Linee Guida per la promozione di interventi territoriali di contrasto al
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Linee Guida per la promozione di interventi territoriali di contrasto al
Progetto operativo “Rafforzamento delle strutture operative e delle competenze in tema di pari opportunità e non discriminazione nella Pubblica Amministrazione” nell’ambito dell’Obiettivo operativo II.4 del PON Governance e Assistenza Tecnica – Ob. Convergenza – FESR 2007-2013 (CIG: 4039436808 – CUP: J89H08000120006). Linee Guida per la promozione di interventi territoriali di contrasto al fenomeno della violenza di genere Luglio 2014 1 Indice 1. Obiettivi delle Linee guida ............................................................................................................3 2. L’evoluzione normativa in materia di violenza di genere e stalking.........................................4 2.1 Legislazione internazionale........................................................................................................4 2.2 Legislazione europea..................................................................................................................6 2.3 Legislazione italiana ................................................................................................................10 2.4 Legislazione regionale .............................................................................................................13 2.4.1 Puglia ................................................................................................................................14 2.4.2 Campania ..........................................................................................................................16 2.4.3 Calabria ............................................................................................................................19 2.4.4 Sicilia ................................................................................................................................20 3. Caratteristiche del fenomeno dal punto di vista socio-culturale .............................................22 3.1 Alcuni dati sulla violenza di genere a livello regionale ...........................................................25 4. La risposta delle istituzioni: il quadro attuale dei servizi di prevenzione e contrasto della violenza di genere .............................................................................................................................25 4.1. Uno sguardo d’insieme: la rete nazionale di strumenti e interventi per prevenire e contrastare la violenza di genere ......................................................................................................................25 4.1.1 Primo Piano Nazionale Antiviolenza................................................................................25 4.1.2 Protocolli e convenzioni....................................................................................................28 4.1.3 Rete Nazionale Antiviolenza .............................................................................................29 4.1.4 Il lavoro di predisposizione del Nuovo Piano Antiviolenza..............................................31 4.2 I servizi in Puglia .....................................................................................................................32 4.3 I servizi in Campania ...............................................................................................................35 4.4 I servizi in Calabria ..................................................................................................................37 4.5 I servizi in Sicilia .....................................................................................................................39 4.6 Sintesi dello stato e della rete dei servizi antiviolenza.............................................................42 5. Avviare servizi e interventi sul territorio..................................................................................43 5.1. Interventi di sistema ................................................................................................................44 5.2. Interventi per la prevenzione...................................................................................................57 5.3. Interventi per la tutela e la protezione delle vittime e dei loro figli........................................61 5.4 Interventi per il reinserimento socio-lavorativo delle vittime..................................................65 5.5 Interventi che hanno come target specifico gli uomini ............................................................69 6. I fondi strutturali per la prevenzione e contrasto alla violenza di genere ..............................77 2 1. Obiettivi delle Linee guida Le Linee Guida, promosse dal Dipartimento Pari Opportunità, hanno lo scopo di garantire coordinamento e coerenza tra azione centrale e territoriale per il contrasto e la prevenzione del fenomeno della violenza di genere e dello stalking, fornendo supporto tecnico alle amministrazioni regionali per la programmazione, attraverso lo sviluppo di un modello di governance fondato sull’utilizzo integrato dei fondi strutturali, in sinergia e addizionalità con le risorse nazionali destinate al contrasto della violenza e dello stalking. La definizione di violenza di genere a cui si fa riferimento nel documento, è quella contenuta nella Convenzione di Istanbul, secondo cui si tratta di una “violazione dei diritti umani e forma di discriminazione contro le donne, comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica che privata” . Obiettivi specifici delle Linee guida sono: - supportare le Amministrazioni regionali nella costruzione di una mappatura dinamica e completa degli interventi realizzati nel territorio sul tema del contrasto, prevenzione della violenza di genere e dello stalking e sostegno alle vittime, con particolare riferimento alla programmazione comunitaria dei fondi strutturali; - individuare standard di servizio da attivare per la realizzazione di interventi territoriali di prevenzione e contrasto alla violenza di genere e dello stalking nonché di supporto alle vittime; - definire modelli di intervento, metodologie di lavoro e operative, per sviluppare il coordinamento interistituzionale e la cooperazione pubblico/privato, per la definizione delle strategie di intervento sulla violenza di genere e sullo stalking, per la razionalizzazione delle risorse, nonché per la messa a punto di una programmazione attuativa in tema di prevenzione e contrasto alla violenza di genere e allo stalking anche in vista della nuova programmazione 2014-2020. Le Linee Guida si pongono in continuità con l’azione di accompagnamento delle Regioni avviata dal Dipartimento Pari Opportunità già nel 2001, con il Primo Piano Nazionale d’Azione di contrasto alla violenza di genere che ha inteso promuovere lo sviluppo dei centri antiviolenza, prestando particolare attenzione ai territori in cui non erano ancora presenti. Il Piano, infatti, oltre a puntare alla costruzione di reti tra tutti i soggetti impegnati nel contrasto alla violenza di genere e allo stalking, ha messo in evidenza come, complessivamente, in Italia ci fossero pochi centri antiviolenza in grado di fornire ospitalità oltre a sostegno psicologico, legale e sanitario alle donne vittime di violenza e ai loro figli. Il nuovo Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere - attualmente in corso di elaborazione - prevede invece il rafforzamento complessivo della strategia e degli interventi mirati alla prevenzione e al contrasto del fenomeno. Obiettivo delle Linee Guida, quindi, è di supportare lo sviluppo della strategia regionale, promuovere il superamento delle suddette disparità territoriali, garantendo lo sviluppo su tutto il 3 territorio di azioni e servizi che rispondano alle richieste di aiuto delle donne vittime di violenza e di stalking e dei loro figli. La nascita ed il potenziamento dei Centri Antiviolenza rappresenta, infatti, uno degli obiettivi principali del DPO, e il servizio di assistenza tecnica, anche valorizzando le buone pratiche individuate dagli organismi nazionali ed internazionali attraverso le linee guida, intende: - promuovere un livello di informazione adeguato, diffuso ed efficace sul fenomeno, al fine di accrescere la consapevolezza del fenomeno e prevenirne le conseguenze personali, sociali e ed economiche; - aumentare la qualità dei servizi di supporto, delle forme di assistenza e sostegno alle donne vittime di violenza ed ai loro figli, assicurando innanzitutto un livello elevato di protezione e sostegno attraverso la creazione ed il potenziamento dei Centri Antiviolenza; - definire standard di prestazioni per le attività di accoglienza e sostegno alle donne vittime di violenza; - garantire la formazione specifica e l’aggiornamento continuo degli operatori impegnati nella prevenzione e nel contrasto del fenomeno; - garantire e implementare una rete tra i Centri Antiviolenza e tra gli stessi e i servizi presenti a livello territoriale in modo da assicurare, in una logica di collaborazione e di integrazione, assistenza su tutto il territorio regionale; - garantire e implementare la rete e il collegamento tra i centri Antiviolenza e il numero verde nazionale 1522; - prevedere una raccolta strutturata di dati e informazioni sul fenomeno per comprenderlo meglio e monitorarne l’andamento. 2. L’evoluzione normativa in materia di violenza di genere e stalking In questa parte delle linee guida si fornisce un inquadramento aggiornato sull’evoluzione della normativa con l’obiettivo di sistematizzare informazioni e accrescere le competenze dei referenti regionali e provinciali sulla tematica affrontata. Tale sistematizzazione riguarda sia il livello europeo che nazionale e locale. 2.1 Legislazione internazionale Il fenomeno della violenza di genere nel suo complesso da molti anni è all'attenzione del panorama internazionale. La Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne (CEDAW), adottata nel 1979 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite è considerata una pietra miliare per la difesa e la promozione dei diritti delle donne. È il primo documento internazionale a stabilire una definizione di violenza di genere, come “qualunque distinzione, esclusione o restrizione fatta sulla base del sesso, che ha l’effetto o lo scopo di limitare o annullare il riconoscimento, il godimento o l’esercizio […] dei diritti umani e delle libertà fondamentali negli ambiti politico, economico, culturale, civile e qualunque altro “. Gli Stati che hanno ratificato la Convenzione, si sono impegnati a mettere in atto specifiche misure per porre fine alle discriminazioni contro le donne in tutte le forme, in particolare: 4 a) introdurre il principio dell’equità di genere nella legislazione nazionale, abolire le leggi discriminatorie e adottarne altre che vietano esplicitamente la discriminazione in base al genere b) istituire tribunali e altre istituzioni pubbliche per garantire alle donne effettiva protezione dalle discriminazioni c) assicurare l’eliminazione di tutti gli atti discriminatori contro le donne da parte di singoli individui, organizzazioni o imprese. Espliciti riferimenti alla violenza di genere ed alla necessità di implementare efficaci politiche di contrasto del fenomeno sono presenti all’interno di due documenti di indirizzo redatti a seguito di Conferenze Mondiali su due specifici ambiti. Nella Dichiarazione e Programma d’azione di Vienna della Conferenza Mondiale sui Diritti Umani, (A/CONF/157/23 e A/RES/49/104 del 1993), viene sollecitata la messa in atto dei provvedimenti necessari a garantire la piena parità tra uomini e donne e, in particolare, a lavorare per l’eliminazione di tutte le forme di violenza e discriminazione di genere. Nella Dichiarazione e Piattaforma d’azione di Pechino (A/CONF/177/20 e A/RES/50/42 del 1995), adottati a conclusione della Quarta Conferenza Mondiale sulle Donne, la violenza contro le donne figura come uno degli ambiti tematici di intervento a cui vengono invitati gli Stati. In particolare, gli obiettivi strategici che la Conferenza ha individuato in quest’area riguardano: 1) mettere in atto misure integrate per prevenire ed eliminare la violenza contro le donne 2) approfondire le cause e le conseguenze della violenza contro le donne e l’efficacia delle misure preventive 3) eliminare il traffico delle donne e assistere le vittime di violenza dovuta a prostituzione e tratta Successive Risoluzioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite hanno ulteriormente ribadito l’opportunità di promuovere i necessari cambiamenti istituzionali da parte degli Stati e la necessità di mettere in atto misure efficaci di prevenzione e lotta alla violenza di genere nelle politiche nazionali. Con la A/RES/52/86 del 1997 “Prevenzione del crimine e misure penali per eliminare la violenza contro le donne”, gli Stati sono stati invitati a rivedere la propia normativa, principi legali, procedure, politiche e pratiche per valutare se hanno un impatto negativo sulle donne, nel qual caso, procedere con modificazioni del quadro legislativo. La risoluzione presenta una serie di strategie e misure di intervento per eliminare la violenza di genere operando nel settore della prevenzione del crimine e della legislazione penale. Le misure riguardano non solo normative e procedure giuridicolegali, ma anche supporto e assistenza alle vittime, formazione degli operatori del settore penale, ricerca e valutazione sul fenomeno della violenza nel sistema penale, misure per la prevenzione dei crimini violenti contro le donne. Nel 2002 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha preso una posizione esplicita contro i cosiddetti “delitti d’onore” che in molte legislazioni nazionali lasciano impuniti (o puniscono minimamente) crimini violenti compiuti contro le donne in nome del cosiddetto onore. Con la A/RES/57/179 “Verso l’eliminazione dei crimini contro le donne commessi in nome dell’onore”, gli Stati sono stati invitati a mettere in atto tutte le misure necessarie a punire i colpevoli e supportare le vittime dei delitti d’onore, contribuendo inoltre a diffondere la consapevolezza che i delitti d’onore costituiscono violazioni dei diritti umani. 5 Con le Risoluzioni A/RES/61/143 del 2006, A/RES/65/187 del 2010 e A/RES/67/144 del 2012 – tutte dal titolo “Intensificazione degli sforzi per eliminare ogni forma di violenza contro le donne”, l’Assemblea ha progressivamente riconosciuto gli sforzi messi in atto da molti Stati per prevenire e contrastare il fenomeno della violenza di genere, constatando tuttavia la necessità di rinnovare l’invito ad implementare politiche integrate ed organiche ed interventi miranti a scardinare qualunque tipo di violenza e ad aumentare l’empowerment delle donne. Risoluzioni specifiche sono anche state dedicate, negli anni, al tema delle mutilazioni genitali femminili, indicate come pratica fortemente lesiva dei diritti umani delle bambine e delle donne e con gravi conseguenze dal punto di vista della salute e del benessere individuale (A/RES/67/146 del 2012, A/RES/65/188 del 2010). 2.2 Legislazione europea L’Unione Europea ha da tempo intrapreso azioni e prodotto indicazioni legislative per combattere la violenza contro le donne nelle sue diverse forme, in particolare la violenza domestica e la tratta (quest’ultimo fenomeno non è tuttavia oggetto delle presenti linee-guida, per cui non verrà considerato qui). Dal punto di vista normativo sono numerosi i documenti prodotti, a cui sono spesso associati programmi e piani di intervento per il contrasto del fenomeno. Già nel 1986, il Parlamento Europeo ha adottato la “Risoluzione sulla violenza contro le donne”, nella quale, oltre all’invito al riconoscimento legale della violenza di genere, era auspicata la predisposizione di servizi a favore delle vittime, con programmi per favorirne l’indipendenza economica e abitativa e l’aumento della consapevolezza relativa al fenomeno. Il primo Piano di Azione per combattere la violenza contro le donne è del giugno 1998 (EG-S-VL (98)): contiene dati e informazioni sulla natura del fenomeno, sulle azioni e sugli interventi realizzati per prevenirlo e combatterlo ed sulle sfide a cui gli Stati dell’Unione sono chiamati a rispondere. Raccomanda inoltre una serie di strategie, tra cui le riforme legislative, enfatizzando l’importanza della prevenzione, dell’educazione, del sostegno alle vittime e del trattamento degli aggressori. Una Risoluzione particolarmente significativa è quella del 1999 (“Anno europeo della lotta contro la violenza nei confronti delle donne”), con la quale il Parlamento Europeo sollecita gli Stati a riconoscere come reato la violenza domestica contro le donne, compresa la violenza sessuale all’interno del matrimonio e le mutilazioni genitali, e individua la necessità di un un approccio coordinato per prevenire e contrastare la violenza di genere su scala nazionale, implementando strategie e strumenti diversificati. Nello stesso periodo, il Parlamento Europeo ha anche adottato numerose risoluzioni relative al tema della tratta degli esseri umani, compresa la Risoluzione sulla comunicazione dalla Commissione al Consiglio e al Parlamento “per ulteriori azioni contro la tratta delle donne” (COM(1998) 726 – C50123/1999 – 1999/2125(COS)) del maggio 2000. In questo documento l’Europa sottolinea la necessità di sviluppare una base normativa chiara per affrontare tutte le forme di violenza contro le 6 donne, inclusa la tratta, e invita gli Stati dell’Unione ad aggiornare la propria legislazione, migliorare il coordinamento e la cooperazione sia a livello nazionale che internazionale, predisporre periodici rapporti nazionali sul tema della tratta e fornire servizi specifici alle vittime (counseling, rifugio, assistenza per il reinserimento lavorativo). Per favorire le azioni di contrasto alla violenza domestica e alla tratta, il Parlamento e il Consiglio d’Europa hanno poi indetto il primo Programma d’azione comunitaria sulle misure preventive intese a combattere la violenza contro i bambini, i giovani e le donne (Programma Daphne, 20002003), grazie al quale sono stati finanziati numerosi interventi di ricerca, intervento, creazione di reti, diffusione della cultura di genere in tutti gli Stati dell’Unione. La Raccomandazione R (2002) 5 “La protezione delle donne contro la violenza” è stata adottata nel nostro Paese, dal Consiglio dei Ministri, il 30 aprile 2002. In questa risoluzione, il Consiglio ha affermato che la violenza contro le donne è il risultato di uno squilibrio di potere tra donne e uomini che provoca discriminazioni nei confronti del genere femminile nella società e nella famiglia e che viola i diritti umani e le libertà fondamentali delle donne. La Raccomandazione richiama gli Stati dell’Unione al riconoscimento normativo della violenza di genere e all’obbligo di prevenire e punire le violenza, proteggendo le vittime. Sottolinea inoltre l’opportunità di realizzare piani di azione coordinati per prevenirla e proteggere le vittime, raccogliere e condividere dati, favorire lo sviluppo di programmi educativi che riguardano le questioni di genere, ecc. È invece del luglio 2002 la Decisione Quadro del Consiglio Europeo 2002/629/JHA sulla lotta al traffico di esseri umani. La Decisione è legalmente vincolante per tutti gli Stati appartenenti all’Unione e stabilisce dei requisiti minimi condivisi nella lotta alla tratta, in particolare la necessità di punire la cattura, il sequestro o il reclutamento, nonché il trasporto, il trasferimento, l'alloggio o l'accoglienza di una o più persone, usando mezzi illeciti miranti allo sfruttamento del lavoro (compreso il lavoro forzato, la riduzione in schiavitù e pratiche simili) o della prostituzione (compresa la pornografia). Le pene per le violazioni devono essere “efficaci, proporzionate e dissuasive” e non possono essere minori di 8 anni di reclusione almeno nei casi di vittime particolarmente vulnerabili e di situazioni nelle quali la vita delle vittime è stata messa seriamente in pericolo o sono stati causati dei danni alle vittime o la tratta è stata compiuta all’interno di un’organizzazione criminale. È seguita, nel 2004, su iniziativa del Parlamento Europeo, la Decisione 803/2004/CE, che ha istituito il Programma Daphne II e ha dato il via al varo di una serie di ulteriori documenti finalizzati a combattere e a prevenire la violenza sulle donne, compresa quella domestica. Nel 2006 è stata introdotta la “Roadmap per la parità tra donne e uomini”, che da priorità a sei aree di intervento tra le quali, “lo sradicamento della violenza di genere e della tratta”, prevede azioni chiave volte all’implementazione di sistemi condivisi per la raccolta di dati aggiornati e lo scambio di buone pratiche. Dal punto di vista dei principi è rilevante, inoltre, l’affermazione contenuta in una delle Dichiarazioni annesse al Trattato di Lisbona del 2007: “La Conferenza concorda che, nel suo sforzo generale di eliminare le disuguaglianza tra donne e uomini, l’Unione si proporrà, nelle sue diverse 7 politiche, di combattere tutti i tipi di violenza domestica. Gli Stati dovranno prendere tutte le misure necessarie a prevenire e punire questi atti criminali e a sostenere e proteggere le vittime”. Sebbene la Dichiarazione non sia vincolante per gli Stati, è la prima volta che il tema della violenza domestica viene citato in maniera esplicita in un trattato europeo. Con il rinnovo del Programma Daphne III (2007-2013) prosegue l’impegno, anche finanziario, della Commissione nella lotta contro ogni forma di violenza contro i bambini, i giovani e le donne, attraverso il sostegno alle organizzazioni non governative e alle autorità locali per l’implementazione di progetti transnazionali. Nell’ottobre del 2007, il Consiglio d’Europa ha approvato la Convenzione sulla protezione dei bambini dallo sfruttamento e dalla violenza sessuale, nota come Convenzione di Lanzarote, il primo strumento internazionale con il quale si prevede che gli abusi sessuali contro le bambine e i bambini siano considerati reati. Oltre alle fattispecie di reato più diffuse in questo campo (abuso sessuale, prostituzione infantile, pedopornografia, partecipazione coatta di bambini a spettacoli pornografici), la Convenzione disciplina anche i casi di grooming (adescamento attraverso internet) e di turismo sessuale e delinea misure preventive che comprendono lo screening, il reclutamento e l’addestramento di personale che possa lavorare con le bambine e i bambini al fine di renderle/i consapevoli dei rischi che possono correre e di insegnare loro a proteggersi; stabilisce inoltre programmi di supporto alle vittime, incoraggia la denuncia di presunti abusi e di episodi di sfruttamento e prevede l’istituzione di centri di aiuto via telefono o via internet. Il Parlamento Europeo ha adottato un’altra risoluzione sulla violenza contro le donne il 26 novembre 2009 (P7_TA(2009)0098), dal titolo “Eliminazione della violenza contro le donne”. Il documento riporta numerose cause e conseguenze della violenza contro le donne e sollecita gli Stati a migliorare le legislazioni e le politiche nazionali di lotta alla violenza contro le donne. Tra le azioni incoraggiate, figurano anche il sostegno finanziario ai servizi che si occupano delle vittime, la creazione di un piano politico comune dell’Unione e lo sviluppo di campagne educative mirate. Nel 2010 la Commissione Europea ha emanato il Piano d’Azione per l’implementazione del Programma di Stoccolma, un piano quinquennale per l’applicazione dei diritti fondamentali in Europa attraverso al creazione di linee guida per la giustizia e gli affari interni dei Paesi. Il Piano d’Azione ribadisce che “devono essere usati tutti gli strumenti di policy disponibili per fornire una risposta robusta da parte dell’Europa alla violenza contro le donne e i bambini, compresa la violenza domestica”. La Risoluzione del Parlamento Europeo del 5 aprile 2011 in materia di lotta alla violenza contro le donne (2010/2209(INI)) individua in un insieme di azioni infrastrutturali, giuridiche, giudiziarie, esecutive, didattiche, sanitarie e di interventi nel settore dei servizi, il mezzo per ridurre significativamente il fenomeno. Inoltre, invita Commissione e Stati membri ad affrontare il problema della violenza e la dimensione di genere delle violazioni dei diritti umani sul piano internazionale. Fra gli strumenti internazionali per il riconoscimento e il contrasto del fenomeno citiamo: la Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna (CEDAW) del 1979, la Dichiarazione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sull’eliminazione della violenza contro le donne del 1993, la Piattaforma per l’azione approvata dalla IV° Conferenza 8 mondiale sulla donna dell’ONU a Pechino nel 1995, per la quale il Consiglio Europeo del 1995 ha stabilito la stesura di rapporti annuali sull’implementazione, che prevede un approccio integrato al fenomeno e ribadisce che “i diritti umani delle donne e delle bambine sono parte inalienabile, integrale e indivisibile dei diritti umani universali”, la Risoluzione dell’Assemblea Mondiale della Sanità “Prevenzione della violenza: una priorità della sanità pubblica” del 1996, nella quale l’OMS riconosce la violenza come problema cruciale per la salute delle donne; la Risoluzione (n.52/86) dell’Assemblea generale ONU su “Prevenzione dei reati e misure di giustizia penale per eliminare la violenza contro le donne”. Un anno cruciale nel percorso di contrasto alla violenza di genere è certamente il 2011: l’11 maggio 2011 viene infatti firmata ad Istabul la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e il contrasto della violenza sulle donne e la violenza domestica (Conevnzione di Istanbul). 1. Si tratta del primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che crea un quadro giuridico completo per proteggere le donne contro qualsiasi forma di violenza. Finalità specifica della Convenzione è quella di "prevenire e contrastare la violenza intra-familiare e altre specifiche forme di violenza contro le donne, di proteggere e fornire sostegno alle vittime di questa violenza nonché di perseguire gli autori". L'aspetto più innovativo del testo è rappresentato senz’altro dal fatto che la Convenzione riconosce la violenza sulle donne come una violazione dei diritti umani causata dell’asimmetria di potere tra uomo e donna nella società e mira a promuovere l'eliminazione di tutte le discriminazioni per raggiungere l’uguaglianza tra donne e uomini. Nella Convenzione viene riconosciuta ufficialmente la necessità di adottare azioni coordinate, sia a livello nazionale che internazionale, tra tutti gli attori a vario titolo coinvolti nella presa in carico delle vittime e la necessità di finanziare adeguatamente le azioni previste per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno, nonché per il sostegno alle vittime e lo sviluppo dei servizi a loro dedicati. Tra le azioni menzionate: l’informazione, la predisposizione secondo una ripartizione geografica appropriata di servizi di supporto generale, (consulenza legale, sostegno psicologico, assistenza finanziaria, alloggio, istruzione e formazione, assistenza nella ricerca di un lavoro) e di servizi di supporto immediato specializzati: case rifugio, linee telefoniche di sostegno, centri di prima assistenza adeguati e facilmente accessibili. È prevista anche la protezione e il supporto ai bambini testimoni di violenza domestica e viene chiesta la penalizzazione dei matrimoni forzati, delle mutilazioni genitali femminili e dell'aborto e della sterilizzazione forzata. Si riconosce, infine, il ruolo fondamentale svolto dalla società civile e dall'associazionismo in questo settore. Nelle conclusioni in materia di “Lotta alla violenza contro le donne e servizi di sostegno a favore delle vittime di violenza domestica”, adottate il 6 dicembre 2012 il Consiglio dell’Unione Europea ha invitato gli Stati membri e la Commissione Europea, nell’ambito delle rispettive competenze, a definire, attuare e migliorare, se già esistenti, piani d'azione, programmi o strategie coordinati, di 1 La legge entrerà in vigore quando sarà stata ratificata da 10 Paesi, di cui almeno 8 membri del Consiglio d’Europa. Ad oggi, la Convenzione è stata ratificata dai seguenti Paesi: Turchia, Albania, Portogallo, Montenegro, Italia, BosniaHerzegovina, Austria e Serbia. 9 carattere globale, multidisciplinare e multi-agenzia, per combattere tutte le forme di violenza contro donne e ragazze tramite il coinvolgimento di tutte le parti interessate pertinenti e l'abbinamento di misure legislative e non finalizzate alla prevenzione e all'eliminazione della violenza, alla fornitura di protezione e sostegno alle vittime, all'azione penale contro gli autori di violenze; viene richimata la necessità di garantire finanziamenti adeguati e sostenibili per l'attuazione delle suddette politiche e per il funzionamento dei servizi. Più recentemente la Risoluzione del Parlamento approvata il 25 febbraio 2014 “Raccomandazioni alla Commissione sulla lotta alla violenza contro le donne” (P7_TA(2014)0126) invita la CE a mettere in atto politiche organiche che rafforzino l’impegno contro la violenza di genere e, tra le altre misure, chiede di avviare la procedura per la ratifica della Convenzione di Instambul ed esorta a realizzare strumenti efficaci di monitoraggio del fenomeno, quali l’introduzione di indicatori della violenza di genere all’interno delle statistiche europee sui reati violenti e un osservatorio europeo sulla violenza contro le donne e le ragazze. 