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L’industria molitoria L’industria molitoria italiana costituisce un settore strategico nella filiera nazionale del frumento tenero e del frumento duro, configurandosi come elemento di “cerniera” tra la fase agricola e quella dell’industria pastaria, dolciaria e della panetteria. Secondo la fonte Italmopa, nel 2013 in Italia sono presenti 358 i molini che lavorano oltre 10 milioni di tonnellate di frumento e che nel complesso assorbono 4.600 addetti. La produzione nazionale ammonta nel 2014 a 4 milioni di tonnellate circa frumento tenero, 3,8 milioni di semole e circa 3 milioni di crusche, per un fatturato complessivo dell’industria molitoria che nel 2014 si è attestato a circa 3,8 miliardi di euro. La distribuzione territoriale dei molini segue la vocazionalità produttiva della materia prima lavorata. I molini a frumento tenero sono infatti localizzati prevalentemente nelle regioni del Centro-Nord Italia (Emilia Romagna, Piemonte, Veneto, Umbria e Lombardia) mentre i molini a frumento duro nelle regioni del Sud (Puglia e Sicilia). Negli ultimi anni, l’industria molitoria italiana ha subito una consistente contrazione sia in termini di numerosità che di potenzialità di lavorazione indistintamente dalla materia prima lavorata. A fronte del minor numero dei molini censiti, tuttavia, si registra una concentrazione della capacità produttiva oraria in ragione del fatto che il numero delle unità produttive si è ridotto ad un tasso maggiore di quello registrato per la potenzialità produttiva. La produzione nazionale di farina di frumento tenero ha evidenziato nel corso degli ultimi dieci anni una marcata flessione, invertendo la tendenza solo nell’ultimo triennio. Al contrario, la produzione di semola di frumento duro è risultata in leggera progressione. Queste tendenze contrapposte, emerse dall’analisi dei dati forniti da Italmopa, riflettono l’andamento della domanda proveniente dalle fasi industriali più a valle della filiera. In particolare, per quanto riguarda la farina si osserva una riduzione del consumo nazionale di pane, mentre la tenuta della produzione di semole è trainata dal marcato aumento dell’export della pasta di semola. Per quanto riguarda la materia prima lavorata, dall’analisi dei dati Istat risulta che le produzioni nazionali di frumento tenero e frumento duro nel 2014 si sono attestate complessivamente a circa 7,2 milioni di tonnellate mentre i quantitativi importati nello stesso anno ammontano a 7,5 milioni di tonnellate. L’approvvigionamento all’estero delle aziende molitorie è strettamente determinata dai livelli della produzione nazionale di frumento tenero e duro, che risulta insufficiente a soddisfare la domanda dell’industria della trasformazione. Tuttavia, esse sono anche riconducibili a fattori di ordine competitivo (qualità della granella, prezzi all’origine, scarsa fluidità del mercato) e di ordine organizzativo che costituiscono le principali criticità dell’offerta nazionale (polverizzazione dell’offerta che non garantisce adeguati volumi di approvvigionamento, centri di stoccaggio spesso obsoleti e di piccole dimensioni tali da non consentire un adeguato stoccaggio differenziato per partite omogenee di prodotto, listini delle borse merci inadeguati). 1 1 2 3 Il ruolo dell’industria 4 Struttura e evoluzione molitoria nella filiera del dell’offerta di sfarinati frumento dell’industria molitoria pag. 3 pag. 14 La struttura dell’industria 5 I fattori competitivi molitoria dell’industria molitoria pag. 6 pag. 16 Struttura ed evoluzione della domanda di materia prima dell’industria molitoria pag. 9 2 Dicembre 2015 1. Il ruolo dell’industria molitoria nella filiera del frumento 1.1. La filiera del frumento La filiera del frumento coinvolge 326.389 imprese agricole che destinano a tale coltivazione poco meno di 2 milioni di ettari (Censimento Istat 2010). L’offerta nazionale del frumento, fermo restando le strutturali oscillazioni produttive annuali, si è attestata nella media dell’ultimo quinquennio attorno a 7,2 milioni di tonnellate di granella corrispondente ad una produzione a prezzi di base pari a circa 1,7 miliardi di euro (il 7% della Ppb coltivazioni agricole). Fig. 1 – I principali attori della filiera del frumento Aziende agricole Import granella Export granella Commercianti / centri privati di raccolta Prima trasformazione Cooperative Industria Molitoria Associazioni di produttori Export sfarinati Consorzi agrari Seconda trasformazione Industria pastaria Panificazione artigianale ed industriale Industria dolciaria Export di pasta e prodotti panett./biscott. Consumo nazionale di pasta, pane e prodotti dolciari Fonte: ISMEA Le imprese di prima trasformazione (molini a frumento duro e frumento tenero) ammontano a 358 nel 2013 e coinvolgono 4.600 addetti. La produzione nazionale di farine e semole è superiore a 7,8 milioni di tonnellate nel 2014, con un fatturato dell’industria molitoria di 3,8 miliardi di euro, ovvero il 3% circa del fatturato totale dell’industria alimentare. L’industria pastaria conta, a livello nazionale, 125 impianti e 7.500 addetti. La produzione nazionale di 3 Dicembre 2015 pasta nel 2014 si è attestata a poco più di 3,4 milioni di tonnellate corrispondente a valore pari a circa 4,6 miliardi di euro, cioè il 3,6% del fatturato nazionale dell’industria alimentare e bevande. L’industria dolciaria, con particolare riferimento al segmento dei prodotti da forno, è