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Curiosità popolari tradizionali

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Curiosità popolari tradizionali
//h^
£IP^
?
CURIOSITÀ
POPOLARI TPvADIZIONALI
•Ì"^i«^j-
P5-
CURIOSITÀ
POPOLARI TRADIZIONALI
PUBBLICATE
PF.R
CURA
GIUSEPPE PITRE
VOL.
II.
AVVENIMENTI FACETI
RACCOLTI DA UX ANONIMO SICILIANO
•i'#lt-i'
PALERMO
Luigi
Pedone Lauriel, Editore
18S5.
à
mj
AVVENIMENTI FACETI
'
RACCOLTI DA
UN ANONIMO SICILIANO
NELLA
PRLNLA
METÀ DEL SECOLO
E PUBBLICATI
XVIII
PER CORA
\
GIUSEPPE PITRÈ
a
PALERMO
Luigi
Pedone Laurihl, Editore
MDCCCLXXXV.
b
la
-
J^
--njaifip
?
Edi::^ione dì soli
200 esemplari
ordinatamente numerati
N. 114.
Tip. del Giornale di
Sicilin.
?
A
TOMMASO CANNIZZARO
MESSINA
IX
>
Questa %accoltina di aneddoti, fatta da un messinese,
^
\
>
.
.
.
va di ragione
sina siete
il
a
offerta
più dotto
ed-
.
.
.
Mes-
(
intelligente raccoglitore di novelle
ì
Voi,
che della provincia di
e can:(oiii popolari.
Né
che poco
?
io
vi dia
Che quanto posso
da imputar sono,
dar, tutto vi dono.
Vostro
]
i
ajf.""'
Giuseppe Pitrè.
£U'
é
è
^
BAi'
uOS
SIP-
AVVERTENZx\
|i^
L manoscritto di questi Avvcìiùìie liti faceti è
nella Biblioteca
Nazionale
lermo (segnato XI. A. 20),
e
di
mi
Pafu
dato a vedere da quel gentile Biblio-
1
tecario
Capo che
é
il
comm.
benemerito degli studi
tanto
Filippo
Evola,
bibliografici
in
Sicilia.
È
in- 16'' piccolo, rilegato in pelle di
mon-
tone, di cinquantasette carte (escluse tre bianche), pagine centotredici; e porta per titolo
^Avvenimenti
k
EAj^
Faceti
\
Ver mantenere
:
in ame-, nità
bV'
innocente
ìe
diverse città
onee
recrca:^LOìii
ste
\
Terre di questo
\
\
tura ne é nitida e chiara senza
che induce a ritenerla copia
il
,
\
Raccolte
\
In
Regno. La scrit-
un pentimento
:
un originale
di
smarrito o distrutto.
Chi ne
;
tura dei
(
o quasi
;
vita di
l
nersi
j
fatti
che egli
non
ama
chiesa
e
un prete o un
particolari della
rite-
frate predicatore della
pro-
vincia di Messina, e probabilmente della Terra
di
Marco.
S.
di
Non
,
che
malisti, poteva,
^
vallo all'altro
La
grado
Sicilia
uno
non
persone
di
de'
non
di offici
che un
altri
quaresi-
cosi detti
nel passato secolo, recarsi da
',
girar
di udire,
mezza
dalla
Sicilia,
bocca
di
e tro-
amici e
era allora divisa amministrativamente in tre valli
e le gravi difficoltà di
vcrbiale,
ecclesiastico
occupazioni ordinarie,
predicatore, forse
varsi in
locomozione fecero nascere
la frase
i
;
pro-
registrata in nessun vocabolario: Jiri d'un vaJlu al-
J
\
]
discorrerne con piena conoscenza
divini e di altre cose siffatte;
un
un
esclusivamente
occuparsi
chiesa
altri
\
^y
con
può
di abitudini, di
)
na-
dalla
ecclesiastico,
con
^
(
ma
di raccontare, tutti
argomento
tutti di
di
so;
sacerdoti secolari e regolari,
poteva
\
l'autore,
personaggi
)
l
sia
Vàutru, andare da un luogo all'altro lontanissimi tra loro.
<
^<t
Lon-
conoscenti, piacevolezze e storielle di
di
gi (prov.
Messina)
di
Bagheria (prov.
e di
Palermo), di Regalbuto (prov.
Marsala (prov.
Naso,
Catania) e
di
Trapani), per non
di
di
di
dire
di
Montalbano, Xovara, Mongiuffi,
Patti,
Xicosia, Aggira, Bronte, Randazzo, Termini.
Come
appare da vari luoghi egli viaggiava e
scriveva
decennio del
nel quarto
40
nel n.
no 1738
civili
e
'
XVIII
sqc.
non ignora
chi
e
»;
morali della
«
le
un punto
guardato
'
;
anzi
quest'an-
all'altro di
genere dei rac-
al
;
'
:
-
condizioni
quel tem.po, e
in
Sicilia
recarsi da
di
essa, giudicherà se,
conti,
propriamente
e
,
ricordato, senz'altro,
è
difficoltà
le
metà
prima
nella
;
^
;
]
che non un frate o un prete, pò-
altri,
\
tesse fare quel che fece
Che poi
egli fosse,
nostro.
il
come oggi
provincia di Messina, non c'è
bio,
A
^
non tanto
pag. 63
si
per
legge:
«
il
Varie
S/o N. N. moniale vechhia
S.
Giovanni
al
di
il
n.
33 al 1735,
1741. Solo
ombra
di fatti
divote
preci
direbbe, della
di
il
n.
il
n,
che egli
da
solite recitarsi
molta semplicità nel monastero
5
e
1
5
si
57 al 1736,
29 è del 1747.
di
9
n. 18 al 1739,
'^
"•
?
ì
».
/
1722,
)
^^
bis
(
}
i^
-
riferiscono all'anno
il
'
dub-
Regalbuto attualmente vivente in questo anno ij^S
Gli Avveuimenti coi nn.
^
ma
in
numero
si
>
-
^
o/^
racconta di quella provincia, e particolarmente
Marco, dove
di S.
quanto per
Villini di la sita
il
(per venni di
la sita,
Caglia ebbe cura di notare
midi mi inarricogghiu
frase
mili, giova rilevare
quel gruppo
\
zione quando preceda
\
in tutti
\
stono né
\
come
\
il
(
di,
}
tindi,
le
,
cioè
',
del
/;//
nella
voci si-
altre
caratteristica di
d indocile di assimilala
sono mai
seguenti,
dire del
baco da seta)
//,
forma unica
dell'isola, ne' quali
dialetti
si
la
e di
forma
la
\
i
',
dialetto in che egli scrisse, e che
il
gruppo messinese. Laonde, senza
e del
che
potè fermarsi di più
egli
sentite
che
e sola
non
esi-
voci messinesi
io raccolgo
da tuttto
libro: cssendu, dicendu, mittendu, vardandu, un-
manda, andari,
mi ndi vaju, banda,
vat-
qiiandn ed altre.
La materia
\
vindiri,
del libro è per più d'un terzo
non pure
ma anche
.
tradizionale,
\
continente italiano, in Francia, Spagna,
[
nia,
\
cioè,
)
rito
in Sicilia,
nel
Germa-
Inghiherra ed in altre contrade: aneddoti,
novellette, facezie,
più o
meno
motti di spi-
burle,
festevoli, più
o
meno
vivaci,
'
Vedi
-
'yLomcnclatura familiare siculo-italiana,^. 55. Messina, 1846.
^^^
i
nn. 4,
11,
12,
19, 23, 27,
—
IO
—
32.
—
^.^
.
j
da
scritti
in
altri
Italia;
che
e
qualcuno
ci
;
venne, nientemeno, dall'Oriente, culla
d'
una
gran parte de' racconti che corrono presso
i
^
i
volghi di Europa.
;
Senza esagerare
il
valore
per altro
,
abba\
stanza limitato, del presente libretto, vo' rile-
;
vare
l
nn.
i
1-3,
3
rap-
riferentisi a sacre
e 22,
presentazioni in Naso, Bronte, Aggira,
Ran-
;,
dazzo
e,
più che altrove, in Nicosia, celebre
J
per
la
sua Casa:;^a, rimasta insuperata finora
l
tra
noi
';
ed
numero
il
15, che
un nuovo
è
^
documento da aggiungere
fiche in Sicilia
;
')
^
'.
Vedi nel mio volume
(Palermo, 1881),
Ili,
e
alla storia delle pre-
(
Parecchi racconti ricordano
i
Spettacoli
di
lo studio Delle
D'AxcoxA, Origini
)
cilia,
)
Sacre Rappresentazioni, segniti da
;
e.
e
Feste popolari
2
II,
p.
Si-
del Teatro in Italia. Studii sulle
un''
appendice sulle
Rappresenta-
Le Mounier, 1877),
-/o«/ nel contado toscano (Firen;^e, Successori
voi.
siciliane
Sacre '^appresenta-^ioni in
296 e seg.
Giova riportare
le
;
parole
del
nostro
anonimo
:
i<
Morì un
(
Terra
;
^
giorno
la
sua madre: egli
(//
sacerdote Isidoro
Lo Proto
della
^
mentre
di
con
la-
'
mentazioni e con lagrime, situossi in mezzo ad esse con una to-
>
di iXCaletto),
/
donne, che, secondo
^
cadavere della defonta
attorniato
)
il
il
era
costume antico, tenes^ano
dando
il
lutto
gemiti più dell'altre
;
>
vaglia negra sul capo,
te-
^
)
mine. Costume questo che osservollo nell'altre morti di altre sue
J
)
congionti (p. 28)
;
in gridi
e
».
>
Sulle prefiche siciliane vedi
—
Salomoxe-Marixo, Le
12
—
Reputatrici
)
deplorevoli gare municipali \
sale
di
a'
per
e
cali
ferma
nostri
i
e più
';
)
d\ino, pei colori lo-
]
caratteri personali
ignoranza
l'
che ces-
tutt' altro
e
che
con-
offre,
]
abusi di certi eccle-
gli
\
siastici
contro
dell'isola,
secoli gridarono
i
i
sinodi e
cesane di Messina,
\
costituzioni dio-
l
le
Patti
di
parecchi
per
quali
Siracusa
di
,
,
di
^
Catania
',
xMonreale
zara,
e
Palermo.
e
ne conserva
la
sull'ori-
<
grafia tutta fino alle
(
strane abbreviature ed adi accenti. Forse trat-
in Sicilia; nelle 'yLiiove Effemeridi siciliane, serie
D'Angelo
)
II,
e Cipriano, Intorno alle Prefiche e ad
vian::e praticate das'li antichi siciliani alla loro
}
]
<
L'edizione é fedelmente condotta
ginale,
Maz-
oltreché di Cefalù, Girgenti,
voi.
I,
1874, e
alcune
)
<;
costa-
l
morte; nella 'Suova
\
<
Raccolta di opuscoli di autori siciliani,
Vedi per Veria
'
i
n. 6,
il
Vili.
t.
per Nicosia
(
nn. 1,25, 26. 49, e poi
i
nn. 34, 50, 59, 61.
^
Cfr.
^
]
GuASTELLA, Canti popolari
del circondario
di
Modica,
J
p.
LXXXVI
e seguenti (Modica, 1876) e
e dei suoi tempi, cap.
liali e
funebri, p.
II,
(Ragusa, 1880)
58 (Palermo,
popolo di Palermo, an. XVIII,
i
Di Tommaso Campatila
<
mi-
\
del
\
miei Usi nataliii
MDCCCLXXIX)
n.
113;
il
;
Giornale di
U
,
Amico
Sicilia,
anno
^
XVI^
n.
228, e più che altro, varie delle Fiabe, Isiovelle e T{ac-
conti pop. sic, serie II
^
in
Particolarmente
i
(Palermo 1875).
s
sinodi del 1588, 1621, 1648, 1663, 1681, 1691
Messina; del 1567, 1584, 1687
in Patti; del
Catania.
\
16:3 e 1668
in
\
l
s
13
-
^
',
)^
l
tandosi di un ms. d'un secolo non
avrei potuto essere
gli
sono,
scritti
che
e
tura rivela,
mente
la
uno
la
de'
considerando
',
forma materiale d'una
scrit-
non meno che
sostanza
la
]
liani
\
tato conserva più o
)
del dialetto,
secolo scorso,
meno
fedelmente
senza preoccuparsi
di
schiettezza ed ingenuità che spesso
\
scrittori
gine contenenti
(
il
;
;
\
forme
e
di
di quella
manca
al
popolo
logia, ed è
è
gli
in
da parte
lasciar
Magnificat
Litanie e
le
tine solite recitarsi
bocca
;
agli
d'arte.
Avrei anche potuto
morti,
le
stile
com.penso, ha un po'
\
)
sici-
scrittori
quale nel suo det-
il
{
essa,
di
Xel caso nostro l'autore
mediocrissimi
tanti
in
con-
come
é
ma,
ma
pubblicati
^
lingua;
farlo
vanno
altrui
dell'autore.
del
scrupoloso;
non ho saputo
fesso che
che
meno
lontano
,
altri
chiesa;
documento
la
le
Sequenza dei
inni e preci
ma
di
pa-
il
la-
latino in
demopsico-
un notevole contributo
allo
studio
[
delle
l
)
etimologie popolari, che oramai
vantaggiano degli importanti lavori
'
Quello che mi son permesso
e la
sima nell'originale.
—
14
-
di
punteggiatura
si
av-
Gustavo
,
Jilettosis-
\
]
•
f
Andresen per
Danimarca,
mer
di
la
...Xyrop
Germania,
Karlowicz per
per
di
la
Russia,
di
la
Pal-
per r Inghilterra.
Di note illustrative ho voluto esser parco;
;
l
e
rubrica delle
la
J\iriaìiti e
com'è mio costume,
tata,
edite.
Ma
a sole
si
raccontano
cosi qualcuna di esse,
come
piaciuto di riportare a
è
ho
limi-
cose italiane
siccome ora l'una ed ora
queste capestrerie
mi
Riscontri
alla
l'altra di
giornata,
variante inedita,
documento
della
loro popolarità, ed a svago onesto di chi legge.
i
Nell'indice ho creduto di apporre di
titoli
ai
racconti che nelT originale
mio
non ne
hanno.
Palt-nno,
i
Gennaio iSS).
G. PlTRÈ.
^1
-O/ì
^
k
%\,^^.^-.,_
-if\59
Avvenimenti
Faceti
Per mantenere in amenità innocente
le
one-
ste recreazioni
Raccolte
In diverse Città, e
Terre
di
questo
Regno.
k
mh'
•ora
?
I.
Verbo, Settimana Santa, Passione
e Crocifìsso.
N Nicosia
vivi la
'
,
rappresentavano con personaggi
Passione di Nostro Signore
uomo
Crocifissione pigliarono un
^|r
'
il
quale quando fu l'ora di salire
si
tolse
i
Chi rappresentava
calzoni, e
S.
'
di allontanare dalla
quella preda.
Il
Crocifisso
,
,
Giovanni,
in
cambio
di
e
la
sii la
Croce
al pie della
Croce.
nelli
destramente col piede
Croce
i
calzoni, per poi far
che non guardava altro dal
suo patibolo che quei calzoni;
di
ripose
per
Giovanni, s'era accorto, che
calzoni v'erano tari dodeci
procurava
li
;
dozzinale,
in accorgersi dell'astuzia
proferire
qualcheduna
di
quelle sette celebri parole, gridò ad alta voce, e disse:
Giov.^f non
la
Passiim
k
tru-
ti
5.
rimine
cu
li
caimin, cha
si
nò
si
guasta
»
prese, e
li
mise nella caldaja dell'acqua bollente; d'un
li
subito saltarono a quelli l'unghie;
si
resero incapaci di
gamba. Intenerito poi quel semplice
stare più in
funzione che avea
compunto con
fatto, tutto
comparve innanzi
agli occhi,
di quella
lagrime
le
padrone, e dimandato
al
della cagione del suo lagrimare, rispose: 5/^/',
la
Zena
comu
^
Ih Patri Arcipreti:
non intendendo quegli
mistero che Zena, ripighò: Si^J'
il
hi
Tatri Arcipreti ìavau
li
gire
,
S'infuriò
diceva
mandraio,
il
^^
essendu iddi
li
li
mei A-
padrone, e se non era veloce a fug-
il
uomo
quel pover
,
pedi a rApostiili, ed in ficcai
pedi di dudici crasti ntra la lacciata
postidi.
fattu
ajii
che avea fatto
Cristo
il
)
già
,
^
averebbe ricevuto
e
sig.'
quel Pilato, di
Marco
In S.
Lo
Ignazio
'°
v*era
un gentil'uomo per nome
Presti; quest'era
un giorno
mezzo
conduceva
in
mentre
cantavano
sig.'"
si
si
faceva
ivi
in d.
si
le solite
Or
percuoteva
il
di Cristo
trovan-
mo-
i
vedere l'imagine di Cristo morto, investitosi
d'una gran pietà, alzò
sagra figura disse
:
lux pedpetiia luceat
mutando
il
petto, dicendo: Perdimu,
misericordia. Intanto passarono avanti a lui
preti; egli in
si
morto;
genuflesso
preci, era
il
mutando
una funzione, che
un lenzuolo un simulacro
Ignazio, e
min Din,
/
bleso,
della Settimana Santa nella Chiesa del
nistero del Salvadore,
e
mo-
la
destra, e
benedicendo quella
Redeqiiiem etednam dona
ei,
]
>
nel parlare la r in un misto d'r e J e la
dosi
j
di
anch'egU crocifisso.
4.
<
condanna
la
commovendo con
ei
Domine;
et
ciò tutti a risa;
quella scena di pianto in trastullo di gioco.
—
21
—
5.
la
Nella
Filippo " nel 1727 in circa fecero
città di S.
rappresentazione della Passione. Prima
che
in Croce quell'uomo che doveva rappresentare
salisse
Cristo,
il
per non patir di sete volle da bere, e appunto
gli die-
dero un barrile; non s'accorsero quelli che doveano sco-
quell'uomo non era ancor satuUato
prire la scena che
in
Croce; sicché calarono
aspettavano quella funesta veduta
Cristo con un
barrile
SLi
la
Maria,
colpo ricevuto in
In Veria
'^
fraternità sotto
una gran
v'è
il
per distinguerle
i
si
modo
contro
non avia ddu
fari a vidiri
7.
2;ara tra
i
la
vennero
di
Crocifìsso
il
il
barrile
altrui,
due chiese
Susa
uno
,
con-
Jusa. Più
e la
di
Or
quelli
non potea rimenar
competitori, ed eruttò:
diaviiìa:(^u di ddii
e
perchè una
mani.
alle
loro,
e
e l'altra nel basso,
della terra,
chiamano
le
sudetti fratelli
che portava
il
gran dolore del
titolo dell'Annunziata,
giorno ripigliandosi tra
a suo
per
il
Vergo-
testa.
sta fabbricata nell'alto
volte
accorsero eh'
dissetavasi.
apparenza, gittò
tale
che
spettatori
quale compassionante delle pene
la
ebbe ad essere compassionata
6.
li
s'
,
bocca
in
gnandosi intanto d'una
e
tela,
la
in
le
Santii-
Crucifissu,
un
villani
mani
Dia
!
cci vuìia
ecc.
In Veria
medesima
restò
mortalmente
ferito
un
da quello che por-
fratello
da un colpo ricevuto
tava
Crocifisso dell' emola confraternità. Già arrivò
il
all'ultima agonia.
Il
in testa
prete procurava
—
22
—
eh'
il
moribondo
facesse quegl'atti dovuti da
e portato
si
un cristiano vicino
un piccolo Crocifìsso;
voltò dall'altro lato;
si
il
per un tale atto, e maggiormente
gersi col Crocifisso; allora
millu d'avanti, chi
chiù
moribondo
maravigliavano
il
il
di strin-
disse: Livati-
qiiandu crisci divintirà
Alludendo
al
Crocifisso
che sbattutogli in testa era
confraternità,
in vederlo
circostanti
persuadeano
moribondo
chistii picciriddii,
diaviilu di so patri.
i
a morte,
la
della
caggione
della sua morte.
8.
la
In Longi
'^
sac/^ D. Rosario Fanghi avea in cura
il
cappella del Crocifisso.
quella terra,
nente
non
Or
il
Marchese padrone
saprei che cosa c'avea da dire
al Crocifisso.
Apprese
il
sac.*^®
eh'
il
vesse voluto disporre di quel simulacro:
gliò
il
sacerdote:
ciativillu:
mi
Lu
non minni
,
Cnicifissii vecchiii ardiiivillu,
'^
cura; la novu, Sig/'
,
a-
ripi-
ahhni-
non voghili chi
In tiiccati.
Ciò
lo
sapevo per bocca dello stesso Marchese.
9.
Il
Verbo Messa.
sopradetto D. Rosario Fanghi in Longi andò ad
una caccia selvaggia
dor della caccia
)
Marchese
Sig/'
di
atti-
in
una selva vicina,
dimorò ben
tardi
fino
e per
1'
ar-
doppo mezzo
giorno; ed uccisa una piccola troja selvaggia, lieto se
\
ne ritornava,
)
chese, padrone di Longi,
/
rispose:
e
passando per
l'
le
ville
del
sig.''
Mar-
interrogò dove andasse;
li
Signiwij lassatimi stari, chi pri sta beneditta piir-
-
23
,
Tanto m'à
cedda, aju lassatu la inmaliditta ^Cissa.
contato lo stesso
i5.In Capri
'^
sig/'
ed ogn'anno
teressi^
Marchese.
un sacerdote
v'era
rac-
assai attaccato all'in-
verme
nutricato del
al fin del
della
seta, grano ecc., tante erano le sue sofesticherie con
maestri, ch'uscivano dalle bacce la seta; molti
tendo soffrire
non po-
pretenzioni del prete, o se
le sofistiche
n'avevano da fuggire, o restavano
in prigione
ad istanze
del prete, sicché niun de' maestri voleva servirlo.
un giorno
in
di festa radunati alla
campagnia,
della vicina
v' era
Chiesa
gli
di seta. Il prete l'indusse
ad
e
doppo
nello
tre
'^.
Messa
la
Ciò concertato andò
vestiva a
si
ne sarebbono
se
giovane
le
ciò udito
vane
il
a celebrare
il
al
lui
men-
del sac.^^;
arrivasse
finché
sacerdote
2i\V
al
sac.*^
il
Quando
Orate fratres s'accorge eh'
il
gio-
era alquanto distante dalla Chiesa, che se ne andall'altare così vestito
escie dalla Chiesa,
dotale,
vane; quello
zandosi
si
le vesti,
cominciò
a
mise in fuga, ed ecco
cominciò
a
alla
chiamare
il
saceril
gio-
sacerdote
al-
gran passi ad inseguirlo,
durò questo corso per un miglio continuo per quelle
campagne, fintantoché
Roma
k
un
manga-
sac.*^ e
sofisticherie
e
giovane aspettò
dava altrove. Scende
e
con
affittarsi
sino all'Offertorio, e quieto quieto partissene.
arrivò
genti
forastiero
rispose esser
andati
Or
Messa alcune persone descrissero
pessime qualità
il
tutte le
un giovane
ed interrogato dal prete chi fosse;
maestro
li
tutta
arrivati nella
fangosa per risate
;
Piana
allora
il
di Pietra di
sac.^^ disse
:
r
-?
La
mi Fai
senti b. /.
fattu, ini la paghirai
sene in Chiesa a proseguir
seppe
non doppo morte
se
tornos-
e
;
non
caso
tenendolo occulto
^
che furono spettatori
laici,
Il
per proprio decoro, e facendo
sac/' di Capri
quei
Messa.
la
di
si
quei
che
ivi
quella comedia, o
più tosto tragedia, tacessero anch'essi.
II.
Marco un sacerdote chiamato Muglia
In San
di-
ceva Messa in una Chiesa della campagna in tempo di
>
tempo due femine
di stare
l
Sagrificio discorrevano tra di
)
nutricato; in quel
attente a quel
tremendo
in
cambio
loro del nutricato, e facevano le loro querele, che
verme non mostrava
molti lamenti,
fruttare. Egli,
voltò
si
dall' altare
doppochè
min
vernili
:
Non
ristan cu
il
intese
doppochè erano
minciate l'Orazioni segrete, e disse loro
ravigliati nò: ancora la
"
col
ma-
vi
speghia
la
a Ih cnlu.
12.
Lo
Messa
a
Sac.^^
stesso
Muglia
trovava un
si
giorno
nella sagrestia ch'aspettava ch'entrasse
vestito
un
che diceva Messa per poter uscire a dir
Fratanto due sac/' conoscendo V ignoranza e
plicità del
la
Muglia,
Messa, e
farle
sudetto Muglia
di
domandare
il
all'
si
raccapricciarono a far
recitare nella
e
Credo.
altro se
perchè nella Messa
» Sì,
di
la
v' era
Non
ripighava
di
l'altro,
-
25
>
?
sem-
\
celebrare
Requiem
Gloria e Credo
>
al
\
in
Signore, rispondeva
Requie non
\
sua.
la
Gloria e Credo. Pertanto finse uno
quella mattina nella Messa. «
l'altro,
Messa
altro
;
)
\
Gloria
l
che nella Messa de' Santi
?
-
v' è
10:
Gin
c::
dottori entrava
cui
si
la
dottor
cava questo privileggio. Stava
defonto per
il
Legge
di
Muglia
il
dubbio coll'orecchio attentissimo,
gliere
Or
Gloria e Credo.
celebrava, era stato
questo gran
a
mostrava
e
toc-
gli
;
di scio-
gran dubbio. Quello ch^ avea detto, che non
il
toccava a
dirsi
la
Gloria e Credo, mostrò di lasciarsi
convincere, e rispose: Aviti ragiuni: non avia fatta
chi In
flessioni,
ììiortu
venne
Gloria. Intanto
e la
era Duttnri
la
Gloria, e
la
due furono
e quelli
ci tocca certa la
l'ora d'uscire
sua Messa.
