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Linee Guida per la promozione di interventi territoriali di contrasto al

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Linee Guida per la promozione di interventi territoriali di contrasto al
Progetto operativo “Rafforzamento delle strutture operative e delle
competenze in tema di pari opportunità e non discriminazione nella
Pubblica Amministrazione” nell’ambito dell’Obiettivo operativo II.4
del PON Governance e Assistenza Tecnica – Ob. Convergenza – FESR
2007-2013
(CIG: 4039436808 – CUP: J89H08000120006).
Linee Guida per la promozione di interventi
territoriali di contrasto al fenomeno della
violenza di genere
Luglio 2014
1
Indice
1. Obiettivi delle Linee guida ............................................................................................................3
2. L’evoluzione normativa in materia di violenza di genere e stalking.........................................4
2.1 Legislazione internazionale........................................................................................................4
2.2 Legislazione europea..................................................................................................................6
2.3 Legislazione italiana ................................................................................................................10
2.4 Legislazione regionale .............................................................................................................13
2.4.1 Puglia ................................................................................................................................14
2.4.2 Campania ..........................................................................................................................16
2.4.3 Calabria ............................................................................................................................19
2.4.4 Sicilia ................................................................................................................................20
3. Caratteristiche del fenomeno dal punto di vista socio-culturale .............................................22
3.1 Alcuni dati sulla violenza di genere a livello regionale ...........................................................25
4. La risposta delle istituzioni: il quadro attuale dei servizi di prevenzione e contrasto della
violenza di genere .............................................................................................................................25
4.1. Uno sguardo d’insieme: la rete nazionale di strumenti e interventi per prevenire e contrastare
la violenza di genere ......................................................................................................................25
4.1.1 Primo Piano Nazionale Antiviolenza................................................................................25
4.1.2 Protocolli e convenzioni....................................................................................................28
4.1.3 Rete Nazionale Antiviolenza .............................................................................................29
4.1.4 Il lavoro di predisposizione del Nuovo Piano Antiviolenza..............................................31
4.2 I servizi in Puglia .....................................................................................................................32
4.3 I servizi in Campania ...............................................................................................................35
4.4 I servizi in Calabria ..................................................................................................................37
4.5 I servizi in Sicilia .....................................................................................................................39
4.6 Sintesi dello stato e della rete dei servizi antiviolenza.............................................................42
5. Avviare servizi e interventi sul territorio..................................................................................43
5.1. Interventi di sistema ................................................................................................................44
5.2. Interventi per la prevenzione...................................................................................................57
5.3. Interventi per la tutela e la protezione delle vittime e dei loro figli........................................61
5.4 Interventi per il reinserimento socio-lavorativo delle vittime..................................................65
5.5 Interventi che hanno come target specifico gli uomini ............................................................69
6. I fondi strutturali per la prevenzione e contrasto alla violenza di genere ..............................77
2
1. Obiettivi delle Linee guida
Le Linee Guida, promosse dal Dipartimento Pari Opportunità, hanno lo scopo di garantire
coordinamento e coerenza tra azione centrale e territoriale per il contrasto e la prevenzione del
fenomeno della violenza di genere e dello stalking, fornendo supporto tecnico alle amministrazioni
regionali per la programmazione, attraverso lo sviluppo di un modello di governance fondato
sull’utilizzo integrato dei fondi strutturali, in sinergia e addizionalità con le risorse nazionali
destinate al contrasto della violenza e dello stalking.
La definizione di violenza di genere a cui si fa riferimento nel documento, è quella contenuta nella
Convenzione di Istanbul, secondo cui si tratta di una “violazione dei diritti umani e forma di
discriminazione contro le donne, comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che
provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica
o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria
della libertà, sia nella vita pubblica che privata” .
Obiettivi specifici delle Linee guida sono:
- supportare le Amministrazioni regionali nella costruzione di una mappatura dinamica e
completa degli interventi realizzati nel territorio sul tema del contrasto, prevenzione della
violenza di genere e dello stalking e sostegno alle vittime, con particolare riferimento alla
programmazione comunitaria dei fondi strutturali;
- individuare standard di servizio da attivare per la realizzazione di interventi territoriali di
prevenzione e contrasto alla violenza di genere e dello stalking nonché di supporto alle vittime;
- definire modelli di intervento, metodologie di lavoro e operative, per sviluppare il
coordinamento interistituzionale e la cooperazione pubblico/privato, per la definizione delle
strategie di intervento sulla violenza di genere e sullo stalking, per la razionalizzazione delle
risorse, nonché per la messa a punto di una programmazione attuativa in tema di prevenzione e
contrasto alla violenza di genere e allo stalking anche in vista della nuova programmazione
2014-2020.
Le Linee Guida si pongono in continuità con l’azione di accompagnamento delle Regioni avviata
dal Dipartimento Pari Opportunità già nel 2001, con il Primo Piano Nazionale d’Azione di contrasto
alla violenza di genere che ha inteso promuovere lo sviluppo dei centri antiviolenza, prestando
particolare attenzione ai territori in cui non erano ancora presenti. Il Piano, infatti, oltre a puntare
alla costruzione di reti tra tutti i soggetti impegnati nel contrasto alla violenza di genere e allo
stalking, ha messo in evidenza come, complessivamente, in Italia ci fossero pochi centri
antiviolenza in grado di fornire ospitalità oltre a sostegno psicologico, legale e sanitario alle donne
vittime di violenza e ai loro figli.
Il nuovo Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere - attualmente in corso
di elaborazione - prevede invece il rafforzamento complessivo della strategia e degli interventi
mirati alla prevenzione e al contrasto del fenomeno.
Obiettivo delle Linee Guida, quindi, è di supportare lo sviluppo della strategia regionale,
promuovere il superamento delle suddette disparità territoriali, garantendo lo sviluppo su tutto il
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territorio di azioni e servizi che rispondano alle richieste di aiuto delle donne vittime di violenza e
di stalking e dei loro figli.
La nascita ed il potenziamento dei Centri Antiviolenza rappresenta, infatti, uno degli obiettivi
principali del DPO, e il servizio di assistenza tecnica, anche valorizzando le buone pratiche
individuate dagli organismi nazionali ed internazionali attraverso le linee guida, intende:
- promuovere un livello di informazione adeguato, diffuso ed efficace sul fenomeno, al fine di
accrescere la consapevolezza del fenomeno e prevenirne le conseguenze personali, sociali e ed
economiche;
- aumentare la qualità dei servizi di supporto, delle forme di assistenza e sostegno alle donne
vittime di violenza ed ai loro figli, assicurando innanzitutto un livello elevato di protezione e
sostegno attraverso la creazione ed il potenziamento dei Centri Antiviolenza;
- definire standard di prestazioni per le attività di accoglienza e sostegno alle donne vittime di
violenza;
- garantire la formazione specifica e l’aggiornamento continuo degli operatori impegnati nella
prevenzione e nel contrasto del fenomeno;
- garantire e implementare una rete tra i Centri Antiviolenza e tra gli stessi e i servizi
presenti a livello territoriale in modo da assicurare, in una logica di collaborazione e di
integrazione, assistenza su tutto il territorio regionale;
- garantire e implementare la rete e il collegamento tra i centri Antiviolenza e il numero
verde nazionale 1522;
- prevedere una raccolta strutturata di dati e informazioni sul fenomeno per comprenderlo
meglio e monitorarne l’andamento.
2. L’evoluzione normativa in materia di violenza di genere e stalking
In questa parte delle linee guida si fornisce un inquadramento aggiornato sull’evoluzione della
normativa con l’obiettivo di sistematizzare informazioni e accrescere le competenze dei referenti
regionali e provinciali sulla tematica affrontata. Tale sistematizzazione riguarda sia il livello
europeo che nazionale e locale.
2.1 Legislazione internazionale
Il fenomeno della violenza di genere nel suo complesso da molti anni è all'attenzione del panorama
internazionale.
La Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne (CEDAW),
adottata nel 1979 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite è considerata una pietra miliare per
la difesa e la promozione dei diritti delle donne. È il primo documento internazionale a stabilire una
definizione di violenza di genere, come “qualunque distinzione, esclusione o restrizione fatta sulla
base del sesso, che ha l’effetto o lo scopo di limitare o annullare il riconoscimento, il godimento o
l’esercizio […] dei diritti umani e delle libertà fondamentali negli ambiti politico, economico,
culturale, civile e qualunque altro “.
Gli Stati che hanno ratificato la Convenzione, si sono impegnati a mettere in atto specifiche misure
per porre fine alle discriminazioni contro le donne in tutte le forme, in particolare:
4
a) introdurre il principio dell’equità di genere nella legislazione nazionale, abolire le leggi
discriminatorie e adottarne altre che vietano esplicitamente la discriminazione in base al
genere
b) istituire tribunali e altre istituzioni pubbliche per garantire alle donne effettiva protezione
dalle discriminazioni
c) assicurare l’eliminazione di tutti gli atti discriminatori contro le donne da parte di singoli
individui, organizzazioni o imprese.
Espliciti riferimenti alla violenza di genere ed alla necessità di implementare efficaci politiche di
contrasto del fenomeno sono presenti all’interno di due documenti di indirizzo redatti a seguito di
Conferenze Mondiali su due specifici ambiti.
Nella Dichiarazione e Programma d’azione di Vienna della Conferenza Mondiale sui Diritti
Umani, (A/CONF/157/23 e A/RES/49/104 del 1993), viene sollecitata la messa in atto dei
provvedimenti necessari a garantire la piena parità tra uomini e donne e, in particolare, a lavorare
per l’eliminazione di tutte le forme di violenza e discriminazione di genere.
Nella Dichiarazione e Piattaforma d’azione di Pechino (A/CONF/177/20 e A/RES/50/42 del 1995),
adottati a conclusione della Quarta Conferenza Mondiale sulle Donne, la violenza contro le donne
figura come uno degli ambiti tematici di intervento a cui vengono invitati gli Stati. In particolare, gli
obiettivi strategici che la Conferenza ha individuato in quest’area riguardano:
1) mettere in atto misure integrate per prevenire ed eliminare la violenza contro le donne
2) approfondire le cause e le conseguenze della violenza contro le donne e l’efficacia delle
misure preventive
3) eliminare il traffico delle donne e assistere le vittime di violenza dovuta a prostituzione e
tratta
Successive Risoluzioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite hanno ulteriormente ribadito
l’opportunità di promuovere i necessari cambiamenti istituzionali da parte degli Stati e la necessità
di mettere in atto misure efficaci di prevenzione e lotta alla violenza di genere nelle politiche
nazionali.
Con la A/RES/52/86 del 1997 “Prevenzione del crimine e misure penali per eliminare la violenza
contro le donne”, gli Stati sono stati invitati a rivedere la propia normativa, principi legali,
procedure, politiche e pratiche per valutare se hanno un impatto negativo sulle donne, nel qual caso,
procedere con modificazioni del quadro legislativo. La risoluzione presenta una serie di strategie e
misure di intervento per eliminare la violenza di genere operando nel settore della prevenzione del
crimine e della legislazione penale. Le misure riguardano non solo normative e procedure giuridicolegali, ma anche supporto e assistenza alle vittime, formazione degli operatori del settore penale,
ricerca e valutazione sul fenomeno della violenza nel sistema penale, misure per la prevenzione dei
crimini violenti contro le donne.
Nel 2002 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha preso una posizione esplicita contro i
cosiddetti “delitti d’onore” che in molte legislazioni nazionali lasciano impuniti (o puniscono
minimamente) crimini violenti compiuti contro le donne in nome del cosiddetto onore. Con la
A/RES/57/179 “Verso l’eliminazione dei crimini contro le donne commessi in nome dell’onore”, gli
Stati sono stati invitati a mettere in atto tutte le misure necessarie a punire i colpevoli e supportare le
vittime dei delitti d’onore, contribuendo inoltre a diffondere la consapevolezza che i delitti d’onore
costituiscono violazioni dei diritti umani.
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Con le Risoluzioni A/RES/61/143 del 2006, A/RES/65/187 del 2010 e A/RES/67/144 del 2012 –
tutte dal titolo “Intensificazione degli sforzi per eliminare ogni forma di violenza contro le donne”,
l’Assemblea ha progressivamente riconosciuto gli sforzi messi in atto da molti Stati per prevenire e
contrastare il fenomeno della violenza di genere, constatando tuttavia la necessità di rinnovare
l’invito ad implementare politiche integrate ed organiche ed interventi miranti a scardinare
qualunque tipo di violenza e ad aumentare l’empowerment delle donne.
Risoluzioni specifiche sono anche state dedicate, negli anni, al tema delle mutilazioni genitali
femminili, indicate come pratica fortemente lesiva dei diritti umani delle bambine e delle donne e
con gravi conseguenze dal punto di vista della salute e del benessere individuale (A/RES/67/146 del
2012, A/RES/65/188 del 2010).
2.2 Legislazione europea
L’Unione Europea ha da tempo intrapreso azioni e prodotto indicazioni legislative per combattere la
violenza contro le donne nelle sue diverse forme, in particolare la violenza domestica e la tratta
(quest’ultimo fenomeno non è tuttavia oggetto delle presenti linee-guida, per cui non verrà
considerato qui).
Dal punto di vista normativo sono numerosi i documenti prodotti, a cui sono spesso associati
programmi e piani di intervento per il contrasto del fenomeno.
Già nel 1986, il Parlamento Europeo ha adottato la “Risoluzione sulla violenza contro le donne”,
nella quale, oltre all’invito al riconoscimento legale della violenza di genere, era auspicata la
predisposizione di servizi a favore delle vittime, con programmi per favorirne l’indipendenza
economica e abitativa e l’aumento della consapevolezza relativa al fenomeno.
Il primo Piano di Azione per combattere la violenza contro le donne è del giugno 1998 (EG-S-VL
(98)): contiene dati e informazioni sulla natura del fenomeno, sulle azioni e sugli interventi
realizzati per prevenirlo e combatterlo ed sulle sfide a cui gli Stati dell’Unione sono chiamati a
rispondere. Raccomanda inoltre una serie di strategie, tra cui le riforme legislative, enfatizzando
l’importanza della prevenzione, dell’educazione, del sostegno alle vittime e del trattamento degli
aggressori.
Una Risoluzione particolarmente significativa è quella del 1999 (“Anno europeo della lotta contro
la violenza nei confronti delle donne”), con la quale il Parlamento Europeo sollecita gli Stati a
riconoscere come reato la violenza domestica contro le donne, compresa la violenza sessuale
all’interno del matrimonio e le mutilazioni genitali, e individua la necessità di un un approccio
coordinato per prevenire e contrastare la violenza di genere su scala nazionale, implementando
strategie e strumenti diversificati.
Nello stesso periodo, il Parlamento Europeo ha anche adottato numerose risoluzioni relative al tema
della tratta degli esseri umani, compresa la Risoluzione sulla comunicazione dalla Commissione al
Consiglio e al Parlamento “per ulteriori azioni contro la tratta delle donne” (COM(1998) 726 – C50123/1999 – 1999/2125(COS)) del maggio 2000. In questo documento l’Europa sottolinea la
necessità di sviluppare una base normativa chiara per affrontare tutte le forme di violenza contro le
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donne, inclusa la tratta, e invita gli Stati dell’Unione ad aggiornare la propria legislazione,
migliorare il coordinamento e la cooperazione sia a livello nazionale che internazionale, predisporre
periodici rapporti nazionali sul tema della tratta e fornire servizi specifici alle vittime (counseling,
rifugio, assistenza per il reinserimento lavorativo).
Per favorire le azioni di contrasto alla violenza domestica e alla tratta, il Parlamento e il Consiglio
d’Europa hanno poi indetto il primo Programma d’azione comunitaria sulle misure preventive
intese a combattere la violenza contro i bambini, i giovani e le donne (Programma Daphne, 20002003), grazie al quale sono stati finanziati numerosi interventi di ricerca, intervento, creazione di
reti, diffusione della cultura di genere in tutti gli Stati dell’Unione.
La Raccomandazione R (2002) 5 “La protezione delle donne contro la violenza” è stata adottata nel
nostro Paese, dal Consiglio dei Ministri, il 30 aprile 2002. In questa risoluzione, il Consiglio ha
affermato che la violenza contro le donne è il risultato di uno squilibrio di potere tra donne e uomini
che provoca discriminazioni nei confronti del genere femminile nella società e nella famiglia e che
viola i diritti umani e le libertà fondamentali delle donne. La Raccomandazione richiama gli Stati
dell’Unione al riconoscimento normativo della violenza di genere e all’obbligo di prevenire e
punire le violenza, proteggendo le vittime. Sottolinea inoltre l’opportunità di realizzare piani di
azione coordinati per prevenirla e proteggere le vittime, raccogliere e condividere dati, favorire lo
sviluppo di programmi educativi che riguardano le questioni di genere, ecc.
È invece del luglio 2002 la Decisione Quadro del Consiglio Europeo 2002/629/JHA sulla lotta al
traffico di esseri umani. La Decisione è legalmente vincolante per tutti gli Stati appartenenti
all’Unione e stabilisce dei requisiti minimi condivisi nella lotta alla tratta, in particolare la necessità
di punire la cattura, il sequestro o il reclutamento, nonché il trasporto, il trasferimento, l'alloggio o
l'accoglienza di una o più persone, usando mezzi illeciti miranti allo sfruttamento del lavoro
(compreso il lavoro forzato, la riduzione in schiavitù e pratiche simili) o della prostituzione
(compresa la pornografia). Le pene per le violazioni devono essere “efficaci, proporzionate e
dissuasive” e non possono essere minori di 8 anni di reclusione almeno nei casi di vittime
particolarmente vulnerabili e di situazioni nelle quali la vita delle vittime è stata messa seriamente
in pericolo o sono stati causati dei danni alle vittime o la tratta è stata compiuta all’interno di
un’organizzazione criminale.
È seguita, nel 2004, su iniziativa del Parlamento Europeo, la Decisione 803/2004/CE, che ha
istituito il Programma Daphne II e ha dato il via al varo di una serie di ulteriori documenti
finalizzati a combattere e a prevenire la violenza sulle donne, compresa quella domestica.
Nel 2006 è stata introdotta la “Roadmap per la parità tra donne e uomini”, che da priorità a sei
aree di intervento tra le quali, “lo sradicamento della violenza di genere e della tratta”, prevede
azioni chiave volte all’implementazione di sistemi condivisi per la raccolta di dati aggiornati e lo
scambio di buone pratiche.
Dal punto di vista dei principi è rilevante, inoltre, l’affermazione contenuta in una delle
Dichiarazioni annesse al Trattato di Lisbona del 2007: “La Conferenza concorda che, nel suo sforzo
generale di eliminare le disuguaglianza tra donne e uomini, l’Unione si proporrà, nelle sue diverse
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politiche, di combattere tutti i tipi di violenza domestica. Gli Stati dovranno prendere tutte le misure
necessarie a prevenire e punire questi atti criminali e a sostenere e proteggere le vittime”. Sebbene
la Dichiarazione non sia vincolante per gli Stati, è la prima volta che il tema della violenza
domestica viene citato in maniera esplicita in un trattato europeo.
Con il rinnovo del Programma Daphne III (2007-2013) prosegue l’impegno, anche finanziario, della
Commissione nella lotta contro ogni forma di violenza contro i bambini, i giovani e le donne,
attraverso il sostegno alle organizzazioni non governative e alle autorità locali per
l’implementazione di progetti transnazionali.
Nell’ottobre del 2007, il Consiglio d’Europa ha approvato la Convenzione sulla protezione dei
bambini dallo sfruttamento e dalla violenza sessuale, nota come Convenzione di Lanzarote, il primo
strumento internazionale con il quale si prevede che gli abusi sessuali contro le bambine e i bambini
siano considerati reati. Oltre alle fattispecie di reato più diffuse in questo campo (abuso sessuale,
prostituzione infantile, pedopornografia, partecipazione coatta di bambini a spettacoli pornografici),
la Convenzione disciplina anche i casi di grooming (adescamento attraverso internet) e di turismo
sessuale e delinea misure preventive che comprendono lo screening, il reclutamento e
l’addestramento di personale che possa lavorare con le bambine e i bambini al fine di renderle/i
consapevoli dei rischi che possono correre e di insegnare loro a proteggersi; stabilisce inoltre
programmi di supporto alle vittime, incoraggia la denuncia di presunti abusi e di episodi di
sfruttamento e prevede l’istituzione di centri di aiuto via telefono o via internet.
Il Parlamento Europeo ha adottato un’altra risoluzione sulla violenza contro le donne il 26
novembre 2009 (P7_TA(2009)0098), dal titolo “Eliminazione della violenza contro le donne”. Il
documento riporta numerose cause e conseguenze della violenza contro le donne e sollecita gli Stati
a migliorare le legislazioni e le politiche nazionali di lotta alla violenza contro le donne. Tra le
azioni incoraggiate, figurano anche il sostegno finanziario ai servizi che si occupano delle vittime,
la creazione di un piano politico comune dell’Unione e lo sviluppo di campagne educative mirate.
Nel 2010 la Commissione Europea ha emanato il Piano d’Azione per l’implementazione del
Programma di Stoccolma, un piano quinquennale per l’applicazione dei diritti fondamentali in
Europa attraverso al creazione di linee guida per la giustizia e gli affari interni dei Paesi. Il Piano
d’Azione ribadisce che “devono essere usati tutti gli strumenti di policy disponibili per fornire una
risposta robusta da parte dell’Europa alla violenza contro le donne e i bambini, compresa la
violenza domestica”.
La Risoluzione del Parlamento Europeo del 5 aprile 2011 in materia di lotta alla violenza contro le
donne (2010/2209(INI)) individua in un insieme di azioni infrastrutturali, giuridiche, giudiziarie,
esecutive, didattiche, sanitarie e di interventi nel settore dei servizi, il mezzo per ridurre
significativamente il fenomeno. Inoltre, invita Commissione e Stati membri ad affrontare il
problema della violenza e la dimensione di genere delle violazioni dei diritti umani sul piano
internazionale. Fra gli strumenti internazionali per il riconoscimento e il contrasto del fenomeno
citiamo: la Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna (CEDAW)
del 1979, la Dichiarazione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sull’eliminazione della
violenza contro le donne del 1993, la Piattaforma per l’azione approvata dalla IV° Conferenza
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mondiale sulla donna dell’ONU a Pechino nel 1995, per la quale il Consiglio Europeo del 1995 ha
stabilito la stesura di rapporti annuali sull’implementazione, che prevede un approccio integrato al
fenomeno e ribadisce che “i diritti umani delle donne e delle bambine sono parte inalienabile,
integrale e indivisibile dei diritti umani universali”, la Risoluzione dell’Assemblea Mondiale della
Sanità “Prevenzione della violenza: una priorità della sanità pubblica” del 1996, nella quale l’OMS
riconosce la violenza come problema cruciale per la salute delle donne; la Risoluzione (n.52/86)
dell’Assemblea generale ONU su “Prevenzione dei reati e misure di giustizia penale per eliminare
la violenza contro le donne”.
Un anno cruciale nel percorso di contrasto alla violenza di genere è certamente il 2011: l’11 maggio
2011 viene infatti firmata ad Istabul la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e
il contrasto della violenza sulle donne e la violenza domestica (Conevnzione di Istanbul). 1.
Si tratta del primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che crea un quadro giuridico
completo per proteggere le donne contro qualsiasi forma di violenza. Finalità specifica della
Convenzione è quella di "prevenire e contrastare la violenza intra-familiare e altre specifiche forme
di violenza contro le donne, di proteggere e fornire sostegno alle vittime di questa violenza nonché
di perseguire gli autori".
L'aspetto più innovativo del testo è rappresentato senz’altro dal fatto che la Convenzione riconosce
la violenza sulle donne come una violazione dei diritti umani causata dell’asimmetria di potere tra
uomo e donna nella società e mira a promuovere l'eliminazione di tutte le discriminazioni per
raggiungere l’uguaglianza tra donne e uomini.
Nella Convenzione viene riconosciuta ufficialmente la necessità di adottare azioni coordinate, sia a
livello nazionale che internazionale, tra tutti gli attori a vario titolo coinvolti nella presa in carico
delle vittime e la necessità di finanziare adeguatamente le azioni previste per la prevenzione ed il
contrasto del fenomeno, nonché per il sostegno alle vittime e lo sviluppo dei servizi a loro dedicati.
Tra le azioni menzionate: l’informazione, la predisposizione secondo una ripartizione geografica
appropriata di servizi di supporto generale, (consulenza legale, sostegno psicologico, assistenza
finanziaria, alloggio, istruzione e formazione, assistenza nella ricerca di un lavoro) e di servizi di
supporto immediato specializzati: case rifugio, linee telefoniche di sostegno, centri di prima
assistenza adeguati e facilmente accessibili.
È prevista anche la protezione e il supporto ai bambini testimoni di violenza domestica e viene
chiesta la penalizzazione dei matrimoni forzati, delle mutilazioni genitali femminili e dell'aborto e
della sterilizzazione forzata.
Si riconosce, infine, il ruolo fondamentale svolto dalla società civile e dall'associazionismo in
questo settore.
Nelle conclusioni in materia di “Lotta alla violenza contro le donne e servizi di sostegno a favore
delle vittime di violenza domestica”, adottate il 6 dicembre 2012 il Consiglio dell’Unione Europea
ha invitato gli Stati membri e la Commissione Europea, nell’ambito delle rispettive competenze, a
definire, attuare e migliorare, se già esistenti, piani d'azione, programmi o strategie coordinati, di
1
La legge entrerà in vigore quando sarà stata ratificata da 10 Paesi, di cui almeno 8 membri del Consiglio d’Europa. Ad
oggi, la Convenzione è stata ratificata dai seguenti Paesi: Turchia, Albania, Portogallo, Montenegro, Italia, BosniaHerzegovina, Austria e Serbia.
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carattere globale, multidisciplinare e multi-agenzia, per combattere tutte le forme di violenza contro
donne e ragazze tramite il coinvolgimento di tutte le parti interessate pertinenti e l'abbinamento di
misure legislative e non finalizzate alla prevenzione e all'eliminazione della violenza, alla fornitura
di protezione e sostegno alle vittime, all'azione penale contro gli autori di violenze; viene richimata
la necessità di garantire finanziamenti adeguati e sostenibili per l'attuazione delle suddette politiche
e per il funzionamento dei servizi.
Più recentemente la Risoluzione del Parlamento approvata il 25 febbraio 2014 “Raccomandazioni
alla Commissione sulla lotta alla violenza contro le donne” (P7_TA(2014)0126) invita la CE a
mettere in atto politiche organiche che rafforzino l’impegno contro la violenza di genere e, tra le
altre misure, chiede di avviare la procedura per la ratifica della Convenzione di Instambul ed esorta
a realizzare strumenti efficaci di monitoraggio del fenomeno, quali l’introduzione di indicatori della
violenza di genere all’interno delle statistiche europee sui reati violenti e un osservatorio europeo
sulla violenza contro le donne e le ragazze.
2.3 Legislazione italiana
Negli ultimi decenni lo Stato italiano, anche in risposta alle indicazioni comunitarie ha provveduto a
diversi adeguamenti della legislazione, oltre ad aver stabilito interventi volti ad avanzare verso il
raggiungimento di un’uguaglianza sostanziale fra i generi nel godimento dei diritti fondamentali.
Box n.1. art. 609bis c.p. e relativi comma
art. 609-bis (Violenza sessuale)
art. 609-ter (Circostanze aggravanti)
art. 609-quater (Atti sessuali con minorenne)
art. 609-quinquies (Corruzione di minorenne)
art. 609-sexies (Ignoranza dell'età della persona offesa)
art. 609-septies (Querela di parte)
art. 609-octies (Violenza sessuale di gruppo)
art. 609-nonies (Pene accessorie ed altri effetti penali)
art. 609-decies (Comunicazione al tribunale per i minorenni)
Il primo intervento normativo rilevante per il
riconoscimento e il contrasto alla violenza di
genere è la Legge 15 febbraio 1996, n. 66,
"Norme contro la violenza sessuale", che ha
introdotto nel Codice Penale italiano il reato di
“violenza sessuale” con le relative aggravanti
(cfr. box n.2) specificando i reati, le pene e le
modalità di perseguibilità previste anche in
caso di coinvolgimento di un minore.
La Legge 4 aprile 2001, n. 154, "Misure contro la violenza nelle relazioni familiari" ha introdotto
nuove e più specifiche misure volte a contrastare incisivamente la violenza domestica (violenza
intra-familiare o violenza domestica), intervenendo sia in ambito penale che civile. Nel primo caso
è stata introdotta la disposizione dell’allontanamento del partner violento dalla casa familiare e/o da
altri luoghi frequentati abitualmente dalla famiglia, mentre nel secondo caso la misura degli “ordini
di protezione contro gli abusi familiari” consentono l’allontanamento del partner violento su
richiesta della vittima nei casi per i quali non è possibile procedere d’ufficio.
Risale al 2009 la prima legge italiana a tutela delle vittime del cosiddetto stalking, termine con il
quale si definiscono le condotte persecutorie di interferenza nella vita privata di una persona.
Attraverso il Decreto Legge n. 11 del 23 febbraio 2009, "Misure urgenti in materia di sicurezza
pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori", convertito in
legge dalla L. n. 38 del 23 aprile 2009, è stato infatti introdotto nel codice penale il reato di “atti
persecutori” (art.612bis), che prevede la reiterazione dei comportamenti intenzionali di minaccia e/o
molestia con conseguente disagio psichico per la vittima, timore per la propria incolumità e quella
10
dei propri cari, pregiudizio alle proprie abitudini di vita. Il reato identificato dalla legge è
procedibile a querela di parte, d’ufficio se la vittima è minore o disabile.
Nel 2012, attraverso la Legge n.172 del 1 Ottobre 2012, lo Stato italiano ha ratificato la
Convenzione di Lanzarote, adeguando l’ordinamento interno, il codice di procedura penale e
l’ordinamento penitenziale. In particolare vengono introdotti i nuovi reati di adescamento di
minorenni, anche attraverso Internet, e di istigazione e apologia di pratiche di pedofilia e di
pedopornografia.
Nel 2013, infine, il Parlamento ha approvato due documenti normativi particolarmente rilevanti
rispetto alla prevenzione e al contrasto della violenza di genere.
Con la Legge n.77 del 27 Giugno 2013, “Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio
d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza
domestica, a Istanbul l'11 maggio 2011” lo Stato italiano ha reso legge nazionale le disposizioni
contenute nella Convenzione.
Nelle more dell’entrata in vigore della Convenzione di Istanbul, è stata condotta la discussione
parlamentare relativa all’altro provvedimento recentemente approvato: il Decreto legge n. 93 del 14
agosto 2013, "Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di
genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province", convertito in
legge, con modificazioni, dalla Legge n. 119 del 15 ottobre 2013.
Il documento, la cosiddetta legge sul femminicidio, giunto al termine di un lungo ed, a tratti, aspro
dibattito sia nella società civile che in sede parlamentare, presenta alcune novità, soprattutto
l’inasprimento delle pene e delle misure cautelari per i perpetratori di maltrattamenti in famiglia,
violenza sessuale, stalking e altre forme di violenza di genere.
Ad esempio, in applicazione dell’art. 46 della Convenzione di Istanbul, la legge prevede delle
aggravanti quando la violenza è commessa da una persona con la quale si ha (o si è avuta) una
relazione affettiva e quando i maltrattamenti avvengono in presenza di minori o a danno di minori o
di donne incinte.
Il box n.2 riassume tutte le fattispecie di reato per le quali la legge ha previsto delle aggravanti.
Box n.2. Aggravanti previste dal D.L. 93/14
• Violenza sessuale commessa dal coniuge/partner
• Violenza/maltrattamento commesso in presenza o in danno di minorenne (abroga il secondo comma del 572 del
codice penale)
• Violenza/maltrattamento commesso nei confronti di donna in stato di gravidanza
• Ammonimento da parte del questore in caso di segnalazione non anonima alle forze dell’ordine
• Sospensione patente (1-3 mesi) da parte del Prefetto
• Atti persecutori commessi con strumenti telefonici o informatici
• Irrevocabilità della querela se gli atti persecutori sono commessi con minacce reiterate
• Procedibilità d’ufficio se gli atti persecutori sono commessi a danno di un minore o di un disabile oppure da parte di
un soggetto già ammonito
A parziale attuazione dell’art. 55 della Convenzione di Istanbul, la nuova norma stabilisce
l’irrevocabilità della querela per i casi di stalking più gravi (ad esempio quelli in cui sono coinvolte
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armi), mentre sarà revocabile – ma solo davanti all’autorità giudiziaria – la querela per le condotte
persecutorie meno gravi.
Rispetto alle misure coercitive per gli aggressori, la legge ha introdotto l’arresto in flagranza,
obbligatorio per i reati di maltrattamenti in famiglia e stalking. La polizia giudiziaria potrà, su
autorizzazione del PM, disporre l’allontanamento d’urgenza dalla casa familiare e il divieto di
avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla persona offesa. Gli aggressori allontanati potranno anche
essere controllati attraverso un braccialetto elettronico e dispositivi simili e, in caso di stalking,
potranno essere disposte le intercettazioni telefoniche.
Alcune novità sono relative anche alle misure a favore delle vittime: come suggerito dall’art. 19
della Convenzione, viene introdotto l’obbligo da parte delle strutture socio-sanitarie e delle forze
dell’ordine di informare la vittima sul sistema di sostegno attivabile a livello territoriale (case
rifugio, consulenza legale, sostegno psicologico, ecc.). La legge dispone, inoltre, in osservanza
dell’art. 57 della Convenzione, il gratuito patrocinio per tutte le vittime dei reati di maltrattamenti in
famiglia, stalking e mutilazioni genitoali femminili, anche in deroga ai limiti di reddito previsti
dalla normativa italiana.
In applicazione degli artt. 5, 12, 27 e 50 della Convenzione che impegnano gli Stati a rafforzare con
ogni mezzo gli strumenti di prevenzione della violenza di genere, la legge ha previsto:
l’introduzione dell’istituto dell’ammonimento per le fattispecie di reato relative alla violenza di
genere, la sospensione della patente di guida e del porto d’armi per l’ammonito (v. anche artt. 51 e
53 della Convenzione), l’obbligo per il questore, in sede di ammonimento, di informare l’ammonito
circa i servizi territoriali disponibili per l’intervento nei confronti degli autori delle violenze.
La legge introduce anche modifiche al TU immigazione, prevedendo il rilascio del permesso di
soggiorno per motivi umanitari alle vittime straniere (anche cittadine/i UE), anche se non specifica
la sua durata, né la possibilità e modalità di rinnovo. Stabilisce anche la revoca del permesso di
soggiorno e l’espulsione facoltativa dell’aggressore straniero condannato.
