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L`ALLOGGIO PROTETTO - Fondazione la Nuova Fenice

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L`ALLOGGIO PROTETTO - Fondazione la Nuova Fenice
L’alloggio protetto
proposta per la revisione del modello di
offerta socio-assistenziale alla popolazione anziana
Introduzione
E’ constatazione comune che le risorse economiche necessarie a finanziare
l’erogazione della assistenza alla popolazione anziana non autosufficiente sono, e
sempre più saranno, inferiori alle necessità.
Con
ogni
evidenza,
l’attuale
sistema
di
intervento
pubblico
basato
sull’accreditamento delle RSA è entrato in crisi.
Risulta, dunque, importante ripensare gli strumenti e le forme dell’intervento sociosanitario per cercare di contenerne i costi.
La carenza di una rete di protezione familiare costituisce una condizione di vita
sempre più diffusa tra le persone anziane e riduce l’efficacia dei possibili interventi a
domicilio; da sola può determinare la necessità di ricovero in strutture ad elevata
intensità assistenziale.
Il progetto che di seguito viene illustrato delinea una nuova unità di offerta sociale
che consente la erogazione degli opportuni servizi di assistenza direttamente al
domicilio della persona anziana.
Con una flessibilità proporzionata alle differenti situazioni, tale unità di offerta anche quando la rete familiare sia rarefatta, residuale o inesistente - risponde
adeguatamente alle esigenze sia delle persone con fragilità limitate, sia di quelle le
cui condizioni di autonomia, nel decorso del tempo, divengano critiche: l’alloggio
protetto.
Fondazione La Nuova Fenice : Via Andrea Verga n. 8, 20144 Milano – tel: 02 48029466 / fax: 02 48110870 P.I.:
12421150157 - Riconoscimento D.G.R. 16/01/98 n. 6/34227
www.lanuovafenice.com - [email protected]
Il progetto è modellato su quell’indirizzo largamente diffuso che, grazie anche alle
badanti, vede tornare “a domicilio” le attività di assistenza e di cura.
Il volano economico per finanziare la realizzazione degli alloggi protetti può essere
rappresentato dalle risorse ottenibili con il riuso del patrimonio abitativo delle
persone anziane: il 74,4% di queste sono proprietarie dell’appartamento in cui vivono.
E spesso ci vivono sole!
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La crisi dell’assistenza alla popolazione anziana
Le diagnosi disponibili sulla crisi del modello che, con modeste differenze,
caratterizza le politiche regionali di intervento socio-assistenziale alla popolazione
anziana, sono numerose e tutte concordanti sia sulle cause sia sulle prospettive di
soluzione.
Poiché queste discendono da quelle, che sono sostenute da fenomeni non
congiunturali, non è autorizzato alcun ottimismo per il futuro.
L’invecchiamento della popolazione proseguirà con la progressione prevista; e, con
l’invecchiamento, anche la rarefazione delle reti di protezione familiare: non c’è da
sperare in una riduzione della domanda di assistenza che, peraltro, da tempo viene
soddisfatta solo in parte.
La stagnazione ormai decennale del volume del PIL ha eroso la base imponibile e
dunque le entrate dell’Erario.
Le misure di coordinamento delle politiche fiscali che Ecofin si appresta a varare e
insieme l’obiettivo di ricondurre i deficit di bilancio dei Paese aderenti entro i
parametri convenuti, fanno prevedere che il nostro Paese, attesa l’entità del suo
debito pubblico, dovrà adottare misure di contenimento della spesa pubblica ben più
severe di quelle fissate con il c.d. Patto di Stabilità.
Il federalismo fiscale, qualunque ne sarà la disciplina definitiva,
non muterà la
conclusione che precede: ci sarà un semplice trasferimento della gestione del
problema, e delle relative difficoltà, dallo Stato agli enti di governo locale.
Il dato di cui è, dunque, necessario prendere atto è la ulteriore carenza di risorse
economiche con cui finanziare la spesa pubblica; anche la parte da destinare alla
assistenza alla popolazione anziana che non può essere assistita a domicilio.
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Alcune Regioni, del resto, hanno già decretato il blocco, e sia pure temporaneo,
dell’accreditamento di nuove RSA.
Non può, infine, essere ignorato il dato del peggioramento delle condizioni
economiche complessive dei cittadini.
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Le politiche di settore
Le politiche di settore sono state adottate - e nel tempo si sono stratificate - sul
presupposto che il quadro demografico e quello macroeconomico sarebbe rimasto
immutato.
Rimasta puramente labiale l’affermazione del diritto del cittadino a scegliere dove
essere assistito – e il cui necessario corollario è la erogazione diretta allo stesso
cittadino del sostegno economico previsto nell’accertato caso di disabilità – le
politiche regionali e le conseguenti normative hanno finito per assegnare rilevanza
prevalente non alla persona anziana ma alle caratteristiche tipologico/edilizie e
tecnologiche delle strutture di assistenza ed alle modalità di erogazione dei servizi.
Tale indirizzo può risultare giustificato dalla esigenza di disciplinare il comportamento
degli operatori privati, sempre più numerosi in un settore di attività lungamente
riservato ai soggetti di diritto pubblico e a quelli del privato di ispirazione sociale e
spesso religiosa.
Ma di fatto ha reso sia la realizzazione sia la gestione delle RSA assai onerosa.
E tanto sono rigide tali normative – sia quelle tecniche sia quelle gestionali – da
isterilire i tentativi di innovare la articolazione degli spazi e, da qui, l’organizzazione
dei servizi, allo scopo di arrivare ad un contenimento dei costi di erogazione
dell’assistenza.
Lo stesso indirizzo ha, inoltre, permeato il sistema di finanziamento del settore che
invece di garantire il diritto della persona anziana ad essere sempre ed
effettivamente assistita quando ne sia accertata la necessità, si risolve nella
disciplina delle condizioni alle quali può essere conseguita l’autorizzazione a
realizzare e gestire strutture di assistenza e, insieme, l’accesso ai contributi
economici pubblici: l’accreditamento!.