Chiesa, per dir
trepidamente
:
Doppo
il
Muglia
il
nell'
in
Khirie dice in-
doppo l'Evangelio
truffatori
ri-
Creda
il
Credo,
ingannarlo, spetta-
tori nell'udirlo, e poi derisori nel beffeggiarlo.
13.
Non
saprei in qual
o terra della
città
cantandosi' la Messa votiva de Tassione Domini,
diacono sprovisto
s'era accorto, che
di
Sicilia,
il
Sud-
quello che doveva cantare,
non
titolo della sua lezione era guasto^
il
per un buco che v'era nella carta del Missale. Sicché
si
leggeva bene: Lectio Hiereniia Propbeta, mancando della
parola Frophetce
que
la
la
prima
Incominciò dun-
Pro.
sillaba
lezione con voce utentica, e disse così: Lectio Hie-
remia, ce un
pirtusii, e fete.
Quali
risa
si
sollevassero in
tall'occasione, meglio è supporle che descriverle.
leggiata
il sac.*''
(
in
v'era mansionario di quella col-
D. Ignazio Quattr'occhi,
una mattina dire
posto
'"
Aci Catena
14. In
1'
al
ultima Messa. La sua
ordine per
il
pranzo
del
fio:lio
quale toccò
madre avea
un bel
pie-
W
clone; ma,
non sapendo come
lo
volesse apparecchiato,
spedì un suo nipotino alla Chiesa per
zio in qual maniera gustasse
il
domandare
allo
\
)
piccione. Arrivato alla
j
Chiesa
trova in suU' altare lo zio
non stun dlgniis
ragazzino
all'altare
liti
dicendo: Zin
la
seconda o
dignus, [e] rispose
tectum meiim.
do
fui
la
ma
morto
Domine non sum
prosequendo
:
ut intres sub
celebre questo successo, che quanin
Aci Catena, non solo
me
migliori gentil'uomini di quel paese;
i
Lo Proto
fu
della
Terra
di
Maletto
ove solea abitare nel 1727
in Bronte,
Quest'uomo
coma va-
Sac/*^ stava
D. Ignazio mei confirmò.
D. Isidoro
15.
la terza volta:
seconda volta
lo stesso
voli sapiri
il
premura
tutto
o avriislntii ? Il
Arrustutii,
:
Fu tanto
raccontarono
nonna
:(iu, la
Domine
al
senza abbadare
e
;
tremendo misterio, accostasi
al
hi picciuni: si bughiutu,
dicendo
lo
Messa
della sua
giunto
un
uomo
da bene
;
ma
'"^,
già
in circa.
tanto
effemi-
nato, che filava, tesseva, e s'impiegava nelle faccende
proprie delle donne, qual'erano lo allievar galline, aver
cura di pulcini, trattandoli delle maniere proprie donnesche; ed anche
donne. Gli venne
altari
ma
quella
a
donne; era ancora d'intendimento corto
delle
le
voce sua s'assomigliava
la
,
e già n'
in
andò
come
testa di farsi ministro ne' sagri
in
Messina per
essendo egU molto scarso di
provato: non perciò disanimossi,
il
lettere,
Suddiaconato
ma tornando
ordinazione in Messina con un carico
;
fu subito riall'altra
di presciutti
per
regalarlo a chi potea promoverlo, ottenne l'intento di
K
-
27
l
)
CLD
m
negl'ordini
entrare
mandato
sagri.
Tornato
al
paese
e addi-
^
ordinato, rispose che se avesse
se fosse stato
portato più presciutti, avrebbe fatto ordinare
il
somaro
che l'avea portato in Messina. Morì un giorno
madre;
mentre
egli,
il
la
sua
cadavere della defonta era
at-
torniato di donne, che, secondo
il
con lamentazioni
e
vano
in
lutto
il
mezzo ad
dando
esse
costume antico, tenecon lagrime;
negra sul capo
tovagHa
con una
gridi e gemiti più dell'altre femine.
in
questo che osservoUo nell'altre morti
gionti.
Or
del dir la
Messa erano
,
e
s'
lo
a
Messa
coli'
li
chierico D.
il
era tant' imprattichito
pregai che
sue con-
uso
salti
decima parte quella Messa che
alla
Proto, che anche dormendo ve
tirla
,
,
Costume
smozzicature e
tante le
diceva. Soleva servirlo
Schillerò
di altre
questi arrivato già al sacerdozio
che non arrivava
situossi
me
la
la
Messa del
della
recitava. Io in sen-
scrivesse, e quello
piacque, ed è tale quale qui
la
Mario
mi com-
trascrivo.
In nomi Patr art ara Dei.
Jiidica
me do
scarsa gente uno doloso
me
Emitte luce sme assenint in monternacula tua.
Confitehor tu sturba sme.
Gloria Patri,
Introibo in
e
Spiritu Santu.
nomine Domini.
Cojtfteor potenti B.
M.
sempri Micheli Arcangelu, heaiu
Battista, santis frates piccati
niuri
certionorho
culpa. Iddiu pregu beati onnes Santi Tatri a
,
opere
D.nu
me
nostru
Misereatur vestri pervostra misera eterna. hidulgen:(a assolvi
piccaturu onni cor su D.nu.
/
Wì
28
M
Pi
OJB:
Messa
Stimai io questa maniera di
me
del chierico Schillerò, che
tirmela conlìrmare da migUori
mini del paese,
sospeso
non
di
poca
ma
entità,
in
Spitaleri
Quindi U Brontesi spesso
In un giorno
il
cominciarono
S.
impazienze.
e delle sue
a toccarlo
il
"'
,
e
medema Cap-
specialmente sopra
D. Mario Cappellano
della
Marco, situata in campagna, sopra un po-
getto esposto
ceano
riflessivo.
lo stizzavano -°,per prendersi
de' Deputati della
cappellania. Era
Chiesa di
un
Tesoriere della Cappella del SS.° Sa-
gramelo, unito ad uno
sua
avessero
zelante; prendea però le mi-
gioco delle sue proposizioni
pella,
1'
Bronte era
sure questo suo zelo dal suo naturale poco
la
sen-
in
Miscellanea.
sacerdote D. Mario
uomo
,
'^\
i6.
Il
caricatura
ma
sacerdoti e gentil' uo-
perchè
restai stupito,
una
scrisse
hi
ai
venti,
che col loro impeto spesso
saltare le tegole di quel tetto;
montato
saprei se in zelo o in collera cominciò a
che mandassero a male
i
frutti delle rendite
egli
fa-
non
riprenderli
pingui della
Cappella, e poi soggiunse: Via antri incappastivu cu Val'
tari di
ed
ìli
SS.
Sagramentu,
illu [è] chiiisii
ma
jii
in
e
vi In mangiati vivu e inoriti,
me^^n a quattrn
ncappai cu chiìV armali di
jornu carriu canali
Tanto
a
me
il
^^
in
sig.''
5.
tavidi e non parrà;
Marcii, chi tuttu lu
collii.
Barone D. Filadelfo Papotto.
-30
-
à
17.
Trovavasi in un'altro giorno
tesi
Pojo della CoUa^ in
il
a recitarsi
1'
Franzone,
rio
ivi
e chi
campagna, ove
l'
Arciprete suo nipote
ce sig/
Deiun prcecemur
servet
a
liicis
grandi diavidii di
tornò a dimandargli: Ch'aviti, chi
Mario:
E
orto sidere:
chi voghili aviri
gran dia-
ci
scecca.
L'Arciprete
Ed
fiì ?
egli,
il
D.
Sta santa scecca non ni a las-
!
offi:^iu
Linguam
:
refrenans teni-
sacerdote sono celebri
peret etc. L'azzioni del sudetto
Bronte.
in
Atto
18.
di
Fede Teologica
gato nella Novara
17
li
Fu giorno che toccava
d'
un
congre-
Fratello
Aprile 1739.
farsi
la solita
congregazione
secreta per profìtto de' Fratelli congregati,
quali per
i
esercitarsi negl'atti delle 3 Virtù Teologali, esce in
mezzo
or l'uno, or l'altro a fare uno di questi
Toccò
ad uno d'essi far
alla
l'atto
in
Celti,
ghiu, comti motrici di tutti
beni, pirchi sen^a la Fidi
autra banda; la Fidi
è
atti.
di Fede, e genuflesso in
Congregazione proruppe
in cci cridu chi stati
CTD
il
ri-
ut in diurnis actibas, nos
supplices,
satu diri stu diavidii d'
D. Ma-
D.''
adjutorium etc, [e]
in
spose subìw.Lassai imi stari, jam
vtilu:
:
cominciò
disse l'Arciprete;
Ziti ? gli
D. Mario avea cominciato: Deus
nocentihiis
sudetto D. Mario
Divino; ed era arrivato a prima -\
Ojfly^io
quando capitò
il
volgarmente detto da' Bron-
Spitaleri su d'un pogetto,
li
in quest'accenti: SS. Patri,
ed ancora In vostrii SS. Ficosi; iu cridu,
non po:(^u
iri in
ma
31
-
non cridu
Taradisu, ne ad
finmtina, chi po:(^u diri
-
mezzo
?
Iu Vicerrè
m?
^a/a
manda un
o
ordini, e
non
ohhedutu; dunca non
è
cominciarono a ridere, ed
tre Fratelli
Congregazione fu necessitato
che
era sacerdote; lo scrisse e lo
consegnò
medesime parole qui
il
finisse.
a
è.
Qui due
Padre della
Uno
d' essi
me,
e colle
trascritto.
l'ò
Benedizione data col braccio svelto dal corpo
19.
d'una femina uccisa.
sig.'
Il
di
S.
Ignazio
Marco
nella
Lo
Presti sentendo che fuori la terra
campagna
s'
era
ritrovato
il
cada-
vere d'una femina assassinata, accorse cogl'altri a ve-
dere l'assassinio, e appunto trovarono quella sgraziata
tutta ferite,
una
della quale era
stata si
che stavan questi due
spalla e braccio
gionte per un pezzetto di pelle
il
sig.""
rimasta
grave
tra
la
membra consana. Allora
Ignazio va per maneggiare quel braccio e ap-
pena toccatolo
tre giorni
si
svelse subito dalla spalla, perchè eran
che quell'infelice era stata ammazzata, e perciò
incominciando ad
dal suo busto
;
infracidirsi
,
quella pelle distaccossi
in avere già libero nelle
sue
mani
il
sig/ Ignazio quell braccio, alzatolo in aria cominciò a
a dire ai circostanti: Viditi, fighioli, qiuintu semu rnisedahidi
!
Cui cavia a didi a
capddicci avia a distadi
campagna
?
fatti nostrìdi
rare;
ma
gli fini la
m
Mpadamu
^^.
a
chista chi nlra dii
comu
li hestij
meghiu di di
ammalata
spisi d'atitrudu
ndra
ad addri:(^ari
Avrebbe voluto più proseguire
so
la
li
a pero-
perchè non hahehat usnm a raggionare di Dio,
polvete a poter colpire
-
32
-
i
cuori, e ritornandosi
p
quel braccio di quella uccisa peccatrice nelle mani, alzò
come
una reliquia
se fosse
Agata o
di S.
[
Agnese,
di S.
J
e poi dicendo: Benedicat vos Omiipotens Deus, Pater
Fi-
et
\
lius
Sanctus. Fatt'
Spiritiis
et
quel avanzo opprobrioso
se2;no della
il
Croce con
quell'infame cadavere^ git-
di
toUo addosso a quel corpo assassinato, e partissene mo-
vendo
dero
a
quei circostanti,
risa
a
cacchinare, quanto più
quali tanto più
i
il
die-
pareva
Ignazio
sig.''
loro compunto, tanto ridicolosa era
si
specie che n'a-
la
veano.
]
)
/
;
)
l
a
me
i
20.
Un
Notare divenuto Confessore.
Tanto
Facea
la
conoscenti del detto lo Presti.
Missione
in
una piccola terra
il
padre Andrea Genovese della Compagnia
in
)
quei giorni santi arrivò
all'
)
celeberrimo
ì
Gesù
;
di
arciprete un'editto
,
e
del
j
suo prelato,
cui gl'ordinava che pubblicasse a be-
in
neficio della sua pieve
con
il
Giubileo conceduto dal Papa
tutte quelle grazie solite concedersi in cotai
bilei,
tra
le
quali
vere da peccati
si
communicava
la
\
\
s^iu-
5
facoltà d' assol-
(
etc. regiilaribus et secuìarihus.
L'arciprete
J
restò sorpreso a queste parole
sua terra
del
non
v'e n'erano;
,
perchè religiosi nella
dunque interpretò
la
mente
Vescovo^ che intendeva parlare nel reguìarihus
quei pochi preti, che l'ajutavano a pascolare
a sé
commesso;
altri
laici
nel secularìbus che
eh' in quella
tori de' preti;
«
ma
si
il
di
gregge
dasse podestà ad
congiuntura divenissero coadju-
qui in questo
-
33
piccolo paese
non
(
(
ve n'è che un solo intelligente,
metter
la
cura d'ascoltare
sono contadini
sione;
pare
di
com-
>
confessioni; tutti
2:raltri
<
ed ignoranti per
profes-
le
esercizio
,
dunque bisogna che
io
cui possa io
a
prevenghi a mio com-
notajo, affinchè a bu'jn ora per di mattina
il
trovi in chiesa e nel confessionario
m
quest miportantissimo unpiego
che l'ora della notte
del notajo, bussa la porta
si
,
conferire con lui un'affare di
pallidi
il
per aggevolarmi
^'\
». Jiscie di
fosse avanzata,
si
si
porta alla casa
si
fa a sentire
somma
casa ancor-
eh' avea a
importanza; im-
sapea dove andasse a parare una parlata così segreta;
ritirarono in
consulta
e poi
spiega
la
un angolo
il
della
casa,
caso prò reguìarìhiis
si
lume,
piglia
timento da quello ch'era uscito dalla sua bocca.
que, ripigliò l'arciprete,
di
me
sig.''
dunque
Dan-
questi terrazzani; nessuno tra tanti
la
bontà
sen-
il
«
compare, voi conoscete
trova che possa adempire meglio
abbiate
)
i
',
',
(
di
di portarvi a
voi
il
ed io confesseremo
le
vedendosi
esser ancor sacerdote,
esser
;
)
i
l
S
in chiesa;
». Il sig.'"
confessore
poco potè dormire
l
si ri-
donne, quei due sacerdoti come
promosso ad
(
confessore;
buon'ora
giovani farò che confessassero gl'uomini
;
<
sceglietevi quel confessionario che più vi piaccia; e voi
tajo
\
gli
et seciiìarìhiis ;
sua sopradetta interpretazione, e quegU ras-
serenato rispose che non potea esser più savio
meglio
{
notajo quando a quell' ora vide in casa sua
r arciprete, che con tanta premura voleva parlargli, ne
si
j
in
no-
senza
i
>
l
;
-
quella
j
notte allo
riflettere a
fosse aperta la chiesa,
tant'onore. Sicché prima che
ei
—
si
aspettava dietro le porte, poi
34
—
,
-
era
,
?
sedendo prò Tribunali divenne
Pontefice, assolvendo
lancio Confessore e
di
quei casi quantunque spi-
tutti
nosi con tale franchezza che non l'avrebbe fatto
Andrea Genovese per celebrarvi
pre nel confessionario ad uno
amitato
sacca
la
padre
il
santa Messa, e sco-
col
collare
spagnuola, e stimandola
alla
Papa:
il
nel meglio delle sue fatighe comparve in chiesa
della
ca-
una
illu-
sione degl'occhi, attua maggiormente lo sguardo, e
scuopre
essergli
dall'
uno
d'impedimento
udito, e
compartendo
notajo, che anelavano
sig.
al
all'
assoluzioni a quelle femine
e dall' altro lato
accostate intorno
santi
per
lunga zazzara rovesciata suU' orecchie
la
non
gli
suoi
i
documenti, che l'avesse creduto un Penitenziere
di S. Pietro
o di S. Giovanni Laterano. Sbalordì
Genovese ad una
sagrestia,
si
tal
vista,
il
padre
e senza dir nulla entrò in
fece chiamar l'arciprete, e ritiratolo in dis-
parte, lo fece inteso
della
del notajo.
temerità
Quel
dottissimo Parroco senza esitare rispose non esser quella
temerità del notajo, mentre viene abilitato ad una
Vescovo
carica e dal
saccoccia
1'
editto
prò regularibiis
Genovese
uscir da
jo,
di
,
ne
et
secidarihus.
non
gli
avvertendolo
escie dalla
su quelle
Bisognò spiegarcele
costò poco
eh' era tenuto
all'
parole
il
padre
persuaderlo a far
il
quel tribunale di penitenza
il
compar nota-
inviolabil
segreto
tutto ciò ch'avea udito da quel luogo, e avvisando
tutte quelle
le
e
,
e dal Papa, e subito
e si facea forte
tal
femine che
si
riconfessassero, essendo nulle
loro confessioni fatte con uno
la
,
podestà dell'ordine, e molto
-
35
-
in cui
meno
non
quella
v' era
della
giurisdizione. Sarebbe
crassa, se
si
Troppo
meno
ella è palpabile
in
contano successi
dra di crastati
Randazzo
Randazzo
di
città
altri,
Capitano; quel signore avendo
il
in iscena.
fu
rubbata una man-
fatte
Gran Corte
non
ma
riuscirono
esser proseguito
s'appigliò ad un
dinò che fosse
rivelo al
molte indagini per
Capitano, e dall'istanze della parte e
del proprio onore, per
gia
si
questo.
aver notizia alcuna degl'autori del furto;
vane; premuroso
non
de' quali
padrone interessato fece
il
;
di tanti
assai più luttuosi di
Città di
Neirinsigne
tante altre terre e città,
ma
solo del nostro Regno,
21.
deplorabile un' ignoranza
fosse trovata in quella sola terricciuola.
si
portato
alla
dalla re-
mezzo termine
sua corte uno
;
or-
degli ri-
masti crastati; arrivato, sede egli col suo maestro notajo prò tribunali, e
il
dimandò
al
crastato chi fosse stato
ladrone ch'avesse rubbata quella mandra
? Il
povero
animale nulla rispondea perchè nulla sapea; ordinò che
se gli dasse la corda per sapersi, a via di tormenti, chi
fosse stato
il
volte. Allora
ladrone; quella bestia appesa belò per tre
il
Capitano rivolto
al
Scrivitinni rinforma:(ioni, su Notaru:
22.
Si
doveva
ci
Notajo
gli
dittu tri voti
le
mbè
:
^^.
Scena Seconda.
fare nella detta città un'opera sagra
avevano avvisato
disse
vicine terre e città
-
36
se
^",
ed
volessero
intervenirvi, e furono loro prefissi
ne' quali
giorni
i
J
dovesse rappresentarsi. In quei medesimi giorni capitò
in
Randazzo un delegato, non
se
saprei
Gran
dalla
Corte, o del Tribunale del Patrimonio; e comechè alcuni dei recitanti
trovavano imbarazzati in quei conti
si
reggi], giudicarono altri fugirsene da
gravemente ammalossi. Alla
denti,
sare
videro in debito
si
i
Randazzo,
altri
met-
uno ancor de' personaggi
tersi in salvo su la chiesa -^
vista di tanti sinistri acci-
Randazzesi
sig.''
di riavvi-
convicini paesi a farsi quell'opera sagra, e per
i
render più sonoro un cotal avviso mandarono un tamburo,
quale doppo aver battuto
il
la
di strada gridasse in questa forma:
r opera non
si
fa!
Lii
Diavulu
si
Cristu pighiaii la eresia
fuiuj lu
cassa, ed
cassa in ogni capo
Oh
chi
a Randa:(^ti
cumunicau, VAngilu
batteva di
^^^;
andava a cantare in un'
si
ni
nuovo
la
altra strada
me-
la
desima canzona, che meritò d'esser cantata per
tutti
i
secoU.
23.
Atto
Il sig.'*
da un moribondo.
di dolore fatto
D. Giuseppe Galletto fu chiamato
per ajutare a ben morire un vecchiarello
cognome Sgurbio,
e
timenti espediti ebbe
menti
spirituali;
rispondeva
alli
padre Galletto,
e
dimandamn
a
trovando
il
buon'uomo
buoni impressioni.
:(iu
villano
per
moribondo cogU sen-
campo d'insinuargU
e quel
Marco
in S.
a
alcuni docu-
modo
Orsù
,
gU
suo cordisse
il
Sgurbiu, facemu un atta di contri:(ioni,
Din perdunn
-
37
di
-
li
noslri
piccati
;
e lo
Sgurbio: Si sì^J' ora vegnu: era egli rivoltato dall'altro
Cominciò
fianco.
verso
moto
Gallotto, ed in ogni piccolo
il
prorompe
e racchietato
lecii
muoversi pian piano per
a
(
rivoltarsi
;
lagnava,
si
^
questa finissima contrizione:
in
;
ìasmaterna duna sdomini
in sperpetua luci a sdeu
e
5'^.
^
Tanto
me
a
24,
Un
stesso D. Giuseppe Gallotto.
lo
Confessore in Marsala.
un convento
religioso in
già avanzato
in
(
era
età,
della città di Marsala,
rovina
la
\
dell'
anima
di
)
quei
ì
giovanastri libertini. Sapevano essi che assolveva dalla
parte sua di pena e di colpa qualunque grave eccesso
\
\
senza applicar loro nessuno spirituale rimedio; sicché
j
quelli
impunemente correano come puUedri
per tutte
Veniva
praterie de' loro capricci.
le
indomiti
il
tempo
del precetto, o di qualche festa sollenne; l'andavano a
trovare a buon'ora anche nel
egli
rispondeva: Cu
cosa voi!
Deo
et
—Aju
— Mi voghiu
mea
tibi,
avanti.
vitti
— Aju
?
ma
ruhhatu
—
dari carsaratu
la
itii
;
Il
a la
N. N.,
Ginocchiati.
— Chi
culpa.
la
—
porta;
Trasi, chi
— Confiteor
cosa ai fatta ?
confessore: Chi diaulu farcisti
chistu è
— A^^
passa avanti
bussavan
lu, lu
tali e tali
Taternò.
mano con
letto,
—
—
tali casa;
Ora
confessore:
nuddu
alzava
mea
hastuniatu ad unu.
Il
?
cimfissari.
culpa,
passa avanti — Aju
schetta.
ddocu
è
'';
aju avutu
cosa.
Il
confessore
ed uditi
:
Ti
non pò an-
tant'altri
non per
eccessi,
proscioglierfi,
per maggiormente incatenarli ne' loro
38
una fimniina
nautru diaulu, passa
vistu, uè pighiatu
l'assoluzione,
?
peccati.
Tanto
me
a
padre Lorenzo Spezzapane ed
il
pa-
il
dre Marino marsalese.
Morto che ride
25.
Un
dalla
medesima
villano della
in Nicosia.
Nicosia, venendo
di
città
campagna, nell'inverno più crudo,
una tempesta
istrada da
tuoni
di
mezzo
in
della via
;
in
ma
ar-
rivò così sparuto ed interizzito
care una parola, tanto
gU
e
arrivò alla sua casetta
moglie stava per infornare
atto che la
grandini
,
non rimanesse
venti cosi freddi, che miracolo fu che
morto
fu assalito per
lampi
,
s^
pane,
il
che non potea
,
erano serrati
spic-
né
denti,
i
potea più sciogher un passo. La semplice moglie cre-
dendo
un buon complimento
di far
rinvenire lo collocò dentro
al
marito, per farlo
forno, e serrò
al
bocca
la
per farlo così ristorare, ed ella implegossi ad accomodargli
Di
là
il
letto
,
a qualche
se la passasse
il
padre
colli
a dirle che
si
il
il
e fare altre
di
là
la
figlia a
suo padre; accorre, apri
padre non parlava,
ti
ma
il
andò
denti di fuori; subito
consolò perchè
figlia,
masserie nella
tempo mandò
sua
casa.
vedere
come
forno, e vide
dalla
rideva.
—
vide. » Così contenta la
« Sl^ figlia^
madre
ristorato; quegli
non rispondeva, ma
senza
.
moto
lo
si
sentiva
rideva; finalmente
riscossero
,
e
comparve
senza senzo; lo sfornarono, e lo trovarono senza
Quest'è lo giudizio che han
1^
e la
ad altro poco di tempo tornarono, e tro-
vatolo che seguitava a ridere lo richiesero se
dal vederlo
madre
-
39
le
-
femine
:
vita.
nell'istesso
a-
J
mare uccidono,
di
tutti
e nel voler
flir
mali, verificandosi
i
il
bene cagionano rultimo
e
detto dello Spirito Santo:
J
Melior
est
iniquilas viri
Cappuccini
26.
quaui mulier
,
Nicosia in processione.
di
non mi ricordo ap-
Riusci molto cruda un invernata,
punto in qual anno, e molto più
mezzo
il
aprile,
stagione, ed in una
cirsi
la
dere
sgombro
nebia
di
all'
si-
inclemenza dei
cominciò
ivi
che
giornata
ad addolfece
si
ve-
Vincenzo Modica
sole, D."
il
Nicosia, città
in
tuata neir alto, e però più esposta
tempi. Passato
')
benefaciens.
unito con un'altro sacerdote suo pari, per godere più
agiatamente d'una solischiata, se n'andarono nella selva
de Cappuccini. Appena s'erano posti a sedere su quelle
tenere erbette, vedono ed
cappuccino,
cava
di
meno
tant' ingiurie,
venuti,
grida d'un padre
le
del
convento
miir improperi] quei due sacerdoti
doli per lo
di
odono
che da una fenestra
da
,
cari-
trattan-
quelli al turbine
ladri; sbalorditi
risposero con mansuetudine esser ivi
non per dar molestia
ma
ai padri,
per ricrearsi
dell'amenità di quel luogo; ed egli soprapighandoli trattoli!
vono
da indiscreti, sapendo che
di
limosina
,
tato di porta in porta ed agli,
loro quei poco ortaggi
padri. « Padre, noi
i
contentandosi
,
padri Cappuccini vi-
poco pane accat-
di
vengono ad
che sono
la
assassinar
delizia di
non slam venuti qua per rubar
ed insalata, che con un bajocco che
nostra piazza possiamo riempirne
40
-
il
spendiamo
ventre
di
quei
caoli
nella
)
due cavai-
f
i
U Uj
calure. Ch'avete, che fate cosi. »
a torci quello
che non
malcreanze que'
farli
date. »
Andate
«
ne state
via,
Bisognarono cedere
(
alle
]
sacerdoti, [e] ben carichi di militai-
)
ci
ne andarono
tre ingiurie, se
di
civili
—
via. Il
Modica però
si stabilì
l
costare troppo cara una tale bravata, e andava
;
penzando
alla
maniera, e
quando dovea disimpegnarsi;
al
j
ma non
passò molto che
Cadde
o:iuntura.
opportuna
con-
\
nel seo:uente ma^2:io la festa del Corpus
)
gli si offerì
Domini, che da per tutto
la
sollennizza colla più poni-
si
^
posa processione;
sera cenare
i
molto
padri Cappuccini sogliono in quella
a buon'ora, indi per
non succedere
;
[
loro nella lunga processione qualche necessità corpo]
rale, tutti
il
vanno
bisogno, e
ai
si
luoghi communi, o ne abbiano o nò
provedono questo
fra
loro; è
un uso
inveterato. Provisti che sono, tutti escono colla
)
>
loro
J
j
Croce
j
collocarsi in quel luogo che lor tocca.