Nel contesto degli impegni presi con la ratifica della Convenzione di Istanbul ed in sinergia con le
politiche dell’Unione Europea, la legge prevede, infine, alcune misure di governance e
coordinamento nazionale per il contrasto della violenza di genere. In particolare l’art. 5 decreta
l’adozione da parte del Ministro delegato per le Pari Opportunità di un Piano di azione straordinario
contro la violenza sessuale e di genere, con i seguenti obiettivi:
- informazione e prevenzione della violenza contro le donne
- promozione dell’uguaglianza di genere nelle scuole
- sensibilizzazione degli operatori dei media su come trattare l’argomento
- formazione di operatori in grado di aiutare le persone che hanno subito stalking e
maltrattamento
- recupero degli autori delle violenze
- raccolta e aggiornamento annuale di dati sul fenomeno
- istituzione di una task force per il contrasto della violenza di genere a livello centrale e
locale
- rafforzamento dei centri anti-violenza e della case-rifugio
La copertura finanziaria del Piano è definita dall’art. 5bis che stabilisce che possano essere
utilizzate le risorse del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità, istituito
presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri dall’art.19 comma 3 del D.L. 223/2006, convertito
12
con modificazioni dalla L. 248/2006. Per l’anno 2013 sono stati stanziati 10 milioni di euro per il
contrasto alla violenza di genere, e con la legge di stabilità è stato garantito un equivalente
finanziamento per ciascuna annualità del periodo 2014-2016 (cfr. par. 4.1.4 per ulteriori specifiche
relative alla copertura finanziaria). Il Dipartimento Pari Opportunità ha la responsabilità di ripartire
le risorse tra le Regioni, che sono tenute a presentare una relazione sulle attivtà svolte nell’anno
precedente entro il 30 marzo di ogni anno.
Nel Piano è previsto il contributo delle associazioni femminili impegnate nella lotta alla violenza di
genere e dei centri antiviolenza in fase di elaborazione del Piano, che deve garantire azioni
omogenee a livello nazionale. Infine la legge prevede che il Ministro per le Pari Opportunità invii
una relazione annuale al Parlamento sullo stato di attuazione del Piano.
Per la predisposizione del Piano è stata istituita una task force interministeriale che riunisce tutti i
Dicasteri interessati (Giustizia, Esteri, Difesa, Salute, Istruzione), i rappresentanti delle Regioni,
delle Autonomie locali e dell’Anci. Sono stati organizzati gruppi di lavoro tematici (cfr. par. 4.1.4)
in base alle diverse finalità del Piano, il cui coordinamento è affidato al Ministero competente per
tema (es. Formazione del personale, coordinamento a cura del Miur, ecc.).
2.4 Legislazione regionale
Le Regioni hanno competenze legislative in materia di prevenzione e contrasto alla violenza di
genere. Ad eccezione della Puglia, che ha seguito un perocorso diverso e che sta lavorando alla
predisposizione della Legge in questo periodo, come mostra la tabella seguente, tutte le Regioni
hanno emanato almeno un provvedimento relativo alla violenza contro le donne, prevedendo la
costituzione di servizi e interventi dedicati come i Centri Antiviolenza.
Abruzzo
Basilicata
Calabria
Campania
Friuli
Venezia
Giulia
Lazio
Liguria
Marche
Piemonte
Legge Regionale nº31/2006: "Disposizioni per la promozione ed il sostegno dei centri antiviolenza e
delle case di accoglienza per le donne maltrattate".
Legge Regionale nº21/2007: "Modifiche alla L.R. 20.10.2006, n. 31 (Disposizioni per la promozione
ed il sostegno dei centri antiviolenza e delle case di accoglienza per le donne maltrattate)".
Legge Regionale nº9/1999: "Istituzione di un fondo di solidarietà a favore di donne e minori vittime
di reati di violenza sessuale".
Legge Regionale nº26/2007: "Istituzione Osservatorio regionale sulla violenza di genere e sui
minori".
Legge Regionale nº20/2007: "Disposizioni per la promozione ed il sostegno dei centri di antiviolenza
e delle case di accoglienza per donne in difficoltà".
Legge Regionale nº11/2005: "Istituzione di centri e case di accoglienza ed assistenza per le donne
maltrattate".
Legge Regionale nº2/2011: "Misure di prevenzione e di contrasto alla violenza di genere".
Legge Regionale n° 22/2012: "Norme per l’integrazione della rete dei servizi territoriali per
l’accoglienza e l’assistenza alle vittime di violenza di genere".
Legge Regionale nº17/2000: "Realizzazione di progetti antiviolenza e istituzione di centri per donne
in difficoltà".
Legge Regionale nº7/2005: "Interventi regionali per l'informazione, la prevenzione e la tutela delle
lavoratrici e dei lavoratori dalle molestie morali e psico-fisiche nell'ambiente di lavoro".
Legge Regionale nº64/1993: "Norme per l'istituzione di centri antiviolenza o case rifugio per donne
maltrattate nella regione Lazio".
Legge Regionale nº16/2009: "Norme per il sostegno di azioni di prevenzione e contrasto alla violenza
alle donne".
Legge Regionale nº28/2004: "Interventi regionali per la promozione di sistemi integrati di sicurezza".
Legge Regionale nº12/2007: "Interventi di prevenzione della violenza di genere e misure a sostegno
delle donne e dei minori vittime di violenza".
Legge Regionale nº52/2009: "Norme contro le discriminazioni determinate dall’orientamento
sessuale o dall’identità di genere".
Legge Regionale nº32/2008: "Interventi contro la violenza sulle donne".
Legge Regionale nº11/2008: "Istituzione di un fondo di solidarietà per il patrocinio legale alle donne
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Puglia
Sardegna
Sicilia
Toscana
Trentino
Alto-Adige
vittime di violenza e maltrattamenti".
Legge Regionale nº16/2009: "Istituzione di Centri antiviolenza con case rifugio".
Legge Regionale n°7/2007: “Norme per le politiche di genere e i servizi di conciliazione vita-lavoro
in Puglia”
DGR 6 agosto 2010 n° 1890: “Programma triennale di interventi 2009-2011 per prevenire e
contrastare il fenomeno della violenza contro le donne e i minori. – Approvazione delle linee-guida
regionali per la rete dei servizi di prevenzione e contrasto della violenza”.
Legge Regionale n.29 del 04/07/2014 “Norme per la prevenzione e il contrasto alla violenza di
genere, il sostegno alle vittime, la promozione della libertà e dell’autodeterminazione delle donne”
Legge Regionale nº8/2007: "Norme per l’istituzione di centri antiviolenza e case di accoglienza per le
donne vittime di violenza".
Legge Regionale n° 3/2012 “Norme per il contrasto e la prevenzione della violenza di genere”.
Legge Regionale nº59/2007: "Norme contro la violenza di genere.".
Legge Regionale nº10/1989: "Istituzione del servizio << casa delle donne >>"
2.4.1 Puglia
La Regione Puglia è impegnata da anni nel mettere a punto strategie, programmi e strumenti
normativi per prevenire e contrastare il fenomeno della violenza di genere.
La Regione ha adottato una strategia di intervento originale inserendo, in modo esplicito, azioni e
servizi per il contrasto della violenza di genere nella riforma delle politiche di welfare impostata in
questi anni, con l’obiettivo di costruire e rafforzare una rete di servizi adeguati e omogenei su tutto
il territorio.
Entrambe le leggi approvate in materia di sistema integrato di welfare e politiche di genere
(riportate nella tabella) infatti, fanno esplicito riferimento alla necessità di contrastare la violenza di
genere, con servizi ed interventi di prevenzione e di sostegno alle donne vittime di violenza, inseriti
nei Piani Sociali Regionali e promossi con Programmi finanziati ad hoc, prima ancora che
attraverso la definizione di una legge specifica.
La Legge Regionale 7/2007 “Norme per le politiche di genere e la conciliazione vita – lavoro in
Puglia”, individua, tra i propri obiettivi, la necessità di “promuovere e sostenere iniziative di
sensibilizzazione, trasferimento e scambio di buone pratiche volte a favorire il cambiamento verso
una cittadinanza sessuata ovvero attenta alle differenze di genere e per la rimozione di ogni forma
di violenza e abuso contro le donne”.
La Legge Regionale 19/2006 di recepimento della L. 328/2000, prevede la realizzazione sul
territorio di un sistema integrato di interventi e servizi sociali a garanzia della qualità della vita e dei
diritti di cittadinanza.
Nell’art. 24, la Regione si impegna a favorire “l'informazione, la consulenza, il sostegno e
l'assistenza alle vittime di violenze sessuali, con particolare riguardo ai minori che abbiano subito
maltrattamenti e abusi, cura la sensibilizzazione delle comunità locali sulle problematiche connesse
all'abuso e al maltrattamento dei minori e delle donne e promuove la realizzazione di servizi e
interventi correttivi specializzati”. Nei titoli successivi, la legge definisce la tipologia di strutture e
servizi per il sostegno e l’inclusione sociale delle donne vittime di violenza: la casa rifugio (art. 45),
una struttura residenziale a carattere comunitario che offre ospitalità e assistenza alle donne vittime
di violenza fisica e/o psicologica con o senza figli, e a donne vittime della tratta e sfruttamento
sessuale; il centro antiviolenza (art. 47) quale insieme di servizi di informazione, ascolto e
14
accoglienza a cui può rivolgersi ogni donna in momentanea difficoltà dovuta a qualsiasi forma di
violenza.
In conformità a tali disposizioni normative, la Regione ha promosso ed approvato il Programma
triennale di interventi per prevenire e contrastare il fenomeno della violenza contro le donne,
Delibera di Giunta n. 2227 del 18 novembre 2008, ed il Piano Regionale delle politiche sociali
2009/2011, Deliberazione di Giunta Regionale n.1875 del 13 ottobre 2009, che individuano, tra i
principali obiettivi strategici, “il potenziamento della rete di strutture e servizi per la prevenzione e
il contrasto dello sfruttamento, della tratta e della violenza contro donne, minori e cittadini stranieri
immigrati, attraverso la rete dei centri antiviolenza e delle strutture di accoglienza d’emergenza per
i casi di abuso e maltrattamento”.
In questa direzione, con il progetto comunitario Services for women victims of violence: analysis of
trends and impact evaluation, realizzato nell’ambito del Programma europeo Daphne III, la
Regione Puglia ha elaborato una mappatura territoriale dei servizi che ha messo in evidenza una
serie di criticità, confermando la necessità di adottare strategie di governo del sistema dei servizi,
volte a valorizzare le diverse esperienze locali e razionalizzare l’offerta dei servizi.
Ciò ha condotto alla definizione delle “Linee Guida regionali per la rete dei servizi di prevenzione e
contrasto alla violenza”, indirizzate alle amministrazioni provinciali e agli ambiti territoriali
pugliesi, per la definizione di un modello condiviso per la costruzione e il potenziamento di una rete
integrata di servizi per la prevenzione e il contrasto della violenza e degli abusi contro donne e
minori. Accanto agli standard strutturali e logistici previsti dagli artt. 80, 81 e 107 del Regolamento
regionale 4 del 2008, le Linee Guida indicano gli standard qualitativi a cui la rete di servizi
territoriale deve tendere (v. box seguente).
STANDARD QUALITATIVI DEI SERVIZI ANTIVIOLENZA IN PUGLIA
1. accessibilità e fruibilità: raggiungibilità della struttura fisica, possibilità per le utenti di accedere agevolmente ai
servizi, promozione adeguata delle attività, fruibilità dei servizi indipendentemente dalla propria origine, condizione
economica o gravità della situazione, adeguatezza degli spazi e continuità delle attività;
2. adeguatezza del personale e cultura di genere: pluralità di figure professionali mutidisciplinari che garantiscano
continuità e programmazione del lavoro, qualificazione delle operatrici rispetto alla cultura di genere e preparazione
rispetto al tema della violenza sulle donne e sui minori;
3. lavoro di rete: capacità di agire in un’ottica di sistema territoriale integrato con i servizi, operatori, enti e istituzioni
presenti a livello locale, nonché di sviluppare collaborazioni con altri Centri ed enti preposti al contrasto della violenza
sul più ampio territorio regionale, nazionale e internazionale;
4. servizi offerti: capacità di offrire una pluralità di prestazioni – dalla consulenza psicosociale alle attività per i figli
delle donne vittime di violenza – di assicurare la flessibilità degli interventi e di promuovere l’empowerment delle
donne vittime di violenza;
5. sostegno ed orientamento per l’inserimento sociale e lavorativo: sviluppo di progetti volti a garantire
l’indipendenza economica alle donne vittime di violenza e favorirne autonome e consapevoli scelte di vita.
La Regione ha infine avviato un percorso partecipato per l’elaborazione di una legge regionale
specifica sul tema della prevenzione e contrasto della violenza di genere che si è concluso solo
recentemente. Sono stati coinvolti i territori e le associazioni femminili e del terzo settore con
incontri mirati alla presentazione della bozza di legge e alla raccolta di proposte e di emendamenti.
La legge “Norme per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere, il sostegno alle vittime,
la promozione della libertà e dell’autodeterminazione delle donne” è stata definitivamente
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approvata dal Consiglio Regionale il 24 Giugno 2014 ed introduce importanti novità: prevede uno
stanziamento di risorse per l’assistenza economica e alloggiativa e l’inserimento lavorativo delle
vittime, percorsi di accesso facilitato negli ospedali e nelle Asl, prevenzione e formazione degli
operatori. La titolarità e l’azione di coordinamento degli interventi passa dalle province agli ambiti
territoriali che hanno specifici obiettivi di servizio su cui concentrare le risorse della
programmazione:
• almeno una convenzione con un Centro Antiviolenza per ambito territoriale (significa che negli
ambiti in cui non è attualmente presente alcun CAV, si potrebbe sottoscrivere convenzione con il
CAV autorizzato più vicino)
• l’attivazione o il consolidamento in ogni ambito territoriale, di equipe integrate multi professionali
fra servizi sociali, sanitari di base e specialistici, servizi giudiziari, per la presa in carico delle
vittime di violenza, in primis minori, e per la predisposizione di progetti individualizzati
• la previsione di un fondo per il pagamento delle rette a copertura degli inserimenti nelle case
rifugio più idonee
• la predisposizione e l’attuazione di protocolli operativi per il pronto intervento e per la presa in
carico integrata e globale delle vittime di violenza, non solo al fine della protezione e tutela ma
anche per l’eventuale reinserimento socio-lavorativo e per l’indipendenza economica e l’autonomia
delle donne.
2.4.2 Campania
La Regione Campania, è attiva ormai da tempo nella definizione di interventi normativi che
sostengano le donne che hanno subito violenza di genere.
Già nel 2005, infatti, con l’approvazione della Legge Regionale n. 11/2005, ha istituito centri di
assistenza e case di accoglienza per le donne vittime di violenza, denominate “case delle donne
maltrattate”. I centri di assistenza fungono da sportelli antiviolenza e svolgono attività di raccolta,
analisi e diffusione dei dati relativi alla condizione delle donne maltrattate; formazione e
aggiornamento delle operatrici dei centri e delle case e degli operatori sociali istituzionali; iniziative
culturali di prevenzione, pubblicizzazione, sensibilizzazione e denuncia del problema della violenza
contro le donne, anche in collaborazione con altri enti, istituzioni e associazioni; prestazioni di
assistenza legale e psicologica. Le case delle donne maltrattate, invece, sono “luoghi di accoglienza
e di residenza delle donne esposte alla minaccia di violenza fisica, psichica, sessuale, o che l’hanno
subita”. Hanno lo scopo di offrire solidarietà ed accoglienza ad ogni donna, cittadina europea o
extraeuropea in regola con le leggi vigenti sul territorio nazionale, che si rivolge ai centri e alle case
per aver subito violenze, molestie o sopraffazioni; fornire consulenza legale e psicologica; studiare
e sperimentare sistemi per prevenire ogni forma di violenza o abusi verso le donne, favorendo
un’educazione alla non violenza e fornendo aiuto per superare i danni morali e materiali ad essa
conseguenti; sostenere interventi di rete con altre istituzioni, associazioni, organizzazioni, pubbliche
e private, con il supporto di specifiche figure professionali, per offrire assistenza alle diverse
tipologie di violenza subite dalle donne.
Ma è solo con la successiva Legge Regionale 2/2011 "Misure di prevenzione e di contrasto alla
violenza di genere", che la Regione Campania riconosce ogni forma o grado di violenza di genere
come violazione dei diritti umani fondamentali.
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La legge condanna con fermezza ogni forma di violenza, definendola come “ogni atto di violenza
commesso in ambito familiare, extrafamiliare o sui luoghi di lavoro, in ragione dell’appartenenza di
genere o dell’orientamento sessuale, che abbia o possa avere come risultato un danno o una
sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le vittime, comunitarie e non, incluse le minacce di tali
atti, la persecuzione, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, indipendentemente
dall’orientamento politico, religioso o sessuale delle stesse vittime”. La legge impegna la Regione
ad adottare una serie di interventi per contrastare il fenomeno della violenza di genere attraverso
attività di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e a fornire tutela e sostegno a tutte le donne
vittime di violenza, favorendo il loro recupero sociale e psicologico. Inoltre, impegna la Regione
nella creazione di apposite strutture di accoglienza, come i centri antiviolenza e le case di
accoglienza, per offrire assistenza e ospitalità alle donne vittime di violenza fisica, psichica,
sessuale, o che l’abbiano subita. La legge prevede anche la formazione specifica di operatori degli
ambiti territoriali (operatori sociali, sanitari, scolastici e delle forza dell’ordine) per consentire loro
di gestire in maniera adeguata il rapporto con la vittima di violenza, in ogni fase del percorso di
recupero.
Recentemente, il Consiglio Regionale ha approvato all’unanimità la Legge Regionale n. 22 del 21
Luglio 2012 “Norme per l’integrazione della rete dei servizi territoriali per l’accoglienza e
l’assistenza alle vittime di violenza di genere”.
L’obiettivo primario della legge è quello di valorizzare la rete esistente attraverso l’integrazione dei
servizi territoriali antiviolenza, il rafforzamento dei percorsi di assistenza ed il sostegno alle
associazioni di volontariato. La legge si propone, infatti, di promuovere “l'integrazione della rete
dei servizi sociali e ospedalieri per l'accoglienza, l'assistenza e la cura delle vittime della violenza”
attraverso l’attuazione di politiche specifiche e attraverso strumenti di programmazione sociale e
sanitaria. Inoltre, viene istituito sia un Centro Regionale di Coordinamento della rete territoriale
dei servizi antiviolenza di genere sia l’Osservatorio regionale della rete antiviolenza per “costruire
una sinergia tra i soggetti coinvolti in modo da sviluppare e armonizzare le varie metodologie di
intervento adottate sul territorio” e promuovere campagne di informazione, sensibilizzazione,
monitoraggio e protocolli d’intesa. I dati raccolti verranno pubblicati sul sito della Regione con
cadenza biennale.
Nel mese di Aprile 2014, la Giunta ha approvato il Catalogo dei servizi di cui al Regolamento di
esecuzione della Legge Regionale n.1 del 23 ottobre 2007. Tra i diversi servizi sociali regolmentati
a livello regionale, sono annoverati anche quelli di prevenzione e contrasto della violenza di genere.
In particolare, tra i servizi residenziali e semi-residenziali, rientrano le “case di accoglienza per
donne maltrattate”, definite come “luoghi protetti che offrono solidarietà e residenza temporanea a
donne esposte alla minaccia di violenza fisica, psichica, sessuale o che l'abbiano subita”. Tra i
servizi territoriali e domiciliari sono invece annoverati i Centri antiviolenza, cioè “strutture
finalizzate a ricevere le donne e le altre persone maltrattate, ad offrire loro aiuto e protezione e a
predisporre percorsi di uscita dalla violenza”.
Il box n. 3 riporta gli standard di funzionamento delle Case di accoglienza per donne maltrattate e
dei Centri antiviolenza della Regione Campania, così come previsti dal regolamento.
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Box n.3. Standard di funzionamento dei servizi antiviolenza della Regione Campania (Delibera di Giunta n.107 del
23 aprile 2014).
CASE DI ACCOGLIENZA PER DONNE MALTRATTATE
DESCRIZIONE
Le case di accoglienza per donne maltrattate sono luoghi protetti che offrono solidarietà e residenza temporanea a donne
esposte alla minaccia di violenza fisica, psichica, sessuale o che l'abbiano subita. Le strutture lavorano in stretta
connessione con i centri antiviolenza, promuovendo interventi di rete con istituzioni, associazioni, organizzazioni
pubbliche e private. Studiano e sperimentano interventi di prevenzione contro ogni forma di violenza o abuso verso le
donne, diffondendo l'educazione alla non violenza. In situazioni di rischio particolarmente acuto, l’ospitalità è offerta in
rifugi segreti. Ambedue le tipologie sono autogestite dalle ospiti. L'accesso alle strutture può avvenire direttamente
attraverso il numero verde nazionale antiviolenza o tramite i centri antiviolenza, servizi sociali, servizi socio-sanitari,
socioassistenziali territoriali.
ATTIVITA’
 accoglienza ed ospitalità;
 orientamento;
 consulenza legale;
 consulenza psicologica;
 gruppi di auto-aiuto;
 accompagnamento nel percorso di reinserimento lavorativo.
REQUISITI STRUTTURALI E RICETTIVITA’
Le case di accoglienza per donne maltrattate debbono essere ubicate in centri abitati, o nelle loro vicinanze, facilmente
raggiungibili con l’uso di mezzi pubblici, ciò allo scopo di facilitare la vita sociale nel territorio e l’accesso ai servizi
territoriali. Esse sono organizzate in appartamenti collocati in civili abitazioni e sono devono non devono presentare
barriere architettoniche, in osservanza della specifica normativa in materia essere dotate di spazi destinati ad attività
collettive e di socializzazione, organizzati in modo da garantire l’autonomia individuale, la fruibilità e la privacy in un
contesto di vita il più possibile simile all’ambiente familiare. Tali strutture residenziali devono essere adeguatamente
dimensionate in relazione ai bisogni delle accolte e, in particolare, prevedere stanze singole, con uno spazio notte
individuale non inferiore a mq. 9, o doppie, con uno spazio complessivamente non inferiore a mq. 14. Devono, inoltre,
garantire ad ogni donna la possibilità di dormire con il proprio bambino. Le case devono essere dotate di almeno due
servizi igienici, di un locale soggiornopranzo, di una cucina, nonché di postazione telefonica accessibile per le ospiti.
Esse possono ospitare fino ad un massimo di 6 donne che abbiano superato la maggiore età, con i loro bambini se
presenti.
REQUISITI ORGANIZZATIVI E FUNZIONALI
Le attività quotidiane sono autogestite, sulla base di regole condivise dalle donne ospiti. Ad esse deve, comunque,
essere garantito l’accompagnamento nei percorsi di crescita individuali ed il sostegno nelle attività quotidiane. La
gestione delle case può essere affidata ad enti con comprovata esperienza e specifica mission nel campo della violenza
di genere.
FIGURE PROFESSIONALI
Nella Casa di Accoglienza per Donne Maltrattate devono operare donne con formazione ed esperienza specifica nel
campo della violenza di genere e devono essere previste le seguenti figure professionali:
Coordinatrice: in possesso di laurea magistrale in psicologia o in sociologia, in scienze dell’educazione, in scienze della
formazione, in scienze dei servizi sociali, o equipollenti, con esperienza documentata di almeno due anni nell’ambito
delle politiche di genere, o in alternativa, in possesso di esperienza almeno quinquennale nell’ambito delle politiche di
genere. Può essere individuata anche tra le figure di III livello operanti nel servizio.
Figure professionali di II livello: con formazione specifica su tematiche educative e psicopedagogiche relative all'età
evolutiva, nonché sulla mediazione culturale, se presenti donne straniere, e con esperienza documentata di almeno due
anni nell’ambito delle politiche di genere
Figure professionali di III livello: psicologa.
Altro: Altre figure professionali e volontari con competenze nel campo delle politiche di genere, Consulente legale
Per tale servizio, il coordinatore deve assicurare la presenza per almeno per 25 ore settimanali.
Il servizio deve prevedere, durante le ore diurne, la presenza di almeno un operatore (II o III livello) ogni sei donne. Di
tali figure, il 70% deve essere di II livello e il 30% di III livello. Il personale deve garantire, in ogni caso, la reperibilità
24 ore su 24.
CENTRI ANTIVIOLENZA
TIPOLOGIA
I centri antiviolenza sono strutture finalizzate a ricevere le donne e le altre persone maltrattate, ad offrire loro aiuto e
protezione e a predisporre percorsi di uscita dalla violenza. Garantiscono l’anonimato e la segretezza all’utenza ed
offrono gratuitamente consulenza e prima accoglienza.
PRESTAZIONI
 accoglienza telefonica;
18
 accoglienza personale;
 consulenza psicologica, anche attraverso la predisposizione di gruppi di sostegno;
 assistenza e consulenza legale;
 orientamento e accompagnamento al lavoro;
 formazione e aggiornamento al personale interno e a soggetti esterni;
 iniziative culturali di prevenzione, pubblicizzazione, sensibilizzazione e denuncia del
 problema della violenza contro le donne e dell’omofobia;
 coordinamento dei servizi presenti sul territorio e collegamento con la rete regionale antiviolenza;
 raccolta, analisi ed elaborazione dei dati emersi dai colloqui e dalle denunce presentate;
 diffusione dei dati raccolti nel rispetto del diritto all’anonimato dei soggetti utenti.
ORGANIZZAZIONE
I centri svolgono attività di consulenza psicologica, consulenza legale, gruppi di sostegno, formazione, promozione,
sensibilizzazione e prevenzione, raccolta ed elaborazione dati, orientamento ed accompagnamento al lavoro, raccolta
materiale bibliografico e documentario sui temi della violenza. Devono essere in regola con la normativa regionale e
comunale in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Collaborano con i servizi socio-sanitari, le forze
dell’ordine, i pronto soccorsi ed altri enti sensibili al tema operanti sul territorio. La gestione dei Centri può essere
affidata ad organizzazioni con comprovata esperienza nel campo del contrasto alla violenza di genere e di supporto alle
vittime.
PERSONALE
Nel Centro antiviolenza operano le seguenti figure professionali:
• Coordinatore: in possesso di laurea magistrale in psicologia o in sociologia, in scienze dell’educazione, in scienze
della formazione, in scienze dei servizi sociali, o equipollenti, con esperienza di almeno due anni nelle politiche di
genere e nel sostegno alle vittime di violenza e di abuso, o in alternativa, in possesso di esperienza almeno
quinquennale nelle politiche di genere e nel sostegno alle vittime di violenza e di abuso. Può essere individuato anche
tra le figure di III livello operanti nel servizio.
• Figure professionali di III livello: Educatrice professionale, Assistente sociale, Sociologa, Psicologa
• Altro: Operatrice di back office, Operatrice di sportello addetta alla prima accoglienza, Esperti professionisti a
chiamata, nel campo giuridico e/o amministrativo, Altre figure professionali e volontari funzionali alla realizzazione
delle attività.
Il servizio deve prevedere, personale, nelle ore diurne, in numero congruo rispetto alle ospiti del servizio.
Va garantita, in ogni caso, la reperibilità 24 ore su 24.
2.4.3 Calabria
La Regione Calabria inizia il suo impegno nei confronti delle vittime di violenza di genere con la
legge n. 20 del 2007 "Disposizioni per la promozione ed il sostegno dei centri di antiviolenza e
delle case di accoglienza per donne in difficoltà".
Con l’approvazione della legge, la Regione si impegna nella creazione di una Rete regionale
antiviolenza, attraverso iniziative di prevenzione e sensibilizzazione, interventi di protezione,
sostegno e reinserimento delle vittime. La Legge mira a creare un centro di coordinamento presso le
Aziende ospedaliere e le Aziende sanitarie: di particolare interesse è la previsione di istituire un
percorso di accoglienza dedicato, in ogni Pronto Soccorso. Prevede, inoltre, una formazione
specifica, organizzata d’intesa con Forze dell’Ordine e Autorità Giudiziaria, destinata a tutti i
soggetti della rete, compresi operatori sanitari e sociali e la polizia locale; la stipula di protocolli
d’intesa con la Direzione Scolastica Regionale e gli Uffici Provinciali per iniziative e programmi
educativi; la creazione di un Centro Raccolta e Analisi degli indicatori di violenza di genere, come
Osservatorio del fenomeno. Infine, viene prevista una clausola valutativa secondo la quale, ogni
anno, la Giunta regionale riferisce al Consiglio sullo stato di attuazione della legge.
Ad integrazione della Legge Regionale 20/2007, è stata redatta recentemente la Proposta di legge
n° 492/9^: “Norme per contrastare la violenza di genere”, con cui si intende creare una rete
regionale antiviolenza tra istituzioni ed associazioni (Comuni, Province, Aziende Ospedaliere,
Sanitarie, Ufficio Scolastico Regionale e Uffici Scolastici Provinciali, Forze dell’Ordine, Prefetture,
19
Magistratura, Centri Antiviolenza presenti sul territorio, Associazioni e Organizzazioni impegnate
nella lotta alla violenza di genere), con lo scopo garantire procedure di intervento omogenee su tutto
il territorio regionale. In particolare la proposta di legge si concentra sulla sensibilizzazione
dell’opinione pubblica in tema di diffusione della cultura della legalità, del rispetto dei diritti di
relazione tra sessi, della lotta agli stereotipi di genere e iniziative volte a tutelare l’immagine della
donna. Per quanto riguarda la formazione, quest’ultima sarà indirizzata ad operatori sanitari e
sociali, polizia locale, ed altri soggetti della rete affinché si possa fornire un’adeguata relazione per
riconoscere il fenomeno e gestire il rapporto con le vittime. Altro aspetto della proposta è il
coinvolgimento del mondo della scuola attraverso programmi educativi finalizzati alla cultura del
rispetto dell’altro, al superamento dei pregiudizi ed alla mediazione non violenta dei conflitti, così
da intervenire prima che il disagio si manifesti.
Per ciò che concerne il sostegno alle vittime, si prevedono incentivi alla legge regionale 20/2007
oltre che e a progetti personalizzati per offrire alle vittime, e ai loro familiari, un percorso di uscita
dalla violenza, anche attraverso il reinserimento sociale, lavorativo e abitativo.
Un significativo passaggio della proposta di legge riguarda le “Famiglie di prima accoglienza” che,
su base volontaria, si offrano, in seguito ad una formazione specifica, di accogliere donne in
difficoltà, al fine di garantire loro il ritorno ad un ambiente familiare sereno, in vista di un
reinserimento sociale. Alla luce di ciò la legge propone la creazione dell’”Albo delle famiglie di
prima accoglienza”, con lo scopo di individuare i nuclei familiari calabresi disposti ad ospitare le
vittime. Viene altresì creato il “Centro di coordinamento presso le aziende sanitarie”: le aziende
sanitarie provinciali, i presidi ospedalieri e i consultori, si impegnano all’attivazione di un centro di
coordinamento per i problemi della violenza di genere su ogni zona di propria pertinenza, al fine di
garantire l’immediato intervento di personale sanitario formato ad hoc per l’accoglienza,
l’assistenza e la cura.
Si è pensano anche all’istituzione del Codice rosa presso ogni Pronto Soccorso, affinché vi sia un
percorso di accoglienza dedicato garantito da personale addestrato a riconoscere segnali non sempre
evidenti di una violenza subita, anche se non dichiarata; alla creazione dell’“Albo degli imprenditori
solidali” disposti ad offrire un lavoro alle vittime di violenza di genere, alla creazione di un “Centro
di raccolta e analisi degli indicatori di violenza di genere – CERAI” con il compito di acquisire e
analizzare, su scala regionale, i dati relativi all’aspetto fenomenico della violenza sul ruolo sociale
di genere.
2.4.4 Sicilia
Il primo intervento in favore delle vittime di violenza di genere in Sicilia è stata la Legge Regionale
n. 10 del 31 luglio 2003, “Norme per la tutela e la valorizzazione della famiglia”, con cui vengono
istituiti i centri di accoglienza che forniscono assistenza legale e psicologica alle donne e ai loro
figli e favoriscono il reinserimento lavorativo, sociale e scolastico delle vittime di maltrattamenti e
dei loro figli minori.
La prima legge specifica a sostegno delle donne vittime di violenza di genere, la Legge Regionale n.
3/2012 è invece stata approvata solo recentemente. Con questa legge, la Regione si impegna ad
attuare norme e provvedimenti per contrastare e prevenire la violenza di genere, riconoscendo
formalmente che ogni forma o grado di violenza contro le donne- sessuale e qualsiasi forma di
persecuzione o violenza fisica, psicologica ed economica - che un uomo esercita su una donna in
20
ambito familiare o lavorativo, costituisce una violazione dei diritti umani della persona e, quindi, va
contrastata attivando tutte le iniziative necessarie .
La Regione “promuove iniziative di prevenzione della violenza sulle donne, anche attraverso la
sensibilizzazione dell’opinione pubblica, la diffusione della cultura della legalità e del rispetto dei
diritti nella relazione tra i sessi; mediante la diffusione di campagne informative specifiche e
attraverso la sensibilizzazione dell’opinione pubblica, per la diffusione della cultura della legalità e
del rispetto dei diritti nella relazione tra i sessi”. Inoltre assicura alle donne vittime di violenza
adeguata accoglienza, soccorso e protezione, solidarietà e sostegno, se necessario anche economico,
per consentire loro di recuperare e rafforzare la propria autonomia, materiale e psicologica, la
propria integrità fisica e la propria dignità. A tal fine, la Regione dovrà attivare una
programmazione strutturata attraverso un Piano Triennale di interventi da avviare mediante un
confronto tra i diversi livelli di governo ed il terzo settore, per incrementare la dotazione di strutture
e servizi territoriali, potenziare le competenze degli operatori pubblici e privati e garantire
l’indipendenza economica alle donne vittime di violenza.
La Regione è tenuta a fornire contributi per il finanziamento dei centri antiviolenza e delle case di
accoglienza, garantendone la diffusa e articolata presenza sul territorio regionale e puntando sulle
iniziative di prevenzione, di informazione, e sulle attività di monitoraggio degli episodi di violenza
attraverso la raccolta, l’elaborazione e l’analisi dei dati forniti dai centri antiviolenza e dagli altri
soggetti pubblici e privati.
È prevista, inoltre, l’istituzione del Forum permanente contro le molestie e la violenza di genere,
come di sede di dialogo e confronto fra le istituzioni e la società civile in materia di prevenzione e
contrasto delle molestie e alla violenza di genere. All’interno del Forum sono presenti tutti i soggetti
qualificati rappresentanti le istituzioni interessate e, soprattutto, le associazioni e le cooperative del
terzo settore operanti in materia. Compito primario del Forum è formulare alla Giunta regionale
pareri e proposte nell’ambito degli interventi, sulla distribuzione dei contributi regionali.