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Con il risultato che la persona anziana per la cui assistenza vengono stanziati quei
contributi, li ottiene indirettamente e solamente se e quando riesca a farsi ricoverare
in una struttura autorizzata a riscuotere quanto a lei dovuto.
In altri termini, quando abbia, direttamente o indirettamente, la disponibilità di
risorse economiche sufficienti a pagare la differenza tra l’ammontare della retta e
quella del contributo percepito dal gestore accreditato.
Il risultato ulteriore del sistema dell’accreditamento è la proliferazione di
organizzazioni economiche operanti in sostanziale regime di oligopolio che neppure la
foglia di fico della asserita natura no profit riesce decentemente a coprire.
Non pare seriamente contestabile che la remunerazione che tali organizzazioni
conseguono costituisce una parte importante dell’ammontare della retta: non meno
del 13-14% cui va aggiunto un altro 12-15% a titolo di copertura dei costi interni a tali
organizzazioni.
Non è per caso che le più importanti tra le stesse organizzazioni coltivano l’obiettivo
di approdare alla quotazione in Borsa. E alcune già l’hanno raggiunto.
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Le disfunzioni
La particolare onerosità del modello di intervento socio-assistenziale è testimoniato
dall’età sempre più elevata di coloro che chiedono di accedere ai servizi della RSA: ci
si rassegna a pagare una retta di entità che spesso compromette l’equilibrio del
bilancio familiare quando si è allo stremo.
Ed è comprovato dalle condizioni di salute accertate al momento del ricovero, oggi,
peggiori rispetto a quelle rilevate in passato; e comunque tali da richiedere una
assistenza sempre più sanitarizzata.
Ma a coprire il maggior costo di tale tipo di assistenza, non basta la misura del
contributo economico versato dagli enti tenuti ad erogarlo. Tale maggior costo viene,
dunque, scaricato sul bilancio dei gestori: non ci si può meravigliare se in non pochi
casi la qualità della assistenza risulta insoddisfacente.
L’esplosione del fenomeno del ritorno a domicilio delle attività di assistenza, con il
ricorso massiccio alle c.d. badanti (oltre un milione), testimonia anch’essa della crisi
del modello.
E’ certo sostenuta dalla scarsità dell’offerta di posti letto nelle strutture deputate
all’assistenza ma, come più sopra osservato, deriva anche dalla entità dei
corrispettivi che gli utenti dovrebbero pagare per riceverla.
A ben vedere, però, il fenomeno offre interessanti prospettive: segnala, infatti, che
anche per gli anziani non autosufficienti possono esserci alternative rispetto al
ricovero in RSA!
E’ da considerare infatti un evento normale e ricorrente il passaggio da uno stato di
fragilità a quello di non autosufficienza temporanea o anche definitiva: nel periodo di
tempo necessario alla ricerca di un posto letto in RSA, che magari non c’è, l’anziano
continua a vivere e ad essere accudito a casa sua. E, si deve presumere, accudito in
misura sufficiente se la “assistenza fai da te” continua ad essere sempre più diffusa e
praticata.
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Prospettive di soluzione
L’obiettivo di contenere la spesa pubblica per l’assistenza socio-sanitaria dà ragione
della generalizzata raccomandazione per un incremento delle attività di assistenza
domiciliare.
Va peraltro rilevato che l’assistenza a domicilio, quale è oggi praticata, non offre
sostegno nelle ore notturne mentre quella delle badanti non garantisce la
tempestività dell’intervento in caso di incidente domestico o di riacutizzazione di
patologie preesistenti.
Ma, a tacer d’altro, l’efficacia degli interventi di sostegno e di assistenza a domicilio
è, nei fatti, condizionata dalle caratteristiche dell’abitazione.
Il patrimonio edilizio esistente non è stato progettato e realizzato per soddisfare le
esigenze di un’utenza che versi in condizioni critiche di autonomia: per il 50% è stato
costruito prima del 1962 e risulta perlopiù inadeguato rispetto alle norme per
l’accessibilità, la sicurezza, il comfort e il risparmio energetico degli edifici.
E’, poi, sempre problematico integrare le abitazioni con le dotazioni impiantistiche
indispensabili per consentire l’erogazione di efficaci cure alle persone disabili e per
assicurarne il comfort di vita.
La situazione descritta giustifica ampiamente le conclusioni contenute nella indagine
Censis 2004 sulla Domanda di Salute dei Cittadini che registra, al primo posto, tra i
luoghi problematici e limitanti percepiti dagli anziani, le abitazioni e i condomini.
La
dimensione del disagio degli anziani per la situazione abitativa in cui parte
rilevante di loro vive può essere pienamente intesa solo dal raffronto con la
dimensione della loro solitudine.
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Già dai dati del censimento 2001 emergeva che, in Italia, su 21.811.000 nuclei
familiari, il 20% era costituito da coppie senza figli e ben il 26% da persone sole.
Oggi, a Milano, il 50% delle famiglie risulta essere mononucleare; degli appartenenti
alla classe degli >75 anni vivono sole 73.000 persone: 58.000 donne e 14.600 uomini.
Non bastasse, 8 su 10 soffrono di almeno 2 patologie croniche.
La carenza di una rete di protezione familiare costituisce, com’è noto, una condizione
di vita sempre più diffusa tra le persone anziane e ostacola l’erogazione di interventi
leggeri di tutela e di assistenza a domicilio; da sola può determinare la necessità di
ricovero in strutture ad elevata intensità assistenziale.
Preso atto di ciò e sulla scorta delle osservazioni che precedono, la Fondazione La
Nuova Fenice, avute presenti alcune esperienze maturate in paesi del Nord Europa, ha
sviluppato un nuovo modello di unità di offerta assistenziale che, promuovendo e
strutturando il “ritorno a domicilio” delle attività di assistenza e di cura, consente –
pur in carenza di una rete familiare di protezione – di erogarle con modalità leggere
di monitoraggio attivo e passivo e di sostegno sia domestico che assistenziale; e
comunque con una gradualità proporzionata alle effettive esigenze. E con costi minori
a quelli dell’assistenza nelle strutture istituzionali.