2.3 Legislazione italiana Negli ultimi decenni lo Stato italiano, anche in risposta alle indicazioni comunitarie ha provveduto a diversi adeguamenti della legislazione, oltre ad aver stabilito interventi volti ad avanzare verso il raggiungimento di un’uguaglianza sostanziale fra i generi nel godimento dei diritti fondamentali. Box n.1. art. 609bis c.p. e relativi comma art. 609-bis (Violenza sessuale) art. 609-ter (Circostanze aggravanti) art. 609-quater (Atti sessuali con minorenne) art. 609-quinquies (Corruzione di minorenne) art. 609-sexies (Ignoranza dell'età della persona offesa) art. 609-septies (Querela di parte) art. 609-octies (Violenza sessuale di gruppo) art. 609-nonies (Pene accessorie ed altri effetti penali) art. 609-decies (Comunicazione al tribunale per i minorenni) Il primo intervento normativo rilevante per il riconoscimento e il contrasto alla violenza di genere è la Legge 15 febbraio 1996, n. 66, "Norme contro la violenza sessuale", che ha introdotto nel Codice Penale italiano il reato di “violenza sessuale” con le relative aggravanti (cfr. box n.2) specificando i reati, le pene e le modalità di perseguibilità previste anche in caso di coinvolgimento di un minore. La Legge 4 aprile 2001, n. 154, "Misure contro la violenza nelle relazioni familiari" ha introdotto nuove e più specifiche misure volte a contrastare incisivamente la violenza domestica (violenza intra-familiare o violenza domestica), intervenendo sia in ambito penale che civile. Nel primo caso è stata introdotta la disposizione dell’allontanamento del partner violento dalla casa familiare e/o da altri luoghi frequentati abitualmente dalla famiglia, mentre nel secondo caso la misura degli “ordini di protezione contro gli abusi familiari” consentono l’allontanamento del partner violento su richiesta della vittima nei casi per i quali non è possibile procedere d’ufficio. Risale al 2009 la prima legge italiana a tutela delle vittime del cosiddetto stalking, termine con il quale si definiscono le condotte persecutorie di interferenza nella vita privata di una persona. Attraverso il Decreto Legge n. 11 del 23 febbraio 2009, "Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori", convertito in legge dalla L. n. 38 del 23 aprile 2009, è stato infatti introdotto nel codice penale il reato di “atti persecutori” (art.612bis), che prevede la reiterazione dei comportamenti intenzionali di minaccia e/o molestia con conseguente disagio psichico per la vittima, timore per la propria incolumità e quella 10 dei propri cari, pregiudizio alle proprie abitudini di vita. Il reato identificato dalla legge è procedibile a querela di parte, d’ufficio se la vittima è minore o disabile. Nel 2012, attraverso la Legge n.172 del 1 Ottobre 2012, lo Stato italiano ha ratificato la Convenzione di Lanzarote, adeguando l’ordinamento interno, il codice di procedura penale e l’ordinamento penitenziale. In particolare vengono introdotti i nuovi reati di adescamento di minorenni, anche attraverso Internet, e di istigazione e apologia di pratiche di pedofilia e di pedopornografia. Nel 2013, infine, il Parlamento ha approvato due documenti normativi particolarmente rilevanti rispetto alla prevenzione e al contrasto della violenza di genere. Con la Legge n.77 del 27 Giugno 2013, “Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, a Istanbul l'11 maggio 2011” lo Stato italiano ha reso legge nazionale le disposizioni contenute nella Convenzione. Nelle more dell’entrata in vigore della Convenzione di Istanbul, è stata condotta la discussione parlamentare relativa all’altro provvedimento recentemente approvato: il Decreto legge n. 93 del 14 agosto 2013, "Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province", convertito in legge, con modificazioni, dalla Legge n. 119 del 15 ottobre 2013. Il documento, la cosiddetta legge sul femminicidio, giunto al termine di un lungo ed, a tratti, aspro dibattito sia nella società civile che in sede parlamentare, presenta alcune novità, soprattutto l’inasprimento delle pene e delle misure cautelari per i perpetratori di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale, stalking e altre forme di violenza di genere. Ad esempio, in applicazione dell’art. 46 della Convenzione di Istanbul, la legge prevede delle aggravanti quando la violenza è commessa da una persona con la quale si ha (o si è avuta) una relazione affettiva e quando i maltrattamenti avvengono in presenza di minori o a danno di minori o di donne incinte. Il box n.2 riassume tutte le fattispecie di reato per le quali la legge ha previsto delle aggravanti. Box n.2. Aggravanti previste dal D.L. 93/14 • Violenza sessuale commessa dal coniuge/partner • Violenza/maltrattamento commesso in presenza o in danno di minorenne (abroga il secondo comma del 572 del codice penale) • Violenza/maltrattamento commesso nei confronti di donna in stato di gravidanza • Ammonimento da parte del questore in caso di segnalazione non anonima alle forze dell’ordine • Sospensione patente (1-3 mesi) da parte del Prefetto • Atti persecutori commessi con strumenti telefonici o informatici • Irrevocabilità della querela se gli atti persecutori sono commessi con minacce reiterate • Procedibilità d’ufficio se gli atti persecutori sono commessi a danno di un minore o di un disabile oppure da parte di un soggetto già ammonito A parziale attuazione dell’art. 55 della Convenzione di Istanbul, la nuova norma stabilisce l’irrevocabilità della querela per i casi di stalking più gravi (ad esempio quelli in cui sono coinvolte 11 armi), mentre sarà revocabile – ma solo davanti all’autorità giudiziaria – la querela per le condotte persecutorie meno gravi. Rispetto alle misure coercitive per gli aggressori, la legge ha introdotto l’arresto in flagranza, obbligatorio per i reati di maltrattamenti in famiglia e stalking. La polizia giudiziaria potrà, su autorizzazione del PM, disporre l’allontanamento d’urgenza dalla casa familiare e il divieto di avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla persona offesa. Gli aggressori allontanati potranno anche essere controllati attraverso un braccialetto elettronico e dispositivi simili e, in caso di stalking, potranno essere disposte le intercettazioni telefoniche. Alcune novità sono relative anche alle misure a favore delle vittime: come suggerito dall’art. 19 della Convenzione, viene introdotto l’obbligo da parte delle strutture socio-sanitarie e delle forze dell’ordine di informare la vittima sul sistema di sostegno attivabile a livello territoriale (case rifugio, consulenza legale, sostegno psicologico, ecc.). La legge dispone, inoltre, in osservanza dell’art. 57 della Convenzione, il gratuito patrocinio per tutte le vittime dei reati di maltrattamenti in famiglia, stalking e mutilazioni genitoali femminili, anche in deroga ai limiti di reddito previsti dalla normativa italiana. In applicazione degli artt. 5, 12, 27 e 50 della Convenzione che impegnano gli Stati a rafforzare con ogni mezzo gli strumenti di prevenzione della violenza di genere, la legge ha previsto: l’introduzione dell’istituto dell’ammonimento per le fattispecie di reato relative alla violenza di genere, la sospensione della patente di guida e del porto d’armi per l’ammonito (v. anche artt. 51 e 53 della Convenzione), l’obbligo per il questore, in sede di ammonimento, di informare l’ammonito circa i servizi territoriali disponibili per l’intervento nei confronti degli autori delle violenze. La legge introduce anche modifiche al TU immigazione, prevedendo il rilascio del permesso di soggiorno per motivi umanitari alle vittime straniere (anche cittadine/i UE), anche se non specifica la sua durata, né la possibilità e modalità di rinnovo. Stabilisce anche la revoca del permesso di soggiorno e l’espulsione facoltativa dell’aggressore straniero condannato. Nel contesto degli impegni presi con la ratifica della Convenzione di Istanbul ed in sinergia con le politiche dell’Unione Europea, la legge prevede, infine, alcune misure di governance e coordinamento nazionale per il contrasto della violenza di genere. In particolare l’art. 5 decreta l’adozione da parte del Ministro delegato per le Pari Opportunità di un Piano di azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere, con i seguenti obiettivi: - informazione e prevenzione della violenza contro le donne - promozione dell’uguaglianza di genere nelle scuole - sensibilizzazione degli operatori dei media su come trattare l’argomento - formazione di operatori in grado di aiutare le persone che hanno subito stalking e maltrattamento - recupero degli autori delle violenze - raccolta e aggiornamento annuale di dati sul fenomeno - istituzione di una task force per il contrasto della violenza di genere a livello centrale e locale - rafforzamento dei centri anti-violenza e della case-rifugio La copertura finanziaria del Piano è definita dall’art. 5bis che stabilisce che possano essere utilizzate le risorse del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità, istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri dall’art.19 comma 3 del D.L. 223/2006, convertito 12 con modificazioni dalla L. 248/2006. Per l’anno 2013 sono stati stanziati 10 milioni di euro per il contrasto alla violenza di genere, e con la legge di stabilità è stato garantito un equivalente finanziamento per ciascuna annualità del periodo 2014-2016 (cfr. par. 4.1.4 per ulteriori specifiche relative alla copertura finanziaria). Il Dipartimento Pari Opportunità ha la responsabilità di ripartire le risorse tra le Regioni, che sono tenute a presentare una relazione sulle attivtà svolte nell’anno precedente entro il 30 marzo di ogni anno. Nel Piano è previsto il contributo delle associazioni femminili impegnate nella lotta alla violenza di genere e dei centri antiviolenza in fase di elaborazione del Piano, che deve garantire azioni omogenee a livello nazionale. Infine la legge prevede che il Ministro per le Pari Opportunità invii una relazione annuale al Parlamento sullo stato di attuazione del Piano. Per la predisposizione del Piano è stata istituita una task force interministeriale che riunisce tutti i Dicasteri interessati (Giustizia, Esteri, Difesa, Salute, Istruzione), i rappresentanti delle Regioni, delle Autonomie locali e dell’Anci. Sono stati organizzati gruppi di lavoro tematici (cfr. par. 4.1.4) in base alle diverse finalità del Piano, il cui coordinamento è affidato al Ministero competente per tema (es. Formazione del personale, coordinamento a cura del Miur, ecc.). 2.4 Legislazione regionale Le Regioni hanno competenze legislative in materia di prevenzione e contrasto alla violenza di genere. Ad eccezione della Puglia, che ha seguito un perocorso diverso e che sta lavorando alla predisposizione della Legge in questo periodo, come mostra la tabella seguente, tutte le Regioni hanno emanato almeno un provvedimento relativo alla violenza contro le donne, prevedendo la costituzione di servizi e interventi dedicati come i Centri Antiviolenza. Abruzzo Basilicata Calabria Campania Friuli Venezia Giulia Lazio Liguria Marche Piemonte Legge Regionale nº31/2006: "Disposizioni per la promozione ed il sostegno dei centri antiviolenza e delle case di accoglienza per le donne maltrattate". Legge Regionale nº21/2007: "Modifiche alla L.R. 20.10.2006, n. 31 (Disposizioni per la promozione ed il sostegno dei centri antiviolenza e delle case di accoglienza per le donne maltrattate)". Legge Regionale nº9/1999: "Istituzione di un fondo di solidarietà a favore di donne e minori vittime di reati di violenza sessuale". Legge Regionale nº26/2007: "Istituzione Osservatorio regionale sulla violenza di genere e sui minori". Legge Regionale nº20/2007: "Disposizioni per la promozione ed il sostegno dei centri di antiviolenza e delle case di accoglienza per donne in difficoltà". Legge Regionale nº11/2005: "Istituzione di centri e case di accoglienza ed assistenza per le donne maltrattate". Legge Regionale nº2/2011: "Misure di prevenzione e di contrasto alla violenza di genere". Legge Regionale n° 22/2012: "Norme per l’integrazione della rete dei servizi territoriali per l’accoglienza e l’assistenza alle vittime di violenza di genere". Legge Regionale nº17/2000: "Realizzazione di progetti antiviolenza e istituzione di centri per donne in difficoltà". Legge Regionale nº7/2005: "Interventi regionali per l'informazione, la prevenzione e la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori dalle molestie morali e psico-fisiche nell'ambiente di lavoro". Legge Regionale nº64/1993: "Norme per l'istituzione di centri antiviolenza o case rifugio per donne maltrattate nella regione Lazio". Legge Regionale nº16/2009: "Norme per il sostegno di azioni di prevenzione e contrasto alla violenza alle donne". Legge Regionale nº28/2004: "Interventi regionali per la promozione di sistemi integrati di sicurezza". Legge Regionale nº12/2007: "Interventi di prevenzione della violenza di genere e misure a sostegno delle donne e dei minori vittime di violenza". Legge Regionale nº52/2009: "Norme contro le discriminazioni determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere". Legge Regionale nº32/2008: "Interventi contro la violenza sulle donne". Legge Regionale nº11/2008: "Istituzione di un fondo di solidarietà per il patrocinio legale alle donne 13 Puglia Sardegna Sicilia Toscana Trentino Alto-Adige vittime di violenza e maltrattamenti". Legge Regionale nº16/2009: "Istituzione di Centri antiviolenza con case rifugio". Legge Regionale n°7/2007: “Norme per le politiche di genere e i servizi di conciliazione vita-lavoro in Puglia” DGR 6 agosto 2010 n° 1890: “Programma triennale di interventi 2009-2011 per prevenire e contrastare il fenomeno della violenza contro le donne e i minori. – Approvazione delle linee-guida regionali per la rete dei servizi di prevenzione e contrasto della violenza”. Legge Regionale n.29 del 04/07/2014 “Norme per la prevenzione e il contrasto alla violenza di genere, il sostegno alle vittime, la promozione della libertà e dell’autodeterminazione delle donne” Legge Regionale nº8/2007: "Norme per l’istituzione di centri antiviolenza e case di accoglienza per le donne vittime di violenza". Legge Regionale n° 3/2012 “Norme per il contrasto e la prevenzione della violenza di genere”. Legge Regionale nº59/2007: "Norme contro la violenza di genere.". Legge Regionale nº10/1989: "Istituzione del servizio << casa delle donne >>" 2.4.1 Puglia La Regione Puglia è impegnata da anni nel mettere a punto strategie, programmi e strumenti normativi per prevenire e contrastare il fenomeno della violenza di genere. La Regione ha adottato una strategia di intervento originale inserendo, in modo esplicito, azioni e servizi per il contrasto della violenza di genere nella riforma delle politiche di welfare impostata in questi anni, con l’obiettivo di costruire e rafforzare una rete di servizi adeguati e omogenei su tutto il territorio. Entrambe le leggi approvate in materia di sistema integrato di welfare e politiche di genere (riportate nella tabella) infatti, fanno esplicito riferimento alla necessità di contrastare la violenza di genere, con servizi ed interventi di prevenzione e di sostegno alle donne vittime di violenza, inseriti nei Piani Sociali Regionali e promossi con Programmi finanziati ad hoc, prima ancora che attraverso la definizione di una legge specifica. La Legge Regionale 7/2007 “Norme per le politiche di genere e la conciliazione vita – lavoro in Puglia”, individua, tra i propri obiettivi, la necessità di “promuovere e sostenere iniziative di sensibilizzazione, trasferimento e scambio di buone pratiche volte a favorire il cambiamento verso una cittadinanza sessuata ovvero attenta alle differenze di genere e per la rimozione di ogni forma di violenza e abuso contro le donne”. La Legge Regionale 19/2006 di recepimento della L. 328/2000, prevede la realizzazione sul territorio di un sistema integrato di interventi e servizi sociali a garanzia della qualità della vita e dei diritti di cittadinanza. Nell’art. 24, la Regione si impegna a favorire “l'informazione, la consulenza, il sostegno e l'assistenza alle vittime di violenze sessuali, con particolare riguardo ai minori che abbiano subito maltrattamenti e abusi, cura la sensibilizzazione delle comunità locali sulle problematiche connesse all'abuso e al maltrattamento dei minori e delle donne e promuove la realizzazione di servizi e interventi correttivi specializzati”. Nei titoli successivi, la legge definisce la tipologia di strutture e servizi per il sostegno e l’inclusione sociale delle donne vittime di violenza: la casa rifugio (art. 45), una struttura residenziale a carattere comunitario che offre ospitalità e assistenza alle donne vittime di violenza fisica e/o psicologica con o senza figli, e a donne vittime della tratta e sfruttamento sessuale; il centro antiviolenza (art. 47) quale insieme di servizi di informazione, ascolto e 14 accoglienza a cui può rivolgersi ogni donna in momentanea difficoltà dovuta a qualsiasi forma di violenza. In conformità a tali disposizioni normative, la Regione ha promosso ed approvato il Programma triennale di interventi per prevenire e contrastare il fenomeno della violenza contro le donne, Delibera di Giunta n. 2227 del 18 novembre 2008, ed il Piano Regionale delle politiche sociali 2009/2011, Deliberazione di Giunta Regionale n.1875 del 13 ottobre 2009, che individuano, tra i principali obiettivi strategici, “il potenziamento della rete di strutture e servizi per la prevenzione e il contrasto dello sfruttamento, della tratta e della violenza contro donne, minori e cittadini stranieri immigrati, attraverso la rete dei centri antiviolenza e delle strutture di accoglienza d’emergenza per i casi di abuso e maltrattamento”. In questa direzione, con il progetto comunitario Services for women victims of violence: analysis of trends and impact evaluation, realizzato nell’ambito del Programma europeo Daphne III, la Regione Puglia ha elaborato una mappatura territoriale dei servizi che ha messo in evidenza una serie di criticità, confermando la necessità di adottare strategie di governo del sistema dei servizi, volte a valorizzare le diverse esperienze locali e razionalizzare l’offerta dei servizi. Ciò ha condotto alla definizione delle “Linee Guida regionali per la rete dei servizi di prevenzione e contrasto alla violenza”, indirizzate alle amministrazioni provinciali e agli ambiti territoriali pugliesi, per la definizione di un modello condiviso per la costruzione e il potenziamento di una rete integrata di servizi per la prevenzione e il contrasto della violenza e degli abusi contro donne e minori. Accanto agli standard strutturali e logistici previsti dagli artt. 80, 81 e 107 del Regolamento regionale 4 del 2008, le Linee Guida indicano gli standard qualitativi a cui la rete di servizi territoriale deve tendere (v. box seguente). STANDARD QUALITATIVI DEI SERVIZI ANTIVIOLENZA IN PUGLIA 1. accessibilità e fruibilità: raggiungibilità della struttura fisica, possibilità per le utenti di accedere agevolmente ai servizi, promozione adeguata delle attività, fruibilità dei servizi indipendentemente dalla propria origine, condizione economica o gravità della situazione, adeguatezza degli spazi e continuità delle attività; 2. adeguatezza del personale e cultura di genere: pluralità di figure professionali mutidisciplinari che garantiscano continuità e programmazione del lavoro, qualificazione delle operatrici rispetto alla cultura di genere e preparazione rispetto al tema della violenza sulle donne e sui minori; 3. lavoro di rete: capacità di agire in un’ottica di sistema territoriale integrato con i servizi, operatori, enti e istituzioni presenti a livello locale, nonché di sviluppare collaborazioni con altri Centri ed enti preposti al contrasto della violenza sul più ampio territorio regionale, nazionale e internazionale; 4. servizi offerti: capacità di offrire una pluralità di prestazioni – dalla consulenza psicosociale alle attività per i figli delle donne vittime di violenza – di assicurare la flessibilità degli interventi e di promuovere l’empowerment delle donne vittime di violenza; 5. sostegno ed orientamento per l’inserimento sociale e lavorativo: sviluppo di progetti volti a garantire l’indipendenza economica alle donne vittime di violenza e favorirne autonome e consapevoli scelte di vita. La Regione ha infine avviato un percorso partecipato per l’elaborazione di una legge regionale specifica sul tema della prevenzione e contrasto della violenza di genere che si è concluso solo recentemente. Sono stati coinvolti i territori e le associazioni femminili e del terzo settore con incontri mirati alla presentazione della bozza di legge e alla raccolta di proposte e di emendamenti. La legge “Norme per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere, il sostegno alle vittime, la promozione della libertà e dell’autodeterminazione delle donne” è stata definitivamente 15 approvata dal Consiglio Regionale il 24 Giugno 2014 ed introduce importanti novità: prevede uno stanziamento di risorse per l’assistenza economica e alloggiativa e l’inserimento lavorativo delle vittime, percorsi di accesso facilitato negli ospedali e nelle Asl, prevenzione e formazione degli operatori. La titolarità e l’azione di coordinamento degli interventi passa dalle province agli ambiti territoriali che hanno specifici obiettivi di servizio su cui concentrare le risorse della programmazione: • almeno una convenzione con un Centro Antiviolenza per ambito territoriale (significa che negli ambiti in cui non è attualmente presente alcun CAV, si potrebbe sottoscrivere convenzione con il CAV autorizzato più vicino) • l’attivazione o il consolidamento in ogni ambito territoriale, di equipe integrate multi professionali fra servizi sociali, sanitari di base e specialistici, servizi giudiziari, per la presa in carico delle vittime di violenza, in primis minori, e per la predisposizione di progetti individualizzati • la previsione di un fondo per il pagamento delle rette a copertura degli inserimenti nelle case rifugio più idonee • la predisposizione e l’attuazione di protocolli operativi per il pronto intervento e per la presa in carico integrata e globale delle vittime di violenza, non solo al fine della protezione e tutela ma anche per l’eventuale reinserimento socio-lavorativo e per l’indipendenza economica e l’autonomia delle donne. 2.4.2 Campania La Regione Campania, è attiva ormai da tempo nella definizione di interventi normativi che sostengano le donne che hanno subito violenza di genere. Già nel 2005, infatti, con l’approvazione della Legge Regionale n. 11/2005, ha istituito centri di assistenza e case di accoglienza per le donne vittime di violenza, denominate “case delle donne maltrattate”. I centri di assistenza fungono da sportelli antiviolenza e svolgono attività di raccolta, analisi e diffusione dei dati relativi alla condizione delle donne maltrattate; formazione e aggiornamento delle operatrici dei centri e delle case e degli operatori sociali istituzionali; iniziative culturali di prevenzione, pubblicizzazione, sensibilizzazione e denuncia del problema della violenza contro le donne, anche in collaborazione con altri enti, istituzioni e associazioni; prestazioni di assistenza legale e psicologica. Le case delle donne maltrattate, invece, sono “luoghi di accoglienza e di residenza delle donne esposte alla minaccia di violenza fisica, psichica, sessuale, o che l’hanno subita”. Hanno lo scopo di offrire solidarietà ed accoglienza ad ogni donna, cittadina europea o extraeuropea in regola con le leggi vigenti sul territorio nazionale, che si rivolge ai centri e alle case per aver subito violenze, molestie o sopraffazioni; fornire consulenza legale e psicologica; studiare e sperimentare sistemi per prevenire ogni forma di violenza o abusi verso le donne, favorendo un’educazione alla non violenza e fornendo aiuto per superare i danni morali e materiali ad essa conseguenti; sostenere interventi di rete con altre istituzioni, associazioni, organizzazioni, pubbliche e private, con il supporto di specifiche figure professionali, per offrire assistenza alle diverse tipologie di violenza subite dalle donne. Ma è solo con la successiva Legge Regionale 2/2011 "Misure di prevenzione e di contrasto alla violenza di genere", che la Regione Campania riconosce ogni forma o grado di violenza di genere come violazione dei diritti umani fondamentali. 16 La legge condanna con fermezza ogni forma di violenza, definendola come “ogni atto di violenza commesso in ambito familiare, extrafamiliare o sui luoghi di lavoro, in ragione dell’appartenenza di genere o dell’orientamento sessuale, che abbia o possa avere come risultato un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le vittime, comunitarie e non, incluse le minacce di tali atti, la persecuzione, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, indipendentemente dall’orientamento politico, religioso o sessuale delle stesse vittime”. La legge impegna la Regione ad adottare una serie di interventi per contrastare il fenomeno della violenza di genere attraverso attività di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e a fornire tutela e sostegno a tutte le donne vittime di violenza, favorendo il loro recupero sociale e psicologico. Inoltre, impegna la Regione nella creazione di apposite strutture di accoglienza, come i centri antiviolenza e le case di accoglienza, per offrire assistenza e ospitalità alle donne vittime di violenza fisica, psichica, sessuale, o che l’abbiano subita. La legge prevede anche la formazione specifica di operatori degli ambiti territoriali (operatori sociali, sanitari, scolastici e delle forza dell’ordine) per consentire loro di gestire in maniera adeguata il rapporto con la vittima di violenza, in ogni fase del percorso di recupero. Recentemente, il Consiglio Regionale ha approvato all’unanimità la Legge Regionale n. 22 del 21 Luglio 2012 “Norme per l’integrazione della rete dei servizi territoriali per l’accoglienza e l’assistenza alle vittime di violenza di genere”. L’obiettivo primario della legge è quello di valorizzare la rete esistente attraverso l’integrazione dei servizi territoriali antiviolenza, il rafforzamento dei percorsi di assistenza ed il sostegno alle associazioni di volontariato. La legge si propone, infatti, di promuovere “l'integrazione della rete dei servizi sociali e ospedalieri per l'accoglienza, l'assistenza e la cura delle vittime della violenza” attraverso l’attuazione di politiche specifiche e attraverso strumenti di programmazione sociale e sanitaria. Inoltre, viene istituito sia un Centro Regionale di Coordinamento della rete territoriale dei servizi antiviolenza di genere sia l’Osservatorio regionale della rete antiviolenza per “costruire una sinergia tra i soggetti coinvolti in modo da sviluppare e armonizzare le varie metodologie di intervento adottate sul territorio” e promuovere campagne di informazione, sensibilizzazione, monitoraggio e protocolli d’intesa. I dati raccolti verranno pubblicati sul sito della Regione con cadenza biennale. Nel mese di Aprile 2014, la Giunta ha approvato il Catalogo dei servizi di cui al Regolamento di esecuzione della Legge Regionale n.1 del 23 ottobre 2007. Tra i diversi servizi sociali regolmentati a livello regionale, sono annoverati anche quelli di prevenzione e contrasto della violenza di genere. In particolare, tra i servizi residenziali e semi-residenziali, rientrano le “case di accoglienza per donne maltrattate”, definite come “luoghi protetti che offrono solidarietà e residenza temporanea a donne esposte alla minaccia di violenza fisica, psichica, sessuale o che l'abbiano subita”. Tra i servizi territoriali e domiciliari sono invece annoverati i Centri antiviolenza, cioè “strutture finalizzate a ricevere le donne e le altre persone maltrattate, ad offrire loro aiuto e protezione e a predisporre percorsi di uscita dalla violenza”. Il box n. 3 riporta gli standard di funzionamento delle Case di accoglienza per donne maltrattate e dei Centri antiviolenza della Regione Campania, così come previsti dal regolamento. 17 Box n.3. Standard di funzionamento dei servizi antiviolenza della Regione Campania (Delibera di Giunta n.107 del 23 aprile 2014). CASE DI ACCOGLIENZA PER DONNE MALTRATTATE DESCRIZIONE Le case di accoglienza per donne maltrattate sono luoghi protetti che offrono solidarietà e residenza temporanea a donne esposte alla minaccia di violenza fisica, psichica, sessuale o che l'abbiano subita. Le strutture lavorano in stretta connessione con i centri antiviolenza, promuovendo interventi di rete con istituzioni, associazioni, organizzazioni pubbliche e private. Studiano e sperimentano interventi di prevenzione contro ogni forma di violenza o abuso verso le donne, diffondendo l'educazione alla non violenza. In situazioni di rischio particolarmente acuto, l’ospitalità è offerta in rifugi segreti. Ambedue le tipologie sono autogestite dalle ospiti. L'accesso alle strutture può avvenire direttamente attraverso il numero verde nazionale antiviolenza o tramite i centri antiviolenza, servizi sociali, servizi socio-sanitari, socioassistenziali territoriali. ATTIVITA’ accoglienza ed ospitalità; orientamento; consulenza legale; consulenza psicologica; gruppi di auto-aiuto; accompagnamento nel percorso di reinserimento lavorativo. REQUISITI STRUTTURALI E RICETTIVITA’ Le case di accoglienza per donne maltrattate debbono essere ubicate in centri abitati, o nelle loro vicinanze, facilmente raggiungibili con l’uso di mezzi pubblici, ciò allo scopo di facilitare la vita sociale nel territorio e l’accesso ai servizi territoriali. Esse sono organizzate in appartamenti collocati in civili abitazioni e sono devono non devono presentare barriere architettoniche, in osservanza della specifica normativa in materia essere dotate di spazi destinati ad attività collettive e di socializzazione, organizzati in modo da garantire l’autonomia individuale, la fruibilità e la privacy in un contesto di vita il più possibile simile all’ambiente familiare. Tali strutture residenziali devono essere adeguatamente dimensionate in relazione ai bisogni delle accolte e, in particolare, prevedere stanze singole, con uno spazio notte individuale non inferiore a mq. 9, o doppie, con uno spazio complessivamente non inferiore a mq. 14. Devono, inoltre, garantire ad ogni donna la possibilità di dormire con il proprio bambino. Le case devono essere dotate di almeno due servizi igienici, di un locale soggiornopranzo, di una cucina, nonché di postazione telefonica accessibile per le ospiti. Esse possono ospitare fino ad un massimo di 6 donne che abbiano superato la maggiore età, con i loro bambini se presenti. REQUISITI ORGANIZZATIVI E FUNZIONALI Le attività quotidiane sono autogestite, sulla base di regole condivise dalle donne ospiti. Ad esse deve, comunque, essere garantito l’accompagnamento nei percorsi di crescita individuali ed il sostegno nelle attività quotidiane. La gestione delle case può essere affidata ad enti con comprovata esperienza e specifica mission nel campo della violenza di genere. FIGURE PROFESSIONALI Nella Casa di Accoglienza per Donne Maltrattate devono operare donne con formazione ed esperienza specifica nel campo della violenza di genere e devono essere previste le seguenti figure professionali: Coordinatrice: in possesso di laurea magistrale in psicologia o in sociologia, in scienze dell’educazione, in scienze della formazione, in scienze dei servizi sociali, o equipollenti, con esperienza documentata di almeno due anni nell’ambito delle politiche di genere, o in alternativa, in possesso di esperienza almeno quinquennale nell’ambito delle politiche di genere. Può essere individuata anche tra le figure di III livello operanti nel servizio. Figure professionali di II livello: con formazione specifica su tematiche educative e psicopedagogiche relative all'età evolutiva, nonché sulla mediazione culturale, se presenti donne straniere, e con esperienza documentata di almeno due anni nell’ambito delle politiche di genere Figure professionali di III livello: psicologa. Altro: Altre figure professionali e volontari con competenze nel campo delle politiche di genere, Consulente legale Per tale servizio, il coordinatore deve assicurare la presenza per almeno per 25 ore settimanali. Il servizio deve prevedere, durante le ore diurne, la presenza di almeno un operatore (II o III livello) ogni sei donne. Di tali figure, il 70% deve essere di II livello e il 30% di III livello. Il personale deve garantire, in ogni caso, la reperibilità 24 ore su 24. CENTRI ANTIVIOLENZA TIPOLOGIA I centri antiviolenza sono strutture finalizzate a ricevere le donne e le altre persone maltrattate, ad offrire loro aiuto e protezione e a predisporre percorsi di uscita dalla violenza. Garantiscono l’anonimato e la segretezza all’utenza ed offrono gratuitamente consulenza e prima accoglienza. PRESTAZIONI accoglienza telefonica; 18 accoglienza personale; consulenza psicologica, anche attraverso la predisposizione di gruppi di sostegno; assistenza e consulenza legale; orientamento e accompagnamento al lavoro; formazione e aggiornamento al personale interno e a soggetti esterni; iniziative culturali di prevenzione, pubblicizzazione, sensibilizzazione e denuncia del problema della violenza contro le donne e dell’omofobia; coordinamento dei servizi presenti sul territorio e collegamento con la rete regionale antiviolenza; raccolta, analisi ed elaborazione dei dati emersi dai colloqui e dalle denunce presentate; diffusione dei dati raccolti nel rispetto del diritto all’anonimato dei soggetti utenti. ORGANIZZAZIONE I centri svolgono attività di consulenza psicologica, consulenza legale, gruppi di sostegno, formazione, promozione, sensibilizzazione e prevenzione, raccolta ed elaborazione dati, orientamento ed accompagnamento al lavoro, raccolta materiale bibliografico e documentario sui temi della violenza. Devono essere in regola con la normativa regionale e comunale in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Collaborano con i servizi socio-sanitari, le forze dell’ordine, i pronto soccorsi ed altri enti sensibili al tema operanti sul territorio. La gestione dei Centri può essere affidata ad organizzazioni con comprovata esperienza nel campo del contrasto alla violenza di genere e di supporto alle vittime. PERSONALE Nel Centro antiviolenza operano le seguenti figure professionali: • Coordinatore: in possesso di laurea magistrale in psicologia o in sociologia, in scienze dell’educazione, in scienze della formazione, in scienze dei servizi sociali, o equipollenti, con esperienza di almeno due anni nelle politiche di genere e nel sostegno alle vittime di violenza e di abuso, o in alternativa, in possesso di esperienza almeno quinquennale nelle politiche di genere e nel sostegno alle vittime di violenza e di abuso. Può essere individuato anche tra le figure di III livello operanti nel servizio. • Figure professionali di III livello: Educatrice professionale, Assistente sociale, Sociologa, Psicologa • Altro: Operatrice di back office, Operatrice di sportello addetta alla prima accoglienza, Esperti professionisti a chiamata, nel campo giuridico e/o amministrativo, Altre figure professionali e volontari funzionali alla realizzazione delle attività. Il servizio deve prevedere, personale, nelle ore diurne, in numero congruo rispetto alle ospiti del servizio. Va garantita, in ogni caso, la reperibilità 24 ore su 24. 2.4.3 Calabria La Regione Calabria inizia il suo impegno nei confronti delle vittime di violenza di genere con la legge n. 20 del 2007 "Disposizioni per la promozione ed il sostegno dei centri di antiviolenza e delle case di accoglienza per donne in difficoltà". Con l’approvazione della legge, la Regione si impegna nella creazione di una Rete regionale antiviolenza, attraverso iniziative di prevenzione e sensibilizzazione, interventi di protezione, sostegno e reinserimento delle vittime. La Legge mira a creare un centro di coordinamento presso le Aziende ospedaliere e le Aziende sanitarie: di particolare interesse è la previsione di istituire un percorso di accoglienza dedicato, in ogni Pronto Soccorso. Prevede, inoltre, una formazione specifica, organizzata d’intesa con Forze dell’Ordine e Autorità Giudiziaria, destinata a tutti i soggetti della rete, compresi operatori sanitari e sociali e la polizia locale; la stipula di protocolli d’intesa con la Direzione Scolastica Regionale e gli Uffici Provinciali per iniziative e programmi educativi; la creazione di un Centro Raccolta e Analisi degli indicatori di violenza di genere, come Osservatorio del fenomeno. Infine, viene prevista una clausola valutativa secondo la quale, ogni anno, la Giunta regionale riferisce al Consiglio sullo stato di attuazione della legge. Ad integrazione della Legge Regionale 20/2007, è stata redatta recentemente la Proposta di legge n° 492/9^: “Norme per contrastare la violenza di genere”, con cui si intende creare una rete regionale antiviolenza tra istituzioni ed associazioni (Comuni, Province, Aziende Ospedaliere, Sanitarie, Ufficio Scolastico Regionale e Uffici Scolastici Provinciali, Forze dell’Ordine, Prefetture, 19 Magistratura, Centri Antiviolenza presenti sul territorio, Associazioni e Organizzazioni impegnate nella lotta alla violenza di genere), con lo scopo garantire procedure di intervento omogenee su tutto il territorio regionale. In particolare la proposta di legge si concentra sulla sensibilizzazione dell’opinione pubblica in tema di diffusione della cultura della legalità, del rispetto dei diritti di relazione tra sessi, della lotta agli stereotipi di genere e iniziative volte a tutelare l’immagine della donna. Per quanto riguarda la formazione, quest’ultima sarà indirizzata ad operatori sanitari e sociali, polizia locale, ed altri soggetti della rete affinché si possa fornire un’adeguata relazione per riconoscere il fenomeno e gestire il rapporto con le vittime. Altro aspetto della proposta è il coinvolgimento del mondo della scuola attraverso programmi educativi finalizzati alla cultura del rispetto dell’altro, al superamento dei pregiudizi ed alla mediazione non violenta dei conflitti, così da intervenire prima che il disagio si manifesti. Per ciò che concerne il sostegno alle vittime, si prevedono incentivi alla legge regionale 20/2007 oltre che e a progetti personalizzati per offrire alle vittime, e ai loro familiari, un percorso di uscita dalla violenza, anche attraverso il reinserimento sociale, lavorativo e abitativo. Un significativo passaggio della proposta di legge riguarda le “Famiglie di prima accoglienza” che, su base volontaria, si offrano, in seguito ad una formazione specifica, di accogliere donne in difficoltà, al fine di garantire loro il ritorno ad un ambiente familiare sereno, in vista di un reinserimento sociale. Alla luce di ciò la legge propone la creazione dell’”Albo delle famiglie di prima accoglienza”, con lo scopo di individuare i nuclei familiari calabresi disposti ad ospitare le vittime. Viene altresì creato il “Centro di coordinamento presso le aziende sanitarie”: le aziende sanitarie provinciali, i presidi ospedalieri e i consultori, si impegnano all’attivazione di un centro di coordinamento per i problemi della violenza di genere su ogni zona di propria pertinenza, al fine di garantire l’immediato intervento di personale sanitario formato ad hoc per l’accoglienza, l’assistenza e la cura. Si è pensano anche all’istituzione del Codice rosa presso ogni Pronto Soccorso, affinché vi sia un percorso di accoglienza dedicato garantito da personale addestrato a riconoscere segnali non sempre evidenti di una violenza subita, anche se non dichiarata; alla creazione dell’“Albo degli imprenditori solidali” disposti ad offrire un lavoro alle vittime di violenza di genere, alla creazione di un “Centro di raccolta e analisi degli indicatori di violenza di genere – CERAI” con il compito di acquisire e analizzare, su scala regionale, i dati relativi all’aspetto fenomenico della violenza sul ruolo sociale di genere. 