Per dare attuazione al dettato normativo, l’Assessorato Regionale della Famiglia, delle Politiche
Sociali e del Lavoro, ha recentemene emanato il D.A. 2231 del 13 Dicembre 2013, con il quale
vengono stanziati 580000 € per contributi per la realizzazione delle tipologie di azioni e interventi
previsti dalla legge:
a) sostegno delle spese per i centri antiviolenza e le case di accoglienza per donne vittime di
violenza, i loro figli minori o a rischio di maltrattamento fisico e psichico
b) sensibilizzazione e informazione nelle scuole sulla violenza di genere
c) sostegno di reti di relazioni locali
d) percorsi mirati all’inserimento lavorativo di donne vittime di violenza
e) percorsi formativi per gli operatori
L’Assessorato ha dato avvio dal settembre 2012 - tramite la pubblicazione di un Avviso di
manifestazione di interesse - alla Rete di relazioni per prevenire e contrastare la violenza di genere a
livello regionale (cfr. par. 4.5). Alla Rete possono aderire enti pubblici e privati, con lo scopo di
costruire un sistema in grado di attivare interventi immediati in favore delle vittime di violenza e di
favorire l’adozione di procedure omogenee, in particolare: Comuni, Province, ASP, Aziende
ospedaliere e policlinici universitari, Uffici scolastici provinciali, Forze dell'ordine, Autorità
giudiziaria, Prefetture, Organizzazioni sindacali, Enti datoriali, Centri antiviolenza, Associazioni
culturali e di volontariato operanti nel campo del contrasto alla violenza di genere, altri soggetti
21
del terzo settore operanti nel campo del contrasto alla violenza di genere, Istituzioni di parità. Il
funzionamento è assicurato da un modello gerarchico composto da:
• un nodo centrale, rappresentato in fase di start-up dal Nucleo tecnico dipartimentale
incaricato dell’attuazione della legge, con il compito di sostenere l’azione della Rete e
metterla in relazione con il Forum permanente contro le molestie e la violenza di genere e
con l’Osservatorio regionale per il contrasto alla violenza di genere;
• i nodi provinciali o zonali-distrettuali, ubicati presso i Centri antiviolenza;
• i nodi locali, ubicati presso i soggetti, pubblici e/o privati, che manifesteranno interesse a far
parte della Rete.
La più recente disposizione normativa relativamente alla violenza di genere è il Decreto
dell’Assessore della famiglia, delle politiche sociali e del lavoro n. 281 del 19 Febbraio 2014, con il
quale, in adempimento di quanto disposto dalla Legge 3/2012 è stato formalmente costituito
l’Osservatorio Permanente per il contrasto alla violenza di genere, presso l’Assessorato della
Famiglia, delle Politiche sociali e del lovoro. L’Osservatorio svolgerà le proprie funzioni in
conformità agli indirizzi operativi del Dirigente Generale del Dipartimento della Famiglia e delle
Politiche Sociali e in collaborazione, per i profili di competenza, con il Servizio 3° - Terzo Settore,
Volontariato, Servizio Civile, Pari Opportunità.
3. Caratteristiche del fenomeno dal punto di vista socio-culturale
La violenza fisica o sessuale è un problema di salute pubblica che colpisce più di un terzo di tutte le
donne nel mondo. È quanto affermato nel recente rapporto presentato dall'Organizzazione Mondiale
della Sanità (Global and regional estimates of violence against women: Prevalence and health
effects of intimate partner violence and non-partner sexual violence) a giugno 2013. Lo studio
mostra che circa il 35% di tutte le donne sono vittime di violenza domestica e/o sessuale da parte
del partner o di sconosciuti. Conferma inoltre che la violenza domestica è il tipo più comune di
violenza contro le donne e purtroppo ancora oggi colpisce il 30% delle donne in tutto il mondo. La
ricerca ha rilevato anche che, a livello globale, il 38% di tutte le donne uccise sono state assassinate
dai loro partner. Le conseguenze della violenza in termini di salute (non solo fisica) sono
elevatissimi: il 42% delle donne che ha subito violenza fisica o sessuale per mano del proprio
partner ha riportato lesioni e ferite. Nelle donne vittime di violenza da parte del proprio partner la
probabilità di depressione è quasi due volte più alta rispetto a chi non ne ha subite, così come quella
di avere problemi di consumo d'alcol. Salgono anche i rischi di contrarre malattie sessualmente
trasmissibili, di aborto e di aver un bambino con problemi alla nascita.
I numeri variano in base al paese e alla cultura di appartenenza, anche se la violenza sulle donne
rimane comunque un problema che affligge il genere femminile in tutto il mondo. Il rapporto stima
un tasso di prevalenza in Africa del 45,6%, nelle Americhe del 36,1%, nel Mediterraneo orientale
del 36,4%, in Europa (Russia e Asia centrale incluse) del 27,2%, nel Sud est-est asiatico del 40,2%,
nel Pacifico Occidentale del 27,9%. Complessivamente, nei Paesi ad alto reddito la percentuale di
donne che ha subito violenza è pari al 32,7%.
22
Per quanto riguarda in maniera più specifica il nostro Paese, secondo quanto emerge dal rapporto, in
Italia sei milioni e 700mila donne tra i 16 e i 70 anni sarebbero vittime di abusi fisici e sessuali e
circa un milione di donne potrebbero aver subito stupri o tentati stupri. La violenza domestica,
inoltre, è la seconda causa di morte per le donne in gravidanza. C’è da considerare che, come
sempre, i dati sulla violenza tendono ad essere sottostimati, trattandosi di un fenomeno in larga
misura sommerso: secondo l’OMS infatti, in Italia, solo il 7% delle vittime ha denunciato la
violenza subita. Altrettanto allarmante è il dato secondo cui il 33,9% di coloro che subiscono
violenza per mano del proprio compagno e il 24% di coloro che l’hanno subita da parte di un
conoscente o di un estraneo, non parla con nessuno dell’accaduto.
I dati forniti dall’OMS sono piuttosto simili alle cifre fornite dall’Istat nell’unica ricerca specifica
finora realizzata dal nostro istituto di statistica in merito alla violenza di genere, risalente al 2007
(“La violenza e i maltrattamenti contro le donne dentro e fuori la famiglia”) ed utilizzata come
fonte dei dati anche nel recente rapporto del FRA (Agenzia Europea per i diritti umani), dal titolo
“Violence against women: an EU-wide survey” (2014)2.
Secondo l’Istat, sono quasi 7 milioni le donne tra i 16 e i 70 anni che hanno subito violenza fisica o
sessuale nel corso della loro vita, pari al 31,9%. Le diverse forme di violenza si combinano tra loro
per autore e tipologia: un quinto delle vittime subisce violenza sia dentro che fuori il rapporto di
coppia; il 41 per cento ha subito violenza sia fisica, sia sessuale dal partner; un milione e mezzo ha
subito ripetute violenze dal partner. Ulteriori forme di violenza si associano alla fisica e sessuale: la
violenza psicologica dal partner o ex partner è subita da 7 milioni di donne, 2 milioni hanno subito
comportamenti persecutori (stalking) ad opera di un ex-partner. La denuncia degli episodi di
violenza è rarissima: l’Istat riporta che è solo il 5,3% nel caso della violenza domestica.
L’analisi territoriale realizzata dall’Istat mette in luce una maggiore diffusione della violenza fisica
e sessuale nel Nord e Centro Italia, in particolare in Emilia-Romagna e nel Lazio (38,2 e 38,1%).
Anche lo stalking è più diffuso al Centro-Nord (Abruzzo 24%; Toscana 21,9%; Lazio 21,6%;
Emilia-Romagna 21,3%. Le regioni del Mezzogiorno hanno quasi sempre valori inferiori al dato
nazionale, anche se bisogna considerare i diversi fattori che concorrono alla disponibilità delle
donne a rispondere e alla loro consapevolezza del reato subito (ad esempio il contesto culturale, lo
status sociale, la dimensione del comune in cui si vive, ecc.). È verosimile, dunque, che per le
Regioni del Sud la sottostima del fenomeno sia particolarmente rilevante.
Più recentemente, in concomitanza con l’attenzione rivolta dall’opinione pubblica al fenomeno del
femminicidio, che ha poi condotto alla promulgazione della Legge 15 ottobre 2013 n.119 (v. par.
2.2), l’Eures in collaborazione con l’Ansa ha realizzato lo studio ''Il femminicidio in Italia
nell'ultimo decennio. Dimensioni, caratteristiche e profili di rischio” che mette a confronto le
notizie di stampa con i data base delle forze dell'ordine. L’indagine afferma che negli ultimi tre anni
il fenomeno del femminicidio si è notevolmente aggravato. Le vittime sono state 173 nel 2009, 158
nel 2010, 170 nel 2011, raggiungendo il 30,9% del totale degli omicidi, il dato più elevato
dell’ultimo decennio. I dati sui femminicidi nel 2012 e 2013 sono stati rispettivamente 127 e 130.
Anche lo studio Eures conferma che quasi la metà (il 47,2%) degli omicidi è compiuta da ex
partner. I ''femminicidi del possesso” conseguono generalmente alla decisione della vittima di uscire
2
All’Istata è stata attualmente commissionata dal Dipartimento Pari Opportunità una seconda indagine nazionale sul
fenomeno della violenza di genere, i cui risultati sono previsti per il 2015.
23
da una relazione di coppia; a tale dinamica sono da attribuire ben 258 femminicidi tra le coppie
separate (nel 93% dei casi per i quali si dispone di tale informazione), ed in 109 casi tra le coppie
ancora unite in cui si manifesta l'intenzione. Tra i femminicidi censiti in Italia nel decennio 20002011, infatti, ben il 70,8%, 1.459 in valori assoluti, è avvenuto all'interno dell'ambiente familiare o
delle relazioni affettive. A livello territoriale il femminicidio avviene principalmente nelle regioni
del Nord Italia, dove si conta la metà dei casi: il 49,9% del totale tra il 2000 e il 2011, seguito dal
Sud (30,7%) e infine dal Centro (19,4%).
L’indagine sui femminicidi in Italia sui dati della stampa nazionale e locale per l’anno 2013
realizzata dal gruppo di lavoro sul femminicidio della Casa per non subire violenza di Bologna,
riporta un trend in continua crescita tra il 2005 e il 2013. Nell’anno di riferimento la stampa
nazionale e locale ha riportato 134 femminicidi e 83 tentati femminicidi (situazioni di violenza con
lesioni molto gravi, in cui solo per caso la vittima è riuscita a salvarsi). La regione in cui sono stati
riportati più casi è la Lombardia (14 femminicidi), seguita da Campania, Sicilia e Lazio (13). Le
altre due regioni Convergenza si situano in questa triste graduatoria al 5° (Puglia) e 8° (Calabria)
posto, rispettivamente con 10 e 8 casi.
Interessanti sono le stime fornite dalla Rete Nazionale Antiviolenza, relative al monitoraggio del
numero di pubblica utilità 1522, che tiene conto dell’andamento delle telefonate pervenute al
servizio nazionale di accoglienza telefonica per le vittime di violenza di genere e stalking nell’intero
periodo di attività, dalla sua messa in opera l’8 marzo 2006 fino al 17 dicembre 2012.
Nell’arco di poco meno di sette anni, sono state quasi 70.000 le donne che hanno chiamato il
servizio per denunciare situazioni di violenza, esercitata in diverse forme. L’analisi temporale sul
lungo periodo conferma quanto già noto a proposito della violenza perpetrata in ambito familiare.
Infatti, in oltre il 60% dei casi l’autore è il partner, nel 12,2% altri membri della famiglia agiscono
violenze di varia natura nei confronti delle donne. L’andamento di queste due voci non cambia in
maniera significativa nel corso del tempo.
Anche i dati annuali dell’Osservatorio del Telefono Rosa, presentati a Roma il 4 marzo scorso,
confermano questa tendenza: la maggior parte delle violenze avvengono tra le mura domestiche,
all’interno di una relazione sentimentale (84%); le vittime sono solitamente donne di età compresa
fra 35 e 54 anni, con la licenza media superiore (53%) o la laurea (22%); impiegate (20%),
disoccupate (19%) o casalinghe (16%), con figli (82%). L’autore delle violenze è quasi sempre il
marito (48%), il convivente (12%) o l’ex partener (23%).
Questi dati dimostrano che la violenza sulle donne è un fenomeno che in Italia non diminuisce e si
connota sempre più come violenza fisica accompagnata a violenza psicologica. L’atto violento
raramente è isolato, più spesso è costante e continuo (81%) e non finisce con la chiusura del
rapporto, protraendosi di frequente in comportamenti persecutori (stalking). Nel 55% dei casi i
maltrattamenti si manifestano solo in casa, restando sconosciuti al mondo esterno (amici, parenti e
colleghi). Un dato che emerge con forza dal campione di 1.562 donne che si sono rivolte a Telefono
Rosa nel corso del 2012, è l’aumento di fenomeni di “violenza assistita”: l’82% delle donne che
hanno subito violenza dichiarano di avere figli che assistono alle violenze, dato in crescita del 7%
rispetto all’anno precedente.
24
3.1 Alcuni dati sulla violenza di genere a livello regionale
Sebbene ancora non esista in nessuna delle quattro Regioni dell’Obiettivo Convergenza un
Osservatorio sulla violenza di genere che funzioni in maniera sistematica nella raccolta e diffusione
di dati sul fenomeno, le strutture regionali competenti si stanno ovunque attivando per rispondere ad
una delle esigenze più rilevanti nell’ambito del contrasto alla violenza di genere: quella di
conoscere con esattezza e di monitorare continuamente l’entità del fenomeno e la tipologia di
bisogni delle vittime.
Per la Regione Calabria, sono, ad esempio disponibili, raccolti dalla Fondazione Calabria Etica, i
dati relativi al periodo marzo-dicembre 2012 sull’accesso ai 7 centri antiviolenza del territorio, che
indicano un numero complessivo di contatti pari a 431. I dati sono sostanzialmente coerenti con
l’andamento del fenomeno a livello nazionale. La maggior parte degli accessi da parte delle donne è
stato volontario (67%), si segnala un 10% di invii dal 1522. Residuali sono invece stati gli accessi
su indicazione delle forze dell’ordine (1%) e di strutture sanitarie (1%). Nell’80% dei casi l’autore
della violenza è il marito/compagno/fidanzato o ex; solo nel 3% dei casi la violenza è stata
commessa da uno sconosciuto. Coerentemente con i dati nazionali, la tipologia di violenza riferita
con più frequenza è il malatrattamento in famiglia (74%), seguita dallo stalking (9%), dalla violenza
sessuale (6%) e assistita (6%). La richiesta più frequente rivolta dalle vittime ai centri antiviolenza è
stata di sostegno emotivo/sociale (41%), consulenza psicologica (29%) e legale (20%).
4. La risposta delle istituzioni: il quadro attuale dei servizi di prevenzione e contrasto della violenza di genere
4.1. Uno sguardo d’insieme: la rete nazionale di strumenti e interventi per prevenire e
contrastare la violenza di genere
Il Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha una funzione di
indirizzo strategico, coordinamento, monitoraggio, elaborazione progettuale sul tema della
prevezione e contrasto della violenza di genere.
Sono molteplici le attività e le iniziative realizzate e promosse dal Dipartimento a livello nazionale
o a livello regionale.
4.1.1 Primo Piano Nazionale Antiviolenza
Con il Piano Nazionale Antiviolenza 2010-2013, il Dipartimento Pari Opportunità ha finanziato una
serie di interventi attuativi a livello locale, contando su uno stanziamento di 20 milioni di euro.
Le risorse sono state impiegate attraverso 3 bandi nazionali.
Il primo bando è stato destinato al rafforzamento della rete nazionale dei Centri Antiviolenza.
In Italia sono attivi più di 70 centri antiviolenza, quasi uno per provincia, con sedi più numerose
nei capoluoghi maggiori (Roma, Napoli, Torino) e qualche sporadica presenza nei comuni non
capoluogo del territorio. Di norma, si tratta di spazi sostenuti, se non addirittura curati e gestiti,
dagli Enti locali: un particolare importante, questo che, nonostante le difficoltà legate al
reperimento dei fondi, sottolinea il ruolo importante assunto dalle istituzioni locali nella lotta
contro il fenomeno della violenza di genere. Le norme varate a livello regionale investono
direttamente il problema della violenza di genere, riconoscendola come violazione dei diritti
25
umani fondamentali, della dignità e della libertà, e individuando strumenti utili a contrastare e
prevenire gli abusi sulle donne, perpetrati anche in ambito domestico.
Quasi tutti i testi di legge in esame contemplano e promuovono la realizzazione dei centri
antiviolenza, di norma gestiti da Associazioni di donne e inseriti negli strumenti di
programmazione territoriale, per i quali si prevede l'instaurazione di rapporti costanti e funzionali,
finalizzati anche a promuovere Protocolli d’intesa, con gli Enti pubblici cui compete l’assistenza,
la prevenzione e la repressione dei reati di violenza (Enti locali, Aziende sanitarie, Forze
dell’Ordine, Autorità giudiziaria e Istituzioni scolastiche operanti sul territorio).
Numerose sono le esperienze rilevate a livello locale ma manca una formalizzazione e una
omogeneizzazione di tali pratiche a livello regionale.
I Centri hanno lo scopo primario di fornire alle donne vittime ascolto e assistenza, sia di tipo
psicologico, sociale che legale, e di promuovere la cultura della legalità e del rispetto, attraverso
iniziative culturali e sociali di prevenzione, di informazione, di sensibilizzazione e di denuncia,
anche in collaborazione con enti, istituzioni, associazioni e privati3:
- offrono, anche attraverso l'istituzione delle case rifugio, accoglienza ed ospitalità temporanea a
donne sole o con figli nel rispetto delle differenze culturali e dell'esperienza di ciascuna, nella
consapevolezza del significato e dell'impatto dell'appartenenza a diverse etnie, culture,
religioni, classi sociali, orientamenti sessuali e identità di genere;
- garantiscono sostegno pratico per problemi psicologici, esistenziali, sanitari, assistenziali;
- si attivano per il reinserimento sociale e lavorativo;
- sensibilizzano l'opinione pubblica sulle violenze che le donne subiscono all'interno della
famiglia e della società; promuovono indagini sulle caratteristiche della violenza alle donne, ai
minori e alle minori e ricerche finalizzate all'individuazione delle strategie di prevenzione dei
comportamenti violenti;
- promuovono ricerche conoscitive e raccolte di dati statistici al fine di approfondire i contesti in
cui la violenza è esercitata e subita;
- propongono progetti di formazione permanente per coloro che operano nelle strutture e per il
personale esterno che, per ragioni di lavoro, è a contatto con situazioni di violenza.
I Centri svolgono le attività garantendo la massima discrezione e riservatezza nei confronti delle
donne, l'accessibilità e la costante pubblicizzazione dei servizi, il lavoro di rete con i servizi
pubblici e privati del territorio e con le organizzazioni di donne.
Box n. 4 Centri antiviolenza e case-rifugio: livelli e competenze istituzionali
La Regione
A livello regionale si possono definire standard comuni di intervento che possono riguardare:
a) criteri per l'istituzione dei Centri e per la concessione dei relativi finanziamenti, attraverso l’emanazione di bandi;
b) standard strutturali e gestionali delle strutture destinate all'accoglienza delle donne vittime di violenza attraverso
la normativa e le linee guida;
c) linee indicative per l'attività di formazione permanente e di aggiornamento del personale dei Centri e di tutti
coloro che con essi intervengono, anche in raccordo con gli Atenei;
d) modalità di accesso alla gestione dei Centri e il loro funzionamento;
3
Sulla base delle “Linee guida internazionali per la creazione dei centri antiviolenza” redatte a cura dell’Ufficio di
coordinamento WAVE (Women Against Violence in Europe) – Commissione Europea (programma Daphne 2004) si
indica per “Centro Antiviolenza” sia la sede dove vengono ospitate le donne, sia la sede dei servizi e degli uffici
amministrativi.
26
e) modalità di raccordo con i servizi socio-assistenziali e sanitari, con i servizi di assistenza legale e alloggiativi e
per il lavoro e la formazione, con le strutture educative e scolastiche operanti nel territorio e con
l'associazionismo e le organizzazioni di volontariato;
f) standard di qualità dei servizi da aggiornare periodicamente;
g) criteri per definire il personale necessario all'espletamento dei servizi comprese le professionalità specifiche
richieste in rapporto alla tipologia dei Centri;
h) criteri di valutazione interna ed esterna delle attività dei Centri.
Inoltre a livello regionale si possono;
a) definire il sistema di presa in carico dei casi di violenza da parte dei Centri e degli altri servizi di competenza
regionale, al fine di pervenire ad un sistema unico di registrazione;
b) promuovere e finanziare, all'interno delle strutture di pronto soccorso dei presidi ospedalieri, specifici Centri di
soccorso per violenza sulle donne;
c) istituire eventualmente un osservatorio regionale con funzioni di monitoraggio e valutazione;
d) promuovere, in collaborazione con le amministrazioni provinciali e comunali e con i Centri, campagne di
sensibilizzazione e di informazione sul problema della violenza e dello stalking contro le donne.
La Provincia
Le amministrazioni provinciali possono essere coinvolte per quanto di loro competenza:
a) collaborare con i distretti/ambiti territoriali o i Comuni attraverso la costruzione di intese finalizzate
all’organizzazione di servizi e interventi di livello sovra-distrettuale/comunale;
b) promuovere le forme di collaborazione tra centri;
c) pianificare e predisporre progetti di formazione permanente e organizzare corsi per coloro che operano nelle
strutture e per il personale esterno che, per ragioni di lavoro, è a contatto con situazioni di violenza (anche
attraverso il finanziamento FSE);
I Comuni e gli Ambiti Sociali Territoriali:
a) definiscono gli interventi infrastrutturali per la dotazione territoriale dei centri antiviolenza, tenuto conto dei
fabbisogni territoriali rilevati e degli standard regionali;
b) garantiscono strutture adeguate in relazione alla popolazione e al territorio, anche di concerto o in associazione
con altri soggetti pubblici e privati;
c) definiscono le modalità di gestione che possono contemplare il supporto di altre pubbliche amministrazioni o
specifiche convenzioni con il privato sociale;
d) collaborano con la Provincia di riferimento per l'istituzione e il consolidamento della rete istituzionale dei servizi
da collegare con i Centri.
Con il bando finanziato sul Piano Nazionale Antiviolenza sono stati stanziati circa 11 milioni di
euro, suddivisi in due linee di attività.
La prima linea di attività ha supportato il miglioramento ed il rafforzamento dei CAV già esistenti
ed ha previsto il 20% di cofinanziamento da parte dei beneficiari. Sulla base dei requisiti minimi
richiesti per la partecipazione all’avviso pubblico, sono stati selezionati 40 CAV in tutto il territorio
nazionale, ma prevalentemente al Centro-Nord, in linea con una presenza storica già radicata e
strutturata. I progetti, della durata di 12-24 mesi, si concluderanno tutti entro l’inizio del 2015.
Proprio in relazione a quanto sopra rilevato, la seconda linea di attività ha invece previsto il
finanziamento di nuovi Centri da attivare in zone del territorio “scoperte”, in prevalenza nelle
regioni meridionali.
Il secondo bando nazionale finanziato tramite il Primo Piano Antiviolenza è stato destinato alla
formazione degli operatori sanitari. I progetti ammessi a finanziamento sono stati presentati da 27
partnership con capofila ASL oppure Università dotate di Pronto Soccorso. Il modello di
27
riferimento è stato il progetto Codice Rosa implementato in Toscana (v. scheda buone prassi). 14
progetti sono attualmente chiusi, mentre i restanti stanno completando le attività.
Da questi interventi è emersa con forza le necessità di un maggiore coordinamento non solo
all’interno delle singole strutture sanitarie, ma anche tra Pronto Soccorsi diversi, poiché spesso le
vittime si rivolgono a presidi d’emergenza differenti che non dialogano tra loro. In assenza di
meccanismi comuni di monitoraggio, i sanitari non sono in grado di riconoscere donne che hanno
avuto accessi multipli in pronto soccorso per cause connesse ai maltrattamenti e alla violenza
subita.
Il terzo bando nazionale ha mirato a rafforzare il ruolo dei Comuni per la creazione e il
potenziamento della rete di prevenzione e contrasto alla violenza a livello locale. Il bando ha
stanziato 3 milioni e 600.000 euro, a cui i beneficiari hanno aggiunto almeno il 20% di
cofinanziamento. I Comuni, loro Unioni o Consorzi, eventualmente in partnership con altri soggetti
pubblici e privati del territorio, beneficiari del finanziamento, si sono assunti l’onere di sviluppare la
rete a livello territoriale. Il 90% di questi progetti consiste in interventi formativi per gli operatori
della rete.
In occasione del tragico evento che nel 2009 ha colpito l’Aquila e altri centri dell’Abruzzo, sono
stati “ritagliati” dal fondo 3.000.000 di euro da destinare ad interventi nell’area interessata, volti alla
creazione e al sostegno di centri antiviolenza, affidati alla gestione diretta del Commissario per la
ricostruzione.
4.1.2 Protocolli e convenzioni
Il Dipartimento ha all’attivo una serie di Protocolli e Convenzioni con diversi Enti e Organismi
nazionali (e loro articolazioni locali) sia per la formazione degli operatori che per il rafforzamento
di interventi di rete contro la violenza di genere e lo stalking (cfr. box n.5).
Nell’ambito del Protocollo d’Intesa con il Consiglio Nazionale Forense, il DPO ha realizzato
attività formative rivolte a 80 avvocati delle Regioni Obiettivo Convergenza, per un totale di 200
ore.
Grazie al Protocollo con il Ministero dell’Interno sono stati realizzati 5 corsi di formazione
destinati ad agenti della Polizia.
Box n.5. Protocolli e Convenzioni sottoscritti dal DPO tra il 2009 e il 2013 sul tema della violenza di genere e
stalking
- Protocollo d’intesa con il Ministero della Difesa e l’Arma dei Carabinieri contro lo stalking (16 gennaio 2009)
- Protocollo d’intesa con il Ministero dell’Interno per il contrasto alla violenza di genere (3 luglio 2009)
- Protocollo d’intesa con il Ministero dell’Istruzione per istituire la “Settimana contro la violenza” (3 luglio
2009)
- Protocollo d’intesa con il Consiglio Nazionale Forense per la promozione di una strategia integrata di
prevenzione, contrasto e rimozione delle discriminazioni, comprese tutte le forme di violenza contro le donne
(14 novembre 2011)
- Convenzione con l’Arma dei Carabinieri per analizzare e monitorare il fenomeno della violenza (20 novembre
2012)
- Intesa tra Governo, Regioni e Province autonome per la promozione di interventi contro le mutilazioni genitali
femminili (6 dicembre 2012)
- Protocollo d’Intesa con l’Istituto dell’Autodisciplina Pubblictaria (31 gennaio 2013)
28
Pluriennale è poi la collaborazione con l’Arma dei Carabinieri, che nel 2009 ha sottoscritto un
Protocollo contro lo stalking e, nel novembre 2012, una Convenzione con il DPO, della durata di
due anni, per analizzare e monitorare il fenomeno della violenza, con particolare riferimento allo
stalking e alla violenza sessuale (cfr. Allegto n.1). Le attività previste nell’accordo riguardano:
l’analisi e il monitoraggio dei fenomeni di violenza in danno di vittime vulnerabili (in
particolare stalking e violenza sessuale)
il supporto al DPO per l’acquisizione di informazioni statistiche sui suddetti reati
la creazione e mantenimento di una banca dati per monitorare i soggetti accolti presso i
CAV
il supporto decisionale agli operatori del 1522 per le richieste di ausilio su fattispecie
penalmente rilevanti
la formazione e l’addestramento del personale dell’Arma nel settore della prevenzione e
contrasto della violenza di genere
Il progetto è curato dal Reparto Analisi Criminologiche del Raggruppamento Carabinieri
Investigazioni Scientifiche. Le attività formative sono destinate a personale dell’Arma in tutte le
regioni, che costituirà la Rete Nazionale per il monitoraggio del fenomeno della violenza di
genere.
Attualmente sono stati completati due cicli formativi che hanno portato alla sensibilizzazione,
informazione e formazione di almeno un carabiniere per ciascun comando provinciale in tutta
Italia. Questo personale formato andrà a costituire all’interno delle reti anti-violenza a livello
locale il riferimento principale per l’Arma dei Carabinieri.
Un altro strumento particolarmente rilevante è il Protocollo d’Intesa siglato il 31 gennaio 3013 dal
DPO con l’Istituto per l’Autodisciplina Pubblicitaria (IAP). Il documento (riportato
nell’Allegato n.2) ha validità biennale e impegna le parti a collaborare per fare in modo che gli
operatori di pubblicità adottino modelli di comunicazione commerciale che non siano volgari o
sessisti e che non contengano rappresentazioni di violenza di genere né incitamenti alla violenza,
tutelino la dignità della donna e non ricorrano a stereotipi di genere.
L’accordo prevede l’impegno del DPO a denunciare – anche su segnalazione dei cittadini – le
comunicazioni commerciali (cartellonistica pubblicitaria) lesive della dignità della donna. Lo IAP
si impegna a sua volta a compiere le dovute verifiche con la massima celerità ed utilizzare, ove
possibile, l’ingiunzione di desistenza.
4.1.3 Rete Nazionale Antiviolenza
Il Dipartimento per le Pari Opportunità ha realizzato a partire dal 2006 un’ampia azione di sistema,
attraverso l’implementazione del Numero Verde Nazionale 1522 che ha la funzione specifica di
raccogliere 24h/24 le denunce delle donne vittime di violenza, offrire loro un primo soccorso e
informazioni per accedere ai CAV e alla rete dei servizi più vicini. Il numero è accessibile
gratuitamente da tutto il territorio nazionale, sia dalla rete fissa che da quella mobile, con
operatrici in grado di rispondere non solo in italiano, ma anche in inglese, francese, spagnolo,
russo e arabo.
29
Dal 2010, i casi di violenza che rivestono carattere di emergenza vengono accolti con una specifica
procedura tecnico-operativa condivisa con le forze dell’ordine (v. Protocollo d’Intesa con il
Ministero dell’Interno).
Il 1522 redige report mensili di monitoraggio sulla propria attività. Il più recente si riferisce al mese
di marzo 2014, durante il quale il servizio ha ricevuto più di 2700 chiamate con segnalazioni di
situzioni di violenza. Nell’87% dei casi a chiamare è stata una donna, per lo più di nazionalità
italiana (89%). Le motivazioni più frequenti delle chiamate sono state coerenti con la tipologia di
servizio offerta dal 1522: richiesta di aiuto per vittime di violenza, nel 29% dei casi, e informazioni
sui CAV nazionali, in altro 25% di casi. Le Regioni da cui sono provenute più chiamate sono state
Lazio (14%) e Lombardia (12%), mentre le Regioni Obiettivo Convergenza si sono posizionate in
3° (Campania – 11%), 4° (Sicilia – 8%), 7° (Puglia – 7%) e 12° (Calabria – 3%) posizione, rispetto
alla provenienza delle chiamate.
Il servizio telefonico costituisce lo strumento tecnico di supporto alla Rete Nazionale Antiviolenza,
chiamata a contrastare il fenomeno della violenza di genere a livello nazionale e locale, garantendo,
al contempo, i necessari raccordi tra le Amministrazioni Centrali competenti nel campo giudiziario,
sociale, sanitario, della sicurezza e dell'ordine pubblico.
I "nodi" della Rete Nazionale Antiviolenza sono gli Ambiti Territoriali di Rete (ATR). Si tratta di
aree territoriali, Comuni, province o Regioni, con le quali il DPO stipula un Protocollo d'intesa al
fine di promuovere azioni di sensibilizzazione e contrasto alla violenza di genere, di promuovere la
costituzione o il rafforzamento di reti locali atte a contrastare gli episodi di violenza di genere e
stalking, di facilitare l'integrazione del servizio nazionale 1522 con le strutture socio-sanitarie
presenti in ambito territoriale.
Questo implica una mappatura dei servizi antiviolenza presenti a livello territoriale, che nella prima
fase di implementazione è stata esguita in maniera attiva, mentre dal 2013 le operatrici del 1522 si
occupano di aggiornare l’esistente ed accettare le evantuali candidature spontanee di nuovi servizi
che chiedono di diventare parte della rete.
Box n. 4. Ambiti Territoriali (ATR) che hanno sottoscritto il Protocollo con il DPO
1. Ancona (provincia)
16. Genova (provincia)
31. Prato (comune)
2. Alessandria (comune)
17. Itri (comune)
32. Ravenna (comune)
3. Ascoli Piceno (provincia)
18. Latina (comune)
33. Reggio Emilia (comune)
4. Bari (comune)
19. Mariano Comense (comune)
34. Roma (comune)
5. BAT (provincia)
20. Milano (comune)
35. Perugia (comune)
6. Bologna (comune)
21. Modena (comune)
36. Santa Maria Capua Vetere (comune)
7. Bolzano (provincia)
22. Napoli (comune)
37. Siracusa (comune)
8. Caserta (provincia)
23. Nuoro (comune)
38. Taormina (comune)
9. Catania (provincia)
24. Orbetello (comune)
39. Teramo (provincia)
10. Cosenza (comune)
25. Ozieri (SS) Comune
40. Torino (comune)
11. Cortona (comune)
26. Padova (comune)
41. Trieste (comune)
12. Crotone (provincia)
27. Palermo (comune)
42. Venezia (comune)
13. Faenza (comune)
28. Pavia
43. Verona (comune)
14. Ferrara (comune)
29. Pesaro Urbino (Provincia)
44. Novara (provincia)
15. Firenze (comune)
30. Pescara
45. Como (comune)
30
Attualmente gli ATR che hanno sottoscritto il Protocollo sono 45 (v. box n. 4). Di questi, 10 ATR si
trovano nelle Regioni Obiettivo Convergenza, ed in particolare: 2 in Puglia (Comune di Bari e
Provincia di BAT), 2 in Campania (Comuni di Napoli e Santa Maria Capua Vetere), 2 in Calabria
(Comune di Cosenza e Provincia di Crotone), 4 in Sicilia (Comuni di Palermo, Siracusa e Taormina
e Provincia di Catania).
In tali territori è attivo un dispositivo di accesso diretto ai servizi locali veicolato dal servizio di
accoglienza telefonica 1522 (si tratta di un trasferimento diretto di chiamata, dal call center al centro
antiviolenza attivo negli orari prestabiliti di apertura al pubblico).
Obiettivo del Dipartimento è quello di incentivare lo sviluppo della Rete Nazionale Antiviolenza e
accrescere, sul territorio nazionale, il collegamento del 1522 con i servizi territoriali a sostegno
delle vittime.
4.1.4 Il lavoro di predisposizione del Nuovo Piano Antiviolenza
Per la predisposizione del Nuovo Piano Nazionale Antiviolenza, previsto dalla Legge n. 93/2013, il
DPO ha organizzato una task force con Tavoli di coordinamento tra Amministrazioni Centrali.
