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ARETÆUS news Centro Lucio Bini Newsletter Dicembre 2006 Anno II, Numero 4 Editoriale L’articolo DEPRESSIONE AL CONGRESSO DI PSICHIATRIA GENETICA A CAGLIARI n una vignetta presentata da un relatore al Congresso di Psichiatria Genetica che si è svolto a Cagliari alla fine di Ottobre, una signora mostra il disegno della sua mappa genomica al farmacista con la richiesta del farmaco giusto per la sua depressione, come se gli mostrasse il risultato del suo livello di colesterolo per avere un farmaco adatto a normalizzarlo. Per ora, avere una terapia sulla base del nostro DNA è roba da ridere. Però, per la realtà bisognerà aspettare soltanto qualche anno. La genetica psichiatrica era materia fino a qualche anno piuttosto negletta, ma le meraviglie tecnologiche stanno portando a sviluppi al di là dell'immaginazione. Non è mancato un piccolo gruppo di contestatori che manifestavano contro la psichiatria ufficiale a favore di una linea di non intervento medico sulla depressione. Sostengono che si tratti di un modo di essere e che se uno ce l'ha, è bene che se la tenga. Potrebbe anche trovare delle non meglio identificate risorse interne, ma se non le trova sono affari suoi. In qualche modo il segno di un ritorno a quel "romanticismo" della malattia psichiatrica, di quelli che: "Se non ci fosse stata la depressione, non avremmo avuto Hemingway, Kierkegaard, Schumann, Van Gogh o Pavese". Molti artisti hanno dovuto combattere le insidie del male oscuro, ma è stabilito che la stragrande maggioranza di quel 10-15 percento della popolazione che ciclicamente si ammala di depressione ha poche spinte creative. Stanno soltanto male, e senza alcuna consolazione. Basta leggere il libro 'Lunatica' di Alessandra Arachi, giornalista del Corriere della Sera, recensito nel precedente numero della newsletter. Una testimonianza in prima persona, su come ci si sente quando si è depressi e si pensa soltanto a come togliersi la vita. Eppure, esiste ancora chi manifesta a favore del fai da te e contro i farmaci, che fanno arricchire le multinazionali. La vecchia storia del Devi Reagire, Devi Metterci Buona Volontà e così via. Al talibanismo di chi vuole convincere gli altri a pensare come loro, va opposta la libertà di curarci come vogliamo. Se decidiamo di farlo seguendo la scienza, le opzioni sono molte e le possibilità di stare meglio superiori a quelle di rimanere così come siamo, ma con il rischio di suicidio superiore di venti volte a quello della popolazione non depressa. Per le opzioni terapeutiche la genetica, o meglio la genomica, ci aiuterà moltissimo. Se si arrivasse a trovare i geni che predispongono alla depressione non saranno necessari interventi di chirurgia genetica ma intanto si potrà dire a una persona di fare attenzione agli stress prolungati, di non esporsi a una vita fatta di iperattività accompagnata da stimolanti e poco sonno. Come facevano la mamme quando raccomandavano la sciarpa in inverno al figlio deboluccio. Non solo. Si potranno distinguere forme I (Continua a pagina 8) Copyright @ 2005-2006 Centro Lucio Bini CICLICITÀ ESOGENA E ENDOGENA E TEMPERAMENTO NEL DISTURBO BIPOLARE a Malattia Maniaco-Depressiva si manifesta con episodi di eccitazione (mania o ipomania) e di depressione intervallati da periodi di benessere più o meno completo (intervalli liberi) oppure alternandosi senza intervalli. In molti casi è evidente un decorso ciclico. Per ciclo si intende la successione di un episodio seguito da uno di polarità opposta. Il termine ciclo fu usato per la prima volta da Griesinger nel 1845 nel suo manuale Patologia Mentale e Terapia: "Non raramente l'intera malattia consiste in un ciclo di entrambe le forme (mania e melancolia), che spesso si alternano l'un all'altra". Tale concetto era però noto sin dall'antichità classica quando si indicava con il termine di "periodico". Il concetto di "ciclicità" acquistò tutta la sua importanza clinica con l'opera di J. P. Falret che nel 1851 presentò la forma della Folie Circulaire e di J. G. F. Baillarger che nel 1854 presentò la Folie à double forme. Da allora si son distinte le forme semplici, costituite da soli episodi di Mania o di Depressione, e quelle circolari. Kraepelin nel 1899 unificò le forme semplici e le forme circolari dei disturbi dell'umore in un'unica entità che chiamò Insania Maniaco-Depressiva. Successivamente, una serie di autori discendenti dalla scuola di Wernicke (Neele, Kleist, Leonhard) e, nel 1966 Angst e Perris, sulla base di dati di familiarità, considerarono distinte le depressioni unipolari dalla forma bipolare che includeva la mania semplice e periodica e le forme circolari. Recentemente è da segnalare un ritorno alla visione unitaria kraepeliniana. Le due fasi del ciclo vengono considerate espressione dello stesso processo fisiopatologico, senza alcun rapporto causale. Dalla analisi del decorso del disturbo di molti pazienti abbiamo formulato l'ipotesi che la mania sia il processo primario di tutto il ciclo maniaco-depressivo, mentre la depressione sia la conseguenza del processo manicale. In termini clinici, quindi, è necessario prevenire la mania per evitare ricadute depressive. Questo sarebbe il meccanismo d'azione degli stabilizzatori dell'umore. L (Continua a pagina 3) ALL’IN TE RNO Corris ponde nza Aggio rname 2 nti 3 Bipol ari fam osi 4 Libri 5 Psich iatria & Art e6 Corrispondenza