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Il nuovo modello di intervento prevede la realizzazione di piccoli complessi di
appartamenti di dimensione contenuta progettati, costruiti e gestiti a misura delle
esigenze di una utenza anziana (cfr. pagg. 23 e 24: documento di sintesi).
La rete dei servizi generali, collettivi e personali fornisce un sostegno che – dalle
situazioni di semplice fragilità sino alle più complesse (ad es. disabilità motorie,
instabilità clinica, deficit sensoriali o respiratori, riacutizzazione di patologie
stabilizzate, deterioramento cognitivo lieve, etc.) può essere integrato, quando
necessario e per il tempo occorrente, dagli opportuni servizi professionali evitando il
ricorso improprio a strutture o servizi di maggiore intensità assistenziale o tecnica.
I costi sono sicuramente inferiori a quelli delle prestazioni rese in RSA.
Se questo è l’obiettivo immediato della iniziativa, valore strategico ha l’obiettivo
collegato di offrire alla utenza anziana una concreta alternativa abitativa che le
consenta di valutare l’opportunità di lasciare la vecchia abitazione per una più
consona alle sue esigenze: quelle presenti e quelle future.
Gli appartamenti protetti sono realizzati ad iniziativa di operatori pubblici/privati e
finanziati con risorse economiche proprie degli stessi; è escluso l’intervento pubblico
a qualunque titolo: agevolazioni su finanziamenti, contributi, etc.
Gli stessi operatori mettono gli alloggi a disposizione degli utenti in regime di
locazione o attraverso la attribuzione di un diritto reale di godimento: usufrutto.
Nel nostro Paese la grande maggioranza degli anziani vive in appartamenti di
proprietà: l’86% del totale, come segnalato da una recente ricerca coordinata
dall’Istat sul patrimonio abitativo degli anziani.
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Sono 6.074.648 le abitazioni in proprietà occupate da almeno un anziano ed è pari a
3,5 milioni il numero di quelle dove vivono solamente persone anziane: sono
1.986.228 le abitazioni con un anziano che vive solo e 1.447.812 quelle occupate in
esclusiva da due persone anziane. I numeri indicati sono destinati a crescere con il
crescere del tasso di invecchiamento della popolazione.
Lo stato di tale patrimonio è quello più sopra ricordato (pag. 8).
La stessa ricerca indica che la superficie media delle abitazioni occupate, in
proprietà, da almeno un anziano è di mq. 98,7; le stanze per abitazione (compresa la
cucina) sono 4,4.
Il dato giustifica il rilievo che gli appartamenti di proprietà dove le persone anziane
vivono sole o in coppia sono sovradimensionati rispetto alle effettive esigenze
abitative. Con costi generali e di gestione anch’essi eccessivi rispetto a tali esigenze;
e destinati ad incrementarsi sensibilmente se l’inquilino deve ricorrere alla
collaborazione di una badante per garantirsi i più elementari servizi alla persona.
Lo stesso rilievo convince della obiettiva esistenza di elementi di convenienza
economica che la persona anziana ben potrà valutare nel momento di decidere se
optare per la alternativa di insediamento residenziale che le viene offerta.
E la decisione positiva può essere favorita dalla prospettiva di disporre della vecchia
abitazione per ottenere entrate economiche aggiuntive con cui integrare la pensione
e assicurarsi così l’acquisto dei servizi di cui avverta la necessità: sia quelli abitativi
in un comodo appartamento progettato e realizzato a misura delle sue esigenze sia
quelli di una assistenza tempestiva e qualificata.
L’ipotizzato processo di circolazione può essere messo in moto proprio dalla concreta
offerta di una alternativa abitativa come sopra descritta e dà consistenza alla attesa
di riuscire a neutralizzare l’incidenza del costo di costruzione della nuova unità
abitativa a tal fine impiegando le risorse economiche derivanti dal riuso del
patrimonio abitativo delle persone anziane.
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Il ricambio nella utenza di tale patrimonio potrà poi consentire di incrementare
l’offerta di case in affitto (ad esempio: giovani coppie) contribuendo così a soddisfare
un diverso bisogno, fonte anch’esso di disagio sociale.
Sotto questo profilo, l’utilità della proposta è data anche dalla sua potenzialità di
contribuire a ridurre il consumo del suolo che scelte urbanistiche affrettate
giustificano con l’esigenza di provvedere a creare nuove abitazioni.
Il rapporto 2009 della Società Geografica Italiana denuncia che l’esplosione
metropolitana riduce di 190 km2 all’anno le superfici agricole: ciò in un Paese ad
acclarato declino della popolazione!
Si è consapevoli che il successo della iniziativa sopra illustrata dovrà misurarsi con la
resistenza al cambiamento sicuramente diffusa e forte tra le persone anziane.
Ma si crede che queste, sopratutto quelle che vivono sole, possano prendere in
particolare considerazione una soluzione abitativa come quella qui proposta nel
momento in cui si accentui il loro disagio. E una volta persuasa della convenienza
economica complessiva dei corrispettivi dovuti sia per la disponibilità della casa sia
per la fruizione dei servizi collegati (cfr. pag. 22: Conclusioni finali).
Vale, in ogni caso, il principio che l’esistenza del prodotto mirato a soddisfare un
bisogno, sollecita la strutturazione del bisogno stesso e risulta costitutivo della
domanda del prodotto.
Il corrispettivo per l’erogazione dei servizi abitativi e di quelli socio-assistenziali (cfr.
pagg. 18 e 19: Il funzionamento della struttura; pag. 20: I servizi offerti) verrà
coperto dagli ospiti con il pagamento di una retta commisurata al tipo ed alla
quantità dei servizi richiesti o necessari; ma con deduzione di quelli che risultino
coperti dal servizio pubblico.
