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Le monete degli imperatori

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Le monete degli imperatori
Le monete degli imperatori
La monetazione romana d'età imperiale
da Augusto ai Tetrarchi
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Le monete degli imperatori
La monetazione romana d'età imperiale
da Augusto ai Tetrarchi
Liceo Classico “L.Ariosto”
Ferrara
7 – 21 maggio 2009
a cura di Raffaele Araneo e delle classi ginnasiali V A, B, C
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Sommario
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Introduzione
La moneta antica
La moneta romana in età repubblicana
La moneta romana in età imperiale
Evoluzione della moneta romana
Testimonianze epigrafiche e letterarie
Lettura e datazione di una moneta della Roma Imperiale
Le legende imperiali da Augusto ai Tetrarchi
Il sistema monetario
Catalogo
Distribuzione del lavoro di titolatura e di catalogazione
Fonti Bibliografia Sitografia
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Il presente lavoro è nato dalla collaborazione di un collezionista di Ferrara e delle classi quinte
ginnasiali del Liceo Classico Ludovico Ariosto di Ferrara coadiuvate dal sottoscritto, docente di lettere
classiche, nell'ambito del percorso di storia antica, nell‟anno scolastico 2008-2009. La proposta fattami
di esporre le 711 monete di età imperiale nei locali della scuola mi è sembrata subito molto interessante
venendo di fatto a soddisfare da una parte, il desiderio del collezionista di far conoscere ad un pubblico
più vasto il mondo della numismatica e, dando l'avvio, dall'altra, ad un progetto didattico che ha
gradualmente preso forma e coinvolto gli alunni, inizialmente non senza qualche difficoltà, ma poi con
crescente interesse. L'approccio all'analisi della monetazione antica come fonte storica diretta si è
rivelato particolarmente stimolante per gli studenti che hanno potuto integrare lo studio della storia di
Roma con la lettura dei diversi tagli di conio d'età imperale, testimonianze non solo delle fluttuazioni
economiche nell'antichità ma anche strumenti di propaganda politica e religiosa. A distanza di secoli i
piccoli pezzi di metallo ancora ci parlano sulle loro due facce, rivelandoci non solo i volti degli uomini
e delle donne al potere nella Roma imperiale ma anche i loro slogan politici, le divinità che
veneravano, le riforme da essi attuate.
Con le classi coinvolte si è dedicata al lavoro un'ora settimanale in aula di informatica usufruendo
quindi degli strumenti multimediali oltre che bibliografici. Gli studenti, nello specifico, hanno
affrontato l'analisi dei singoli conii, le biografie imperiali e parte delle tematiche esplicative per i
pannelli di presentazione esposti in mostra.
Si ringraziano la Dirigente Scolastica dott.ssa Mara Salvi, per aver gentilmente messo a disposizione lo
spazio espositivo, il Vice Presidente e Direttore del Laboratorio di Archeologia di Arch‟è –
Associazione Culturale Nereo Alfieri, Silvana Onofri e le docenti, Patrizia Massarenti e Angela
Pampolini, per la collaborazione e i preziosi consigli.
Raffaele Araneo
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Si è aggiunta alla collezione il pezzo n.cat. 68 gentilmente prestato dalla docente Benedetta Buzzacchi.
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“Credite mihi: assem habeas, assem valeas; habes, habeberis”
Petronio, Satyricon, 77
“Credete a me: noi valiamo per quello che abbiamo. Più possiedi, più sarai considerato”
“Divitiae enim apud sapientem virum in servitute sunt,
apud stultum in imperio”
Seneca, De vita beata, 26
“Le ricchezze sono al servizio del saggio, mentre comandano allo stolto”
“Pecunia regimen est rerum omnium”
Publilio Siro, Sententiae
“Il denaro è governo di tutte le cose”
“...a nummo prima origo avaritiae ... exarsit rabie quadam non iam avaritia sed fames auri”
Plinio il Vecchio
Naturals Historia, XXXIII, 48
“...con la moneta è nata la prima causa dell'avidità...di colpo è divampata come un delirio rabbioso
quella che non era più desiderio ardente ma vera fame dell'oro”
“Homo doctus in se sempre divitias habet”
Fedro IV, 23
“L‟uomo dotto ha sempre con sé le sue ricchezze”
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Introduzione
Roma ha unificato per più di un millennio gran parte del mondo occidentale, dall'Atlantico al Mar
Morto, dalla Britannia al Sahara; un territorio vastissimo che aveva la stessa moneta, le stesse leggi, lo
stesso esercito, lo stesso capo supremo. Vi è riuscita grazie al suo genio organizzativo, ad una grande
tolleranza per le diversità culturali, anche se intervallata da spietate repressioni.
La nascita dell'euro è stata celebrata come evento epocale ma spesso non si tiene presente che circa due
millenni fa l'unione monetaria era un fatto già acquisito in quasi tutta l'Europa. Un tribuno romano, un
commerciante o un esattore aveva una rete stradale lastricata e amplissima su cui viaggiare, dall'Egitto
alla Scozia, da Gibilterra ad Alicarnasso, potendo scambiare con 50 milioni di persone la stessa valuta:il
denarius.
Non è certamente casuale che oggi diverse monete, dal dinaro tunisino a quello serbo, e persino quello
iracheno, prendano il nome dall'antica valuta romana. I milioni di conii che furono prodotti, nelle
diverse zecche, dall'età repubblicana alla caduta dell'Impero romano d'Occidente, croce e delizia dei
numismatici, rappresentano per noi un importantissimo documento, parlante, non solo della situazione
economica nei diversi periodi della storia di Roma ma, riportando spesso l'effigie di uomini politici in
età repubblicana, degli imperatori a partire da Augusto, di monumenti, di oggetti di culto e di soggetti
religiosi, permettono di seguire l'evoluzione di un regno, la sua durata, la successione dei magistrati, le
virtù esaltate dall'autorità romana. La moneta è stata certamente il più potente e diffuso “medium” del
mondo romano, il manufatto che raggiungeva grazie ai milioni di copie in cui era prodotto, anche i
luoghi più reconditi del mondo romanizzato. Si può ritenere a riguardo, anche se non tutti gli studiosi
sono pienamente d'accordo, che ogni conio celasse o comunque esprimesse un messaggio politico, un
ordine governativo, un tentativo di persuasione occulta. Se da un lato si è obiettato che il diffuso
analfabetismo di quei tempi non avrebbe permesso il raggiungimento dei suddetti obiettivi, dall'altro si
è ribattuto dicendo che una fascia della popolazione era senz'altro in grado, se non di scrivere, di
leggere anche se stentatamente; vi è poi da aggiungere che il messaggio era soprattutto affidato al
significato dell'immagine che, una volta riconosciuto, diventava di pubblico dominio. Inoltre bisogna
considerare che il canale d'emissione delle monete era rappresentato dallo stipendio per le legioni e che
ovviamente il messaggio propagandistico, quando era presente, veniva spiegato ai soldati affinché ne
diventassero portatori nell'Impero. Il problema è ancora aperto e chiede in ogni caso la distinzione fra
periodo e periodo e il riconoscimento del destinatario del messaggio; se ai cives Romani, se ad una
classe sociale piuttosto che ad un'altra, se ai soldati, se infine ai provinciali.
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La moneta antica
Un fiorente commercio, basato sul baratto, ossia lo scambio di merce contro merce, era già attivo nel
bacino del Mediterraneo ben prima che "nascesse" la moneta vera e propria (verso la fine del VII secolo
a. C. nelle colonie greche di Asia Minore). L'economia era fondata sullo scambio in natura, secondo le
spontanee esigenze della domanda e dell'offerta, dirette sia verso i prodotti di prima utilità, quali derrate
alimentari, sia verso oggetti di valore, quali stoffe, armi, gioielli. La moneta si inserì, dunque, in
un'economia già ben organizzata, che aveva dimostrato di poter prescindere da questo mezzo di
pagamento. Fino alla conquista romana, con le grandi eccezioni di Atene e Corinto, dunque, la moneta
vera e propria resta "chiusa" nelle regioni dei rispettivi centri di emissione o a questi collegati;
raramente si ritrova in contesti lontani dai luoghi di origine e, in questi casi, si mantiene lungo le
direttrici di note rotte commerciali. Perché "fu inventata" la moneta? Lo studio delle società antiche ci
dimostra come questa non fu frutto di invenzione, ma fu la conclusione di un lungo processo di ricerca
di un mezzo che potesse soddisfare esigenze diverse adeguandosi a diverse realtà, e costituire il
controvalore di oggetti di varia natura riassumendo in sé molteplici requisiti: la possibilità di essere
rapidamente riconosciuta nel suo valore; la capacità di poter raggiungere con precisione l'ammontare
desiderato, in virtù della molteplicità di nominali; la non deperibilità; la capacità di conferire un valore
di riferimento per lo scambio di servizi, in sé non determinabili. Aristotele 2, il grande filosofo maestro
di Alessandro Magno, in due delle sue opere maggiori definisce con chiarezza la funzione della moneta
sia sotto il profilo etico che economico, spiegandone, così anche l' origine. È in Lidia, odierna Turchia
occidentale che, secondo la testimonianza di Erodoto 3 intorno alla metà del VII secolo a. C., si videro
circolare dei pezzi più o meno grandi di metallo prezioso sui quali il sovrano aveva fatto imprimere il
suo sigillo. Erano pezzi di una lega speciale d'oro e d'argento, chiamata dai greci elettro. Spetterà poi al
re Creso, nel 550 a. C. circa, a far coniare le prime monete d'oro puro. Dalla Lidia i greci presero il
sistema aureo che si ricollegava direttamente alle origini sumero-babilonesi. Nell‟antica Grecia, al
giudice che entrava in tribunale si consegnava quale simbolo della sua carica il bastone da giudice, che
egli restituiva appena emessa la sentenza. A ricompensa della sua prestazione, egli riceveva poi uno o
più spiedi di ferro (gli stessi che si impiegavano per arrostire le carni) munito dei quali egli si recava dal
sacerdote che, secondo il numero degli spiedi, gli assegnava uno o più pezzi di carne. Lo spiedo si
chiamava obelòs, che in seguito si tramutò in obolòs. Lo spiedo, che altro non era se non un‟asta di
ferro lunga anche un metro e mezzo e quindi poco maneggevole, assunse le caratteristiche di unità di
misura per il baratto, finché tra l'ottavo ed il settimo secolo a.C., vennero sostituti con monete
d'argento che il popolo continuò a chiamare obeloi. La moneta immediatamente superiore si chiamò
dracma, parola che letteralmente significava una manciata di oboli e corrispondeva a sei oboli. Spetta
sempre ai greci aver introdotto in parte la suddivisione decimale, facendo la mina pari a cento dracme,
del peso - nei tempi più remoti - di quattro grammi e trentasette d'argento. L'introduzione della moneta
fu assai più che un semplice cambiamento nella forma esterna della retribuzione, poiché segnò per i
greci il trapasso dalla forma di vita esclusivamente agricola a quell‟urbana, con un contemporaneo
incremento del commercio e dei traffici; lo scambio di merce con denaro e viceversa era ormai
diventato prassi generale tra i mercanti. Ma, con l'espandersi del commercio, sorgeva un'altra difficoltà,
dovuta al fatto che le monete erano molto differenti fra loro. Al Pireo, porto di Atene, sorsero allora i
primi banchi dei cambiamonete; su di essi si accumulavano le monete delle città greche e della Magna
Grecia, che presentavano sul diritto e sul rovescio soggetti vari, per lo più ripresi dal mondo animale o
vegetale, oppure un omaggio alla divinità tutelare del luogo di emissione. Ecco dunque la testuggine
marina ad Egina, il toro di Sibari, la spiga di grano a Metaponto, il sedano di Selinunte, la testa di Atena
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La politica" (I, 9, 1257 a-b - 1258 a), "Etica a Nicomaco" ( V, 5, 1133 a-b - 1134 a)
Erodoto, Storie, I, 94
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e la civetta, simbolo della saggezza, ad Atene. Si può notare come, fin dal loro primo apparire, le
monete rispecchino, nelle varietà di peso e metalli, il momento economico, nonché nelle loro
figurazioni, le tendenze artistiche e religiose del periodo. Ma anche le vicende militari e politiche
incominciano ora ad avere importanza: nella Lidia, occupata dai persiani, fu coniato il darico (da Dario
I), sul quale è rappresentato per la prima volta il re stesso e che fu battuto fino alla conquista della
Persia da parte di Alessandro Magno. Questi, venuto in possesso di ingenti quantità d‟argento
ammassate a Persepoli dai re persiani, per ribadire il suo predominio sui territori acquisiti, le fece
trasformare in monete con la sua effigie, che vennero immediatamente poste in circolazione in gran
copia, sostituendo come monete di carattere internazionale i nummi persiani. Ne conseguì uno stimolo
alla domanda di beni ed una notevole rianimazione dell'economia; tutta la potenza e la ricchezza si
andavano a mano a mano accentrando presso i re ellenistici; ma questa ricchezza era tanto enorme da
attirare le mire del nuovo grande impero che andava sorgendo: Roma.
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La moneta romana in età repubblicana
Fino al IV secolo a. C. i contadini romani vivevano in una forma di economia di tipo omerico. Intorno
al 400 a.C. poi, i conti si iniziarono a fare sulla base dell‟ aes-rude, cioè pezzi irregolari di rame, bronzo
(o ferro) che venivano usati dopo averli pesati. Questo metodo fu sostituito in seguito da fusioni spesso
di forma rettangolare preventivamente pesate e garantite da un contrassegno, fusioni dette aes
signatum; "Primus signavit aes", ci dice Plinio parlando di Servio Tullio, ed ancora: "mensuras et
pondera constituit"4. La prima vera moneta romana fu di bronzo fuso, la cui unità, detta asse, pesava
una libbra latina (circa 272 grammi), per cui queste prime emissioni sono oggi chiamate dai
numismatici aes grave vale a dire rame pesante, e si divideva in cinque sottomultipli. L‟ipotesi che il
nome della pesante moneta romana as (as,assis) fosse identico, quanto all‟origine alla parola assus, cioè
cotto sul fuoco, può far pensare che anche presso i romani la remunerazione dei servizi resi allo stato
fosse costituita da un pezzo di carne che era una parte della vittima del sacrificio. Queste monete
coprirono un arco di tempo che va dal 335 al 268 a.C., quando Roma stessa coniò per la prima volta
nella sua zecca urbana una moneta di carattere interamente romano. Incaricati dell'emissione di monete
erano, in età repubblicana, dopo un periodo durante il quale questo compito era stato svolto (sembra)
dai consoli, i “tresviri auro argento aere flando feriundo”, titolatura generalmente abbreviata in IIIVIRI
AAA FF. Si trattava di una magistratura costituita da un collegio di tre membri, con il compito di
emettere moneta fusa (flando) o coniata (feriundo), i quali erano chiamati tresviri o triumviri monetales.
Il termine deriva da Moneta, nome della zecca di Roma, legato a sua volta alla localizzazione della
zecca stessa presso il tempio di Giunone Moneta sul Campidoglio. Giunone era detta "moneta" (parola
derivata dal verbo latino monere cioè avvisare, ammonire) in ricordo del celebre episodio riportato da
Livio, secondo il quale le oche, animali sacri alla dea, durante l'assedio gallico del 390 a. C.,
starnazzando avrebbero avvertito i Romani del pericolo incombente, salvandoli dall'invasione5. In
ricordo dell'accaduto, sul Campidoglio sarebbe stato edificato il tempio accanto al quale, in seguito,
sarebbe stata collocata la zecca. La data di introduzione di questa carica è incerta: alcuni studiosi, la
fanno risalire al 289 a.C., altri, invece, ricollegandola all'inizio dell'emissione del denario, ritengono che
sia da collocare nel 269 a.C.. Verosimilmente, rientravano nei compiti dei tresviri anche la cura della
fusione dei lingotti di metallo da cui ricavare i tondelli per le monete, garantendone il titolo, il controllo
della lega e del peso delle monete che venivano battute e dell'incisione dei conii e la verifica dei conti
della zecca. Ed ecco che qui nasce un pezzo d'argento destinato ad avere grande importanza nella storia
della monetazione: il denario. Accompagnavano il denario, come pezzi divisionali, il quinario ed il
sesterzio. Ha così inizio, in questo periodo, la monetazione romana repubblicana, che ci presenta una
vasta serie di figurazioni, sovente del più alto interesse storico, con le immagini di alcuni dei più famosi
personaggi della storia di Roma. Non appare però mai il ritratto d'una persona vivente sino a Cesare,
che, pochi mesi prima della morte, ebbe questo privilegio dal Senato. Con Cesare iniziò un periodo
molto tormentato di lotte civili, i cui effetti si possono notare sulle monete; su di esse, infatti, quasi tutti
i contendenti fecero apporre la propria effigie, ed abbiamo così modo di riscoprire attraverso questi
pezzi le rivalità, le lotte e le alleanze che si succedettero fino al trionfo d‟Ottaviano Augusto. Sebbene
sia abitudine generale considerare l‟inizio della monetazione imperiale romana dai conii di Cesare o di
Pompeo Magno, sembra più fondato far cominciare tale decorrenza dalla proclamazione d‟Ottaviano a
"pater patriae".
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, XXXIII, 43
Livio, Ab Urbe Condita, V, 47
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La moneta romana in età imperiale
Giunto al potere, Augusto, nella sua totale riorganizzazione dello Stato, attuò una serie di riforme nei
vari campi, religioso, istituzionale, politico e monetario. La riforma monetaria ebbe inizio verso il 23
a.C. e il suo impianto, nonostante aggiustamenti e modifiche, rimase alla base della monetazione
romana, fino a Costantino. Augusto regolarizzò il sistema monetario precedente, facendo coniare
contemporaneamente monete nei tre metalli e fissando precisi rapporti di cambio tra queste. I nominali
emessi erano nove: due in oro, due in argento e cinque in bronzo, di cui i valori maggiori in oricalco,
una lega in rame e zinco. Su quest‟ ultimo gruppo appare la legenda SC(senatus consultum).
La presenza di questa scritta ha fatto pensare che l'emissione di queste fosse affidata al Senato; è,
comunque, probabile che tale diritto del Senato fosse solo fittizio e che Augusto controllasse tutta la
monetazione. La tipologia e le legende del dritto e del rovescio subiscono dei mutamenti rispetto al
periodo repubblicano: è l'imperatore che viene quasi sempre raffigurato sul diritto, dove appare anche la
legenda che riporta la sua titolatura, mentre sul rovescio vi è un costante riferimento alla sua attività o
alle sue virtù. I successori non modificarono le disposizioni di Augusto. Solo Nerone attuò una piccola
riforma, che interessò soprattutto le monete in metallo prezioso: ridusse il peso dell'aureo e del denario,
riducendo anche il contenuto di argento di quest'ultimo, che venne, così, rivalutato. Dopo la famiglia
giulio-claudia e la successiva guerra civile, giunse al potere quella dei flavi: Vespasiano (69-79 d.C.),
Tito (79-81 d.C.), Domiziano (81-96 d.C.). E' evidente che Vespasiano, sia per le modalità della sua
ascesa al potere (dopo un anno di guerre civili era stato acclamato imperatore dalle truppe e non dal
senato), sia per il fatto che non apparteneva né alla famiglia giulio-claudia né all'alta aristocrazia, aveva
la necessità di legittimare l'assunzione del potere. Da ricollegare a questa esigenza è la promulgazione
di una legge, la “lex de imperio Vespasiani”, nella quale si descrivono tutte le prerogative istituzionali
proprie della figura dell'imperatore, così come si erano venute enucleando con Augusto ed i suoi
successori per evidenziare gli aspetti comuni con la prima dinastia e sottolineare la continuità con essa.
Naturalmente, anche le monete esprimono e sottolineano questa intenzione attraverso la ripresa di
motivi, tipi e leggende (restituzioni) del periodo giulio-claudio. Lo spagnolo Traiano (98-117 d.C.) è il
primo imperatore di origine provinciale ed è anche il primo dei cosiddetti "imperatori adottivi", in
quanto adottato da Nerva. Il suo governo è caratterizzato da numerose imprese belliche, che portarono
l'impero alla sua massima espansione, e da una serie di opere pubbliche, testimoniate anche sulle
monete. Di primaria importanza fu la conquista della Dacia, tra il 101 ed il 106, ricordata con la
descrizione di tutte le sue fasi sul grande fregio della Colonna Traiana. L'afflusso di oro e argento,
provenienti dalle ricche miniere della nuova provincia, ebbe ripercussioni nell'economia e nella
monetazione dello Stato Romano. Infatti, vi fu un incremento delle emissioni, destinate anche alla
distribuzione di congiaria6 eccezionali ed all'organizzazione di un'assistenza sociale, gli Alimentae
Italiae, una sovvenzione in denaro per fanciulli e fanciulle bisognosi. Traiano adottò anche alcuni
provvedimenti più strettamente monetari: la diminuzione di peso dell'aureo, la riduzione di peso e di
contenuto argenteo del denario, e il ritiro dalla circolazione dei denarii pre-neroniani (più pesanti e con
più argento e, quindi, di maggiore valore). Anche durante il suo regno furono coniate monete di
"restituzione", forse per sostituire le monete pre-neroniane ritirate. I suoi successori furono Adriano
(117-138 d.C.), Antonino Pio (138-161 d.C) e Marco Aurelio (161-180 d.C.), l'ultimo degli imperatori
adottivi. Con Antonino Pio si ebbe un incremento nelle emissioni, in relazione con l‟inizio
dell'inflazione, che caratterizzerà il secolo successivo. In questo periodo si assiste all'aumento
d‟importanza del ruolo politico delle imperatrici, che si manifesta anche sulle monete con la maggiore
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Erano, come gli alimenta, i donativi in denaro che Traiano distribuì ai poveri.
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frequenza dei ritratti e dei tipi a loro correlati. Marco Aurelio è l'ultimo imperatore adottivo,
ripristinando con suo figlio Commodo (180-192 d.C.) la successione di tipo dinastico. Durante il III
secolo d.C., si accentua la crisi economica già evidente prima del 200, che aveva portato ad una
progressiva svalutazione del denario, con fino non superiore al 50%. Cause di questa crisi furono,
soprattutto, il costo elevato delle spese militari (in particolare il mantenimento dell'esercito), già
aumentate con Settimio Severo (193-211 d.C.). Caracalla fu il primo a prendere dei provvedimenti nel
tentativo di arginare il fenomeno dell'inflazione. Egli introdusse, nel sistema monetario, due nuove
monete: il binione (binio), che valeva due aurei, e l'antoniniano, che valeva due denari. Ma anche
questo provvedimento non ebbe gli effetti desiderati, poichè le spese militari continuarono a crescere
per il costante aumento degli attacchi delle popolazioni lungo i varî confini, e il governo romano cercò
di fare fronte a questa situazione, aumentando la massa monetaria in circolazione e riducendo, di
conseguenza, progressivamente anche il contenuto argenteo dell'antoniniano; così l'antoniniano, attorno
al 260-265 d.C., conteneva solo il 2% di argento. Nel 270 d.C. viene acclamato imperatore Aureliano,
che nel 274 d.C., vara una riforma complessiva della moneta e dell'organizzazione delle zecche,
collocate in tutto il territorio dell'impero; con la riorganizzazione territoriale aumentò il numero delle
zecche stesse e delle officine; per rendere possibile il controllo sull'operato di queste si provvide ad
apporre sulla moneta l'indicazione della zecca e dell'officina di provenienza. Aureliano fece coniare
l'aurelianeo che pesava gr.5,1 con solo il 5% di argento. Caratteristica di questa moneta è la presenza in
esergo delle lettere XX o XX.I e l'equivalente greco KA, che dovrebbero indicare il valore della moneta
stessa. Nell'anno 294 d. C., nell'estremo tentativo di salvare il sistema augusteo, Diocleziano varò una
riforma che tendeva, soprattutto, a regolare i rapporti tra argento e bronzo. Fu creato il follis o nummus
in una lega di bronzo argentato, con il 2,5-3,5% di argento del peso di 10 gr. Data la gravità della
situazione, cui la riforma non riuscì a porre rimedio, per il vertiginoso aumento dei prezzi, Diocleziano
fu costretto a fissare un calmiere, il ben noto Edictum De Pretiis Rerum Venalium, con cui erano fissati
i limiti di costo di varie mercanzie, dalle necessarie alle superflue. Naturale conseguenza di questo
provvedimento fu la scomparsa di certi generi dal mercato ed una situazione sempre più fallimentare
legata anche alla difficoltà di governare unitariamente un impero ormai così grande e disomogeneo.
Proprio per il permanere della difficile situazione economica, spetterà a Costantino porre mano ad una
nuova riforma, questa volta radicale, che pur non interrompendo le emissioni argentee, pose al centro
del sistema la moneta d'oro, il solidus, che sostituì il precedente aureus. Durante la crisi del terzo
secolo, le monete romane erano state notevolmente svalutate a causa dei numerosi imperatori ed
usurpatori romani che avevano coniato le loro proprie monete per corrompere i soldati ed i funzionari.
