, ha voluto ricordare la memoria di Francesco Maria Inzitari.
Lo stesso Don Luigi Ciotti, prima
di raggiungere il campetto ha raggiunto il cimitero di Delianuova
per deporre un fiore nella cappella di famiglia dove è sepolto Francesco Maria. Con un comunicato
stampa, la Fondazione “Francesco Maria Inzitari” Onlus fa sapere che “Ciccio”, Francesco Maria
Inzitari, sarà ricordato sabato
prossimo 19 novembre alle ore
15, in un altro campo simbolo, lo
Juventus Stadium di Torino, so-
prattutto per lui che nella sua breve vita, così recita il comunicato,
«è stato bianconero nel cuore».
Il predetto stadio è stato scelto
per la presentazione in prima nazionale del romanzo “Bianco come la vaniglia” a lui dedicato dalla scrittrice e giornalista Paola
Bottero, la cui distribuzione in atto viene curata da “Sabbiarossa
Edizioni”. Alla manifestazione saranno presenti, assieme al presidente della stessa fondazione Nicoletta Inzitari, l’autrice del libro
Paola Bottero e don Pino De Masi,
referente per la Calabria dell’Associazione “Libera”. I tre relatori
ripercorreranno, tra le pagine del
romanzo, gli ultimi due anni e
mezzo della vita del giovane di
Rizziconi, dimostrando «che i valori positivi sopravvivono anche
ai peggiori delitti della criminali-
“Ciccio” Francesco Maria Inzitari
tà organizzata». Lo stesso comunicato fa presente che per esigenze organizzative della struttura
che gestisce lo stadio, l’accesso,
da effettuarsi entro le ore 14,30,
sarà possibile previo inserimento
del nominativo nella lista.
Il programma sarà articolato
con una visita allo stadio, quindi
con la conferenza stampa di presentazione del romanzo e culminerà con un coffee break. Come si
ricorderà, Francesco Maria Inzitari, 18 anni appena compiuti (13
ottobre 2009 ), venne ucciso barbaramente, intorno alle 22 di sabato cinque dicembre 2009 a Taurianova, dove si era recato ad una
festa di compleanno. Un episodio
assurdo che ha gettato nello sconforto la famiglia, molto conosciuta e stimata e ha sconvolto l’intera
comunità.(red.rc)
SAN FERDINANDO Confronto animato tra l’opposizione e il sindaco Madafferi
Consiglio comunale segnato dalle polemiche
SAN FERDINANDO. Pronti via e
partono le polemiche. Un consiglio comunale acceso quello di ieri sera a San Ferdinando con
un’opposizione agguerrita che
prima abbandona l’aula e poi
rientra e con il sindaco Domenico
Madafferi che più volte ha ricordato ai rappresentanti delle minoranze di attenersi ai punti
all’ordine del giorno «senza andare oltre».
Tutto parte dopo la classica approvazione dei verbali delle sedute precedenti. La variazione del
piano delle opere pubbliche con
l’inserimento del mega progetto
della “Casa del Marinaio” finan-
ziato con i fondi Pisu per 9 milioni
di euro, agita subito la discussione con la minoranza che chiaramente ha parlato di «mancanza di
percorso condiviso» e ha abbandonato l’aula. Fermo e puntuale il
sindaco: «A me della vostra presenza interessa poco, non servono divisioni per questo progetto
tra poco lo manderemo in appalto». Anche per l’assessore Pino
Calì «non è necessario lo scontro
sul progetto essendo stata peraltro la minoranza informata in
una riunione la scorsa settimana»; il punto passa con i soli voti
della maggioranza. Altro punto
infuocato la variazione di bilan-
cio; l’assessore Daniele Lamalfa
illustra una variazione attiva di
115 mila euro per entrate non
previste che «sono state destinate
al settore sociale, alla viabilità,
all’arredo urbano e altri interventi», ma per il consigliere di minoranza Francesco Barbalace manca qualcosa: «Non siamo in grado
di esprimere nulla in quanto
mancava la documentazione in
segreteria. Potevamo rendere
nullo il consiglio ma ci opponiamo solamente alla votazione».
L’assise ha riconosciuto un debito fuori bilancio per una sentenza esecutiva che ha visto soccombere il comune per un importo di
18mila euro. L’assessore Lamalfa
e il sindaco poi hanno risposto a
delle interpellanze sul bilancio e
sulle quote rosa in giunta. Sulle finanze rispedite ai mittenti le accuse di una gestione allegra delle
risorse; sulle quote il sindaco in
due parole ha liquidato così l’interrogazione: «Nello Statuto non
ci sono norme in tal senso che obbligano l’amministrazione a inserire donne nell’esecutivo». Nella
discussione diversi scontri tra il
consigliere di opposizione Michele Oliva e il primo cittadino. Oliva
aveva denunciato pochi giorni fa
di essere stato «aggredito verbalmente in comune».(a.n)
La Madonna delle Grazie
una relazione storico-agiografica della pregevole tavola dipinta. Nella relazione di Domenica
Brancato, viene messa in risalto
l’impostazione della figura della
Madonna che «riecheggia le icone bizantine unita ad alcune varianti stilistiche e compositive.
Siamo davanti al tema bizantino
della Galaktotrophusa, la “Madonna del Latte” che porge il seno materno al Bambino». «Per
quanto riguarda l’ambito cronologico – sostiene la Brancato –
l’analisi farebbe propendere per
una datazione relativa ai secoli
tra la fine del XIV e l’inizio del
XV». La restauratrice Rita Guarisco, ha presentato una relazione
tecnica indicando tempi, modi e
costi del restauro. Il comitato
cittadino e il consiglio pastorale,
si stanno attivando a reperire i
contributi necessari per restituire all’antico splendore quest’opera di pregevole fattura.
Gazzetta del Sud Mercoledì 16 Novembre 2011
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Cosenza - Provincia
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AMANTEA Quanto accaduto in Liguria ha messo in allarme chi, per lavoro, contrasta il mancato deflusso a mare
Gli agricoltori: corsi d’acqua da ripulire
«Negli ultimi anni l’alveo del Catocastro si è notevolmente alzato»
Ernesto Pastore
AMANTEA
La tragedia in Liguria ha smosso
le coscienze in tutta Italia. I tagli
del Governo hanno avuto forti ripercussioni sugli enti locali che,
loro malgrado, hanno dovuto eliminare alcune spese ritenute forse in maniera troppo frettolosa
“superflue”. Il riferimento è alla
corretta manutenzione dei corsi
fluviali che, se non effettuata per
tempo, potrebbe creare gravi problemi alle zone abitate poste nelle immediate vicinanze degli argini. Anche ad Amantea il problema è evidente. Nonostante i regolamenti comunali prevedano di
non costruire in prossimità degli
alvei, la realtà è ben diversa, con
le abitazioni situate parallelamente ai corsi d’acqua. Si tratta di
fabbricati edificati con il placet
dell’Ufficio tecnico o condonati.
Ma i problemi non riguardano
soltanto le abitazioni. Lungo i torrenti nepetini, soprattutto nella
zona di Campora San Giovanni,
sono posizionati i campi coltivati
di molte aziende agricole che
quasi quotidianamente devono
contrastare il mancato deflusso
delle acque verso il mare. La situazione più critica si registra nei
pressi del torrente Torbido al confine tra la frazione e Nocera Teri-
Il torrente Oliva nella sua parte finale
La foce del Catocastro, area che si vuole “sorvegliata”
Uno scarico fognario che “sversa” in mare
nese. In questa zona il Comune ha
compiuto degli interventi alcuni
anni addietro, ma da quel momento la terra, il fango e la vegetazione hanno occluso parte della
foce e così, appena le precipitazioni diventano più consistenti, le
piantagioni vengono di fatto allagate. I contadini sono intervenuti
direttamente per porre rimedio
alla questione, ma il Corpo Forestale dello Stato, in applicazione
dei dispositivi di legge vigenti, ha
immediatamente bloccato l’esecuzione dei lavori che spettano
agli enti competenti e non ai privati. Situazioni similari si registrano anche lungo altri corsi
d’acqua. I coltivatori che lavorano lungo le sponde del Catocastro
affermano con certezza che l’alveo del fiume si è notevolmente
alzato nel corso degli ultimi anni.
Fortunatamente da qualche mese
non si verificano piogge abbondanti, ma chi lavora la terra sa bene che del cielo non ci si può fidare. Il Comune, invece, è intervenuto in materia di depurazione.
Nei giorni scorsi il responsabile
dell’ufficio tecnico, Domenico Pileggi, ha emesso un’ordinanza
per l’esecuzione di alcuni interventi urgenti da eseguire sugli
impianti di sollevamento che trasportano i liquami fognari al depuratore di Nocera Terinese. SAN MARCO ARGENTANO L’ha assicurato il presidente della Regione al termine di un incontro
Sarà velocizzata la riconversione del “Pasteur”
Alessandro Amodio
SAN MARCO ARGENTANO
Il governatore Giuseppe Scopelliti
L’ex ospedale “Pasteur” sempre
sotto la lente d’ingrandimento
dei politici, anche se resta la
consapevolezza che non si sia
fatto abbastanza per evitarne la
chiusura, che poi dovrebbe essere una sorta di riconversione.
Ormai il Centro di assistenza
primaria territoriale (così sarà
chiamato) è l’unica via percorribile. Restano, tuttavia, dei problemi inerenti l’immediata attivazione del punto di primo intervento h 24 (e non h12, com’è
attualmente); il funzionamento
a pieno regime delle specialistiche ambulatoriali; i servizi di radiologia, laboratorio di analisi,
il dispensario farmaceutico ed il
servizio territoriale della dialisi.