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L’ospite, infatti, fisserà la sua residenza nell’alloggio protetto e – a differenza degli
ospiti delle RSA - per le esigenze di carattere sanitario continuerà ad usufruire della
copertura ordinaria del SSN; in particolare dei servizi di medicina generale.
Potrà inoltre, ricorrendone le condizioni, beneficiare dei vouchers sanitari e socio
assistenziali e con ciò ottenere la copertura del costo dei servizi di assistenza
specifica di cui si manifestasse la necessità.
Dopo i chiarimenti che precedono è appena il caso di rilevare che l’iniziativa non si
indirizza alla realizzazione di abitazioni con cui colmare la carenza di case da
destinare all’affitto a canone sociale: altri sono gli strumenti sia normativi sia
finanziari che perseguono tale obiettivo.
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La localizzazione
La raccomandazione è nel senso che gli interventi vengano localizzati nell’ambito di
contesti urbani consolidati e realizzati attraverso il recupero di edifici esistenti.
Tenuto conto della plausibile qualificazione degli interventi di cui si parla come
servizi privati di uso pubblico e di interesse generale, si auspica che ne verrà
consentita la edificazione, con il vincolo dell’asservimento ad uso pubblico, anche su
immobili privi della coerente destinazione urbanistica.
La questione ha una rilevanza decisiva sotto il profilo della incidenza del costo di
acquisizione dell’area di intervento e quindi sul costo finale di realizzazione
dell’intervento stesso; e infine, sulla misura del corrispettivo dovuto per la
disponibilità della singola unità abitativa.
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Il dimensionamento
Il dimensionamento consigliato per i nuovi programmi di intervento è contenuto: tra i
40 e gli 80 appartamenti, ciascuno composto di camera da letto, spazio
soggiorno/pranzo con angolo cottura, bagno completo predisposto per la non
autosufficienza. Sono previsti inoltre appartamenti destinati ad ospitare le asa
(badanti): una ogni quattro ospiti. E’ previsto un altro appartamento di servizio alla
portineria. Alcuni appartamenti potranno accogliere coppie di anziani.
Si ipotizza che l’appartamento, con camera da letto singola, spazio soggiorno-pranzo
con piano di cottura, servizio igienico di uso esclusivo, abbia una superficie netta pari
a mq. 33,00, che incrementata degli spazi previsti per i servizi generali, di nucleo,
collettivi, sanitari e di connettivo, sale a circa mq. 64,00 costruiti.
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L’investimento
Il costo di realizzazione, con nuova costruzione, di una unità abitativa può essere
stimato in circa € 110.000,00 al netto di IVA e del costo di incidenza area (cfr.
allegati: Analisi preliminare di fattibilità economico-finanziaria)
Escluse le dotazioni di carattere generale (ristorante, bar, palestra, etc.), il costo di
arredamento della abitazione verrà sostenuto dall’ospite che potrà utilizzare gli
arredi di sua proprietà.
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Il canone
Il corrispettivo per la disponibilità dell’alloggio può essere indicato, con buona
approssimazione, in € 700,00 al mese e corrisponde alla entità del ritorno necessario
per portare ad ammortamento in 30 anni l’ammontare dell’investimento fatto
dall’operatore, sia esso pubblico o privato (cfr. allegati: Analisi preliminare di
fattibilità economico-finanziaria).
Per quanto più sopra osservato (pag. 11)
sulla consistenza media della superficie
dell’alloggio di proprietà della persona anziana è plausibile l’ipotesi che la stessa
persona possa ricavare dall’affitto dell’alloggio da lui lasciato libero risorse sufficienti
a pagare il canone d’affitto dell’alloggio protetto.
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Il funzionamento della struttura
La struttura garantisce alle persone libertà di movimento e il pieno controllo
soggettivo della propria esistenza, in un contesto e ricco di spazi personali e di
socializzazione, con proposte varie e diversificate.
L’ambiente è interamente protetto e in grado di tutelare le persone residenti con un
normale servizio di portineria, la sorveglianza degli spazi interni, la separazione fra
spazi pubblici e spazi privati e abitativi e la presenza di operatori disponibili, 24 ore
su 24 e 7 giorni su 7. Tutti i residenti hanno a disposizione un sistema di allarme
collegato con la portineria e con l’operatore in servizio, in grado di intervenire in caso
di emergenza, attivando le risposte necessarie.
Anziani con maggiori fragilità possono essere oggetto di attenzioni di livello superiore,
attraverso un piano di assistenza personalizzato e forme di monitoraggio attivo e di
sostegno nelle attività di vita quotidiana.
Crescendo le esigenze, viene fornita la necessaria assistenza domestica tramite
badanti dotate di adeguata preparazione professionale.
Le esigenze sanitarie, infine, sono garantite a partire dalla mediazione-interazione (se
necessaria) con il medico curante o i servizi di cura o attraverso l’intervento,
integrato nel medesimo piano di assistenza, di infermieri e fisioterapisti in regime
privato o a voucher.
La crescita e l’evoluzione delle esigenze della persona residente viene soddisfatta
tramite pacchetti integrativi di servizi accessori, erogati in forma privata o attingendo
alle risorse e benefici previsti dalla rete dei servizi, fino alla costruzione di piani di
intervento anche complessi e articolati. Denominatore comune: permettere
all’anziano di restare in una abitazione che sente come propria e di cui conserva il
controllo con la disponibilità dei servizi di cui avverta la necessità.
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Con la modularità che caratterizza il sistema degli interventi descritto si ritiene di
poter interagire efficacemente con variabili di esito significative per la futura
programmazione di nuove politiche sociali:
-
prolungare la finestra temporale di permanenza di una persona, anche con
complesse fragilità, in un normale contesto abitativo;
-
ritardare o evitare del tutto il ricorso alla istituzionalizzazione;
-
ridurre il ricorso improprio ai servizi ospedalieri e di emergenza-urgenza;
-
ottimizzare l’utilizzo dei servizi domiciliari formalizzati, espandendo il loro
raggio di azione e aumentandone l’efficacia quando siano carenti le reti di
protezione familiare o in presenza di specifiche difficoltà abitative;
-
ottimizzare l’utilizzo delle risorse della comunità, ad esempio facilitando e
rendendo più efficiente l’integrazione degli interventi con iniziative controllate
di istituzioni pubbliche, del privato sociale o di realtà di volontariato.
