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Massimiliano Damaggio – Poesia qualcuna (2013

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Massimiliano Damaggio – Poesia qualcuna (2013
MASSIMILIANO DAMAGGIO
POESIA QUALCUNA
(Antologia 2013-1992)
1
Quaderni di RebStein, XLII, Febbraio 2013
Massimiliano DAMAGGIO
2
POESIA QUALCUNA
(Antologia 2013-1992)
3
(2013)
Traduzione
piantato nell'asfalto, con un dizionario in mano
mica tento la metafrasi, mica
tento la sintassi, tento
è l'uomo
una mano, quasi un braccio
incollato a un corpo, nella
piantagione di corpi, assorti
nella fatturazione, chiede
due ore di permesso, per
andare a riprodursi
io, non posso tradurre tutto
questo pianto, tutto
in parole, non posso
erigere il grafico esatto
della produzione di massa del dolore
io, posso elargire il dizionario
come un imbuto, di urla
nelle bocche, aperte
di quelli che nuotano
verso la superficie, liscia
di questo asfalto ordinato
4
(2012)
L'albero
Che mi fermi qui. Che anch'io guardi un po' la natura:
ma quest'albero registra il mio passaggio?
prende nota del frusciare di noi (bipedi) composti
di sistole, diastole, di patologie anorettali?
se l'albero, per effetto del vento, lancia
la sua consonante, io, la mia, l'ho persa
per la stessa o altre cause: incorporata
all'aria, non rimane incagliata nel passante
o nel ramo, come lo shopper
di plastica dell'ipermercato, questo che
ad esempio, c'era già 3 giorni fa - ma
non ci rinvengo avanzi della mia parola, quella
non del tutto sviluppata, che stavo sputando
quando si è abbattuta la raffica - però
a me non mi spunta un fiore
in bocca, nemmeno la parola - fra
le aiuole quadrate e comunali
io sono, tutto sommato, un uomo
qualcuno, calvo, di dizionari, vuoto
di altre lingue, mentre l'albero si muove,
nel vento ossuto del giugno attico, scambia opinioni
con i cani, che immobili lo guardano - noi,
appancati sulle panche, leggiamo
un messaggio, una parola in croce, un volantino,
alfabetizzati, mah, ma analfabeti dell'albero
5
Le opere degli uomini
il mattino si allunga appena, appena
sopra i corpi eretti, in fila
in lunghe colonne parallele di corpi
che assemblano altri corpi, inarcati
sopra i giorni, da un giorno all'altro
in un calendario instancabile, di coiti
appena il mattino si allunga, oblungo
sopra le impalcature verticali, molti
precipitano, verticali, come feci nel tubo
dalla nostra impalcatura quotidiana
hai visto? come un uomo si smonta in pochi minuti
come dalle tasche cade la chiave inglese
come dalla bocca esce la vita, che si appiglia
al suo significato, trascurabile: come un coso
hai visto? come ogni uomo è un costruttore
di orrore, e con questa sua rima interna
compila libri di storia, ripieni di anonimi
con una croce piantata nel cranio
inutilmente spariamo le astronavi
in su, mentre le altre bestie guardano
perplesse, in su
per questa bella foto di gruppo, in orbita
intorno alla nostra trascurabilità: seriamente
presa sul serio, edificata a norma di legge
6
ma ecco, si è presentata una neoplasia, e subito
le erbacce hanno invaso le opere degli uomini:
un uccello nidifica sugli scienziati di marmo:
un ratto rode le nostre pagine immortali:
stormi di illusioni, bipedi e parole
emigrano in vapore, ionizzati
e dovunque si installa un silenzio
pacifico, accolto senza stupore
dal resto dell'universo
7
Soluzione salina
per quale motivo, salire
queste scale, che conducono
alla ripartizione del dramma
collettivo? non erano scale, non erano
un dramma, era un gradino
di pietra, dura, dove sediamo, dove
guardiamo i molti altri, molto
stanchi, che passeggiano, a tratti
camminano spediti, fino a qui: dove
un dipendete pubblico mal pagato ci
tira una croce su nome, cognome e ci
dispone orizzontali e finalmente equidistanti, pacifici, geometrici:
vedi che vengono tutti gli altri?
a concimare le lattughe
innocenti, del prossimo,
perché sì, i simili masticano
i simili, i nomi defunti, dal
ricordo all'intestino, splendono,
così, tra i rifiuti organici,
in questo imbrunire insistente,
eccoci riuniti su un gradino, di
pietra, assente, dove gli atomi
si rincorrono, come uno sciame
sopra il letame dei nomi in disuso:
tutto si è decomposto, tutto
è precipitato come una soluzione
disciolta nel tempo, muriatico:
siamo gentili, accogliamo
questi visitatori, intimiditi
come una polvere, esistiti, vissuti
passati, prossimi, poi remoti, proprio
come un verbo: non più
declinabili
8
(2011)
Poesia odierna
Colleghi poeti, chi l’avrebbe detto
che avremmo scritto per non avere voce
che ci saremmo impegnati così a fondo
per ritornare, convinti, al geroglifico?
