Tessuti del dente e paradonto - il sito ufficiale degli studenti di
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Tessuti del dente e paradonto - il sito ufficiale degli studenti di
CAPITOLO 9 I TESSUTI DEL DENTE Gianpaolo Papaccio 9.1 STRUTTURA DEL DENTE I denti sono costituiti da tre porzioni mineralizzate e da un connettivo simil-embrionale I denti (Fig. 9.1), sia appartenenti alla dentizione di latte o decidua, sia a quella permanente, sono costituiti da tre componenti strutturali mineralizzate: lo smalto, di origine ectodermica, la dentina ed il cemento, di origine mesenchimale, oltre che da un connettivo definito “mucoso” o “simil embrionale”, la polpa dentaria, racchiusa entro la camera pulpare. I denti sono veri e propri organi, infissi negli alveoli della mascella (quelli superiori) e della mandibola (quelli inferiori), entro i quali si articolano, grazie ad un tipo di articolazione definito “gonfòsi”, che permette loro solo piccoli movimenti 1. Essi svolgono, insieme ai muscoli della masticazione ed alle secrezioni ghiandolari salivari che sboccano nella cavità orale, la complessa funzione masticatoria ed in parte quella fonatoria, partecipando all’articolazione delle parole; inoltre costituiscono una componente non secondaria dell’estetica del volto, definita funzione fisiognomica, oggi sempre più richiesta all’odontoiatra che ne deve sempre più tener conto, per le sue competenze, oltre che, ovviamente, al chirurgo plastico e maxillo-facciale, ma per le altre porzioni del volto 9.1.1 LE PARTI DEL DENTE Ciascun dente è costituito da una porzione detta corona, esposta in superficie e rivestita dallo smalto, da un colletto e dalla radice, infissa nell’alveolo dentario e ricoperta dal cemento. 1 Ciascun dente può venir suddiviso (Fig. 9.1) in una porzione superiore, detta corona ed in una inferiore, definita radice dentaria, completamente infissa all’interno dell’alveolo dentario. Le due porzioni sono separate l’una dall’altra dalla porzione intermedia, molto sottile, definita colletto. Ciascun dente è scavato al centro dalla camera pulpare che contiene la polpa, come sopra accennato. La corona è ricoperta dallo smalto, che ricopre la dentina. Il colletto è una porzione di transizione ove si trova la giunzione amelocementizia, ossia il punto di passaggio fra lo smalto ed il cemento, mentre la radice è costituita sempre da dentina, ma ricoperta dal cemento. Lo smalto e la dentina sono tessuti molto duri. La polpa è invece un tessuto connettivo molle riccamente vascolarizzato ed innervato. La dentizione umana è definita difiodonte ed eterodonte in quanto costituita da due successivi processi di eruzioni dentarie (dentizione decidua e dentizione permanente), ciascuna rappresentata da diverse tipologie di denti: incisivi, canini, premolari, molari. 9.2 LO SMALTO Lo smalto è un epitelio di origine ectodermica, particolarmente differenziato ed è la porzione che riveste la corona del dente. Esso si forma a seguito di un processo detto amelogenesi. Lo smalto (Fig. 9.2) riveste la porzione esterna di ciascun dente o corona ed è trasparente, per cui lascia intravvedere il colore della dentina sottostante, che è color avorio, con sfumature azzurrognole. Essocostituisce il tessuto più duro dell’organismo e si origina a seguito di un processo di interazione con il mesenchima. Lo smalto si forma durante il processo definito di amelogenesi, a partire da cellule chiamate ameloblasti. I denti della prima dentizione detti “decidui’ o “di latte” compaiono verso la VIVIII settimana di sviluppo in corrispondenza di un centro proliferativo, la lamina dentale. Da questa prendono origine 20 gemme dentali, da cui si formano altrettanti denti, distinti in quattro incisivi, due canini e quattro molari, che completano il loro sviluppo intorno al terzo mese di vita 2 neonatale. Per la comprensione del processo di formazione dello smalto, definito amelogenesi, si rimanda agli appositi testi di embriologia. La lamina dentale è un ispessimento epiteliale che circonda la primitiva cavità orale (stomodeum). Essa prolifera generando, a partire dalla seconda/quarta settimana, gettoni epiteliali che si affondano nel mesenchima ove, a partire dal secondo mese, formano gli organi dello smalto che poi fra la 6^ e 7^ settimana formeranno le gemme dentarie, le quali pertanto originano da un addensamento di ectoneuromesenchima, costituito da una porzione mesenchimale cui