(
ciò
in processione,
vanno
e
Chiesa madre per
alla
Sapendo
>
tutto
^
''
)
il
Modica, buscò una o due cipoUazze ^%
sus^o, se
fa
Fumana
tocca
gonfiarla
,
di cui
carne, è cosi acrimonioso
e le stuzzica
uomo
il
che
)
un prorito spaventoso che
l
ma
l
non con accrescer magior-
)
a stropicciar la parte già tocca,
necessita
1'
non con
altro profitto, se
mente
prurito.
s
J
{
il
Mentre dunque
Cappuccini
i
rano nel refettorio che cenavano, ebbe
modo
tutti e-
egli
<
di
J
segretamente
salir
sopra
,
stropicciò
nell'orlo de buchi de luoghi
sugo consaputo,
fosse accorto; poi avvisò
al
posto fuori
la
impregnandoU
e parte via senza
si
quelle
il
Chiesa madre,
cipoUazze
bene del
che nessuno
suo amico, e
come
si
di
lui
misero
se vedessero
pas-
)
c:::
ma
propriamente per vedere pas-
ì
Cappuccini; ed ecco che compariscono ben com-
)
sare hi processione;
sare
i
posti,
rono
le
luogo
secondo
modestia
e tutti
compagnie
tra tutti
i
e
il
suo sohto.
confraternità; tocco
le
conventi
Cappuccini
ai
più colla copia de' lumi,
convento fino
cendersi
e
,
diabolico
sugo
gonfie
nelle
rito infernale
con
cominciò
quel
ad operare
mano
perderono
all'opera
a
poco
a
i
e tutto
mente
il
deano
de'
mano
mano
glio
I
,
libera
al
la
donne non mi-
ma
i
in
in uscir di chiesa
mano una
colla
che
somma
tutti
il
ma
il
come
ma non
qui, ma
il
l'altra
me-
prurito.
tormentoso
palio (quest' è l'uso de' padri
refri-
terziario, porti la
il
Croce
Cap-
chierico con
^\
non grande
somigliante a quella degl'altri conventi
col palio pendente,
\
de-
chierico che portava la Croce,
puccini nella provincia di Messina, eh'
cotta,
mano
ajuto, o, per dir
davano questo
ve-
si
passavano da una
quell' inaspettato ed insolito
lor male,
da cui pendea
la
stro-
magior-
attizzare
candela accesa che tenevano, e
fratelli
)
pazienza; da prima bre-
la
impiegavano a dare
irritare
padri ed
gerio
mettendo un pro-
Cappuccini chi teneva dietro
all'altra
ad
veemenza
di
prurito con quella grossa lana, sicché
chi la sinistra,
stra,
<
di tante
stesso
era lo
\
del
In chiesa alla
vemente dava or l'uno or l'ahro
picciata,
più
,
buoni padri,
poco
moto
posteriora.
presenza di tant'ecclesiastici e
sero
^
molto
e
dentro d'essa finirono d'ac-
chiesa,
alla
però
\
entrarono
,
col
riscaldati
essi
)
primo
il
;
nella chiesa già riscaldata col fiato di tanti
Passa-
benché lavorato
di filo
bianco
,
e
___^jè
fhr
c
e:::
-
42
-
5ir-
non
non avea questo commodo d'adoperare
di seta)
mani impiegate
le
tutte
a sostener la
due passi dava due
in ogni
tendo finalmente più
si
due
calci
caminava; non po-
e
prima manzione che
soffrire, nella
che non potevan fare
parete, in
?
non sapeva che penzare
tutta la
communità
parte?
Il
Dio
Che
contagiosa
;
godeva
d'
una
tal
vista,
e
— Ma
me
decido; solo
quanto
l'ò
raccontato, perchè
non aggravare ad alcuno
de'
Dopo
sopra sta scritto;
io
,
noi
cosa e veramente
d'
avvertimento
nostri prossimi,
e
potendo
riportare pregiudizi]' maggiori.
essi
Il
la
quel
di
ingiurioso.
di
ogn'uno
ridicola e potrà servire ad
questo
di
specialmente
tanto
lui
quale cosa se sia stato di lode o di biasimo
27.
!
e senza confidarsi in al-
di ridere,
alcuni anni raccontò a
da
attri-
Ma
Modica, però, ch'era l'autore
morbo, era crepato
padre indiscreto che fu a
j
altri
ripighava qualche altro, anno quest'infermità nella
medema
cuno
;
dicevan:
altri
maraviglia se quest' è un' intermità
tutti,
La gente
è così mal'infetta! Altri:
buì van ciò ad effetto di rogna,
buono^
muro,
sostituì quella
padri Cappuccini in quella forma, ne sa-
i
perchè
il
mani
le
cui s'incontrò a fare la sua parte.
che vedeva
peva
però
e
fece nella processione, appoggiò le posteriora al
e quello
\
Croce,
Padre Fortunato
di S.
Marco ucceUato da
D," Giuseppe Gallono.
Era
tria
K
il
padre Fortunato religioso agostiniano,
Sammarcoto
,
e figlio
-
di
43
quel convento,
-
di
ma
paper-
^^
F ^^^
che mai potè avere pace co' priori
fu
sempre
tutti
in
i
età
^"^
di
quel convento,
tenuto lungi, e condannato a girare
d' essi
miseri conventoli della provincia. Avanzato già
parendogli duro lo star lungi da suoi e dalla
,
mise mezzi potenti, e fece più potenti promis-
patria,
sioni di star nel dovere, per far ritorno alla sua cara
ottenne quanto bramava, e pratticò
patria; infatti
quanto promesso avea.
delmente
fe-
Sapeva tutto ciò
il
)
sacerdote D." Giuseppe Gallotto, fratello per sangue del
\
ma
sudetto notar Gallotto,
genio,
gli s'offerisce
amore
e per lo
un'occasione, che dirò^ d'uccellarlo;
amenità
e per tenere in
più per
1'
tre amici,
fa
perdere
sonno
il
d'un'intiera notte al riferito padre Fortunato.
Il
mese
non
d'agosto di quest'anno fu calidissimo, sicché molti
potean pigliar sonno; tra
gli altri
il sig.''
D." Giuseppe
Filingeri disse a D." Giuseppe Gallotto, ito in sua casa
per visitarlo
O
«
:
Peppi, diamo quattro passi fuori a
prender fresco, perchè mi sento languir per l'eccessivo
calore
vento
Uscirono
».
di
di
O
di Filingeri: «
non vi dati a
ricrea:(ioni'^.
mise sotto
Ubbidì
la
il
Ora, sig/'
sentiri,
il sig.''
,
un ragazzo
e
cominciò a chiamare
Fortunatu! gniiri p. Fortuìiatii''
dare gnnri
e -a
p.
Fortunatu.
Erano
-
44
!
q
ed
il
Gallotto si
La notte
:
Ah
la
era
voce
gniiri
non cessava
digià date l'ore
—
mu-
una bona
chi vi daroghiu
di Filingeri,
fenestra del padre Fortunato.
,
con-
siditi dietru chistu
bruna e non poteva esser scoperto; contrafece
d'
il
sudetto
Peppi, penza a qualche burla per di-
vertirci ». Il Gallotto:
rettu ; e
casa, e s'avviarono verso
Sant'Agostino; essendo vicini, ripigliò
p.
di gri-
due della
ì
poco prima
notte, e quello era ito
replicate chiamate, ed affaccia:
fatico
egli parlava).
Galletto:
Il
nata; e quello: Chi cosa iw7
min patrnni,
e voli sapiri,
ghiu min, rispose
non
chi
,
Mi manda
:
li
ficu.
ad idda,
ci vnliti
ghiutu a In
dari
li
In chi fard,
e
Danca
Gallotto:
Il
è
ci
ficn. Il
dica a la
padre For-
tunato turbossi, temendo che non fosse riferito
dre Priore,
passiti,
ed
quaU
i
fica, pirchì chisia
p/^ Fortunato
non
:
Si sig/'
:
disturbi tra
nuovo
sta
Padre Fortunato:
chia:(^i, sig/'
.
damani
ma
riposati,
S.
e
tò
me
dumani
Il
,
cun
trattirai
aja pa:fen:^a
patrnni mi voli
;
manca
Il
presta.
WGdWoiio: Oric-
di S. ^Carcu, e si l'avi
padre Fortunato: Cusì
45
va
A^ò In cannscin. Gallotto:
torna. Gallotto:
-
Il
veni In patri Prinriì
patr unii
Padre Fortunato:
Marcoti.
e
S.
faffaccirai a la canventu.
lu
Cnèlu
F. S, avi tanti tempi chi
li
E qnandn
:
Dnmani matina
:
sira, e
Si signnri,
:
,
li
a lu patri Priuri;
avi ragìuni V.
Lassa viniri a la Priuri,
padre Fortunato
dormi pri
ma
a mia,
spetta
iddn la nego:fn. Gallotto
va
di
avesse di
convento; e però rispose con ardore:
Gallotto
l'ai intisu ? Il
sciirdatu
Fortunato
padre
con-
la
mia, non fajn dittn chi non voghin vindiri
la, fighia
Gallotto
potea esser
perdita
il
a saltar fuori del
Il
avesse fatto perdere
sudctto padre
giuntura, e questa
loro, per
pa-
al
quale cercava di vendere quei fichi im-
il
il
lu
— Fig-
nenti ntra In cnnventn;
la dirrai
cci
pri mia sarà ben fatta.
mia patrnni
vai vinditi
si
non sngnn
in
damani
lassala vìniri,
gniiri patri Fortu-
///,
Gallotto
padre, hi patri Priiiri
il
loca di la marina;
li
a letto; sente tante
Ch' è là?» (così en-
«
Comn
voli
è:
V.
ora
S.,
-O/ì
Ah gnnri
bona sira. Padre Fortunato: Bona sira! Gallotto:
non
Fort, sta sira
P.
datimi un
lindi iri;
ajii
l
di
pc:^:^etlii
^
pani,
Ah
na
e
di vinu pir car itati.
sti:^:^idda
chi partita! e tu si chiddu chi voi ciimprari
vaitinni va, e diimani pari irai
Diinca mi ndi
me
ìu
li
ficu.
mi
chi
///
Padre Fortunato:
min
]
^';
ci
V.
Ma,
gnato:
voghiu dari
S.
iddìi lu
li
ficu.
dunca
S.;
Taleccà, muìacciunottu
5^,
:
Priuri! lu non
li
ma pirchi
ficu,
Non
Gallotto: V. S. non
era addurmintatu
Padre Fortunato:
,
Gallotto:
Si, fighiu
Non fa^^a
bona sira a V.
ma
mi
è
e
S.
fa:^:^u
D. Paulu vostra
Chi
— Non
?
miu, guarda (ed escie
Padre Fortunato: Bona
!
P. Fort.:
nipiiti, chi
cci
Tu
?
capi
Padre
si
V. Sì
è
il
braccio
vedeva).
mi ndi vaju
chi diavulu voi? Gali.:
gnuri
non aju midi mi m'arricogghiu
D. Paulu miu
nipiiti
la stissa cosa V. S. e
D. Paulu cu
lu ciinventu;
mi
59.
cu lu cun-
lu niputi
?
Dunca
lu fa:^:^ii dari
aggiustali ntra di vui antri. P. Fort.: Si
46
'^;
sira. Gallotto:
dari un pe:^ieltu di pani di lu
è tutta
la stissa cosa
poi V
si ni-
già ni avia spu-
Dunca nuda
chi V. S. s'arrifridda; iu
gnuri p. Fortunatu
ventu
af-
can:^una; ni ai
stissa
dalla fenestra, benché per lo scuro niente
:
st'
avi raggiimi. Padre Fortunato, più beni-
ghiatu, e in avia curcatii.
P. Fort.
aju
fighiu min, t'aju datu tutta la sodisfa:(ioni, e tu
Fortunato:
Sta sira
ti
muìacciunottu va dicendu
fattu per diri lu sonnu. Gallotto: Chi diinnia V. S.
Ah
di cu a
ci
li
sempri a na banda, chi canti sempri la
Gallotto:
ficu!
non mi
mi mandau
voghiu dar i
ti
fari non spetta a mia, ed
chia
V.
li
Gallotto:
Priuri.
ìii
vuoi fari sciarriari cu lu
mandatu pirchi non
chi
cu
Bona sira a
vajii ?
patruni, lu patri Fortiinatu
vosidari
)
Padre Fortunato:
non
fiissi
w
ccà susUy bastarda mula,
cu
ria
pighiria a cauci; vatlindi^ dunca,
il
navi di diavuìi. Tale chi pesta amara
vi nichiati,
gniiiric^^^^^ii,
piti In coddu!
dall'ore
chi iiiìnni vajii;^' Fort.
Gali: Bona sira a V.
due della notte sino
panuìa. S'alzò
sig.""
il
"^^
alle
riim-
questa scena
ne
col Gallotto se
e
pochi passi incontrasi col
di
gnor D. Lorenzo
Filingeri,
a
Non
Gali.:
Eva
:
ore tre ad sonimi cani-
D. Giov.^
tornavan a casa;
là
Durò
S.
!
il
quale per
sommo
il
si-
caldo
unitosi col D. Paolo nipote del padre Fortunato a cer-
care aria fresca, gli dice
il
D. Giov.':
O
Lorenzo, son
crepato di ridere, e non ne posso più. Peppi finto ra-
gazzo con una delle sue convenzioni à fatto dare nell'impaziente
degna
dia
il
padre Fortunato^ ed
ch'è
d'umor
entrarono a far
ragazzo, ed
il
Comincia
p. Fort.
!
ma
il
Gallotto:
avea
nuovo
fi
il
la
testa
ito
la
Gallotto,
l'o-
ed
finto
seconda volta a
così riscaldata, che
nuovo
la
voce
non
di
ci
po-
quello da
appreso ragazzo, cominciò a dar nell'ismanie, ben-
ché finse di non udire. Gali.: Gniirì
p. Fort.! affacciati, chi ce è ccà in gniiri
così
miUy
m
compir
a
sig." Filingeri,
Gniirì p. Fort.! ah gmiri
Quel poveraccio era
teva sonno. In udire di
lui
disse, di
D. Paolo Caputo, nipote del padre For-
tunato.
letto,
D.
riu-
parti di recitanti
le
sig.''
fra-
,
così fecero; s'appattarono
» e
Il
udendo da suo
andiamo,
scito quell'atto, «
pera
serio,
rè.
che con tanto piacere era
Lorenzo, che Tè d'umor allegro
tello,
un
spettatore
d' esserle stato
una come-
è stata
nudo com'era
si picciottu,
p. Fort.!
D. Paula
affaccia alla fenestra, e dice:
diavuln
? tale
47
ah gniiri
^-.
Tu
Allora
fighiu
chi susta! Chi trivuìu voi?
!
^^
"
c::
Mi
voi dassari diinniri-^\ Gali.: Pìrdiinatuni,
vitti
ìli
D.
giiiiri
V.
S.
?tego:^in
di
chi
Panili,
d'iddu pri concirtari in
un
\
^
mi
di pani; iddìi non
to:^:(iddn
car riatti lindi V.
ficn e
li
Comn
voghin dari la strina
la
ti
da sapiri
chi stn picarnnottn
di disgnst arimi cn hi
omuri iddn
di
titn
li
Prinri
-^^
vii
V.
S.
mi farà
c'intorhidn In gnvernn, e
nipnti non avi
dici hi rivescin!
e
¥on.: Briccnnottn,
mittendn
didicatu
In
P^\\}' f^^'^
^^^
santari di ccà
giì'cindn
^fr'^\.\}
m'à
la pravincia; giacchi lu sig/'
dnrmi a
sapiri
si
la patria,
V.
S.
cV
li
in
comu un
età,
non
conventoli
di
fattn la carità di ricon-^7.
Divi dnnca
(e qui lo ragguaglia di tutto ciò che sopra
un quarto
tanto in tanto v'erano
V. S.
tutti
procurn di lassaricci Fossa
disse) e passò
vidia
par-
stn
Provinciali
tappn di masculu, ed in ora sngnn avaniatu in
^^^^^^
si
cimentu
in
sa pi di chi
pò dimani scrivirà a
ficn,
Ah
P. Fort.:
cajn fattn sgarrari
sia; sintirà chi
dari
Sig/' nipnti, V. S. avi
mi
;
^'^.
me
vai,
ci
Gali.: Gnnrn::^:;ji,dunca strantisi^K P.
vegnn,
furimi
vulia cridiri, ed in l'aju
in 7ton t'ajn dittn chi
!
nego^ij cn in cnnvenln ?
in
avia mandalii un-
pri fari la facci prova
S.
mariohi furfanti
ni'
gnnrii:;^::^Uj
1"
d' ora,
molto più che
intermezzi del Gallotto.
in aviria ohliga::foni di sfasciaricci
si
ìnnlaccinnottn^^ ? D.
di snpra a stn
risn capaci di l'affari; iddn
mi
Paolo
dissi,
:
di
Ora
nn lignn
Già mi sngnn
In picciottu,
chi
ce
Vordini di Vostra Paternità di raccoghirln a casa pri sta
sira,
e daricci
accnss), gioja
Fort. P.
portn
li
a mangiari, chi non avi midi
mia?
Gali.:
Non mi
iri.
Mai dittu
In dissi V. S., gnnri p.
Fort.:
A!
mentituri latrnnottn! Gali:
signali;
mi
In dissi qiiandn in viilia
Si sig/'
ristari
pri
é
-
'lA3 CTD
4B
o/a
sta
\
voli; chisfè capaci
a far imi
(e
ficarsi).
Gali.:
V.
ditta
chi
palrnni mi
spittari,
sgarravi tu;
mi uni
si
dissi,
non
chi si
nò s'accatta
li
canti la stissa can:yUna;
manca mali
Xon
viettiri
p/
Slitta,
piirtassi la risposta;
mi
V. S.
d irroghili
chi In
P. Fort.
li fica.
hi testimonin di hi
dnmani
pnti; vattindi, miilu bastarda, chi
imparari ntra
la
me
In
dici
gmiri
Tu sempri
vtirria fari la sanata cu
ti
ce
chi
ci
iri, e cci
vosi dari
li
Ma
.
Trinri. ed in ajn a-
hi
e
Gali.
!
a naulra banda.
ficn
non ajn nudi
Fortunata non mi
si uni;
e
;
?
cci li dati li fieni P.
Prinri
In
parrassi cu In p." Fort, e
d' aspi t tari; iu
p.^'
giusti-
;
me patrnniì
aspetta a
s'
\
in
Sig/- nipnti, daliccì qnattrn canci di parti mia.
Fort.:
ma
mezzo quarto
avi raggiuni
S.
vajn, chi cci dicn a in
testimonin cci
inipemìiri. Si^^J' nipnti, diivitl
qui perde un altro
Sapir i...
t'ajn
N' ani ni
ntra In ciinvcntii. P. Fort.:
sira
l
min
un bani-
sig."
voghiu fari
ti
carsara dda verità chi
vai negandu.
Sonarono
disse:
Sig/
~io,
Fora
ì
benedica. P. Fort.:
l
si
l
lingeri e col
<
biam detto
$
non portare più
ì
mire con
chiuse
Caputo
e tutto
,
tai
)
il
mi
mi compatisca;
[e]
La compagnia
e
delli
sig.''
di Fi-
Gallotto ripetendo ciò che ab-
quel che abbiam
lungo
la
nego:;jo è inteso; V. S.
sira a V. S. e
il
tralasciato
per
racconto, andarono a dor-
penzieri allegri
quale passò tutta
all'ore otto
a
tarda;
è
Bona
finestra.
la
Don Paolo
quel mentre l'ore quattro;
in
;
non
così
il
Fort.,
p.
notte in veglia. Sicché
il
il
dimani
era per la terra, cercando all'Oricchiazzi
<
'^^
,
\
padrone del supposto ragazzo, domandava ad ogn'uno
>
con cui s'incontrasse,
e
nessuno sebbe darle nuova;
J
49
-
uno finalmente che n'aveva cognizione,
s'abbatto con
le
soggiunse:
«
e
)
Questo, padre ^ sono anni 17 che ne
^
passò
vita
all'altra
venuto dalla specie
}
Più qui
)>.
^°
\
che fosse vera l'incombenza di
)
quella compra, ed appena era spuntato
sole, si porta
il
j
alla
j
del suo dormire, ed entrando in
)
p.
casa del suo nipote, facendolo svegliare nel meglio
/
')
confuse
Fort, pre-
si
mancò che non
more
di esser
si
camera
di quello,
<)
jutasse in quello a lui
)
D. Paolo
lo rischiarò
lo
priegò che
doloroso frangente.
/
i
^
del
mezzo
/
D. Giuseppe
\
Gallotto, e sciolto già l'intrico della comedia,
Filingeri per
28.
l
(
p.
si
\
serenò
Fortunato per una notte uccellato.
p.
^
;
')
il
burla delli
il
l'a-
All' ora
ì
\
ti-
il
dicendolo essere quella stata una
)
sig.''
poco
mettesse a piangere (tanto era
rimosso dalla patria);
)
Copia
d'
una
lettera
d'un fratello carmelitano dalla massaria del Celso nella
piana di Milazzo inviata
convento
molto
Pozzo
di
di
Gotto, cavata dall'originale dal
m.ro
p.re Esprovinciale
rev.
l
Diodato carmelitano nel
al F.
Raffa, e consegnata
J
a
me
nel
1739.
Lettera del fratello.
Prendo
rtiso
so
penna
la
cese
in
pina imano en gra maliciinia
a ceso doe
stejo
mano con gran
malinconia per
roso, che successe nel Celso
Alli
16
dell'
corretti
dil casco dolo-
(Spiegazione: Prendo
io.
,
dove
musi avia 4.4.
io
il
la
]
caso dolo-
sto). Lettera
chilini, e cheche
:
frido
e
-
so
-
)
\
[
s
mi
ìioìi
ditniai canigla
7laga, doe
tracipitro di
rnà davia
,
dna
ciiniara per salare accuni
I
;
di la di la
fepii
ìii
di callo di tiuinu. (Spie-
ciisii:ii
questo freddo non mi trovai caniglia
in
avevo, e
me
ne trovai dentro un cesto
tenevo sale per
io
pur
sale
n poca
,
i6 del corrente mese avevo 44 galline,
gazione: Alli
ed
mi rimai
e
,
tempo
il
alcune cose di callo
.
drette pistro di paglia,
\
cnìaca cauda cila
cacciac lutto
e
,
ma
ne
dove
di paglia,
per salare
della tonnara,
tonno). Lettera: Ora
di
>'
io
:^/t;
tolae
sale cala cania
il
}
,
J
caino
hi
pi::^ietra
mi
e
,
dii al curnito.
J
(Spiegazione
glia
>^
e
,
Allora io scotolai
:
cascò tutto
)
l'acqua calda ce
>
me
ne andai
iiito
cacai
i
ciidda.
le
tera:
)
puni
^
i
Troo
e
calli
de staje
di
il
:^ichi
lo
non via
e
:
Idai
nulla.
picudda
>
i
un
callo e
di cavallo. (Spiegazione:
pi-
!).
Let-
vejo tutti chilinì, ca-
e
morti parti calu caglaro,
cavallo trovai
?]
cercai
,
nulla; gridai: pulii pulii
Za::o, delli noaralli,
e parti tra la
Zacca,
u pagani morto sutta
Trovo
il
jazzo delle
tutte le galline, caponi e galli morti,
galline >% e
<
(
il
cavallo, e trovai
\
li
piedi del cavallo). Lettera:
e parte tra la stalla
,
dove
,
sta
un gallo ed un capone morto sotto
pugnani,
mi
E
così
donadio mutino mi
misi tra la
^
\
e
)
dij a lu cavetto, e trovaolo nosto patri più ri a letto, e
(
coglivi tutta la
io
bagano [tegame
il
Alla tornata del cannito
parte tra lo pagliaro
e
con
\
<
mi
pa-
e
?
impastai tra
non vedea
vedo
,
di
cannito). Lettera: Alla minata di dir-
chiline,
le
gistro
caniglia
la
e
1"
(Spiegazione
galline, e
S
<
al
detto
con
sale
il
traso co la mÌ7ìa:^::u
calli
morti.
e
calli
i
(^Spiegazione:
-
E
51
la
prena di
cosi
-
cilini,
7nina:;^::^a,
e
Domenica
papuni
,
mattina
[
^
*1
p
'^
3
orologio
capizzo
al
non mi curavo
;
purché non moriva
tutte le galline!
caro
chesta è tutto Ustoria fraceìlo
mi ao
tutta
?