2.4.4 Sicilia Il primo intervento in favore delle vittime di violenza di genere in Sicilia è stata la Legge Regionale n. 10 del 31 luglio 2003, “Norme per la tutela e la valorizzazione della famiglia”, con cui vengono istituiti i centri di accoglienza che forniscono assistenza legale e psicologica alle donne e ai loro figli e favoriscono il reinserimento lavorativo, sociale e scolastico delle vittime di maltrattamenti e dei loro figli minori. La prima legge specifica a sostegno delle donne vittime di violenza di genere, la Legge Regionale n. 3/2012 è invece stata approvata solo recentemente. Con questa legge, la Regione si impegna ad attuare norme e provvedimenti per contrastare e prevenire la violenza di genere, riconoscendo formalmente che ogni forma o grado di violenza contro le donne- sessuale e qualsiasi forma di persecuzione o violenza fisica, psicologica ed economica - che un uomo esercita su una donna in 20 ambito familiare o lavorativo, costituisce una violazione dei diritti umani della persona e, quindi, va contrastata attivando tutte le iniziative necessarie . La Regione “promuove iniziative di prevenzione della violenza sulle donne, anche attraverso la sensibilizzazione dell’opinione pubblica, la diffusione della cultura della legalità e del rispetto dei diritti nella relazione tra i sessi; mediante la diffusione di campagne informative specifiche e attraverso la sensibilizzazione dell’opinione pubblica, per la diffusione della cultura della legalità e del rispetto dei diritti nella relazione tra i sessi”. Inoltre assicura alle donne vittime di violenza adeguata accoglienza, soccorso e protezione, solidarietà e sostegno, se necessario anche economico, per consentire loro di recuperare e rafforzare la propria autonomia, materiale e psicologica, la propria integrità fisica e la propria dignità. A tal fine, la Regione dovrà attivare una programmazione strutturata attraverso un Piano Triennale di interventi da avviare mediante un confronto tra i diversi livelli di governo ed il terzo settore, per incrementare la dotazione di strutture e servizi territoriali, potenziare le competenze degli operatori pubblici e privati e garantire l’indipendenza economica alle donne vittime di violenza. La Regione è tenuta a fornire contributi per il finanziamento dei centri antiviolenza e delle case di accoglienza, garantendone la diffusa e articolata presenza sul territorio regionale e puntando sulle iniziative di prevenzione, di informazione, e sulle attività di monitoraggio degli episodi di violenza attraverso la raccolta, l’elaborazione e l’analisi dei dati forniti dai centri antiviolenza e dagli altri soggetti pubblici e privati. È prevista, inoltre, l’istituzione del Forum permanente contro le molestie e la violenza di genere, come di sede di dialogo e confronto fra le istituzioni e la società civile in materia di prevenzione e contrasto delle molestie e alla violenza di genere. All’interno del Forum sono presenti tutti i soggetti qualificati rappresentanti le istituzioni interessate e, soprattutto, le associazioni e le cooperative del terzo settore operanti in materia. Compito primario del Forum è formulare alla Giunta regionale pareri e proposte nell’ambito degli interventi, sulla distribuzione dei contributi regionali. Per dare attuazione al dettato normativo, l’Assessorato Regionale della Famiglia, delle Politiche Sociali e del Lavoro, ha recentemene emanato il D.A. 2231 del 13 Dicembre 2013, con il quale vengono stanziati 580000 € per contributi per la realizzazione delle tipologie di azioni e interventi previsti dalla legge: a) sostegno delle spese per i centri antiviolenza e le case di accoglienza per donne vittime di violenza, i loro figli minori o a rischio di maltrattamento fisico e psichico b) sensibilizzazione e informazione nelle scuole sulla violenza di genere c) sostegno di reti di relazioni locali d) percorsi mirati all’inserimento lavorativo di donne vittime di violenza e) percorsi formativi per gli operatori L’Assessorato ha dato avvio dal settembre 2012 - tramite la pubblicazione di un Avviso di manifestazione di interesse - alla Rete di relazioni per prevenire e contrastare la violenza di genere a livello regionale (cfr. par. 4.5). Alla Rete possono aderire enti pubblici e privati, con lo scopo di costruire un sistema in grado di attivare interventi immediati in favore delle vittime di violenza e di favorire l’adozione di procedure omogenee, in particolare: Comuni, Province, ASP, Aziende ospedaliere e policlinici universitari, Uffici scolastici provinciali, Forze dell'ordine, Autorità giudiziaria, Prefetture, Organizzazioni sindacali, Enti datoriali, Centri antiviolenza, Associazioni culturali e di volontariato operanti nel campo del contrasto alla violenza di genere, altri soggetti 21 del terzo settore operanti nel campo del contrasto alla violenza di genere, Istituzioni di parità. Il funzionamento è assicurato da un modello gerarchico composto da: • un nodo centrale, rappresentato in fase di start-up dal Nucleo tecnico dipartimentale incaricato dell’attuazione della legge, con il compito di sostenere l’azione della Rete e metterla in relazione con il Forum permanente contro le molestie e la violenza di genere e con l’Osservatorio regionale per il contrasto alla violenza di genere; • i nodi provinciali o zonali-distrettuali, ubicati presso i Centri antiviolenza; • i nodi locali, ubicati presso i soggetti, pubblici e/o privati, che manifesteranno interesse a far parte della Rete. La più recente disposizione normativa relativamente alla violenza di genere è il Decreto dell’Assessore della famiglia, delle politiche sociali e del lavoro n. 281 del 19 Febbraio 2014, con il quale, in adempimento di quanto disposto dalla Legge 3/2012 è stato formalmente costituito l’Osservatorio Permanente per il contrasto alla violenza di genere, presso l’Assessorato della Famiglia, delle Politiche sociali e del lovoro. L’Osservatorio svolgerà le proprie funzioni in conformità agli indirizzi operativi del Dirigente Generale del Dipartimento della Famiglia e delle Politiche Sociali e in collaborazione, per i profili di competenza, con il Servizio 3° - Terzo Settore, Volontariato, Servizio Civile, Pari Opportunità. 3. Caratteristiche del fenomeno dal punto di vista socio-culturale La violenza fisica o sessuale è un problema di salute pubblica che colpisce più di un terzo di tutte le donne nel mondo. È quanto affermato nel recente rapporto presentato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Global and regional estimates of violence against women: Prevalence and health effects of intimate partner violence and non-partner sexual violence) a giugno 2013. Lo studio mostra che circa il 35% di tutte le donne sono vittime di violenza domestica e/o sessuale da parte del partner o di sconosciuti. Conferma inoltre che la violenza domestica è il tipo più comune di violenza contro le donne e purtroppo ancora oggi colpisce il 30% delle donne in tutto il mondo. La ricerca ha rilevato anche che, a livello globale, il 38% di tutte le donne uccise sono state assassinate dai loro partner. Le conseguenze della violenza in termini di salute (non solo fisica) sono elevatissimi: il 42% delle donne che ha subito violenza fisica o sessuale per mano del proprio partner ha riportato lesioni e ferite. Nelle donne vittime di violenza da parte del proprio partner la probabilità di depressione è quasi due volte più alta rispetto a chi non ne ha subite, così come quella di avere problemi di consumo d'alcol. Salgono anche i rischi di contrarre malattie sessualmente trasmissibili, di aborto e di aver un bambino con problemi alla nascita. I numeri variano in base al paese e alla cultura di appartenenza, anche se la violenza sulle donne rimane comunque un problema che affligge il genere femminile in tutto il mondo. Il rapporto stima un tasso di prevalenza in Africa del 45,6%, nelle Americhe del 36,1%, nel Mediterraneo orientale del 36,4%, in Europa (Russia e Asia centrale incluse) del 27,2%, nel Sud est-est asiatico del 40,2%, nel Pacifico Occidentale del 27,9%. Complessivamente, nei Paesi ad alto reddito la percentuale di donne che ha subito violenza è pari al 32,7%. 22 Per quanto riguarda in maniera più specifica il nostro Paese, secondo quanto emerge dal rapporto, in Italia sei milioni e 700mila donne tra i 16 e i 70 anni sarebbero vittime di abusi fisici e sessuali e circa un milione di donne potrebbero aver subito stupri o tentati stupri. La violenza domestica, inoltre, è la seconda causa di morte per le donne in gravidanza. C’è da considerare che, come sempre, i dati sulla violenza tendono ad essere sottostimati, trattandosi di un fenomeno in larga misura sommerso: secondo l’OMS infatti, in Italia, solo il 7% delle vittime ha denunciato la violenza subita. Altrettanto allarmante è il dato secondo cui il 33,9% di coloro che subiscono violenza per mano del proprio compagno e il 24% di coloro che l’hanno subita da parte di un conoscente o di un estraneo, non parla con nessuno dell’accaduto. I dati forniti dall’OMS sono piuttosto simili alle cifre fornite dall’Istat nell’unica ricerca specifica finora realizzata dal nostro istituto di statistica in merito alla violenza di genere, risalente al 2007 (“La violenza e i maltrattamenti contro le donne dentro e fuori la famiglia”) ed utilizzata come fonte dei dati anche nel recente rapporto del FRA (Agenzia Europea per i diritti umani), dal titolo “Violence against women: an EU-wide survey” (2014)2. Secondo l’Istat, sono quasi 7 milioni le donne tra i 16 e i 70 anni che hanno subito violenza fisica o sessuale nel corso della loro vita, pari al 31,9%. Le diverse forme di violenza si combinano tra loro per autore e tipologia: un quinto delle vittime subisce violenza sia dentro che fuori il rapporto di coppia; il 41 per cento ha subito violenza sia fisica, sia sessuale dal partner; un milione e mezzo ha subito ripetute violenze dal partner. Ulteriori forme di violenza si associano alla fisica e sessuale: la violenza psicologica dal partner o ex partner è subita da 7 milioni di donne, 2 milioni hanno subito comportamenti persecutori (stalking) ad opera di un ex-partner. La denuncia degli episodi di violenza è rarissima: l’Istat riporta che è solo il 5,3% nel caso della violenza domestica. L’analisi territoriale realizzata dall’Istat mette in luce una maggiore diffusione della violenza fisica e sessuale nel Nord e Centro Italia, in particolare in Emilia-Romagna e nel Lazio (38,2 e 38,1%). Anche lo stalking è più diffuso al Centro-Nord (Abruzzo 24%; Toscana 21,9%; Lazio 21,6%; Emilia-Romagna 21,3%. Le regioni del Mezzogiorno hanno quasi sempre valori inferiori al dato nazionale, anche se bisogna considerare i diversi fattori che concorrono alla disponibilità delle donne a rispondere e alla loro consapevolezza del reato subito (ad esempio il contesto culturale, lo status sociale, la dimensione del comune in cui si vive, ecc.). È verosimile, dunque, che per le Regioni del Sud la sottostima del fenomeno sia particolarmente rilevante. Più recentemente, in concomitanza con l’attenzione rivolta dall’opinione pubblica al fenomeno del femminicidio, che ha poi condotto alla promulgazione della Legge 15 ottobre 2013 n.119 (v. par. 2.2), l’Eures in collaborazione con l’Ansa ha realizzato lo studio ''Il femminicidio in Italia nell'ultimo decennio. Dimensioni, caratteristiche e profili di rischio” che mette a confronto le notizie di stampa con i data base delle forze dell'ordine. L’indagine afferma che negli ultimi tre anni il fenomeno del femminicidio si è notevolmente aggravato. Le vittime sono state 173 nel 2009, 158 nel 2010, 170 nel 2011, raggiungendo il 30,9% del totale degli omicidi, il dato più elevato dell’ultimo decennio. I dati sui femminicidi nel 2012 e 2013 sono stati rispettivamente 127 e 130. Anche lo studio Eures conferma che quasi la metà (il 47,2%) degli omicidi è compiuta da ex partner. I ''femminicidi del possesso” conseguono generalmente alla decisione della vittima di uscire 2 All’Istata è stata attualmente commissionata dal Dipartimento Pari Opportunità una seconda indagine nazionale sul fenomeno della violenza di genere, i cui risultati sono previsti per il 2015. 23 da una relazione di coppia; a tale dinamica sono da attribuire ben 258 femminicidi tra le coppie separate (nel 93% dei casi per i quali si dispone di tale informazione), ed in 109 casi tra le coppie ancora unite in cui si manifesta l'intenzione. Tra i femminicidi censiti in Italia nel decennio 20002011, infatti, ben il 70,8%, 1.459 in valori assoluti, è avvenuto all'interno dell'ambiente familiare o delle relazioni affettive. A livello territoriale il femminicidio avviene principalmente nelle regioni del Nord Italia, dove si conta la metà dei casi: il 49,9% del totale tra il 2000 e il 2011, seguito dal Sud (30,7%) e infine dal Centro (19,4%). L’indagine sui femminicidi in Italia sui dati della stampa nazionale e locale per l’anno 2013 realizzata dal gruppo di lavoro sul femminicidio della Casa per non subire violenza di Bologna, riporta un trend in continua crescita tra il 2005 e il 2013. Nell’anno di riferimento la stampa nazionale e locale ha riportato 134 femminicidi e 83 tentati femminicidi (situazioni di violenza con lesioni molto gravi, in cui solo per caso la vittima è riuscita a salvarsi). La regione in cui sono stati riportati più casi è la Lombardia (14 femminicidi), seguita da Campania, Sicilia e Lazio (13). Le altre due regioni Convergenza si situano in questa triste graduatoria al 5° (Puglia) e 8° (Calabria) posto, rispettivamente con 10 e 8 casi. Interessanti sono le stime fornite dalla Rete Nazionale Antiviolenza, relative al monitoraggio del numero di pubblica utilità 1522, che tiene conto dell’andamento delle telefonate pervenute al servizio nazionale di accoglienza telefonica per le vittime di violenza di genere e stalking nell’intero periodo di attività, dalla sua messa in opera l’8 marzo 2006 fino al 17 dicembre 2012. Nell’arco di poco meno di sette anni, sono state quasi 70.000 le donne che hanno chiamato il servizio per denunciare situazioni di violenza, esercitata in diverse forme. L’analisi temporale sul lungo periodo conferma quanto già noto a proposito della violenza perpetrata in ambito familiare. Infatti, in oltre il 60% dei casi l’autore è il partner, nel 12,2% altri membri della famiglia agiscono violenze di varia natura nei confronti delle donne. L’andamento di queste due voci non cambia in maniera significativa nel corso del tempo. Anche i dati annuali dell’Osservatorio del Telefono Rosa, presentati a Roma il 4 marzo scorso, confermano questa tendenza: la maggior parte delle violenze avvengono tra le mura domestiche, all’interno di una relazione sentimentale (84%); le vittime sono solitamente donne di età compresa fra 35 e 54 anni, con la licenza media superiore (53%) o la laurea (22%); impiegate (20%), disoccupate (19%) o casalinghe (16%), con figli (82%). L’autore delle violenze è quasi sempre il marito (48%), il convivente (12%) o l’ex partener (23%). Questi dati dimostrano che la violenza sulle donne è un fenomeno che in Italia non diminuisce e si connota sempre più come violenza fisica accompagnata a violenza psicologica. L’atto violento raramente è isolato, più spesso è costante e continuo (81%) e non finisce con la chiusura del rapporto, protraendosi di frequente in comportamenti persecutori (stalking). Nel 55% dei casi i maltrattamenti si manifestano solo in casa, restando sconosciuti al mondo esterno (amici, parenti e colleghi). Un dato che emerge con forza dal campione di 1.562 donne che si sono rivolte a Telefono Rosa nel corso del 2012, è l’aumento di fenomeni di “violenza assistita”: l’82% delle donne che hanno subito violenza dichiarano di avere figli che assistono alle violenze, dato in crescita del 7% rispetto all’anno precedente. 24 3.1 Alcuni dati sulla violenza di genere a livello regionale Sebbene ancora non esista in nessuna delle quattro Regioni dell’Obiettivo Convergenza un Osservatorio sulla violenza di genere che funzioni in maniera sistematica nella raccolta e diffusione di dati sul fenomeno, le strutture regionali competenti si stanno ovunque attivando per rispondere ad una delle esigenze più rilevanti nell’ambito del contrasto alla violenza di genere: quella di conoscere con esattezza e di monitorare continuamente l’entità del fenomeno e la tipologia di bisogni delle vittime. Per la Regione Calabria, sono, ad esempio disponibili, raccolti dalla Fondazione Calabria Etica, i dati relativi al periodo marzo-dicembre 2012 sull’accesso ai 7 centri antiviolenza del territorio, che indicano un numero complessivo di contatti pari a 431. I dati sono sostanzialmente coerenti con l’andamento del fenomeno a livello nazionale. La maggior parte degli accessi da parte delle donne è stato volontario (67%), si segnala un 10% di invii dal 1522. Residuali sono invece stati gli accessi su indicazione delle forze dell’ordine (1%) e di strutture sanitarie (1%). Nell’80% dei casi l’autore della violenza è il marito/compagno/fidanzato o ex; solo nel 3% dei casi la violenza è stata commessa da uno sconosciuto. Coerentemente con i dati nazionali, la tipologia di violenza riferita con più frequenza è il malatrattamento in famiglia (74%), seguita dallo stalking (9%), dalla violenza sessuale (6%) e assistita (6%). La richiesta più frequente rivolta dalle vittime ai centri antiviolenza è stata di sostegno emotivo/sociale (41%), consulenza psicologica (29%) e legale (20%). 4. La risposta delle istituzioni: il quadro attuale dei servizi di prevenzione e contrasto della violenza di genere 4.1. Uno sguardo d’insieme: la rete nazionale di strumenti e interventi per prevenire e contrastare la violenza di genere Il Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha una funzione di indirizzo strategico, coordinamento, monitoraggio, elaborazione progettuale sul tema della prevezione e contrasto della violenza di genere. Sono molteplici le attività e le iniziative realizzate e promosse dal Dipartimento a livello nazionale o a livello regionale. 4.1.1 Primo Piano Nazionale Antiviolenza Con il Piano Nazionale Antiviolenza 2010-2013, il Dipartimento Pari Opportunità ha finanziato una serie di interventi attuativi a livello locale, contando su uno stanziamento di 20 milioni di euro. Le risorse sono state impiegate attraverso 3 bandi nazionali. Il primo bando è stato destinato al rafforzamento della rete nazionale dei Centri Antiviolenza. In Italia sono attivi più di 70 centri antiviolenza, quasi uno per provincia, con sedi più numerose nei capoluoghi maggiori (Roma, Napoli, Torino) e qualche sporadica presenza nei comuni non capoluogo del territorio. Di norma, si tratta di spazi sostenuti, se non addirittura curati e gestiti, dagli Enti locali: un particolare importante, questo che, nonostante le difficoltà legate al reperimento dei fondi, sottolinea il ruolo importante assunto dalle istituzioni locali nella lotta contro il fenomeno della violenza di genere. Le norme varate a livello regionale investono direttamente il problema della violenza di genere, riconoscendola come violazione dei diritti 25 umani fondamentali, della dignità e della libertà, e individuando strumenti utili a contrastare e prevenire gli abusi sulle donne, perpetrati anche in ambito domestico. Quasi tutti i testi di legge in esame contemplano e promuovono la realizzazione dei centri antiviolenza, di norma gestiti da Associazioni di donne e inseriti negli strumenti di programmazione territoriale, per i quali si prevede l'instaurazione di rapporti costanti e funzionali, finalizzati anche a promuovere Protocolli d’intesa, con gli Enti pubblici cui compete l’assistenza, la prevenzione e la repressione dei reati di violenza (Enti locali, Aziende sanitarie, Forze dell’Ordine, Autorità giudiziaria e Istituzioni scolastiche operanti sul territorio). Numerose sono le esperienze rilevate a livello locale ma manca una formalizzazione e una omogeneizzazione di tali pratiche a livello regionale. I Centri hanno lo scopo primario di fornire alle donne vittime ascolto e assistenza, sia di tipo psicologico, sociale che legale, e di promuovere la cultura della legalità e del rispetto, attraverso iniziative culturali e sociali di prevenzione, di informazione, di sensibilizzazione e di denuncia, anche in collaborazione con enti, istituzioni, associazioni e privati3: - offrono, anche attraverso l'istituzione delle case rifugio, accoglienza ed ospitalità temporanea a donne sole o con figli nel rispetto delle differenze culturali e dell'esperienza di ciascuna, nella consapevolezza del significato e dell'impatto dell'appartenenza a diverse etnie, culture, religioni, classi sociali, orientamenti sessuali e identità di genere; - garantiscono sostegno pratico per problemi psicologici, esistenziali, sanitari, assistenziali; - si attivano per il reinserimento sociale e lavorativo; - sensibilizzano l'opinione pubblica sulle violenze che le donne subiscono all'interno della famiglia e della società; promuovono indagini sulle caratteristiche della violenza alle donne, ai minori e alle minori e ricerche finalizzate all'individuazione delle strategie di prevenzione dei comportamenti violenti; - promuovono ricerche conoscitive e raccolte di dati statistici al fine di approfondire i contesti in cui la violenza è esercitata e subita; - propongono progetti di formazione permanente per coloro che operano nelle strutture e per il personale esterno che, per ragioni di lavoro, è a contatto con situazioni di violenza. I Centri svolgono le attività garantendo la massima discrezione e riservatezza nei confronti delle donne, l'accessibilità e la costante pubblicizzazione dei servizi, il lavoro di rete con i servizi pubblici e privati del territorio e con le organizzazioni di donne. Box n. 4 Centri antiviolenza e case-rifugio: livelli e competenze istituzionali La Regione A livello regionale si possono definire standard comuni di intervento che possono riguardare: a) criteri per l'istituzione dei Centri e per la concessione dei relativi finanziamenti, attraverso l’emanazione di bandi; b) standard strutturali e gestionali delle strutture destinate all'accoglienza delle donne vittime di violenza attraverso la normativa e le linee guida; c) linee indicative per l'attività di formazione permanente e di aggiornamento del personale dei Centri e di tutti coloro che con essi intervengono, anche in raccordo con gli Atenei; d) modalità di accesso alla gestione dei Centri e il loro funzionamento; 3 Sulla base delle “Linee guida internazionali per la creazione dei centri antiviolenza” redatte a cura dell’Ufficio di coordinamento WAVE (Women Against Violence in Europe) – Commissione Europea (programma Daphne 2004) si indica per “Centro Antiviolenza” sia la sede dove vengono ospitate le donne, sia la sede dei servizi e degli uffici amministrativi. 26 e) modalità di raccordo con i servizi socio-assistenziali e sanitari, con i servizi di assistenza legale e alloggiativi e per il lavoro e la formazione, con le strutture educative e scolastiche operanti nel territorio e con l'associazionismo e le organizzazioni di volontariato; f) standard di qualità dei servizi da aggiornare periodicamente; g) criteri per definire il personale necessario all'espletamento dei servizi comprese le professionalità specifiche richieste in rapporto alla tipologia dei Centri; h) criteri di valutazione interna ed esterna delle attività dei Centri. Inoltre a livello regionale si possono; a) definire il sistema di presa in carico dei casi di violenza da parte dei Centri e degli altri servizi di competenza regionale, al fine di pervenire ad un sistema unico di registrazione; b) promuovere e finanziare, all'interno delle strutture di pronto soccorso dei presidi ospedalieri, specifici Centri di soccorso per violenza sulle donne; c) istituire eventualmente un osservatorio regionale con funzioni di monitoraggio e valutazione; d) promuovere, in collaborazione con le amministrazioni provinciali e comunali e con i Centri, campagne di sensibilizzazione e di informazione sul problema della violenza e dello stalking contro le donne. La Provincia Le amministrazioni provinciali possono essere coinvolte per quanto di loro competenza: a) collaborare con i distretti/ambiti territoriali o i Comuni attraverso la costruzione di intese finalizzate all’organizzazione di servizi e interventi di livello sovra-distrettuale/comunale; b) promuovere le forme di collaborazione tra centri; c) pianificare e predisporre progetti di formazione permanente e organizzare corsi per coloro che operano nelle strutture e per il personale esterno che, per ragioni di lavoro, è a contatto con situazioni di violenza (anche attraverso il finanziamento FSE); I Comuni e gli Ambiti Sociali Territoriali: a) definiscono gli interventi infrastrutturali per la dotazione territoriale dei centri antiviolenza, tenuto conto dei fabbisogni territoriali rilevati e degli standard regionali; b) garantiscono strutture adeguate in relazione alla popolazione e al territorio, anche di concerto o in associazione con altri soggetti pubblici e privati; c) definiscono le modalità di gestione che possono contemplare il supporto di altre pubbliche amministrazioni o specifiche convenzioni con il privato sociale; d) collaborano con la Provincia di riferimento per l'istituzione e il consolidamento della rete istituzionale dei servizi da collegare con i Centri. Con il bando finanziato sul Piano Nazionale Antiviolenza sono stati stanziati circa 11 milioni di euro, suddivisi in due linee di attività. La prima linea di attività ha supportato il miglioramento ed il rafforzamento dei CAV già esistenti ed ha previsto il 20% di cofinanziamento da parte dei beneficiari. Sulla base dei requisiti minimi richiesti per la partecipazione all’avviso pubblico, sono stati selezionati 40 CAV in tutto il territorio nazionale, ma prevalentemente al Centro-Nord, in linea con una presenza storica già radicata e strutturata. I progetti, della durata di 12-24 mesi, si concluderanno tutti entro l’inizio del 2015. Proprio in relazione a quanto sopra rilevato, la seconda linea di attività ha invece previsto il finanziamento di nuovi Centri da attivare in zone del territorio “scoperte”, in prevalenza nelle regioni meridionali. Il secondo bando nazionale finanziato tramite il Primo Piano Antiviolenza è stato destinato alla formazione degli operatori sanitari. I progetti ammessi a finanziamento sono stati presentati da 27 partnership con capofila ASL oppure Università dotate di Pronto Soccorso. Il modello di 27 riferimento è stato il progetto Codice Rosa implementato in Toscana (v. scheda buone prassi). 14 progetti sono attualmente chiusi, mentre i restanti stanno completando le attività. Da questi interventi è emersa con forza le necessità di un maggiore coordinamento non solo all’interno delle singole strutture sanitarie, ma anche tra Pronto Soccorsi diversi, poiché spesso le vittime si rivolgono a presidi d’emergenza differenti che non dialogano tra loro. In assenza di meccanismi comuni di monitoraggio, i sanitari non sono in grado di riconoscere donne che hanno avuto accessi multipli in pronto soccorso per cause connesse ai maltrattamenti e alla violenza subita. Il terzo bando nazionale ha mirato a rafforzare il ruolo dei Comuni per la creazione e il potenziamento della rete di prevenzione e contrasto alla violenza a livello locale. Il bando ha stanziato 3 milioni e 600.000 euro, a cui i beneficiari hanno aggiunto almeno il 20% di cofinanziamento. I Comuni, loro Unioni o Consorzi, eventualmente in partnership con altri soggetti pubblici e privati del territorio, beneficiari del finanziamento, si sono assunti l’onere di sviluppare la rete a livello territoriale. Il 90% di questi progetti consiste in interventi formativi per gli operatori della rete. In occasione del tragico evento che nel 2009 ha colpito l’Aquila e altri centri dell’Abruzzo, sono stati “ritagliati” dal fondo 3.000.000 di euro da destinare ad interventi nell’area interessata, volti alla creazione e al sostegno di centri antiviolenza, affidati alla gestione diretta del Commissario per la ricostruzione. 4.1.2 Protocolli e convenzioni Il Dipartimento ha all’attivo una serie di Protocolli e Convenzioni con diversi Enti e Organismi nazionali (e loro articolazioni locali) sia per la formazione degli operatori che per il rafforzamento di interventi di rete contro la violenza di genere e lo stalking (cfr. box n.5). Nell’ambito del Protocollo d’Intesa con il Consiglio Nazionale Forense, il DPO ha realizzato attività formative rivolte a 80 avvocati delle Regioni Obiettivo Convergenza, per un totale di 200 ore. Grazie al Protocollo con il Ministero dell’Interno sono stati realizzati 5 corsi di formazione destinati ad agenti della Polizia. Box n.5. Protocolli e Convenzioni sottoscritti dal DPO tra il 2009 e il 2013 sul tema della violenza di genere e stalking - Protocollo d’intesa con il Ministero della Difesa e l’Arma dei Carabinieri contro lo stalking (16 gennaio 2009) - Protocollo d’intesa con il Ministero dell’Interno per il contrasto alla violenza di genere (3 luglio 2009) - Protocollo d’intesa con il Ministero dell’Istruzione per istituire la “Settimana contro la violenza” (3 luglio 2009) - Protocollo d’intesa con il Consiglio Nazionale Forense per la promozione di una strategia integrata di prevenzione, contrasto e rimozione delle discriminazioni, comprese tutte le forme di violenza contro le donne (14 novembre 2011) - Convenzione con l’Arma dei Carabinieri per analizzare e monitorare il fenomeno della violenza (20 novembre 2012) - Intesa tra Governo, Regioni e Province autonome per la promozione di interventi contro le mutilazioni genitali femminili (6 dicembre 2012) - Protocollo d’Intesa con l’Istituto dell’Autodisciplina Pubblictaria (31 gennaio 2013) 28 Pluriennale è poi la collaborazione con l’Arma dei Carabinieri, che nel 2009 ha sottoscritto un Protocollo contro lo stalking e, nel novembre 2012, una Convenzione con il DPO, della durata di due anni, per analizzare e monitorare il fenomeno della violenza, con particolare riferimento allo stalking e alla violenza sessuale (cfr. Allegto n.1). Le attività previste nell’accordo riguardano: l’analisi e il monitoraggio dei fenomeni di violenza in danno di vittime vulnerabili (in particolare stalking e violenza sessuale) il supporto al DPO per l’acquisizione di informazioni statistiche sui suddetti reati la creazione e mantenimento di una banca dati per monitorare i soggetti accolti presso i CAV il supporto decisionale agli operatori del 1522 per le richieste di ausilio su fattispecie penalmente rilevanti la formazione e l’addestramento del personale dell’Arma nel settore della prevenzione e contrasto della violenza di genere Il progetto è curato dal Reparto Analisi Criminologiche del Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche. Le attività formative sono destinate a personale dell’Arma in tutte le regioni, che costituirà la Rete Nazionale per il monitoraggio del fenomeno della violenza di genere. Attualmente sono stati completati due cicli formativi che hanno portato alla sensibilizzazione, informazione e formazione di almeno un carabiniere per ciascun comando provinciale in tutta Italia. Questo personale formato andrà a costituire all’interno delle reti anti-violenza a livello locale il riferimento principale per l’Arma dei Carabinieri. Un altro strumento particolarmente rilevante è il Protocollo d’Intesa siglato il 31 gennaio 3013 dal DPO con l’Istituto per l’Autodisciplina Pubblicitaria (IAP). Il documento (riportato nell’Allegato n.2) ha validità biennale e impegna le parti a collaborare per fare in modo che gli operatori di pubblicità adottino modelli di comunicazione commerciale che non siano volgari o sessisti e che non contengano rappresentazioni di violenza di genere né incitamenti alla violenza, tutelino la dignità della donna e non ricorrano a stereotipi di genere. L’accordo prevede l’impegno del DPO a denunciare – anche su segnalazione dei cittadini – le comunicazioni commerciali (cartellonistica pubblicitaria) lesive della dignità della donna. Lo IAP si impegna a sua volta a compiere le dovute verifiche con la massima celerità ed utilizzare, ove possibile, l’ingiunzione di desistenza. 4.1.3 Rete Nazionale Antiviolenza Il Dipartimento per le Pari Opportunità ha realizzato a partire dal 2006 un’ampia azione di sistema, attraverso l’implementazione del Numero Verde Nazionale 1522 che ha la funzione specifica di raccogliere 24h/24 le denunce delle donne vittime di violenza, offrire loro un primo soccorso e informazioni per accedere ai CAV e alla rete dei servizi più vicini. Il numero è accessibile gratuitamente da tutto il territorio nazionale, sia dalla rete fissa che da quella mobile, con operatrici in grado di rispondere non solo in italiano, ma anche in inglese, francese, spagnolo, russo e arabo. 