Per questo motivo il presidente della Regione Scopelliti
ha incontrato una delegazione
dei sindaci della valle dell’Esaro
guidata dal consigliere regionale Giulio Serra. Delegazione che
è stata ricevuta a Palazzo Alemanni – informa una nota deldella giunta regionale – oltre
che da Scopelliti anche dal dirigente generale della Presidenza
Franco Zoccali. Dalla riunione è
emerso l’impegno di Scopelliti a
voler velocizzare i tempi di attuazione per quanto previsto
dal decreto 18 per la riconversione della struttura di San Marco Argentano. Nel corso dell’incontro è stata, inoltre, ribadita
la necessità di verificare la pos-
sibilità di un ambulatorio di Medicina dello sport. I sindaci intervenuti hanno espresso “soddisfazione” per l’esito dell’incontro, rassicurati dal Governatore che ha confermato la volontà della Regione di «procedere
in questa direzione, specificando che l’attuazione del decreto
18 è in corso di realizzazione su
tutto il territorio regionale e
che, pertanto, i tempi per la piena operatività necessitano dei
consequenziali provvedimenti
gestionali ed organizzativi di
competenza delle singole Asp».
Il tutto, come sempre, è legato alla tempistica perché ormai
da tanto, forse troppo tempo, si
parla di riconversione, Capt,
servizi vari e via dicendo. A conforto di questo le deliberazioni
del consiglio comunale sammarchese, i vari incontri per cercare uno sbocco che non sia solo
“di facciata” per il futuro di questa struttura sanitaria, ma soprattutto le diverse battaglie di
civiltà sostenute dal referente
dipietrista Franco Fasano, che
più volte ha sostenuto l’inadeguatezza di certa politica per
salvaguardare un ospedale di
frontiera che avrebbe dovuto
servire un territorio di quasi 60
mila utenze e che si ritrova, invece, ad essere sempre marginalizzato e con poche strutture
ormai funzionanti che lo portano ad essere una sorta di grande
poliambulatorio ma non certo
un nosocomio visto che i ricoveri sono ormai un lontano ricordo.
Un branco di cinghiali sorpresi nel corso della notte
VALLE DELL’ESARO Piaga da arginare
“Cinghiali vaganti”
Il piano istituzionale
interessa più Comuni
SAN DONATO DI NINEA. Il problema dei “cinghiali vaganti”
all’interno del Parco nazionale del Pollino è conosciuto ormai da anni. Sull’argomento
è tornato il presidente
dell’Ente, Domenico Pappaterra.
«Nel 2012 molti investimenti
– ha affermato Pappaterra –
riguarderanno proprio questo problema, molto sentito
in comuni come San Donato
di Ninea, San Sosti, Acquaformosa ed altri centri facenti
parte dell’area protetta.
Nell’ambito del bilancio di
previsione abbiamo pianificato per mantenere fede agli
impegni assunti in questi mesi, con particolare riferimento all'emergenza cinghiali
che per diverso tempo ha occupato intere pagine dei nostri quotidiani. Il Parco ha
stanziato un milione di euro
sia per fronteggiare gli indennizzi che per cofinanziare,
con 300 mila euro, insieme
con le Regioni Basilicata e
Calabria, gli interventi di prevenzione, in particolare le recinzioni delle proprietà agricole».
Via libera, dunque e con
largo anticipo, all'importante
documento contabile che rispetta così i nuovi termini
previsti dalla legge. Uno
stanziamento, quello per il
“problema cinghiali”, che insieme alle opere d'interesse
turistico e alla lotta agli incendi boschivi, sarà importante per il futuro dell’Ente
Parco.
La problematica dei cinghiali è, infatti, qualcosa che
va avanti da tempo, alla quale si è cercato di dare delle soluzioni tampone all’invasione degli ungulati. Un problema che, negli anni scorsi, ha
avuto ripercussioni anche a
causa di un ripopolamento
forse incontrollato di cinghiali sui territori di numerosi Comuni. I disagi della popolazione riguardano in gran
parte le irruzioni notturne
degli animali, anche perché
si è sempre instaurato un pericoloso clima di panico tra i
cittadini con conseguenze,
anche per l’ordine pubblico,
difficili da controllare. Ed è
ovvio che uno stanziamento
di questo tipo – così come
previsto dal bilancio preventivo 2012 dell’Ente Parco del
Pollino – permette probabilmente di affrontare e risolvere la problematica una volta
per tutte. I fatti dimostreranno se si è imboccata la strada
giusta.(ale. amo.)
PRAIA A MARE
S. MARIA DEL CEDRO Dopo l’adesione dell’ex sindaco Fazio al Popolo delle libertà
Quella “dicitura” accentua ancor di più
le evidenti frizioni all’interno del partito
Antonello Troya
SANTA MARIA DEL CEDRO
L’ex sindaco Francesco Maria Fazio, attuale capogruppo di minoranza in seno al consiglio comunale, ha aderito al Pdl. Nulla di
strano, si potrebbe obiettare, sino
a quando però viene evidenziata
con forza la sua adesione al
“gruppo Gentile”, ovvero alla corrente che fa riferimento all’assessore regionale e al fratello sottosegretario Tonino. È quella dicitura, “gruppo Gentile”, ha fatto
sobbalzare dalla sedia chi, dopo
le elezioni regionali, aveva pensato di aver inflazionato il territorio con la propria presenza.
Come nel caso del consigliere
Fausto Orsomarso. Il giovane politico cosentino ha pensato, in
questi due anni, di seminare in
ogni Comune della costa per poi
raccogliere a fine mandato. I classici “conti senza l’oste”. E siamo
ancora a metà legislatura. Una
prima “defaillance” è arrivata con
le indicazioni per quanto concerne il presidente del Parco marino
Le “fibrillazioni” all’interno del Pdl non hanno risparmiato Palazzo di città
Riviera dei cedri, che sarebbe dovuto andare in quota Pdl; invece il
presidente Scopelliti si è trovato
solo il nome di Ciro Astorino, sostenuto dal consigliere Giulio
Serra (e suo fedelissimo). Apriti
cielo... Convocazioni e riunioni
cosentine per capire cosa fosse
accaduto. Messo da parte un primo scossone, a Fausto Orsomarso
non è rimasto altro che puntare su
chi ha sostenuto la sua candidatura. Su quasi tutti. Infatti sono tanti gli scontenti che ormai si anno-
verano tra gli ex del deputato regionale. Santa Maria del Cedro,
poi, è un caso eclatante. Nel paese
culla della cultura ebraica, motore dell’economia agricola del medio Tirreno cosentino, Orsomarso poteva contare sul sostegno
della commissaria del circolo, Rosa Pignataro, decisamente apprezzata esponente politico locale. Come si giustificano allora tutte quelle tessere portate in dote
da Francesco Maria Fazio?
A dare comunicazione dell’avvenuta adesione è stato il fedelissimo di Pino Gentile, Antonio Munafò, che parla di più di 200 tessere. Mica niente, per un ex sindaco
ora all’opposizione. Qualcuno
potrebbe dire: «Sì, ma sono tessere del Pdl». “Nulla questio”: ma è
quella dicitura, più volte sottolineata “gruppo Gentile”, che differenzia e, se si può dire, accentua
le frizioni che ci sono all’interno
del Pdl sul territorio. Resta solo
da capire se il passaggio con Gentile c’è stato in blocco, oppure si
tratta di nuove adesioni che, giocoforza, dovranno vedersela con
una struttura già esistente e radicata sul territorio. Da vecchia volpe della politica, Gentile saluta
personalmente l’adesione di Fazio nel Pdl: «Voglio ringraziare
personalmente Francesco per la
sua scelta e per la sua decisione. Il
Pdl e la politica in genere in Italia
e in Calabria ha bisogno di persone come lui che tanto hanno già
sottratto alla propria sfera privata per la pubblica dazione e che
hanno già dato prova concreta di
saper porre in essere azioni politiche importanti ogni qual volta ve
ne è stata l’opportunità». NELLA PUNTATA ODIERNA DI “CRASH” IN ONDA SU RAI3
La vicenda della “Marlane”
PRAIA A MARE. Nella puntata di “Crash”, il programma di Rai educational diretto da Silvia Calandrelli, in onda oggi all’1 su Rai3, si
racconterà la storia dell’azienda tessile Marlane Marzotto (in foto) . Una storia che ha inizio negli anni Cinquanta e che, in questi
giorni, vede un con processo con imputati 13 manager dell’azienda accusati di omicidio colposo plurimo a danno di 50 ex operai.
Una vicenda giudiziaria, quest’ultima, in cui si punta l’indice accusatore su presunte negligenze in tema di sicurezza.
Gazzetta del Sud Mercoledì 16 Novembre 2011
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Cosenza - Provincia
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CORIGLIANO Inizia stamattina alle 8.30 l’arringa in favore dei diversi appartenenti alla famiglia dell’ex sindaco coinvolti nell’inchiesta antimafia
Santa Tecla, va in aula la difesa degli Straface
Gli avvocati sono pronti a replicare alle pesanti contestazioni avanzate dal pm in fase di requisitoria
Emilia Pisani
CORIGLIANO
Ripartono oggi le arringhe degli avvocati che compongono il
collegio difensivo di 74 imputati coinvolti in “Santa Tecla”.