Obiettivi del Piano:
•
Prevenire
•
Sensibilizzare gli operatori dei media
•
Promuovere un’adeguata formazione al personale scolastico
•
Potenziare le forme di assistenza alle vittime
•
Garantire la formazione di tutte le professionalità
•
Accrescere la protezione delle vittime
•
Recupero dei maltrattanti
•
Prevedere la raccolta strutturata dei dati per monitorare l’andamento del fenomeno
Sono stati condotti 7 tavoli tematici, a ciascuno dei quali hanno preso parte tutte le amministrazioni
competenti, con l’obiettivo di elaborare una serie di requisiti standard in tutte le aree di intervento
per omogeneizzare il sistema dei servizi. I tavoli hanno riguardato tutte i principali settori di
intervento per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere e dello stalking, il supporto alle
vittime e il loro reinserimento:
•
Codice Rosa in Pronto Soccorso
•
Reinserimento vittime
•
Formazione
•
Educazione
•
Valutazione del rischio
•
Banche dati
•
Comunicazione e immagine femminile
Le risorse finanziarie disponibili (e quelle previste per legge) fanno riferimento al Fondo per le
politiche relative ai diritti e alle pari opportunità.
31
L’art. 5 del DL 93/2013 ha infatti previsto lo stanziamento di 10 milioni di euro per il 2013 per
l’attuazione del Piano Straordinario antiviolenza, e ulteriori 10 milioni di euro l’anno dal 2014 al
2016. Per il 2014 queste risorse sono state stanziate dalla Legge di stabilità (L. 147/2013). Questi
fondi saranno gestiti a livello nazionale per l’attuazione delle diverse linee di attività previste dal
Piano.
L’art. 5bis del DL 93/2013 ha invece stanziato risorse destinate alle Regioni – secondo una
ripartizione di spesa che dovrebbe essere approvata prima della prossima estate dal Governo Renzi
– per un totale di 17 milioni di euro (10 per il 2013, 7 per il 2014). A regime (dal 2015), la legge
prevede uno stanziamento fisso di 10 milioni l’anno. Le risorse per le Regioni sono destinate
esclusivamente al potenziamento delle forme di assistenza e di sostegno alle donne vittime di
violenza e ai loro figli, dunque all’implementazione della rete antiviolenza a livello locale e al
sostegno dei CAV.
Parallelamente al lavoro di elaborazione del Piano Straordinario antiviolenza, il DPO, nel
contribuire per quanto di sua competenza all’Accordo di Partenariato per la nuova programmazione
dei fondi SIE, ha richiesto che fosse esplicitamente inserito il tema della violenza. Tale indicazione
è stata almeno parzilamente recepita nell’Accordo definitivo, presentato il 18 aprile 2014 (v. par. 6).
4.2 I servizi in Puglia
In linea con le disposizioni delle leggi regionali 19/2006 e 7/2007, la Regione Puglia ha avviato da
tempo una serie di servizi e di attività in tutto il territorio regionale.
Con il “Programma triennale di interventi 2009/2011” approvato nel 2008, e con il
“Piano regionale delle politiche sociali 2009-2011” approvato l’anno successivo, la Regione Puglia
ha programmato azioni per prevenire e contrastare il fenomeno della violenza contro le donne,
individuando, tra le priorità strategiche, “il potenziamento della rete di strutture e servizi per il
contrasto dello sfruttamento, della tratta e della violenza contro le donne, minori e cittadini stranieri
immigrati attraverso le rete dei centri antiviolenza e delle strutture di accoglienza d’emergenza per i
casi di abuso e maltrattamento”. Inoltre, si è impegnata a promuovere “attività di prevenzione, di
tutela e di solidarietà alle vittime della violenza, nonché percorsi di elaborazione culturale,
informazione e sensibilizzazione sul fenomeno della violenza contro le donne e i minori”.
Con l’approvazione, delle “Linee guida Regionali per la rete dei servizi di prevenzione e di
contrasto alla violenza” del 2010, la Regione ha individuato una strategia complessiva di intervento
definendo veri e propri obiettivi di servizio, al fine di potenziare l’intera rete dei servizi di
prevenzione e contrasto alla violenza di genere. Nello specifico, il Piano ha individuato ruoli e
funzioni specifici degli attori istituzionali e sociali, la composizione delle équipe multidisciplinari,
l’introduzione di standard qualitativi a cui la rete dei servizi si deve uniformare (cfr. box a pag.15)4.
L’attuazione del modello di governo delineato dalle Linee Guida è stato affidato alle Province che
hanno il ruolo di predisporre Piani di Intervento Locali (PIL), di concerto con gli Ambiti territoriali,
4
Gli standard di servizio per Centri Antiviolenza e Case Rifugio erano già stati descritti nel Regolamento di attuazione
della L.R. 19/2007 sui servizi sociali. Le linee-guida riportano ulteriori criteri qualitativi per garantire un funzionamento
di qualità.
32
che invece assumono la funzione di coordinamento degli interventi programmati sul territorio
provinciale. Alle Province viene, inoltre, affidata la responsabilità di realizzare attività di
formazione, comunicazione, sensibilizzazione, nonché di monitoraggio e valutazione.
Attualmente, come confermato dall’Assessorato al welfare nel documento “Politiche e interventi
attivi in Puglia per il contrasto alla violenza di genere - Regione Puglia 2009-2012”, risultano attivi
sul territorio regionale complessivamente 18 Centri Antiviolenza di cui 15 autorizzati e
regolarmente iscritti nel registro regionale. Rispetto alle strutture residenziali sono operative 6
case rifugio per vittime di violenza di cui 5 autorizzate e regolarmente iscritte nel registro
regionale5. Oltre a queste, ci sono ulteriori strutture che accolgono vittime di violenza e tratta,
rispondenti ad altre tipologie di servizi residenziali.
Rispetto agli obiettivi di servizio fissati nel Piano regionale Politiche sociali, si è raggiunto il valore
target previsto di 12 case antiviolenza e di 6 case rifugio sul territorio pugliese.
ELENCO DEI CENTRI ANTIVIOLENZA E CASE RIFUGIO DELLA REGIONE PUGLIA
Provincia di Bari
La Luna nel Pozzo - via San Francesco d'Assisi, 75 - 70122 Bari - Tel 800 20 23 30 (h24); 080 3327517 - fax 080
3327517 [email protected]
Centro Antiviolenza Il Melograno - Via Guido Reni, 27 - 70014 Conversano - Tel 080 4953712
[email protected] [email protected]
Centro Antiviolenza La Giraffa - Via Napoli, 308 - 70120 Bari - Tel 080 5741461, 080 5276450 - fax 0805741461
[email protected]
Safiya Onlus - Centro Antiviolenza e Centro di promozione sociale e culturale delle Donne - Via Don Luigi Sturzo
- 70044 Polignano a Mare – Tel. 333 2640790 - [email protected]
Provincia di Barletta-Andria-Trani
Centro Antiviolenza “Save” c/o Centro Jobel - Via Di Vittorio, 60 - 76011 Trani - Tel 0883 501407
[email protected]
Osservatorio Giulia e Rossella Centro Antiviolenza ONLUS - P.zza Aldo Moro, 16 - 70051 Barletta - Tel 0883
310293; 380 3473374 - fax 0883 313554 [email protected]
Centro Antiviolenza Riscoprirsi - Via Montegrappa, 4 - 70031 Andria -Tel 0883 764901; 380 3450670 (h24)
[email protected]
Provincia di Brindisi
Centro Antiviolenza - Cooperativa Sociale Aporti - Via Germanico, 36 - 72012 Brindisi - Tel 338 8750396
[email protected]
Centro Antiviolenza Crisalide - Via Tor Pisana, 98 - 72012 Brindisi – Tel 0831 508776 [email protected]
Sportello “Io donna per non subire violenza” - Via dei Cappuccini, 8 - 72100 Brindisi - Tel0831 522034 - fax 0831
522034 [email protected]
Centro Antiviolenza La Luna - Via C. D'Africa, 1 - 72022 Latiano - Tel 0831 729246
[email protected] [email protected]
Provincia di Foggia
Centro Antiviolenza Associazione "Donne Insieme" - Corso Garibaldi, 10 - 71121 Foggia - Tel 0881792936;
0881792939; 800180903 [email protected] [email protected]
Provincia di Lecce
Centro Antiviolenza C.A.I.A. - Piazzetta Duca d'Enghien, 18 - 73010 Lecce - Tel 0832 300020
[email protected]
Centro Antiviolenza Renata Fonte - Associazione Onlus Donne Insieme- Via S. Maria del Paradiso, 12 - 73100
Lecce - Tel 800098822, 0832 305767, 338 2518901 (h24) [email protected]
Centro Famiglia Centro Antiviolenza - via del Crocefisso, 12 - 73018 Squinzano - Tel 338 2529088
[email protected] [email protected]
CAV “Il melograno” Comunità San Francesco coop. sociale a.r.l.- Piazza P. Stomeo, Parabita - Tel 338 2529088
[email protected] [email protected]
5
Per ottenere l’accreditamento come struttura autorizzata dalla Regione i CAV devono dimostrare, tra le altre cose, di
possedere almeno 5 anni di esperienza nell’ambito della prevenzione e contrasto alla violenza contro le donne e di
lavorare in un’ottica di genere.
33
Centro Antiviolenza Comune di Specchia – via Rue de la Mimose, Specchia – Tel. 0833 535010 – 333 1044112 –
800192929 [email protected]
Provincia di Taranto
Centro Antiviolenza Sostegno Donna - Associazione "Alzaia Onlus" - Via Cagliari n. 100 c/o Distretto ASL TA/4 74100 Taranto - Tel 0997786652; 327 1833451 [email protected] [email protected]
Centro Antiviolenza “Rompiamo il silenzio” - Viale della Libertà, 95 - Martina Franca - Tel 331 7443573; 320
8649008 [email protected] [email protected]
Le linee-guida sulla rete dei servizi per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere
prevedono la costituzione di equipe multidisciplinari – una per ogni ambito sociale – con il compito
di «rispondere alla complessità delle singole situazioni di abuso e di maltrattamento in maniera
integrata attraverso una capacità di lettura, interpretazione, validazione, intervento di carattere
multidisciplinare e multi professionale». Tali equipe devono:
-essere costiruite da diversi professionisti con competenze specialistiche,
-integrare diversi interventi con l’individuazione di un case manager;
-svolgere regolarmente la supervisione
-promuovere occasioni formative per gli operatori.
Sul piano istituzionale, l’equipe richiede la collaborazione almeno tra servizi sociali e sanitari,
operatori della giustizia minorile, delle forze dell’ordine, del mondo della scuola, ecc. Rispetto
all’obiettivo fissato dalle linee-guida (presenza di una equipe per ciascun ambito), attualmente si
riscontra ancora qualche ritardo.
Ai servizi sopra menzionati, bisogna aggiungere le attività degli sportelli antistalking, dei centri di
ascolto e dei numeri telefonici attivi per la prevenzione e il contrasto della violenza.
SPORTELLI e SERVIZI ANTI-STALKING DELLA REGIONE PUGLIA
Sportello antistalking presso CODICI, via Garruba 24 BARI – lun-mar-giov 9.30-12.30 e 16.30-19. Pronto intervento
h24 3400584725 – Tel Codici 080 5216077 – 080 2198563
Sportello antistalking presso il CAV Save, centro Jobel, via Giuseppe Di Vittorio 60, TRANI – lun-merc-ven 9.3012.30, mar-giov 16.30-18.30, sab 9.00-11.00 – Tel e fax centro Jobel 0883.501407 (gestito da cooperativa promozione
sociale e solidarietà)
Movimento internazionale anti-stalking, antipedofilia e pari opportunità – professionisti che offronto consulenza - sedi
in Puglia:
CANOSA DI PUGLIA (BAT), p.zza della Repubblica 31 – tel. 0883611241 ref. Avv. Iacobone
ORIA (BR), vico Grosseto 1 – tel. 0831 849607 ref. Avv. Pesce
S. GIOVANNO ROTONDO (FG), via Amigò snc, c/o Laboratorio Artefacendo, ref. Dott.ssa Miscio, Avv. Grisorio
CERIGNOLA (FG), via Magenta, 8 – fax 0885411656 ref. Avv. Grisorio
Agli interventi per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere va aggiunta la campagna di
comunicazione e sensibilizzazione “Troppo amore: sbagliato!”, promossa dalla Presidenza della
Giunta Regionale in collaborazione con Assessorato al Mediterraneo, Cultura e Turismo,
assessorato al Welfare, Consigliera Regionale di Parità e Teatro Pubblico Pugliese. La campagna si
pone l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini pugliesi sui temi dell’antiviolenza, promuovendo la
conoscenza dei servizi e degli interventi attivi in Puglia per prevenire, contrastare e contenere il
fenomeno della violenza di genere (v. scheda Buone Prassi a pag. 57).
34
A fronte del tentativo di costruire un Piano di Azioni congiunte sul territorio regionale, si sono
registrate molte criticità sulle quali la Regione ha inteso intervenire con il “Piano Regionale delle
Politiche Sociali 2013-2015” approvato il 2 agosto scorso 2013. Il Piano prevede, tra le priorità
strategiche di intervento, azioni per prevenire e contrastare il maltrattamento e la violenza sulle
donne. Obiettivo generale del Piano è “garantire l’implementazione e la qualificazione della rete
minima dei servizi su tutto il territorio regionale con azioni di prevenzione, contrasto, monitoraggio
del fenomeno, attraverso l’integrazione tra i servizi territoriali pubblici e privati, la valorizzazione
delle competenze espresse dai CAV autorizzati al funzionamento che hanno acquisito, in anni di
lavoro prevalentemente volontario, esperienza e professionalità, il raccordo con il sistema della
formazione e dell’inserimento socio lavorativo nonché dell’istruzione, al fine di affrontare il
problema socio-culturale della violenza di genere”. Gli obiettivi di servizio definiti dal nuovo Piano
sono infatti:
1) La stipula da parte di ciascun Ambito Sociale Territoriale di una convenzione con almeno un
CAV autorizzato
2) La compartecipazione da parte di tutti gli ATS al pagamento delle rette per l’accoglienza
delle vittime di violenza nelle case rifugio autorizzate
A questo quadro, va infine aggiunta la Legge Regionale di recentissima approvazione sulla violenza
di genere, che, oltre a fornire un quadro normativo unitario e sistematico e stanziare delle risorse
dedicate ad integrazione del Fondo per le Politiche Sociali, apporta importanti novità, soprattutto
dal punto di vista degli interventi di sistema in capo alla Regione. Il disegno di legge prevede infatti
l’istituzione di:
•
Tavolo inter-assessorile per l’integrazione delle politiche regionali a sostegno delle donne
vittime di violenza, presieduto dall’Assessore al Welfare, con rappresentanze politiche e/o
tecniche in materia di: benessere sociale e pari opportunità, istruzione, formazione
professionale e cultura, sviluppo economico, lavoro e inclusione sociale, politiche abitative,
urbanistica e assetto del territorio, immigrazione.
•
Una Task froce permanente antiviolenza, a cui partecipano referenti dei servizi terriroriali
antiviolenza, sistema giudiziario, penitenziario e forze dell’ordine, enti locali, sistema
educativo, formazione e ricerca, associazioni e ordini professionali interessati, partenariato
sociale e istituzionale
•
Un osservatorio regionale sulla violenza alle donne e ai minori, come sezione specifica del
già esistente Osservatorio regionale sulle politiche sociali.
Con riferimento all’Osservatorio e alla raccolta sistematica di dati sul fenomeno della violenza di
genere, la Regione sta attualmente sperimentando un sistema di monitoraggio degli accessi, basato
sull’adattamento di uno strumento già efficacemente in uso presso un Ambito Sociale.
4.3 I servizi in Campania
Gli indirizzi strategici e normativi della Regione Campania, già a partire dal 2011 – anno in cui la
Regione si è dotata di una prima legge specifica sul tema della violenza di genere – indirizzano
verso l’integrazione di tutti i servizi antiviolenza in una rete territoriale, di cui fanno parte anche i
35
servizi sanitari e sociali territoriali. La recente delibera di apprvazione del catalogo dei servizi di cui
al Regolamento di esecuzione della Legge Regionale 23 ottobre 2007, n.1 (v. pag. 17) è un esempio
di questa tendenza.
La Regione ha individuato nell’Ufficio di Piano l’organo di coordinamento strategico degli
interventi di prevenzione e contrasto della violenza di genere a livello locale, giacchè il Piano
Sociale Regionale 2013-2015 ha assegnato agli Ambiti la responsabilità di realizzare azioni di
educazione e formazione nelle scuole, campagne informative per diffondere informazioni sui servizi
disponibili, potenziamento dei centri antiviolenza presenti attraverso presidi ospedalieri, interventi
per l’assistenza legale e psicologica alle vittime di tratta.
Inoltre, nella prima fase di attuazione della L.R. n.22/2012 è stato identificato il Presidio
Ospedaliero San Paolo di Napoli, unitamente alla UOC di psicologia clinica del distretto 26 della
ASL NA1 come Centro di coordinamento regionale della rete antiviolenza.
L’Osservatorio regionale, previsto dalla stessa L.R. n.22/2012, non ha ad oggi reso pubblici
materiali e informazioni sulla propria attività, anche se risulta che l’Ordine degli Psicologi della
Campania ha eseguito un monitoraggio della rete antiviolenza in Campania presentato a maggio del
2013.
I centri e servizi antiviolenza, rientrano a pieno titolo nei servizi di assistenza sociale ed, in quanto
tali, sono soggetti ai requisiti previsti dalla normativa regionale (L.R. n. 11/2007 e relativo
regolamento di attuazione “Legge per la dignità e la cittadinanza sociale. Attuazione della L.
328/2000”), in materia di autorizzazione al funzionamento e accreditamento. Il regolamento di
attuazione specifica i requisiti strutturali, ambientali, organizzativi, professionali e funzionali che
devono avere le strutture residenziali, quali le case per le donne maltrattate, per poter essere
autorizzate all’offerta di servizi ed, eventualmente, accreditate per il funzionamento totalmente o
parzialmente a carico degli EE.LL.
Analizzando la distribuzione territoriale dei Centri antiviolenza campani, si nota una più forte
concentrazione nelle province di Napoli e Caserta che, oltre ad essere le più popolose, sono anche
quelle dove sono storicamente più attive le associazioni femminili e le organizzazioni di donne che
gestiscono i servizi antiviolenza.
ELENCO DEI CENTRI ANTIVIOLENZA DELLA REGIONE CAMPANIA
Provinci di Avellino
Centro Antiviolenza Filo di Arianna- presso Centro Sociale "Samantha della Porta" - Via Morelli e Silvati, snc 83100 AVELLINO - Tel 0825 32227
Provincia di Benevento
Centro Antiviolenza e Antistalking Ass. di volontariato Cassandra - Via Flora - 82100 Benevento - Tel 3294769134
Provincia di Caserta
Centro Antiviolenza “Lorena casa delle donne contro la violenza” - Via Benevento, 26 - 81033 Casal di Principe Tel 081 8921806 - fax 081 8921806
Centro Antiviolenza "W.i.n. Women in Network" - Via Pontillo, 14 - 81022 Casagiove
Spazio Donna Onlus- Telefono Rosa - Via Lamberti-Palazzo della Salute - 81100 CASERTA - Tel 0823 354126 - fax
0823 354126
Centro Antiviolenza "W.i.n. Women in Network" - Piazza Vanvitelli, 71 - 81100 CASERTA
Centro Antiviolenza EVA - Via Amendola, 15 - 81024 MADDALONI Tel 0823 204145 - fax 0823 204145
Coop Sociale ARADIA - Corso Garibaldi, 19 - 81055 Santa Maria Capua Vetere - Tel 0823 849844
Provincia di Napoli
Associazione Volontarie Telefono Rosa di Napoli - Via Adriano n 80 - 80126 NAPOLI - Tel 081668691
Centro Ascolto Antiviolenza Donne in contatto Telerosa - Via Aniello Palumbo, 2 - 80014 Giugliano - Tel
800231277, 081 5067811
36
Centro Ascolto Antiviolenza - Aurora - Via Posillipo, 359 - Parco Carelli 8c - 80100 NAPOLI Tel 081 7953191 - fax
081 7953192
Onda Rosa (Associazione di volontarie) - Via Carducci, 29 - 80100 NAPOLI Tel 081 426368
Servizio di sostegno e accompagnamento delle donne vittime di abuso e violenza - Piazza Duomo c/o Municipio 80035 Nola - Tel 081 8226361, 081 8239714 - fax 081 8239714
Provincia di Salerno
Centro Antiviolenza Linea Rosa Spazio Donna - Piazza Vittorio Veneto, 2 - 84100 SALERNO - Tel 089 254242 fax 089 232947
Tuttavia, proprio in applicazione a quanto previsto dalla L.R. n.2/2011 è stato recentemente
approvato con Decreto dirigenziale n.25 del 17 gennaio 2014 il riparto delle risorse a favore degli
ambiti territoriali per il potenziamento o la realizzazione ex novo di Centri antiviolenza, in modo da
raggiungere l’obiettivo di un CAV per ogni Ambito territoriale. I progetti devono prevedere la
sottoscrizione di uno specifico accordo tra l’Ambito Terriroriale ed il Distretto sanitario
corrispondente per formalizzare la collaborazione nell’implementazione delle attività sperimentali,
della durata di un anno.
Per realizzare l’obiettivo previsto dovranno essere aperti numerosi nuovi CAV nel territorio
campano6. Attualmente, 56 Ambiti su 57 (uno è commissariato) hanno presentato il proprio
progetto per l’apertura (o potenziamento) dei CAV. I progetti, per i quali sono stati richieste
integrazioni in merito ai profili del personale da inserire7, sono in fase di valutazione.
4.4 I servizi in Calabria
Dopo l’emanazione del Piano Nazionale contro lo stalking nel 2010 ed in risposta al dettato
normativo comunitario e nazionale, la Regione Calabria ha affrontato il fenomeno della violenza
contro le donne attraverso la stipula di un Protocollo operativo di durata biennale tra il Dipartimento
10 – Settore Politiche Sociali – e la Fondazione Calabria Etica, finalizzato ad attività di
programmazione e monitoraggio di azioni di prevenzione e contrasto della violenza di genere e a
tutela delle vittime donne e minori (febbraio 2011). Le fasi di attuazione del protocollo hanno
previsto:
a) un primo monitoraggio degli sportelli d’ascolto e centri già attivi a livello regionale, che ha
individuato notevoli criticità nei servizi esistenti sia dal punto di vista organizzativo che
infrastrutturale, oltre a rilevanti difficoltà ad operare nel reinserimento socio-lavorativo delle
donne;
b) la predisposizione e pubblicazione di un Avviso a valere sull’Asse IV del FESR – Linea
d’intervento 4.2.2.1 per la creazione o il potenziamento di centri d’ascolto per donne vittime di
violenza di genere;
c) la valutazione dei progetti presentati ed il finanziamento di 7 proposte
d) il monitoraggio dei progetti finanziati e la creazione di un Osservatorio – Laboratorio sociale
regionale.
6
5 CAV in provincia di Avellino nei distretti A01 – A02 – A03 – A05 – A06; 4 CAV in provincia di Benevento nei
distretti B02 – B03 – B04 – B05; 6 CAV in provincia di Caserta nei distretti C03 – C04 – C05 – C06 – C09 – C10; 30
CAV in provincia di Napoli nei distretti N2 – N3 – N4 – N5 – N6 – N7 – N8 – N10 - N11 – N12 – N13 – N15 – N16 –
N17 – N18 – N19 – N20 – N21 – N22 – N24 – N25 – N26 – N27 – N28 – N29 – N30 – N31 – N32 – N33 – N34; 9
CAV in provincia di Salerno nei distretti S1 – S2 – S3 – S4 – S6 – S7 – S8 – S9 – S10
7
Pur essendo le professionalità previste negli standard di servizio di CAV e Case di accoglienza per donen maltrattate,
in alcuni casi, i progetti fanno riferimento a profili professionali non riconosciuti (ad es. il counsellor), rispetto ai quali
la commissione di valutazione ha richiesto specifiche integrazioni per poter valutare l’opportunità di accettarli.
37
L’Osservatorio-Laboratorio Sociale è stato progettato come una sorta di cabina di regia regionale
per il coordinamento delle politiche di prevenzione e contrasto della violenza di genere. Ha dunque
una funzione di monitoraggio e raccolta sistematica di dati al fine di implementare misure e
interventi che rispondano al fabbisogno regionale. I dati ottenuti attraverso il primo monitoraggio
degli sportelli di ascolto hanno consentito ad esempio di tarare i contenuti dell’Avviso sulle reali
esigenze del territorio calabrese.
Il finanziamento dei Centri Antiviolenza ha proceduto tra ritardi e difficoltà; attualmente il quadro
dei servizi disponibili nella Regione Calabria comprende 15 strutture, tra servizi specifci di
contrasto alla violenza di genere, sportelli antistalking e case di accoglienza. Alcune di queste
strutture sono a finanziamento pubblico (per lo più regionale), mentre altre si sostengono solamente
con il servizio volontario delle operatrici e operatori che vi lavorano.
L’Avviso della linea 4.2.2.1 a valere sul FESR, pubblicato nel 2011, che ha ammesso a
finanziamento 7 centri antiviolenza ha definito anche degli standard minimi, sia di tipo
infrastrutturale che relativi alla tipologia di servizi che i centri hanno l’obbligo di offrire.
Il quadro complessivo è riportato nel box successivo.
Proprio recentemente (il 15 gennaio 2014) si è costituito presso il Comune di Lamezia Terme un
Coordinamento Regionale dei Centri Antiviolenza calabresi, da anni impegnati sul territorio contro
la violenza, i cui soggetti promotori e aderenti sono:
• "Mondo Rosa” Centro antiviolenza,
• Centro calabrese di solidarietà - Catanzaro,
• Centro antiviolenza “Roberta Lanzino” - Cosenza
• Arcidiocesi di Reggio Calabria- Comunità di accoglienza ONLUS - Centro Antiviolenza A.
Morabito - Centro di Ascolto NEJWA – Reggio Calabria
• Centro Udite Agar-Cooperativa sociale Noemi - Crotone
• Centro di ascolto Demetra – Lamezia Terme
• Fondazione Città Solidale – Centro Aiuto Donna - Catanzaro
• Centro Ascolto “Ariel” - Reggio Calabria
Il primo obiettivo del Coordinamento è quello di mettere a disposizione le proprie competenze sul
tema della vviolenza di genere per organizzare il confronto tecnico e politico sul progetto legislativo
492/9 del 6 Novembre 2013, recante “Norme per contrastare la violenza di genere” (v. pag. 19).
ELENCO DEI CENTRI e SERVIZI ANTIVIOLENZA DELLA REGIONE CALABRIA
A FINANZIAMENTO PUBBLICO
Provincia di Catanzaro
Centro Regionale Antiviolenza "Mondo Rosa"- Centro Calabrese di Solidarietà - Via Fontana Vecchia, 44 88100 Catanzaro - Tel. 800 757 657, 0961738593 - fax 0961738593 (finanziamento Dipartimento P.O.)
Centro Antiviolenza Aiuto Donna della Fondazione Citta' Solidale di Catanzaro - Via XX Settembre, 28 - 88100
Catanzaro – Tel. 0961 881511; 800909194 (h24) (finanziamento Regione – avviso FESR)
Centro Antiviolenza Comune di Lamezia Terme - Demetra - Corso Numistrano - 88046 Lamezia Terme
Tel. 0968 207604 800550403 (finanziamento Regione – avviso FESR)
Provincia di Cosenza
Fondazione Roberta Lanzino Onlus - Via Verdi - 87030 Rende – num. verde 800288850; tel. 0984 462453; 333
1061586 (finanziamento Regione – avviso FESR)
Centro Antiviolenza Telefono Donna Centro Roberta Lanzino - Via Caloprese, 56 - 87100 Cosenza - Tel 0984
36311; 329 8981723 - fax 0984 36211 (finanziamento Regione – avviso FESR)
38
Provincia di Crotone
Centro Antiviolenza Udite Agar - Via Giovanni Paolo II, 220 - 88900 Crotone - num. verde 800974210; tel. 0962
964402 (finanziamento Regione – avviso FESR)
Provincia di Reggio-Calabria
Centro Antiviolenza Angela Morabito - Via Galileo Ferraris, 3 - 89124 Reggio Calabria -num. verde 800170940;
tel. 0965 890934 (finanziamento Dipartimento P.O.)
Centro antiviolenza Nejwa, Via Galileo Ferraris, 3 - 89124 Reggio Calabria - num. verde 800170940; tel. 0965
890934 (finanziamento Regione – avviso FESR)
Centro di Ascolto Ariel, Via Scacchiere, 89100 Reggio Calabria – tel. 0965. 373001 num. verde 800435325
(finanziamento Regione – avviso FESR)
SU BASE VOLONTARIA
Provincia di Catanzaro
Centro Antiviolenza Associazione "Attivamente Coinvolte" - Via F. Crispi n. 59 c/o CPS (Centro Provinciale per
il Sociale) - 88100 Catanzaro - Tel 388 3510596
Provincia di Reggio-Calabria
Centro Antiviolenza Casa delle donne - C.I.F (Centro Italiano Femminile) - Via Ravagnese Superiore, 151 89131 Reggio Calabria – num. verde 800774110, tel. 0965 644857
Centro Antiviolenza "Margherita" - Via S. Francesco di Sales, 2 - 89100 Reggio Calabria - Tel 3337828390,
3407082213, 3409495679
Provincia di Vibo Valentia
Centro Antiviolenza Associazione "Attivamente Coinvolte" - Largo Ruffa - 89861 Tropea - Tel 388 3510596
CASE DI ACCOGLIENZA PER DONNE
Centro Provinciale Antiviolenza presso "La Casa di Marta" - Via XXV Aprile - 89900 Vibo Valentia
SPORTELLI ANTISTALKING
Centro Antiviolenza Comune Di Paola - via Sant'Agata - 87027 Paola (CS)
4.5 I servizi in Sicilia
Come previsto dalla Legge Regionale n.3/2012, la rete siciliana per la prevenzione e il contrasto
alla violenza di genere, è coordinata dall’Assessorato Regionale della Famiglia, delle Politiche
Sociali e del lavoro, presso cui è stato costituito il Forum permanente contro le molestie e la
violenza di genere. Come previsto dalla Delibera di Giunta con la quale è stato istituito (n.275 del
31 luglio 2012), il Forum è composto da 29 componenti:
- Assessore regionale alla famiglia, politiche sociali e lavoro (presidente)
- Un rappresentante per ognuno dei seguenti Dipartimenti regionali: Famiglia e Politiche
Sociali, Lavoro, Programmazione, Istruzione e Formazione professionale, Attività sanitarie
e Osservatorio epidemiologico
- Il Referente regionale per le Pati Opportunità (Presidenza della Regione)
- La Consigliera regionale di parità
- Un rappresentante ANCI
- Un rappresentante URPS
- Una rappresentante dei deputati regionali donne (con maggiore anzianità di mandato
parlamentare)
- 7 rappresentanti donne delle Associazioni (con maggiore anzianità di attività)
- 5 rappresentanti donne della Cooperazione sociale (con maggiore anzianità di attività)
- 3 rappresentanti donne delle Organizzazioni Sindacali confederali
- Un rappresentante della Magistratura Ordinaria della Procura della Repubblica
- Un rappresentante delle Forze dell’Ordine designato dal Prefetto di Palermo
- Un rappresentante dell’Ufficio Scolastico Regionale della Sicilia
39
Dalla sua costituzione il Forum si è incontrato 2 volte.
Come accennato nella sezione sulla normativa, inoltre, l’Assessorato ha predisposto un Avviso per
manifestazioni di interesse alla Rete regionale di relazioni per il contrasto e la prevenzione della
violenza di genere ed un ulteriorie Avviso per contributi ad interventi locali contro la violenza nei
distretti socio-sanitari di Palermo e Catania.
L’avviso per la Rete di relazioni ha richiesto alla Regione l’approvazione degli standard di servizio,
con le finalità di individuare i Centri Antiviolenza (servizi che costituiscono i nodi zonalidistrettuali), e distingue dai “nodi locali”, costituiti da tutte quelle organizzazioni ed enti che, pur
non essendo deputati in maniera specifica ad affrontare il fenomeno della violenza, sono interessati
a far parte della rete. Attualmente gli standard sono in corso di approvazione.
Per quanto concerne, invece, la formalizzazione della Rete, sono state 75 le richieste di adesione
verificate dall’Osservatorio. Dopo i controlli necessari, la Regione ha individuato 11 CAV quali
nodi zonali-distrettuali, situati in 9 comuni di 6 province. 54 sono invece i nodi locali inseriti nella
Rete, con una copertura di 38 Comuni su 190 e di tutte le province.
Dal 2008 è inoltre presente nel territorio il Coordinamento Donne Siciliane (CDS) contro la
violenza su donne e minori, un’Associazione di associazioni, nata per iniziativa dei 4 centri
antiviolenza di Siracusa (Le Nereidi), che attualmente aggrega 24 soggetti soggetti giuridici
operativi su 82 presidi antiviolenza in tutto il territorio regionale (v. immagine). Il CDS ha anche
attivato una rete di soccorso antistupro-antistalking, operativa su tutto il territorio siciliano h24.
ELENCO DEI CENTRI E PRESIDI ANTIVIOLENZA DELLA REGIONE SICILIANA
Provincia di Agrigento
Centro ascolto per donne che vivono maltrattamento e/o violenza - Viale della Vittoria, 321 92100 Agrigento (AG)
– Tel. 0922 20462 Fax. 0922 20462. Il centro è ubicato presso l'ASL 1 - Ufficio Distretto socio-sanitario Sportello
donna.