In precedenza durante il suo regno, così come nel 301 circa nello stesso periodo dell'Editto sui prezzi,
Diocleziano aveva emesso dei Decreti sulla valuta, che avevano tentato di riformare il sistema delle
tasse e di stabilizzare la moneta. È difficile sapere esattamente come è stata cambiata la monetazione,
giacché i valori e perfino i nomi delle monete sono spesso sconosciuti. Tutte le monete nel Decreto e
nell'Editto erano valutate in base al denario , che Diocleziano aveva sperato di sostituire con un nuovo
sistema basato sull' argenteo e sulle relative frazioni. L' argenteo sembra essere stato fissato ad un
valore di 100 denari , il nummus argentato a 25 denari ed il bronzo radiato a 4 - 5 denari. Il rame con la
corona di alloro fu rivalutato da 1 denario a 2 denari . L' aureo d'oro, il cui valore in questo periodo era
arrivato a 833 denari , fu rimpiazzato con il solido , che valeva 1000 denari (questo era differente dal
solido introdotto da Costantino I alcuni anni più tardi). Queste monete mantennero il loro valore
durante il regno di Diocleziano, ma a differenza delle monete di bronzo e di rame, che erano prodotte in
grande quantità, erano battute solo molto raramente ed hanno avuto scarso effetto sull'economia. Queste
nuove monete in realtà aumentarono l'inflazione e, nel tentativo di combatterla, Diocleziano emise
all‟inizio un editto sul valore delle monete, il cosiddetto Editto di Afrodisiade (301): con esso il valore
delle monete di rame e di bronzo raddoppiava, e si fissava la pena di morte per gli speculatori, i quali
furono incolpati per l‟inflazione e paragonati ai barbari che attaccavano l‟Impero. Di fronte
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all'insuccesso di questo primo provvedimento, fu emanato, fra il 20 novembre e il 9 dicembre del 301,
l‟Edictum de pretiis . Questo era diviso in 32 sezioni e poneva un limite sui prezzi per tutti i prodotti
commerciabili nell'impero. L'obiettivo non era "congelare" i prezzi, ma segnarne i maxima, ovvero i
massimi prezzi di mercato, oltre i quali determinate merci non avrebbero potuto essere vendute. Queste
merci includevano vari prodotti per l'alimentazione (carne, grano, vino, birra, salsicce, ecc),
abbigliamento (scarpe, mantelli, ecc), le spese di trasporto per i viaggi in mare e gli stipendi settimanali.
Il limite più alto era per una libbra di seta colorata con la porpora, che fu fissata a 150.000 denari.
Tuttavia, l'Editto non risolse il problema, poiché la massa totale delle monete coniate continuò ad
aumentare l'inflazione ed i prezzi massimi che erano stabiliti erano apparentemente troppo bassi. I
mercanti o smisero di produrre le merci, o le vendettero illegalmente al mercato nero (che in quegli anni
proliferò), o usarono invece il sistema del baratto. L'Editto come risultato spinse ad interrompere gli
affari ed il commercio, fra commercianti o in città intere, che non erano più in grado di produrre i beni a
costi accettabili. Poiché l'Editto inoltre aveva fissato i limiti sugli stipendi, coloro che avevano gli
stipendi fissi (in particolare soldati) trovarono che il loro salario era aumentato ma non aveva più valore
poiché i prezzi artificiali non riflettevano i costi reali. Si produsse quindi una vera e propria "paralisi"
dell'economia nell'impero. L'Editto fu probabilmente emesso ad Antiochia o ad Alessandria in
inscrizioni in Greco e Latino. Ora sopravvive solo nei frammenti trovati principalmente nella parte
orientale dell'impero, in cui Diocleziano aveva governato, anche se è il pezzo di legislazione del
periodo della Tetrarchia che è sopravvissuto più a lungo. Alla fine del regno di Diocleziano, nel 305,
l'Editto fu virtualmente ignorato e l'economia non si stabilizzò che fino alla riforma della monetazione
di Costantino.
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Evoluzione della moneta romana
I tipi
L'Aes rude
L'Aes rude (cioè bronzo non lavorato) è un tipo di pre-moneta romano costituito da pezzi irregolari di
bronzo e piú raramente di ferro. Tecnicamente non si può parlare di moneta perché non ne ha la forma,
mancano segni che ne identifichino in qualche modo il valore e l'autorità che lo emette. Le popolazioni
dell'Italia Centrale, compresa Roma, all'inizio usarono negli scambi, come unico metallo, il rame ed il
bronzo. All'inizio furono usati pezzi di metallo di forma completamente irregolare, di varie dimensioni,
allo stato grezzo, derivati direttamente dalla fusione, senza alcuna lavorazione oppure i frammenti di
quegli oggetti utilizzati quotidianamente come rasoi, attrezzi vari, ecc. Questi vengono denominati
appunto aes rude o aes infectum (rame rozzo, grezzo). Il loro valore era determinato dal peso.
Successivamente, per ridurre le operazioni di pesatura, si cominciarono ad usare pezzi di forma piú
regolare, mettendo un segno che in qualche modo potesse indicarne il valore, il cosiddetto aes
signatum. In genere si tratta di pezzi di bronzo dalla forma approssimativa di parallelepipedo oppure di
forma ovoidale con varie impronte su uno o su entrambi i lati. Presumibilmente vengono creati da
privati e non emessi dallo Stato. Solo piú tardi, verso il III secolo avanti Cristo si comincia ad emettere
l' aes grave.
L'Aes signatum
L'Aes signatum, (dal latino bronzo o rame contrassegnato), è il termine utilizzato per indicare le barre
di bronzo fuse, che erano usate nell'Italia centrale prima dell'immissione dell'Aes grave. Il temine è però
utilizzato solo dai numismatici e non ha riscontro nella letteratura classica. L'aes signatum fu prodotto
nella prima metà del III secolo a.C e segue nel tempo l'aes rude. Il peso delle barre era di circa 1.5 kg.
Inizialmente le barre erano segnate con semplici motivi come un ramo secco o una lisca di pesce. In
seguito furono rappresentati anche delfini, ancore, un'aquila su un lampo, uno scudo, una spada e
perfino un elefante.
L'Aes grave
Con il termine aes grave (bronzo pesante) gli scrittori romani indicano le monete pesanti in bronzo dei
primi tempi della repubblica. In numismatica si intendono le monete fuse di bronzo del IV e III secolo
a.C. emesse nell'Italia centrale da diverse popolazioni. Come caratteristica diffusa, il valore è indicato
da un segno. Il peso standard è quello di una libra che poteva essere di 272, 327 o 341 grammi. I valori
vanno dall'asse fino all'oncia. Oltre a Roma, diverse altre città e popolazioni dell'Italia centrale
emettono serie di aes grave. Spesso l'attribuzione delle serie ad una determinata città è fondata su
argomenti tenui. Le serie più importanti sembrano appartenere ad Ariminum (Rimini), Iguvium
(Gubbio), Tuder (Todi), Ausculum (Ascoli Piceno), Firmum (Fermo), Hatria - Hadria (Atri), e quelle
emesse dai Latini.
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L'Asse
L'asse (latino as) era una moneta di bronzo (in seguito di rame) in uso durante la Repubblica e l'Impero
Romano. L'asse fu introdotta durante il IV secolo a.C. in forma di una grande moneta fusa di bronzo.
La parola as indica un'unità di misura di peso. Accanto all'asse furono prodotte le sue frazioni:
bes (2/3), semisse (1/2), quincuncia (5/12), triente (1/3), quadrante (1/4), sestante (1/6), oncia (1/12), e
semioncia (1/24), ed i multipli: dupondio (2), tresse o tripondio (3), quadrusse (4), quinquesse (5), e
decusse (10). Durante la Repubblica di norma l'asse era caratterizzata della testa di Giano al diritto e da
una prua di una galea al rovescio. L'asse in origine era fusa e prodotta su uno standard librale, cioè
pesava una libra (ca. 327 g). Con la progressiva riduzione del peso della moneta la produzione delle
monete di bronzo, durante la Repubblica romana, non fu più fusa, ma battuta. Durante alcuni periodi
non furono prodotte né assi né altre monete di bronzo. Dopo la riforma monetaria di Augusto nel 23
a.C., l'asse fu battuta su rame puro rosso (anziché di bronzo) ed il sesterzio (4 assi) ed il dupondio (2
assi) erano prodotte in una lega colore oro nota ai numismatici col nome di oricalco. Sul dritto era, in
genere, riportato il ritratto dell'Imperatore. L'asse continuò ad essere prodotto fino al III secolo d.C. Era
la moneta di valore più basso prodotta con regolarità durante l'Impero Romano mentre il semisse e il
quadrante, rispettivamente del valore di 1/2 asse e 1/4 di asse, furono prodotti meno frequentemente per
poi sparire definitivamente (salvo qualche eccezione) a partire del principato di Marco Aurelio.
L'Aureo
L'aureo, (lat. aureus) era una moneta d'oro di Roma antica, valutata 25 denarii d'argento. L'aureo fu
emesso regolarmente dal primo secolo a.C. all'inizio del IV secolo d. C., quando fu sostituito dal solido.
L'aureo era approssimativamente dello stesso formato del denario, ma più pesante a causa della più alta
percentuale dell'oro. Prima di Giulio Cesare l'aureo è stato battuto molto raramente, solitamente per
grandi versamenti provenienti dai bottini catturati. Cesare ha battuto più frequentemente la moneta ed
ha standardizzato il peso a 1/40 della libbra romana (circa 8 grammi). La massa dell'aureo fu ridotta al
1/45 di libbra durante il regno di Nerone. Dopo il regno di Marco Aurelio la produzione dell'aureo
diminuì ed anche il peso diminuì ulteriormente fino ad 1/50 di libbra al tempo di Caracalla. Durante il
terzo secolo pezzi di oro furono introdotti in una varietà di frazioni e di multipli che rendono difficile
determinare la denominazione di ogni moneta d'oro.
Il Denario
La moneta di argento romana è il denario, il quale resterà per secoli alla base della monetazione
successiva. Testimonianza ultima del ruolo fondamentale rivestito da questo nominale è il nostro
termine denaro a dimostrazione del perpetuarsi della sua fama dal Medioevo ai giorni nostri. Il denario
trae il suo nome dall'originario valore di 10 assi, indicato dal segno di valore X (dal numerale
distributivo deni che significa "per dieci"). Mantenne tale nome, nonostante una rivalutazione,
intervenuta in seguito, che lo equiparò al valore di 16 assi. La sua emissione è da mettersi in relazione
al forte impegno economico che Roma dovette sostenere durante le guerre puniche; non è però facile
stabilire, con precisione, a quale momento del conflitto vada ricondotta, essendovi una certa
discordanza tra i dati che ci sono tramandati dalle fonti e i dati archeologici. Di certo doveva già essere
in circolazione nel 211 a.C., anno in cui i Romani si impadronirono per la seconda volta di Morgantina,
città della Sicilia, che aveva sostenuto i Cartaginesi nel corso della seconda guerra punica (217-202
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a.C.), ribellandosi ai Romani. Nel primo periodo della sua emissione il denario era contrassegnato al
diritto con il tipo della testa di Roma con elmo alato e crestato e il segno di valore X, mentre al
rovescio erano raffigurati i Dioscuri (i mitici gemelli) a cavallo. Immancabile è la legenda ROMA.
Il Quinario
Il quinario (latino quinarius) era una piccola moneta Romana d'argento il cui valore era pari a metà
denario, segno di valore V. Il quinario fu battuto per un breve periodo, accanto al sesterzio d'argento,
dopo l'introduzione del denario nel 211 a.C. In questo momento il quinario era valutato 5 assi. La
moneta fu reintrodotta nel 101 a.C. per rimpiazzare il vittoriato, e questa volta fu valutato pari a 8 assi a
causa della rivalutazione del denario portato a 16 assi nel 118 a.C. Nei pochi anni che seguirono la sua
reintroduzione una grande quantità di quinari fu battuta, la maggior parte per la circolazione in Gallia.
La moneta fu poi prodotta di tanto in tanto fino al III secolo. Il termine quinario aureo è usato per
indicare il mezzo-aureo, che era valutato pari a 12.5 denari. Questa espressione non ha riscontro nei
testi antichi.
Il Dupondio
Il Dupondio (in latino dupondius cioè due libbre) era una moneta di bronzo usata durante la Repubblica
e l'Impero Romano e del valore di 2 assi (1/2 sesterzio o 1/8 di denario). Fu introdotto durante la
Repubblica sotto forma di moneta fusa di grande dimensioni, anche se al momento della sua emissione
in realtà pesava meno di due libbre. La moneta presentava la testa di Roma al diritto ed una ruota a sei
raggi al rovescio. La moneta non fu più emessa durante la Repubblica. Con la riforma monetaria di
Augusto nel 23 a.C., il sesterzio ed il dupondio furono prodotti in una lega (80% rame e 20% zinco)
color oro denominata oricalco, mentre le denominazioni minori erano prodotte in rame rossastro. Il
dupondio fu inoltre distinto dall'asse, che aveva una misura simile, con l'aggiunta di una corona radiata
sulla testa dell'imperatore a partire dal 66 d.C. sotto Nerone. Sotto Nerone inoltre, nel periodo
compreso fra il 64 ed il 66 d.C., i dupondi vennero coniati con in esergo il segno "II" per differenziare il
nominale, ad esempio dall' asse (segno "I") che solo in quel periodo vennero coniati in oricalco insieme
al semisse fino ad allora coniati solo in rame. L'uso di una corona radiata per indicare un valore doppio
fu anche usato in seguito nell'antoniniano (doppio denario) e nel doppio sesterzio. Il dupondio fu
prodotto fino alla fine del III secolo. Giacché i dupondi del tempo di Nerone e quelli precedenti,
talvolta mancano della corona radiata, spesso è difficile distinguere tra l'asse ed il dupondio a causa
della patina che nasconde il colore originale della moneta.
Il Quadrante
Il quadrante (in latino quadrans, letteralmente "un quarto") era una moneta di bronzo di basso valore
che valeva 1/4 di un'asse. Il quadrante era presente già nella fase iniziale dell'emissione delle monete di
bronzo fuse durante la Repubblica ed era caratterizzata da tre globuli (rappresentanti tre once) come
indicazione di valore. Al diritto, dopo una prima fase, era rappresentata la testa di Ercole, mentre al
rovescio, come nelle altre monete di bronzo, presentava la prora di una galea. Dopo ca. il 90 a.C.,
quando la monetazione di bronzo fu ridotta allo standard semunciale, il quadrante divenne la moneta di
valore più basso che veniva emessa. Venne emesso sporadicamente fino al tempo di Antonino Pio (138-
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161 d.C.). A differenza delle altre monete di maggior valore, raramente il quadrante presentava
l'immagine dell'imperatore, visto il ridottissimo spazio che poteva offrire agli incisori.
Il Semisse
Il Semisse (in lat. semis, che letteralmente significa la metà) era una piccola moneta romana di bronzo
che valeva la metà di un asse. Durante la Repubblica romana, il semisse era distinto da una 'S' o da sei
globuli (che indicavano un peso teorico del 6 once). La moneta era caratterizzata dall'immagine del dio
Saturno sul dritto e dalla prora di una nave sul rovescio. Inizialmente era una moneta fusa, come il
resto dei bronzi romani repubblicani; ha cominciato ad essere battuta poco prima della seconda guerra
punica (218-204 a.C.). La moneta è stata emessa raramente durante l'impero romano ed ha cessato di
essere emessa al tempo di Adriano (117-138 d.C.).
Il Sesterzio
Il sesterzio denominato a volte anche nummus corrisponde a 1/4 di denario. Il suo nome deriva dal suo
valore originale: inizialmente valeva 2 assi e mezzo. Sesterzio viene de semis-tertius, che significa
«metà del terzo» (cioè metà del terzo asse). La sua abbreviazione HS ha la medesima origine;
inizialmente era IIS e deve essere interpretata così: II per due assi ed "S" per semis-tertius, poi le due I
sono state deformate da II in H per divenire quindi HS. Da un valore iniziale di 2 assi e mezzo, in un
secondo tempo (quando il valore del denario diventa di sedici assi), il sesterzio assume il valore di 4
assi. Durante la Repubblica il sesterzio è una moneta d'argento (valore 2 assi e mezzo), ed è battuta
sporadicamente. Con la riforma monetaria di Augusto il sesterzio è in oricalco, di grande dimensione (e
di grande efficacia "pubblicitaria") Il sesterzio era anche usata normalmente come unità di conto.
Somme particolarmente rilevanti erano registrate come sestertia milia, migliaia di sesterzi.
L'Antoniniano
L'antoniniano (Antoninianus) era una moneta del valore di 2 denari (è infatti noto anche come doppio
denario). All'inizio era d'argento, ma gradualmente fu svalutata fino a divenire una moneta di bronzo.
La moneta fu introdotta da Caracalla all'inizio del 215 d. C. ed era completamente d'argento e simile al
denario eccetto che era leggermente più grande e rappresentava l'imperatore che indossava una corona
radiata, indicando così il suo valore doppio, come nel dupondio che valeva due assi. Negli Antoniniani
che rappresentavano delle donne (di norma la moglie dell'imperatore), il busto era presentato poggiante
su un crescente (mezzaluna). Anche se di valore doppio del denario, l'antoniniano non pesò mai più di
1.6 volte il peso del denario. Il denario continuò ad essere emesso accanto all'antoniniano, ma durante
la metà del terzo secolo d. C. fu rapidamente svalutato per far fronte al permanente stato di guerra del
periodo. Dopo il principato di Gordiano III, l'antoniniano sostituì completamente il denario che non fu
più battuto in quantità significative. Come le condizioni politiche ed economiche peggiorarono anche la
nuova moneta fu svalutata aggiungendo rame e stagno e producendo così una lega di biglione che
sembrava simile all'argento. Alla metà del regno di Gallieno furono introdotti nuovi metodi di
lavorazione così che le monete continuavano ad apparire d‟argento. Il tondello era prodotto con un
contenuto d'argento molto basso (circa 5-10%) e trattato con acidi in modo tale che il rame veniva tolto
dalla superficie della moneta lasciando quindi uno strato superficiale di argento. Quando i tondelli così
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prodotti venivano battuti si aveva una moneta con una superficie d'argento così sottile che con l'uso
veniva portato via lasciando scoperto il rame sottostante. Queste monete usualmente sono denominate
dai numismatici "argentate" in opposizione a "d'argento". Tuttavia queste misure non erano sufficienti
a mantenere un'apparenza di argento alle monete, spingendo Aureliano a riformare l'antoniniano,
fissandolo ad una percentuale di venti parti di rame per ogni parte di argento. Ciò fu marcato sul
rovescio di alcune monete con le cifre romane XX I in occidente e con le cifre greche K A in Oriente.
Queste monete sono chiamate aureliani da alcuni numismatici. L'antoniniano argentato continuò ad
essere emesso fino alla riforma monetaria di Diocleziano alla fine del III secolo d.C. Durante il terzo
secolo (e forse anche durante il quarto) furono emesse molte imitazioni dell'antoniniano battute
localmente. Di solito ci si riferisce a queste monete come a radiati barbari, anche se per lo più furono
prodotti all'interno dell'impero e probabilmente usati come spicci. Queste monete sono caratterizzate da
un'incisione e da un disegno schematico e molto povero e battute su piccoli tondelli di rame. Le monete
più imitate sono quelle dell'imperatore gallico Tetrico I. La parola antoniniano è un termine moderno
basato sul nome di Caracalla (Marco Aurelio Antonino), che è stato il primo ad emettere questo tipo di
moneta; il nome antico della moneta non è conosciuto. La moneta è anche definita radiato, dalla corona
radiata indossata dall'imperatore, anche se il termine è meno preciso. Poiché gli antoniniani furono
emessi in grande quantità, come abbondanza di presenza nel mercato del collezionismo sono secondi
solo ai bronzi Constantiniani.
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Le monete nella letteratura e nelle testimonianze epigrafiche
Fedro
Muli duo et raptores
Muli gravati sarcinis ibant duo:
unus ferebat fiscos cum pecunia,
altertumentismulto saccos hordeo
ille onere dives celsa cerviceeminens,
clarumque collo iactans tintinabulum;
comes quieto sequitur et placido gradu.
subito latrones ex insidiis advolant,
interque caedem ferro ditem sauciant:
diripiunt nummos, neglegunt vile hordeum.
spoliatus igitur casuscum fleret suos,
'Equidem' inquit alter 'me contemptum gaudeo;
nam nilamisi, nec sum laesus vulnere'.
Hoc argumento tuta est hominum tenuitas,
magnae periclo sunt opes obnoxiae.
Fedro, Fabulae, II
I due muli e i ladri
Due muli camminavano sotto il peso delle some: uno portava ceste colme di denaro, l'altro sacchi
rigonfi di orzo. Il primo, quello dal carico prezioso, procede a testa alta e scuote con il collo la
sonagliera tintinnante; il compagno lo segue con passo tranquillo e placido. All'improvviso i briganti
piombano addosso da un'imboscata e nella mischia feriscono il mulo a colpi di spada, arraffano i soldi
e trascurano l'orzo di nessun valore. Allora mentre il mulo depredato piangeva la sua sorte, l'altro
disse: "Sì, io sono proprio contento di essere stato trascurato, perché non ho perso nulla e non ho
subito nessuna ferita". Questo prova che la povertà mette l'uomo al sicuro; le grandi ricchezze sono
esposte ai pericoli.
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Marziale
Epigrammi
XXX Libro II
Mutua viginti sestertia forte rogabam,
Quae vel donanti non grave munus erat.
Quippe rogabatur felixque vetusque sodalis
Et cuius laxas arca flagellat opes.
Is mihi 'Dives eris, si causas egeris' inquit.
Quod peto da, Gai: non peto consilium.
Ti chiedevo ventimila sesterzi in prestito che pure a farne un regalo non sarebbe stato dono
gravoso:poichè aveva ricevuto la richiesta di un collega sia felice sia vecchio e la cui cassaforte è
piena zeppa di quattrini.Egli mi disse:"sarai ricco se farai l'avvocato".Dammi ciò che ti chiedo, o
Gaio,non chiedo un consiglio.
LXVII libro IV
Praetorem pauper centum sestertia Gaurus
Orabat cana notus amicitia,
Dicebatque suis haec tantum deesse trecentis,
Ut posset domino plaudere iustus eques. Praetor ait 'Scis me Scorpo Thalloque daturum,
Atque utinam centum milia sola darem.'
Ah pudet ingratae, pudet ah male divitis arcae.
Quod non das equiti, vis dare, praetor, equo?
Il povero Gauro pregava il pretore da cui era ben conosciuto di donargli centomila sesterzi: diceva che
questi soli mancavano ai suoi trecentomila per poter applaudire l'imperatore da perfetto cavaliere. Il
pretore gli dice:”Tu sai che io dovrò pagare Scorpo e Tallo e volesse il cielo che bastassero centomila
sesterzi.” Ah vergogna, vergogna, per il tuo ingrato forziere, indegno delle sue ricchezze! Ciò che non
vuoi dare al cavaliere, vuoi darlo, o pretore, al cavallo?
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XX libro VI
Mutua te centum sestertia, Phoebe, rogavi,
Cum mihi dixisses 'exigis ergo nihil?'
Inquiris, dubitas, cunctaris meque diebus
Teque decem crucias: iam rogo, Phoebe, nega.
Ti ho chiesto, o Febo, in prestito, centomila sesterzi, perché tu mi avevi detto:” Dunque non mi chiedi
nulla?”. Tu indugi, tentenni, e tormenti te e me per dieci giorni. Ormai, ti prego, o Febo, rifiutameli.
XIII libro VIII
Morio dictus erat: viginti milibus emi.
Redde mihi nummos, Gargiliane: sapit.
Era considerato uno scemo e l'ho comprato per ventimila sesterzi. Restituiscimi il denaro, o
Gargiliano: quello capisce bene.
XV libro X
Cedere de nostris nulli te dicis amicis.
Sed, sit ut hoc verum, quid, rogo, Crispe, facis?
Mutua cum peterem sestertia quinque, negasti,
Non caperet nummos cum gravis arca tuos.
Quando fabae nobis modium farrisve dedisti,
Cum tua Niliacus rura colonus aret?
Quando brevis gelidae missa est toga tempore brumae?
Argenti venit quando selibra mihi?
Nil aliud video, quo te credamus amicum,
Quam quod me coram pedere, Crispe, soles.
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Tu dici che non resti inferiore a nessuno dei miei amici. Ma che fai, ti chiedo, o Crispo, perché ciò sia
vero?Ti ho chiesto un prestito di cinquemila sesterzi, e tu me l'hai negato, benché la tua pesante
cassaforte non riuscisse a contenere tutto il tuo denaro.Quando mi hai regalato un modio di fave o di
farro, benché coloni egizi arino le tue terre? Quando mi hai mandato una corta toga nella stagione del
freddo imverno? Quando mi è arrivata una mezza libbra di argenteria? Non vedo altra ragione per cui
ti possa credere mio amico al di fuori del fatto che tu, o Crispo, suoli spetazzare in mia presenza.