Nell’aula bunker di via Paglia a
Catanzaro stamattina alle ore
8.30 è prevista l’arringa dei difensori di Mario Straface e dei
suoi numerosi familiari coinvolti nell’inchiesta della Dda.
Ad iniziare sarà l’avvocato Gianluca Serravalle, in sostituzione dell’avvocato Ernesto D’Ippolito, successivamente la parola passerà all’avvocato Emanuele Monte. Ai due legali il
compito di mettere in discussione quanto esposto nella sua
requisitoria dalla pubblica accusa rappresentata dal pm Vincenzo Luberto e dunque le dichiarazioni dei collaboratori
giudiziari che hanno “tirato in
ballo” l’imprenditore Mario
Straface e il fratello Franco
stroncato da un ictus sabato
scorso, quali imprenditori di riferimento per il “locale” ‘ndranghetistico di Corigliano e maggiori contribuenti economici
della cosiddetta “bacinella”
malavitosa. Non solo alla difesa
degli Straface, in base alle perizie tecniche presentate, il compito di smontare tutta la tesi accusatoria a loro carico che vedrebbe il gioielliere Giuseppe
Curto vittima di estorsione da
parte degli Straface. Secondo
quanto riferito da Curto durante il suo interrogatorio avvenuto lo scorso 6 ottobre, sarebbe
venuto in contatto con i fratelli
Straface in occasione inizialmente di questioni legate
all’area demaniale, di proprietà
del Curto, prospiciente la discoteca “Snoopy” di proprietà degli Straface. Curto ha poi rico-
struito la vicenda in merito alla
realizzazione del complesso turistico “L’Airone” per il quale il
presunto boss Maurizio Barilari
lo avrebbe invitato ripetutamente ad affidare i lavori di costruzione alla ditta degli Straface. A seguito della sua requisitoria il pubblico ministero Luberto ha avanzato pesanti richieste di condanna per un totale di sette secoli di carcere
chiedendo per l’imprenditore
Mario Straface 14 anni di reclusione. La difesa di Curto oltre a
sostenere le richieste di pena di
Luberto ha chiesto agli imprenditori Straface la somma di ottocento mila euro quale risarcimento.
Le udienze, per la discussione della difesa, proseguiranno
fino al 30 novembre, mentre la
sentenza è prevista per metà dicembre. Una inchiesta, Santa
Tecla, che ha sconvolto la città
di Corigliano tanto che in molti
la considerano un vero e proprio terremoto giudiziario che
ha determinato una serie di
reazioni a catena. La prima, più
determinante per l’intera comunità coriglianese, lo scioglimento del consiglio comunale
della città per infiltrazione mafiosa. In più l’inchiesta e la sua
fase processuale si sta caratterizzando anche per la morte di
tre degli 87 indagati. La prima
quella di Pietro Salvatore Mollo, rinvenuto cadavere nella
propria cella a L’Aquila lo scorso dicembre, la seconda quella
dell’indagato a piede libero Mario Guglielmello, cognato degli
Straface, e la terza quella avvenuta sabato scorso di Franco
Straface, morto dopo un malore improvviso nella sua abitazione dove era rinchiuso per la
misura detentiva degli arresti
domiciliari.
CORIGLIANO
Fondi Pisl
Commissari
sollecitati
all’adesione
L’udienza preliminare si sta svolgendo nell’aula bunker di via Paglia a Catanzaro
Il resort al centro della presunta estorsione contestata dal pm antimafia
Membri di rilievo dei partiti presenti lunedì scorso alle esequie di Franco Straface
Esponenti politici locali solidali con l’ex primo cittadino
CORIGLIANO. Un gesto di soli-
darietà umana rivolto a Pasqualina Straface. È questa la
motivazione che ha spinto diversi esponenti politici a partecipare, lunedì scorso, ai funerali di Franco Straface, fratello
dell’ex sindaco di Corigliano
deceduto cinque giorni fa nella
sua abitazione dove si trovava
ristretto agli arresti domiciliari
a causa del coinvolgimento
nell’inchiesta antimafia “Santa
Tecla”.
Alle esequie, che si sono
svolte nella chiesa di San Mau-
ro a Cantinella, c’erano oltre a
numerosi ex consiglieri comunali anche Giovanni Dima
(parlamentare del Popolo delle
libertà), Giuseppe Caputo
(consigliere regionale pidiellino e assessore a Rossano) e
Giuseppe Antoniotti (primo
cittadino di Rossano).
La scomparsa di Franco
Straface, accanto al dolore dei
familiari, ha suscitato nelle
persone che più gli sono state
vicine un’ondata di rabbia.
Sotto accusa quella che, a loro dire, sarebbe stata l’ingiusti-
SPEZZANO A. La dirigente è al centro di una polemica sull’accorpamento scolastico
ficata durezza messa in atto
dagli inquirenti. L’imprenditore 55enne (per il quale il pm
Vincenzo Luberto aveva recentemente chiesto una condanna
a 17 anni di reclusione per associazione a delinquere di
stampo mafioso ed estorsione)
nelle fasi iniziali dell’inchiesta
fu assegnato al regime carcerario del 41 bis. Successivamente, proprio a causa delle sue
condizioni di salute e con il parere favorevole del magistrato,
aveva ottenuto i domiciliari.
Giovanni Dima
CORIGLIANO. Il movimento
Liberi Ausoni torna a pungolare
l’amministrazione
straordinaria oggi al Comune
su alcune questioni che riguardano il futuro della città.
«I Progetti integrati di sviluppo (Pisl) sono uno strumento
di attuazione della strategia
regionale, delle linee di intervento (territoriali, settoriali e
di filiera) e dei metodi individuati (concertazione, partecipazione,
collaborazione
pubblico-privato. Tali forme
di investimenti mirano alla
realizzazione, al potenziamento, alla condivisione e alla gestione associata di infrastrutture e servizi essenziali
per migliorare la qualità della
vita dei cittadini e rendere il
territorio maggiormente attrattivo nell’ambito di una
globalizzazione sempre più
presente ma scarsamente
perseguita nel nostro comune. Considerate le vocazioni
del nostro territorio e il difficile momento storico-politico, riteniamo che il comune di
Corigliano debba aderire alla
straordinaria occasione rappresentata dai fondi Pisl. In
particolare, l’attenzione andrebbe rivolta alla realizzazione di Sistemi Turistici Locali, Sistemi produttivi locali,
Distretti agroalimentari e Distretti rurali».(emi.pis.)
SPEZZANO A. Ricorso inammissibile
SAN DEMETRIO
Vps solidarizza con la preside Costabile Il Tar sbarra la strada
Trenta poeti
in un volume
presentato
alla Biennale
SPEZZANO ALBANESE. Continua a raccogliere consensi e
attestazioni di stima e solidarietà la dirigente dell’istituto
comprensivo di Spezzano Albanese, Rosina Costabile, colpita
dall’onda
anomala
dell’ormai tanto dibattuta
questione degli armadietti
presi dalla scuola di San Lorenzo del Vallo e trasferiti in
quella spezzanese.
Stavolta a ribadire solidarietà e vicinanza alla Costabile (che ha già ottenuto diverse attestazioni di stima da tutto l’ambiente) è il gruppo di
maggioranza in consiglio comunale “Voce del Popolo
spezzanese”.
Il nocciolo della questione
sta tutto nel fatto che il sinda-
Fiorenzo Viceconte
co sanlorenzano, Luciano
Marranghello, non ha gradito
che la dirigente abbia fatto
spostare gli arredi scolastici
in questione: quest’ultimo
parla infatti di atto illecito ed
ha addirittura denunciato la
Costabile.
La dirigente si difende invece affermando d’aver agito
entro i termini di legge e che
lo spostamento poteva essere
fatto perché le scuole sono accorpate e i beni dell’una e
dell’altra sono nelle responsabilità della segreteria e, quindi, di riflesso, in quelle della
dirigente.
«Il gruppo Vps – dicono in
una nota i consiglieri De Marco, Viceconte e Lupinaro, insieme ai “neo acquisti” Luci e
Presta – approva e sostiene in
toto quanto contenuto nel
manifesto di solidarietà che il
corpo docente della scuola
spezzanese ha pubblicato in
favore della dirigente Costabile. Vps, inoltre, rilancia un
ulteriore messaggio di incoraggiamento alla dirigente,
con l’auspicio e l’augurio di
portare avanti il dignitoso e
gravoso compito di gestire
due realtà scolastiche difficili,
che per la prima volta si ritrovano l’una accanto all’altra
nonostante le realtà urbanistiche, geografiche e storiche
siano già unite di fatto. L’auspicio fatto alla dirigente è
quello di formare le coscienze
delle nuove generazioni e superare gli steccati».(jo.fu.)
