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Curiosità popolari tradizionali
//h^ £IP^ ? CURIOSITÀ POPOLARI TPvADIZIONALI •Ì"^i«^j- P5- CURIOSITÀ POPOLARI TRADIZIONALI PUBBLICATE PF.R CURA GIUSEPPE PITRE VOL. II. AVVENIMENTI FACETI RACCOLTI DA UX ANONIMO SICILIANO •i'#lt-i' PALERMO Luigi Pedone Lauriel, Editore 18S5. à mj AVVENIMENTI FACETI ' RACCOLTI DA UN ANONIMO SICILIANO NELLA PRLNLA METÀ DEL SECOLO E PUBBLICATI XVIII PER CORA \ GIUSEPPE PITRÈ a PALERMO Luigi Pedone Laurihl, Editore MDCCCLXXXV. b la - J^ --njaifip ? Edi::^ione dì soli 200 esemplari ordinatamente numerati N. 114. Tip. del Giornale di Sicilin. ? A TOMMASO CANNIZZARO MESSINA IX > Questa %accoltina di aneddoti, fatta da un messinese, ^ \ > . . . va di ragione sina siete il a offerta più dotto ed- . . . Mes- ( intelligente raccoglitore di novelle ì Voi, che della provincia di e can:(oiii popolari. Né che poco ? io vi dia Che quanto posso da imputar sono, dar, tutto vi dono. Vostro ] i ajf.""' Giuseppe Pitrè. £U' é è ^ BAi' uOS SIP- AVVERTENZx\ |i^ L manoscritto di questi Avvcìiùìie liti faceti è nella Biblioteca Nazionale lermo (segnato XI. A. 20), e di mi Pafu dato a vedere da quel gentile Biblio- 1 tecario Capo che é il comm. benemerito degli studi tanto Filippo Evola, bibliografici in Sicilia. È in- 16'' piccolo, rilegato in pelle di mon- tone, di cinquantasette carte (escluse tre bianche), pagine centotredici; e porta per titolo ^Avvenimenti k EAj^ Faceti \ Ver mantenere : in ame-, nità bV' innocente ìe diverse città onee recrca:^LOìii ste \ Terre di questo \ \ tura ne é nitida e chiara senza che induce a ritenerla copia il , \ Raccolte \ In Regno. La scrit- un pentimento : un originale di smarrito o distrutto. Chi ne ; tura dei ( o quasi ; vita di l nersi j fatti che egli non ama chiesa e un prete o un particolari della rite- frate predicatore della pro- vincia di Messina, e probabilmente della Terra di Marco. S. di Non , che malisti, poteva, ^ vallo all'altro La grado Sicilia uno non persone di de' non di offici che un altri quaresi- cosi detti nel passato secolo, recarsi da ', girar di udire, mezza dalla Sicilia, bocca di e tro- amici e era allora divisa amministrativamente in tre valli e le gravi difficoltà di vcrbiale, ecclesiastico occupazioni ordinarie, predicatore, forse varsi in locomozione fecero nascere la frase i ; pro- registrata in nessun vocabolario: Jiri d'un vaJlu al- J \ ] discorrerne con piena conoscenza divini e di altre cose siffatte; un un esclusivamente occuparsi chiesa altri \ ^y con può di abitudini, di ) na- dalla ecclesiastico, con ^ ( ma di raccontare, tutti argomento tutti di di so; sacerdoti secolari e regolari, poteva \ l'autore, personaggi ) l sia Vàutru, andare da un luogo all'altro lontanissimi tra loro. < ^<t Lon- conoscenti, piacevolezze e storielle di di gi (prov. Messina) di Bagheria (prov. e di Palermo), di Regalbuto (prov. Marsala (prov. Naso, Catania) e di Trapani), per non di di di dire di Montalbano, Xovara, Mongiuffi, Patti, Xicosia, Aggira, Bronte, Randazzo, Termini. Come appare da vari luoghi egli viaggiava e scriveva decennio del nel quarto 40 nel n. no 1738 civili e ' XVIII sqc. non ignora chi e »; morali della « le un punto guardato ' ; anzi quest'an- all'altro di genere dei rac- al ; ' : - condizioni quel tem.po, e in Sicilia recarsi da di essa, giudicherà se, conti, propriamente e , ricordato, senz'altro, è difficoltà le metà prima nella ; ^ ; ] che non un frate o un prete, pò- altri, \ tesse fare quel che fece Che poi egli fosse, nostro. il come oggi provincia di Messina, non c'è bio, A ^ non tanto pag. 63 si per legge: « il Varie S/o N. N. moniale vechhia S. Giovanni al di il n. 33 al 1735, 1741. Solo ombra di fatti divote preci direbbe, della di il n. il n, che egli da solite recitarsi molta semplicità nel monastero 5 e 1 5 si 57 al 1736, 29 è del 1747. di 9 n. 18 al 1739, '^ "• ? ì ». / 1722, ) ^^ bis ( } i^ - riferiscono all'anno il ' dub- Regalbuto attualmente vivente in questo anno ij^S Gli Avveuimenti coi nn. ^ ma in numero si > - ^ o/^ racconta di quella provincia, e particolarmente Marco, dove di S. quanto per Villini di la sita il (per venni di la sita, Caglia ebbe cura di notare midi mi inarricogghiu frase mili, giova rilevare quel gruppo \ zione quando preceda \ in tutti \ stono né \ come \ il ( di, } tindi, le , cioè ', del /;// nella voci si- altre caratteristica di d indocile di assimilala sono mai seguenti, dire del baco da seta) //, forma unica dell'isola, ne' quali dialetti si la e di forma la \ i ', dialetto in che egli scrisse, e che il gruppo messinese. Laonde, senza e del che potè fermarsi di più egli sentite che e sola non esi- voci messinesi io raccolgo da tuttto libro: cssendu, dicendu, mittendu, vardandu, un- manda, andari, mi ndi vaju, banda, vat- qiiandn ed altre. La materia \ vindiri, del libro è per più d'un terzo non pure ma anche . tradizionale, \ continente italiano, in Francia, Spagna, [ nia, \ cioè, ) rito in Sicilia, nel Germa- Inghiherra ed in altre contrade: aneddoti, novellette, facezie, più o meno motti di spi- burle, festevoli, più o meno vivaci, ' Vedi - 'yLomcnclatura familiare siculo-italiana,^. 55. Messina, 1846. ^^^ i nn. 4, 11, 12, 19, 23, 27, — IO — 32. — ^.^ . j da scritti in altri Italia; che e qualcuno ci ; venne, nientemeno, dall'Oriente, culla d' una gran parte de' racconti che corrono presso i ^ i volghi di Europa. ; Senza esagerare il valore per altro , abba\ stanza limitato, del presente libretto, vo' rile- ; vare l nn. i 1-3, 3 rap- riferentisi a sacre e 22, presentazioni in Naso, Bronte, Aggira, Ran- ;, dazzo e, più che altrove, in Nicosia, celebre J per la sua Casa:;^a, rimasta insuperata finora l tra noi '; ed numero il 15, che un nuovo è ^ documento da aggiungere fiche in Sicilia ; ') ^ '. Vedi nel mio volume (Palermo, 1881), Ili, e alla storia delle pre- ( Parecchi racconti ricordano i Spettacoli di lo studio Delle D'AxcoxA, Origini ) cilia, ) Sacre Rappresentazioni, segniti da ; e. e Feste popolari 2 II, p. Si- del Teatro in Italia. Studii sulle un'' appendice sulle Rappresenta- Le Mounier, 1877), -/o«/ nel contado toscano (Firen;^e, Successori voi. siciliane Sacre '^appresenta-^ioni in 296 e seg. Giova riportare le ; parole del nostro anonimo : i< Morì un ( Terra ; ^ giorno la sua madre: egli (// sacerdote Isidoro Lo Proto della ^ mentre di con la- ' mentazioni e con lagrime, situossi in mezzo ad esse con una to- > di iXCaletto), / donne, che, secondo ^ cadavere della defonta attorniato ) il il era costume antico, tenes^ano dando il lutto gemiti più dell'altre ; > vaglia negra sul capo, te- ^ ) mine. Costume questo che osservollo nell'altre morti di altre sue J ) congionti (p. 28) ; in gridi e ». > Sulle prefiche siciliane vedi — Salomoxe-Marixo, Le 12 — Reputatrici ) deplorevoli gare municipali \ sale di a' per e cali ferma nostri i e più '; ) d\ino, pei colori lo- ] caratteri personali ignoranza l' che ces- tutt' altro e che con- offre, ] abusi di certi eccle- gli \ siastici contro dell'isola, secoli gridarono i i sinodi e cesane di Messina, \ costituzioni dio- l le Patti di parecchi per quali Siracusa di , , di ^ Catania ', xMonreale zara, e Palermo. e ne conserva la sull'ori- < grafia tutta fino alle ( strane abbreviature ed adi accenti. Forse trat- in Sicilia; nelle 'yLiiove Effemeridi siciliane, serie D'Angelo ) II, e Cipriano, Intorno alle Prefiche e ad vian::e praticate das'li antichi siciliani alla loro } ] < L'edizione é fedelmente condotta ginale, Maz- oltreché di Cefalù, Girgenti, voi. I, 1874, e alcune ) <; costa- l morte; nella 'Suova \ < Raccolta di opuscoli di autori siciliani, Vedi per Veria ' i n. 6, il Vili. t. per Nicosia ( nn. 1,25, 26. 49, e poi i nn. 34, 50, 59, 61. ^ Cfr. ^ ] GuASTELLA, Canti popolari del circondario di Modica, J p. LXXXVI e seguenti (Modica, 1876) e e dei suoi tempi, cap. liali e funebri, p. II, (Ragusa, 1880) 58 (Palermo, popolo di Palermo, an. XVIII, i Di Tommaso Campatila < mi- \ del \ miei Usi nataliii MDCCCLXXIX) n. 113; il ; Giornale di U , Amico Sicilia, anno ^ XVI^ n. 228, e più che altro, varie delle Fiabe, Isiovelle e T{ac- conti pop. sic, serie II ^ in Particolarmente i (Palermo 1875). s sinodi del 1588, 1621, 1648, 1663, 1681, 1691 Messina; del 1567, 1584, 1687 in Patti; del Catania. \ 16:3 e 1668 in \ l s 13 - ^ ', )^ l tandosi di un ms. d'un secolo non avrei potuto essere gli sono, scritti che e tura rivela, mente la uno la de' considerando ', forma materiale d'una scrit- non meno che sostanza la ] liani \ tato conserva più o ) del dialetto, secolo scorso, meno fedelmente senza preoccuparsi di schiettezza ed ingenuità che spesso \ scrittori gine contenenti ( il ; ; \ forme e di di quella manca al popolo logia, ed è è gli in da parte lasciar Magnificat Litanie e le tine solite recitarsi bocca ; agli d'arte. Avrei anche potuto morti, le stile com.penso, ha un po' \ ) sici- scrittori quale nel suo det- il { essa, di Xel caso nostro l'autore mediocrissimi tanti in con- come é ma, ma pubblicati ^ lingua; farlo vanno altrui dell'autore. del scrupoloso; non ho saputo fesso che che meno lontano , altri chiesa; documento la le Sequenza dei inni e preci ma di pa- il la- latino in demopsico- un notevole contributo allo studio [ delle l ) etimologie popolari, che oramai vantaggiano degli importanti lavori ' Quello che mi son permesso e la sima nell'originale. — 14 - di punteggiatura si av- Gustavo , Jilettosis- \ ] • f Andresen per Danimarca, mer di la ...Xyrop Germania, Karlowicz per per di la Russia, di la Pal- per r Inghilterra. Di note illustrative ho voluto esser parco; ; l e rubrica delle la J\iriaìiti e com'è mio costume, tata, edite. Ma a sole si raccontano cosi qualcuna di esse, come piaciuto di riportare a è ho limi- cose italiane siccome ora l'una ed ora queste capestrerie mi Riscontri alla l'altra di giornata, variante inedita, documento della loro popolarità, ed a svago onesto di chi legge. i Nell'indice ho creduto di apporre di titoli ai racconti che nelT originale mio non ne hanno. Palt-nno, i Gennaio iSS). G. PlTRÈ. ^1 -O/ì ^ k %\,^^.^-.,_ -if\59 Avvenimenti Faceti Per mantenere in amenità innocente le one- ste recreazioni Raccolte In diverse Città, e Terre di questo Regno. k mh' •ora ? I. Verbo, Settimana Santa, Passione e Crocifìsso. N Nicosia vivi la ' , rappresentavano con personaggi Passione di Nostro Signore uomo Crocifissione pigliarono un ^|r ' il quale quando fu l'ora di salire si tolse i Chi rappresentava calzoni, e S. ' di allontanare dalla quella preda. Il Crocifisso , , Giovanni, in cambio di e la sii la Croce al pie della Croce. nelli destramente col piede Croce i calzoni, per poi far che non guardava altro dal suo patibolo che quei calzoni; di ripose per Giovanni, s'era accorto, che calzoni v'erano tari dodeci procurava li ; dozzinale, in accorgersi dell'astuzia proferire qualcheduna di quelle sette celebri parole, gridò ad alta voce, e disse: Giov.^f non la Passiim k tru- ti 5. rimine cu li caimin, cha si nò si guasta » prese, e li mise nella caldaja dell'acqua bollente; d'un li subito saltarono a quelli l'unghie; si resero incapaci di gamba. Intenerito poi quel semplice stare più in funzione che avea compunto con fatto, tutto comparve innanzi agli occhi, di quella lagrime le padrone, e dimandato al della cagione del suo lagrimare, rispose: 5/^/', la Zena comu ^ Ih Patri Arcipreti: non intendendo quegli mistero che Zena, ripighò: Si^J' il hi Tatri Arcipreti ìavau li gire , S'infuriò diceva mandraio, il ^^ essendu iddi li li mei A- padrone, e se non era veloce a fug- il uomo quel pover , pedi a rApostiili, ed in ficcai pedi di dudici crasti ntra la lacciata postidi. fattu ajii che avea fatto Cristo il ) già , ^ averebbe ricevuto e sig.' quel Pilato, di Marco In S. Lo Ignazio '° v*era un gentil'uomo per nome Presti; quest'era un giorno mezzo conduceva in mentre cantavano sig.'" si si faceva ivi in d. si le solite Or percuoteva il di Cristo trovan- mo- i vedere l'imagine di Cristo morto, investitosi d'una gran pietà, alzò sagra figura disse : lux pedpetiia luceat mutando il petto, dicendo: Perdimu, misericordia. Intanto passarono avanti a lui preti; egli in si morto; genuflesso preci, era il mutando una funzione, che un lenzuolo un simulacro Ignazio, e min Din, / bleso, della Settimana Santa nella Chiesa del nistero del Salvadore, e mo- la destra, e benedicendo quella Redeqiiiem etednam dona ei, ] > nel parlare la r in un misto d'r e J e la dosi j di anch'egU crocifisso. 4. < condanna la commovendo con ei Domine; et ciò tutti a risa; quella scena di pianto in trastullo di gioco. — 21 — 5. la Nella Filippo " nel 1727 in circa fecero città di S. rappresentazione della Passione. Prima che in Croce quell'uomo che doveva rappresentare salisse Cristo, il per non patir di sete volle da bere, e appunto gli die- dero un barrile; non s'accorsero quelli che doveano sco- quell'uomo non era ancor satuUato prire la scena che in Croce; sicché calarono aspettavano quella funesta veduta Cristo con un barrile SLi la Maria, colpo ricevuto in In Veria '^ fraternità sotto una gran v'è il per distinguerle i si modo contro non avia ddu fari a vidiri 7. 2;ara tra i la vennero di Crocifìsso il il barrile altrui, due chiese Susa uno , con- Jusa. Più e la di Or quelli non potea rimenar competitori, ed eruttò: diaviiìa:(^u di ddii e perchè una mani. alle loro, e e l'altra nel basso, della terra, chiamano le sudetti fratelli che portava il gran dolore del titolo dell'Annunziata, giorno ripigliandosi tra a suo per il Vergo- testa. sta fabbricata nell'alto volte accorsero eh' dissetavasi. apparenza, gittò tale che spettatori quale compassionante delle pene la ebbe ad essere compassionata 6. li s' , bocca in gnandosi intanto d'una e tela, la in le Santii- Crucifissu, un villani mani Dia ! cci vuìia ecc. In Veria medesima restò mortalmente ferito un da quello che por- fratello da un colpo ricevuto tava Crocifisso dell' emola confraternità. Già arrivò il all'ultima agonia. Il in testa prete procurava — 22 — eh' il moribondo facesse quegl'atti dovuti da e portato si un cristiano vicino un piccolo Crocifìsso; voltò dall'altro lato; si il per un tale atto, e maggiormente gersi col Crocifisso; allora millu d'avanti, chi chiù moribondo maravigliavano il il di strin- disse: Livati- qiiandu crisci divintirà Alludendo al Crocifisso che sbattutogli in testa era confraternità, in vederlo circostanti persuadeano moribondo chistii picciriddii, diaviilu di so patri. i a morte, la della caggione della sua morte. 8. la In Longi '^ sac/^ D. Rosario Fanghi avea in cura il cappella del Crocifisso. quella terra, nente non Or il Marchese padrone saprei che cosa c'avea da dire al Crocifisso. Apprese il sac.*^® eh' il vesse voluto disporre di quel simulacro: gliò il sacerdote: ciativillu: mi Lu non minni , Cnicifissii vecchiii ardiiivillu, '^ cura; la novu, Sig/' , a- ripi- ahhni- non voghili chi In tiiccati. Ciò lo sapevo per bocca dello stesso Marchese. 9. Il Verbo Messa. sopradetto D. Rosario Fanghi in Longi andò ad una caccia selvaggia dor della caccia ) Marchese Sig/' di atti- in una selva vicina, dimorò ben tardi fino e per 1' ar- doppo mezzo giorno; ed uccisa una piccola troja selvaggia, lieto se \ ne ritornava, ) chese, padrone di Longi, / rispose: e passando per l' le ville del sig.'' Mar- interrogò dove andasse; li Signiwij lassatimi stari, chi pri sta beneditta piir- - 23 , Tanto m'à cedda, aju lassatu la inmaliditta ^Cissa. contato lo stesso i5.In Capri '^ sig/' ed ogn'anno teressi^ Marchese. un sacerdote v'era rac- assai attaccato all'in- verme nutricato del al fin del della seta, grano ecc., tante erano le sue sofesticherie con maestri, ch'uscivano dalle bacce la seta; molti tendo soffrire non po- pretenzioni del prete, o se le sofistiche n'avevano da fuggire, o restavano in prigione ad istanze del prete, sicché niun de' maestri voleva servirlo. un giorno in di festa radunati alla campagnia, della vicina v' era Chiesa gli di seta. Il prete l'indusse ad e doppo nello tre '^. Messa la Ciò concertato andò vestiva a si ne sarebbono se giovane le ciò udito vane il a celebrare il al lui men- del sac.^^; arrivasse finché sacerdote 2i\V al sac.*^ il Quando Orate fratres s'accorge eh' il gio- era alquanto distante dalla Chiesa, che se ne andall'altare così vestito escie dalla Chiesa, dotale, vane; quello zandosi si le vesti, cominciò a mise in fuga, ed ecco cominciò a alla chiamare il saceril gio- sacerdote al- gran passi ad inseguirlo, durò questo corso per un miglio continuo per quelle campagne, fintantoché Roma k un manga- sac.*^ e sofisticherie e giovane aspettò dava altrove. Scende e con affittarsi sino all'Offertorio, e quieto quieto partissene. arrivò genti forastiero rispose esser andati Or Messa alcune persone descrissero pessime qualità il tutte le un giovane ed interrogato dal prete chi fosse; maestro li tutta arrivati nella fangosa per risate ; Piana allora il di Pietra di sac.^^ disse : r -? La mi Fai senti b. /. fattu, ini la paghirai sene in Chiesa a proseguir seppe non doppo morte se tornos- e ; non caso tenendolo occulto ^ che furono spettatori laici, Il per proprio decoro, e facendo sac/' di Capri quei Messa. la di si quei che ivi quella comedia, o più tosto tragedia, tacessero anch'essi. II. Marco un sacerdote chiamato Muglia In San di- ceva Messa in una Chiesa della campagna in tempo di > tempo due femine di stare l Sagrificio discorrevano tra di ) nutricato; in quel attente a quel tremendo in cambio loro del nutricato, e facevano le loro querele, che verme non mostrava molti lamenti, fruttare. Egli, voltò si dall' altare doppochè min vernili : Non ristan cu il intese doppochè erano minciate l'Orazioni segrete, e disse loro ravigliati nò: ancora la " col ma- vi speghia la a Ih cnlu. 12. Lo Messa a Sac.^^ stesso Muglia trovava un si giorno nella sagrestia ch'aspettava ch'entrasse vestito un che diceva Messa per poter uscire a dir Fratanto due sac/' conoscendo V ignoranza e plicità del la Muglia, Messa, e farle sudetto Muglia di domandare il all' si raccapricciarono a far recitare nella e Credo. altro se perchè nella Messa » Sì, di la v' era Non ripighava di l'altro, - 25 > ? sem- \ celebrare Requiem Gloria e Credo > al \ in Signore, rispondeva Requie non \ sua. la Gloria e Credo. Pertanto finse uno quella mattina nella Messa. « l'altro, Messa altro ; ) \ Gloria l che nella Messa de' Santi ? - v' è 10: Gin c:: dottori entrava cui si la dottor cava questo privileggio. Stava defonto per il Legge di Muglia il dubbio coll'orecchio attentissimo, gliere Or Gloria e Credo. celebrava, era stato questo gran a mostrava e toc- gli ; di scio- gran dubbio. Quello ch^ avea detto, che non il toccava a dirsi la Gloria e Credo, mostrò di lasciarsi convincere, e rispose: Aviti ragiuni: non avia fatta chi In flessioni, ììiortu venne Gloria. Intanto e la era Duttnri la Gloria, e la due furono e quelli ci tocca certa la l'ora d'uscire sua Messa. Chiesa, per dir trepidamente : Doppo il Muglia il nell' in Khirie dice in- doppo l'Evangelio truffatori ri- Creda il Credo, ingannarlo, spetta- tori nell'udirlo, e poi derisori nel beffeggiarlo. 