LXXVI libro XI
Solvere, Paete, decem tibi me sestertia cogis,
Perdiderit quoniam Bucco ducenta tibi.
Ne noceant, oro, mihi non mea crimina: tu qui
Bis centena potes perdere, perde decem.
O Peto, mi obblighi a pagarti il debito di diecimila sesterzi, perché Buccone te ne ha fatti perdere
duecentomila. Non mi far pagare, ti prego, il fio per colpe non mie: tu che puoi perdere duecentomila
sesterzi, perdine pure diecimila.
XXV libro XII
Cum rogo te nummos sine pignore, 'non habeo' inquis;
Idem, si pro me spondet agellus, habes:
Quod mihi non credis veteri, Telesine, sodali,
Credis coliculis arboribusque meis.
Ecce, reum Carus te detulit: adsit agellus.
Exilii comitem quaeris: agellus eat.
Quando ti chiedo soldi senza garanzia, mi dici: "Non li ho";
se mi fa da garante un campicello, mi dici: "Ce li ho":
il credito che tu non dài a un tuo vecchio amico,
lo dài, Telesino, ai miei cavoli, ai miei alberi.
Ecco, Caro il delatore ti accusa: ti assista il campicello.
Cerchi qualcuno che vada con te in esilio: vada il campicello.
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Libro IV - LXI
Donasse amicum tibi ducenta, Mancine,
Nuper superbo laetus ore iactasti.
Quartus dies est, in schola poetarum
Dum fabulamur, milibus decem dixti
Emptas lacernas munus esse Pompullae,
Sardonycha verum lineisque ter cinctum
Duasque similes fluctibus maris gemmas
Dedisse Bassam Caeliamque iurasti.
Here de theatro, Pollione cantante,
Cum subito abires, dum fugis, loquebaris,
Hereditatis tibi trecenta venisse,
Et mane centum, et post meridie centum.
Quid tibi sodales fecimus mali tantum?
Miserere iam, crudelis, et sile tandem.
Aut, si tacere lingua non potest ista,
Aliquando narra, quod velimus audire.
O Mancino poco fa pieno di gioia ti sei vantato con fierezza che un amico ti aveva regalato
duecentomila sesterzi, quattro giorni fa nel circolo dei poeti , mentre si chiacchierava, hai detto che
quel tuo mantello del valore di diecimila sesterzi era un dono di Pompulla e hai giurato che Bassa e
Celia ti avevano dato una sardonice di tre cerchi e due acque marine. Ieri sei scappato
improvvisamente dal teatro mentre Pollione cantava e fuggendo, hai detto che ti era arrivata un'eredità
di trecentomila sesterzi; stamani te ne è arrivata una di centomila sesterzi e un'altra di centomila
sesterzi nel pomeriggio.Che male così grande ti abbiamo fatto noi amici? O crudele, abbi ormai pietà e
taci una buona volta. O, se codesta tua lingua non può tacere, comunicaci finalmente ciò che
desideriamo ascoltare.
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Il testamento di Augusto
Legavit populo Romano quadringnties, tribubus tricies quinquies sestertium, praetorianis militibus
singula milia nummorum, cohortibus urbanis quingenos, legionaris trecenos nummos: quam summam
repraesentari iussit, nam et confiscatam semper repositamque habuerat. Reliqua legata varie dedit
perduxitque quaedam ad vicies sestertium, quibus solvendis annuum diem finiit, excusata rei familiaris
mediocritate, nec plus perventurum ad heredes suos quam milies et quingenties professus, quamvis
viginti proximis annis quaterdecies milies ex testamentis amicorum percepisset, quod paene omne cum
duobus paternis patrimoniis ceterisque hereditatibus in rem publicam absumpsisset.
Res Gestae Divi Augusti, 101
Lasciò al popolo romano quaranta milioni di sesterzi, alle tribù tre milioni e mezzo, ai pretoriani mille
sesterzi a testa, a ciascun soldato delle coorti urbane cinquecento e trecento ai legionari. Ordinò di
pagare questa somma senza ritardo, perché l'aveva tenuta sempre di riserva nella sua cassetta. Fece
altri lasciti d'importanza variabile, e alcuni non superavano i ventimila sesterzi; per il pagamento
stabilì un anno di tempo, scusandosi per la modestia del suo patrimonio personale e dichiarando che ai
suoi eredi non sarebbero andati più di centocinquanta milioni di sesterzi, perché, sebbene negli ultimi
venti anni i testamenti degli amici gli avessero procurato quattro miliardi di sesterzi, egli li aveva quasi
totalmente spesi per lo Stato, insieme con i suoi due patrimoni e tutte le altre eredità.
Le spese di Nerone
Divitiarum et pecuniae fructum non alium putabat quam profusionem, sordidos ac deparcos esse quibus
impensarum ratio constaret, praelautos vereque magnificos, qui abuterentur ac perderent. Laudabat
mirabaturque avunculum Gaium nullo magis nomine, quam quod ingentis a Tiberio relictas opes in
brevi spatio prodegisset. Quare nec largiendi nec absumendi modum tenuit. In Tiridatem, quod vix
credibile videatur, octingena nummum milia diurna erogavit, abeuntique super sestertium milies
contulit. Menecraten citharoedum et Spiculum murmillonem triumphalium virorum patrimoniis
aedibusque donavit. Cercopithecum Panerotem faeneratorem et urbanis rusticisque praediis
locupletatum prope regio extulitfunere. Nullam vestem bis induit. Quadringenis in punctum sestertiis
aleam lusit. Piscatus est rete aurato et purpura coccoque funibus nexis. Numquam minus mille carrucis
fecisse iter traditur, soleis mularum argenteis, canusinatis mulionibus, armillata phalerataque Mazacum
turba atque cursorum.
Svetonio, De vita Caesarum, Nero, 30
A proposito delle ricchezze e del denaro pensava che non vi era altro motivo di averne se non per
sperperarlo, e considerava come sordidi e avari coloro che tenevano nota delle spese, mentre stimava
munifici e splendidi quelli che abusavano delle loro sostanze e le dilapidavano. Ammirava ed esaltava
suo zio Gaio soprattutto perché in poco tempo aveva fatto fuori le immense ricchezze lasciate da
Tiberio. E così non ebbe misura né nelle sue liberalità né nelle sue spese. Per ricevere Tiridate (la cosa
può sembrare quasi incredibile) prelevò dal tesoro ottocentomila sesterzi al giorno, e quando se ne
andò gliene diede più di cento milioni. Il citaredo Menecrate e il mirmillone Spicolo ricevettero da lui
case e patrimoni di trionfatori. Dopo aver arricchito l'usuraio Panerote Cercopiteco con possedimenti
situati in città e in campagna, gli fece funerali quasi regali. Non portò mai due volte lo stesso vestito.
Ai dadi giocò fino a quattrocentomila sesterzi per punto e andò a pescare con una rete dorata
trattenuta da corde intrecciate di porpora e filo scarlatto. Si dice che non viaggiò mai con meno di
mille vetture, con muli ferrati d'argento, con vetturini vestiti di lana di Canusio e con una schiera di
vari corridori coperti di decorazioni e di braccialetti.
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Le spese di Vespasiano
Ludis, per quos scaena Marcelliani theatri restituta dedicabatur, vetera quoque acroamata revocaverat.
Apollinari tragoedo quadringenta, Terpno Diodoroque citharoedis ducena, nonnullis centena, quibus
minimum, quadragena sestertia insuper plurimas coronas aureas dedit. Sed et convivabatur assidue, ac
saepius recta et dapsile, ut macellarios adiuvaret. Dabat sicut Saturnalibus viris apophoreta, ita per Kal.
Mart. feminis. Et tamen ne sic quidem pristina cupiditatis infamia caruit. Alexandrini Cybiosacten eum
vocare perseveraverunt, cognomine unius e regibus suis turpissimarum sordium, Sed et in funere Favor
archimimus personam eius ferens imitansque, ut est mos, facta ac dicta vivi, interrogatis palam
procuratoribus, quanti funus et pompa constaret, ut audiit, sestertio centiens, exclamavit, centum sibi
sestertia darent, ac se vel in Tiberim proicerent
Svetonio, De vita Caesarum, Vespasianus, 19
In occasione dei giochi celebrati per l'inaugurazione della scena nuovamente restaurata del teatro di
Marcello, aveva anche richiamato vecchi artisti. Donò all'attore tragico Apollinare quattrocentomila
sesterzi, ai citaredi Terpno e Diodoro duecentomila ciascuno, ad alcuni centomila, agli altri per lo
meno quarantamila, senza contare le numerose corone d'oro. Per di più offriva spesso banchetti, la
maggior parte sontuosi e completi, per far guadagnare i mercanti di commestibili. Distribuiva doni non
soltanto agli uomini, durante i Saturnali, ma anche alle donne per le calende di marzo. E nonostante
queste elargizioni, la sua antica reputazione di avidità non si affievolì. Gli abitanti di Alessandria
continuarono a chiamarlo Cibiosacte, soprannome di uno dei loro re che era stato della più sordida
avarizia. Per di più, in occasione dei suoi funerali, Favore, il capo dei mimi, che portava la maschera
dell'imperatore e, secondo l'usanza, imitava i suoi gesti e le sue parole, domandò pubblicamente ai
procuratori quanto costavano il convoglio e le esequie, e poiché quelli avevano risposto: dieci milioni
di sesterzi, gridò di dargliene centomila e poi di buttarlo anche nel Tevere.
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La carriera e il testamento di Trimalcione
"Ceterum, quemadmodum di volunt, dominus in domo factus sum, et ecce cepi ipsimi cerebellum.
Quid multa? coheredem me Caesari fecit, et accepi patrimonium laticlavium. Nemini tamen nihil satis
est. Concupivi negotiari. Ne multis vos morer, quinque naves aedificavi, oneravi vinum et tunc erat
contra aurum misi Romam. Putares me hoc iussisse: omnes naves naufragarunt. Factum, non fabula.
Vno die Neptunus trecenties sestertium devoravit. Putatis me defecisse? Non mehercules mi haec
iactura gusti fuit, tanquam nihil facti. Alteras feci maiores et meliores et feliciores, ut nemo non me
virum fortem diceret. Scis, magna navis magnam fortitudinem habet. Oneravi rursus vinum, lardum,
fabam, seplasium, mancipia. Hoc loco Fortunata rem piam fecit: omne enim aurum suum, omnia
vestimenta vendidit et mi centum aureos in manu posuit. Hoc fuit peculii mei fermentum. Cito fit quod
di volunt. Vno cursu centies sestertium corrotundavi. Statim redemi fundos omnes, qui patroni mei
fuerant. Aedifico domum, venalicia coemo, iumenta; quicquid tangebam, crescebat tanquam favus.
Postquam coepi plus habere quam tota patria mea habet, manum de tabula: sustuli me de negotiatione
et coepi libertos fenerare. Et sane nolente me negotium meum agere exhortavit mathematicus, qui
venerat forte in coloniam nostram, Graeculio, Serapa nomine, consiliator deorum. Hic mihi dixit etiam
ea, quae oblitus eram; ab acia et acu mi omnia euit; intestinas meas noverat; tantum quod mihi non
dixerat, quid pridie cenaveram. Putasses illum semper mecum habitasse.”
Petronio, Satyricon, LXXVI
«Ad ogni modo, come gli dei han voluto, in quella casa divenni io il padrone, e il mio signore faceva
tutto di testa mia. Che altro dovrei dirvi? Mi nominò erede unico insieme all'imperatore, lasciandomi
un patrimonio da senatore. Ma nessuno ne ha mai abbastanza, e così mi buttai nel commercio. Per
non farvela troppo lunga, feci costruire cinque navi, le caricai di vino che in quel tempo era oro
colato e lo spedii a Roma. Però, nemmeno a farlo apposta, le navi andarono a picco dalla prima
all'ultima. È la verità, mica una frottola. In un solo giorno il mare si pappò trecentomila sesterzi.
Credete che mi sia scoraggiato? Manco a pensarlo: la cosa non mi fece né caldo né freddo, come se
non fosse successo un bel niente. Invece feci costruire altre navi, più grosse, più robuste e più
fortunate, così che tutti andassero a dire in giro che ero uno che non si scoraggia. Lo sapete
benissimo, più una nave è grande, più diventa resistente. Imbarcai di nuovo vino, lardo, fave,
cosmetici e schiavi. In quel frangente fu Fortunata a compiere un bel gesto davvero: vendette in massa
gioielli e guardaroba e mi mise in mano cento monete d'oro. E per le mie finanze questo gruzzolo fu
come lievito. Quando poi il cielo ti assiste, le cose filano ch'è un piacere. Con un viaggio soltanto mi
misi in tasca dieci milioni di sesterzi. Riscattai subito la terra che era stata del mio padrone, mi tirai
su una casa, acquistai schiavi e bestie da soma. Tutto quello che toccavo, cresceva come fosse stato un
favo. Quando mi resi conto di esser più ricco di tutta la mia città messa insieme, la piantai col
commercio e mi misi a prestare a interesse ai liberti. A essere sinceri, non lo facevo volentieri quel
traffico, ma a spingermi a continuare fu un astrologo che dalle nostre parti ci era capitato per caso,
un greco di nome Serapa, che quanto a consigli poteva darne anche agli dèi. Riuscì a elencarmi per
filo e per segno anche quelle cose che ormai io mi ero bello che dimenticato. Sembrava in grado
anche di leggermi negli intestini, e poco mancò che mi sapesse dire anche quello che avevo mangiato
il giorno prima. Sembrava avesse passato con me una vita intera».
32
C. POMPEIVS TRIMALCHIO MAECENATIANVS HIC REQVIESCIT
HVIC SEVIRATVS ABSENTI DECRETVS EST
CVM POSSET IN OMNIBVS DECVRIIS ROMAE ESSE TAMEN NOLVIT
PIVS FORTIS FIDELIS EX PARVO CREVIT SESTERTIVM RELIQVIT TRECENTIES
NEC VNQVAM PHILOSOPHVM AVDIVIT
VALE ET TV
Petronio, Satyricon LXXI
"Qui riposa G. Pompeo Trimalcione Mecenaziano. Gli decretarono il sevirato mentre lui era assente.
Pur potendo far parte di qualsiasi decuria di Roma, non lo volle. Devoto, forte, leale, anche se venuto
su dal nulla, lasciò trenta milioni di sesterzi, senza mai dare ascolto a un filosofo. Salute anche a te".
L’uso del denaro da alcune epigrafi pompeiane
Dalle testimonianze epigrafiche, prendendo come moneta di riferimento quella che, con la riforma di
Augusto, era la moneta di valore medio, cioè il sesterzio, possiamo scoprire quale fosse il suo potere
d'acquisto raffrontato al nostro euro.
Esso, almeno fino a Traiano, equivaleva all'incirca a due euro attuali.
Conosciamo il lavoro di Faustilla, nota usuraia, da questa iscrizione su di un muro:
Idibus Iuli(i)is inaures postas ad faustilla(m) / (denariis) II usura(m) deduxit aeris a(ssem) / ex
sum(ma) XXX
CIL,IV,8203
“Il 15 luglio ho dato in prestito a Fausilla gli orecchini per due denari. Ne ho dedotta l'usura di un
asse come trentesimo della somma.”
Testimonianza di una vincita ai dadi:
Vici Nuceriae / in al(e)a (denarios) DCCCLV s(emissem) / fide bona
CIL,IV,2119
“Ho vinto a Nocera ai dadi 855 denari e mezzo, senza barare.”
Iscrizione all'ingresso di una bottega con cui il proprietario promette una lauta mancia a chi riporterà
un recipiente di bronzo sottrattogli:
33
Urna aenia pereit de taberna / si quis rettulerit dabuntur / HS LXV sei furem / dabit unde (re)m
/ servare po(ssimus) HS XX
CIL, IV, 64
“Un recipiente bronzeo è sparito dal locale: se qualcuno lo riporterà gli saranno dati 65 sesterzi; se poi
indicherà il ladro, così che sia possibile recuperare l’oggetto, avrà 20 sesterzi”
Edoné la proprietaria di un'osteria che sorgeva non lontana da un lupanare, espose i prezzi dei suoi vini
incidendoli a graffito sul muro esterno del suo locale:
(H)edone dicit / assibus hic / bibitur dipundium /si dederis meliora /bibes quatt(uor) / si dederis
vina(m) Falerna(m) bib(es)
CIL, IV, 1679
“Edoné proclama: qui si beve per un solo asse; se ne darai due berrai vini migliori; se ne darai
quattro, berrai vino Falerno.”
Su di una colonna della Grande Palestra un tale ha inciso la spesa effettuata in quel giorno, annotando
il prezzo per le diverse merci: cibi semplice e di poche pretese.
[Cibaria empta] Pompe(iis) ........... / p(ondo) lard(i) a(ssibus) III / vinum a(sse) I / cas[e]um a(sse)
I / oleum a(sse) I / panem a(ssibus) II s(emissem) / suar(ium?) a(ssibus) IIII
CIL 04, 08561a
“Cibi acquistati a Pompei - Una libbra di lardo 3 assi , vino 1 asse, formaggio 1 asse, olio 1 asse,
pane 2 assi e mezzo, carne di maiale 4 assi.”
I compensi delle prostitute:
Si quis hic sederit / legat hoc ante omnia / si qui futuere volet / Atticen quaerat a(ssibus) XVI
CIL, IV, 1751
“Se qualcuno siede qui, legga innanzitutto ciò: chi ha voglia di fare all'amore cerchi di Atticé. Costa
16 assi.”
Felix fel(l)at as(se) I
CIL,IV,5408
“Fortunata per una rapida prestazione chiede 1 asse.”
34
Dall'editto dei prezzi di Diocleziano
Alla relativa stabilità dei prezzi nel corso dei primi due secoli dell'impero, si contrappose il III secolo
caratterizzato da una grave crisi economica con un'inflazione drammatica dovuta alla svalutazione
della moneta. Per stabilizzare l'economia l'imperatore Diocleziano emanò nel 301 d.C. un editto sui
prezzi applicabili, valido su tutto l'impero al fine di porre un freno all'avidità e alle speculazioni di chi
determinava i prezzi. Esso stabiliva i limiti massimi per circa 1000 posizioni che comprendevano
prezzi di merci, salari e prestazioni di servizio che non potevano essere superati per nessun motivo per
i trasgressori le pene erano durissime. Le unità di misura sono: il moggio militare equivalente a litri
17,5; il sextarius corrispondente a ca. 0,55 litri e la libbra corrispondente a g. 327.
Si riportano di seguito alcune tariffe massime:
Edictum de Pretiis Rerum Venalium
Posizione
Unità di misura
Denari
1 moggio militare
1 moggio militare
1 moggio militare
100
60
60
1 sestario italico
1 sestario italico
1 sestario italico
30
30
30
1 sestario italico
1 sestrario italico
1 sestario italico
40
24
8
1 libbra italica
1 libbra italica
1 libbra italica
12
8
20
200
60
40
20
Cereali
Frumento
Orzo
Segala
Vini
Piceno
Tiburtino
Falerno
Olio
Olio di prima torchiatura
Olio di seconda qualità
Olio di rafano
Carni
Carne di maiale
Carne di bue
Prosciutto ottimo
Oca ingrassata
Polli
Coniglio
Quaglie
1 paio
10 di numero
35
Pesci
Pesci di mare
Pesci di fiume, prima qualità
Ricci di mare
Mitili di mare
Lumache
Ostriche
1 libbra
1 libbra italica
100 di mumero
100 di numero
20 di numero
100 di numero
24
12
50
50
4
100
4 di numero
1 sestario italico
1 libbra italica
1 libbra italica
4
8
8
12
10 di numero
10 di numero
10 di numero
4 libbre
4 di numero
2 di numero
100 di numero
25 di numero
40 di numero
8 di numero
4
4
4
4
4
4
4
4
4
4
per allievo, al mese
per ragazzo, al mese
per ragazzo, al mese
per ragazzo, al mese
per ragazzo, al mese
per allievo, al mese
per allievo, al mese
per istanza giudiziaria
50
50
50
75
75
200
250
250
Uova e Latticini
Uova
Latte di pecora
Formaggio fresco
Formaggio stagionato
Frutta fresca e secca
Mele
Mele cotogne
Pesche
Ciliege
Cocomeri
Meloni
Castagne
Datteri
Olive in salamoia
Fichi secchi
Salari degli insegnanti
Maestro di ginnastica
Pedagogo
Maestro elementare
Maestro di aritmetica
Maestro di stenografia
Maestro di lingua greca e latina
Maestro di oratoria
Avvocato
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Lettura e Datazione di una moneta della Roma Imperiale
Ogni moneta ha un diritto e un rovescio, cioè una faccia più importante e una secondaria; essa presenta
su entrambe le facce una parte figurativa detta tipo ed una epigrafica la leggenda o legenda, elementi
questi che, uniti, costituiscono l'impronta. Il campo è la zona della moneta libera da impronta; il
modulo è il diametro misurato con l'utilizzo del calibro; l'esergo rappresenta lo spazio del rovescio
compreso fra la parte inferiore della circonferenza e la linea di terra e veniva spesso utilizzato per
annotare la marca della zecca o qualche altro particolare di rilievo; il bordo risulta di norma lineare
mentre intorno alla raffigurazione è presente un cerchio perlinato detto corona.
DIRITTO
BORDO
TIPO
CAMPO
CORONA
LEGENDA
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ROVESCIO
BORDO
TIPO
CAMPO
ESERGO
CORONA
LEGENDA
DUPONDIO DI AUGUSTO
Legenda del diritto
DIVUS AUGUSTUS PATER
DIVINO AUGUSTO PADRE
Legenda del rovescio
S(enatus) C(onsulto)
PER DECRETO DEL SENATO
PROVIDENT(ia)
LA PROVVIDENZA
38
Le legende monetali
Sulle monete della Roma Imperiale troviamo sempre al diritto l‟onomastica dell‟imperatore esplicata
in una legenda abbreviata e per questo non di immediata lettura. Esse vanno così lette:
Le titolature
Il titolo di imperator fungeva da praenomen da Augusto in poi (con qualche eccezione) e lo troviamo
di solito abbreviato IMP per tutto il periodo del medio e alto impero. Dal IV secolo d.C. alla sigla IMP
si sostituirà l‟abbreviazione DN ovvero dominus noster (usato per la prima volta da Domiziano).
Il cognomen Caesar normalmente abbreviato CAES, lo troviamo generalmente dopo IMP. oppure
dopo il nomen (il nome dell‟Imperatore) ed è usato come gentilizio insieme con altri elementi della
denominazione individuale. Il termine di CAESAR era usato anche per i figli naturali o adottivi, ed i
nipoti dell‟imperatore che aspiravano al titolo di Augusto che sarà poi sostituito nel basso impero da
NOB.C.
Per il nomen va detto che spesso gli imperatori, si portavano dietro anche il nome del padre naturale o
adottivo. Il termine Augustus abbreviato AVG è generalmente situato all‟ultimo posto nella legenda ed
è destinato ai soli Imperatori (e mogli).
I cognomina ex virtute, di origine militare, compaiono in genere nella legenda di quelle monete coniate
successivamente ad una campagna militare conclusasi con la vittoria dell‟Imperatore. Tali titoli,
talvolta trasmessi per eredità, si riscontrano spessissimo sulle monete dell‟alto impero; i più conosciuti
sono: Britannicus (BRIT), Germanicus (GERM), Sarmaticus (SARM), Dacicus (DAC), Particus
(PART), ecc. abbreviati in vari modi: raramente per esteso e qualche volta seguiti dall‟accrescitivo
Maximus.
Altri cognomina sono stati attribuiti solo ad alcuni Imperatori per le loro Virtù dimostrate
nell‟amministrazione particolarmente positiva dell‟Impero. Ad esempio troveremo il termine
OPTIMVS PRINCEPS per Traiano o PIVS FELIX (in genere abbreviato PF) per Antonino Pio.
Troviamo spesso sulle legende nell‟alto Impero il titolo di pontefice massimo, la più alta carica
religiosa assunta per la prima volta da Augusto, abbreviato PONT. MAX. o anche PM.
A seguire troviamo l‟indicazione degli anni della tribunicia potestas (questa insieme al consolato, li
troviamo molto più spesso sui rovesci) abbreviata TR. P. seguita dal numerale. Questa indicazione è
per noi oggi importantissima per risalire all‟anno preciso in cui è stata coniata la moneta in esame.
Subito dopo la tribunicia troviamo spesso il numero delle salutazioni imperatorie ricevute
dall‟imperatore per volontà dell‟esercito indicate con la sigla IMP. seguita dal numerale. Ovviamente
la prima salutazione coincide sempre con l‟anno di prima proclamazione dell‟Imperatore.