“Vita Nuova” casa rifugio – sede legale via S. Moscato 13, 92026 Favara (AG) – tel. 0922 32829 Fax. 0922 614754
[email protected] ADERENTE CDS
“Casa serenità” casa rifugio – Salaparuta (SG) [email protected] [email protected] 338.3036416
ADERENTE CDS
“Fiore di loto” Centro Antiviolenza – via Marche 30 Salaparuta (AG) – tel. 800090243
[email protected] 338.3036416 ADERENTE CDS
“La libellula” Casa di accoglienza Comunità Cusmano – Sciacca (AG) – 0925 21834 telefax 0925 85125
[email protected] ADERENTE CDS
“Fenice” Centro antiviolenza c/o Procura di Sciacca (AG) – 340 3907663 [email protected] ADERENTE CDS
(momentaneamente non attivo per difficoltà economiche)
Provincia di Catania
Associazione Thamaia Onlus "Telefono Donna" - Via Mancherione, 14 - 95127 CATANIA - Tel 095 7223990 – fax
095 7223990
Centro antiviolenza Galatea – via Marchese di Casalotto – Catania – tel 339 4137487 [email protected]
ADERENTE CDS
Centro Antiviolenza del Comune di Caltagirone - Via Grazia, 41 - 95041 Caltagirone (CT) – Tel. 0933 57904 - Il
Centro Antiviolenza è gestito in regime di volontariato dall'Associazione Albanuova Servizio di accoglienza per le
donne vittime di violenza - [email protected] ADERENTE CDS
Centro antiviolenza Calipso – via Giacomo Matteotti 50 – 95033 Biancavilla (CT) – Tel. 393 5680986
[email protected] ADERENTE CDS
40
Provincia di Enna
DonneInsieme - via Generale Gaeta, 2 - 94015 Piazza Armerina - tel 320 94 40 262 (h24) - 0935 982436
[email protected]
Provincia di Messina
CEDAV Centro Donne antiviolenza ONLUS - Via Cesareo, 24 - 98100 MESSINA - Tel 090 6783035 - fax 090
6783035
“La Clessidra” centro antiviolenza, via S. Anna 41 98068 S. Piero Patti (ME) – tel. 0941 669194
[email protected] [email protected] 328 9253707 333 7391167 ADERENTE CDS
Centro Antiviolenza "No al silenzio" - Via Roma, 2 - 98068 San Piero Patti (ME) – Tel. 331 1641974
Provincia di Palermo
Le Onde Onlus - Via XX Settembre, 57 - 90141 PALERMO – Tel. 091 327973 - fax 091 327973
“Raggio di sole” Centro antiviolenza - Via Pitrè, 6 - 90036 Misilmeri (PA) – Tel. 091 8734389 – 3284464468 (h24)
[email protected] ADERENTE CDS
“SOS Donna” casa di accoglienza – Ficarazzi (PA) 091 6361830 - 328 3509192 - 393 9059316
[email protected] ADERENTE CDS
“EOS” Centro antiviolenza - Via Salvo d’Acquisto, 3 - 90048 San Giuseppe Jato - Tel 0918945708 – 333 1882606
[email protected] ADERENTE CDS (momentaneamente non attivo per difficoltà economiche)
Provincia di Ragusa
“Centro Servizi Donne” centro antiviolenza c/o provincia regionale di Ragusa - Centro Direzionale Asi, Quadrato
Banche, 8 - 97100 RAGUSA – Tel. 0932 258537; 366 8797415 (h24) - fax 0932 258537 [email protected]
ADERENTE CDS
Centro Donna Antiviolenza Nuova Vita - Via Ecce Homo - 97100 RAGUSA – Tel. 0932 246788 (interno 3 o 7) 3398783494
“Gruppo Donne di più” Centro antiviolenza - via degli Studi, 9 - 97013 Comiso (RG) – Tel. 0932 749114; 333
1051084 [email protected] ADERENTE CDS
“Donne a Sud” Centro antiviolenza - via G. Matteotti, 140 - 97010 Vittoria - Tel 340 9725264 – tel/fax 0932 862512
[email protected] ADERENTE CDS
Provincia di Siracusa
Coordinamento Donne Siciliane contro la violenza sede legale Via A.Platani, 12 - 96100 SIRACUSA Tel. 0931
492752 SOS h24 per tutta la Sicilia www.coordinamentodonnesiciliane.it
Rete Centri antiviolenza Siracusa c/o struttura sanitaria Trav. La Pizzuta ex-onp, 96100 SIRACUSA - 347 7758401 fax 0931 1846186 [email protected] ADERENTE CDS
Centro Antiviolenza Nesea - Via Eroi di Malta - 96011 Augusta – Tel. 0931 492752 (h24); 388 2537051 (h24)
[email protected] ADERENTE CDS
Centro antiviolenza Doride – c/o Assessorato comunale Politiche sociali via Mazzini, 38 - 96010 Avola – Tel. 0931
492752 335 8434788 [email protected] ADERENTE CDS
Centro antiviolenza Agave – via Martoglio 21 Lentini (SR) – 333 2564674 [email protected] ADERENTE CDS
Servizio di accoglienza per le donne vittime di violenza - A.N.G.E.L.I. - Via Calamandrei, 6 - 96013 Carlentini (SR)
Telefono 095 7835316, 327 5442841, 333 2073841
Stonewall – Associazione di iniziativa e antiviolenza omofoba Glbt – [email protected]
[email protected] ADERENTE CDS
Provincia di Trapani
Provincia Regionale di Trapani - Centro di Ascolto "Stop Alla Violenza"- Piazza Vittorio Veneto - Palazzo Del
Governo – TRAPANI – Tel- 800453552 328 4046590 [email protected] ADERENTE CDS
La casa di Venere - Via Pascasino, 61 - 91025 Marsala – Tel. 0923 953426; 338 5415985
Stop violenza donna – centro antiviolenza c/o Comuni di Valderice-Buseto - Via San Barnaba, 40 - 91019 Valderice
(TP) – Tel. 0923 892043; 800894002 [email protected] ADERENTE CDS
“Il quadrifoglio” Casa Rifugio – S. Margherita Belice (TP) – 347 1484997 [email protected] ADERENTE
CDS
“La casa di Venere” Centro antiviolenza – via Pascasino 61 – 91025 Marsala (TP) – tel. 0932 953426 – 338 5415985
[email protected] ADERENTE CDS
“La Minosa onlus” Casa di accoglienza – Mazara del Vallo (TP) – tel. 0932 934183 – 340 6892731
[email protected] ADERENTE CDS
Centro Antiviolenza "Le Pleiadi" - Corso 6 Aprile, 60 - 91011 Alcamo (TP) – Tel. 800011539
41
4.6 Sintesi dello stato e della rete dei servizi antiviolenza
Per sintetizzare e realizzare un confronto della situazione della rete dei servizi antiviolenza a livello
regionale e locale nelle 4 regioni obiettivo Convergenza, è stata predisposta una tabella
comparativa, che ne riassume i principali elementi.
Tabella di sintesi dei quadri regionali sulla violenza di genere
Calabria
Puglia
Sicilia
L.R. 29/2014
L.R. 3/2012
Sì
Regolamento di attuazione
della L.R. 11/2007
Sì
Linee guida regionali
per la rete dei servizi di
prevenzione e contrasto
alla violenza
In corso di
approvazione
Pianificazione
territoriale
Protocollo operativo
tra Dipartimento 10
e Fondazione
Calabria Etica
(2011-2013)
Piani Sociali di Zona (il
Piano Sociale Regionale
2013-2015 individua negli
Ambiti il livello di
coordinamento locale)
Programma triennale di
interventi per prevenire e
contrastare il fenomeno
della violenza contro le
donne 2009-2011
Piani Provinciali
antiviolenza – Piani
Sociali di Zona
Avviso per
interventi locali
contro la violenza
nei distretti di
Palermo e Catania
Osservatorio
Realizzato con
protocollo
OsservatorioLaboratorio sociale
Previsto dalla legge
Osservatorio regionale
della rete antiviolenza
Osservatorio regionale
sulla violenza alle donne
e ai minori, nell’ambito
dell’Osservatorio
Regionale delle Politiche
Sociali
Istituito
Osservatorio
permanente per il
contrasto alla
violenza di genere
Tavolo/cabina
di regia
Realizzato con
protocollo
OsservatorioLaboratorio sociale
con funzione di
Cabina di Regia
Previsto dalla legge
Centro Regionale di
Coordinamento della rete
territoriale dei servizi
antiviolenza di genere
(Presidio Ospedaliero San
Paolo di Napoli e UOC
Tavolo Inter-assessorile
Il Forum ha ruolo
consultivo per gli
indirizzi attuativi,
che sono in capo
alla Giunta
Legge regionale
L.R. 20/2007
Standard minimi
per i CAV e le
case di fuga
Definiti all’interno
dell’Avviso sulla
Linea 4.2.2.1
Campania
L.R. 11/2005
L.R. 2/2011
L.R. 22/2012
42
Calabria
Legge regionale
L.R. 20/2007
(2013)
Tavolo di
ascolto del
territorio
Utilizzo fondi
FESR/FSE per
implementare
rete
Campania
L.R. 11/2005
L.R. 2/2011
L.R. 22/2012
Puglia
Sicilia
L.R. 29/2014
L.R. 3/2012
Forum
permanente contro
le molestie e la
violenza di genere
Sì
FESR – Linea
6.1.4.3
Psicologia clinica distretto
26 ASL NA1)
Coordinamento
regionale dei Centri
Antiviolenza
calabresi
No
Percorso partecipato per
l’elaborazione del
disegno di legge
Task force antiviolenza
Sì
FESR - Linea
4.2.2.1
No
Sì
FESR – Azione 3.4.1
in parte Azione 3.2.1
5. Avviare servizi e interventi sul territorio
In questa sezione delle linee guida verranno fornite indicazioni sulla tipologia di servizi e interventi
per potenziare la rete regionale di prevenzione e contrasto alla violenza di genere.
A questo scopo, sono state individuate cinque aree di intervento, che si focalizzano su quegli
aspetti che la letteratura nazionale e internazionale ha individuato come strategici per
l’implementazione di politiche efficaci di prevenzione e contrasto alla violenza di genere. Per
ciascuna area, sono state individuate ed analizzate alcune buone prassi, utili per esemplificare le
caratteristiche salienti e gli elementi di efficacia.
Per questa rassegna, dal punto di vista metodologico, sono stati utilizzati due strumenti: una
definizione di buona prassi validata a livello europeo ed una scheda di analisi predisposta in
collaborazione con il DPO.
La definizione di buona prassi ha seguito i criteri forniti dall’EIGE (Istituto Europeo per
l’uguaglianza di genere - http://eige.europa.eu/content/good-practices), che prevede che una
esperienza debba rispondere ad alcuni requisiti per poter essere considerata “buona”:
• approccio top-down che implichi una chiara volontà politica di intervento nel settore ed un
adeguato stanziamento di risorse finanziarie per raggiungere gli obiettivi previsti
• formulazione di obiettivi realistici sulla base di un’analisi del contesto in ottica di genere
• misure appropriate per l’implementazione a tutti i livelli del sistema (gestione, moitoraggio,
controllo, valutazione)
• strategie e approccio bottom-up che permettono di coinvolgere tutti gli stakeholder in tutte le
fasi, dalla progettazione alla valutazione d’impatto: la responsabilità è del sistema nel suo
complesso
• disponibilità di conoscenze e competenze rilevanti condivise a tutti i livelli del sistema
• partecipazione delle donne e delle loro associazioni nella presa di decisioni
A partire da tali criteri, la scheda di analisi predisposta in collaborazione con il DPO contiene alcuni
elementi salienti per la descrizione delle esperienze: titolo, durata, referente, composizione della
partnership, livello territoriale di riferimento, canale di finanziamento, ambito tematico, breve
descrizione del progetto con indicazione di destinatari, obiettivi e azioni, risultati ed impatti,
elementi di successo.
43
Nel caso di progetti in corso o appena conclusi non sempre è stato possibile inserire la rilevazione
dell’impatto e gli elementi di successo.
Laddove possibile, per ciascuna delle cinque aree di intervento è stata selezionata almeno una
buona prassi europea o, all’occorrenza extraeuropea, una nazionale o di regioni centro-settentrionali
ed una delle Regioni Obiettivo Convergenza.
5.1. Interventi di sistema
Con il termine interventi di sistema vengono considerate tutte quelle azioni che consentono di
definire un quadro sempre aggiornato del fenomeno della violenza di genere (monitoraggio) al fine
di favorire la governance della rete degli interventi volti a contrastarla e prevenirla, orientare la
programmazione, creare e sostenere reti per la prevenzione e il contrasto, sviluppare competenze
specifiche negli operatori (formazione, scambio di esperienze, ecc.). Si tratta di attività strategiche
per garantire la sostenibilità nel tempo dei servizi e degli interventi, “sganciandoli” dalle singole
progettualità “a termine”, legate allo specifico finanziamento.
Vista la complessità del fenomeno, per garantire la governance del sistema è utile costituire una
Cabina di Regia Regionale, organismo interistituzionale con funzioni di raccordo tra i vari enti e
soggetti del territorio che si occupano di prevenzione e contrasto della violenza, promozione e
coordinamento della rete, monitoraggio e programmazione degli interventi. Compito specifico della
Cabina di Regia è elaborare indirizzi strategici in materia di violenza di genere, in coordinamento e
raccordo con il Dipartimento Regionale per la Programmazione. Inoltre, la Cabina di Regia può
essere collegata a Tavoli territoriali (livello provinciale oppure di Ambito sociale) finalizzati allo
sviluppo di politiche e interventi di contrasto alla violenza.
La Cabina di Regia ha la responsabilità di:
A. Costruire o rafforzare la rete di prevenzione e contrasto alla violenza di genere
Della rete fanno (o devono fare parte) enti e organizzazioni appartenenti a settori diversi con
specifiche responsabilità e compiti differenziati, in collegamento con la Cabina di Regia e secondo
un modello di rete che può essere definito a cerchi concentrici.
Al centro della rete, va potenziata la presenza, la competenza e il collegamento tra loro delle
strutture e dei servizi dedicati alla violenza di genere:
-
Centri antiviolenza
-
Case rifugio e case di accoglienza
-
Pronto soccorso
-
Autorità di pubblica sicurezza (forze dell’ordine - polizia di stato, carabinieri – e Procura
della Repubblica)
-
Assistenza legale
Il collegamento tra i diversi nodi della rete deve essere tale da permettere una rapida ed efficace
presa in carico delle vittime, garantendo l’adeguata informazione circa i propri diritti, l’assistenza
sanitaria, legale, psicologica e sociale necessarie e l’eventuale protezione. La rete dei servizi
dedicati va collegata al numero verde nazionale 1522, per favorire l’accesso ai servizi anche alle
donne che richiedono aiuto telefonico al numero nazionale.
44
Parallelamente va potenziato il collegamento con le strutture ed i servizi che, pur non occupandosi
in modo specifico alla prevenzione e al contrasto della violenza di genere, costituiscono potenziali
“sportelli di accesso” alla rete di prevenzione e contrasto (servizi confinanti). In questa categoria
rientrano diversi settori di intervento:
-
Sanitario: oltre al PS, il 118, i MMG, i Consultori
-
Sociale: servizi sociali professionali degli Ambiti, servizi dedicati a specifiche tipologie di
utenti (per es. sportello donne, sportello immigrati), ecc.
-
Comunitario: scuole, enti/associazioni del terzo settore, parrocchie, ecc.
-
Forze dell’ordine: polizia municipale
All’interno della rete tutti questi attori svolgono la funzione fondamentale di riconoscimento e
orientamento delle vittime verso i servizi dedicati. Inoltre possono collaborare alla realizzazion e e
alla promozione di azioni preventive e di diffusione della cultura di genere contro la violenza.
La rete si completa con i servizi di welfare per così dire “ordinario” che consentono alle vittime e
agli operatori che le hanno prese in carico di costruire percorsi efficaci di re-inserimento sociolavorativo (welfare dei cittadini):
-
Istruzione e formazione (scuola, formazione professionale, formazione degli adulti, ecc.)
-
Lavoro (centri per l’impiego, incubatori d’impresa, imprese “accoglienti”)
-
Casa (politiche abitative)
-
Sanità
-
Sociale (servizi per l’assistenza economica, servizi per le famiglie, ecc.)
La costruzione della rete deve essere attuata su due livelli da un lato, attraverso percorsi di
formazione condivisa degli operatori (v. punto C), dall’altro attraverso la predisposizione,
sottoscrizione e implementazione di protocolli tra i diversi enti e organizzazioni comprese nel
sistema. I Protocolli devono definire chiaramente:
45
-
che cosa si intende per violenza di genere (definizione condivisa del fenomeno)
-
quali sono i segnali che consentono di riconoscere una vittima e una situazione di violenza
-
quali sono i servizi disponibili sul territorio, tipologia di servizi erogati e modalità di accesso
-
qual è il ruolo di ciascun ente/organizzazione e cosa deve fare in presenza di una vittima di
violenza
ESEMPIO DI PROTOCOLLO PER LA COSTITUZIONE DI UNA RETE ANTIVIOLENZA
Protocollo d’intesa per la costituzione della Rete contro la violenza alle donne e ai minori della città di Palermo
Il Protocollo è stato sottoscritto il 1/3/2006 dalle seguenti organizzazioni:
• Arma dei Carabinieri – Comando Provinciale
• A.R.N.A.S. Civico di Palermo
• Azienda Sanitaria Locale 6 di Palermo - Direzione Generale
• Ateneo di Palermo – C.O.T. Centro Orientamento e Tutorato
• Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico “P. Giaccone” di Palermo
• Azienda Ospedaliera “V. Cervello” di Palermo
• Centro Sociale Laboratorio Zen Insieme
• Centro Territoriale Permanente per l’Educazione degli Adulti “A. Ugo”
• Comune di Palermo – Assessorato Attività Sociali
• ECAP di Palermo
• EISS - Ente Italiano Servizio Sociale Onlus
• Le Onde Onlus
• M.I.U.R. C.S.A.
• Procura della Repubblica del Tribunale di Palermo
• Provincia Regionale di Palermo – Assessorato Servizi Sociali
• Questura di Palermo
• Sicaliani - Coop. Sociale
• Tribunale Ordinario di Palermo
• Ufficio della Consigliera di Parità regionale
Queste istituzioni e organismi concordano nella valutazione circa la rilevanza della problematica della violenza alle
donne ed ai minori, considerandolo un grave problema sociale emergente, che richiede di essere fronteggiato da un
impegno congiunto, tanto sul piano politico quanto su quello operativo, delle istituzioni pubbliche e del mondo
associativo, valorizzando le competenze precipue ed integrandole in un’ottica di rete. Il Protocollo definisce gli obiettivi
della rete e specifica con quali azioni di propria competenza ciascun firmatario di impegna a realizzarli.
La Cabina di Regia regionale ha inoltre il ruolo di promuovere a cascata reti interne ad alcune delle
pubbliche amministrazioni coinvolte nel sistema dei servizi di contrasto alla violenza, in particolare
per il settore sanitario e per le autorità di pubblica sicurezza.
Tra queste grandi organizzazioni – che costituiscono dei nodi particolarmente rilevanti della rete di,
poiché sono le agenzie principali in grado di intercettare le vittime – è opportuna la predisposizione
di protocolli di accoglienza condivisa che garantiscano il tempestivo riconoscimento delle situazioni
di violenza e l’accesso facilitato delle vittime attraverso la predisposizione di una sorta di “percorso
protetto”, che ne garantisca l’assistenza, la tutela e la protezione, oltre all’invio (orientato ed
accompagnato) presso i centri e le strutture dedicate (cfr. esempio di rete sanitaria contro la violenza
in Piemonte e Codice Rosa in Pronto Soccorso della Regione Toscana).
Esempio di rete sanitaria:
Rete sanitaria contro la violenza sulle donne nella Regione Piemonte (DGR n. 14 del 21 settembre 2009)
- Centro integrato ospedaliero per l’assistenza alle vittime di violenza domestica e sessuale costituito dall’integrazione
del centro SVS-Bambi dell’Aso OIRM-Sant’Anna e dal Centro Demetra dell’Aso San Giovanni Battista-Molinette. Ha
46
compiti di coordinamento, consulenza e supporto operativo della rete, formazione costante degli operatori, oltre alla
presa in carico e gestione clinica delle vittime proveninenti dagli ospedali di Torino e della sua cintura.
- ogni Azienda Ospedaliera o Sanitaria della Regione individua un referente per la violenza con il compito di
coordinare la rete locale di accoglienza e assistenza alle vittime (referente violenza ASR).
- ogni Pronto soccorso individua due referenti (preferibilmente un medico e un’ostetrica/infermiera) che hanno il
compito di applicare i protocolli per l’accoglienza/assistenza e informare le vittime sui servizi disponibili.
Il monitoraggio del sistema è svolto dal Coordinamento Regionale di cui fanno parte i refernti del Centro integrato
insieme a tutti i referenti ASR.
Titolo del
progetto/esperienza
Data inizio e data fine
Referente
progetto/esperienza
Composizione della
partnership
CODICE ROSA – Un percorso speciale per chi subisce violenza
2010
Usl 9 Toscana (Grosseto)
[email protected]
Progetto pilota realizzato nella Usl di Grosseto
Attualmente esteso a tutte le Aziende USL e AO della Toscana
In partnership con:
Regione Toscana
Procura Generale della Repubblica di Firenze
Livello territoriale di
riferimento
Canale di
finanziamento
Ambito tematico di
riferimento
Breve descrizione del
progetto
Europeo (specificare il Pese) __________________________________
Nazionale
Regionale (specificare la Regione): TOSCANA
Provinciale (specificare la Provincia) _____________________________
Comunale (specificare il Comune) _______________________________
Fondi Europei a finanziamento diretto (specificare il Fondo) _________________
Fondi Strutturali (specificare il Fondo) ___________________________
Fondi Nazionali (specificare)
Fondi Regionali (specificare)
Altro canale di finanziamento (specificare) ________________________
Conciliazione dei tempi vita-lavoro
Azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere
Inserimento lavorativo, creazione d’impresa e sviluppo dell’imprenditorialità
Sviluppo locale/urbano
Governance (partenariato)
Non discriminazione e inclusione sociale
Obiettivi
Scopo principale del progetto è coordinare e mettere in rete le diverse istituzioni e
competenze, per dare una risposta efficace già dall'arrivo della vittima al pronto soccorso.
I gruppi operativi interforze (Azienda USL, Procura della Repubblica, Forze dell'ordine)
hanno il compito di contribuire al tempestivo riconoscimento e all'emersione dei casi di
lesioni derivanti da maltrattamenti o da violenze commesse da terzi, garantendo
contestualmente la rapida attivazione degli uffici delle Procure della Repubblica.
Il progetto prevede anche la collaborazione tra le Istituzioni per lo sviluppo di azioni di
prevenzione e contrasto al fenomeno della violenza.
Azioni e metodologia
Il Codice Rosa identifica un percorso di accesso al pronto soccorso riservato a tutte
le vittime di violenze, senza distinzione di genere o età che, a causa della loro condizione di
fragilità, più facilmente possono diventare vittime di violenza: donne, uomini, bambini,
anziani, immigrati, omosessuali.
Il codice viene assegnato insieme al codice di gravità, da personale addestrato a riconoscere
segnali non sempre evidenti di una violenza subita anche se non dichiarata. Quando viene
assegnato un Codice Rosa, si attiva il gruppo operativo composto da personale
sanitario (medici, infermieri, psicologi) e dalle forze dell'ordine. Il gruppo operativo dà
cura e sostegno alla vittima, avvia le procedure di indagine per individuare l'autore della
violenza e se necessario attiva le strutture territoriali.
Al codice è dedicata una stanza apposita all'interno pronto soccorso, la Stanza Rosa, dove
47
vengono create le migliori condizioni per l'accoglienza delle vittime.
Il progetto si avvia attraverso la stesura di protocolli d'Intesa tra le Aziende e le Procure
della Repubblica con lo scopo di valorizzare la collaborazione interistituzionale.
Il gruppo operativo interforze composto dai rappresentanti dell'ASL (118, Dipartimento
ospedaliero Emergenza Urgenza, Dipartimento Materno Infantile, Dipartimento Salute
Mentale, Consultori), Procura, Forze dell'Ordine, Comuni, Centri Antiviolenza, Centri per il
recupero dei soggetti maltrattanti e Case rifugio opera in modo coordinato e con procedure
condivise, che assicurano un corretto repertamento degli elementi di prova con la redazione
di una nuova e più approfondita cartella clinica in grado di fornire dati utili anche
all'Autorità Giudiziaria. In questo modo si riducono i tempi di indagine e si attiva la rete
territoriale per la presa in carico successiva all'intervento di pronto soccorso.
Risultati ed impatti
progettuali
Elementi di successo
La formazione è lo strumento essenziale per promuovere le conoscenze, condividere le
procedure operative, sviluppare la collaborazione e la motivazione all'interno dei gruppi
operativi. L'attività formativa progettata su temi specifici, coerente con gli aspetti
organizzativi e progettuali, viene assicurata con continuità a livello regionale e aziendale ed
è rivolta al personale dei gruppi operativi ed alle "sentinelle" presenti presso le strutture
Inoltre è indispensabile assicurare un rapporto costante con gli educatori e gli studenti sul
tema della violenza e sulle molteplici implicazioni che il rapporto fra i generi produce.
Il progetto pilota è stato gradualmente esteso a tutto il territorio regionale.
Nel 2011 con la sottoscrizione del protocollo d'intesa tra la Regione Toscana e la Procura
Generale della Repubblica di Firenze, Codice Rosa diventa progetto regionale.
Dal gennaio 2012 prende avvio la sperimentazione nelle Aziende sanitarie di Arezzo,
Lucca, Prato, Viareggio e Grosseto.
Dal gennaio 2013 il progetto si estende nelle Aziende sanitarie di Pisa, Livorno, Empoli e
alle Aziende ospedaliere Careggi e Meyer.
Dal gennaio 2014 si completa la diffusione a livello regionale con l'ingresso delle Aziende
sanitarie di Massa e Carrara, Pistoia, Siena, Firenze e Aziende ospedaliere Pisana e Senese.
La sostenibilità del progetto è garantita dalla sottoscrizione dei Protocolli che impegnano gli
enti firmatari a seguire le procedure condivise.
Il progetto si coordina inoltre con altri di livello regionale e nazionale come il programma
"Bollini Rosa" che segnala gli ospedali che sono attenti alle esigenze delle donne,
sviluppato da O.N.Da, l'Osservatorio Nazione sulla salute della Donna che propone strategie
di prevenzione primaria e secondaria e contribuisce alla promozione della cultura della
salute di genere.
Titolo del
progetto/esperienza
Data inizio e data fine
Referente
progetto/esperienza
Composizione della
partnership
Livello territoriale di
riferimento
Canale di
finanziamento
Ambito tematico di
riferimento
MARAC – Multi-Agency Risk Assessment Conferences
2003-in corso
Laura Wilkinson, Coordinated Action Against Domestic Abuse (CAADA)
Ministero dell’Interno (UK)
in collaborazione con i servizi territoriali pubblici, il volontariato e il CAADA
Europeo (specificare il Paese)
Nazionale: REGNO UNITO
Regionale (specificare la Regione)_______________________________
Provinciale (specificare la Provincia) _____________________________
Comunale (specificare il Comune) _______________________________
Fondi Europei a finanziamento diretto (specificare il Fondo):
Fondi Strutturali (specificare il Fondo) ___________________________
Fondi Nazionali (specificare) ___________________________________
Fondi Regionali (specificare)
Altro canale di finanziamento (specificare) ________________________
Conciliazione dei tempi vita-lavoro
Azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere
Inserimento lavorativo, creazione d’impresa e sviluppo dell’imprenditorialità
Sviluppo locale/urbano
Governance (partenariato)
Non discriminazione e inclusione sociale
48
Breve descrizione del
progetto
Risultati ed impatti
progettuali
Elementi di successo
Titolo del
progetto/esperienza
Data inizio e data fine
Referente
progetto/esperienza
Composizione della
partnership
I MARAC (Incontri inter-istituzionali per la valutazione del rischio) sono incontri a cadenza
regolare a livello locale in cui vengono condivise le informazioni tra le diverse agenzie
pubbliche e private che si occupano di violenza domestica, in particolare per quei casi ad
alto rischio. Agli incontri dei MARAC partecipano solitamente forze dell’ordine, autorità
giudiziarie, i consulenti per la violenza (IDVA), i servizi che si occupano di minori, salute e
casa ed eventualmente altri attori e servizi locali rilevanti.
Lo scopo degli incontri è la condivisione delle informazioni e la progettazione di azioni
coordinate di supporto alle vittime, che ne tutelino l’incolumità, prevenendo il rischio di
recidiva.
Sono attivi circa 260 MARACs tra Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord, per un totale di
circa 57000 vittime seguite nell’ultimo anno.
Attualmente esistono due studi pubblicati che hanno valutato l’impatto dei MARACs sul
rischio di recidiva (Robinson, 2004; CAADA, 2010): entrambi indicano che circa il 60%
delle vittime seguite attraverso i MARACs non va incontro a successivi episodi di
vittimizzazione.
Il modello è stato sperimentato nel 2003 in Galles e dal 2012 è utilizzato in tutto il territorio
del Regno Unito.
Gli elementi che dalle valutazioni sono emersi come in grado di favorire il successo del
modello sono legati soprattutto alla forte partnership tra tutti gli attori coinvolti e
all’esistenza di programmi di training comuni e strutturati per i partecipanti al MARAC.
Services for women victims of violence: analysis of trends and impact evaluation
2009-2010
Rebecca Zanuso
Soggetto responsabile: Regione Puglia
Attuatore/i: Sinergia srl
Livello territoriale di
riferimento
Canale di
finanziamento
Ambito tematico di
riferimento
Breve descrizione del
progetto
Partner: Provincia di Bari (IT), Provincia di Taranto (IT), Provincia di Brindisi (IT),
Provincia di Foggia (IT), Provincia di Lecce (IT), Region Wallonie (BE), Cap Sciences
Humaines (BE), Consultoria de Antropologia Aplicada - FARAPI S.L. (ES)
Europeo (specificare il Pese): Spagna, Belgio
Nazionale
Regionale (specificare la Regione)_______________________________
Provinciale (specificare la Provincia) _____________________________
Comunale (specificare il Comune) _______________________________
Fondi Europei a finanziamento diretto (specificare il Fondo): Commissione Europea Programma Daphne III
Fondi Strutturali (specificare il Fondo) ___________________________
Fondi Nazionali (specificare) ___________________________________
Fondi Regionali (specificare)___________________________________
Altro canale di finanziamento (specificare) ________________________
Conciliazione dei tempi vita-lavoro
Azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere
Inserimento lavorativo, creazione d’impresa e sviluppo dell’imprenditorialità
Sviluppo locale/urbano
Governance (partenariato)
Non discriminazione e inclusione sociale
Destinatari (diretti e indiretti):
Obiettivi: Il progetto intende colmare il vuoto conoscitivo esistente nelle tre Regioni partner
(Regione Puglia in Italia, Regione Vallona in Belgio e Paesi Baschi in Spagna)
relativamente alle caratteristiche ed alla diffusione del fenomeno della violenza contro le
donne, ma soprattutto circa le caratteristiche dei servizi territoriali per il target.
Azioni:
•
Analisi di contesto: ogni gruppo di lavoro nazionale raccoglie, aggiorna e analizza la
letteratura scientifica prodotta a livello locale, nazionale ed europeo anche da fonti
49
Risultati ed impatti
progettuali
Elementi di successo
istituzionali sul fenomeno della violenza contro le donne, sulle politiche preventive e
sul quadro normative di sfondo.
•
Interviste a testimoni privilegiati: l’intervista riguardava il fenomeno, i servizi
territoriali, i loro punti di forza e di debolezza, le buone pratiche riscontrate, i fattori
della qualità.
•
Mappatura dei servizi per donne vittime di violenza e prima valutazione: la mappatura
ha riguardato sia i servizi residenziali che non residenziali, il counselling, i servizi di
supporto e su di essi sono stati richiesti dati su prestazioni, utenza, personale, ecc.,
anche, per l’Italia, tramite l’utilizzo di schede ad hoc costruite sul modello del Sistema
Informativo Sociale della Regione Puglia.
•
Valutazione di impatto e criteri per la selezione delle buone pratiche: definizione tra
responsabili di ciascun ente della partnership di un set di indicatori sia qualitativi che
quantitativi per la valutazione dell’efficacia delle azioni dei servizi.
•
Identificazione delle buone pratiche e creazione di un album: ampio studio qualitativo
sulle esperienze più interessanti finalizzato alla creazione di un album delle buone
pratiche.
•
Mainstreaming e disseminazione: diffusione dei risultati ad attori del sistema e alla
cittadinanza.
I principali risultati riguardano il miglioramento della conoscenza e lo scambio di
informazioni e buone pratiche sui servizi indirizzati alle donne vittime di violenza, al fine di
consentire una elaborazione di politiche ed un intervento più consapevole degli operatori e
al contempo di diffondere queste informazioni nella cittadinanza, ovvero tra i gruppi
potenzialmente
a
rischio.
I prodotti principali sono:
• report analitico sul fenomeno della violenza contro le donne e sui servizi
disponibili sui territori del partenariato;
• mappatura dei servizi e dei programmi con dati di dettaglio;
• set di indicatori validi a livello transnazionale per la valutazione dei servizi;
• album delle buone pratiche;
• conferenza finale e sito web dedicato.
Trasferibilità:
Il report analitico sul fenomeno della violenza e sui servizi disponibili sul territorio
rappresenta uno strumento conoscitivo determinante per la definizione delle politiche di
genere della Regione e delle Province. I risultati del progetto sono stati pubblicati anche su
un sito appositamente creato (www.stopviolence.it) attualmente non più in uso.
Sostenibilità:
La Regione Puglia ha raccolto i dati della mappatura e li ha resi disponibili attraverso il
nuovo portale http://www.pariopportunita.regione.puglia.it/
B. Definire un sistema di monitoraggio condiviso con gli operatori dei servizi
Al fine di programmare interventi efficaci, la Cabina di Regia deve disporre di dati sempre
aggiornati e completi sulle caratteristiche del fenomeno e svolgere la funzione di Osservatorio
permanente.
L’esigenza di un sistema di monitoraggio integrato, che comprenda tutti i nodi della rete e sia in
grado di dare informazioni tempestive e rispecchianti la realtà locale, è diffusa a tutti i livelli
(regionale, nazionale, europeo). La violenza di genere è attualmente uno dei settori per i quali è più
difficile raccogliere sistematicamente i dati e confrontarli con quelli raccolti da altri territori. La
predisposizione, condivisione ed implementazione di strumenti di monitoraggio degli accessi ai
diversi nodi della rete, delle caratteristiche delle vittime e dei perpetratori, delle forme di violenza
subite, delle richieste e dei bisogni delle vittime diventa un’azione strategica per il potenziamento e
il mantenimento nel tempo di un sistema regionale efficace di prevenzione e contrasto della
violenza.
La costruzione di un sistema di monitoraggio ha bisogno di alcuni strumenti:
50
1) una scheda di raccolta dati condivisa tra i nodi della rete
2) una procedura condivisa per la raccolta e l’inserimento dei dati
3) un applicativo informatico per la raccolta e l’eleborazione dei dati, con la possibilità di
aggregarli o disaggregarli in base a specifiche variabili
L’implementazione di un sistema di monitoraggio regionale del fenomeno della violenza può
seguire alcuni passaggi successivi, in una logica incrementale che consente di ampliare
progressivamente i nodi della rete che hanno accesso al sistema. Il sistema può dunque essere
organizzato (ed implementato) per livelli.
Livello minimo
In prima battuta è fondamentale che i Centri antiviolenza attivi sul territorio siano organizzati in
rete8 e condividano il percorso di presa in carico e relativi strumenti (ad esempio scheda e procedura
per la raccolta di informazioni relativamente agli accessi delle vittime ai centri). Il monitoraggio
deve essere svolto con cadenza almeno annuale e deve riguardare almeno l’incidenza del fenomeno
(cioè il numero di nuovi casi all’anno).