stata caratterizzata nel 2014 da una offerta di tali prodotti pari a circa 1,1 milioni di tonnellate per un valore pari a circa 5 miliardi di euro (il 4% del fatturato totale dell’industria alimentare italiana). La filiera del frumento può essere sintetizzata in quattro segmenti: Produzione e commercializzazione della granella. In questo segmento operano i produttori di frumento e le loro diverse forme di aggregazione (consorzi agrari, cooperative e associazioni di produttori) che sostengono la base produttiva ed effettuano una prima commercializzazione del prodotto agricolo di base. A questi si aggiungono i commercianti privati, che possono essere dotati di proprie strutture di stoccaggio oppure agire da meri intermediari tra l’impresa agricola e l’industria, e le società di commercio che operano presso i porti navali e che svolgono attività di trading. Si tratta di un limitato numero di imprese di grandi dimensioni, spesso facenti parte a gruppi multinazionali (Cargill, Louis Dreyfus, Conagra, ecc.), che operano prevalentemente sui mercati extracomunitari. Il settore industriale di prima trasformazione. E’ costituito dal settore molitorio che provvede alla trasformazione della granella di frumento in sfarinati. Da tale processo se ne ricava come sottoprodotto, la crusca, che è destinata essenzialmente all’alimentazione animale. Anche a questo livello è presente un canale di importazione della materia prima che viene direttamente gestito dalle unità produttive di maggiore dimensione che assorbono, prevalentemente dai paesi comunitari, circa il 60% dell’import totale nazionale di granella. L’Italia esporta limitati quantitativi di sfarinati di frumento che trovano collocamento soprattutto sui mercati comunitari. Il settore della seconda trasformazione. E’ costituito dai comparti dell’industria pastaria, dolciaria e della panificazione (industriale e artigianale). La prima assorbe la quasi totalità della semola di frumento duro mentre gli altri due assorbono prevalentemente farine di frumento tenero. Il settore colloca una parte rilevante della propria produzione pastaria e dolciaria sui mercati esteri sia direttamente sia attraverso una rete di grossisti e intermediari. Il comparto della panificazione, al contrario, è prevalentemente orientato verso la domanda interna. La distribuzione e commercializzazione. Per le paste alimentari la commercializzazione avviene in larga parte attraverso la Grande Distribuzione Organizzata e, spesso, viene gestita in maniera diretta dai grandi gruppi industriali anche attraverso le produzioni a private label. Il settore della panificazione, al contrario, è caratterizzato da una fitta rete di laboratori artigiani; solo la panificazione industriale manifesta una elevata presenza all’interno della GDO. 1.2. I flussi di prodotto lungo la filiera del frumento Le disponibilità nazionale del frumento sono fortemente influenzate dall’andamento della produzione interna che presenta forti variazioni da un anno all’altro, soprattutto con riferimento al frumento duro. A prescindere da tale andamento, per soddisfare la domanda dell’industria di prima e seconda trasformazione è necessario il ricorso all’importazione di considerevoli quantitativi di materia prima, che rappresentano una quota, nella media dell’ultimo quinquennio, pari al 35% della disponibilità totale di frumento duro e a circa il 60% di quella di frumento tenero. I flussi quantitativi dell’intera filiera del frumento possono essere sintetizzati nei seguenti punti: la commercializzazione del frumento viene effettuata per circa il 50% dai consorzi agraricooperative-Op che conferiscono interamente il prodotto all’industria molitoria. Un ruolo rilevante lo detengono i commercianti privati che veicolano circa il 35% dell’offerta nazionale, quasi totalmente indirizzata verso i molini e solo in misura residua destinata all’export. Il conferimento diretto della granella da parte delle aziende agricole verso l’industria molitoria è limitato a circa il 15% del totale; le importazioni seguono essenzialmente due canali. L’industria molitoria assorbe direttamente circa il 60% dei quantitativi importati provenienti quasi esclusivamente dai paesi comunitari. Il rimanente 40% è importato dai commercianti privati/società di commercio che effettuano approvvigionamenti diretti dai paesi extracomunitari; una quota pari a circa il 10% può variare da anno a anno in ragione della disponibilità di materia prima, è costituita dalle scorte necessarie ai molini per garantirne il fisiologico funzionamento degli impianti; 4 Dicembre 2015 esclusivamente per il frumento tenero, una quota, che può essere quantificata in un valore oscillante tra il 10% e il 15% della disponibilità nazionale, è utilizzata nella composizione dei mangimi, con particolare riferimento alla granella di scarso profilo qualitativo. Fig. 2 – I flussi di prodotto nella filiera del frumento nel 2014 Granella di frumento: 4,1 mln t di f. duro 3,1 mln t di f. tenero 35% Commercianti privati 5,3 40% Import: 4,7 mln t f. tenero 2,8 mln t f. duro Consorzi agrari/Coop/OP 3,6 15% 95% Industria molitoria 13,9 di cui stock circa il 10% 60% Export granella Industria mangimistica 1,1 mln t fr. tenero 50% 3% Produzione di sfarinati D.M. (iper, super…) sfarinati per private lab el 3% Semole 3,8 mln t Farine 4,0 mln t export sfarinati 15% Industria dolciaria 85% Panificazione artigian./industr. 