si è aggiunta una componente ecto-neurale, costituita da cellule provenienti dalle creste neurali. Nel corso dello sviluppo le due componenti assumeranno forme diverse per cui si passa dalla fase di gemma (Fig. 9.3a) a quello di coppa (11^ -12^ settimana) (Fig. 9.3b) sino a quello di campana (11^-12^ settimana) (Fig. 9.3c), con la formazione del sacco dentale, primo vero abbozzo dentale. L’organo dello smalto che ne costituisce la componente epiteliale, andrà a formare lo smalto, mentre le papille, neuro-mesenchimali, formeranno dentina, polpa e cemento. Tutto ciò avviene grazie ad importanti interazioni epitelio-mesenchimali. L’organo dello smalto (Fig. 9.3c), che è una sorta di sacco, è distinto in tre porzioni: 1) L’epitelio interno, con cellule cilindriche; 2) La polpa dell’organo dello smalto, con cellule stellate ed una sostanza intercellulare ricca di acido ialuronico che, nell’insieme, costituiscono il reticolo stellato, la cui funzione è di nutrizione e supporto per il dente che va costituendosi (mentre esso invece va esaurendosi di pari passo); 3) L’epitelio esterno, con cellule più basse, le quali man mano si differenziano allungandosi e trasformandosi in cellule alte e ricche in mitocondri e reticolo granulare, collegate da giunzioni , i pre-ameloblasti. Essi costituiscono un monostrato cilindrico che poggia su di una membrana basale, al di sotto della quale le cellule della papilla si differenziano in odontoblasti che iniziano a secernere predentina. Solo quando ha inizio tale produzione e i 3 pre-ameloblasti ricevono gli appropriati segnali molecolari dal mesenchima, il loro nucleo si allontana dalla membrana basale e divengono ameloblasti (Fig. 9.4), il cui polo di secrezione viene così a situarsi in posizione opposta a quella degli odontoblasti. Il risultato evidente è che i loro prodotti di secrezione, rispettivamente smalto e dentina, li allontaneranno l’uno dall’altro. Occorre tuttavia ricordare che, mentre gli odontoblasti permarranno, gli ameloblasti avranno vita breve, regredendo completamente con la formazione dello smalto, per cui quest’ultimo, è un tessuto non riparabile, né, allo stato dell’arte, sostituibile. 9.2.1 FORMAZIONE DELLO SMALTO L’amelogenesi è innescata da segnali provenienti dai pre-odontoblasti. La formazione dello smalto si realizza in due tempi successivi, definiti rispettivamente: fase della secrezione e fase della maturazione. Durante la prima fase, il reticolo endoplasmatico granulare degli ameloblasti, che si è sviluppato, sintetizza le proteine dello smalto, esocitate come granuli rivestiti, contenenti l’ amelogenina ricca di prolina ed istidina. La secrezione dello smalto è l’evento che induce il mesenchima sottostante a determinare il differenziamento degli odontoblasti (interazione epitelio-mesenchimale) i quali, a loro volta, producono dentina. Nel frattempo, lo smalto appena prodotto inizia a mineralizzarsi e ciascun ameloblasto emetterà un prolungamento, detto processo del Tomes, ove si concentrano le proteine di secrezione. Durante la successiva fase della maturazione si ha la mineralizzazione vera e propria che porta alla formazione delle caratteristiche strutture cristalline, dette prismi dello smalto (Fig. 9.5). Gli eventi chimici fondamentali sono rappresentati da un afflusso di ioni e dalla perdita di acqua. A partire dalla giunzione amelo-dentinale la mineralizzazione si propaga e si ha la formazione dei prismi dello smalto. L’amelogenina viene sostituita dalla enamelina, che differisce per la quantità 4 di alcuni aminoacidi (serina, glicina e acido aspartico) e dalla tuftelina. Recenti ricerche 2 hanno dimostrato che le proteine ameloblastina ed enamelina sono necessarie per creare uno strato di smalto per crescita apposizionale e per ottenere un elevato livello di mineralizzazione, che altrimenti non sarebbe raggiunto. L’amelogenina è una proteina-guida nella formazione e crescita dei cristalli di idrossiapatite. Quando il processo di secrezione terminerà con il completamento della copertura della corona, gli ameloblasti saranno completamente degenerati e si confonderanno con le cellule dell'epitelio esterno, costituendo la cuticola dello smalto o membrana di Nasmyth. Tale pellicola ha uno spessore di circa 10µm e scompare subito dopo l'eruzione del dente. Sulla superficie dello smalto, a partire da questo momento, si stratificherà una pellicola costituita da saliva, detriti