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IL POTERE DELLA VOLONTA` E DELLA MOTIVAZIONE. Tu non sei

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IL POTERE DELLA VOLONTA` E DELLA MOTIVAZIONE. Tu non sei
WORKSHOP 5 MARZO 2012
Stefano Benemeglio
“IL POTERE DELLA VOLONTA’ E DELLA MOTIVAZIONE. Tu non sei
malato, sei solo infelice”
I SIGILLI
Continua il viaggio attraverso i temi della volontà e della motivazione come motore trainante per la
risoluzione dei problemi che affliggono l’uomo con Stefano Benemeglio.
Il workshop ha come argomento principale il SIGILLO.
Il sigillo rappresenta quell’ostacolo, quel vincolo, che impedisce all’individuo di prendere decisioni e di
coinvolgersi emotivamente nei confronti di cose e persone.
Quando l’individuo possiede grande forza di volontà, è in grado di superare qualunque ostacolo si presenti
sul suo percorso verso il raggiungimento dei propri obiettivi. È proprio questa volontà , che agendo come
energia propulsiva, porta l’individuo a prendere una posizione ed essere quindi privo di condizionamenti
nel prendere decisioni. La motivazione allo stesso modo consente all’individuo di coinvolgersi nei confronti
dell’oggetto del desiderio, sia che si parli di rapporti sentimentali che di rapporti di qualsiasi altra natura.
Riuscire a coinvolgersi nei confronti dell’oggetto del desiderio consente quindi all’individuo di realizzare i
propri sogni. Allo stesso modo la volontà gli consente di superare gli ostacoli che impediscono il
raggiungimento di tali sogni.
Volontà e motivazione, viste come energie fortemente propulsive, sono pertanto elementi di cui l’individuo
non può fare a meno nel momento in cui desidera una vita appagante. Per questo motivo è importante
agire sui sigilli al fine di impedire che questi limitino l’individuo.
Quando parliamo di sigilli, è importante sottolineare che ne esistono diverse tipologie a seconda della
diversa natura del problema che affligge l’individuo. Ci sono quindi i sigilli legati al problema di libertà
(conflitto fra sogno e coscienza), che sono individuabili nei complessi del rifiuto, della comparazione
fallimentare e del condizionamento. Abbiamo i sigilli legati poi al problema di sogno (conflitto fra libertà e
coscienza) che si incarnano nell’abbandono affettivo e nel senso di colpa (cosiddetti sigilli sindromici) e
nella disistima e nella paura del giudizio negativo altrui (cosiddetti sigilli anatemici).Infine distinguiamo i
sigilli legati al problema di coscienza (conflitto fra sogno e libertà) in pentimento per rimorso, demerito per
incapacità o indegnità e disinteresse per apatia.
Per poter decomprimere un sigillo di libertà è necessario conquistare tale libertà, intesa come conquista del
potere decisionale. Altrettanto, per poter decomprimere un sigillo legato al problema di sogno sarà
necessario il coinvolgimento emotivo. La decompressione del sigillo permette all’individuo di raggiungere
quella motivazione tale che gli consente di agire realmente per risolverei propri problemi.
Ovviamente nel momento in cui parliamo di motivazione, facciamo riferimento a quel concetto di
motivazione cosiddetta analogica, ovvero di natura emozionale.
Per spiegare tale concetto, Benemeglio presenta l’esempio del fumatore intenzionato a smettere di
fumare. Se prendiamo in esame l’aspetto logico si può constatare che abitualmente il soggetto fumatore è
consapevole del fatto che il fumo nuoce alla salute, ma questo comunque non gli impedisce di continuare a
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Copyright © Stefano Benemeglio – 5 Marzo 2012
A cura di Francesca Setti
fumare. Nel momento in cui però in lui scatta la cosiddetta motivazione analogica, non ci saranno ragioni
che tengano, egli sarà intenzionato a tutti i costi a smettere di fumare.
La motivazione analogica la possiamo quindi definire come quella forza emozionale che supporta
l’individuo nell’agire. Tale forza emozionale nasce naturalmente, poiché altrimenti l’individuo rischia di
perdere il proprio oggetto del desiderio. Se torniamo all’esempio del soggetto fumatore, tale forza
emozionale nascerà ad esempio a fronte di una gravidanza piuttosto che di un reale pericolo di vita quale
l’infarto.
Se la motivazione rappresenta quella forza che porta l’individuo ad agire a favore della conquista
dell’oggetto del desiderio, la mancata conquista di quest’ultimo genera necessariamente demotivazione.
Il soggetto infatti, non avendo raggiunto l’oggetto del desiderio, entra in conflitto con se stesso. Ecco che
allora la demotivazione, che rappresenta la distruzione della motivazione e si incarna sostanzialmente in un
blocco che impedisce l’azione, si trasforma in apatia.
Se la demotivazione è la condizione opposta della motivazione, l’apatia è quella opposta della volontà.
Ricordiamo che motivazione e demotivazione sono gli elementi in contrasto nel problema di sogno, apatia e
volontà lo sono nel problema di libertà.
