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, solo 14 seri - UIL del Trentino
ECONOMIA
10 giovedì 16 giugno 2016
PORFIDO
l'Adige
Redazione: 0461 886111 fax 0461 886263
email: [email protected]
●
Odorizzi in concordato schiacciata da 30 milioni di debiti L’azienda l’aveva stimata quasi il doppio, valore ritenuto
vende le sue attività. Offerte entro il 22 per la grande
fuori mercato dai liquidatori. Dopo il tracollo 2015,
area estrattiva di Vigo Meano e il laboratorio di Fornace l’export di porfido nel primo trimestre sale a 6,5 milioni
All’asta la cava di Camparta: 6 milioni
Via alla liquidazione della Odorizzi Porfidi
Ma a sorpresa riparte l’export di pietre: +6%
FRANCESCO TERRERI
twitter: @fterreri
TRENTO - La cava di Camparta,
a Vigo Meano, una delle più
grandi dove si estrae il porfido
trentino, va all’asta la settimana prossima, il 23 giugno. La
base d’asta è di 6 milioni di euro, molto meno di quanto stimato nella perizia dell’azienda
proprietaria. La vendita della
cava è il primo passaggio importante del concordato liquidatorio della Odorizzi Porfidi,
la storica azienda leader di
quello che una volta era l’oro
rosso. Odorizzi è rimasta
schiacciata da 30 milioni di debiti ma conta di realizzare almeno 21 milioni dalle attività,
se i valori non saranno troppo
deprezzati.
Invece, a sorpresa, il porfido
trentino in profonda crisi torna
sui mercati esteri con un inatteso +6% nel primo semestre
di quest’anno. Nel 2015 le
esportazioni di pietre tagliate,
modellate e finite dalla provincia si sono attestate a 31,6 milioni, il 13,5% in meno dell’anno
precedente, che già era in calo
sul 2013. Nei primi tre mesi del
2016, invece, l’export si attesta
a 6,5 milioni, il 6% in più dello
stesso periodo dell’anno scorso.
La cava
di porfido
di Camparta
a Vigo Meano
nel comune
di Trento
L’area
è di proprietà
della Odorizzi
Porfidi
in concordato
liquidatorio
Attualmente
ci lavora
in affitto
la Odorizzi Cave
con una ventina
di addetti
Sono andati bene soprattutto
i mercati della Germania (1,5
milioni) e della Svezia (909 mila
euro) mentre è in calo la Svizzera, prima destinazione delle
pietre trentine con 1,8 milioni.
Tra tante aziende in crisi, che
non pagano regolarmente stipendi e contributi, con gli addetti del settore ormai ridotti
a 700, il contributo alla ripresa
arriva soprattutto da alcuni artigiani d’eccellenza e dal Con-
sorzio Italiano Porfido del Trentino, la società consortile che
aggrega 12 imprese di Albiano,
Lona Lases, Fornace, Ceola e
Trento e che nel 2015 ha fatturato 8,3 milioni (vedi box).
Intanto però viene messa in
vendita la principale azienda
del settore, la Odorizzi Porfidi
dell’ex consigliere provinciale
Tiziano Odorizzi, che aveva
chiesto il concordato in continuità aziendale il 21 marzo 2013
Credito | Non sono bastati i 38 milioni di prestiti subordinati degli ultimi mesi
e ha ottenuto l’omologa dal tribunale di Trento per un concordato liquidatorio il 23 ottobre 2014. Nell’ultimo bilancio
della società, approvato il 31
dicembre 2015 e impostato, per
l’appunto, su valori di liquidazione, i debiti complessivi ammontano a 18 milioni (corretti
dai 30 dello stato passivo iniziale in base alle ipotizzate percentuali di soddisfacimento dei
creditori), di cui 8,5 milioni con
EXPORT
Consorzio Porfido Trentino
Ricavi a 8 milioni, pure in Arabia
TRENTO - La sorprendente miniripresa dell’export di porfido
nel primo trimestre di quest’anno, dopo il tracollo 2015,
deve sicuramente molto al Consorzio Italiano Porfido del
Trentino, la società consortile cooperativa che aggrega 12
imprese di Albiano, Lona Lases, Fornace, Ceola e Trento.
Nel 2015, spiega il direttore Andrea Angheben al mensile
Cooperazione Trentina, il Consorzio ha raggiunto un fatturato
di 8,3 milioni di euro, realizzati per il 50% in Italia e per il
50% all’estero. La strategia? Legare il porfido all’arte del saper fare del made in Italy. Le proiezioni 2016 indicano un
aumento di fatturato del 20%, verso i 10 milioni. Fra i 25
Paesi destinatari, Germania, Francia, Regno Unito ma anche
Emirati Arabi, Arabia Saudita, Qatar, Giappone, Australia.
le banche e 4,2 milioni con i fornitori, più fondi rischi e tfr per
un totale di 21,3 milioni. L’attivo
arriva invece a 22,3 milioni. Lo
stralcio dei debiti consente
quindi di tornare ad un patrimonio netto positivo per poco
meno di 1 milione, dopo i 13,6
milioni di perdite accumulati
negli ultimi anni.