ccomi di nuovo qui...a raccontare piccoli passi di "vitabipoessere sufficiente ad impedire di andarsene più giù. Le parole lare"... ormai si sbriciolano, ogni pensiero è un déjà vu e non ha più Sono impegnata da mesi alla "costruzione" di un documentasenso esprimerlo. Aridità. rio che racconti in modo estremamente sincero (negli ultimi anni ho filmato "tanta vita", dentro & fuori dagli ospedali) gli Io credo che egli approfittò, per venirsene via, di una migrazione di ups&downs della depressione maniacale... ma non potevo immauccelli selvatici (da “Il Piccolo Principe” di Antoine De Saintginare un "finale" più bello ed emozionante di questo... spero di Exupéry) concludere il mio lavoro a marzo con i filmati del parto del mio piccolo Rocco... Sono arrivata già alla 21 settimana di gravidan"Il Piccolo Principe" è l'unico libro che sono riuscita a leggere in za, e tutto procede a meraviglia... Ricordo ancora quando il mio più di un anno. La mia vita intellettuale è svanita. Un processo medico mi diceva che l'amore è la cura più potente... essermi lento, non privo di sintomi, se l'è portata via. La musica è finita innamorata conferma pienamente la sua opinione... Ma l'amoe la mia visuale emotiva si è irrimediabilmente ristretta. Le parore che provo per il nostro piccoletto sta facendo davvero mirale non le ho più possedute, hanno iniziato a saltabeccare, indocoli...Fino a marzo 2006 la mia dose quotidiana di litio oscillamabili mi sono sfuggite di mano. Oggi, lettere prive di signifiva tra i 900 e i 750mg a seconda del "periodo"... poi su consiglio cato si aprono ai miei occhi lungo le righe dei libri. Tutto si condel medico ho cominciato a diminuire... prima 600... poi 450... suma in silenzio. poi 300... per permettere al mio corpo di essere un pochino più Non riesco a controllarmi quando mangio, sembra che den"pulito" nell'affrontare la ricerca di Rocco. tro di me ci sia una voragine, un buco nero che fagocita l'imposTutti erano un po’ preoccupati all'idea che io potessi rimanesibile forse proprio perché impossibile è ogni controllo sulla vita re "scoperta". Ma questa volta il motivo del mio "rifiuto del litio" e sulla morte. Incredibile, l'angoscia di ingrassare mi spinge a era valido e documentato: non volevo "dimagrire", non erano soffocare l'angoscia con il cibo. Curioso, vero? Penso che sia capricci legati alla sensazione di dover "dipenanche una consuetudine, si ripete ogni autundere" dai medicinali (io al litio "voglio bene"!!!). no, perché questo dovrebbe essere diverso? Con i medici abbiamo fatto un patto serissimo: Ogni equilibrio si sfalda, abdica in favore della ARETÆUS news ospita letmi sarei presa una cura "maniacale" di me! A disarmonia. Forse potrei fare qualcosa ma pretere spedite alla rivista letto presto, almeno 10 ore di sonno a notte, ferisco chiudere gli occhi e dormire. C. oppure ricevute dai medici dei niente caffè, niente eccitanti, niente lavoro "stresCentri Lucio Bini. In ogni caso sante"... E ora mi ritrovo a sei mesi dalla sospenensieri le lettere vengono pubblicate sione del litio felice e serena come non lo sono in modo anonimo (se mai stata in vita mia! Chiudersi in un punto come una grande frase richiesto) e soltanto dopo Il piccoletto cresce bene (è già lungo 25cm x frustrata da una voracità instabile. Oggi bisoautorizzazione scritta alla 400gr di peso!) e io continuo a prendermi cura gna sorreggere il vuoto che cade dal cielo e con loro pubblicazione da parte di me... piscina, passeggiate, cibo sano e tanto prontezza perpetuare lo splendore attraverso i del mittente. Le lettere venamore! Quando Rocco nascerà valuteremo insiemiei occhi ed il pessimismo per prudenza. gono redatte e, se necessario, me cosa fare... se tutto andrà bene,e non avrò Trattenere la malinconia con un'esaltante eccii nomi di persone o luoghi forti "babyblues" o peggio una depressione post tazione, accelerare le emozioni, confondersi per sono resi irriconoscibili. partum (per favore, noooooooo!), aspetterò troppa bellezza. La scrittura vive in una mente ancora un po’ prima di riprendere il litio in in delirio e nel fondo del rumore tutto diventa modo da poter allattare naturalmente il mio picun paradiso. Apparentemente felice, la colpa colino. Dopodiché ricomincerò senza problemi a prendere le deborda, persiste nell'aria di vocianti pensieri. Quanto a me, sofmie pilloline blu, che mi hanno permesso di arrivare fino a qui... fro per i fantasmi che L. ha disegnato sulla mia schiena, ancoVorrei tanto che la mia testimonianza servisse a quelle ragazra. ze, tante purtroppo, che pensano ancora che una vita "bipolare" non possa essere vissuta pienamente... Negli anni ho imparato a psichiatra al presentatore TV, ovvero come i media mania conoscermi, e il ciclico alternarsi di depressione ed euforia non polano l'informazione condiziona più i miei progetti... Sono fortunata, me lo ripeto spesso, la mia famiglia e i miei dottori mi sono stati incredibilCaro Dr. Mirabella, mente vicini... ma sono convinta che tutte le mie "colleghe" possono rimasta allibita dai toni della sua trasmissione di ieri (12 sano avere una vita bella e promettente come la mia. luglio) ben lontana dal rigore, l'obiettività e l'equilibrio che hanno Un abbraccio, T. sempre contraddistinto i suoi programmi e i suoi interventi. Per non parlare degli ospiti che manifestavano una sola un'opinione e non riflettevano in maniera esaustiva il complesso