29 Dal 2010, i casi di violenza che rivestono carattere di emergenza vengono accolti con una specifica procedura tecnico-operativa condivisa con le forze dell’ordine (v. Protocollo d’Intesa con il Ministero dell’Interno). Il 1522 redige report mensili di monitoraggio sulla propria attività. Il più recente si riferisce al mese di marzo 2014, durante il quale il servizio ha ricevuto più di 2700 chiamate con segnalazioni di situzioni di violenza. Nell’87% dei casi a chiamare è stata una donna, per lo più di nazionalità italiana (89%). Le motivazioni più frequenti delle chiamate sono state coerenti con la tipologia di servizio offerta dal 1522: richiesta di aiuto per vittime di violenza, nel 29% dei casi, e informazioni sui CAV nazionali, in altro 25% di casi. Le Regioni da cui sono provenute più chiamate sono state Lazio (14%) e Lombardia (12%), mentre le Regioni Obiettivo Convergenza si sono posizionate in 3° (Campania – 11%), 4° (Sicilia – 8%), 7° (Puglia – 7%) e 12° (Calabria – 3%) posizione, rispetto alla provenienza delle chiamate. Il servizio telefonico costituisce lo strumento tecnico di supporto alla Rete Nazionale Antiviolenza, chiamata a contrastare il fenomeno della violenza di genere a livello nazionale e locale, garantendo, al contempo, i necessari raccordi tra le Amministrazioni Centrali competenti nel campo giudiziario, sociale, sanitario, della sicurezza e dell'ordine pubblico. I "nodi" della Rete Nazionale Antiviolenza sono gli Ambiti Territoriali di Rete (ATR). Si tratta di aree territoriali, Comuni, province o Regioni, con le quali il DPO stipula un Protocollo d'intesa al fine di promuovere azioni di sensibilizzazione e contrasto alla violenza di genere, di promuovere la costituzione o il rafforzamento di reti locali atte a contrastare gli episodi di violenza di genere e stalking, di facilitare l'integrazione del servizio nazionale 1522 con le strutture socio-sanitarie presenti in ambito territoriale. Questo implica una mappatura dei servizi antiviolenza presenti a livello territoriale, che nella prima fase di implementazione è stata esguita in maniera attiva, mentre dal 2013 le operatrici del 1522 si occupano di aggiornare l’esistente ed accettare le evantuali candidature spontanee di nuovi servizi che chiedono di diventare parte della rete. Box n. 4. Ambiti Territoriali (ATR) che hanno sottoscritto il Protocollo con il DPO 1. Ancona (provincia) 16. Genova (provincia) 31. Prato (comune) 2. Alessandria (comune) 17. Itri (comune) 32. Ravenna (comune) 3. Ascoli Piceno (provincia) 18. Latina (comune) 33. Reggio Emilia (comune) 4. Bari (comune) 19. Mariano Comense (comune) 34. Roma (comune) 5. BAT (provincia) 20. Milano (comune) 35. Perugia (comune) 6. Bologna (comune) 21. Modena (comune) 36. Santa Maria Capua Vetere (comune) 7. Bolzano (provincia) 22. Napoli (comune) 37. Siracusa (comune) 8. Caserta (provincia) 23. Nuoro (comune) 38. Taormina (comune) 9. Catania (provincia) 24. Orbetello (comune) 39. Teramo (provincia) 10. Cosenza (comune) 25. Ozieri (SS) Comune 40. Torino (comune) 11. Cortona (comune) 26. Padova (comune) 41. Trieste (comune) 12. Crotone (provincia) 27. Palermo (comune) 42. Venezia (comune) 13. Faenza (comune) 28. Pavia 43. Verona (comune) 14. Ferrara (comune) 29. Pesaro Urbino (Provincia) 44. Novara (provincia) 15. Firenze (comune) 30. Pescara 45. Como (comune) 30 Attualmente gli ATR che hanno sottoscritto il Protocollo sono 45 (v. box n. 4). Di questi, 10 ATR si trovano nelle Regioni Obiettivo Convergenza, ed in particolare: 2 in Puglia (Comune di Bari e Provincia di BAT), 2 in Campania (Comuni di Napoli e Santa Maria Capua Vetere), 2 in Calabria (Comune di Cosenza e Provincia di Crotone), 4 in Sicilia (Comuni di Palermo, Siracusa e Taormina e Provincia di Catania). In tali territori è attivo un dispositivo di accesso diretto ai servizi locali veicolato dal servizio di accoglienza telefonica 1522 (si tratta di un trasferimento diretto di chiamata, dal call center al centro antiviolenza attivo negli orari prestabiliti di apertura al pubblico). Obiettivo del Dipartimento è quello di incentivare lo sviluppo della Rete Nazionale Antiviolenza e accrescere, sul territorio nazionale, il collegamento del 1522 con i servizi territoriali a sostegno delle vittime. 4.1.4 Il lavoro di predisposizione del Nuovo Piano Antiviolenza Per la predisposizione del Nuovo Piano Nazionale Antiviolenza, previsto dalla Legge n. 93/2013, il DPO ha organizzato una task force con Tavoli di coordinamento tra Amministrazioni Centrali. Obiettivi del Piano: • Prevenire • Sensibilizzare gli operatori dei media • Promuovere un’adeguata formazione al personale scolastico • Potenziare le forme di assistenza alle vittime • Garantire la formazione di tutte le professionalità • Accrescere la protezione delle vittime • Recupero dei maltrattanti • Prevedere la raccolta strutturata dei dati per monitorare l’andamento del fenomeno Sono stati condotti 7 tavoli tematici, a ciascuno dei quali hanno preso parte tutte le amministrazioni competenti, con l’obiettivo di elaborare una serie di requisiti standard in tutte le aree di intervento per omogeneizzare il sistema dei servizi. I tavoli hanno riguardato tutte i principali settori di intervento per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere e dello stalking, il supporto alle vittime e il loro reinserimento: • Codice Rosa in Pronto Soccorso • Reinserimento vittime • Formazione • Educazione • Valutazione del rischio • Banche dati • Comunicazione e immagine femminile Le risorse finanziarie disponibili (e quelle previste per legge) fanno riferimento al Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità. 31 L’art. 5 del DL 93/2013 ha infatti previsto lo stanziamento di 10 milioni di euro per il 2013 per l’attuazione del Piano Straordinario antiviolenza, e ulteriori 10 milioni di euro l’anno dal 2014 al 2016. Per il 2014 queste risorse sono state stanziate dalla Legge di stabilità (L. 147/2013). Questi fondi saranno gestiti a livello nazionale per l’attuazione delle diverse linee di attività previste dal Piano. L’art. 5bis del DL 93/2013 ha invece stanziato risorse destinate alle Regioni – secondo una ripartizione di spesa che dovrebbe essere approvata prima della prossima estate dal Governo Renzi – per un totale di 17 milioni di euro (10 per il 2013, 7 per il 2014). A regime (dal 2015), la legge prevede uno stanziamento fisso di 10 milioni l’anno. Le risorse per le Regioni sono destinate esclusivamente al potenziamento delle forme di assistenza e di sostegno alle donne vittime di violenza e ai loro figli, dunque all’implementazione della rete antiviolenza a livello locale e al sostegno dei CAV. Parallelamente al lavoro di elaborazione del Piano Straordinario antiviolenza, il DPO, nel contribuire per quanto di sua competenza all’Accordo di Partenariato per la nuova programmazione dei fondi SIE, ha richiesto che fosse esplicitamente inserito il tema della violenza. Tale indicazione è stata almeno parzilamente recepita nell’Accordo definitivo, presentato il 18 aprile 2014 (v. par. 6). 4.2 I servizi in Puglia In linea con le disposizioni delle leggi regionali 19/2006 e 7/2007, la Regione Puglia ha avviato da tempo una serie di servizi e di attività in tutto il territorio regionale. Con il “Programma triennale di interventi 2009/2011” approvato nel 2008, e con il “Piano regionale delle politiche sociali 2009-2011” approvato l’anno successivo, la Regione Puglia ha programmato azioni per prevenire e contrastare il fenomeno della violenza contro le donne, individuando, tra le priorità strategiche, “il potenziamento della rete di strutture e servizi per il contrasto dello sfruttamento, della tratta e della violenza contro le donne, minori e cittadini stranieri immigrati attraverso le rete dei centri antiviolenza e delle strutture di accoglienza d’emergenza per i casi di abuso e maltrattamento”. Inoltre, si è impegnata a promuovere “attività di prevenzione, di tutela e di solidarietà alle vittime della violenza, nonché percorsi di elaborazione culturale, informazione e sensibilizzazione sul fenomeno della violenza contro le donne e i minori”. Con l’approvazione, delle “Linee guida Regionali per la rete dei servizi di prevenzione e di contrasto alla violenza” del 2010, la Regione ha individuato una strategia complessiva di intervento definendo veri e propri obiettivi di servizio, al fine di potenziare l’intera rete dei servizi di prevenzione e contrasto alla violenza di genere. Nello specifico, il Piano ha individuato ruoli e funzioni specifici degli attori istituzionali e sociali, la composizione delle équipe multidisciplinari, l’introduzione di standard qualitativi a cui la rete dei servizi si deve uniformare (cfr. box a pag.15)4. L’attuazione del modello di governo delineato dalle Linee Guida è stato affidato alle Province che hanno il ruolo di predisporre Piani di Intervento Locali (PIL), di concerto con gli Ambiti territoriali, 4 Gli standard di servizio per Centri Antiviolenza e Case Rifugio erano già stati descritti nel Regolamento di attuazione della L.R. 19/2007 sui servizi sociali. Le linee-guida riportano ulteriori criteri qualitativi per garantire un funzionamento di qualità. 32 che invece assumono la funzione di coordinamento degli interventi programmati sul territorio provinciale. Alle Province viene, inoltre, affidata la responsabilità di realizzare attività di formazione, comunicazione, sensibilizzazione, nonché di monitoraggio e valutazione. Attualmente, come confermato dall’Assessorato al welfare nel documento “Politiche e interventi attivi in Puglia per il contrasto alla violenza di genere - Regione Puglia 2009-2012”, risultano attivi sul territorio regionale complessivamente 18 Centri Antiviolenza di cui 15 autorizzati e regolarmente iscritti nel registro regionale. Rispetto alle strutture residenziali sono operative 6 case rifugio per vittime di violenza di cui 5 autorizzate e regolarmente iscritte nel registro regionale5. Oltre a queste, ci sono ulteriori strutture che accolgono vittime di violenza e tratta, rispondenti ad altre tipologie di servizi residenziali. Rispetto agli obiettivi di servizio fissati nel Piano regionale Politiche sociali, si è raggiunto il valore target previsto di 12 case antiviolenza e di 6 case rifugio sul territorio pugliese. ELENCO DEI CENTRI ANTIVIOLENZA E CASE RIFUGIO DELLA REGIONE PUGLIA Provincia di Bari La Luna nel Pozzo - via San Francesco d'Assisi, 75 - 70122 Bari - Tel 800 20 23 30 (h24); 080 3327517 - fax 080 3327517 [email protected] Centro Antiviolenza Il Melograno - Via Guido Reni, 27 - 70014 Conversano - Tel 080 4953712 [email protected] [email protected] Centro Antiviolenza La Giraffa - Via Napoli, 308 - 70120 Bari - Tel 080 5741461, 080 5276450 - fax 0805741461 [email protected] Safiya Onlus - Centro Antiviolenza e Centro di promozione sociale e culturale delle Donne - Via Don Luigi Sturzo - 70044 Polignano a Mare – Tel. 333 2640790 - [email protected] Provincia di Barletta-Andria-Trani Centro Antiviolenza “Save” c/o Centro Jobel - Via Di Vittorio, 60 - 76011 Trani - Tel 0883 501407 [email protected] Osservatorio Giulia e Rossella Centro Antiviolenza ONLUS - P.zza Aldo Moro, 16 - 70051 Barletta - Tel 0883 310293; 380 3473374 - fax 0883 313554 [email protected] Centro Antiviolenza Riscoprirsi - Via Montegrappa, 4 - 70031 Andria -Tel 0883 764901; 380 3450670 (h24) [email protected] Provincia di Brindisi Centro Antiviolenza - Cooperativa Sociale Aporti - Via Germanico, 36 - 72012 Brindisi - Tel 338 8750396 [email protected] Centro Antiviolenza Crisalide - Via Tor Pisana, 98 - 72012 Brindisi – Tel 0831 508776 [email protected] Sportello “Io donna per non subire violenza” - Via dei Cappuccini, 8 - 72100 Brindisi - Tel0831 522034 - fax 0831 522034 [email protected] Centro Antiviolenza La Luna - Via C. D'Africa, 1 - 72022 Latiano - Tel 0831 729246 [email protected] [email protected] Provincia di Foggia Centro Antiviolenza Associazione "Donne Insieme" - Corso Garibaldi, 10 - 71121 Foggia - Tel 0881792936; 0881792939; 800180903 [email protected] [email protected] Provincia di Lecce Centro Antiviolenza C.A.I.A. - Piazzetta Duca d'Enghien, 18 - 73010 Lecce - Tel 0832 300020 [email protected] Centro Antiviolenza Renata Fonte - Associazione Onlus Donne Insieme- Via S. Maria del Paradiso, 12 - 73100 Lecce - Tel 800098822, 0832 305767, 338 2518901 (h24) [email protected] Centro Famiglia Centro Antiviolenza - via del Crocefisso, 12 - 73018 Squinzano - Tel 338 2529088 [email protected] [email protected] CAV “Il melograno” Comunità San Francesco coop. sociale a.r.l.- Piazza P. Stomeo, Parabita - Tel 338 2529088 [email protected] [email protected] 5 Per ottenere l’accreditamento come struttura autorizzata dalla Regione i CAV devono dimostrare, tra le altre cose, di possedere almeno 5 anni di esperienza nell’ambito della prevenzione e contrasto alla violenza contro le donne e di lavorare in un’ottica di genere. 33 Centro Antiviolenza Comune di Specchia – via Rue de la Mimose, Specchia – Tel. 0833 535010 – 333 1044112 – 800192929 [email protected] Provincia di Taranto Centro Antiviolenza Sostegno Donna - Associazione "Alzaia Onlus" - Via Cagliari n. 100 c/o Distretto ASL TA/4 74100 Taranto - Tel 0997786652; 327 1833451 [email protected] [email protected] Centro Antiviolenza “Rompiamo il silenzio” - Viale della Libertà, 95 - Martina Franca - Tel 331 7443573; 320 8649008 [email protected] [email protected] Le linee-guida sulla rete dei servizi per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere prevedono la costituzione di equipe multidisciplinari – una per ogni ambito sociale – con il compito di «rispondere alla complessità delle singole situazioni di abuso e di maltrattamento in maniera integrata attraverso una capacità di lettura, interpretazione, validazione, intervento di carattere multidisciplinare e multi professionale». Tali equipe devono: -essere costiruite da diversi professionisti con competenze specialistiche, -integrare diversi interventi con l’individuazione di un case manager; -svolgere regolarmente la supervisione -promuovere occasioni formative per gli operatori. Sul piano istituzionale, l’equipe richiede la collaborazione almeno tra servizi sociali e sanitari, operatori della giustizia minorile, delle forze dell’ordine, del mondo della scuola, ecc. Rispetto all’obiettivo fissato dalle linee-guida (presenza di una equipe per ciascun ambito), attualmente si riscontra ancora qualche ritardo. Ai servizi sopra menzionati, bisogna aggiungere le attività degli sportelli antistalking, dei centri di ascolto e dei numeri telefonici attivi per la prevenzione e il contrasto della violenza. SPORTELLI e SERVIZI ANTI-STALKING DELLA REGIONE PUGLIA Sportello antistalking presso CODICI, via Garruba 24 BARI – lun-mar-giov 9.30-12.30 e 16.30-19. Pronto intervento h24 3400584725 – Tel Codici 080 5216077 – 080 2198563 Sportello antistalking presso il CAV Save, centro Jobel, via Giuseppe Di Vittorio 60, TRANI – lun-merc-ven 9.3012.30, mar-giov 16.30-18.30, sab 9.00-11.00 – Tel e fax centro Jobel 0883.501407 (gestito da cooperativa promozione sociale e solidarietà) Movimento internazionale anti-stalking, antipedofilia e pari opportunità – professionisti che offronto consulenza - sedi in Puglia: CANOSA DI PUGLIA (BAT), p.zza della Repubblica 31 – tel. 0883611241 ref. Avv. Iacobone ORIA (BR), vico Grosseto 1 – tel. 0831 849607 ref. Avv. Pesce S. GIOVANNO ROTONDO (FG), via Amigò snc, c/o Laboratorio Artefacendo, ref. Dott.ssa Miscio, Avv. Grisorio CERIGNOLA (FG), via Magenta, 8 – fax 0885411656 ref. Avv. Grisorio Agli interventi per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere va aggiunta la campagna di comunicazione e sensibilizzazione “Troppo amore: sbagliato!”, promossa dalla Presidenza della Giunta Regionale in collaborazione con Assessorato al Mediterraneo, Cultura e Turismo, assessorato al Welfare, Consigliera Regionale di Parità e Teatro Pubblico Pugliese. La campagna si pone l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini pugliesi sui temi dell’antiviolenza, promuovendo la conoscenza dei servizi e degli interventi attivi in Puglia per prevenire, contrastare e contenere il fenomeno della violenza di genere (v. scheda Buone Prassi a pag. 57). 34 A fronte del tentativo di costruire un Piano di Azioni congiunte sul territorio regionale, si sono registrate molte criticità sulle quali la Regione ha inteso intervenire con il “Piano Regionale delle Politiche Sociali 2013-2015” approvato il 2 agosto scorso 2013. Il Piano prevede, tra le priorità strategiche di intervento, azioni per prevenire e contrastare il maltrattamento e la violenza sulle donne. Obiettivo generale del Piano è “garantire l’implementazione e la qualificazione della rete minima dei servizi su tutto il territorio regionale con azioni di prevenzione, contrasto, monitoraggio del fenomeno, attraverso l’integrazione tra i servizi territoriali pubblici e privati, la valorizzazione delle competenze espresse dai CAV autorizzati al funzionamento che hanno acquisito, in anni di lavoro prevalentemente volontario, esperienza e professionalità, il raccordo con il sistema della formazione e dell’inserimento socio lavorativo nonché dell’istruzione, al fine di affrontare il problema socio-culturale della violenza di genere”. Gli obiettivi di servizio definiti dal nuovo Piano sono infatti: 1) La stipula da parte di ciascun Ambito Sociale Territoriale di una convenzione con almeno un CAV autorizzato 2) La compartecipazione da parte di tutti gli ATS al pagamento delle rette per l’accoglienza delle vittime di violenza nelle case rifugio autorizzate A questo quadro, va infine aggiunta la Legge Regionale di recentissima approvazione sulla violenza di genere, che, oltre a fornire un quadro normativo unitario e sistematico e stanziare delle risorse dedicate ad integrazione del Fondo per le Politiche Sociali, apporta importanti novità, soprattutto dal punto di vista degli interventi di sistema in capo alla Regione. Il disegno di legge prevede infatti l’istituzione di: • Tavolo inter-assessorile per l’integrazione delle politiche regionali a sostegno delle donne vittime di violenza, presieduto dall’Assessore al Welfare, con rappresentanze politiche e/o tecniche in materia di: benessere sociale e pari opportunità, istruzione, formazione professionale e cultura, sviluppo economico, lavoro e inclusione sociale, politiche abitative, urbanistica e assetto del territorio, immigrazione. • Una Task froce permanente antiviolenza, a cui partecipano referenti dei servizi terriroriali antiviolenza, sistema giudiziario, penitenziario e forze dell’ordine, enti locali, sistema educativo, formazione e ricerca, associazioni e ordini professionali interessati, partenariato sociale e istituzionale • Un osservatorio regionale sulla violenza alle donne e ai minori, come sezione specifica del già esistente Osservatorio regionale sulle politiche sociali. Con riferimento all’Osservatorio e alla raccolta sistematica di dati sul fenomeno della violenza di genere, la Regione sta attualmente sperimentando un sistema di monitoraggio degli accessi, basato sull’adattamento di uno strumento già efficacemente in uso presso un Ambito Sociale. 4.3 I servizi in Campania Gli indirizzi strategici e normativi della Regione Campania, già a partire dal 2011 – anno in cui la Regione si è dotata di una prima legge specifica sul tema della violenza di genere – indirizzano verso l’integrazione di tutti i servizi antiviolenza in una rete territoriale, di cui fanno parte anche i 35 servizi sanitari e sociali territoriali. La recente delibera di apprvazione del catalogo dei servizi di cui al Regolamento di esecuzione della Legge Regionale 23 ottobre 2007, n.1 (v. pag. 17) è un esempio di questa tendenza. La Regione ha individuato nell’Ufficio di Piano l’organo di coordinamento strategico degli interventi di prevenzione e contrasto della violenza di genere a livello locale, giacchè il Piano Sociale Regionale 2013-2015 ha assegnato agli Ambiti la responsabilità di realizzare azioni di educazione e formazione nelle scuole, campagne informative per diffondere informazioni sui servizi disponibili, potenziamento dei centri antiviolenza presenti attraverso presidi ospedalieri, interventi per l’assistenza legale e psicologica alle vittime di tratta. Inoltre, nella prima fase di attuazione della L.R. n.22/2012 è stato identificato il Presidio Ospedaliero San Paolo di Napoli, unitamente alla UOC di psicologia clinica del distretto 26 della ASL NA1 come Centro di coordinamento regionale della rete antiviolenza. L’Osservatorio regionale, previsto dalla stessa L.R. n.22/2012, non ha ad oggi reso pubblici materiali e informazioni sulla propria attività, anche se risulta che l’Ordine degli Psicologi della Campania ha eseguito un monitoraggio della rete antiviolenza in Campania presentato a maggio del 2013. I centri e servizi antiviolenza, rientrano a pieno titolo nei servizi di assistenza sociale ed, in quanto tali, sono soggetti ai requisiti previsti dalla normativa regionale (L.R. n. 11/2007 e relativo regolamento di attuazione “Legge per la dignità e la cittadinanza sociale. Attuazione della L. 328/2000”), in materia di autorizzazione al funzionamento e accreditamento. Il regolamento di attuazione specifica i requisiti strutturali, ambientali, organizzativi, professionali e funzionali che devono avere le strutture residenziali, quali le case per le donne maltrattate, per poter essere autorizzate all’offerta di servizi ed, eventualmente, accreditate per il funzionamento totalmente o parzialmente a carico degli EE.LL. Analizzando la distribuzione territoriale dei Centri antiviolenza campani, si nota una più forte concentrazione nelle province di Napoli e Caserta che, oltre ad essere le più popolose, sono anche quelle dove sono storicamente più attive le associazioni femminili e le organizzazioni di donne che gestiscono i servizi antiviolenza. ELENCO DEI CENTRI ANTIVIOLENZA DELLA REGIONE CAMPANIA Provinci di Avellino Centro Antiviolenza Filo di Arianna- presso Centro Sociale "Samantha della Porta" - Via Morelli e Silvati, snc 83100 AVELLINO - Tel 0825 32227 Provincia di Benevento Centro Antiviolenza e Antistalking Ass. di volontariato Cassandra - Via Flora - 82100 Benevento - Tel 3294769134 Provincia di Caserta Centro Antiviolenza “Lorena casa delle donne contro la violenza” - Via Benevento, 26 - 81033 Casal di Principe Tel 081 8921806 - fax 081 8921806 Centro Antiviolenza "W.i.n. Women in Network" - Via Pontillo, 14 - 81022 Casagiove Spazio Donna Onlus- Telefono Rosa - Via Lamberti-Palazzo della Salute - 81100 CASERTA - Tel 0823 354126 - fax 0823 354126 Centro Antiviolenza "W.i.n. Women in Network" - Piazza Vanvitelli, 71 - 81100 CASERTA Centro Antiviolenza EVA - Via Amendola, 15 - 81024 MADDALONI Tel 0823 204145 - fax 0823 204145 Coop Sociale ARADIA - Corso Garibaldi, 19 - 81055 Santa Maria Capua Vetere - Tel 0823 849844 Provincia di Napoli Associazione Volontarie Telefono Rosa di Napoli - Via Adriano n 80 - 80126 NAPOLI - Tel 081668691 Centro Ascolto Antiviolenza Donne in contatto Telerosa - Via Aniello Palumbo, 2 - 80014 Giugliano - Tel 800231277, 081 5067811 36 Centro Ascolto Antiviolenza - Aurora - Via Posillipo, 359 - Parco Carelli 8c - 80100 NAPOLI Tel 081 7953191 - fax 081 7953192 Onda Rosa (Associazione di volontarie) - Via Carducci, 29 - 80100 NAPOLI Tel 081 426368 Servizio di sostegno e accompagnamento delle donne vittime di abuso e violenza - Piazza Duomo c/o Municipio 80035 Nola - Tel 081 8226361, 081 8239714 - fax 081 8239714 Provincia di Salerno Centro Antiviolenza Linea Rosa Spazio Donna - Piazza Vittorio Veneto, 2 - 84100 SALERNO - Tel 089 254242 fax 089 232947 Tuttavia, proprio in applicazione a quanto previsto dalla L.R. n.2/2011 è stato recentemente approvato con Decreto dirigenziale n.25 del 17 gennaio 2014 il riparto delle risorse a favore degli ambiti territoriali per il potenziamento o la realizzazione ex novo di Centri antiviolenza, in modo da raggiungere l’obiettivo di un CAV per ogni Ambito territoriale. I progetti devono prevedere la sottoscrizione di uno specifico accordo tra l’Ambito Terriroriale ed il Distretto sanitario corrispondente per formalizzare la collaborazione nell’implementazione delle attività sperimentali, della durata di un anno. Per realizzare l’obiettivo previsto dovranno essere aperti numerosi nuovi CAV nel territorio campano6. Attualmente, 56 Ambiti su 57 (uno è commissariato) hanno presentato il proprio progetto per l’apertura (o potenziamento) dei CAV. I progetti, per i quali sono stati richieste integrazioni in merito ai profili del personale da inserire7, sono in fase di valutazione. 4.4 I servizi in Calabria Dopo l’emanazione del Piano Nazionale contro lo stalking nel 2010 ed in risposta al dettato normativo comunitario e nazionale, la Regione Calabria ha affrontato il fenomeno della violenza contro le donne attraverso la stipula di un Protocollo operativo di durata biennale tra il Dipartimento 10 – Settore Politiche Sociali – e la Fondazione Calabria Etica, finalizzato ad attività di programmazione e monitoraggio di azioni di prevenzione e contrasto della violenza di genere e a tutela delle vittime donne e minori (febbraio 2011). Le fasi di attuazione del protocollo hanno previsto: a) un primo monitoraggio degli sportelli d’ascolto e centri già attivi a livello regionale, che ha individuato notevoli criticità nei servizi esistenti sia dal punto di vista organizzativo che infrastrutturale, oltre a rilevanti difficoltà ad operare nel reinserimento socio-lavorativo delle donne; b) la predisposizione e pubblicazione di un Avviso a valere sull’Asse IV del FESR – Linea d’intervento 4.2.2.1 per la creazione o il potenziamento di centri d’ascolto per donne vittime di violenza di genere; c) la valutazione dei progetti presentati ed il finanziamento di 7 proposte d) il monitoraggio dei progetti finanziati e la creazione di un Osservatorio – Laboratorio sociale regionale. 6 5 CAV in provincia di Avellino nei distretti A01 – A02 – A03 – A05 – A06; 4 CAV in provincia di Benevento nei distretti B02 – B03 – B04 – B05; 6 CAV in provincia di Caserta nei distretti C03 – C04 – C05 – C06 – C09 – C10; 30 CAV in provincia di Napoli nei distretti N2 – N3 – N4 – N5 – N6 – N7 – N8 – N10 - N11 – N12 – N13 – N15 – N16 – N17 – N18 – N19 – N20 – N21 – N22 – N24 – N25 – N26 – N27 – N28 – N29 – N30 – N31 – N32 – N33 – N34; 9 CAV in provincia di Salerno nei distretti S1 – S2 – S3 – S4 – S6 – S7 – S8 – S9 – S10 7 Pur essendo le professionalità previste negli standard di servizio di CAV e Case di accoglienza per donen maltrattate, in alcuni casi, i progetti fanno riferimento a profili professionali non riconosciuti (ad es. il counsellor), rispetto ai quali la commissione di valutazione ha richiesto specifiche integrazioni per poter valutare l’opportunità di accettarli. 37 L’Osservatorio-Laboratorio Sociale è stato progettato come una sorta di cabina di regia regionale per il coordinamento delle politiche di prevenzione e contrasto della violenza di genere. Ha dunque una funzione di monitoraggio e raccolta sistematica di dati al fine di implementare misure e interventi che rispondano al fabbisogno regionale. I dati ottenuti attraverso il primo monitoraggio degli sportelli di ascolto hanno consentito ad esempio di tarare i contenuti dell’Avviso sulle reali esigenze del territorio calabrese. Il finanziamento dei Centri Antiviolenza ha proceduto tra ritardi e difficoltà; attualmente il quadro dei servizi disponibili nella Regione Calabria comprende 15 strutture, tra servizi specifci di contrasto alla violenza di genere, sportelli antistalking e case di accoglienza. Alcune di queste strutture sono a finanziamento pubblico (per lo più regionale), mentre altre si sostengono solamente con il servizio volontario delle operatrici e operatori che vi lavorano. L’Avviso della linea 4.2.2.1 a valere sul FESR, pubblicato nel 2011, che ha ammesso a finanziamento 7 centri antiviolenza ha definito anche degli standard minimi, sia di tipo infrastrutturale che relativi alla tipologia di servizi che i centri hanno l’obbligo di offrire. Il quadro complessivo è riportato nel box successivo. Proprio recentemente (il 15 gennaio 2014) si è costituito presso il Comune di Lamezia Terme un Coordinamento Regionale dei Centri Antiviolenza calabresi, da anni impegnati sul territorio contro la violenza, i cui soggetti promotori e aderenti sono: • "Mondo Rosa” Centro antiviolenza, • Centro calabrese di solidarietà - Catanzaro, • Centro antiviolenza “Roberta Lanzino” - Cosenza • Arcidiocesi di Reggio Calabria- Comunità di accoglienza ONLUS - Centro Antiviolenza A. Morabito - Centro di Ascolto NEJWA – Reggio Calabria • Centro Udite Agar-Cooperativa sociale Noemi - Crotone • Centro di ascolto Demetra – Lamezia Terme • Fondazione Città Solidale – Centro Aiuto Donna - Catanzaro • Centro Ascolto “Ariel” - Reggio Calabria Il primo obiettivo del Coordinamento è quello di mettere a disposizione le proprie competenze sul tema della vviolenza di genere per organizzare il confronto tecnico e politico sul progetto legislativo 492/9 del 6 Novembre 2013, recante “Norme per contrastare la violenza di genere” (v. pag. 19). ELENCO DEI CENTRI e SERVIZI ANTIVIOLENZA DELLA REGIONE CALABRIA A FINANZIAMENTO PUBBLICO Provincia di Catanzaro Centro Regionale Antiviolenza "Mondo Rosa"- Centro Calabrese di Solidarietà - Via Fontana Vecchia, 44 88100 Catanzaro - Tel. 800 757 657, 0961738593 - fax 0961738593 (finanziamento Dipartimento P.O.) Centro Antiviolenza Aiuto Donna della Fondazione Citta' Solidale di Catanzaro - Via XX Settembre, 28 - 88100 Catanzaro – Tel. 0961 881511; 800909194 (h24) (finanziamento Regione – avviso FESR) Centro Antiviolenza Comune di Lamezia Terme - Demetra - Corso Numistrano - 88046 Lamezia Terme Tel. 0968 207604 800550403 (finanziamento Regione – avviso FESR) Provincia di Cosenza Fondazione Roberta Lanzino Onlus - Via Verdi - 87030 Rende – num. verde 800288850; tel. 0984 462453; 333 1061586 (finanziamento Regione – avviso FESR) Centro Antiviolenza Telefono Donna Centro Roberta Lanzino - Via Caloprese, 56 - 87100 Cosenza - Tel 0984 36311; 329 8981723 - fax 0984 36211 (finanziamento Regione – avviso FESR) 38 Provincia di Crotone Centro Antiviolenza Udite Agar - Via Giovanni Paolo II, 220 - 88900 Crotone - num. verde 800974210; tel. 0962 964402 (finanziamento Regione – avviso FESR) Provincia di Reggio-Calabria Centro Antiviolenza Angela Morabito - Via Galileo Ferraris, 3 - 89124 Reggio Calabria -num. verde 800170940; tel. 0965 890934 (finanziamento Dipartimento P.O.) Centro antiviolenza Nejwa, Via Galileo Ferraris, 3 - 89124 Reggio Calabria - num. verde 800170940; tel. 0965 890934 (finanziamento Regione – avviso FESR) Centro di Ascolto Ariel, Via Scacchiere, 89100 Reggio Calabria – tel. 0965. 373001 num. verde 800435325 (finanziamento Regione – avviso FESR) SU BASE VOLONTARIA Provincia di Catanzaro Centro Antiviolenza Associazione "Attivamente Coinvolte" - Via F. Crispi n. 59 c/o CPS (Centro Provinciale per il Sociale) - 88100 Catanzaro - Tel 388 3510596 Provincia di Reggio-Calabria Centro Antiviolenza Casa delle donne - C.I.F (Centro Italiano Femminile) - Via Ravagnese Superiore, 151 89131 Reggio Calabria – num. verde 800774110, tel. 0965 644857 Centro Antiviolenza "Margherita" - Via S. Francesco di Sales, 2 - 89100 Reggio Calabria - Tel 3337828390, 3407082213, 3409495679 Provincia di Vibo Valentia Centro Antiviolenza Associazione "Attivamente Coinvolte" - Largo Ruffa - 89861 Tropea - Tel 388 3510596 CASE DI ACCOGLIENZA PER DONNE Centro Provinciale Antiviolenza presso "La Casa di Marta" - Via XXV Aprile - 89900 Vibo Valentia SPORTELLI ANTISTALKING Centro Antiviolenza Comune Di Paola - via Sant'Agata - 87027 Paola (CS) 4.5 I servizi in Sicilia Come previsto dalla Legge Regionale n.3/2012, la rete siciliana per la prevenzione e il contrasto alla violenza di genere, è coordinata dall’Assessorato Regionale della Famiglia, delle Politiche Sociali e del lavoro, presso cui è stato costituito il Forum permanente contro le molestie e la violenza di genere. Come previsto dalla Delibera di Giunta con la quale è stato istituito (n.275 del 31 luglio 2012), il Forum è composto da 29 componenti: - Assessore regionale alla famiglia, politiche sociali e lavoro (presidente) - Un rappresentante per ognuno dei seguenti Dipartimenti regionali: Famiglia e Politiche Sociali, Lavoro, Programmazione, Istruzione e Formazione professionale, Attività sanitarie e Osservatorio epidemiologico - Il Referente regionale per le Pati Opportunità (Presidenza della Regione) - La Consigliera regionale di parità - Un rappresentante ANCI - Un rappresentante URPS - Una rappresentante dei deputati regionali donne (con maggiore anzianità di mandato parlamentare) - 7 rappresentanti donne delle Associazioni (con maggiore anzianità di attività) - 5 rappresentanti donne della Cooperazione sociale (con maggiore anzianità di attività) - 3 rappresentanti donne delle Organizzazioni Sindacali confederali - Un rappresentante della Magistratura Ordinaria della Procura della Repubblica - Un rappresentante delle Forze dell’Ordine designato dal Prefetto di Palermo - Un rappresentante dell’Ufficio Scolastico Regionale della Sicilia 39 Dalla sua costituzione il Forum si è incontrato 2 volte. Come accennato nella sezione sulla normativa, inoltre, l’Assessorato ha predisposto un Avviso per manifestazioni di interesse alla Rete regionale di relazioni per il contrasto e la prevenzione della violenza di genere ed un ulteriorie Avviso per contributi ad interventi locali contro la violenza nei distretti socio-sanitari di Palermo e Catania. L’avviso per la Rete di relazioni ha richiesto alla Regione l’approvazione degli standard di servizio, con le finalità di individuare i Centri Antiviolenza (servizi che costituiscono i nodi zonalidistrettuali), e distingue dai “nodi locali”, costituiti da tutte quelle organizzazioni ed enti che, pur non essendo deputati in maniera specifica ad affrontare il fenomeno della violenza, sono interessati a far parte della rete. Attualmente gli standard sono in corso di approvazione. Per quanto concerne, invece, la formalizzazione della Rete, sono state 75 le richieste di adesione verificate dall’Osservatorio. Dopo i controlli necessari, la Regione ha individuato 11 CAV quali nodi zonali-distrettuali, situati in 9 comuni di 6 province. 