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da Cadenazzo al Monte Ceneri Il mulino di precassino

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da Cadenazzo al Monte Ceneri Il mulino di precassino
Pubblicazione a cura di:
Associazione antico mulino
di Precassino, Cadenazzo
Diego Invernizzi
Corrado Mordasini
da Cadenazzo al Monte Ceneri
attraverso i secoli sulle vie dei passatori
Il mulino di precassino
LeVie
Dei
Briganti
Il termine "brigante", seppur
derivi dalla parola "brigare" di
cui condivise originariamente i
significati di "praticare", "lavorare", "trovarsi insieme", ha assunto
progressivamente,
soprattutto in Francia, la connotazione di "fuorilegge", che
oggi prevale nel nostro linguaggio corrente.
Secondo il Devoto, briga è una
parola gallica che indica "forza",
passata poi a significare "prepotenza”. È nel 1410, comunque, che si attesta il lemma
francese "brigandage", ma è
solo nel 1829 che viene riscontrato in Italia come neologismo.
Il Monte Ceneri fu per secoli
terra di briganti. Aiutati dalla
selva, sicuramente sostenuti
dai contadini, taglieggiavano le
diligenze che obbligatoriamente transitavano sul passo.
Non infrequenti erano, ancora
nel settecento, le teste dei
malfattori esposte su delle picche, in cima al valico, che ricordassero alla popolazione,
cosa voleva dire violare le leggi.
“La sera del 12 ottobre 1864,
partiva da Bellinzona per Lugano e Camerlata la diligenza
federale condotta da Michele
Danioth (...) Oltrepassato Cadenazzo alle falde del Monte Ceneri, non potendo i cavalli
mantenere la corsa in sull’erta
furono messi al passo (...)
Era di mezz’ora trascorsa la
mezzanotte, quando improvvise
detonazioni d’arma da fuoco
scossero i sonnacchiosi viaggiatori e il confuso calpestio di
Sopra: dei crochi primaverili ai piedi
del bacino del precassino. sotto e a
lato: Suggestive luci e ombre sul
fiume, nelle sue propaggini a valle
del mulino
molte persone li fece avvisati
che erano caduti in mano dei
ladri. Erano infatti una truppa di
sette od otto malandrini armati
tutti di fucili, pistole, pugnali e
daghe.”
Questa una delle cronache dei
numerosi atti di brigantaggio
che spesso finivano male. Lattuada, un negoziante di Milano
viene uciso, ed il postiglione,
tale Berta, rimane sfigurato da
una pistolettata.
Ora queste sono terre tranquille, ma tra i boschi, nel
legno dei castagni centenari e
tra le rocce piene di muschio,
aleggiano ancora i fantasmi di
coloro che, seppur “briganti”
per il potere dell’autorità, avevano sicuramente un ruolo diverso nell’immaginario del
popolo. Ancora oggi, la frazione di Robasacco evoca nel
nome un passato se non glorioso, sicuramente burrascoso.
Il torrente a valle dei ruderi del mulino, a lato le pile di pietra che servivano alla pesta dei cereali.
Il
Mulino
Di
Precassino
e i suoi
misteri
La storia e soprattutto l'attività
del Mulino di Precassino, sito
nella valle dove scorre il torrente Robasacco, è tutt'ora avvolta nel mistero. Nessuno è
riuscito a ricostruire le vicissitudini dell'opificio. Le prime informazioni risalgono al 1892.
Nel 1884 il Gran Consiglio
adottò la legge riguardante
l'utilizzazione delle acque, che
introduceva, in particolare,
I'obbligo di concessione cantonale per il loro uso a scopo
agricolo o industriale.
Nel contesto della legge, il 21
ottobre 1895, fu censito anche
il Mulino del Precassino.
La scheda contiene le informazioni necessarie alla determinazione della forza idraulica
utilizzata, conferma la proprietà privata, e riporta la nota
"Fuori uso da parecchi anni".
Gli interventi di pulizia del
2006 hanno portato alla luce
sei palmenti in pietra naturale
e in conglomerato cementizio,
tipici strumenti per la macinatura del mais e del frumento,
nonchè una grossa pietra con
due pile (grosse incavature a
forma di marmitta). Gli spazi
interni ridotti del fabbricato
fanno pensare che verosimilmente fosse in uso una sola
macina. Nel corso degli anni il
mulino conobbe diversi proprietari, ma risulta difficile pensare che con l'acquisto dello
stabile se ne prospettasse
anche la ripresa dell'attività. Le
informazioni verbali raccolte in
paese ne attestano il progressivo stato di abbandono.
Nel 1977 la Pro Cadenazzo si
attivò per ritirare la proprietà,
Nelle immagini qui accanto, i ruderi
del Precassino, con in basso la nicchia di sfogo del bacino superiore
scavata nella roccia.