Tale livello minimo di rilevazione può essere ampliato prevedendo l’utilizzo di un applicativo
informatico in grado di velocizzare la raccolta e l’elaborazione dei dati, e il progressivo
ampliamento delle informazioni raccolte. L’utilizzo di strumenti ICT consente ad esempio di
costruire una sorta di “cartella” o scheda personale della vittima, che può essere progressivamente
aggiornata con notizie relative al percorso di uscita dalla violenza, oppure può consentire di rilevare
gli “accessi multipli”, frequenti nei casi di violenza, specialmente quando la vittima non riesce a
porre fine alla relazione con il maltrattatore.
La Cabina di Regia regionale, in qualità di Osservatorio regionale sulla violenza, ha il compito di
raccogliere, elaborare, pubblicare e diffondere annualmente i dati di monitoraggio relativi agli
accessi ai CAV.
Livello intermedio
Il sistema di monitoraggio degli accessi ai CAV deve essere implementato comprendendo nel
sistema tutti i nodi della rete che offrono servizi dedicati alla violenza. Questo livello di
monitoraggio garanisce infatti una visione complessiva del fenomeno e consente un rafforzamento
della rete dei servizi. È particolarmente critica la condivisione degli strumenti e delle modalità di
monitoraggio fra enti e organizzazioni di settori diversi (sociale, sanitario, forze dell’ordine, ecc.).
In esperienze realizzate in altre regioni italiane (cfr. ad esempio progetto In.Ter.Agire in Piemonte),
è stato considerato efficace organizzare un sistema di rilevazione in due momenti: raccolta di
informazioni da inserire nel momento dell’accoglienza della vittima presso il servizio (ad es. Pronto
Soccorso, Questura, CAV, ecc.) e in un momento successivo la raccolta di informazioni più
dettagliate ed eventualmente da differenziare parzialmente a seconda della tipologia di ente nel
quale vengono raccolte.
A questo livello di monitoraggio diventa cruciale la possibilità di implementare il sistema attraverso
un applicativo informatico, anche per poter individuare gli eventuali accessi multipli.
8
N.B. I fondi QSC (sia FESR che FSE) possono essere utilizzati per costruire e rafforzare le reti dei CAV che operano
sul territorio regionale
51
Livello avanzato
L’ampliamento successivo del sistema prevede la possibilità di tracciare non solo l’accesso delle
vittime ma anche il percorso di sostegno attivato per l’uscita dalla violenza, con l’indicazione e
aggiornamento dei servizi e degli interventi coinvolti. In questo modo, il monitoraggio consente di
fornire informazioni aggiornate non solo sull’incidenza del fenomeno, ma anche sulla sua
prevalenza (il numero complessivo di casi) e di offrire indicazioni sull’efficacia dei diversi percorsi
e interventi attivati a livello territoriale.
La gestione informatica di una sorta di cartella personale della vittima implica anche una riflessione
da condividere con gli operatori sia rispetto a modalità e prassi di lavoro in grado di tutelare la
privacy delle donne e dei loro figli, sia rispetto a chi ha la responsabilità di aggiornare il sistema
inserendo progressivamente le informazioni sul percorso attivato (case management).
Titolo del
progetto/esperienza
Data inizio e data fine
Referente
progetto/esperienza
Composizione della
partnership
IN.TER.AGIRE – Interazioni Territoriali per Agire contro la violenza
2009-2010
Assessorato alle Pari Opportunità Regione Piemonte
Via Avogadro 30 – 10121 Torino
[email protected]
Capofila: Regione Piemonte
Partner:
Provincia di Alessandria
Provincia del Verbanio Cusio Ossola
IRES Piemonte (attuatore)
Ass. Volontarie del Telefono Rosa Torino
Save the Children Italia Onlus
Livello territoriale di
riferimento
Canale di
finanziamento
Ambito tematico di
riferimento
Breve descrizione del
progetto
Europeo (specificare il Pese) __________________________________
Nazionale
Regionale (specificare la Regione): PIEMONTE
Provinciale (specificare la Provincia) _____________________________
Comunale (specificare il Comune) _______________________________
Fondi Europei a finanziamento diretto (specificare il Fondo) _________________
Fondi Strutturali (specificare il Fondo) ___________________________
Fondi Nazionali (specificare) Dipartimento Pari Opportunità presso la Presidenza del
Consiglio dei Ministri
Fondi Regionali (specificare)
Altro canale di finanziamento (specificare) ________________________
Conciliazione dei tempi vita-lavoro
Azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere
Inserimento lavorativo, creazione d’impresa e sviluppo dell’imprenditorialità
Sviluppo locale/urbano
Governance (partenariato)
Non discriminazione e inclusione sociale
Destinatari
Diretti: operatori dei servizi che intercettano o si occupano di donne vittime di violenza
Indiretti: cittadini piemontesi
Obiettivo
Rafforzare la rete di contrasto alla violenza di genere, in attuazione del Piano Regionale per
la prevenzione delle violenza contro le donne e per il sostegno alle vittime adottato dalla
Regione Piemonte nel 2008
Definire e condividere una metodologia del monitoraggio del fenomeno della violenza di
genere
Azioni
- potenziare il Centro di Coordinamento Regionale contro la Violenza alle Donne,
organismo di raccordo tra i vari soggetti del territorio che si occupano di prevenzione e
52
contrasto alla violenza contro le donne e accoglienza delle vittime;
consolidare le reti locali attraverso il rafforzamento delle relazioni con le referenti
provinciali tramite un costante aggiornamento e scambio di informazioni sulle attività
realizzate nei territori di competenza all’interno dei rispettivi Piani provinciali;
sviluppare una metodologia di monitoraggio del fenomeno della violenza contro le
donne condivisa e valida per tutto il Piemonte;
- elaborare modelli di intervento a favore delle vittime di violenza attraverso
l’individuazione di indicatori di vittimizzazione e di rischio della recidiva di
comportamenti violenti;
- realizzare azioni di sensibilizzazione e comunicazione sul territorio regionale con
specifica attenzione alle forme di violenza assistita dei/delle minori.
Sono stati organizzati dei Tavoli Provinciali per condividere la definizione di violenza di
genere da monitorare (un Tavolo per ogni Provincia, a cui sono stati invitati operatori
sanitari, sociali, forze dell’ordine, associazioni che si occupano di violenza).
Dopo la costruzione di una scheda per il monitoraggio, la condivisione è stata realizzata
attraverso 2 Tavoli settoriali (Tavolo Sanità e Tavolo Enti gestori delle attività socioassistenziali).
Il progetto ha prodotto i seguenti materiali:
- Mappatura dei servizi per la prevenzione e il contrasto alla violenza di genere in Piemonte
- Proposta di metodologia per il monitoraggio del fenomeno della violenza contro le donne
- Report sul punto di vista di ragazze e ragazzi sulla violenza assistita
- Proposta di indici di recidiva e vittimizzazione ad uso degli operatori
-
Risultati ed impatti
progettuali
Elementi di successo
C. Formazione e aggiornamento continuo degli operatori dell’intera rete dei servizi
Per costruire e/o implementare la rete dei servizi e favorire la condivisione e diffusione degli
strumenti di monitoraggio, la formazione degli operatori resta un’attività chiave.
La Cabina di Regia regionale ha la funzione di promuovere e coordinare tutti gli interventi
formativi e di aggiornamento continuo destinati agli operatori.
In questo ambito si possono distinguere diverse tipologie di interventi, necessarie affinchè il sistema
funzioni in maniera efficace.
Sensibilizzazione destinata agli operatori dei servizi confinanti e a quelli del sistema legale
La rete per il contrasto alla violenza funziona nella misura in cui le vittime possono essere
riconosciute (anche qualora non siano esse stesse a denunciare la violenza), informate ed orientate
verso i servizi di supporto disponibili sul territorio. Affinchè ciò avvenga è cruciale che gli operatori
dei servizi, i professionisti del sistema legale, i volontari e i referenti di enti e associazioni del terzo
settore siano in grado di:
-
ricoscere i segnali della violenza
-
accogliere e proteggere la vittima
-
orientare la vittima verso i servizi di sostegno e contrasto presenti sul territorio
Tutti questi operatori possono poi svolgere un’importante azione di diffusione delle informazioni
sulla rete dei servizi e di promozione della cultura di genere.
Titolo del
progetto/esperienza
Data inizio e data fine
Referente
progetto/esperienza
LEXOP - Lex Operators. All together for women victims of intimate partner violence
(Gli operatori della legge tutti insieme per le donne vittime di violenza nelle relazioni
di intimità)
1 marzo 2011 – 28 febbraio 2013
. Maria (Milli) Virgilio – Responsabile scientifica
- Carla Faralli
- Susi Pelotti
53
Composizione della
partnership
Soggetto responsabile e attuatore: Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
CIRSFID - Struttura di riferimento
Partner:
Comune di Bologna
Comune di Torino
Fondazione IRCCS, Milano
Ca’ Grande Ospedale Maggiore Policlinico Bologna
Associazione Orlando
Associazione Donne& Futuro
Barcelona. Generalitat of Catalunia – Secretariat of Security
Fulda County / Landkreis Fulda – Fresausschuss Violence and Protection Assessment
Centre
Atene. Dimitra Institute of Training and Development
Atene. Center for Resarch on Women Issues CRWI
Livello territoriale di
riferimento
Canale di
finanziamento
Ambito tematico di
riferimento
Breve descrizione del
progetto
Europeo (specificare il Pese): Italia, Germania, Spagna, Grecia
Nazionale
Regionale (specificare la Regione)_______________________________
Provinciale (specificare la Provincia) _____________________________
Comunale (specificare il Comune) _______________________________
Fondi Europei a finanziamento diretto (specificare il Fondo): Commissione Europea –
Direzione generale Giustizia, Libertà e Sicurezza Programma Daphne 3 (2007-2013)
Fondi Strutturali (specificare il Fondo) ___________________________
Fondi Nazionali (specificare) ___________________________________
Fondi Regionali (specificare)
Altro canale di finanziamento (specificare) ________________________
Conciliazione dei tempi vita-lavoro
Azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere
Inserimento lavorativo, creazione d’impresa e sviluppo dell’imprenditorialità
Sviluppo locale/urbano
Governance (partenariato)
Non discriminazione e inclusione sociale
Destinatari (diretti e indiretti): a) Operatori della legge e forze dell’ordine, magistrati e
giudici, medici legali b) avvocati sia privati sia operanti in associazioni.
Beneficiari indiretti sono sia l'intero sistema giudiziario sia tutte le vittime reali o potenziali.
Obiettivi: Creazione di una rete multidisciplinare degli operatori impegnati, ai differenti
livelli, nel contrastare la violenza domestica, per poter offrire una risposta coordinata e
integrata nel proteggere le vittime e perseguire l’offensore.
Risultati ed impatti
progettuali
Elementi di successo
Azioni:
Le azioni principali si riferiscono ai due ambiti della FORMAZIONE e della RETE
1. Un alto livello di formazione incrociata, destinato ai due gruppi di destinatari:
a) operatori della legge e forze dell’ordine, magistrati e giudici, medici legali per migliorare
le loro competenze nella individuazione della violenza nelle relazioni intime sia nel primo
intervento sia nelle risposte giudiziarie.
b) avvocati sia privati sia operanti in associazioni. Attrezzare una assistenza legale idonea a
supportare la decisione di denunciare. Assicurare una risposta coordinata ed efficace contro
la violenza nelle relazioni di intimità.
2.Confrontare i modelli di reti già esistenti e, sulla base delle loro esperienze, nonché sulla
base della attività di rete costruita con il progetto, elaborare un protocollo di rete
condiviso (e esportabile).
La formazione ha coinvolto complessivamente circa 600 operatori della legge pubblici e
privati. Nelle tre sedi italiane (Torino, Milano e Bologna) gli operatori che hanno preso
parte alla formazione sono stati 420.
Trasferibilità:
sono stati realizzati due Vademecum-Handbook: uno per gli operatori della legge, l’altro per
avvocati privati
Sostenibilità:
in ciascuna sede di realizzazione del progetto (in Italia Torino, Milano e Bologna) sono stati
54
predisposti dei Protocolli per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere condivisi
con le autorità locali
Formazione condivisa per gli operatori dei servizi dedicati
Un percorso formativo e di aggiornamento per potenziare la rete, costruire e condividere il sistema
di intervento e di monitoraggio deve essere previsto con cadenza regolare per tutti gli operatori dei
servizi dedicati alla prevenzione e al contrasto alla violenza (sanitari, sociali, procura e forze
dell’ordine, ecc).
La formazione condivisa consente la costruzione di una visione strategica comune, l’individuazione
dei punti di forza e di debolezza della rete, il confronto su esperienze realizzate e su strumenti e
percorsi da implementare e innovare. È alla base della stipula di Protocolli tra i diversi Enti e
organizzazioni che si occupano di violenza e costituisce la leva strategica per la costruzione della
governance territoriale del fenomeno e la sostenibilità del sistema di monitoraggio.
Titolo del
progetto/esperienza
Data inizio e data fine
Referente
progetto/esperienza
Composizione della
partnership
Livello territoriale di
riferimento
Canale di
finanziamento
Ambito tematico di
riferimento
Breve descrizione del
progetto
ORIZZONTI – Sviluppo interventi integrati di prevenzione e contrasto alla violenza di
genere
2 marzo 2011 – 3 dicembre 2012
Anna Castiglion
0165 54 45 92 - [email protected]
Attuatore:
Azienda USL della Valle d’Aosta
Partner:
Regione Autonoma della Valle d’Aosta – Assessorato alla Sanità, Salute e Politiche Sociali
Comune di Aosta
Consulta Regionale per le Pari Opportunità
Centro Donne contro la violenza
Ufficio della Consigliera di Parità
Università della Valle d’Aosta
Caritas Aosta
Forze dell’ordine
Europeo (specificare il Pese) __________________________________
Nazionale
Regionale (specificare la Regione): VALLE D’AOSTA
Provinciale (specificare la Provincia) _____________________________
Comunale (specificare il Comune) _______________________________
Fondi Europei a finanziamento diretto (specificare il Fondo) _________________
Fondi Strutturali (specificare il Fondo) POR CRO FSE VALLE D’AOSTA
Fondi Nazionali (specificare)
Fondi Regionali (specificare)
Altro canale di finanziamento (specificare) ________________________
Conciliazione dei tempi vita-lavoro
Azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere
Inserimento lavorativo, creazione d’impresa e sviluppo dell’imprenditorialità
Sviluppo locale/urbano
Governance (partenariato)
Non discriminazione e inclusione sociale
Destinatari:
Operatori dei servizi socio-sanitari, forze dell’ordine, associazioni e organizzazioni del terzo
settore che intercettano donne vittime di violenza
Obiettivi:
- Prevenzione e contrasto violenza di genere attraverso modalità di intervento integrato tra
soggetti già operanti in Valle d’Aosta nell’ambito dell’accoglienza e della presa in carico
delle vittime di violenza.
55
- Elaborazione e sperimentazione di linee guida volte a rafforzare un modello di intervento
integrato in materia di violenza di genere;
- Visibilizzazione del maltrattatore ed ipotesi di intervento, esplicitate nelle linee guida;
- Rafforzamento del ruolo di coordinamento del gruppo inter-istituzionale sul disagio
femminile all’interno di una rete di soggetti “potenziata” e acquisizione di maggiori
consapevolezze/ competenze nell’ambito della sensibilizzazione.
- Sensibilizzare gli operatori e la cittadinanza sul fenomeno della violenza di genere nelle
sue più diverse manifestazioni.
- Promuovere la parità di genere attraverso l’inquadramento del tema della violenza contro
le donne nel contesto più generale dell’inclusione sociale ed economica
Risultati ed impatti
progettuali
Elementi di successo
Azioni:
Fase 1: Formazione degli operatori
Fase 2: Sperimentazione delle Linee-guida per il miglioramento del modello di intervento
integrato in materia di prevenzione della violenza di genere
Fase 3: Sensibilizzazione e diffusione delle Linee-guida
125 operatori formati, in 3 corsi destinati a, rispettivamente, forze dell’ordine, agenzie
segnalanti, gruppo inter-istituzionale
Diffusione e sensibilizzazione attraverso strumenti comunicativi ad hoc (sito
www.stopviolenza.it – attualmente non più in uso, pagina facebook, letture itineranti,
realizzazione di un video, campagne pubblicitarie, ecc.)
Predisposizione, sperimentazione e diffusione di linee-guida
Dal 2006 esiste in VdA un “Gruppo di lavoro inter-istituzionale concernente le politiche
regionali in materia di disagio femminile” di cui fanno parte referenti regionali, della USL,
delle forze dell’ordine, del terzo settore, dell’Università, la Consigliera di Parità. Dai
bisogni formativi emersi dagli incontri del gruppo di lavoro ha preso avvio il progetto, che
quindi ha risposto ad una specifica esigenza degli operatori.
La presenza del gruppo di lavoro, che è stato rafforzato dal progetto è garanzia di
sostenibilità (a 1 anno dalla conclusione del progetto, il gruppo ha organizzato un workshop
per riflettere in maniera condivisa su quanto è stato realizzato).
Le linee-guida prodotte e sperimentate nel corso del progetto sono il principale strumento
sia per la sostenibilità che per la trasferibilità del progetto.
Formazione specialistica su temi e strumenti specifici per operatori dei servizi dedicati
Accanto alla formazione e aggiornamento degli operatori, per potenziare e migliorare
l’organizzazione della rete dei servizi, è possibile prevedere delle occasioni di approfondimento
specifiche destinate a tutti o a parte degli operatori dei servizi dedicati.
Si può trattare di approfondire conoscenze su temi scpecifici (es. violenza assistita, mutilazioni
genitorali femminili, cyberstalking, etc) oppure di sviluppare competenze nell’utilizzo di specifici
strumenti o modalità di intervento nei confronti delle vittime.
Titolo del
progetto/esperienza
Data inizio e data fine
Referente
progetto/esperienza
Composizione della
partnership
Livello territoriale di
riferimento
Mutilazioni Genitali Femminili – Percorso formativo regionale per la prevenzione e il
contrasto
Maggio – Novembre 2010
Osservatorio Regionale Nuove Generazioni e Famiglia
[email protected]
Progetto promosso dalla Regione Veneto
In collaborazione con:
Assessorato regionale alla Sanità
Assessorato regionale ai Servizi Sociali
Europeo (specificare il Pese) __________________________________
Nazionale
Regionale (specificare la Regione): VENETO
Provinciale (specificare la Provincia) _____________________________
Comunale (specificare il Comune) _______________________________
56
Canale di
finanziamento
Ambito tematico di
riferimento
Breve descrizione del
progetto
Fondi Europei a finanziamento diretto (specificare il Fondo) _________________
Fondi Strutturali (specificare il Fondo)
Fondi Nazionali (specificare)
Fondi Regionali (specificare)
Altro canale di finanziamento (specificare) ________________________
Conciliazione dei tempi vita-lavoro
Azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere
Inserimento lavorativo, creazione d’impresa e sviluppo dell’imprenditorialità
Sviluppo locale/urbano
Governance (partenariato)
Non discriminazione e inclusione sociale
Obiettivi
In applicazione della L.R. n.7/2006, il percorso formativo ha l’obiettivo di promuovere la
conoscenza della tematica delle Mutilazioni Genitali Femminili dal punto di vista dei diritti
umani, dell’identità di genere, della salute e delle normative di riferimento nonché degli
strumenti a disposizione degli operatori per contrastare tali pratiche.
Destinatari
Operatori socio-sanitari delle ULSS e delle Aziende Ospedaliere, associazioni del terzo
settore che si occupano di migranti, rappresentanti delle Conferenze dei Sindaci, degli
Uffici Scolastici regionale e provinciali, un rappresentante del Comitato regionale dei MMG
e dei PLS.
Azioni
Il percorso formativo è stato articolato in 4 giornate complessive, di cui le due centrali
differenziate per gli operatori a prevalente indirizzo sanitario e quelli a prevalente indirizzo
sociale.
Ogni ULSS ha poi dovuto proseguire il percorso a livello locale nel corso del 2011.
Risultati ed impatti
progettuali
Elementi di successo
5.2. Interventi per la prevenzione
La prevenzione del fenomeno della violenza contro le donne è possibile soprattutto attraverso
interventi che diffondano capillarmente la cultura di genere, informino sulle dimensioni reali del
fenomeno (che è in larga misura sottovalutato dall’opinione pubblica) e forniscano strumenti per
leggere la realtà ed individuare precocemente le situazioni a rischio. La Cabina di Regia regionale,
in quanto struttura deputata alla governance e al monitoraggio del fenomeno, è il luogo preposto
alla pianificazione degli inteventi di prevenzione. L’analisi delle caratteristiche del fenomeno e la
mappatura dei servizi esistenti danno infatti indicazioni rilevanti per orientare la realizzazione di
interventi di sensibilizzazione e informazione. Inoltre, in applicazione dell’art. 17 della
Convenzione di Istanbul, la Cabina di Regia dovrebbe coinvolgere nella progettazione e attuazione
di politiche di prevenzione anche il settore privato, in particolare gli stakeholder degli ambiti della
comunicazione e delle tecnologie dell’informazione.
In quest’area rientrano principalmente interventi di sensibilizzazione che possono essere destinati a
target molto differenziati ed utilizzare strumenti diversi. Esempi di interventi volti alla prevenzione
del fenomeno sono:
Campagne di sensibilizzazione e informazione, rivolte alla popolazione generale
In questo ambito rientrano gli interventi comunicativi e informativi che mirano a diffondere la
cultura di genere tra l’opinione pubblica, a contrastare stereotipi e pregiudizi, a sensibilizzare sugli
effetti negativi ed i costi sociali della violenza, ecc. Questa tipologia di campagna può utilizzare
strumenti comunicativi “di massa”, dalle affissioni pubblicitarie, alla realizzazione di spot, docu57
film, ecc. da diffondere attraverso canali radio-televisivi nazionali, regionali o locali, l’uso di
testimonial, ma anche attraverso le tecnologie 2.0 (social network, canali web termatici, ecc.).
Titolo del
progetto/esperienza
Data inizio e data fine
Referente
progetto/esperienza
Composizione della
partnership
Livello territoriale di
riferimento
Canale di
finanziamento
Ambito tematico di
riferimento
Breve descrizione del
progetto
Risultati ed impatti
progettuali
Troppo amore sbagliato – campagna informativa
2013-in corso
Soggetto promotore: Regione Puglia – Presidenza della Giunta Regionale
In collaborazione con:
Assessorato al Mediterraneo, Cultura e Turismo
Assessorato al Welfare
Consigliera Regionale di Parità
Consorzio Teatro Pubblico Pugliese
Europeo (specificare il Pese): Spagna, Belgio
Nazionale
Regionale (specificare la Regione): PUGLIA
Provinciale (specificare la Provincia) _____________________________
Comunale (specificare il Comune) _______________________________
Fondi Europei a finanziamento diretto (specificare il Fondo)
Fondi Strutturali (specificare il Fondo) ___________________________
Fondi Nazionali (specificare) ___________________________________
Fondi Regionali (specificare)___________________________________
Altro canale di finanziamento (specificare) ________________________
Conciliazione dei tempi vita-lavoro
Azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere
Inserimento lavorativo, creazione d’impresa e sviluppo dell’imprenditorialità
Sviluppo locale/urbano
Governance (partenariato)
Non discriminazione e inclusione sociale
È una campagna di comunicazione e sensibilizzazione che è stata pensata per accompagnare
il percorso di sensibilizzazione della legge regionale contro la violenza di genere e il
femminicidio. L’immagine scelta per la campagna è una foto della celebre installazione
“Zapatos rojos” (scarpette rosse), opera dell’artista messicana Elina Chauvet, che ricrea un
corteo di donne assenti, vittime della violenza degli uomini, di cui restano solo le scarpe.
La campagna prevede 6 rappresentazioni teatrali nei capoluoghi di provincia dello
spettacolo “Ferite a morte”, scritto e diretto da Serena Dandini e Maura Misiti; un concorso
di idee per studenti e studentesse delle scuole superiori; la definizione di un cartellone unico
delle iniziative per il 25 novembre con i CAV e le associazioni che si occupano di violenza;
la collaborazione con gli organi di informazione e di stampa per una corretta informazione
sul tema della violenza di genere.
Il progetto è ancora in corso.
Attualmente sono state realizzate tutte le 6 rappresentazioni presso:
Teatro Petruzzelli di Bari (3 ottobre 2013)
Teatro Paisiello di Lecce (17 dicembre 2013)
Teatro Tata di Taranto (18 dicembre 2013)
Teatro Curci di Barletta (19 dicembre 2013)
Teatro del Fuoco di Foggia (20 dicembre 2013)
Teatro Verdi di Brindisi (21 dicembre 2013)
Il concorso di idee è stato lanciato ed il termine per la presentazione delle proposte è stato
fissato al 31 gennaio 2014.
Elementi di successo
58
Camapagne rivolte a target specifici
Questa tipologia di interventi, invece, riguarda le campagne destinate ad un target specifico, ad
esempio uomini, adolescenti donne vittime di violenza. A seconda del target vanno scelti
accuratamente sia i contenuti da veicolare che gli strumenti che possano garantire la maggior
copertura possibile dei destinatari individuati. Le campagne devono contenere informazioni utili a
riconoscere la violenza ed eventualmente indirizzare le vittime verso i servizi di supporto, a
modificare stereotipi di geneere e modelli culturali “sessisti”.
Titolo del
progetto/esperienza
Data inizio e data fine
Referente
progetto/esperienza
Composizione della
partnership
Livello territoriale di
riferimento
Canale di
finanziamento
Ambito tematico di
riferimento
Breve descrizione del
progetto
Risultati ed impatti
progettuali
Elementi di successo
Stop violence against women – break the silence
2010 (da Febbraio a Maggio)
Lasse Helsted, Ministero dell’equità di genere
[email protected]
Capofila: Ministero dell’equità di genere
In partnership con:
Ministero dell’Integrazione
Associazione Nazionale dei Centri antiviolenza
Europeo (specificare il Paese)
Nazionale: DANIMARCA
Regionale (specificare la Regione)_______________________________
Provinciale (specificare la Provincia) _____________________________
Comunale (specificare il Comune) _______________________________
Fondi Europei a finanziamento diretto (specificare il Fondo):
Fondi Strutturali (specificare il Fondo) ___________________________
Fondi Nazionali (specificare) ___________________________________
Fondi Regionali (specificare)
Altro canale di finanziamento (specificare): Donazioni private
Conciliazione dei tempi vita-lavoro
Azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere
Inserimento lavorativo, creazione d’impresa e sviluppo dell’imprenditorialità
Sviluppo locale/urbano
Governance (partenariato)
Non discriminazione e inclusione sociale
Campagna informativa sulla violenza di genere, indirizzata alle comunità migranti, con
l’obiettivo di fornire alle donne tutte le informazioni necessarie per ottenere aiuto e
coinvolgere le comunità locali per diminuire le disuguaglianze di opportunità fra le donne
migranti e quelle straniere.
La campagna ha previsto la produzione e diffusione di materiale informativo cartaceo
plurilingue e di brevi film, la conduzione di incontri territoriali e l’utilizzo di testimonial.
Il materiale informativo cartaceo è stato predisposto in danese ed in altre 8 lingue e
distribuito su scala nazionale presso biblioteche, medici di medicina generale, stazioni di
polizia, ospedali, ma anche parrucchieri etnici, centri estetici e altri luoghi di aggregazione
delle donne migranti.
Brevi film che mostravano donne maltrattate che chiedevano aiuto (a polizia, ospedale,
centro antiviolenza, etc.) sono stati prodotti in 10 lingue e proiettati presso centri
antiviolenza, scuole di lingua, giornate dell’intercultura presso scuole superiori, servizi di
consulenza per donne e migranti, municipalità, comunità locali, biblioteche.
Sono anche stati organizzati incontri territoriali, con il supporto di reti locali e 9 donne
provenienti da minoranze etniche hanno fatto da testimonial alla campagna.
È stato registrato un aumento delle telefonate al numero nazionale contro la violenza nel
periodo di realizzazione della campagna.
La produzione di materiali plurilingue ha consentito di raggiungere un target molto ampio.
La scelta di distribuire i materiali presso parrucchieri e centri estetici ha favorito anche la
nascita di discussioni spontanee sul tema e molte clienti (anche non vittime di violenza)
hanno ricevuto le informazioni relative ai servizi disponibili.
59
Anche l’uso dei testimonial si è dimostrato un elemento di successo.
Interventi di sensibilizzazione destinati al mondo della comunicazione e dei media
Particolarmente rilevanti, nell’ottica di contribuire a modificare i modelli e gli stereotipi culturali
che pervadono la nostra società, sono le azioni e gli interventi informativo-formativi e di
sensibilizzazione dei professionisti del mondo della comunicazione e dei media (giornalisti di
testate cartacee, web e radiotelevisive, operatori dell’informazione, ecc.). Queste attività devono
mirare a promuovere la consapevolezza sul tema e orientare gli operatori dell’informazione a
contribuire alla prevenzione e alla “corretta comunicazione” sul fenomeno attraverso la riflessione
su alcuni temi: utilizzo degli stereotipi di genere, del linguaggio e delle modalità di
rappresentazione del corpo femminile, delle modalità di trattamento che la cronoca riserva agli
episodi ed alle situazioni di violenza domestica e alla rappresentazione della vittima, etc., alla
riflessione sui rischi che tale utilizzo può avere nella formazione di una cultura sessista e ostile
all’autonomia e all’autodeterminazine della donna nella società.
In alcuni paesi europei i governi centrali o regionali hanno realizzato azioni e previsto iniziative e
premi per sensibilizzare i mezzi di comunicazione di massa circa la propria funzione (v. Box Buone
Prassi Evas).
Titolo del
progetto/esperienza
Data inizio e data fine
Referente
progetto/esperienza
Composizione della
partnership
Livello territoriale di
riferimento
Canale di
finanziamento
Ambito tematico di
riferimento
Breve descrizione del
progetto
Risultati ed impatti
progettuali
The EVAs Media Awards – The Eliminating Violence Against Women Media Awards
2008-in corso
Vanessa Born
Media Project Manager
Domestic Violence Victoria
[email protected]
Domestic Violence Victoria – Peak body for domestic violence services for women and
children
Il progetto ha preso avvio dal Quadro Strategico “La violenza familiare nelle news”,
sviluppato da:
Child & Family Services Ballarat
Pact Community Support
Helen MacPherson Trust
Europeo (specificare il Paese)
Nazionale: Stato di VITTORIA (AUSTRALIA)
Regionale (specificare la Regione)_______________________________
Provinciale (specificare la Provincia) _____________________________
Comunale (specificare il Comune) _______________________________
Fondi Europei a finanziamento diretto (specificare il Fondo):
Fondi Strutturali (specificare il Fondo) ___________________________
Fondi Nazionali (specificare) ___________________________________
Fondi Regionali (specificare)
Altro canale di finanziamento (specificare): Donazioni private
Conciliazione dei tempi vita-lavoro
Azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere
Inserimento lavorativo, creazione d’impresa e sviluppo dell’imprenditorialità
Sviluppo locale/urbano
Governance (partenariato)
Non discriminazione e inclusione sociale
Si tratta di premi che annualmente vengono conferiti a giornalisti per l’eccellenza nel
riportare notizie relative al tema della violenza di genere, in media stampati, televisione,
radio e media online, con l’obiettivo di promuovere la consapevolezza sul tema e premiare i
media che contribuiscono alla prevenzione e alla “corretta comunicazione” sul fenomeno.
Sono previsti 15 premi annuali per altrettante categorie che coprono le diverse tipologie di
media (stampa, online, televisione, radio)
60
Sul sito www.evas.org.au sono disponibili linee-guida per i giornalisti sulle modalità per
riferire adeguatamente delle situazioni e dei temi connessi alla violenza di genere, con
indicazioni pratiche relativa a cosa è bene e non bene dire e su chi bisogna contattare per
approfondimenti specifici.
Elementi di successo
Interventi di sensibilizzazione destinati a bambini e ragazzi
Nella prevenzione un ruolo strategico del fenomeno della violenza è certamente il lavoro con i
bambini, gli adolescenti e i giovani che possono essere accompagnati a maturare atteggiamenti di
rifiuto di ogni forma di violenza, con particolare attenzione a quella di genere. In questo ambito la
Cabina di regia regionale può farsi promotrice di interventi di sensibilizzazione da realizzare nelle
scuole e negli istituti di formazione promuovendo la presenza di tali interventi all’interno dei
curricula formativi, ma anche nei contesti aggregativi e di incontro dei giovani, nell’ambito delle
attività ludico-ricreative, ecc.
Percorsi di informazione e sensibilizzazione rivolti a target professionali specifici
Particolare attenzione va riservata agli interventi di sensibilizzazione di professionisti e operatori
che da un’analisi di contesto risultano poco informati sul tema della violenza, in particolare gli
operatori dei servizi confinanti e dei servizi di welfare dei cittadini. È cruciale la capacità di questi
professionisti di rilevare i casi di violenza o le situazioni a rischio, non minimizzando o
sottostimando l’entità del fenomeno. In alcune aree territoriali (ad esempio i piccoli comuni delle
aree interne) questo aspetto risulta particolarmente rilevante ed investe sia gli operatori degli enti
pubblici che delle associazioni e delle organizzazioni del terzo settore.
5.3. Interventi per la tutela e la protezione delle vittime e dei loro figli
L’assistenza e la protezione delle vittime di violenza e dei loro figli sono elementi cruciali per la
costruzione di una sistema efficace di contrasto.
Secondo quanto previsto dalla Convenzione di Istanbul (artt. dal 20 al 26), alle vittime deve essere
garantito l’accesso a:
-
servizi di supporto generali, quali assistenza legale, sostegno psicologico, assistenza
finanziaria, supporto alloggiativo, istruzione, formazione, assistenza nella ricerca di un
lavoro
-
assistenza legale specifica nell’iter della denuncia
-
servizi di supporto specializzati, in grado di fornire assistenza immediata nel breve e lungo
periodo alle vittime
-
case rifugio, per le vittime che necessitano di protezione e di allontanamento immediato
dalla situazione di violenza
-
linee telefoniche di sostegno
-
supporto alle vittime di violenza sessuale, compresa l’assistenza sanitaria
-
protezione e supporto ai bambini testimoni di violenza
Le Regioni hanno competenza in materia di promozione e sviluppo delle infrastrutture e delle
risorse anche umane necessarie a garantire una copertura territoriale dei servizi su tutto il territorio
regionale. In questa direzione, diventa prioritario:
61
Definire standard minimi condivisi per i CAV regionali
La Cabina di Regia ha il compito di definire, laddove non sia già stato fatto, quali sono gli
standard minimi a cui devono rispondere i CAV attivi sul territorio, anche in base alle direttive
nazionali ed alle indicazioni di carattere internazionle. Come è riportato nel Box n.3, gli standard
devono riguardare, in particolare:
-
copertura territoriale e bacino di riferimento (ad esempio, un CAV per ambito sociale)
-
caratteristiche infrastrutturali (tipologia e organizzazione degli spazi, ecc.)