Che avremmo chiacchierato fra te e un tè
allegri carcerati nei nostri circoli illetterari
mentre l’universo è ancora in espansione
e più s’espande e più siamo ininfluenti e petulanti
- affollatissimo gruppo di coliformi?
Stamattina, in piazza, si tirano pietre
(colleghi poeti, chi l’avrebbe detto?)
e nessuna di queste è una nostra poesia
9
Preghiera
Oggi la poesia deve essere una pietra.
Prendete e scagliatene tutti.
Questa è la mia pietra offerta in dono per voi.
Nel breve tragitto fra la mano e l’obbiettivo
una poesia sibila come una corda nel vento.
Beati quelli che ne verranno colpiti.
Ma come potrà una poesia, ci chiediamo
pagare la spesa, la luce e la chemioterapia?
Cosa potrà contro lo sportello bancario
contro il mutuo che vien di notte
con le scarpe tutte rotte?
Esatto: cosa potrà
se tu che stendi le lenzuola dei versi
incolonni parole sulla pagina bianca
perché, anche scritta, rimanga bianca
e poi alzi il braccio per scagliare una piuma
o peggio
per chiedere il permesso d’andare a pisciare?
10
***
Questa sera passo da piazza Omònia
dove le siringhe conficcate nell’asfalto
splendono come piccole candele votive
nel bagliore del mondo finanziario.
Sulla facciata del centro commerciale
una cascata di luci di natale:
lunghe colonne di consumatori
di droga e di beni
s’inginocchiano, pregano e offrono monete.
Tu mi dici: Io ti dico
che la lingua è potente
perché con essa si può dire di tutto.
Ma lo vedi da te, solo se scrivi SCONTI!
s’affacciano dai palazzi
il telegiornale ne parla.
E anche tu mi dici:
La poesia è come il pane, è di tutti.
Ma lo vedi da te, oggi il pane
è un’offerta sul volantino.
Prendete e compratene tutti
questo è il mio volantino
offerto in offerta per voi.
11
***
La pioggia scivola sui cassonetti
e scioglie l’immondizia che gocciola
muta
sulle mani di chi ci scava dentro.
Guardali, come ti dicevo
non mi sembra raccolgano poesia
non mi sembra che cerchino una pietra
e se la poesia fosse pietra
non potrebbero masticarla.
Nello specchio delle pozze
uomini obliqui come pali arrugginiti
malati di fame
siedono da anni sul marciapiede.
12
***
Ma quindi, allora, tutto ciò premesso:
che cosa deve essere oggi la poesia?
Oggi la poesia deve essere un seme.
Aprite in due i corpi di questi morti
e seminatene tutti
questo è il mio seme che crescerà dentro di voi.
Se il chicco di grano, caduto in terra
non muore, rimane solo;
se invece muore, produce molto frutto.
Oggi la poesia deve essere una preghiera.
Nient’altro che una preghiera
in forma di pietra
scagliata con la mano.