cellulari, batteri e residui di cibo. ISTOLOGIA APPLICATA La amelogenesis imperfecta è un’alterazione della morfogenesi dello smalto dovuta ad alterazioni delle proteine nello smalto (ameloblastina, enamelina, tuftelina ed amelogenina). Le persone affette da amelogenesis imperfecta hanno denti con colore anomalo: giallo, marrone o grigio. I denti inoltre hanno un rischio più elevato per le affezioni cariogene e sono ipersensibili ai cambiamenti di temperatura. soggetti affetti da amelogenesis imperfecta sono state ritrovate mutazioni in vari geni. I geni AMELX, ENAM, KLK-4 e MMP20 forniscono istruzioni per la produzione di proteine che sono essenziali per il normale sviluppo dei denti. Le proteine da essi codificate sono coinvolte nella formazione dello smalto, per cui mutazioni che vadano ad alterare la struttura di tali proteine, ovvero ne impediscano la produzione avranno come risultato la produzione di uno smalto sottile o morbido e di colore giallo o marrone. L’amelogenesi imperfecta può avere modelli di eredità 5 diversi a seconda del gene alterato. La maggior parte dei casi è dovuta a mutazioni nel gene ENAM e sono ereditati con carattere autosomico dominante.L’amelogenesis imperfecta può anche essere ereditata con modello di trasmissione autosomica recessiva: questa forma della malattia può essere causata da mutazioni nel gene ENAM o MMP20. In circa il 5% dei casi essa è causata da mutazioni nel gene AMELX e l’ereditarietà è del tipo X-linked (una condizione è considerata X-linked, se il gene mutato che causa la malattia è localizzato sul cromosoma X, uno dei due cromosomi sessuali). 9.2.2 COMPOSIZIONE DELLO SMALTO Lo smalto è un tessuto acellulare costituito da sali minerali cristallizzati, fosfato di calcio (idrossiapatite) e da una esigua componente organica. Lo smalto, come si è detto, è prodotto dagli ameloblasti, i quali però, terminata la loro funzione, che consiste nel rivestirne la corona dentaria, muoiono. Si tratta pertanto di un tessuto acellulare, ovvero particolarmente differenziato. Esso è il tessuto più duro dell’organismo, ma, al contrario di quanto si credeva un tempo, esso ha un aspetto poroso, quindi la sua superficie, alla microscopia elettronica, ha un aspetto “bucherellato”. Esso è costituito, per la maggior parte, da sali minerali cristallizzati (idrossiapatite) e da una esigua componente organica. Inoltre vi è acqua, legata alle proteine amelogenina ed enamelina, che rappresentano solo il 2% dello smalto maturo. I cristalli di idrossiapatite costituiscono i prismi dello smalto ed assumono una colorazione bianco-gragiastra o giallastra, in rapporto allo spessore della dentina sottostante. Ciascun prisma decorre perpendicolarmente alla superficie esterna dello smalto a livello del terzo esterno, laddove essi appaiono ondulati nella parte restante. 9.2.3 PRISMI DELLO SMALTO I prismi dello smalto sono costituiti da cristalli di idrossiapatite. I prismi dello smalto sono strutture di sezione poligonale ad andamento leggermente sinuoso, soprattutto in corrispondenza della cosiddetta coda, 6 ove generano le bande di Hunter-Schreger. Essi sono costituiti da cristalli di idrossiapatite variamente disposti, nel senso che sono orientati secondo la lunghezza del prisma, nella cosiddetta testa, ed a lisca di pesce nella cosiddetta coda. Gli angusti spazi interprismatici detti anche “guaine del prisma”, sono occupati da matrice organica e cristalli di idrossiapatite, qui variamente orientati. I prismi offrono all’osservazione bande chiare (“parazone”) alternate a bande scure (“diazone”) e, perpendicolarmente alla loro superficie, striature brunastre, distanziate tra loro da uno spazio di 2080 μm, le strie incrementali o parallele di Retzius (Fig. 9.6). Altre bande, aventi forma ad anelli concentrici, corrispondono a brevi pause fisiologiche nella secrezione del tessuto e nella sua maturazione. Una di queste strie, più spessa delle altre, rappresenta la cosiddetta “pausa” fra smalto prenatale e quello post-natale ed è definita linea neonatale. Il cosiddetto smalto aprismatico è presente sia nello smalto dei denti decidui quando lo smalto non è ben conformato, sia, nei punti di maggior usura, nello smalto di denti di soggetti anziani proprio nei punti di maggior impatto. La minore ondulazione per la perdita della caratteristica dei prismi, gli conferisce un aspetto compatto ed aprismatico. ISTOLOGIA APPLICATA Ipoplasia dello smalto Si tratta di una alterazione della struttura dei prismi dello smalto che appaiono costituiti da masse granulari, mentre la sostanza interprismatica risulta chiara ed omogenea: essa è secondaria alla degenerazione precoce degli ameloblasti. Microscopicamente si osservano fossette o solchi sulla corona, a decorso trasversale. 