CIVITA La replica dell’amministrazione comunale alle accuse di un gruppo d’imprenditori
«Mai ricevuto istanze per il tour con gli asinelli»
CIVITA. «Organizzare visite gui-
date a dorso d’asino lungo i sentieri del Raganello? Non abbiamo mai ricevuto istanze del genere». Si colora di giallo la storia dei giovani di Civita riuniti
sotto le insegne della “Raganello tour”, pure aggiudicataria di
uno specifico bando pubblico,
che nei giorni scorsi avevano lamentato la mancata concessione delle autorizzazioni necessarie all’esercizio del servizio di
trasporto su gomma (con previsione accessoria di svolgere lo
stesso anche con l’impiego di
asinelli), concesse dal comune
di San Lorenzo Bellizzi e negate
invece da quello di Civita. A tingere dei colori del mistero la vicenda, le parole del primo cittadino Vittorio Blois, secondo il
quale «è da smentire quanto rilevato dai referenti della società
in questione, dato che ad oggi,
non è mai pervenuta, presso gli
uffici del Comune, alcuna istanza al fine di acquisire una autorizzazione per svolgere il servizio di noleggio con conducente,
né tanto meno, una ulteriore richiesta di permesso per il servizio trasporto con asinelli». E per
provare a sgombrare il campo
da ogni possibile equivoco, il
sindaco aggiunge: «Probabil-
mente, si confonde per ignoranza il rilascio di licenza di noleggio con conducente con l’affidamento di servizio di trasporto su
itinerario prestabilito e predisposto dall’ente locale». Quindi,
a seguire, ribadita la disponibilità del Municipio per qualsiasi
chiarimento, il commento di
merito: «Il Comune di Civita,
nel rispetto della trasparenza e
delle leggi, è impegnato a favorire la crescita economica e sociale della comunità. Ai giovani
imprenditori in causa vorrei dire che quando non si realizzano
le proprie aspirazioni non sempre la colpa può essere attribui-
ta agli amministratori. Riguardo all’accusa di aver sostenuto
amici e parenti, come ipocritamente lasciato intendere, sfido
chiunque a dimostrare l’esistenza di eventuali atti in favore degli stessi».
Parole chiare. Fossero arrivate già lo scorso giugno, quando
nell’esprimere la propria soddisfazione per l’avvio dell’iniziativa i giovani oggi disarcionati
dai loro asinelli lodavano a
mezzo stampa la lungimiranza
dell’amministrazione comunale, sarebbero state anche tempestive, spazzando via polemiche e misteri.(g.i.)
alla realizzazione
del depuratore Das
Johnny Fusca
SPEZZANO ALBANESE
Il depuratore della Das srl
non si farà.
La società che voleva costruire l’impianto di smaltimento per liquami e fanghi
industriali in zona Infascinato, nello Spezzanese, s’è vista chiudere le porte in faccia anche dal Tar di Catanzaro, il tribunale amministrativo competente per zona sulla questione, che ha rigettato il ricorso presentato
tempo addietro dall’amministratore unico della Das,
Vincenzo Cosentini, ritenendolo “inammissibile”.
Volendo ricostruire la vicenda, dobbiamo tornare indietro al 15 aprile del 2008,
allorquando il consiglio comunale spezzanese, composto dalla giunta capeggiata
dal sindaco Ferdinando Nociti, deliberò positivamente
sulla stipula di una convenzione che prevedeva la nascita del depuratore in oggetto.
All’epoca fu battaglia
aperta tra le forze politiche
del centro arbëresh, specie
con quelle d’opposizione,
che s’opposero alacremente
sotto la spinta dell’ex sindaco
Damiano
Tursi
e
dell’odierno primo cittadino
Giovanni Cucci.
Così come diedero battaglia alla decisione di Nociti
anche le associazioni am-
bientaliste e i gruppi anarchici Fmb e Fa Spixana.
Fu allora che, spinto anche dalle rimostranze di
molti cittadini, naturalmente preoccupati per le conseguenze che potevano generarsi dall’avere un depuratore in casa, il 22 maggio del
2008 la giunta Nociti decise
di revocare la delibera e rinunciare al progetto.
La Das, però, non la prese
bene e si rivolse al Tar. Nel
febbraio 2010 arriva quindi
una sentenza per certi versi
inattesa: i giudici del tribunale amministrativo regionale annullano la revoca
della delibera dell’aprile
2008 perchè fu commesso
«un errore amministrativo»
e danno ragione alla Das.
Arriviamo quindi ai giorni
nostri e all’avvento a Palazzo di città di Cucci, che torna
sulla questione ribadendo il
suo pensiero: il depuratore
non si deve fare.
Ecco che quindi il 3 giugno del 2010 il consiglio comunale spezzanese si esprime nuovamente per la revoca della convenzione, costringendo Costantini a ricorrere ancora al Tar.
La sentenza stavolta è però capovolta in favore della
maggioranza di governo
spezzanese. Non è escluso
che l’azienda, tuttavia, possa
ricorrere al Consiglio di Stato per vedere riconosciute le
proprie ragioni.
Pasquale De Marco
SAN DEMETRIO CORONE
È stato presentato, nella sala
convegni del Collegio di
Sant’Adriano, il volume
“Frammenti di-Versi”, raccolta poetica della 6. edizione
della Biennale d’arte contemporanea “Magna Grecia”.
L’iniziativa è stata ideata da
Maria Credidio e curata da
Coriolano Martirano. Una
trentina i poeti che hanno partecipato al reading: Pietro
Bruno, Giusi Verbaro, Pino
Corbo, Paolano Ferrantino,
Franco Gorano, Adriana De
Gaudio, Gino Scartachiande,
Eugenio Nastasi, Anna Lauria, Pino Cacozza, Franco Crivaro, Enrico Iemboli, Maria
Romeo, Marisa Righetti, Mariacarla Maiolo, Stanislao Donadio, Filippo Senatore, Francesco M.T. Tarantino, Ornella
Mamone Capria, Rosaria Cozzolino, Giulia Fresca, Anna
Petrungaro, Silvana Palazzo,
Anna Maria Algieri, Angelo
Cianci, Marisa Provenzano,
Francesca Baffa e Ortensia
Bugliaro. «La prosecuzione di
una manifestazione d’arte
contemporanea cresciuta negli anni fino ad affermarsi come evento atteso dagli amanti
delle arti visive e poetiche – ha
evidenziato il sindaco Cesare
Marini che ha presieduto la
manifestazione – è la dimostrazione di una raggiunta
maturità che merita di proseguire il cammino».
Mercoledì 16 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
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Crotone - Provincia
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CUTRO La giunta comunale parla di atto efferato ed esprime cordoglio alla famiglia
STRONGOLI
Sgomento e incredulità in paese
per l’omicidio di Carmine Bonifazio
Parrocchia
si mobilita
per chiedere
internet
più veloce
Il 42enne coi fratelli gestiva un’azienda che dà lavoro a 20 persone
Gli agenti del Corpo forestale col fucile sequestrato al bracconiere
Pino Belvedere
PETILIA P. Blitz del Corpo forestale
CUTRO
Sgomento e incredulità nella comunità cutrese per l’omicidio di
Carmine Bonifazio, assassinato
ieri mattina sotto casa con due colpi di fucile (ne riferiamo anche a
pagina 26). Dopo alcuni anni di
relativa quiete, le armi sono, inesorabilmente, tornate a tuonare
lasciando sull’asfalto il corpo di un
giovane e stimato imprenditore,
sposato e padre di due figlie di 16 e
12 anni.
L’episodio delittuoso ha gettato nello sconforto la comunità di
Cutro che con tanti sforzi cerca di
far crescere una società civile e allontanare da sè scenari di paura e
di morte. La vittima era un onesto
e stimato lavoratore, molto conosciuto non solo a ma nell’intero
territorio crotonese. Gestiva insieme al padre Domenico e ai quattro
fratelli l’azienda di famiglia “Industria Cereali Srl”.
Di fronte al tragico fatto di sangue la giunta comunale si è riunita
nella tardi mattinata di ieri ed ha
emesso un comunicato stampa a
firma del sindaco Salvatore Migale con cui l’amministrazione comunale «esprime la massima indignazione per l’efferato omicidio ai
danni di un imprenditore che proprio a quell’ora si stava recando
nella propria azienda per intraprendere una nuova giornata di
lavoro». «La giunta comunale presieduta dal sindaco Salvatore Migale – prosegue il comunicato – alla quale ha partecipato l’on. Francesco Sulla, condanna fermamente questo grave e devastante episodio di violenza criminale che ha
provocato la morte del giovane
imprenditore Carmine Bonifazio,
lasciando nel più profondo dolore
una famiglia di onesti lavoratori».
Cacciava di frodo
nel Parco della Sila:
denunciato 51enne
Carmelo Colosimo
PETILIA POLICASTRO
Investigatori in via Giovanni Falcone accanto al corpo senza vita del 42enne imprenditore coperto da un lenzuolo
L’amministrazione, facendosi interprete della volontà del Consiglio Comunale e della comunità
cutrese, «esprime altresì un profondo sentimento di cordoglio e di
solidale vicinanza alle famiglie e
ai parenti sconvolti per questo
inumano delitto». «Episodi di tale
inaudita gravità ed efferatezza –
prosegue ancora la nota – non fanno altro che frenare lo sviluppo in
atto nel nostro paese ormai da diverso tempo e mortificano le coscienze della nostra popolazione
che alla notizia di questo grave fatto di sangue è rimasta incredula e
sgomenta». «Si invitano – conclude la nota – le forze dell’ordine e le
autorità competenti a fare piena
luce e assicurare alla giustizia i responsabili di questo efferato delitto che ha turbato un’intera popolazione».