Nella colonna sopra, i lavori di miglioramento per rendere fruibile alla
popolazione la zona del mulino.
Sopra, il magnifico bacino sottostante al mulino, incastonato tra alberi e rocce. In basso, l’inizio del
sentiero che porta a Robasacco
operazione che andò in porto
l'anno successivo.
Il 14 marzo 2002 una mozione
inoltrata al municipio da alcuni
consiglieri comunali per sollecitare l'esecutivo a farsi promotore, in collaborazione con
la Pro Cadenazzo e Robasacco, del ripristino dello stabile e dei sentieri d'accesso
ebbe successo.
I lavori di ricerca in loco, subito
iniziati, consentirono il ritrovamento e il recupero di alcune
macine.
Il 4 luglio 2005 il gruppo di lavoro ha ottenuto la licenza
edilizia per la riattazione dell'edificio. L'operazione-ripristino, intrapresa in seguito, è
tutt'ora in corso sotto il patronato dell'Associazione dell'Antico Mulino del Precassino.
Dopo la visita al Mulino e agli
oggetti recuperati, c’è la possibilità di una gita affascinante
percorrendo il "Circuito del
Mulino", un sentiero scelto con
cura e ben segnalato che raggiunge Robasacco e il Monte
Ceneri, per poi ridiscendere al
Piano attraverso la romantica
mulattiera del Moscendrino
che porta a Quartino. Da qui
si può proseguire a piedi sino a
Cadenazzo (strada di rivamontagna che attraversa Contone) oppure usufruire dei
mezzi pubblici (autopostali).
In alternativa, dal Monte Ceneri si può scendere a Rivera a
visitare la casa dei Landfogti, il
mulino di Soresina e le chiese
storiche.
Lungo
il
percorso
Cascina “cassinello”
Testimonianza della civiltà contadina andata in disuso dopo
la seconda guerra mondiale. I
"cassinelli", edificati con materiale povero - pietre trovate
sul posto - erano utilizzati per
produrre e conservare burro
e formaggi. In altri casi servivano pure quale ripostiglio per
gli attrezzi da lavoro e per il
mangime riservato al bestiame.
All'inizio del "circuito didattico"
ve ne sono alcuni ancora in
buono stato di conservazione.
Castagni secolari
Alberi antichi, fonte di alimentazione e di energia sino ai
primi anni del dopoguerra (la
castagna impreziosiva la tavola
dei più fortunati ... ) sono le
sentinelle dei nuclei abitati.
Alcuni tronchi raggiungono la
ragguardevole circonferenza
che varia tra i sei e i nove
metri. Le selve, in gran parte di
proprietà dei Patriziati, sono
suddivise in lotti. A Robasacco
vengono assegnati ogni anno
agli interessati tramite un incanto pubblico.
L’ascesa a Robasacco, tra ronchi, e
selve . In alto a sinistra un cassinello,
antica dispensa scavata nella roccia.
Sopra, la cappelletta all’inizio del villaggio e a lato uno degli antichi giganti della selva castanile in cui si
racconta di fuggevoli incontri amorosi dei tempi andati. Sotto, l’aglio
ursino, pianta protetta che tappezza in primavera i pendii di Robasacco.
Robasacco
La piazza
Ci troviamo sulla piazza che divide i due nuclei che formano
il villaggio collinare. Imboccando la stradina sulla destra si
raggiunge la Chiesa parrocchiale di San Leonardo, depositaria di un pregevole
crocefisso in legno, restaurato
nel 2000.
Meridiana
Orologio solare conservato a
Robasacco, formato da un
complesso di linee orarie tracciate sul muro, ove lo gnomone (asta metallica) proietta
la sua ombra durante le varie
ore del giorno. Nelle giornate
prive di sole, logicamente,
l'orologio è fuori servizio ...
La graziosa chiesa di S. Leonardo a
Robasacco, risalente al quattordicesimo secolo. L’interno: il quadro di un
autore ignoto e la statua lignea del
Cristo
Dietro la chiesa, sulla facciata della
vecchia scuola, spicca la meridiana.
Sotto, la “gra”.
La salita al Monte Ceneri, tra torrenti e castagneti. Al centro, l’antico
roccolo, memoria del passaggio di
numerose specie di uccelli e l’antenna radiofonica, appresso al
museo della radio.
Roccolo
Stefano Franscini, "padre dell'educazione scolastica ticinese" scrive a proposito di
roccoli che ai tempi in cui se
ne faceva uso, da ottobre a
novembre una quantità inestimabile di uccelli, attirati dal
canto dei loro simili racchiusi
in gabbia e da marchingegni di
vario genere, finivano nelle reti
tese nei "corridoi di passo".
L'uccellatore appostato nel
roccolo non lasciava scampo
alle piccole creature (tordi,
merli, allodole, fanelli, ortolani,
ballerine, fringuelli ecc.) e
riempiva il carniere indisturbato.