9.2.4 GIUNZIONI FRA SMALTO E ALTRI TESSUTI DENTARI Lo smalto presenta giunzioni sia con la dentina che con il cemento. Lo smalto presenta due tipi di giunzione: la giunzione amelo-dentinale e la giunzione amelo-cementizia. La prima è la linea di confine tra lo smalto e la dentina. Essa è una zona giunzionale nella quale le due strutture si 7 compenetrano saldamente l’una nell’altra. La seconda è la linea di confine fra lo smalto e il cemento, in corrispondenza del colletto. In circa il 30% dei casi smalto e cemento risultano solo accostati linearmente l’uno all’altro, nel 60% dei casi il cemento sconfina sullo smalto, mentre nei casi rimanenti i due tessuti non si toccano, per cui si forma una zona che sarà ad elevato rischio per patologie dentarie, in quanto la dentina risulterà scoperta, ossia priva del rivestimento di smalto o cemento. Inoltre in tali casi la zona si espande con l’età. ISTOLOGIA APPLICATA: Lo smalto può presentare numerose anomalie strutturali Lo smalto presenta numerose anomalie strutturali, quali i ciuffi, o zone di minore calcificazione che, provenendo dalla giunzione amelo-dentinale, attraversano lo smalto per circa un quarto del suo spessore. Le lamelle, o zone di minore resistenza, non molto frequenti, sono dovute ad anomalie ontogenetiche, che producono zone di ridotta calcificazione per tutto lo spessore dello smalto. Le perle dello smalto hanno forma sferica ed in genere si trovano nel colletto del dente oppure libere nel connettivo circostante o nella polpa. Si pensa che derivino da piccole zone aberranti dell’organo dello smalto. 9.3 LA DENTINA La dentina è una variante dell’osso e costituisce la parte preponderante del dente. La dentina è una variante dell’osso, le cui cellule, dette odontoblasti, sono situate alla periferia della cavità pulpare. La dentina è attraversata per tutto il suo spessore da canalicoli dentinali. La dentina o ortodentina (Fig. 9.8), detta anche avorio, rappresenta il corpo del dente, poiché contribuisce a formarne sia la corona che la radice. Nella corona la dentina è rivestita, dallo smalto e nella radice dal cemento. 8 Essa appare come un tessuto omogeneo, duro, di colore bianco-giallognolo. Possiede caratteristiche fisiche quali l’elasticità e caratteristiche elettriche, quali la piroelettricità e la piezoelettricità. Al suo interno si trova la cavità pulpare (Fig. 9.8), occupata dalla polpa dentale. I due tessuti hanno stretti rapporti per quanto riguarda derivazione embriologica e sinergia morfofunzionale, pur se la definizione di complesso pulpo-dentinale appare oggi superata dalle recenti acquisizioni scientifiche. Come detto precedentemente, durante lo stadio a campana dell’organo dello smalto, l’ectoneuromesenchima della papilla dentale si differenzia internamente in odontoblasti, che secernono dapprima predentina e, successivamente, dentina definitiva. La dentinogenesi coronale nei vari denti avviene in periodi diversi. La radice del dente è anch'essa costituita da dentina, ma rivestita da cemento. Essa è attraversata dal canale pulpare. La formazione della radice dentaria dipende da una zona di riflessione dell’epitelio interno dell’organo dello smalto con quella dell’epitelio esterno, detta ansa cervicale: a partire da questa le cellule epiteliali proliferano verso la futura radice dentaria e costituiscono la guaina di Hertwig (Fig. 9.9) disposta intorno alla papilla dentaria. Alla base vi sarà il forame apicale. Gli odontoblasti (Fig. 9.10 ) sono cellule batiprismatiche , alte da 25 a 60µm, collegate fra loro da giunzioni occludenti ed aderenti, che si dispongono in strato continuo al limite fra la dentina e la camera pulpare, occupata dalla polpa dentale. Essi presentano un nucleo basale, rivolto verso la polpa, e lunghi prolungamenti apicali che secernono la dentina (anticamente definiti come fibre del Tomes), accolti entro i canali dentinali. Per molteplici aspetti, sia funzionali che antigenici e molecolari gli odontoblasti sono considerabili come una variante degli osteoblasti, deputati alla formazione della dentina che, a sua volta, è una variante dell’osso. A differenza degli ameloblasti, gli odontoblasti permangono per tutta la vita ma la loro attività dentinogenica è ridottissima, a tal punto che pur in presenza di stimoli cariogeni il reclutamento di cellule staminali pulpari riesce soltanto a far sì che si formi un osso fibroso e mai una dentina vera e propria. 