Carmine Bonifazio era sposato
con Vittoria Nardo, ed era padre di
Carmine Bonifazio
COTRONEI Il sindaco Belcastro: «È una protesta condivisibile»
In aula si patisce troppo il freddo:
gli studenti avviano l’autogestione
Francesco Timpano
COTRONEI
Aule troppo fredde e poco confortevoli, e gli studenti dell’Istituto professionale della cittadina attivano per protesta l’autogestione. Da lunedì, infatti, i ragazzi che frequentano la struttura di via Laghi Silani stanno
rivendicando la soluzione di alcuni problemi, che come dichiarano loro stessi sono ascrivibili
non tanto alle competenze interne dell’Istituto, quanto della
Provincia. «All’ente intermedio
– ci dicono i rappresentanti degli studenti – abbiamo inoltrato
diverse richieste per l’attivazione dell’impianto di riscalda-
Nicola Belcastro
mento, considerato le temperature del periodo. Ma il nostro
dirigente non ha avuto nessuna
risposta ».
Gli studenti riferiscono di bagni non idonei e poco igienici.
«Ci sono delle porte pericolanti
– incalzano – e le cassette del
pronto soccorso devono essere
reintegrate». «Questa protesta –
spiegano – è un passaggio obbligato, e durerà fino a quando
non si avranno risposte concrete e cambiamenti visibili». Si
potrebbe arrivare all’occupazioned ella scuola.
Alla fase di gestione in proprio dell’attività didattica e scolastica, l’Istituto arriva anche
dopo un periodo di chiusura
due ragazze di 16 e 12 anni. La vittima, terzo di sette figli, gestiva coi
fratelli l’azienda di famiglia che
produce mangimi e commercializza cereali in tutta la Penisola.
L’azienda è ubicata nella zona industriale e sorge su una superficie
di diecimila metri quadri, di cui
3.500 costituiscono l’area coperta. Conta oltre 20 dipendenti.
L’azienda importa da Australia,
Siria, Argentina e Francia la materia prima e commercializza prodotti zootecnici e mangimi in genere. All’interno vi è un moderno
mulino da macina, un impianto di
stoccaggio e attrezzature.
Carmine Bonifazio è stato ucciso mentre si recava, come tutte le
mattine nell’azienda di famiglia.
Una morte atroce e improvvisa, il
destino ha voluto che Carmine
spirasse tra le braccia della sua
amata moglie accorsa per prima
sul luogo del delitto.
forzata, causato dalla pratica ricorrente del lancio della creolina nei locali adibiti ad aule e nei
corridoi. Non più di un paio di
settimane fa i Carabinieri della
stazione cittadina, nel corso di
un controllo nei pressi dell’Istituto avevano fermato alcuni ragazzi che armeggiavano con
delle bottiglie contenenti liquido maleodorante vicino ad un
ingresso secondario della struttura. A seguito dell’episodio il
sindaco di Cotronei, Nicola Belcastro, sentito il parere delle
competenti autorità sanitarie,
dispose con due ordinanze diverse la chiusura dell’Istituto
per una settimana. Ed è stato
proprio il primo cittadino nella
mattinata di ieri ad incontrare il
dirigente della scuola, prof.
Granato, insieme ai ragazzi.
Belcastro ha espresso vicinanza
ai manifestanti, parlando di una
protesta basata su motivazioni
condivisibili e assolutamente
non pretestuosa. LE CASTELLA Una mareggiata può innescare danni all’ambiente
Un vecchio peschereccio nel porto
suscita l’allarme dei volontari Anta
Consuelo Ruggiero
ISOLA CAPO RIZZUTO
«Si rischia un danno ambientale
senza precedenti, se non si interviene immediatamente con la rimozione di un vecchio peschereccio dal porto di Le Castella». E’
questa la denuncia dei volontari
dell’Anta-Associazione nazionale
per la tutela dell’ambiente, che in
una nota denunciano lo stato di
abbandono nel porto di Le Castella, di una vecchia carretta del mare. «Ci chiediamo come mai – scri-
vono – l’imbarcazione sia ancora
attraccata in un punto non sicuro
del porto, considerando che alla
prima forte mareggiata, la barca
potrebbe rompere gli ormeggi rischiando di affondare, evento gravissimo che comporterebbe il rilascio di gasolio, olio, acido delle
batterie e quindi il conseguente
inquinamento dello specchio di
mare». «Senza considerare – scrivono ancora – che i resti del relitto
come le cime, l’acciaio, il legno e le
reti che si trovano a bordo, si disperderebbero in tutto il porto,
rendendolo inagibile e pericoloso
al passaggio e ormeggio della barche da pesca o di barche che rientrano da una traversata».
I volontari Anta chiedono agli
enti competenti di «togliere quella
carretta e portarla nel porto di
Crotone o tirarla a secco e risanare
anche il resto della banchina sulla
quale si sono depositate enormi
quantità di reti e palamiti in disuso, ma soprattutto bidoni con olio
esausto, che sicuramente con un
forte mareggiata andranno a finire in acqua». La vecchia carretta agli ormeggi
Cacciava di frodo nel Parco
Nazionale della Sila. Per questo un 51enne di Petilia Policastro (M. M.), già noto per
un’analoga circostanza, è stato
denunciato dagli agenti del
Corpo Forestale dello Stato.
Gli agenti in forza ai reparti di
Cotronei e Gariglione, dipendenti dal Coordinamento Territoriale del Cfs per l’Ambiente
di Cosenza coordinati dal comandante provinciale del Cfs
di Crotone dott. Giuseppe Melfi, hanno sorpreso il bracconiere nel corso di una perlustrazione nella località Monte
Santa Barbara, ricadente
all’interno del Parco nazionale
della Sila. Intorno alle 9 gli
agenti del Cfs hanno individuato un fuoristrada fermo a
lato di una stradella all’interno
del bosco, il cui unico accesso
era oltretutto sbarrato da pietre e cumuli di terra. Sono risaliti al proprietario dell’automezzo, e dopo aver perlustrato la zona lo hanno sorpreso
mentre, fucile nelle mani stava
cacciando, con al seguito tre
cani segugi.
Gli agenti non si sono subito
rivelati ma hanno deciso di te-
nerlo sotto controllo da posizione defilata e nascosta, al fine di chiarire in maniera inequivocabile le reali motivazioni della sua presenza all’interno del territorio protetto, ove
vige il divieto assoluto di caccia.
Ma prima che il bracconiere
che si guardava attorno in cerca di selvaggina potesse sparare un colpo, gli agenti del Cfs
sono intervenuti intervenire e,
gli hanno intimato di fermarsi.
Il bracconiere si è dato alla fuga ma raggiunto il fuoristrada
ha trovato ad attenderlo altri
agenti del Corpo forestale. È
stato così denunciato e gli è
stato sequestrata la doppietta
calibro 12, nonchè tutte le munizioni. Il 51enne dovrà ora rispondere dei reati di attività
venatoria ed introduzione di
armi all’interno di area protetta- Sono reati previsti rispettivamente dalla legge per la protezione della fauna omeoterma e per il prelievo venatorio e
dalla legge quadro sulle aree
protette. L’area in cui è stato
fermato il 51enne è ricca di
fauna ed habitat ideale per ungulati, quali caprioli, nonchè
per fauna appartenente alla famiglia dei leporidi, come l’ormai rarissima lepre italica.
Giovanni Lerose
STRONGOLI
La parrocchia di Santa Teresa
D’Avila si mobilita per il potenziamento della rete Adsl nel
territorio. E’ stata avviata infatti una raccolta di firme tra i
cittadini per chiedere il potenziamento del server a Marina
di Strongoli. «Attualmente –
spiega il parroco don Massimo
Sorrentino – l’unico server per
la connessione Adsl è utilizzato dagli utenti che hanno sottoscritto in passato l’abbonamento e non è utilizzabile per i
nuovi cittadini ed utenti che
ne intendono fare nuova richiesta. Alla parrocchia di
Santa Teresa D’Avila la rete
ADSL, così come a numerosi
cittadini, serve sicuramente
per poter dare ai ragazzi un
computer dove poter accedere
ad internet».
L’appello del parroco è stato
raccolto positivamente in questi ultimi giorni dai cittadini di
Marina di Strongoli che numerosi hanno già sottoscritto con
le loro firme la petizione da
sottoporre all’attenzione della
Telecom. «Si spera – aggiunge
il parroco – che la Telecom,
constatando un maggior interesse da parte di più persone,
si convinca a portare un nuovo
server per l’Adsl nel territorio
della Marina di Strongoli». La
rete Adsl permette di navigare
liberamente nella rete ad alta
velocità , risparmiando tempo
rispetto ad un normale collegamento, senza rinunciare ad
una connessione Internet immediata, sempre disponibile,
magari 24 ore su 24 con la linea telefonica libera per fare e
ricevere telefonate e fax. CIRÒ Un pool di imprese napoletane si è aggiudicato i lavori
Martedi sopralluoghi dei tecnici
sui costoni da mettere in sicurezza
Margherita Esposito
CIRÒ
Con il ritorno delle piogge autunnali che nei giorni scorsi
hanno allagato e immersi nel
fango i centri costieri e riportato
alla ribalta il dissesto idrogeologico delle colline cirotane, si impenna la paura a Cirò. Qui, si sono riaccesi, infatti, i riflettori,
spenti nella bella stagione, sulle
tante zone critiche del centro
collinare. A Cirò sono almeno
sette aree i punti critici che sono
il sintomo e la testimonianza del
grave dissesto idrogeologico
che attanaglia il paese di Lilio.
Si tratta di interi rioni, alture
e costruzioni sconvolte, ed
esposte ad ulteriore rischio, dalle frane e gli smottamenti che si
sono verificati qui in seguito ai
violenti nubifragi del dicembre
2008 e poi del 2009. Alla conta
di danni e gli sgomberi di allora,
nel paese si è poi aggiunta,
all’alba del 1. febbraio scorso,
anche la grande voragine apertasi in Via De Gasperi che ha
messo fuori casa sette famiglie.