13. Non saprei in qual o terra della città cantandosi' la Messa votiva de Tassione Domini, diacono sprovisto s'era accorto, che di Sicilia, il Sud- quello che doveva cantare, non titolo della sua lezione era guasto^ il per un buco che v'era nella carta del Missale. Sicché si leggeva bene: Lectio Hiereniia Propbeta, mancando della parola Frophetce que la la prima Incominciò dun- Pro. sillaba lezione con voce utentica, e disse così: Lectio Hie- remia, ce un pirtusii, e fete. Quali risa si sollevassero in tall'occasione, meglio è supporle che descriverle. leggiata il sac.*'' ( in v'era mansionario di quella col- D. Ignazio Quattr'occhi, una mattina dire posto '" Aci Catena 14. In 1' al ultima Messa. La sua ordine per il pranzo del fio:lio quale toccò madre avea un bel pie- W clone; ma, non sapendo come lo volesse apparecchiato, spedì un suo nipotino alla Chiesa per zio in qual maniera gustasse il domandare allo \ ) piccione. Arrivato alla j Chiesa trova in suU' altare lo zio non stun dlgniis ragazzino all'altare liti dicendo: Zin la seconda o dignus, [e] rispose tectum meiim. do fui la ma morto Domine non sum prosequendo : ut intres sub celebre questo successo, che quanin Aci Catena, non solo me migliori gentil'uomini di quel paese; i Lo Proto fu della Terra di Maletto ove solea abitare nel 1727 in Bronte, Quest'uomo coma va- Sac/*^ stava D. Ignazio mei confirmò. D. Isidoro 15. la terza volta: seconda volta lo stesso voli sapiri il premura tutto o avriislntii ? Il Arrustutii, : Fu tanto raccontarono nonna :(iu, la Domine al senza abbadare e ; tremendo misterio, accostasi al hi picciuni: si bughiutu, dicendo lo Messa della sua giunto un uomo da bene ; ma '"^, già in circa. tanto effemi- nato, che filava, tesseva, e s'impiegava nelle faccende proprie delle donne, qual'erano lo allievar galline, aver cura di pulcini, trattandoli delle maniere proprie donnesche; ed anche donne. Gli venne altari ma quella a donne; era ancora d'intendimento corto delle le voce sua s'assomigliava la , e già n' in andò come testa di farsi ministro ne' sagri in Messina per essendo egU molto scarso di provato: non perciò disanimossi, il lettere, Suddiaconato ma tornando ordinazione in Messina con un carico ; fu subito riall'altra di presciutti per regalarlo a chi potea promoverlo, ottenne l'intento di K - 27 l ) CLD m negl'ordini entrare mandato sagri. Tornato al paese e addi- ^ ordinato, rispose che se avesse se fosse stato portato più presciutti, avrebbe fatto ordinare il somaro che l'avea portato in Messina. Morì un giorno madre; mentre egli, il la sua cadavere della defonta era at- torniato di donne, che, secondo il con lamentazioni e vano in lutto il mezzo ad dando esse costume antico, tenecon lagrime; negra sul capo tovagHa con una gridi e gemiti più dell'altre femine. in questo che osservoUo nell'altre morti gionti. Or del dir la Messa erano , e s' lo a Messa coli' li chierico D. il era tant' imprattichito pregai che sue con- uso salti decima parte quella Messa che alla Proto, che anche dormendo ve tirla , , Costume smozzicature e tante le diceva. Soleva servirlo Schillerò di altre questi arrivato già al sacerdozio che non arrivava situossi me la la Messa del della recitava. Io in sen- scrivesse, e quello piacque, ed è tale quale qui la Mario mi com- trascrivo. In nomi Patr art ara Dei. Jiidica me do scarsa gente uno doloso me Emitte luce sme assenint in monternacula tua. Confitehor tu sturba sme. Gloria Patri, Introibo in e Spiritu Santu. nomine Domini. Cojtfteor potenti B. M. sempri Micheli Arcangelu, heaiu Battista, santis frates piccati niuri certionorho culpa. Iddiu pregu beati onnes Santi Tatri a , opere D.nu me nostru Misereatur vestri pervostra misera eterna. hidulgen:(a assolvi piccaturu onni cor su D.nu. / Wì 28 M Pi OJB: Messa Stimai io questa maniera di me del chierico Schillerò, che tirmela conlìrmare da migUori mini del paese, sospeso non di poca ma entità, in Spitaleri Quindi U Brontesi spesso In un giorno il cominciarono S. impazienze. e delle sue a toccarlo il "' , e medema Cap- specialmente sopra D. Mario Cappellano della Marco, situata in campagna, sopra un po- getto esposto ceano riflessivo. lo stizzavano -°,per prendersi de' Deputati della cappellania. Era Chiesa di un Tesoriere della Cappella del SS.° Sa- gramelo, unito ad uno sua avessero zelante; prendea però le mi- gioco delle sue proposizioni pella, 1' Bronte era sure questo suo zelo dal suo naturale poco la sen- in Miscellanea. sacerdote D. Mario uomo , '^\ i6. Il caricatura ma sacerdoti e gentil' uo- perchè restai stupito, una scrisse hi ai venti, che col loro impeto spesso saltare le tegole di quel tetto; montato saprei se in zelo o in collera cominciò a che mandassero a male i frutti delle rendite egli fa- non riprenderli pingui della Cappella, e poi soggiunse: Via antri incappastivu cu Val' tari di ed ìli SS. Sagramentu, illu [è] chiiisii ma jii in e vi In mangiati vivu e inoriti, me^^n a quattrn ncappai cu chiìV armali di jornu carriu canali Tanto a me il ^^ in sig.'' 5. tavidi e non parrà; Marcii, chi tuttu lu collii. Barone D. Filadelfo Papotto. -30 - à 17. Trovavasi in un'altro giorno tesi Pojo della CoUa^ in il a recitarsi 1' Franzone, rio ivi e chi campagna, ove l' Arciprete suo nipote ce sig/ Deiun prcecemur servet a liicis grandi diavidii di tornò a dimandargli: Ch'aviti, chi Mario: E orto sidere: chi voghili aviri gran dia- ci scecca. L'Arciprete Ed fiì ? egli, il D. Sta santa scecca non ni a las- ! offi:^iu Linguam : refrenans teni- sacerdote sono celebri peret etc. L'azzioni del sudetto Bronte. in Atto 18. di Fede Teologica gato nella Novara 17 li Fu giorno che toccava d' un congre- Fratello Aprile 1739. farsi la solita congregazione secreta per profìtto de' Fratelli congregati, quali per i esercitarsi negl'atti delle 3 Virtù Teologali, esce in mezzo or l'uno, or l'altro a fare uno di questi Toccò ad uno d'essi far alla l'atto in Celti, ghiu, comti motrici di tutti beni, pirchi sen^a la Fidi autra banda; la Fidi è atti. di Fede, e genuflesso in Congregazione proruppe in cci cridu chi stati CTD il ri- ut in diurnis actibas, nos supplices, satu diri stu diavidii d' D. Ma- D.'' adjutorium etc, [e] in spose subìw.Lassai imi stari, jam vtilu: : cominciò disse l'Arciprete; Ziti ? gli D. Mario avea cominciato: Deus nocentihiis sudetto D. Mario Divino; ed era arrivato a prima -\ Ojfly^io quando capitò il volgarmente detto da' Bron- Spitaleri su d'un pogetto, li in quest'accenti: SS. Patri, ed ancora In vostrii SS. Ficosi; iu cridu, non po:(^u iri in ma 31 - non cridu Taradisu, ne ad finmtina, chi po:(^u diri - mezzo ? Iu Vicerrè m? ^a/a manda un o ordini, e non ohhedutu; dunca non è cominciarono a ridere, ed tre Fratelli Congregazione fu necessitato che era sacerdote; lo scrisse e lo consegnò medesime parole qui il finisse. a è. Qui due Padre della Uno d' essi me, e colle trascritto. l'ò Benedizione data col braccio svelto dal corpo 19. d'una femina uccisa. sig.' Il di S. Ignazio Marco nella Lo Presti sentendo che fuori la terra campagna s' era ritrovato il cada- vere d'una femina assassinata, accorse cogl'altri a ve- dere l'assassinio, e appunto trovarono quella sgraziata tutta ferite, una della quale era stata si che stavan questi due spalla e braccio gionte per un pezzetto di pelle il sig."" rimasta grave tra la membra consana. Allora Ignazio va per maneggiare quel braccio e ap- pena toccatolo tre giorni si svelse subito dalla spalla, perchè eran che quell'infelice era stata ammazzata, e perciò incominciando ad dal suo busto ; infracidirsi , quella pelle distaccossi in avere già libero nelle sue mani il sig/ Ignazio quell braccio, alzatolo in aria cominciò a a dire ai circostanti: Viditi, fighioli, qiuintu semu rnisedahidi ! Cui cavia a didi a capddicci avia a distadi campagna ? fatti nostrìdi rare; ma gli fini la m Mpadamu ^^. a chista chi nlra dii comu li hestij meghiu di di ammalata spisi d'atitrudu ndra ad addri:(^ari Avrebbe voluto più proseguire so la li a pero- perchè non hahehat usnm a raggionare di Dio, polvete a poter colpire - 32 - i cuori, e ritornandosi p quel braccio di quella uccisa peccatrice nelle mani, alzò come una reliquia se fosse Agata o di S. [ Agnese, di S. J e poi dicendo: Benedicat vos Omiipotens Deus, Pater Fi- et \ lius Sanctus. Fatt' Spiritiis et quel avanzo opprobrioso se2;no della il Croce con quell'infame cadavere^ git- di toUo addosso a quel corpo assassinato, e partissene mo- vendo dero a quei circostanti, risa a cacchinare, quanto più quali tanto più i il die- pareva Ignazio sig.'' loro compunto, tanto ridicolosa era si specie che n'a- la veano. ] ) / ; ) l a me i 20. Un Notare divenuto Confessore. Tanto Facea la conoscenti del detto lo Presti. Missione in una piccola terra il padre Andrea Genovese della Compagnia in ) quei giorni santi arrivò all' ) celeberrimo ì Gesù ; di arciprete un'editto , e del j suo prelato, cui gl'ordinava che pubblicasse a be- in neficio della sua pieve con il Giubileo conceduto dal Papa tutte quelle grazie solite concedersi in cotai bilei, tra le quali vere da peccati si communicava la \ \ s^iu- 5 facoltà d' assol- ( etc. regiilaribus et secuìarihus. L'arciprete J restò sorpreso a queste parole sua terra del non v'e n'erano; , perchè religiosi nella dunque interpretò la mente Vescovo^ che intendeva parlare nel reguìarihus quei pochi preti, che l'ajutavano a pascolare a sé commesso; altri laici nel secularìbus che eh' in quella tori de' preti; « ma si il di gregge dasse podestà ad congiuntura divenissero coadju- qui in questo - 33 piccolo paese non ( ( ve n'è che un solo intelligente, metter la cura d'ascoltare sono contadini sione; pare di com- > confessioni; tutti 2:raltri < ed ignoranti per profes- le esercizio , dunque bisogna che io cui possa io a prevenghi a mio com- notajo, affinchè a bu'jn ora per di mattina il trovi in chiesa e nel confessionario m quest miportantissimo unpiego che l'ora della notte del notajo, bussa la porta si , conferire con lui un'affare di pallidi il per aggevolarmi ^'\ ». Jiscie di fosse avanzata, si si porta alla casa si fa a sentire somma casa ancor- eh' avea a importanza; im- sapea dove andasse a parare una parlata così segreta; ritirarono in consulta e poi spiega la un angolo il della casa, caso prò reguìarìhiis si lume, piglia timento da quello ch'era uscito dalla sua bocca. que, ripigliò l'arciprete, di me sig.'' dunque Dan- questi terrazzani; nessuno tra tanti la bontà sen- il « compare, voi conoscete trova che possa adempire meglio abbiate ) i ', ', ( di di portarvi a voi il ed io confesseremo le vedendosi esser ancor sacerdote, esser ; ) i l S in chiesa; ». Il sig.'" confessore poco potè dormire l si ri- donne, quei due sacerdoti come promosso ad ( confessore; buon'ora giovani farò che confessassero gl'uomini ; < sceglietevi quel confessionario che più vi piaccia; e voi tajo \ gli et seciiìarìhiis ; sua sopradetta interpretazione, e quegU ras- serenato rispose che non potea esser più savio meglio { notajo quando a quell' ora vide in casa sua r arciprete, che con tanta premura voleva parlargli, ne si j in no- senza i > l ; - quella j notte allo riflettere a fosse aperta la chiesa, tant'onore. Sicché prima che ei — si aspettava dietro le porte, poi 34 — , - era , ? sedendo prò Tribunali divenne Pontefice, assolvendo lancio Confessore e di quei casi quantunque spi- tutti nosi con tale franchezza che non l'avrebbe fatto Andrea Genovese per celebrarvi pre nel confessionario ad uno amitato sacca la padre il santa Messa, e sco- col collare spagnuola, e stimandola alla Papa: il nel meglio delle sue fatighe comparve in chiesa della ca- una illu- sione degl'occhi, attua maggiormente lo sguardo, e scuopre essergli dall' uno d'impedimento udito, e compartendo notajo, che anelavano sig. al all' assoluzioni a quelle femine e dall' altro lato accostate intorno santi per lunga zazzara rovesciata suU' orecchie la non gli suoi i documenti, che l'avesse creduto un Penitenziere di S. Pietro o di S. Giovanni Laterano. Sbalordì Genovese ad una sagrestia, si tal vista, il padre e senza dir nulla entrò in fece chiamar l'arciprete, e ritiratolo in dis- parte, lo fece inteso della del notajo. temerità Quel dottissimo Parroco senza esitare rispose non esser quella temerità del notajo, mentre viene abilitato ad una Vescovo carica e dal saccoccia 1' editto prò regularibiis Genovese uscir da jo, di , ne et secidarihus. non gli avvertendolo escie dalla su quelle Bisognò spiegarcele costò poco eh' era tenuto all' parole il padre persuaderlo a far il quel tribunale di penitenza il compar nota- inviolabil segreto tutto ciò ch'avea udito da quel luogo, e avvisando tutte quelle le e , e dal Papa, e subito e si facea forte tal femine che si riconfessassero, essendo nulle loro confessioni fatte con uno la , podestà dell'ordine, e molto - 35 - in cui meno non quella v' era della giurisdizione. Sarebbe crassa, se si Troppo meno ella è palpabile in contano successi dra di crastati Randazzo Randazzo di città altri, Capitano; quel signore avendo il in iscena. fu rubbata una man- fatte Gran Corte non ma riuscirono esser proseguito s'appigliò ad un dinò che fosse rivelo al molte indagini per Capitano, e dall'istanze della parte e del proprio onore, per gia si questo. aver notizia alcuna degl'autori del furto; vane; premuroso non de' quali padrone interessato fece il ; di tanti assai più luttuosi di Città di Neirinsigne tante altre terre e città, ma solo del nostro Regno, 21. deplorabile un' ignoranza fosse trovata in quella sola terricciuola. si portato alla dalla re- mezzo termine sua corte uno ; or- degli ri- masti crastati; arrivato, sede egli col suo maestro notajo prò tribunali, e il dimandò al crastato chi fosse stato ladrone ch'avesse rubbata quella mandra ? Il povero animale nulla rispondea perchè nulla sapea; ordinò che se gli dasse la corda per sapersi, a via di tormenti, chi fosse stato il volte. Allora ladrone; quella bestia appesa belò per tre il Capitano rivolto al Scrivitinni rinforma:(ioni, su Notaru: 22. Si doveva ci Notajo gli dittu tri voti le mbè : ^^. Scena Seconda. fare nella detta città un'opera sagra avevano avvisato disse vicine terre e città - 36 se ^", ed volessero intervenirvi, e furono loro prefissi ne' quali giorni i J dovesse rappresentarsi. In quei medesimi giorni capitò in Randazzo un delegato, non se saprei Gran dalla Corte, o del Tribunale del Patrimonio; e comechè alcuni dei recitanti trovavano imbarazzati in quei conti si reggi], giudicarono altri fugirsene da gravemente ammalossi. Alla denti, sare videro in debito si i Randazzo, altri met- uno ancor de' personaggi tersi in salvo su la chiesa -^ vista di tanti sinistri acci- Randazzesi sig.'' di riavvi- convicini paesi a farsi quell'opera sagra, e per i render più sonoro un cotal avviso mandarono un tamburo, quale doppo aver battuto il la di strada gridasse in questa forma: r opera non si fa! Lii Diavulu si Cristu pighiaii la eresia fuiuj lu cassa, ed cassa in ogni capo Oh chi a Randa:(^ti cumunicau, VAngilu batteva di ^^^; andava a cantare in un' si ni nuovo la altra strada me- la desima canzona, che meritò d'esser cantata per tutti i secoU. 23. Atto Il sig.'* da un moribondo. di dolore fatto D. Giuseppe Galletto fu chiamato per ajutare a ben morire un vecchiarello cognome Sgurbio, e timenti espediti ebbe menti spirituali; rispondeva alli padre Galletto, e dimandamn a trovando il buon'uomo buoni impressioni. :(iu villano per moribondo cogU sen- campo d'insinuargU e quel Marco in S. a alcuni docu- modo Orsù , gU suo cordisse il Sgurbiu, facemu un atta di contri:(ioni, Din perdunn - 37 di - li noslri piccati ; e lo Sgurbio: Si sì^J' ora vegnu: era egli rivoltato dall'altro Cominciò fianco. verso moto Gallotto, ed in ogni piccolo il prorompe e racchietato lecii muoversi pian piano per a ( rivoltarsi ; lagnava, si ^ questa finissima contrizione: in ; ìasmaterna duna sdomini in sperpetua luci a sdeu e 5'^. ^ Tanto me a 24, Un stesso D. Giuseppe Gallotto. lo Confessore in Marsala. un convento religioso in già avanzato in ( era età, della città di Marsala, rovina la \ dell' anima di ) quei ì giovanastri libertini. Sapevano essi che assolveva dalla parte sua di pena e di colpa qualunque grave eccesso \ \ senza applicar loro nessuno spirituale rimedio; sicché j quelli impunemente correano come puUedri per tutte Veniva praterie de' loro capricci. le indomiti il tempo del precetto, o di qualche festa sollenne; l'andavano a trovare a buon'ora anche nel egli rispondeva: Cu cosa voi! Deo et —Aju — Mi voghiu mea tibi, avanti. vitti — Aju ? ma ruhhatu — dari carsaratu la itii ; Il a la N. N., Ginocchiati. — Chi culpa. la — porta; Trasi, chi — Confiteor cosa ai fatta ? confessore: Chi diaulu farcisti chistu è — A^^ passa avanti bussavan lu, lu tali e tali Taternò. mano con letto, — — tali casa; Ora confessore: nuddu alzava mea hastuniatu ad unu. Il ? cimfissari. culpa, passa avanti — Aju schetta. ddocu è ''; aju avutu cosa. Il confessore ed uditi : Ti non pò an- tant'altri non per eccessi, proscioglierfi, per maggiormente incatenarli ne' loro 38 una fimniina nautru diaulu, passa vistu, uè pighiatu l'assoluzione, ? peccati. Tanto me a padre Lorenzo Spezzapane ed il pa- il dre Marino marsalese. Morto che ride 25. Un dalla medesima villano della in Nicosia. Nicosia, venendo di città campagna, nell'inverno più crudo, una tempesta istrada da tuoni di mezzo in della via ; in ma ar- rivò così sparuto ed interizzito care una parola, tanto gU e arrivò alla sua casetta moglie stava per infornare atto che la grandini , non rimanesse venti cosi freddi, che miracolo fu che morto fu assalito per lampi , s^ pane, il che non potea , erano serrati spic- né denti, i potea più sciogher un passo. La semplice moglie cre- dendo un buon complimento di far rinvenire lo collocò dentro al marito, per farlo forno, e serrò al bocca la per farlo così ristorare, ed ella implegossi ad accomodargli Di là il letto , a qualche se la passasse il padre colli a dirle che si il il e fare altre di là la figlia a suo padre; accorre, apri padre non parlava, ti ma il andò denti di fuori; subito consolò perchè figlia, masserie nella tempo mandò sua casa. vedere come forno, e vide dalla rideva. — vide. » Così contenta la « Sl^ figlia^ madre ristorato; quegli non rispondeva, ma senza . moto lo si sentiva rideva; finalmente riscossero , e comparve senza senzo; lo sfornarono, e lo trovarono senza Quest'è lo giudizio che han 1^ e la ad altro poco di tempo tornarono, e tro- vatolo che seguitava a ridere lo richiesero se dal vederlo madre - 39 le - femine : vita. nell'istesso a- J mare uccidono, di tutti e nel voler flir mali, verificandosi i il bene cagionano rultimo e detto dello Spirito Santo: J Melior