dibattil paese delle lacrime è così misterioso (da “Il Piccolo Principe” di to sull'uso degli psicofarmaci nei bambini e adolescenti. Mancava Antoine De Saint-Exupéry) uno psicofarmacologo, un neuropsichiatra infantile che utilizza i farmaci o i genitori di minori che utilizzano con successo gli Qualcosa è cambiato. Le persone, per esempio, hanno cambiaantidepressivi. Si è dimenticato nel corso della trasmissione di to atteggiamento nei miei confronti. Non c'è sintonia, provo disadare rilievo a problematiche di grande impatto come il suicidio gio in mezzo a loro. Sento la loro falsità in ogni gesto ed è così degli adolescenti che è spesso la punta dell'iceberg di una patoinsopportabilmente squallida la loro essenza. Mi sento perenlogia depressiva che può beneficiare dell'uso di farmaci. nemente ingannata, anche dalla musica che m'investe quando i Ovviamente, gli psicofarmacologi sanno bene che si tratta di miei sensi inseguono una luminosa salvezza e capisco che non strumenti imperfetti che sono solo uno degli approcci integrati c'è pace. Complotti e occhi che mi fissano quando le mie frasi che occorre mettere in atto per alleviare le sofferenze di tanti incontrano il silenzio, quando le parole mi sfuggono e il mio bambini e adolescenti, nonché delle loro famiglie. Solo conopensiero si annebbia. Allora odio tutti, e più li odio, più sento scendone le loro proprietà e i loro limiti si può giungere ad un che loro odiano me. La stanchezza avanza e niente si può fare. loro uso corretto e non certo attraverso una condanna ideologiE così si consuma ogni desiderio, la lotta si perde fra suoni strica dai toni medioevali. denti e metallici, e in lontananza, la fine. Errore. Sbaglio a creGrazie della sua attenzione. Donatella Marazziti, Psichiatra dere nel potere della mente, a credere che il solo "volere" possa E P L I 2 ARETÆUS news L’articolo L'insorgere ciclico degli episodi è stato attribuito prevalentemente a fattori endogeni, di natura sconosciuta, come quasi tutta la fisiopatologia dei Disturbi dell'Umore. Solo le forme a insorgenza stagionale trovano la loro spiegazione nelle variazioni climatiche, soprattutto della luce e della temperatura. Kay Jamison, nel suo libro Rapida scende la notte (1999) scrive: "Noi siamo, come gli altri esseri viventi, creature periodiche, debitrici dei nostri ritmi alla rotazione della terra intorno al sole e della luna intorno alla terra. La chimica del nostro cervello e del nostro corpo oscilla adattandosi alle fluttuazioni di calore e di luce della terra e, probabilmente, anche ai suoi campi elettomagnetici... Un orologio biologico centrale, geneticamente determinato, controlla la variazione ciclica dei costituenti chimici del nostro cervello e modella le nostre risposte al nostro ambiente fisico". In uno studio di 100 episodi maniacali esaminati al Centro Lucio Bini di Roma, abbiamo trovato che in 80 casi consecutivi, la mania era stata scatenata da fattori esterni, cioè esogeni. In 30 casi la mania insorse in associazione a cure con antidepressivi, in 18 casi all'assunzione di sostanze d’abuso, incluso alcool e caffè, in 17 casi alla sospensione del litio, neurolettici o antiepilettici, in 4 casi a cure mediche con cortisonici e tiroxina, in 3 casi a privazione del sonno, in 1 caso a cambiamento di fuso orario (jet-lag), in 2 a parto e nei restanti casi in associazione a intensi stress psichici come lutto e separazione. Questi dati suggeriscono che almeno nei pazienti Bipolari I (BP-I), cioè pazienti con fasi di forti eccitazioni e depressioni più o meno gravi, le manie sono prevalentemente scatenate da fattori esogeni e il loro decorso ciclico è dovuto non a meccanismi endogeni ma all'azione di vari fattori scatenanti su sistemi nervosi particolarmente eccitabili. È noto infatti che i pazienti BP-I sono di temperamento iperimico cioè molto energico e reattivo. Nei pazienti Bipolari II (BP-II), cioè sofferenti di serie depressioni ma di moderate eccitazioni di tipo prevalentemente euforico-iperattivo e nei ciclotimici, cioè pazienti con moderate depressioni e eccitazioni di varia durata, i fattori endogeni, cioè la loro temperamentale labilità del sistema energia-umore, appaiono di fondamentale importanza nel determinare il decorso sebbene anche qui fattori scatenanti esterni sono spesso presenti. Il decorso a cicli rapidi cioè con più di quattro episodi per anno è il paradigma di un decorso ciclico autonomo da fattori esterni. La grandissima maggioranza dei pazienti con decorso a rapidi cicli sono di temperamento ciclotimico o ipertimico. Questi dati e le relative ipotesi suggeriscono il ruolo fondamentale dei fattori esterni nel provocare le ricadute e l'importanza che ha il loro evitamento nella prevenzione sia del primo episodio sia di quelli successivi. Sinopsi del lavoro: Endogenous and exogenous cyclicity and temperament in bipolar disorder: Review, new data and hypotheses di Athanasios Koukopoulos, Gabriele Sani, Alexia Koukopoulos, Matthew Albert, Paolo Girardi e Roberto Tatarelli, pubblicato sul Journal of Affective Disorders 2006; 96: 165-175 . ! Aggiornamenti (dalla prima pagina) ANALISI DEI GENI CANDIDATI PER VALUTARE LA RISPOSTA AL LITIO IN PAZIENTI BIPOLARI DEL CENTRO BINI DI CAGLIARI. l trattamento più frequentemente usato per la prevenzione delle ricadute maniacali e depressive del disturbo bipolare è quello con sali di litio. Si tratta del più studiato e