Per le sette aree alluvionate del
2008/09, la lunga attesa di interventi di messa in sicurezza,
oggi, pare, finalmente agli sgoccioli; martedì prossimo, sono attesi a Cirò i tecnici del pool di imprese napoletane che ha vinto
l’appalto dei lavori, per un milione e 400 mila euro, banditi
dalla stazione unica appaltante.
I fondi sono parte di quelli
stanziati dalla Regione per far
fronte al dissesto idrogeologico
assegnati nel Crotonese sulla
base dell’elenco delle priorità
definito dal Comitato di indiriz-
Case sospese nel vuoto dopo una frana nell’abitato di Cirò
zo per il dissesto idrogeologico
provinciale. Secondo quanto
spiega il sindaco, Mario Caruso,
il sopralluogo dei tecnici si rende
necessario in quanto la ditta ha
presentato un progetto migliorativo che estende l’area di intervento anche su altri punti “a rischio” di Cirò. Il che, inevitabilmente, comporta un ritardo
nell’avvio dei lavori nei rioni S.
Elia-Canali, Timpa-Falcone, Tafanè, Punta Vecchia-Cozzo Leone, oltre all’area del Cimitero. Intanto, resta sempre grave il dissesto nel rione Campanise che
coinvolge in maniera drammatica la Sp 10 Cirò-Vallo, per la quale, però, la Provincia non ha fondi sufficienti per intervenire.
Nulla di fatto, ancora, anche per
l’abitato, rimasto pericolosamente in bilico sulla frana, di Via
De Gasperi che, se viene costantemente monitorata, resta una
fonte di pericolo per la strada e le
case sovrastanti; qui, sono una
ventina le persone coinvolte
nell’ordinanza di sgombero ma
altre 15 sono le famiglie destinatarie, a Cirò, di analoghi provvedimenti emessi negli ultimi 10
anni a causa del dissesto. L’assenza dell’assessore regionale ai
LL.PP. al tavolo tecnico convocato a Crotone dal Prefetto la scorsa settimana, con i sindaci e il Dipartimento alla Protezione civile, in effetti, ha deluso le aspettative dell’Amministrazione comunale cirotana. «Avremmo voluto – ha detto il vicesindaco Raffaele Stasi – risposte concrete sui
tempi di intervento per la messa
in sicurezza ed il ritorno nelle loro case delle famiglie sgomberate dopo gli impegni assunti sia
dalla vicepresidente Stasi che
dall’assessore Torchia e via via
dagli altri consigliere regionali
che sono venuti a Cirò dopo la
frana».
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Gazzetta del Sud Mercoledì 16 Novembre 2011
Cronaca di Vibo
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.
COMUNE Il dibattito sulla questione morale degenera e scatena una serie di reazioni. L’assessore Nicolino La Gamba inveisce contro Talarico (Pd)
Scontro in Consiglio, arrivano i carabinieri
Restano le tensioni nel Pdl: una parte del gruppo vorrebbe le dimissioni di De Filippis dal Filangieri
Stefania Marasco
Galeotta fu la Grecia. Ma non per
portare “virtute e canoscenza”.
Perchè nonostante il caldo, di gironi danteschi e diavoli ieri in Aula non parevano essercene. C’era
la questione morale. Quella che
alla fine è andata in scena. Prima
che si arrivasse al punto all’ordine
del giorno però. Tra urla, carabinieri, provocazioni, bugie. Tutte
intorno all’aula consiliare, dove,
ieri, la rappresentazione ha preso
il sopravvento.
Quella che ha visto la faccia infuocata dell’assessore Nicolino La
Gamba travalicare i confini, alle
battute del consigliere del Pd
Marco Talarico. Tutto perchè si
contestava il Magna Graecia ritenuto un «carrozzone così – ha
chiosato Talarico – come Vibo Vale». Da qui, alle urla, all’uscita
dall’Aula e di nuovo urla. Finite
con le scuse dell’assessore. Accettate dall’opposizione, mentre in
Aula comparivano i carabinieri
chiamati dal consigliere Carlo
Taccone. Scene di un incubo di un
pomeriggio di mezzo inverno.
Freddo fuori e caldo dentro. Partito con la “prova” di compattezza
della maggioranza, con le dichiarazioni del consigliere Gregorio
La Gamba che si sente «appieno
dentro la maggioranza», ribadite
dal capogruppo Mario Mazzeo
che puntava il dito contro il Pd e la
sua «cultura del sospetto», ma
spezzate come d’incanto dalla
pregiudiziale di Patania che voleva chiedere le dimissioni di De Filippis eletto nel consiglio d’amministrazione del Filangieri – frase
non terminata per l’interruzione
della seduta chiesta da Mangialavori. Fra un punto e l’altro, l’ordine del giorno presentato dal Pd
sulla locazione delle due unità di
palazzo Gagliardi per chiedere la
revoca della determina 67/2011.
No ai ristoranti e i bar, il messaggio. Uno dei tanti all’interno della
seduta che, troppo spesso, è andata oltre. La seduta in cui il presidente Giuseppe Mangialavori ha
ricordato che non è suo compito
«fare il maestrino dei bambini
dell’asilo». Una seduta chiamata a
discutere, fra le tante cose, sull’interrogazione di Russo sulle ordinanze di divieto d’uso d’acqua a
Vibo Marina, sui casi Luzzo e Modafferi. Anche il voto alle due de-
Prestia (Uil) a capo della delegazione
I vigilanti senza lavoro
incontrano il Prefetto
Oggi tutti dal Questore
Un momento dei lavori del consiglio comunale. Ieri pomeriggio la seduta è stata particolarmente infuocata
che Vibo Vale non ci piace. Si è
parlato di ridurre i costi della politica – ha proseguito – e quindi
anche dei carrozzoni che vivono
sulla politica. E se il Comune chiude la villa per mancanza di fondi
non capisco il senso del Magna
Graecia. Questi sono carrozzoni
che servono per aiutare a fare soldi a qualcuno». Quindi, le scuse.
L’intervento del sindaco che ha
stigmatizzato quanto accaduto.
Momenti e parole che hanno
segnato il passo. Fino ad arrivare
all’ultimo punto: la questione morale. Riassunta da Soriano che ha
contestato la delibera relativa al
caso Luzzo – ieri c’era stata una
modifica della determina– e i contributi pagati a Modafferi, «atto
non illegittimo ma che ci fa parla-
re di opportunità politica, anche
perchè svolge un’attività esterna». Poi, la contestazione alla determina del settore 4 relativa di
fatto al rinnovo del contratto
all’azienda che aveva fatto nascere il “buco” nei conti. Conti e non
solo, però. Perchè a fare “arrossire” il sindaco la «bugia», per come
sottovoce definita dallo stesso
D’Agostino, sui costi sostenuti
dallo stesso Modafferi per le trasferte a Catanzaro, «il sindaco –
ha spiegato Soriano – ha tentato
di mettere una pezza dicendo che
si recava con la sua auto. Io non
voglio insinuare ma dateci l’opportunità di non farlo...». Dubbi e
contestazioni, quindi, arrivate
dall’altra parte con Patania che di
contro ha elencato le spese della
Dura reazione anche di Udc, Confindustria e Nucleo industriale
Infine anche il coordinamento
provinciale del movimento Scopelliti condanna le gravi intimidazioni. «L’attacco – scrivono –
che in questi giorni sta subendo
l’amministrazione comunale è intollerabile. Non possiamo tollerare che chicchessia attacchi vigliaccamente e con atti delinquenziali i funzionari ed i dirigenti dell’amministrazione nell’ambito del loro compito istituzionale».
L’Udc, indignato per quanto
accaduto afferma: «Non è possibile accettare che a breve distanza da un altro episodio gravissimo
un altro dirigente comunale venga reso destinatario di intimidazioni inqualificabili. Siamo certi
che gli organi inquirenti sapranno dare risposte alla comunità».
Confindustria, nell’esprimere la
propria solidarietà ai due dirigenti ribadisce: «Di fronte a questi attacchi dobbiamo essere ancora
più uniti di ieri e domani ancora
più di oggi, perchè dobbiamo dare un futuro alla nostra terra che
non può essere quello del delinquere sociale ed economico».
libere presentate dal consigliere
Selvaggio che l’ultimo consiglio
tante polemiche avevano sollevato (bocciate entrambe). Quindi,
quella che riguardava l’approvazione del nuovo statuto ed adesione alla società in house “Progetto
Magna Graecia”. La scintilla che
di mondo arcaico nulla aveva.
«Una cosa del genere – ha spiegato il capogruppo del Pd – non
era mai accaduta ed è bene sottolineare che come Talarico in quest’aula abbiamo il diritto a dire
D’Agostino
ammette:
«Su Modafferi
ho detto
una piccola bugia»
Intimidazioni ai dirigenti comunali
La condanna di Pdl e Lista Scopelliti
«Atti spregevoli come quelli perpetrati ai danni della dirigente
del settore Affari generali Adriana Teti, e del dirigente del settore
Lavori pubblici, Pasquale Scalamogna, rappresentano ciò contro
cui la società vibonese e calabrese
deve battersi al fine di rimuovere i
mali che impediscono la crescita
economica e sociale e per costruire un domani più sereno per le
nuove generazioni».