est iniquilas viri Cappuccini 26. quaui mulier , Nicosia in processione. di non mi ricordo ap- Riusci molto cruda un invernata, punto in qual anno, e molto più mezzo il aprile, stagione, ed in una cirsi la dere sgombro nebia di all' si- inclemenza dei cominciò ivi che giornata ad addolfece si ve- Vincenzo Modica sole, D." il Nicosia, città in tuata neir alto, e però più esposta tempi. Passato ') benefaciens. unito con un'altro sacerdote suo pari, per godere più agiatamente d'una solischiata, se n'andarono nella selva de Cappuccini. Appena s'erano posti a sedere su quelle tenere erbette, vedono ed cappuccino, cava di meno tant' ingiurie, venuti, grida d'un padre le del convento miir improperi] quei due sacerdoti doli per lo di odono che da una fenestra da , cari- trattan- quelli al turbine ladri; sbalorditi risposero con mansuetudine esser ivi non per dar molestia ma ai padri, per ricrearsi dell'amenità di quel luogo; ed egli soprapighandoli trattoli! vono da indiscreti, sapendo che di limosina , tato di porta in porta ed agli, loro quei poco ortaggi padri. « Padre, noi i contentandosi , padri Cappuccini vi- poco pane accat- di vengono ad che sono la assassinar delizia di non slam venuti qua per rubar ed insalata, che con un bajocco che nostra piazza possiamo riempirne 40 - il spendiamo ventre di quei caoli nella ) due cavai- f i U Uj calure. Ch'avete, che fate cosi. » a torci quello che non malcreanze que' farli date. » Andate « ne state via, Bisognarono cedere ( alle ] sacerdoti, [e] ben carichi di militai- ) ci ne andarono tre ingiurie, se di civili — via. Il Modica però si stabilì l costare troppo cara una tale bravata, e andava ; penzando alla maniera, e quando dovea disimpegnarsi; al j ma non passò molto che Cadde o:iuntura. opportuna con- \ nel seo:uente ma^2:io la festa del Corpus ) gli si offerì Domini, che da per tutto la sollennizza colla più poni- si ^ posa processione; sera cenare i molto padri Cappuccini sogliono in quella a buon'ora, indi per non succedere ; [ loro nella lunga processione qualche necessità corpo] rale, tutti il vanno bisogno, e ai si luoghi communi, o ne abbiano o nò provedono questo fra loro; è un uso inveterato. Provisti che sono, tutti escono colla ) > loro J j Croce j collocarsi in quel luogo che lor tocca. ( ciò in processione, vanno e Chiesa madre per alla Sapendo > tutto ^ '' ) il Modica, buscò una o due cipoUazze ^% sus^o, se fa Fumana tocca gonfiarla , di cui carne, è cosi acrimonioso e le stuzzica uomo il che ) un prorito spaventoso che l ma l non con accrescer magior- ) a stropicciar la parte già tocca, necessita 1' non con altro profitto, se mente prurito. s J { il Mentre dunque Cappuccini i rano nel refettorio che cenavano, ebbe modo tutti e- egli < di J segretamente salir sopra , stropicciò nell'orlo de buchi de luoghi sugo consaputo, fosse accorto; poi avvisò al posto fuori la impregnandoU e parte via senza si quelle il Chiesa madre, cipoUazze bene del che nessuno suo amico, e come si di lui misero se vedessero pas- ) c::: ma propriamente per vedere pas- ì Cappuccini; ed ecco che compariscono ben com- ) sare hi processione; sare i posti, rono le luogo secondo modestia e tutti compagnie tra tutti i e il suo sohto. confraternità; tocco le conventi Cappuccini ai più colla copia de' lumi, convento fino cendersi e , diabolico sugo gonfie nelle rito infernale con cominciò quel ad operare mano perderono all'opera a poco a i e tutto mente il deano de' mano mano glio I , libera al la donne non mi- ma i in in uscir di chiesa mano una colla che somma tutti il ma il come ma non qui, ma il l'altra me- prurito. tormentoso palio (quest' è l'uso de' padri refri- terziario, porti la il Croce Cap- chierico con ^\ non grande somigliante a quella degl'altri conventi col palio pendente, \ de- chierico che portava la Croce, puccini nella provincia di Messina, eh' cotta, mano ajuto, o, per dir davano questo ve- si passavano da una quell' inaspettato ed insolito lor male, da cui pendea la stro- magior- attizzare candela accesa che tenevano, e fratelli ) pazienza; da prima bre- la impiegavano a dare irritare padri ed gerio mettendo un pro- Cappuccini chi teneva dietro all'altra ad veemenza di prurito con quella grossa lana, sicché chi la sinistra, stra, < di tante stesso era lo \ del In chiesa alla vemente dava or l'uno or l'ahro picciata, più , buoni padri, poco moto posteriora. presenza di tant'ecclesiastici e sero ^ molto e dentro d'essa finirono d'ac- chiesa, alla però \ entrarono , col riscaldati essi ) primo il ; nella chiesa già riscaldata col fiato di tanti Passa- benché lavorato di filo bianco , e ___^jè fhr c e::: - 42 - 5ir- non non avea questo commodo d'adoperare di seta) mani impiegate le tutte a sostener la due passi dava due in ogni tendo finalmente più si due calci caminava; non po- e prima manzione che soffrire, nella che non potevan fare parete, in ? non sapeva che penzare tutta la communità parte? Il Dio Che contagiosa ; godeva d' una tal vista, e — Ma me decido; solo quanto l'ò raccontato, perchè non aggravare ad alcuno de' Dopo sopra sta scritto; io , noi cosa e veramente d' avvertimento nostri prossimi, e potendo riportare pregiudizi]' maggiori. essi Il la quel di ingiurioso. di ogn'uno ridicola e potrà servire ad questo di specialmente tanto lui quale cosa se sia stato di lode o di biasimo 27. ! e senza confidarsi in al- di ridere, alcuni anni raccontò a da attri- Ma Modica, però, ch'era l'autore morbo, era crepato padre indiscreto che fu a j altri ripighava qualche altro, anno quest'infermità nella medema cuno ; dicevan: altri maraviglia se quest' è un' intermità tutti, La gente è così mal'infetta! Altri: buì van ciò ad effetto di rogna, buono^ muro, sostituì quella padri Cappuccini in quella forma, ne sa- i perchè il mani le cui s'incontrò a fare la sua parte. che vedeva peva però e fece nella processione, appoggiò le posteriora al e quello \ Croce, Padre Fortunato di S. Marco ucceUato da D," Giuseppe Gallono. Era tria K il padre Fortunato religioso agostiniano, Sammarcoto , e figlio - di 43 quel convento, - di ma paper- ^^ F ^^^ che mai potè avere pace co' priori fu sempre tutti in i età ^"^ di quel convento, tenuto lungi, e condannato a girare d' essi miseri conventoli della provincia. Avanzato già parendogli duro lo star lungi da suoi e dalla , mise mezzi potenti, e fece più potenti promis- patria, sioni di star nel dovere, per far ritorno alla sua cara ottenne quanto bramava, e pratticò patria; infatti quanto promesso avea. delmente fe- Sapeva tutto ciò il ) sacerdote D." Giuseppe Gallotto, fratello per sangue del \ ma sudetto notar Gallotto, genio, gli s'offerisce amore e per lo un'occasione, che dirò^ d'uccellarlo; amenità e per tenere in più per 1' tre amici, fa perdere sonno il d'un'intiera notte al riferito padre Fortunato. Il mese non d'agosto di quest'anno fu calidissimo, sicché molti potean pigliar sonno; tra gli altri il sig.'' D." Giuseppe Filingeri disse a D." Giuseppe Gallotto, ito in sua casa per visitarlo O « : Peppi, diamo quattro passi fuori a prender fresco, perchè mi sento languir per l'eccessivo calore vento Uscirono ». di di O di Filingeri: « non vi dati a ricrea:(ioni'^. mise sotto Ubbidì la il Ora, sig/' sentiri, il sig.'' , un ragazzo e cominciò a chiamare Fortunatu! gniiri p. Fortuìiatii'' dare gnnri e -a p. Fortunatu. Erano - 44 ! q ed il Gallotto si La notte : Ah la era voce gniiri non cessava digià date l'ore — mu- una bona chi vi daroghiu di Filingeri, fenestra del padre Fortunato. , con- siditi dietru chistu bruna e non poteva esser scoperto; contrafece d' il sudetto Peppi, penza a qualche burla per di- vertirci ». Il Gallotto: rettu ; e casa, e s'avviarono verso Sant'Agostino; essendo vicini, ripigliò p. di gri- due della ì poco prima notte, e quello era ito replicate chiamate, ed affaccia: fatico egli parlava). Galletto: Il nata; e quello: Chi cosa iw7 min patrnni, e voli sapiri, ghiu min, rispose non chi , Mi manda : li ficu. ad idda, ci vnliti ghiutu a In dari li In chi fard, e Danca Gallotto: Il è ci ficn. Il dica a la padre For- tunato turbossi, temendo che non fosse riferito dre Priore, passiti, ed quaU i fica, pirchì chisia p/^ Fortunato non : Si sig/' : disturbi tra nuovo sta Padre Fortunato: chia:(^i, sig/' . damani ma riposati, S. e tò me dumani Il , cun trattirai aja pa:fen:^a patrnni mi voli ; manca Il presta. WGdWoiio: Oric- di S. ^Carcu, e si l'avi padre Fortunato: Cusì 45 va A^ò In cannscin. Gallotto: torna. Gallotto: - Il veni In patri Prinriì patr unii Padre Fortunato: Marcoti. e S. faffaccirai a la canventu. lu Cnèlu F. S, avi tanti tempi chi li E qnandn : Dnmani matina : sira, e Si signnri, : , li a lu patri Priuri; avi ragìuni V. Lassa viniri a la Priuri, padre Fortunato dormi pri ma a mia, spetta iddn la nego:fn. Gallotto va di avesse di convento; e però rispose con ardore: Gallotto l'ai intisu ? Il sciirdatu Fortunato padre con- la mia, non fajn dittn chi non voghin vindiri la, fighia Gallotto potea esser perdita il a saltar fuori del Il avesse fatto perdere sudctto padre giuntura, e questa loro, per pa- al quale cercava di vendere quei fichi im- il il lu — Fig- nenti ntra In cnnventn; la dirrai cci pri mia sarà ben fatta. mia patrnni vai vinditi si non sngnn in damani lassala vìniri, gniiri patri Fortu- ///, Gallotto padre, hi patri Priiiri il loca di la marina; li a letto; sente tante Ch' è là?» (così en- « Comn voli è: V. ora S., -O/ì Ah gnnri bona sira. Padre Fortunato: Bona sira! Gallotto: non Fort, sta sira P. datimi un lindi iri; ajii l di pc:^:^etlii ^ pani, Ah na e di vinu pir car itati. sti:^:^idda chi partita! e tu si chiddu chi voi ciimprari vaitinni va, e diimani pari irai Diinca mi ndi me ìu li ficu. mi chi /// Padre Fortunato: min ] ^'; ci V. Ma, gnato: voghiu dari S. iddìi lu li ficu. dunca S.; Taleccà, muìacciunottu 5^, : Priuri! lu non li ma pirchi ficu, Non Gallotto: V. S. non era addurmintatu Padre Fortunato: , Gallotto: Si, fighiu Non fa^^a bona sira a V. ma mi è e S. fa:^:^u D. Paulu vostra Chi — Non ? miu, guarda (ed escie Padre Fortunato: Bona ! P. Fort.: nipiiti, chi cci Tu ? capi Padre si V. Sì è il braccio vedeva). mi ndi vaju chi diavulu voi? Gali.: gnuri non aju midi mi m'arricogghiu D. Paulu miu nipiiti la stissa cosa V. S. e D. Paulu cu lu ciinventu; mi 59. cu lu cun- lu niputi ? Dunca lu fa:^:^ii dari aggiustali ntra di vui antri. P. Fort.: Si 46 '^; sira. Gallotto: dari un pe:^ieltu di pani di lu è tutta la stissa cosa poi V si ni- già ni avia spu- Dunca nuda chi V. S. s'arrifridda; iu gnuri p. Fortunatu ventu af- can:^una; ni ai stissa dalla fenestra, benché per lo scuro niente : st' avi raggiimi. Padre Fortunato, più beni- ghiatu, e in avia curcatii. P. Fort. aju fighiu min, t'aju datu tutta la sodisfa:(ioni, e tu Fortunato: Sta sira ti muìacciunottu va dicendu fattu per diri lu sonnu. Gallotto: Chi diinnia V. S. Ah di cu a ci li sempri a na banda, chi canti sempri la Gallotto: ficu! non mi mi mandau voghiu dar i ti fari non spetta a mia, ed chia V. li Gallotto: Priuri. ìii vuoi fari sciarriari cu lu mandatu pirchi non chi cu Bona sira a vajii ? patruni, lu patri Fortiinatu vosidari ) Padre Fortunato: non fiissi w ccà susUy bastarda mula, cu ria pighiria a cauci; vatlindi^ dunca, il navi di diavuìi. Tale chi pesta amara vi nichiati, gniiiric^^^^^ii, piti In coddu! dall'ore chi iiiìnni vajii;^' Fort. Gali: Bona sira a V. due della notte sino panuìa. S'alzò sig."" il "^^ alle riim- questa scena ne col Gallotto se e pochi passi incontrasi col di gnor D. Lorenzo Filingeri, a Non Gali.: Eva : ore tre ad sonimi cani- D. Giov.^ tornavan a casa; là Durò S. ! il quale per sommo il si- caldo unitosi col D. Paolo nipote del padre Fortunato a cer- care aria fresca, gli dice il D. Giov.': O Lorenzo, son crepato di ridere, e non ne posso più. Peppi finto ra- gazzo con una delle sue convenzioni à fatto dare nell'impaziente degna dia il padre Fortunato^ ed ch'è d'umor entrarono a far ragazzo, ed il Comincia p. Fort. ! ma il Gallotto: avea nuovo fi il la testa ito la Gallotto, l'o- ed finto seconda volta a così riscaldata, che nuovo la voce non di ci po- quello da appreso ragazzo, cominciò a dar nell'ismanie, ben- ché finse di non udire. Gali.: Gniirì p. Fort.! affacciati, chi ce è ccà in gniiri così miUy m compir a sig." Filingeri, Gniirì p. Fort.! ah gmiri Quel poveraccio era teva sonno. In udire di lui disse, di D. Paolo Caputo, nipote del padre For- tunato. letto, D. riu- parti di recitanti le sig.'' fra- , così fecero; s'appattarono » e Il udendo da suo andiamo, scito quell'atto, « pera serio, rè. che con tanto piacere era Lorenzo, che Tè d'umor allegro tello, un spettatore d' esserle stato una come- è stata nudo com'era si picciottu, p. Fort.! D. Paula affaccia alla fenestra, e dice: diavuln ? tale 47 ah gniiri ^-. Tu Allora fighiu chi susta! Chi trivuìu voi? ! ^^ " c:: Mi voi dassari diinniri-^\ Gali.: Pìrdiinatuni, vitti ìli D. giiiiri V. S. ?tego:^in di chi Panili, d'iddu pri concirtari in un \ ^ mi di pani; iddìi non to:^:(iddn car riatti lindi V. ficn e li Comn voghin dari la strina la ti da sapiri chi stn picarnnottn di disgnst arimi cn hi omuri iddn di titn li Prinri -^^ vii V. S. mi farà c'intorhidn In gnvernn, e nipnti non avi dici hi rivescin! e ¥on.: Briccnnottn, mittendn didicatu In P^\\}' f^^'^ ^^^ santari di ccà giì'cindn ^fr'^\.\} m'à la pravincia; giacchi lu sig/' dnrmi a sapiri si la patria, V. S. cV li in comu un età, non conventoli di fattn la carità di ricon-^7. Divi dnnca (e qui lo ragguaglia di tutto ciò che sopra un quarto tanto in tanto v'erano V. S. tutti procurn di lassaricci Fossa disse) e passò vidia par- stn Provinciali tappn di masculu, ed in ora sngnn avaniatu in ^^^^^^ si cimentu in sa pi di chi pò dimani scrivirà a ficn, Ah P. Fort.: cajn fattn sgarrari sia; sintirà chi dari Sig/' nipnti, V. S. avi mi ; ^'^. me vai, ci Gali.: Gnnrn::^:;ji,dunca strantisi^K P. vegnn, furimi vulia cridiri, ed in l'aju in 7ton t'ajn dittn chi ! nego^ij cn in cnnvenln ? in avia mandalii un- pri fari la facci prova S. mariohi furfanti ni' gnnrii:;^::^Uj 1" d' ora, molto più che intermezzi del Gallotto. in aviria ohliga::foni di sfasciaricci si ìnnlaccinnottn^^ ? D. di snpra a stn risn capaci di l'affari; iddn mi Paolo dissi, : di Ora nn lignn Già mi sngnn In picciottu, chi ce Vordini di Vostra Paternità di raccoghirln a casa pri sta sira, e daricci accnss), gioja Fort. P. portn li a mangiari, chi non avi midi mia? Gali.: Non mi iri. Mai dittu In dissi V. S., gnnri p. Fort.: A! mentituri latrnnottn! Gali: signali; mi In dissi qiiandn in viilia Si sig/' ristari pri é - 'lA3 CTD 4B o/a sta \ voli; chisfè capaci a far imi (e ficarsi). Gali.: V. ditta chi palrnni mi spittari, sgarravi tu; mi uni si dissi, non chi si nò s'accatta li canti la stissa can:yUna; manca mali Xon viettiri p/ Slitta, piirtassi la risposta; mi V. S. d irroghili chi In P. Fort. li fica. hi testimonin di hi dnmani pnti; vattindi, miilu bastarda, chi imparari ntra la me In dici gmiri Tu sempri vtirria fari la sanata cu ti ce chi ci iri, e cci vosi dari li Ma . Trinri. ed in ajn a- hi e Gali. ! a naulra banda. ficn non ajn nudi Fortunata non mi si uni; e ; ? cci li dati li fieni P. Prinri In parrassi cu In p." Fort, e d' aspi t tari; iu p.^' giusti- ; me patrnniì aspetta a s' \ in Sig/- nipnti, daliccì qnattrn canci di parti mia. Fort.: ma mezzo quarto avi raggiuni S. vajn, chi cci dicn a in testimonin cci inipemìiri. Si^^J' nipnti, diivitl qui perde un altro Sapir i... t'ajn N' ani ni ntra In ciinvcntii. P. Fort.: sira l min un bani- sig." voghiu fari ti carsara dda verità chi vai negandu. Sonarono disse: Sig/ ~io, Fora ì benedica. P. Fort.: l si l lingeri e col < biam detto $ non portare più ì mire con chiuse Caputo e tutto , tai ) il mi mi compatisca; [e] La compagnia e delli sig.'' di Fi- Gallotto ripetendo ciò che ab- quel che abbiam lungo la nego:;jo è inteso; V. S. sira a V. S. e il tralasciato per racconto, andarono a dor- penzieri allegri quale passò tutta all'ore otto a tarda; è Bona finestra. la Don Paolo quel mentre l'ore quattro; in ; non così il Fort., p. notte in veglia. Sicché il il dimani era per la terra, cercando all'Oricchiazzi < '^^ , \ padrone del supposto ragazzo, domandava ad ogn'uno > con cui s'incontrasse, e nessuno sebbe darle nuova; J 49 - uno finalmente che n'aveva cognizione, s'abbatto con le soggiunse: « e ) Questo, padre ^ sono anni 17 che ne ^ passò vita all'altra venuto dalla specie } Più qui )>. ^° \ che fosse vera l'incombenza di ) quella compra, ed appena era spuntato sole, si porta il j alla j del suo dormire, ed entrando in ) p. casa del suo nipote, facendolo svegliare nel meglio / ') confuse Fort, pre- si mancò che non more di esser si camera di quello, <) jutasse in quello a lui ) D. Paolo lo rischiarò lo priegò che doloroso frangente. / i ^ del mezzo / D. Giuseppe \ Gallotto, e sciolto già l'intrico della comedia, Filingeri per 28. l ( p. si \ serenò Fortunato per una notte uccellato. p. ^ ; ') il burla delli il l'a- All' ora ì \ ti- il dicendolo essere quella stata una ) sig.'' poco mettesse a piangere (tanto era rimosso dalla patria); ) Copia d' una lettera d'un fratello carmelitano dalla massaria del Celso nella piana di Milazzo inviata convento molto Pozzo di di Gotto, cavata dall'originale dal m.ro p.re Esprovinciale rev. l Diodato carmelitano nel al F. Raffa, e consegnata J a me nel 1739. Lettera del fratello. Prendo rtiso so penna la cese in pina imano en gra maliciinia a ceso doe stejo mano con gran malinconia per roso, che successe nel Celso Alli 16 dell' corretti dil casco dolo- (Spiegazione: Prendo io. , dove musi avia 4.4. io il la ] caso dolo- sto). Lettera chilini, e cheche : frido e - so - ) \ [ s mi ìioìi ditniai canigla 7laga, doe tracipitro di rnà davia , dna ciiniara per salare accuni I ; di la di la fepii ìii di callo di tiuinu. (Spie- ciisii:ii questo freddo non mi trovai caniglia in avevo, e me ne trovai dentro un cesto tenevo sale per io pur sale n poca , i6 del corrente mese avevo 44 galline, gazione: Alli ed mi rimai e , tempo il alcune cose di callo . drette pistro di paglia, \ cnìaca cauda cila cacciac lutto e , ma ne dove di paglia, per salare della tonnara, tonno). Lettera: Ora di >' io :^/t; tolae sale cala cania il } , J caino hi pi::^ietra mi e , dii al curnito. J (Spiegazione glia >^ e , Allora io scotolai : cascò tutto ) l'acqua calda ce > me ne andai iiito cacai i ciidda. le tera: ) puni ^ i Troo e calli de staje di il :^ichi lo non via e : Idai nulla. picudda > i un callo e di cavallo. (Spiegazione: pi- !). Let- vejo tutti chilinì, ca- e morti parti calu caglaro, cavallo trovai ?] cercai , nulla; gridai: pulii pulii Za::o, delli noaralli, e parti tra la Zacca, u pagani morto sutta Trovo il jazzo delle tutte le galline, caponi e galli morti, galline >% e < ( il cavallo, e trovai \ li piedi del cavallo). Lettera: e parte tra la stalla , dove , sta un gallo ed un capone morto sotto pugnani, mi E così donadio mutino mi misi tra la ^ \ e ) dij a lu cavetto, e trovaolo nosto patri più ri a letto, e ( coglivi tutta la io bagano [tegame il Alla tornata del cannito parte tra lo pagliaro e con \ < mi pa- e ? impastai tra non vedea vedo , di cannito). Lettera: Alla minata di dir- chiline, le gistro caniglia la e 1" (Spiegazione galline, e S < al detto con sale il traso co la mÌ7ìa:^::u calli morti. e calli i (^Spiegazione: - E 51 la prena di cosi - cilini, 7nina:;^::^a, e Domenica papuni , mattina [ ^ *1 p '^ 3 orologio capizzo al non mi curavo ; purché non moriva tutte le galline! caro chesta è tutto Ustoria fraceìlo mi ao tutta ? < do considerate : Caveìlo caletto Ceso 21. fihraro : : : non Vostro Sarvo Direte a fra Diodato, che ) ) ) Diti a fra Dio- ) i : curru di ] A \ N. N. (Spiegazione: < cori. sono onze due dove vi io :, J Quest' è duvi vivero resto abacion i. ]. 