54 sono invece i nodi locali inseriti nella Rete, con una copertura di 38 Comuni su 190 e di tutte le province. Dal 2008 è inoltre presente nel territorio il Coordinamento Donne Siciliane (CDS) contro la violenza su donne e minori, un’Associazione di associazioni, nata per iniziativa dei 4 centri antiviolenza di Siracusa (Le Nereidi), che attualmente aggrega 24 soggetti soggetti giuridici operativi su 82 presidi antiviolenza in tutto il territorio regionale (v. immagine). Il CDS ha anche attivato una rete di soccorso antistupro-antistalking, operativa su tutto il territorio siciliano h24. ELENCO DEI CENTRI E PRESIDI ANTIVIOLENZA DELLA REGIONE SICILIANA Provincia di Agrigento Centro ascolto per donne che vivono maltrattamento e/o violenza - Viale della Vittoria, 321 92100 Agrigento (AG) – Tel. 0922 20462 Fax. 0922 20462. Il centro è ubicato presso l'ASL 1 - Ufficio Distretto socio-sanitario Sportello donna. “Vita Nuova” casa rifugio – sede legale via S. Moscato 13, 92026 Favara (AG) – tel. 0922 32829 Fax. 0922 614754 [email protected] ADERENTE CDS “Casa serenità” casa rifugio – Salaparuta (SG) [email protected] [email protected] 338.3036416 ADERENTE CDS “Fiore di loto” Centro Antiviolenza – via Marche 30 Salaparuta (AG) – tel. 800090243 [email protected] 338.3036416 ADERENTE CDS “La libellula” Casa di accoglienza Comunità Cusmano – Sciacca (AG) – 0925 21834 telefax 0925 85125 [email protected] ADERENTE CDS “Fenice” Centro antiviolenza c/o Procura di Sciacca (AG) – 340 3907663 [email protected] ADERENTE CDS (momentaneamente non attivo per difficoltà economiche) Provincia di Catania Associazione Thamaia Onlus "Telefono Donna" - Via Mancherione, 14 - 95127 CATANIA - Tel 095 7223990 – fax 095 7223990 Centro antiviolenza Galatea – via Marchese di Casalotto – Catania – tel 339 4137487 [email protected] ADERENTE CDS Centro Antiviolenza del Comune di Caltagirone - Via Grazia, 41 - 95041 Caltagirone (CT) – Tel. 0933 57904 - Il Centro Antiviolenza è gestito in regime di volontariato dall'Associazione Albanuova Servizio di accoglienza per le donne vittime di violenza - [email protected] ADERENTE CDS Centro antiviolenza Calipso – via Giacomo Matteotti 50 – 95033 Biancavilla (CT) – Tel. 393 5680986 [email protected] ADERENTE CDS 40 Provincia di Enna DonneInsieme - via Generale Gaeta, 2 - 94015 Piazza Armerina - tel 320 94 40 262 (h24) - 0935 982436 [email protected] Provincia di Messina CEDAV Centro Donne antiviolenza ONLUS - Via Cesareo, 24 - 98100 MESSINA - Tel 090 6783035 - fax 090 6783035 “La Clessidra” centro antiviolenza, via S. Anna 41 98068 S. Piero Patti (ME) – tel. 0941 669194 [email protected] [email protected] 328 9253707 333 7391167 ADERENTE CDS Centro Antiviolenza "No al silenzio" - Via Roma, 2 - 98068 San Piero Patti (ME) – Tel. 331 1641974 Provincia di Palermo Le Onde Onlus - Via XX Settembre, 57 - 90141 PALERMO – Tel. 091 327973 - fax 091 327973 “Raggio di sole” Centro antiviolenza - Via Pitrè, 6 - 90036 Misilmeri (PA) – Tel. 091 8734389 – 3284464468 (h24) [email protected] ADERENTE CDS “SOS Donna” casa di accoglienza – Ficarazzi (PA) 091 6361830 - 328 3509192 - 393 9059316 [email protected] ADERENTE CDS “EOS” Centro antiviolenza - Via Salvo d’Acquisto, 3 - 90048 San Giuseppe Jato - Tel 0918945708 – 333 1882606 [email protected] ADERENTE CDS (momentaneamente non attivo per difficoltà economiche) Provincia di Ragusa “Centro Servizi Donne” centro antiviolenza c/o provincia regionale di Ragusa - Centro Direzionale Asi, Quadrato Banche, 8 - 97100 RAGUSA – Tel. 0932 258537; 366 8797415 (h24) - fax 0932 258537 [email protected] ADERENTE CDS Centro Donna Antiviolenza Nuova Vita - Via Ecce Homo - 97100 RAGUSA – Tel. 0932 246788 (interno 3 o 7) 3398783494 “Gruppo Donne di più” Centro antiviolenza - via degli Studi, 9 - 97013 Comiso (RG) – Tel. 0932 749114; 333 1051084 [email protected] ADERENTE CDS “Donne a Sud” Centro antiviolenza - via G. Matteotti, 140 - 97010 Vittoria - Tel 340 9725264 – tel/fax 0932 862512 [email protected] ADERENTE CDS Provincia di Siracusa Coordinamento Donne Siciliane contro la violenza sede legale Via A.Platani, 12 - 96100 SIRACUSA Tel. 0931 492752 SOS h24 per tutta la Sicilia www.coordinamentodonnesiciliane.it Rete Centri antiviolenza Siracusa c/o struttura sanitaria Trav. La Pizzuta ex-onp, 96100 SIRACUSA - 347 7758401 fax 0931 1846186 [email protected] ADERENTE CDS Centro Antiviolenza Nesea - Via Eroi di Malta - 96011 Augusta – Tel. 0931 492752 (h24); 388 2537051 (h24) [email protected] ADERENTE CDS Centro antiviolenza Doride – c/o Assessorato comunale Politiche sociali via Mazzini, 38 - 96010 Avola – Tel. 0931 492752 335 8434788 [email protected] ADERENTE CDS Centro antiviolenza Agave – via Martoglio 21 Lentini (SR) – 333 2564674 [email protected] ADERENTE CDS Servizio di accoglienza per le donne vittime di violenza - A.N.G.E.L.I. - Via Calamandrei, 6 - 96013 Carlentini (SR) Telefono 095 7835316, 327 5442841, 333 2073841 Stonewall – Associazione di iniziativa e antiviolenza omofoba Glbt – [email protected] [email protected] ADERENTE CDS Provincia di Trapani Provincia Regionale di Trapani - Centro di Ascolto "Stop Alla Violenza"- Piazza Vittorio Veneto - Palazzo Del Governo – TRAPANI – Tel- 800453552 328 4046590 [email protected] ADERENTE CDS La casa di Venere - Via Pascasino, 61 - 91025 Marsala – Tel. 0923 953426; 338 5415985 Stop violenza donna – centro antiviolenza c/o Comuni di Valderice-Buseto - Via San Barnaba, 40 - 91019 Valderice (TP) – Tel. 0923 892043; 800894002 [email protected] ADERENTE CDS “Il quadrifoglio” Casa Rifugio – S. Margherita Belice (TP) – 347 1484997 [email protected] ADERENTE CDS “La casa di Venere” Centro antiviolenza – via Pascasino 61 – 91025 Marsala (TP) – tel. 0932 953426 – 338 5415985 [email protected] ADERENTE CDS “La Minosa onlus” Casa di accoglienza – Mazara del Vallo (TP) – tel. 0932 934183 – 340 6892731 [email protected] ADERENTE CDS Centro Antiviolenza "Le Pleiadi" - Corso 6 Aprile, 60 - 91011 Alcamo (TP) – Tel. 800011539 41 4.6 Sintesi dello stato e della rete dei servizi antiviolenza Per sintetizzare e realizzare un confronto della situazione della rete dei servizi antiviolenza a livello regionale e locale nelle 4 regioni obiettivo Convergenza, è stata predisposta una tabella comparativa, che ne riassume i principali elementi. Tabella di sintesi dei quadri regionali sulla violenza di genere Calabria Puglia Sicilia L.R. 29/2014 L.R. 3/2012 Sì Regolamento di attuazione della L.R. 11/2007 Sì Linee guida regionali per la rete dei servizi di prevenzione e contrasto alla violenza In corso di approvazione Pianificazione territoriale Protocollo operativo tra Dipartimento 10 e Fondazione Calabria Etica (2011-2013) Piani Sociali di Zona (il Piano Sociale Regionale 2013-2015 individua negli Ambiti il livello di coordinamento locale) Programma triennale di interventi per prevenire e contrastare il fenomeno della violenza contro le donne 2009-2011 Piani Provinciali antiviolenza – Piani Sociali di Zona Avviso per interventi locali contro la violenza nei distretti di Palermo e Catania Osservatorio Realizzato con protocollo OsservatorioLaboratorio sociale Previsto dalla legge Osservatorio regionale della rete antiviolenza Osservatorio regionale sulla violenza alle donne e ai minori, nell’ambito dell’Osservatorio Regionale delle Politiche Sociali Istituito Osservatorio permanente per il contrasto alla violenza di genere Tavolo/cabina di regia Realizzato con protocollo OsservatorioLaboratorio sociale con funzione di Cabina di Regia Previsto dalla legge Centro Regionale di Coordinamento della rete territoriale dei servizi antiviolenza di genere (Presidio Ospedaliero San Paolo di Napoli e UOC Tavolo Inter-assessorile Il Forum ha ruolo consultivo per gli indirizzi attuativi, che sono in capo alla Giunta Legge regionale L.R. 20/2007 Standard minimi per i CAV e le case di fuga Definiti all’interno dell’Avviso sulla Linea 4.2.2.1 Campania L.R. 11/2005 L.R. 2/2011 L.R. 22/2012 42 Calabria Legge regionale L.R. 20/2007 (2013) Tavolo di ascolto del territorio Utilizzo fondi FESR/FSE per implementare rete Campania L.R. 11/2005 L.R. 2/2011 L.R. 22/2012 Puglia Sicilia L.R. 29/2014 L.R. 3/2012 Forum permanente contro le molestie e la violenza di genere Sì FESR – Linea 6.1.4.3 Psicologia clinica distretto 26 ASL NA1) Coordinamento regionale dei Centri Antiviolenza calabresi No Percorso partecipato per l’elaborazione del disegno di legge Task force antiviolenza Sì FESR - Linea 4.2.2.1 No Sì FESR – Azione 3.4.1 in parte Azione 3.2.1 5. Avviare servizi e interventi sul territorio In questa sezione delle linee guida verranno fornite indicazioni sulla tipologia di servizi e interventi per potenziare la rete regionale di prevenzione e contrasto alla violenza di genere. A questo scopo, sono state individuate cinque aree di intervento, che si focalizzano su quegli aspetti che la letteratura nazionale e internazionale ha individuato come strategici per l’implementazione di politiche efficaci di prevenzione e contrasto alla violenza di genere. Per ciascuna area, sono state individuate ed analizzate alcune buone prassi, utili per esemplificare le caratteristiche salienti e gli elementi di efficacia. Per questa rassegna, dal punto di vista metodologico, sono stati utilizzati due strumenti: una definizione di buona prassi validata a livello europeo ed una scheda di analisi predisposta in collaborazione con il DPO. La definizione di buona prassi ha seguito i criteri forniti dall’EIGE (Istituto Europeo per l’uguaglianza di genere - http://eige.europa.eu/content/good-practices), che prevede che una esperienza debba rispondere ad alcuni requisiti per poter essere considerata “buona”: • approccio top-down che implichi una chiara volontà politica di intervento nel settore ed un adeguato stanziamento di risorse finanziarie per raggiungere gli obiettivi previsti • formulazione di obiettivi realistici sulla base di un’analisi del contesto in ottica di genere • misure appropriate per l’implementazione a tutti i livelli del sistema (gestione, moitoraggio, controllo, valutazione) • strategie e approccio bottom-up che permettono di coinvolgere tutti gli stakeholder in tutte le fasi, dalla progettazione alla valutazione d’impatto: la responsabilità è del sistema nel suo complesso • disponibilità di conoscenze e competenze rilevanti condivise a tutti i livelli del sistema • partecipazione delle donne e delle loro associazioni nella presa di decisioni A partire da tali criteri, la scheda di analisi predisposta in collaborazione con il DPO contiene alcuni elementi salienti per la descrizione delle esperienze: titolo, durata, referente, composizione della partnership, livello territoriale di riferimento, canale di finanziamento, ambito tematico, breve descrizione del progetto con indicazione di destinatari, obiettivi e azioni, risultati ed impatti, elementi di successo. 43 Nel caso di progetti in corso o appena conclusi non sempre è stato possibile inserire la rilevazione dell’impatto e gli elementi di successo. Laddove possibile, per ciascuna delle cinque aree di intervento è stata selezionata almeno una buona prassi europea o, all’occorrenza extraeuropea, una nazionale o di regioni centro-settentrionali ed una delle Regioni Obiettivo Convergenza. 5.1. Interventi di sistema Con il termine interventi di sistema vengono considerate tutte quelle azioni che consentono di definire un quadro sempre aggiornato del fenomeno della violenza di genere (monitoraggio) al fine di favorire la governance della rete degli interventi volti a contrastarla e prevenirla, orientare la programmazione, creare e sostenere reti per la prevenzione e il contrasto, sviluppare competenze specifiche negli operatori (formazione, scambio di esperienze, ecc.). Si tratta di attività strategiche per garantire la sostenibilità nel tempo dei servizi e degli interventi, “sganciandoli” dalle singole progettualità “a termine”, legate allo specifico finanziamento. Vista la complessità del fenomeno, per garantire la governance del sistema è utile costituire una Cabina di Regia Regionale, organismo interistituzionale con funzioni di raccordo tra i vari enti e soggetti del territorio che si occupano di prevenzione e contrasto della violenza, promozione e coordinamento della rete, monitoraggio e programmazione degli interventi. Compito specifico della Cabina di Regia è elaborare indirizzi strategici in materia di violenza di genere, in coordinamento e raccordo con il Dipartimento Regionale per la Programmazione. Inoltre, la Cabina di Regia può essere collegata a Tavoli territoriali (livello provinciale oppure di Ambito sociale) finalizzati allo sviluppo di politiche e interventi di contrasto alla violenza. La Cabina di Regia ha la responsabilità di: A. Costruire o rafforzare la rete di prevenzione e contrasto alla violenza di genere Della rete fanno (o devono fare parte) enti e organizzazioni appartenenti a settori diversi con specifiche responsabilità e compiti differenziati, in collegamento con la Cabina di Regia e secondo un modello di rete che può essere definito a cerchi concentrici. Al centro della rete, va potenziata la presenza, la competenza e il collegamento tra loro delle strutture e dei servizi dedicati alla violenza di genere: - Centri antiviolenza - Case rifugio e case di accoglienza - Pronto soccorso - Autorità di pubblica sicurezza (forze dell’ordine - polizia di stato, carabinieri – e Procura della Repubblica) - Assistenza legale Il collegamento tra i diversi nodi della rete deve essere tale da permettere una rapida ed efficace presa in carico delle vittime, garantendo l’adeguata informazione circa i propri diritti, l’assistenza sanitaria, legale, psicologica e sociale necessarie e l’eventuale protezione. La rete dei servizi dedicati va collegata al numero verde nazionale 1522, per favorire l’accesso ai servizi anche alle donne che richiedono aiuto telefonico al numero nazionale. 44 Parallelamente va potenziato il collegamento con le strutture ed i servizi che, pur non occupandosi in modo specifico alla prevenzione e al contrasto della violenza di genere, costituiscono potenziali “sportelli di accesso” alla rete di prevenzione e contrasto (servizi confinanti). In questa categoria rientrano diversi settori di intervento: - Sanitario: oltre al PS, il 118, i MMG, i Consultori - Sociale: servizi sociali professionali degli Ambiti, servizi dedicati a specifiche tipologie di utenti (per es. sportello donne, sportello immigrati), ecc. - Comunitario: scuole, enti/associazioni del terzo settore, parrocchie, ecc. - Forze dell’ordine: polizia municipale All’interno della rete tutti questi attori svolgono la funzione fondamentale di riconoscimento e orientamento delle vittime verso i servizi dedicati. Inoltre possono collaborare alla realizzazion e e alla promozione di azioni preventive e di diffusione della cultura di genere contro la violenza. La rete si completa con i servizi di welfare per così dire “ordinario” che consentono alle vittime e agli operatori che le hanno prese in carico di costruire percorsi efficaci di re-inserimento sociolavorativo (welfare dei cittadini): - Istruzione e formazione (scuola, formazione professionale, formazione degli adulti, ecc.) - Lavoro (centri per l’impiego, incubatori d’impresa, imprese “accoglienti”) - Casa (politiche abitative) - Sanità - Sociale (servizi per l’assistenza economica, servizi per le famiglie, ecc.) La costruzione della rete deve essere attuata su due livelli da un lato, attraverso percorsi di formazione condivisa degli operatori (v. punto C), dall’altro attraverso la predisposizione, sottoscrizione e implementazione di protocolli tra i diversi enti e organizzazioni comprese nel sistema. I Protocolli devono definire chiaramente: 45 - che cosa si intende per violenza di genere (definizione condivisa del fenomeno) - quali sono i segnali che consentono di riconoscere una vittima e una situazione di violenza - quali sono i servizi disponibili sul territorio, tipologia di servizi erogati e modalità di accesso - qual è il ruolo di ciascun ente/organizzazione e cosa deve fare in presenza di una vittima di violenza ESEMPIO DI PROTOCOLLO PER LA COSTITUZIONE DI UNA RETE ANTIVIOLENZA Protocollo d’intesa per la costituzione della Rete contro la violenza alle donne e ai minori della città di Palermo Il Protocollo è stato sottoscritto il 1/3/2006 dalle seguenti organizzazioni: • Arma dei Carabinieri – Comando Provinciale • A.R.N.A.S. Civico di Palermo • Azienda Sanitaria Locale 6 di Palermo - Direzione Generale • Ateneo di Palermo – C.O.T. Centro Orientamento e Tutorato • Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico “P. Giaccone” di Palermo • Azienda Ospedaliera “V. Cervello” di Palermo • Centro Sociale Laboratorio Zen Insieme • Centro Territoriale Permanente per l’Educazione degli Adulti “A. Ugo” • Comune di Palermo – Assessorato Attività Sociali • ECAP di Palermo • EISS - Ente Italiano Servizio Sociale Onlus • Le Onde Onlus • M.I.U.R. C.S.A. • Procura della Repubblica del Tribunale di Palermo • Provincia Regionale di Palermo – Assessorato Servizi Sociali • Questura di Palermo • Sicaliani - Coop. Sociale • Tribunale Ordinario di Palermo • Ufficio della Consigliera di Parità regionale Queste istituzioni e organismi concordano nella valutazione circa la rilevanza della problematica della violenza alle donne ed ai minori, considerandolo un grave problema sociale emergente, che richiede di essere fronteggiato da un impegno congiunto, tanto sul piano politico quanto su quello operativo, delle istituzioni pubbliche e del mondo associativo, valorizzando le competenze precipue ed integrandole in un’ottica di rete. Il Protocollo definisce gli obiettivi della rete e specifica con quali azioni di propria competenza ciascun firmatario di impegna a realizzarli. La Cabina di Regia regionale ha inoltre il ruolo di promuovere a cascata reti interne ad alcune delle pubbliche amministrazioni coinvolte nel sistema dei servizi di contrasto alla violenza, in particolare per il settore sanitario e per le autorità di pubblica sicurezza. Tra queste grandi organizzazioni – che costituiscono dei nodi particolarmente rilevanti della rete di, poiché sono le agenzie principali in grado di intercettare le vittime – è opportuna la predisposizione di protocolli di accoglienza condivisa che garantiscano il tempestivo riconoscimento delle situazioni di violenza e l’accesso facilitato delle vittime attraverso la predisposizione di una sorta di “percorso protetto”, che ne garantisca l’assistenza, la tutela e la protezione, oltre all’invio (orientato ed accompagnato) presso i centri e le strutture dedicate (cfr. esempio di rete sanitaria contro la violenza in Piemonte e Codice Rosa in Pronto Soccorso della Regione Toscana). Esempio di rete sanitaria: Rete sanitaria contro la violenza sulle donne nella Regione Piemonte (DGR n. 14 del 21 settembre 2009) - Centro integrato ospedaliero per l’assistenza alle vittime di violenza domestica e sessuale costituito dall’integrazione del centro SVS-Bambi dell’Aso OIRM-Sant’Anna e dal Centro Demetra dell’Aso San Giovanni Battista-Molinette. Ha 46 compiti di coordinamento, consulenza e supporto operativo della rete, formazione costante degli operatori, oltre alla presa in carico e gestione clinica delle vittime proveninenti dagli ospedali di Torino e della sua cintura. - ogni Azienda Ospedaliera o Sanitaria della Regione individua un referente per la violenza con il compito di coordinare la rete locale di accoglienza e assistenza alle vittime (referente violenza ASR). - ogni Pronto soccorso individua due referenti (preferibilmente un medico e un’ostetrica/infermiera) che hanno il compito di applicare i protocolli per l’accoglienza/assistenza e informare le vittime sui servizi disponibili. Il monitoraggio del sistema è svolto dal Coordinamento Regionale di cui fanno parte i refernti del Centro integrato insieme a tutti i referenti ASR. Titolo del progetto/esperienza Data inizio e data fine Referente progetto/esperienza Composizione della partnership CODICE ROSA – Un percorso speciale per chi subisce violenza 2010 Usl 9 Toscana (Grosseto) [email protected] Progetto pilota realizzato nella Usl di Grosseto Attualmente esteso a tutte le Aziende USL e AO della Toscana In partnership con: Regione Toscana Procura Generale della Repubblica di Firenze Livello territoriale di riferimento Canale di finanziamento Ambito tematico di riferimento Breve descrizione del progetto Europeo (specificare il Pese) __________________________________ Nazionale Regionale (specificare la Regione): TOSCANA Provinciale (specificare la Provincia) _____________________________ Comunale (specificare il Comune) _______________________________ Fondi Europei a finanziamento diretto (specificare il Fondo) _________________ Fondi Strutturali (specificare il Fondo) ___________________________ Fondi Nazionali (specificare) Fondi Regionali (specificare) Altro canale di finanziamento (specificare) ________________________ Conciliazione dei tempi vita-lavoro Azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere Inserimento lavorativo, creazione d’impresa e sviluppo dell’imprenditorialità Sviluppo locale/urbano Governance (partenariato) Non discriminazione e inclusione sociale Obiettivi Scopo principale del progetto è coordinare e mettere in rete le diverse istituzioni e competenze, per dare una risposta efficace già dall'arrivo della vittima al pronto soccorso. I gruppi operativi interforze (Azienda USL, Procura della Repubblica, Forze dell'ordine) hanno il compito di contribuire al tempestivo riconoscimento e all'emersione dei casi di lesioni derivanti da maltrattamenti o da violenze commesse da terzi, garantendo contestualmente la rapida attivazione degli uffici delle Procure della Repubblica. Il progetto prevede anche la collaborazione tra le Istituzioni per lo sviluppo di azioni di prevenzione e contrasto al fenomeno della violenza. Azioni e metodologia Il Codice Rosa identifica un percorso di accesso al pronto soccorso riservato a tutte le vittime di violenze, senza distinzione di genere o età che, a causa della loro condizione di fragilità, più facilmente possono diventare vittime di violenza: donne, uomini, bambini, anziani, immigrati, omosessuali. Il codice viene assegnato insieme al codice di gravità, da personale addestrato a riconoscere segnali non sempre evidenti di una violenza subita anche se non dichiarata. Quando viene assegnato un Codice Rosa, si attiva il gruppo operativo composto da personale sanitario (medici, infermieri, psicologi) e dalle forze dell'ordine. Il gruppo operativo dà cura e sostegno alla vittima, avvia le procedure di indagine per individuare l'autore della violenza e se necessario attiva le strutture territoriali. Al codice è dedicata una stanza apposita all'interno pronto soccorso, la Stanza Rosa, dove 47 vengono create le migliori condizioni per l'accoglienza delle vittime. Il progetto si avvia attraverso la stesura di protocolli d'Intesa tra le Aziende e le Procure della Repubblica con lo scopo di valorizzare la collaborazione interistituzionale. Il gruppo operativo interforze composto dai rappresentanti dell'ASL (118, Dipartimento ospedaliero Emergenza Urgenza, Dipartimento Materno Infantile, Dipartimento Salute Mentale, Consultori), Procura, Forze dell'Ordine, Comuni, Centri Antiviolenza, Centri per il recupero dei soggetti maltrattanti e Case rifugio opera in modo coordinato e con procedure condivise, che assicurano un corretto repertamento degli elementi di prova con la redazione di una nuova e più approfondita cartella clinica in grado di fornire dati utili anche all'Autorità Giudiziaria. In questo modo si riducono i tempi di indagine e si attiva la rete territoriale per la presa in carico successiva all'intervento di pronto soccorso. Risultati ed impatti progettuali Elementi di successo La formazione è lo strumento essenziale per promuovere le conoscenze, condividere le procedure operative, sviluppare la collaborazione e la motivazione all'interno dei gruppi operativi. L'attività formativa progettata su temi specifici, coerente con gli aspetti organizzativi e progettuali, viene assicurata con continuità a livello regionale e aziendale ed è rivolta al personale dei gruppi operativi ed alle "sentinelle" presenti presso le strutture Inoltre è indispensabile assicurare un rapporto costante con gli educatori e gli studenti sul tema della violenza e sulle molteplici implicazioni che il rapporto fra i generi produce. Il progetto pilota è stato gradualmente esteso a tutto il territorio regionale. Nel 2011 con la sottoscrizione del protocollo d'intesa tra la Regione Toscana e la Procura Generale della Repubblica di Firenze, Codice Rosa diventa progetto regionale. Dal gennaio 2012 prende avvio la sperimentazione nelle Aziende sanitarie di Arezzo, Lucca, Prato, Viareggio e Grosseto. Dal gennaio 2013 il progetto si estende nelle Aziende sanitarie di Pisa, Livorno, Empoli e alle Aziende ospedaliere Careggi e Meyer. Dal gennaio 2014 si completa la diffusione a livello regionale con l'ingresso delle Aziende sanitarie di Massa e Carrara, Pistoia, Siena, Firenze e Aziende ospedaliere Pisana e Senese. La sostenibilità del progetto è garantita dalla sottoscrizione dei Protocolli che impegnano gli enti firmatari a seguire le procedure condivise. Il progetto si coordina inoltre con altri di livello regionale e nazionale come il programma "Bollini Rosa" che segnala gli ospedali che sono attenti alle esigenze delle donne, sviluppato da O.N.Da, l'Osservatorio Nazione sulla salute della Donna che propone strategie di prevenzione primaria e secondaria e contribuisce alla promozione della cultura della salute di genere. Titolo del progetto/esperienza Data inizio e data fine Referente progetto/esperienza Composizione della partnership Livello territoriale di riferimento Canale di finanziamento Ambito tematico di riferimento MARAC – Multi-Agency Risk Assessment Conferences 2003-in corso Laura Wilkinson, Coordinated Action Against Domestic Abuse (CAADA) Ministero dell’Interno (UK) in collaborazione con i servizi territoriali pubblici, il volontariato e il CAADA Europeo (specificare il Paese) Nazionale: REGNO UNITO Regionale (specificare la Regione)_______________________________ Provinciale (specificare la Provincia) _____________________________ Comunale (specificare il Comune) _______________________________ Fondi Europei a finanziamento diretto (specificare il Fondo): Fondi Strutturali (specificare il Fondo) ___________________________ Fondi Nazionali (specificare) ___________________________________ Fondi Regionali (specificare) Altro canale di finanziamento (specificare) ________________________ Conciliazione dei tempi vita-lavoro Azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere Inserimento lavorativo, creazione d’impresa e sviluppo dell’imprenditorialità Sviluppo locale/urbano Governance (partenariato) Non discriminazione e inclusione sociale 48 Breve descrizione del progetto Risultati ed impatti progettuali Elementi di successo Titolo del progetto/esperienza Data inizio e data fine Referente progetto/esperienza Composizione della partnership I MARAC (Incontri inter-istituzionali per la valutazione del rischio) sono incontri a cadenza regolare a livello locale in cui vengono condivise le informazioni tra le diverse agenzie pubbliche e private che si occupano di violenza domestica, in particolare per quei casi ad alto rischio. Agli incontri dei MARAC partecipano solitamente forze dell’ordine, autorità giudiziarie, i consulenti per la violenza (IDVA), i servizi che si occupano di minori, salute e casa ed eventualmente altri attori e servizi locali rilevanti. Lo scopo degli incontri è la condivisione delle informazioni e la progettazione di azioni coordinate di supporto alle vittime, che ne tutelino l’incolumità, prevenendo il rischio di recidiva. Sono attivi circa 260 MARACs tra Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord, per un totale di circa 57000 vittime seguite nell’ultimo anno. Attualmente esistono due studi pubblicati che hanno valutato l’impatto dei MARACs sul rischio di recidiva (Robinson, 2004; CAADA, 2010): entrambi indicano che circa il 60% delle vittime seguite attraverso i MARACs non va incontro a successivi episodi di vittimizzazione. Il modello è stato sperimentato nel 2003 in Galles e dal 2012 è utilizzato in tutto il territorio del Regno Unito. Gli elementi che dalle valutazioni sono emersi come in grado di favorire il successo del modello sono legati soprattutto alla forte partnership tra tutti gli attori coinvolti e all’esistenza di programmi di training comuni e strutturati per i partecipanti al MARAC. Services for women victims of violence: analysis of trends and impact evaluation 2009-2010 Rebecca Zanuso Soggetto responsabile: Regione Puglia Attuatore/i: Sinergia srl Livello territoriale di riferimento Canale di finanziamento Ambito tematico di riferimento Breve descrizione del progetto Partner: Provincia di Bari (IT), Provincia di Taranto (IT), Provincia di Brindisi (IT), Provincia di Foggia (IT), Provincia di Lecce (IT), Region Wallonie (BE), Cap Sciences Humaines (BE), Consultoria de Antropologia Aplicada - FARAPI S.L. (ES) Europeo (specificare il Pese): Spagna, Belgio Nazionale Regionale (specificare la Regione)_______________________________ Provinciale (specificare la Provincia) _____________________________ Comunale (specificare il Comune) _______________________________ Fondi Europei a finanziamento diretto (specificare il Fondo): Commissione Europea Programma Daphne III Fondi Strutturali (specificare il Fondo) ___________________________ Fondi Nazionali (specificare) ___________________________________ Fondi Regionali (specificare)___________________________________ Altro canale di finanziamento (specificare) ________________________ Conciliazione dei tempi vita-lavoro Azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere Inserimento lavorativo, creazione d’impresa e sviluppo dell’imprenditorialità Sviluppo locale/urbano Governance (partenariato) Non discriminazione e inclusione sociale Destinatari (diretti e indiretti): Obiettivi: Il progetto intende colmare il vuoto conoscitivo esistente nelle tre Regioni partner (Regione Puglia in Italia, Regione Vallona in Belgio e Paesi Baschi in Spagna) relativamente alle caratteristiche ed alla diffusione del fenomeno della violenza contro le donne, ma soprattutto circa le caratteristiche dei servizi territoriali per il target. Azioni: • Analisi di contesto: ogni gruppo di lavoro nazionale raccoglie, aggiorna e analizza la letteratura scientifica prodotta a livello locale, nazionale ed europeo anche da fonti 49 Risultati ed impatti progettuali Elementi di successo istituzionali sul fenomeno della violenza contro le donne, sulle politiche preventive e sul quadro normative di sfondo. • Interviste a testimoni privilegiati: l’intervista riguardava il fenomeno, i servizi territoriali, i loro punti di forza e di debolezza, le buone pratiche riscontrate, i fattori della qualità. • Mappatura dei servizi per donne vittime di violenza e prima valutazione: la mappatura ha riguardato sia i servizi residenziali che non residenziali, il counselling, i servizi di supporto e su di essi sono stati richiesti dati su prestazioni, utenza, personale, ecc., anche, per l’Italia, tramite l’utilizzo di schede ad hoc costruite sul modello del Sistema Informativo Sociale della Regione Puglia. • Valutazione di impatto e criteri per la selezione delle buone pratiche: definizione tra responsabili di ciascun ente della partnership di un set di indicatori sia qualitativi che quantitativi per la valutazione dell’efficacia delle azioni dei servizi. • Identificazione delle buone pratiche e creazione di un album: ampio studio qualitativo sulle esperienze più interessanti finalizzato alla creazione di un album delle buone pratiche. • Mainstreaming e disseminazione: diffusione dei risultati ad attori del sistema e alla cittadinanza. I principali risultati riguardano il miglioramento della conoscenza e lo scambio di informazioni e buone pratiche sui servizi indirizzati alle donne vittime di violenza, al fine di consentire una elaborazione di politiche ed un intervento più consapevole degli operatori e al contempo di diffondere queste informazioni nella cittadinanza, ovvero tra i gruppi potenzialmente a rischio. I prodotti principali sono: • report analitico sul fenomeno della violenza contro le donne e sui servizi disponibili sui territori del partenariato; • mappatura dei servizi e dei programmi con dati di dettaglio; • set di indicatori validi a livello transnazionale per la valutazione dei servizi; • album delle buone pratiche; • conferenza finale e sito web dedicato. Trasferibilità: Il report analitico sul fenomeno della violenza e sui servizi disponibili sul territorio rappresenta uno strumento conoscitivo determinante per la definizione delle politiche di genere della Regione e delle Province. I risultati del progetto sono stati pubblicati anche su un sito appositamente creato (www.stopviolence.it) attualmente non più in uso. Sostenibilità: La Regione Puglia ha raccolto i dati della mappatura e li ha resi disponibili attraverso il nuovo portale http://www.pariopportunita.regione.puglia.it/ B. Definire un sistema di monitoraggio condiviso con gli operatori dei servizi Al fine di programmare interventi efficaci, la Cabina di Regia deve disporre di dati sempre aggiornati e completi sulle caratteristiche del fenomeno e svolgere la funzione di Osservatorio permanente. L’esigenza di un sistema di monitoraggio integrato, che comprenda tutti i nodi della rete e sia in grado di dare informazioni tempestive e rispecchianti la realtà locale, è diffusa a tutti i livelli (regionale, nazionale, europeo). La violenza di genere è attualmente uno dei settori per i quali è più difficile raccogliere sistematicamente i dati e confrontarli con quelli raccolti da altri territori. La predisposizione, condivisione ed implementazione di strumenti di monitoraggio degli accessi ai diversi nodi della rete, delle caratteristiche delle vittime e dei perpetratori, delle forme di violenza subite, delle richieste e dei bisogni delle vittime diventa un’azione strategica per il potenziamento e il mantenimento nel tempo di un sistema regionale efficace di prevenzione e contrasto della violenza. La costruzione di un sistema di monitoraggio ha bisogno di alcuni strumenti: 50 1) una scheda di raccolta dati condivisa tra i nodi della rete 2) una procedura condivisa per la raccolta e l’inserimento dei dati 3) un applicativo informatico per la raccolta e l’eleborazione dei dati, con la possibilità di aggregarli o disaggregarli in base a specifiche variabili L’implementazione di un sistema di monitoraggio regionale del fenomeno della violenza può seguire alcuni passaggi successivi, in una logica incrementale che consente di ampliare progressivamente i nodi della rete che hanno accesso al sistema. Il sistema può dunque essere organizzato (ed implementato) per livelli. Livello minimo In prima battuta è fondamentale che i Centri antiviolenza attivi sul territorio siano organizzati in rete8 e condividano il percorso di presa in carico e relativi strumenti (ad esempio scheda e procedura per la raccolta di informazioni relativamente agli accessi delle vittime ai centri). Il monitoraggio deve essere svolto con cadenza almeno annuale e deve riguardare almeno l’incidenza del fenomeno (cioè il numero di nuovi casi all’anno). Tale livello minimo di rilevazione può essere ampliato prevedendo l’utilizzo di un applicativo informatico in grado di velocizzare la raccolta e l’elaborazione dei dati, e il progressivo ampliamento delle informazioni raccolte. L’utilizzo di strumenti ICT consente ad esempio di costruire una sorta di “cartella” o scheda personale della vittima, che può essere progressivamente aggiornata con notizie relative al percorso di uscita dalla violenza, oppure può consentire di rilevare gli “accessi multipli”, frequenti nei casi di violenza, specialmente quando la vittima non riesce a porre fine alla relazione con il maltrattatore. La Cabina di Regia regionale, in qualità di Osservatorio regionale sulla violenza, ha il compito di raccogliere, elaborare, pubblicare e diffondere annualmente i dati di monitoraggio relativi agli accessi ai CAV. Livello intermedio Il sistema di monitoraggio degli accessi ai CAV deve essere implementato comprendendo nel sistema tutti i nodi della rete che offrono servizi dedicati alla violenza. Questo livello di monitoraggio garanisce infatti una visione complessiva del fenomeno e consente un rafforzamento della rete dei servizi. È particolarmente critica la condivisione degli strumenti e delle modalità di monitoraggio fra enti e organizzazioni di settori diversi (sociale, sanitario, forze dell’ordine, ecc.). In esperienze realizzate in altre regioni italiane (cfr. ad esempio progetto In.Ter.Agire in Piemonte), è stato considerato efficace organizzare un sistema di rilevazione in due momenti: raccolta di informazioni da inserire nel momento dell’accoglienza della vittima presso il servizio (ad es. Pronto Soccorso, Questura, CAV, ecc.) e in un momento successivo la raccolta di informazioni più dettagliate ed eventualmente da differenziare parzialmente a seconda della tipologia di ente nel quale vengono raccolte. A questo livello di monitoraggio diventa cruciale la possibilità di implementare il sistema attraverso un applicativo informatico, anche per poter individuare gli eventuali accessi multipli. 