7% panetteria 93% Produzione nazionale di pasta industriale 3,5 mln t Export pasta 2,0 mln t 57% 43% Consumo nazionale di pane 3 mln t Consumo nazionale di pasta 1,5 mln t Fonte: elaborazione ISMEA su dati Istat, Italmopa, Aidepi, Assalzoo la destinazione della semola di frumento duro vede prevalere l’impiego all’interno dell’industria pastaria (97%); la quota residuale del 3% viene utilizzata, a livello perlopiù locale, per la produzione di pane artigianale. Nel caso delle farine di frumento tenero, circa il 85% è utilizzato per la panificazione industriale e, soprattutto, artigianale mentre il rimanente 15% dall’industria dolciaria; la produzione industriale di pasta si attesta intorno a 3,5 milioni di tonnellate. Oltre il 50% dell’offerta nazionale viene collocata sui mercati esteri all’interno dei quali prevalgono i paesi della Ue (65%); la rimanente quota è destinata al consumo interno. La produzione nazionale di pane viene stimata attorno ai 3 milioni di tonnellate destinate interamente al consumo interno; i consumi domestici vengono realizzati in larga parte attraverso la distribuzione organizzata con una quota che può essere stimata nel 70% circa. Di questa, oltre il 70% è rappresentata dalla Distribuzione Moderna, circa il 17% dal Dettaglio Tradizionale, mentre le altre forme di distribuzione (liberi servizi, hard discount, cash&carry ecc.) rappresentano una quota residua del 5% circa del totale. 5 Dicembre 2015 2. La struttura dell’industria molitoria 2.1. I numeri del settore Il settore molitorio gioca un ruolo di primaria importanza all’interno della filiera del frumento rappresentandone la struttura di base dei prodotti della nostra alimentazione e simboli del Made in Italy, come pasta, pane ed anche prodotti dolciari. In base ai dati Italmopa (2013) in Italia sono presenti 358 molini di cui 233 a frumento tenero e 125 a frumento duro. Le utilizzazioni di frumento si attestano stabilmente al di sopra dei 10 milioni di tonnellate per una produzione di sfarinati superiore ai 7 milioni di tonnellate. A ciò vanno aggiunti mediamente 3 milioni di tonnellate di crusca, sottoprodotto destinato all’industria mangimistica. Tab. 1 – I numeri dell’industria molitoria udm Nr. Molini, di cui: n. - a frumento tenero n. - a frumento duro n. Frumento lavorato, di cui: (000 t) - frumento tenero (000 t) - frumento duro (000 t) Sfarinati prodotti, di cui: (000 t) - farine (000 t) - semole (000 t) Fatturato Industria molitoria (mln €) Nr. Addetti n. 2008 10.250 5.220 5.030 7.260 3.860 3.400 3.637 4.700 2009 392 259 133 10.260 5.140 5.120 7.260 3.800 3.460 2.560 4.600 2010 2011 2012 - - - 10.300 10.464 5.140 5.249 5.215 7.430 3.888 3.542 3.538 4.600 5.160 7.287 3.798 3.489 2.590 4.600 2013 358 2014 233 125 - 10.703 10.900 11.178 5.436 5.267 5.410 5.490 5.435 5.743 7.588 4.027 3.561 3.619 n.d. 7.713 4.008 3.705 3.601 n.d. 7.855 4.026 3.829 3.820 n.d. tvma % 08-14 1,3 0,6 2,0 1,2 0,6 1,9 1,7 - Fonte: elaborazione ISMEA su dati Italmopa 2.2. La ripartizione territoriale dei molini La ripartizione geografica dei molini a frumento tenero vede prevalere le regioni del Centro-Nord sia in termini di unità produttive sia di potenzialità produttiva. In particolare, in base agli ultimi dati Italmopa 2013, nelle regioni del Centro-Nord sono presenti 199 molini (85% del totale) con una potenzialità complessiva di circa a 25.000 tonnellate/24h (88%). In linea con la vocazionalità produttiva, i molini a frumento duro prevalgono nelle regioni meridionali. In questi areali si contano 104 unità produttive (83% del totale) per una capacità di 14.354 tonnellate/24h (70% del totale). 6 Dicembre 2015 Fig. 3 – La distribuzione geografica dei molini a frumento tenero nel 2013 90% 80% quota % molini 70% quota % potenzialità* 60% 50% 40% 30% 20% 10% Sud Centro Nord Molise Campania Emilia Romagna Sardegna Basilicata Sicilia Puglia 0% *) tonnellate/24h. Fonte: elaborazione ISMEA su dati Italmopa Fig. 4 – La distribuzione geografica dei molini a frumento duro nel 2013 70% quota % molini 60% quota % potenzialità* 50% 40% 30% 20% 10% Sud Centro Nord Calabria Campania Abruzzo Lazio Toscana Umbria Marche Lombardia Veneto E. Romagna Piemonte 0% *) tonnellate/24h. Fonte: elaborazione ISMEA su dati Italmopa 2.3. Le dinamiche recenti La dinamica di medio periodo circa l’evoluzione dei molini presenti sul territorio nazionale ne evidenzia, tra il 2005 e il 2013, una consistente contrazione (105 molini a frumento tenero e 53 molini a frumento duro) e, di conseguenza, una riduzione complessiva della potenzialità produttiva (6.600 tonnellate/24h per i molini a frumento tenero e 2.300 tonnellate/24h per i molini a frumento duro). La struttura produttiva risulta maggiormente concentrata; a fronte del minor numero dei molini censiti nel 2013, infatti, si registra la contrazione della capacità produttiva oraria di lavorazione, osservata però ad un tasso nettamente inferiore. Dall’analisi delle dinamiche registrate per classe di potenzialità, inoltre, i decrementi più consistenti di entrambe le variabili si osservano, nel caso del frumento tenero, per quei molini ricadenti nelle dimensioni di classi minori comprese tra 10 e 50 tonnellate/24h; al contrario, per i molini a 7 Dicembre 2015 frumento duro la riduzione più marcata del numero e della potenzialità di lavorazione si è riscontrata per la classe compresa tra 100 e 200 tonnellate/24. Analizzando l’evoluzione del numero di molini per le aree geografiche più rappresentative, emerge che il calo di 105 unità di molitura del frumento tenero nel 2013 è da imputare in larga misura a Emilia Romagna (25), Piemonte (-15), Lombardia (-15), Veneto (-12) e Marche (-11). Riguardo al frumento duro, il ridimensionamento di 53 molini è dovuto essenzialmente alla Sicilia (-34); risulta in controtendenza Sardegna e Abruzzo dove si è registrato un incremento di una unità produttiva. Rimane stabile la numerosità dei molini in Toscana e nelle Marche. Tab. 2 – La distribuzione dei molini a frumento tenero per classe di potenzialità 2005 classe di potenzialità* 10 - 50 50 - 100 100-200 > 200 Totale 2013 Var.