7. si : m'ho due ndi la Praviciali Areno on:;^e viie caro; considerate voi se io fratello una gran malinconia) Lettera dato che ce perdevano si gallo). Lettera una gra maìacunia (Spiegazione pigliato l'istoria, pigliato ] se il VE- '>' ) sprovinciele Arena, in conto di D." Liberto Caravelle: \ non ) abbracciandovi resto altro, Celso 21 febraro 29. scritta sina , braro vero Copia d'una lettera di Cotrone a suo padre occasione del terremoto accaduto 1743; e gli in Mes- io alli fé- dava conto del prezzo de' porci. Padre Cariss.'" Dal cuore. 1738. Vostro servo N. N.) da un calabrese in di e Fra l ] ) ( aniaf."" elio j Credeva scrivervi morto gran terremoto, che altre liberi. ci due ore, saressimo Qui li porci al e scrivo vi colle ; ( tutti paradiso, che in mercato sono mie mano salvaggine vati al Cielo rispondetemi < ^^ . O per il , ricevete o . li Dio ci ) sahti tutti al Cielo. ( Io solamente vi invio qui acclusa un fatta vivo ha stato; che se avesse durato poco porci non ricevete eli sasiccia sono la arri- ) } presente, J £LP^ 30. < Copia d'una lettera d'un Sacerdote della terra di ) monte Albano scritta al per confortarlo della morte Prencipe della Cattolica, > - del suo primogenito. l Sig/ Frencipc. Ecc.*"" Non ho inteso pena da venti anni che ho tanta podagra, quanto sentì l morte la [sentii] suo di figlio il j più giovine. Questo cervello che cui bene fa ci si remunera lo sopra liscia mia la lavassi la testa all' . come Petru Paulu a di tuntana la Crcddi asino che è tutta pietà S. tre , ed è amurusa di Paula, sono galantomini primu ci fiissi aiitni ci f(i:(^a ! e e S." , Nicolau e Faraonis. Din inaviria appellatii; est e ! ( non ) Paieniostri, perdo \ ) con tutto ^ mio al e S. ci ci è suìii; ^'^ . : patriarca ] Antoni. Questi ma , Soggiungo ma ciò Maria Vergine mi scantu vardandnlu. D^Caria Santissima ci guardi ') ho] [/' Io ] ( bisogna fari costi di balena la missa, e lu vidu, . e fanno qualchi piaciri cor indiiralum j mio avi la testa dura dico tre freddi la notte, e ci l'applicu a Francesco il la , Dio , e lo '" persona niarii, Questo e:alantuomo ^''^ Questo in mali. Ave fazzo altro che diricci come dita serve della legge macchiavellistica che toccato e maniato ed io Gesù Christo mi Sig."" chi si : bon prudu O nandù E fa:{::;ji ; lu dica fini. ] M^ ? Copia 31. biglietto qua- il trovandosi con due suoi amici in compagnia nella contrada dell' Romano, che ) un Calogero Arrigo terminese, scritto dal Sac.'- D.^ le d' Arangio pregava , il Sac/^ D." Antonino era in Termini, a mandargli due filetti ed un piccione per complementar quelli. Il biglietto Sig/ D"'"' era del tenore seguente Antoni, pirchl mi ritrovu mi mandirà due ni li me firretti, : alla rancu, V. S. ed un picuni, e perciò lu strincu brache. bis] [31. ^'° Altra Lettera . Trapani 21 marzo 1741. Caris.™" in Cristo sago da questa. Chi dò notizia del mio pas- F.''° comò murriali I be sapi per da quela. Io poi sono sepiri quello amico da comandarimi da servirivi. Ditolo / j lo rivarisi, e io comandarimi, mi Fio mi Ant."" feririmi al suoi sa Il P."^ e , e mi oferisco tuto per tute saristano , che mi al farà dare la F. Sanoto, F. Agostino, Montiliuni : F. oraz.'. m.i saluta e fato una cappa J lorazioni, eun Calucu. (Questa ultima parte ( il ^ calice). ( sartorea serevo questo finisco da bracalo da vero cori, co- ) } , la ricasco di vostri favori a tenetimi saluti S i al stesso P. Mon."^' fece alla sua congregazione al suoa co- significa una cappa ed un Fostro se:" Giocchino Scihoìia. - ss che Ofaftp - In Frazzano, terra della Contea di S. Marco. 32. Vi era un sacerdote Questo rello. f^iceva gare quel verso nome per maestro il ) D.° Giuseppe Lau- ma scuola; di nel spie- i ) Pre rape preposiliiin vocali dicqiie praeu- : J ciotti vuì : nun iu unu forza di stu versu la \ chisti ^ Ora ì ammalatu; pinzati vui quantu medici e me- ] cavalieri, di non avìa sunnu chiamanu e lu , e videndu chi dotti mali chi patia, tra l'autri appittittu; lu frattu di tanti nudda ànnu ; ^^ chi lu sirvia, proposi varj pi- ci ci , sunnu P. Prepositu. lu sapia fari beni assai di manciari, e tanzi, e , ? rudizioni. Li P. Teatini la misiru in rumuri; era chi pie- , di so superiuri si sintiti « Sintiti : si dicu cci chistu cadiu dicini nun autri una religioni lu maniera lo spiegò nella seguente stus^ ) .' ] piada, finalmenti ^ ci dissi si gustassi — Si, falla, dissi lu P. ben cundita. X [ gran gustu. Allura fìciru lu la situ; viditi avemu a chi mangiau cu ( sunnu omini dotti, S misu 'ntra 5 a dichiarari, e fu \ } di rapi; prepositiiìii, doppu si me xMarco. comu si la vosi lu Prepo- dici comu Patri, malatu Chista è l'erudizioni; dichiaramu: Tre rape, minestra Tanto S. ^^. vocali, pracHStus, li versu chi manuali pri di di rapi Prepositu. Ci l'apparicchiau lu bella assai, tantu chi lu frattu lu una ministrina ^^ ca avirila ci intisi chi mangiatu cu la bucca; dicque un grandissimu gustu. addichiara! Cui nesci, arrinesci il P."^ Ora ». D." Giuseppe Gallotto della terra (^ \ ì j \ ffi ì . , In Regalbuto nel 33. ^ ; omo ) ///• condizione dissi: Chi di bassa binidittu Diaviiìii 34. mese nel 1735 si voli un aprile di fari, qiiandu voli acciissì! La manna s ) \ Monte del I Trapani. di L'arciprete che ha governato le anime della città detta Monte con Giuliane;, di S. nome monte altro pani, che fu l'anticha Erice. Questo, scaltro, Cielo, si più semplice che era invogliato a fare scendere come scese un tempo manna la deserto nel Tra- di a , del \ > sostegno j diede e delizia degl' Isdraeliti; suoi desiderij vicinanza la Onde cominciò delle predicare a impulso maggiore 1' feste Pentecoste. di suo populo che al ai si pre- \ parasse con orazioni e mortificazioni nella novena dello \ Spirito Santo, per ricevere da altro non inculcava in quei sì segnalato dono; ) nove giorni [a] quella gente, \ esso che allora era d'altra pasta più semplice che non è la presente; appunto di giorno in giorno il aspettavano ^ Era corsa \ celeste favore. ^ ricever ) l'Arciprete, che tardono { > ) la a grazia bramata. i « tutta la Non che anelanti spettiamo dubitate, la dommattina ^). Non sole^ che senza inanimava era ancora nella nica ( chiesa per apparecchiare gì' altari; ] maggiore ritrova \ quida e bruna, e stimandola il come una 57 o:ioverà a noi ciò sagrestano ) il novena, doni quanto sono più grandi, tanto venire; forse spuntato già ma che Dome- porta si ! alla su l'altare ciambella di materia un gran - misterio li- corre •Va c= dal'Arciprctc dette a dargliene che non era ciò ; bona nova. Subito la portò si in ere- ] chiesa per osser- ; varia, e decise esser di già piovuta in manna convocò desiderata; campane; stivo delle maggistrato, montò il quella notte la popolo con il il sono Mostrò piovutali. sull'altare in il Pastore primo luogo mandar loro fé- quale ragunato insieme col suo di il \ i '^ quel gregge ì manna > per pascerlo prima colla divina parola, poi colla Cielo in la favore distinto dal ( quel benefìzio così grande. In j secondo luogo preparazione che ricercavasi in quelli la che dovean riceverlo, e chi mai si sentisse lesa la co- detestasse con dolore e con i scenza di qualche colpa } fermezza l zioso cibo invece di fargli gustare quel sapore che > siderava, sarebbe divenuto insipido e disgustoso; « ven- 5 ghino dunque ad assaggiarla ì queUi con una J rono l argento l altare, ) gli ^. ma pitano ( ) nulla disse in del magistrato umiliazione mano ne prendea una diceva che al sig.'' si si de- » e ! appressa- ove l'Arciprete con un cocchiarino mentre ) i straordinaria il gli piccola porzione dal scienza; tanto > aggradisse. Tanto manna Ca- \ nella sua bocca, ^ fece il ma stimando ciò pervenire dalla sua rea coai giurati, persone, alcune delle quali migliore indagine , ) coir interno del suo cuore entrar quella avvenne ) ) nella sapore, all'odore parevagli escremento di gatto, , di bocca del Capitano riponea sciegliesse quel sapore che più rie ; \ in , ( mai più commetterla, altrimente quel pre- di all'altare, e la ') altrettanto alle primasi e ritrovarono vomitarono che il ; fecero gatto che si allevava nella chiesa per guardarla dai sorci, costume 58 - J • ; \ > l che pur tutta via mantiene, avea piovuto si alli Mon- \ tesi la sua manna preziosa. J ^ 35. La seguente Seguenzia è terra di Mongiuffi ] della ) Tauormina. ^'> commune vicino i Stianzidda Stianzidda J faidda l Nsolia nsolia i cu Sibidda. Testi d'ao^ojhi OC5' in Quantu tremu ) Quandu ) Cu testi tri malfatturi judici avvinturi scursuni. di ) l Turba miru sparanzonu Sionu Pri limburgu di ^ l Focu a Morsu P donni lampi e tronu. sta pebbia natura e ; Curri, surci, a criatura ; Giudicanti arraspatura. Libri scritti pri lu ) ) !> ^ ^ ì Quandu mundu judicetu. Giuda l'erramu Ciocchi lati chi vili cliiappareddi Nuddu ndurtu rumaneddi. Chi ^ ietu In quo totu continetu Lu si miseru tu Dutturi patruni arragghiaturi Cu' nun vidi sta Rè trimenda a li Chi sarvandu sarvi e Sarvi a mia chi scuri. majestati ti gati, su è 59 frati. alla alla gente terra di nja ::;d ? Ricurdari Gesù Pri casa e pri la Non via la mi perda stiddaria. Gridi a mia Ti Pi;i ridi lini Tantu iabru Giugu Donna lassù diti si cruci a spassu in mulassu. di dudici minzioni fu rimissioni Ntra dia curazioni. Tu Gu mbiscu tocca rcu ci meu carbuni vultu Giudicanti parcu a Deu. Chi Maria E Michi oculi Preci mei Si tu Non bonu spirdisti. non su fa digni benigni perdiri ntra ti vigni. li Tova locu apprestu Intra E assurbisti Latruni m' esaudisti dibiddi m'assiquestra Statueddi parte a destra. Confutati maliditti Xammi larghi e burzi Voca mia cu Ora a a suppa mi 1' Cori cuntritu quasi Ciciri stritti biniditti. crudi senza inchivi lini fini. Lagrimusa stanza ad idda Ca risurgi la Givolicandu taidda Tomu rcu. k J> m.- — J\3 60 Dea Circhi cersi parci ( Gesù ( Domini pia tu RaccLimandu arma mia. ) me nonna me Dacci o ricchume nonnu < Zìa e cu splendenti visu i ' Abbiati paradisu. in Salve Reggina. 36. S Parte della quale suol dirla l ) giojosana abitante ( cuja ^^ parte e , in [la] la Miccina parte un ragazzo di Rac- Patti, una donna d:\ monachella di Bronte. ( Salve Reggina ^ / ( salvia, a tia lagrimaru niditta , misi di corda tri chiamamu, valli, jergo putari, vintis tui, a tia vita , torcedo sparamu giumenti , spara nostra sufFrentij, nacchi avvocata nostra lo stu scunverti, Jesu o notivo spusu o siliu lu bi- stenni crimensi, j ' o Spia, o dulcissima virga Maria. ) Ora prò ; Benefiziamu grazia a Christu nobisi S. di Genitrici. 37. dumandamu a me. Credo raccolto dalle parole di esso ^'^ , dette da un cieco pa- lermitano, da un ragazzo raccujto ^\ e dalla « ojente della terra di Credu in stru, chi tu cunzertu di a la ^ scindi a la Zana, sedi a me ripitedda Stazzuni di lu celu Matru Franciscu nfilamicci unicu Dominu no- passau sutta lu ponti sesti Mons^iuffi. nuetetu Diu Patri e di la terra e di communemente di mastru Santu e cugnatu li Puntani, fii crucifissu, di Maria Virgini, mortu Xinfia co to zia Diana, resurresci a la e siburcu; ) mortu senza ) destra di Putenzia, e d"idda scindiu all'Indij - 61 — \ ^ . a guirrigginn cu santi Matri li mei cu vivi e li Creddu morti. li lu Spiritu di Santu, Crcsia, santi cumunicati e scomunicati ne carni, ne surra ce piccati, L'ho avuto dal sìgj e parte l'ho inteso [c'è], la vita D."" Silivestro materna Musdca ? rimissioni di di a me ». Trojna, io. Veni Creator 38. , Spiritus. / ') D'una femmina di Militello S. Veni lume crea Valdemoni spiritu Vintrisca ora mbistia Inchi perna la Chi cuneria sti E di celu grasta pecuri. sprattica si Altissimu coni un Diu Ponzio vivu E Di lu celu paterna i Nchiacca J O ( digna infurma e smura Setti ) si sparti tu la sunzn. Simuni Da la ditta carma testa a Diu Patri e sgutta. strittu a lu Missenziu Vantundu, mura e accorda Calunfernu nostru corpora Virtuti ferma e sperfida. Oste bella di Da ammèa duna Ditturi senza tia nostri. non scindu Scampamu h sprocchinu premiu E videmu donni Per Longi d'acqua fili — 62 Patri ^^ > , Travu travustu Non cridemu A sfini tempu. pri lu Diu Patri senza gloria Ed affili menzu mortu E di retica sparlati. ConsL'Cula seculoru a mia. L'ho avuto per mano del rone di sìg.'' Biaggio D."^ Calde- Micelio. Confiteor. 39. ( } Confiddiu, Diu, e nipitedda l Giov/ Beata M.^ chi la sirvizza , B. Mi- ') Petru, e D. S Paulu, e triulu Patri ca piccavi cimici cuncinzioni, erba ed obbra ) ca cianci, B. cheli Santi Pazzozzuli ca trisca, mi curcu, mi curcu cu Masi, mi curca, judeu prega la sirvizza, lu B. Micb.eli la B. ca chiangi, lu B. Giu.°' ca trisca, M. li ca ) SS. ^ Pazzozzuli Petru e D. Paulu ora e pri mia D. Ninnu lu nostru. L' tenti hò inteso dal P. Duci , e molte parole da peni- ignoranti nel confessionale. ) ] ^ \ 40. Varie preci divote solite a recitarsi da S."' \ N. N. moniale vecchia semplicità nel Monastero di S. Giovanne in di m.olta Regalbuto "" ) ) attualmente vivente in questo anno 1738. j < minima Chi isti (ella dice): Arma santifica ine. di Corpus Christi salva Cocu di Cristu Sani^mis Saccu di 7'. ) fìw. non mi Ckisti inebria ) Christu saccu iìatimi sanati me. Cristu mbriacatami. 63 - lAS ) ') ^cqua lateris Acqua di Christi lava me. Cliristu lavatimi tutta. < Passio Christi conforta me. l Passali di Christu appallatimi O > bone exaiuìi me. Jesii ) Bonu ) Intra tua vulnera absconcie me. Tra ) AV ) Tesa la non m' ascutati. tua gurna mettimicci. pertnittas me Stparari N'appurminari a .ib hoste maligno a te. mia. defmde me. Dì lu porcu maligna non mi difinditi. In ora mortis mene vaca me. lubbe me venire ad te, ut cum sanctis tuis tandem te, in secuìa seculornm. Atnen. Arrohba cu li i ( viniri a tia a mia, cu li mangiamu Santi tui mia, a zeculi zeculi. Ameli. v ( Veni Sancte Spiritus, emitte celitus lucis tuae radia. Veni cauda Spitu emitte lucerti lucina di rata. Veni Pater pauperum, veni dator numera, veni lumen cordium. j Veni P." Paulu, veni duna munnu, veni lana cornu. J) Consolator optime, dnlcis hospes anùnae, dulce refrigerium. Cunzulatu al hortu, duci mangiamu, S e duci rifrigeriu. ( In labore reqnies, in estu temperies, in fletu solati um. S Va Laura ) O lii.x O luci e resta, chi veni la tempesta, e Beatis.'^ o cori a to lu salatu. tnorum fidelium. reple cordis intima piatati, ricria reti in fidili chi cutuminu l a satu- rari l'omini. Lava guod est sordidum , riga guod est aiidum, sana quod est sancì uni. Lava prestu sarda piccha presta — 64 arditu, — sanami la testa cu la fauci. ( n n e::: eip- ) Da virtutis ; Da maritu carnicuLi causa ) meritum da salntis exitum , , mancia ca , da perenne gaudium. li Patri , e bivi vinu pancu. Ammeli. Magnificat. 41. mea Donanti m. ^(agntficat anima Magnifica arma mia Donna. Ei cxiiìtavit Si osau Quia etc. lu spiritu respexit etc. Q.uia la dispenza Ecce la Quia Cui magna fécit michi fici umida ancidda duna a mia. sciòcca beati radici cu la stazioni. a etc. Minicu ca mangia, Et misericordia E m'iniu saluta a mia. miu e cui lu porta, e santu. ejus etc. misera ricotta purcedda cu purceddu timiti a mia. Fecit potentiam etc. Fici la menza li Deposuil potentes brachi d'Abramu superbia la menti corna toi. etc. Dipositu putenti sanu ad annari l'umili. Esurientes imphvit etc. Curriti prestu li voi chi dissi mìssa la Nana. Suscepit Isdrael etc. Su sciecchi, e sala Siciit locutus est li sunzi la rescurdata miseria sua. etc. Siccu lu latu di lu Patri Addamu seculu seculi. Ameli. - 65 - arrobba e simina cu lu Frag^enti 42. di varie coselle dell'istessa. T)eus in nomine tuo salviim me Dessi r omina tua salva vaccha, e la fac. la virtuti tua allicca Zeìus domus tua comcdit me. Supra li Siculari avemu a zelari, Trincipes perseculi sunt me Principi ni'assicutanu e li In te Domine gratis. gradi. speravi non confundar in (Cternum. In justitia tua libera me. In te ( La De Diu ; Domini spinavi non confunniri la terra. ; giustia tua allappara a mia. profundis clamavi ad di lu te ) Domine, Domine exaudi vocem meam. fundu chiamavi a tia Donna, Donna na sarda duna a mia. ( 43. solita a recitarsi dalla Litania \ sudetta moniale, e da un' altra ) Conversa semplice dello stesso sudetto Monastero. Gridi Eleison. Christu Crusta Eleison. Christe sciala Nos. Patre ladeu. Miserere novi. \ Spitu Sardu Deu. Ora pri navi. { Santa Triaca unu Deu. Ora pri novi. s Santa Maria. Ora. Santa Dei Cenacici Ora. Santa Virgo Virdi. Ora. ) Mater Ora. ^ Tristi ) S è oog 66 6U^' ? Mater Divini gradi Ora. Mater Pristissima Ora. Mater Criatissima. Ora. Mater Minnulata Ora. Mater Ora. terra data in Mater armata Ora. Mater Ora. creaturi Ora. Mater sarvaturi Ora. Mater frattissima Virgo Ora. Anna virdi Virgo praticanda Ora. Virgo porta Ora. Virgo clementi Ora. Virgo Aspetta Sala Vas la Ora. giustitia Ora. pienzia la Causa Ora. fidili la Ora. lirizia Ora. piritata Vasa la Vasa fra Ora. nurata Ora. Nicola Rosa Mustica Ora. Turri virdi Ora. Turri Do di Ora. pruna Ora. Rusariu Pedi lamu di Ora. Sarda a lu Ora. Celu Ora. Vastedda matina Sala ca mori Ora. Re Ora. lurnu piccatoru Cunsulafu Basili Ora. suffritturi Ora. Bastianoru Ora. Reggina muncirora Reggina pignataru Ora. Reggina Ora. pistulari -67 >- o/a Reggina Marcu Ora. Reggina scapularu Ora. Reggina Ora. virdi Reggina sanu Agnu Agnu Agnu Monacu lu Ora. di colli scracca munni, marcia nobi domini. di colli scracca di colli scracca Suttu prisuttu frijnu ne dispina in nicissitati munni esala no sdomini. munni miscrere li li novi. Santi Dei Genitridrici nostra scarcasioni li pecuri cuntali libra a nui scmpri vidi Gloriusa e Biniditta. y Ora pri novi S. Cenaciciri di ^ Guttaru tigna priemisiru a Cristu. Or iti limi. Gratta antuani chisti su l'Angilu nunciamu crusta Omini crimenti mastru cofurna cu filiu ivu incatinazioni cugnatu, pri passa rilassazioni gloria pirduc.imu pri crastu l'azioni eju, e cruci nostru. 1' doma Amia. Nò scumponi a mia. Bedda Licca Maria. 