8 N.B. I fondi QSC (sia FESR che FSE) possono essere utilizzati per costruire e rafforzare le reti dei CAV che operano sul territorio regionale 51 Livello avanzato L’ampliamento successivo del sistema prevede la possibilità di tracciare non solo l’accesso delle vittime ma anche il percorso di sostegno attivato per l’uscita dalla violenza, con l’indicazione e aggiornamento dei servizi e degli interventi coinvolti. In questo modo, il monitoraggio consente di fornire informazioni aggiornate non solo sull’incidenza del fenomeno, ma anche sulla sua prevalenza (il numero complessivo di casi) e di offrire indicazioni sull’efficacia dei diversi percorsi e interventi attivati a livello territoriale. La gestione informatica di una sorta di cartella personale della vittima implica anche una riflessione da condividere con gli operatori sia rispetto a modalità e prassi di lavoro in grado di tutelare la privacy delle donne e dei loro figli, sia rispetto a chi ha la responsabilità di aggiornare il sistema inserendo progressivamente le informazioni sul percorso attivato (case management). Titolo del progetto/esperienza Data inizio e data fine Referente progetto/esperienza Composizione della partnership IN.TER.AGIRE – Interazioni Territoriali per Agire contro la violenza 2009-2010 Assessorato alle Pari Opportunità Regione Piemonte Via Avogadro 30 – 10121 Torino [email protected] Capofila: Regione Piemonte Partner: Provincia di Alessandria Provincia del Verbanio Cusio Ossola IRES Piemonte (attuatore) Ass. Volontarie del Telefono Rosa Torino Save the Children Italia Onlus Livello territoriale di riferimento Canale di finanziamento Ambito tematico di riferimento Breve descrizione del progetto Europeo (specificare il Pese) __________________________________ Nazionale Regionale (specificare la Regione): PIEMONTE Provinciale (specificare la Provincia) _____________________________ Comunale (specificare il Comune) _______________________________ Fondi Europei a finanziamento diretto (specificare il Fondo) _________________ Fondi Strutturali (specificare il Fondo) ___________________________ Fondi Nazionali (specificare) Dipartimento Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri Fondi Regionali (specificare) Altro canale di finanziamento (specificare) ________________________ Conciliazione dei tempi vita-lavoro Azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere Inserimento lavorativo, creazione d’impresa e sviluppo dell’imprenditorialità Sviluppo locale/urbano Governance (partenariato) Non discriminazione e inclusione sociale Destinatari Diretti: operatori dei servizi che intercettano o si occupano di donne vittime di violenza Indiretti: cittadini piemontesi Obiettivo Rafforzare la rete di contrasto alla violenza di genere, in attuazione del Piano Regionale per la prevenzione delle violenza contro le donne e per il sostegno alle vittime adottato dalla Regione Piemonte nel 2008 Definire e condividere una metodologia del monitoraggio del fenomeno della violenza di genere Azioni - potenziare il Centro di Coordinamento Regionale contro la Violenza alle Donne, organismo di raccordo tra i vari soggetti del territorio che si occupano di prevenzione e 52 contrasto alla violenza contro le donne e accoglienza delle vittime; consolidare le reti locali attraverso il rafforzamento delle relazioni con le referenti provinciali tramite un costante aggiornamento e scambio di informazioni sulle attività realizzate nei territori di competenza all’interno dei rispettivi Piani provinciali; sviluppare una metodologia di monitoraggio del fenomeno della violenza contro le donne condivisa e valida per tutto il Piemonte; - elaborare modelli di intervento a favore delle vittime di violenza attraverso l’individuazione di indicatori di vittimizzazione e di rischio della recidiva di comportamenti violenti; - realizzare azioni di sensibilizzazione e comunicazione sul territorio regionale con specifica attenzione alle forme di violenza assistita dei/delle minori. Sono stati organizzati dei Tavoli Provinciali per condividere la definizione di violenza di genere da monitorare (un Tavolo per ogni Provincia, a cui sono stati invitati operatori sanitari, sociali, forze dell’ordine, associazioni che si occupano di violenza). Dopo la costruzione di una scheda per il monitoraggio, la condivisione è stata realizzata attraverso 2 Tavoli settoriali (Tavolo Sanità e Tavolo Enti gestori delle attività socioassistenziali). Il progetto ha prodotto i seguenti materiali: - Mappatura dei servizi per la prevenzione e il contrasto alla violenza di genere in Piemonte - Proposta di metodologia per il monitoraggio del fenomeno della violenza contro le donne - Report sul punto di vista di ragazze e ragazzi sulla violenza assistita - Proposta di indici di recidiva e vittimizzazione ad uso degli operatori - Risultati ed impatti progettuali Elementi di successo C. Formazione e aggiornamento continuo degli operatori dell’intera rete dei servizi Per costruire e/o implementare la rete dei servizi e favorire la condivisione e diffusione degli strumenti di monitoraggio, la formazione degli operatori resta un’attività chiave. La Cabina di Regia regionale ha la funzione di promuovere e coordinare tutti gli interventi formativi e di aggiornamento continuo destinati agli operatori. In questo ambito si possono distinguere diverse tipologie di interventi, necessarie affinchè il sistema funzioni in maniera efficace. Sensibilizzazione destinata agli operatori dei servizi confinanti e a quelli del sistema legale La rete per il contrasto alla violenza funziona nella misura in cui le vittime possono essere riconosciute (anche qualora non siano esse stesse a denunciare la violenza), informate ed orientate verso i servizi di supporto disponibili sul territorio. Affinchè ciò avvenga è cruciale che gli operatori dei servizi, i professionisti del sistema legale, i volontari e i referenti di enti e associazioni del terzo settore siano in grado di: - ricoscere i segnali della violenza - accogliere e proteggere la vittima - orientare la vittima verso i servizi di sostegno e contrasto presenti sul territorio Tutti questi operatori possono poi svolgere un’importante azione di diffusione delle informazioni sulla rete dei servizi e di promozione della cultura di genere. Titolo del progetto/esperienza Data inizio e data fine Referente progetto/esperienza LEXOP - Lex Operators. All together for women victims of intimate partner violence (Gli operatori della legge tutti insieme per le donne vittime di violenza nelle relazioni di intimità) 1 marzo 2011 – 28 febbraio 2013 . Maria (Milli) Virgilio – Responsabile scientifica - Carla Faralli - Susi Pelotti 53 Composizione della partnership Soggetto responsabile e attuatore: Alma Mater Studiorum – Università di Bologna CIRSFID - Struttura di riferimento Partner: Comune di Bologna Comune di Torino Fondazione IRCCS, Milano Ca’ Grande Ospedale Maggiore Policlinico Bologna Associazione Orlando Associazione Donne& Futuro Barcelona. Generalitat of Catalunia – Secretariat of Security Fulda County / Landkreis Fulda – Fresausschuss Violence and Protection Assessment Centre Atene. Dimitra Institute of Training and Development Atene. Center for Resarch on Women Issues CRWI Livello territoriale di riferimento Canale di finanziamento Ambito tematico di riferimento Breve descrizione del progetto Europeo (specificare il Pese): Italia, Germania, Spagna, Grecia Nazionale Regionale (specificare la Regione)_______________________________ Provinciale (specificare la Provincia) _____________________________ Comunale (specificare il Comune) _______________________________ Fondi Europei a finanziamento diretto (specificare il Fondo): Commissione Europea – Direzione generale Giustizia, Libertà e Sicurezza Programma Daphne 3 (2007-2013) Fondi Strutturali (specificare il Fondo) ___________________________ Fondi Nazionali (specificare) ___________________________________ Fondi Regionali (specificare) Altro canale di finanziamento (specificare) ________________________ Conciliazione dei tempi vita-lavoro Azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere Inserimento lavorativo, creazione d’impresa e sviluppo dell’imprenditorialità Sviluppo locale/urbano Governance (partenariato) Non discriminazione e inclusione sociale Destinatari (diretti e indiretti): a) Operatori della legge e forze dell’ordine, magistrati e giudici, medici legali b) avvocati sia privati sia operanti in associazioni. Beneficiari indiretti sono sia l'intero sistema giudiziario sia tutte le vittime reali o potenziali. Obiettivi: Creazione di una rete multidisciplinare degli operatori impegnati, ai differenti livelli, nel contrastare la violenza domestica, per poter offrire una risposta coordinata e integrata nel proteggere le vittime e perseguire l’offensore. Risultati ed impatti progettuali Elementi di successo Azioni: Le azioni principali si riferiscono ai due ambiti della FORMAZIONE e della RETE 1. Un alto livello di formazione incrociata, destinato ai due gruppi di destinatari: a) operatori della legge e forze dell’ordine, magistrati e giudici, medici legali per migliorare le loro competenze nella individuazione della violenza nelle relazioni intime sia nel primo intervento sia nelle risposte giudiziarie. b) avvocati sia privati sia operanti in associazioni. Attrezzare una assistenza legale idonea a supportare la decisione di denunciare. Assicurare una risposta coordinata ed efficace contro la violenza nelle relazioni di intimità. 2.Confrontare i modelli di reti già esistenti e, sulla base delle loro esperienze, nonché sulla base della attività di rete costruita con il progetto, elaborare un protocollo di rete condiviso (e esportabile). La formazione ha coinvolto complessivamente circa 600 operatori della legge pubblici e privati. Nelle tre sedi italiane (Torino, Milano e Bologna) gli operatori che hanno preso parte alla formazione sono stati 420. Trasferibilità: sono stati realizzati due Vademecum-Handbook: uno per gli operatori della legge, l’altro per avvocati privati Sostenibilità: in ciascuna sede di realizzazione del progetto (in Italia Torino, Milano e Bologna) sono stati 54 predisposti dei Protocolli per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere condivisi con le autorità locali Formazione condivisa per gli operatori dei servizi dedicati Un percorso formativo e di aggiornamento per potenziare la rete, costruire e condividere il sistema di intervento e di monitoraggio deve essere previsto con cadenza regolare per tutti gli operatori dei servizi dedicati alla prevenzione e al contrasto alla violenza (sanitari, sociali, procura e forze dell’ordine, ecc). La formazione condivisa consente la costruzione di una visione strategica comune, l’individuazione dei punti di forza e di debolezza della rete, il confronto su esperienze realizzate e su strumenti e percorsi da implementare e innovare. È alla base della stipula di Protocolli tra i diversi Enti e organizzazioni che si occupano di violenza e costituisce la leva strategica per la costruzione della governance territoriale del fenomeno e la sostenibilità del sistema di monitoraggio. Titolo del progetto/esperienza Data inizio e data fine Referente progetto/esperienza Composizione della partnership Livello territoriale di riferimento Canale di finanziamento Ambito tematico di riferimento Breve descrizione del progetto ORIZZONTI – Sviluppo interventi integrati di prevenzione e contrasto alla violenza di genere 2 marzo 2011 – 3 dicembre 2012 Anna Castiglion 0165 54 45 92 - [email protected] Attuatore: Azienda USL della Valle d’Aosta Partner: Regione Autonoma della Valle d’Aosta – Assessorato alla Sanità, Salute e Politiche Sociali Comune di Aosta Consulta Regionale per le Pari Opportunità Centro Donne contro la violenza Ufficio della Consigliera di Parità Università della Valle d’Aosta Caritas Aosta Forze dell’ordine Europeo (specificare il Pese) __________________________________ Nazionale Regionale (specificare la Regione): VALLE D’AOSTA Provinciale (specificare la Provincia) _____________________________ Comunale (specificare il Comune) _______________________________ Fondi Europei a finanziamento diretto (specificare il Fondo) _________________ Fondi Strutturali (specificare il Fondo) POR CRO FSE VALLE D’AOSTA Fondi Nazionali (specificare) Fondi Regionali (specificare) Altro canale di finanziamento (specificare) ________________________ Conciliazione dei tempi vita-lavoro Azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere Inserimento lavorativo, creazione d’impresa e sviluppo dell’imprenditorialità Sviluppo locale/urbano Governance (partenariato) Non discriminazione e inclusione sociale Destinatari: Operatori dei servizi socio-sanitari, forze dell’ordine, associazioni e organizzazioni del terzo settore che intercettano donne vittime di violenza Obiettivi: - Prevenzione e contrasto violenza di genere attraverso modalità di intervento integrato tra soggetti già operanti in Valle d’Aosta nell’ambito dell’accoglienza e della presa in carico delle vittime di violenza. 55 - Elaborazione e sperimentazione di linee guida volte a rafforzare un modello di intervento integrato in materia di violenza di genere; - Visibilizzazione del maltrattatore ed ipotesi di intervento, esplicitate nelle linee guida; - Rafforzamento del ruolo di coordinamento del gruppo inter-istituzionale sul disagio femminile all’interno di una rete di soggetti “potenziata” e acquisizione di maggiori consapevolezze/ competenze nell’ambito della sensibilizzazione. - Sensibilizzare gli operatori e la cittadinanza sul fenomeno della violenza di genere nelle sue più diverse manifestazioni. - Promuovere la parità di genere attraverso l’inquadramento del tema della violenza contro le donne nel contesto più generale dell’inclusione sociale ed economica Risultati ed impatti progettuali Elementi di successo Azioni: Fase 1: Formazione degli operatori Fase 2: Sperimentazione delle Linee-guida per il miglioramento del modello di intervento integrato in materia di prevenzione della violenza di genere Fase 3: Sensibilizzazione e diffusione delle Linee-guida 125 operatori formati, in 3 corsi destinati a, rispettivamente, forze dell’ordine, agenzie segnalanti, gruppo inter-istituzionale Diffusione e sensibilizzazione attraverso strumenti comunicativi ad hoc (sito www.stopviolenza.it – attualmente non più in uso, pagina facebook, letture itineranti, realizzazione di un video, campagne pubblicitarie, ecc.) Predisposizione, sperimentazione e diffusione di linee-guida Dal 2006 esiste in VdA un “Gruppo di lavoro inter-istituzionale concernente le politiche regionali in materia di disagio femminile” di cui fanno parte referenti regionali, della USL, delle forze dell’ordine, del terzo settore, dell’Università, la Consigliera di Parità. Dai bisogni formativi emersi dagli incontri del gruppo di lavoro ha preso avvio il progetto, che quindi ha risposto ad una specifica esigenza degli operatori. La presenza del gruppo di lavoro, che è stato rafforzato dal progetto è garanzia di sostenibilità (a 1 anno dalla conclusione del progetto, il gruppo ha organizzato un workshop per riflettere in maniera condivisa su quanto è stato realizzato). Le linee-guida prodotte e sperimentate nel corso del progetto sono il principale strumento sia per la sostenibilità che per la trasferibilità del progetto. Formazione specialistica su temi e strumenti specifici per operatori dei servizi dedicati Accanto alla formazione e aggiornamento degli operatori, per potenziare e migliorare l’organizzazione della rete dei servizi, è possibile prevedere delle occasioni di approfondimento specifiche destinate a tutti o a parte degli operatori dei servizi dedicati. Si può trattare di approfondire conoscenze su temi scpecifici (es. violenza assistita, mutilazioni genitorali femminili, cyberstalking, etc) oppure di sviluppare competenze nell’utilizzo di specifici strumenti o modalità di intervento nei confronti delle vittime. Titolo del progetto/esperienza Data inizio e data fine Referente progetto/esperienza Composizione della partnership Livello territoriale di riferimento Mutilazioni Genitali Femminili – Percorso formativo regionale per la prevenzione e il contrasto Maggio – Novembre 2010 Osservatorio Regionale Nuove Generazioni e Famiglia [email protected] Progetto promosso dalla Regione Veneto In collaborazione con: Assessorato regionale alla Sanità Assessorato regionale ai Servizi Sociali Europeo (specificare il Pese) __________________________________ Nazionale Regionale (specificare la Regione): VENETO Provinciale (specificare la Provincia) _____________________________ Comunale (specificare il Comune) _______________________________ 56 Canale di finanziamento Ambito tematico di riferimento Breve descrizione del progetto Fondi Europei a finanziamento diretto (specificare il Fondo) _________________ Fondi Strutturali (specificare il Fondo) Fondi Nazionali (specificare) Fondi Regionali (specificare) Altro canale di finanziamento (specificare) ________________________ Conciliazione dei tempi vita-lavoro Azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere Inserimento lavorativo, creazione d’impresa e sviluppo dell’imprenditorialità Sviluppo locale/urbano Governance (partenariato) Non discriminazione e inclusione sociale Obiettivi In applicazione della L.R. n.7/2006, il percorso formativo ha l’obiettivo di promuovere la conoscenza della tematica delle Mutilazioni Genitali Femminili dal punto di vista dei diritti umani, dell’identità di genere, della salute e delle normative di riferimento nonché degli strumenti a disposizione degli operatori per contrastare tali pratiche. Destinatari Operatori socio-sanitari delle ULSS e delle Aziende Ospedaliere, associazioni del terzo settore che si occupano di migranti, rappresentanti delle Conferenze dei Sindaci, degli Uffici Scolastici regionale e provinciali, un rappresentante del Comitato regionale dei MMG e dei PLS. Azioni Il percorso formativo è stato articolato in 4 giornate complessive, di cui le due centrali differenziate per gli operatori a prevalente indirizzo sanitario e quelli a prevalente indirizzo sociale. Ogni ULSS ha poi dovuto proseguire il percorso a livello locale nel corso del 2011. Risultati ed impatti progettuali Elementi di successo 5.2. Interventi per la prevenzione La prevenzione del fenomeno della violenza contro le donne è possibile soprattutto attraverso interventi che diffondano capillarmente la cultura di genere, informino sulle dimensioni reali del fenomeno (che è in larga misura sottovalutato dall’opinione pubblica) e forniscano strumenti per leggere la realtà ed individuare precocemente le situazioni a rischio. La Cabina di Regia regionale, in quanto struttura deputata alla governance e al monitoraggio del fenomeno, è il luogo preposto alla pianificazione degli inteventi di prevenzione. L’analisi delle caratteristiche del fenomeno e la mappatura dei servizi esistenti danno infatti indicazioni rilevanti per orientare la realizzazione di interventi di sensibilizzazione e informazione. Inoltre, in applicazione dell’art. 17 della Convenzione di Istanbul, la Cabina di Regia dovrebbe coinvolgere nella progettazione e attuazione di politiche di prevenzione anche il settore privato, in particolare gli stakeholder degli ambiti della comunicazione e delle tecnologie dell’informazione. In quest’area rientrano principalmente interventi di sensibilizzazione che possono essere destinati a target molto differenziati ed utilizzare strumenti diversi. Esempi di interventi volti alla prevenzione del fenomeno sono: Campagne di sensibilizzazione e informazione, rivolte alla popolazione generale In questo ambito rientrano gli interventi comunicativi e informativi che mirano a diffondere la cultura di genere tra l’opinione pubblica, a contrastare stereotipi e pregiudizi, a sensibilizzare sugli effetti negativi ed i costi sociali della violenza, ecc. Questa tipologia di campagna può utilizzare strumenti comunicativi “di massa”, dalle affissioni pubblicitarie, alla realizzazione di spot, docu57 film, ecc. da diffondere attraverso canali radio-televisivi nazionali, regionali o locali, l’uso di testimonial, ma anche attraverso le tecnologie 2.0 (social network, canali web termatici, ecc.). Titolo del progetto/esperienza Data inizio e data fine Referente progetto/esperienza Composizione della partnership Livello territoriale di riferimento Canale di finanziamento Ambito tematico di riferimento Breve descrizione del progetto Risultati ed impatti progettuali Troppo amore sbagliato – campagna informativa 2013-in corso Soggetto promotore: Regione Puglia – Presidenza della Giunta Regionale In collaborazione con: Assessorato al Mediterraneo, Cultura e Turismo Assessorato al Welfare Consigliera Regionale di Parità Consorzio Teatro Pubblico Pugliese Europeo (specificare il Pese): Spagna, Belgio Nazionale Regionale (specificare la Regione): PUGLIA Provinciale (specificare la Provincia) _____________________________ Comunale (specificare il Comune) _______________________________ Fondi Europei a finanziamento diretto (specificare il Fondo) Fondi Strutturali (specificare il Fondo) ___________________________ Fondi Nazionali (specificare) ___________________________________ Fondi Regionali (specificare)___________________________________ Altro canale di finanziamento (specificare) ________________________ Conciliazione dei tempi vita-lavoro Azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere Inserimento lavorativo, creazione d’impresa e sviluppo dell’imprenditorialità Sviluppo locale/urbano Governance (partenariato) Non discriminazione e inclusione sociale È una campagna di comunicazione e sensibilizzazione che è stata pensata per accompagnare il percorso di sensibilizzazione della legge regionale contro la violenza di genere e il femminicidio. L’immagine scelta per la campagna è una foto della celebre installazione “Zapatos rojos” (scarpette rosse), opera dell’artista messicana Elina Chauvet, che ricrea un corteo di donne assenti, vittime della violenza degli uomini, di cui restano solo le scarpe. La campagna prevede 6 rappresentazioni teatrali nei capoluoghi di provincia dello spettacolo “Ferite a morte”, scritto e diretto da Serena Dandini e Maura Misiti; un concorso di idee per studenti e studentesse delle scuole superiori; la definizione di un cartellone unico delle iniziative per il 25 novembre con i CAV e le associazioni che si occupano di violenza; la collaborazione con gli organi di informazione e di stampa per una corretta informazione sul tema della violenza di genere. Il progetto è ancora in corso. Attualmente sono state realizzate tutte le 6 rappresentazioni presso: Teatro Petruzzelli di Bari (3 ottobre 2013) Teatro Paisiello di Lecce (17 dicembre 2013) Teatro Tata di Taranto (18 dicembre 2013) Teatro Curci di Barletta (19 dicembre 2013) Teatro del Fuoco di Foggia (20 dicembre 2013) Teatro Verdi di Brindisi (21 dicembre 2013) Il concorso di idee è stato lanciato ed il termine per la presentazione delle proposte è stato fissato al 31 gennaio 2014. Elementi di successo 58 Camapagne rivolte a target specifici Questa tipologia di interventi, invece, riguarda le campagne destinate ad un target specifico, ad esempio uomini, adolescenti donne vittime di violenza. A seconda del target vanno scelti accuratamente sia i contenuti da veicolare che gli strumenti che possano garantire la maggior copertura possibile dei destinatari individuati. Le campagne devono contenere informazioni utili a riconoscere la violenza ed eventualmente indirizzare le vittime verso i servizi di supporto, a modificare stereotipi di geneere e modelli culturali “sessisti”. Titolo del progetto/esperienza Data inizio e data fine Referente progetto/esperienza Composizione della partnership Livello territoriale di riferimento Canale di finanziamento Ambito tematico di riferimento Breve descrizione del progetto Risultati ed impatti progettuali Elementi di successo Stop violence against women – break the silence 2010 (da Febbraio a Maggio) Lasse Helsted, Ministero dell’equità di genere [email protected] Capofila: Ministero dell’equità di genere In partnership con: Ministero dell’Integrazione Associazione Nazionale dei Centri antiviolenza Europeo (specificare il Paese) Nazionale: DANIMARCA Regionale (specificare la Regione)_______________________________ Provinciale (specificare la Provincia) _____________________________ Comunale (specificare il Comune) _______________________________ Fondi Europei a finanziamento diretto (specificare il Fondo): Fondi Strutturali (specificare il Fondo) ___________________________ Fondi Nazionali (specificare) ___________________________________ Fondi Regionali (specificare) Altro canale di finanziamento (specificare): Donazioni private Conciliazione dei tempi vita-lavoro Azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere Inserimento lavorativo, creazione d’impresa e sviluppo dell’imprenditorialità Sviluppo locale/urbano Governance (partenariato) Non discriminazione e inclusione sociale Campagna informativa sulla violenza di genere, indirizzata alle comunità migranti, con l’obiettivo di fornire alle donne tutte le informazioni necessarie per ottenere aiuto e coinvolgere le comunità locali per diminuire le disuguaglianze di opportunità fra le donne migranti e quelle straniere. La campagna ha previsto la produzione e diffusione di materiale informativo cartaceo plurilingue e di brevi film, la conduzione di incontri territoriali e l’utilizzo di testimonial. Il materiale informativo cartaceo è stato predisposto in danese ed in altre 8 lingue e distribuito su scala nazionale presso biblioteche, medici di medicina generale, stazioni di polizia, ospedali, ma anche parrucchieri etnici, centri estetici e altri luoghi di aggregazione delle donne migranti. Brevi film che mostravano donne maltrattate che chiedevano aiuto (a polizia, ospedale, centro antiviolenza, etc.) sono stati prodotti in 10 lingue e proiettati presso centri antiviolenza, scuole di lingua, giornate dell’intercultura presso scuole superiori, servizi di consulenza per donne e migranti, municipalità, comunità locali, biblioteche. Sono anche stati organizzati incontri territoriali, con il supporto di reti locali e 9 donne provenienti da minoranze etniche hanno fatto da testimonial alla campagna. È stato registrato un aumento delle telefonate al numero nazionale contro la violenza nel periodo di realizzazione della campagna. La produzione di materiali plurilingue ha consentito di raggiungere un target molto ampio. La scelta di distribuire i materiali presso parrucchieri e centri estetici ha favorito anche la nascita di discussioni spontanee sul tema e molte clienti (anche non vittime di violenza) hanno ricevuto le informazioni relative ai servizi disponibili. 59 Anche l’uso dei testimonial si è dimostrato un elemento di successo. Interventi di sensibilizzazione destinati al mondo della comunicazione e dei media Particolarmente rilevanti, nell’ottica di contribuire a modificare i modelli e gli stereotipi culturali che pervadono la nostra società, sono le azioni e gli interventi informativo-formativi e di sensibilizzazione dei professionisti del mondo della comunicazione e dei media (giornalisti di testate cartacee, web e radiotelevisive, operatori dell’informazione, ecc.). Queste attività devono mirare a promuovere la consapevolezza sul tema e orientare gli operatori dell’informazione a contribuire alla prevenzione e alla “corretta comunicazione” sul fenomeno attraverso la riflessione su alcuni temi: utilizzo degli stereotipi di genere, del linguaggio e delle modalità di rappresentazione del corpo femminile, delle modalità di trattamento che la cronoca riserva agli episodi ed alle situazioni di violenza domestica e alla rappresentazione della vittima, etc., alla riflessione sui rischi che tale utilizzo può avere nella formazione di una cultura sessista e ostile all’autonomia e all’autodeterminazine della donna nella società. In alcuni paesi europei i governi centrali o regionali hanno realizzato azioni e previsto iniziative e premi per sensibilizzare i mezzi di comunicazione di massa circa la propria funzione (v. Box Buone Prassi Evas). Titolo del progetto/esperienza Data inizio e data fine Referente progetto/esperienza Composizione della partnership Livello territoriale di riferimento Canale di finanziamento Ambito tematico di riferimento Breve descrizione del progetto Risultati ed impatti progettuali The EVAs Media Awards – The Eliminating Violence Against Women Media Awards 2008-in corso Vanessa Born Media Project Manager Domestic Violence Victoria [email protected] Domestic Violence Victoria – Peak body for domestic violence services for women and children Il progetto ha preso avvio dal Quadro Strategico “La violenza familiare nelle news”, sviluppato da: Child & Family Services Ballarat Pact Community Support Helen MacPherson Trust Europeo (specificare il Paese) Nazionale: Stato di VITTORIA (AUSTRALIA) Regionale (specificare la Regione)_______________________________ Provinciale (specificare la Provincia) _____________________________ Comunale (specificare il Comune) _______________________________ Fondi Europei a finanziamento diretto (specificare il Fondo): Fondi Strutturali (specificare il Fondo) ___________________________ Fondi Nazionali (specificare) ___________________________________ Fondi Regionali (specificare) Altro canale di finanziamento (specificare): Donazioni private Conciliazione dei tempi vita-lavoro Azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere Inserimento lavorativo, creazione d’impresa e sviluppo dell’imprenditorialità Sviluppo locale/urbano Governance (partenariato) Non discriminazione e inclusione sociale Si tratta di premi che annualmente vengono conferiti a giornalisti per l’eccellenza nel riportare notizie relative al tema della violenza di genere, in media stampati, televisione, radio e media online, con l’obiettivo di promuovere la consapevolezza sul tema e premiare i media che contribuiscono alla prevenzione e alla “corretta comunicazione” sul fenomeno. Sono previsti 15 premi annuali per altrettante categorie che coprono le diverse tipologie di media (stampa, online, televisione, radio) 60 Sul sito www.evas.org.au sono disponibili linee-guida per i giornalisti sulle modalità per riferire adeguatamente delle situazioni e dei temi connessi alla violenza di genere, con indicazioni pratiche relativa a cosa è bene e non bene dire e su chi bisogna contattare per approfondimenti specifici. Elementi di successo Interventi di sensibilizzazione destinati a bambini e ragazzi Nella prevenzione un ruolo strategico del fenomeno della violenza è certamente il lavoro con i bambini, gli adolescenti e i giovani che possono essere accompagnati a maturare atteggiamenti di rifiuto di ogni forma di violenza, con particolare attenzione a quella di genere. In questo ambito la Cabina di regia regionale può farsi promotrice di interventi di sensibilizzazione da realizzare nelle scuole e negli istituti di formazione promuovendo la presenza di tali interventi all’interno dei curricula formativi, ma anche nei contesti aggregativi e di incontro dei giovani, nell’ambito delle attività ludico-ricreative, ecc. Percorsi di informazione e sensibilizzazione rivolti a target professionali specifici Particolare attenzione va riservata agli interventi di sensibilizzazione di professionisti e operatori che da un’analisi di contesto risultano poco informati sul tema della violenza, in particolare gli operatori dei servizi confinanti e dei servizi di welfare dei cittadini. È cruciale la capacità di questi professionisti di rilevare i casi di violenza o le situazioni a rischio, non minimizzando o sottostimando l’entità del fenomeno. In alcune aree territoriali (ad esempio i piccoli comuni delle aree interne) questo aspetto risulta particolarmente rilevante ed investe sia gli operatori degli enti pubblici che delle associazioni e delle organizzazioni del terzo settore. 