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I servizi offerti
Ambulatorio medico; teleassistenza e telesoccorso, controllo a distanza dei parametri
vitali (battito cardiaco, pressione, ecc.) e di parametri legati a malattie croniche;
agenda
terapeutica
con
eventuale
collegamento
ad
un
centro
esterno
di
monitoraggio; comunicazione dell’alloggio con l’esterno; portineria dedicata e
permanente (con alloggio di servizio); segretariato; animazione; accompagnamento;
servizio acquisti; consulenza dietetica; servizi di cura alla persona: igiene personale
e servizi di bagno assistito nonché attività motorie, fisioterapia, podologia, ecc.;
palestra; ambiti di soggiorno comune: servizio colazioni; caffetteria – snack bar;
soggiorno per incontri, letture, TV; sala polivalente anche per attività di svago e/o
occupazionali; pulizie generali e dell’appartamento; lavanderia e stireria biancheria
piana; servizio manutenzioni.
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La retta
Si è stimato con buona approssimazione che il corrispettivo per un pacchetto
completo di servizi alla persona, maggiorato del costo dei servizi generali ed escluso
quello della giornata alimentare, ammonti a circa € 1.000,00/1.100,00 mese; al netto
dell’IVA e del margine operativo del gestore.
Tale importo va messo a confronto con quanto la persona anziana spenderebbe per
assicurarsi la collaborazione di una badante: € 1.400,00/mese; da incrementare dei
costi per alimentazione, trasporti (ad esempio per visite ambulatoriali, per prelievi),
etc.
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Conclusioni finali
La retta mensile pagata per il ricovero in RSA ammonta mediamente a € 3.000,00 di
cui circa € 2.200,00 a carico dell’ospite e circa € 800,00 a carico degli Enti Pubblici.
La somma dei corrispettivi dovuti per l’affitto dell’alloggio protetto e per un
completo pacchetto di servizi alla persona segna l’ammontare complessivo di
€ 1.800,00.
Il raffronto tra le rette di ciascuna delle soluzioni di intervento socio-assistenziale
considerate, convince della convenienza economica di quella connessa all’alloggio
protetto.
Ciò senza dire del livello di comfort assicurato all’ospite; e soprattutto della possibile
compensazione tra l’ammontare del canone pagato dall’ospite e quello che lo stesso
ospite può ottenere con il riuso del proprio appartamento.
Osservazione similare va fatta in ordine alla sostanziale equivalenza del costo dei
servizi alla persona, siano al proprio domicilio o nell’alloggio protetto.
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Il ruolo della Regione
L’attivazione del nuovo strumento di intervento, anche in termini di autorizzazione
al funzionamento, è di stretta competenza della Regione.
Questa – per distinguere l’alloggio protetto da un normale prodotto immobiliare potrà dunque integrare la rete d’offerta sociale con la codificazione dell’“alloggio
protetto per anziani” come specifica unità di offerta socio-assistenziale; e ciò anche
se promossa e realizzata ad iniziativa di operatori privati.
Non è necessaria alcuna forma di accreditamento della nuova unità di offerta.
E’ del tutto auspicabile che l’intervento normativo sia proiettato per quanto
possibile, in una dimensione di relazioni tra i diversi soggetti interessati (promotori,
utenti, gestori) privata e privatistica; e dovrà assicurare una piena libertà
progettuale sia per quanto riguarda gli aspetti urbanistici ed edilizi sia per quanto
riguarda gli aspetti gestionali.
Per agevolare la messa a regime del nuovo strumento di intervento, la Regione potrà
promuovere, anche in collaborazione con enti previdenziali e/o assicurativi, la
costituzione di un fondo immobiliare a garanzia del riuso, della gestione e della
valorizzazione del patrimonio abitativo lasciato libero dagli anziani.
L’alloggio protetto
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Sintesi
L’alloggio protetto è una abitazione inserita in un complesso residenziale costituito da
più unità abitative, con caratteristiche omogenee, ciascuna indipendente ma
funzionalmente collegate alle altre da spazi dedicati ai servizi generali, a quelli di
utilità comune e di uso collettivo.
Il complesso è caratterizzato dalla presenza di un gestore pubblico o privato che ne
assume la responsabilità e la conduzione.
Tale complesso è progettato, realizzato e gestito – anche ad iniziativa di operatori
privati - a misura delle esigenze di una utenza anziana, priva di una adeguata rete di
protezione familiare o sociale, che presenti condizioni di salute fragile e che ravvisi la
necessità o anche semplicemente la utilità di garantirsi:
1 -
la sicurezza personale;
2 -
il comfort di vita;
3 -
una adeguata vita di relazione nel rispetto delle proprie esigenze di privacy;
4 -
la facilità di accesso alle terapie che le siano state prescritte e la correttezza
della relativa somministrazione;
5 -
l’assistenza per poter praticare un corretto stile di vita, il costante controllo
delle condizioni di salute con aggiornamento del personale programma di
intervento terapeutico.
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¾
La disponibilità dell’alloggio protetto viene offerta alla persona anziana – sola o
in coppia – o in regime di locazione o attraverso l’attribuzione di un diritto reale
di godimento (usufrutto).
¾
Il corrispettivo di tale disponibilità è a totale carico dell’ospite.
¾
Nell’alloggio gli ospiti eleggono il proprio domicilio ed usufruiscono di tutti i
servizi abitativi;
¾
I servizi di assistenza vengono erogati a richiesta degli ospiti e in proporzione
alle necessità.
¾
I relativi costi dovranno essere preventivamente comunicati e dettagliatamente
giustificati all’ospite che provvederà direttamente al suo pagamento.