44. solito a recitarsi De Profundis s Con2;rc2:azionc dalla del Casale me dalla bocca d'uno di quelli nome Francesco Majo, e fedelmente Ruidi, e udito da gregati per di ( con\ tra- i scritto. Deu prilundu escamamu Marita Domino ed omini escaudi a J duciri mia. / Fia volus tua ostendenti duci ubricazioni mia. j Bella iniquitati conservari a Domino Domini, e sustincbi. ^ Capu Deu vita proficia mia, ciò est supporta 1' argintuo sostina in Domino. ) ) è e - 68 - S'ostina l'arma mia in verbo era, e spero l'arma mia in iri Do- mino. Custoddia matutina e usta , . mistra e notti jeu speru era in Dominu. Capu d'omini Deu misericordia, e cupiusa capu e rivirenzia sarvi maistra Deo. Sevon senignità scàbus a Recitandosi 45. nella Congregazione dei Morti "% ad gere Deo. di S. uno Matteo di quei frati di Palermo l'officio toccò in publico leg- sua lezzione^ ed usci dalla sua bocca del tenore la Homo natus de raurmure brevi vivens temperie repletur mul- miserìis, qui quasi stos aggraditur, et cunta retu, e fungi ve- tis latambra , et nunqua neo destatu prilimanu cu scommodi venire cum tecum in iudicium, chi potes facere munnu d'immunnu conseptum femine munnu tu chi sulusì? breve saculo stuo, e adducirì somini sun numeru smensiu eju aputestu. Costi die sueju chi pri tri tari non puteri. Zicidi spaulinu tristi termine mabeo, e quiesca d'una cottanta venia sicut mercuri) die scujus. Notai questa lezione esser stata tanto Palermo, che molti il sotto ciantro Gesuiti, ai la celebrata recitavano a mente Marcorana uomo ; quali frai faceto, e affezionato spesso ne faceva menzione avanzi ad ed io essendo studente ebbi piacere di udirla il in essi, dalla sua bocca. Non ebbi la sorte di udire tutti i spropositi pati da altri nelle altre lezioni dell'officio ma riferirò alcuni membretti di tali de' scap- morti, lezioni, in quella né -69- me maniera come Marco lotto di S. pubblicamente Il l'ha riferita padre D. Giuseppe Gai- quale sta presente mentre alcuni , leggevano. le Sacerdote D. Nicolò Ferraloro in tando nel publico cangio mea^ colla sua voce disse cati adolesceìitia Il lezione me Et consumere dire: di officio la E : i'* S. Marco vis peccatis adoìcscenlìa cuonsnmeri chimi di pec- mea. Lo Sig/ Ignazio Presti, gentiluomo di S. Marco, mosse in somigliante occasione, e colla sua lingua blesa, alle risa tutti gl'uditori, i quali in luogo di udire nel 1693 nella cappella del Purgatorio: Lo l'altra et ad hasitos mi tuminu. dededicte sunt tra stesso in altra lezione: Felli mece consuvtptis car- 'Fedi meo. consumpiis cornihus nihus, udirono: memn, reci- del 2° Not."'', in occasione somigliante Ouare de vulva exudixisti quel- in , Quade me etc: de vulnede eduxisti mihi. 46. Miserare Miserere me Deu delli secundu Romiti magu di ludica. misericordia tuaria secundu murtitunedini e miserazioni ntuaria amdelia iniquitati mea. Lampiusa lava me li peccati mei, e sbrunda me. Ania peccata mea cognoscu quamtu nostru, è sempri. Tibi soli peccari, e non quaranti fici giustiziar!. Simulabusti enea pregiudicar! supra l'ezzetera. Enichiiati cu bussu pinciti ventri Mairi chi Diu non siti, e chi cosa meriti, et io mia , nzerta miu curpa, la virità, e sapienzia tua mbutta nastimicara. Spergìmi Domini supra d'issopu supra lu nidu di lu barbaru. - 70 lava buendabbu lava a mia w^? mia me. bella nanfarusa ; Nlchitati ; Parifica supra lu nidu di lu biddiu astisu, e gaudiu ancora, se ) mundu ; mundu cridemu, miu Rispiru ) rettu, e Deu. a novu cu li Rè di l'amici me zabbi, e sidicami stui nichità ; Se libera \ Domini $ ^ senzij mei mea fazzia , spirito Sant'Antoriu craziantua. a biri me sangu si sbruffullia ndardisti marti dumani e mi culla castidutica az- un Diu. fraccu Domini ninitabiri ziitabiri bona. scatta in paci a di virtulossu. me. Sacerdote in Piazza che ricorda un moribondo. Fu chiamato un Sacerdote, affinchè in Piazza ben morire un moribondo, Crocifìsso vi accorre egh col trova quel meschino che vaneggiava , rendoli di essere non aju- nel letto di morte, ma nella pa- , cam- pagna, che contrastava col suo somaro^ e quello indocibile e disubidiente gli dava di alterarsi; Sacerdote gU di ma metterlo nel bon sentiero: si il Il bon Sacerdote armato Crocifisso, egli dice: 48. Le due chiese Le gare di S. parole di zelo è il al gH mo- lu veru scieccu. di Nicosia. Maria 71 Cosini sforzò perchè que- era fuori di se, proseguiva a drizzar le suo somaro. strava ) { Regula muderna tasse a ( s ivi Sacrifiziu fandi giustizia supra l'autaru 47. spiziali convertenti. bustu un Diu saluta a miu. vulistl sacrifiziu a sacrifiziu Oi mi bilignu si di me mia perna ossu nunzianti audi nova. labia Cuonia zitta salutamu dichiu, e spirito fidili - e di S. Nicolò in Ni- m contendono cosia, che gono divisi per fra di loro per perniciose gare le tra essi compatrioti, ma verso fin scappan loro proposizioni sendo dipinta colò, uno Maria conni ereticali. : non affetti Santi, contro i Nostra Signora, dei Nicositi disse piedi di S. solo quali i Eccone una Es- : e a suoi piedi S. Eccu Ni- a sta a gir.ucchinni tm caparnmassu Nicola S. "^K Ubbriaco in Regalbuto che dorme nel cataletto. 49. Gaetano Sig.'' Il di la l' primato, ten- il la uno Valle, vino ne' nostri tempi, annerì con de' suoi natali, e Passava tutta mandò la vita se tal vizio l'onestà. male tutto a di gran bevitori de' più il suo decoro. giorno andando ) \ ? in giro per | tutte le bettole, e andar mal dosi di nel vino. non curan- S suo ì Regalbuto notò che in una sola \ bevendo di tutti vestito per impiegar Un uomo in , i vini, tutto il bettola per lo spazio d'una mezz'ora vi era entrato da 17 volte, spendendo un quadrino per ogni volta per un bicchier tutti di vino; onde era divenuto una favola per ragazzi e de' facchini. Nella notte prima di porsi i a letto col fiasco in bocca recitava a Compieta; faceva deva sotto il il braccio, e letto, addormentava, poi il primo dando recitava il di pigHo al fiasco, primo notturno; al terzo; in alzarsi col fiasco in le bettole. suo la sua sonno, ed in svegfiarsi sten- in svegliarsi eccolo al l'Ore canoniche, andava, modo come Alle volte era tanto 72 - che teneva di nuovo si secondo Notturno; mano dissi, recitava prima a fornirle dentro carico di vino il suo yfé \ ) M stomaco, che non potendosi più reggere Una gettava a dormire. si in delle volte portò Domenicani, chiesa rimota chiesetta de' PP. gambe, sii le si nella mezza e oscura e solitaria: non potea trovare luogo più adattato al suo sonno; in mancanza immerse di morti, vi entrò dentro, e si e là durò sino come trovò una bara di letto, tutto nel sonno, Solca andarvi in quella chiesa, alla notte. vicina alla sua casa, a compire le sue divozioni, un gentiluomo per nome D. Consalvo mi raccontò questo e niente fatto, Picardi, il quale accorgendosi, per- chè era presso l'Ave Maria, facea scuro, niente accor- gendosi del ubriaco, cominciò a recitare sue preci; le ecco ode nel meglio un rumuretto, e stimando che fossero gatte, proseguiva con intrepidezza da li a poco ode un rumore turbò allora fasse, si e ; , molto più che prima era morto un P. Domenicano, ^ece d^animo, e se quel di suffragi], dis. e ma arron- pochi giorni poco lungi da Non avea ancora se da essa uscisse vede uno che avesse patre anima avesse avuto bisogno recitò per essa strepito così senzibile, e fatto suo; era la sepoltura, ove stava sepeUito; con tutto ciò lui si il come uno che in testa con un ? un come rivoltossi allora indietro, alzava dal feretro, e gli parve che un cappuccio bianco; « questo, disse, è domenicano da pochi giorni defonto che pretende De Profun- se stridesse la bara, e un rancore; si '1 questi salmi, che ode finito come iSCiserere e il » Il Sig.'' , e da D. Consalvo più non aspetta, salto vigoroso, si il me ma caccia fuori la chiesa, entra nel atrio del convento tutto impallidito ed anzante, e ^__ jè ) - 73 - ) dimandava cosa avesse; rispose, che poco il nicano defonto era uscito dalla sepoltura e nel cataletto. uniscono varie Si chiesa e vi ritrovano dentro ciava a svegliarsi, il la Gaetano persone, bara cho. , dome- fa ritrova si entrono in già comin- Valle; e perchè la era canuto come un ligno, quella sua canutezza fu appresa per il tello, parea bianco cappuccio, e perchè avea deposto e rimasto come giuppon bianco, col Domenicani i in quello oscuro vestiti di bianco: quello ran- core s'intese appunto quando eruttava il ~^ strullore fu caggionato dal ruminarsi l'atto vino Il Mirchio di Patti. Era questi un giovane che nacque stolido, con il e lo , che faceva nel- dal profondissimo sonno. di svegliarsi 50. fatiga man- il ma alla procacciavasi stento delle sue braccia il pane. Era ito in un giorno nella montana della Giosa"> col / suo asinelio per far legna, e salito egli < colla sua accetta, N quel albore, e in cangio di tagliare } l'albore del 2:ran sipose a sedere i ramo, troncavane d'un albero sopra un rami quel mentre un contadino giosano, sii il il ramo di di fuori di quel- tronco. Passò in quale gU disse : j loccn, e non /' addimi, chi da poeti cu iiittu ìu ramu J sbaìan^i in terra punto ? e ne andò via. Il Mirchio non abbadò ma proseguì con più ca- a quello avvertimento, lore a terminare il ì suo lavoro; e avvenne, che insieme j col albore precipitò a terra. Quella predizione fu apI cren: - 74 - | O-Q j FIP presa allora dal Mirchio per profezia, e niente curando, } che avea restato malconcio da quel alta caduta, corse ( verso suo profeta chiamandolo, ed appressandolo che il Giunto che lo aspettasse. luogo del giojosano, egli fu al J poco mancò che non l'adorasse per nume; Già mi insirtastivu '^ gra:(ia di 'n:(irlaruni la dinnanzi E a tri voti Gnor sì. mia morti. aviti a fari sta contadino per torselo Il Tu non vai a travagbiari cu Vasineddu gli disse: quello: mia caduta; mi la indi gli disse: — Ora quandu ddarmalu:(^u la fila tu sarai mortu. Addiu. Ecco si pidita Mirchio il ? " si inghiottì zenza masticarla questa burla, per altro profezia; torna al suo Livore, riduce in fasce le troncate l legna, ne carica l'asino, e s'avvia per Patti; nel salirvi j montata ben l'asino quella per la prima volta. Il carico, eccolo scorreggiare Mirchio saHta seguitava più austera, che faceva più l'asino conda volta, ed il di i si mise viottoli timore; in erano più scorreggiò per forza, Mirchio impaUidl; era già arrivato alla cima della montuosa la stretti; se- la l'asinellc» più aspra, ebbe salita a far l'asinelio gl'ultimi sforzi; ed ecco l'ultima orribile scorregia , che fece gittare a terra morto quale veramente credette esser , il Mirchio sol , il perchè il giojosano gl'avea detto, che allora doveva morire. L'a- suo sinelio prosegui via, se ne andò da se campagne il viaggio in varie persone , città. e : come prattico Passavano della per quelle vedendo quel poveraccio prosteso a terra senza alcun moto, e che mostrava aver perduto i senzi, dandone in città l'avviso, e facendolo apprendere se non morto, almen moribondo, manda- - 75 ) rono due becchini col feretro per dargli luogo due riscosero pultura; que' spendere. color suo per Il Mirchio, ed il di se- senza ei ri- tanti strapazzi era somi- li gliante a quel de' cadaveri, fu creduto anche da questi, che pria lo d' arrivare in mettono nel arrivano in Mirchio sarebbe città,, il cataletto, se lo città; caricano borgo arrivati al sfinito; le sii spalle, contrastavano si i becchini ove dovuto avessero portarlo, e in qual chiesa ? Allora risponde il Mirchio: ///. tra la chiesa di la V\'Cadonna di In Cinnaru, esslri slplllatu ben stracchi del lungo e tacque. I becchini, che erano viao:2;io, sentendo che sentimenti, posarono stonate e di pugni Così a me il 51. il morto imma2;inario avea il fecero risuscitare. canonico Allotta della Il di Patti. città Morto della Giojosa. Era stato sorpreso lo tenean per e tormentato da un spasimo un tal vehemenza, che morto: senza calore, senza Si sparse di già che NN. morì il polsi, e di le condizione; spese del i preti non il tru il fondo alla sua penzier di far suffragij, era ancor uscita dal suo corpo, anzi quanto più violento era stato il senza non esaminando con tanto vigore quel sinistro accidente, ebber a quell'anima, che proporzionato funerale tutti puro spa- simo; egli avea un poderuccio, e però c'era per far tutt'i bara nella strada, e a via di ba- la contadinello nella Giojosa con moto. qiiandii era viva valla il mortale assalto, vigore della gioventù con più di robbustezza - 76 - potè ( i ( segno che quello ribatterlo, a ne andò podere per cogliere stiti i al preti con cotta, sotto la andaro processionalmente ma verso l'ore 22. Ve- fichi Croce della Chiesa alla casa del non dal accorgersi che i v'era segno alcuno di lutto porta di quel giovane: la del morto, e quella rispose: Sig/' ficha "^ se io Quanto restarono rossore rammentargli di i , si casa, e bus- la preti domandando nni ju a coghirisili affrontati quei preti, può immaginare; basta tal Madre, defonto supposto; dubitarono che non avessero sbagliato sarono giornata se nell'istessa ogniuno dire che sino adesso riesce successo, come io son te- stimonio. 52. Si S. Il Porco di S. Antonio nella Giojosa. celebra nel sudetto paese con pompa la festa di x\ntonio Abbate, con apparato, con musica, con cera air altare; nel un anno doppo pranzo con processione. Era riuscita con molta proprietà paese; fu collocata la statua del Santo trasportarsi con in competente sii la al bara per non inni e cantici per quelle strade; l \ > Santo il \ porco consueto che s'accompagnava per geroglifico; si S fare, l era ella così ampia che capisse a piedi del misero allora in confusione per quel dovessero Finalmente sione si si determinò, che nel tempo della proces- collocasse il porco nella stessa nicchia era la statua del Santo ; e per non mancarsi ove , alla do- vuta venerazione a quel porco in riguardo del Santo, gU \^ si accessero due candele, se qualcheduno - 77 - si fosse j tH? nn w:\£ e::: a ito raccomandarsi. me questo fatto Giojosa soggetta la A me non noto; ho specie, che è l'abbiano raccontato al Vescovo Donna 53. di i Fattesi, essendo Patti. inflatata. Nella terra detta Montagna Regale due miglia sopra la so, ~'\ la città di Patti che è stato madre del padre D. del Tinnaro, fece una graziosa burla ad una femmena contadina, e fu seguente: Era la sacerdote, teneva ella una pegnata ; di madre del cotanto violenti , ed in saprei sudetto impastata con ovi formiche, quali anno virtù di riempire flati non questa, ita per qual caggione, alla casa della ( Antonio Caru- Proposito [de'] Conviventi nel Santuario numero cosi ventre di il esorbitanti, l che a dispetto d'ogni forzo escono con stridore e ) pito più d^ una tempesta, che mette in con suoi spaventevoli tuoni. Arrivata la rumore stre- l' contadina aria alla casa dell'altra donna, fu accolta da questa colle maniere più cortese; la fece sedere e poi volle onninamente che vi facesse una piccola merenda. Appena però che stomaco cominciò a fomentare quel pane se come se fosse entrata interiora, già mise in una leggione il suo lo sente di diavoli; tutte le rumore, volean dare esito per qua- lunque parte trovassero per l'orribile golia scatenarsi; la povera contadina, che volea premuta da una parte dal orribile ribellione dell'intestina, ritenuta dall' altra parte dalla naturai verecondia Gmira, in mi uni vajii; , disse hon gionm a V. all' S. altra E donna : questa, che volea godere della batteria del gioco di foco ^°, gli disse: \ Kon ) Signura, chi aju di fari. L'altra proseguiva a trattenerla; l ma { Chi fretta aviti ? stati naiitra picca cominciò di già povera contadinella tirsene; ma che ? ^'. La contadina rompere ogni ceremonia, dava due gnate da quattro salve; mezzo, fino che arrivò il alla ma passi, viaggio e par- un miglio propria casa, che era nella il marito, e ode fortezze reali; s^imbestiali, e le rispose da le prima con parole confacenti ad un rustico mentre procurava di giustificarsi non voluto suo strepito. ma ella \ diveniva più rea col \ Finalmente impazientato quel > ; con un bastone accompagnò quel sono con villano e saluto dalla moglie in quella guisa che le navi il salutano concertata battuta , che poco mancò povera moglie che tonava insieme, schiena i Tanto 54. alla erano accompa- fu di campagna. Trovasi per sua disgrazia darsi motivo lo sparo dell'artiglieria, di : fulmini delle me a Motivo di il a far tal \ ' morire la su la e riceveva non meritate percosse. \ sudetto padre D. Antonio Caruso. > pazienza insegnato da un padre Gap- puccino. Faceva frate ] [ il suo Quaresimale nella chiesa del casino del principe di Butera nella Bagaria il / Giuseppe Enna, che avea '' la un padre cappuccino, • J cura del podere dei j padri Gesuiti nella festa, unito per udirvi m al la medema fratto della Bagaria. Li un giorno Gannita *^, si portò al parola di Dio, ed appunto trovò - 79 - di ) Gasino ? padre $ il ?TO m Predicatore in pulpito che esortava gl'uditori renza ne' travagli. adduceva, in E chi vi pari, alla soffe- forti che allora Gesù Cristo specialmente fu l'esempio di si Croce. Uno degrargomenti più dice a loro, sparti a li piaghi di In siiu corpn, e duìuri di hi so cori, appi a siistiniri V esorhiian:^i di In Demoniu ? pighian chistu la forma di surici pri farhi impa:(ientari, e poi si appiccican a la Cruci, ci santa in testa e di cappeddu, ed in ogni spina si forma spini, chi era in ci s'accumen^a a firriari tra la cnruna di aggravava cu duluri estremu di Nostru Signuri, non la detti vinta, ci gran turmentu, ma snstriu ^^ cu invitili In quali ciiraggiu du nui min piitemu suppurtari una puntura e di spingula. Tanto a me il fra 55. Il Giuseppe Enna. seguente Vangelo dell'aspettazione del Parto, è solito recitarsi da un vil- lano della terra di Militello Valdemoni, e messo il padre dottor D. Biaggio me l'ha tras- Calderoni de' PP. Conviventi. Domini H E Sabiscu. custutò. Sintenzia Santu Sanceliu ^ Ngloria si tu Sumduca. Domini. Milli tempurisi suseru Ancilu, e Verumi Lazzaru, e Virgini disprizzata, vinu cu riose, e nomu un omu nomu Na- vilitati Gallilia nomu Dauì, e Virginia Maria; e tu ngrassu Angilu fabru Dominu stecu, e ventri tua, e comu dissi dissi: munierba Maria gratia prena biniditta tu meditiu fruttu stintatu esti D. , Avi e tu Simuni Gesù: ! e cu la barbati quali se chista salutatio. ) Simuni Maria, '} muntiim mparu, e Diu rignau e già non ritu l'arti lugnata tua 56. regnu novu lagu , so santu chi vocabit a accume nasu filui si sei. sestu mantili, Eccu si regnu ha dittu dissi Dei Spi- rinberenti, e filioculi la zia betta pri- non verbo: Dici detta Maria: Ecce sendu vermu sci- fighiu nun cognuscu. Rispundi Angelu jo e in lanterna, e Diu Tarria Angilu comu fini. Deu omne lebba Calupare lattissimu vocabuli, e dubiti milli domini: Santu subarbaronte, e barbantissimu conusciti nuli filu patri seggiu, e avi non moru chi Cuviu Angilu Gesù ne tu mbinisti essiri sazia ebedeu: ecce mpassibili eri medda Domini fia tue. Ragazzo che fa testimonianza alla madre d'esser stato alla messa. campagna, ove abitava, In Brente era venuto dalla un ragazzo servente presso a in mezzo giorno, una massaria, in vederlo la e come madre s'avesse udito la messa; quello rispose, che nò. essa ripigliò, va alla tu l'abbii udita. Parti che usciva la — Presto, Madre chiesa, che deve l'ultima messa, ed al ritorno