5.3. Interventi per la tutela e la protezione delle vittime e dei loro figli L’assistenza e la protezione delle vittime di violenza e dei loro figli sono elementi cruciali per la costruzione di una sistema efficace di contrasto. Secondo quanto previsto dalla Convenzione di Istanbul (artt. dal 20 al 26), alle vittime deve essere garantito l’accesso a: - servizi di supporto generali, quali assistenza legale, sostegno psicologico, assistenza finanziaria, supporto alloggiativo, istruzione, formazione, assistenza nella ricerca di un lavoro - assistenza legale specifica nell’iter della denuncia - servizi di supporto specializzati, in grado di fornire assistenza immediata nel breve e lungo periodo alle vittime - case rifugio, per le vittime che necessitano di protezione e di allontanamento immediato dalla situazione di violenza - linee telefoniche di sostegno - supporto alle vittime di violenza sessuale, compresa l’assistenza sanitaria - protezione e supporto ai bambini testimoni di violenza Le Regioni hanno competenza in materia di promozione e sviluppo delle infrastrutture e delle risorse anche umane necessarie a garantire una copertura territoriale dei servizi su tutto il territorio regionale. In questa direzione, diventa prioritario: 61 Definire standard minimi condivisi per i CAV regionali La Cabina di Regia ha il compito di definire, laddove non sia già stato fatto, quali sono gli standard minimi a cui devono rispondere i CAV attivi sul territorio, anche in base alle direttive nazionali ed alle indicazioni di carattere internazionle. Come è riportato nel Box n.3, gli standard devono riguardare, in particolare: - copertura territoriale e bacino di riferimento (ad esempio, un CAV per ambito sociale) - caratteristiche infrastrutturali (tipologia e organizzazione degli spazi, ecc.) - servizi offerti e relativi standard (v. artt. 20-26 della Convenzione di Istanbul) - composizione e competenze del gruppo di professionisti che vi operano La Cabina di Regia ha anche il compito di sollecitare, laddove necessario, i preposti organi regionali affinchè riconoscano attraverso un dettato normativo ufficiale la definizione degli standard minimi. Sostenere l’adeguamento dei CAV regionali agli standard minimi Stabiliti gli standard minimi, la Cabina di Regia ha il compito di sostenere e promuovere l’adeguamento a questi dei Centri già attivi, con l’obiettivo di garantire omogeneità ed equità nell’offerta dei servizi su tutto il territorio. Una volta raggiunto tale adeguamento, la rispondenza agli standard minimi deve diventare un elemento vincolante nella partecipazione ai bandi pubblici finanziati dalla Regione, per gli interventi che si rivolgono in maniera specifica alla violenza. Garantire la completa copertura territoriale di centri e presidi antiviolenza Laddove nel territorio regionale ci siano aree sprovviste di servizi antiviolenza, è fondamentale sostenerne l’attivazione. In questi casi, qualora la Cabina di Regia lo ritenga necessario, è opportuno promuovere l’apertura di nuovi centri antiviolenza e rafforzare le attività di quelli presenti, sempre nel rispetto degli standard minimi. Nelle zone più interne o depresse dove non è possibile prevedere la presenza centri antiviolenza, diventa cruciale sostenere l’implementazione di servizi confinanti che siano in grado di intercettare i casi di violenza, indirizzarli e accompagnandoli al presidio territorialmente più vicino. Titolo del progetto/esperienza Data inizio e data fine Referente progetto/esperienza Composizione della partnership Livello territoriale di riferimento Canale di finanziamento Ambito tematico di riferimento IDVA – Indipendent Domestic Violence Advisor 2003-in corso Laura Wilkinson, Coordinated Action Against Domestic Abuse (CAADA) Ministero dell’Interno (UK) in collaborazione con i servizi territoriali pubblici e le associazioni di volontariato Europeo (specificare il Paese) Nazionale: REGNO UNITO Regionale (specificare la Regione)_______________________________ Provinciale (specificare la Provincia) _____________________________ Comunale (specificare il Comune) _______________________________ Fondi Europei a finanziamento diretto (specificare il Fondo): Fondi Strutturali (specificare il Fondo) ___________________________ Fondi Nazionali (specificare) ___________________________________ Fondi Regionali (specificare) Altro canale di finanziamento (specificare): Donazioni private Conciliazione dei tempi vita-lavoro Azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere 62 Breve descrizione del progetto Risultati ed impatti progettuali Elementi di successo Inserimento lavorativo, creazione d’impresa e sviluppo dell’imprenditorialità Sviluppo locale/urbano Governance (partenariato) Non discriminazione e inclusione sociale L’IDVA è un consulente indipendente che accoglie e accompagna la vittima di violenza nel percorso di uscita e svolge un ruolo di “tutor” e di orientamento/accompagnamento ai servizi per il contrasto alla violenza. La funzione principale dell’IDVA è di proteggere e tutelare la vittima e i suoi figli, preservandoli da nuovi episodi di violenza. L’IDVA è il principale punto di riferimento per la vittima e lavora solitamente nei primi momenti più critici del percorso di uscita dalla violenza o a medio termine. Tra i compiti dell’IDVA ci sono: - Valutare il rischio che corrono la vittima ed i suoi figli - Discutere con la vittima le opzioni possibili - Sviluppare piani e programmi per garantire protezione e tutela nell’immediato - Sviluppare un piano individuale a lungo termine per uscire dal circuito della violenza - Rappresentare le proprie clienti all’interno dei MARAC (Incontri inter-istituzionali per la valutazione del rischio) - Sostenere la vittima nell’individuare percorsi di uscita dalla violenza e supportarla nell’eventuale percorso giudiziario Per diventare IDVA è previsto uno specifico percorso formativo Sono circa 140 gli enti e le organizzazioni pubbliche e private che ricevono fondi dal Governo inglese per la realizzazione di servizi di IDVA, su tutto il territorio del Regno Unito (https://www.gov.uk/government/publications/funding-for-multi-agency-riskassessment-co-ordinators-and-independent-domestic-violence-advisers) Nel 2009 è stato pubblicato un primo report di valutazione del lavoro degli IDVA http://www.caada.org.uk/policy/Safety_in_Numbers_full_report.pdf) , che ha rilevato come principali risultati che: - Gli IDVA lavorano prevalentemente con casi di violenza complessi e molto a rischio - Il lavoro di consulenza è individualizzato e in molti casi le vittime rimangono a lungo in contatto con l’IDVA, pur essendo in media di 3 mesi il periodo in cui l’IDVA lavora con ciascuna donna - Il 57% delle vittime seguite da IDVA ha ottenuto un’immediata cessazione degli episodi di violenza - Le vittime erano molto più tutelate se avevano ricevuto un sostegno intensivo ed erano stati offerti loro servizi multipli La presenza di una sorta di “case manager” che agisce come unico punto di riferimento della vittima, ma orientandola e accompagnandola presso i diversi servizi di cui ha bisogno è un elemento che favorisce l’efficacia e la sostenibilità degli interventi di tutela e protezione delle donne. Progressiva implementazione dell’offerta di servizi dei CAV Dopo aver garantito la distribuzione territoriale e gli standard minimi dei presidi antiviolenza, la Cabina di Regia regionale ha il compito di promuovere la progressiva implementazione di servizi specialistici e finalizzati ad un pieno recupero e reinserimento sociale delle vittime. Tali servizi possono eventualmente essere gestiti in maniera associata da più CAV, se non sono sostenibili a livello di singolo centro, ed operare in stretto raccordo con i servizi di welfare territoriale. Un esempio è l’offerta di servizi dedicata ai figli delle vittime che hanno bisogno di servizi di sostegno psicologico per l’elaborazione della violenza assistita, ma anche di partecipare ed essere coinvolti in attività ludico-ricreative, ecc.). Un ruolo particolarmente rilevante rivestono a questo proposito gli interventi di reinserimento socio-lavorativo delle vittime, ai quali è dedicata una sezione apposita. 63 Titolo del progetto/esperienza Data inizio e data fine Referente progetto/esperienza Composizione della partnership Livello territoriale di riferimento Canale di finanziamento Ambito tematico di riferimento Breve descrizione del progetto Risultati ed impatti progettuali Ubergangswohnungen – Activity for after care of women in transitory apartments 2006-2013 Maria Rösslhumer Associazione dei Centri antiviolenza autonomi austriaci (Verein Autonome Osterreichiesche Frauenhäuser) Europeo (specificare il Pese) __________________________________ Nazionale: AUSTRIA Regionale (specificare la Regione) Provinciale (specificare la Provincia) Comunale (specificare il Comune) _______________________________ Fondi Europei a finanziamento diretto (specificare il Fondo) ______________________ Fondi Strutturali (specificare il Fondo) ___________________________ Fondi Nazionali (specificare) ___________________________________ Fondi Regionali (specificare) ________________________ Altro canale di finanziamento (specificare) ________________________ Conciliazione dei tempi vita-lavoro Azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere Inserimento lavorativo, creazione d’impresa e sviluppo dell’imprenditorialità Sviluppo locale/urbano Governance (partenariato) Non discriminazione e inclusione sociale Obiettivi e azioni Lo scopo dell’attività è sostenere le donne vittime di violenza e i loro figli nel momento in cui devono lasciare la casa rifugio. Sono stati predisposti dei mini appartamenti “di transizione” nei quali le donne e i loro figli possono costruire e sperimentare una vita autonoma ed indipendente. Alle donne viene fornito sostegno e consulenza per riorganizzare la propria vita e quella dei propri figli, oltre ad eventuale sostegno pratico finché non raggiungono un livello completo di indipendenza e riescono a trovare un appartamento in autonomia Secondo il report annuale 2010 dell’Associazione dei Centri antiviolenza, nel 2008 71 donne e 77 bambini vivevano in questi appartamenti “di transizione” che erano 40. L’82% delle donne ospitate in una casa rifugio aveva poi avuto accesso all’appartamento di transizione e, di queste, il 78% è stato poi in grado di spostarsi in una sistemazione autonoma, spesso una casa popolare, al termine del periodo di permanenza presso la struttura. Nel 2010 gli appartamenti sono diventati 52. Elementi di successo Titolo del progetto/esperienza Data inizio e data fine Referente progetto/esperienza Composizione della partnership Livello territoriale di riferimento Canale di finanziamento AURORA – Donne, disabilità, violenza 2013-2014 [email protected] Capofila Associazione Frida Partner: Società della Salute del Valdarno Inferiore – U.O. adulti e disabilità Associazione Italiana Assistenza Spastici - Empoli Europeo (specificare il Pese) __________________________________ Nazionale Regionale (specificare la Regione) _____________________________ Provinciale (specificare la Provincia) _____________________________ Comunale: Valdarno Inferiore ed Empolese Valdelsa Fondi Europei a finanziamento diretto (specificare il Fondo) _________________ Fondi Strutturali (specificare il Fondo) Fondi Nazionali (specificare) Fondi Regionali (specificare) Altro canale di finanziamento: Finanziamento privato Philip Morris tramite Ass. Vita 64 Ambito tematico di riferimento Breve descrizione del progetto Giving Europe Onlus Conciliazione dei tempi vita-lavoro Azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere Inserimento lavorativo, creazione d’impresa e sviluppo dell’imprenditorialità Sviluppo locale/urbano Governance (partenariato) Non discriminazione e inclusione sociale Obiettivo Comprendere e contrastare il fenomeno della violenza di genere ai danni di donne con disabilità Acquisizione di consapevolezza da parte delle donne disabili dei propri diritti, così da potersi sottrarre alla “dipendenza da attività di cura” Destinatari Donne con disabilità fisiche e sensoriali sottoposte a violenza Donne con riduzione dell’autonomia fisica, mentale e sociale causata da violenza domestica Donne vittime di violenza sessuale coniugale Azioni - Indagine conoscitiva pilota sul fenomeno della violenza nei confronti di donne disabili e della violenza sessuale coniugale - Formazione per operatrici e operatori su violenza e disabilità - Apertura di uno sportello specializzato, dedicato all’accoglienza e al sostegno di donne disabili vittime di violenza domestica e sessuale - Sensibilizzazione e informazione sul tema della violenza nei confronti delle donne disabili Risultati ed impatti progettuali Elementi di successo Il progetto è tutt’ora in corso 5.4 Interventi per il reinserimento socio-lavorativo delle vittime Il reinserimento socio-lavorativo delle vittime è una tappa cruciale per garantire la reale uscita delle donne dal circuito della violenza. L’inserimento socio-lavorativo richiede una forte rete di collaborazione a livello locale ed il coinvolgimento sia degli stakeholder della formazione professionale che del mondo economicoproduttivo (imprese, associazioni di categoria, ecc.). Attualmente, in tutte le realtà regionali, questo sembra essere l’anello più debole della rete degli interventi di contrasto al fenomeno della violenza: se infatti in alcune realtà vengono garantiti alle vittime una serie di servizi di sostegno per affrontare l’uscita immediata dalla situazione di violenza, sono ancora pochi i casi in cui i servizi riescono ad accompagnare le donne in un percorso completo di raggiungimento dell’autonomia che comprenda anche il reinserimento lavorativo. Alcuni esempi di progetti realizzati con successo in diverse regioni italiane sono riportati nelle schede delle Buone Prassi che seguono. In questo ambito e sulla scorta di queste esperienze, le Regioni possono finanziare: Costruzione o potenziamento di reti dedicate all’insererimento socio-lavorativo delle vittime di violenza Le reti devono comprendere gli enti pubblici che hanno competenze in materia di formazione e lavoro, ma soprattutto i rappresentanti del mondo economico-produttivo, fino a comprendere le singole imprese del territorio “sensibili” al tema. La Cabina di Regia può farsi promotrice inoltre della sottoscrizione di accordi o protocolli con associazioni di categoria o imprese che si impegnino a favorire l’ingresso in azienda tramite 65 percorsi di accompagnamento ad hoc delle donne seguite dai Centri antiviolenza. Un esempio di questo genere è il protocollo sottoscritto dal gruppo Camst – leader nel settore della ristorazione – e l’Associzione nazionele Di.Re. (Donne in Rete contro la violenza). Accordo Di.Re. – Gruppo Camst Nel 2012 il gruppo Camst – La Ristorazione Italiana Coop. a r.l. - e la rete nazionale dei CAV Di.Re. hanno sottoscritto un accordo con il quale Camst si impegna ad offrire un percorso di inserimento lavorativo presso una delle 8 aziende del gruppo con sede al Centro-nord alle donne che cercano di uscire dal percorso della violenza e sono seguite da uno dei CAV che aderiscono alla rete. Il gruppo affiancherà inoltre a questa iniziativa una campagna di sensibilizzazione rivolta ai propri dipendenti e clienti (claim della campagna presente sulle tovagliette utilizzate presso i clienti) ed un sostegno economico ai CAV. Un altro esempio interessante in questa direzione è l’istituzione del Fondo Zanetti della Fondazione della Provincia di Lecco Onlus. Fondo Carla Zanetti per l’inserimento lavorativo di donne vittime di violenza Il Fondo “Carla Zanetti”, costituito nell’ambito della Fondazione della Provincia di Lecco, è finalizzato a dare risposte concrete al problema della ricostruzione di una autonomia economica, attraverso il lavoro, a donne vittime di violenze. L’obiettivo è favorire l’inserimento lavorativo di donne in difficoltà, vittime di violenza, sino ad esaurimento delle risorse. Il Fondo è gestito coinvolgendo le associazioni delle donne impegnate in questo ambito (Telefono Donna Lecco, Telefono Donna Merate, Rete Antiviolenza della provincia di Lecco), il Network Occupazione, e attivando i Servizi per l’impiego, in modo da garantire percorsi di selezione che riflettanno sia le effettive necessità che le opportunità. Implementazione di percorsi integrati per donne nel circuito di uscita dalla violenza Diverse Regioni italiane hanno finanziato percorsi integrati per favorire l’inserimento lavorativo delle fasce più svantaggiate della popolazione, nelle quali sono state inserite in modo esplicito anche le donne vittime di violenza. Solo il Pimonte (v. scheda buone prassi) ha emesso un bando specifico per la realizzazione di percorsi miranti all’ingresso o re-ingresso delle donne vittime di violenza nel mercato del lavoro. I percorsi integrati comprendono ’orientamento e accompagnamento all’inserimento lavorativo prevedendo percorsi individualizzati che, a seconda dei casi ed in stretta collaborazione e raccordo con gli enti preposti (centri per l’impiego, ecc.), attivino interventi quali: bilancio di competenze e orientamento personale/professionale, percorsi formativi o di aggiornamento e/o riqualificazione professionale, tirocinio, work experience o stage, inserimento lavorativo in azienda. In tutti i casi è opportuno prevedere la presenza di una tutor che possa accompagnare la donna nel percorso di reinserimento socio-lavorativo, fungendo da figura di riferimento anche per l’azienda che sceglie di assumere. È inoltre opportuno prevedere anche una forma di sostegno economico per la vittima inserita in un percorso di inserimento lavorativo, giacché per poter uscire definitivamente dalla violenza le donne spesso sono costrette ad abbandonare il proprio contesto, ritrovandosi senza sostentamento economico per sé e per i propri figli. Nel Regno Unito, ad esempio, le donne vittime di violenza possono usufruire di un ampliamento temporale dell’indennità di disoccupazione, per consentire loro di riorganizzare la propria vita e trovare un lavoro potendo contare, per un periodo limitato, su un’indennità che consente loro di vivere. 66 Jobseeker’s Allowance – Domestic Violence (JSA-DV) Easement – REGNO UNITO Nel Regno Unito l’indennità di disoccupazione (Jobseeker’s Allowance) ha una durata massima di 180 giorni ed è soggetta ad un “Patto di Servizio” nel quale il disoccupato attivamente impegnato nella ricerca di un lavoro si impegna a seguire le indicazioni dei consulenti del Servizio per l’Impiego ed a svolgere i necessari colloqui, percorsi formativi, ecc. che vengono individuati per lui/lei. Dal 23 Aprile 2012, il Governo inglese ha previsto la possibilità di estendere la durata della Jobseeker’s Allowance nel caso di vittime di violenza, sulla base del dato che le vittime hanno bisogno di un periodo di tempo per poter riorganizzare la propria vita e trovare eventualmente un (nuovo) lavoro. L’estensione è possibile nel caso di violenza domestica documentata da un professionista (del settore sanitario o sociale, ma anche di associazioni riconosciute che si occupano di sostegno alle vittime) e solo nel caso in cui la vittima non conviva più con il perpetratote. Il dispositivo prevede l’estenzione dei termini dell’indennità per 4 settimane, eventualmente aumentabili fino ad un massimo di 13 settimane. Un primo report di valutazione qualitativa del dispositivo, ha segnalato che nel primo anno di entrata in vigore (fino al 29 Marzo 2013) sono state 338 le beneficiarie della JSA-DV, di cui 115 per il massimo del periodo previsto (13 settimane). https://www.gov.uk/government/publications/jobseekers-allowance-domestic-violence-easement-and-destitutedomestic-violence-concession-implementation-rr843 Titolo del progetto/esperienza Data inizio e data fine Referente progetto/esperienza Composizione della partnership Livello territoriale di riferimento Canale di finanziamento Ambito tematico di riferimento Breve descrizione del progetto Interventi finalizzati all’inserimento socio-lavorativo delle vittime di violenza, grave sfruttamento e tratta - D.G.R. n. 120-3022 del 28/11/2011 2011-2013 Regione Piemonte Direzione Istruzione, Formazione professionale e Lavoro Settore promozione e sviluppo dell’imprenditorialità e della cooperazione L’avviso pubblico ha previsto che i progetti fossero presentati da reti articolate a livello locale con la partecipazione di Enti Locali e/o loro raggruppamenti, soggetti pubblici e privati operanti sul territorio. Complessivamente i progetti hanno coinvolto 122 partner (pubblici e privati) Europeo (specificare il Pese) __________________________________ Nazionale Regionale (specificare la Regione): PIEMONTE Provinciale (specificare la Provincia) _____________________________ Comunale (specificare il Comune) _______________________________ Fondi Europei a finanziamento diretto (specificare il Fondo) _________________ Fondi Strutturali (specificare il Fondo) POR CRO FSE 2007-2013 PIEMONTE – Asse II Occupabilità Fondi Nazionali (specificare) Fondi Regionali (specificare) Altro canale di finanziamento (specificare) ________________________ Conciliazione dei tempi vita-lavoro Azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere Inserimento lavorativo, creazione d’impresa e sviluppo dell’imprenditorialità Sviluppo locale/urbano Governance (partenariato) Non discriminazione e inclusione sociale Destinatari Vittime di violenza, grave sfruttamento e tratta Obiettivo Realizzare percorsi integrati che coniughino azioni di motivazione ed empowerment, servizi di formazione orientativa e tirocini, con azioni mirate di incentivo alla partecipazione. Azioni Per ciascuna destinataria realizzazione di un percorso individualizzato di inserimento sociolavorativo della durata massima di 180 ore di front, con tirocinio di durata compresa tra 2 e 67 Risultati ed impatti progettuali Elementi di successo Titolo del progetto/esperienza Data inizio e data fine Referente progetto/esperienza Composizione della partnership Livello territoriale di riferimento Canale di finanziamento Ambito tematico di riferimento Breve descrizione del progetto Risultati ed impatti progettuali 12 mesi, con erogazione di incentivo alla partecipazione ed individuazione di un tutor del percorso. Sono stati finanziati 17 progetti di inserimento su tutto il territorio regionale, di cui 1 destinato esclusivamente a vittime di violenza e 16 destinati sia a vittime di violenza che di tratta. Le destinatarie finali coinvolte nei percorsi di inserimento socio-lavorativo sono state complessivamente 277. Elementi di successo del bando sono stati: - L’istituzione di un Gruppo tecnico di lavoro a cui hanno partecipato i referenti dei diversi progetti, finalizzato a condividere le esperienze derivanti dalla realizzazione delle attività progettuali a livello locale e a realizzare a livello regionale sinergie ed integrazione degli interventi in corso; - Il riconoscimento del ruolo fondamentale dei Centri per l’Impiego per il raccordo tra le attività di orientamento e il sostegno all’inserimento lavorativo e quali soggetti in grado di considerare le esigenze di conciliazione e responsabilità familiare delle destinatarie da sostenere anche mediante l’utilizzo di strumenti specifici quali i voucher di conciliazione LeA – Lavoro e Accoglienza 2007-2008 Le Onde Onlus Le Onde Onlus Associazione Ananke Provincia di Pescara Comune di Pescara Ufficio Regionale della Consigliera di Parità Consorzio Sviluppo Sistema Mediterraneo Europeo (specificare il Pese) __________________________________ Nazionale Regionale (specificare la Regione): ABRUZZO Provinciale (specificare la Provincia) _____________________________ Comunale (specificare il Comune) _______________________________ Fondi Europei a finanziamento diretto (specificare il Fondo) _________________ Fondi Strutturali (specificare il Fondo) POR Ob.3 2000-2006 Abruzzo – Misura E1.1 Fondi Nazionali (specificare) Fondi Regionali (specificare) Altro canale di finanziamento (specificare) ________________________ Conciliazione dei tempi vita-lavoro Azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere Inserimento lavorativo, creazione d’impresa e sviluppo dell’imprenditorialità Sviluppo locale/urbano Governance (partenariato) Non discriminazione e inclusione sociale Obiettivi e azioni L'intervento si è fondato su conoscenze, saperi ed indagini prodotti in tema di violenza di genere dalle associazioni di donne e da esperte/i di differenti discipline, che in questi ultimi venti anni hanno sviluppato pratiche e metodologie utili all'emersione del fenomeno ed al suo contrasto. Il progetto ha assunto le evidenze emerse dalle indagini internazionali e nazionali ed ha proposto un modello di intervento che ha coniugato una ricerca-azione con un’azione pilota volta all’inserimento lavorativo delle donne vittime di violenza. L’azione pilota ha previsto la costituzione di un tavolo integrato per l’inserimento lavorativo delle vittime di violenza, composto da Assessorato Lavoro e Formazione provinciale, Consigliera di parità provinciale, Assessorato alle politiche sociali comunale, sindacati, associazioni di categoria, imprese e imprese sociali. Nell’ambito dell’azione pilota realizzata nel territorio della provincia di Pescara, il tavolo ha implementato un dispositivo di orientamento e tirocinio formativo per 6 donne vittime di violenza che sono state inserite in contesti lavorativi tramite stage per 6 mesi con tutoring in azienda. Gli inserimenti sono stati fattivamente effettuati dal Centro per l’Impiego. 68 Elementi di successo Il progetto ha realizzato un’azione pilota di tipo sperimentale con poche donne, che ha però consentito di individuare elementi per la trasferibilità (formalizzazione delle procedure e degli strumenti utilizzati). Strumenti per l’incentivazione di imprese private che assumono donne nel circuito di uscita dalla violenza L’incentivazione delle imprese per l’assunzione o la trasformazione di contratti di personale appartenente a categorie svantaggiate è stata una misura molto utilizzata dalle Regioni italiane nel ciclo di programmazione 2007-2013, ma non risultano esperienze in cui sia stata incentivata in maniera specifica l’assunzione di vittime di violenza. Il supporto finanziario alle aziende private per sostenere i costi di un’assunzione nel primo periodo è uno strumento che potrebbe essere sperimentato nella costruzione di un sistema complessivo e articolato per il reinserimento sociolavorativo delle vittime di violenza. È opportuno inoltre che la Cabina di Regia individui, in accordo con le parti sociali, adeguate modalità di promozione ma anche di controllo dello strumento finanziario destinato alle imprese. 5.5 Interventi che hanno come target specifico gli uomini Negli ultimi anni, molte indicazioni sono state date, a livello comunitario e nazionale, per coinvolgere più attivamente la componente maschile nella prevenzione e contrasto alla violenza di genere, nella convinzione che per affrontare e contrastare il fenomeno della violenza di genere è necessario promuovere un forte cambiamento culturale negli uomini e nel loro modo di vivere il rapporto con le donne. Inoltre, gli organismi intenazionali (tra cui il Consiglio d’Europa) sottolineano la necessità sempre più stringente di guardare al fenomeno della violenza in tutte le sue articolazioni per comprenderne la complessità, assumendo dunque anche la prospettiva degli autori della violenza. Le esperienze in questa direzione sono ormai sempre più numerose, sia a livello europeo che italiano ed interventi specificatamente destinati agli uomini devono progressivamente diventare parte integrante del sistema di prevenzione e contrasto alla violenza di genere. A livello internazionale, esperienze pionieristiche sono state realizzate in Canada, Australia, Stati Uniti e, in Europa, in Svizzera, Norvegia, Regno Unito, Austria, Spagna, tutti Paesi che hanno affiancato a sperimentazioni sul campo, una normativa specifica per realizzare una politica antiviolenza sistematica e integrata con il coinvolgimento degli uomini. A seconda dei contesti e dei bisogni dei territori, la Cabina di Regia può promuovere la realizzazione di: Campagne e/o interventi di sensibilizzazione destinati in maniera specifica ad un target maschile In questo ambito rientrano sia le campagne pubblicitarie con lo scopo di diffondere la cultura di genere e di parità dei diritti tra uomo e donna e scardinare modelli e stereotipi che giustificano comportamenti aggressivi, violenti e di dominanza da parte degli uomini nei confronti delle donne, sia interventi mirati a favorire la presa di consapevolezza da parte di ragazzi e adolescenti maschi rispetto all’inutilità e dannosità dei comportamenti aggressivi e violenti. Titolo del progetto/esperienza NoiNo.org – Uomini contro la violenza sulle donne 69 Data inizio e data fine Referente progetto/esperienza Composizione della partnership Livello territoriale di riferimento Canale di finanziamento Ambito tematico di riferimento Breve descrizione del progetto 2012-in corso Elisa Coco [email protected] Responsabile della comunicazione Promotori: Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna Associazione Orlando Partner e sostenitori sono numerosissimi tra Enti Pubblici, imprese e associazioni di categoria, associazioni del privato sociale, società e federazioni sportive. L’elenco completo è pubblicato sul sito www.noino.org . Qui si riporta solo l’elenco degli Enti Pubblici e delle associazioni che svolgono il ruolo di referenti territoriali: Roma Capitale Regione Lazio Comune di Bologna Provincia di Bologna Alma Mater Studiorum Università di Bologna Comune di Faenza Unione della Romagna Faentina Comune di Reggio Emilia Coop. Soc. Be Free – Roma Ass. SOS Donna – Faenza Ass. Nondasola – Reggio Emilia Europeo (specificare il Pese) __________________________________ Nazionale Regionale (specificare la Regione) EMILIA ROMAGNA e LAZIO Provinciale (specificare la Provincia) _____________________________ Comunale (specificare il Comune) _______________________________ Fondi Europei a finanziamento diretto (specificare il Fondo) _________________ Fondi Strutturali (specificare il Fondo) ___________________________ Fondi Nazionali (specificare) Fondi Regionali (specificare) Altro canale di finanziamento (specificare) Fondazione privata + contributi pubblici e privati dei sostenitori della campagna Conciliazione dei tempi vita-lavoro Azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere Inserimento lavorativo, creazione d’impresa e sviluppo dell’imprenditorialità Sviluppo locale/urbano Governance (partenariato) Non discriminazione e inclusione sociale Storia NoiNo.org – uomini contro la violenza sulle donne nasce da un concorso di idee bandito nel 2011 dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna in collaborazione con l'associazione Orlando, per realizzare una campagna sociale sulla violenza maschile contro le donne. La base del “brief” è uno studio commissionato dalla Fondazione del Monte a Giuditta Creazzo, ricercatrice e socia della Casa delle Donne di Bologna. L'approccio è innovativo: il bando della Fondazione del Monte richiede espressamente di rivolgersi al pubblico maschile. Malgrado gli autori delle violenze di genere siano per definizione gli uomini (senza differenza di età, livello economico e culturale) la comunicazione sembra ignorare questo fatto: la pubblicità sociale e i mezzi di informazione mostrano solo le vittime e si rivolgono solo alle donne, spesso contribuendo a rafforzare luoghi comuni falsi e dannosi. Le agenzie di comunicazione di Bologna Studio Talpa e Comunicattive si aggiudicano il bando con un progetto di comunicazione articolato che comprende: - un'attività di “community building” on line e off line, con sito web, blog, pagina Facebook, strumenti di comunicazione non convenzionale, eventi sul territorio; - una campagna advertising con strumenti di comunicazione classici (affissione), con il coinvolgimento di noti testimonial e il supporto dell'attività di media relations. Obiettivi e azioni Community e campagna sono identificate da un logo e da un claim: NoiNo.org – uomini contro la violenza sulle donne. Non un modo per chiamarsi fuori, ma per dire agli altri uomini che la violenza non fa parte per natura dell'essere maschi, e che gli uomini per primi negano ogni complicità con chi esercita la violenza e con chi la giustifica. Il nome coincide 70 con l'indirizzo del sito web www.noino.org. Su questo sito, gli uomini che condividono lo spirito di NoiNo.org possono aderire alla campagna con nome e cognome, pubblicare una foto o un video messaggio sulla gallery, scaricare e diffondere i loghi e altri materiali della campagna per coinvolgere altri uomini. Il sito web diffonde anche dati e informazioni e comprende un blog e una newsletter, che aggiornano su iniziative e appuntamenti, offrono notizie e approfondimenti per informarsi e contrastare la cultura alla base della violenza, sempre con un taglio “maschile”. Sul sito si apre anche anche una “finestra” sulla omonima pagina Facebook, che contribuisce a diffondere il progetto. L'obiettivo è creare una community, un gruppo on line di uomini che rifiutano pubblicamente la violenza maschile contro le donne. Chi aderisce al progetto afferma che il problema lo coinvolge, e s'impegna a diffondere informazioni e a coinvolgere altri uomini. Il target non è la minoranza (anche se significativa) degli uomini “maltrattanti”, è la maggioranza silenziosa di chi non esercita violenze conclamate ma spesso non è consapevole del problema. La strategia è non “colpevolizzare” tutti gli uomini né dividerli in “buoni e cattivi”, ma responsabilizzarli, renderli protagonisti consapevoli e attivi di un cambiamento di mentalità. L’idea alla base della campagna è che ogni uomo può fare qualcosa contro la cultura del possesso e del controllo, contro il sessismo e le giustificazioni, far sentire la propria voce per dire forte e chiaro che dietro il No alla violenza ci sono anche tanti uomini, diversi tra loro ma uniti dal rifiuto per ogni forma di violenza di genere. La campagna prevede l’uso di testimonial del mondo dello spettacolo e dello sport, oltre ad iniziative nelle scuole ed eventi di sensibilizzazione ed in ambito culturale e sportivo. Risultati ed impatti progettuali La campagna entra anche nelle aule con NoiNo.org Lab, progetto formativo per gli studenti delle scuole superiori di Bologna e di Faenza, realizzato in collaborazione con la Casa delle Donne di Bologna e con Sos Donna di Faenza. Dopo un ciclo di incontri sulla violenza di genere e un laboratorio sulla comunicazione, i ragazzi e le ragazze delle scuole diventano a loro volta formatori “alla pari” ed elaborano la loro versione della campagna NoiNo.org. Nel 2012 NoiNo.org ottiene il patrocinio del Comune, della Provincia e dell'Università di Bologna e debutta nel capoluogo dell'Emilia-Romagna nell'ottobre 2012, con una campagna di affissioni. Parallelamente, il progetto viene diffuso capillarmente sul territorio della città, con strumenti non convenzionali e in luoghi maschili: negli spogliatoi delle palestre, nei bagni dei pub, nei camerini dei negozi di abbigliamento ecc. Vengono creati appuntamenti in bar e biblioteche, in occasione di grandi manifestazioni sportive (Strabologna) e festival culturali. Sono distribuite migliaia di spillette, adesivi, t-shirt, cartoline. Vengono scattati centinaia di ritratti e video, condivisi sui social network ed esposti in mostre ed eventi. Tutto questo attraverso il coinvolgimento di una rete di partner: dagli enti pubblici alle associazioni di artigiani e commercianti, dai tassisti alle associazioni sportive, dalle aziende ai centri sociali, dai bar ai sindacati... Grazie a questo lavoro, all'attività sul web e all'attenzione dei media, NoiNo.org ottiene grande attenzione in tutta Italia. La community cresce giorno dopo giorno: tra sito e Facebook conta migliaia di aderenti. Tra questi, tanti nomi noti: attori (Marcorè, Mastandrea), giornalisti (Iacona), musicisti (Capossela) e altri si prestano a fare da testimonial sul sito www.noino.org. Nel 2013, grazie al rinnovato sostegno della Fondazione del Monte, NoiNo.org prosegue e si estende. La nuova edizione della campagna vede protagonisti Claudio Bisio, Cesare Prandelli, Daniele Silvestri e Alessandro Gassmann, e viene adottata dal Comune di Roma e in tutta la Regione Lazio, dal comune di Faenza e dall'Unione della Romagna Faentina, dal Comune di Reggio Emilia. In queste città, la community e la campagna vengono diffuse grazie all'impegno dei Comuni e dai centri antiviolenza sul territorio: Coop Be Free a Roma, Associazione Sos Donna a Faenza, Associazione Nondasola a Reggio Emilia. Il 25 novembre 2013, giornata mondiale contro la violenza di genere, NoiNo.org ottiene la Targa di Rappresentanza della Presidenza della Repubblica. Tra agosto e dicembre 2013 sono stati realizzati più di 20 eventi all’interno della campagna, con stand informativi e distribuzione di materiali, in occasione di eventi sportivi, fiere, festival, corsi, eventi culturali, interviste e presentazioni della campagna. Nel 2014 NoiNo.org continua la sua attività on line (e non solo), grazie al contributo del Progetto InRete, erogato dal Comune di Bologna di concerto con l'Associazione Orlando. 