Altra sigla utile oggi (ma meno precisa della tribunicia potestas) è quella relativa al Consolato,
abbreviato in genere COS. seguito dal numerale. Possiamo trovare su alcune monete dell‟alto impero,
ed in particolare solo per gli imperatori: Claudio (dal 47 d.C.), Vespasiano, Tito e Domiziano, la
censura abbreviata CENS e poi CENS PER. per i Flavi. Praticamente sempre, da Augusto in poi,
troveremo l‟appellativo di Pater Patriae (padre della patria) offerto per la prima volta ad Augusto dal
popolo e dal senato, abbreviato PP. Meno sovente troveremo altri titoli come: DIVO o DIVA
rispettivamente sulle monete che consacravano la salita in cielo rispettivamente dell‟Imperatore o della
moglie di questo; oppure Princeps Iuventutis (giovane principe generalmente al rovescio, per indicare i
destinati alla successione dell‟Imperatore.
39
La datazione
Nella Roma antica non veniva mai fatta menzione della data sulle monete (fatta eccezione per un aureo
ed un sesterzio di Adriano ed un antoniniano di Pacaziano); dunque oggi per poter datare con una certa
precisione le monete della nostra collezione dobbiamo basarci su alcune indicazioni che troveremo
quasi sempre sulle monete, abbreviate nella legenda del diritto o del rovescio. Queste indicazioni sono
il Consolato, solitamente abbreviato COS. seguito dal numerale, la Potestà Tribunizia, abbreviata TR.
P e le Salutazioni Imperatorie abbreviate IMP. e numerate. Fra queste, l'indicazione più precisa è la
Tribunizia Potestà. Tale attribuzione conferiva l'inviolabilità alla persona dell'imperatore e veniva
rinnovata ogni anno, ecco perchè quando menzionata sulla moneta, consente di datarla con una certa
precisione. Va comunque tenuto conto che non sempre l'anno corrispondeva a quello solare ma più
spesso coincideva con la data di prima attribuzione della tribunicia (quindi differente per ciascun
imperatore) oppure si faceva coincidere con il 10 dicembre, giorno legato all'antica tradizione
dell'entrata in carica dei tribuni della plebe. Il consolato invece non può offrire sempre una indicazione
precisa sulla data poichè non veniva rinnovato annualmente; dunque sulle monete troveremo
l'indicazione del consolato in carica fino al rinnovo di questo che poteva avvenire anche 5 anni dopo.
Per esempio una moneta di Traiano che riporta la dicitura COS V copre tutto il periodo dal 103 al 111
d.C. (nel 112 gli fu attribuito il 6° Consolato).
40
LE LEGENDE IMPERIALI DA AUGUSTO AI TETRARCHI
L'elenco contiene tutti gli imperatori romani, inclusi gli usurpatori, da Augusto ai Tetrarchi che
compaiono su monete imperiali romane. Pertanto restano esclusi alcuni usurpatori soprattutto della
metà del III sec. d.C. dei quali non si hanno monete.
Di ogni imperatore viene indicata la titolatura precedente l'elezione al principato, i dati biografici,
quando siano noti, il periodo del principato, quindi le più ricorrenti titolature presenti sulla
monetazione.
AUGUSTO
C.Iulius Caesar Octavianus
Roma, 23 settembre 63 a.C. - Nola 19 agosto 14 d.C.
27 a.C. - 14 d.C.
IMPERATOR CAESAR DIVI FILIVS AVGVSTVS con varie abbreviazioni .
(su alcune monete spesso testa di Augusto con leggenda di uno dei tresviri AAAFF) 7
monete postume: DIVVS AVGVSTVS (PATER) e simile coniate da diversi successori.
TIBERIO
Tiberius Claudius Nero
Fondi, 16 novenbre 42 a.C. - Miseno, 16 marzo 37 d.C.
14 d.C. - 37 d.C.
TI. CAESAR DIVI AVG. F. AVGVSTVS IMP.
TI. CAESAR DIVI AVG. F. AVGVSTVS P.M. TR.P.
CALIGOLA8
Gaius Iulius Caesar Germanicus
Anzio, 31 agosto 12 a.C. - Roma, 21 gennaio 41 d.C.
37 d.C. - 41 d.C.
7
I triumviri monetari ("tresviri monetales"), erano magistrati monetari che curavano la regolarità nella emissione
delle monete, controllandone il peso e la lega. La denominazione ufficiale era Tresviri auro argento aere flando feriundo
(IIIvir AAAFF), cioè triumviri monetari per fondere (flando) e battere (feriundo) bronzo (aere), argento ed oro (auro).
Questa carica, creata nel 289 a.C. e che durò fino alla metà del III secolo d.C., prevedeva inizialmente solo tre magistrati,
ma il loro numero fu portato a quattro da Giulio Cesare verso la fine della repubblica.
8
Il soprannome Caligola che non compare mai su conio, deriva dall'abitudine dell'imperatore di portare la tipica calzatura
militare, la caliga.
41
C. CAESAR AVG. GERMANICVS
C. CAESAR AVG. GERM. P.M. TR. POT. (COS.)
C. CAESAR AVG. PON.M. TR. POT. III COS. III
C. CAESAR AVG. GERMANICVS PON. M. TR. POT.
C. CAESAR DIVI AVG. PRON. AVG. P.M. TR.P.III(I) P.P.
Spesso la titolatura magistrale continua sul rovescio.
CLAUDIO
Tiberius Claudius Nero Germanicus
Lione, luglio 10 a.C. - Roma, 13 ottobre 54 d.C.
41 d.C. - 54 d.C.
TI. CLAVD. CAES. AVG.
TI. CLAVD. CAESAR AVG. (GERM.) P.M. TR.P. IMP.
TI. CLAVDIVS CAESAR AVG. P.M. TR.P. IMP. (P.P.)
Spesso la titolatura magistrale continua sul rovescio.
Monetazione postuma nei primi anni di Nerone.
NERONE
Lucius Domitius Aenobarbus
Anzio, 37 d.C. - vicinanze di Roma, 9 giugno 68 d.C.
54 d.C. - 68 d.C.
NERO(NI) CLAVD(IO) CAES. DRVS(O o -VS) GERM. (COS. DESIGN. o PRINC. IVVENT.)
NERO CLAVD. DIVI F. CAES. AVG. GERM. IMP. TR. P. (COS.)
NERO CAESAR AVG. IMP.
(IMP.) NERO CAESAR AVGVSTVS
IMP. NERO CAESAR AVG. P.P.
NERO CLAVD(IVS) CAESAR AVG. GER(M). P.M. TR.P. IMP. P.P.
IMP. NERO CLAVD(IVS) CAESAR AVG. GER(M). P.M. TR.P. (...) P.P.
IMP. NERO CAESAR AVG. P(ONT(IF.)) MAX. TR(IB).P(OT). P.P.
NERO CLAVD(IVS) CAESAR AVG. GERMA(N(I(C(VS))))
(IMP.) NERO CAESAR AVG. GERM(ANIC.) (IMP.)
Spesso la titolatura magistrale continua sul rovescio.
42
GALBA
Servius Sulpicius Galba
Terracina, 24 dicembre 3 a.C. - Roma, 15 gennaio 69 d.C.
dal 9 giugno 68 al 15 gennaio 69
IMP. GALBA
IMP. SER. GALBA AVG.
SER. GALBA AVG.
IMP. SER. GALBA CAESAR AVG.(P.M.)
SER. GALBA CAESAR AVG.
(IMP.) SER. GALBA IMP. CAES. AVG.(TR.P)
(IMP.) SER. GALBA IMP. CAES. AVG. P.M. TR.P.
(IMP.) SER. GALBA IMP. CAESAR AVG. PON. M. TR.P.
IMP. SER. SVLP(IC(IVS))) CAES(AR) AVG. (TR.P.)
OTONE
Marcus Salvius Otho
Ferento, 25 aprile 32 – Brescello, 16 aprile 69
Dal 15 gennaio al 16 aprile 69
IMP. (M.) OTHO CAESAR AVG. TR.P.
VITELLIO
Aulus Vitellius
Nuceria Alfaterna, 24 settembre 15 - Roma, 22 dicembre 69
Dal 16 aprile al 22 dicembre 69
A. VITELLIUS GERM(AN(ICUS)) IMP. (AVG.) (TR. P.)
A. VITELLIUS GERM(A(NICUS)) IMP. AVG. P.M. TR.P.
VESPASIANO
Titus Flavius Vespasianus
Vicus Phalacrinae, 17 novembre 9 – Roma, 23 giugno 79
69 – 79
IMP. CAESAR VESPASIANVS AVG. (69-71)
IMP. CAES. VESP. AVG. P.M. (70-72)
IMP. CAES. VESP. AVG. P.M. COS. IIII (72/3; (73 anche con: ... CEN.))
IMP. CAES. VESP. AVG. CEN(S). (73)
43
IMP. CAESAR VESP(AS(IAN(VS))) AVG. (74)
IMP. CAESAR VESPASIANVS AVG. (74-79)
Nella monetazione in oro ed argento la titolatura magistrale spesso continua sul rovescio.
Monetazione postuma sotto Tito e Domiziano: DIVVS AVGVSTVS VESPASIAN(VS)
TITO
Titus Flavius Vespasianus
Roma, 30 dicembre 39 – Roma, 13 settembre 81
79 – 81
Monetazione ricca già sotto Vespasiano soprattutto con la leggenda: T. CAESAR IMP.
VESP(ASIAN(VS)) (CENS.).
Su alcuni conii la titolatura magistrale spesso continua sul rovescio. La monetazione in rame segue
questo uso, però - con eccezione dei quadrantes - senza tante abbreviazioni e con la tendenza di unire
la titolatura magistrale alla leggenda del diritto.
Monetazione come Augusto a Roma e Lugdunum.
leggende principali della monetazione romana:
IMP. T(ITVS) CAES. VESPASIAN(VS) AVG. P.M. (TITVS normalmente non abbreviato.)
MP. T(ITVS). CAES. VESP. AVG. P.M. TR.P. (P.P.) COS. ... (TITVS quasi sembre abbreviato.)
monetazione postuma: DIVVS TITVS AVGVSTVS
monetazione postuma sotto Domiziano: DIVO AVG. T. DIVI VESP. F. VESPASIANO e simile
DOMIZIANO
Titus Flavius Domitianus
Roma, 24 ottobre 51 - Roma, 18 settembre 96
81 – 96
Monetazione in oro ed argento ricca già sotto Vespasiano e Tito, soprattutto con la legenda:
CAES(AR) AVG. F. DOMIT(IAN(VS)) (COS. (...)) . Sotto il regno di Vespasiano la monetazione di
rame segue questo tipo di leggenda (sotto Tito: CAES. DIVI. (AVG.) VESP. F. DOMITIAN(VS)),
però - con eccezione dei quadranti - senza tante abbreviazioni e con la tendenza di unire la titolatura
magistrale alla legenda del diritto.
legende principali:
fino al 83 soprattutto: IMP. CAES(AR) DOMITIANVS AVG. P(ONT.) (M.)
84 soprattutto: IMP. CAES. DOMIT(IANVS) AVG. GERM(ANICVS) con diverse abbreviazioni
dal 85 soprattutto: IMP. CAES. DOMIT. AVG. GERM. P.M. TR.P.
inoltre dal 88: DOMITIANVS AVGVSTVS
fino al 84: IMP. CAES. DIVI VESP. F. DOMITIAN. AVG. P.M.
44
84/85: IMP. CAES. DOMIT(IAN) AVG. GER(M). COS. X(I)
dal 85: IMP. CAES. DOMIT. AVG. GERM. COS. XI(-XVII) CENS. POT. (o PER.) P.P.
Sui quadranti soprattutto: IMP. DOMIT. AVG. GERM.
NERVA
Marcus Cocceius Nerva
Narni, 8 novembre 30 – Roma, tra il 21 e il 27 gennaio 98
96 – 98
IMP. NERVA CAES. AVG. (dal 97/8: GERM.) P.M. TR.P. COS. P.P.
monetazione postuma sotto Traiano: DIVVS NERVA
TRAIANO
Marcus Ulpius Nerva Traianus
Italica,(Santiponce in Spagna), 18 settembre 53 – Selinus,Turchia, 9 agosto 117
98 – 117
dal 98: IMP. CAES. NERVA TRAIAN. AVG. GERM. (DACICVS) (P.M.) (TR.P. (VI(I)))
98-105 anche: IMP. NER(VA) (CAES.) TRAIAN(VS) AVG. GER(M.) (P.M. o DACICVS)
circa dal 106: IMP. TRAIANO AVG. GER. DAC. P.M. TR.P. (COS. V(I) , eventualmente DES. VI)
(P.P.)
circa dal 106: IMP. CAES. NERVAE TRAIANO AVG. GER. DAC. P.M. TR.P. COS. V(I) P.P.
dal 115: IMP. CAES. NER. TRAIAN. OPTIM. AVG. (GER(M.) DAC. (PARTH(ICO)) e/o P.M.
TR.P. COS. VI P.P. in combinazioni diverse
circa dal 103-114 su rovesci quasi sempre S.P.Q.R. OPTIMO PRINCIPI S.C.
monetazione postuma sotto Adriano DIVVS TRAIANVS con diversi titoli onorari.
ADRIANO
Publius Aelius Hadrianus
Italica, Santiponce, Spagna, 24 gennaio 76 - Baia, 10 luglio 138
117 – 138
117 IMP. CAES. TRAIAN. HADRIAN(O) OPT. GER. DAC.
dal 118 quasi esclusivamente IMP. CAESAR TRAIAN. HADRIANVS AVG.
eventualmente con titolatura magistrale sul rovescio
dal 125 quasi esclusivamente: HADRIANVS AVGVSTVS
eventualmente con titolatura magistrale sul rovescio
dal 138 quasi esclusivamente: HADRIANVS AVG. COS. III P.P. o HADRIANVS AVG. P.P.
con COS. III sul rovescio
117/18: IMP. CAES. DIVI TRAIAN. AVG. F. DIVI NER. NEP. TRAIAN. HADRIAN. OPT. AVG.
45
GER. o simile con varie abbreviazioni
dal 118: IMP. CAESAR TRAIAN(VS) HADRIANVS AVG. (119-121 anche: P.M. TR.P. COS. III)
dal 125: HADRIANVS AVGVSTVS e COS. III (dal 132: anche P.P.)
con proseguimento della legenda sul rovescio
dal 134: HADRIANVS AVG. COS. III P.P.
134-138 ricca monetazione di con riferimento a province ed esercito con relative legende
monetazione postuma sotto Antonino Pio: DIVVS HADRIANVS AVG.
ELIO VERO
Lucius Ceionius Commodus
?, 13 gennaio 101 – ?, 1 gennaio 138
(non fu mai imperatore)
L. AELIVS CAESAR a volte con TR.P. COS. II
anche sul rovescio di monete con ritratto di Adriano sul diritto: (L.) AELIVS CAESAR
ANTONINO PIO
Titus Aurelius Fulvus Boionius Arrius Antoninus Pius
Lanuvio, presso Castel di Guido, Roma 19 settembre 86 – Lorium,7 marzo 161
138 – 161
IMP. T. AEL(IVS) CAES(AR) (eventualmente HADR.) ANTONINVS
sul rovescio IMP. (T. AELIVS CAESAR) ANTONINVS
138: IMP. (T.) (AEL. CAES. oder CAES. AEL.) ANTONINVS AVG.
Dal 138 IMP. T. AEL. CAES. HADRI. ANTONINVS con continuazione della titolatura sul rovescio
con a volte anche AVG. P.P.
Dal 139 ANTONINVS AVG. PIVS P.P. con titolatura magistrale sul rovescio (dal 139 anche sul
dritto: TR.P. COS. II(I(I)))
dal 146 invece del consolato: ANTONINVS AVG. PIVS P.P. (TR.P. X... o IMP. II)
dopo il 140 la legenda IMP. T. AEL. ... diventa molto rara
monetazione postuma sotto Marco Aurelio: DIVVS ANTONINVS
46
MARCO AURELIO
Marcus Aurelius Antoninus
Roma, 26 aprile 121 – Vindobona (Vienna) o Sirmio(Serbia), 17 marzo 180
161 – 180
Ricca monetazione come Cesare già sotto Antonino Pio prima su rovesci: AVRELIVS CAES(AR).
AVG. PII F. COS. (139: DES.)
dal 140 anche sul dritto con: (M. 148/49) AVRELIVS CAESAR (ANTON.) AVG. PII F. (COS.) con
continuazione della titolatura magistrale sul rovescio di alcune monete fino al 148 COS. (II), dopo
titolatura magistrale più completa sul rovescio: TR. POT ... COS. ...
monetazione a Roma
dal 161 (titolatura magistrale quasi sempre (continuata) sul rovescio):
IMP. CAES. M. AVREL. ANTONINVS AVG. (P.M.)
((IMP.) M. AVR(EL.)) ANTONINVS AVG. (P.M.)
M. ANTONINVS AVG. ), su alcune monete anche P.M.
dal 163 anche: (M.) ANTONINVS AVG. (ARMENIACVS o ARMEN. P.M.) anche ARMENIACVS
P.M.
dal 166: M. ANTONINVS AVG. ARM. PARTH. MAX.
dal 169 prevalentemente: (nel 171 anche IMP.) M. ANTONINVS AVG. (dal 174 spesso anche:
GERM.) TR.P. XXIII(...)
dal 175 prevalentemente: M. ( anche AVREL.) ANTONINVS AVG. GERM. SARM.
Su alcune monete anche SARMATICVS o più spesso (SARM. TR.P. XXX... (P.M.))
dal 177 prevalentemente: M. AVREL. ANTONINVS AVG. anche: TR.P. XXXII...
monetazione postuma sotto Commodo: DIVVS M. ANTONINVS PIVS
LUCIO VERO
Lucius Ceionius Commodus Verus
Roma, 15 dicembre 130 – presso Altino, gennaio 169
co-imperatore con Marco Aurelio dal 161
161 – 169
dal 161: (IMP.)(CAES.) L. (AVREL.(su alcune monete anche AVRELIVS)) VERVS AVG.
dal 163: L. (su alcune monete anche: AVREL.) VERVS AVG. ARMENIACVS
dal 165: L. VERVS AVG. ARM. PARTH. MAX
monetazione postuma sotto Marco Aurelio: DIVVS VERVS
47
COMMODO
Lucius Aelius Aurelius Commodus
Lanuvio, 21 agosto 161 – Roma, 31 dicembre 192
180 – 192
dal 172: COMMODO CAES. AVG. FIL. GERM. (dal 175 anche: SARM.)
dal 176: IMP. CAES. L. AVREL. COMMODVS GERM. SARM. con titolatura magistrale sul
rovescio
dal 177: L. AVREL. COMMODVS AVG. (177 anche GERM. SARM.) con titolatura magistrale sul
rovescio
prima del 172: COMMODVS CAES. AVG. FIL.
172/3: L. AVREL. COMMOD(VS o -O) CAES. AVG. FIL. GERM.
175/76: (L. AVREL.) COMMOD(VS o -O) CAES. AVG. FIL. GERM. SARM.
dal 176 prevalentemente: IMP. (fino al 177: CAES). L. AVREL. COMMODVS (dal 177: AVG.)
GERM. SARM.
dal 178 anche: L. AVREL. COMMODVS AVG. (TR.P.III(I))
(quasi sempre con titolatura magistrale sul rovescio):
179/80: L. AVREL. COMMODVS AVG. o M. COMMODVS ANTONINVS AVG.
su alcune monete anche: ... TR.P. V
dal 181: M. COMMODVS ANTONINVS (o ANTONINVS COMMODVS) AVG.
dal 183 anche: M. COMMODVS ANTON. AVG. PIVS a volte anche: ... ANTONINVS
COMMODVS ...
dal 184: M. COMM(ODVS) ANT(ON.) AVG. P(IVS) BRIT. FEL. (o ... P. FEL. AVG. BRIT., dal
185/6 prevalentemente, dal 188 anche FELIX)
dal 183/84: M. COMM(ODVS) ANTON(INVS) AVG. (PIVS) (BRIT.) (dal 184 anche: FELIX),
l'ordine di PIVS, FELIX, AVG. e BRIT. può variare
190: M. COMM. (su alcune monete anche COMMOD.) ANT. P. FEL(IX). AVG. BRIT. P.P.
dal 192 esclusivamente: L. AEL. AVR(EL.) COM(M). AVG. P.F(EL).
monetazione postuma sotto Settimio Severo: M. COMM. ANTO. AVG. PIVS FEL.
PERTINACE
Publius Helvius Pertinax
Alba, 1 agosto 126 – Roma, 28 marzo 193
da 1° gennaio al 28 marzo 193
IMP. CAES. P. HELV. PERTIN(AX) AVG.
monetazione postuma sotto Settimio Severo con leggende del tipo: DIVVS PERTINAX PIVS PATER
48
DIDIO GIULIANO
Marcus Didius Severus Iulianus
Milano, 133 – 193
dal 28 marzo al 1° giugno 193
IMP. CAES. M. DID. IVLIAN. AVG.
IMP. CAES. M. DID. SEVER. IVLIAN. AVG.
SETTIMIO SEVERO
Lucius Septimius Severus Pertinax
Leptis Magna,(ad est di Tripoli, Libia),11 aprile 146 – Eburacum,(York,Gran Bretagna),4 febbario 211
193 – 211
193/94: IMP.CAE. L. SEP(T.) SEV. PERT. AVG.
194 - 198: L. SEPT. SEV. PERT. AVG. IMP.
dalla fine 198/199: L. SEPT. SEV. AVG. IMP. XI PART. MAX.
dal 200: SEVERVS AVG. PART. MAX. (su alcune monete anche con: P.M. TR.P. VIII(I))
dal tardo 201: SEVERVS P(IVS) AVG. (P.M. TR.P. VIIII...) (COS. III) (spesso continuazione della
titolatura magistrale sul rovescio)
dal 205: SEVERVS PIVS AVG. (dal 210 anche: BRIT.) (spesso continuazione della titolatura
magistrale sul rovescio)
su alcune monete dal 207 anche: L. SEPT(IMIVS) SEVERVS PIVS AVG. (dal 210 anche BRIT.)
eventualmente con continuazione della titolatura magistrale sul rovescio
monete con SEVERVS PIVS AVG. senza continuazione della titolatura magistrale sul rovescio sono
datate negli anni 202 - 210.
monetazione postuma sotto Caracalla: DIVO SEVERO PIO
Per la datazione delle monete dal 193 al 198 sono importanti soprattutto le acclamazioni imperatorie.
PESCENNIO NIGRO
Caius Pescennius Niger Iustus
Aquino, 135 ca. - Nei pressi di Antiochia (Siria),194
193 – 194
Usurpatore
IMP. CAES. C. PESCENNIVS NIGER IVSTVS AVG. COS. II (soprattutto da PESC... l'ordine e le
abbreviazioni di nomi e titoli possono variare.)
49
CLODIO ALBINO
Decimus Clodius Septimius Albinus
Hadrumetum,(Numidia) ca. 145 – Saona, 19 febbaraio 197
193 – 197
Usurpatore
D. CL(O(D(IVS))) (SEPT.) ALBIN(VS) CAES.
IMP. CAE(S.) D. CLO(D.) (SEP.) ALB(IN). AVG.
CARACALLA9
Marcus Aurelius Severus Antoninus
vero nome Bassianus
Lugdunum,(Lione) 4 aprile 188 – Carre, 8 aprile 217
211 – 217
196?: M. AVR. ANTONINVS CAES.
196-198?: M. AVR. ANTON. CAES. PONTIF.
198/99?: IMP. CAES. M. AVR. ANTON(INVS) AVG.
198?-200: IMP. CAE(S.) M. AVR. ANT. AVG. P. TR.P.I...
199/200: ANTONINVS AVGVSTVS
201-210: ANTONTIN(VS) P(IVS; su alcune monete e dal 203 solo raramente abbreviato) AVG.
(PON(T).) (TR.P. ... (COS. ...)) eventualmente con titolatura magistrale sul rovescio;
dal 205-211: (M. AVR(EL.)) ANTONINVS PIVS AVG.
211-212: (M. AVR(EL.)) ANTONINVS PIVS AVG. BRIT. con titolatura magistrale sul rovescio
dal 213 fino al 215): (prevalentemente: M. AVR(EL.)) ANTONINVS PIVS (AVG. BRIT. o FEL(IX))
AVG. o AVG. GERM.)
214-217: (prevalentemente: M. AVR(EL.)) ANTONINVS PIVS AVG. GERM. (su alcune monete
anche: MAX.) spesso con titolatura magistrale sul rovescio
monetazione postuma sotto Severo Alessandro: DIVO ANTONINO MAGNO
GETA
Publius Lucius Septimius Geta
Roma, 7 marzo 189 - Roma, dicembre 211
co-imperatore da 209 al 211
Monetazione già presente sotto Settimio Severo.
9
Fu soprannominato Caracalla per via della tunica con cappuccio, di origine gallica, che era solito indossare e che fece
conoscere ai Romani.