più efficace stabilizzante dell'umore. I pazienti bipolari mostrano una risposta molto diversa alla terapia con litio (e con gli altri stabilizzanti dell'umore) che varia da una totale assenza di effetto delle terapie in circa un terzo delle persone trattate alla completa prevenzione delle ricadute depressive o maniacali in un altro terzo dei pazienti. Alcune di queste variazioni possono essere spiegate da fattori anche di tipo genetico, visto che è stato osservato che la risposta al litio nei pazienti bipolari è un tratto familiare. Il nostro principale obiettivo è stato quello di identificare i geni che influenzano la variabilità alla risposta al litio quando pazienti bipolari di tipo I (con depressioni ed eccitazioni maniacali) o di tipo II (con depressioni ed eccitazioni più lievi) sono trattati con questa terapia. Lo studio è basato sul DNA raccolto da pazienti bipolari I e II del Centro Bini di Cagliari che hanno acconsentito a un prelievo di sangue per l'esame. Finora, più di 200 pazienti hanno partecipato alla studio. Il sangue è stato poi inviato a Londra nel laboratorio del dottor David Collier presso l'Insitute of Psychiatry del Maudsley Hospital. Lo scopo della ricerca al momento è quello di controllare se alcuni geni sono associati a una buona, parziale o cattiva risposta al trattamento con litio. Successivamente, si potrebbe studiare, prima dell'inizio della terapia, la possibilità di risposta del paziente evitando di aspettare alcuni mesi per capire se il trattamento sarà efficace o no. I geni cosiddetti candidati per la risposta al litio includono quelli relativi al trasporto della serotonina, il neurotrasmettitore più importante per regolare l'umore. I primi risultati della nostra ricerca hanno mostrato che un particolare genotipo denominato L legato al trasporto della serotonina è più comune nei pazienti che presentano risposta insoddisfacente alla terapia con litio. Il risultato è molto importante ma saranno necessari ancora molti mesi per arrivare a dei risultati sicuri e all'uso di routine di questo esame. I Leonardo Tondo, Gianfranco Floris, Centro Bini e Dipartimento di Psicologia dell'Università di Cagliari Sarah Osborne, Janet Munro, Sara Campos De Sousa, Gerome Breen, Robert W Kerwin, David A Collier Division of Psychological Medicine, the Institute of Psychiatry, King's College London, UK Lo studio è stato reso possibile da un finanziamento dell'Assessorato Igiene Sanità Assistenza Sociale, Regione Sardegna (2003-2004) e dello Stanley Medical Research Institute, USA. COMUNICAZIONE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI PSICOPATOLOGIA La delibera della Farmindustria del 25/10/2006, che impedisce alle Aziende di sostenere le spese di viaggio e di soggiorno ai medici che partecipano a congressi e corsi ECM, ha reso problematica la partecipazione dei colleghi al Congresso SOPSI 2007. Per questa ragione, e per manifestare il suo dissenso nei confronti di questa delibera, il C.D. della SOPSI nella sua riunione del 24/11/2006 ha deciso di rinviare il suo 12° Congresso al 19/23 febbraio 2008 con le medesime modalità previste per il 2007. "L'equilibrio tranquillizza, ma la pazzia è molto più interessante." Bertrand Russell ARETÆUS news 3 Bipolari famosi GABRIELLA SU CON LA VITA! ma che ne so... ma che ne so... in che sbadiglio la mia vita ingoierò (mormorando) ma che ne so... io sto a di’ così. (in crescendo) mi lamento ma non piango è un pianto stupido e anche piangere ha perduto verità. Accetterò che perda anch'io per certi addii senza il coraggio degli addii. (sempre più urlato). Passerà... via così... che ne so passerà, finirà. Se ne andrà... come no finirà... come no se ne andrà... (silenzio)... Tanto rimango io con il mio petto di tigre disperata l'urlo di incitamento a vivere che ci ha lasciato Gabriella Ferri, la grande cantante romana nella sua ultima raccolta, "Ritorno al futuro". Una sorta di testamento spirituale che comprende ritmi jazz, tanghi e flamenchi uscita poco prima che la cantante morisse, il 3 aprile del 2002 dopo essersi lanciata, con un volo di 7 metri dal balcone della sua casa di Corchiano nel viterbese. Io l'avevo conosciuta personalmente appena 15 giorni prima. Ci eravamo trovate io e lei sole nell'anticamera del Centro L.Bini di Roma. Non era la prima volta che la vedevo, ma quella sera l'anticamera era stranamente vuota e per questo era venuto naturale cominciare a parlare. A me sembrava di conoscerla da sempre, e dopo un mio primo esitante: “Come sta signora?”, lei mi aveva sorriso con l'espressione piacevolmente sorpresa delle persone di spettacolo che si vedono riconosciute e, con una voce dolcissima, che non mi aspettavo, aveva cominciato a parlarmi di come si sentisse meglio, serena, felice di essere curata da “questi medici cosi bravi e soprattutto capaci di farmi sentire finalmente come in una famiglia, non come era successo a Baltimora...”