<
do
considerate
:
Caveìlo
caletto
Ceso 21. fihraro
:
:
:
non
Vostro Sarvo
Direte a fra Diodato, che
)
)
)
Diti a fra Dio-
)
i
:
curru di
]
A
\
N. N. (Spiegazione:
<
cori.
sono onze due dove
vi
io
:,
J
Quest' è
duvi vivero
resto abacion
i. ]. 7.
si
:
m'ho
due ndi la Praviciali Areno
on:;^e
viie
caro; considerate voi se io
fratello
una gran malinconia) Lettera
dato che ce
perdevano
si
gallo). Lettera
una gra maìacunia (Spiegazione
pigliato
l'istoria,
pigliato
]
se
il
VE-
'>'
)
sprovinciele Arena, in conto di D." Liberto Caravelle:
\
non
)
abbracciandovi
resto
altro,
Celso 21 febraro
29.
scritta
sina
,
braro
vero
Copia d'una lettera
di
Cotrone
a
suo
padre
occasione del terremoto accaduto
1743; e
gli
in
Mes-
io
alli
fé-
dava conto del prezzo de' porci.
Padre
Cariss.'"
Dal
cuore.
1738. Vostro servo N. N.)
da un calabrese
in
di
e
Fra
l
]
)
(
aniaf.""
elio
j
Credeva scrivervi morto
gran terremoto, che
altre
liberi.
ci
due ore, saressimo
Qui
li
porci
al
e
scrivo
vi
colle
;
(
tutti
paradiso, che
in
mercato sono
mie mano salvaggine
vati al Cielo
rispondetemi
<
^^
.
O
per
il
,
ricevete o
.
li
Dio
ci
)
sahti tutti al Cielo.
(
Io solamente vi invio qui acclusa un
fatta
vivo
ha stato; che se avesse durato
poco
porci
non ricevete
eli
sasiccia
sono
la
arri-
)
}
presente,
J
£LP^
30.
<
Copia d'una lettera
d'un Sacerdote della terra
di
)
monte Albano
scritta al
per confortarlo della morte
Prencipe della Cattolica,
>
-
del suo primogenito.
l
Sig/ Frencipc.
Ecc.*""
Non
ho
inteso
pena da venti anni che ho
tanta
podagra, quanto sentì
l
morte
la
[sentii]
suo
di
figlio
il
j
più giovine. Questo
cervello che
cui
bene
fa
ci
si
remunera
lo
sopra
liscia
mia
la
lavassi la testa
all'
.
come Petru Paulu
a
di
tuntana
la
Crcddi
asino
che è tutta pietà
S.
tre
,
ed è amurusa
di Paula,
sono galantomini
primu
ci fiissi
aiitni
ci f(i:(^a
!
e
e
S."
,
Nicolau
e
Faraonis.
Din inaviria
appellatii;
est
e
!
(
non
)
Paieniostri,
perdo
\
)
con tutto
^
mio
al
e S.
ci
ci
è suìii;
^'^
.
:
patriarca
]
Antoni. Questi
ma
,
Soggiungo
ma
ciò
Maria Vergine
mi scantu vardandnlu.
D^Caria Santissima ci guardi
')
ho]
[/'
Io
]
(
bisogna fari costi di balena
la missa, e lu vidu,
.
e
fanno qualchi piaciri
cor
indiiralum
j
mio
avi la testa dura
dico tre freddi la notte, e ci l'applicu a
Francesco
il
la
,
Dio
,
e
lo
'"
persona
niarii,
Questo e:alantuomo
^''^
Questo
in mali.
Ave
fazzo altro che diricci
come
dita
serve della legge macchiavellistica che
toccato e maniato
ed io
Gesù Christo mi
Sig.""
chi si
:
bon prudu
O nandù
E
fa:{::;ji
;
lu
dica
fini.
]
M^
?
Copia
31.
biglietto
qua-
il
trovandosi con due suoi amici in compagnia nella
contrada
dell'
Romano, che
)
un
Calogero Arrigo terminese,
scritto dal Sac.'- D.^
le
d'
Arangio
pregava
,
il
Sac/^ D." Antonino
era in Termini, a mandargli
due
filetti
ed un piccione per complementar quelli.
Il
biglietto
Sig/
D"'"'
era del tenore seguente
Antoni, pirchl mi ritrovu
mi mandirà due
ni
li
me
firretti,
:
alla
rancu, V. S.
ed un picuni, e perciò lu strincu
brache.
bis]
[31.
^'°
Altra Lettera
.
Trapani 21 marzo 1741.
Caris.™" in Cristo
sago da questa.
Chi dò notizia del mio pas-
F.''°
comò
murriali
I
be sapi per
da quela. Io poi sono sepiri quello
amico da comandarimi
da servirivi. Ditolo
/
j
lo
rivarisi,
e
io
comandarimi, mi
Fio
mi
Ant.""
feririmi al suoi sa
Il P."^
e
,
e
mi oferisco tuto per tute
saristano
,
che
mi
al
farà dare la
F. Sanoto, F. Agostino,
Montiliuni
:
F.
oraz.'.
m.i saluta e fato
una cappa
J
lorazioni, eun Calucu. (Questa ultima parte
(
il
^
calice).
(
sartorea
serevo
questo finisco da bracalo da vero cori, co-
)
}
,
la
ricasco di vostri favori a tenetimi
saluti
S
i
al
stesso
P. Mon."^' fece alla sua congregazione
al
suoa co-
significa
una cappa ed un
Fostro se:" Giocchino Scihoìia.
-
ss
che
Ofaftp
-
In Frazzano, terra della Contea di S. Marco.
32.
Vi era un sacerdote
Questo
rello.
f^iceva
gare quel verso
nome
per
maestro
il
)
D.° Giuseppe Lau-
ma
scuola;
di
nel spie-
i
)
Pre rape preposiliiin vocali dicqiie praeu-
:
J
ciotti
vuì
:
nun
iu
unu
forza di stu versu
la
\
chisti
^
Ora
ì
ammalatu; pinzati vui quantu medici e me-
]
cavalieri,
di
non avìa
sunnu
chiamanu
e lu
,
e
videndu chi
dotti
mali chi patia,
tra l'autri
appittittu; lu frattu
di tanti
nudda
ànnu
;
^^
chi lu sirvia,
proposi varj pi-
ci
ci
,
sunnu
P. Prepositu.
lu
sapia fari beni assai di manciari, e
tanzi, e
,
?
rudizioni. Li P. Teatini
la
misiru in rumuri;
era chi
pie-
,
di
so superiuri
si
sintiti
« Sintiti
:
si
dicu
cci
chistu cadiu
dicini
nun
autri
una religioni
lu
maniera
lo spiegò nella seguente
stus^
)
.'
]
piada, finalmenti
^
ci
dissi si gustassi
—
Si,
falla,
dissi
lu P.
ben cundita.
X
[
gran gustu. Allura
fìciru
lu
la
situ;
viditi
avemu
a
chi
mangiau cu
(
sunnu omini
dotti,
S
misu
'ntra
5
a dichiarari, e fu
\
}
di rapi; prepositiiìii,
doppu
si
me
xMarco.
comu
si la
vosi lu Prepo-
dici
comu
Patri,
malatu
Chista è l'erudizioni; dichiaramu: Tre rape,
minestra
Tanto
S.
^^.
vocali,
pracHStus,
li
versu chi
manuali
pri
di
di rapi
Prepositu. Ci l'apparicchiau lu
bella assai, tantu chi lu
frattu
lu
una ministrina
^^
ca
avirila
ci
intisi
chi
mangiatu cu
la
bucca; dicque
un grandissimu gustu.
addichiara! Cui nesci, arrinesci
il
P."^
Ora
».
D." Giuseppe Gallotto della terra
(^
\
ì
j
\
ffi
ì
.
,
In Regalbuto nel
33.
^
;
omo
)
///•
condizione dissi: Chi
di bassa
binidittu Diaviiìii
34.
mese
nel
1735
si voli
un
aprile
di
fari, qiiandu
voli acciissì!
La manna
s
)
\
Monte
del
I
Trapani.
di
L'arciprete che ha governato le anime della città detta
Monte
con
Giuliane;,
di S.
nome monte
altro
pani, che fu l'anticha Erice. Questo,
scaltro,
Cielo,
si
più semplice che
era invogliato a fare scendere
come
scese un
tempo
manna
la
deserto
nel
Tra-
di
a
,
del
\
>
sostegno
j
diede
e delizia degl' Isdraeliti;
suoi desiderij
vicinanza
la
Onde cominciò
delle
predicare
a
impulso maggiore
1'
feste
Pentecoste.
di
suo populo che
al
ai
si
pre-
\
parasse con orazioni e mortificazioni nella novena dello
\
Spirito Santo, per ricevere da
altro
non inculcava
in quei
sì
segnalato dono;
)
nove giorni
[a] quella gente,
\
esso
che allora era d'altra pasta più semplice che non è
la
presente; appunto di giorno in giorno
il
aspettavano
^
Era corsa
\
celeste favore.
^
ricever
)
l'Arciprete, che
tardono
{
>
)
la
a
grazia bramata.
i
«
tutta la
Non
che anelanti spettiamo
dubitate, la
dommattina
^).
Non
sole^ che
senza
inanimava
era ancora nella
nica
(
chiesa per apparecchiare gì' altari;
]
maggiore ritrova
\
quida e bruna, e stimandola
il
come una
57
o:ioverà a noi ciò
sagrestano
)
il
novena,
doni quanto sono più grandi, tanto
venire; forse
spuntato
già
ma
che
Dome-
porta
si
!
alla
su l'altare
ciambella di materia
un gran
-
misterio
li-
corre
•Va
c=
dal'Arciprctc
dette
a
dargliene
che non era
ciò
;
bona nova. Subito
la
portò
si
in
ere-
]
chiesa per osser-
;
varia, e decise esser di già piovuta in
manna
convocò
desiderata;
campane;
stivo delle
maggistrato,
montò
il
quella notte la
popolo con
il
il
sono
Mostrò
piovutali.
sull'altare
in
il
Pastore
primo luogo
mandar loro
fé-
quale ragunato insieme col suo
di
il
\
i
'^
quel gregge
ì
manna
>
per pascerlo prima colla divina parola, poi colla
Cielo in
la
favore distinto dal
(
quel benefìzio così grande. In
j
secondo luogo
preparazione che ricercavasi in quelli
la
che dovean riceverlo, e chi mai
si
sentisse lesa la co-
detestasse con dolore e
con
i
scenza di qualche colpa
}
fermezza
l
zioso cibo invece di fargli gustare quel sapore che
>
siderava, sarebbe divenuto insipido e disgustoso; « ven-
5
ghino dunque ad assaggiarla
ì
queUi con una
J
rono
l
argento
l
altare,
)
gli
^.
ma
pitano
(
)
nulla disse
in
del magistrato
umiliazione
mano ne prendea una
diceva che
al
sig.''
si
si
de-
» e
!
appressa-
ove l'Arciprete con un cocchiarino
mentre
)
i
straordinaria
il
gli
piccola porzione dal
scienza; tanto
>
aggradisse. Tanto
manna
Ca-
\
nella sua bocca,
^
fece
il
ma
stimando ciò pervenire dalla sua rea coai giurati,
persone, alcune delle quali
migliore
indagine
,
)
coir interno del suo cuore
entrar quella
avvenne
)
)
nella
sapore, all'odore parevagli escremento di gatto,
,
di
bocca del Capitano
riponea
sciegliesse
quel sapore che più
rie
;
\
in
,
(
mai più commetterla, altrimente quel pre-
di
all'altare,
e
la
')
altrettanto alle primasi
e ritrovarono
vomitarono
che
il
;
fecero
gatto che
si
allevava nella chiesa per guardarla dai sorci, costume
58
-
J
•
;
\
>
l
che pur tutta via
mantiene, avea piovuto
si
alli
Mon-
\
tesi
la
sua
manna
preziosa.
J
^
35.
La seguente Seguenzia
è
terra di Mongiuffi
]
della
)
Tauormina.
^'>
commune
vicino
i
Stianzidda Stianzidda
J
faidda
l
Nsolia nsolia
i
cu Sibidda.
Testi d'ao^ojhi
OC5'
in
Quantu tremu
)
Quandu
)
Cu
testi
tri
malfatturi
judici avvinturi
scursuni.
di
)
l
Turba miru sparanzonu
Sionu
Pri limburgu di
^
l
Focu
a
Morsu
P
donni lampi e tronu.
sta pebbia
natura
e
;
Curri, surci, a criatura
;
Giudicanti arraspatura.
Libri scritti pri lu
)
)
!>
^
^
ì
Quandu mundu
judicetu.
Giuda l'erramu
Ciocchi
lati
chi
vili
cliiappareddi
Nuddu ndurtu rumaneddi.
Chi
^
ietu
In quo totu continetu
Lu
si
miseru tu Dutturi
patruni arragghiaturi
Cu' nun
vidi
sta
Rè trimenda
a
li
Chi sarvandu sarvi e
Sarvi a mia chi
scuri.
majestati
ti
gati,
su
è
59
frati.
alla
alla
gente
terra di
nja ::;d
?
Ricurdari Gesù
Pri
casa e pri
la
Non
via
la
mi perda stiddaria.
Gridi a mia
Ti
Pi;i
ridi
lini
Tantu iabru
Giugu
Donna
lassù
diti
si
cruci a spassu
in
mulassu.
di
dudici minzioni
fu rimissioni
Ntra dia curazioni.
Tu
Gu
mbiscu tocca rcu
ci
meu
carbuni vultu
Giudicanti parcu a Deu.
Chi Maria
E
Michi oculi
Preci mei
Si tu
Non
bonu
spirdisti.
non su
fa
digni
benigni
perdiri ntra
ti
vigni.
li
Tova locu apprestu
Intra
E
assurbisti
Latruni m' esaudisti
dibiddi m'assiquestra
Statueddi parte a destra.
Confutati maliditti
Xammi
larghi e burzi
Voca
mia cu
Ora
a
a
suppa mi
1'
Cori cuntritu quasi
Ciciri
stritti
biniditti.
crudi senza
inchivi
lini
fini.
Lagrimusa stanza ad idda
Ca
risurgi la
Givolicandu
taidda
Tomu
rcu.
k
J>
m.-
—
J\3
60
Dea
Circhi cersi parci
(
Gesù
(
Domini
pia
tu
RaccLimandu arma mia.
)
me nonna me
Dacci o ricchume nonnu
<
Zìa e cu splendenti visu
i
'
Abbiati
paradisu.
in
Salve Reggina.
36.
S
Parte della quale suol dirla
l
)
giojosana abitante
(
cuja
^^
parte
e
,
in
[la]
la
Miccina
parte un ragazzo di Rac-
Patti,
una donna
d:\
monachella
di
Bronte.
(
Salve Reggina
^
/
(
salvia, a
tia
lagrimaru
niditta
,
misi di corda
tri
chiamamu,
valli,
jergo
putari, vintis tui,
a
tia
vita
,
torcedo
sparamu giumenti
,
spara nostra
sufFrentij,
nacchi
avvocata nostra lo stu scunverti, Jesu
o notivo spusu o
siliu
lu
bi-
stenni crimensi,
j
'
o Spia, o dulcissima virga Maria.
)
Ora prò
;
Benefiziamu grazia a Christu
nobisi S. di Genitrici.
37.
dumandamu
a me.
Credo
raccolto dalle parole di esso
^'^
,
dette da un cieco pa-
lermitano, da un ragazzo raccujto ^\ e
dalla
«
ojente della terra di
Credu
in
stru,
chi tu cunzertu di
a
la
^
scindi a
la
Zana, sedi a
me
ripitedda Stazzuni di lu celu
Matru Franciscu nfilamicci unicu Dominu no-
passau sutta lu ponti
sesti
Mons^iuffi.
nuetetu Diu Patri
e di la terra e di
communemente
di
mastru Santu e cugnatu
li
Puntani,
fii
crucifissu,
di
Maria Virgini,
mortu
Xinfia co to zia Diana, resurresci a
la
e siburcu;
)
mortu senza
)
destra di Putenzia, e d"idda scindiu all'Indij
-
61
—
\
^
.
a guirrigginn cu
santi Matri
li
mei
cu
vivi e
li
Creddu
morti.
li
lu
Spiritu di Santu,
Crcsia, santi cumunicati e scomunicati
ne carni, ne surra ce
piccati,
L'ho avuto dal sìgj
e parte l'ho inteso
[c'è], la vita
D."" Silivestro
materna
Musdca
?
rimissioni di
di
a
me
».
Trojna,
io.
Veni Creator
38.
,
Spiritus.
/
')
D'una femmina
di
Militello
S.
Veni lume crea
Valdemoni
spiritu
Vintrisca ora mbistia
Inchi perna
la
Chi cuneria
sti
E
di celu
grasta
pecuri.
sprattica
si
Altissimu coni un Diu
Ponzio vivu
E
Di
lu celu paterna
i
Nchiacca
J
O
(
digna
infurma e smura
Setti
)
si
sparti tu la sunzn.
Simuni
Da
la
ditta
carma
testa
a
Diu Patri
e
sgutta.
strittu
a lu Missenziu
Vantundu, mura
e accorda
Calunfernu nostru corpora
Virtuti
ferma e sperfida.
Oste bella
di
Da ammèa duna
Ditturi senza
tia
nostri.
non scindu
Scampamu
h
sprocchinu
premiu
E videmu donni
Per
Longi
d'acqua
fili
—
62
Patri
^^
>
,
Travu travustu
Non
cridemu
A
sfini
tempu.
pri lu
Diu Patri senza gloria
Ed affili menzu mortu
E di retica sparlati.
ConsL'Cula seculoru a mia.
L'ho avuto per mano del
rone
di
sìg.''
Biaggio
D."^
Calde-
Micelio.
Confiteor.
39.
(
}
Confiddiu, Diu, e nipitedda
l
Giov/
Beata
M.^ chi
la
sirvizza
,
B. Mi-
')
Petru, e D.
S
Paulu, e triulu Patri ca piccavi cimici cuncinzioni, erba ed obbra
)
ca cianci, B.
cheli
Santi Pazzozzuli
ca trisca,
mi curcu, mi curcu cu Masi, mi curca, judeu prega
la
sirvizza,
lu
B.
Micb.eli
la
B.
ca chiangi, lu B. Giu.°' ca trisca,
M.
li
ca
)
SS.
^
Pazzozzuli Petru e D. Paulu ora e pri mia D. Ninnu lu nostru.
L'
tenti
hò inteso dal
P.
Duci
,
e
molte parole da peni-
ignoranti nel confessionale.
)
]
^
\
40. Varie preci divote
solite a recitarsi da S."'
\
N. N. moniale vecchia
semplicità nel Monastero di S.
Giovanne
in
di m.olta
Regalbuto
""
)
)
attualmente vivente in questo anno 1738.
j
<
minima Chi
isti
(ella dice):
Arma
santifica ine.
di
Corpus Christi salva
Cocu
di Cristu
Sani^mis
Saccu
di
7'.
)
fìw.
non mi
Ckisti inebria
)
Christu saccu iìatimi
sanati
me.
Cristu mbriacatami.
63
-
lAS
)
')
^cqua
lateris
Acqua
di
Christi lava me.
Cliristu lavatimi tutta.
<
Passio Christi conforta me.
l
Passali di Christu appallatimi
O
>
bone
exaiuìi me.
Jesii
)
Bonu
)
Intra tua vulnera absconcie me.
Tra
)
AV
)
Tesa
la
non m'
ascutati.
tua gurna mettimicci.
pertnittas
me Stparari
N'appurminari
a
.ib hoste maligno
a
te.
mia.
defmde me.
Dì lu porcu maligna non mi
difinditi.
In ora mortis mene vaca me.
lubbe
me
venire ad
te,
ut
cum
sanctis tuis
tandem
te,
in secuìa
seculornm. Atnen.
Arrohba
cu
li
i
(
viniri
a tia
a
mia, cu
li
mangiamu
Santi tui
mia,
a
zeculi zeculi. Ameli.
v
(
Veni Sancte Spiritus, emitte celitus lucis tuae radia.
Veni cauda Spitu emitte
lucerti lucina
di
rata.
Veni Pater pauperum, veni dator numera, veni lumen cordium.
j
Veni P." Paulu, veni duna munnu, veni lana cornu.
J)
Consolator optime, dnlcis hospes anùnae, dulce refrigerium.
Cunzulatu
al
hortu, duci
mangiamu,
S
e duci rifrigeriu.
(
In labore reqnies, in estu temperies, in fletu solati um.
S
Va Laura
)
O
lii.x
O
luci
e resta, chi veni la tempesta, e
Beatis.'^
o
cori a to
lu
salatu.
tnorum fidelium.
reple cordis intima
piatati, ricria
reti
in
fidili
chi
cutuminu
l
a
satu-
rari l'omini.
Lava guod
est
sordidum
,
riga
guod
est
aiidum, sana quod
est
sancì uni.
Lava prestu sarda piccha presta
—
64
arditu,
—
sanami
la testa
cu
la fauci.
(
n n
e:::
eip-
)
Da
virtutis
;
Da
maritu carnicuLi causa
)
meritum
da salntis exitum
,
,
mancia ca
,
da perenne gaudium.
li
Patri
,
e bivi
vinu
pancu. Ammeli.
Magnificat.
41.
mea Donanti m.
^(agntficat anima
Magnifica arma mia Donna.
Ei cxiiìtavit
Si
osau
Quia
etc.
lu spiritu
respexit etc.
Q.uia la dispenza
Ecce
la
Quia
Cui
magna
fécit michi
fici
umida ancidda duna
a mia.
sciòcca beati radici cu la stazioni.
a
etc.
Minicu ca mangia,
Et misericordia
E
m'iniu saluta a mia.
miu
e cui lu porta, e santu.
ejus etc.
misera ricotta purcedda cu purceddu timiti a mia.
Fecit potentiam etc.
Fici la
menza
li
Deposuil potentes
brachi
d'Abramu superbia
la
menti corna
toi.
etc.
Dipositu putenti sanu ad annari l'umili.
Esurientes imphvit etc.
Curriti prestu
li
voi chi dissi mìssa la Nana.
Suscepit Isdrael etc.
Su
sciecchi, e sala
Siciit locutus
est
li
sunzi la rescurdata miseria sua.
etc.
Siccu lu latu di lu Patri
Addamu
seculu seculi. Ameli.
-
65
-
arrobba
e
simina
cu lu
Frag^enti
42.
di varie coselle dell'istessa.
T)eus in nomine tuo salviim
me
Dessi r omina tua salva
vaccha, e
la
fac.
la
virtuti tua
allicca
Zeìus domus tua comcdit me.
Supra
li
Siculari
avemu
a zelari,
Trincipes perseculi sunt
me
Principi ni'assicutanu e
li
In
te
Domine
gratis.
gradi.
speravi non confundar in (Cternum.
In justitia tua libera me.
In te
(
La
De
Diu
;
Domini spinavi non confunniri
la
terra.
;
giustia tua allappara a mia.
profundis clamavi ad
di lu
te
)
Domine, Domine exaudi vocem meam.
fundu chiamavi a
tia
Donna, Donna na sarda duna
a mia.
(
43.
solita a recitarsi dalla
Litania
\
sudetta moniale,
e da un' altra
)
Conversa semplice dello stesso sudetto Monastero.
Gridi Eleison.
Christu Crusta Eleison.
Christe sciala Nos.
Patre ladeu.
Miserere novi.
\
Spitu Sardu Deu.
Ora
pri navi.
{
Santa Triaca unu Deu.
Ora
pri novi.
s
Santa Maria.
Ora.
Santa Dei Cenacici
Ora.
Santa Virgo Virdi.
Ora.
)
Mater
Ora.
^
Tristi
)
S
è
oog
66
6U^'
?
Mater Divini gradi
Ora.
Mater Pristissima
Ora.
Mater Criatissima.
Ora.
Mater Minnulata
Ora.
Mater
Ora.
terra data
in
Mater armata
Ora.
Mater
Ora.
creaturi
Ora.
Mater sarvaturi
Ora.
Mater frattissima
Virgo
Ora.
Anna
virdi
Virgo praticanda
Ora.
Virgo porta
Ora.
Virgo clementi
Ora.
Virgo
Aspetta
Sala
Vas
la
Ora.
giustitia
Ora.
pienzia
la
Causa
Ora.
fidili
la
Ora.
lirizia
Ora.
piritata
Vasa
la
Vasa
fra
Ora.
nurata
Ora.
Nicola
Rosa Mustica
Ora.
Turri virdi
Ora.
Turri
Do
di
Ora.
pruna
Ora.
Rusariu
Pedi
lamu
di
Ora.
Sarda
a lu
Ora.
Celu
Ora.
Vastedda matina
Sala ca mori
Ora.
Re
Ora.
lurnu piccatoru
Cunsulafu
Basili
Ora.
suffritturi
Ora.
Bastianoru
Ora.
Reggina muncirora
Reggina pignataru
Ora.
Reggina
Ora.
pistulari
-67
>- o/a
Reggina Marcu
Ora.
Reggina scapularu
Ora.
Reggina
Ora.
virdi
Reggina sanu
Agnu
Agnu
Agnu
Monacu
lu
Ora.
di
colli
scracca munni, marcia nobi domini.
di
colli
scracca
di
colli scracca
Suttu prisuttu frijnu
ne dispina
in
nicissitati
munni
esala
no sdomini.
munni miscrere
li
li
novi.
Santi Dei Genitridrici nostra scarcasioni
li
pecuri cuntali libra a nui scmpri vidi
Gloriusa e Biniditta.
y
Ora
pri
novi S.
Cenaciciri
di
^ Guttaru tigna priemisiru
a
Cristu.
Or iti limi.
Gratta antuani chisti su
l'Angilu nunciamu crusta
Omini crimenti mastru cofurna cu
filiu
ivu incatinazioni cugnatu, pri passa
rilassazioni gloria pirduc.imu pri crastu
l'azioni eju, e cruci
nostru.