¾
I residenti/domiciliati nell’alloggio ricevono, su richiesta e con le medesime
modalità in vigore per la generalità dei cittadini, tutte le prestazioni sociali e
socio-sanitarie garantite dai Comuni e dalle ASL.
¾
Un gestore pubblico o privato assume la responsabilità per la gestione dei servizi
e per la conduzione del complesso abitativo.
¾
Data la presenza di strutturati servizi alla persona, il complesso può candidarsi
ad essere un vero e proprio supporto alla rete territoriale dei servizi sociali (SAD
/ Segretariato Sociale, etc.)
¾
Dato il tipo di funzioni e gli obiettivi che gli vengono assegnati il complesso
residenziale può essere qualificato quale vero e proprio impianto urbanizzativo:
può dunque esserne autorizzata la costruzione anche in immobili privi della
coerente destinazione urbanistica. E, se inserito in un provvedimento di
programmazione pubblica, può essere esentato dal pagamento degli oneri di
urbanizzazione e dal pagamento del contributo sul costo di costruzione.
¾
Dopo
quanto
detto,
risulta
conseguente
la
raccomandazione
per
una
localizzazione nell’ambito di contesti urbani consolidati e per la realizzazione
attraverso il recupero di edifici esistenti.
L’alloggio protetto
06/10/2006
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POLISANITA’ 2006
Riferimento Amministrativo
Scheda di iscrizione
Dipartimento di Progettazione dell’Architettura
Politecnico di Milano
Numero massimo di corsisti 50 per modulo.
Al termine del corso verrà rilasciato un attestato di frequenza.
Da consegnare o spedire alla segreteria amministrativa del corso
ALLEGANDO COPIA del bonifico bancario e i dati necessari per la fatturazione.
Autorizzo l’inserimento dei miei dati nei vostri archivi informatici, nel rispetto di quanto previsto dalla legge sulla tutela dei dati personali. In ogni momento, a norma del
decreto legislativo n° 196 del 30 giugno 2003, potrò comunque avere accesso ai
miei dati, chiederne la modifica o la cancellazione.
Modulo I
Modulo II
Modulo (I+II)
Quota di iscrizione 300,00 €
Quota di iscrizione 200,00 €
Quota di iscrizione 400,00 €
Quota di iscrizione Modulo I
300,00 €
Quota di iscrizione Modulo II
200,00 €
Quota di iscrizione Modulo (I+II)
400,00 €
da versare sul conto corrente bancario n. 1830X08, Banca Popolare di Sondrio
– Via Bonardi nr. 4 – 20133 Milano Ag. 21 , ABI 05696 CAB 01620 intestato al
Dipartimento di Progettazione dell’Architettura del Politecnico di Milano, con indicazione nella causale di versamento del titolo del corso e del nominativo del
partecipante.
(La quota di iscrizione al corso è IVA esente ai sensi dell’ art. 10, DPR n. 633 del
26/10/1972 e successive modifiche.)
Link alla pagina del sito:
http://formperm.elet.polimi.it/mainEx.asp
Cliccare Corsi 2006
Nome
Informazioni
Segreteria tecnica
Tel. 02/86998504 - Fax. 02/86998425
e-mail: [email protected]
[email protected]
Cognome
Titolo di studio
C.F. / IVA
Dott. Arch. Sergio Mazzolini
Dott. Ing. Stefano Baron
Qualifica
Ente/ Ditta
Iscrizione
Indirizzo
CAP
Città
Tel.
Fax
Cell.
E-mail
Data
Firma
Segreteria amministrativa
Dipartimento di Progettazione dell’Architettura
Via Giovanni Durando, 10 - 20154 Milano
Dott. Michele Polverino, Dott. Enrico Asnaghi
tel. 02 2399 5628/5004 - fax. 02 2399 5080
e-mail: [email protected]
Modalità di svolgimento
Orario:
Il 8, 15, 22, 29 settembre, 6 ottobre 2006
Mattina dalle 9.30 alle 13.15 Pomeriggio dalle 14.15 alle 18.00
Presso:
Politecnico di Milano Campus CT Ceretti Tanfani/Bovisa
Via Giovanni Durando,10 – 20154 Milano
FNM Bovisa Politecnico, Passante Ferroviario Stazioni Lancetti e Villapizzone
Materiali documentari:
Nel corso delle giornate verranno distribuiti ai corsisti i testi delle relazioni e i materiali documentari istituzionali di riferimento ai temi trattati.
Politecnico di Milano
Dipartimento di Progettazione dell’Architettura
Facoltà di Ingegneria Edile – Architettura
Polo Regionale di Lecco
Corso di formazione
Architettura e Ingegneria dei servizi pubblici
POLISANITA’ 2006
Progettazione e gestione delle strutture sanitarie e
socio-sanitarie
VII edizione
Struttura proponente
Dipartimento di Progettazione dell’Architettura
Politecnico di Milano
P.zza L. da Vinci 32, 20133 Milano
Direttore del corso
Prof. Arch. Luigi Chiara
Durata del corso
I Modulo
8, 15, 22 settembre 2006
II Modulo
29 settembre, 6 ottobre 2006
(24+16 ore)
Sede del corso:
Politecnico di Milano Campus CT Ceretti Tanfani/Bovisa
Via Giovanni Durando,10 20154 Milano
Destinatari
Il Corso è specificatamente indirizzato a progettisti ingegneri, architetti liberi professionisti, dipendenti tecnici delle Amministrazioni sanitarie (Ospedali, ASL) e di
engineering sanitarie, neolaureati in ingegneria e architettura.