50
198/200: L. SEPTIMIVS GETA CAES.
200/02?: P. SEPT. GETA CAES. PONT.
dal 202-208 anche: GETA CAES. PONT(IF.) COS.
203-208 (-209) : P. SEPTIMIVS GETA CAESAR (su alcune monete con titolatura magistrale sul
rovescio)
209-210: IMP. CAES. P. SEPT. GETA PIVS AVG. (su alcune monete con titolatura magistrale sul
rovescio
211/12: (IMP. CAES. solo casualmente) P. SEPT(IMIVS senza IMP. CAES.). GETA PIVS AVG.
BRIT. spesso con titolatura magistrale sul rovescio
MACRINO
Marcus Oppelius Macrinus
Cesarea,(Israele) ca. 164 - nei pressi di Antiochia, 218
Dall'aprile del 217 al 218
IMP. C. M. OPEL. SEV. MACRINVS AVG. a volte con titolatura magistrale sul rovescio
IMP. CAES. M. OPEL. SEV. MACRINVS AVG. a volte con titolatura magistrale sul rovescio
ELIOGABALO10
Sextus Varius Avitus Bassianus
Roma, 203 – Roma, 11 marzo 222
Dal 16 maggio 218 al 11 marzo 222
IMP. (CAES. (M. AVR.)) ANTONINVS (PIVS) AVG.
ANTONINVS PIVS FEL(IX) AVG.
IMP. C(AES.) M. AVR. ANTONINVS P.F. AVG.
IMP. CAES. M. AVR. ANTONINVS PIVS AVG.
SEVERO ALESSANDRO
Marcus Aurelius Severus Alexander
Arca Cesarea,(Tell Arqa, Libano) 1° ottobre 208 – Mogontiacum, (Magonza) 18 o 19 marzo 235
222 – 235
su poche monete come Cesare : M. AVR. ALEXANDER CAES.
10
Siriano di origine, Eliogabalo era l'alto sacerdote del dio sole di Emesa, sua città di origine. Il nome Eliogabalo deriva
da due parole di origine siriaca El (dio) e Gabal (montagna) e significa “il dio che si manifesta in una montagna”,
chiaro riferimento al culto solare di cui era sacerdote; non è però presente sulla monetazione ed è attestato solo a partire
dal IV secolo.
51
222-229: IMP. C(AES.) M. AVR. SEV. ALEXAND(ER) AVG. spesso con titolatura magistrale sul
rovescio (su alcune monete CAES. e ALEXANDER)
228-231: IMP. SEV. ALEXAND(ER) AVG. spesso con titolatura magistrale sul rovescio (su alcune
ALEXANDER)
231-235: IMP. ALEXANDER PIVS AVG. spesso con titolatura magistrale sul rovescio
MASSIMINO IL TRACE
Gaius Iulius Verus Maximinus
Tracia ca. 173 – Aquileia, 10 maggio 238
235 – 238
235/236: IMP. MAXIMINVS PIVS AVG. spesso con titolatura magistrale sul rovescio
dal 236 anche: MAXIMINVS PIVS AVG. GERM.
GORDIANO I
Marcus Antonius Gordianus Sempronianus Romanus Africanus
159 ca. – 238
co-imperatore nel 238
IMP. (CAES.) M. ANT. GORDIANVS AFR. AVG.
Gordiano I e II usano le stesse legende, solo il ritratto è un po diverso.
GORDIANO II
Marcus Antonius Gordianus Sempronianus Romanus Africanus
192 ca. - Cartagine, 12 aprile 238
co-imperatore nel 238
IMP. (CAES.) M. ANT. GORDIANVS AFR. AVG. 11
PUPIENO
Marcus Clodius Pupienus Maximus
? 164/178 ? ca. - Roma, 29 luglio 238
co-imperatore 238
11
Stessa legenda di Gordiano I.
52
IMP. C(AES.) M. CLOD. PVPIENVS AVG.
IMP. CAES. PVPIEN. MAXIMVS AVG.
BALBINO
Decimus Caelius Calvinus Balbinus
? 165 ca. - ? 29 luglio 238
co-imperatore 238
IMP. C(AES.) D. CAEL. BALBINVS AVG.
GORDIANO III
Marcus Antonius Gordianus Pius
Roma, 20 gennaio 225 – Circesium ( a nord di Fallujah, Iraq) 11 febbraio 244
238 – 244
238: M. ANT. GORDIANVS CAES.
238 - 240: IMP. CAES. M. ANT. GORDIANVS AVG. spesso con titolatura magistrale sul rovescio
240: IMP. CAES. GORDIANVS PIVS AVG.spesso con titolatura magistrale sul rovescio
240: IMP. GORDIANVS PIVS FEL. AVG. spesso con titolatura magistrale sul rovescio
FILIPPO L'ARABO
Marcus Iulius Philippus
Shahba,(Siria) 204 ca. - Verona, 249
244 – 249
IMP. (M. IVL.; PHILIPPVS AVG. spesso con titolatura magistrale sul rovescio
ad Antiochia anche: IMP. (C. M.) IVL. PHILIPPVS P(IVS) F(EL(IX)) AVG. P.M.
PACAZIANO
Tiberius Claudius Marinus Pacatianus
? - 249
Usurpatore
248/249
noti solo antoniniani
IMP. TI. CL. MAR. PACATIANVS (P.F.) AVG.
53
IOTAPIANO
Marcus Fulvius Rufus Iotapianus
? - 249
Usurpatore
di lui sono noti alcuni antoniniani di zecca orientale
IMP. M. F. R(V). IOTAPIANVS AV(G).
DECIO
Gaius Messius Quintus Traianus Decius
Budalia, (Kuzmin,Serbia) 201 – Abrittus,(a nord di Nicopoli, Bulgaria) 1° luglio 251
249 – 251
249? IMP. TRAIANVS DECIVS AVG.
249? IMP. CAES. C. MESS. Q. DECIO TRAI. AVG. (o ... MESS. TRAI. Q. DECIO AVG.)
249-251 IMP. C. M. Q. TRAIANVS DECIVS AVG.
250-251IMP. CAE. TRA. DEC(IVS) AVG.
OSTILIANO
Gaius Valens Hostilianus Messius Quintus
?, 230 - ?, novembre 251
251
251?C. VAL(E(N)S) HOS(TIL). MES. QVINTVS N. C.
251 IMP. C(AE). (C. VAL. HOS.) MESSIVS QVINTVS AVG.
251? C. OV(A)L. OSTIL. MES. COVINTVS CAESAR
251 C. OVAL. OSTIL. MES. COVINTVS AVG.
TREBONIANO GALLO
Gaius Vibius Trebonianus Gallus
Perugia, 206 - Terni, agosto 253
251 – 253
IMP. CAE(S). C. VIB(IVS). TREB(ONIANVS). GALLVS AVG.
GALLVS PIVS AVG.
54
IMP. C. C. VIB. TREB. GALLVS (P.F) AVG.
EMILIANO
Marcus Aemilius Aemilianus
Gerba, 207 – Spoleto, settembre 253
253
IMP. AEMILIANVS PIVS FEL. AVG.
IMP. CAES. AEMILIANVS P.F. AVG.
IMP. M. AEMIL. AEMILIANVS P. F. AVG.
VALERIANO
Publius Licinius Valerianus
?, 200 ca. - Jundishapur,(Iran) dopo il 260
253 – 260
dal 253 al 256 IMP. C. P. LIC. VALERIANVS AVG.
dal 255 al 257 IMP. C. P. LIC. VALERIANVS P.F. AVG.
dal 257 al 259 IMP. VALERIANVS P.F. AVG.
dal 257 al 259 IMP. VALERIANVS P. AVG.
dal 257 al 259 IMP. VALERIANVS AVG.
257/258 VALERIANVS P.F. AVG.
GALLIENO
Publius Licinius Egnatius Gallienus
?, - Milano, 268
253 – 268
253/259 IMP. C. P. LIC. GALLIENVS AVG.
255 /259 IMP. C. P. LIC. GALLIENVS P.F. AVG.
257/259 IMP. GALLIENVS P.F. AVG.
258/259 IMP. GALLIENVS P. AVG.
256/259 IMP. GALLIENVS AVG.
156/259 GALLIENVS P.F. AVG.
257/259 IMP. GALLIENVS P.F. AVG. G(ER)
257/260 GALLIENVS AVG.
55
POSTUMO
Marcus Cassianus Latinius Postumus
?, - ?, 269
Usurpatore nelle Gallie
260 – 269
IMP. C. M. CASS. LAT. POSTVMVS P.F. AVG.
IMP. C. M. CASS. LAT. POSTVMVS P. AVG.
IMP. C. POSTVMVS P.F. AVG.
IMP. C. POSTVMVS AVG.
IMP. POSTVMVS AVG.
POSTVMVS PIVS FELIX AVG.
POSTVMVS PIVS AVG.
POSTVMVS AVG.
VIRTVS POSTVMI AVG.
LOLLIANO
Ulpius Cornelius Lelianus o Lollianus
?, - ?, 269
Usurpatore nelle Gallie
269
IMP. C. VLP. COR. LAELIANVS
IMP. (C.) LAELIANVS P.F. AVG.
MARIO
Marcus Aurelius Marius
?, - ?, 269
Usurpatore nelle Gallie
269
IMP. C. M. AVR. MARIVS P.F. AVG.
IMP. C. M. AVR. MARIVS AVG.
IMP. C. MARIVS P.F. AVG.
56
VITTORINO
Marcus Piavonius Vittorinus
?, - ? 270/271
Usurpatore nelle Gallie
268 – 270/271
IMP. C. M. PIAVVONIVS VICTORINVS P.F. AVG.
IMP. C. PI(A(V(VONI))) VICTORINVS P. F. AVG.
IMP. PI(AV.) VICTORINVS AVG.
IMP. CAES. VICTORINVS P.F. AVG.
IMP. C. VICTORINVS P.F. AVG.
IMP. C. VICTORINVS P. AVG.
IMP. C. VICTORINVS AVG.
IMP. VICTORINVS P.F. AVG.
REGALIANO
Publius Caius Regalianus
?, - ?, 260
Usurpatore nei Balcani
260
IMP. C. P. C. REGALIANVS AVG
URANIO ANTONINO
Lucius Iulius Aurelius Sulpicius Severus Uranius Antoninus
? - ? 254
Usurpatore in Oriente e in Africa
253 – 254
L. IVL. AVR. SVL(P.) (VRA.) ANTONINVS
57
MACRIANO
Titus(?) Fulvius Macrianus
? - ? 261
Usurpatore i Oriente e in Africa
IMP. C. FVL. MACRIANVS P. F. AVG.
CLAUDIO IL GOTICO
Marcus Aurelius Valerius Claudius
Sirmia,(tra Serbia e Croazia) 10 maggio 213/214 – Sirmio,(Sremska Mitrovica, Serbia) 270
268 – 270
IMP. C. M. AVR. CLAVDIVS AVG.
IMP. CLAVDIVS P.F. AVG.
IMP. C. CLAVDIVS AVG.
IMP. CLAVDIVS AVG
DIVO CLAVDIO (OPTIMO (IMP.))
QUINTILLO
Marcus Aurelius Claudius Quintillus
Sirmia, ca. 220 – Aquileia, 270
270
IMP. C. M. AVR. CL. QVINTILLVS AVG.
IMP. QVINTILLVS P.F. AVG.
IMP. QVINTILLVS AVG.
58
AURELIANO
Lucius Domitius Aurelianus
Sirmio, 9 settembre 214 - Bisanzio, 275
270 – 275
IMP. C. L. DOM. AVRELIANVS AVG.
IMP. C. DOM. AVRELIANVS AVG.
IMP. C. AVRELIANVS AVG.
IMP. AVRELIANVS AVG.
AVRELIANVS AVG.
TETRICO
Gaius Pius Esuvius Tetricus12
?, ? - ?, dopo il 273
271 – 273
IMP. C. C. P. ESV. TETRICVS AVG.
IMP. C. TETRICVS P. F. AV(G.)
IMP. (C.) TETRICVS AVG.
IMP. TETRICVS (P.F. oder PIVS) AVG.
VABALLATO
Lucius Iulius Aurelius Septimius Vaballathus Athenodorus13
?, ? - ?, dopo il 274
266/267 – 272
IM. C. VHABALATHVS AVG.
12
Ultimo imperatore dell'impero delle Gallie, stato secessionista dell'impero romano durante la Crisi del III secolo.
Wahballath, "dono della dea Allat", identificata con Athena, e per tale motivo l'imperatore adottò il nome greco di
Athenodoro
13
59
TACITO
Marcus Claudius Tacitus
?, ca. 200 - ?, giugno 276
275 – 276
IMP. C. M. CL. TACITVS P.F. AVG.
IMP. C. M. CL. TACITVS P. AVG.
IMP. C. M. CL. TACITVS AVG.
IMP. C. CL. TACITVS AVG.
IMP. CL. TACITVS AVG.
FLORIANO
Marcus Annius Florianus
?, ? - Tarso, agosto 276
276
IMP. C. M. AN. FLORIANVS P. F. AVG.
IMP. C. M. AN. FLORIANVS P. AVG.
IMP. C. M. ANN. FLORIANVS AVG.
IMP. C. M. AN. FLORIANVS AVG.
IMP. M. ANNIVS FLORIANVS AVG.
IMP. C. FLORIANVS AVG.
PROBO
Marcus Aurelius Probus
Sirmio, 19 agosto 232 – Sirmio, 282
276 – 282
IMP. C. M. AVR. PROBVS P.F. AVG.
IMP. C. M. AVR. PROBVS AVG.
IMP. C. PROBVS P.F. AVG.
IMP. PROBVS P.F. AVG.
IMP. C. PROBVS AVG.
IMP. PROBVS AVG.
PROBVS P.F. AVG.
PROBVS AVG.
60
VIRTVS PROBI AVG.
PROCULO
Titus Iulius Proculus
?, ? - ?, 281/282
Usurpatore contro l'imperatore Probo
ca. 280
IMP. PROCULUS. AUG.
BONOSO
Gaius Quintus Bonosus
?, ?, - ?, 281
Usurpatore contro l'imperatore Probo
280 – 281
l'esistenza di monete antiche è molto dubbia, le monete talvolta ritenute originali portano legende del
tipo:
(M.C. o P. M.) BONOSVS (AVG. o VA.)
SATURNINO
Caius Iulius Saturninus
?, ?, - ?, ca.280
Usurpatore in Siria
ca.280
IMP. C. IVL. SATURNINVS AVG
61
CARO
Marcus Aurelius Carus
Narbona, ca.230 – Mesopotamia, 283
282 – 283
IMP. C. M. AVR. CARVS P.F. AVG.
IMP. C. M. AVR. KARVS P.F. AVG.
IMP. C. M. AVR. CARVS AVG.
IMP. C. CARVS P.F. AVG.
IMP. CARVS P.F. AVG.
monetazione postuma
DIVO CARO (AVG. o PARTHICO o PERS. o PIO
NUMERIANO
Marcus Aurelius Numerius Numerianus
?, ca.254 – Nicomedia, novembre, 284
283 – 284
IMP. C. M. AVR. NVMERIANVS NOB. C.
M. AVR. NVMERIANVS NOB. C.
M. AVR. NVMERIANVS CAES.
M. AVR. NVMERIANVS C.
NVM(A)ERIANVS NOB. CAES.
IMP. C. M. AVR. NVMERIANVS P.F. AVG.
IMP. C. M. AVR. NVMERIANVS AVG.
IMP. C. NVMERIANVS P.F. AVG.
IMP. NVMERIANVS P.F. AVG.
IMP. C. NVMERIANVS AVG.
IMP. NVMERIANVS AVG.
monetazione postuma
DIVO NVMERIANO (AVG.)
62
CARINO
Marcus Aurelius Carinus
?, 257 - Mesia, luglio 285
283 – 285
IMP. C. M. AVR. CARINVS NOB. C.
M. AVR. CARINVS NOB. CAES.
M. AVR. CARINVS NOB. C.
CARINVS NOBIL. CAES.
IMP. C. M. AVR. CARINVS P.F. AVG.
IMP. C. M. AVR. CARINVS AVG.
IMP. CARINVS P.F. AVG.
DIOCLEZIANO
Gaius Aurelius Valerius Diocletianus
Salona, 22 dicembre 243 – Spalato, 3 dicembre, 313
284 – 305
IMP. C. C. VAL. DIOCLETIANVS P.F. AVG.
IMP. C. C. VAL. DIOCLETIANVS P. AVG.
IMP. C. C. VAL. DIOCLETIANVS AVG.
IMP. C. VAL. DIOCLETIANVS P.F. AVG.
IMP. C. VAL. DIOCLETIANVS AVG.
IMP. C. DIOCLETIANVS P.F. AVG.
IMP. C. DIOCLETIANVS P. AVG.
IMP. C. DIOCLETIANVS AVG.
IMP. DIOCLETIANVS P.F. AVG.
IMP. DIOCLETIANVS P. AVG.
IMP. DIOCLETIANVS AVG.
DIOCLETIANVS P.F. AVG.
DIOCLETIANVS AVGVSTVS
DIOCLETIANVS AVG.
legende principali dopo la riforma monetaria
IMP. DIOCLETIANVS (P.(F.)) AVG.
IMP. C. (C.) VAL. DIOCLETIANVS P.(F.) AVG.
DIOCLETIANVS (P.F.) AVG(VSTVS)
63
dopo la dimissione prevalentemente legende con D.N. DIOCLETIANO ... SEN. AVG.
MASSIMIANO
Marcus Aurelius Valerius Maximianus Herculius
Sirmio, ca. 250 – Massilia (Marsiglia), luglio 310
285 – 305, 307 – 308
IMP. C. M. AVR. VAL. MAXIMIANVS P.F. AVG.
IMP. C. M. A. VAL. MAXIMIANVS P.F. AVG.
IMP. C. M. A. VAL. MAXIMIANVS P. AVG.
IMP. C. M. A. VAL. MAXIMIANVS AVG.
IMP. C. VAL. MAXIMIANVS P.F. AVG.
IMP. C. VAL. MAXIMIANVS AVG.
IMP. C. MAXIMIANVS P.F. AVG.
IMP. MAXIMIANVS P.F. AVG.
IMP. MAXIMIANVS P. AVG.
IMP. MAXIMIANVS AVG.
MAXIMIANVS P.F. AVG.
MAXIMIANVS P. AVG.
MAXIMIANVS AVGVSTVS
MAXIMIANVS AVG.
legende principali dopo la riforma monetaria
Massimiano Erculio e Galerio Massimiano in parte usano le stesse legende (anche se non allo stesso
tempo)
MAXIMIANVS (P.(F.)) AVG.
IMP. MAXIMIANVS (P.F.) AVG.
IMP. C. MAXIMIANVS P.(F.) AVG.
IMP. C.M.A. MAXIMIANVS P.(F.) AVG.
dopo la dimissione 305 fino 307
prevalentemente legende del tipo D.N. MAXIMIANO ... SEN. AVG.
dal 307:
prevalentemente legende del tipo IMP. C. MAXIMIANVS P.F. SEN. AVG.
64
CARAUSIO
Marcus Aurelius Maus(aeus?) Carausius
Isola di Man, ?, - ?, 293
Usurpatore proclamatosi imperatore della Britannia e della Gallia settentrionale
286/287 – 293
IMP. C. CARAVSIVS P.F. AVG.
IMP. C. CARAVSIVS P. AVG.
IMP. C. CARAVSIVS IVG. (sic!) 14
IMP. C. CARAVSIVS AVG.
IMP. CARAVSIVS P.F. AVG.
IMP. CARAVSIVS P.F. AVIMP. CARAVSIVS P. AVG.
IMP. CARAVSIVS P. AV.
IMP. CARAVSIVS AVG.
A partire dal 292 monetazione con Diocleziano e Massimiano
ALLETTO
?, 269- ?, 296
Usurpatore che tolse il potere a Carausio
293 – 296
IMP. C. ALLECTVS P (F. (I.)) AVG.
GALERIO
Gaius Galerius Valerius Maximianus
Serdica (Illiria), ca.250 - Serdica, 5 maggio 311
293 – 305, 305 – 311
Per le legende v. Massimiano
14
Probabile errore di incisione nel conio.
65
COSTANZO CLORO
Flavius Valerius Costantinus
Illirico, 31 marzo 250 – Eboracum(York), 25 luglio 306
305 – 306
FL. VAL. CONSTANTIVS NOB. CAES.
FL. VAL. CONSTANTIVS NOB. CA.
FL. VAL. CONSTANTIVS NOB. C.
CONSTANTIVS NOB. CAES.
CONSTANTIVS NOB. C.
legende principali dopo la riforma monetaria:
come Cesare
CONSTANTIVS (NOB.) C(AES(AR))
CONSTANTIVS NOB(IL.) C.
FL. VAL. CONSTANTIVS N(OB(IL(IS(SIMVS)))). C.
come Augusto
CONSTANTIVS (P.F.) AVG.
IMP. (C.(FL. VAL.)) CONSTANTIVS (P.F.) AVG.
Poche emissioni postume.
66
IL SISTEMA MONETARIO
UNITÀ DI PESO
Contrariamente a quanto avviene con le monete utilizzate correntemente, il valore delle monete antiche
(e quindi anche delle monete romane) era legato al valore del metallo con il quale erano realizzate; la
moneta, quindi, aveva un suo valore intrinseco, che dipendeva dal suo peso e dal tipo di materiale
utilizzato (es.: oro, argento, rame). I valori ed i nomi delle monete antiche, quindi, spesso derivano
dalle unità di peso correntemente utilizzate. Inoltre, i rapporti in valore tra le monete di un sistema
monetario ricalcano i rapporti tra le unità di misura del sistema ponderale. Per quanto riguarda Roma,
le unità di peso erano basate sulla libra e derivavano dal sistema ponderale greco basato sulla dracma
(o dramma). La libra era l'unità di peso utilizzata da tutti i popoli italici, ma aveva un valore diverso
nelle diverse aree geografiche; ad esempio, quella adriatica valeva 450 g, quella latina 273 g, mentre
quella romana 327 g. Di conseguenza, la libra romana è esattamente tre quarti della mina greca. Nella
seguente tabella viene riportato il sistema di multipli e sottomultipli della dracma e della libra:
Unità di peso
chalco
siliqua
obolo
scrupolo
dracma
siclo
oncia
libra
mina
Rapporto con la dracma
1/48
1/48
1/5
1/3
1
2
8
96
128
67
Peso in grammi
71 mg
189 mg
0,568 gr
1,136 gr
3,408 gr
6,816 gr
27,264 gr
327,168 gr
436,224 gr
Riforma di Augusto
23 a.C.
Aureo Quinario Denario Quinario Sesterzio Dupondio Asse Semisse Quadrante
Au.
Au.
Ag.
Ag.
Cu.
Cu.
Cu.
Cu.
Cu.
Aureo
1
Quin.Au.
2
25
50
100
200
400
800
1600
1
12,5
25
50
100
200
400
800
1
2
4
8
16
32
64
1
2
4
8
16
32
1
2
4
8
16
1
2
4
18
1
2
4
1
2
Denario
Quinario Ag.
Sesterzio
Dupondio
Asse
Semisse
Quadrante
1
Riforma di Caracalla
214 – 215 d.C.
Binio Aureo Quinario Antoniniano Denario Quinario Sesterzio Dupondio Asse
Au.
Au.
Au.
Ag.
Ag.
Ag.
Cu.
Cu.
Cu.
Binio
Aureo
Quinario Au.
Antoniniano
1
2
4
50
100
200
400
800
1600
1
2
25
50
100
200
400
800
1
12,5
25
50
100
200
400
1
2
4
8
16
32
1
2
4
8
16
1
2
4
8
1
2
4
1
2
Denario
Quinario Ag.
Sesterzio
Dupondio
Asse
1
68
Catalogo
69
70
1
DUPONDIO DI AUGUSTO
bronzo mm.28 gr.10,51
14 – 37 d.C.
Diritto
DIVUS AUGUSTUS PATER
Rovescio
S(enatus) C(onsulto)15
PROVIDENT(ia)
Divino Augusto Padre
Per Decreto del Senato
La Provvidenza
La moneta fu fatta coniare da Tiberio probabilmente nell'ultimo periodo del suo regno, durato dal 14 al
37 d.C. per onorare la memoria del padre adottivo Ottaviano Augusto. Di qui la parola Pater che allude
comunque al titolo di Pater Patriae di cui il defunto si fregiava in vita. Il diritto della moneta riporta
verosimilmente l'immagine di Augusto, con profilo a sinistra, rappresentata nella statua che Tiberio e
Livia avevano eretto in suo onore nei pressi del teatro di Marcello; la testa radiata dell'imperatore,
mutuata dal culto del dio Sole dei re d'Egitto e di Siria, comincia ora ad apparire sulle monete
imperiali. L'altare con recinto e porta d'ingresso, sul rovescio, costituisce un riferimento diretto al culto
del sovrano defunto. La legenda “PROVIDENT” in esergo va intesa come allusione alla saggezza e
alla lungimiranza dello scomparso. Gli oggetti rappresentati in alto sono probabilmente corni d'altare.