1'
doma
Amia.
Nò scumponi
a
mia.
Bedda Licca Maria.
44.
solito a recitarsi
De
Profundis
s
Con2;rc2:azionc
dalla
del
Casale
me dalla bocca d'uno di quelli
nome Francesco Majo, e fedelmente
Ruidi, e udito da
gregati per
di
(
con\
tra-
i
scritto.
Deu
prilundu
escamamu Marita Domino ed omini escaudi
a
J
duciri mia.
/
Fia volus tua ostendenti duci ubricazioni mia.
j
Bella iniquitati conservari a
Domino Domini,
e sustincbi.
^
Capu Deu
vita
proficia mia, ciò est supporta
1'
argintuo
sostina in
Domino.
)
)
è
e
-
68
-
S'ostina l'arma mia in verbo era, e spero l'arma mia
in
iri
Do-
mino.
Custoddia matutina
e usta
,
.
mistra
e notti jeu speru
era
in
Dominu.
Capu d'omini
Deu
misericordia, e cupiusa capu
e rivirenzia sarvi
maistra Deo.
Sevon senignità scàbus
a
Recitandosi
45.
nella
Congregazione
dei Morti "% ad
gere
Deo.
di S.
uno
Matteo
di quei frati
di
Palermo
l'officio
toccò in publico leg-
sua lezzione^ ed usci dalla sua bocca del tenore
la
Homo
natus de raurmure brevi vivens temperie repletur mul-
miserìis, qui quasi stos aggraditur, et cunta retu, e fungi ve-
tis
latambra
,
et
nunqua neo destatu prilimanu cu scommodi venire
cum tecum in iudicium, chi potes facere
munnu d'immunnu conseptum femine munnu tu chi sulusì? breve
saculo stuo, e adducirì
somini sun numeru smensiu eju aputestu. Costi
die
sueju chi pri
tri
tari
non
puteri. Zicidi spaulinu
tristi
termine
mabeo, e quiesca
d'una cottanta venia sicut mercuri) die scujus.
Notai questa lezione esser stata tanto
Palermo, che molti
il
sotto ciantro
Gesuiti,
ai
la
celebrata
recitavano a mente
Marcorana uomo
;
quali
frai
faceto, e affezionato
spesso ne faceva menzione avanzi ad
ed io essendo studente ebbi
piacere di udirla
il
in
essi,
dalla
sua bocca.
Non
ebbi la sorte di udire
tutti
i
spropositi
pati da altri nelle altre lezioni dell'officio
ma
riferirò alcuni
membretti
di
tali
de'
scap-
morti,
lezioni, in quella
né
-69-
me
maniera come
Marco
lotto di S.
pubblicamente
Il
l'ha riferita
padre D. Giuseppe Gai-
quale sta
presente mentre alcuni
,
leggevano.
le
Sacerdote D. Nicolò Ferraloro in
tando nel publico
cangio
mea^ colla sua voce disse
cati adolesceìitia
Il
lezione
me
Et consumere
dire:
di
officio la
E
:
i'*
S.
Marco
vis peccatis adoìcscenlìa
cuonsnmeri chimi di pec-
mea.
Lo
Sig/ Ignazio
Presti,
gentiluomo
di S.
Marco,
mosse
in somigliante occasione, e colla sua lingua blesa,
alle risa tutti gl'uditori,
i
quali in luogo di udire nel 1693
nella cappella del Purgatorio:
Lo
l'altra
et
ad hasitos
mi tuminu.
dededicte sunt tra
stesso in altra
lezione:
Felli mece consuvtptis car-
'Fedi meo. consumpiis cornihus
nihus, udirono:
memn,
reci-
del 2° Not."'', in
occasione
somigliante
Ouare de vulva
exudixisti
quel-
in
,
Quade
me etc:
de vulnede eduxisti mihi.
46.
Miserare
Miserere
me Deu
delli
secundu
Romiti
magu
di ludica.
misericordia
tuaria
secundu
murtitunedini e miserazioni ntuaria amdelia iniquitati mea.
Lampiusa lava
me
li
peccati mei, e sbrunda me.
Ania peccata mea cognoscu quamtu nostru, è sempri.
Tibi
soli peccari,
e
non
quaranti
fici
giustiziar!.
Simulabusti enea pregiudicar! supra l'ezzetera.
Enichiiati cu bussu pinciti ventri Mairi
chi
Diu non
siti,
e chi cosa meriti, et io
mia
,
nzerta
miu curpa,
la
virità,
e sapienzia
tua mbutta nastimicara.
Spergìmi Domini supra d'issopu
supra lu nidu
di
lu
barbaru.
-
70
lava
buendabbu lava
a
mia
w^?
mia
me.
bella nanfarusa
;
Nlchitati
;
Parifica supra lu nidu di lu biddiu astisu, e gaudiu ancora, se
)
mundu
;
mundu
cridemu,
miu
Rispiru
)
rettu, e
Deu.
a
novu cu
li
Rè
di l'amici
me
zabbi, e sidicami stui nichità
;
Se
libera
\
Domini
$
^
senzij
mei
mea
fazzia
,
spirito
Sant'Antoriu craziantua.
a
biri
me sangu
si
sbruffullia
ndardisti marti
dumani
e
mi
culla castidutica az-
un Diu.
fraccu
Domini
ninitabiri
ziitabiri
bona.
scatta in paci a
di virtulossu.
me.
Sacerdote in Piazza che ricorda un moribondo.
Fu chiamato
un Sacerdote, affinchè
in Piazza
ben morire un moribondo,
Crocifìsso
vi
accorre egh col
trova quel meschino che vaneggiava
,
rendoli di essere
non
aju-
nel letto di morte,
ma
nella
pa-
,
cam-
pagna, che contrastava col suo somaro^ e quello indocibile
e
disubidiente gli dava di alterarsi;
Sacerdote
gU
di
ma
metterlo nel bon sentiero:
si
il
Il
bon Sacerdote armato
Crocifisso, egli dice:
48.
Le due
chiese
Le gare
di S.
parole
di zelo
è
il
al
gH mo-
lu veru scieccu.
di Nicosia.
Maria
71
Cosini
sforzò
perchè que-
era fuori di se, proseguiva a drizzar le
suo somaro.
strava
)
{
Regula muderna
tasse a
(
s
ivi
Sacrifiziu fandi giustizia supra l'autaru
47.
spiziali
convertenti.
bustu un Diu saluta a miu.
vulistl sacrifiziu
a sacrifiziu
Oi mi bilignu
si
di
me
mia perna ossu nunzianti audi nova.
labia
Cuonia
zitta
salutamu dichiu, e spirito
fidili
-
e di S.
Nicolò
in
Ni-
m
contendono
cosia, che
gono
divisi
per
fra di loro per
perniciose gare
le
tra essi compatrioti,
ma
verso
fin
scappan loro proposizioni
sendo dipinta
colò,
uno
Maria
conni
ereticali.
:
non
affetti
Santi, contro
i
Nostra Signora,
dei Nicositi disse
piedi di S.
solo
quali
i
Eccone una
Es-
:
e a suoi piedi S.
Eccu
Ni-
a
sta a gir.ucchinni
tm caparnmassu
Nicola
S.
"^K
Ubbriaco in Regalbuto che dorme nel cataletto.
49.
Gaetano
Sig.''
Il
di
la
l'
primato, ten-
il
la
uno
Valle,
vino ne' nostri tempi, annerì con
de' suoi natali, e
Passava tutta
mandò
la vita se
tal vizio l'onestà.
male tutto
a
di
gran bevitori
de' più
il
suo decoro.
giorno andando
)
\
?
in giro per
|
tutte le bettole, e
andar mal
dosi di
nel vino.
non curan-
S
suo
ì
Regalbuto notò che in una sola
\
bevendo
di tutti
vestito
per impiegar
Un uomo
in
,
i
vini,
tutto
il
bettola per lo spazio d'una mezz'ora vi era entrato da
17 volte, spendendo un quadrino per ogni volta per
un bicchier
tutti
di vino;
onde era divenuto una favola per
ragazzi e de' facchini. Nella notte prima di porsi
i
a letto col fiasco in bocca recitava a
Compieta; faceva
deva
sotto
il
il
braccio, e
letto,
addormentava,
poi
il
primo
dando
recitava
il
di
pigHo
al fiasco,
primo notturno;
al terzo; in alzarsi col fiasco in
le bettole.
suo
la
sua
sonno, ed in svegfiarsi sten-
in svegliarsi eccolo al
l'Ore canoniche, andava,
modo
come
Alle volte era tanto
72
-
che teneva
di
nuovo
si
secondo Notturno;
mano
dissi,
recitava prima
a fornirle dentro
carico di vino
il
suo
yfé
\
)
M
stomaco, che non potendosi più reggere
Una
gettava a dormire.
si
in
delle volte
portò
Domenicani, chiesa rimota
chiesetta de' PP.
gambe,
sii le
si
nella
mezza
e
oscura e solitaria: non potea trovare luogo più adattato al
suo sonno; in mancanza
immerse
di morti, vi entrò dentro, e si
e là
durò sino
come
trovò una bara
di letto,
tutto nel sonno,
Solca andarvi in quella chiesa,
alla notte.
vicina alla sua casa, a compire le sue divozioni,
un gentiluomo per nome D. Consalvo
mi raccontò questo
e niente
fatto,
Picardi,
il
quale
accorgendosi, per-
chè era presso l'Ave Maria, facea scuro, niente accor-
gendosi del ubriaco, cominciò a recitare
sue preci;
le
ecco ode nel meglio un rumuretto, e stimando che fossero gatte, proseguiva con intrepidezza
da
li
a
poco ode un rumore
turbò allora
fasse, si
e
;
,
molto più che
prima era morto un P. Domenicano,
^ece d^animo, e se quel
di suffragi],
dis.
e
ma
arron-
pochi
giorni
poco lungi da
Non
avea ancora
se da essa uscisse
vede uno che
avesse
patre
anima avesse avuto bisogno
recitò per essa
strepito così senzibile,
e
fatto suo;
era la sepoltura, ove stava sepeUito; con tutto ciò
lui
si
il
come uno che
in testa
con un
?
un
come
rivoltossi allora indietro,
alzava dal feretro, e gli parve che
un cappuccio bianco;
«
questo, disse, è
domenicano da pochi giorni defonto
che pretende
De Profun-
se stridesse la bara, e
un rancore;
si
'1
questi salmi, che ode
finito
come
iSCiserere e
il
» Il Sig.''
,
e
da
D. Consalvo più non aspetta,
salto vigoroso,
si
il
me
ma
caccia fuori la chiesa, entra
nel atrio del convento tutto impallidito ed anzante, e
^__
jè
)
-
73
-
)
dimandava cosa avesse;
rispose, che
poco
il
nicano defonto era uscito dalla sepoltura e
nel cataletto.
uniscono varie
Si
chiesa e vi ritrovano dentro
ciava a svegliarsi,
il
la
Gaetano
persone,
bara
cho.
,
dome-
fa
ritrova
si
entrono
in
già comin-
Valle; e perchè
la
era
canuto come un ligno, quella sua canutezza fu appresa
per
il
tello,
parea
bianco cappuccio, e perchè avea deposto
e rimasto
come
giuppon bianco,
col
Domenicani
i
in
quello oscuro
vestiti di bianco: quello ran-
core s'intese appunto quando
eruttava
il
~^
strullore fu caggionato dal ruminarsi
l'atto
vino
Il
Mirchio
di Patti.
Era questi un giovane che nacque stolido,
con
il
e lo
,
che faceva nel-
dal profondissimo sonno.
di svegliarsi
50.
fatiga
man-
il
ma
alla
procacciavasi
stento delle sue braccia
il
pane.
Era
ito in
un giorno nella montana
della Giosa"> col
/
suo asinelio per far legna, e salito egli
<
colla sua accetta,
N
quel albore, e in cangio di tagliare
}
l'albore del 2:ran
sipose
a sedere
i
ramo, troncavane
d'un albero
sopra un
rami
quel mentre un contadino giosano,
sii
il
il
ramo
di
di fuori di quel-
tronco. Passò in
quale gU disse
:
j
loccn,
e
non
/'
addimi, chi da poeti cu
iiittu
ìu
ramu
J
sbaìan^i in terra
punto
? e
ne andò
via. Il
Mirchio non abbadò
ma
proseguì con più ca-
a quello avvertimento,
lore a terminare
il
ì
suo lavoro; e avvenne, che insieme
j
col albore precipitò a terra. Quella predizione fu apI
cren:
-
74
-
|
O-Q
j
FIP
presa allora dal Mirchio per profezia, e niente curando,
}
che avea restato malconcio da quel alta caduta, corse
(
verso
suo profeta chiamandolo, ed appressandolo che
il
Giunto che
lo aspettasse.
luogo del giojosano,
egli fu al
J
poco mancò che non l'adorasse per nume;
Già mi
insirtastivu
'^
gra:(ia di 'n:(irlaruni la
dinnanzi
E
a
tri voti
Gnor sì.
mia
morti.
aviti a fari sta
contadino per torselo
Il
Tu non vai a travagbiari cu Vasineddu
gli disse:
quello:
mia caduta; mi
la
indi gli disse:
— Ora quandu ddarmalu:(^u
la fila tu sarai
mortu. Addiu. Ecco
si
pidita
Mirchio
il
?
"
si
inghiottì zenza masticarla questa burla, per altro profezia;
torna
al
suo Livore, riduce
in
fasce le troncate
l
legna, ne carica l'asino, e s'avvia per Patti; nel salirvi
j
montata ben
l'asino quella
per
la
prima
volta.
Il
carico, eccolo scorreggiare
Mirchio
saHta seguitava più austera,
che faceva più
l'asino
conda
volta, ed
il
di
i
si
mise
viottoli
timore;
in
erano più
scorreggiò per
forza,
Mirchio impaUidl; era già
arrivato alla cima della
montuosa
la
stretti;
se-
la
l'asinellc»
più aspra, ebbe
salita
a far l'asinelio gl'ultimi sforzi; ed ecco l'ultima orribile scorregia
,
che fece gittare a terra
morto
quale veramente credette esser
,
il
Mirchio
sol
,
il
perchè
il
giojosano gl'avea detto, che allora doveva morire. L'a-
suo
sinelio
prosegui
via, se
ne andò da se
campagne
il
viaggio
in
varie persone
,
città.
e
:
come
prattico
Passavano
della
per quelle
vedendo quel poveraccio
prosteso a terra senza alcun moto, e che mostrava aver
perduto
i
senzi,
dandone
in
città l'avviso, e
facendolo
apprendere se non morto, almen moribondo, manda-
-
75
)
rono due becchini col feretro per dargli luogo
due riscosero
pultura; que'
spendere.
color suo per
Il
Mirchio, ed
il
di se-
senza
ei
ri-
tanti strapazzi era somi-
li
gliante a quel de' cadaveri, fu creduto anche da questi,
che pria
lo
d' arrivare in
mettono nel
arrivano in
Mirchio sarebbe
città,, il
cataletto, se lo
città;
caricano
borgo
arrivati al
sfinito;
le
sii
spalle,
contrastavano
si
i
becchini ove dovuto avessero portarlo, e in qual chiesa
?
Allora risponde
il
Mirchio:
///.
tra la chiesa di la V\'Cadonna di In Cinnaru,
esslri slplllatu
ben stracchi del lungo
e tacque. I becchini, che erano
viao:2;io,
sentendo che
sentimenti, posarono
stonate e di pugni
Così a
me
il
51.
il
morto imma2;inario avea
il
fecero risuscitare.
canonico Allotta della
Il
di Patti.
città
Morto della Giojosa.
Era stato sorpreso
lo tenean per
e
tormentato da un spasimo un
tal
vehemenza, che
morto: senza calore, senza
Si sparse di già
che
NN. morì
il
polsi, e
di
le
condizione;
spese del
i
preti
non
il
tru
il
fondo
alla
sua
penzier di far suffragij,
era ancor uscita dal suo corpo,
anzi quanto più violento era stato
il
senza
non esaminando con tanto vigore
quel sinistro accidente, ebber
a quell'anima, che
proporzionato
funerale
tutti
puro spa-
simo; egli avea un poderuccio, e però c'era
per far
tutt'i
bara nella strada, e a via di ba-
la
contadinello nella Giojosa con
moto.
qiiandii era viva valla
il
mortale assalto,
vigore della gioventù con più di robbustezza
-
76
-
potè
(
i
(
segno che quello
ribatterlo,
a
ne andò
podere per cogliere
stiti
i
al
preti
con
cotta, sotto la
andaro processionalmente
ma
verso l'ore 22. Ve-
fichi
Croce
della Chiesa
alla casa del
non
dal accorgersi che
i
v'era segno alcuno di lutto
porta di quel giovane:
la
del morto, e quella rispose: Sig/'
ficha "^
se io
Quanto restarono
rossore rammentargli
di
i
,
si
casa, e bus-
la
preti
domandando
nni ju a coghirisili
affrontati quei preti,
può immaginare; basta
tal
Madre,
defonto supposto;
dubitarono che non avessero sbagliato
sarono
giornata se
nell'istessa
ogniuno
dire che sino adesso riesce
successo,
come
io
son
te-
stimonio.
52.
Si
S.
Il
Porco
di
S.
Antonio nella Giojosa.
celebra nel sudetto paese con
pompa
la
festa di
x\ntonio Abbate, con apparato, con musica, con cera
air altare; nel
un anno
doppo pranzo con processione. Era
riuscita
con molta
proprietà
paese; fu collocata la statua del Santo
trasportarsi
con
in
competente
sii
la
al
bara per
non
inni e cantici per quelle strade;
l
\
>
Santo
il
\
porco consueto che s'accompagnava per geroglifico;
si
S
fare,
l
era ella così ampia che
capisse a piedi
del
misero allora in confusione per quel dovessero
Finalmente
sione
si
si
determinò, che nel tempo della proces-
collocasse
il
porco nella stessa nicchia
era la statua del Santo
;
e per
non mancarsi
ove
,
alla
do-
vuta venerazione a quel porco in riguardo del Santo,
gU
\^
si
accessero due candele, se qualcheduno
-
77
-
si
fosse
j
tH?
nn
w:\£
e:::
a
ito
raccomandarsi.
me
questo fatto
Giojosa soggetta
la
A me
non
noto; ho specie, che
è
l'abbiano raccontato
al
Vescovo
Donna
53.
di
i
Fattesi,
essendo
Patti.
inflatata.
Nella terra detta Montagna Regale due miglia sopra
la
so,
~'\ la
città di Patti
che
è stato
madre
del padre D.
del Tinnaro, fece
una graziosa burla ad una femmena
contadina, e fu
seguente: Era
la
sacerdote, teneva ella una pegnata
;
di
madre
del
cotanto violenti
,
ed in
saprei
sudetto
impastata con ovi
formiche, quali anno virtù di riempire
flati
non
questa,
ita
per qual caggione, alla casa della
(
Antonio Caru-
Proposito [de'] Conviventi nel Santuario
numero
cosi
ventre di
il
esorbitanti,
l
che a dispetto d'ogni forzo escono con stridore e
)
pito più d^
una tempesta, che mette
in
con suoi spaventevoli tuoni. Arrivata
la
rumore
stre-
l'
contadina
aria
alla
casa dell'altra donna, fu accolta da questa colle maniere
più cortese; la fece sedere e poi volle onninamente che
vi facesse
una piccola merenda. Appena però che
stomaco cominciò a fomentare quel pane se
come
se fosse entrata
interiora, già
mise
in
una leggione
il
suo
lo sente
di diavoli; tutte le
rumore, volean dare esito per qua-
lunque parte trovassero per
l'orribile golia
scatenarsi; la povera contadina,
che volea
premuta da una parte
dal orribile ribellione dell'intestina, ritenuta dall' altra
parte dalla naturai verecondia
Gmira,
in
mi uni
vajii;
,
disse
hon gionm a V.
all'
S.
altra
E
donna
:
questa, che
volea godere della batteria del gioco di foco
^°,
gli disse:
\
Kon
)
Signura, chi aju di fari. L'altra proseguiva a trattenerla;
l
ma
{
Chi fretta
aviti ? stati naiitra picca
cominciò
di già
povera contadinella
tirsene;
ma
che
?
^'.
La contadina
rompere ogni ceremonia,
dava due
gnate da quattro salve;
mezzo, fino che arrivò
il
alla
ma
passi,
viaggio
e par-
un miglio
propria casa, che era nella
il
marito, e ode
fortezze reali; s^imbestiali, e le rispose da
le
prima con parole
confacenti ad un rustico
mentre procurava
di giustificarsi
non voluto suo
strepito.
ma
ella
\
diveniva più rea col
\
Finalmente impazientato quel
>
;
con un bastone accompagnò quel sono con
villano
e
saluto dalla moglie in quella guisa che le navi
il
salutano
concertata battuta
,
che poco
mancò
povera moglie che tonava insieme,
schiena
i
Tanto
54.
alla
erano accompa-
fu di
campagna. Trovasi per sua disgrazia
darsi
motivo
lo sparo dell'artiglieria,
di
:
fulmini delle
me
a
Motivo
di
il
a far
tal
\
'
morire
la
su
la
e riceveva
non meritate percosse.
\
sudetto padre D. Antonio Caruso.
>
pazienza insegnato da un padre Gap-
puccino.
Faceva
frate
]
[
il
suo Quaresimale nella chiesa del casino del
principe di Butera nella Bagaria
il
/
Giuseppe Enna, che avea
''
la
un padre cappuccino,
•
J
cura del podere dei
j
padri Gesuiti nella
festa, unito
per udirvi
m
al
la
medema
fratto della
Bagaria. Li un giorno
Gannita
*^, si
portò
al
parola di Dio, ed appunto trovò
-
79
-
di
)
Gasino
?
padre
$
il
?TO
m
Predicatore in pulpito che esortava gl'uditori
renza ne' travagli.
adduceva,
in
E
chi vi pari,
alla soffe-
forti
che allora
Gesù Cristo specialmente
fu l'esempio di
si
Croce.
Uno degrargomenti più
dice a loro, sparti a
li
piaghi
di In siiu corpn, e duìuri di hi so cori, appi a siistiniri
V esorhiian:^i di In Demoniu
?
pighian chistu la forma di
surici pri farhi impa:(ientari, e poi si appiccican a la Cruci,
ci
santa in testa
e
di cappeddu, ed in ogni spina si
forma
spini, chi era in
ci
s'accumen^a a firriari tra la cnruna di
aggravava cu duluri estremu di Nostru Signuri,
non
la detti vinta,
ci
gran turmentu,
ma
snstriu
^^
cu
invitili
In quali
ciiraggiu
du
nui min piitemu suppurtari una puntura
e
di spingula.
Tanto
a
me
il
fra
55. Il
Giuseppe Enna.
seguente Vangelo
dell'aspettazione del Parto, è solito recitarsi da un vil-
lano della terra di Militello Valdemoni, e
messo
il
padre
dottor D. Biaggio
me
l'ha tras-
Calderoni de' PP.
Conviventi.
Domini
H E
Sabiscu.
custutò.
Sintenzia Santu Sanceliu
^ Ngloria
si
tu
Sumduca.
Domini.
Milli tempurisi suseru Ancilu, e
Verumi
Lazzaru, e Virgini disprizzata, vinu cu
riose, e
nomu
un omu
nomu Na-
vilitati Gallilia
nomu
Dauì, e
Virginia Maria; e tu ngrassu Angilu fabru
Dominu stecu, e
ventri tua, e comu dissi
dissi:
munierba
Maria gratia prena
biniditta tu
meditiu fruttu
stintatu esti D.
,
Avi
e tu
Simuni Gesù:
!
e cu la barbati quali se chista salutatio.
)
Simuni Maria,
'}
muntiim mparu, e
Diu rignau
e già
non
ritu
l'arti
lugnata tua
56.
regnu novu lagu
,
so
santu chi vocabit a
accume nasu
filui
si
sei.
sestu mantili,
Eccu
si
regnu
ha dittu
dissi
Dei Spi-
rinberenti, e
filioculi
la zia betta pri-
non
verbo: Dici detta Maria: Ecce
sendu vermu
sci-
fighiu
nun cognuscu. Rispundi Angelu
jo
e
in lanterna, e
Diu Tarria Angilu comu
fini.
Deu omne
lebba
Calupare
lattissimu vocabuli, e dubiti milli domini:
Santu subarbaronte, e barbantissimu
conusciti
nuli
filu
patri seggiu, e
avi
non moru
chi
Cuviu Angilu Gesù ne
tu mbinisti essiri sazia ebedeu: ecce
mpassibili
eri
medda Domini
fia
tue.
Ragazzo che
fa
testimonianza
alla
madre d'esser
stato alla messa.
campagna, ove abitava,
In Brente era venuto dalla
un ragazzo servente
presso a
in
mezzo giorno,
una massaria,
in vederlo la
e
come
madre
s'avesse udito la messa; quello rispose, che nò.
essa ripigliò, va alla
tu l'abbii udita. Parti
che usciva
la
— Presto,
Madre chiesa, che deve
l'ultima messa, ed al ritorno dovrai
ragazzo
il
messa cantata:
darmi
capitò
l'interrogò
i
esservi
segni che
ed arrivò in tempo
,
stiede presente
a
tutto,
ed osservò tutto, e fece ritorno alla casa. Interrogato
^
dalla
madre, della messa
disse ad essa:
e la (là)
a
Andai a
e delii segni, se l'avesse udita,
chiesa, e
la
la trasuta e era
un
vanii la fninti, ed tu andai, e
mi
poi naiitri dui parrini punì
—
illi si
:(ava-
lavai hi friinti, poi ni-
sceru di la sagri stia tanti parrini cu
ì
cerami tanti persimi,
scifu d'acqua, ed
li
cammiselli in
collii,
cu hi saimmarchelhi russu, e
51
—
J
)
aìriiìlimn vinia In patri Arciprelì cu la saimmarchelhi russii,
]
pastura a lu vra:(;(ii^K
e la
Cosi distinse
pulo ed
\
cotte, le tunacelle, pianete e
le
mani-
fonte dell'acqua santa.
il
57. Misterij
[
l
del Rosario nella chiesa di S. Nicolò di
J
Nicosia.