dovrai ragazzo il messa cantata: darmi capitò l'interrogò i esservi segni che ed arrivò in tempo , stiede presente a tutto, ed osservò tutto, e fece ritorno alla casa. Interrogato ^ dalla madre, della messa disse ad essa: e la (là) a Andai a e delii segni, se l'avesse udita, chiesa, e la la trasuta e era un vanii la fninti, ed tu andai, e mi poi naiitri dui parrini punì — illi si :(ava- lavai hi friinti, poi ni- sceru di la sagri stia tanti parrini cu ì cerami tanti persimi, scifu d'acqua, ed li cammiselli in collii, cu hi saimmarchelhi russu, e 51 — J ) aìriiìlimn vinia In patri Arciprelì cu la saimmarchelhi russii, ] pastura a lu vra:(;(ii^K e la Cosi distinse pulo ed \ cotte, le tunacelle, pianete e le mani- fonte dell'acqua santa. il 57. Misterij [ l del Rosario nella chiesa di S. Nicolò di J Nicosia. < In ogni domenica sole pubblicamente recitarsi il San- ; popolo a maggior ( divozione, vi è assegnato un sacerdote che avvivi quei $ sacrosanti misterij con alcun discorsetto divoto. Nel 1736 { stava esercitando questo ufficio un canonico di quella ) tissimo Rosario. Per esser [ecjcitato Colleggiata per quelle di nome domeniche canonico il Barbera, ed in una la cui v' intervenne in , il il Sig.'' vere ciò che disse di Diu nellu Madri cia: la Avendu Madri di lu e V\Cisterio. rilettu un casu terribili di la un divotu; libru di l'esempj; c'era Diu, perdunatimi li mei Madri tutti: Hberatici di li di Madri ci dici- peccati. C'arrispusi Diu, pirdunatici li Dunca nostri pec- peni di l'infernu, datindi Paradisu. Pater noster, etc. la gloria )> Secondo Mister io. « Pastores ìoquehantur - ad invicem: 82 - ^ ] \ di Diu: Vade, remittuntur tibi pacala tua. dicemucci cati, di lettu seri- sudetto canonico, ed è del tenore il Primo « D. ; Forte Speciale, che mi rappresentò, poi mi fece li pastureddi anda- c::: ?" vanu è lu chi diri in Bethe- la grutta, vit- Fighiu di Diu, s'incuntraru cu alcuni antri, e lu dumandaru: Qiicm pastorcs ? z'idistis, incuntratu, pastureddi aviti non erat Lo ronatiun. ? Chi ci aviti vistu, chi Ci rispusiru: Vìdimus eum L'interrogaru puru di novu, e aspectiis. spundcru: Vidimus ci ri- Christian Crucifixnm spinis co- Jesiini vittimu mortu e sepurtu. Pater noster, etc. )>. Misterio. Ter:(^o « stissu Vidcamiis hoc verhum. Traseru ntra leni. tiru Gerusalemmi, chi in Vuatri fimminazi, autru non \ ? > taciti: mangiati, biviti e un ngrassati da fra Giuniparu (qui quelle fecero \ bisbiglio). ^ Discurso de corpore. La Madri mangiava, non Diu dri di ? di Diu chi facia non durmia, dunca bivia, Priusquam in utero pariens , Non ? chi facia, si Ma- ritirau si , chiudiu s'ammucciau? senti chi t'arrispundi. Undi v'am- mucciastivu, Madri di Diu ? \ e ', ? Senti chi t'arrispundi: Nella j Cappella di lu SS. Crucifissu. Recitava, ti dici Dunca dicemu , 1' E Madonna offiziu di la nui: tutti Madri dicemu lu Rusariu, pri cifìssu. Pater noster ^ etc. ». non Madri chi facia, di Diu ? > Santissima. ? di Diu, vi ricitamu, vidiri lu vostju vi Fighiu Gru- Quarto Misterio. « Defunto Erode: già morì Erodi, lao, già ristau si sii morti li menzu mortu pighiau di aviri picciriddi lu Fighiu mortu tanti gicà morto Arche- innoccenti di Diu ; sulamenti pri lu fasti picciriddi. chi Dicemucci dunca: Madri di Diu, facitindi muriri picciriddi, facitindi era _™_ \ \ CJD muriri tutti li desiderij Pater noster^ etc. mundu^ lu di carni e dimoniu. ». Quinto Mister io. « Già semu morti: Oggi mbiatu cui tura; un jornu terribili, mortu sira. la Voi in figura e l'armuzza so pri dumani nellu quali sariti vivu chi sapiri, ti sepul- in procura si ^^. Vinirà mattina e la o omu, o resta, firn\ minazza, di tuttu lu to travaghiu? mangiari, biviri, dorj ddoppu un Madri e Diu, vi pregu datimi lu linzolu chi mittistivu a vo- ) miri e di linzolu strazzatu. Dunca, dici: stru Fighiu, chi quandu nui muremu, Paradisu. nosler, Tater puccini, chi la Madri un latru, Diu, e dumani di iu di di ci mandu ? Non ndi voUa ti fari tutti un furfanti prigava di Diu, datimi saluti, Madri il Madri la pri di miu Diu di : vi Ah ducani mi voi divotu; vattinni ! — Di- Diu, nui non rubbamu, nui mali, chi la E chi vui sapiti salvi la vita, e poi ti in Paradisu. SS. Sagramentu. fattosi voghiu nui: tutti non vulemu Madri PP. Cap- li quandu mi ricughiroggiu, primu voi chi cemocci E assassinu, dicia: pirdunu. Ci rispusi sciliratu, serviri un cronici di nelli putiri andari a lu nigoziu arrubbari; chi poi, in Esempio. un esempiu Si leggi purtamu etc. 58. (c vi lu Madri Dicemu viva Maria ! E di Sia ludatu lu viva Maria segno della croce se ne 84 Diu ndi chiama, tutti: partì. ! )> ) 'O/a Q-3 Due mi occorre qui riflessioni Prima si è, che il fu presente alla sopradetta rhà rappresentato avanti me a voce ed azzione, come poi me la memoria con la la ripiete. tutta l'energia, fece al Egli tuono canonico [il] , e trascrisse. Seconda: Intendendo mi Speciale, che predica, è d'una ad verhiim ve felicissima, sicché de verbo di fare. cavaliere D. Forte era stata il signor D. Guttera communicata una dispiacque molto. Almeno, tal mi Via, che la famosa predica, se ne padre disse, non , dite che ciò successe in Nicosia; tanto è certo, che questi è la maniera che suole predicare 59. Non Barbaggianne Trapani c'era abita- saprei in quale chiesa in dormono il giorno e vegliano Uno notte. la come cotaU di notte, fosse cagionato da qualche si domandando in quella animo interrogò penante, cui Ave siti ? E il qui bisogno di suffragj ? maniera si qualche di faceva suffragj; e non rispondea Ne tampoco I il : 85 fat- Anima barbagianne. a questa. barbagianni Quante sogliono chivi chiù; ed allora sciolse la - sen- benché meno barbagianne supposto messe volete celebrate, forse tre? mandare questa voce: del apprese che quel anima fosse atterrito da quel strepito, nulla di tosi Il faceano notte, defonto sepeUito in quella chiesa, che tire, animali nulla di ciò sapendo, trovan- tempo dosi nella chiesa in rumore canonico. sudetto in Trapani. zione di barbaggianni nel tetto; e rumore una il voce e:: quella bestiola: chiù. Sentendo quello chiù, apprese che volesse più di tre messe, e rispose: Il si barbagianne proseguiva avanzò a Cinque « chiù. Dieci maggior numero, diede in busca di messe vi bastano son buone sempre udiva e raccontando chiù, bisogno il ? » Chiù, ? si che aveva quel anima, e però dovea impegnarsi ogni fe- dele in libertcà di quel penosissimo carcere; tanto girò sino che s'abbatte in uno che era consapevole bitazione de barbaggianni, e gli disse: « none, che e gH ti decifrò nante; ma 60. di non voce di anim.a pe- un barbaggianni par suo. le mura della cittcà chiamata dal volgo setta dell'a- barbaggian- de' barbaggianni », esser stata quella Campana stimata sonare da V'è fuori la uccellare sei lasciato O di se sola. Trapani una chie- Maritana. Solea J lasciarsi ? porta di essa per devozione de' fedeU aperta, e nel ( S. Un l giorno un asino trovando quella porta spalancata, en- ^ com- ? imbrunarsi la sera il sae^ristano l'andava a chiudere. trò dentro quella chiesa, e o modo il fresco, o altro a quella bestia l'invitasse a giacer in riposo, questo appunto s'appighò. Si annottò; il soHto, andò per serrare si la porta , ne quel asino adaggiatosi in quella chiesa; a i sagristano, al i accorgeva si risvigliò la fame: e andava in giro della chiesa, avanzata l'asino, se trovava qualche cosa di alla campana, cominciò le 86 ~ ) l Finalmente \ veci di corda $ qua ^^ la a rosicarlo, e col tirare di - ( notte, soffiarla. trova un sarmento seccho, che faceva di i sonava e di Lì ma gristano; campana. Attentò da principio la sa- il finalmente accertatosi della realtà del sono, mettendo uscì di casa rumore un in altro con cui incontravasi, gridando: chiesa chiusa, e la campana sona ? vicinato ed ogni 5. i\Caritana S'apprese da molti ciò esser un gran prodigio, con cui significasse o qualche gran cosa succeduta, o Andò dovesse succedere. La ! Signore il gran cosa che altra intanto una gran chiurma di persone ad ammirar quello stupendo miraculo, e tro- varono esserne l'autore un asino affamato, accorto era si il sagristano , primacchè di cui non chiudesse la chiesa. 6i. Naso in giudizio condannato da un Ficarrese. Predicava nella terra Naso un di religioso quaresimale. Toccò, al solito, far la predica sopra dizio universale procurò con , e farlo imprimere sacro orrore ne^ cori doppo che esprimeva il suo il Giu- tutta lena de' Nasitani. per , Or colle più vive formule, ora i egli segni che lo precedono, ora l'avvenimenti che lo accompa- gnano, ora la una grande sentenza finale che lo sossiegue, per fare impressione ai suoi quella figura[ta] repetizione: a ficchi la jornn di In Gindi^iu uditori Nasa ? o si valeva di Nasa, undi Era capitato ti vai in quella mattina in Naso un'arte2:2:iano della terra delle Ficarre, quattro nanza migUa de' distante da Naso, e comecché la vici- paesi suole alle volte producere gare, queste due terre appunto hanno l'ambizione - 87 di essere in tutto p^' una miglior dono contese. civili e spesso tra quei dell'altra, Ficarrese Il , succe- paesi essendo I' ora della predica, entrò cogl'altri in chiesa per approfittarsene; ma udendo lindi ti di Ih il Regno nostro ed in tutti spiccò prima dal luogo dove la situato la Nasa solita repetizione: vai a ficcavi In jornu di In Gindi:(in nora rispose si Nasitani in i , : Tra In o si collocò si soglia della porta della chiesa; ed in udire predicatore ti valse secoli avvenire; i era Nasu, o Giudi:(jii ? si punto a fare che restassero celebri del tutto sii Nasa così spesso dal predicatore: vai a ficcavi In jornu Nasa, dal lindi con voce più so- ? purtusn di hi culu Ed ! in dir ciò mise precipitosamente a fuggire. Panegirico 62. Antonino di S. di Padova rappresentato da un frate zoccolante nella terra di Cassano in Lombardia nel dì giugno 1677. 13 Dovendo il che fratello comando di Sacrificium alto di Nacor Dio Deo e far monte: ^Contes le sedie et Aaron per obbedire i Gelhoe^ me sovra ros, nec superbi apparati postergah dico, dolce al proprio figUo un sagriiìcio: del spiritns contribnlatus, per vos, lasciatisi chetti, Abbramo, quell'Abramo Patriarca , i , l'aitar d^un pluvia cadant su- li sontuosi baldacxhini ban- che usano i patriarchi moderni, senza intervento di canonici o altri, in una cappella patriarcale , d' altra serve che di quattro personaggi, cioè esistenza il non si medesimo Ab- bramo, asino un suo servo e Isaac, parlando e maravi- gliandosi di questo gran fatto: Factum giiam cera me oggi a Tale, o liqtiescens. est non cor mmm tam- Cassanesi, succede fratelli nel soUennizzarvi la festa del nostro rioso Antonio, che la povertà de' suoi gì' cum Expectate hic l'asino. dice la glossa interlineare , essendo permesso glo- religiosi figli addobbi, che quattro far altri stracci di sedia ch'anno prestato per loro cortesia RR. li PP. Dominicani a guisa del sopradetto Abbramo, che sopra \ pagna: il monte mio amico: questa chiesa sta fuori di della cam- in loco campestri, del sig/ Piazza, rettore, Stetit c/lmice, ad quid venisti ? nel cantare la messa d'Isaac, ch'è del servo che si Quale il l'Abbramo fu nostro Sig/ Iddio, trovò presente, che sono Signorie le vostre, che state a sentire, e dall' asino che porta le legna: Super omnia Ugna cedrorum sono io: Asinus prasepe domini comandi a forza di bastonate de' diano, per non comparso di trotto sopra vozione ne' vostri petti, il mondo che nascesse Antonio, il monte e le cetti jffe e colla montuosità : Durnm Guar- e est la mentre a guisa la , di calci de' contra stimulum di- neces- questo so- mia au- vado sparando i di in- fede catolica, ingrinzite della questo pulpito tibi catedra: un mal un foconaccio per mantenere bocca ragHando di di questa con dimostrarvi maro d'Abbramo coU'orecchie dacia, del rev.° padre carico di legna d' , fasciato discorso per accendervi ch'avea che quale raggrinzato buttar via la baldella dell'ubbidienza, son Super cathedram Moysi sità tu sola excelsior, sui, sopra miei con- calcitrare: tenete 9¥E 61P) ? voi bocche cavezze delle vostre le In canto : et freno viaxiììas corum constringe; lasciando solo ragliare a me, d' asino non proverbio divulgato che superando quel arriva al cielo , mia voce: Vox clamantis trerà la Coehni vostri petti: pene- che in deserto, al cielo dei Domino; onde cceli che ragUo , vedere farò m' os- se voi serverete silenzio, io vi porterò a bere nelle pantanelle della gloria d'Antonio, ed incomincio. Due assegna sorti di necessità filosofìa la Cassanesi (attenti, non guardate qua e logi detta simpìiciier, l'altra secnndnm quid; non mi ricordo che , di queste due, So bene mondo d'Antonio era una e che il sia la verità, con alcuni che consistesse hum, tralasciando insta opportune, importune argue; collo con puìchritudo et : me ; con tali' uno Oporlet Episcopum hospitalem nel mitigare ipsa dirvi : stesso Apo- Patientiam ha- altri che consistesse nell'udire le confessioni: Confessio spedali il nelle prediche: Predica ver- stolo soggiongo, che abbiate pazienza bete; perchè tralascio la spiegazione. nicessità eh' avea la ma della definizione per adesso, e poi parlo persone dotte con o Sig." , una da teo- là) il docehit; Cielo con discipline in esse; servire con alli tall'altri Et disciplina tua : ed io vi rispondo, che tutte queste cose ordinarie, e le facciamo anche noi Zoccolanti, e voi altri Sig.'"' c'avrete inteso qualche vokarella; consisteva qua la necessità ch'aveva il mondo ma non del ì mio j Antonio. Simb. Onde di S. andate a parlar col QuicuMauE, * e non Atan. ] 1 Interrogando stupite. ch'ebbe sità dite che le paja lo della neces- fede catoUca d' Antonio, e sentirete, che la quell'oracolo vi risponde con quelle belle parole^ acute parole Ante omnia opus : Che ne dite miei Sig." Ah! che mi accorgo, non mio concetto latinitcà poco oscura. Attendete il a sentire est, E veramente non omnia , la la imparò subito dal nome stesso > via dal mondo^, entrando ( Regolari : ma perchè ivi desiderio, che era di patire ivi si mangiava bene il se lo e si e se Lisbona della sua patria andarsene ed , : Canonici ne' Vir desideriorum beveva meglio una Li si manu Domini, Lisbona, di non vedeva adempire ) bibamus, e vi città immediatamente i sti questo Veritas de terra verità: buona, cioè a patire a pigUar la zizza et che teneat, fede catolica. essendo ragazzotto nella S vita in ut poicchè nato Antonio mio gloriosissimo Ante ed , senzo: Ante omnia, pare fuori di proposito; Ouicumque dice molto bene orta est per essere un è di necessità, mantenghi, cathoUcam fidem j ? abbastanza sodisfatti, forse siete perchè non intendete quest'altra dice è Antonio; opus < chatolicam fidem. ut teneat est Siete paghi del ? vita : , suo il perchè Manducamus squisitissima ^Cors , et qualche volta accade fra que- digiunare, quello che s'hanno da mangiare la sera, mangiano la matina, e la sera per collazione qual- che galantariella, oh che santo digiuno !.. Ma torniamo presto al nostro Ante omnia, che già s'è calzato vali per partir mini o bel via da questi Canonici. zitello per servir Dio ? ? A Nonne che lasci si commoda septuaginta annis - 91 E dove t' li sti- inca- occasione Domino servisti? m £LP- Si può dire di te come Vien di quell'starione [ch]e fuggì. qua, vien qua, che, per quanto vedo, corri a frati Zoccolanti. glia; Or qui che troverai si rovescio della meda- il cammise vedrai le morbide Uno mutate di vidissima lana: Deus qui dal nivem sicut lanam, Tamquam sacchi di paglia: letti in l'uomo come una nespola, o pera sempre paleas ferrum, e così nella paglia; muterai poi la carne di graticcio: Ferumlanien fex ejus non est Ma exinanita, isti n'andò via se capone in vino dolce in a- il bianco in quello di bracchi: Die ut lapides dunque suU'accerto. in ru- morbidi fiorentina, se ne starà quella di pecora: Insuper pecora campi, Sta i il pan il panes fiant. nostro Ante onmia, Sig.", nulla curando e tutto sprezzando, e direte non fosse vera questa necessità Carissimo Ante omnia queste delizie in specie à ? ì ? Preziosissimo opus Sapete perchè e Delici^e mece esse cum [ha'] lasciate filiis hominum est? tutte ed , cambiato quell'abito, ch'à quasi del colo- raticelo in questo saccaccio bigio del color d'asino, a con raggione m'ho assomigliato cui io somma gione siano ? Per portar la mia reli- tiranni che martirizzano le genti (se- del martirio. vi Non perchè in questa bene qualche volta quando qualcheduno, non si si comincia a perseguitare finisce così subito); onde una volta un rev. padre Guardiano, quale non voglio nominare per degni rispetti, mi prese a perseguitare che per una bagattella mi fece e due me stet giorni in prigione gratis; che mi volle a dextris ejus. : far Ottenuta talmente stare per cinque mesi Guardianus persequutus dare al est diavolo: Et diaholus intanto licenza il nostro é - 92 - m •lAS Ante omnia di poter predicare nelle parti dall'infedeli, ed in specie a Marrocchesi, dove si fa marrocchino il ma rosso, colà egli s'invia di buon animo; per l'in- fermità cagionatagli dall'asprezza delle penitenze, parte non può proseguire volontario, e parte per forza, camino in onde doppo ; Assisi , varj omnia può i ne tificamiir tota die; cordarvi lui il lavare la disciplina a Et fui flaggellatus e tota , frati nostri, e del nostro Maggior Osservante. Non di niim ìneciun in paropside. Forlì Osservanti ch'era dirsi istarò a dirvi qui ordinarsi Minori noi siamo perchè Ajite per per che non erano , piatti: i Non mortificazione: ^ior- di atti vi Qui intingit via- voglio fastidire col sangue che faceva tutto Non die. suo pervenne partendo e di là con alcuni Frati Minori il viaggi e disaggi pan moffito ed acqua pura vi in rammento tempo che ri- il giorno: i digiuni fra i Ca- nonici Regolari avrebbe bevuto in neve: Nive dealhabuntur in sehnon. Tralascio l'umiltà in iscopare le stanze e cortili de' Principi: In atrium principis sacerdotum du- cebam. in Non già che si tratta dell'umiltà; contemplatelo questo fatto veramente stupendo, ch'è stimarsi degno di predicare agU uomini, quasi non dicesse buoni concetti: Et concepii filium in senectute sua; dicare ai pesci: Fisces tonio: Ouam est andò a pre- maris qui perambuìant semitas maris. Dunque con ragione posso et in- dirvi, mio Ante omnia An- admirabile nomen iuum in universa terra mari! Sentite, di grazia, per conferma della mia proposi- zione quest'altro prodigio, e vederete se io dico il vero è 93 - si ò nò, e col primo Papa del Vaticano bisognerà che Non rispondiate: trovava Si le negabo (l'occhio a me, Siirsiim carda). Ancona in Patavino, per essergli per padre del nostro Ante omnia il apposti due misfatti, l'uno stati non aver pagato come doveva ammazzato uno. Taltro d'aver Il sentito se n'andò dalli giudici, Vos saeculoriim iudices, camiir cordium capaci, quelli dove era veni foras, sepellito, e Con fetida bocca, essere stato Tuccisore allegro il si gU parlò dicendo: portò [in^vio, et mio il ammaz- Poi l'interrogò chi padre di non in via. via Era dunque al : iniqiii- lui; e non allora tutto Et errare facit in di necessità, mondo al- La:(^^arej qiiadriduamis erat, rispose Santo se ne ritornò mio Ante omnia venisse prae- non essendo e ; tre Fater noster surrcxit qui erat mortuns. et favellò: ammazzato: Responde mìhi quantas haheo l'avesse tales. audite voces supplicnm doppo due o cosi Iiiniina, votis o vogliam dir cenotafio del nostro l'epitafio, zato, , quaU alli vera mundi et Regi) Ministri, e i padre Aule omnia ciò che questo i per mantenitore della j fede, e fu di necessità, perchè era condannato reo nocente: Innocens ego siim a sanguine justi hujus. l'in- Fu ) di { necessità, perchè levò d'errore alcuni di questi, che ve- \ devano S dala. il Fu padre scandaloso: Necesse di ut veniant scan- est necessità, perchè levò via con quest'occa- sione gl'odi] e mormorazioni de' parenti, e riparò ad altri infiniti mali: Maìos male perdei. E mi direte che \ \ non j vera sia con E belli la mia concetti proposizione , e che non moralizzo ? . tacete tutti, e lasciate dire a me: — 94 — Il mio crlorioso \ ^ < ero Ante omnia era di necessità che venisse non ma il fermate in questi vi miratelo là poco momento, di cliiribizij mondo; ma al / qual altro Giosuè, che se quello fermò che qual cavallo spallato se ne correva sole, ) alla stalla dell'occidente; quest'ancora [fermò] tanti e tanti soli di andavano all'occidente peccatori, che se ne de' peccati. Era un Moisè: che se quello con verga toccante fece scaturire l'acqua, questo toccata la pietra de' facea scaturire fuori vano Dcemon : Ma angelo, or un il demonij, che come spiritati lepri fuggi- lepra fugiiinL mostrarvelo or un ] profeta, perchè già s'avvicina l'ora di fare ( veggo chi i gallospaccio ? al non ho tempo onde per non morire cielo, Zoccolanti (o gran torto santa compagnia) si confessore, vicino al di ! fece portare in monastero tiis eri lo stesso ) una stanza del suo ì monache. E qual \ Tu } delle servante, dove gl'altri snam Si conditioiiem gUo cangiar verelli, sogno; né ti ti di Minore per faciat meìiorem. E ciie fra noi ? di verebbe mandato mosse, o alienare: forse facesti per Sig.''