. Baltimora... sì molti giornali hanno poi scritto di quel suo ricovero in quella clinica bianca, asettica e alienante, “la più famosa clinica psichiatrica d'America, mi raccontava, dalla quale ero scappata sennò mi ammazzavo”. Purtroppo mentre i suoi ricordi continuavano a fluire la segretaria dello studio l'aveva chiamata perché il dottore ora la stava aspettando e lei con un'espressione rammaricata mi aveva detto quasi scusandosi: “Che peccato, quanto mi dispiace di dover interrompere questa bella conversazione con lei... peccato!” Che dire?... Il ricordo di quella serenità, della dolcezza sprigionata da quegli occhi splendidi che avevo visto spesso in televisione ora beffardi e provocatori, ora gelidi e sofferenti, non mi abbandona. Ero felice per lei. Chi avrebbe potuto immaginare quello che sarebbe capitato soltanto una quindicina di giorni dopo? Gabriella Ferri era nata a Roma nel 1942 da una madre della buona borghesia e da un bellissimo padre, popolano, artista mancato, con il vizio del gioco d'azzardo che alla sua morte, nel 1975, avrebbe lasciato in eredità alla figlia i capelli biondi, gli occhi azzurri, un fisico "da schianto" e la depressione, di cui aveva sofferto, e che colpì Gabriella per in maniera devastante e che la accompagnò a fasi alterne tutta la vita. Quel periodo caratterizzato da tormenti, abuso d'alcool, psicofarmaci assunti in modo disordinato, culminerà in un primo tentativo di suicidio portandola a tagliarsi le vene dei polsi. Verrà salvata in extremis e continuerà la sua vita sposandosi due volte e trasferendosi prima in Africa poi in America, dove avrà un figlio attualmente Pastore della Chiesa Ortodossa. Le sue notti di New York si trasformavano nell'ossessione di non dormire e tirar mattina ad ogni costo. È Dal suo ultimo CD possiamo vedere come la scelta delle canzoni della Ferri sia andata sempre più affinando e molti brani erano stati scritti per lei da personalità come Pierpaolo Pasolini (Cristo al Mandrione e Il Valzer della Toppa), Paolo Conte (nell'autoironica Vamp), Luigi Tenco (Lontano lontano), Ennio Morricone (Stornello dell'estate). Il suo repertorio comprendeva anche stornelli, ninne nanne e canzoni della mala, che assieme alle canzoni napoletane e latino-americane da lei interpretate l'hanno fatta conoscere oltre che in tutta Italia anche all'estero. Come pure aveva manifestato la sua sensibilità in canzoni come “Grazie alla vita” della cilena Violeta Parra, un delicato canto che oggi suona beffardo perché, dopo averlo scritto anche Violeta si tolse la vita. I giornali che ho letto febbilmente dopo la sua morte improvvisa parlavano di un attimo di sconforto, forse scatenato dalla risposta un po' affrettata dell'anziano marito che l'adorava e la sosteneva da sempre, ma in quel momento, pare, avesse risposto a una sua lamentela: “Ora ho da fare, devo portare fuori il cane”. Una cosa da niente probabilmente, un assenza di pochi minuti ma quando Sieva era tornato, Gabriella non c'era più. Credo che la Ferri fosse partico1armente stressata perché in quei giorni stava nuovamente cercando, (nostante molti altri tentativi falliti negli anni precedenti) di ritornare sulle scene. Maurizio Costanzo l'aspettava in trasmissione il giorno dopo, poi avrebbe dovuto incidere altri quattro brani; insomma ancora una volta, anche se sofferente, e con l'enorme preoccupazione della mancanza di memoria, si preparava (immagino con quanta angoscia) a rientrare nel mondo dello spettacolo. Aveva (Continua a pagina 8) “Ognuno ha tanta storia, tante facce nella memoria, tanto di tutto, tanto di niente, le parole di tanta gente. Tanto buio, tanto colore, tanta noia, tanto amore, tante sciocchezze, tante passioni, tanto silenzio, tante canzoni.” da “Sempre” (Castellacci e Pisano) cantata da Gabriella Ferri 4 ARETÆUS news Libri he cosa significa essere buoni genitori e buoni educatori oggi? Come affrontare, con competenza e tempestività, le sfide di una società che tende a sopravvalutare gli aspetti materiali della vita senza fornire un supporto ideale alle famiglie? In un momento in cui sembra che il mestiere di genitore sia sempre più difficile, di fronte a fenomeni disorientanti e spaventosi come i disturbi alimentari, il bullismo, la solitudine tecnologica data da videogiochi e telefonini, questo libro fissa i presupposti, non così scontati, di una corretta genitorialità. "Onora il figlio e la figlia” è l'"undicesimo" comandamento proposto dalla Fondazione Movimento Bambino: onorare significa rispettare e amare, e amore e rispetto si esprimono in una serie di comportamenti. I genitori possono dare ai figli soltanto due cose: radici e ali. Radici per trarre l'energia necessaria a vivere e crescere, per poter essere stabili, forti e ali per essere indipendenti, liberi, per volare in alto, nel cielo della piena autonomia e della realizzazione personale. La maternità e la paternità non sono solo eventi biologici, ma espressione di amore, di crescita, di generosità, perché bisogna sempre ricordare che "se l'infanzia di un bambino è stata buia, triste, grigia, spaventata... egli diventa adulto ma dentro di lui il bambino aspetta, murato nel semisonno dell'attesa. Aspetta che l'infanzia sia magica, bella e santa. Bisogna illuminare l'infanzia per farlo crescere". C ONORA IL FIGLIO E LA FIGLIA TRENTA CHILI i sono libri scritti bene o scritti male, diceva Oscar Wilde e "Trenta Chili" è un libro scritto bene, scritto per gli addetti ai lavori, come per chi ha voglia di avvicinarsi ad un'esistenza, di ripercorrere una storia di vita. Il fatto che sia scritto a quattro mani è di per sé un fatto significativo: Stefania Sabbatini è una donna che soffre da più di venti anni di anoressia e Luana De Vita è una psicologa, una giornalista con una notevole abilità di scrittura. Si incontrano casualmente un giorno in un reparto dell'università dove svolgo la mia attività pubblica di psicoterapeuta. Stefania