<
In ogni domenica sole pubblicamente recitarsi
il
San-
;
popolo a maggior
(
divozione, vi è assegnato un sacerdote che avvivi quei
$
sacrosanti misterij con alcun discorsetto divoto. Nel 1736
{
stava esercitando questo ufficio un canonico di quella
)
tissimo Rosario. Per esser [ecjcitato
Colleggiata per
quelle
di
nome
domeniche
canonico
il
Barbera, ed in una
la
cui v' intervenne
in
,
il
il
Sig.''
vere ciò che disse
di
Diu nellu
Madri
cia:
la
Avendu
Madri
di
lu
e
V\Cisterio.
rilettu
un casu
terribili di la
un divotu;
libru di l'esempj; c'era
Diu, perdunatimi
li
mei
Madri
tutti:
Hberatici di
li
di
Madri
ci dici-
peccati. C'arrispusi
Diu, pirdunatici
li
Dunca
nostri pec-
peni di l'infernu, datindi
Paradisu. Pater noster, etc.
la
gloria
)>
Secondo Mister io.
« Pastores ìoquehantur
-
ad invicem:
82
-
^
]
\
di Diu: Vade, remittuntur tibi pacala tua.
dicemucci
cati,
di
lettu
seri-
sudetto canonico, ed è del tenore
il
Primo
«
D.
;
Forte Speciale, che mi rappresentò, poi mi fece
li
pastureddi anda-
c:::
?"
vanu
è lu
chi
diri in
Bethe-
la grutta,
vit-
Fighiu di Diu, s'incuntraru cu alcuni antri, e
lu
dumandaru: Qiicm
pastorcs ?
z'idistis,
incuntratu, pastureddi
aviti
non erat
Lo
ronatiun.
?
Chi
ci
aviti vistu, chi
Ci rispusiru: Vìdimus eum
L'interrogaru puru di novu, e
aspectiis.
spundcru: Vidimus
ci ri-
Christian Crucifixnm spinis co-
Jesiini
vittimu mortu e sepurtu. Pater noster, etc.
)>.
Misterio.
Ter:(^o
«
stissu
Vidcamiis hoc verhum. Traseru ntra
leni.
tiru
Gerusalemmi, chi
in
Vuatri fimminazi, autru non
\
?
>
taciti:
mangiati, biviti e
un
ngrassati da fra Giuniparu (qui quelle fecero
\
bisbiglio).
^
Discurso de corpore. La Madri
mangiava, non
Diu
dri di
?
di
Diu
chi facia
non durmia, dunca
bivia,
Priusquam in utero pariens
,
Non
?
chi facia,
si
Ma-
ritirau
si
,
chiudiu s'ammucciau? senti chi t'arrispundi. Undi v'am-
mucciastivu, Madri di Diu
?
\
e
',
?
Senti chi t'arrispundi: Nella
j
Cappella di lu SS. Crucifissu.
Recitava,
ti
dici
Dunca dicemu
,
1'
E
Madonna
offiziu di la
nui:
tutti
Madri
dicemu
lu Rusariu, pri
cifìssu.
Pater noster ^ etc. ».
non
Madri
chi facia,
di
Diu
?
>
Santissima.
?
di Diu, vi ricitamu,
vidiri lu vostju
vi
Fighiu Gru-
Quarto Misterio.
«
Defunto Erode: già morì Erodi,
lao, già
ristau
si
sii
morti
li
menzu mortu
pighiau di aviri
picciriddi
lu
Fighiu
mortu
tanti
gicà
morto Arche-
innoccenti
di
Diu
;
sulamenti
pri lu fasti
picciriddi.
chi
Dicemucci
dunca: Madri di Diu, facitindi muriri picciriddi, facitindi
era
_™_
\
\
CJD
muriri
tutti
li
desiderij
Pater noster^ etc.
mundu^
lu
di
carni e dimoniu.
».
Quinto Mister io.
«
Già semu morti: Oggi
mbiatu cui
tura;
un jornu
terribili,
mortu
sira.
la
Voi
in figura e
l'armuzza so
pri
dumani
nellu quali sariti vivu
chi
sapiri,
ti
sepul-
in
procura
si
^^.
Vinirà
mattina e
la
o omu, o
resta,
firn\
minazza, di tuttu lu to travaghiu? mangiari,
biviri,
dorj
ddoppu un
Madri
e
Diu, vi pregu datimi lu linzolu chi mittistivu a vo-
)
miri e
di
linzolu strazzatu. Dunca, dici:
stru Fighiu, chi
quandu nui muremu,
Paradisu.
nosler,
Tater
puccini, chi
la
Madri
un
latru,
Diu, e
dumani
di iu
di
di
ci
mandu
?
Non
ndi voUa
ti
fari
tutti
un
furfanti prigava
di Diu, datimi saluti,
Madri
il
Madri
la
pri
di
miu
Diu
di
:
vi
Ah
ducani
mi voi
divotu; vattinni
!
— Di-
Diu, nui non rubbamu, nui
mali, chi la
E
chi vui sapiti
salvi la vita, e poi
ti
in Paradisu.
SS. Sagramentu.
fattosi
voghiu
nui:
tutti
non vulemu
Madri
PP. Cap-
li
quandu mi ricughiroggiu,
primu voi chi
cemocci
E
assassinu,
dicia:
pirdunu. Ci rispusi
sciliratu,
serviri
un
cronici di
nelli
putiri andari a lu nigoziu
arrubbari; chi poi,
in
Esempio.
un esempiu
Si leggi
purtamu
etc.
58.
(c
vi lu
Madri
Dicemu
viva Maria
!
E
di
Sia ludatu lu
viva Maria
segno della croce se ne
84
Diu ndi chiama,
tutti:
partì.
!
)>
)
'O/a Q-3
Due
mi occorre qui
riflessioni
Prima
si
è,
che
il
fu presente alla sopradetta
rhà rappresentato avanti
me
a
voce ed azzione, come
poi
me
la
memoria
con
la
la ripiete.
tutta l'energia,
fece al
Egli
tuono
canonico
[il]
,
e
trascrisse.
Seconda: Intendendo
mi
Speciale, che
predica, è d'una
ad verhiim ve
felicissima, sicché de verbo
di
fare.
cavaliere D. Forte
era stata
il
signor D. Guttera
communicata una
dispiacque molto. Almeno,
tal
mi
Via, che
la
famosa predica, se ne
padre
disse,
non
,
dite
che ciò successe in Nicosia; tanto è certo, che questi
è la
maniera che suole predicare
59.
Non
Barbaggianne
Trapani c'era abita-
saprei in quale chiesa in
dormono
il
giorno e vegliano
Uno
notte.
la
come cotaU
di notte,
fosse cagionato da qualche
si
domandando
in quella
animo interrogò
penante, cui
Ave
siti ?
E
il
qui
bisogno di suffragj ?
maniera
si
qualche
di
faceva
suffragj; e
non rispondea
Ne tampoco
I
il
:
85
fat-
Anima
barbagianne.
a questa.
barbagianni
Quante
sogliono
chivi chiù; ed allora sciolse la
-
sen-
benché
meno
barbagianne supposto
messe volete celebrate, forse tre?
mandare questa voce:
del
apprese che quel
anima
fosse atterrito da quel strepito, nulla di
tosi
Il
faceano
notte,
defonto sepeUito in quella chiesa, che
tire,
animali
nulla di ciò sapendo, trovan-
tempo
dosi nella chiesa in
rumore
canonico.
sudetto
in Trapani.
zione di barbaggianni nel tetto; e
rumore una
il
voce
e::
quella bestiola: chiù. Sentendo quello chiù, apprese che
volesse più di tre messe, e rispose:
Il
si
barbagianne proseguiva
avanzò
a
Cinque
«
chiù. Dieci
maggior numero,
diede in busca di messe
vi
bastano
son buone
sempre udiva
e
raccontando
chiù,
bisogno
il
? »
Chiù,
?
si
che
aveva quel anima, e però dovea impegnarsi ogni
fe-
dele in libertcà di quel penosissimo carcere; tanto girò
sino che s'abbatte in
uno che era consapevole
bitazione de barbaggianni, e gli disse: «
none, che
e
gH
ti
decifrò
nante;
ma
60.
di
non
voce
di anim.a pe-
un barbaggianni par suo.
le
mura
della
cittcà
chiamata dal volgo
setta
dell'a-
barbaggian-
de' barbaggianni »,
esser stata quella
Campana stimata sonare da
V'è fuori
la
uccellare
sei lasciato
O
di
se sola.
Trapani una chie-
Maritana. Solea
J
lasciarsi
?
porta di essa per devozione de' fedeU aperta, e nel
(
S.
Un
l
giorno un asino trovando quella porta spalancata, en-
^
com-
?
imbrunarsi
la
sera
il
sae^ristano l'andava a chiudere.
trò dentro quella chiesa, e o
modo
il
fresco, o altro
a quella bestia l'invitasse a giacer in riposo,
questo appunto s'appighò. Si annottò;
il
soHto, andò per serrare
si
la
porta
,
ne
quel asino adaggiatosi in quella chiesa;
a
i
sagristano, al
i
accorgeva
si
risvigliò la
fame: e andava in giro della chiesa, avanzata
l'asino, se
trovava qualche cosa di
alla
campana, cominciò
le
86
~
)
l
Finalmente
\
veci di corda
$
qua
^^
la
a rosicarlo, e col tirare di
-
(
notte,
soffiarla.
trova un sarmento seccho, che faceva
di
i
sonava
e di Lì
ma
gristano;
campana. Attentò da principio
la
sa-
il
finalmente accertatosi della realtà del sono,
mettendo
uscì di casa
rumore un
in
altro con cui incontravasi, gridando:
chiesa chiusa, e la
campana sona
?
vicinato ed ogni
5.
i\Caritana
S'apprese da molti ciò
esser un gran prodigio, con cui significasse
o qualche gran cosa succeduta, o
Andò
dovesse succedere.
La
!
Signore
il
gran cosa che
altra
intanto una gran chiurma di
persone ad ammirar quello stupendo miraculo, e tro-
varono esserne l'autore un asino affamato,
accorto
era
si
il
sagristano
,
primacchè
di cui
non
chiudesse
la
chiesa.
6i.
Naso
in giudizio
condannato da un Ficarrese.
Predicava nella terra
Naso un
di
religioso
quaresimale. Toccò,
al solito, far la
predica sopra
dizio universale
procurò
con
,
e
farlo
imprimere sacro orrore ne^ cori
doppo che esprimeva
il
suo
il
Giu-
tutta lena
de' Nasitani.
per
,
Or
colle più vive formule, ora
i
egli
segni
che lo precedono, ora l'avvenimenti che lo accompa-
gnano, ora
la
una grande
sentenza finale che lo sossiegue, per fare
impressione
ai
suoi
quella figura[ta] repetizione:
a
ficchi la jornn di In
Gindi^iu
uditori
Nasa
?
o
si
valeva di
Nasa, undi
Era capitato
ti
vai
in quella
mattina in Naso un'arte2:2:iano della terra delle Ficarre,
quattro
nanza
migUa
de'
distante da Naso, e
comecché
la
vici-
paesi suole alle volte producere gare, queste
due terre appunto hanno l'ambizione
-
87
di essere in tutto
p^'
una miglior
dono
contese.
civili
e spesso tra quei
dell'altra,
Ficarrese
Il
,
succe-
paesi
essendo
I'
ora della
predica, entrò cogl'altri in chiesa per approfittarsene;
ma udendo
lindi
ti
di Ih
il
Regno nostro ed
in tutti
spiccò prima dal luogo dove
la
situato
la
Nasa
solita repetizione:
vai a ficcavi In jornu di In Gindi:(in
nora rispose
si
Nasitani in
i
,
:
Tra
In
o
si
collocò
si
soglia della porta della chiesa; ed in udire
predicatore
ti
valse
secoli avvenire;
i
era
Nasu,
o
Giudi:(jii ? si
punto a fare che restassero celebri
del
tutto
sii
Nasa
così spesso dal predicatore:
vai a ficcavi In jornu
Nasa,
dal
lindi
con voce più so-
?
purtusn di hi culu
Ed
!
in dir ciò
mise precipitosamente a fuggire.
Panegirico
62.
Antonino
di S.
di
Padova rappresentato da un
frate
zoccolante nella terra di Cassano in Lombardia nel dì
giugno 1677.
13
Dovendo
il
che fratello
comando
di
Sacrificium
alto
di
Nacor
Dio
Deo
e far
monte: ^Contes
le sedie
et
Aaron per obbedire
i
Gelhoe^
me
sovra
ros, nec
superbi apparati
postergah
dico,
dolce
al
proprio figUo un sagriiìcio:
del
spiritns contribnlatus,
per vos, lasciatisi
chetti,
Abbramo, quell'Abramo
Patriarca
,
i
,
l'aitar
d^un
pluvia cadant su-
li
sontuosi
baldacxhini
ban-
che usano
i
patriarchi moderni, senza intervento di canonici o altri,
in
una cappella
patriarcale
,
d' altra
serve che di quattro personaggi, cioè
esistenza
il
non
si
medesimo Ab-
bramo,
asino
un suo servo e
Isaac,
parlando e maravi-
gliandosi di questo gran fatto: Factum
giiam cera
me
oggi a
Tale, o
liqtiescens.
est
non
cor
mmm
tam-
Cassanesi, succede
fratelli
nel soUennizzarvi la festa del nostro
rioso Antonio, che la povertà de' suoi
gì'
cum
Expectate hic
l'asino.
dice la glossa interlineare
,
essendo permesso
glo-
religiosi
figli
addobbi, che quattro
far altri
stracci di sedia ch'anno prestato per loro cortesia
RR.
li
PP. Dominicani a guisa del sopradetto Abbramo, che
sopra
\
pagna:
il
monte
mio amico:
questa chiesa sta fuori
di
della
cam-
in loco campestri, del sig/ Piazza, rettore,
Stetit
c/lmice,
ad quid
venisti ?
nel cantare la messa d'Isaac, ch'è
del servo che
si
Quale
il
l'Abbramo
fu
nostro Sig/ Iddio,
trovò presente, che sono
Signorie
le
vostre, che state a sentire, e dall' asino che porta le
legna: Super omnia
Ugna cedrorum
sono io: Asinus prasepe domini
comandi
a forza di bastonate de'
diano, per
non
comparso
di
trotto sopra
vozione ne' vostri petti,
il
mondo
che nascesse Antonio,
il
monte
e
le
cetti
jffe
e colla
montuosità
:
Durnm
Guar-
e
est
la
mentre a guisa
la
,
di
calci de'
contra stimulum
di-
neces-
questo so-
mia au-
vado sparando
i
di
in-
fede catolica,
ingrinzite della
questo pulpito
tibi
catedra:
un mal
un foconaccio
per mantenere
bocca ragHando
di
di questa
con dimostrarvi
maro d'Abbramo coU'orecchie
dacia,
del rev.° padre
carico di legna d'
,
fasciato discorso per accendervi
ch'avea
che
quale raggrinzato
buttar via la baldella dell'ubbidienza, son
Super cathedram Moysi
sità
tu sola excelsior,
sui,
sopra
miei con-
calcitrare: tenete
9¥E
61P)
?
voi
bocche
cavezze delle vostre
le
In canto
:
et
freno
viaxiììas corum constringe; lasciando solo ragliare a me,
d'
asino non
proverbio
divulgato
che superando quel
arriva al cielo
,
mia voce: Vox clamantis
trerà la
Coehni
vostri petti:
pene-
che
in deserto, al cielo dei
Domino; onde
cceli
che ragUo
,
vedere
farò
m' os-
se voi
serverete silenzio, io vi porterò a bere nelle pantanelle
della gloria d'Antonio, ed incomincio.
Due
assegna
sorti di necessità
filosofìa
la
Cassanesi (attenti, non guardate qua e
logi detta simpìiciier, l'altra secnndnm quid;
non mi ricordo
che
,
di queste due,
So bene
mondo d'Antonio
era una
e
che
il
sia la verità,
con alcuni che consistesse
hum,
tralasciando
insta opportune, importune argue; collo
con
puìchritudo
et
:
me
;
con
tali'
uno
Oporlet Episcopum hospitalem
nel mitigare
ipsa
dirvi
:
stesso
Apo-
Patientiam ha-
altri che consistesse nell'udire le confessioni:
Confessio
spedali
il
nelle prediche: Predica ver-
stolo soggiongo, che abbiate pazienza
bete;
perchè
tralascio la spiegazione.
nicessità eh' avea
la
ma
della definizione per adesso, e poi parlo
persone dotte
con
o Sig."
,
una da teo-
là)
il
docehit;
Cielo con
discipline
in
esse;
servire
con
alli
tall'altri
Et disciplina tua
:
ed io vi rispondo, che tutte queste cose
ordinarie, e le facciamo anche noi Zoccolanti, e voi
altri
Sig.'"'
c'avrete inteso qualche vokarella;
consisteva qua
la
necessità ch'aveva
il
mondo
ma non
del
ì
mio
j
Antonio.
Simb.
Onde
di
S.
andate a parlar col QuicuMauE, * e non
Atan.
]
1
Interrogando
stupite.
ch'ebbe
sità
dite che le paja
lo
della neces-
fede catoUca d' Antonio, e sentirete, che
la
quell'oracolo vi risponde con quelle belle parole^ acute
parole
Ante omnia opus
:
Che ne
dite miei Sig."
Ah! che mi accorgo, non
mio concetto
latinitcà
poco oscura. Attendete
il
a sentire
est,
E veramente non
omnia
,
la
la
imparò subito dal nome stesso
>
via dal mondo^, entrando
(
Regolari
:
ma
perchè
ivi
desiderio, che era di patire
ivi si
mangiava bene
il
se lo
e si
e se
Lisbona
della sua patria
andarsene
ed
,
:
Canonici
ne'
Vir desideriorum
beveva meglio
una
Li
si
manu Domini,
Lisbona,
di
non vedeva adempire
)
bibamus, e vi
città
immediatamente
i
sti
questo
Veritas de terra
verità:
buona, cioè a patire
a pigUar la zizza
et
che
teneat,
fede catolica.
essendo ragazzotto nella
S
vita in
ut
poicchè nato Antonio mio gloriosissimo Ante
ed
,
senzo: Ante omnia,
pare fuori di proposito;
Ouicumque dice molto bene
orta est
per essere un
è di necessità,
mantenghi, cathoUcam fidem j
?
abbastanza sodisfatti, forse
siete
perchè non intendete quest'altra
dice è Antonio; opus
<
chatolicam fidem.
ut teneat
est
Siete paghi del
?
vita
:
,
suo
il
perchè
Manducamus
squisitissima
^Cors
,
et
qualche volta accade fra que-
digiunare, quello che s'hanno da mangiare la sera,
mangiano
la
matina, e
la
sera per collazione qual-
che galantariella, oh che santo digiuno
!..
Ma
torniamo
presto al nostro Ante omnia, che già s'è calzato
vali per partir
mini o bel
via da questi Canonici.
zitello
per servir Dio
?
?
A
Nonne
che
lasci si
commoda
septuaginta annis
-
91
E dove
t'
li
sti-
inca-
occasione
Domino
servisti?
m
£LP-
Si
può
dire di te
come
Vien
di quell'starione [ch]e fuggì.
qua, vien qua, che, per quanto vedo, corri a frati Zoccolanti.
glia;
Or
qui
che troverai
si
rovescio della meda-
il
cammise
vedrai le morbide
Uno mutate
di
vidissima lana: Deus qui dal nivem sicut lanam,
Tamquam
sacchi di paglia:
letti in
l'uomo come una nespola, o pera
sempre
paleas ferrum, e così
nella paglia; muterai poi la carne di
graticcio: Ferumlanien fex ejus non
est
Ma
exinanita,
isti
n'andò via
se
capone
in
vino dolce in a-
il
bianco in quello di bracchi: Die ut lapides
dunque suU'accerto.
in ru-
morbidi
fiorentina, se ne starà
quella di pecora: Insuper pecora campi,
Sta
i
il
pan
il
panes
fiant.
nostro Ante
onmia, Sig.", nulla curando e tutto sprezzando, e direte
non
fosse vera questa necessità
Carissimo Ante omnia
queste delizie
in specie à
?
ì
?
Preziosissimo opus
Sapete perchè e
Delici^e mece
esse
cum
[ha'] lasciate
filiis
hominum
est?
tutte
ed
,
cambiato quell'abito, ch'à quasi del colo-
raticelo in questo saccaccio bigio del color d'asino, a
con raggione m'ho assomigliato
cui io
somma
gione
siano
?
Per portar
la
mia
reli-
tiranni che martirizzano le genti
(se-
del martirio.
vi
Non
perchè in questa
bene qualche volta quando
qualcheduno, non
si
si
comincia a perseguitare
finisce così subito);
onde una volta
un rev. padre Guardiano, quale non voglio nominare
per
degni
rispetti,
mi prese
a perseguitare
che per una bagattella mi fece
e
due
me
stet
giorni in prigione
gratis;
che mi volle
a dextris
ejus.
:
far
Ottenuta
talmente
stare per cinque
mesi
Guardianus persequutus
dare
al
est
diavolo: Et diaholus
intanto
licenza
il
nostro
é
-
92
-
m
•lAS
Ante omnia di poter predicare nelle parti dall'infedeli,
ed in specie a Marrocchesi, dove
si
fa
marrocchino
il
ma
rosso, colà egli s'invia di buon animo;
per
l'in-
fermità cagionatagli dall'asprezza delle penitenze, parte
non può proseguire
volontario, e parte per forza,
camino
in
onde doppo
;
Assisi
,
varj
omnia può
i
ne
tificamiir tota die;
cordarvi
lui
il
lavare
la disciplina a
Et fui flaggellatus
e
tota
,
frati
nostri,
e del
nostro
Maggior Osservante. Non
di
niim ìneciun in paropside.
Forlì
Osservanti
ch'era
dirsi
istarò a dirvi qui
ordinarsi
Minori
noi siamo
perchè
Ajite
per
per
che non erano
,
piatti:
i
Non
mortificazione: ^ior-
di
atti
vi
Qui
intingit via-
voglio fastidire col
sangue che faceva tutto
Non
die.
suo
pervenne
partendo
e di là
con alcuni Frati Minori
il
viaggi e disaggi
pan moffito ed acqua pura
vi
in
rammento
tempo che
ri-
il
giorno:
i
digiuni
fra
i
Ca-
nonici Regolari avrebbe bevuto in neve: Nive dealhabuntur in sehnon. Tralascio l'umiltà in iscopare
le
stanze
e cortili de' Principi: In atrium principis sacerdotum du-
cebam.
in
Non
già che
si
tratta dell'umiltà;
contemplatelo
questo fatto veramente stupendo, ch'è stimarsi
degno
di
predicare agU uomini, quasi non dicesse buoni
concetti: Et concepii filium in senectute sua;
dicare
ai pesci: Fisces
tonio:
Ouam
est
andò
a pre-
maris qui perambuìant semitas maris.
Dunque con ragione posso
et
in-
dirvi,
mio Ante omnia An-
admirabile nomen iuum in universa terra
mari!
Sentite, di grazia, per
conferma
della
mia proposi-
zione quest'altro prodigio, e vederete se io dico
il
vero
è
93
-
si
ò nò, e col primo Papa del Vaticano bisognerà che
Non
rispondiate:
trovava
Si
le
negabo (l'occhio a me, Siirsiim carda).
Ancona
in
Patavino, per essergli
per
padre del nostro Ante omnia
il
apposti due misfatti, l'uno
stati
non aver pagato come doveva
ammazzato uno.
Taltro d'aver
Il
sentito se n'andò dalli giudici,
Vos saeculoriim iudices,
camiir cordium
capaci,
quelli
dove era
veni foras,
sepellito, e
Con
fetida bocca,
essere stato Tuccisore
allegro
il
si
gU parlò dicendo:
portò
[in^vio, et
mio
il
ammaz-
Poi l'interrogò chi
padre di
non
in via.
via
Era dunque
al
:
iniqiii-
lui; e
non
allora tutto
Et errare facit in
di necessità,
mondo
al-
La:(^^arej
qiiadriduamis erat, rispose
Santo se ne ritornò
mio Ante omnia venisse
prae-
non essendo
e
;
tre Fater noster
surrcxit qui erat mortuns.
et
favellò:
ammazzato: Responde mìhi quantas haheo
l'avesse
tales.
audite voces supplicnm
doppo due o
cosi
Iiiniina, votis
o vogliam dir cenotafio del nostro
l'epitafio,
zato,
,
quaU
alli
vera mundi
et
Regi) Ministri, e
i
padre Aule omnia ciò
che questo
i
per mantenitore della
j
fede,
e fu di necessità,
perchè era condannato reo
nocente: Innocens ego siim a sanguine justi hujus.
l'in-
Fu
)
di
{
necessità, perchè levò d'errore alcuni di questi, che ve-
\
devano
S
dala.
il
Fu
padre scandaloso: Necesse
di
ut veniant scan-
est
necessità, perchè levò via
con quest'occa-
sione gl'odi] e mormorazioni de' parenti, e riparò ad
altri infiniti
mali: Maìos male perdei.
E mi
direte che
\
\
non
j
vera
sia
con
E
belli
la
mia
concetti
proposizione
,
e
che
non moralizzo
?
.
tacete tutti, e lasciate dire a me:
—
94
—
Il
mio
crlorioso
\
^
<
ero
Ante omnia era di necessità che venisse
non
ma
il
fermate in questi
vi
miratelo
là
poco momento,
di
cliiribizij
mondo; ma
al
/
qual altro Giosuè, che se quello fermò
che qual cavallo spallato se ne correva
sole,
)
alla stalla
dell'occidente; quest'ancora [fermò] tanti e tanti soli di
andavano all'occidente
peccatori, che se ne
de' peccati.