D
15
R
Per le legende, entro le parentesi tonde si è riportato lo svolgimento dell'epigrafe, entro le parentesi quadre invece si
sono inserite le lettere abrase o non più leggibili.
71
2
ASSE DI TRAIANO
bronzo mm.27 gr.11,63
100 d.C.
Diritto
IMP(erator)CAES(ar) NERVA TRAIAN(us)AUG(ustus)GERM(anicus)P(ontifex)M(aximus)
Rovescio
TR(ibunicia)POT(estate)CO(n)S(ul)III P(ater)P(atriae)
S(enatus) C(onsulto)
L'Imperatore Cesare Traiano Augusto Germanico Pontefice Massimo
con Tribunicia Potestas al III Consolato Padre della Patria
Per Decreto del Senato
La moneta fu coniata a celebrazione del terzo consolato di Traiano, elemento questo che permette di
datare il conio al 100 d.C.
Sul diritto la testa dell'imperatore, con profilo a destra, è cinta d'alloro; sul rovescio Vittoria alata.
D
R
72
3
ANTONINIANO DI OSTILIANO
argento mm.21 gr.3,76
251 d.C.
Diritto
IMP(erator) CAE(sar) C(aius) Val(ens) HOST(ilianus)MES(ius) QUINTUS
AUG(ustus)
Rovescio
SECU(ritas) PIETAS AUGG(ustorum)
L'Imperatore Cesare Caio Valente Ostiliano Mesio Quinto Augusto
La Sicurezza e la Clemenza degli Augusti
La moneta si data nell'unico anno di regno dell'imperatore; nel diritto è rappresentato Ostiliano, dai
lineamenti giovanili, (diventa imperatore a 20 anni) con profilo a destra e testa radiata; sul rovescio,
figura femminile stante, rappresentante la Securitas con braccio destro ripiegato sulla testa e il sinistro
poggiante su colonnina.
D
R
73
4
QUADRANTE DI CLAUDIO
rame mm.14 gr.3,3
41-42 d.C.
Diritto
AUG(ustus) TI(berius) CLAUDIUS
P(ondus) N(ummi) R (estitutum)
Rovescio
PON(tifex)M(aximus)TR(ibunicia)P(otestate)IMP(erator) COS(ul) DES(ignatus)IT(erum)
S(enatus) C(onsulto)
Augusto Tiberio Claudio
Restituito il peso della moneta
Pontefice Massimo con Tribunicia Potestas Imperatore Console Designato Nuovamente
Per Decreto del Senato
Sul diritto spicca al centro una mano sinistra reggente una bilancia fra i cui piatti è la sigla PNR il cui
significato è incerto, forse "Pondus Nummi Restitutum" da porre in relazione, con una riforma di pesi
e misure o con la soppressione da parte di Claudio della tassa portuale istituita da Caligola.
Il rovescio è aniconico e presenta la sola titolatura.
D
R
74
5
DENARIO DI TIBERIO
argento mm.18 gr.3,54
36-37 d.C.
Diritto
TI(iberius)CAESAR DIVI AUG(usti) AUGUSTUS
Rovescio
PONTIF(ex) [M]AXIM(us)
Tiberio Cesare Augusto (figlio) del Divino Augusto
Pontefice Massimo
Sul diritto testa dell'imperatore con profilo volto a destra, cinta d'alloro ma dai tratti non ben definiti.
Sul rovescio rappresentazione di Livia seduta con lungo scettro nella mano destra e ramoscello nella
sinistra.
D
R
75
6
DENARIO DI AUGUSTO
argento mm.18 gr.2,99
2 a.C. - 11 d.C.
Diritto
[CAESAR AUGUSTUS] DIVI F(ilius) PATER PATRIAE
Rovescio
C(aius) L(ucius) Caesares
Cesare Augusto figlio del Divino (Cesare) Padre della Patria
Caio e Lucio Cesari
Sul diritto testa con profilo a destra di Augusto cinto d'alloro; sul rovescio Gaio e Lucio Cesari, a
sinistra e a destra, in piedi di fronte, ciascuno togato e con la mano appoggiata su uno scudo; dietro
ogni scudo una lancia. Al di sopra emblemi sacerdotali: a sinistra, un "simpulum"con il cucchiaio
rivolto a destra e, a destra, un "lituus"con il manico ricurvo a sinistra. I due principi, figli di Agrippa e
di Giulia, quest'ultima figlia di Augusto, nacquero nel 20 (Gaio) e nel 17 a. C.(Lucio) e furono adottati
da Augusto nel 17 a. C. Nel 5 a. C. Gaio fu fatto console e acclamato "principe della gioventù", titolo
puramente onorifico. Nel 2 a. C.Lucio ricevette gli stessi onori. Gaio fu console il 1° d. C. ma morì in
Oriente il 4 d. C.. Lucio era morto a Massilia il 2 d. C. . Essi sono rappresentati con la "toga virilis" e
con gli scudi e le lance d'argento donati loro dai cavalieri. I loro veli, insieme agli emblemi sacerdotali,
si riferiscono al pontificato e all'augurato conferiti loro da Augusto (a Gaio nel 6 a. C. e a Lucio nel 2
a. C.). Il "simpulum" era il mestolo utilizzato durante i sacrifici per le libagioni o per l'assaggio dei
vini o degli altri liquidi che venivano versati sulla testa delle vittime. Il "lituus" era il bastone dal
manico ricurvo, utilizzato dagli àuguri nei sacrifici. Il conio è da ascriversi alla zecca di
Lugdunum (Lione).
D
R
76
7
QUINARIO DI AUGUSTO
argento mm.13 gr.1,69
29-27 a.C.
Diritto
CAESAR
Rovescio
RECEPTA (Asia)
Cesare
Ricevuta la provincia d'Asia
Sul diritto è rappresentato il profilo a destra di Augusto dai tratti idealizzati, cinto d'alloro.
Sul rovescio la Vittoria, in piedi a sinistra su una "cista mistica", tra due serpenti eretti, sorregge una
corona e una palma. L'Asia riconquistata è simbolicamente rappresentata dalla "cista mystica" che è
una presenza ricorrente nella monetazione provinciale d'Asia. La moneta di figura quindi allude in
modo discreto alla vittoria su Antonio e al legittimo ritorno della provincia sotto il controllo dello
Stato. Il simbolo della Vittoria sul rovescio della moneta è una presenza costante nei quinari
dell'epoca. Le ciste misteriche erano utilizzate nel culto di Bacco ed erano sempre tipologicamente
presenti sui cistofori, le monete d'argento in circolazione in Asia. In origine il termine cistoforo si
applicava a coloro che nei misteri di Bacco, di Cerere o di Proserpina portavano le ciste con dentro i
serpenti sacri. Il conio appartiene probabilmente ad una zecca italica forse Brindisi.
D
R
77
8
SESTERZIO DI DOMIZIANO
oricalco mm.29 gr. 12,3
85 d.C.
Diritto
IMP(erator) CAES(ar) DOMIT(ianus) AUG(ustus) GERM(anicus)
CO(n)S(ul) XI CENS(or) PER(petuus) P(ater)P(atriae)
Rovescio
FORTUNA AUGUSTI
S(enatus) C(onsulto)
L'Imperatore Cesare Domiziano Augusto Germanico
all'undicesimo consolato Censore Perpetuo Padre della Patria
La Fortuna di Augusto
Per Decreto del Senato
Sul diritto testa volta a destra dell'imperatore cinto da corona radiata, capelli a ciocche, il profilo ben
marcato dai tratti realistici. Sul rovescio la rappresentazione della Fortuna stante con cornucopia nella
mano sinistra e verga nella destra. La titolatura e il consolato permettono la datazione della moneta
all'anno 85 d.C.
D
R
78
9
ASSE DI CLAUDIO
rame mm.29 gr.9,99
50-54 d.C.
Diritto
T(iberius)CLAUDIUS CAESAR AUG(ustus)P(ontifex) M(aximus)
TR(ibunicia)P(otestate)
Rovescio
CONSTANTIAE AUGUSTI
S(enatus) C(onsulto)
Tiberio Claudio Cesare Augusto Pontefice Massimo
con Tribunicia Potestas
Alla Costanza di Augusto
Per Decreto del Senato
Sul diritto testa volta a sinistra dell'imperatore. I tratti non sono ben leggibili.
Sul rovescio personificazione della Costanza stante, galeata con asta nella sinistra e mano destra
alzata.
D
R
79
10
DUPONDIO DI AUGUSTO RESTITUZIONE DI TITO
oricalco mm.28 gr.11,67
79-81 d.C.
Diritto
AUGUSTUS PATER
Rovescio
IMP(erator) T(itus) VESP(asianus) AUG(ustus) REST(ituit)
S(enatus) C(onsulto)
Augusto Padre
L'Imperatore Tito Vespasiano Augusto Restituì
Per Decreto del Senato
Sul diritto testa di Augusto volta a sinistra incoronata con profilo marcato.
Sul rovescio aquila con ali aperte e zampe divaricate.
Si tratta di una moneta di restituzione battuta come altre nel periodo intercorso fra Tito e Marco
Aurelio.Si è pensato che il motivo della coniazione derivi dal fatto che tali monete volessero ricordare
quelle precedenti alla riforma di Nerone.
D
R
80
11
DENARIO DI AUGUSTO
argento mm.18 gr.3,75
dopo il 19 a.C.
Diritto
CAESAR AUGUSTUS
Rovescio
SIGNIS RECEPTIS
S P Q R
Cesare Augusto
Ricevute le Insegne
Il Senato e il Popolo Romano
Sul diritto testa di Augusto volta a destra, capelli a ciocche, profilo marcato.
Sul rovescio, scudo centrale tra aquila legionaria e insegna militare.
Agli angoli dello scudo S P Q R (Senatus Populusque Romanus)
Il conio andrebbe datato dopo il 19 a.C. per celebrare la consegna delle insegne militari prese a Crasso
e la conquista dell'Armenia.
D
R
81
12
DUPONDIO DI AUGUSTO
oricalco mm.29 gr.10,33
Diritto
DIVUS AUGUSTUS PATER
14-37 d.C.
Rovescio
S(enatus )C(onsulto)
PROVIDENT(ia)
Divino Augusto Padre
Per Decreto del Senato
La Provvidenza
La moneta fu fatta coniare da Tiberio probabilmente nell'ultimo periodo del suo regno, durato dal 14 al
37 d.C. per onorare la memoria del padre adottivo Ottaviano Augusto. Di qui la parola Pater che allude
comunque al titolo di Pater Patriae di cui il defunto si fregiava in vita. Il diritto della moneta riporta
verosimilmente l'immagine di Augusto, come nell'esemplare n.1, anche se qui poco leggibile, con
profilo a sinistra, rappresentata nella statua che Tiberio e Livia avevano eretto in suo onore nei pressi
del teatro di Marcello; la testa radiata dell'imperatore, mutuata dal culto del dio Sole dei re d'Egitto e di
Siria, comincia ora ad apparire sulle monete imperiali. L'altare con recinto e porta d'ingresso, sul
rovescio, costituisce un riferimento diretto al culto del sovrano defunto. La legenda “PROVIDENT”
in esergo va intesa come allusione alla saggezza e alla lungimiranza dello scomparso. Gli oggetti
rappresentati in alto sono probabilmente corni d'altare.
D
R
82
13
QUADRANTE DI CALIGOLA
rame mm.19 gr.2,31
41 d.C.
Diritto
C(aius) CAESAR DIVI AUG(usti) PRON(epos) AUG(ustus)
S(enatus) C(onsulto)
Rovescio
PON(tifex) M(aximus) TR(ibunicia)P(otestate)IIII (quarta)P(ater)P(atriae) CO(n)S(ul) QUAT(er)
R(emissa) CC(ducentesima)
Caio Cesare Augusto Pronipote del Divino Augusto
Pontefice Massimo alla quarta Tribunicia Potestas Padre della Patria al quarto Consolato
Abolita la Duecentesima parte
Il rovescio sembra essere in condizioni migliori del diritto, avendo mantenuto quasi intatto il color
bronzo. Il diritto, invece, risente degli effetti del tempo e ha assunto un colorito verdastro intorno alla
legenda. Nel diritto è leggibile la scritta C CAESAR DIVI AUG PRON AUG lungo la corona,
mentre al centro compaiono le lettere S e C con interposto fra queste un pileo: esso è il berretto di
feltro portato dai Romani durante i giorni di festa nei conviti, e veniva dato agli schiavi nel giorno del
loro affrancamento come segno di libertà. Il rovescio è aniconico e la legenda è PON M TRP III COS
QUAT e al centro sono visibili le lettere RCC, ovvero remissa ducentesima. Augusto, infatti, per
ripianare il dissesto delle casse dello Stato provocato dalle guerre civili, aveva introdotto una tassa
dello 0,5 % (che serviva a reperire il denaro necessario per pagare i premi ai soldati) sulle transazioni
commerciali. Caligola abolì tale tassa, così sulle monete lo volle ricordare (un ottimo esempio della
funzione propagandistica che avevano allora le monete).
D
R
83
14
SEMISSE DI NERONE
rame mm.18 gr.2,8
60 d.C.
Diritto
NERO CAES(ar) AUG(ustus) IMP(erator)
Rovescio
CER(tamen)QUINQ(uennale)ROM(ae)CO(stitutum)
S(enatus)C(onsulto)
Nerone Cesare Augusto Imperatore
Gara Quinquennale istituita a Roma
Per Decreto del Senato
Sul diritto la testa dell'imperatore volta a destra, cinta d'alloro e dal profilo realistico.
Sul rovescio è raffigurato un tavolo su cui spicca il valore monetario del semisse “s” ; sul tavolo sono
posate un'urna a sinistra ed una corona a destra. La moneta si riferisce ai giochi quinquennali o
“Neronia”, istituiti da Nerone nel 60 d.C. Questi giochi prevedevano numerose gare di atletica, corse
di cavalli, concorso di musica e di poesia, con lo scopo di sostituire queste prove ai giochi del circo. Il
loro modello erano i giochi greci, in particolare le gare Pitiche di Delfi. Per i suoi giochi Nerone fece
costruire un teatro permanente in muratura che doveva diventare la sede fissa di questo tipo di
manifestazioni. Il riferimento storico data quindi il conio a non prima del 60 d.C.
D
R
84
15
SESTERZIO DI ANTONINO PIO
oricalco mm.32 gr.25,07
140 d.C.
Diritto
ANTONINUS AUG(ustus) PIUS P(ater) P(atriae)CO(n)S(ul) III
Rovescio
PAX
S(enatus) C(onsulto)
Antonino Augusto Pio Padre della Patria al terzo Consolato
La Pace
Per Decreto del Senato
Sul diritto la testa dell'imperatore volta a destra con capigliatura a grosse ciocche, cinta d'alloro; il
profilo è marcato con barba.Sul rovescio la Pace stante con cornucopia nella sinistra e ramo d'ulivo
nella destra. La titolatura e il consolato permettono la datazione al 140 d.C.
D
R
85
16
DENARIO DI VITELLIO
argento mm.17 gr.2,68
69 d.C.
Diritto
VITELLIUS GERMANICUS IMP(erator)
Rovescio
Anepigrafe
Vitellio Germanico Imperatore
Sul diritto testa dell'imperatore volta a destra, senza corona, capigliatura liscia,
dal profilo marcato spicca il naso. Sul rovescio raffigurazione della Vittoria, panneggiata, seduta con
patera nella destra e palma nella sinistra.
D
R
86
17
DENARIO DI PERTINACE
argento mm.17 gr.2,76
193 d.C.
Diritto
IMP(erator) CAES(ar) (P)ERTINAX
Rovescio
OPI DIVIN(itati)
Imperatore Cesare Pertinace
Alle dea Ops (Consiva)
Sul diritto la testa di Pertinace con capigliatura a grosse ciocche globulari, cinta d'alloro; il profilo è
ben marcato e ispida la barba.Sul rovescio la dea Consiva seduta, reggente nella destra due spighe di
grano. Consiva, dea dell'abbondanza, proteggeva il grano una volta deposto nel granaio; in suo onore
si celebravano le feste Opeconsiva il 25 Agosto e le Opalia il 19 Dicembre.
D
R
87
18
ASSE DI NERONE
rame mm.28 gr.9,01
66 d.C.
Diritto
CAESAR AUG(ustus) GER(manicus)
Rovescio
IANUM CLUSIT
S(enatus)C(onsulto)
Cesare Augusto Germanico
Chiuse il tempio di Giano
Per Decreto del Senato
Sul diritto la testa di Nerone volta a destra è cinta d'alloro con profilo ben delineato caratterizzato da
pappagorgia sotto il mento. Sul rovescio facciata del tempio di Giano.
L'assunzione da parte di Nerone del titolo IMP come 'praenomen' è riferibile agli anni 65-66 d.C.
Secondo Livio, il tempio di Giano, che rimaneva sempre aperto quando Roma era in guerra, in tutto il
tempo compreso tra la fondazione della città e la battaglia di Azio rimase chiuso una sola volta, mentre
sotto Augusto tre volte. Nerone avendo ovunque assicurato la pace al popolo romano, chiuse le porte
del tempio di Giano. Il conio verrebbe datato al 66 d.C. come un'ipotesi suggestiva vorrebbe, per
ragioni di propaganda neroniana, in occasione della visita di Tiridate a Roma in quell'anno, come
riferisce Svetonio. Tuttavia la chiusura del tempio di Giano dovette avvenire già l'anno prima perché
si conosce un sesterzio con la tipologia del tempio di Giano che nella leggenda del diritto riporta
proprio la data del 65 (TR POT XI). Il che tuttavia non impedisce di pensare che la cerimonia di
chiusura del tempio venisse replicata nel 66 in occasione della visita di Tiridate.
D
R
88
19
SEMISSE DI TRAIANO
rame mm.20 gr.5,7
116 d.C.
Diritto
TRAIANO OPTIMO
Rovescio
DAC (ico) PARTHICO TR(ibunicia)PO(testate) [X]X P (ontifici)M (aximo) CO (n)S (uli)[VI]
S(enatus) C(onsulto)
A Traiano Ottimo
Dacico Partico alla ventesima Tribunicia Potestas Pontefice Massimo Console per la sesta volta
Sul diritto la testa dell'imperatore volta a destra con corona radiata, dai caratteri realistici come
provano il confronto con i rilievi della Colonna Traiana. Sul rovescio è rappresentata una corona
d'alloro. L'ordine della Potestà Tribunicia e le titolature Dacico e Partico permettono di datare il conio
al 116 d.C.
D
R
89
20
MONETA COLONIALE DI DIOCLEZIANO
bronzo mm.16 gr.3,5
284 – 305 d.C.
Diritto
[D]IOCLE[TIANUS]
Rovescio
CON(sensu)SEN(atus)
Diocleziano
Con il Consenso del Senato
Sul diritto testa volta a destra dell'imperatore con corona radiata; il profilo non è ben leggibile.
Sul rovescio è raffigurata un'aquila ad ali aperte e zampe divaricate.
D
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90
21
MONETA COLONIALE DI DOMIZIANO
bronzo mm.19 gr.2,48
86 d.C.
Diritto
IMP(erator) CAES(ar) DOMIT(ianus)AUG(ustus)GERM(anicus)
Rovescio
[...........]CO(n)S(ul) XII
Imperatore Cesare Domiziano Augusto Germanico
Console per la dodicesima volta
Sul diritto è la testa di Domiziano volta a destra cinta d'alloro. Sul rovescio è rappresentata la dea
Minerva con lunga asta nella mano sinistra e il fulmine nella destra. Nella monetazione di Domiziano,
era ricorrente il tema della Minerva, presentata di volta in volta, nella veste combattente (Athena
Alkis), su una prua di nave con a fianco la civetta, in piedi mentre sorregge una lancia e infine, come
vice di Zeus, è il caso in esame, in piedi mentre sorregge una lancia ed un fulmine. Ciò da un lato
conferma il carattere bellicoso e militare del sovrano, dall'altra la sua devozione verso la dea .
D
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91
22
DENARIO DI ADRIANO
argento mm.19 gr.2,96
125 - 134 d.C.
Diritto
HADRIANUS AUGUSTUS
Rovescio
CO(n)S(ul) III
Adriano Augusto
Console per la terza volta
La titolatura del diritto e la designazione del consolato sul rovescio permettono la datazione monetale
dal 125 al 134 d.C. o successivamente. Sul diritto il profilo dell'imperatore volto a destra, presenta
capigliatura a forti ciocche cinta d'alloro legato dietro la nuca da fiocco; il profilo del volto tendente
all'idealizzazione, presenta naso diritto e ben fatto e barba curata. Sul rovescio personificazione della
dea Roma seduta con lancia ed elmo.
D
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92
23
DENARIO DI IULIA SEMIA
argento mm.18 gr.2,24
222 d.C.
Diritto
IULIA SOEMIAS AUG(usta)
Rovescio
[VENUS CAEL] ESTIS
Giulia Semia Augusta
Venere Celeste
Il diritto della moneta mostra il viso dell‟imperatrice rivolta verso destra. I caratteri della figura sono
fortemente stilizzati e il capo della donna è acconciato secondo la moda femminile romana del
periodo. L‟incisione sul retro della moneta è pressoché illeggibile, ma la figura riprodotta è
presumibilmente la Venere Celeste seduta sul trono (raffigurata soventemente nelle monete
dell‟imperatrice); ella è vestita con una lunga tunica drappeggiata e porta sul capo una corona.
Al suo fianco è posto il figlio Eros, che allunga un braccio verso la divinità.
Iulia Semia, nata ad Emesa (in Siria), figlia di Iulia Mesa e nipote di Iulia Domna, moglie di Settimio
Severo. A Roma le nasce un figlio Vario Avito Bassiano, che sarà più tardi imperatore con il nome di
Eliogabalo. Prima del 217 d.C. ritorna con la madre ad Emesa, dove il figlio diventa gran sacerdote del
dio Sole, Invictus Eliogabalo. Nel 218 suo figlio Bassiano viene proclamato imperatore dalla III
Legione Gallica. Con lo scoppio della guerra civile, il partito di Iulia Mesa e di Iulia Semia ha la
meglio, e la famiglia torna a Roma, dove il giovane Bassiano regnerà fino al 222. Nel 222 viene
assassinata insieme al figlio dai pretoriani.
D
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93
24
DENARIO DI BALBINO
argento mm.19 gr.3,14
238 d.C.
Diritto
IMP(erator) C(aesar) D(ecimus) CAEL(ius) BALBINUS AUG(ustus)
Rovescio
VICTORIA AUGG(ustorum)
L' Imperatore Cesare Celio Balbino Augusto
La Vittoria degli Augusti
La moneta ritrae sul diritto l‟immagine dell‟imperatore Balbino che presenta il capo cinto da una
corona d‟alloro. L‟imperatore appare con il viso girato a destra, ed è stato rappresentato con un ritratto
fisiognomico: infatti possiamo vedere la pappagorgia, e i tratti appaiono in sostanza pronunciati.
E‟ inoltre visibile, sul bordo inferiore della moneta, una parte della toga di cui era vestito l‟imperatore.
Sul retro è rappresentata, al centro del campo, una Vittoria alata che stringe nella mano sinistra una
corona e nella mano destra un ramoscello di palma. La Vittoria è circondata da una legenda che la
indica come „Vittoria degli Augusti‟; segue poi alla legenda la corona, non visibile tuttavia in alcune
parti.
D
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94
25
DENARIO DI GETA
argento mm.17 gr.3,2
200-202 d.C.
Diritto
[P. SEPT. GETA CAES] PONTIF(ex)
Rovescio
PRINCIPI IUVEN(tutis)
Publio Settimio Geta Pontefice
Al Giovane Principe
Il diritto della moneta raffigura verosimilmente l‟immagine di Geta all‟epoca della sua giovinezza.
Il ragazzo rappresentato ha un aspetto molto giovane che lo fa sembrare un bambino, da qui la
citazione “Al giovane principe”. Geta presenta una forma del viso rotondeggiante e dei capelli ondulati
e leggermente lunghi. Sul rovescio è rappresentato il giovane principe vittorioso che impugna le armi
ed indossa l‟armatura. Con la mano destra impugna una spada, mentre con la sinistra tiene una lunga
lancia. Alla sua destra appare un trofeo di guerra che rappresenta il fascio romano simbolo di vittoria.
La giovane età che traspare dalla raffigurazione sul conio propende per una datazione non oltre
il 202 d.C.
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95
26
ANTONINIANO DI SEVERINA
mistura16 mm.22 gr.3,25
275 d.C.