% numero potenzialità numero potenzialità numero potenzialità 161 80 54 43 338 4.089 6.355 8.049 16.212 34.705 92 57 46 38 233 2.296 4.446 7.205 14.197 28.144 -42,9 -28,8 -14,8 -11,6 -31,1 -43,8 -30,0 -10,5 -12,4 -18,9 *) tonnellate/24h. Fonte: elaborazione ISMEA su dati Italmopa Tab. 3 – La distribuzione dei molini a frumento duro per classe di potenzialità 2005 classe di potenzialità* 10 - 50 50 - 100 100-200 > 200 Totale 2013 Var.% numero potenzialità numero potenzialità numero potenzialità 99 20 23 36 178 2.160 1.414 3.442 15.663 22.679 65 14 13 33 125 1.370 1.086 2.062 15.852 20.370 -34,3 -30,0 -43,5 -8,3 -29,8 -36,6 -23,2 -40,1 1,2 -10,2 *) tonnellate/24h. Fonte: elaborazione ISMEA su dati Italmopa 8 Dicembre 2015 3. Struttura ed evoluzione della domanda di materia prima dell’industria molitoria 3.1. La struttura delle aziende agricole a frumento La struttura delle aziende agricole italiane a frumento tenero e frumento duro evidenzia una significativa frammentazione produttiva in ragione della contenuta superficie media aziendale ed una marcata differenziazione riguardante la vocazionalità territoriale alla coltivazione. Nell’arco dell’ultimo decennio, tuttavia, si è registrata una concentrazione della produzione agricola in ragione dell’aumento della dimensione media delle aziende stesse. Dal confronto tra l’ultima indagine censuaria dell’Istat del 2010 e la precedente del 2000, infatti, si evidenzia un incremento della superficie media aziendale a frumento tenero che passa da 3 ettari/azienda nel 2000 a 4,4 ettari/azienda nel 2010. Tale dinamica è da ascrivere alla consistente contrazione delle aziende rilevate nel 2010 (-31,6% sul 2000), a fronte di un leggero incremento delle superfici investite (+1,3%). Tab. 4 – La distribuzione delle aziende a frumento tenero per classi di SAU nel 2010 classi di SAU < 1 ha 1-2 2-3 3-5 5-10 10-20 20-30 30 - 50 50 - 100 > 100 ha Totale Sup. investita (ha) 2010 Quota % 3.114 1% 12.733 2% 15.143 3% 30.806 6% 65.967 12% 92.183 17% 59.381 11% 76.383 14% 86.844 16% 100.320 18% 542.874 100% Var.% 10/00 -58,2 -34,0 -27,8 -23,4 -17,1 -6,4 2,4 14,8 28,6 29,2 1,3 2010 6.501 14.262 11.893 18.003 25.431 21.429 9.152 8.214 5.800 2.914 123.599 Aziende (n.) Quota % 5% 12% 10% 15% 21% 17% 7% 7% 4,7% 2,4% 100% Var.% 10/00 -68,5 -47,4 -40,9 -34,6 -27,8 -16,9 -6,2 7,5 22,0 32,5 -31,6 Fonte: elaborazione ISMEA su dati Istat Nel dettaglio, le aziende a frumento tenero censite dall’Istat nel 2010 ammontano a 123.599 e coinvolgono complessivamente poco meno di 543 mila ettari; nel 2000, invece, si contavano 180.763 aziende per una superficie complessiva pari a circa 536 mila ettari. La suddivisione delle aziende per classi di Sau, inoltre, evidenzia una flessione di entrambe i parametri relativamente alle aziende ricadenti nelle classi di superfici fino ai 20 ettari, che tuttavia rappresentano l’86% delle aziende totali e il 41% delle superfici. Al contrario, le aziende con superfici maggiori (oltre 20 ettari), che esprimono circa il 20% delle aziende e il 60% degli investimenti, hanno mostrato nel decennio dinamiche significativamente positive. Con riferimento alla ripartizione territoriale si osserva la netta prevalenza delle regioni del Centro-Nord dove il 74% delle aziende utilizza l’87% delle superfici nazionali. Nel dettaglio, si osserva una forte concentrazione in sole quattro regioni, Emilia Romagna, Veneto, Lombardia e Piemonte, che esprimono il 56% della numerosità aziendale ed il 70% delle superfici totali. In Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte, inoltre, si rileva una superficie media aziendale superiore a quella media nazionale e pari rispettivamente a 6,7, 6,5 e 5,3 ettari/azienda. 9 Dicembre 2015 Fig. 5 – La ripartizione territoriale delle aziende e delle superfici a frumento tenero nel 2010 100% quota % aziende 90% 87% quota % superfici 80% 74% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 28% 18% 26% 17% 14% 7% 10% 11% 14% 16% 13% 7% 7% 0% Emilia Romagna Veneto Lombardia Piemonte Umbria Sud e Isole Centro-Nord Fonte: elaborazione ISMEA su dati Istat Anche per il comparto del frumento duro si è registrata una concentrazione produttiva nell’ultimo decennio, con la dimensione media aziendale salita a 7 ettari per azienda nel 2010, contro i 5,6 ettari del 2000. In questo caso sono risultate in marcata contrazione non solo il numero delle aziende (-33,4%) ma anche la superficie investita (-16,5%). Nel dettaglio, le aziende a frumento duro censite dall’Istat nel 2010 ammontano a 202.790 e coinvolgono complessivamente poco più di 1,4 milioni di ettari; nel 2000, invece, si contavano 304.294 aziende per una superficie complessiva pari a circa 1,7 milioni di ettari. La suddivisione delle aziende per classi di SAU, inoltre, evidenzia una consistente flessione della numerosità delle aziende ricadenti nelle classi di SAU fino ai 30 ettari (pari all’87% delle aziende e al 49% delle superfici), mentre quelle di dimensioni maggiori aumentano seppur con una contrazione degli investimenti. Tab. 5 - La distribuzione delle aziende a frumento duro per classi di SAU nel 2010 classi di SAU < 1 ha 1-2 2-3 3-5 5-10 10-20 20-30 30 - 50 50 - 100 > 100 ha Totale Sup. investita (ha) 2010 Quota % 4.927 0% 23.903 2% 32.916 2% 73.177 5% 165.782 12% 232.682 16% 167.845 12% 219.777 15% 231.525 16% 266.571 19% 1.419.106 100% Var.