\ pigliare. 95 l Nessuna - ] S tuo bi- \ per ricrearti l al ? di queste Pol'a- cose Volete sapere per che cosa ciò fece - ; ^ Avverti che sono pò- reverendo padre Guardiano, che a me- ] esser là cialde, ciambellette e mustaccioli al T^ela- Maggior Os- potranno soccorrere conforme tevi però dirlo M V anno di senti forse svogliato, e la t'invij con un pò lo nome il tua condizione con andare meglio governato ? zelo della nostra religione: Zelo sum; e che t'abbiam dato ) di sì cosa t^indusse a far ciò, o bellissimo Ante omnia che noi tra non fossimo degni quasi ] ? \ fin- r -^ Perchè era stato egli confessore e vergine, e perciò una stanza del confessore volle morire in di quelle ver- monache, onde con raggione potrai implorare: Re- gini gina Confessorum, Regina Virginum, ora prò nobis. Ma se l'ha colta Tu che nostro Ante oinnia qua giù noi, o padre voli lasciando rispondi: il noi del Non non e , mondo: Erat al qua lux vera bum wundum. venientem in O gl'eloquenti; avete osservato illumìnat Ut come ben ? dissi vi resta per candela del meccolo candela ? come dicono La tenete sovra un omnibus, qui in domo sunt, e è logorata più della metà, e che dita, tutti mai una candela quando comincia ad ardere Iticeat sa- così omnem hominem candeliere^ o d'un altare, o nell'anticamera cipi: uq splendori delli senzo tropologico e paraglifico, è nuova, e non andartene qua giù qual candela che illumini eri che caminiamo nelle tenebre altri Attenti te godere, tu mi tanto amator della mortificazione, eri ? A E dove Gaiidete in Doftiino, semper iterum dico gaitdete. pevi trattenerti un poco più presto ? ! ne resta de' Prin- doppo che tre o quattro della lanterna; così nostro Ante omnia, che doppo era logorato ne' candilieri de' pulpiti e confessionaU e tante altre penitenze. Iddio se l'acchiappò questo colo per farlo ardere in cielo: Venit cum la d' esser ìanternis di mecet fa- cibus comprehendere eum. Ma non non è sij per riportare dela, chi si disperi per la sua partenza, poiché vero che c'abbji abbandonato, anzi di la là su siamo luce delle sue grazie della celeste can- come vediamo che chi a lui si raccomanda in £b^ cose sode e rilevanti, egli a nessuno le niega: Facienti ^ quantum l in se Deus non denegai sua ni gratiam. Parli est, chi era ridotto a vedere ballare i barrattini, come si j suol dire, e in un subito gli fu restituita ' ' Egri la sanità: surgunf. Parli chi per la perdita d'un occhio era dive- Ante nostro ; nuto fiorentino l omnia, avendolo \ a dispetto de' giudici portava la storta ed altre infer- > mità nelle gambe, acciò quello non andasse prigione, o ;; e per intercessione del , in galera gli ricuperato diviene italiano qualche cosa, e confessi subito, che Membra i : giovani, che caccia, a Accipiunt iuvenes riti: ; iti et chi perduto ; gli fu restituita per ; furono cavate. ParU eh' avea sua intercessione: . ; parli resque perditas petunt. Parlino anno recuperato cani. E i cani smar- giacché, gloriosissimo ^Ante omnia pronosticato dal gran profeta Atanasio^ fai ritrovare le ) cose perdute, giacché qual meccolo ; t'acj ? < cendesti nella lanterna del cielo, che ho perduto sazio, sia ' ma del filo il mio discorso ; ( non perché ) idioti trovarlo, e a costoro che m'ascoltano, fagli ottenuta fatta vi la ri- > copia di ( ò condotti alle divozione, che Io di già l'ò ^ ; promessa l pantanelle della gloria del no- 5 una trippata ? E siccome quando < Voi dunque, che grazia. trihue. già alla stro Ante omnia, fatecci a vostro piacere di di Feni sante Ante omnia, reple ti{orum corda Cassanensium, mihique optatani gratia ^ , perché vedo storcere quest' ma imercQssionQ: \ me, favorisci ancora a bon prò vi faccia. s'abbevera qualche animale per farlo saziare con più ) ciufibla, così giacché Animalis homo non per- \ J f • gusto cipit gli si ea que Dei sunt, il signor organista - 97 - gli farà una 7 ] hij^ ciuffolata d'organo nel proseguire quando ciascuno quello che fò della mia si io, cella, Li sarà abbeverato, a che me ne vado di messa cantata, bon conto galoppo fliccia alla stalla per invogliarmi nello strame del riposo. e \ ] > mio ; FINE à — flr-— Aio: NOTE oa - NOTE. Nicosia nella provincia ' ^ Pari a L. ^ « il si muovere guasta siciliano lo la i Questa, dar del santo al di ' Signore, ho fatto ^ Lacciaia, scotta. ••* S. Marco , vuole Messina. bestemmie in « S. '^ } ( Sicilia. di Catania. / ) la comune cena ^cc. ) l nella prov. di Messina . e nella diocesi ì ) Patti. '• \ ) diavolo, è una delle Bronte, nella provincia e diocesi Crastu, castrone. si cai- " comuni ' Evidentemente i ritiene francese. Naso, comune della provincia *^ ». non toccare quale è del gruppo gallo-italico, il •* di ) calzoni (cioè, Passione * più grandi e più di ti dialetto di Nicosia, popolo Catania. di io. J altrimenti imitare il 5 Giovanni, non 7.on\), ed e cent. Filippo d"Argirò Catania, e dal », o Aggira, 1816 nella diocesi loi comune di Nicosia. — nella provincia di ì - ^rì t " Non ì questo sia Longi, comune della provincia *^ di so che coniunello di P'eria. Messina diocesi nella e Patti. ^* Cucinili, '^' Capri, ì va meglio scritto comune mi uni, me ne. ) della provincia di Messina e nella diocesi di \ Patti. ì ^ ^® Manganello, dim. \ la < ' seta mangano, ruota grande con di cava si dai boz/:oii. nome, adesso diocesi di questo "^ Malctto, '^ Cioè, comune come in Catania, allora nella di della provincia e diocesi di Catania. vescovo non avesse sospeso a il [ ( questo divinii Lo -^ Cioè, a stuzzicarlo. -* Tutto -^ Intendi, all'ufficio divino di prima. 2* Volendo ] l ( > -^ mette stuzzicavano, lo eccitavano. il italianizzare. ) ) giorno trasportò tegoli, ^ ^ sacro parlare italiano, questo improvvisato oratore d dove è la ) quella di Aci-reale. prete così ignorante e spropositato. \ ) > Aci-Catena, comune nella provincia '^ cui la r come suole spesso Le sue parole dicono : ^' il popolo quando vuole Vedete, figliuoli, ) ) quanto J \ siamo miserabili ') lo) ] le bestie, l '( < Chi dovca dire a costei che nel intra du ! meglio de' (di ammazzata ad addrizzare -^ di, i fatti de nella nostri li) campagna ? Impariamo a , tra S come suoi capricci dovesse restare, spese d'altri ». Prcvengbi a mio compare, avverta mio compare. Confessionario confessionale. «^ Scrivetene la informazione, sig. Notaio : ha detto volte tre mhè. -' -- ) ì Cioè, deve eseguirsi una sacra rappresentazione. Era il tempo della immunità ecclesiastica ed , > reo il , per ^ iscampar la Giustiziii, perchè alcuni degli tersi bialc: in salvo sii la potea bene rifugiarsi attori chiesa della sacra opera ». in luogo sacro. Ecco pensarono Storico è oramai il di modo « met- prover- Tigghiari la chiesa di palln, per significare: mettersi in salvo 102 " / f > n^ ..^^ commesso un dopo di altrui sostanze, rimanendo debitore, ecc. ecc. aver in Diavulu, -^ pera sacra, intendi delitto fuga; la < ( ^*^ Requiem aeteniam donu '' Tateniò tee. padre, no. Viatico; colui che dovea far da il Cristo il proprie o alle Colui che dovea rappresentare, nell'o- : diavolo ricevette il angelo, prese dato fondo , rifugiò nella chiesa. si Doiiiinr, et lux perpetua et ;' / lucciil eì. ^ verbio C«' : (o C«' è vista iUi\arata (Chi è ijhii i è vista) '//// non isto e \ confessore poi risponde col prò- Il 'un è pigghiatu, 'un pò e è preso non può andare , < { in ' cipudda{:ia, è ) carcere). ^' C//'o//a--a, ^^ cipudda:;^:;^!, Nelle processioni de' non terziario, e dini sicil. inaritiwa di Linneo la Scilla comunemente e più pianta acre e fortemente irritante. , frati Cappuccini portava come già un chierico con cotta Croce un la presso Essa era gigantesca (e perciò forse vuota religiosi. e senza pallio S dentro) S od ornamento alcuno. L' autore qui nota come } Or- altri di \ s nella provincia monastica Cap- de" > Puccini di Messina fosse una eccezione, cioè che nelle processioni ^ reggesse croce un chierico con cotta, e che dalla croce, pie- la cola anziché no, pendesse un pallio. ^* Che ^^ La voce gnuri, che comuni vi si Palermo "^ noltu qui: Da , Guari dà si usa per signuri, signore; e tato: Guari patri, gnara inatri; e come S darò una buona ricreazione, un gran divertimento. in si si a' cocchieri, in alcuni prepone nomi a" dà anche agli di paren- ecclesiastici patri Furtanata ecc. scriversi: ( muletto) , e questo ! Mulacciu- da inaia, e si dice in senso cattivo. "" 'yLichiarisi, v. indispettirsi, corrucciarsi. Dio non voglia che ^^ Undi mi m'arricogghiu, dove il mi ella s'infreddi; io me ; ) ) siciliani p. CCX) — ) del Messinese quale nel mio Sagi^io di una Grammatica del dialetto I, ) ne vado. ritirarmi, ricoverar questa notte. caratteristico de' dialetti siciliane {Fiabe, voi. ; ) intr., "^ Notisi > ) ) Tale fa/, guarda qui, furbacchiuolo alterato da malacciuni S scrissi: IO- « Il w/ dei ) \ parlate ) ora per che, ) e delle sta , ? come congiunzione, ora per semplice ripieno, mi trovu un cunfissuri ci mi mi « Voli fessore). Vuole (Milaz;^o). » nelle frasi: che gli trovi pigliu la risposta (Novara). •>' Voli Vuole che dunque, con una nave Pesta amara, pesta di ( guarda che rompiscatole ) mento ( *^ Non ( *- Affacciatevi, che c'è qui ( *'' Tu, ( ( ( S s ( ) i ) ^ i fìgliuol rompimento mire *^ \ me signorino, che mio. ! Oh vale rompi- il D. Paolo sig. ^ ; ) ! } ? Oh guarda che tu lasciarmi dor- ? ; / ) Ed tu r ajii cai) tatù ecc., ed io l'ho condotto (qua; da lei per fare un atto di affronto. Signorino, dunque io fraintesi. *^ Bricconcino, se vengo, vo' fare un regalo; ti io ci ) vo" dare la strenna ti (te lo vo' picchiare di santa ragione). *' Procuro (fo *^ A *^ Corcando Aricchiazzi di tutto) di lasciarvi le ossa questo mulo, a questo figliuol (nome , ) ; *° di ' per morirvi. p.... / uno che dovea aver di > ) le o- recchie grandi). ' ""° Dalla stranezza. '"^ Caniglia, crusca. •^' Allora io scossi ^ ) ) ne vado. capo! Che diavolo vuoi? Vuoi di e..., giovane o diavolo tu sei di diavoli molestia insopportabile. di scatole, seccatura, vi adirate, ) . ecc., vattene, Vattiiidi ) mi pigli la risposta) qcc. » *^ ) un con- ) \ la cesta di paglia. Gistru e '^istni dicono nel ; Messinese e nel Catanese. J ^' Il pollaio. \ ^* Modo proverbiale notissimo, che vale: Il più costa più del J meno. '"^ ^ ) Dallo, presso. Intendi, che j hanno acquistato un gran prezzo. J ' ^' duesto ho maneggiato (l'ho sperimentato) sopra ^' Ci perdo ^^ Buon prò il di me. ranno. gli faccia ! e bisogna far tare in pace, ingozzarla). coste da balena (soppor ) ) k — 104 - no a/" e::: ' ms. non è numerata. '^^ Questa °^ Matichesa, per matrichesa, lettera nel madre chiesa, chiesa principale di un comune. «' '. frate. Il J domandò ^^ Finalmente •^^ Nel iManuale per lo studio della lingua gli se gusterebbe. ) latina. Probabilmente qui allude ad un manuale scolastico di latinità, notissimo a quei giorni. ^'^ Mongiuffi o Mungiuffi comune , della prov. di Messina, nel circondario di Taormina. '^'' Raccuja nella prov. Dalle parole *® T{accuJ!o per raccuicto, di Raccuja. ^- di Messina, diocesi di Patti. di *' Agata S. di esso Credo. di l Militello. nella prov. Messina e nella dioces di Patti. Regalbuto '"^ , nella prov. di Catania oggi diocesi . di Nicosia (allora di Catania). "^ Sacciifiari, '^ ''' Matteo di Palermo in anime detta del Misercmini del Purgatorio. caparntni, furfantaccio. al quale ^ corrisponde il "® '' ^^ cesi -^ torte comune della indovinaste. > dd'armalai~ii. reale, e nel circondario Metaforicamente (come una ) / Signore, se ne andò a raccogliersi Montagna > > Adesso, quando quell'animalaccio spetezza. T)darmalaiiii, va scritto: *^ e più sotto gioiosano. Giojosa, Messina, die cesi di Patti. Insittàstivii, } ; Leggi Giojosa, di > ) arriminàrisi. prov. k di S. suffragare le > eliminarsi qui usato per dimenarsi, " '* di Capanunassu, pegg. '* sic. istituto i ; tambussare, zombare. La Pia Unione ha per - ) comune di nella i prov. fichi. di ) di sentirla spetezzar } Patti. significa: / Volea godere batteria nei fuochi artificiali). ^KÀutra picca, ancora un poco. > — ; Messina, nella dio- io>- — ? ) -o/a-ftp ::x) ? La ^* ': è ^ ®^ ^ Butcra villa in Bagheria, una delle più cospicue Z-a di comune a 9 miglia da Palermo, quella contrada. Canuita, tenuta e Casa già dei Gesuiti nel territorio tra Oggi una tenuta privata, ,, Ficarazzi e Misilmeri. ^ la ; liano ecc., che ne fecero acquisto. Compagnia di Gesù è ^ ^ Sustrìn per sustiniii o sustinnì, sostenne. ; *^ Andai } , '; in chiesa, e e, abolita v'erano molte persone, e li cera un truogolo dacqua {fonte dell'acqua saula), e saponavan mi la lavai la preti con le 1860 l'a. in Sicilia, appartiene ai signori Villa, Sici- all' di entrata. esso s'in- fronte (si segnavan con Vacqua santa); e io andai, e fronte (ini segnai): poi uscirono dalla sagrestia molti camicette (cotte) addosso; poi altri due preti, anch'essi 'l col saltambarco (tonacella) rosso, e finalmente veniva il padre ^ > Arciprete col saltambarco (t^ianetu] rosso e } al la pastoia (niantpolo) braccio. è — 106 — £[f ^ VARIANTI E RISCONTRI ^m. É n< k. tOj- ^ cnm ^^ VARIANTI E RISCONTRI. N. ) 2. Una variarne dì que?;t' aneddoto raccolse in ; pubblicò neW.-lrcbJV!-» per > n. • XXX.I, Salomont.-Marino, (Aneddoti, Proverbi il La finzioni col titolo: di la Passioni a Miirriali. occhiate e mezze parole alla Maddalena; lo \ un gran calcio si rompe la sul Cristo il lasci stare : , e i > e iSCotte^gi) Giovanni lancia padre di questa, Giuvd.rii, lussa stari terza, svincola un piede dalli croce, e giù Alla a DiCaddalena. > h avverte per due volte che S. Borsetto voi. Ili, p. 57 io st uììo dalle trad. pop., nuso Giovanni, che cade sullo steccato a , e testa. ) s J ) \ { • ] s La sacra rappre<;eiitazione finisce tra schiamazzi e atti scan^ dalosi. ) L'aneddoti© corre i:i tutta Titola e fuori. ; ) N. muro ( male ( Una 7. u staccò ^A prevenire un { tante crocettine di legno e poi le batte ogni giorno. ^ Mentre u-ìo pregava e lo colpi ii testa. futuro, fa volta lo vede um il Crocifisso, questo Guarito, amico — e gli J09 il cafone, per chiede : — <f si Che fai ? » — , Oid: « / Educo questo ciano male ! » ^ fac- > ) politano delia Domenica, ^ anno I, n. Napoli, 39. In Sicilia corre la seguente storiella, dà ( mie Fiabe, ^.ovvile cata tra le ( ) ) ) me / raccolta e pubbli- %ticcovti popolari Ili, v. siciì., ' ( Paraturi. Un paratore di chiesa parando un giorno una chiesa, e vokndo passare una fune tra le gambe di un vecchio Crocifisso, (' cadde e rimase tanto malconcio dal Crocifisso cadutogli ^ addosso, > ) e i(S82. ) Lu ) ; non mi crocettine da piccole, perchè, grandi, G. Amalfi, Maldicenrc paesane, nel Giornale 'yLa- . che . ; . . capo a pochi mesi ne morì. Nelle ultime ore in chiamato ad assisterlo ben morire un prete ? fu ) verlo confessato e comunicato, mise fuori un esortando il moribondo a a , tore non perchè volle saperne, e raccomandarsi a Lui. di quando tanta ripugnanza di che, sua vita, dopo a- piccolo Crocifisso Il ^ ^ povero para- prete insistette per sapere il - / il ') / $ raccontò brevemente / male che glien'era seguito per ragione ; il , paratore gli ^ il fatto della caduta, ed ^ — ) del b Crocifisso grande Crocifisso. moribondo : « « , Lu Ma il quello — osservò gli mentre questo qui (lo lasci) lassassi è il molto a crisciri prete — era piccolo ssu •> : un ed il l'idi (ed ella vedrà) si \ 'un addivuitn ccln'ù piricuiusu di cliiddu ». \ ^ Questa colta in storiella di Fi cara zzi ) crucifisseddii, ^ e ; Palermo è una variante di quest'altra rac- : r Firrazzanu e lu Cunfissuri. ) '} l ) ) ; , >c Firrazzanu nn avialartu qu.intu CinchedJa, e 'na jurnata cadiu malatu , e la pigghiau bona. 'Xca, cunfissàrisi e cuminicàrisi. cci chiamàru Vinni lu Parrinu Firrazzanu figghiu mio, cc'è morti e > diri: « S pi grazia. ) Si vota Pensa quantu cci , e la cci viti, e lu cunfissuri accuminzò — 1 10 : — — « Sissia^nura a Signuri veni nni ha" fattu a Xostru Signuri bottu "nta bottu Firrazzanu pi : ! ... » ma una chi ) ( ^ ( ( ? mi nni sta facennu a mia, "un mi la pozzu scurdari cchiù Noi', e Race. pop. sic. Una v. pag. Ili, , bio^^rafici-artistici Palermo che vissero dal 17 jo in poi n'o^gi, p. " Caminneci, j esistenti si- e di quelli (sic) ) ) Agaiuzza Rao mi ha raccontato un aneddoto N. 9. Lu zu Jàpicu Zappa 'na vota (parrannu y \ maschere siciliane in delle Palermo, Barravecchia 1884. 