13
Sonetto rude
oggi entriamo, anche noi, in poesia
con questo endecasillabo sconnesso
senza bellezza, senza rima, ruvido
tra i semafori obliqui dell’incrocio
ci arriviamo pulendo i parabrezza
scrostando il vetro con l’unghia nera
per levare la merda di piccione:
è questo qua il nostro analfabeto
è un sonetto di ferro arrugginito
che abbiamo trovato nel cassonetto
è il nostro tetano maleducato
è la carta vetrata sulla lingua
è la lingua vetrata sulla carta
il carrello coi rifiuti che spingiamo
14
(2010)
Ritorno ad Atene
è la mia notte del ritorno
per favore, siate educati
fate silenzio
è la notte di molti per le strade
cioè la solita
cioè una delle tante
è anche la sua notte del ritorno
in questo buio pieno di cassonetti bruciati
(i piccioni immobili sui fili
i drogati immobili sui semafori
i semafori immobili sul suolo)
è anche la notte di molti uomini
che urlano dalle finestre
ma in silenzio, gentilmente
perché questa è la notte
che mi riporta la sua bocca
come un frutto maturo
ma io non ho più denti
15
(2008)
La poesia salverà il mondo
un giorno
schiere di analfabeti malvagi
finalmente
declameranno versi
e i boia, pentiti
ricuciranno le teste mozzate
risorgeranno gli essiccati
dal vento violento
dei mulini della quotidianità
lungo il tempo
(dove affogano i delicati)
la poesia
sboccia in piccoli fiori
stitici
e innocui
tuttavia insiste
possibilmente
un giorno più scuro del solito
la poesia salverà anche me
me
che guardo
le lunghe colonne d'infelici
impegnati a salire le scale
senza scalini
del centro commerciale
16
(2001)
Poesia del padre morto
Oggi sono arrivate tre lettere
una era quella di mio padre
morto molto prima di scriverla
Io ero solo con la sua lettera in mano
come lui era solo con la sua morte nella penna
M'ha raccontato cosa che già sapevo
perché successe dopo la sua morte
ma che lui non sapeva e ha scoperto
e addirittura ha scritto: ah! sapevi che...
e io ho finto di non saperlo.
"Qui va tutto bene
aspetto tue notizie.
Un bacio,
papà".
17
Natale a piazza Mitròpolis
gli amanti s'incontrano
si baciano urgentemente
si dividono,
vengono rubati dal vento
e diventano le lucine bianche
sull'albero
davanti alla cattedrale, gli amanti
s'incontrano
si baciano, urgenti
quindi, si dividono
vengono rubati
dal vento, diventano
le lucine bianche
sull'albero,
davanti alla cattedrale, gli amanti si
incontrano si
baciano si
dividono, sì,
urgentissimamente, il vento li
sequestra e si
trasformano in sì
tante lucine, là
sull'albero che si
staglia in piazza mitròpolis
18
(1999)
Gente che beve il caffè davanti al mare
il mare è liquido
l'atmosfera è umida
e la vita evapora
lentamente veloce
dentro l'acqua salata distinguiamo pesci
che stasera mangeremo al ristorante
poi i camerieri getteranno gli avanzi
nei bidoni o nei gatti, e andremo avanti
metalli, gas, nuvole, sismi:
tutto questo continuerà sempre uguale
nomi, cognomi, documenti, nipoti:
tutto questo torna a circolare nel ciclo dell'azoto
mentre il sole si coniuga al passato
guardiamo l'orizzonte liquido
e abbiamo paura
sembra appurato che anche noi
un giorno
o una notte
raggiungeremo lo stato gassoso
ma anche questo
(soprattutto questo)
indica che il sangue
circola nel corpo
e che il corpo non ha un senso
ma è piacevole indossarlo
tuttavia soprassediamo
e in questo momento
ci coniughiamo nel verbo esistere
esistere soltanto
19
(1998)
Burrë
Uomo
si një vatt me këmbë
në ditën e paqëndrushme
kundër estetikës
gëlltis ajer duke e paguar
dhe kur bështyj (sepse bështyj)
bështyma dhe gjërat e tjera që ndyëjnë
asfaltet
- dhe më gjoloisin
come sarcofago con gambe
nella giornata mutilata
antiestetico
ingerisco l'aria a pagamento
e quando sputo (perché sputo)
la saliva e le altre sostanze inquinano gli
asfalti
- e vengo multato
detet humanë
tembushut me acid
eleminojne gomonet e mïa
(këto prej gome, e këto të metaforës)
dhe habiten nga këto faque të kuqe
kut flas mjë gjuhë të rregullt
dhe më shikojne te rri me këmbë
- vetjak si një njeri!
i mari umani
imbottiti di acidi
liquidano i miei gommoni
(quelli di gomma, quelli di metafora)
e lo stupore delle guance paffute
quando parlo un linguaggio articolato
e mi vedono dritto in piedi
- proprio come un uomo!
në kënder e errëta te një nate
djersitur si nje semafor i vdekur
me nje hekoz nëz çdo orë të ditës
tenguloz nëpëz gavilje
nei loculi della notte
sudato come un semaforo morto
con una bara per ogni ora del giorno
legata alla caviglia
nëng kam u ku t'vete
pa një horë ku të mënonj
pa një shpi te ku të mbjiedhem
non ho un posto dove andare
né un paese da abitare
né una casa in cui restare
dhe pastaj olem
sëbashko me kushërijtë e fjerë fë largët
te vijzerve
duke vallur nëpëz vrimat e dhembërë
racionin ditoz të vitës
e poi siedo
insieme ad altri lontani parenti
degli uomini
vomitando fra i buchi dei denti
la razione giornaliera di vita
20
La pietra
Ecco una pietra sarajievska.