% 10/00 -65,6 -45,9 -38,0 -31,5 -27,8 -21,0 -12,0 -8,4 -4,0 -6,4 -16,5 2010 10.084 24.101 21.074 30.935 42.180 33.444 14.758 13.094 8.727 4.393 202.790 Aziende (n.) Quota % 5% 12% 10% 15% 21% 16% 7% 6% 4% 2% 100% Var.% 10/00 -68,1 -48,7 -41,2 -35,2 -29,2 -18,6 -5,9 0,7 4,5 2,4 -33,4 Fonte: elaborazione ISMEA su dati Istat Con riferimento alla ripartizione territoriale si osserva che nel 2010 il maggior numero di aziende agricole è presente al Sud dove il 77% di esse utilizza il 69% della superficie totale. La situazione al Meridione è, tuttavia, tipica di un tessuto produttivo piuttosto frammentato in tante piccole realtà aziendali caratterizzate da una dimensione media inferiore al dato nazionale (6,3 ha vs 7 ha). Il Centro-Nord, invece, pur mantenendo un ruolo marginale nella coltivazione del frumento duro, si caratterizza per una maggiore concentrazione aziendale (9,3 ha/azienda) in ragione del fatto che il 31% delle superfici è utilizzato dal 23% delle aziende agricole. 10 Dicembre 2015 Fig. 6 - La ripartizione territoriale delle aziende e delle superfici a frumento duro nel 2010 100% quota % aziende 90% quota % superfici 80% 77% 69% 70% 60% 50% 40% 30% 31% 20% 24% 23% 22% 20% 20% 10% 9% 10% 8% 10% Basilicata Marche 4% 7% 0% Puglia Sicilia Toscana Sud e Isole Centro-Nord Fonte: elaborazione ISMEA su dati Istat 3.2. Evoluzione nazionale della produzione di frumento I raccolti nazionali della granella di frumento sono caratterizzati da marcate oscillazioni annuali in ragione delle condizioni climatiche che accompagnano le varie fasi fenologiche dello sviluppo e delle tecniche colturali adottate. A ciò si aggiunge l’effetto riconducibile all’andamento del mercato, che influenza sempre più le scelte degli operatori agricoli in termini di superfici investite a frumento. A fronte di una domanda di materia prima dell’industria molitoria sostanzialmente costante, la instabilità produttiva interna alimenta ancor più il deficit strutturale dell’offerta italiana. Fig. 7– Evoluzione della produzione del frumento (000 t) 6.000 5.500 5.000 4.500 4.000 3.500 3.000 2.500 2.000 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 frumento tenero frumento duro Fonte: Elaborazione ISMEA su dati Istat 11 Dicembre 2015 Tab. 6 – Evoluzione della produzione nazionale di frumento tenero (000 t) Emilia Romagna Veneto Piemonte Umbria Lombardia Marche Toscana Abruzzo Friuli Venezia Giulia Lazio Campania Calabria Altre Regioni ITALIA 2008 1.104 661 466 423 487 136 91 104 74 68 57 36 50 3.758 2009 874 573 414 416 367 48 38 32 69 47 27 11 27 2.944 2010 854 562 456 360 339 59 45 100 14 40 47 29 31 2.937 2011 898 503 439 370 228 62 48 96 47 45 53 27 39 2.856 2012 1.087 637 506 412 341 70 79 98 86 53 65 28 48 3.509 2013 974 691 526 377 301 57 75 101 64 45 69 29 60 3.369 2014 848 554 479 385 341 68 89 100 70 48 52 30 59 3.123 tvma % 08-14 -2,4 1,7 1,2 -1,7 -6,0 -14,1 -0,9 1,6 1,9 -7,0 2,4 -4,5 4,2 -1,5 2013 754 1.116 461 366 202 204 128 172 190 141 73 88 36 19 107 4.055 2014 790 1.086 480 360 251 272 126 172 126 128 80 73 41 26 110 4.121 tvma % 08-14 -2,9 3,2 0,0 -2,9 -6,9 -10,9 -6,8 -0,8 -2,5 1,6 -12,6 -3,7 -16,5 -11,0 5,1 -2,3 Fonte: Elaborazione ISMEA su dati Istat Tab. 7 – Evoluzione della produzione nazionale di frumento duro (000 t) Sicilia Puglia Marche Basilicata Emilia Romagna Toscana Lazio Molise Campania Abruzzo Sardegna Calabria Lombardia Veneto Altre Regioni ITALIA 2008 932 1.146 511 414 417 506 172 197 203 147 168 97 126 72 84 5.193 2009 627 765 602 269 364 294 106 105 119 143 49 51 107 34 72 3.709 2010 828 737 480 345 363 288 153 132 143 115 72 76 102 68 110 4.012 2011 818 813 480 345 252 249 161 154 144 111 62 59 45 45 119 3.858 2012 872 751 607 334 288 294 227 172 188 130 82 80 55 50 111 4.243 Fonte: Elaborazione ISMEA su dati Istat 3.3. Evoluzione dell’export/import del frumento La bilancia commerciale del frumento è strutturalmente in deficit. Nel dettaglio, la granella di frumento tenero ha registrato nella media del periodo 2008-2014 un passivo pari a circa 960 milioni di euro annuali, per volumi pari a circa 4,4 milioni di tonnellate. Nel caso del frumento duro, il saldo in volume è stato negativo per circa 2 milioni di tonnellate annuali, corrispondente a un valore pari a poco meno di 500 milioni di euro. Con riferimento alla granella del frumento tenero, la predominanza delle importazioni è tale da determinare un saldo normalizzato negativo prossimo al 100% e una propensione all’import che, negli ultimi anni, è oscillata tra il 51% e il 64% circa. Ulteriore conferma della dipendenza dell’Italia dalle importazioni proviene dal limitato valore del grado di autoapprovvigionamento che evidenzia come la produzione nazionale riesca a coprire tra il 36% e il 50% del fabbisogno interno. In deficit risulta anche il comparto del frumento duro per il quale si evidenzia, negli ultimi anni, una consistente progressione degli acquisti di materia prima sui mercati esteri. La propensione all’import, infatti, si è accresciuta