-
servizi offerti e relativi standard (v. artt. 20-26 della Convenzione di Istanbul)
-
composizione e competenze del gruppo di professionisti che vi operano
La Cabina di Regia ha anche il compito di sollecitare, laddove necessario, i preposti organi
regionali affinchè riconoscano attraverso un dettato normativo ufficiale la definizione degli standard
minimi.
Sostenere l’adeguamento dei CAV regionali agli standard minimi
Stabiliti gli standard minimi, la Cabina di Regia ha il compito di sostenere e promuovere
l’adeguamento a questi dei Centri già attivi, con l’obiettivo di garantire omogeneità ed equità
nell’offerta dei servizi su tutto il territorio.
Una volta raggiunto tale adeguamento, la rispondenza agli standard minimi deve diventare un
elemento vincolante nella partecipazione ai bandi pubblici finanziati dalla Regione, per gli
interventi che si rivolgono in maniera specifica alla violenza.
Garantire la completa copertura territoriale di centri e presidi antiviolenza
Laddove nel territorio regionale ci siano aree sprovviste di servizi antiviolenza, è fondamentale
sostenerne l’attivazione. In questi casi, qualora la Cabina di Regia lo ritenga necessario, è
opportuno promuovere l’apertura di nuovi centri antiviolenza e rafforzare le attività di quelli
presenti, sempre nel rispetto degli standard minimi. Nelle zone più interne o depresse dove non è
possibile prevedere la presenza centri antiviolenza, diventa cruciale sostenere l’implementazione di
servizi confinanti che siano in grado di intercettare i casi di violenza, indirizzarli e
accompagnandoli al presidio territorialmente più vicino.
Titolo del
progetto/esperienza
Data inizio e data fine
Referente
progetto/esperienza
Composizione della
partnership
Livello territoriale di
riferimento
Canale di
finanziamento
Ambito tematico di
riferimento
IDVA – Indipendent Domestic Violence Advisor
2003-in corso
Laura Wilkinson, Coordinated Action Against Domestic Abuse (CAADA)
Ministero dell’Interno (UK)
in collaborazione con i servizi territoriali pubblici e le associazioni di volontariato
Europeo (specificare il Paese)
Nazionale: REGNO UNITO
Regionale (specificare la Regione)_______________________________
Provinciale (specificare la Provincia) _____________________________
Comunale (specificare il Comune) _______________________________
Fondi Europei a finanziamento diretto (specificare il Fondo):
Fondi Strutturali (specificare il Fondo) ___________________________
Fondi Nazionali (specificare) ___________________________________
Fondi Regionali (specificare)
Altro canale di finanziamento (specificare): Donazioni private
Conciliazione dei tempi vita-lavoro
Azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere
62
Breve descrizione del
progetto
Risultati ed impatti
progettuali
Elementi di successo
Inserimento lavorativo, creazione d’impresa e sviluppo dell’imprenditorialità
Sviluppo locale/urbano
Governance (partenariato)
Non discriminazione e inclusione sociale
L’IDVA è un consulente indipendente che accoglie e accompagna la vittima di violenza nel
percorso di uscita e svolge un ruolo di “tutor” e di orientamento/accompagnamento ai
servizi per il contrasto alla violenza. La funzione principale dell’IDVA è di proteggere e
tutelare la vittima e i suoi figli, preservandoli da nuovi episodi di violenza.
L’IDVA è il principale punto di riferimento per la vittima e lavora solitamente nei primi
momenti più critici del percorso di uscita dalla violenza o a medio termine. Tra i compiti
dell’IDVA ci sono:
- Valutare il rischio che corrono la vittima ed i suoi figli
- Discutere con la vittima le opzioni possibili
- Sviluppare piani e programmi per garantire protezione e tutela nell’immediato
- Sviluppare un piano individuale a lungo termine per uscire dal circuito della
violenza
- Rappresentare le proprie clienti all’interno dei MARAC (Incontri inter-istituzionali
per la valutazione del rischio)
- Sostenere la vittima nell’individuare percorsi di uscita dalla violenza e supportarla
nell’eventuale percorso giudiziario
Per diventare IDVA è previsto uno specifico percorso formativo
Sono circa 140 gli enti e le organizzazioni pubbliche e private che ricevono fondi dal
Governo inglese per la realizzazione di servizi di IDVA, su tutto il territorio del Regno
Unito
(https://www.gov.uk/government/publications/funding-for-multi-agency-riskassessment-co-ordinators-and-independent-domestic-violence-advisers)
Nel 2009 è stato pubblicato un primo report di valutazione del lavoro degli IDVA
http://www.caada.org.uk/policy/Safety_in_Numbers_full_report.pdf) , che ha rilevato come
principali risultati che:
- Gli IDVA lavorano prevalentemente con casi di violenza complessi e molto a
rischio
- Il lavoro di consulenza è individualizzato e in molti casi le vittime rimangono a
lungo in contatto con l’IDVA, pur essendo in media di 3 mesi il periodo in cui
l’IDVA lavora con ciascuna donna
- Il 57% delle vittime seguite da IDVA ha ottenuto un’immediata cessazione degli
episodi di violenza
- Le vittime erano molto più tutelate se avevano ricevuto un sostegno intensivo ed
erano stati offerti loro servizi multipli
La presenza di una sorta di “case manager” che agisce come unico punto di riferimento
della vittima, ma orientandola e accompagnandola presso i diversi servizi di cui ha bisogno
è un elemento che favorisce l’efficacia e la sostenibilità degli interventi di tutela e
protezione delle donne.
Progressiva implementazione dell’offerta di servizi dei CAV
Dopo aver garantito la distribuzione territoriale e gli standard minimi dei presidi antiviolenza, la
Cabina di Regia regionale ha il compito di promuovere la progressiva implementazione di servizi
specialistici e finalizzati ad un pieno recupero e reinserimento sociale delle vittime. Tali servizi
possono eventualmente essere gestiti in maniera associata da più CAV, se non sono sostenibili a
livello di singolo centro, ed operare in stretto raccordo con i servizi di welfare territoriale. Un
esempio è l’offerta di servizi dedicata ai figli delle vittime che hanno bisogno di servizi di sostegno
psicologico per l’elaborazione della violenza assistita, ma anche di partecipare ed essere coinvolti in
attività ludico-ricreative, ecc.). Un ruolo particolarmente rilevante rivestono a questo proposito gli
interventi di reinserimento socio-lavorativo delle vittime, ai quali è dedicata una sezione apposita.
63
Titolo del
progetto/esperienza
Data inizio e data fine
Referente
progetto/esperienza
Composizione della
partnership
Livello territoriale di
riferimento
Canale di
finanziamento
Ambito tematico di
riferimento
Breve descrizione del
progetto
Risultati ed impatti
progettuali
Ubergangswohnungen – Activity for after care of women in transitory apartments
2006-2013
Maria Rösslhumer
Associazione dei Centri antiviolenza autonomi austriaci (Verein Autonome
Osterreichiesche Frauenhäuser)
Europeo (specificare il Pese) __________________________________
Nazionale: AUSTRIA
Regionale (specificare la Regione)
Provinciale (specificare la Provincia)
Comunale (specificare il Comune) _______________________________
Fondi Europei a finanziamento diretto (specificare il Fondo) ______________________
Fondi Strutturali (specificare il Fondo) ___________________________
Fondi Nazionali (specificare) ___________________________________
Fondi Regionali (specificare) ________________________
Altro canale di finanziamento (specificare) ________________________
Conciliazione dei tempi vita-lavoro
Azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere
Inserimento lavorativo, creazione d’impresa e sviluppo dell’imprenditorialità
Sviluppo locale/urbano
Governance (partenariato)
Non discriminazione e inclusione sociale
Obiettivi e azioni
Lo scopo dell’attività è sostenere le donne vittime di violenza e i loro figli nel momento in
cui devono lasciare la casa rifugio.
Sono stati predisposti dei mini appartamenti “di transizione” nei quali le donne e i loro figli
possono costruire e sperimentare una vita autonoma ed indipendente. Alle donne viene
fornito sostegno e consulenza per riorganizzare la propria vita e quella dei propri figli, oltre
ad eventuale sostegno pratico finché non raggiungono un livello completo di indipendenza
e riescono a trovare un appartamento in autonomia
Secondo il report annuale 2010 dell’Associazione dei Centri antiviolenza, nel 2008 71
donne e 77 bambini vivevano in questi appartamenti “di transizione” che erano 40. L’82%
delle donne ospitate in una casa rifugio aveva poi avuto accesso all’appartamento di
transizione e, di queste, il 78% è stato poi in grado di spostarsi in una sistemazione
autonoma, spesso una casa popolare, al termine del periodo di permanenza presso la
struttura. Nel 2010 gli appartamenti sono diventati 52.
Elementi di successo
Titolo del
progetto/esperienza
Data inizio e data fine
Referente
progetto/esperienza
Composizione della
partnership
Livello territoriale di
riferimento
Canale di
finanziamento
AURORA – Donne, disabilità, violenza
2013-2014
[email protected]
Capofila
Associazione Frida
Partner:
Società della Salute del Valdarno Inferiore – U.O. adulti e disabilità
Associazione Italiana Assistenza Spastici - Empoli
Europeo (specificare il Pese) __________________________________
Nazionale
Regionale (specificare la Regione) _____________________________
Provinciale (specificare la Provincia) _____________________________
Comunale: Valdarno Inferiore ed Empolese Valdelsa
Fondi Europei a finanziamento diretto (specificare il Fondo) _________________
Fondi Strutturali (specificare il Fondo)
Fondi Nazionali (specificare)
Fondi Regionali (specificare)
Altro canale di finanziamento: Finanziamento privato Philip Morris tramite Ass. Vita
64
Ambito tematico di
riferimento
Breve descrizione del
progetto
Giving Europe Onlus
Conciliazione dei tempi vita-lavoro
Azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere
Inserimento lavorativo, creazione d’impresa e sviluppo dell’imprenditorialità
Sviluppo locale/urbano
Governance (partenariato)
Non discriminazione e inclusione sociale
Obiettivo
Comprendere e contrastare il fenomeno della violenza di genere ai danni di donne con
disabilità
Acquisizione di consapevolezza da parte delle donne disabili dei propri diritti, così da
potersi sottrarre alla “dipendenza da attività di cura”
Destinatari
Donne con disabilità fisiche e sensoriali sottoposte a violenza
Donne con riduzione dell’autonomia fisica, mentale e sociale causata da violenza domestica
Donne vittime di violenza sessuale coniugale
Azioni
- Indagine conoscitiva pilota sul fenomeno della violenza nei confronti di donne disabili
e della violenza sessuale coniugale
- Formazione per operatrici e operatori su violenza e disabilità
- Apertura di uno sportello specializzato, dedicato all’accoglienza e al sostegno di donne
disabili vittime di violenza domestica e sessuale
- Sensibilizzazione e informazione sul tema della violenza nei confronti delle donne
disabili
Risultati ed impatti
progettuali
Elementi di successo
Il progetto è tutt’ora in corso
5.4 Interventi per il reinserimento socio-lavorativo delle vittime
Il reinserimento socio-lavorativo delle vittime è una tappa cruciale per garantire la reale uscita delle
donne dal circuito della violenza.
L’inserimento socio-lavorativo richiede una forte rete di collaborazione a livello locale ed il
coinvolgimento sia degli stakeholder della formazione professionale che del mondo economicoproduttivo (imprese, associazioni di categoria, ecc.).
Attualmente, in tutte le realtà regionali, questo sembra essere l’anello più debole della rete degli
interventi di contrasto al fenomeno della violenza: se infatti in alcune realtà vengono garantiti alle
vittime una serie di servizi di sostegno per affrontare l’uscita immediata dalla situazione di
violenza, sono ancora pochi i casi in cui i servizi riescono ad accompagnare le donne in un percorso
completo di raggiungimento dell’autonomia che comprenda anche il reinserimento lavorativo.
Alcuni esempi di progetti realizzati con successo in diverse regioni italiane sono riportati nelle
schede delle Buone Prassi che seguono.
In questo ambito e sulla scorta di queste esperienze, le Regioni possono finanziare:
Costruzione o potenziamento di reti dedicate all’insererimento socio-lavorativo delle vittime di
violenza
Le reti devono comprendere gli enti pubblici che hanno competenze in materia di formazione e
lavoro, ma soprattutto i rappresentanti del mondo economico-produttivo, fino a comprendere le
singole imprese del territorio “sensibili” al tema.
La Cabina di Regia può farsi promotrice inoltre della sottoscrizione di accordi o protocolli con
associazioni di categoria o imprese che si impegnino a favorire l’ingresso in azienda tramite
65
percorsi di accompagnamento ad hoc delle donne seguite dai Centri antiviolenza. Un esempio di
questo genere è il protocollo sottoscritto dal gruppo Camst – leader nel settore della ristorazione – e
l’Associzione nazionele Di.Re. (Donne in Rete contro la violenza).
Accordo Di.Re. – Gruppo Camst
Nel 2012 il gruppo Camst – La Ristorazione Italiana Coop. a r.l. - e la rete nazionale dei CAV Di.Re. hanno sottoscritto
un accordo con il quale Camst si impegna ad offrire un percorso di inserimento lavorativo presso una delle 8 aziende
del gruppo con sede al Centro-nord alle donne che cercano di uscire dal percorso della violenza e sono seguite da uno
dei CAV che aderiscono alla rete. Il gruppo affiancherà inoltre a questa iniziativa una campagna di sensibilizzazione
rivolta ai propri dipendenti e clienti (claim della campagna presente sulle tovagliette utilizzate presso i clienti) ed un
sostegno economico ai CAV.
Un altro esempio interessante in questa direzione è l’istituzione del Fondo Zanetti della Fondazione
della Provincia di Lecco Onlus.
Fondo Carla Zanetti per l’inserimento lavorativo di donne vittime di violenza
Il Fondo “Carla Zanetti”, costituito nell’ambito della Fondazione della Provincia di Lecco, è finalizzato a dare risposte
concrete al problema della ricostruzione di una autonomia economica, attraverso il lavoro, a donne vittime di violenze.
L’obiettivo è favorire l’inserimento lavorativo di donne in difficoltà, vittime di violenza, sino ad esaurimento delle
risorse. Il Fondo è gestito coinvolgendo le associazioni delle donne impegnate in questo ambito (Telefono Donna
Lecco, Telefono Donna Merate, Rete Antiviolenza della provincia di Lecco), il Network Occupazione, e attivando i
Servizi per l’impiego, in modo da garantire percorsi di selezione che riflettanno sia le effettive necessità che le
opportunità.
Implementazione di percorsi integrati per donne nel circuito di uscita dalla violenza
Diverse Regioni italiane hanno finanziato percorsi integrati per favorire l’inserimento lavorativo
delle fasce più svantaggiate della popolazione, nelle quali sono state inserite in modo esplicito
anche le donne vittime di violenza. Solo il Pimonte (v. scheda buone prassi) ha emesso un bando
specifico per la realizzazione di percorsi miranti all’ingresso o re-ingresso delle donne vittime di
violenza nel mercato del lavoro.
I percorsi integrati comprendono ’orientamento e accompagnamento all’inserimento lavorativo
prevedendo percorsi individualizzati che, a seconda dei casi ed in stretta collaborazione e raccordo
con gli enti preposti (centri per l’impiego, ecc.), attivino interventi quali: bilancio di competenze e
orientamento personale/professionale, percorsi formativi o di aggiornamento e/o riqualificazione
professionale, tirocinio, work experience o stage, inserimento lavorativo in azienda. In tutti i casi è
opportuno prevedere la presenza di una tutor che possa accompagnare la donna nel percorso di
reinserimento socio-lavorativo, fungendo da figura di riferimento anche per l’azienda che sceglie di
assumere.
È inoltre opportuno prevedere anche una forma di sostegno economico per la vittima inserita in un
percorso di inserimento lavorativo, giacché per poter uscire definitivamente dalla violenza le donne
spesso sono costrette ad abbandonare il proprio contesto, ritrovandosi senza sostentamento
economico per sé e per i propri figli. Nel Regno Unito, ad esempio, le donne vittime di violenza
possono usufruire di un ampliamento temporale dell’indennità di disoccupazione, per consentire
loro di riorganizzare la propria vita e trovare un lavoro potendo contare, per un periodo limitato, su
un’indennità che consente loro di vivere.
66
Jobseeker’s Allowance – Domestic Violence (JSA-DV) Easement – REGNO UNITO
Nel Regno Unito l’indennità di disoccupazione (Jobseeker’s Allowance) ha una durata massima di 180 giorni ed è
soggetta ad un “Patto di Servizio” nel quale il disoccupato attivamente impegnato nella ricerca di un lavoro si impegna
a seguire le indicazioni dei consulenti del Servizio per l’Impiego ed a svolgere i necessari colloqui, percorsi formativi,
ecc. che vengono individuati per lui/lei.
Dal 23 Aprile 2012, il Governo inglese ha previsto la possibilità di estendere la durata della Jobseeker’s Allowance nel
caso di vittime di violenza, sulla base del dato che le vittime hanno bisogno di un periodo di tempo per poter
riorganizzare la propria vita e trovare eventualmente un (nuovo) lavoro. L’estensione è possibile nel caso di violenza
domestica documentata da un professionista (del settore sanitario o sociale, ma anche di associazioni riconosciute che si
occupano di sostegno alle vittime) e solo nel caso in cui la vittima non conviva più con il perpetratote. Il dispositivo
prevede l’estenzione dei termini dell’indennità per 4 settimane, eventualmente aumentabili fino ad un massimo di 13
settimane.
Un primo report di valutazione qualitativa del dispositivo, ha segnalato che nel primo anno di entrata in vigore (fino al
29 Marzo 2013) sono state 338 le beneficiarie della JSA-DV, di cui 115 per il massimo del periodo previsto (13
settimane).
https://www.gov.uk/government/publications/jobseekers-allowance-domestic-violence-easement-and-destitutedomestic-violence-concession-implementation-rr843
Titolo del
progetto/esperienza
Data inizio e data fine
Referente
progetto/esperienza
Composizione della
partnership
Livello territoriale di
riferimento
Canale di
finanziamento
Ambito tematico di
riferimento
Breve descrizione del
progetto
Interventi finalizzati all’inserimento socio-lavorativo delle vittime di violenza, grave
sfruttamento e tratta - D.G.R. n. 120-3022 del 28/11/2011
2011-2013
Regione Piemonte
Direzione Istruzione, Formazione professionale e Lavoro
Settore promozione e sviluppo dell’imprenditorialità e della cooperazione
L’avviso pubblico ha previsto che i progetti fossero presentati da reti articolate a livello
locale con la partecipazione di Enti Locali e/o loro raggruppamenti, soggetti pubblici e
privati operanti sul territorio.
Complessivamente i progetti hanno coinvolto 122 partner (pubblici e privati)
Europeo (specificare il Pese) __________________________________
Nazionale
Regionale (specificare la Regione): PIEMONTE
Provinciale (specificare la Provincia) _____________________________
Comunale (specificare il Comune) _______________________________
Fondi Europei a finanziamento diretto (specificare il Fondo) _________________
Fondi Strutturali (specificare il Fondo) POR CRO FSE 2007-2013 PIEMONTE – Asse II
Occupabilità
Fondi Nazionali (specificare)
Fondi Regionali (specificare)
Altro canale di finanziamento (specificare) ________________________
Conciliazione dei tempi vita-lavoro
Azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere
Inserimento lavorativo, creazione d’impresa e sviluppo dell’imprenditorialità
Sviluppo locale/urbano
Governance (partenariato)
Non discriminazione e inclusione sociale
Destinatari
Vittime di violenza, grave sfruttamento e tratta
Obiettivo
Realizzare percorsi integrati che coniughino azioni di motivazione ed empowerment, servizi
di formazione orientativa e tirocini, con azioni mirate di incentivo alla partecipazione.
Azioni
Per ciascuna destinataria realizzazione di un percorso individualizzato di inserimento sociolavorativo della durata massima di 180 ore di front, con tirocinio di durata compresa tra 2 e
67
Risultati ed impatti
progettuali
Elementi di successo
Titolo del
progetto/esperienza
Data inizio e data fine
Referente
progetto/esperienza
Composizione della
partnership
Livello territoriale di
riferimento
Canale di
finanziamento
Ambito tematico di
riferimento
Breve descrizione del
progetto
Risultati ed impatti
progettuali
12 mesi, con erogazione di incentivo alla partecipazione ed individuazione di un tutor del
percorso.
Sono stati finanziati 17 progetti di inserimento su tutto il territorio regionale, di cui 1
destinato esclusivamente a vittime di violenza e 16 destinati sia a vittime di violenza che di
tratta.
Le destinatarie finali coinvolte nei percorsi di inserimento socio-lavorativo sono state
complessivamente 277.
Elementi di successo del bando sono stati:
- L’istituzione di un Gruppo tecnico di lavoro a cui hanno partecipato i referenti dei diversi
progetti, finalizzato a condividere le esperienze derivanti dalla realizzazione delle attività
progettuali a livello locale e a realizzare a livello regionale sinergie ed integrazione degli
interventi in corso;
- Il riconoscimento del ruolo fondamentale dei Centri per l’Impiego per il raccordo tra le
attività di orientamento e il sostegno all’inserimento lavorativo e quali soggetti in grado di
considerare le esigenze di conciliazione e responsabilità familiare delle destinatarie da
sostenere anche mediante l’utilizzo di strumenti specifici quali i voucher di conciliazione
LeA – Lavoro e Accoglienza
2007-2008
Le Onde Onlus
Le Onde Onlus
Associazione Ananke
Provincia di Pescara
Comune di Pescara
Ufficio Regionale della Consigliera di Parità
Consorzio Sviluppo Sistema Mediterraneo
Europeo (specificare il Pese) __________________________________
Nazionale
Regionale (specificare la Regione): ABRUZZO
Provinciale (specificare la Provincia) _____________________________
Comunale (specificare il Comune) _______________________________
Fondi Europei a finanziamento diretto (specificare il Fondo) _________________
Fondi Strutturali (specificare il Fondo) POR Ob.3 2000-2006 Abruzzo – Misura E1.1
Fondi Nazionali (specificare)
Fondi Regionali (specificare)
Altro canale di finanziamento (specificare) ________________________
Conciliazione dei tempi vita-lavoro
Azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere
Inserimento lavorativo, creazione d’impresa e sviluppo dell’imprenditorialità
Sviluppo locale/urbano
Governance (partenariato)
Non discriminazione e inclusione sociale
Obiettivi e azioni
L'intervento si è fondato su conoscenze, saperi ed indagini prodotti in tema di violenza di
genere dalle associazioni di donne e da esperte/i di differenti discipline, che in questi ultimi
venti anni hanno sviluppato pratiche e metodologie utili all'emersione del fenomeno ed al
suo contrasto.
Il progetto ha assunto le evidenze emerse dalle indagini internazionali e nazionali ed ha
proposto un modello di intervento che ha coniugato una ricerca-azione con un’azione pilota
volta all’inserimento lavorativo delle donne vittime di violenza.
L’azione pilota ha previsto la costituzione di un tavolo integrato per l’inserimento
lavorativo delle vittime di violenza, composto da Assessorato Lavoro e Formazione
provinciale, Consigliera di parità provinciale, Assessorato alle politiche sociali comunale,
sindacati, associazioni di categoria, imprese e imprese sociali.
Nell’ambito dell’azione pilota realizzata nel territorio della provincia di Pescara, il tavolo ha
implementato un dispositivo di orientamento e tirocinio formativo per 6 donne vittime di
violenza che sono state inserite in contesti lavorativi tramite stage per 6 mesi con tutoring
in azienda. Gli inserimenti sono stati fattivamente effettuati dal Centro per l’Impiego.
68
Elementi di successo
Il progetto ha realizzato un’azione pilota di tipo sperimentale con poche donne, che ha però
consentito di individuare elementi per la trasferibilità (formalizzazione delle procedure e
degli strumenti utilizzati).
Strumenti per l’incentivazione di imprese private che assumono donne nel circuito di uscita dalla
violenza
L’incentivazione delle imprese per l’assunzione o la trasformazione di contratti di personale
appartenente a categorie svantaggiate è stata una misura molto utilizzata dalle Regioni italiane nel
ciclo di programmazione 2007-2013, ma non risultano esperienze in cui sia stata incentivata in
maniera specifica l’assunzione di vittime di violenza. Il supporto finanziario alle aziende private per
sostenere i costi di un’assunzione nel primo periodo è uno strumento che potrebbe essere
sperimentato nella costruzione di un sistema complessivo e articolato per il reinserimento sociolavorativo delle vittime di violenza. È opportuno inoltre che la Cabina di Regia individui, in
accordo con le parti sociali, adeguate modalità di promozione ma anche di controllo dello strumento
finanziario destinato alle imprese.
5.5 Interventi che hanno come target specifico gli uomini
Negli ultimi anni, molte indicazioni sono state date, a livello comunitario e nazionale, per
coinvolgere più attivamente la componente maschile nella prevenzione e contrasto alla violenza di
genere, nella convinzione che per affrontare e contrastare il fenomeno della violenza di genere è
necessario promuovere un forte cambiamento culturale negli uomini e nel loro modo di vivere il
rapporto con le donne. Inoltre, gli organismi intenazionali (tra cui il Consiglio d’Europa)
sottolineano la necessità sempre più stringente di guardare al fenomeno della violenza in tutte le sue
articolazioni per comprenderne la complessità, assumendo dunque anche la prospettiva degli autori
della violenza.
Le esperienze in questa direzione sono ormai sempre più numerose, sia a livello europeo che
italiano ed interventi specificatamente destinati agli uomini devono progressivamente diventare
parte integrante del sistema di prevenzione e contrasto alla violenza di genere.
A livello internazionale, esperienze pionieristiche sono state realizzate in Canada, Australia, Stati
Uniti e, in Europa, in Svizzera, Norvegia, Regno Unito, Austria, Spagna, tutti Paesi che hanno
affiancato a sperimentazioni sul campo, una normativa specifica per realizzare una politica
antiviolenza sistematica e integrata con il coinvolgimento degli uomini.
A seconda dei contesti e dei bisogni dei territori, la Cabina di Regia può promuovere la
realizzazione di:
Campagne e/o interventi di sensibilizzazione destinati in maniera specifica ad un target maschile
In questo ambito rientrano sia le campagne pubblicitarie con lo scopo di diffondere la cultura di
genere e di parità dei diritti tra uomo e donna e scardinare modelli e stereotipi che giustificano
comportamenti aggressivi, violenti e di dominanza da parte degli uomini nei confronti delle donne,
sia interventi mirati a favorire la presa di consapevolezza da parte di ragazzi e adolescenti maschi
rispetto all’inutilità e dannosità dei comportamenti aggressivi e violenti.
Titolo del
progetto/esperienza
NoiNo.org – Uomini contro la violenza sulle donne
69
Data inizio e data fine
Referente
progetto/esperienza
Composizione della
partnership
Livello territoriale di
riferimento
Canale di
finanziamento
Ambito tematico di
riferimento
Breve descrizione del
progetto
2012-in corso
Elisa Coco [email protected]
Responsabile della comunicazione
Promotori:
Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna
Associazione Orlando
Partner e sostenitori sono numerosissimi tra Enti Pubblici, imprese e associazioni di
categoria, associazioni del privato sociale, società e federazioni sportive. L’elenco completo
è pubblicato sul sito www.noino.org . Qui si riporta solo l’elenco degli Enti Pubblici e delle
associazioni che svolgono il ruolo di referenti territoriali:
Roma Capitale
Regione Lazio
Comune di Bologna
Provincia di Bologna
Alma Mater Studiorum Università di Bologna
Comune di Faenza
Unione della Romagna Faentina
Comune di Reggio Emilia
Coop. Soc. Be Free – Roma
Ass. SOS Donna – Faenza
Ass. Nondasola – Reggio Emilia
Europeo (specificare il Pese) __________________________________
Nazionale
Regionale (specificare la Regione) EMILIA ROMAGNA e LAZIO
Provinciale (specificare la Provincia) _____________________________
Comunale (specificare il Comune) _______________________________
Fondi Europei a finanziamento diretto (specificare il Fondo) _________________
Fondi Strutturali (specificare il Fondo) ___________________________
Fondi Nazionali (specificare)
Fondi Regionali (specificare)
Altro canale di finanziamento (specificare) Fondazione privata + contributi pubblici e
privati dei sostenitori della campagna
Conciliazione dei tempi vita-lavoro
Azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere
Inserimento lavorativo, creazione d’impresa e sviluppo dell’imprenditorialità
Sviluppo locale/urbano
Governance (partenariato)
Non discriminazione e inclusione sociale
Storia
NoiNo.org – uomini contro la violenza sulle donne nasce da un concorso di idee bandito nel
2011 dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna in collaborazione con
l'associazione Orlando, per realizzare una campagna sociale sulla violenza maschile contro
le donne. La base del “brief” è uno studio commissionato dalla Fondazione del Monte a
Giuditta Creazzo, ricercatrice e socia della Casa delle Donne di Bologna. L'approccio è
innovativo: il bando della Fondazione del Monte richiede espressamente di rivolgersi al
pubblico maschile. Malgrado gli autori delle violenze di genere siano per definizione gli
uomini (senza differenza di età, livello economico e culturale) la comunicazione sembra
ignorare questo fatto: la pubblicità sociale e i mezzi di informazione mostrano solo le
vittime e si rivolgono solo alle donne, spesso contribuendo a rafforzare luoghi comuni falsi
e dannosi. Le agenzie di comunicazione di Bologna Studio Talpa e Comunicattive si
aggiudicano il bando con un progetto di comunicazione articolato che comprende:
- un'attività di “community building” on line e off line, con sito web, blog, pagina
Facebook, strumenti di comunicazione non convenzionale, eventi sul territorio;
- una campagna advertising con strumenti di comunicazione classici (affissione), con
il coinvolgimento di noti testimonial e il supporto dell'attività di media relations.
Obiettivi e azioni
Community e campagna sono identificate da un logo e da un claim: NoiNo.org – uomini
contro la violenza sulle donne. Non un modo per chiamarsi fuori, ma per dire agli altri
uomini che la violenza non fa parte per natura dell'essere maschi, e che gli uomini per primi
negano ogni complicità con chi esercita la violenza e con chi la giustifica. Il nome coincide
70
con l'indirizzo del sito web www.noino.org. Su questo sito, gli uomini che condividono lo
spirito di NoiNo.org possono aderire alla campagna con nome e cognome, pubblicare una
foto o un video messaggio sulla gallery, scaricare e diffondere i loghi e altri materiali della
campagna per coinvolgere altri uomini. Il sito web diffonde anche dati e informazioni e
comprende un blog e una newsletter, che aggiornano su iniziative e appuntamenti, offrono
notizie e approfondimenti per informarsi e contrastare la cultura alla base della violenza,
sempre con un taglio “maschile”. Sul sito si apre anche anche una “finestra” sulla omonima
pagina Facebook, che contribuisce a diffondere il progetto.
L'obiettivo è creare una community, un gruppo on line di uomini che rifiutano
pubblicamente la violenza maschile contro le donne. Chi aderisce al progetto afferma che il
problema lo coinvolge, e s'impegna a diffondere informazioni e a coinvolgere altri uomini.
Il target non è la minoranza (anche se significativa) degli uomini “maltrattanti”, è la
maggioranza silenziosa di chi non esercita violenze conclamate ma spesso non è
consapevole del problema.
La strategia è non “colpevolizzare” tutti gli uomini né dividerli in “buoni e cattivi”, ma
responsabilizzarli, renderli protagonisti consapevoli e attivi di un cambiamento di mentalità.
L’idea alla base della campagna è che ogni uomo può fare qualcosa contro la cultura del
possesso e del controllo, contro il sessismo e le giustificazioni, far sentire la propria voce
per dire forte e chiaro che dietro il No alla violenza ci sono anche tanti uomini, diversi tra
loro ma uniti dal rifiuto per ogni forma di violenza di genere.
La campagna prevede l’uso di testimonial del mondo dello spettacolo e dello sport, oltre ad
iniziative nelle scuole ed eventi di sensibilizzazione ed in ambito culturale e sportivo.
Risultati ed impatti
progettuali
La campagna entra anche nelle aule con NoiNo.org Lab, progetto formativo per gli studenti
delle scuole superiori di Bologna e di Faenza, realizzato in collaborazione con la Casa delle
Donne di Bologna e con Sos Donna di Faenza. Dopo un ciclo di incontri sulla violenza di
genere e un laboratorio sulla comunicazione, i ragazzi e le ragazze delle scuole diventano a
loro volta formatori “alla pari” ed elaborano la loro versione della campagna NoiNo.org.
Nel 2012 NoiNo.org ottiene il patrocinio del Comune, della Provincia e dell'Università di
Bologna e debutta nel capoluogo dell'Emilia-Romagna nell'ottobre 2012, con una campagna
di affissioni. Parallelamente, il progetto viene diffuso capillarmente sul territorio della città,
con strumenti non convenzionali e in luoghi maschili: negli spogliatoi delle palestre, nei
bagni dei pub, nei camerini dei negozi di abbigliamento ecc. Vengono creati appuntamenti
in bar e biblioteche, in occasione di grandi manifestazioni sportive (Strabologna) e festival
culturali. Sono distribuite migliaia di spillette, adesivi, t-shirt, cartoline. Vengono scattati
centinaia di ritratti e video, condivisi sui social network ed esposti in mostre ed eventi.
Tutto questo attraverso il coinvolgimento di una rete di partner: dagli enti pubblici alle
associazioni di artigiani e commercianti, dai tassisti alle associazioni sportive, dalle aziende
ai centri sociali, dai bar ai sindacati... Grazie a questo lavoro, all'attività sul web e
all'attenzione dei media, NoiNo.org ottiene grande attenzione in tutta Italia. La community
cresce giorno dopo giorno: tra sito e Facebook conta migliaia di aderenti. Tra questi, tanti
nomi noti: attori (Marcorè, Mastandrea), giornalisti (Iacona), musicisti (Capossela) e altri si
prestano a fare da testimonial sul sito www.noino.org.
Nel 2013, grazie al rinnovato sostegno della Fondazione del Monte, NoiNo.org prosegue e
si estende. La nuova edizione della campagna vede protagonisti Claudio Bisio, Cesare
Prandelli, Daniele Silvestri e Alessandro Gassmann, e viene adottata dal Comune di Roma e
in tutta la Regione Lazio, dal comune di Faenza e dall'Unione della Romagna Faentina, dal
Comune di Reggio Emilia. In queste città, la community e la campagna vengono diffuse
grazie all'impegno dei Comuni e dai centri antiviolenza sul territorio: Coop Be Free a
Roma, Associazione Sos Donna a Faenza, Associazione Nondasola a Reggio Emilia. Il 25
novembre 2013, giornata mondiale contro la violenza di genere, NoiNo.org ottiene la Targa
di Rappresentanza della Presidenza della Repubblica.