I pezzi forti dell’attivo sono la
cava di Camparta e il laboratorio di Fornace, che vanno all’asta il prossimo 23 giugno. La
cava è rimasta attiva in quanto
i proprietari hanno costituito
la Odorizzi Cave e hanno preso
in affitto il ramo d’azienda.
Camparta si estende su un’area
di 40 ettari, di cui 27 inseriti nel
piano cave. Il programma di attuazione del Comune di Trento
del 2012, con una superficie interessata alla programmazione
di 160 mila metri quadri (16 et-
tari), ipotizzava un volume di
roccia estraibile almeno pari a
2 milioni 358 mila metri cubi,
equivalenti a 6 milioni di tonnellate di materiale.
In base a queste e altre caratteristiche, la perizia di parte
aziendale firmata da Mario Bertolini stima un valore economico di 21,5 milioni, più altri valori accessori, che poi, attualizzato nell’ipotesi di 40 anni di
sfruttamento, si attesta a 10,8
milioni.
Ma il commissario giudiziale
Patrizia Pizzini e i commissari
liquidatori Franco Chesani e
Claudio Clementel hanno ritenuto il valore troppo elevato rispetto all’effettiva domanda di
mercato e lo hanno fissato a 5
milioni 965 mila euro. All’asta
va anche il laboratorio di Fornace per 524 mila euro. Offerte
entro le 12 del 22 giugno.
Vino | In discussione i voti decisivi sulla presidenza. Sale il fatturato del consorzio
Rurali, serve più capitale Sait in uscita dalla Cavit
TRENTO - I 38 milioni di euro
messi sul piatto negli ultimi mesi dal credito cooperativo trentino per mettere in sicurezza le
Casse rurali patrimonialmente
più deboli non sono bastati. Perciò tra la ventina di banche cooperative in cui dovrebbe intervenire il nuovo Fondo obbligatorio temporaneo nazionale delle Bcc ci sono anche alcune Rurali trentine (l’Adige di ieri).
Il motivo è che gli interventi di
sostegno sono stati finora effettuati soprattutto attraverso la
sottoscrizione di prestiti subordinati, che rafforzano quello che
la Banca d’Italia chiama capitale
di secondo livello (Tier 2) e
quindi consentono di raggiungere uno degli indicatori di solidità, ma non riguardano il capitale di primo livello (Tier 1).
Il Fondo nazionale - temporaneo perché funzionerà in attesa
del gruppo nazionale delle Bcc
- interverrà invece soprattutto
sul capitale primario delle Casse.
Il Fondo, che vede nel consiglio
di gestione il direttore di Cassa
Centrale Mario Sartori (nella foto) e il vicepresidente di Federcasse Diego Schelfi, avrà una do-
tazione di 400 milioni di euro.
Per citare solo alcuni dei casi
più noti degli ultimi mesi, la Cassa Rurale di Rovereto a fine 2015
ha riportato l’indicatore di secondo livello al 13,50% rispetto
al limite minimo del 10,50%. L’indicatore di primo livello invece
è al 9,69%, oltre il limite ma non
di molto. La Rurale Valle dei Laghi con la recente iniezione di
10 milioni (e altri 4 messi in cantiere alla bisogna) ha un indicatore di secondo livello tornato
a posto, ma il primo livello è ancora al 7,98%.
Alcuni di questi problemi potranno essere risolti con le fusioni. Il 1° luglio scatteranno
quelle fra Trento-Aldeno, Alto
Garda-Mori Brentonico, Bassa
Valsugana e le Rurali scenderanno da 41 a 36. Il primo gennaio 2017 caleranno ancora a
32.
F. Ter.
TRENTO - Lo statuto di Cavit
recentemente modificato non
consente più al Sait di rimanere socio. È stato infatti eliminato il riferimento a soci
che abbiano attività collegate
e non solo vinicole. Il motivo
di fondo della modifica statutaria, però, sembrano essere
le ultime elezioni del presidente di Cavit, in cui il voto di Sait
sarebbe stato determinante.
È successo anche lo scorso
ottobre, quando il nuovo presidente di Cavit Bruno Lutterotti è stato eletto con 7 voti,
mentre 5 sono state schede bianche e una nulla.
«Anche a me questo creava imbarazzo - ammette il presidente di Sait Renato Dalpalù (nella
foto) - per cui a ottobre ho detto: mettetevi d’accordo e noi votiamo il nome che ci indicate. La
nostra in Cavit è una partecipazione storica
ma le cantine vogliono giustamente decidere
il presidente da sole. Per cui sulla modifica statutaria ho detto loro di fare una valutazione
LAVORO. L’Ebat: oltre 400 aziende visitate, standard di sicurezza nel complesso rispettati
Artigianato: 138 infortuni nel 2015, solo 14 seri
LORENZO BASSO
TRENTO - Le aziende artigiane
trentine dimostrano di tenere
in alta considerazione la sicurezza sul luogo di lavoro, garantendo nella maggior parte dei
casi gli standard previsti dalla
normativa nazionale e assicurando ai dipendenti formazione
continua e sorveglianza sanitaria. La fotografia restituita ieri
in conferenza stampa (nella foto) dai vertici dell’Ebat, l’ente
bilaterale dell’artigianato, mostra un contesto complessivamente buono.