I roccoli furono aboliti in Svizzera con la legge federale del
1872.
Museo radiofonico
Il 18 aprile 1933 fu inaugurato
sul Monte Ceneri il primo impianto radiotrasmittente nella
Svizzera di lingua italiana, dopo
le due stazioni nazionali di Beromunster e di Sottens, nate
due anni prima. La tecnologia,
in questo campo, ha cancellato
le impronte del passato, ma
per salvare gli oggetti raccolti
in settant'anni di cammino, si è
pensato bene di fondare un
museo dal nome identico a
quello che era stato imposto
alla stazione radio. Il 18 aprile
2001 nasceva così il Museo
della Radio Monteceneri.
L'esposizione, oltre la grande
quantità di oggetti e apparecchiature, dispone pure di una
biblioteca. In essa storia e tecnica sono ben documentate.
Strada "romana”
Ai margini del falsopiano dove
la montagna separa il Sottoceneri dal Sopraceneri, inizia la
discesa verso Quartino, attraverso una strada pavimentata
con ciottoli levigati, costruita
all'inizio del 1800 (non esistono documenti che lo attestano in modo preciso)
impropriamente
chiamata
"strada romana".
Essa sguscia sotto le fronde di
alberi secolari e propone punti
panoramici notevoli. Lungo il
percorso, dopo poche centinaia di metri, suscita interesse
la selva castanile del Patriziato
di Contone ripristinata alla fine
del 2007. Più a valle, appena
sopra Quartino, su una roccia
c’è la croce che indica il luogo
dove nel 1841-secondo
quanto si racconta- fu assalito
e ucciso un commerciante di
passaggio. La mulattiera, allora,
era la via di collegamento più
breve tra il Sopra e il Sottoceneri e quindi assai frequentata.
Una volta superato il valico, inizia la
discesa verso Quartino, passando
per la vecchia mulattiera il cui selciato è ancora ben visibile.
Da Quartino a Cadenazzo
L'ultimo tratto del "circuito" da Quartino a Cadenazzo - è
pianeggiante. I bei vigneti di
Contone, lavorati con cura,
precedono l'ingresso nel villaggio. Una sosta alla chiesa di
San Giovanni Battista, consente di ammirare una pregevole tela di Giovanni da
Tradate. La torre campanaria è
sormontata da una croce a
otto punte, emblema dell'Ordine di Malta.
La flora e la fauna
L’impagabile e romantica vista del
lago Maggiore, sempre dalla mulattiera.
Accanto, quello che sembra un paesaggio alpino è in realtà solo un cuscino di muschi. In fondo, il tramonto
dalla sommità del Ceneri.
Dalla primavera all'autunno la
montagna offre splendidi fiori
che esigono rispetto: anemoni,
primule, crocus, bucanevi, narcisi selvatici, miosotis, rododendri delle alpi, ranuncoli,
aglio ursino e altri meno conosciuti che si danno il cambio
lungo lo scorrere dei mesi.
L'azzurro ovale intercalato ai
temporali estivi fa da guardiano e da annaffiatoio a questo immenso giardino naturale,
ombreggiato da castagni, betulle, frassini, ontani, ciliegi e da
vaste macchie di agrifoglio.
La zona è ricca di cervi, caprioli, camosci, volpi, tassi, martore, faine, roditori, rettili e
anfibi, rane e salamandre,
mentre in cielo volteggiano le
poiane e i falchi spinti dalle termiche che accarezzano il
monte.
Nella selva non è difficile scorgere la ghiandaia, il picchio, e il
cuculo che marca la sua presenza con il tipico canto cadenzato.
Direzione
Sud
Rivera e le sue
attrazioni
La via verso il Sud
Altri siti degni di nota, si dipanano dal Monte Ceneri, testimoniando dell’operosità e
della fantasia delle genti che
popolano questi luoghi.
Il Mulino di Soresina, mirabilmente restaurato, si colloca
come un punto in fondo alla
frase nell’abitato di Soresina
appunto, frazione di Rivera.
Sempre a Rivera, la casa dei
landfogti,
frequentemente
sede di mostre artistiche antica residenza dei balivi che
controllavano questo passo.
All’interno della costruzione,
relativamente anonima vi è la
splendida sala del consiglio, col
grande camino e le pareti affrescate con gli stemmi di tutte
le più importanti famiglie boiarde.
E sul Tamaro sullo splendido alpeggio che domina la zona, la
famosa chiesa del Botta, che si
lancia come un trampolino tra
i prati e i boschi. Memento
dell’importanza che la regione
diede e dà ancora oggi al
sacro.
La cresta del Monte Tamaro, domina le cime dei dintorni.
A sinistra, Santa Maria degli Angeli,
al centro il Mulino di Soresina e a
destra la casa dei Landfogti.
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