9 9.3.1 LA PREDENTINA Prima della dentina definitiva, a seguito di induzione ameloblastica, si forma la predentina. La predentina (Fig. 9.10) inizia ad essere prodotta a seguito dell’induzione da parte degli ameloblasti. Essa è costituita di una componente amorfa e di una componente strutturata: la componente amorfa è costituita da diversi tipi di proteine: GLA-proteine, proteoglicani, glicosaminoglicani, fosfatasi alcalina, osteopontina, osteonectina e le fosfoproteine specifiche dentinfosfoproteina (DPP) e dentin-sialoproteina (DSP). La DPP è una proteina ricca di fosfoserina e di acido aspartico, che sembrano avere una grande importanza nei processi di mineralizzazione. Tuttavia occorre precisare che entrambe DSP e DPP sono presenti, sia pure in piccole quantità, anche nell’osso. La componente strutturata è costituita prevalentemente da collagene di tipo I, come nell’osso. Le fibre collagene, inoltre, appaiono intrecciate. 9.3.2 LA DENTINA La dentina matura si forma a seguito di un processo di maturazione della predestina che comporta la sua mineralizzazione. Un processo di mineralizzazione e maturazione della predentina porta alla formazione della dentina matura (Fig. 9.11). L’innesco è determinato dalla formazione di calcosferiti o nuclei di mineralizzazione, vescicole ricche di minerali e sostanza organica che poggiano su fibre di collagene. Su queste ultime “precipitano”, successivamente, altre strutture cristalline, disposte in modo tale da formare complessi di idrossiapatite che si sviluppano in lunghezza. In tal modo si realizza la sua maturazione. Tale processo ricorda per molti aspetti la mineralizzazione dell’osso ad opera delle vescicole della matrice rilasciate degli osteoblasti. 10 9.3.2.1 ORGANIZZAZIONE DELLA DENTINA La dentina è costituita da una componente organica e da una inorganica ed è attraversata da canalicoli dentinali. La dentina (Figs. 7-11) è un tessuto duro, costituito da matrice organica (20%) e materiale inorganico (80%). Possiamo distinguere varie strutture nella dentina: Canalicoli o tubuli dentinali. I canalicoli (Fig. 9.12) contengono i prolungamenti odontoblastici. Si estendono per tutta la superficie della dentina fino a raggiungere lo smalto in una linea di confine (giunzione amelodentinale). Il loro percorso non è però rettilineo, in quanto forma due curve, descrivendo una ‘S’. Il loro numero varia in relazione alla sede: se ne contano infatti circa 45000 per mm2 in vicinanza della polpa, mentre il numero si riduce a meno della metà in vicinanza del confine con lo smalto. Anche il loro diametro varia allontanandosi dalla polpa, cosicché quelli più vicini misurano in sezione trasversale circa 2-3 µm, diminuendo progressivamente fino a 0,6-0,8µm. I tubuli dentinali rivestono una grande importanza nella fisiopatologia della dentina e contengono anche fibre amieliniche provenienti dalla vicina polpa. Essi sono occupati, come già accennato, dai processi odontoblastici immersi in un liquido: il fluido dentinale, che li discosta dalla parete del tubulo stesso, creando lo spazio periodontoblastico. Linee di embricatura o di von Ebner. Le linee di von Ebner sono osservabili al microscopio ottico come caratteristiche striature che rappresentano delle linee di accrescimento. La formazione della dentina procede infatti ritmicamente, con l’alternarsi di fasi di attività e di quiescenza, che portano al formarsi di strati di circa 4 µm di spessore, perpendicolari ai canalicoli dentinali, in cui si alternano strati di dentina più calcificata e meno calcificata. Linee di contorno o di Owen. Le linee di Owen si producono per disturbi della dentinogenesi. Espressione di particolari periodi metabolici, mostrano un colore più scuro. 11 Linee di contorno indotte. Le linee di contorno indotte sono interferenze della dentinogenesi dovute all’assunzione di farmaci che si legano alla matrice o ai cristalli nelle zone di crescita. Queste linee indotte, dovute ad esempio alla somministrazione di tetraciclina durante lo sviluppo embriofetale, sono visibili come strie scure, notevolmente antiestetiche. 