ad un tasso medio annuo prossimo al 4% e, di contro, l’indice di autoapprovvigionamento si 12 Dicembre 2015 è ridotto di circa il 2% annuo. Tab. 8 – Gli indicatori del commercio con l’estero della granella di frumento tenero Esportazioni Importazioni Saldo commerciale Esportazioni Importazioni Saldo commerciale Autoapprovvigionamento 1 2 Propensione all'export Propensione all'import3 Saldo normalizzato 4 2008 2009 (000 €) 43.015 (000 €) 934.902 (000 €) -891.887 (000 t) 117 (000 t) 3.867 (000 t) -3.749 (%) 50,1 (%) 3,1 14.310 724.478 -710.168 45 4.369 -4.325 (%) (%) 51,5 -94,1 2010 2011 2012 2013 2014 20.941 28.324 21.359 871.543 1.249.808 1.121.101 -850.602 -1.221.483 -1.099.742 63 71 55 4.816 5.051 4.565 -4.753 -4.980 -4.509 16.024 997.861 -981.838 41 4.128 -4.087 13.949 993.843 -979.894 39 4.699 -4.660 tvma % 08-14 -17,5 2,1 2,7 -19,9 1,4 1,8 40,5 38,2 36,2 47,7 48,8 42,9 -0,4 1,5 2,1 2,5 1,6 1,2 1,2 -18,8 60,1 -98,0 62,6 -97,4 63,9 -97,2 62,1 -97,6 59,8 -98,0 64,5 -98,4 2,5 0,8 1 = produzione/consumo; 2 = export/produzione; 3 = import/consumo; 4 = (exp-imp)/(exp+imp) Fonte: elaborazione ISMEA su dati Istat Tab. 9 – Gli indicatori del commercio con l’estero della granella del frumento duro Esportazioni Importazioni Saldo commerciale Esportazioni Importazioni Saldo commerciale Autoapprovvigionamento 1 Propensione all'export2 Propensione all'import3 Saldo normalizzato 4 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 (000 €) 132.060 (000 €) 629.796 (000 €) -497.736 (000 t) 329 (000 t) 1.666 (000 t) -1.337 (%) 79,5 (%) 6,3 (%) 25,5 (%) -67,0 42.706 521.208 -478.502 166 2.153 -1.987 77.672 542.799 -465.127 323 2.598 -2.275 167.673 643.449 -475.776 499 2.262 -1.763 63.607 470.252 -406.645 202 1.544 -1.343 46.169 496.886 -450.718 147 1.682 -1.535 91.572 805.966 -714.394 271 2.784 -2.513 65,1 4,5 37,8 -85,7 63,8 8,1 41,3 -77,9 68,6 12,9 40,2 -63,8 76,0 4,7 27,6 -76,9 72,5 3,6 30,1 -83,9 62,1 6,6 42,0 -82,2 tvma % 08-14 -5,2 2,8 4,1 -1,0 3,9 4,5 -1,8 2,3 3,8 1,2 1 = produzione/consumo; 2 = export/produzione; 3 = import/consumo; 4 = (exp-imp)/(exp+imp) Fonte: elaborazione ISMEA su dati Istat 3.4. Evoluzione del consumo apparente del frumento Nell’arco degli ultimi anni il consumo apparente nazionale del frumento ha evidenziato una leggera flessione. Nel dettaglio, per il frumento duro si è registrata una lieve flessione media annuale pari allo 0,4% in ragione della contrazione dell’offerta cui è corrisposto un significativo aumento delle importazioni di granella. Nel caso del frumento tenero la flessione del consumo nazionale è risultata più sostenuta (-1,1%) in ragione della leggera flessione della produzione nazionale. Tab. 10 – Il consumo apparente della granella di frumento produzione - frumento duro - frumento tenero import - frumento duro - frumento tenero export - frumento duro - frumento tenero consumi apparenti - frumento duro - frumento tenero 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 tvma % 08-14 5.193 3.758 3.709 2.944 4.012 2.937 3.858 2.856 4.243 3.509 4.055 3.369 4.121 3.123 -2,3 -1,5 1.666 3.867 2.153 4.369 2.598 4.816 2.262 5.115 1.544 3.898 1.682 3.578 2.784 4.203 3,9 -1,1 329 117 166 45 323 63 499 71 202 55 147 41 271 39 -1,0 -19,9 6.530 7.508 5.696 7.268 6.286 7.690 5.621 7.900 5.586 7.352 5.591 6.905 6.634 7.287 -0,4 -1,1 Fonte: elaborazione ISMEA su Istat 13 Dicembre 2015 4. Struttura e evoluzione dell’offerta di sfarinati dell’industria molitoria 4.1. Evoluzione della produzione nazionale degli sfarinati La produzione nazionale di farina di frumento tenero ha segnato fino al 2010 una marcata flessione, per poi invertire la tendenza nell’ultimo triennio. In particolare, tra il 2000 e il 2010 la flessione dell’offerta di farine è proceduta ad un tasso medio annuo pari al 2,4%, scendendo ad un livello pari a 3,8 milioni di tonnellate nel 2010 contro circa 4,7 milioni di tonnellate nel 2000. A partire dal 2011 i quantitativi di farine di frumento tenero prodotti dai molini italiani sono risultati in graduale aumento per arrivare a superare i 4 milioni di tonnellate nel 2014. La produzione di semola di frumento duro, invece, ha mostrato una leggera progressione nell’intero periodo in esame, evidenziata da una variazione annua pari all’1%, passando da 3,3 milioni di tonnellate nel 2000 a oltre 3,8 milioni di tonnellate nel 2014. Tali andamenti riflettono quello della domanda proveniente dalle fasi industriali più a valle della filiera; in particolare, la flessione della produzione di farine è da imputare verosimilmente alla flessione dei consumi nazionali di pane, mentre la tenuta della produzione di semole è stata trainata dalla consistente crescita dell’export della pasta di semola. Fig. 8 – Evoluzione della produzione di farine e semole in Italia (000 t) 5.000 4.800 4.600 4.400 4.200 4.000 3.800 3.600 3.400 3.200 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 semole farine Fonte: elaborazione ISMEA su dati Italmopa 4.2. Evoluzione dell’export/import degli sfarinati Al contrario di quanto osservato per la materia prima, gli scambi con l’estero degli sfarinati prodotti dall’industria molitoria risultano strutturalmente in attivo. L’offerta nazionale degli sfarinati è destinata, comunque, quasi esclusivamente alla seconda trasformazione interna, mentre i volumi esportati hanno un ruolo del tutto marginale. In particolare, sia le farine di frumento tenero che le semole di frumento duro evidenziano un tasso di propensione all’export molto contenuto e quello dell’autoapprovvigionamento attorno al 100%. Le dinamiche di medio periodo evidenziano, sia per le farine sia per le semole, una crescita delle esportazioni nazionali delle farine e, seppur su livelli decisamente più contenuti, anche delle loro importazioni. 