Era un Moisè: che se quello con verga toccante fece
scaturire l'acqua, questo toccata la pietra de'
facea scaturire fuori
vano
Dcemon
:
Ma
angelo, or un
il
demonij, che
come
spiritati
lepri fuggi-
lepra fugiiinL
mostrarvelo or un
]
profeta, perchè già s'avvicina l'ora di fare
(
veggo
chi
i
gallospaccio
?
al
non ho tempo
onde per non morire
cielo,
Zoccolanti (o gran torto
santa compagnia)
si
confessore, vicino
al
di
!
fece portare in
monastero
tiis
eri
lo stesso
)
una stanza del suo
ì
monache. E qual
\
Tu
}
delle
servante,
dove
gl'altri
snam
Si conditioiiem
gUo cangiar
verelli,
sogno;
né
ti
ti
di
Minore per
faciat meìiorem.
E
ciie
fra
noi
?
di
verebbe mandato
mosse, o
alienare:
forse facesti
per
Sig.''\
pigliare.
95
l
Nessuna
-
]
S
tuo bi-
\
per ricrearti
l
al
?
di
queste
Pol'a-
cose
Volete sapere per che cosa ciò fece
-
;
^
Avverti che sono pò-
reverendo padre Guardiano, che
a
me-
]
esser
là
cialde, ciambellette e mustaccioli
al
T^ela-
Maggior Os-
potranno soccorrere conforme
tevi però dirlo
M
V anno
di
senti forse svogliato, e la t'invij
con un pò
lo
nome
il
tua condizione con andare
meglio governato
?
zelo della nostra religione: Zelo
sum; e che t'abbiam dato
)
di sì
cosa t^indusse a far ciò, o bellissimo Ante omnia
che
noi
tra
non fossimo degni
quasi
]
?
\
fin-
r
-^
Perchè
era stato
egli
confessore e vergine, e perciò
una stanza del confessore
volle morire in
di quelle ver-
monache, onde con raggione potrai implorare: Re-
gini
gina Confessorum, Regina Virginum, ora prò nobis.
Ma
se l'ha colta
Tu
che
nostro Ante oinnia
qua giù noi, o padre
voli lasciando
rispondi:
il
noi
del
Non
non
e
,
mondo: Erat
al
qua
lux vera
bum wundum.
venientem in
O
gl'eloquenti; avete osservato
illumìnat
Ut
come ben
?
dissi
vi resta per
candela
del
meccolo
candela
?
come dicono
La tenete sovra un
omnibus, qui in domo sunt, e
è logorata più della metà, e che
dita,
tutti
mai una candela quando
comincia ad ardere
Iticeat
sa-
così
omnem hominem
candeliere^ o d'un altare, o nell'anticamera
cipi:
uq
splendori
delli
senzo tropologico e paraglifico,
è nuova, e
non
andartene
qua giù qual candela che illumini
eri
che caminiamo nelle tenebre
altri
Attenti
te
godere, tu mi
tanto amator della mortificazione,
eri
?
A
E dove
Gaiidete in Doftiino, semper iterum dico gaitdete.
pevi trattenerti un poco più
presto
?
!
ne resta
de' Prin-
doppo che
tre
o quattro
della lanterna; così
nostro Ante omnia,
che
doppo
era
logorato ne' candilieri de' pulpiti e confessionaU e
tante altre penitenze. Iddio se l'acchiappò questo
colo per farlo ardere in cielo: Venit
cum
la
d' esser
ìanternis
di
mecet
fa-
cibus comprehendere eum.
Ma non
non
è
sij
per riportare
dela,
chi
si
disperi per la sua partenza, poiché
vero che c'abbji abbandonato, anzi di
la
là
su siamo
luce delle sue grazie della celeste can-
come vediamo che
chi a lui
si
raccomanda
in
£b^
cose sode e rilevanti, egli
a
nessuno
le
niega: Facienti
^
quantum
l
in
se
Deus non denegai sua ni gratiam. Parli
est,
chi era ridotto a vedere
ballare
i
barrattini,
come
si
j
suol dire, e in un subito gli fu restituita
'
'
Egri
la sanità:
surgunf. Parli chi per la perdita d'un occhio era dive-
Ante
nostro
;
nuto fiorentino
l
omnia, avendolo
\
a dispetto de' giudici portava la storta ed altre infer-
>
mità nelle gambe, acciò quello non andasse prigione,
o
;;
e per intercessione del
,
in galera gli
ricuperato diviene italiano
qualche cosa, e confessi subito, che
Membra
i
:
giovani, che
caccia,
a
Accipiunt iuvenes
riti:
;
iti
et
chi
perduto
;
gli fu restituita per
;
furono cavate. ParU eh' avea
sua intercessione:
.
;
parli
resque perditas petunt. Parlino
anno recuperato
cani.
E
i
cani smar-
giacché, gloriosissimo
^Ante omnia pronosticato dal gran profeta Atanasio^ fai
ritrovare
le
)
cose perdute, giacché qual meccolo
;
t'acj
?
<
cendesti nella lanterna del cielo,
che ho perduto
sazio,
sia
'
ma
del
filo
il
mio discorso
;
(
non perché
)
idioti
trovarlo, e a costoro che m'ascoltano, fagli
ottenuta
fatta
vi
la
ri-
>
copia di
(
ò condotti
alle
divozione, che
Io di già
l'ò
^
;
promessa
l
pantanelle della gloria del no-
5
una trippata
?
E siccome quando
<
Voi dunque, che
grazia.
trihue.
già alla
stro Ante omnia, fatecci a vostro piacere
di
di
Feni sante Ante omnia, reple ti{orum corda
Cassanensium, mihique optatani gratia
^
,
perché vedo storcere quest'
ma imercQssionQ:
\
me,
favorisci ancora a
bon prò
vi faccia.
s'abbevera qualche animale per farlo saziare con
più
)
ciufibla, così giacché Animalis homo non per-
\
J
f
•
gusto
cipit
gli si
ea que
Dei
sunt,
il
signor organista
-
97
-
gli
farà
una
7
]
hij^
ciuffolata
d'organo nel proseguire
quando ciascuno
quello che fò
della
mia
si
io,
cella,
Li
sarà abbeverato, a
che
me
ne vado
di
messa cantata,
bon conto
galoppo
fliccia
alla stalla
per invogliarmi nello strame del
riposo.
e
\
]
>
mio
;
FINE
à
—
flr-—
Aio:
NOTE
oa
-
NOTE.
Nicosia nella provincia
'
^
Pari a L.
^
«
il
si
muovere
guasta
siciliano lo
la
i
Questa,
dar del santo
al
di
'
Signore, ho fatto
^
Lacciaia, scotta.
••*
S.
Marco
,
vuole
Messina.
bestemmie
in
« S.
'^
}
(
Sicilia.
di
Catania.
/
)
la
comune
cena ^cc.
)
l
nella prov. di
Messina
.
e nella
diocesi
ì
)
Patti.
'•
\
)
diavolo, è una delle
Bronte, nella provincia e diocesi
Crastu, castrone.
si
cai-
"
comuni
'
Evidentemente
i
ritiene francese.
Naso, comune della provincia
*^
».
non toccare
quale è del gruppo gallo-italico,
il
•*
di
)
calzoni (cioè,
Passione
*
più grandi e più
di
ti
dialetto di Nicosia,
popolo
Catania.
di
io.
J
altrimenti
imitare
il
5
Giovanni, non
7.on\),
ed
e cent.
Filippo d"Argirò
Catania, e dal
»,
o Aggira,
1816 nella diocesi
loi
comune
di Nicosia.
—
nella provincia di
ì
-
^rì
t
" Non
ì
questo
sia
Longi, comune della provincia
*^
di
so che coniunello
di
P'eria.
Messina
diocesi
nella
e
Patti.
^*
Cucinili,
'^'
Capri,
ì
va meglio scritto
comune
mi
uni,
me
ne.
)
della provincia di Messina e nella diocesi di
\
Patti.
ì
^
^®
Manganello, dim.
\
la
<
'
seta
mangano, ruota grande con
di
cava
si
dai boz/:oii.
nome, adesso
diocesi di questo
"^
Malctto,
'^
Cioè,
comune
come
in
Catania, allora nella
di
della provincia e diocesi di Catania.
vescovo non avesse sospeso a
il
[
(
questo
divinii
Lo
-^
Cioè, a stuzzicarlo.
-*
Tutto
-^
Intendi, all'ufficio divino di prima.
2*
Volendo
]
l
(
>
-^
mette
stuzzicavano, lo eccitavano.
il
italianizzare.
)
)
giorno trasportò tegoli,
^
^
sacro
parlare italiano, questo improvvisato oratore
d dove è
la
)
quella di Aci-reale.
prete così ignorante e spropositato.
\
)
>
Aci-Catena, comune nella provincia
'^
cui
la r
come
suole spesso
Le sue parole dicono
:
^'
il
popolo quando vuole
Vedete,
figliuoli,
)
)
quanto
J
\
siamo miserabili
')
lo)
]
le bestie,
l
'(
<
Chi dovca dire a costei che nel intra du
!
meglio de' (di
ammazzata
ad addrizzare
-^
di,
i
fatti
de
nella
nostri
li)
campagna
?
Impariamo
a
,
tra
S
come
suoi capricci dovesse restare,
spese
d'altri
».
Prcvengbi a mio compare, avverta mio compare. Confessionario
confessionale.
«^
Scrivetene
la
informazione, sig. Notaio
:
ha detto
volte
tre
mhè.
-'
--
)
ì
Cioè, deve eseguirsi una sacra rappresentazione.
Era
il
tempo
della
immunità
ecclesiastica
ed
,
>
reo
il
,
per
^
iscampar
la
Giustiziii,
perchè alcuni degli
tersi
bialc:
in
salvo
sii
la
potea bene rifugiarsi
attori
chiesa
della sacra opera
».
in
luogo sacro. Ecco
pensarono
Storico è oramai
il
di
modo
«
met-
prover-
Tigghiari la chiesa di palln, per significare: mettersi in salvo
102
"
/
f
>
n^ ..^^
commesso un
dopo
di
altrui
sostanze, rimanendo debitore, ecc. ecc.
aver
in Diavulu,
-^
pera sacra,
intendi
delitto
fuga;
la
<
(
^*^
Requiem aeteniam donu
''
Tateniò tee. padre, no.
Viatico; colui che dovea far da
il
Cristo
il
proprie o
alle
Colui che dovea rappresentare, nell'o-
:
diavolo ricevette
il
angelo, prese
dato fondo
,
rifugiò nella chiesa.
si
Doiiiinr, et lux perpetua
et
;'
/
lucciil
eì.
^
verbio
C«'
:
(o C«'
è vista
iUi\arata (Chi è
ijhii i
è vista)
'////
non
isto e
\
confessore poi risponde col prò-
Il
'un è pigghiatu, 'un pò
e
è preso
non può andare
,
<
{
in
'
cipudda{:ia, è
)
carcere).
^'
C//'o//a--a,
^^
cipudda:;^:;^!,
Nelle processioni de'
non
terziario, e
dini
sicil.
inaritiwa di Linneo
la Scilla
comunemente
e più
pianta acre e fortemente irritante.
,
frati
Cappuccini portava
come
già un chierico con cotta
Croce un
la
presso
Essa era gigantesca (e perciò forse vuota
religiosi.
e senza pallio
S
dentro)
S
od ornamento alcuno.
L' autore qui nota
come
}
Or-
altri
di
\
s
nella provincia
monastica
Cap-
de"
>
Puccini di Messina fosse una eccezione, cioè che nelle processioni
^
reggesse
croce un chierico con cotta, e che dalla croce, pie-
la
cola anziché no, pendesse un pallio.
^*
Che
^^
La voce gnuri, che
comuni
vi
si
Palermo
"^
noltu
qui:
Da
,
Guari
dà
si
usa per signuri, signore; e
tato: Guari patri, gnara inatri; e
come
S
darò una buona ricreazione, un gran divertimento.
in
si
si
a'
cocchieri, in alcuni
prepone
nomi
a"
dà anche agli
di
paren-
ecclesiastici
patri Furtanata ecc.
scriversi:
(
muletto)
,
e questo
!
Mulacciu-
da inaia, e
si
dice in senso cattivo.
""
'yLichiarisi,
v.
indispettirsi, corrucciarsi.
Dio non voglia che
^^
Undi mi m'arricogghiu, dove
il
mi
ella s'infreddi;
io
me
;
)
)
siciliani
p.
CCX)
—
)
del Messinese
quale nel mio Sagi^io di una Grammatica del dialetto
I,
)
ne vado.
ritirarmi, ricoverar questa notte.
caratteristico de' dialetti
siciliane {Fiabe, voi.
;
)
intr.,
"^
Notisi
>
)
)
Tale fa/, guarda qui, furbacchiuolo
alterato da malacciuni
S
scrissi:
IO-
«
Il
w/
dei
)
\
parlate
)
ora per che,
)
e delle
sta
,
?
come
congiunzione, ora per semplice ripieno,
mi
trovu un cunfissuri
ci
mi mi
« Voli
fessore).
Vuole
(Milaz;^o).
»
nelle frasi:
che gli trovi
pigliu la risposta (Novara).
•>'
Voli
Vuole
che
dunque, con una nave
Pesta amara, pesta di
(
guarda che rompiscatole
)
mento
(
*^
Non
(
*-
Affacciatevi, che c'è qui
(
*''
Tu,
(
(
(
S
s
(
)
i
)
^
i
fìgliuol
rompimento
mire
*^
\
me
signorino, che
mio.
!
Oh
vale rompi-
il
D. Paolo
sig.
^
;
)
!
}
?
Oh
guarda che
tu lasciarmi
dor-
?
;
/
)
Ed
tu
r ajii
cai) tatù ecc., ed io l'ho
condotto (qua; da
lei
per fare un atto di affronto.
Signorino, dunque io
fraintesi.
*^
Bricconcino, se
vengo,
vo' fare
un regalo;
ti
io
ci
)
vo" dare la strenna
ti
(te lo
vo' picchiare di santa ragione).
*'
Procuro (fo
*^
A
*^
Corcando Aricchiazzi
di tutto) di lasciarvi le ossa
questo mulo, a questo figliuol
(nome
,
)
;
*°
di
'
per morirvi.
p....
/
uno che dovea aver
di
>
)
le
o-
recchie grandi).
'
""°
Dalla stranezza.
'"^
Caniglia, crusca.
•^'
Allora io scossi
^
)
)
ne vado.
capo! Che diavolo vuoi? Vuoi
di
e...,
giovane o diavolo
tu
sei
di diavoli
molestia insopportabile.
di scatole, seccatura,
vi adirate,
)
.
ecc., vattene,
Vattiiidi
)
mi
pigli la risposta) qcc. »
*^
)
un con-
)
\
la
cesta di paglia. Gistru e '^istni dicono nel
;
Messinese e nel Catanese.
J
^'
Il
pollaio.
\
^*
Modo
proverbiale notissimo, che vale:
Il
più costa più del
J
meno.
'"^
^
)
Dallo, presso.
Intendi, che
j
hanno acquistato un gran prezzo.
J
'
^'
duesto ho maneggiato (l'ho sperimentato) sopra
^'
Ci perdo
^^
Buon prò
il
di
me.
ranno.
gli
faccia
!
e
bisogna
far
tare in pace, ingozzarla).
coste da balena (soppor
)
)
k
—
104
-
no a/"
e:::
'
ms. non è numerata.
'^^
Questa
°^
Matichesa, per matrichesa,
lettera nel
madre
chiesa, chiesa principale di
un comune.
«'
'.
frate.
Il
J
domandò
^^
Finalmente
•^^
Nel iManuale per lo studio della lingua
gli
se gusterebbe.
)
latina.
Probabilmente qui allude ad un manuale scolastico
di
latinità,
notissimo a quei giorni.
^'^
Mongiuffi o Mungiuffi
comune
,
della prov. di Messina, nel
circondario di Taormina.
'^''
Raccuja nella prov.
Dalle parole
*®
T{accuJ!o per raccuicto, di Raccuja.
^-
di
Messina, diocesi di Patti.
di
*'
Agata
S.
di
esso Credo.
di
l
Militello. nella prov.
Messina e nella dioces
di
Patti.
Regalbuto
'"^
,
nella
prov. di Catania
oggi diocesi
.
di
Nicosia
(allora di Catania).
"^
Sacciifiari,
'^
'''
Matteo
di
Palermo
in
anime
detta del Misercmini
del Purgatorio.
caparntni, furfantaccio.
al
quale
^
corrisponde
il
"®
''
^^
cesi
-^
torte
comune
della
indovinaste.
>
dd'armalai~ii.
reale,
e nel circondario
Metaforicamente
(come una
)
/
Signore, se ne andò a raccogliersi
Montagna
>
>
Adesso, quando quell'animalaccio spetezza. T)darmalaiiii, va
scritto:
*^
e più sotto gioiosano. Giojosa,
Messina, die cesi di Patti.
Insittàstivii,
}
;
Leggi Giojosa,
di
>
)
arriminàrisi.
prov.
k
di S.
suffragare le
>
eliminarsi qui usato per dimenarsi,
"
'*
di
Capanunassu, pegg.
'*
sic.
istituto
i
;
tambussare, zombare.
La Pia Unione
ha per
-
)
comune
di
nella
i
prov.
fichi.
di
)
di sentirla spetezzar
}
Patti.
significa:
/
Volea godere
batteria nei fuochi artificiali).
^KÀutra picca, ancora un poco.
>
—
;
Messina, nella dio-
io>-
—
?
)
-o/a-ftp
::x)
?
La
^*
':
è
^
®^
^
Butcra
villa
in
Bagheria,
una delle più cospicue
Z-a
di
comune
a
9 miglia da Palermo,
quella contrada.
Canuita, tenuta e Casa già dei Gesuiti nel territorio tra
Oggi
una tenuta privata,
,,
Ficarazzi e Misilmeri.
^
la
;
liano ecc., che ne fecero acquisto.
Compagnia
di
Gesù
è
^
^
Sustrìn per sustiniii o sustinnì, sostenne.
;
*^
Andai
}
,
';
in
chiesa, e
e,
abolita
v'erano molte persone,
e
li
cera un truogolo dacqua {fonte dell'acqua saula), e
saponavan
mi
la
lavai la
preti
con
le
1860
l'a.
in Sicilia, appartiene ai signori Villa, Sici-
all'
di
entrata.
esso
s'in-
fronte (si segnavan con Vacqua santa); e io andai, e
fronte (ini segnai): poi uscirono dalla sagrestia molti
camicette (cotte) addosso; poi
altri
due
preti, anch'essi
'l
col saltambarco (tonacella) rosso, e finalmente
veniva
il
padre
^
>
Arciprete col saltambarco (t^ianetu] rosso e
}
al
la
pastoia (niantpolo)
braccio.
è
—
106
—
£[f
^
VARIANTI E RISCONTRI
^m.
É
n<
k.
tOj-
^
cnm
^^
VARIANTI E RISCONTRI.
N.
)
2.
Una
variarne dì que?;t' aneddoto raccolse in
;
pubblicò neW.-lrcbJV!-» per
>
n.
•
XXX.I,
Salomont.-Marino, (Aneddoti, Proverbi
il
La finzioni
col titolo:
di la Passioni a Miirriali.
occhiate e mezze parole alla Maddalena;
lo
\
un gran calcio
si
rompe
la
sul
Cristo
il
lasci stare
:
,
e
i >
e iSCotte^gi)
Giovanni lancia
padre
di questa,
Giuvd.rii, lussa stari
terza, svincola un piede dalli croce, e giù
Alla
a DiCaddalena.
>
h
avverte per due volte che
S.
Borsetto
voi. Ili, p. 57
io st uììo dalle trad. pop.,
nuso
Giovanni, che cade sullo steccato
a
,
e
testa.
)
s
J
)
\
{
•
]
s
La sacra rappre<;eiitazione
finisce
tra
schiamazzi
e
atti
scan^
dalosi.
)
L'aneddoti© corre
i:i
tutta Titola
e fuori.
;
)
N.
muro
(
male
(
Una
7.
u
staccò
^A
prevenire
un
{
tante crocettine di legno e poi le batte ogni giorno.
^
Mentre
u-ìo
pregava
e lo colpi ii testa.
futuro,
fa
volta lo vede um
il
Crocifisso, questo
Guarito,
amico
—
e
gli
J09
il
cafone, per
chiede
:
—
<f
si
Che
fai ?
»
—
,
Oid:
«
/
Educo questo
ciano male
!
»
^
fac-
>
)
politano delia Domenica,
^
anno
I,
n.
Napoli,
39.
In Sicilia corre la seguente storiella, dà
(
mie Fiabe, ^.ovvile
cata tra le
(
)
)
)
me
/
raccolta e pubbli-
%ticcovti popolari
Ili,
v.
siciì.,
'
(
Paraturi.
Un paratore di chiesa parando un giorno una chiesa, e vokndo passare una fune tra le gambe di un vecchio Crocifisso,
('
cadde e rimase tanto malconcio dal Crocifisso cadutogli
^ addosso,
>
)
e
i(S82.
)
Lu
)
;
non mi
crocettine da piccole, perchè, grandi,
G. Amalfi, Maldicenrc paesane, nel Giornale 'yLa-
.
che
.
;
.
.
capo a pochi mesi ne morì. Nelle ultime ore
in
chiamato ad assisterlo
ben
morire un prete
?
fu
)
verlo confessato e comunicato, mise fuori un
esortando
il
moribondo
a
a
,
tore
non
perchè
volle saperne, e
raccomandarsi a Lui.
di
quando
tanta ripugnanza
di
che,
sua
vita,
dopo
a-
piccolo Crocifisso
Il
^
^
povero para-
prete insistette per sapere
il
-
/
il
')
/
$
raccontò brevemente
/
male che glien'era seguito per ragione
;
il
,
paratore
gli
^
il
fatto della
caduta, ed
^
—
)
del
b
Crocifisso grande
Crocifisso.
moribondo
:
«
«
,
Lu
Ma
il
quello
—
osservò
gli
mentre questo qui
(lo lasci)
lassassi
è
il
molto
a
crisciri
prete
— era
piccolo
ssu
•>
:
un
ed
il
l'idi
(ed
ella
vedrà)
si
\
'un addivuitn ccln'ù piricuiusu di cliiddu ».
\
^
Questa
colta in
storiella di
Fi cara zzi
)
crucifisseddii,
^
e
;
Palermo
è
una variante
di
quest'altra rac-
:
r
Firrazzanu
e lu
Cunfissuri.
)
'}
l
)
)
;
,
>c
Firrazzanu nn avialartu qu.intu CinchedJa, e 'na jurnata cadiu
malatu
,
e la
pigghiau bona. 'Xca,
cunfissàrisi e cuminicàrisi.
cci
chiamàru
Vinni lu Parrinu
Firrazzanu figghiu mio, cc'è morti e
>
diri: «
S
pi grazia.
)
Si vota
Pensa quantu
cci
,
e
la
cci
viti, e lu
cunfissuri
accuminzò
—
1
10
:
—
—
«
Sissia^nura
a
Signuri veni
nni ha" fattu a Xostru Signuri
bottu "nta bottu Firrazzanu
pi
:
!
... »
ma una
chi
)
(
^
(
(
?
mi nni
sta
facennu
a
mia, "un mi la pozzu scurdari cchiù
Noi', e Race. pop. sic.
Una
v.
pag.
Ili,
,
bio^^rafici-artistici
Palermo che vissero dal 17 jo in poi
n'o^gi, p.
"
Caminneci,
j
esistenti si-
e di quelli (sic)
)
)
Agaiuzza Rao mi ha raccontato un aneddoto
N.
9.
Lu
zu Jàpicu Zappa 'na vota
(parrannu
y
\
maschere siciliane in
delle
Palermo, Barravecchia 1884.
27.
L'
\
l
variante palermitana, data per isterica, è in
"Brevi cenni storici
F iahi\
>y.
i8o.
scinnia di lu so sulàru
rispetta) lu càntaru 'n
-cu
ghiata a lu pusu.
rubbannu; e
pi
pi
scan<cari
rusariu.
lu
dirisi
di
manu,
A
lu scinniri,
rumpiri lu càntaru
fari
,
avìa
^
ammug-
curuna
e la
simile:
e
,
si
stava sdir-
si
rumpiu
'>
)
la
^
curuna; votasi arrabbiaiu: Pi quasanli stu binidittu càntaru, rum-
mmaliditta curuna
pivi la
(duesto Giacomo Z.ippa
Carini, e
tivo di
mon
N. 10-11. Richiamano
S
chiamava Badalamenti, ed era na-
si
sessant'anni prima del
su'
^
»
!
aneddoti
agli
(
Prete
quel
di
)
1860).
di
Prizzi
)
(piov. di Palermo), d\d, celebrando messa e voltandosi per dire
)
bianca
)
Dominili vohiscum, Vide che
neve caduta a falde ha
la
tutta la parte visibil,? della porta spalancata
Minchiuni
,
comn
nivica
!
(Per bacco,
come
fatta
della chiesa
nevica
—E
!).
e dice:
,
\
un'altra
;
madre
>
sua per affari domestici, e voltandosi pel Dominus vohiscum, dice
>
Vedi Sa-
?
XXXIII.
>
^,4rcì)ivio,
;
ode che una
volta, pur celebrando messa,
a
voce
lomoxe-Marixo,
L
N.
far
:
e
!
XXXII
.
la
e
neh"
<
un giovanetto, che, ammonito
dal
maestro
pausa ad og.ii punto o virgola o ad altro segno disgiun-
petere con
Il
Mott-ggi, nn.
havi
dlihranti di '?//--/
Lìi
tivo, noi faceva mai; però
zione.
e
con
)75-7)-
13. Si narra di
la
Prov.