Diritto
SEVERINA AUG(usta)
Rovescio
CONCORDIAE MILITUM
Severina Augusta
Alla Concordia dei soldati
Sul diritto l'augusta volta a destra con diadema su accurata acconciatura; sul rovescio raffigurazione
della Concordia fra due insegne militari. Ulpia Severina era la moglie dell'imperatore Aureliano. Non
conosciamo le sue origini. Probabilmente era figlia di Filippo l'Arabo e di Otacilia Severa. In effetti è
conosciuta solamente grazie alle monete sulle quali figura insieme al marito. Nel 274 d.C., in
occasione del trionfo di Aureliano su Palmira e sull'Impero gallico, fu elevata al rango di Augusta,
cosa che spiega la sua apparizione sulle monete.
D
R
16
La mistura (detta anche biglione, in ingl. billon) è una lega a basso contenuto d'argento utilizzata generalmente
per monete di basso valore o per monete d'emergenza. Generalmente si parla di mistura quando la percentuale d'argento
non supera il 50%.
96
27
DENARIO DI GETA
argento mm.27 gr.3,48
209 d.C.
Diritto
SEPTIMIUS GETA
Rovescio
SEVERI PII AUG(usti) [FIL]
Settimio Geta
Figlio del Severo Pio Augusto
Sul diritto è rappresentato l'imperatore dai tratti giovanili ben marcati, la capigliatura a grosse ciocche.
Sul rovescio sono raffigurati alcuni oggetti pontificali utilizzati nelle cerimonie, da sinistra a destra: un
lituus, un coltello, un praefericulum, un simpulum e un aspergillum (strumenti cultuali del pontifex
maximus). L'appellativo Pius permette di datare il conio al 209 d.C.
D
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97
28
ANTONINIANO DI FILIPPO L'ARABO
argento mm.22 gr.5,08
247 d.C.
Diritto
IMP(erator) MA(rcus) IUL(ius)PHILIPPUS AUG(ustus)
Rovescio
VICTORIA A(ugusti)
L'Imperatore Marco Giulio Filippo Augusto
La Vittoria dell' Augusto
Il diritto della moneta raffigura il busto dell‟imperatore con profilo rivolto verso destra e la testa
radiata, chiara ispirazione al culto del Dio Sole. Il rovescio rappresenta la vittoria alata portante una
corona d‟alloro. La moneta ha, probabilmente, lo scopo di celebrare il Millenario di Roma.
D
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98
29
DENARIO DI GORDIANO III
argento mm. 19 gr. 2,59
240 d.C.
Diritto
IMP(erator) GORDIANUS PIUS FEL(ix) AUG(ustus)
Rovescio
P(ontifex) M(aximus) TR(ibunicia) P(otestate) III CO(n)S(ul) P(opulus) R(omanus)
L'Imperatore Gordiano Pio Felice Augusto
Pontefice Massimo alla terza Tribunicia Potestas Console
il Popolo Romano
La moneta rappresenta sul diritto l‟imperatore Gordiano, il profilo è estremamente marcato, lo si nota
dal naso molto pronunciato e dal mento; una corona di alloro gli cinge il capo e si chiude con un
fiocco. E‟ visibile la toga che indossava l‟imperatore.
Sul retro è rappresentato l‟imperatore a cavallo, trionfante, che si dirige verso sinistra. Tiene la mano
destra alzata nel segno dell'adlocutio, mentre nella mano sinistra tiene uno stendardo.
L‟ordine della Tribunicia Potestas permette di datare il conio al 240 d.C.
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99
30
ANTONINIANO DI PUPIENO
argento mm.22 gr.4,53
238 d.C.
Diritto
IMP(erator) CAES(ar) PUPIEN(us) MAXIMUS AUG(ustus)
Rovescio
CARITAS MUTUA AUGG(ustorum)
L'Imperatore Cesare Pupieno Massimo Augusto
La Reciproca Benevolenza degli Augusti
Il diritto della moneta raffigura l‟imperatore in modo alquanto realistico: è di profilo, rivolto verso
destra, egli è barbuto, porta i capelli corti e sulla testa ha una corona radiata, di cui si vedono molto
bene i fiocchi che la legano dietro il capo. La fronte dell‟imperatore è leggermente corrugata,
il naso ben fatto; inoltre è togato. Sul rovescio della moneta sono invece raffigurate due mani che si
stringono reciprocamente, accompagnate dalla scritta “Caritas Mutua Augustorum”, che rappresentano
le reciproca benevolenza tra gli Augusti, infatti quell‟ anno il Senato elesse due imperatori Balbino e,
appunto, Pupieno.
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100
31
DENARIO DI GALBA
argento mm.20 gr.3,2
69 d.C.
Diritto
SER(vius) GALBA CAESAR AUG(ustus)
Rovescio
SALUS GENER(is) HUMANI
Servio Galba Cesare Augusto
La Salvezza del Genere Umano
Sul diritto testa dell'imperatore cinta d'alloro dai tratti ben marcati; spiccano il naso aquilino e il
mento. Sul rovescio la Salus raffigurata come donna panneggiata intenta a versare il contenuto di una
patera presso un altare. Il piede destro posa su di un globo, chiara allusione al dominio sul mondo.
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101
32
ANTONINIANO DI AURELIANO
mistura mm.21 gr.4,13
270-275 d.C.
Diritto
IMP(erator) C(aesar) AURELIANUS AUG(ustus)
Rovescio
CONCORDIA MILITUM
XX I P (?)
L'Imperatore Cesare Aureliano Augusto
La Concordia dei soldati
Sul diritto della moneta è inciso di profilo il volto dell'imperatore rivolto a destra, i cui tratti risultano
estremamente regolari, raffinati e austeri. Sulla testa dell‟uomo è presente una corona radiata e il
volto è caratterizzato da una corta e regolare barba. Sul retro si possono vedere due soldati nell‟atto
di stringersi la mano, anche se i contorni di questi sono faticosamente distinguibili. Per quanto attiene
alla sigla XXI che compare in esergo si pensa possa tradursi con: "20 di queste monete equivalgono
ad un aureo". Vi è anche un'altra interpretazione secondo la quale non si tratterebbe di un antoniano
ma di "aureliano", un nominale post-riforma il cui tenore di argento sarebbe di circa il 5% e dunque
XXI sarebbe da intendere: "20 di queste monete equivalgono ad un pezzo di ugual peso di argento
puro". L' aureliano sarebbe stato battuto per sostituire l'antoniniano e sarebbe stato scambiato con
quest'ultimo in ragione di un pezzo contro 2.
D
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102
33
ANTONINIANO DI ERENNIO ETRUSCO
argento mm.21 gr.3,78
251 d.C.
Diritto
Q(uintus)HER(ennius)ETR(uscus)MES(ius)DECIUS NOB(ilissimus)C(aesar)
Rovescio
PRINCIPI IUVENTUTIS
Quinto Erennio Etrusco Messio Decimo Nobilissimo Cesare
Al Giovane Principe
Sul diritto della moneta viene riportata l‟immagine del busto radiato e drappeggiato di Erennio
Etrusco con profilo a destra.
Sul rovescio è rappresentato il giovane principe in armi con scettro e lancia.
La titolatura permette la datazione del conio al 251 d.C.
D
R
103
34
DENARIO DI SEVERO ALESSANDRO
argento mm.18 gr.3,09
231-235 d.C.
Diritto
IMP(erator) ALEXANDER PIUS AUG(ustus)
Rovescio
SPES PUBLICA
L'Imperatore Alessandro Pio Augusto
La Speranza Pubblica
Il diritto della moneta riporta l‟immagine dell‟imperatore Alessandro Pio Augusto, con profilo a
destra. Il capo è cinto da una corona d‟alloro legata con un fiocco dietro la nuca.
I capelli sono rappresentati lisci e molto corti, come la barba.
Sul rovescio, invece, si può vedere la raffigurazione della Speranza Pubblica, volta a sinistra, con
diadema sul capo, reggente con la destra un ramo e con la sinistra la veste.
La titolatura del Principe fa oscillare la datazione tra il 231 e il 235 d.C.
D
R
104
35
DENARIO DI CARACALLA
argento mm.18 gr.2,74
204 – 205 d.C.
Diritto
IMP(erator) ANTONINUS AUG(usuts)
Rovescio
[T]R(ibunicia)P (otestate) II (?)CO(n)S(ul) II P(ater)P(atriae)
L‟Imperatore Antonino Augusto
alla seconda (?) Tribunicia Potestas
al secondo Consolato Padre della Patria
Sul dritto della moneta è rappresentato il volto dell‟imperatore Caracalla, di profilo, rivolto a destra. I
capelli, rappresentati in modo molto realistico, sono cinti da corona d'alloro. Vengono messi
maggiormente in evidenza gli occhi e il naso pronunciato. L‟imperatore è presentato senza barba.
Nonostante i bordi della moneta siano leggermente rovinati, si può vedere sul rovescio della moneta
Minerva seduta. La dea regge sulla destra una Vittoria alata e nella sinistra un‟asta con accanto uno
scudo e il suo capo è cinto da un elmo. La rappresentazione di Minerva in atteggiamento guerriero è
indice del carattere bellicoso del popolo romano e dei suoi successi in ambito militare.L'ordine della
Tribunicia Potestas sarebbe in disaccordo con quello del consolato, è però in base a questo che si è
datato il conio.
D
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105
36
ANTONINIANO DI DECIO
argento mm.21 gr.4,21
249 – 251 d.C.
Diritto
IMP(erator) CA(ius) M(essius) Q(uintus)TRAIANUS DECIUS AUG(ustus)
Rovescio
IUVENTUS AUG(usti)
L'Imperatore Caio Messio Quinto Traiano Decio Augusto
La Giovinezza dell'Augusto
Sul diritto, la moneta presenta dell'imperatore il busto radiato e drappeggiato rivolto a destra. La testa,
di profilo, presenta tratti marcati senza barba. Sul rovescio, invece, la moneta presenta l‟imperatore
Decio trionfante a cavallo. Il cavallo raffigurato al trotto, con briglie, è rivolto verso sinistra e tiene lo
zoccolo destro e la coda alzati. L‟imperatore nell'atto delll‟adlocutio che era il discorso tenuto dagli
imperatori e dai generali all'esercito al fine di incitarlo prima di una battaglia, ha la mano destra alzata,
lo scettro nell‟altra mano e il volto rivolto a sinistra.
D
R
106
37
DENARIO DI ELIOGABALO
argento mm.20 gr.2,82
219 – 222 d.C.
Diritto
IMP(erator) CAES(ar) M(arcus) AUR(elius) ANTONINUS AUG(ustus)
Rovescio
PONTIF(ex) MAX(imus) TR(ibunicia) P(otestate)
L„Imperatore Cesare Marco Aurelio Antonino Augusto
Pontefice Massimo con Tribunicia Potestas.
Il diritto della moneta riporta l‟immagine di Cesare Marco Aurelio Antonino Augusto, con profilo a
destra. Sul capo ha una corona d‟alloro legata con un fiocco sulla nuca. I capelli sono corti e mossi,
leggera la barba, l‟imperatore ha un naso pronunciato. Sul rovescio della moneta, la Dea Roma o
Minerva stante su un trono, rivolta verso sinistra, ha sul capo un elmo e indossa una lunga tunica.
Regge nella destra una vittoria alata e ai suoi piedi è uno scudo. L'utilizzo di IMP (imperator) come
praenomen è inteso ad enfatizzare il fondamento militare del potere di questo sovrano più noto con il
nome di Eliogabalo.
D
R
107
38
DENARIO DI MACRINO
argento mm.20 gr.3,23
217 – 218 d.C.
Diritto
IMP (erator) C (aesar) M (arcus) OPEL (ius) SEV (erus) MACRINUS AUG (ustus)
Rovescio
FELICITAS TEMPORUM
L‟Imperatore Cesare Marco Opelio Severo Macrino Augusto
La Felicità dei Tempi
Sul diritto è l‟immagine dell‟imperatore Macrino cinto da corona d‟alloro legata da fiocco dietro la
nuca. L‟imperatore, inoltre, è dotato di una folta barba e si può intravedere che indossa l'armatura.
I capelli sono molto ricci e corti.
Sul rovescio è la rappresentazione della Felicità che tiene nella mano sinistra la cornucopia e nella
mano destra il caduceo.Sembra sia incoronata da diadema e avvolta da una veste molto leggera.
D
R
108
39
DENARIO DI CARACALLA
argento mm.19 gr.3,15
213 d.C.
Diritto
ANTONINUS PIUS AUG(ustus) GERM(anicus)
Rovescio
P(ontifex) M(aximus) TR(ibunicia) P(otestate) XVIII C(onsul) IIII P(ater) P(atriae)
Antonino Pio Augusto Germanico
Pontefice Massimo alla 18ª Tribunicia Potestas e al quarto Consolato
Padre della Patria
Sul diritto della moneta è rappresentato il volto di Caracalla, visto dal profilo destro, il cui capo è cinto
da una corona d‟alloro. Si può notare che i capelli dell‟imperatore sono ricci e alquanto corti. Il suo
viso è caratterizzato da una folta barba che conferisce un‟immagine generale di austerità.
Sul rovescio, invece, è rappresentato il dio Apollo in abiti femminili rivolto verso destra.
Porta i capelli molto lunghi e raccolti. Il dio tiene nella mano destra un ramo, probabilmente d‟ulivo.
Con la mano sinistra, invece, regge un‟asta. La titolatura permette la datazione al 213 d.C.
D
R
109
40
DENARIO DI GETA
argento mm.20 gr.3,26
208 – 209 d.C.
Diritto
SEPTIMIUS GETA CAES(ar)
Rovescio
PONTIF(ex) CO(n)S(ul) II
Settimio Geta Cesare
Pontefice al secondo Consolato
Sul diritto testa dell'imperatore volta a destra dai tratti ben marcati, con capelli ondulati e barba.
Sul rovescio è rappresentato Geta vicino ad un altare con patera sacrificale nella destra e nella sinistra
spighe di grano.Si noti che il titolo concesso a Geta fu quello di Pontefice, non di Pontefice Massimo
di spettanza imperiale. La titolatura permette la datazione tra il 208 e il 209 d.C.
D
R
110
41
ANTONINIANO DI TREBONIANO GALLO
argento mm.30 gr.4,03
251-253 d.C.
Diritto
IMP(erator) C(aesar) VIB(ius) TREB(onianus) GALLUS AUG(ustus)
Rovescio
LIBERTAS AUGG(ustorum)
L'Imperatore Cesare Vibio Treboniano Augusto Gallo
La Libertà degli Augusti
Sul diritto della moneta è rappresentato il volto di Treboniano con il capo cinto da corona radiata
L‟imperatore possiede una folta barba e i capelli sono corti. Il naso è aquilino e pronunciato.
Sul rovescio è rappresentata la Libertà degli Augusti panneggiata, reggente con la destra il pileus e
con la sinistra un'asta.
D
R
111
42
DENARIO DI COMMODO
argento mm.17 gr.2,85
191-192 d.C.
Diritto
AEL(ius) AURELIUS COMM(odus) AUG(ustus) P(ius) FEL(ix)
Rovescio
MARTI VICTORI AUG(usto)
Elio Aurelio Commodo Augusto Pio Felice
A Marte Augusto Vincitore
Sul diritto è la testa dell'imperatore cinta d'alloro con capigliatura a grosse ciocche e barba; i caratteri
del profilo sono marcati. Sul rovescio è rappresentato Marte volto a destra con elmo e cimiero e
reggente nella sinistra una lunga asta. La titolatura permette di datare il conio alla fine del principato di
Commodo.
D
R
112
43
DENARIO DI SABINA AUGUSTA
argento mm.17 gr.3,31
136-137
Diritto
SABINA AUGUSTA
Rovescio
CONCOR(dia) DIV(a) AUG(usta)
Sabina Augusta
La Concordia Divina Augusta
Vibia Sabina moglie dell'imperatore Adriano, nel 128 d.C. ricevette il titolo di augusta; morì per cause
non note nel 136-137 d.C. e a tale data va presumibilmente assegnato il conio.
Sul diritto il profilo, volto a destra, dell'imperatrice, dai lineamenti ben fatti, con naso diritto e
pronunciato, presenta acconciatura incorniciata da diadema e fuoriuscente dallo stesso sulla nuca.
Sul retro figura femminile stante, reggente patera con la mano destra, personificazione della
Concordia. Dietro il braccio sinistro sembra esservi una cornucopia.
D
R
113
44
DENARIO DI ELIO VERO
138 d.C.
Diritto
L(ucius) AELIUS CAESAR
Rovescio
TR(ibunicia) PO(testate) CO(n)S(ul)II
CONCORD(ia)
Lucio Elio Cesare
con Tribunicia Potestas al secondo Consolato
La Concordia
La moneta, rappresenta sul diritto il volto dello stesso Elio Cesare, con profilo a destra,
capigliatura a grosse ciocche e folta barba, la fronte aggrottata e il naso leggermente ricurvo.
Sul rovescio l‟immagine della dea Concordia, seduta su scranno ammantata e reggente con la
mano destra una patera mentre il braccio sinistro sembra appoggiato ad una cornucopia.
In esergo è la scritta Concordia, e nella legenda del rovescio stesso le scritte che probabilmente
dettano la motivazione per la quale la moneta stessa è stata coniata, in onore della tribunicia
potestas e del secondo consolato di Lucio Elio Cesare. Si fa notare l'assenza di corona d'alloro in
quanto Elio Vero non divenne mai imperatore.
D
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114
45
DENARIO DI DOMIZIANO
argento mm.17 gr.3,06
81-85 d.C.
Diritto
CAES(ar) AUG(ustus) DOMITIANUS
Rovescio
PRINC(eps) IUVENTUT(is)
Cesare Augusto Domiziano
Il Giovane Principe
Sul diritto la testa dell'imperatore cinta d'alloro dalla resa dei tratti realistica.
Spiccano il collo taurino e l'alta fronte.
Sul rovescio rappresentazione della Salute poggiantesi a colonnina.
La moneta va ascritta al primo periodo del principato di Domiziano.
D
R
115
46
DENARIO DI OTONE
argento mm.17 gr.3,09
69 d.C.
Diritto
IMP(erator) M(arcus) OTHO CAES[AR]
Rovescio
SEC(u)R(itas)
L'Imperatore Marco Otone Cesare
La Sicurezza
Sul diritto l‟effige dell‟imperatore posto di profilo, rivolto a destra, con capigliatura a fasce orizzontali,
privo di barba come quasi tutti gli imperatori del tempo e dai lineamenti marcati.
Sul rovescio della moneta una divinità femminile rappresentante simbolicamente la Securitas
con il capo cinto da una corona, reggente nella mano sinistra una lunga asta e nella destra forse uno
scettro. Questa immagine veniva raffigurata sulle monete soprattutto a scopo propagandistico nei
periodi in cui l‟impero romano era più instabile. La moneta fu probabilmente fatta coniare sotto
l‟imperatore di origine etrusca Marco Salvio Otone, rimasto in carica per pochi mesi, nell‟arco del 69
d. C., l‟anno dei quattro imperatori.
D
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116
47
DENARIO DI ADRIANO
argento mm.18 gr.2,35
dopo il 118-119 d.C.
Diritto
IMP(erator) CAESAR TRAIAN(us) HADRIANUS AUG(ustus)
Rovescio
P(ontifex)M(aximus) TR(ibunicia) P(otestate) CO(n)S(ul) III
L'Imperatore Cesare Traiano Adriano Augusto
Pontefice Massimo con Tribunicia Potestas al terzo Consolato
Sul diritto profilo volto a destra del principe con capigliatura a grosse ciocche cinta d'alloro; il profilo
ben marcato con barba. Sul rovescio nave con prua a destra e vela quadrata.
Il terzo consolato indicato sul rovescio permette la datazione del conio tra il 118 e il 119 d.C.
D
R
117
48
DENARIO DI NERVA
argento mm.18 gr.3,22
96-98 d.C.
Diritto
IMP(erator) NERVA CAES(ar) AUG(ustus) P(ontifex) M(aximus) TR(ibunicia) P(otestate)
CO(n)S(ul) III P(ater) P(atriae)
Rovescio
AUGUST(i) AEQUITAS
L'Imperatore Nerva Cesare Augusto Pontefice Massimo con Tribunica Potestas
al terzo Consolato Padre della Patria
L'Equità dell' Augusto
Sul diritto è la testa di Nerva volta a destra cinta d'alloro e dai tratti ben marcati tra cui spicca il naso.
Sul rovescio del conio è rappresentata l‟Equità dell'Augusto, panneggiata, reggente nella destra una
bilancia e nella sinistra una cornucopia. Essa vuole significare come la capacità di giudicare
dell'imperatore sia equa a priori, su chiunque e tutte le cose sotto il suo potere.
La moneta fu fatta coniare da Nerva durante il suo regno, tra il 96 e il 98 d.C. La moneta rappresenta
l‟imperatore investito di più cariche politiche che ne esaltano la magnificenza: si legge infatti che egli
è Imperatore, Pontefice Massimo, Tribuno e Padre della Patria.
D
R
118
49
DENARIO DI TITO
argento mm.17 gr.3,41
77 d.C.
Diritto
VESPASIANUS T(itus) CAES(ar)
Rovescio
CO(n)S(ul) VI
Vespasiano Tito Cesare
Al sesto Consolato
Sul diritto è la testa dell'imperatore volta a destra dai capelli mossi, cinti da corona d'alloro; spiccano i
tratti realistici del profilo e il collo taurino.
Sul rovescio coppia di buoi aggiogati.
L'indicazione del sesto consolato dell'imperatore permette di datare il conio al 77 d.c.
D
R
119
50
DENARIO DI ANTONINO PIO
argento mm.20 gr.2,75
140-141 d.C.
Diritto
CAES(ar) HADR(ianus) ANTONINUS AUG(ustus) PIUS
Rovescio
TR(ibunicia) POT(estate) XV CO(n)S(ul) IIII
TRAN(quillitas)
Cesare Adriano Antonino Pio
Alla 15ª Tribunicia Potestas e al quarto Consolato
La Tranquillità
Sul diritto è riportato il profilo di Antonino Pio, raffigurato con la barba, come i filosofi greci, e la
corona d‟alloro, onorificenza attribuita ad un generale trionfante (imperator). La legenda riporta:
Caesar, usato come accrescitivo con altri elementi della denominazione individuale; Hadrianus
Antoninus Pius, il nome dell‟imperatore; Augustus, che viene destinato ai soli imperatori. Sul
rovescio è rappresentata la Tranquillità panneggiata, si appoggia con la mano destra ad un timone e
con la sinistra regge due spighe di grano. La Tranquillitas è chiara allusione al principato di pace e
benessere in cui Roma visse sotto Antonino Pio. La legenda riporta: Tribunicia Protestate XV, nozione
importantissima per poter risalire all‟anno in cui è stata coniata la moneta così come il suo quarto
consolato.
D
R
120
51
TETRADRAMMA DI NERONE
argento mm.24 gr.14,42
63-64 d.C.
Diritto
ΝΔΡΩΝ ΚΑΙ΢ΑΡ ΢ΔΒΑ΢ΣΟ΢
Rovescio
ΔΣΟΤ΢ ΒΙΡ • Ι
Nerone Cesare Augusto
Anno 112° (dalla morte di Cesare) – 10° (dall‟elezione di Nerone come imperatore)
Sul diritto la testa di Nerone volta a destra, cinta d'alloro e dai tratti fisiognomici marcati.
Sul rovescio l‟aquila imperiale con le zampe sopra un fulmine con a destra un ramo di palma.
Di particolare interesse il tipo del rovescio che vede l'aquila con la testa girata a destra e non più a
sinistra, come il ramo di palma passare da sinistra a destra, questo a partire dalle emissioni dal nono
anno di regno di Nerone. Si ipotizza un cambiamento di politica monetaria negli ultimi anni del
principato di Nerone. Zecca di Antiochia.
D
R
121
52
DENARIO DI VESPASIANO
argento mm.17 gr.3,23
69 – 79 d.C.
Diritto
IMP(erator) CAES(ar) VESPASIANUS AUG(ustus)
Rovescio
CO(n)S(ul) ITER(um) TR(ibunicia) POT(estate)
L'Imperatore Cesare Vespasiano Augusto
Console di nuovo con Tribunicia Potestas
La moneta fu fatta coniare sotto l‟imperatore Tito Flavio Vespasiano, presumibilmente durante la sua
seconda tribunicia protestate. Questa era una carica che consisteva nell‟assunzione del diritto di veto,
cioè l‟opposizione alle leggi proposte dal senato, normalmente attribuito ai tribuni della plebe. Il dritto
porta l‟effige dell‟imperatore Vespasiano di profilo e rivolto verso destra, confrontabile con numerosi
busti dell‟epoca raffiguranti l‟imperatore. Nel rovescio, invece, è rappresentato Marte a figura intera
col capo cinto dall‟elmo e una lancia nella mano destra.
D
R
122
53
DENARIO DI CLODIO ALBINO
argento mm.17 gr.3,33
193-197 d.C.
Diritto
CLOD(ius) SEPT(imius) ALBIN(us)
Rovescio
MINER(va)
Clodio Settimio Albino
Minerva
Sul diritto è la testa dell'imperatore volta a destra con chioma a grosse ciocche e folta barba.