Contenuti del corso
Alla sua settima edizione il Corso di Formazione permanente del Politecnico di Milano sulla “progettazione e gestione delle strutture sanitarie e socio-sanitarie” intende
presentare le più recenti acquisizioni in campo operativo risultante dalla prassi progettuale e gestionale seguita all’avviamento di nuove politiche di intervento strutturale tese alla programmazione di nuove strutture ospedaliere e alla innovazione
nella gestione delle reti dei servizi sociosanitari nella prospettiva della continuità
assistenziale e nel reperimento delle risorse attraverso il ricorso alle nuove forme
di finanziamento misto pubblico-privato. A valle dell’esperienza portata avanti dal
Ministero della Salute in merito all’individuazione di un nuovo Modello Edilizio di
ospedale per acuti (progetto Renzo Piano) in grado di avviare una nuova stagione progettuale più aderente agli sviluppi della nuova medicina ed al recepimento
di uno scenario tecnologico e gestionale di tipo innovativo, le regioni italiane e in
particolare la regione Lombardia, hanno avviato programmi di intervento, tesi alla
realizzazione di nuovi ospedali in alcuni contesti sanitari di particolare rilevanza con
l’obiettivo di dotare il territorio di strutture concepite, dal punto di vista tecnico e
gestionale, per il futuro.
Il modello di sanità che si prospetta sarà quindi un modello integrato ed aperto all’innovazione scientifica e tecnologica in grado di commisurare costi, risorse e risultati
in cui le strutture edilizie sono considerate come strumenti tecnici estremamente sofisticati per assicurare la continuità assistenziale nel giusto rapporto con le esigenze
generali del modello demografico che si prospetta in relazione alla specificità della
domanda sanitaria e socio assistenziale dei singoli contesti. Nella sequenza prevenzione, acuzie e riabilitazione, le strutture edilizie previste sono nodi delle nuove
reti integrate di servizi, esse stesse soggette a continua evoluzione sulla spinta dei
controlli e delle verifiche di efficienza del sistema sanitario. Il corso si articola in due
moduli complementari che affrontano i temi dell’attualità e delle prospettive future
di maggior rilevanza:
I) la nuova generazione di ospedali regionali per acuti;
II) le nuove reti di servizi socio-sanitari assistenziali che comportano nuovi criteri
di organizzazione e di concezione delle strutture rispondenti agli obiettivi della programmazione sanitaria e di sostenibilità.
Programma
Modulo I
Sanità: I nuovi ospedali regionali
8 settembre 2006 - Programmazione, pianificazione e finanziamento degli interventi di nuova edilizia ospedaliera
Prof. Cesare Stevan (Politecnico di Milano, Prorettore Polo Regionale di Mantova),
Esigenze generali ed esigenze contestuali nei nuovi modelli di rete ospedaliera;
Prof. Giuseppe Turchini (Preside 6° facoltà di Ingegneria Politecnico di Milano), Architettura e Ingegneria per la salute;
Dott. Paola Di Martino (Ministero della Salute), Scenario di sviluppo dell’edilizia sanitaria in Italia nel confronto europeo;
Prof. Carlo Signorelli (Università di Parma), Esigenze sanitarie nella programmazione dei nuovi interventi di edilizia ospedaliera;
Arch. Gerolamo Corno (Regione Lombardia), L’offerta delle nuove strutture ospedaliere regionali in Lombardia;
Dott.ssa Cecilia Felicetti (Finlombarda), L’esperienza italiana delle collaborazioni
pubblico-privato in sanità:aspetti economico-finanziari e problematiche applicative;
Ing. Alessandro Caviglia (Fondazione Policlinico di Milano), Committenza Ospedaliera e gestione tecnico - procedurale degli interventi;
Arch. Andrea Tartaglia (Politecnico di Milano), Il Project financing: pubblico e privato
in sanità, un quadro comparativo.
Workshop Nuove strutture nel rapporto Pubblico / Privato in sanità.
Coordina Prof. Cesare Stevan
Dott. Carlo Lucchina, Dir. Gen. Sanità Regione Lombardia
Dott. Umberto Fazzone, Dir. Gen. Famiglia e Solidarietà sociale Reg. Lombardia
Dott. Francesco Cobello, Direttore risorse sanitarie Regione Veneto
Arch. Paolo Chiarini, Strutture sanitarie e sociosanitarie Regione Emilia Romagna
On. Carlo Tognoli, Presidente Fondazione Policlinico di Milano
Dott. Giovanni Nassi, Gruppo Pirelli R.E.
Dott. Ivan Colombo, Gruppo Humanitas
Ing. Elena Bottinelli, Gruppo Ospedaliero San Donato
15 settembre 2006 - Progettazione Integrata dell’edilizia ospedaliera
Prof. Massimo Fortis (Direttore D.P.A. Politecnico di Milano), Architettura e nuove
tipologie ospedaliere;
Prof. Ettore Zambelli (Politecnico di Milano), Criteri della progettazione integrata
nell’edilizia ospedaliera;
Prof. Stefano Capolongo (Politecnico di Milano), Scenari di trasformazione territoriale ed edilizia nella progettazione ospedaliera;
Arch. Margherita Carabillò (Direttore Progettare per la Sanità), Progettazione dell’edilizia sanitaria e integrazione delle nuove tecnologie ospedaliere;
Arch. Giuseppe Manara (Presidente CNETO), Nuovi saperi specialistici e progettazione integrata dell’edilizia ospedaliera;
Arch. Mario Cucinella (MCArchitects), Nuovi Ospedali regionali in Italia come esperienza di architettura;
Arch. O. Felix-Faure (Groupe 6 Grenoble), Progetti di ospedali regionali in Francia;
Carles Mantè i Fors (Direttore CAT Salut Barcellona), La programmazione e la progettazione ospedaliera in Catalogna;
Prof. Luigi Chiara (Politecnico di Milano), Innovazione ambientale e tecnologica nei
progetti dei nuovi ospedali regionali in Italia.