Lo afferma il coordinatore provinciale del Popolo della libertà
Valerio Grillo, in merito alle intimidazioni subite dai dirigenti comunali «Ai due dirigenti – aggiunge – che riconosco come validi professionisti, va la solidarietà
mia e di tutto il Pdl. Il nostro partito sarà sempre al fianco di chi
quotidianamente lavora nell’interesse della comunità e porterà
avanti la bandiera della legalità
prestando sempre la necessaria
attenzione alla sicurezza che va
garantita ad ogni livello».
Fanno quadrato attorno ai due
dirigenti comunali anche il presidente e il comitato direttivo del
Consorzio per lo sviluppo industriale, il coordinamento provinciale del movimento Scopelliti,
l’Udc e la Confindustria. Nel condannare la vile intimidazione i
vertici del Nucleo industriale affermano: «Siamo convinti che
magistratura e forze dell’ordine
riusciranno presto ad individuare
e punire gli autori di questi gesti
intimidatori gravissimi. Invitiamo i due dirigenti a non lasciarsi
prendere dalle pur legittime
preoccupazioni
proseguendo
nella loro azione improntata alla
legalità ed alla trasparenza».
Il palazzo municipale
precedente
amministrazione,
«rimborsi dimezzati e quasi azzerati con noi». Questione morale
che non sussiste, ma frutto del livore e della strumentalizzazione,
invece, per Luciano, applaudito
dalla maggioranza, che si è dimesso dalla presidenza dell’ottava commissione, «perchè ho avuto voti di chi oggi non gode della
mia stima e di chi cercava fino a
qualche tempo fa di portarmi nel
partito per firmare la sfiducia a
Soriano». Parole forti contro «gli
attacchi gratuiti» in nome «di chi
sa svolgere il suo ruolo» e ribattute da De Sossi e Russo. Da parte loro dubbi su Luzzo e la richiesta al
Sindaco «di non farsi consigliare
da chi non vuole il bene della città». Questioni morali. Chissà.
Ieri l’incontro con il prefetto Luisa Latella, oggi quello con il questore Giuseppe Cucchiara, per
rimarcare l’importanza del percorso di legalità intrapreso.
Ieri in primo piano le problematiche dei lavoratori licenziati
dagli Istituti di vigilanza privata
cui, nel mese di marzo, sono state revocate le licenze a causa
delle numerose irregolarità amministrative riscontrate nella
gestione del personale, delle retribuzioni e della contribuzione
previdenziale.
Una situazione che ha provocato effetti pesanti anche sui lavoratori i quali si sono ritrovati
senza occupazione e oggi, allo
scadere dei sussidi di disoccupazione, si ritrovano al punto di
partenza. Ciò a causa della mancata concretizzazione delle
aspettative individuate al tavolo
prefettizio con gli Istituti di vigilanza ancora operanti che prevedevano il graduale assorbimento della manodopera licenziata una volta riaffidati gli appalti detenuti dalle aziende a cui
è stata ritirata la licenza.
E proprio la mancata individuazione di azioni concrete da
intraprendere per la ricollocazione degli ex agenti è stata evi-
denziata al Prefetto – che si è impegnato a incontrare in tempi
brevi i titolari degli Istituti attivi
– dal segretario provinciale
dell’Uil Luciano Prestia a capo
della delegazione di lavoratori,
fortemente preoccupati per il loro futuro e quello delle rispettive
famiglie. «Da dicembre questi
lavoratori – rileva Prestia – rimarranno senza reddito, senza
la possibilità di mantenere le loro famiglie, ma soprattutto senza quella dignità che meritano
padri di famiglia, persone perbene che desiderano soltanto
guadagnarsi da vivere onestamente». Inoltre il sindacalista
nel porre l’accento sulla possibilità che altri gesti estremi possano verificarsi, come le drammatiche proteste di altri lavoratori
sui campanili, aggiunge: «Bisogna prendere atto che sono venute meno le possibilità occupazionali sul territorio che, attualmente, gli Istituti di vigilanza attivi coprono solo in parte con
personale locale e, in buona misura, con personale “importato”
dalla provincia di Catanzaro. Il
sospetto forte è che vi sia nei
confronti di queste persone una
preclusione immotivata che finisce per discriminarli».
La sede della Prefettura dove è avvenuto l’incontro
Il sindacato punta al rilancio del presidio ospedaliero
Sanità, la Cgil si mobilita
Sit-in davanti allo “Jazzolino”
La Cgil si mobilita per difendere il sacrosanto diritto alla
salute. Venerdì, alle ore 10,
mobilitazione in tutta Italia.
Previsto un presidio del sindacato confederale anche nella piazza antistante l’ospedale
“Jazzolino”.
La Cgil ha deciso di scendere in campo per contribuire,
attraverso proposte concrete,
alla riorganizzazione del sistema sanitario pubblico che
in ambito regionale, a causa
del Piano di rientro, rischia
un drastico ridimensionamento con tagli di alcuni servizi primari ospedalieri.
Il sindacato confederale, a
tal proposito, chiede: il finanziamento immediato dei livelli essenziali di assistenza e
l’abolizione dei super ticket
colpendo gli sprechi; servizi
24 ore su 24 con finanziamenti vincolati che vanno
dalle cure primarie alla non
autosufficienza; lo sblocco
delle assunzioni e il rilancio
della contrattazione; l’apertura alla partecipazione democratica con una sede di confronto nazionale e in tutte le
regioni.
Il consigliere regionale
Bruno Censore (Pd), dal canto suo, aderisce alla giornata
di mobilitazione indetta dal
sindacato confederale. «Occorre – sottolinea Censore –
aggredire gli spechi veri e più
consistenti. Scopelliti invece,
continua a smantellare servizi
essenziali, secondo una prassi
che non può trovare giustificazione».
L’ospedale Jazzolino
Mercoledì 16 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
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Cronaca di Vibo
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CORTE D’ASSISE D’APPELLO L’avv. Staiano chiede l’annullamento di atti prodotti in primo grado. Torna in aula l’avvocato del Comune di Stefanaconi
Caso Penna, la difesa “piccona” il processo
A sorpresa l’imputato revoca il consenso allo sciopero del proprio legale. Spiazzata la parte civile
Nicola Lopreiato
Lo sciopero degli avvocati penalisti non blocca il processo dinnanzi alla Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro a carico di
Emilio Antonio Bartolotta, già
condannato a 25 anni di carcere
perchè ritenuto responsabile,
insieme ad altri, della scomparsa di Michele Penna di Stefanaconi. L’imputato ha inaspettatamente revocato il consenso allo
sciopero del suo legale (avv. Salvatore Staiano) e pertanto
l’udienza di ieri si è potuta svolgere. La decisione, però, ha colto di sorpresa le parti offese
(parte civile nel procedimento)
che in precedenza aveva avuto
comunicazione dell’adesione
allo sciopero. Si è costituita parte civile nel procedimento in
corso, invece, l’amministrazione comunale di Stefanaconi con
l’avv. Angelo Terranova. In precedenza aveva deciso di ritirarsi
dal processo.
L’udienza è stata caratterizzata da una serie di eccezioni
preliminari illustrate da parte
dell’avvocato Salvatore Staiano. Il legale ha chiesto l’annullamento di una serie di atti che se
dovessero essere accolte, anche
parzialmente dalla Corte D’Assise d’Appello, l’impalcatura accusatoria costruita dalla Distrettuale antimafia di Catanzaro e
dai carabinieri si sbriciolerebbe.
In primo piano l’avv. Staiano
ha posto la nullità, come già fatto in precedenza davanti alla
Corte d’Assise, dell’avviso di
conclusione delle indagini, spiegando tra le altre cose che in
quella fase non tutti gli atti erano stati messi a disposizione delle difese. Identica richiesta da
parte del difensore di Emilio Antonio Bartolotta ha riguardato
l’acquisizione di alcune intercettazioni, perché fatte fuori dagli uffici della Procura. Richiesta
di nullità anche per quanto concerne l’ordinanza dibattimentale con cui la Corte d’Assise aveva
acquisito le dichiarazioni di un
testimone che, secondo la pubblica accusa, sarebbe stato minacciato. Nulla per l’avv. Staiano anche l’ordinanza attraverso
la quale la Corte d’Assise dispose di sentire in qualità di testimone per la seconda volta il luogotenente dei carabinieri Sebastiano Cannizzaro, comandante
della Stazione di Sant’Onofrio,
tra gli investigatori più impegnati sulla scomparsa di Michele Penna. Il penalista ha inoltre
chiesto alla Corte d’Assise d’Appello la nullità delle intercettazioni effettuate sull’auto di
Francesca Foti. Il sostituto procuratore generale Marisa Manzini, che durante la sua permanenza alla Distrettuale antimafia di Catanzaro ha seguito per
tanto tempo le indagini sul caso
Penna, è quindi intervenuta per
ribadire la legittimità degli atti
processuali, tra l’altro già riconosciuti tali dai giudici di primo
grado. Le parti in ogni caso
avranno la possibilità di presentare memorie fino a dieci giorni
prima della prossima data del
processo che il presidente della
Corte d’Assise d’Appello (dott.
Barone) ha fissato per il 18 gennaio 2012. Coinvolti nel procedimento in corso anche i coniugi
Maurizio Sacchinelli (condannato a 3 anni e sei mesi di reclusione) e Francesca Foti (3 anni).
La Corte d’Assise ha ritenuto il
primo responsabile di favoreggiamento personale e simulazione di reato, la seconda, invece, solo di favoreggiamento. Entrambi sono difesi dall’avvocato
Michelangelo Miceli.