In particolare, i responsabili della sicurezza territoriale (Rlst),
che nella costellazione delle imprese artigiane con un numero
ridotto di dipendenti sostitui-
scono i rappresentanti all’interno dell’azienda, rilevano una
condizione di conformità per la
maggior parte delle situazioni
considerate. Dal 2014 sono state visitate 800 aziende per un
totale di circa 5 mila lavoratori,
la metà di quelli occupati nel
comparto e le criticità emerse
sono legate soprattutto alla carenza della documentazione
prevista per legge o al mancato
aggiornamento delle pratiche.
Nel corso del 2015, invece, 17
imprenditori, che versano regolarmente una quota a Ebat
per ogni dipendente (12 euro
all’anno), hanno impedito il
controllo ai responsabili, venendo meno agli obblighi normativi e rischiando la segnalazione alle autorità competenti.
«In questa prima fase - ha spie-
gato il vicepresidente di Ebat
Franco Ischia - cerchiamo di limitare le occasioni di contrasto,
spiegando agli imprenditori il
nostro ruolo di accompagnamento ad un miglioramento dei
livelli di sicurezza interni ad
un’azienda, assicurando appog-
gio a chi chiede spiegazioni in
merito agli adempimenti oppure offrendo corsi gratuiti di formazione per i lavoratori. In generale, quello che evidenziamo
è un quadro positivo, con poche situazioni di criticità: anche
chi non viene trovato con tutta
la documentazione, spesso si
attiva per mettersi in regola».
Nel rapporto di attività dei Rlst,
sono stati raccolti anche alcuni
dati relativi agli infortuni nelle
409 aziende visitate nel corso
dell’ultimo anno. Si tratta di imprese attive perlopiù nel settore
del legno e della metalmeccanica, dove gli infortuni sono stati complessivamente 138, di cui
14 con una prognosi superiore
ai 40 giorni. Si tratta solitamente
di lesioni a mani (18%), dita
(16%) o braccia (12%).
serena che noi avremmo accettato».
Ma ci saranno conseguenze
commerciali? «Non credo proprio - dice Dalpalù - Cavit ormai esporta l’80% del prodotto». Il Trentino, per la verità,
resta un mercato importante
ma non c’erano accordi particolari per la commercializzazione nella cooperazione di
consumo. Il Consorzio vinicolo, comunque, chiude il fatturato al 31 maggio in crescita
sull’anno precedente.
La «fine del sodalizio tra Cavit
e Sait» viene commentata criticamente sul blog
Trentino Wine da Giuliano Preghenella: «Questa
decisione ha il sapore della sconfitta, dell’incapacità di trovare una mediazione che possa
accontentare entrambi a tutto vantaggio di chi
produce e consuma le nostre eccellenze enoiche. Adesso capisco perchè non si è voluto che
questa decisione passasse attraverso le assemblee dei soci».
F. Ter.
L’ADIGE 16 GIUGNO 2016 PAG. 10
CONTRATTI
Coordinamento critico
«Soldi, Progettone discriminato»
TRENTO - «Le risorse messe sul piatto dalla Provincia per
il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici ammontano
in totale a oltre 120 milioni di euro per il biennio 2016-2017.
Ma è la stessa Provincia che ha dichiarato di non avere 2
milioni per assumere altri 80 lavoratori nel comparto del
Progettone? Ebbene sì, è la stessa». La protesta arriva dal
neonato Coordinamento Lavoratori Progettone, che contesta il contratto recentemente firmato da Provincia, Federazione della Cooperazione e sindacati Cgil, Cisl, Uil «che
toglie dalle tasche dei lavoratori del Progettone (uno dei
più grandi comparti di lavoro del Trentino) ben 2 milioni».
«I lavoratori del Progettone - sottolinea il Coordinamento
- si chiedono il perché di questa disparità di trattamento
da parte della Provincia ma soprattutto da parte dei sindacati». I quali «invece di difendere un già misero salario,
attaccano i lavoratori di questo importante comparto con
un linguaggio offensivo e denigratorio». Il riferimento è alla
replica di Cgil, Cisl e Uil ai lavoratori critici sull’accordo,
accusati di aver attuato un attacco «becero» («che vuol dire
persona triviale, di modi volgari, cafone, zotico»). Per il
Coordinamento «si vuole colpire e umiliare i lavoratori attentando alla loro dignità, al loro diritto al lavoro e al loro
diritto ad un salario equo».
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