14 Dicembre 2015 Tab. 11 – Gli indicatori del commercio con l’estero delle farine di frumento tenero (000 €) (000 €) (000 €) (000 t) (000 t) Esportazioni Importazioni Saldo commerciale Esportazioni Importazioni Saldo commerciale (000 t) Tasso di autoapprovvigionamento 1 2008 24.870 4.266 20.604 56 9 2009 20.942 4.327 16.615 51 12 2010 26.728 3.823 22.905 61 12 2011 37.999 4.047 33.951 72 10 2012 42.649 9.010 33.639 81 29 2013 52.985 8.958 44.027 98 25 2014 59.326 6.367 52.959 110 18 tvma % 08-14 13,3 11,9 13,6 3,3 19,6 48 40 49 62 52 73 91 0,7 (%) 98,8 99,0 98,7 98,4 98,7 98,2 97,8 0,0 Propensione all'export 2 (%) 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 2,7 Propensione all'import 3 (%) 0,2 0,3 0,3 0,3 0,7 0,6 0,4 18,9 (%) 73,4 63,1 67,6 75,0 47,5 59,8 71,5 -3,8 tvma % 08-14 8,5 12,9 7,7 Saldo normalizzato 4 1 = produzione/consumo; 2 = export/produzione; 3 = import/consumo; 4 = (exp-imp)/(exp+imp) Fonte: elaborazione ISMEA su dati Istat, Italmopa Tab. 12 – Gli indicatori del commercio con l’estero delle semole di frumento duro 2008 38.761 5.602 33.160 2009 39.169 5.724 33.444 2010 32.860 5.663 27.198 2011 40.116 4.976 35.140 2012 44.358 16.851 27.507 2013 48.598 8.826 39.772 2014 48.041 7.570 40.471 Esportazioni Importazioni Saldo commerciale (000 €) (000 €) (000 €) Esportazioni (000 t) 65 106 93 84 93 102 95 8,8 Importazioni (000 t) 11 16 22 12 56 31 26 21,5 Saldo commerciale (000 t) 54 91 71 72 37 71 69 5,4 (%) 101,6 102,7 102,1 102,1 101,0 102,0 101,8 0,1 Propensione all'export 2 (%) 1,9 3,1 2,7 2,4 2,6 2,8 2,5 6,8 Propensione all'import 3 (%) 0,3 0,5 0,6 0,4 1,6 0,9 0,7 19,4 (%) 71,1 74,2 61,8 74,8 24,8 53,5 56,7 -5,1 Tasso di autoapprovvigionamento Saldo normalizzato 4 1 1 = produzione/consumo; 2 = export/produzione; 3 = import/consumo; 4 = (exp-imp)/(exp+imp) Fonte: elaborazione ISMEA su dati Istat, Italmopa 15 Dicembre 2015 5. I fattori competitivi dell’industria molitoria 5.1. L’approvvigionamento della materia prima Le strategie di approvvigionamento delle aziende molitorie sono strettamente determinate dai livelli della produzione nazionale di frumento tenero e duro, che risulta insufficiente a soddisfare la domanda dell’industria della trasformazione. Tuttavia, esse sono anche riconducibili a fattori di ordine competitivo (qualità della granella, prezzi all’origine, scarsa fluidità del mercato) e di ordine organizzativo che costituiscono punti di criticità dell’offerta nazionale. Tra le principali problematiche relative all’organizzazione della filiera ricordiamo: polverizzazione dell’offerta che non garantisce adeguati volumi di approvvigionamento, centri di stoccaggio spesso obsoleti e di piccole dimensioni e tali da non consentire di disporre di lotti qualitativamente omogenei, listini delle borse merci inadeguati. Fig. 9 – Gap tra offerta e domanda di granella di frumento tenero (000 t) 7.000 6.000 5.000 utilizzazioni dei molini 4.000 3.000 2.000 1.000 0 2000 produzione nazionale 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2011 2012 2013 2014 Fonte: elaborazione ISMEA su dati Istat, Italmopa Fig. 10 – Gap tra offerta e domanda di granella di frumento duro (000 t) 7.000 6.000 5.000 utilizzazioni dei molini 4.000 3.000 2.000 1.000 0 2000 produzione nazionale 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Fonte: elaborazione ISMEA su dati Istat, Italmopa 16 Dicembre 2015 5.2. La qualità della granella di frumento Dall’analisi dei dati CREA, si evidenzia, nell’ultimo ventennio, un andamento fortemente incostante del contenuto proteico della granella nazionale. In particolare, per il frumento tenero il contenuto proteico è oscillato tra il 12,05% sulla sostanza secca del 1997 e il 14,10% s.s. del 1999. Quest’ultimo dato ha rappresentato il livello massimo dell’intero periodo considerato; successivamente il tasso proteico ha mostrato una costante flessione fino al 2004 per poi evidenziare lievi oscillazioni annue, rimanendo però costantemente al di sotto del 13% s.s. Nel caso del frumento duro, si osserva, nell’intero il periodo in esame, un andamento ancor più incostante che raggiunge il livello minimo nel 2010 (11,84% s.s.) ed il massimo nel 1999 e nel 2002 (13,70% s.s.). Fig. 11 – Evoluzione del contenuto proteico del frumento (proteine S.S.%) Frumento tenero 14,0 13,0 12,0 11,0 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2015 Frumento duro 14,0 13,0 12,0 11,0 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2015 Fonte: elaborazione Ismea su dati Inran, CREA_QCE, CREA-SCV Tale risultato, soprattutto per il frumento duro, è da ricondurre sostanzialmente alla scarsa attenzione prestata dall’agricoltore nei confronti delle tecniche colturali adottate, indirizzate, sempre più, verso un esasperato ricorso alla pratica del ringrano. Parallelamente a ciò, l’attenzione della fase agricola si è rivolta alla riduzione dei costi di produzione (lavorazioni, concimazioni, diserbo), motivata dalla necessità di contenere gli effetti della progressiva riduzione del prezzo del frumento e del contemporaneo aumento dei costi unitari di produzione. In questo modo, il contenuto in proteine del frumento duro italiano si è portato su livelli