Ma non la raccolgo.
E' un calcare famoso
e forse per lei c'è pure un mercato.
Ma mi osserva, ferma
e forse spera che non la prenda a calci.
Perché allungare un braccio
e farne un simbolo da scrivania?
Per dire: sapete, cari
che sono stato a Sarajevo
subito dopo la guerra?
Ecco Sarajvo
come una pietra
e un nucleo
umano.
I turisti
i giornalisti
gli statisti
tastano la superficie esterna
fredda e scheggiata
cercando una serratura.
Ma serratura non s’apre più.
All'interno
un uomo attende
lento
che capiscano
e se ne vadano.
Rajvosa
non ti preoccupare
non ti farò nessuna domanda.
Il ventre della pietra
è pieno di luce.
21
Altre pietre
sparse in tutta la piazza
illuminano il giorno notturno.
Mi siedo fra loro.
So che capire resterà un verbo della terza coniugazione,
Non raccoglierò la pietra.
Poi m'addormentai disfatto.
Il tempo cambiò dieci volte in venti minuti.
I minuti diventarono dati di fatto.
Le pietre si evolsero in casa e furono dipinte di giallo.
22
(1997)
Questo paesaggio (non) è duro come il silenzio
Sono lontano come un paese lontano in un luogo lontano
invoco liricamente l'amicizia delle pietre
che non cambiano il loro progetto:
esistere
Questo paesaggio non è duro come il silenzio.
E' silenzioso come un uomo solo.
La luce è molta
l'organismo evapora:
restano, scartavetrate dal sole, alcune ossa
Vorrei restare qui
sulla sedia bianca del tempo
e ascoltare le pietre e il vento
finché il corpo, traforato dalla luce
non si secchi, obliquamente, come un'agave morta
23
Metafore paesaggistiche
La strada, bianca come un disinfettante.
Le pietre grandi, le pietre piccole, le pietre vaioliche.
Le colline, vuote, come una morte recente.
Questo, alla fine, ma anche all'inizio, è la poesia
che come una mosca tossica
depone nel corpo le uova della solitudine.
Apro le mani, piene di dita inutili
che sanno solo scrivere parole.
24
(1996)
Al centro commerciale
corpi
ingeriscono cibo
aria
monossido di carbonio
corpi con le bocche piene di carne
ieratiche masse di carne
salgono, immobili, le scale mobili
con le mani inutilmente appese alle braccia
deambulano maciullando tempo sotto le suole
corpi acefali alla guida dei carrelli
25
Poesia qualcuna
sono un uomo qualcuno
fra creature analoghe, seguo
questo viale sotto le gambe, che portano
all'equa ripartizione del dramma collettivo
guardo questa gente, che cammina minata da avvenimenti arcaici:
morte, malattia, punteggiatura
come includere in un solo abbraccio tutti
i loro corpi e relative istanze?
sono un uomo qualcuno, nella massa
in movimento transitorio
il divertimento gratuito d'
incolonnare parole, chiamarle poesia
non mi eleva né mi fa
diverso, io
voglio rimanere sulla strada comune
con la mia semplice materia, umana
26
4 chiacchiere al ristorante
eravamo alla pizzeria Ai 2 Scugnizzi
quando, a un certo punto
proposi la soppressione dell'esemplare umano
faccio notare l'assenza di alcool sul tavolo
ma le facce disapprovarono assolutamente
affermarono addirittura che l'uomo ha un significato
come se all'universo in espansione potesse interessare
guardate tutti questi bipedi illusi
con due buchi per inspirare aria
e due buchi per evacuare scorie
che significato può avere un oggetto così?
27
(1995)
Bartolomeo Vanzetti
new york, alle otto di sera
scendevo malinconicamente
le scale, trovai
un meschino
alloggio in una casa equivoca
decisi di dormire
sotto gli alberi,
trovai occupazione
al ristorante Mauquin
i rifiuti delle mense emanavano esalazioni intossicanti
dopo otto mesi
me ne andai per non contrarre la tisi
per cinque mesi, battei
i marciapiedi di
new york
un'agenzia,
mulberry st. cercava uomini
per lavori di spianamento
venni condotto con un branco
di altri cenci umani
in un baraccamento
fra i boschi, nelle vicinanze
di springfield, mass.