9.3.2.2 CLASSIFICAZIONE E TIPI DI DENTINA IN RAPPORTO ALL’ETÀ. La dentina può venire classificata e distinta a seconda della regione in cui si trova e dell’età. La dentina peritubulare è ricca in sali minerali e costituisce la parete tubulare; viene continuamente secreta e a volte la sua ipersecrezione determina l’ostruzione dei canalicoli, con sclerosi dentinale. La dentina intertubulare è situata tra i tubuli ed è altamente mineralizzata. La dentina mantellare è la prima a formarsi, con fibre collagene intrecciate. La dentina circumpulpare circonda la polpa e si forma dopo la dentina mantellare. La dentina globulare è poco calcificata ed è caratterizzata da aree con difetti di mineralizzazione. La dentina interglobulare è quella in cui inizia la mineralizzazione della dentina. Al contrario dello smalto, la dentina è prodotta durante tutta la vita, per cui avremo una dentina primaria, fino all’eruzione del dente, una dentina secondaria, dopo l’eruzione, e una dentina terziaria che si forma a seguito di stimoli, in genere cariogeni. Tuttavia la dentina terziaria, come già accennato, non ha la forma e le caratteristiche della dentina vera e propria: essendo un osso fibroso; essa rappresenta solo un tentativo di riparare la dentina che, peraltro, fallisce. Tale evento fisiologico spiega la capacità delle cellule staminali pulpari di formare più facilmente osso piuttosto che dentina. ISTOLOGIA APPLICATA: La dentina può venire prodotta in modo imperfetto. 12 La dentina può essere prodotta in modo “imperfetto”, avendosi così la dentinogenesi imperfecta che si associa sovente alla osteogenesis imperfecta. Alterazioni nella composizione della dentina sono poi dovute ad ipofosfatemìa dentinale. Le alterazioni cliniche più frequenti della dentina sono i processi cariogeni. 9.4 IL CEMENTO 9.4.1 STRUTTURA DEL CEMENTO Il cemento è una variante dell’osso costituito da cellule e matrice. Il cemento (Fig. 9.12) ricopre la radice dei denti ed è, anch’esso, una variante del tessuto osseo. Durante l’odontogenesi (cui si rimanda) la guaìna epiteliale si frammenta, per cui le cellule mesenchimali si differenziano in cementoblasti che si dispongono lungo tutta la superficie radicolare ricoprendo con la loro secrezione la dentina. Avvenuta la secrezione di una certa quantità di matrice si ha la sua mineralizzazione. A differenza dell’osso il cemento non è vascolarizzato, non è rimodellato né va incontro a processi riparativi. Le sue cellule vengono denominate cementociti. Il cemento si presenta normalmente in due varietà: il cemento acellulare, che ricopre il terzo superiore del dente, ed il cemento cellulare. Esso ha uno spessore irregolare, che comunque aumenta in profondità dove può raggiungere il valore di 100-150 µm, mentre al colletto è di soli 10 µm. Al microscopio ottico mostra un confine con la dentina molto netto. Il cemento cellulare presenta tre componenti: le cellule, la sostanza intercellulare organica e la sostanza intercellulare inorganica. Cellule. Le cellule del cemento (Fig. 9.13) comprendono i cementoblasti, i cementociti ed i cementoclasti. I cementoblasti sono le cellule che depositano la sostanza intercellulare (amorfa e strutturata: cementoide); essi sono molto simili agli osteoblasti per la loro morfologia e sono anch’essi accolti in lacune, dove restano intrappolati diventando cementociti. I 13 cementoclasti sono impegnati nei processi di erosione del cemento (cementoclasìa) per traumi o processi flogistici. Sostanza intercellulare organica e inorganica. La sostanza organica (35%) è costituita per la parte amorfa da proteoglicani e glicoproteine, per quella strutturata da fibre collagene. La componente inorganica (65%) è composta da idrossiapatite. Le fibre collagene sono intrecciate, come nel tessuto osseo non lamellare a fibre intrecciate, caratteristico dello scheletro fetale e del neonato. Queste fibre vengono considerate “intrinseche” del cemento, in quanto sono gli stessi cementoblasti a sintetizzarle. Nel cemento, si ritrovano però anche altre fibre, con andamento perpendicolare all’asse maggiore del dente e costituenti i fasci “estrinseci” provenienti dal legamento periodontale. Questi fasci di fibre collagene, denominate fibre di Sharpey, forniscono l’attacco del dente al periodonto e quindi all’alveolo (Fig. 9.14). ISTOLOGIA APPLICATA Alterazioni del cemento Per il cemento sono descritti casi di riduzione della componente calcificata e del colore oltre ad alterazioni che comportano un aumento dello spazio fra di esso e lo smalto. 