Tra agosto e dicembre 2013 sono stati realizzati più di 20 eventi all’interno della campagna,
con stand informativi e distribuzione di materiali, in occasione di eventi sportivi, fiere,
festival, corsi, eventi culturali, interviste e presentazioni della campagna.
Nel 2014 NoiNo.org continua la sua attività on line (e non solo), grazie al contributo del
Progetto InRete, erogato dal Comune di Bologna di concerto con l'Associazione Orlando.
71
Per la campagna 2013-2014 con 4 nuovi testimonial (Cesare Prandelli, Claudio Bisio,
Alessandro Gassman, Daniele Silvestri) sono stati realizzate affissioni pubblicitarie: 85
impianti a Bologna, 6541 a Roma e nel Lazio, 128 a Reggio Emilia, 40 a Faenza.
In occasione della Giornata Mondiale contro la violenza alle donne (25 novembre) è stata
realizzata una serie di eventi:
a Bologna: “Mettiamoci la faccia” – Photobox presso la biblioteca; NoiNo LAB: mostra
degli elaborati degli studenti
a Roma: corner informativo e fotografico presso Largo Argentina, presso Lanificio 159 e
presso lo Stadio Olimpico in 3 domeniche di novembre prima delle partite; presentazione in
Campidoglio
a Reggio Emilia: conferenza stampa interattiva presso una delle scuole che partecipa a
NoiNo Lab
a Faenza: conferenza stampa e campagna informativa con manifesti, banchetto in piazza e
serata cinema con aperitivo con corner informativo e fotografico della campagna
Al 31/1/2014 il numero complessivo di adesioni alla Campagna NoiNo è di 5001,
comprensivo di 41 “personaggi famosi”: 4659 adesioni individuali e 343 adesioni collettive.
L’85% di coloro che hanno aderito è uomo.
Elementi di successo
Titolo del
progetto/esperienza
Data inizio e data fine
Referente
progetto/esperienza
Composizione della
partnership
Livello territoriale di
riferimento
Canale di
finanziamento
Ambito tematico di
riferimento
Breve descrizione del
progetto
La pagina Facebook della campagna NoiNo al 31/1/2014 ha registrato 13753 “mi piace”,
nel 41% dei casi da parte di utenti uomini.
Campagna on line e off line presso luoghi di incontro maschili e in occasione di eventi
sportivi e culturali
Coinvolgimento di istituzioni pubbliche nel sostegno alla campagna
Uso di testimonial del mondo dello sport e dello spettacolo
Coinvolgimento di gruppi e associazioni attraverso la possibilità dell’adesione collettiva
Coinvolgimento dei giovani delle scuole superiori
“Parla con Lui – dialogare con gli uomini per vincere contro la violenza di genere”
2009-2010
Soggetto responsabile e attuatore: Provincia di Milano
Partner: Comune di Bareggio (MI); Comune di Trezzo sull'Adda (MI); Comune di Rozzano
(MI); Centro Italiano per la Promozione della Mediazione; Associazione A.L.A. Milano
Onlus; Associazione Filo di Arianna di Rozzano (MI)
Europeo (specificare il Pese) __________________________________
Nazionale
Regionale (specificare la Regione) ______________________________
Provinciale (specificare la Provincia): MILANO
Comunale (specificare il Comune) _______________________________
Fondi Europei a finanziamento diretto (specificare il Fondo) ______________________
Fondi Strutturali (specificare il Fondo) ___________________________
Fondi Nazionali (specificare) Dipartimento Pari Opportunità
Fondi Regionali (specificare): finanziamento Ministero per le Pari Opportunità e
Provincia di Milano
Altro canale di finanziamento (specificare) Provincia di Milano
Conciliazione dei tempi vita-lavoro
Azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere
Inserimento lavorativo, creazione d’impresa e sviluppo dell’imprenditorialità
Sviluppo locale/urbano
Governance (partenariato)
Non discriminazione e inclusione sociale
Destinatari (diretti e indiretti): giovani dai 14 ai 25 anni, in particolare uomini; genitori ed
insegnanti; soggetti che per motivi professionali e di volontariato possono trovarsi a
confronto con situazioni di violenza, (ad esempio: insegnanti, avvocati, operatori e
operatrici socio-sanitari/e, ecc); amministratori comunali e cittadinanza.
72
Obiettivi: L'obiettivo è duplice. Da un lato, coinvolgere attivamente gli uomini, soprattutto
le giovani generazioni e le figure educative, in una riflessione sulla relazione tra i generi e
sulla violenza. Dall'altro, sensibilizzare e formare tutti i soggetti che per motivi
professionali e di volontariato possono trovarsi a confronto con situazioni di violenza, che
non sempre viene denunciata o manifestata (dagli insegnanti agli avvocati, dai servizi ai
luoghi di lavoro ecc).
Risultati ed impatti
progettuali
Elementi di successo
Azioni: Le azioni realizzate sono state:
- un video–documentario oggi diffuso in tutti i Comuni, nelle associazioni femminili, nelle
biblioteche, nelle scuole ecc;
- la sperimentazione di laboratori educativi con ragazzi, insegnanti ed educatori di scuole
superiori e centri di aggregazione giovanili;
- la sensibilizzazione diretta nei confronti della cittadinanza e degli amministratori
comunali;
- l'organizzazione di corsi per sviluppare competenze specifiche degli attori di varie
culture organizzative e professionali, per favorire la conoscenza reciproca tra i diversi
soggetti che, a vario titolo sul territorio, intercettano il fenomeno della violenza in tutte le
sue forme.
Considerare il fenomeno della violenza di genere dal punto di vista maschile, sia in un'ottica
di prevenzione e sensibilizzazione, sia di conoscenza e contrasto del fenomeno.
Sostenibilità:
Il libro "Los Genios de las Bottellas" è un prodotto di Entertainment Education volto a
prevenire la violenza domestica nella comunità ecuadoriana a Milano e costruito nell'ambito
del progetto "Parla con Lui" dall’Associazione Ala Milano Onlus.
Servizi per il supporto, il trattamento ed il reinserimento degli uomini violenti
In molti paesi occidentali, la diffusione di interventi per il trattamento e il reiserimento degli uomini
violenti, ha avuto inizio già negli anni ’80. Nel corso del tempo, sono stati sperimentati numerosi
programmi di trattamento, che costituiscono un ampio patrimonio da cui attingere anche per lo
sviluppo di questo genere di servizi nel nostro paese. In Italia, infatti, le esperienze di servizi
strutturati destinati agli autori di violenza sono ancora poco diffuse, sebbene qualcosa inizi a
cambiare. Il principale obiettivo di questa tipologia di intervento è favorire la presa di
consapevolezza negli aggressori circa le conseguenze del proprio comportamento e promuovere
percorsi terapeutici di cambiamento. Da una ricerca condotta nel corso del 20129, è emerso che
sono poco più di una decina i centri e servizi disponibili sul territorio nazionale per il reinserimento
sociale degli uomini violenti, concentrati al Centro-Nord, come mostra la tabella seguente. Le
uniche esperienze al momento reperibili al Sud, sono quelle in corso di realizzazione a cura della
cooperativa EVA, in provincia di Caserta, all’interno di un progetto più ampio di implementazione
della rete antiviolenza (IARA), che prevede anche attività di sostegno e recupero degli uomini
maltrattanti, e lo Sportello per uomini maltrattanti della ASL Napoli 1.
Città
Nome del
Centro/Servizio/Progetto
Anno di
inizio
attività
Gestione
Bergamo
Non più uomini violenti
2012
Privata:
coop. soc. Il Varco
Bolzano e
Consultorio per uomini –
2011
Pubblico/privata:
Finanziamento
Privato:
Fondazione
Bergamasca
Pubblico
Accesso
Volontario
Orientato da
9
Uomini abusanti. Prime esperienze di riflessione e intervento in Italia. Rapporto di ricerca a cura di Le Nove s.r.l.
realizzato con il contributo del DPO. http://lenove.org/wp-content/uploads/2013/01/Lenove-Uomini-abusanti_20dic012.pdf
73
Città
Nome del
Centro/Servizio/Progetto
Rovereto
training per uomini violenti
Anno di
inizio
attività
Gestione
Caritas e Comune di
Rovereto
Privata:
ass. White Dove e
Lighthouse12
Privata:
Ass. CAM Onlus
Genova
L’altra faccia della sofferenza:
intervento uomini violenti
2012-13
Firenze
CAM – Centro Ascolto
Maltrattanti
2009
Ferrara
Punto di ascolto per uomoni
violenti
2012-13
Privata:
Ass. CAM Onlus
Forlì
CTV/M Centro Trattamento
Violenza Maltrattanti
2012-13
Privata:
Ass. Psicologi Delphi
Milano
Presidio criminologico
(Carcere di Bollate, UEPE,
presidio territoriale)
Finanziamento
Accesso
Procura,
Tribunale
Minorenni,
UEPE
Pubblico:
ASL 3 GE
Volontario
Privato
Volontario
Pubblico:
DPO e Comune
di Ferrara
Pubblico:
Provincia di
Milano;
Regione
Lombardia
Volontario
Volontario
2005
Privata:
CIPM Centro Italiano
Promozione
Mediazione
Pubblico
Detenuti sexoffender,
soggetti in EPE
o ex detenuti,
anche non exdetenuti per il
presidio
territoriale
2012-13
Pubblica:
Università degli
Studi di Milano –
Cattedra di
Criminologia
Pubblico
Soggetti in EPE
Milano
Centro S.AVI.D. Stop alla
Violenza Domestica
Modena
LDV – Liberiamoci dalla
violenza. Centro di
accompagnamento al
cambiamento per uomini
2011
Pubblica:
Ausl MO
Rimini
LDV – Liberiamoci dalla
violenza. Un aiuto per uomini
che vogliono cambiare
2013
Pubblica:
Ausl RN
Roma
Relazioni libere dalla violenza
2012-13
Roma
Progetto Uomini violenti
2012-13
Torino
Telefono uomo. Sportello
telefonico per ascolto del
disagio maschile
2009
Trieste
Intervento con uomini violenti
2012-13
Pubblico-privato:
Istituzione Provincia
Solidea e Ass.
Differenza Donna
Privata:
Coop. soc. Be Free
Privata:
Ass. Il cerchio degli
uomini
Privato:
gruppo di
operatori/operatrici
Pubblico:
Ausl MO,
Regione EmiliaRomagna
Pubblico:
Ausl RN,
Regione EmiliaRomagna
Pubblico:
Provincia di
Roma
Volontario
Volontario
Volontario
Detenuti e
soggetti in EPE
Pubblico:
Provincia di
Torino
Pubblico:
Regione Friuli
Venezia-Giulia
Volontario
Volontario
74
Città
Nome del
Centro/Servizio/Progetto
Anno di
inizio
attività
Gestione
Finanziamento
Accesso
(Provincia di
Trieste per la
formazione
iniziale)
Si tratta di servizi tutti dedicati agli uomini aggressivi e/o violenti, ma che nascono da esperienze e
percorsi differenziati, conducendo di conseguenza anche a modelli e prassi di intervento non
omogenee. In alcuni casi (es. CAM di Firenze) il centro rivolto agli autori di violenza nasce come
“filiazione” di un centro antiviolenza che accoglie le vittime. Altrove, il servizio ha piuttosto origine
da una riflessione sulla costruzione culturale della mascolinità e sulla crisi del modello patriarcale
fatta direttamente da gruppi di uomini: in questi casi (es. Telefono Uomo di Torino) le associazioni
di uomini sono spesso partner attivi dei progetti. In alcune esperienze, il focus è sulla paternità e
dunque sulla promozione di relazioni familiari non caratterizzate da conflitto distruttivo e violento
(es. Consultorio per uomini di Bolzano e Rovereto). Infine ci sono le progettualità nate all’interno
degli istituti di pena (es. Presidio criminologico di Milano) o comunque dedicate ad autori di reato
condannati come sex offender o per maltrattamenti in famiglia. La maggior parte delle esperienze
realizzate in Italia condividono comunque un orientamento culturale di fondo che vede nel
trattamento degli uomini una modalità per garantire maggiore tutela e sicurezza alle vittime e
diminuire il rischio di recidiva, inserendosi dunque in una cornice che considera la violenza di
genere un fenomeno sociale.
Dal punto di vista metodologico, alcuni tratti comuni a molte delle esperienze sperimentate in Italia
sono: accesso volontario, esclusione di soggetti con disturbi psichiatrici o dipendenza da sostanze,
colloqui individuali e di gruppo, impostazione prevalentemente di tipo cognitivo-comportamentale,
intervento diretto alla presa di consapevolezza e responsabilizzazione dell’autore di violenza,
costruzione di rapporti di stretta collaborazione con i Centri Antiviolenza e la rete dei servizi
territoriali.
In questo ambito, anche basandosi su quete esperienze pilota, le Regioni possono finanziare
interventi volti all’assistenza e al recupero dei perpetratori della violenza, come helpline, centri per
il trattamento degli uomini violenti, servizi specifici per il sostegno e il recupero, ecc.
Titolo del
progetto/esperienza
Data inizio e data fine
Referente
progetto/esperienza
Composizione della
partnership
Livello territoriale di
riferimento
Canale di
finanziamento
Standard di lavoro con i perpetratori di violenza domestica
2007- in corso
Kay Wegner – BAG TäHG
[email protected]
BAG TäHG - Associazione federale per il lavoro con i perpetratori di violenza domestica
L’associazione raccoglie 37 organizzazioni che lavorano con i perpetratori di violenza
domestica in tutta la Germania
Europeo (specificare il Pese) __________________________________
Nazionale GERMANIA
Regionale (specificare la Regione) ______________________________
Provinciale (specificare la Provincia)
Comunale (specificare il Comune) _______________________________
Fondi Europei a finanziamento diretto (specificare il Fondo) ______________________
Fondi Strutturali (specificare il Fondo) ___________________________
Fondi Nazionali (specificare)
75
Ambito tematico di
riferimento
Breve descrizione del
progetto
Fondi Regionali (specificare)
Altro canale di finanziamento (specificare)
Conciliazione dei tempi vita-lavoro
Azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere
Inserimento lavorativo, creazione d’impresa e sviluppo dell’imprenditorialità
Sviluppo locale/urbano
Governance (partenariato)
Non discriminazione e inclusione sociale
Obiettivo:
creare degli standard qualitativi condivisi per il lavoro con i perpetratori per contribuire alla
lotta alla violenza domestica e al miglioramento della parità di genere
Destinatari
Tutti i professionisti che lavorano con i perpetratori di violenza domestica
Risultati ed impatti
progettuali
Elementi di successo
Titolo del
progetto/esperienza
Data inizio e data fine
Referente
progetto/esperienza
Composizione della
partnership
Livello territoriale di
riferimento
Canale di
finanziamento
Ambito tematico di
riferimento
Breve descrizione del
progetto
Metodologia e azioni
Per la definizione degli standard è stato previsto un lungo lavoro collaborativo tra i
professionisti delle 37 associazioni che fanno parte di BAG TäHG e referenti del Ministero
della Famiglia
Nel corso degli anni 2005-2006 e 2007 sono stati fatti una serie di incontri che hanno
portato ad una prima stesura degli standard, poi condivisi con la Conferenza Nazionale dei
progetti di intervento, la Federazione dei centri e linee telefoniche per la violenza e la
Federazione delle Case Rifugio per le vittime.
I primi standard sono stati adottati nel 2007 e da allora un gruppo di lavoro di BAG TäHG
monitora e aggiorna costantemente gli standard, in risposta ai cambiamenti societari.
Attualmente gli standard non sono ancora obbligatori per legge, ma BAG TäHG è diventata
ormai il punto di contatto nazionale per il lavoro con i perpetratori e tutte le associazioni
che vi aderiscono li seguono.
La definizione degli standard è avvenuta con la condivisione degli operatori che già
lavoravano nel campo della violenza e in collaborazione con le case rifugio.
Gli standard non sono astratti, ma calati nella realtà concreta dell’intervento con i
perpetratori.
“Ldv - Liberiamoci dalla violenza”, centro di accompagnamento al cambiamento per
uomini
Dal 2 dicembre 2011 (data di apertura del Centro)- in corso
Monica Dotti, coordinatrice del progetto, Azienda USL di Modena.
Soggetto responsabile: Regione Emilia-Romagna
Attuatore/i: Azienda Usl di Modena
Europeo (specificare il Pese) __________________________________
Nazionale
Regionale (specificare la Regione): EMILIA ROMAGNA
Provinciale (specificare la Provincia)
Comunale (specificare il Comune) _______________________________
Fondi Europei a finanziamento diretto (specificare il Fondo) ______________________
Fondi Strutturali (specificare il Fondo) ___________________________
Fondi Nazionali (specificare) ___________________________________
Fondi Regionali (specificare): finanziamento Regione Emilia Romagna
Altro canale di finanziamento (specificare) ________________________
Conciliazione dei tempi vita-lavoro
Azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere
Inserimento lavorativo, creazione d’impresa e sviluppo dell’imprenditorialità
Sviluppo locale/urbano
Governance (partenariato)
Non discriminazione e inclusione sociale
Destinatari (diretti e indiretti): uomini che compiono violenza di genere e intrafamiliari;
servizi sociali comunali; enti e associazioni che si occupano di violenza di genere.
76
Obiettivi:
• offrire una concreta possibilità di cambiamento agli autori delle violenze;
• ridurre il rischio delle recidive di maltrattamento;
• prevenire nuovi casi di maltrattamento;
• migliorare la sicurezza delle vittime reali e potenziali;
• ridurre le incidenze sanitarie e sociali a carico delle vittime;
• essere parte integrante e riconosciuta di un più ampio sistema di interventi
di RETE a livello provinciale.
Risultati ed impatti
progettuali
Azioni: La psicoterapia nel Centro LDV, sia individuale che di gruppo, consta di 4 fasi,
mutuate interamente dal modello ATV-Alternative to Violence (Alternativ til Vold) di
Oslo, il cui fine ultimo è l’assunzione di responsabilità riguardo i comportamenti violenti e
la loro cessazione stabile:
1a Fase: attenzione incentrata sulla violenza
2 a Fase: attenzione incentrata sulla responsabilità
3 a Fase: attenzione incentrata sulla storia personale del paziente
4 a Fase: riconoscere le conseguenze della violenza
Dal 2 dicembre 2011 (data di apertura del Centro) alla fine ottobre 2012, il Centro LDV è
stato contattato da 90 persone
6. I fondi strutturali per la prevenzione e contrasto alla violenza di genere
Nel ciclo di programmazione 2007-2013, alcune delle Regioni Obiettivo Convergenza hanno
utilizzato fondi dei rispettivi PO per realizzare interventi di prevenzione e contrasto alla violenza di
genere. Come mostra la tabella seguente, le risorse sono state prelevate esclusivamente dal FESR,
mentre il FSE non ha finanziato nessun intervento specificatamente rivolto alla violenza di genere. I
fondi FESR sono stati utilizzati in larga misura per interventi di tipo strutturale, relativi
all’adeguamento, ampliamento o destinazione di nuovi edifici a servizi antiviolenza.
Regione
Calabria
Sicilia
Campania
Puglia
FESR
RAE fino 2011
Linea 4.2.2.1
Centri Antiviolenza”, finalizzate ad opere di ristrutturazione, adeguamento
di immobili, acquisto di arredi e attrezzature destinati alla realizzazione di
centri antiviolenza per la prevenzione ed il contrasto alla violenza intra ed
extra familiare
(Avviso pubblicato nel settembre 2011)
RAE fino 2011
Linea 6.1.4.3
Finanziamento Comune di Gela progetto "Sportello di supporto per minori
e donne vittime di violenza" D.R.S. n.534 del 20/03/2012
Finanziamento Comune di Adrano progetto “Istituzione di un centro di
accoglienza volto a definire e contrastare la marginalità e le violenze
perpetrate nei confronti delle donne, finalizzato ad integrare la rete dei
servizi previsti dalle politiche ordinarie” D.R.S. n.2209 del 23/11/2011
No RAE 2008
- Nessuna menzione ad interventi di prevenzione e/o contrasto della
violenza nei RAE FESR disponibili
Azione 3.4.1 Interventi per il potenziamento della rete di strutture e servizi
per la prevenzione e il contrasto dello sfruttamento, della tratta e della
violenza
Con D.G.R. n. 765 del 26/04/2011, sono state assegnati 7,5 M€ per la
stipula Accordi di Programma tra Regione Puglia e Ambiti territoriali
sociali volti al finanziamento dei piani di investimento sociale integrativi, a
loro volta finalizzati alla realizzazione di infrastrutture sociali e
FSE
Nessuna menzione ad
interventi di prevenzione
e/o contrasto della violenza
nei RAE FSE fino al 2012
La rilevazione è stata
possibile solo relativamente
al RAE 2007, poiché gli
altri non sono disponibili
online.
Nessuna menzione ad
interventi di prevenzione
e/o contrasto della violenza
nei RAE FSE fino al 2012
NO RAE 2007
Nessuna menzione ad
interventi di prevenzione
e/o contrasto della violenza
nei RAE FSE disponibili
77
Regione
FESR
sociosanitarie a servizio di donne e minori vittime di violenza e abuso,
adulti in difficoltà, minoranze quali nomadi e stranieri immigrati, vittime di
tratta per sfruttamento sessuale e/o lavorativo, altri soggetti marginali o a
rischio di emarginazione. A fine 2012, risultano sottoscritti
11 disciplinari riferiti a diversi Comuni associati in Ambiti territoriali, per
un importo complessivo superiore ai 5,5 M€.
Sono inoltre in fase di realizzazione 6 interventi a valere su questa misura
per l’apertura di altrettante nuove strutture su 3 province, la cui piena
operatività è prevista da gennaio 2015: 1 Casa rifugio per vittime di tratta
(provincia di Foggia), 4 Case rifugio per vittime di violenza (province di
Bari, Foggia e Lecce), 2 CAV (province di Bari e Lecce)
FSE
Interventi infrastrutturali per strutture e servizi di prevenzione e contrasto
alla violenza sono stati finanziati anche con l’Avviso 119/2008, a valere
sull’Azione 3.2.1 “Programma di interventi per il potenziamento
dell’offerta di servizi socioassistenziali e sociosanitari”
Esempio Progetto AGAPE (ASP Maria Cristina di Savoia, Bari)
La nuova programmazione 2014-2020 può diventare uno dei principali strumenti, anche finanziari,
per sostenere politiche organiche di prevenzione e contrasto della violenza di genere.
Sia il FESR che il FSE consentono, infatti, di finanziare interventi in questo ambito, che ciascuna
Regione è poi chiamata a calibrare e programmare in relazione ai bisogni e alle condizioni del
proprio territorio.
In linea generale, secondo quanto previsto dai Regolamenti dei Fondi QSC, attraverso il Fondo
Europeo di Sviluppo Regionale è possibile finanziare:
- interventi infrastrutturali, come ampliamenti, adeguamenti o realizzazione di nuove
strutture destinate ad accogliere centri antiviolenza, case rifugio o altre tipologie di servizi
per le vittime, i loro figli e/o i perpetratori della violenza
- investimenti in infrastrutture ICT, come ad esempio applicativi per la rilevazione dei dati,
il monitoraggio, la condivisione di strumenti e procedure
- supporto e costruzione di reti
Attraverso il Fondo Sociale Europeo è invece possibile finanziare:
- formazione degli operatori e rafforzamento delle capacità e delle reti
- start up di CAV e/o servizi destinati alle vittime o ai perpetratori della violenza
- interventi di inserimento socio-lavorativo con eventuale sostegno economico delle vittime
- campagne informative ed interventi di sensibilizzazione
Con la presentazione dell’Accordo di Partneriato sui fondi SIE, il 18 Aprile 2014, sono stati chiariti
gli obiettivi tematici e le azioni che prevedono interventi specifici destinati alle donne vittime di
violenza.
Risultati attesi e azioni specifiche sono state inserite in particolare sull’Obiettivo Tematico 9 –
Promuovere l’inclusione sociale, combattere la povertà e ogni forma di discriminazione;
interventi rivolti alle vittime di violenza possono anche essere programmati sull’Obiettivo
Tematico 8 – Promuovere un’occupazione sostenibile e di qualità e sostenere la mobilità dei
lavoratori, mentre gli Obiettivi Tematici 2 (Migliorare l’accesso alle tecnologie
dell’informazione e della comunicazione, nonché l’impiego e la qualità delle medesime) e 11
(Rafforzare la capacità istituzionale delle autorità pubbliche e delle parti interessate e
78
un’amministrazione pubblica efficiente) possono essere utilizzati per implementare azioni di
sistema, costruire e rafforzare la rete e migliorarne l’efficacia.
La tabella seguente indica per gli OT maggiormente rilevanti, i risultati attesi e le azioni che
possono contribuire alla programmazione di politiche integrate di prevenzione e contrasto della
violenza di genere. In alcuni casi, segnalati nella tabella, le azioni sono previste sia a livello di PO
regionali che di PON, e richiederanno dunque un’attenzione particolare in sede di programmazione
ttuativa, al fine di garantire la complementarietà e non duplicare gli interventi.
79
Obiettivo
Tematico
9
Priorità
Risultato atteso
i) l’inclusione attiva, anche per
promuovere le pari opportunità e la
partecipazione attiva e migliorare
l’occupabilità
9.1 Riduzione della povertà,
dell’esclusione sociale e promozione
dell’innovazione sociale
i) l’inclusione attiva, anche per
promuovere le pari opportunità e la
partecipazione attiva e migliorare
l’occupabilità
9.2 Incremento dell’occupabilità e della
partecipazione al mercato del lavoro,
attraverso percorsi integrati e
multidimensionali di inclusione attiva
delle persone maggiormente vulnerabili
(persone con disabilità, ai sensi dell’art.1,
comma 1, della legge 68/1999, persone
svantaggiate, ai sensi dell’art.4, comma 1,
della legge n. 391/1191, vittime di
violenza o grave sfruttamento e a rischio
di discriminazione, altri soggetti presi in
carico dai servizi sociali
Azione
9.1.2 Servizi sociali innovativi di
sostegno a nuclei familairi
multiproblematici e/o a persone
particolarmente svantaggiate o
oggetto di discriminazione
Livello di
programmazione
PON Inclusione
(pilota e rete,
limitatamente al tema
della violenza sulle
donne e alle vittime di
tratta)
Fondo/i di
riferimento
FSE
POR
9
9
9
iv) miglioramento dell’accesso a
servizi accessibili, sostenibili e di
qualità, compresi servizi sociali e cure
sanitarie di interesse generale
9.4 Riduzione del numero di famiglie con
particolari fragilità sociali ed economiche
in condizioni di disagio abitativo
iv) miglioramento dell’accesso a
servizi accessibili, sostenibili e di
qualità, compresi servizi sociali e cure
sanitarie di interesse generale
9.4 Riduzione del numero di famiglie con
particolari fragilità sociali ed economiche
in condizioni di disagio abitativo
9.2.3 Progetti integrati di inclusione
attiva rivolti alle vittime di violenza,
di tratta e grave sfruttamento e alle
persone a rischio di discriminazione
9.4.1 interventi di potenziamento del
patrimonio pubblico e privato
esistente e di recupero di alloggi di
proprietà dei Comuni e ex IACP per
incrementare la disponibilità di
alloggi sociali e servizi abitativi per
categorie fragii per ragioni sociali.
Interventi infrastrutturali finalizzati
alla sperimentazione di modelli
innovativi sociali e abitativi (quali, a
titolo esemplificativo, cohousing,
borgo assistito, altre tipologie di
abitare assistito)
9.4.2 Servizi di promozione e
accompagnamento dell’abitare
assistito nell’ambito della
sperimentazione di modelli
innovativi sociali e abitativi,
PON Inclusione
(azione di sistema)
FSE
POR
PON Città
metropolitane
FESR
POR
PON Città
metropolitane
FSE
POR
80
Obiettivo
Tematico
8
8
Priorità
Risultato atteso
i) l’accesso all’occupazione per le
persone in cerca di lavoro e inattive,
compresi i disoccupati di lunga durata
e le persone che si trovano ai margini
del mercato del lavoro, nonché
attravrerso le iniziative locali per
l’occupazione e il sostegno alla
mobilità professionale
8.7 Favorire l’inserimento lavorativo e
l’occupazione di soggetti/lavoratori
svnataggiati
i) l’accesso all’occupazione per le
persone in cerca di lavoro e inattive,
compresi i disoccupati di lunga durata
e le persone che si trovano ai margini
del mercato del lavoro, nonché
attravrerso le iniziative locali per
l’occupazione e il sostegno alla
mobilità professionale
8.2 Aumentare l’occupazione femminile,
attraverso il rafforzamento delle misure
per l’inserimento lavorativo delle donne,
la promozione della parità tra uomini e
donne e la conciliazione tra vita
professionale e vita privata/familiare, il
sostegno all’autoimpiego e
all’autoimprenditorialità
Azione
finalizzati a soddisfare i bisogni di
specifici soggetti target (ad esempio
residenzialità delle persone anziane
con limitazioni dell’autonomia,
l’inclusione per gli immigrati, la
prima residenzialità di soggetti in
uscita dai servizi sociai, donne
vittime di violenza)
8.7.1 Incentivi alle imprese per
l’assunzione e altri interventi di
politica attiva
8.7.2 Misure per l’attivazione e
accompagnamento di percorsi
imprenditoriali (es. accesso al
credito, fondi di garanzia,
microcredito, forme di tutoraggio
anche alla pari)
8.7.3 Campagne di informazione e
animazione territoriale finalizzate
alla conoscenza e diffusione dei
principali dispositivi disponibili
8.2.1 Voucher e altri interventi per la
conciliazione (women and men
inclusive)
8.2.2 Incentivi all’assunzione e altri
interventi di politica attiva per
l’inserimento e il reinserimento nel
mercato del lavoro, tra cui azioni di
mobilità professionale, con
particolare attenzione ai settori che
offrono maggiori prospettive di
crescita (prioritariamente nell’ambito
di: green economy, blue economy,
servizi alla persona, servizi sociosanitari, valorizzazione del
patrimonio culturale, ICT)
8.2.4 Percorsi di sostegno (servizi di
accompagnamento e/o incentivi) alla
creazione d’impresa e al lavoro
Livello di
programmazione
Fondo/i di
riferimento
PON Sistemi di
politiche attive per
l’occupazione
FSE
POR
PON Sistemi di
politiche attive per
l’occupazione
FSE
POR
81
Obiettivo
Tematico
2
11
11
11
Priorità
c) rafforzando le applicazioni delle
TIC per l’e-government, l’e-inclusion,
l’e-culture e l’e-health
i) investimento nella capacità
istituzionale e nell’efficacia delle
amministrazioni pubbliche e dei serizi
pubblici a livello nazionale, regionale
e locale nell’ottica delle riforme, di
una migliore regolamentazione e di
una buona governance
Rafforzare la capacità istituzionale
delle autorità pubbliche e delle parti
interessate e un’amministrazione
pubblica efficiente mediante azioni
volte a rafforzare la capcità
istituzionale e l’efficienza delle
amministrazioni pubbliche e dei
servizi pubblici realitivi all’attuazione
del FESR, affiancando le azioni svolte
nell’ambito del FSE per rafforzare la
capacità istituzionale e l’efficienza
della pubblica amministrazione
i) investimento nella capacità
istituzionale e nell’efficacia delle
amministrazioni pubbliche e dei serizi
Risultato atteso
2.2 Digitalizzazione dei processi
amministrativi e diffusione di servizi
digitali pienamente interoperabili della PA
offerti a cittadini e imprese (in particolare
nella sanità e nella giustizia)
11.1 Aumento della trasparenza e
interoperabilità, e dell’accesso ai dati
pubblici
Azione
autonomo, ivi compreso il
trasferimento d’azienda (ricambio
generazionale)
8.2.5 Campagne di informazione e
animazione territoriale finalizzate
alla conoscenza e diffusione dei
principali dispositivi disponibili
2.2.2 Soluzioni tecnologiche per la
realizzazione di servizi di egovernment interoperabili, integrati
(joined-up) e progettati con cittadini
e imprese, applicazioni di eprocurement e soluzioni integrate per
le smart cities and communities
11.1.3 Miglioramento dei processi
organizzativi per una migliore
integrazione e interoperabilità delle
basi informative, statistiche e
amministrative, prioritariamente
Istruzione, Lavoro, Previdenza e
Servizi Sociali, Terzo Settore, Interni
ed Affari Esteri e Pubbliche
Amministrazioni
Livello di
programmazione
PON Governance
PON Città
metropolitane
(limitatamente a
soluzioni smart cities)
POR
PON sistemi di
politiche attive per
l’occupazione
PON Legalità
PON Inclusione
PON Istruzione
(in complementariertà
con azione 11.1.4)
Fondo/i di
riferimento
FESR
FSE
POR
11.1 Aumento della trasparenza e
interoperabilità, e dell’accesso ai dati
pubblici
11.1.4 Progettazione, sviluppo e
infrastrutturazione di sistemi
conoscitivi condivisi per lo scambio,
l’elaborazione e la diffusione dei dati
disponibili sulle diverse policy (ad
esempio contrasto alla dispersione
scolastica e apprendimento
permanente, integrazione dei sistemi
di istruzione e formazione, sistemi di
monitoraggio e valutazione delle
politiche attive del lavoro)
PON sistemi di
politiche attive per
l’occupazione
PON Inclusione
PON Istruzione
FESR
11.3 Miglioramento delle prestazioni della
pubblica amministrazione
11.3.1 Interventi per lo sviluppo
delle competenze digitali (e-skills) e
di modelli per la gestione associata
PON Governance
PON Legalità
PON Istruzione
FSE
82
Obiettivo
Tematico
Priorità
pubblici a livello nazionale, regionale
e locale nell’ottica delle riforme, di
una migliore regolamentazione e di
una buona governance
Risultato atteso
Azione
di servizi avanzati
11.3.2 Definizione di standard
disciplinari di qualità de servizio,
sviluppo di sistemi di qualità,
monitoraggio e valutazione delle
prestazioni e standard di servizio
11.3.3 Azioni di qualificazioni ed
empowerment delle istituzioni, degli
operatori e degli stakeholder (ivi
compreso il personale coinvolto nei
sistemi di istruzione, formazione,
lavoro, servizi per l’impiego,
politiche sociali, il personale dei
servizi sanitari, il personale degli enti
locali – es. SUAP e SUE – delle
dogane, delle forze di polizia)
11.3.6 Azioni di sviluppo e
rafforzamento della collaborazione
in rete interistituzionale e di
coinvolgimento degli stakeholder,
con particolare riferimento ai servizi
sociali, servizi per l’impiego, ai
servizi per la tutela della salute, alle
istituzioni scoalstiche e formative
Livello di
programmazione
PON Sistemi di
politiche attive per
l’occupazione
PON Inclusione
Fondo/i di
riferimento
POR
83
Prodotto realizzato con il cofinanziamento dell’Unione Europea
FESR
PON Governance e Assistenza Tecnica 2007/2013
Report a cura di: Patrizia Di Santo, Milena Lombardi
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