71 Per la campagna 2013-2014 con 4 nuovi testimonial (Cesare Prandelli, Claudio Bisio, Alessandro Gassman, Daniele Silvestri) sono stati realizzate affissioni pubblicitarie: 85 impianti a Bologna, 6541 a Roma e nel Lazio, 128 a Reggio Emilia, 40 a Faenza. In occasione della Giornata Mondiale contro la violenza alle donne (25 novembre) è stata realizzata una serie di eventi: a Bologna: “Mettiamoci la faccia” – Photobox presso la biblioteca; NoiNo LAB: mostra degli elaborati degli studenti a Roma: corner informativo e fotografico presso Largo Argentina, presso Lanificio 159 e presso lo Stadio Olimpico in 3 domeniche di novembre prima delle partite; presentazione in Campidoglio a Reggio Emilia: conferenza stampa interattiva presso una delle scuole che partecipa a NoiNo Lab a Faenza: conferenza stampa e campagna informativa con manifesti, banchetto in piazza e serata cinema con aperitivo con corner informativo e fotografico della campagna Al 31/1/2014 il numero complessivo di adesioni alla Campagna NoiNo è di 5001, comprensivo di 41 “personaggi famosi”: 4659 adesioni individuali e 343 adesioni collettive. L’85% di coloro che hanno aderito è uomo. Elementi di successo Titolo del progetto/esperienza Data inizio e data fine Referente progetto/esperienza Composizione della partnership Livello territoriale di riferimento Canale di finanziamento Ambito tematico di riferimento Breve descrizione del progetto La pagina Facebook della campagna NoiNo al 31/1/2014 ha registrato 13753 “mi piace”, nel 41% dei casi da parte di utenti uomini. Campagna on line e off line presso luoghi di incontro maschili e in occasione di eventi sportivi e culturali Coinvolgimento di istituzioni pubbliche nel sostegno alla campagna Uso di testimonial del mondo dello sport e dello spettacolo Coinvolgimento di gruppi e associazioni attraverso la possibilità dell’adesione collettiva Coinvolgimento dei giovani delle scuole superiori “Parla con Lui – dialogare con gli uomini per vincere contro la violenza di genere” 2009-2010 Soggetto responsabile e attuatore: Provincia di Milano Partner: Comune di Bareggio (MI); Comune di Trezzo sull'Adda (MI); Comune di Rozzano (MI); Centro Italiano per la Promozione della Mediazione; Associazione A.L.A. Milano Onlus; Associazione Filo di Arianna di Rozzano (MI) Europeo (specificare il Pese) __________________________________ Nazionale Regionale (specificare la Regione) ______________________________ Provinciale (specificare la Provincia): MILANO Comunale (specificare il Comune) _______________________________ Fondi Europei a finanziamento diretto (specificare il Fondo) ______________________ Fondi Strutturali (specificare il Fondo) ___________________________ Fondi Nazionali (specificare) Dipartimento Pari Opportunità Fondi Regionali (specificare): finanziamento Ministero per le Pari Opportunità e Provincia di Milano Altro canale di finanziamento (specificare) Provincia di Milano Conciliazione dei tempi vita-lavoro Azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere Inserimento lavorativo, creazione d’impresa e sviluppo dell’imprenditorialità Sviluppo locale/urbano Governance (partenariato) Non discriminazione e inclusione sociale Destinatari (diretti e indiretti): giovani dai 14 ai 25 anni, in particolare uomini; genitori ed insegnanti; soggetti che per motivi professionali e di volontariato possono trovarsi a confronto con situazioni di violenza, (ad esempio: insegnanti, avvocati, operatori e operatrici socio-sanitari/e, ecc); amministratori comunali e cittadinanza. 72 Obiettivi: L'obiettivo è duplice. Da un lato, coinvolgere attivamente gli uomini, soprattutto le giovani generazioni e le figure educative, in una riflessione sulla relazione tra i generi e sulla violenza. Dall'altro, sensibilizzare e formare tutti i soggetti che per motivi professionali e di volontariato possono trovarsi a confronto con situazioni di violenza, che non sempre viene denunciata o manifestata (dagli insegnanti agli avvocati, dai servizi ai luoghi di lavoro ecc). Risultati ed impatti progettuali Elementi di successo Azioni: Le azioni realizzate sono state: - un video–documentario oggi diffuso in tutti i Comuni, nelle associazioni femminili, nelle biblioteche, nelle scuole ecc; - la sperimentazione di laboratori educativi con ragazzi, insegnanti ed educatori di scuole superiori e centri di aggregazione giovanili; - la sensibilizzazione diretta nei confronti della cittadinanza e degli amministratori comunali; - l'organizzazione di corsi per sviluppare competenze specifiche degli attori di varie culture organizzative e professionali, per favorire la conoscenza reciproca tra i diversi soggetti che, a vario titolo sul territorio, intercettano il fenomeno della violenza in tutte le sue forme. Considerare il fenomeno della violenza di genere dal punto di vista maschile, sia in un'ottica di prevenzione e sensibilizzazione, sia di conoscenza e contrasto del fenomeno. Sostenibilità: Il libro "Los Genios de las Bottellas" è un prodotto di Entertainment Education volto a prevenire la violenza domestica nella comunità ecuadoriana a Milano e costruito nell'ambito del progetto "Parla con Lui" dall’Associazione Ala Milano Onlus. Servizi per il supporto, il trattamento ed il reinserimento degli uomini violenti In molti paesi occidentali, la diffusione di interventi per il trattamento e il reiserimento degli uomini violenti, ha avuto inizio già negli anni ’80. Nel corso del tempo, sono stati sperimentati numerosi programmi di trattamento, che costituiscono un ampio patrimonio da cui attingere anche per lo sviluppo di questo genere di servizi nel nostro paese. In Italia, infatti, le esperienze di servizi strutturati destinati agli autori di violenza sono ancora poco diffuse, sebbene qualcosa inizi a cambiare. Il principale obiettivo di questa tipologia di intervento è favorire la presa di consapevolezza negli aggressori circa le conseguenze del proprio comportamento e promuovere percorsi terapeutici di cambiamento. Da una ricerca condotta nel corso del 20129, è emerso che sono poco più di una decina i centri e servizi disponibili sul territorio nazionale per il reinserimento sociale degli uomini violenti, concentrati al Centro-Nord, come mostra la tabella seguente. Le uniche esperienze al momento reperibili al Sud, sono quelle in corso di realizzazione a cura della cooperativa EVA, in provincia di Caserta, all’interno di un progetto più ampio di implementazione della rete antiviolenza (IARA), che prevede anche attività di sostegno e recupero degli uomini maltrattanti, e lo Sportello per uomini maltrattanti della ASL Napoli 1. Città Nome del Centro/Servizio/Progetto Anno di inizio attività Gestione Bergamo Non più uomini violenti 2012 Privata: coop. soc. Il Varco Bolzano e Consultorio per uomini – 2011 Pubblico/privata: Finanziamento Privato: Fondazione Bergamasca Pubblico Accesso Volontario Orientato da 9 Uomini abusanti. Prime esperienze di riflessione e intervento in Italia. Rapporto di ricerca a cura di Le Nove s.r.l. realizzato con il contributo del DPO. http://lenove.org/wp-content/uploads/2013/01/Lenove-Uomini-abusanti_20dic012.pdf 73 Città Nome del Centro/Servizio/Progetto Rovereto training per uomini violenti Anno di inizio attività Gestione Caritas e Comune di Rovereto Privata: ass. White Dove e Lighthouse12 Privata: Ass. CAM Onlus Genova L’altra faccia della sofferenza: intervento uomini violenti 2012-13 Firenze CAM – Centro Ascolto Maltrattanti 2009 Ferrara Punto di ascolto per uomoni violenti 2012-13 Privata: Ass. CAM Onlus Forlì CTV/M Centro Trattamento Violenza Maltrattanti 2012-13 Privata: Ass. Psicologi Delphi Milano Presidio criminologico (Carcere di Bollate, UEPE, presidio territoriale) Finanziamento Accesso Procura, Tribunale Minorenni, UEPE Pubblico: ASL 3 GE Volontario Privato Volontario Pubblico: DPO e Comune di Ferrara Pubblico: Provincia di Milano; Regione Lombardia Volontario Volontario 2005 Privata: CIPM Centro Italiano Promozione Mediazione Pubblico Detenuti sexoffender, soggetti in EPE o ex detenuti, anche non exdetenuti per il presidio territoriale 2012-13 Pubblica: Università degli Studi di Milano – Cattedra di Criminologia Pubblico Soggetti in EPE Milano Centro S.AVI.D. Stop alla Violenza Domestica Modena LDV – Liberiamoci dalla violenza. Centro di accompagnamento al cambiamento per uomini 2011 Pubblica: Ausl MO Rimini LDV – Liberiamoci dalla violenza. Un aiuto per uomini che vogliono cambiare 2013 Pubblica: Ausl RN Roma Relazioni libere dalla violenza 2012-13 Roma Progetto Uomini violenti 2012-13 Torino Telefono uomo. Sportello telefonico per ascolto del disagio maschile 2009 Trieste Intervento con uomini violenti 2012-13 Pubblico-privato: Istituzione Provincia Solidea e Ass. Differenza Donna Privata: Coop. soc. Be Free Privata: Ass. Il cerchio degli uomini Privato: gruppo di operatori/operatrici Pubblico: Ausl MO, Regione EmiliaRomagna Pubblico: Ausl RN, Regione EmiliaRomagna Pubblico: Provincia di Roma Volontario Volontario Volontario Detenuti e soggetti in EPE Pubblico: Provincia di Torino Pubblico: Regione Friuli Venezia-Giulia Volontario Volontario 74 Città Nome del Centro/Servizio/Progetto Anno di inizio attività Gestione Finanziamento Accesso (Provincia di Trieste per la formazione iniziale) Si tratta di servizi tutti dedicati agli uomini aggressivi e/o violenti, ma che nascono da esperienze e percorsi differenziati, conducendo di conseguenza anche a modelli e prassi di intervento non omogenee. In alcuni casi (es. CAM di Firenze) il centro rivolto agli autori di violenza nasce come “filiazione” di un centro antiviolenza che accoglie le vittime. Altrove, il servizio ha piuttosto origine da una riflessione sulla costruzione culturale della mascolinità e sulla crisi del modello patriarcale fatta direttamente da gruppi di uomini: in questi casi (es. Telefono Uomo di Torino) le associazioni di uomini sono spesso partner attivi dei progetti. In alcune esperienze, il focus è sulla paternità e dunque sulla promozione di relazioni familiari non caratterizzate da conflitto distruttivo e violento (es. Consultorio per uomini di Bolzano e Rovereto). Infine ci sono le progettualità nate all’interno degli istituti di pena (es. Presidio criminologico di Milano) o comunque dedicate ad autori di reato condannati come sex offender o per maltrattamenti in famiglia. La maggior parte delle esperienze realizzate in Italia condividono comunque un orientamento culturale di fondo che vede nel trattamento degli uomini una modalità per garantire maggiore tutela e sicurezza alle vittime e diminuire il rischio di recidiva, inserendosi dunque in una cornice che considera la violenza di genere un fenomeno sociale. Dal punto di vista metodologico, alcuni tratti comuni a molte delle esperienze sperimentate in Italia sono: accesso volontario, esclusione di soggetti con disturbi psichiatrici o dipendenza da sostanze, colloqui individuali e di gruppo, impostazione prevalentemente di tipo cognitivo-comportamentale, intervento diretto alla presa di consapevolezza e responsabilizzazione dell’autore di violenza, costruzione di rapporti di stretta collaborazione con i Centri Antiviolenza e la rete dei servizi territoriali. In questo ambito, anche basandosi su quete esperienze pilota, le Regioni possono finanziare interventi volti all’assistenza e al recupero dei perpetratori della violenza, come helpline, centri per il trattamento degli uomini violenti, servizi specifici per il sostegno e il recupero, ecc. Titolo del progetto/esperienza Data inizio e data fine Referente progetto/esperienza Composizione della partnership Livello territoriale di riferimento Canale di finanziamento Standard di lavoro con i perpetratori di violenza domestica 2007- in corso Kay Wegner – BAG TäHG [email protected] BAG TäHG - Associazione federale per il lavoro con i perpetratori di violenza domestica L’associazione raccoglie 37 organizzazioni che lavorano con i perpetratori di violenza domestica in tutta la Germania Europeo (specificare il Pese) __________________________________ Nazionale GERMANIA Regionale (specificare la Regione) ______________________________ Provinciale (specificare la Provincia) Comunale (specificare il Comune) _______________________________ Fondi Europei a finanziamento diretto (specificare il Fondo) ______________________ Fondi Strutturali (specificare il Fondo) ___________________________ Fondi Nazionali (specificare) 75 Ambito tematico di riferimento Breve descrizione del progetto Fondi Regionali (specificare) Altro canale di finanziamento (specificare) Conciliazione dei tempi vita-lavoro Azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere Inserimento lavorativo, creazione d’impresa e sviluppo dell’imprenditorialità Sviluppo locale/urbano Governance (partenariato) Non discriminazione e inclusione sociale Obiettivo: creare degli standard qualitativi condivisi per il lavoro con i perpetratori per contribuire alla lotta alla violenza domestica e al miglioramento della parità di genere Destinatari Tutti i professionisti che lavorano con i perpetratori di violenza domestica Risultati ed impatti progettuali Elementi di successo Titolo del progetto/esperienza Data inizio e data fine Referente progetto/esperienza Composizione della partnership Livello territoriale di riferimento Canale di finanziamento Ambito tematico di riferimento Breve descrizione del progetto Metodologia e azioni Per la definizione degli standard è stato previsto un lungo lavoro collaborativo tra i professionisti delle 37 associazioni che fanno parte di BAG TäHG e referenti del Ministero della Famiglia Nel corso degli anni 2005-2006 e 2007 sono stati fatti una serie di incontri che hanno portato ad una prima stesura degli standard, poi condivisi con la Conferenza Nazionale dei progetti di intervento, la Federazione dei centri e linee telefoniche per la violenza e la Federazione delle Case Rifugio per le vittime. I primi standard sono stati adottati nel 2007 e da allora un gruppo di lavoro di BAG TäHG monitora e aggiorna costantemente gli standard, in risposta ai cambiamenti societari. Attualmente gli standard non sono ancora obbligatori per legge, ma BAG TäHG è diventata ormai il punto di contatto nazionale per il lavoro con i perpetratori e tutte le associazioni che vi aderiscono li seguono. La definizione degli standard è avvenuta con la condivisione degli operatori che già lavoravano nel campo della violenza e in collaborazione con le case rifugio. Gli standard non sono astratti, ma calati nella realtà concreta dell’intervento con i perpetratori. “Ldv - Liberiamoci dalla violenza”, centro di accompagnamento al cambiamento per uomini Dal 2 dicembre 2011 (data di apertura del Centro)- in corso Monica Dotti, coordinatrice del progetto, Azienda USL di Modena. Soggetto responsabile: Regione Emilia-Romagna Attuatore/i: Azienda Usl di Modena Europeo (specificare il Pese) __________________________________ Nazionale Regionale (specificare la Regione): EMILIA ROMAGNA Provinciale (specificare la Provincia) Comunale (specificare il Comune) _______________________________ Fondi Europei a finanziamento diretto (specificare il Fondo) ______________________ Fondi Strutturali (specificare il Fondo) ___________________________ Fondi Nazionali (specificare) ___________________________________ Fondi Regionali (specificare): finanziamento Regione Emilia Romagna Altro canale di finanziamento (specificare) ________________________ Conciliazione dei tempi vita-lavoro Azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere Inserimento lavorativo, creazione d’impresa e sviluppo dell’imprenditorialità Sviluppo locale/urbano Governance (partenariato) Non discriminazione e inclusione sociale Destinatari (diretti e indiretti): uomini che compiono violenza di genere e intrafamiliari; servizi sociali comunali; enti e associazioni che si occupano di violenza di genere. 76 Obiettivi: • offrire una concreta possibilità di cambiamento agli autori delle violenze; • ridurre il rischio delle recidive di maltrattamento; • prevenire nuovi casi di maltrattamento; • migliorare la sicurezza delle vittime reali e potenziali; • ridurre le incidenze sanitarie e sociali a carico delle vittime; • essere parte integrante e riconosciuta di un più ampio sistema di interventi di RETE a livello provinciale. Risultati ed impatti progettuali Azioni: La psicoterapia nel Centro LDV, sia individuale che di gruppo, consta di 4 fasi, mutuate interamente dal modello ATV-Alternative to Violence (Alternativ til Vold) di Oslo, il cui fine ultimo è l’assunzione di responsabilità riguardo i comportamenti violenti e la loro cessazione stabile: 1a Fase: attenzione incentrata sulla violenza 2 a Fase: attenzione incentrata sulla responsabilità 3 a Fase: attenzione incentrata sulla storia personale del paziente 4 a Fase: riconoscere le conseguenze della violenza Dal 2 dicembre 2011 (data di apertura del Centro) alla fine ottobre 2012, il Centro LDV è stato contattato da 90 persone 6. I fondi strutturali per la prevenzione e contrasto alla violenza di genere Nel ciclo di programmazione 2007-2013, alcune delle Regioni Obiettivo Convergenza hanno utilizzato fondi dei rispettivi PO per realizzare interventi di prevenzione e contrasto alla violenza di genere. Come mostra la tabella seguente, le risorse sono state prelevate esclusivamente dal FESR, mentre il FSE non ha finanziato nessun intervento specificatamente rivolto alla violenza di genere. I fondi FESR sono stati utilizzati in larga misura per interventi di tipo strutturale, relativi all’adeguamento, ampliamento o destinazione di nuovi edifici a servizi antiviolenza. Regione Calabria Sicilia Campania Puglia FESR RAE fino 2011 Linea 4.2.2.1 Centri Antiviolenza”, finalizzate ad opere di ristrutturazione, adeguamento di immobili, acquisto di arredi e attrezzature destinati alla realizzazione di centri antiviolenza per la prevenzione ed il contrasto alla violenza intra ed extra familiare (Avviso pubblicato nel settembre 2011) RAE fino 2011 Linea 6.1.4.3 Finanziamento Comune di Gela progetto "Sportello di supporto per minori e donne vittime di violenza" D.R.S. n.534 del 20/03/2012 Finanziamento Comune di Adrano progetto “Istituzione di un centro di accoglienza volto a definire e contrastare la marginalità e le violenze perpetrate nei confronti delle donne, finalizzato ad integrare la rete dei servizi previsti dalle politiche ordinarie” D.R.S. n.2209 del 23/11/2011 No RAE 2008 - Nessuna menzione ad interventi di prevenzione e/o contrasto della violenza nei RAE FESR disponibili Azione 3.4.1 Interventi per il potenziamento della rete di strutture e servizi per la prevenzione e il contrasto dello sfruttamento, della tratta e della violenza Con D.G.R. n. 765 del 26/04/2011, sono state assegnati 7,5 M€ per la stipula Accordi di Programma tra Regione Puglia e Ambiti territoriali sociali volti al finanziamento dei piani di investimento sociale integrativi, a loro volta finalizzati alla realizzazione di infrastrutture sociali e FSE Nessuna menzione ad interventi di prevenzione e/o contrasto della violenza nei RAE FSE fino al 2012 La rilevazione è stata possibile solo relativamente al RAE 2007, poiché gli altri non sono disponibili online. Nessuna menzione ad interventi di prevenzione e/o contrasto della violenza nei RAE FSE fino al 2012 NO RAE 2007 Nessuna menzione ad interventi di prevenzione e/o contrasto della violenza nei RAE FSE disponibili 77 Regione FESR sociosanitarie a servizio di donne e minori vittime di violenza e abuso, adulti in difficoltà, minoranze quali nomadi e stranieri immigrati, vittime di tratta per sfruttamento sessuale e/o lavorativo, altri soggetti marginali o a rischio di emarginazione. A fine 2012, risultano sottoscritti 11 disciplinari riferiti a diversi Comuni associati in Ambiti territoriali, per un importo complessivo superiore ai 5,5 M€. Sono inoltre in fase di realizzazione 6 interventi a valere su questa misura per l’apertura di altrettante nuove strutture su 3 province, la cui piena operatività è prevista da gennaio 2015: 1 Casa rifugio per vittime di tratta (provincia di Foggia), 4 Case rifugio per vittime di violenza (province di Bari, Foggia e Lecce), 2 CAV (province di Bari e Lecce) FSE Interventi infrastrutturali per strutture e servizi di prevenzione e contrasto alla violenza sono stati finanziati anche con l’Avviso 119/2008, a valere sull’Azione 3.2.1 “Programma di interventi per il potenziamento dell’offerta di servizi socioassistenziali e sociosanitari” Esempio Progetto AGAPE (ASP Maria Cristina di Savoia, Bari) La nuova programmazione 2014-2020 può diventare uno dei principali strumenti, anche finanziari, per sostenere politiche organiche di prevenzione e contrasto della violenza di genere. Sia il FESR che il FSE consentono, infatti, di finanziare interventi in questo ambito, che ciascuna Regione è poi chiamata a calibrare e programmare in relazione ai bisogni e alle condizioni del proprio territorio. In linea generale, secondo quanto previsto dai Regolamenti dei Fondi QSC, attraverso il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale è possibile finanziare: - interventi infrastrutturali, come ampliamenti, adeguamenti o realizzazione di nuove strutture destinate ad accogliere centri antiviolenza, case rifugio o altre tipologie di servizi per le vittime, i loro figli e/o i perpetratori della violenza - investimenti in infrastrutture ICT, come ad esempio applicativi per la rilevazione dei dati, il monitoraggio, la condivisione di strumenti e procedure - supporto e costruzione di reti Attraverso il Fondo Sociale Europeo è invece possibile finanziare: - formazione degli operatori e rafforzamento delle capacità e delle reti - start up di CAV e/o servizi destinati alle vittime o ai perpetratori della violenza - interventi di inserimento socio-lavorativo con eventuale sostegno economico delle vittime - campagne informative ed interventi di sensibilizzazione Con la presentazione dell’Accordo di Partneriato sui fondi SIE, il 18 Aprile 2014, sono stati chiariti gli obiettivi tematici e le azioni che prevedono interventi specifici destinati alle donne vittime di violenza. Risultati attesi e azioni specifiche sono state inserite in particolare sull’Obiettivo Tematico 9 – Promuovere l’inclusione sociale, combattere la povertà e ogni forma di discriminazione; interventi rivolti alle vittime di violenza possono anche essere programmati sull’Obiettivo Tematico 8 – Promuovere un’occupazione sostenibile e di qualità e sostenere la mobilità dei lavoratori, mentre gli Obiettivi Tematici 2 (Migliorare l’accesso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, nonché l’impiego e la qualità delle medesime) e 11 (Rafforzare la capacità istituzionale delle autorità pubbliche e delle parti interessate e 78 un’amministrazione pubblica efficiente) possono essere utilizzati per implementare azioni di sistema, costruire e rafforzare la rete e migliorarne l’efficacia. La tabella seguente indica per gli OT maggiormente rilevanti, i risultati attesi e le azioni che possono contribuire alla programmazione di politiche integrate di prevenzione e contrasto della violenza di genere. In alcuni casi, segnalati nella tabella, le azioni sono previste sia a livello di PO regionali che di PON, e richiederanno dunque un’attenzione particolare in sede di programmazione ttuativa, al fine di garantire la complementarietà e non duplicare gli interventi. 79 Obiettivo Tematico 9 Priorità Risultato atteso i) l’inclusione attiva, anche per promuovere le pari opportunità e la partecipazione attiva e migliorare l’occupabilità 9.1 Riduzione della povertà, dell’esclusione sociale e promozione dell’innovazione sociale i) l’inclusione attiva, anche per promuovere le pari opportunità e la partecipazione attiva e migliorare l’occupabilità 9.2 Incremento dell’occupabilità e della partecipazione al mercato del lavoro, attraverso percorsi integrati e multidimensionali di inclusione attiva delle persone maggiormente vulnerabili (persone con disabilità, ai sensi dell’art.1, comma 1, della legge 68/1999, persone svantaggiate, ai sensi dell’art.4, comma 1, della legge n. 391/1191, vittime di violenza o grave sfruttamento e a rischio di discriminazione, altri soggetti presi in carico dai servizi sociali Azione 9.1.2 Servizi sociali innovativi di sostegno a nuclei familairi multiproblematici e/o a persone particolarmente svantaggiate o oggetto di discriminazione Livello di programmazione PON Inclusione (pilota e rete, limitatamente al tema della violenza sulle donne e alle vittime di tratta) Fondo/i di riferimento FSE POR 9 9 9 iv) miglioramento dell’accesso a servizi accessibili, sostenibili e di qualità, compresi servizi sociali e cure sanitarie di interesse generale 9.4 Riduzione del numero di famiglie con particolari fragilità sociali ed economiche in condizioni di disagio abitativo iv) miglioramento dell’accesso a servizi accessibili, sostenibili e di qualità, compresi servizi sociali e cure sanitarie di interesse generale 9.4 Riduzione del numero di famiglie con particolari fragilità sociali ed economiche in condizioni di disagio abitativo 9.2.3 Progetti integrati di inclusione attiva rivolti alle vittime di violenza, di tratta e grave sfruttamento e alle persone a rischio di discriminazione 9.4.1 interventi di potenziamento del patrimonio pubblico e privato esistente e di recupero di alloggi di proprietà dei Comuni e ex IACP per incrementare la disponibilità di alloggi sociali e servizi abitativi per categorie fragii per ragioni sociali. Interventi infrastrutturali finalizzati alla sperimentazione di modelli innovativi sociali e abitativi (quali, a titolo esemplificativo, cohousing, borgo assistito, altre tipologie di abitare assistito) 9.4.2 Servizi di promozione e accompagnamento dell’abitare assistito nell’ambito della sperimentazione di modelli innovativi sociali e abitativi, PON Inclusione (azione di sistema) FSE POR PON Città metropolitane FESR POR PON Città metropolitane FSE POR 80 Obiettivo Tematico 8 8 Priorità Risultato atteso i) l’accesso all’occupazione per le persone in cerca di lavoro e inattive, compresi i disoccupati di lunga durata e le persone che si trovano ai margini del mercato del lavoro, nonché attravrerso le iniziative locali per l’occupazione e il sostegno alla mobilità professionale 8.7 Favorire l’inserimento lavorativo e l’occupazione di soggetti/lavoratori svnataggiati i) l’accesso all’occupazione per le persone in cerca di lavoro e inattive, compresi i disoccupati di lunga durata e le persone che si trovano ai margini del mercato del lavoro, nonché attravrerso le iniziative locali per l’occupazione e il sostegno alla mobilità professionale 8.2 Aumentare l’occupazione femminile, attraverso il rafforzamento delle misure per l’inserimento lavorativo delle donne, la promozione della parità tra uomini e donne e la conciliazione tra vita professionale e vita privata/familiare, il sostegno all’autoimpiego e all’autoimprenditorialità Azione finalizzati a soddisfare i bisogni di specifici soggetti target (ad esempio residenzialità delle persone anziane con limitazioni dell’autonomia, l’inclusione per gli immigrati, la prima residenzialità di soggetti in uscita dai servizi sociai, donne vittime di violenza) 8.7.1 Incentivi alle imprese per l’assunzione e altri interventi di politica attiva 8.7.2 Misure per l’attivazione e accompagnamento di percorsi imprenditoriali (es. accesso al credito, fondi di garanzia, microcredito, forme di tutoraggio anche alla pari) 8.7.3 Campagne di informazione e animazione territoriale finalizzate alla conoscenza e diffusione dei principali dispositivi disponibili 8.2.1 Voucher e altri interventi per la conciliazione (women and men inclusive) 8.2.2 Incentivi all’assunzione e altri interventi di politica attiva per l’inserimento e il reinserimento nel mercato del lavoro, tra cui azioni di mobilità professionale, con particolare attenzione ai settori che offrono maggiori prospettive di crescita (prioritariamente nell’ambito di: green economy, blue economy, servizi alla persona, servizi sociosanitari, valorizzazione del patrimonio culturale, ICT) 8.2.4 Percorsi di sostegno (servizi di accompagnamento e/o incentivi) alla creazione d’impresa e al lavoro Livello di programmazione Fondo/i di riferimento PON Sistemi di politiche attive per l’occupazione FSE POR PON Sistemi di politiche attive per l’occupazione FSE POR 81 Obiettivo Tematico 2 11 11 11 Priorità c) rafforzando le applicazioni delle TIC per l’e-government, l’e-inclusion, l’e-culture e l’e-health i) investimento nella capacità istituzionale e nell’efficacia delle amministrazioni pubbliche e dei serizi pubblici a livello nazionale, regionale e locale nell’ottica delle riforme, di una migliore regolamentazione e di una buona governance Rafforzare la capacità istituzionale delle autorità pubbliche e delle parti interessate e un’amministrazione pubblica efficiente mediante azioni volte a rafforzare la capcità istituzionale e l’efficienza delle amministrazioni pubbliche e dei servizi pubblici realitivi all’attuazione del FESR, affiancando le azioni svolte nell’ambito del FSE per rafforzare la capacità istituzionale e l’efficienza della pubblica amministrazione i) investimento nella capacità istituzionale e nell’efficacia delle amministrazioni pubbliche e dei serizi Risultato atteso 2.2 Digitalizzazione dei processi amministrativi e diffusione di servizi digitali pienamente interoperabili della PA offerti a cittadini e imprese (in particolare nella sanità e nella giustizia) 11.1 Aumento della trasparenza e interoperabilità, e dell’accesso ai dati pubblici Azione autonomo, ivi compreso il trasferimento d’azienda (ricambio generazionale) 8.2.5 Campagne di informazione e animazione territoriale finalizzate alla conoscenza e diffusione dei principali dispositivi disponibili 2.2.2 Soluzioni tecnologiche per la realizzazione di servizi di egovernment interoperabili, integrati (joined-up) e progettati con cittadini e imprese, applicazioni di eprocurement e soluzioni integrate per le smart cities and communities 11.1.3 Miglioramento dei processi organizzativi per una migliore integrazione e interoperabilità delle basi informative, statistiche e amministrative, prioritariamente Istruzione, Lavoro, Previdenza e Servizi Sociali, Terzo Settore, Interni ed Affari Esteri e Pubbliche Amministrazioni Livello di programmazione PON Governance PON Città metropolitane (limitatamente a soluzioni smart cities) POR PON sistemi di politiche attive per l’occupazione PON Legalità PON Inclusione PON Istruzione (in complementariertà con azione 11.1.4) Fondo/i di riferimento FESR FSE POR 11.1 Aumento della trasparenza e interoperabilità, e dell’accesso ai dati pubblici 11.1.4 Progettazione, sviluppo e infrastrutturazione di sistemi conoscitivi condivisi per lo scambio, l’elaborazione e la diffusione dei dati disponibili sulle diverse policy (ad esempio contrasto alla dispersione scolastica e apprendimento permanente, integrazione dei sistemi di istruzione e formazione, sistemi di monitoraggio e valutazione delle politiche attive del lavoro) PON sistemi di politiche attive per l’occupazione PON Inclusione PON Istruzione FESR 11.3 Miglioramento delle prestazioni della pubblica amministrazione 11.3.1 Interventi per lo sviluppo delle competenze digitali (e-skills) e di modelli per la gestione associata PON Governance PON Legalità PON Istruzione FSE 82 Obiettivo Tematico Priorità pubblici a livello nazionale, regionale e locale nell’ottica delle riforme, di una migliore regolamentazione e di una buona governance Risultato atteso Azione di servizi avanzati 11.3.2 Definizione di standard disciplinari di qualità de servizio, sviluppo di sistemi di qualità, monitoraggio e valutazione delle prestazioni e standard di servizio 11.3.3 Azioni di qualificazioni ed empowerment delle istituzioni, degli operatori e degli stakeholder (ivi compreso il personale coinvolto nei sistemi di istruzione, formazione, lavoro, servizi per l’impiego, politiche sociali, il personale dei servizi sanitari, il personale degli enti locali – es. SUAP e SUE – delle dogane, delle forze di polizia) 11.3.6 Azioni di sviluppo e rafforzamento della collaborazione in rete interistituzionale e di coinvolgimento degli stakeholder, con particolare riferimento ai servizi sociali, servizi per l’impiego, ai servizi per la tutela della salute, alle istituzioni scoalstiche e formative Livello di programmazione PON Sistemi di politiche attive per l’occupazione PON Inclusione Fondo/i di riferimento POR 83 Prodotto realizzato con il cofinanziamento dell’Unione Europea FESR PON Governance e Assistenza Tecnica 2007/2013 Report a cura di: Patrizia Di Santo, Milena Lombardi RTI Consedin Spa – Studio Come Srl Consedin S.p.A. Via Innocenzo XI, 8 – 00165 Roma(RM) telefono: (+39) 0765.1891.869 fax: (+39) 0765.1891.870 e-mail: [email protected] www.consedin.it Studio Come S.r.l. Via Ostiense, 30 - 00154 Roma (RM) telefono: (+39) 06.8541.435 fax: (+39) 06.85355281 e-mail: [email protected] www.studiocome.it 84