9.5 LA POLPA DENTARIA La polpa dentaria è un connettivo simil-embrionario ricco in vasi e cellule staminali multipotenti, derivate dall’ectoneuromesenchima. La polpa dentaria (Fig. 9.15) è un tessuto connettivo di tipo mucoso o simil embrionale. Essa è contenuta nella camera pulpare limitata dalla dentina, con la quale condivide l’origine embrionale. Essendo simile al mesenchima, la polpa è prevalentemente costituita di sostanza fondamentale amorfa gelatinosa, ricca di glicoproteine, 14 proteoglicani e glicosaminoglicani (prevalentemente acido ialuronico) e scarsi fibroblasti. Essa è contenuta all’interno della cavità detta pulpare, circondata dagli odontoblasti e dalla dentina. Si continua nella radice come polpa radicolare. La polpa dentaria è un ricchissimo serbatoio di cellule staminali le quali risiedono nella varie zone, ma prevalentemente in posizione radicolare, ed hanno numerose caratteristiche di plasticità 3-12. Le cellule staminali della polpa sono multipotenti Numerosi studi hanno evidenziato che le cellule della polpa dentaria sono cellule multipotenti, di origine ectoneuromesenchimale o pericitaria, che mantengono la capacità di differenziare in coltura in numerosi citotipi, e principalmente in cellule della linea odonto/osteogenica, adipogenica e neurogenica. Le cellule che ne derivano sono pertanto odontoblasti, osteoblasti, condroblasti, neuroni, melanociti, cellule muscolari, cellule gliali, adipociti, endoteliociti. Quelle che differenziano in odontoblasti formano un tessuto con caratteristiche simili alla dentina, quelle che formano osteoblasti producono osso compatto, quelle che formano condroblasti, cartilagine ialina. La multipotenza delle cellule staminali pulpari è di notevole importanza applicativa, anche in ragione della loro notevole attività proliferativa. Sino ad oggi dalla polpa dentaria umana sono state isolate quattro differenti tipi di cellule staminali: le DPSCs, più note e numerose, isolate da polpa dentaria adulta, le SHED, derivate da denti decidui, che hanno caratteristiche simili alle precedenti, le cellule staminali derivate dalla papilla apicale (SCAP), e infine le cellule staminali follicolari (DFPCs), derivate cioè dal follicolo dentario. Tutte queste cellule possiedono le caratteristiche di cellule staminali mesenchimali (MSC), quali la capacità di autorinnovarsi, e quindi mantenere intatto il pool staminale originario, e la capacità multi differenziativa, come accennato sopra. Allo stesso modo delle MSCs derivate dal midollo osseo, esse hanno la capacità di differenziare nelle linee osteogeniche, condrogeniche, adipogeniche, miogeniche e 15 neurogeniche. In aggiunta, hanno la capacità di dare luogo a odontoblasti e dentina, una potenzialità in più rispetto alle mesenchimali midollari 2-11. Altra importante azione esercitata dalle cellule staminali pulpari è insita nella loro capacità immunosoppressiva e nella loro risposta, differenziativa o de-differenziativa nei riguardi di citochine pro-infiammatorie 13. Il primo di tali effetti è stato già osservato in cellule mesenchimali di altra provenienza e adoperato in clinica per contrastare il rigetto acuto da trapianto 13-16. ISTOLOGIA APPLICATA Cellule staminali e ingegneria tissutale applicata al dente L’ingegneria tissutale, una branca della ricerca biomedica che mira alla ricostruzione di tessuti invecchiati o danneggiati mediante l’uso di cellule staminali e biomateriali definiti “scaffold”, è stata applicata anche ai tessuti dentari con alterne fortune. Per la specie umana è stato infatti possibile ottenere la rigenerazione dell’osso alveolare, non sono stati ancora ottenuti risultati apprezzabili per i tessuti dentari, né tanto meno per l’intero dente. Tentativi coronati da successo sono stati invece effettuati nei roditori, nei quali la “rigenerazione” dei denti è però un processo fisiologico che si realizza normalmente ad ogni perdita di elementi dentari durante tutta la vita dell’animale. Pur con questi limiti, alcuni di questi esperimenti di ingegneria tessutale o d’organo potrebbero forse fornire spunti di ricerca applicabili alla specie umana. Ad esempio, un gruppo di ricercatori giapponesi17, partendo da germi dentari ottenuti da embrioni di topo, ha assemblato in coltura dei germi dentari “artificiali”. I germi dentari embrionali sono stati