Come usurpatore è privo di corona d'alloro.
Sul rovescio è la dea Minerva stante con elmo ed alto cimiero, reggente nella destra un ramo d'ulivo e
nella sinistra una lunga asta con accanto uno scudo.
D
R
123
54
DENARIO DI MARCO AURELIO
argento mm.17 gr.3,43
171 d.C.
Diritto
M(arcus) ANTONINUS AUG(ustus) TR(ibunicia)P(otestate) XXV
Rovescio
CO(n)S(ul) III
Marco Antonino Augusto alla 25ª Tribunicia Potestas
Al terzo Consolato
Sul diritto è la testa dell'imperatore volta a destra cinta d‟alloro con capigliatura a ciocche e folta
barba, i tratti del volto marcati. Sul rovescio la dea Roma seduta reggente sulla mano destra una
Vittoria alata e nella sinistra una lunga asta. Il riferimento alla 25ª Tribunicia Potestas e al Terzo
Consolato datano il conio al 171 d.C.
D
R
124
55
DENARIO DI SETTIMIO SEVERO
argento mm.18 gr.2,27
194 - 202 d.C.
Diritto
SEPT(imius) SEVER(us) AUG(ustus) IMP(erator)
Rovescio
[...........] CO(n)S(ul) II P(ater) P(atriae)
Settimio Severo Augusto Imperatore
Al secondo Consolato Padre della Patria
Sul diritto è la testa dell'imperatore volta a destra cinta da corona d'alloro con ciocche stilizzate e corta
barba.Sul rovescio il dio Marte elmato procedente verso destra reggente nella sinistra uno scettro e
nella destra una lancia.Il secondo consolato permette la datazione anche se ampia tra il
194 e il 202 d.C.
Non leggibile la titolatura precedente.
D
R
125
56
DENARIO DI LUCIO VERO
argento mm.17 gr.3,28
163 d.C.
Diritto
IMP(erator) L(ucius) VERUS AUG(ustus)
Rovescio
PROV(identia) DEOR(um) TR(ibunicia) P(otestate) III CO(n)S(ul) II
L'Imperatore Lucio Vero Augusto
La Provvidenza degli Dei alla terza Tribunicia Potestas e al secondo Consolato
Sul diritto testa dell'imperatore volta a destra con capigliatura a ciocche stilizzate, lunga barba e
profilo mercato da cui spicca il naso.
Sul rovescio la Provvidenza panneggiata volta a sinistra con patera nella destra e cornucopia nella
sinistra.
D
R
126
57
DENARIO DI FAUSTINA
argento mm.17 gr.3,79
138-141 d.C.
Diritto
DIVA FAUSTINA
Rovescio
CERES
La Divina Faustina
Cerere
La moneta fu fatta coniare da Antonino Pio probabilmente in seguito alla morte della sua consorte
Faustina Maggiore dopo averla divinizzata (resa quindi “DIVA”). Faustina era figlia del console
Marco annio Vero e di Rupilia. Faustina nel 110 sposò Antonino Pio che diventando imperatore nel
138 le donò il titolo di Augusta dell‟impero romano. Il diritto della moneta riporta verosimilmente
l‟immagine dell‟imperatrice Faustina, con profilo a destra e acconciatura maestosa ed elaborata grazie
alle numerose trecce raccolte in crocchie. A quel tempo era molto importante per un‟imperatrice avere
un‟acconciatura che tutte le donne dell‟impero avrebbero poi copiata. Il profilo dell‟imperatrice è ben
definito e si nota il naso aquilino. Nel rovescio della moneta è presente la dea Cerere, che nella
religione romana era una divinità materna della terra e della fertilità. Viene quindi rappresentata con
una corona di spighe sul capo, una fiaccola in una mano e un canestro ricolmo di grano e di frutta
nell'altra.
D
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127
58
DENARIO DI IULIA DOMNA
argento mm.19 gr.3,08
196 – 211 d.C.
Diritto
IULIA PIA FELIX AUGUSTA
Rovescio
VESTA
Giulia Pia Felice Augusta
Vesta
Sul diritto è rappresentata Iulia Domna, moglie di Settimio Severo, volta a destra con elaborata
acconciatura e dai tratti marcati. Il denario fu fatto coniare dalla zecca romana verso la fine del II secolo
dopo Cristo, in onore di Iulia detta Pia. La legenda allude alla grandezza della donna, in quanto
“Felice” e “Augusta”, benvoluta dagli dei . Sul rovescio, la rappresentazione della dea Vesta seduta con
simpulum e scettro è da riferirsi, forse, alla benevolenza della dea del focolare, l‟Hestia greca, sorella di
Zeus e Poseidone.
D
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128
59
DENARIO DI FAUSTINA
argento mm.17 gr.3,30
Dopo il 141 d.C.
Diritto
FAUSTINA AUGUST(a)
Rovescio
AUGUSTI PII FIL(ia)
Faustina Augusta
Figlia del Pio Augusto
Sul diritto la testa di Faustina rivolta destra con capigliatura raccolta in piccolo chignon e i tratti del
profilo ben disegnati.
Sul rovescio è probabilmente rappresentata Venere panneggiata che regge forse una vittoria nella destra
e sorregge il lembo della veste con la sinistra.
Annia Galeria Faustina, meglio nota come Faustina Minore (125/130 – 176), fu una imperatrice romana
della dinastia degli Antonini, figlia dell'imperatore Antonino Pio e di Faustina Maggiore, moglie
dell'imperatore Marco Aurelio, madre dell'imperatore Commodo.
D
R
129
60
DENARIO DI DOMIZIANO
argento mm.19 gr.3,28
90 d.C
Diritto
CAES(ar) DOMIT(ianus) AUG(ustus) GERM(anicus) P(ontifex)M(aximus)
T(ribunicia) P(otestate) X
Rovescio
IMP(erator) XX CONSUL CENSOR P(erpetuus)
Cesare Domiziano Augusto Germanico Pontefice Massimo
Alla 10ª Tribunicia Potestas
Imperatore Console per la 20ª volta e Censore Perpetuo
La moneta fu fatta coniare sotto Tito Flavio Domiziano che, una volta imperatore (81 d.C.), assunse il
nome di Cesare Domiziano Augusto Germanico come visibile dalla legenda.
È databile al 91 d.C. ovvero quando Domiziano fu investito per la decima volta della “Tribunicia
Potestate”, e fu fatta presumibilmente coniare ad Antiochia perché molte emissioni di questa zecca sono
contromarcate con la figura di Minerva, dea tutelare della gens Flavia e di Domiziano che si sentiva
prescelto dalla divinità nel rappresentarla sulla terra. Il diritto della moneta riporta l‟immagine di
Domiziano con profilo a destra. L‟imperatore porta la corona d‟alloro. Sul rovescio è rappresentata la
dea Minerva Armifera (armigera, guerriera) Promachos (che combatte in prima fila): indossa infatti un
peplo e un elmo corinzio, regge lo scudo nella mano sinistra e impugna un giavellotto (o un fulmine)
nella destra. È rappresentata stante su una prua di nave con ai piedi una civetta: in questa accezione
Minerva assume il ruolo di protettrice della flotta e dell‟esercito mentre la civetta, simboleggia la
filosofia e la saggezza ed era animale a lei sacro.
D
R
130
61
ANTONINIANO DI CARINO
mistura mm.21 gr.3,27
282-283 d.C.
Diritto
CARINUS NOBIL(is) CAES(ar)
Rovescio
SAECULI FELICITAS
Carino Nobile Cesare
la Felicità del Secolo
Sul diritto è la testa dell'imperatore volta a destra cinto da corona radiata i tratti del profilo non ben
distiguibili, sembra però portare la barba.
Sul rovescio lo stesso imperatore ritto in armi reggente con la destra una lancia e con la sinistra un
globo, simbolo di potere.
D
R
131
62
DENARIO DI SETTIMIO SEVERO
argento mm.19 gr.3,25
194 – 198 d.C.
Diritto
IMP(erator) CAE(sar) L(ucius) SEP (timius) SEV (erus) PERT (inax) AUG (ustus)
Rovescio
LIBERAL(itas) AUG(usti) CO(n)S(ulis)
L‟Imperatore Cesare Lucio Settimio Severo Pertinace Augusto
La Liberalità dell'Augusto Console
Sul diritto è rappresenta la testa dell‟imperatore rivolta verso destra. I tratti del volto sono ben marcati si
notano molto bene i capelli ricci e la folta barba simbolo di saggezza e austerità. Sulla sua testa vi è una
corona d'alloro simbolo del potere regale. Sulla moneta si legge come il destinatario sia console,
augusto e imperatore di Roma.
Sul retro è rappresentata la Liberalità incoronata e panneggiata con una cornucopia nella mano sinistra
e la tessera nella destra.
Quest'ultimo oggetto allude alla tavoletta grazie alla quale si ricevevano frumento e denaro, chiara
allusione alla magnanimità del principe.
D
R
132
63
DENARIO DI TRAIANO
argento mm.18 gr.2,78
102 d.C.
Diritto
TRAIANO AUG(usto) GER(manico) DAC(ico) P(ontifici) M(aximo)T(ribunicia) P(otestate)
Rovescio
[..........]OPTIMO PRINC(ipi)
DAC(ia) CAP(ta)
A Traiano Augusto Germanico Pontefice Massimo con Tribunicia Potestas
All'Ottimo Principe
La Dacia è conquistata
La titolatura permette di datare il pezzo al 102 d.C, prima campagna dacica di Traiano; sul diritto
l'imperatore è rappresentato con profilo a destra e cinto di alloro, dai tratti fortemente realistici che
trovano riscontro nelle rappresentazioni dello stesso principe sulla Colonna Traiana.
Sul rovescio è rappresentato, anche se non chiaramente leggibile, un Dacio con cappello a punta e lunga
veste terminante in brache, ginocchio sinistro piegato e tirato su, mani legate dietro la schiena, seduto,
volto a sinistra, su una pila formata da uno scudo tondo e da tre oblunghi; puntate verso sinistra due
spade ricurve, verso destra due lance.
D
R
133
64
DENARIO DI NERVA
argento mm.15 gr.3,11
96- 98 d.C.
Diritto
CAES(ar) AUG(ustus) TR(raianus)
Rovescio
CONCORDIA EX(ercituum)
Cesare Augusto Traiano
La Concordia degli Eserciti
Sul diritto è la testa dell'imperatore volta a destra cinta da corona d'alloro, il profilo è marcato e spicca il
naso aquilino.
Sul rovescio due mani si stringono in segno di concordia.
D
R
134
65
ANTONINIANO DI CARACALLA
argento mm.23 gr.4,75
215 d.C.
Diritto
ANTONINUS PIUS AUG(ustus) GERM(anicus)
Rovescio
P(ontifex) M(aximus) TRIBUNICIA P(otestate) XVIIII P(ater)P(atriae)
Antonino Pio Augusto Germanico
Pontefice Massimo alla 19a Tribunicia Potestas Padre della Patria
Sul diritto il profilo dell'imperatore volto a destra con corona radiata, capigliatura ricciuta come la barba,
lineamenti marcati. Sul rovescio la dea Diana su di una biga in corsa resa con effetto si potrebbe dire
“futuristico”. La moneta è databile attorno al 215 d.C, anno in cui era padrone dell‟Urbe, dopo i
consolati di suo padre Settimo Severo.Sul diritto della moneta si legge la sacralità dell‟Imperatore, pio e
riverente verso la religiosità romana. Sul Rovescio si scende nel dettaglio: si denotano le caratteristiche
politico-religiose del “sommo Console”, in quanto investito della importante carica sacerdotale di
Pontefice Massimo.
La titolatura permette la datazione del conio al 215 d.C.
D
R
135
66
DUPONDIO DI TIBERIO
oricalco mm.28 gr.13,05
22 – 23 d.C.
Diritto
IUSTITIA
Rovescio
TI(berius) CAESAR DIVI AUG(usti)F(ilius) AUG(ustus)
P(ontifex)M(aximus) TR(ibunicia ) POT(estate) XXIIII
S(enatus)C(onsulto)
La Giustizia
Tiberio Cesare Augusto Figlio del Divino Augusto
Pontefice Massimo alla 24ª Tribunicia Potestas
Per Decreto del Senato
Sul diritto profilo femminile volto a destra con diadema
Il rovescio è aniconico con sola legenda
Furono coniati sotto Tiberio tre dupondi simili a quello di figura, uno con la leggenda "IVSTITIA",
come in questo caso, l'altro con la leggenda "PIETAS" e l'ultimo, con la leggenda "SALVS
AVGVSTA". Si ritiene che a ciascuna delle personificazioni sopra menzionate corrisponda il ritratto di
una donna della famiglia imperiale, in particolare si crede che il personaggio sul diritto di questa moneta
sia Livia, la madre di Tiberio.
L'indicazione della Tribunicia Potestas data il conio al 22 – 23 d.C.
D
R
136
67
TETRADRAMMA DI VESPASIANO
argento mm.24 gr.12,67
75 – 76 d.C.
Diritto
ΟΤΔ΢ΠΑ΢ΙΑΝΟ΢ ΚΑΙ΢ΑΡ ΑΤΣΟΚΡΑΣΩΡ
Rovescio
ΔΣΟΤ΢ ΝΔΟΤ ΙΔΡΟΤ Η
Vespasiano Cesare Imperatore
Nel Settimo Nuovo e Sacro Anno (di impero)
Sul diritto il volto di Vespasiano volto a sinistra cinto d'alloro dai tratti del volto ben marcati
fisiognomicamente, in evidenza i segni dell'età.
Sul rovescio l'imperatore in piedi in veste officiante regge nella sinistra un'asta con aquila in cima e
nella destra una patera.
D
R
137
68
SESTERZIO DI LUCILLA
bronzo mm.32 gr.28
164 d.C.
Diritto
LUCILLAE AUG(ustae) (M) ANTONINI AUG(usti) F(iliae)
Rovescio
VENUS
S(enatus) C(onsulto)
A Lucilla Augusta Figlia dell'Augusto M.Antonino
Sul diritto è il profilo di Lucilla volta a destra con capelli raccolti in uno chignon dietro la nuca,
i tratti sono ben marcati. Sul retro è rappresentata la dea Venere stante, con diadema sul capo, reggente
con la destra un pomo e portante la sinistra sul capo.
Lucilla nacque nel 149 d. C.. Per volere di suo padre, Marco Aurelio, fu promessa a Lucio Vero che
sposò nel 164 ad Efeso, dove il marito si trovava per la guerra partica. Ricevette il titolo di Augusta nel
164. Dopo la morte del marito nel 169, sposò Pompeiano, un vecchio senatore, amico di Marco Aurelio.
Quando Commodo succedette a suo padre, egli mantenne le prerogative di rango di sua sorella, ma
Lucilla complottò contro di lui. In seguito a ciò ella fu esiliata a Capri e poi giustiziata nel 182. E'
naturale ritenere che la monetazione di Lucilla abbia inizio nel 164, dopo il matrimonio con Lucio Vero.
Sulle monete Lucilla si presenta dapprima come "Lucilla Augusta", poi come "Lucilla Augusta, figlia di
Antonino Augusto" (come si titolava suo padre).
Venere sul rovescio è il simbolo del progetto matrimoniale che vede la dea, regina dell'amore, prestata
alla diplomazia e alla guerra.
D
R
138
69
TETRADRAMMA DI TRAIANO
argento mm.24 gr.13,70
110 – 111 d.C.
Diritto
ΑΤΣΟΚΡ(ατωρ) ΚΑΙ΢ (αρ) ΝΔΡ(οσα) ΣΡΑΙΑΝΟ΢ ΢ΔΒ(αστος)
ΓΔΡ(μανικος) ΓΑΚ(ικος)
Rovescio
ΓΗΜΑΡΥ(ικης) ΔΞ (οσσιας) ΙΓ ΤΠΑΣ(οσ) Δ
L'Imperatore Cesare Nerva Traiano Augusto Germanico Dacico
Alla 14ª Tribunicia Potestas e al 5° Consolato
Sul diritto è la testa di Traiano, volta a destra, cinta d'alloro e dai tratti fisiognomici ben evidenziati.
Sul rovescio è un'aquila con le ali spiegate e le zampe divaricate.
La titolatura permette di datare il conio al 110-111 d.C.
D
R
139
70
TETRADRAMMA DI FILIPPO L’ARABO
argento mm.26 gr.12,60
244 – 249 d.C.
Diritto
АΤΣΟΚ(ρατωρ) Κ(αεσαρ)Μ(αρκος) ΙΟΤΛ(ιος) ΦΙΛΙΠΠΟ΢ ΢ΔΒ(αστος)
Rovescio
ΓΗΜΑΡΥ(ικης) ΔΞΟΤ΢ΙΑ΢
S (enatus ) C (onsulto)
L'imperatore Cesare Marco Giulio Filippo Augusto
con Tribunicia Potestas
Per Decreto del Senato
Sul diritto la testa dell'imperatore, volta a destra, cinta d'alloro e portante, sembra, la barba.
Dai tratti del profilo, marcati, spicca il naso.
Sul rovescio è un'aquila ad ali aperte e zampe divaricate su ramo di palma, nel becco regge una piccola
corona.
D
R
140
71
ANTONINIANO DI CARO
mistura mm.22 gr.4,87
282 – 283 d.C.
Diritto
IMP(erator) C(aius) M (arcus)AUR(elius) CARUS AUG(ustus)
Rovescio
SPES PUBLICA
XXI
L'Imperatore Caio Marco Aurelio Caro Augusto
La Speranza Pubblica
XXI
Sul diritto il busto dell'imperatore in armatura volto a destra cinto da corona radiata, dai tratti marcati e
con corta barba.
Sul rovescio è rappresentata la Spes (Speranza)Publica (Pubblica) panneggiata e recante nella destra un
ramoscello d'olivo.
Sul significato di XXI v. esemplare n.cat.32
D
R
141
72
ANTONINIANO DI NUMERIANO
mistura mm.21 gr.3,53
283 – 284 d.C.
Diritto
M (arcus)AUR(elius) NUMERIANUS
Rovescio
PRINCIPI IUVENT(utis)
IIIXX
Marco Aurelio Numeriano
Al Giovane Principe
Sul diritto il busto dell'imperatore con armatura, cinto da corona radiata e volto a destra.I tratti del
profilo non sono molto chiari. Sul rovescio l'imperatore è in piedi, si volge a sinistra e regge nella
sinistra uno scettro e una verga nella destra. Per quanto attiene alla sigla in esergo, ancora non del tutto
chiara, v. esemplare n.cat. 32.
D
R
142
Distribuzione del lavoro di titolatura e di catalogazione
Ad ogni alunno è stato assegnato un imperatore di cui si sono forniti i dati biografici essenziali, il
periodo del principato e le più frequenti titolature presenti nelle legende monetali, quindi la schedatura
dei singoli conii del catalogo. Gli esemplari monetali e le titolature imperiali nn. di catalogo 67-72
sono stati compilati dal docente coordinatore del lavoro.
CLASSE V A
Gli alunni
1) Agusto
2) Bicocchi
3) Binaghi
4) Bovinelli
5) Cazzola
6) Chiesi
7) Fergnani
8) Fogato
9) Govoni
10) Guidorzi
11) Maccagno
12) Mantovani
13) Marchini
14) Menozzi
15) Michelini
16) Modugno
17) Mollaian
18) Oliverio
19) Paratelli
20) Reggiani
21) Simonazzi
22) Tosatti
Biografie Imperiali
Andrea
Giacomo
Chiara
Alberto
Alessandro
Vittoria
Marta
Nicole
Nicolò
Natalia
Stefano
Edoardo
Federico
Lorenzo
Maria Cristina
Maria Vittoria
Sara
Mirco
Andrea
Matilde
Ottavia
Irene
Augusto
Tiberio
Caligola
Claudio
Nerone
Galba
Otone
Vitellio
Vespasiano
Tito
Domiziano
Nerva
Traiano
Adriano
Antonino Pio
Marco Aurelio
Lucio Vero
Commodo
Pertinace
Didio Giuliano
Caracalla
Emiliano
143
Catalogo Schedatura
Dupondio di Augusto
Asse di Traiano
Antoniniano di Ostiliano
Quadrante di Claudio
Denario di Tiberio
Denario di Augusto
Quinario di Augusto
Sesterzio di Domiziano
Asse di Claudio
Dupondio di Augusto
Denario di Augusto
Dupondio di Augusto
Quadrante di Caligola
Semisse di Nerone
Sesterzio di Antonino Pio
Denario di Vitellio
Denario di Pertinace
Asse di Nerone
Semisse di Traiano
Coloniale di Diocleziano
Coloniale di Domiziano
Denario di Adriano
CLASSE V B
Gli alunni
23) Battaglini
24) Calgaro
25) Conti
26) De Ponte
27) Gallani
28) Gasparetto
29) Ghelli
30) Grassigli
31) Gruppillo
32) Lodi
33) Magnani
34) Merlante
35) Peccenini
36) Preti
37) Romeo
38) Sava
39) Storari
40) Tartaglione
41) Zironi
Costanza
Ilaria
Greta
Alessandro
Valentina
Raffaella
Valentina
Caterina
Ottavia
Rita
Alessandro
Alice
Sara
Alessio
Doris
Alina
Linda
Stefano
Gianmaria
Biografie Imperiali
Catalogo Schedatura
Numeriano
Floriano
Macriano
Alletto
Elio Vero
Vaballato
Tacito
Probo
Quintillo
Carausio
Caro
Carino
Uranio Antonino
Aureliano
Diocleziano
Massimiano
Bonoso
Claudio il Gotico
Proculo
Denario di Iulia Semia
Denario di Balbino
Denario di Geta
Antoniniano di Severina
Denario di Geta
Antoniniano di Filippo I
Denario di Gordiano III
Antoniniano di Pupieno
Denario di Galba
Antoniniano di Aureliano
Antoniniano di Erennio E.
Denario di Severo Aless.
Denario di Caracalla
Antoniniano di Decio
Denario di Eliogabalo
Denario di Macrino
Denario di Caracalla
Denario di Geta
Antoniniano di Treboniano G.
144
CLASSE V C
Gli alunni
42) Baruchello
43) Benini
44) Braghetta
45) Buoso
46) Carrà
47) Chierici
48) Conti
49) Corrieri
50) Costanzelli
51) Cultrera
52) Deponti
53) Di Brindisi
54) Dondi
55) Fiocchi
56) Fornaro
57) Garuti
58) Gavagna
59) Migliozzi
60) Moratelli
61) Pagano
62) Pangallo
63) Regnani
64) Tartari
65) Todaro
66) Tramagli
Camilla
Aurora
Eleonora
Matteo
Anna
Sofia
Tommaso
Giovanna
Chiara
Francesco
Lorenzo
Anna
Jacopo
Agnese
Pierfrancesco
Serena
Margherita
Elia
Francesco
Alessia
Giulia
Eleonora
Valentino
Teresa
Filippo
Biografie Imperiali
Catalogo Schedatura
Gallieno
Gordiano III
Balbino
Massimino Trace
Geta
Pacaziano
Gordiano I
Eliogabalo
Decio
Pupieno
Macrino
Postumo
Treboniano Gallo
Lolliano
Valeriano
Ostiliano
Vittorino
Emiliano
Alessandro Severo
Filippo l‟Arabo
Mario
Iotapiano
Gordiano II
Tetrico
Regaliano
Denario di Commodo
Denario di Sabina Augusta
Denario di Elio Vero
Denario di Domiziano
Denario di Otone
Denario di Adriano
Denario di Nerva
Denario di Tito
Denario di Antonino Pio
Tetradramma di Nerone
Denario di Vespasiano
Denario di Clodio Albino
Denario di Marco Aurelio
Denario di Settimio Severo
Denario di Lucio Vero
Denario di Faustina
Denario di Iulia Domna
Denario di Faustina
Denario di Domiziano
Antoniniano di Carino
Denario di Settimio Severo
Denario di Traiano
Denario di Nerva
Antoniniano di Caracalla
Dupondio di Tiberio
Il docente
67) Araneo
68)
69)
70)
71)
72)
Raffaele
“
“
“
“
“
Settimio Severo
Galerio
Costanzo Cloro
Elio Vero
Pescennio Nigro
Clodio Albino
145
Tetradramma di Vespasiano
Sesterzio di Lucilla
Tridramma di Traiano
Tetradramma di Filippo I
Antoniniano di Caro
Antoniniano di Numeriano
FONTI
ERODOTO, Ίστορίαι
FEDRO, Fabulae
CIL, Corpus Inscriptionum Latinarum
LIVIO, Ab Urbe Condita
PETRONIO, Satyricon
PLINIO IL VECCHIO, Naturalis Historia
PUBLILIO SIRO, Sententiae
SENECA, De Vita Beata
SVETONIO, De Vita Caesarum
BIBLIOGRAFIA
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Bussi Silvia, Foraboschi Daniele, Le parole chiave della storia romana, Roma, 2008
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