è una mia paziente ma in quei giorni è ricoverata per alcune complicanze fisiche in un altro reparto, è in uno di quei momenti della vita in cui deve deve prendere una importante decisione, quella di usare tutte le sue risorse e provare a vivere o quello di gettare al spugna. Luana la va a trovare, inviata da me, per una necessità contingente, si conoscono, iniziano a parlare e decidono di scrivere questo libro. L'abilità e la lucidità con cui Stefania si racconta e la chiarezza e la fedeltà con cui Luana lo scrive, rendono questo libro uno dei migliori esempi esplicativi della complessità della esperienza umana e della necessità autoreferenziale dei significati personali che caratterizzano il quadro clinico delle condotte alimentari abnormi. Leggendo il libro si capisce molto bene come nessun evento sia la "causa" determinante del disturbo, ma come tutti gli eventi si susseguano incastrandosi in un ordine organizzato di significati personali che finiscono col costruire la "trappola" della psicopatologia nella quale una persona può finire. Oltre a ciò è molto bene tracciato il pensiero esistenziale dei più comuni significati ed emozioni e relazioni interpersonali che accompagnano i disturbi delle condotte alimentari e soprattutto come la cura non abbia nulla a che fare con la dieta! Adele De Pascale C RI-EVOLUZIONE he fine ha fatto nell'uomo l'istinto di specie? È possibile che si sia trasformato in una forza mentale collettiva al servizio della specie? Esiste un impulso di massa che spinge l'uomo a modificare nel tempo i suoi stili di vita provocando cambiamenti e svolte epocali? Questo libro è un viaggio attraverso il mondo della comunicazione, dell'antropologia, della storia dell'uomo e del suo cammino evolutivo compiuto da un punto di vista coraggioso, che giunge dove gli altri pensano di non dover arrivare. Marco De Murtas, neuropsichiatra e docente di psichiatria, osserva, analizza, scardina, ribalta e spiega la sua ipotesi dell'esistenza di un Inconscio di Specie. E lo fa andando spesso contro teorie generalmente diffuse che obbligano a rimanere entro gli schemi conosciuti e che lasciano, però, sempre qualcosa di intentato. Un testo unico e originale, irrinunciabile per chi vuole aprirsi ad altre vedute e osservare in maniera diversa anche il proprio quotidiano. "Non credo più nella volontà personale da quando ho abbandonato l'infanzia. Quello che ho cercato di fare è seguire i dettami della Necessità. E questa la dea solitaria che io venero, l'unica di cui riconosca l'esistenza. Si dice che abiti nel punto di incontro fra il bisogno ed il libero arbitrio". C "Dov'eri andato, se non sono indiscreto?" "A guardare avanti," egli disse. "E che cosa ti ha portato indietro all'ultimo minuto?" "L'aver guardato indietro." da “Lo Hobbit” di J.R.R. Tolkien ARETÆUS news 5 Psichiatria & Arte OPERE DEL SIGNOR AB. PIETRO METASTASIO POETA CESARE EDIZIONE ULTIMA ARRICCHITA DI NUOVE AGGIUNTE TOMO DECIMO IN VENEZIA MDDCCCVII STAMPERIA GRAZIOSI A S. APOLLINARE CON PUBBLICA APPROVAZIONE DELLE MATERIE CONTENUTE NEL PRESENTE VOLUME: SENTENZE, E MASSIME, ESTRATTE DALLE OPERE DEL METASTASIO Affetti Umani Felicità apparente Quando deboli sono Fra i ciechi affetti lor le menti umane Demetrio, Atto II, scena 4 Se a ciascun l'interno affanno Si leggesse in fronte scritto, Quanti mai che invidia fanno Ci farebbero pietà! Si vedrìa che i lor nemici Hanno in seno, e si riduce Nel parere a noi felici Ogni lor felicità Giuseppe riconosciuto, Parte I Ad un diverso affetto È facile il passaggio Quando l'alma è in tumulto Adriano, Atto II, scena 3 Vincere i propri affetti Avanza ogn'altra gloria Didone, Atto I, scena 14 Felicità dei regnanti A che né mal verace Né vero ben si dà: Prendono qualità Dà nostri affetti. Secondo in guerra, o in pace Trovano il nostro cor, Cambiano di color Tutti gli oggetti Demofonte, Atto III, scena 3 ... Felicita sarebbe ... Il regno in ver, se i contumaci affetti Rispettassero il trono; onde cingendo La clamide real più non restasse Altro a bramar. Ma da un destre estinto Germoglia un altro; e nel cambiar oggetto Non scema di rigor. Se pace adesso Solo in te stesso ritrovar non sai, Ancor nel regio stato Infelice sarai come privato. Demofonte, Atto II, scena 3 Meglio è parlar tacendo Dir molto io pochi detti Dé violenti affetti È solita virtù Non si trova in terra Piena felicità. Giuseppe riconosciuto, Parte I ... Agl'infelici è spesso... Colpa la sorte. Tito, Atto III, scena 2 ... Agl'infelici Son pur brevi i contenti! Alessandro, Atto II, scena 6 ... Il farsi giuoco Degl'infelici è un barbaro diletto. Zenorbia, Atto II, scena 6 Dall'istante del fallo primiero S'alimenta nel nostro pensiero La cagion, che infelici ne fa. Morte d'Abel, Parte II Ecco dell' uom la misera sventura. Pensa ciascun per soddisfar sue brame, Chi supremi gradi, e per ricchezze, Chi per fama immortal, chi per amore; E raro è quel, che ottiene Del suo desir l'oggetto; Perché quando si crede esser in porto Urta in un cieco scoglio, Che rompe il corso ad ogni sua fatica, E tanto fa più grave il suo perire, Quanto era più vicino alla salvezza. Giustino, Atto IV, scena 4 Stolto chi spera in questa umana vita Trovar posa giammai; sempre d'affanni Si pasce l'uomo, e se talor si crede Esser in pace, è perché cangia doglia; E la miseria nostra è così grave, Che un affanno minor piacer ci sembra Ed affanno minor sempre vediamo Il duol, che