In breve
ROTARY
Lezione interattiva
di primo soccorso
“Salva la vita di tuo figlio
da tutto quello che potrebbe
ingerire”. Su questo argomento è incentrata la lezione interattiva nel corso della quale saranno spiegate le
tecniche di intervento sulle
ostruzioni delle vie aeree in
età pediatrica. L’incontro,
organizzato dal Rotary e
dalla Croce rossa italiana, si
terrà sabato (ore 17,30) alla
scuola Don Bosco.
Il sostituto procuratore generale Marisa Manzini presente al processo
La Fiat Uno rinvenuta bruciata in località Vajoti di Sant’Onofrio
IL CORPO DEL GIOVANE MAI TROVATO NONOSTANTE I NUMEROSI SCAVI EFFETTUATI
Molte ombre avvolgono la scomparsa dell’assicuratore
Non sono poche le ombre che ancora avvolgono la scomparsa di
Michele Penna, l’assicuratore di
Stefanaconi inghiottito dalla “lupara bianca” il 19 ottobre del
2007. Da quel giorno nessuna notizia, nessuna traccia. Il cadavere
non è stato mai trovato. Inutili sono state le ricerche che per mesi si
sono concentrate nelle vallate di
Stefanaconi. Ritrovati solo il telefonino di Penna e la Fiat Uno di
proprietà del lavaggista Andrea
Foti, arrestato e condannato davanti al gup con rito abbreviato a
16 anni di reclusione (oggi in libertà). L’auto è stata data alle
fiamme in località Vajoti di
Sant’Onofrio. Secondo l’accusa il
lavaggista avrebbe preso parte al
gruppo che quel giorno avrebbe
prima ucciso Michele Penna e poi
occultato il cadavere.
Coinvolti anche Salvatore Foti,
scomparso a distanza di poco
tempo dal delitto Penna, ed Emilio Antonio Bartolotta. Per quest’ultimo il pubblico ministero nel
processo che si è celebrato davanti alla Corte d’Assise di Catanzaro
aveva chiesto l’ergastolo. Ma il
verdetto dei giudici è stato più
leggero: 25 anni. Ora la difesa è
impegnata ad affermare l’innocenza dell’imputato. Condannati
per favoreggiamento personale e
simulazione di reato anche i coniugi Maurizio Sacchinelli e la
moglie Francesca Foti. Dall’altra
parte c’è la famiglia Penna, parte
civile nel processo, che chiede verità, giustizia, ma nello stesso
tempo il ritrovamento del corpo
del proprio figlio: «Un luogo dove
poter piangere».
PROVINCIA
Progetto per studenti
diversamente abili
Michele Penna
Chiamati a testimoniare insieme al padre davanti al Tribunale. Sotto processo Nicolino Franzè, il figlio Francesco e Domenico Carrà
Tentata estorsione, i fratelli Stuppia confermano le accuse
Giuseppe Baglivo
Tre ore di deposizione per confermare le accuse di tentata estorsione aggravata dall’uso delle armi nei confronti di Nicolino Franzè, 51 anni, di Vena Superiore,
Francesco Franzè, 22 anni, figlio
di Nicolino, e Domenico Carrà,
30 anni, difesi dagli avvocati Di
Renzo e Grande. Dinanzi al Tribunale collegiale, i fratelli Daniele e Rocco Stuppia, ed il padre
Gregorio, parti offese con l’avv.
Stilo, hanno risposto alle domande del pm Sirgiovanni. Nel 2006
Nicolino Franzè aveva acquistato
dalla concessionaria “Danielson
Cars” degli Stuppia una Smart
per 6mila e 300 euro. Nel restituire però l’auto difettosa, Franzè
pretese ed ottenne dagli Stuppia
Nicolino Franzè
Francesco Franzè
Domenico Carrà
un assegno di 9.500 euro. Stando
al racconto delle parti lese, nel
2007 Basilio Franzè, fratello di
Nicolino, che negli anni ’90 aveva
fatto dei lavori edili a Gregorio
Stuppia ed era stato pagato con
una Fiat Stilo, a titolo di “risarcimento” per un’ipotetica lettera
alle Forze dell’ordine sul suo conto e di cui accusava gli Stuppia,
pretese poi un assegno di 3.400
euro. Antonio Baldo di San Gregorio avrebbe quindi consigliato
gli Stuppia a pagare per non avere problemi coi Franzè.
Nel 2008, però, gli Stuppia subisce il furto di una Mercedes e
l’incendio della casa di Daniele
Stuppia a Zungri. Il 22 luglio
2010, quindi, Nicolino Franzè alla guida di una Smart e dinanzi al
cancello della concessionaria
avrebbe ricordato a Daniele
Stuppia quanto successo due anni prima, chiedendo al contempo
una “mazzetta” da 50mila euro
subito e poi 2mila euro ogni mese. Daniele Stuppia, ricordandosi
dell’incendio di 2 anni prima alla
sua abitazione, sferra però un calcio alla portiera dell’auto di Franzè, mandando in frantumi il finestrino. Nicolino Franzè si ripresenta quindi con un fucile, mentre Francesco Franzè, accompagnato con un’altra auto da Carrà,
avrebbe impugnato una pistola,
prima di darsi tutti alla fuga per
l’arrivo della polizia. Partono così
le denunce degli Stuppia a cui seguono l’incendio di tre auto e le
cartucce dinanzi l’abitazione di
Daniele
Stuppia.
Prossima
udienza il 20 dicembre.(g.b.)
Sarà presentato stamattina
alle ore 11, nella sede
dell’Amministrazione provinciale, un progetto per
l’assistenza agli studenti diversamente abili che frequentano le scuole superiori
vibonesi. Ad illustrarlo saranno il presidente della
Provincia Francesco De Nisi
e l’assessore Pasquale Fera.
INCIDENTE A MIRA
Alessio Ricco il nome
del 25enne deceduto
Si chiamava Alessio Ricco e
non Enrico Alessio, come ieri
erroneamente riportato, il
giovane di 25 anni deceduto
a Mira, centro della provincia
di Venezia, in seguito a un
drammatico incidente stradale. Al momento dell’impatto
con una Punto il giovane si
trovava in sella alla sua motocicletta enduro e stava superando una colonna di auto
sulla provinciale per Mira.
Partiti, associazioni e cittadini invitati per sabato a pulire la struttura chiusa per mancanza dei fondi necessari alla manutenzione
Comunisti italiani in campo per liberare la villa comunale dal degrado
Alla situazione di degrado generale in cui si trova il territorio comunale, un’altra ferita viene inferta al suo patrimonio. Oltre Villa Gagliardi, anche la Villa Comunale, simbolo della bellezza e
della storia della città, chiude
battenti perchè il Comune non
dispone dei fondi necessari per
garantire l’ordinaria manutenzione.
«Un ulteriore segnale del fallimento
dell’amministrazione
D’Agostino – sottolinea il Partito
dei comunisti italiani – che da un
lato, discute di indennità e liquidazione, di consulenze e undicesimo a assessore, e dall’altro,
mette i lucchetti a causa dell’incapacità di garantire la pulizia e
le condizioni igienico-sanitario
di uno dei pochi spazi versi di cui
gode la città. L’attuale amministrazione – aggiunge – dimostra
in tal senso poca cura e attenzione verso i luoghi simboli della nostra città L’attuale amministrazione dimostra in tal senso poca
cura e attenzione verso i luoghi
simbolo della nostra città».
Il Partito dei comunisti italiani
per uscire da questa situazione di
degrado propone l’affidamento
di tutte le aree verdi a cooperative di giovani. «Una soluzione –
ribadisce Il Pdci – per far rivivere
La villa comunale nel totale degrado
e dare una giusta dignità a tali
luoghi sarebbe quello di stimolare la nascita di cooperative di giovani che si occupino, appunto,
della manutenzione ordinaria e
dello sviluppo di iniziative e percorsi culturali. Nell’immediato,
di fronte a tali incapacità, il nostro modo “concreto” di intendere la politica ci spinge “provocatoriamente” ad intervenire per
riappropriarci di questi beni comuni. Su queste basi– continua –
si colloca l’iniziativa tesa a sopperire alla mancanza di attenzione ai beni della città dell’attuale
amministrazione provvedendo,
armati di scopa e paletta, alla pu-
lizia della villa comunale».
L’invito del Pdci per sabato
prossimo (ore 9,30) viene esteso
a tutti i cittadini, partiti e associazioni che «si sentono – ribadisce
il Partito dei comunisti italiani –
indignati per tale situazione di
abbandono e degrado. Noi vogliamo appunto che all’iniziativa
partecipi più gente possibile, al
di là del credo politico e della ragione sociale, crediamo infatti
che la nostra città sia di tutti per
cui deve essere data la possibilità
di viverlae a tutti quanti. Per questo vogliamo impegnarci concretamente per rispettare il nostro
territorio». (l.f.)
SAN COSTANTINO
Commemorazione
vittime della littorina
“17 novembre 1951-La tragedia della littorina. 60 anni dopo. Declino delle ferrovie calabro-lucane”. È il
tema della conferenza che si
svolgerà il 26 novembre
(ore 17,30) nella Casa del
popolo “E. Pugliese” di San
Costastino Calabro. All’importante conferenza, organizzata dall’associazione
cultuale sportiva L’Essenza,
sono previsti gli interventi
del giornalista Imperio Assisi e Giuseppe Bulzomì.
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