Workshop: La nuova offerta progettuale. Coordina Presidente CNETO
Arch. Giuseppe Manara
INSO sistemi – Pessina Costruzioni Spa
Ospedale di Vimercate
Arch. Olivier Felix Faure, Jacobs Engineering
Ospedale di Como
Techint Spa, Arch. Mario Cucinella
4 Ospedali Toscani
Ing. Cesare Taddia (Progettisti Associati Tecnarc)
Ospedale di Bergamo
Arch. Laura Lazzari (NEC Spa)
Ospedale Niguarda
22 settembre 2006 - Gestione degli interventi e Controllo della Qualità delle
nuove strutture ospedaliere
Prof. Epifanio Licalzi (Politecnico di Milano), La gestione della qualità nella progettazione e nella realizzazione degli interventi di edilizia ospedaliera;
Ing. Luigi Gaggeri, Il supporto al R.U.P. e la verifica della progettazione delle strutture sanitarie;
Prof. Giuliano Dall’O (Politecnico di Milano), La qualità della progettazione impiantistica meccanica;
Prof. Giorgio Corbellini (Università di Pavia), La qualità della progettazione impiantistica elettrica ed elettromedicale;
Ing. Mauro Moroni (Inarcheck Spa), La validazione del progetto integrato;
Prof. Francesco Pinciroli (Politecnico di Milano), Dalla Sanità digitale: alcune maggiori flessibilità e qualche nuovo vincolo all’architettura della salute;
Ing. Cesare Taddia (Progettisti Associati), Qualità nel blocco operatorio, verso una
normativa nazionale per il controllo della contaminazione in Sala Operatoria;
Prof. Gianni Plicchi (Università di Bologna), Gestire in out-sourcing di servizi sanitari
no core: sterilizzazione e farmacia.
Workshop: L’accreditamento e l’autorizzazione al funzionamento delle strutture sanitarie e socio-assistenziali nell’esperienza regionale.
Coordina: Prof. Fabrizio Schiaffonati
Dott. Pierluigi Macini
Regione Emilia Romagna
Arch. Fabio Nocentini
Regione Toscana
Prof. Fabrizio Astrua
Politecnico di Torino
Arch. Antonio Canini
Regione Veneto
Dott. Luca Merlino
Regione Lombardia
Dott.ssa Anna Maria Trenti
Provincia Autonoma di Trento
Modulo II
Strutture per i servizi socio-sanitari:
Nuove reti, nuove strutture
29 settembre 2006 - Le nuove reti riabilitative
Dott. Fabrizio Mastrilli (San Raffaele Roma), Continuità assistenziale, esigenze e
strutture riabilitative;
Dott.ssa Graziana Ponte (Regione Lombardia), La programmazione regionale delle
reti e delle strutture riabilitative;
Dr. Maurizio Bejar (Policlinico San Matteo Pavia), Ospedale e riabilitazione specialistica;
Mons. Angelo Bazzari (Presidente Fondazione Don Gnocchi), La domanda e l’offerta territoriale delle prestazioni di riabilitazione;
Dott.ssa Alda Pellegri (Presidente La Nostra Famiglia), Progetti riabilitativi nell’età
evolutiva;
Prof. Antonio Guaita (Direttore Sanitario Istituto Geriatrico C. Golgi - Abbiategrasso),
La riabilitazione geriatrica;
Dott. Pietro Paone, Ing. Antonio Marra (INAIL), Assicurazioni, prestazioni riabilitative, finanziamento e realizzazione di strutture ad hoc;
Prof. Luigi Chiara, Prof. Luca Salmoiraghi (Politecnico di Milano), Strutture sanitarie
intermedie nell’esperienza regionale.
Workshop: Invarianti funzionali ed esigenze specifiche delle strutture riabilitative.
Coordina Prof. Luigi Chiara:
Dott.ssa Carla Turconi, Ing. Gianluigi Reni (Istituto La Nostra Famiglia),
Riabilitazione funzionale;
Ing. Cosimo D’Angelo (Direttore Tecnico A.S.P. Golgi–Redaelli), Neuroriabilitazione
Lungodegenza riabilitativa;
Pio Albergo Trivulzio, Lungodegenza riabilitativa;
Dott.ssa Graziana Ponte (Regione Lombardia), Riabilitazione di mantenimento domiciliare.
6 ottobre 2006 - Innovazione gestionale e progettuale delle strutture sociosanitarie
Dott.ssa Carla Dotti (Regione Lombardia), Nuove strutture socio-sanitarie ed evoluzione del contesto normativo regionale lombardo;
Dott. Lucia Ghirardini (Comune di Milano), Nuove procedure di autorizzazione al
funzionamento delle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali;
Prof. Luigi Chiara, Arch. Massimo Meneghetti (Politecnico di Milano), Feed back
sulla gestione strutturale e scenario evolutivo dell’architettura delle residenze sociosanitarie assistenziali (RSA);
Arch. Cristina Marchegiani (Politecnico di Milano), Nuove tipologie residenziali per
disabili: la Residenza sanitaria per disabili (RSD);
Arch. Iride Giuntini (Politecnico di Milano), Nuove tipologie sanitarie-assistenziali:
l’“hospice“;
Dott. Luciano Niero (Presidente ALER Provincia di Milano),
Avv. Agostino Cristadoro (Fondazione La nuova Fenice), Assistenza sociosanitaria
e riabilitativa domiciliare in alloggi protetti di promozione pubblica e privata;
Ing. Marzia Ancora (Consulente Regione Lombardia), Dott. Tiziano Martello (Regione Veneto), Ospedali di comunità.
Workshop: Innovazione nei programmi e nei progetti di nuove strutture socio-sanitarie regionali.
Coordina Dott.ssa Carla Dotti
Prof.ssa Eugenia Monzeglio
Politecnico di Torino
Arch. Giovanni Grandi
Regione Emilia Romagna
Dott. Guido Baldessarelli
Provincia Autonoma di Trento
Prof. Giorgio Garau
Università di Padova
Prof.ssa Assunta D’Innocenzo
Università di Pescara
Nelle giornate del corso verranno distribuiti ai partecipanti materiali e documentazioni funzionali al suo svolgimento.
Alla consegna dell’attestato di frequenza saranno inoltre resi disponibili gli atti in
formato digitale.
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