di presente il cor non punge Ivi, Atto IV, scena 5 Allegrezza Ciro, Atto I, scena 7 Follie Umane Felicità Felice età dell'oro, Bella innocenza antica, Quando al piacer nemica Non era la virtù! Dal fasto, e dal decoro Noi ci troviamo oppressi; E ci formiam noi stessi La nostra servitù. Demofonte, Atto II, scena 8 Quanto è facile mai Nelle felicità scordar gli affanni? Semiramide, Atto II, scena 6 Perché bramar la vita? e qual si trova In lei la felicità? Demofonte, Atto III, scena 2 ... Son follie diverse ... Ma folle è ognuno; e a suo piacer n'aggira L'odio, l'amor, la cupidigia, o l'ira. Olimpia, Atto II, scena 5 Infelici, e infelicità ... Forse talvolta Comunica sventure La compagnia degl'infelici Demetrio, Atto III, scena 1 Avvezzo a vivere. Senza conforto, Ancor nel porto, Pavento il mar. Ivi, Atto III, scena 9 Sfondo: Kat.19: Iphigenie, Pastell, 2001 "Accadono cose nella vita che sono come domande... passa un minuto oppure un anno e poi la vita risponde." Alessandro Baricco 6 ARETÆUS news Oppresso il core Dal contenuto impensato Niega alla vita il ministero usato. Demetrio, Atto IV, scena 8 Ca gioja verace, Per farsi palese, D'un labro loquace Bisogno non ha. Giuseppe, Parte II Del soverchio affanno È la gioia soverchia Men facile a frenar. Partenope, Parte I, scena 3 Assi vicini Han fra loro i confini La gioja, il lutto onde il passaggio è spesso Psichiatria & Arte Opra sol d'un istante Temistocle, Atto I, scena 3 Desiderio Da un desire estinto Germoglia un alto, e nel cambiare oggetto Non scema di vigor. Demetrio, Atto II, scena 3 L'alma per uso L' idea, che la diletta, a se dipinge, E ognun quel, che desìa, facil di finge. Zenobia, Atto II, scena 1 Ciò, che si brama, Mai difficil non sembra. Ipermestra, Atto III, scena 1 Non basta alle bell'opre il sol desio. Ipermestra, Atto III, scena 1 Disperazione E pure Trovasi ancor chi per sottrarsi a’ Numi Forma un Nume del caso, a vuol che il mondo Da una mente immortal retto non sia; Cecità temeraria, empia follia! Al ciel non dessi Della fiacchezza umana Gli errori attribuir. Se un ciglio infermo Del sol non regge alla soverchia luce, Non è colpa del Sol. Scarso ricetto Se all'ampiezza del mare è un vaso angusto, Colpa del mar non è Partenope, Parte II, scena 1 Qualor si perde L'unica sua speranza, È viltà conservarsi, e non costanza. Antigone, Atto I, scena 8 Ogni tempesta Al nocchier, che dispera, È tempesta fatal, benché leggera. Betulla, Parte I Follie Umane ... Son follie diverse ... Ma folle è ognuno; e a suo piacer n'aggira L'odio, l'amor, la cupidigia, o l'ira. Olimpia, Atto II, scena 5 D'ogn'altro è il Fato Nume il più grande: e sol perché non mura. Un decreto giammai, se non trovi esempio Di chi voglia innalzargli un'ara, e un tempio. Demofonte, Atto II, scena 2 Fama Porta i disastri Sollecita la fama. Artaserse Atto III, scena 5 Bene e Male Il loro compenso Han sempre i beni, e i mali, E la speme, e'l timor son sempre uguali. Astrea Placata Compagni nell'Afflizione Nel duolo Pure è qualche piacer non esser solo. Ezio, Atto III, scena 2 Natal di Giove, scena 7 Dal timor d'aspettarlo, Ch'è mal peggiore. Della via indegno Chi a lei pospon la gloria. A ciò, che nasce Quella è comun: dall'alme grandi è questo Proprio, e privato ben. Tema il suo fato Quel vil, che agli altri oscuro, Che ignoto a se, morì nascendo, e porta Tutto se nella tomba: ardito spiri Chi non può senza rossore Rammentar come visse allor che muore. Temistocle, Atto III, scena 1 ... Opra di Dio Sai che non fu la morte. Ei de’ viventi La perdita non brama. Entrò nel mondo Chiamata da’ malvagi E co’ detti, e coll'opre; e il nostro fallo Del conteso sentiero Primo le aperse il varco. Morte d'Abel, Parte II Morte Né crediate che il dare a se la morte Impresa sia di generoso core: Perché chi per dolor fugge la vita, Non ha valor di rigettar gli affanni. Giustino, Atto V, scena 3 Perché tarda è mai la morte Quando è termine al martir? A chi vive in lieta sorte È sollecito il morir. Artas, Atto III, scena 1 ... Si sprezza Da lungi, il so, ma non si guarda poi Colla costanza istessa Il momento fatal, quando s'appressa. Fitteti, Atto III, scena 2 Agli infelici Difficile è il morir. Quiete (Riposo) Adriano, Atto I, scena 4 Non ritrova un'alma forte Che temer nell'ore estreme: La viltà di chi lo teme Fa terribile il morir. Non è ver che sia la morte Il peggior di tutti i mali; È un sollievo de’ mortali Che son stanchi di soffrir. Adriano, Atto III, Scena 6 È del riposo Figlio il valor. Sempre vibrato al fine Inutile a ferir l'arco si rende. Demofonte, Atto I, scena 3 Piacere Apparente Chi si fida Alla mentita faccia Corre al diletto, e la miseria abbraccia. Astrea placata Non è il peggior de’ mali Al fin questo morir. Ci toglie almeno Dal commercio de’ rei. Ezio Atto I, scena 1 Si piange di piacer come d'affanno. Artaserse, Atto I, scena 2 Non si trova Follia la più fatale, Che potersi scordar d'esser mortal Tito, Atto I, scena 5 È legge di natura, Che a compatir si muove Chi prova una sventura; Che noi provammo ancor. O sia che amore in noi La somiglianza accende, O sia che più s'intenda Nel suo l'altrui dolor. Giuseppe riconosciuto, Parte I Fato Al fato L'opporsi è van. (dalla pagina precedente) Al fin che mai Esser può questa morte? Un ben? S'affretti: Un mal? Fuggasi presto Compatimento degli Altrui Mali Sfondo: Kat.17: Szene aus der Oper "Iphigenie auf Tauris" von Gluck, Pastell, 2002 “Concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare le cose che posso cambiare e la saggezza di capire la differenza.” Preghiera della serenità ARETÆUS news 7 Bipolari famosi (dalla quarta pagina) da poco affermato: “Beh, io a questo mondo non gli sto più dietro, ma sono talmente appassionata che non alzerò mai bandiera bianca. In fondo il mondo è sempre una cosa meravigliosa, al di là delle ferite, e sono certa che un giorno si tornerà a vivere normalmente”. Parole di un’innamorata della vita che mi hanno ricordato quelle altre, di Anna Frank nel suo Diario: “Vedo che il mondo lentamente si trasforma in un deserto, sento sempre più forte il rombo che si avvicina, che ucciderà anche noi... eppure quando guardo il cielo penso che tutto tornerà a volgersi al bene, che anche questa spietata durezza finirà e nel mondo torneranno tranquillità e pace. Nel frattempo devo conservare alti i miei ideali che forse si potranno ancora realizzare... Voglio essere utile e procurare gioia... voglio continuare a vivere anche dopo la morte.” Certo, alla Ferri, nata e cresciuta a Testaccio dove tutti l'adoravano e l’abbracciavano fermandola per strada, mancava moltissimo il contatto col suo pubblico, che amava moltissimo, ma che tuttavia le provocava quell'enorme panico che da anni non riusciva più a sopportare: “Quello mio è un timore colossale, astratto che non capirò né oggi né mai. E affrontare il pubblico con l'ansia è impossibile”. Queste crisi d'ansia si erano verificate sin dai suoi primi anni ruggenti, anche allora si chiudeva per ore nel camerino del Sistina finché arrivava Tullio, il factotum, che, come d'accordo, le sussurrava: “Gabrie’ so' tre minuti” e lei allora diceva fra sé: “Signore, fammi morire in quest'istante.” Poi entrava in scena e sembrava una belva. Anche nel 1996, quando dopo otto anni di assenza dalle scene aveva cercato di rimettersi a cantare confidava al giornalista Fabrizio Zampa: “Non sono ancora riuscita a risolvere la malattia di cui soffro: ansia reattiva, attacchi di panico e di depressione. La depressione la posso pure sopportare ma l'ansia no.” Ultimamente il suo desiderio era di fare tante cose: dipingere, scolpire, scrivere poesie. “Sento il desiderio di esprimermi in tanti modi per gratificare la mia vita. Vorrei ricominciare a donarmi completamente al pubblico, se Dio vuole e se non mi riacchiappa quel ‘figlio di mignotta del panico’”. “Per me -diceva- il rapporto col pubblico sta in tre parole: chi dà riceve. Io sono capace, alla faccia dell'ansia, di arrivare al punto in cui non si sa più chi è l'artista e chi è il pubblico, e quando succede è il momento in cui mi rilasso, la voce mi esce, l'occhio di bue che mi illumina diventa come l'occhio di Dio e io volo, volo, volo”. Marina Pellegrino Editoriale (dalla prima pagina) diverse di depressione. Soprattutto, si potranno trovare le terapie efficaci per ogni persona, in base al proprio corredo di DNA. In questo modo, conoscendo a quale farmaco è più probabile che la persona risponda si potranno diminuire i tempi della malattia e trovare cure più adatte. Come tutte le tecnologie, non mancano i pericoli. Si useranno le conoscenze sul genoma per prevenire e trattare la schizofrenia e la depressione o per identificare prima della nascita chi ne soffrirà. Che decisione prenderà una coppia sapendo di avere un figlio predisposto alla schizofrenia? Cercherà di evitargli gli stress fin dalla nascita per ridurre il rischio, oppure interromperà la gravidanza? Questo secondo caso è quello che temono tutti, i bioetici per primi. Sul piano della nostra cultura e società si rischierebbe una pericolosa omologazione che farebbe diventare realtà i sogni hitleriani, con la perdita delle diversità che invece arricchiscono la nostra vita. Leonardo Tondo Chi siamo ARETAEUS news ringrazia per tutte le donazioni sin ora ricevute. ARETÆUS, fondata nel 1999, è un'organizzazione dedicata alla ricerca e avanzamento della conoscenza delle malattie psichiatriche. Con la pubblicazione e distribuzione di ARETÆUS news speriamo di raggiungere pazienti, psichiatri e psicologi con notizie, curiosità e aggiornamenti legati al mondo della psichiatria. ù DONAZIONI: Per assicurare un continuo progresso nella ricerca in psichiatria e psicologia e per garantire la continuità di questa newsletter, ARETÆUS accetta con gratitudine donazioni piccole e grandi da parte di chi fosse interessato ai progetti di ricerca e al contenuto della newsletter. Si prega di mettersi in contatto con Centro Lucio Bini-ARETÆUS news a Roma o a Cagliari. 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I centri sono specializzati nel trattamento delle varie forme depressive e di ansia, dei disturbi dell'umore, del disturbo dell'attenzione con iperattività e di alcuni problemi sessuali di origine psicologica. A Roma: Athanasios Koukopoulos, Daniela Reginaldi, Pamela Bruni, Paolo Caliari, Paola Cimbolli, Giorgio De Cesare, Marco De Murtas, Adele De Pascale, Eleonora De Pisa, Paolo Decina, Vittorio Digiacomoantonio, Paolo Girardi, Rosanna Izzo, Alexia Koukopoulos, Maurizio Pompili, Gabriele Sani, Rosa Maria Sollazzo. A Cagliari: Leonardo Tondo, Gianfranco Floris, Maria Cantone, Carmen Ghiani, Beatrice Lepri, Mercedes Masia, Simona Mercenaro, Marco Murtas, Maria Grazia Rachele, Enrico Perra, Marilena Serra. A New York: Gianni Faedda, Nancy Austin, Ngaere Baxter, Joseph Hirsch ARETÆUS news 9