ove si costruiva un tronco
di ferrovia
poi lavorai in una
fabbrica di fili di ferro
poi in qualità
di bracciante
poi diventai pescivendolo per amore
d'indipendenza lavorando
come un negro, tiravo avanti
il 24 dicembre fu l'ultimo
giorno che vendetti pesce
28
cominciai a lavorare
per il sig. petersani
a tagliare il ghiaccio, lavorai
alla electric house, a condurre
il carbone alle caldaie, lavorai
alla costruzione d'una conduttura
d'acqua, ricominciai
a vendere pesce, quando
potevo averne, quando
m'era impossibile procurarmene
scavavo molluschi
ma il profitto era lillipuziano
hai lavoro per me?
chiesi ad un foreman
no, non ho lavoro
neppure per i vecchi operai
compresi che le piaghe che
straziano l'umanità sono l'ignoranza
la degenerazione dei sentimenti
naturali
provai tutte
le sofferenze, le disillusioni, gli affanni
inevitabili di chi sbarca
ventenne, ignaro
della vita, un po' sognatore
vidi tutte
le brutture, della vita, le ingiustizie
la corruzione, il traviamento
in cui
si agita l'umanità
cominciai a
studiare, amavo lo studio
con passione vera, allo studio, però,
aggiunsi una spietata, continua, inesorabile osservazione sugli
uomini sugli
animali sulle
piante
i monti, i mari
i fiumi chiamati
confini naturali
29
si sono formati antecedentemente
all'uomo
ritenni che chi
benefica o danneggia
un uomo
benefica o danneggia
la specie, cercai
la mia libertà nella libertà di tutti, compresi
che scopo supremo dell'uomo è la felicità, compresi
che ogni individuo ha due
io
quello reale, quello ideale:
la molla del progresso, ritenni
il diritto della libertà di coscienza, inalienabile
solo con la libertà, l'uomo
si eleva, si nobilita, si completa
la storia umana non è ancora
iniziata
ci troviamo all'ultimo periodo
della preistoria
recatomi a boston, la domenica del 2 maggio
il lunedì seguente
andai a trovare sacco
il 5 maggio fui
arrestato, mentre
insieme a sacco si ritornava da brockton,
dopo undici giorni
di processo, fui
dichiarato colpevole
il 16 agosto venivo
condannato a 15 anni
di galera, per un delitto
che non avevo commesso
a 33 anni sono
candidato a morte, né
mi meraviglierei che così non fosse
anime anemiche
controllano il funzionamento
planetario, e l'inscatolamento
preventivo
30
23 agosto 1927
sedia elettrica, il mio cuore
si
guasta, muoio
31
(1993)
Neon
verrà il neon e avrà i tuoi occhi
i tuoi occhi così sepolti
a volte inquadrati negli schermi
è la metropolitana che urla
o sono uomini bianchi, scomparsi
che chiamano te, seduto o in piedi
nello scompartimento impietoso?
che posizione assumere per cessare d'esistere
e non sperimentare più le protesi artificiali?
gli architetti, pulitissimi
sorridono lineari sotto i tubi luminosi
- e noi camminiamo contenti di vedere meglio
il futuro è molto chiaro:
la vita va avanti perché non può andare indietro
32
(1992)
Sconclusione del povero poeta amareggiato
il mondo è cubico
non bisogna mai
e poi mai
pensarlo diverso
io mi credevo uomo
io mi ritrovo limone
e oggi è oggi
è oggi, è
terribilmente oggi
33
Massimiliano Damaggio. Nato nel 1969. Vissuto a lungo ad Atene. Ora, fra Atene e
Roma. Nel 1994 è selezionato da Majorino per rappresentare la città di Milano alla VII
Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo di Lisbona. Dal 1996 al 1999
partecipa, sempre su invito di Majorino, a diverse letture poetiche. Nel 1998 è invitato
dalla succitata Biennale a 6 Workshops per Sarajevo. Nel 1999 è invitato alla IX Biennale dei
Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo di Roma. Nello stesso anno, abbandona sia
l’ambiente letterario che l’Italia e si trasferisce all’estero. Nel 2011 pubblica Poesia come
pietra, Edizioni Ensemble, prefazione di Carlo Bordini. Nel 2012 pubblica l'ebook
L'illusione del bipede, Clepsydra Edizioni. Diversi suoi testi sono stati pubblicati su riviste
cartacee e online in Italia, Grecia, Cipro e Francia. Traduce dal greco moderno e dal
brasiliano.
34
Quaderni di RebStein, XLII, Febbraio 2013
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