27. L' \ l variante palermitana, data per isterica, è in "Brevi cenni storici F iahi\ >y. i8o. scinnia di lu so sulàru rispetta) lu càntaru 'n -cu ghiata a lu pusu. rubbannu; e pi pi scan<cari rusariu. lu dirisi di manu, A lu scinniri, rumpiri lu càntaru fari , avìa ^ ammug- curuna e la simile: e , si stava sdir- si rumpiu '> ) la ^ curuna; votasi arrabbiaiu: Pi quasanli stu binidittu càntaru, rum- mmaliditta curuna pivi la (duesto Giacomo Z.ippa Carini, e tivo di mon N. 10-11. Richiamano S chiamava Badalamenti, ed era na- si sessant'anni prima del su' ^ » ! aneddoti agli ( Prete quel di ) 1860). di Prizzi ) (piov. di Palermo), d\d, celebrando messa e voltandosi per dire ) bianca ) Dominili vohiscum, Vide che neve caduta a falde ha la tutta la parte visibil,? della porta spalancata Minchiuni , comn nivica ! (Per bacco, come fatta della chiesa nevica —E !). e dice: , \ un'altra ; madre > sua per affari domestici, e voltandosi pel Dominus vohiscum, dice > Vedi Sa- ? XXXIII. > ^,4rcì)ivio, ; ode che una volta, pur celebrando messa, a voce lomoxe-Marixo, L N. far : e ! XXXII . la e neh" < un giovanetto, che, ammonito dal maestro pausa ad og.ii punto o virgola o ad altro segno disgiun- petere con Il Mott-ggi, nn. havi dlihranti di '?//--/ Lìi tivo, noi faceva mai; però zione. e con )75-7)- 13. Si narra di la Prov. .-lueddoti, Arcipreti di Pri^rJ voi. Ili, pp. di me mulri ragiuni Zittu, /'.//jrf/j, cà alta: tale litiga la voce, dopo il maestro l'obbligò un giorno a letta la parola, giovanetto esegui, ma i segni tutti ri- d'interpun- a certo punto capitatogli un buco- e i"^ I — , un che avea distrutto ; lino {pirtusìidii) di ; parola pro/iti, > un bucolino, e puzza (Trad. N. In 17. taceva ogni (in via tarlo, giovanetto il Palermo sera sillaba prò della fcH =z e una povera di Ve B^rgctto). di che è tradizionale la recita del rosario casa in la C'è mi pirlmiddit, disse: Gottuso) chiamata Lombardo, donde %usarhi di titolo di il si Borgo famigliuola del Luwìuardìi. Eccone qua un saggio, che e uno de' «misteri gloriosi»: Gesù già << ( E \ [Ptppi, Slatti l Cìit'tu E ) Ha (Peppi, a di : (Ciccu, ìèvati \ \ gnwa, ra. lE chiss '/ M.iri stati !... -, Celu, "n Vostru Regnu mintisti ',A gatta ! Pàtri Santi. barrii la!) \i mairi) sia fatta ce ) triiinfanti, ralle^r'i a-s.ii cu tia. Patrinnostru, chi lu li gran Vergini Mi vegna a nui 'i dicii !) O ^ ranni 'un scuitari a (il) re d" S:jkT7.iT.\a ) risuscitai!, morti triunfui, <li la sia santiiìcjtu Vostra vuluntà 'ut' \i '/ cli_osd, gasena ? ìivasti comu Ili i Vostru nnomu, — Sissi- pialla ? Ce'u accussì ) 'n ter- ) Sissignura). Dàtinni oggi (chiss ) Càccia ssa galla, ca nila!...) lu Vostru pani cutiddianu . si . . 'n licca 'u niecciu d''a can- ] » ^ E ^ via di questo passo. '} ) N. ) 25. «• D'un Proci dano si riferisce^ che, bagnatosi per torte la ^ ; pioggia un agnellino, lo mise ad asciugare un torno scottante. ^ poverino strepitava e digrignava . Il ^ niava > l'agnellino ) in : — « Camme ride la heccn i denti, e V infornatore scia- fijiito; nce trova refrigerio ! » E > ) mori ridendo. G. Amalfi, Maldicenie paesane. Nel Giucca toscano, uno sciocco inforna la mamma o > per farla ridere. Vedi le mie -yLovelle popolari toscane, > (Firen;^e. Barbèra 1885). la n. nonna } XXXI. ) ^ o^ — 112 — era njd: 33) N. 29. Ecco tera che forma corre comunemente in let- in Sicilia la : « 'Padri', Ciiris<ìiììo Vi lìovra scrivere inorfo, che epitleniia, s^n-aiide mani Sono andato di porco. orba di un occhio; poco pei- le Vit strade strade ed ho trovato la ^iiinunta , Fossiii^noria. Vostro La soprascritta sarebbe mani Alle riverite questa stata une dalle /atta saisiccia di mulino al spero sentire di così e Viatico) (il iiiaudo un come un diavolo, li una vi scrivo vivo. In questo paese vi è e .S/;'//o/r il fìi^lio >\ : mio Padre di "Palermo. Giunta questa più pratico del all'ufficio di destina/.ione, gl'impiegati po- lettera discutevano chi potesse essere questo padre; stali figlio, la lettera segna Nel di mio figlio libretto ?•>-« e Un Tip. di Ecco a il pranzo di Paola, in suo padre, le vi fu vostre questa: mani Palermo nella : va satanmi hi spiiicii smeu, Di smeu salutari Sdeo. Cu' E ^ ffmj 'ìTJ , immai^inario p. Magnifici nrma me.i Sdomino. E Signore, ci hi fici 1.1 s.iutu ficum.agn.i incrèpiti nzesti nnomu di jesu. son conlui. bar:^JlJte, doppi 31 si altre di )(uì legge: coso che Mi manderete pure di porco ». principio di un CiCai^nificat da il di essi stampo posliere; e gii le volte dalla bocca di una donnicciuola cesco « : il provincia fra di un poco di salciccia fatta con 41. dice A. Salani [i^^yoj) a un paese di chiedeva per lettera N. o di aiuddoti col titolo: 'lijiccolta giovane domanda b'cco qua ma uno padre era dello sicuro. di tale e sensi, frottole e facezie; ai^'i^^'untoii co>^noini (Firenze, il discussione; la quale andava proprio a lettera in la troverebbe la Viene un f.upus in fabula. lettere osservò che se degli altri me Chiesa udito molte di S. Fran- N. 43. Svariatissime ) sono e tutte bi;;z;irre Comica polari delle Litanie Laurtlanc. di le mistificazioni molto < ( montana < del ( GuASTELLA, )3-5 p. Non meno comica e (. del FfS!ni, Scene del pop. Gaetano Di S S ^ Comm. Cianciana favoritami dal \ Angela Maria l < perchè suol e cenili, < gramento, ov"è Questa >; — der celu e ccntu niilia e unii e deusu. — Sanla A - - — — Mairi ccntu ( / : : Chistii e sanili nostni del — Sanla — Mal ri Tirnilali i Deju gènetri. \ Virco Vinrinu qcc. l proposito del Mairi der celu e deusu {Valer de Coelis 'Deus), notare l'ostinazione della Scocchilla nel dire fa < il S Mairi invece l dell' < chi c'enlra sin palri e figli uni la litania di E (bis). — Sanla niiindu e deusu. Sanla Maria (ora prò nobbi). Di Giovanni mi = Pater di Palri Arciprete di Cianciana dire che questa donna, > ^ S.igramentu "u Cìistdeisò. dcnsn. di ; comincia cosi litania Crijeleisò. bocca dalla da capo nella recita del Rosario del SS. Sa- far E loJamu \ raccolta e ritornello il E ) N, ; ) Perzia vedova Bosciglio, intesa la Scoccbilla, ed anche Centumilia l < MDCCCLXXXII) 5. è quella di Giovanni (Ragusa, sicil. pò- è quella chiara- ; malgrado . « le ripetute (oppone Pircbì la Maria correzioni Scocchilla), SS. ? a" S ') ) » ^ coi suoi 75 anni, fa da maestra r insegnamento della dottrina cristiana ( nel^ ragazzi ed alle spose ! ^ < < Un" devo al manoscritta è un' amenità per se stessa e la ) Di Giovanni medesimo, che l'ebbe dal sac. Pietro Capraro > altra litania { Beneficiale e Cerimoniere < Pare una spiritosa invenzione: eppure ^ vecchierella, che contava per pia e santa donna. < s d'_l Capitolo della Cattedrale polari v. sicil., II, di Girgenti. ) da una S miei Canti pò- ) fu raccolta in Prizzi Sul latino in bocca al popolo siciliano, vedi i , ; 563. p. ) s \ N. 47. In Palermo il motteggio s'attribuisce a \ verbiale per le sue prediche al popolo ) cercar di correggere \ l'aneddoto, il i vizi e i difetti de' tratto della sua predica 114 , un P. .\rceri,pro- e per la sua attività , nel popolani. Ecco qua, con nel quale è il motteggio: \ Una « ) andò volta P. Arceri pagna, e portò (= / melarancia nel mezzo, guasta e marcita ^ predica alle donne: intatte , «Picciotti mei, / chi cc'ìi 'nta lu ranciu muffutu ' ' viditi Accussi vuàtri: sili ammuffiri una tutti Ma « } Lu « E ( ( ìu 1" chi pinsati ? gaddu; Comu àutri la za La Peppa pensa lì e canciati vita; cà {perchè) lu \ è Ddiu, lu primu porcu è Ddiu, lu primu « ) rioli, ) risu ca vi piaci!... cu li prete d'un doli, . . minestra di risu porri !.... Ogni comune ) Trov. Ora . ! ? st'a- sanzeri. belli / / . na * ? cci < la comune e < gaddini ca su' senza cu Ora li porri ? 'n mei di 'n testa, figghi livativillu primu gaddu è Ddiu, lu v mulu è Ddiu !... ; Paraddisu. > eh' è lu Paraddisu! La sa- Vi ah piaci Lu ! viju , ma- comu ; ; lu ; » \ modo racconta a vicino Motteggi , n. la suo mettendo in bocca a un predica. Salomoxe-M.\rin-o, XXXIV : La Predica una variante di Aned- a lu Maciddani Borgetto, dove predicatore sarebbe stato di Camporeale [Maciddaru). N. 50. Una variante tannisi è nelle ; primu sceccu accussì è lu Santu Paraddisu: è {^Archivio, voi. Ili, p. 576) ne reca il ( a lu porcu, ca cci (al cjuah) havi a 'mpastari; la za E accussì vi nni jiti drittu tiratu Ah! lu Paraddisu! la gran cosa la sapiti sunnu i e viditi a lu sceccu, ch'avi a manciari; la za i piti , tutti munnu. cosi di stu li za Cicca pensa a Sara pensa a lu mulu. ; Su' '' Vanna pensa ) ? pinsati a lu Signuri cci ? ( u pàrinu vi ca , ( ì ( Paraddisu? vostru pinseri è a a sua la jini'a. vuàtri cci pinsati all'arma pinsati a lu ( così tinta la addivintari tinti alTàutri, pirch'i pècura virminusa 'nfetta *na ì aranci? st' menzu. Cc'è n'aranciu muffutu. Lu fa ^ ; li ....... ^ <' cominciò e ; senza nudda màcula. Arriminàtili, picciotti belli sanzèri, cam ma con una senza nessun guasto o macchia), , di corbello di melarance beli' e salìferi / sane una chiesetta a predicare in un con sé siciliana mie Fiabe, n. di Salaparuta col titolo: CL, ove ; ( ] ^ ^ Lu par- vuol mettere in burla l la ( grossolanità de' contadini di Partanna nella provincia di Trapani. ) 115 - si ?t 5 ? Lv Un'altra di Partiiiico, ;; voi. ) ir, Nelle Cene ^ ^ e mante "- avvicina molto a questa ; si la medesima toscani', XXXI: n. va- Altra cosa. A. Franc. Grazzixi detto II Lasca, di tra' Giuora. II, n. c. ) II, Manotto, tessitore camaldolese, detto Falananna. avendo granvoglia di morire, è servito dalla moglie e dal Berna a- dissima ^^ > ) è quasi la an.^i pubblicò suoi mie Novil/e pop. riante toscana è nelle ) il quella variante Ili; 530, n. p. Mirchio di Teliti, del Giacmnaiin, Salomone-Marino neiro^a-Wy/o, -/«' 'Prov. e V\Co!t>'fi^ì ^'Inaili olì, ^. di lei, e credendosi veramente esser morto, ne va / intanto sentendosi dire villania, ) impauriti, lasciano andar la bara in terra; nuovo per e strano accidente, casca onde Arno in che e quelli rizza: si alla fossa: portano, lo fuggendosi, egli, moglie e arde; e la 'l ^ piglia Berna per marito il ^1. Di questa interessante piacevolezza vedi ) R. di >/(/. KòHLi neirOr/./// iind Oecidenl, R 1868. an. ^-iniei^eii, N. 51. y ( ) il Senti, Giucca: foco va' a Questo Giucca ». avventure attribuite di inedita, che scana, ve n"è una " ( una serie In far si che doveva cascare Giucca a To- in su' Passa un accendere è da miccina e va" il ' ) da legna, che un e piglia la terra. in riscontri racconta cosi: una querce. Va per tagliare e sale su 1, i Gòttinrisclh- -|]l, e ne' 1368. p. ,; le varianti e far le legna, - > ramo, e stava dalla parte — frate: Oh •' Giucca » ! — ^ ^ « le Oh !» legna. —« « Tu — << caschi, sai Mi ! se tu dica, padrino, maniera a codesta fai quando morirò io a tagliare — ?» « ; Alle tre ;; ) corregge ( il ramo d' asino tu' il ' Tavcva detto quel 'l ' l -; l cascare più; fatto tre ». Giucca e lui gli va dreto. Giucca, ma frate di tagliare quando fu m ancora non muoio sino che corregge - . ramo; il : —Oh casca ! me ^. \ rifare, 'un vorrei J mi' asino "un ha ) ) . continua, su per giù. come La storiella N. 59. La tradizione è viva, ed ceco Comiso, secondo una il terra che cascava; semi dovessi la come nostra. — 116 J corre in Vittoria e versione raccoltami in italiano dal Guastclla k cHt fini ( : Jj ^ 'p Ciaramuntanu cciù s a '. Era tempo Un legrava. ' vendemmia, di vill.ino orecchie lunghe, se ne tornava ^ in l mez/co a due corbe luna die ral- di ^ ' che hanno quelli di le cavalcioni dell'asinelio, al paese, a uva fresca di ma , ) . . un chiaro e e era Chiaramonte di . ! spiccata allora allora dalla , sua vigna. \ { Vito (in Chiaramonte l^ chiamano si minciò \ l'anima. papa: e di si a forse duo ? un paniero ! -e » — ? " Come! Non Ci fi CaV/ — «Ma, ne vorresti forse una corba? i moglie si < pronunzia ' sione del n. , vinto dalla ; ) gli , ) Gufo seguitò Il un grappolo? ! Ne Ne non posso — Ct:/ /<;.' Va « vuoi darla rutta a te Chiaramonte diavolo! io ho al ». più, in ) S ) siciliano i\-hiù, { s differenza corre in Borgetto Salomone-Marino, Aimìdoli XXIX: Lu S vuoi santa morte! tu sei incontentabile; — ) pensò tenere^iza uva?» di basta ti del gufo, e ( ^ ma cciii. Con qualche jl ' » Notisi che nella parlata di ( spiccasse si /« -- C^h che gran fame che hai ! ] e figliuole, e lamento rattristò del «Gufo mio, vuoi un grappolo cantare: (V/z/.-o gH è vero, le orecchie lunghe, egli che piangeva forse per fame. Sicché gridò: un cipresso co- sopra pietoso che parea si povero Vito avea, 11 avea un cuore ^, modo can'^are in a rito) era allegro e can- tutti tava, ed qcco che un gufo accovacciato l ) C\CnrriaIisi e hi ftcc. , secondo una ndV Archivio, ver- s Ili, ) v. Chiò. ] ) ') N. 63. ( pana , f a si Molti anni e lo scaccino Un asmo ' <c fa, pensò a di Fanza, si svegliarono; ed, accorsero coi sonar fé' la coi al campana. immaginando coltelli, la fune della cani- metterci un sarmento affamato, passando di notte, rosicchiarlo, e ruppe A {vftccai^lia). chiaro della luna, andò questo Lon ^ ) ) tutti ) incendi, ladri e simili diavolerie, l //// .' bastoni, e coi fucili spianati; ! ma mentre ^ si « precipitano addosso alla sventurata vittima, s'ode una voce Lasciate stare: si tratta del ciuco di fra Maldicente paesane. Tommaso ! " : G. .\malfi, l ( ì ^& — 117 - e ^ r Nella Lll novella del (secondo %^oi>eììiiio Guaite- testo il ) ruzzi), la quale esce col titolo tempo del Ginorea vni messa una campana « , il Giovanni re chiedesse ragione di torti ricevuti; ciato dall'ingrato padrone, giungendo e Un ordinò al si che sia da chi gli ordina suonata si vecchio cavallo è cac- che non vuol più mantenerlo. Avendo campana, mangia alla Atri che fune dopo qualche tempo la logora, ed è sostituita da una vitalba. fame di quale potesse esser la , D' una campana : la l ) ( > ( > campana vitalba e la ^ suona. Si aduna il consiglio del re pensando che e , destriero chieda ragione contro l'avaro signore, a pascerlo, in rimerito D'AxcoxA, che Il 'DJ X&irllino voro: ed rianti altri a' testi, de' servigi fa e e p. 5 20. le analogie Vedi accenna , alle 61. piùce di riferirla , meno me dice, che la raccolse in ». ) la- lievissime vain essa con racconti letterari è Critica e Storia Naso sua In Ficarra, paese a poche ( tore di cini, era andato per comprarla ai certamente il sig. giorni nostri, ma legata ad G. Grimi Lo Giu- patria: miglia da Naso, dell'Annunziata, che è brare quella festa, comunissima spiritosa l'ha favorita ì festa di suoi Studj di i Anche questa piacevolezza N. la da giovane Bologna, 1880. mi « > \ il maggiori svolgimenti che questa stessa novella ha pur notando altre capestrerie, quale ( vecchio condanna costui questo riassunto della novella nel suo ddìe sue fonti e popolari fuori d' Italia. letteraria, resigli si la si protettrice; doveva celee procura il non avendo potuto trovar cera nei paesi in Palermo. Fatta la vi- compra, se ne ritornava sopra una barca a vela; ma, prima di toccar la riva di mare, bagnò intieramenta ed egli, Brolo, un'ondata di ritenendo che candele bagnate non fossero più buone ad minare pavan la le gli Chiesa, era cosi dolente, che per poco le lagrime. Un Nasitano, che forse per ischerzo, gli disse, che rirsi si il la gli illu- scap- pena d'impensie- medesimo k ^^ non trovava sulla stessa barca, non valeva tanto per cose da nulla, dappoiché la cera, "''^'"^^''^''"^rTrr^r"""^" fatto era ac- — mp ) caduto ; tendo Nasitani più volte a' candele le ) suggerito l festa in il l essi ci avevano rimediato Ficarra, quel povero diavolo ma raet- come Ìk^cò aveva gli candele nel forno squagliarono, e le la ciò, dato dicono vecchi, nacque i ai Ficarresi, quali, i « Difatti, rito, il sopranome com'è naturale, se gola: 'Sasu, Xasii, un ni di st.... legarono di ti scappò e c....\ Naso, mentre e gridava ficca, Kasii ? rispose corsa per di La la ad il Q.ua- squarcia- ;;i alta voce: 'Ntra più breve, senza che i Nasitani potessero raggiungerlo. ) frementi di rabbia, andarono in Ficarra, e non potendo far altro, ( \ stessa notte però, alcuni di essi, chiusero con altrettanti pezzi di legno, detti cavigghinna, tutte le porte che avevano il i quale aveva una > due chiuse ? tendo: ) l al dito. passato un po' di tempo, un Ficarrese di molto spi- trovandosi nella Chiesa Maggiore resimalista faceva la predica del Gludi:;J.o stii la di 'Sfiiniacan- ; > ? più celebrarsi. ^ ; '^ ed nj^ ^ nili \ , - forno. al Nasitano, non potè Da >' ' ^ ' Giunto «^ ) - ^^ t.4 cancheri. Si racconta che un certo Masetto, figlia che abitava una casa con due porte, tutte da' Nasitani a quel me figgbia « Tant'è che i modo , la andava mattina Aìiciurina 'a 'ncavigghi'iuaru dava Ficarresi di 'X/urna-cannili e vengono motteggiati ancora Cavigghiunara ripe- darreri iti e co" ! nomi ». ; ; Vedi N. in Q2. proposito i miei Proverbi siciliani, voi. Ed anche questa spiritosa III. p. predica ho udita più volte a pezzi e a bocconi in Sicilia, specialmente da persoiie di — 119 - 145. chiesa. ( < ^ k Wj- xf\5 à SIP' ^H--^-^^ INDICE Avvertenza .... G. Pitrc. di Pag. Verbo, Settimana Santa, Passione e Crocifisso La Rappresentazione della Passione di G. C. Naso La Cena Un 20 del Giovedì Santo ivi balbuziente in S. Marco. Filippo Bestemmia Uno di di 21 ...... La Rappresentazione S. ) 19 uno della Passione di G. C. di Veria. 22 /:'/ Veria ferito da un colpo di crocifisso ...... ivi Risposta d'un prete di Longi 25 Verbo, messa ivi Un Un prete vestito a messa che insegue un giovane prete che a messa ricorda i Ignoranza canonica d'un prete La lettera d' suoi bachi da seta ..... Effeminatezza ed ignoranza di un prete Miscellanea 25 ivi . un suddiacono. Bollito o arrostito? 24 di Maletto 26 ivi 27 30 è hh 121 — . t 17. Una 18. Atto recita deirOfficio divino di Fede teologica un fratello . congregato Novara nella 19. d' . . Benedizione data col braccio svelto dal corpo d una femina uccisa 20. Un notaro divenuto confessore 21. Città di Randazzo •22. Scena seconda 23. Atto di dolore in iscena da un moribondo fatto 24. Confessore in Marsala 25. Morto che . ride in Xicosia . 26. Cappuccini di Nicosia in processione 27. Il P. Fortunato di S. Marco uccellato da D. Giù seppe Galletto una 28. Copia 29. Copia d'una di una 30 Copia I. 31. Copia d'un 31 bis. di lettera lettera lettera biglietto Altra lettera . 32. In Frazzano, terra della Contea 33- Motto d'uno di Regalbuto 54. La manna del Monte di 35- Seguenzia della gente di 36. Salve Regina 37- Credo 5S. Veni Creator di S. . Trapani Mongiutfi .... ...... ..... ..... 39- Confiteor Spiritus . 40. Varie preci divote 41. Magnificat 42. Fragmenti 43- Litania 44. De di Profundis 45- Recitandosi varie coselle dall'istesso .... l'ufficio 46. Miserere delli dei morti Romiti di ludica — 122 . Marco , Pag. 31 ? un moribondo 47. Sacerdote in Piazza che ricorda 48. Le gare 50. Regalbuto che dorme nel aualetto in Il Mirchio Il morto Il porco Donna Nicosia di 49. Ubbriaco di Patti della Giojosa. .... ...... ....... ..... ....... .... Antonio nella Giojosa di S. . intiatata Motivo pazienza insegnato di puccino Vangelo d'un villano Ragazzo che Misteri] del Xicosia da un Barbaggiaune 60. Campana 61. Naso 62. Panegirico di padre cap- 70 di Militello. messa Rosario nella Chiesa 59- -8 testimonianza alla madre d'essere fa stato alla Esempio Pag. in di S. Nicolò d Trapani stimata sonare da se sola in giudizio S. condannato da un Antonio NOTE VARIANTI E RISCONTRI di Padova 81 . tìcarresc . .... 82 S4 85 86 «7 88 99 107 njè t ®^^ è lHB University of Toronto Meo Library CN? o > DO NOT REMOVE THE CARD FROM CO in •d TRIS 3 -H POCKET Acme Library Card Pocket Under Pat. "Ref. Index File" Made by LIBRARY BUREAU