.-lueddoti,
Arcipreti di Pri^rJ
voi. Ili, pp.
di
me mulri ragiuni
Zittu, /'.//jrf/j, cà
alta:
tale litiga
la
voce,
dopo
il
maestro l'obbligò un giorno a
letta la parola,
giovanetto esegui,
ma
i
segni
tutti
ri-
d'interpun-
a certo punto capitatogli un buco-
e
i"^
I
—
,
un
che avea distrutto
;
lino {pirtusìidii) di
;
parola pro/iti,
>
un bucolino, e puzza (Trad.
N.
In
17.
taceva ogni
(in via
tarlo,
giovanetto
il
Palermo
sera
sillaba
prò della
fcH =z
e
una povera
di
Ve
B^rgctto).
di
che
è tradizionale la recita del rosario
casa
in
la
C'è mi pirlmiddit,
disse:
Gottuso) chiamata Lombardo, donde
%usarhi di
titolo di
il
si
Borgo
famigliuola del
Luwìuardìi. Eccone qua un saggio, che e uno de' «misteri gloriosi»:
Gesù già
<<
(
E
\
[Ptppi, Slatti
l
Cìit'tu
E
)
Ha
(Peppi, a
di
:
(Ciccu, ìèvati
\
\
gnwa,
ra.
lE
chiss
'/
M.iri
stati
!...
-,
Celu,
"n
Vostru Regnu
mintisti
',A gatta
!
Pàtri Santi.
barrii la!)
\i
mairi) sia fatta
ce
)
triiinfanti,
ralle^r'i a-s.ii cu tia.
Patrinnostru, chi
lu
li
gran Vergini
Mi
vegna a nui
'i
dicii !)
O
^
ranni
'un scuitari a
(il) re d"
S:jkT7.iT.\a
)
risuscitai!,
morti triunfui,
<li
la
sia santiiìcjtu
Vostra vuluntà
'ut' \i
'/
cli_osd,
gasena
?
ìivasti
comu
Ili
i
Vostru nnomu,
— Sissi-
pialla ?
Ce'u accussì
)
'n ter-
)
Sissignura). Dàtinni oggi (chiss
)
Càccia ssa galla, ca
nila!...) lu Vostru pani cutiddianu
.
si
.
.
'n
licca 'u niecciu d''a
can-
]
»
^
E
^
via di questo passo.
'}
)
N.
)
25.
«•
D'un Proci dano
si
riferisce^ che,
bagnatosi per
torte
la
^
;
pioggia un agnellino, lo mise ad asciugare
un torno scottante.
^
poverino strepitava e digrignava
.
Il
^
niava
>
l'agnellino
)
in
:
—
«
Camme
ride la heccn
i
denti, e V infornatore scia-
fijiito;
nce trova refrigerio
!
»
E
>
)
mori ridendo. G. Amalfi, Maldicenie paesane.
Nel Giucca toscano, uno sciocco inforna
la
mamma
o
>
per farla ridere. Vedi le mie -yLovelle popolari toscane,
>
(Firen;^e.
Barbèra
1885).
la
n.
nonna
}
XXXI.
)
^
o^
—
112
—
era
njd: 33)
N. 29. Ecco
tera
che forma corre comunemente
in
let-
in Sicilia la
:
«
'Padri',
Ciiris<ìiììo
Vi lìovra scrivere inorfo,
che
epitleniia,
s^n-aiide
mani
Sono andato
di porco.
orba di un occhio;
poco
pei- le
Vit
strade strade
ed ho trovato la ^iiinunta
,
Fossiii^noria.
Vostro
La soprascritta sarebbe
mani
Alle riverite
questa
stata
une
dalle
/atta
saisiccia
di
mulino
al
spero sentire di
così
e
Viatico)
(il
iiiaudo un
come un diavolo, li
una
vi scrivo vivo. In questo paese vi è
e
.S/;'//o/r
il
fìi^lio >\
:
mio Padre
di
"Palermo.
Giunta questa
più pratico
del
all'ufficio di destina/.ione, gl'impiegati po-
lettera
discutevano chi potesse essere questo padre;
stali
figlio,
la
lettera
segna
Nel
di
mio
figlio
libretto
?•>-«
e
Un
Tip.
di
Ecco
a
il
pranzo
di
Paola,
in
suo padre,
le
vi
fu
vostre
questa:
mani
Palermo
nella
:
va satanmi hi
spiiicii
smeu,
Di smeu salutari Sdeo.
Cu'
E
^
ffmj
'ìTJ
,
immai^inario
p.
Magnifici nrma me.i Sdomino.
E
Signore,
ci
hi
fici
1.1
s.iutu
ficum.agn.i incrèpiti nzesti
nnomu
di
jesu.
son
conlui.
bar:^JlJte, doppi
31
si
altre
di
)(uì
legge:
coso
che
Mi manderete pure
di porco ».
principio di un CiCai^nificat da
il
di essi
stampo
posliere; e gii
le
volte dalla bocca di una donnicciuola
cesco
«
:
il
provincia fra
di
un poco di salciccia fatta con
41.
dice
A. Salani [i^^yoj) a
un paese
di
chiedeva per lettera
N.
o
di aiuddoti
col titolo: 'lijiccolta
giovane
domanda
b'cco qua
ma uno
padre era dello
sicuro.
di
tale e
sensi, frottole e facezie; ai^'i^^'untoii
co>^noini (Firenze,
il
discussione; la quale andava proprio a
lettera in
la
troverebbe
la
Viene un
f.upus in fabula.
lettere
osservò che se
degli altri
me
Chiesa
udito molte
di
S.
Fran-
N. 43. Svariatissime
)
sono
e tutte bi;;z;irre
Comica
polari delle Litanie Laurtlanc.
di
le mistificazioni
molto
<
(
montana
<
del
(
GuASTELLA,
)3-5
p.
Non meno comica
e
(.
del FfS!ni, Scene del pop.
Gaetano Di
S
S
^
Comm.
Cianciana favoritami dal
\
Angela Maria
l
<
perchè suol
e cenili,
<
gramento, ov"è
Questa
>;
—
der celu
e
ccntu
niilia e
unii e deusu.
— Sanla
A
-
-
—
—
Mairi
ccntu
(
/
:
:
Chistii e sanili nostni
del
— Sanla
— Mal ri
Tirnilali
i
Deju gènetri.
\
Virco Vinrinu qcc.
l
proposito del Mairi der celu
e
deusu {Valer de Coelis 'Deus),
notare l'ostinazione della Scocchilla nel dire
fa
<
il
S
Mairi invece
l
dell'
<
chi c'enlra sin palri e figli uni la litania di
E
(bis).
— Sanla
niiindu e deusu.
Sanla Maria (ora prò nobbi).
Di Giovanni mi
= Pater
di Palri
Arciprete
di
Cianciana
dire che questa donna,
>
^
S.igramentu
"u
Cìistdeisò.
dcnsn.
di
;
comincia cosi
litania
Crijeleisò.
bocca
dalla
da capo nella recita del Rosario del SS. Sa-
far
E loJamu
\
raccolta
e
ritornello
il
E
)
N,
;
)
Perzia vedova Bosciglio, intesa la Scoccbilla, ed anche Centumilia
l
<
MDCCCLXXXII)
5.
è quella di
Giovanni
(Ragusa,
sicil.
pò-
è quella chiara-
;
malgrado
.
«
le
ripetute
(oppone
Pircbì
la
Maria
correzioni
Scocchilla),
SS. ?
a"
S
')
)
»
^
coi suoi 75 anni, fa da maestra
r insegnamento della dottrina cristiana
(
nel^
ragazzi ed alle spose
!
^
<
<
Un"
devo
al
manoscritta è un' amenità per se stessa
e la
)
Di Giovanni medesimo, che l'ebbe dal sac. Pietro Capraro
>
altra
litania
{
Beneficiale e Cerimoniere
<
Pare una spiritosa invenzione: eppure
^
vecchierella, che contava per pia e santa donna.
<
s
d'_l
Capitolo della Cattedrale
polari
v.
sicil.,
II,
di Girgenti.
)
da una
S
miei Canti pò-
)
fu raccolta in Prizzi
Sul latino in bocca al popolo siciliano, vedi
i
,
;
563.
p.
)
s
\
N.
47. In Palermo
il
motteggio
s'attribuisce a
\
verbiale per le sue prediche al popolo
)
cercar di correggere
\
l'aneddoto,
il
i
vizi
e
i
difetti de'
tratto della sua predica
114
,
un P. .\rceri,pro-
e per la sua attività
,
nel
popolani. Ecco qua, con
nel quale è
il
motteggio:
\
Una
«
)
andò
volta P. Arceri
pagna, e portò
(=
/
melarancia nel mezzo, guasta e marcita
^
predica alle donne:
intatte
,
«Picciotti mei,
/
chi cc'ìi 'nta lu
ranciu muffutu
'
'
viditi
Accussi
vuàtri:
sili
ammuffiri
una
tutti
Ma
«
}
Lu
«
E
(
(
ìu
1"
chi pinsati ?
gaddu;
Comu
àutri
la
za
La
Peppa pensa
lì
e canciati vita; cà {perchè) lu
\
è Ddiu, lu primu porcu è Ddiu, lu primu
«
)
rioli,
)
risu
ca vi piaci!...
cu
li
prete d'un
doli,
.
.
minestra di risu
porri
!....
Ogni comune
)
Trov.
Ora
.
!
?
st'a-
sanzeri.
belli
/
/
.
na
*
?
cci
<
la
comune
e
<
gaddini ca su' senza
cu
Ora
li
porri
?
'n
mei
di 'n testa, figghi
livativillu
primu gaddu
è Ddiu, lu
v
mulu
è
Ddiu
!...
;
Paraddisu.
>
eh' è lu
Paraddisu! La sa-
Vi
ah
piaci
Lu
!
viju
,
ma-
comu
;
;
lu
;
»
\
modo
racconta a
vicino
Motteggi
,
n.
la
suo mettendo
in
bocca a un
predica. Salomoxe-M.\rin-o,
XXXIV
:
La Predica
una variante
di
Aned-
a lu Maciddani
Borgetto, dove
predicatore sarebbe stato di Camporeale [Maciddaru).
N. 50. Una variante
tannisi è nelle
;
primu sceccu
accussì è lu Santu Paraddisu: è
{^Archivio, voi. Ili, p. 576) ne reca
il
(
a lu porcu, ca cci (al cjuah) havi a 'mpastari; la za
E accussì vi nni jiti drittu tiratu
Ah! lu Paraddisu! la gran cosa
la
sapiti
sunnu
i
e viditi
a lu sceccu, ch'avi a manciari; la za
i
piti
,
tutti
munnu.
cosi di stu
li
za Cicca pensa a
Sara pensa a lu mulu.
;
Su'
''
Vanna pensa
)
?
pinsati a lu Signuri
cci
?
(
u
pàrinu
vi
ca
,
(
ì
(
Paraddisu?
vostru pinseri è a
a
sua
la
jini'a.
vuàtri cci pinsati all'arma
pinsati a lu
(
così
tinta la addivintari tinti alTàutri, pirch'i
pècura virminusa 'nfetta *na
ì
aranci?
st'
menzu. Cc'è n'aranciu muffutu. Lu
fa
^
;
li
.......
^
<'
cominciò
e
;
senza nudda màcula. Arriminàtili, picciotti
belli sanzèri,
cam
ma con una
senza nessun guasto o macchia),
,
di
corbello di melarance beli' e salìferi
/
sane
una chiesetta
a predicare in
un
con sé
siciliana
mie Fiabe,
n.
di
Salaparuta col titolo:
CL, ove
;
(
]
^
^
Lu par-
vuol mettere in burla
l
la
(
grossolanità de' contadini di Partanna nella provincia di Trapani.
)
115
-
si
?t
5
?
Lv
Un'altra di Partiiiico,
;;
voi.
)
ir,
Nelle Cene
^
^
e
mante
"-
avvicina molto a questa
;
si
la
medesima
toscani',
XXXI:
n.
va-
Altra
cosa.
A. Franc. Grazzixi detto II Lasca,
di
tra'
Giuora.
II, n.
c.
)
II,
Manotto, tessitore camaldolese, detto Falananna. avendo granvoglia di morire, è servito dalla moglie e dal Berna a-
dissima
^^
>
)
è quasi la
an.^i
pubblicò
suoi
mie Novil/e pop.
riante toscana è nelle
)
il
quella variante
Ili;
530, n.
p.
Mirchio di Teliti,
del
Giacmnaiin,
Salomone-Marino neiro^a-Wy/o,
-/«'
'Prov. e V\Co!t>'fi^ì
^'Inaili olì,
^.
di lei, e
credendosi veramente esser morto, ne va
/
intanto sentendosi dire villania,
)
impauriti, lasciano andar la bara in terra;
nuovo
per
e strano accidente, casca
onde
Arno
in
che
e quelli
rizza:
si
alla fossa:
portano,
lo
fuggendosi,
egli,
moglie
e arde; e la
'l
^
piglia
Berna per marito
il
^1.
Di questa interessante piacevolezza vedi
)
R.
di
>/(/.
KòHLi
neirOr/./// iind Oecidenl,
R
1868.
an.
^-iniei^eii,
N. 51.
y
(
)
il
Senti, Giucca:
foco
va'
a
Questo Giucca
».
avventure attribuite
di
inedita, che
scana, ve n"è una
"
(
una serie
In
far
si
che doveva cascare
Giucca
a
To-
in
su'
Passa un
accendere
è da
miccina e va"
il
'
)
da legna, che un e
piglia la
terra.
in
riscontri
racconta cosi:
una querce. Va per tagliare
e sale su
1,
i
Gòttinrisclh-
-|]l, e ne'
1368.
p.
,;
le varianti e
far le
legna,
-
>
ramo, e stava dalla parte
—
frate:
Oh
•'
Giucca
»
!
—
^
^
«
le
Oh
!»
legna.
—«
«
Tu
—
<<
caschi, sai
Mi
!
se tu
dica, padrino,
maniera
a codesta
fai
quando morirò
io
a tagliare
—
?»
«
;
Alle tre
;;
)
corregge
(
il
ramo
d'
asino
tu'
il
'
Tavcva detto quel
'l
'
l
-;
l
cascare più;
fatto
tre
».
Giucca
e lui gli va dreto. Giucca,
ma
frate
di
tagliare
quando
fu
m
ancora non muoio sino che
corregge
-
.
ramo;
il
:
—Oh
casca
!
me
^.
\
rifare, 'un vorrei
J
mi' asino "un ha
)
)
.
continua, su per giù.
come
La
storiella
N.
59. La tradizione è viva, ed ceco
Comiso, secondo una
il
terra
che cascava; semi dovessi
la
come
nostra.
—
116
J
corre in Vittoria e
versione raccoltami in italiano dal Guastclla
k
cHt
fini
(
:
Jj
^
'p
Ciaramuntanu cciù
s
a
'.
Era tempo
Un
legrava.
'
vendemmia,
di
vill.ino
orecchie lunghe, se ne tornava
^
in
l
mez/co a due corbe
luna die ral-
di
^
'
che hanno
quelli
di
le
cavalcioni dell'asinelio,
al paese, a
uva fresca
di
ma
,
)
.
.
un chiaro
e e era
Chiaramonte
di
.
!
spiccata allora allora dalla
,
sua vigna.
\
{
Vito (in Chiaramonte
l^
chiamano
si
minciò
\
l'anima.
papa: e
di
si
a
forse duo
?
un paniero
!
-e
»
—
? "
Come! Non
Ci
fi
CaV/
— «Ma,
ne vorresti forse una corba?
i
moglie
si
<
pronunzia
'
sione del
n.
,
vinto dalla
;
)
gli
,
)
Gufo seguitò
Il
un grappolo?
!
Ne
Ne
non posso
—
Ct:/ /<;.'
Va
«
vuoi
darla rutta a te
Chiaramonte
diavolo! io ho
al
».
più, in
)
S
)
siciliano i\-hiù,
{
s
differenza corre in
Borgetto
Salomone-Marino, Aimìdoli
XXIX: Lu
S
vuoi
santa morte! tu sei incontentabile;
—
)
pensò
tenere^iza
uva?»
di
basta
ti
del gufo, e
(
^
ma
cciii.
Con qualche
jl
'
»
Notisi che nella parlata di
(
spiccasse
si
/« -- C^h che gran fame che hai
!
]
e figliuole, e
lamento
rattristò del
«Gufo mio, vuoi un grappolo
cantare: (V/z/.-o
gH
è vero, le orecchie lunghe,
egli
che piangeva forse per fame. Sicché
gridò:
un cipresso co-
sopra
pietoso che parea
si
povero Vito avea,
11
avea un cuore
^,
modo
can'^are in
a
rito) era allegro e can-
tutti
tava, ed qcco che un gufo accovacciato
l
)
C\CnrriaIisi e hi
ftcc.
,
secondo una
ndV Archivio,
ver-
s
Ili,
)
v.
Chiò.
]
)
')
N. 63.
(
pana
,
f
a
si
Molti anni
e lo scaccino
Un asmo
'
<c
fa,
pensò
a
di
Fanza,
si
svegliarono; ed,
accorsero coi
sonar
fé'
la
coi
al
campana.
immaginando
coltelli,
la
fune della cani-
metterci un sarmento
affamato, passando di notte,
rosicchiarlo, e
ruppe
A
{vftccai^lia).
chiaro della luna, andò
questo
Lon
^
)
)
tutti
)
incendi, ladri e simili diavolerie,
l
////
.'
bastoni, e coi fucili spianati;
!
ma mentre
^
si
«
precipitano addosso alla sventurata vittima, s'ode una voce
Lasciate stare:
si
tratta
del ciuco di fra
Maldicente paesane.
Tommaso
!
"
:
G. .\malfi,
l
(
ì
^&
—
117
-
e
^
r
Nella
Lll
novella
del
(secondo
%^oi>eììiiio
Guaite-
testo
il
)
ruzzi),
la
quale esce col titolo
tempo del Ginorea vni
messa una campana
«
,
il
Giovanni
re
chiedesse ragione di torti ricevuti;
ciato dall'ingrato padrone,
giungendo
e
Un
ordinò al
si
che
sia
da chi
gli
ordina
suonata
si
vecchio cavallo è cac-
che non vuol più mantenerlo. Avendo
campana, mangia
alla
Atri
che
fune dopo qualche tempo
la
logora, ed è sostituita da una vitalba.
fame
di
quale potesse esser
la
,
D' una campana
:
la
l
)
(
>
(
>
campana
vitalba e la
^
suona. Si aduna
il
consiglio del re
pensando che
e
,
destriero chieda ragione contro l'avaro signore,
a pascerlo, in rimerito
D'AxcoxA, che
Il
'DJ X&irllino
voro:
ed
rianti
altri
a'
testi,
de' servigi
fa
e
e
p.
5 20.
le
analogie
Vedi
accenna
,
alle
61.
piùce di riferirla
,
meno
me
dice, che la raccolse in
».
)
la-
lievissime vain
essa con racconti letterari
è
Critica e Storia
Naso sua
In Ficarra, paese a poche
(
tore
di
cini,
era andato per comprarla
ai
certamente
il
sig.
giorni nostri,
ma
legata ad
G. Grimi
Lo Giu-
patria:
miglia da Naso,
dell'Annunziata, che è
brare
quella festa,
comunissima
spiritosa
l'ha favorita
ì
festa
di
suoi Studj di
i
Anche questa piacevolezza
N.
la
da giovane
Bologna, 1880.
mi
«
>
\
il
maggiori svolgimenti che questa stessa novella ha
pur notando
altre capestrerie, quale
(
vecchio
condanna costui
questo riassunto della novella nel suo
ddìe sue fonti
e popolari fuori d' Italia.
letteraria,
resigli
si
la
si
protettrice;
doveva celee
procura
il
non avendo potuto trovar cera nei paesi
in
Palermo. Fatta
la
vi-
compra, se ne
ritornava sopra una barca a vela; ma, prima di toccar la riva di
mare,
bagnò intieramenta
ed egli,
Brolo, un'ondata
di
ritenendo che
candele bagnate non fossero più buone ad
minare
pavan
la
le
gli
Chiesa, era cosi dolente, che per poco
le lagrime.
Un
Nasitano, che
forse per ischerzo, gli disse, che
rirsi
si
il
la
gli
illu-
scap-
pena d'impensie-
medesimo
k
^^
non
trovava sulla stessa barca,
non valeva
tanto per cose da nulla, dappoiché
la cera,
"''^'"^^''^''"^rTrr^r"""^"
fatto era ac-
—
mp
)
caduto
;
tendo
Nasitani più volte
a'
candele
le
)
suggerito
l
festa
in
il
l
essi
ci
avevano rimediato
Ficarra, quel povero diavolo
ma
raet-
come
Ìk^cò
aveva
gli
candele nel forno squagliarono, e
le
la
ciò,
dato
dicono
vecchi, nacque
i
ai Ficarresi,
quali,
i
« Difatti,
rito,
il
sopranome
com'è naturale, se
gola: 'Sasu, Xasii, un ni
di
st....
legarono
di
ti
scappò
e
c....\
Naso, mentre
e gridava
ficca, Kasii ? rispose
corsa per
di
La
la
ad
il
Q.ua-
squarcia-
;;i
alta voce:
'Ntra
più breve, senza che
i
Nasitani potessero raggiungerlo.
)
frementi di rabbia, andarono in Ficarra, e non potendo far altro,
(
\
stessa notte però, alcuni di essi,
chiusero con altrettanti pezzi di legno, detti cavigghinna, tutte le
porte che avevano
il
i
quale aveva una
>
due chiuse
?
tendo:
)
l
al dito.
passato un po' di tempo, un Ficarrese di molto spi-
trovandosi nella Chiesa Maggiore
resimalista faceva la predica del Gludi:;J.o
stii
la
di 'Sfiiniacan-
;
>
?
più celebrarsi.
^
;
'^
ed
nj^
^
nili
\
,
-
forno.
al
Nasitano,
non potè
Da
>'
'
^
'
Giunto
«^
)
-
^^
t.4
cancheri. Si racconta che un certo Masetto,
figlia
che abitava una casa con due porte, tutte
da' Nasitani a quel
me figgbia
« Tant'è che
i
modo
,
la
andava
mattina
Aìiciurina 'a 'ncavigghi'iuaru dava
Ficarresi
di 'X/urna-cannili e
vengono motteggiati ancora
Cavigghiunara
ripe-
darreri
iti e
co"
!
nomi
».
;
;
Vedi
N.
in
Q2.
proposito
i
miei Proverbi siciliani, voi.
Ed anche questa
spiritosa
III.
p.
predica ho udita più volte a
pezzi e a bocconi in Sicilia, specialmente da persoiie di
—
119
-
145.
chiesa.
(
<
^
k
Wj-
xf\5
à
SIP'
^H--^-^^
INDICE
Avvertenza
....
G. Pitrc.
di
Pag.
Verbo, Settimana Santa, Passione e Crocifisso
La Rappresentazione
della Passione
di
G.
C.
Naso
La Cena
Un
20
del Giovedì Santo
ivi
balbuziente in S. Marco.
Filippo
Bestemmia
Uno
di
di
21
......
La Rappresentazione
S.
)
19
uno
della Passione
di
G. C.
di Veria.
22
/:'/
Veria ferito da un colpo
di
crocifisso
......
ivi
Risposta d'un prete di Longi
25
Verbo, messa
ivi
Un
Un
prete vestito a
messa che insegue un giovane
prete che a messa ricorda
i
Ignoranza canonica d'un prete
La
lettera d'
suoi bachi da seta
.....
Effeminatezza ed ignoranza
di
un prete
Miscellanea
25
ivi
.
un suddiacono.
Bollito o arrostito?
24
di
Maletto
26
ivi
27
30
è
hh
121
—
.
t
17.
Una
18.
Atto
recita deirOfficio divino
di
Fede teologica
un
fratello
.
congregato
Novara
nella
19.
d'
.
.
Benedizione data col braccio svelto
dal corpo d
una femina uccisa
20.
Un
notaro divenuto confessore
21. Città di
Randazzo
•22.
Scena seconda
23.
Atto di dolore
in iscena
da un moribondo
fatto
24. Confessore in Marsala
25.
Morto che
.
ride in Xicosia
.
26. Cappuccini di Nicosia in processione
27.
Il
P. Fortunato di S.
Marco
uccellato da D. Giù
seppe Galletto
una
28.
Copia
29.
Copia d'una
di
una
30
Copia
I.
31.
Copia d'un
31
bis.
di
lettera
lettera
lettera
biglietto
Altra lettera
.
32.
In Frazzano, terra della Contea
33-
Motto d'uno
di
Regalbuto
54.
La manna del Monte
di
35-
Seguenzia della gente
di
36.
Salve Regina
37-
Credo
5S.
Veni Creator
di
S.
.
Trapani
Mongiutfi
....
......
.....
.....
39- Confiteor
Spiritus
.
40. Varie preci divote
41. Magnificat
42.
Fragmenti
43-
Litania
44.
De
di
Profundis
45- Recitandosi
varie coselle dall'istesso
....
l'ufficio
46. Miserere delli
dei morti
Romiti
di
ludica
—
122
.
Marco
,
Pag.
31
?
un moribondo
47. Sacerdote in Piazza che ricorda
48.
Le gare
50.
Regalbuto che dorme nel aualetto
in
Il
Mirchio
Il
morto
Il
porco
Donna
Nicosia
di
49. Ubbriaco
di Patti
della Giojosa.
....
......
.......
.....
.......
....
Antonio nella Giojosa
di S.
.
intiatata
Motivo
pazienza insegnato
di
puccino
Vangelo d'un villano
Ragazzo che
Misteri] del
Xicosia
da un
Barbaggiaune
60.
Campana
61.
Naso
62.
Panegirico di
padre cap-
70
di Militello.
messa
Rosario nella Chiesa
59-
-8
testimonianza alla madre d'essere
fa
stato alla
Esempio
Pag.
in
di
S.
Nicolò d
Trapani
stimata sonare da se sola
in giudizio
S.
condannato da un
Antonio
NOTE
VARIANTI E RISCONTRI
di
Padova
81
.
tìcarresc
.
....
82
S4
85
86
«7
88
99
107
njè
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