decisamente più contenuti rispetto a quello che caratterizza le produzioni dei nostri principali competitors. Nel dettaglio, il differenziale calcolato tra le proteine (% s.s.) presenti nel frumento duro internazionale e nazionale si concretizza mediamente in un +3,9% a favore dell’Australia, +3,0% degli USA, +2,6% del Canada e +2% della Francia. Fig. 12 – Confronto qualitativo del frumento duro nazionale e quello dei principali competitors (contenuto in proteine – media 2005-2010) Italia Francia Canada (CWAD2) U.S.A (Great Plain) U.S.A (Pacific) Australia* (South) Australia* (S. Wales) 12,3 14,4 14,9 15,2 15,5 15,7 16,7 Fonte: elaborazione Ismea su dati Inran, CREA_QCE, CRA-SCV 17 Dicembre 2015 Fig. 13 – Evoluzione del peso specifico del frumento (Kg/hl) Frumento tenero 84,0 81,0 78,0 75,0 72,0 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 Frumento duro 85,0 83,0 81,0 79,0 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 Fonte: elaborazione Ismea su dati Inran, CREA_QCE, CRA-SCV 5.3. Il prezzo all’origine della granella Il mercato italiano del frumento dipende fortemente dalle dinamiche che si realizzano a livello internazionale ed ha una natura di “derivazione” in conseguenza degli elevati quantitativi importati. Il ricorso alla sola produzione nazionale, come abbiamo evidenziato, non consentirebbe di soddisfare la domanda proveniente dall’industria di trasformazione. Il mercato cerealicolo internazionale è strutturalmente instabile e regolato da una moltitudine di variabili che possono essere sintetizzate nei seguenti fattori strutturali e congiunturali. Fattori strutturali Ci si riferisce a quegli elementi che a livello internazionale determinano andamenti tendenziali in un prolungato arco temporale. E’ un fattore strutturale il rallentamento del tasso di crescita delle rese in atto da almeno vent’anni. Tale fenomeno, unitamente ai prezzi sostanzialmente bassi e alla costante crescita dei costi di produzione, ha determinato una minore profittabilità delle produzioni cerealicole e, quindi, una sostanziale disaffezione verso tali colture. Parallelamente, dal lato della domanda si è manifestata una crescente richiesta proveniente dai Paesi emergenti in ragione della crescita economica e del cambiamento dei modelli di consumo. Questi ultimi, infatti, si sono rivolti sempre più al consumo di carne, determinando quindi uno spostamento degli impieghi verso il settore mangimistico. Fattori congiunturali Ci si riferisce a quei fattori che invece hanno origine in maniera improvvisa e pertanto possono determinare fenomeni di tensione dei prezzi. Sono riconducibili, essenzialmente: - al calo dell’offerta, causata da eventi climatici sfavorevoli che possono determinare una forte contrazione degli stock anche nell’arco di una sola annata; - all’aumento del prezzo del petrolio, che agisce in larga misura sull’aumento dei costi di produzione ma anche sui quelli di trasporto; - alla fluttuazione del dollaro, che influisce direttamente sul livello degli scambi (gli scambi internazionali vengono effettuati in $Usa e quindi la sua svalutazione consente acquisti dei Paesi importatori sui mercati mondiali a miglior prezzo); - alle azioni speculative, che riguardano le commodity con particolare riferimento alle contrattazioni a termine (future); - alle azioni di limitazione dell’export (dazi/contingenti) che possono essere adottate dai Paesi esportatori. L’analisi del mercato degli ultimi anni ha evidenziato un consistente ed improvviso aumento dei prezzi agricoli nel biennio 2007/08 - peraltro successivamente scesi altrettanto bruscamente - da attribuire alla contemporanea insorgenza dei fattori congiunturali prima elencati. Nelle annate successive, invece, il 18 Dicembre 2015 mercato, tendenzialmente il flessione, è stato influenzato esclusivamente dagli andamenti delle variabili di base, con particolare riferimento ai raccolti record di frumento tenero nell’ultimo triennio. Fig. 14 – Prezzi CIF del frumento tenero estero e confronto con le quotazioni nazionali (€/t) 450 400 350 300 250 200 150 mag-15 nov-15 nov-15 nov-14 mag-14 nov-13 mag-13 nov-12 mag-12 nov-11 mag-11 nov-10 mag-10 Panif francese mag-15 Frumento tenero Italia nov-09 mag-09 nov-08 mag-08 nov-07 mag-07 nov-06 mag-06 nov-05 mag-05 nov-04 mag-04 nov-03 100 Northen Spring Fonte: Ismea Fig. 15 – Prezzi CIF del frumento duro estero e confronto con le quotazioni nazionali (€/t) frumento duro Italia nov-14 mag-14 nov-13 mag-13 nov-12 mag-12 nov-11 mag-11 nov-10 mag-10 nov-09 mag-09 nov-08 mag-08 nov-07 mag-07 nov-06 mag-06 nov-05 mag-05 nov-04 mag-04 nov-03 600 550 500 450 400 350 300 250 200 150 100 frumento duro non comunitario Fonte: Ismea 19 Dicembre 2015 Siti Web e banche dati online http://comtrade.un.org http://dgerm.sviluppoeconomico.gov.it http://ec.europa.eu/economy_finance/index_en.htm http://epp.eurostat.ec.europa.eu/portal/page/portal/eurostat/home http://uif.bancaditalia.it/UICFEWebroot http://www.bancaditalia.it http://www.eia.gov http://www.fao.org http://www.gtis.com/gta http://www.imf.org http://www.infocamere.it/ http://www.ismea.it http://www.istat.it http://www.worldbank.org Questo lavoro è stato realizzato nell’ambito del Piano di settore Cerealicolo finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Direzione Servizi per lo Sviluppo Rurale Responsabile di redazione: Giovanna Maria Ferrari Redazione a cura di: Cosimo Montanaro e Luca Ceccarelli e-mail: [email protected] 20 Dicembre 2015