dapprima dissociati nelle loro due componenti cellulari fondamentali (cellule epiteliali e cellule mesenchimali). Durante la successiva coltura in vitro le cellule si sono riassorbite per formare dei germi dentari capaci di rigenerazione. Infatti questi complessi cellulari “bioingegnerizzati” trapiantati in siti da cui erano stati precedentemente estratti i molari, si sono mostrati capaci di rigenerare tutte le parti del dente, formando denti perfettamente 16 funzionanti. Il motivo per cui le cellule dei germi erano state dapprima dissociate e poi lasciate riassociarsi in vitro era per fornire una prova di principio che, per future applicazioni cliniche, si sarebbe potuto partire da cellule staminali epiteliali e mesenchimali ottenute separatamente. Questi risultati sono evidentemente ancora lontani da una semplice e diretta applicabilità all’uomo, anche per i problemi etici legati all’uso degli embrioni umani. Alterazioni della polpa dentaria La polpa dentaria reagisce agli eventi cariogeni reclutando le cellule staminali e formando la cosiddetta dentina terziaria, che è in realtà un tessuto osseo di tipo fibroso. 9.6 IL PARODONTO Il parodonto costituisce l’insieme dei tessuti che circondano il dente. L’insieme dei tessuti che circondano, sostengono e nutrono il dente costituiscono il parodonto (Fig. 9.16), anche noto come periodonto, paradenzio, parodonzio, periodonzo. Essi sono: la gengiva, il legamento alveolo-dentario o parodontale, il cemento e l’osso alveolare. Il dente, infisso nell’alveolo, resta ancorato ad esso, soprattutto grazie alle fibre di cui è formato il legamento periodontale, fra le quali le fibre dello Sharpey, le quali forniscono l’attacco del dente all’alveolo (Fig. 9.16). Con la sua speciale organizzazione il legamento alveolo-dentario permette pertanto che i denti possano sopportare i traumi dovuti alla masticazione, senza che avvenga una lussazione. Lo spessore di questo legamento varia in relazione all’età dell’individuo (0,11-0,40 mm, con valore medio di 0,25 mm, Fig.9.12). Esso è inoltre una ricca fonte di cellule staminali con i caratteri della multipotenza, molto adoperate nell’ingegneria tissutale. Il legamento alveolo-dentale è costituito da tessuto connettivo specializzato, si sviluppa dal sacco dentario, quindi dall’ectoneuromesenchima; esso pertanto è costituito dalle cellule provenienti dalle creste neurali e da una matrice amorfa simile a quella del connettivo propriamente detto oltre ad 17 una matrice fibrosa in cui si trovano, per la maggior parte, fibre collagene, e, in minor quantitativo, fibre elastiche le quali si organizzano in molti ordini di fasci a differente direzione: a) fibre oblique; b) fibre orizzontali; c) fibre della cresta alveolare; d) fibre gengivali; e) fibre circonferenziali; f) fibre trans-settali; g) fibre periapicali; h) fibre inter-radicolari. ISTOLOGIA APPLICATA Durante la vita dell’individuo il parodonto può andare incontro a numerosi processi involutivi e degenerativi, oltre che infiammatori. L’igiene dentale e l’alimentazione (il cosiddetto stile di vita dell’individuo) sicuramente giocano un ruolo importante in questo cotesto. Infatti la placca di detriti e germi che si forma (il comune tartaro) è una componente che favorisce notevolmente tutte le alterazioni del parodonto. La retrazione del colletto gengivale, il cosiddetto “scollamento” e l’esposizione delle radici, così come le associate alterazioni dell’alveolo, ovvero di tutto l’osso sono spesso associate a rapida perdita degli elementi dentari. Tuttavia, a parità di condizioni patogene, alcuni pazienti si ammalano di gengiviti e quindi di piorrea, mentre altri non si ammalano. Il motivo è probabilmente da ricercarsi nella predisposizione genetica. 18 REFERENZE BIBLIOGRAFICHE: 1. J. K. Avery. Oral Development and Histology. Thieme, New York, 2002 2. 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Ingrandimento x 13.000 Fig. 6 Strie del Retzius evidenti nello smalto Fig. 7 Dentina con odontoblasti e polpa Fig. 8 Sezione di dente umano con polpa e dentina. Fig. 9 Guaìna di Hertwig in stadio a campana. Fig. 10 Odontoblasti che depongono pre-dentina Fig. 11 Dentina matura Fig. 12 Tubuli o canali dentinali circondati da cemento ed osso alveolare Fig. 13 Cementocito . Ingrandimento X1000 Fig. 14 Fibre dello Sharpey Fig. 15 Polpa dentaria limitata da odontoblasti e dentina Fig. 16 Sezione di denti circondati dal parodonto. 21