In relazione a quest’ultima fattispecie, la volontà si identifica come quell’energia che spinge l’individuo
all’azione mentre l’apatia è tutto ciò che la blocca.
Quando l’individuo denuncia un problema di libertà, che ricordiamo avere matrice conflittuale genitoriale,
egli vive un conflitto con la sua coscienza. Più l’influenza della coscienza è forte, più l’individuo si trova in
difficoltà nel conquistare l’oggetto del desiderio e vede inoltre minato il suo potere d’azione. La
conseguenza di tutto ciò non può che essere un volontà debole.
Benemeglio ci ricorda che purtroppo la vita di tutti i giorni è costellata di problemi di qualunque natura, ma
spetta all’individuo impedire che questi divengano sintomatici, poiché in questo caso egli si troverebbe
intrappolato in una spirale dalla quale diverrebbe molto difficile uscire.
Un problema sintomatico porterebbe infatti l’individuo ad avere delle reazioni altrettanto sintomatiche,
che gli impedirebbero di avere ben chiara la relazione di causa-effetto. Questo a sua volta comporterebbe
l’ingresso nella spirale di estenuanti sedute psichiatriche con conseguente assunzione di psicofarmaci per
alleviarne la sofferenza, la cui causa è a lui sconosciuta.
Per impedire che un qualunque problema si evolva in un problema sintomatico, l’individuo deve agire in
maniera cosiddetta strategica, attraverso altrettante reazioni strategiche. La coscienza non deve infatti
inibire il nostro potere decisionale e tantomeno il nostro coinvolgimento emotivo. In altri termini non deve
in alcun modo inibire MOTIVAZIONE e VOLONTA’.
Come fa la coscienza ad inibire l’azione? Attraverso la RIFLESSIONE.
Affinchè però la riflessione produca gli effetti desiderati dalla coscienza, è necessario che nell’individuo sia
insito il cosiddetto DUBBIO PROFETICO. Il dubbio profetico è un qualcosa che trae origine dal passato, da
molto tempo prima ed è espressione dell’opinione genitoriale. Viene chiamato profetico o ancestrale,
poiché è un qualcosa che è già insito nell’individuo all’atto del manifestarsi del problema.
La riflessione trae quindi forza dal dubbio profetico. Più nello specifico trae forza dalla domanda: “Quello
che sto per fare è la cosa giusta o la cosa sbagliata?”. Questa domanda sintetizza ed esprime pienamente
l’essenza del dubbio profetico. Per chiarire meglio la questione, Benemeglio cita l’esempio del dramma
shakespeariano di Otello, nel quale la voce della coscienza di quest’ultimo è rappresentata da Iago che
gioca in continuazione sul dubbio profetico di Otello spingendolo alla riflessione.
Esistono tre tipologie di dubbio profetico:
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A cura di Francesca Setti
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PRESAGIO: l’individuo teme che per via del suo modo di agire possa capitargli una disgrazia, come a
suo tempo profetizzato dal genitore.
INCAPACITA’: l’individuo teme di essere incapace di agire e di conseguire pertanto il successo
desiderato. Teme di non essere all’altezza di realizzare i propri sogni.
IMPEDIMENTO: l’individuo teme di essere impedito da altri nel raggiungimento dei propri sogni. Si
prenda ad esempio il figlio che vede ostacolata la relazione con la sua fidanzata poiché alla madre
non va a genio quest’ultima.
L’individuo in cui è insito il dubbio profetico genitoriale, vivrà tutta la vita con il timore che la profezia si
riveli reale. Egli combatterà sempre e comunque per dimostrare che i propri genitori sono in errore.
Quali sono le conseguenze di tale dubbio profetico?
Se nell’individuo non vi fosse ad esempio il dubbio (la paura) che il proprio partner lo tradisca, egli non
cadrebbe in tale paura. Più i genitori agiscono al fine di non far incappare i propri figli in situazioni sbagliate
e spiacevoli, più questi ultimi ci cadono. Nel momento in cui si cade in una di queste situazioni o in una
delle proprie paure (instillateci a suo tempo dai nostri genitori) ho delle reazioni emotive e sintomatiche.
L’unico modo, purtroppo, per evitare di essere travolti dal dubbio profetico e dalla sua influenza è pensare
che i nostri genitori vogliano il nostro male. Se si dà troppo adito all’influenza che il dubbio e, pertanto, la
profezia genitoriale ha su di noi, vivremo sempre ascoltando la sua voce.
A questo punto Benemeglio procede nel sottolineare l’importanza di decomprimere i sigilli al fine di
risolvere i problemi che affliggono l’uomo.
Come già detto in precedenza, esistono diversi sigilli a seconda della diversa natura del problema. Avremo
pertanto i sigilli legati al problema di sogno, di libertà e coscienza.
La funzione del sigillo, che sostanzialmente si incarna in una paura, è quella di estrapolare il comun
denominare tra FATTO e ANTEFATTO. In sostanza permette di creare l’analogia. Fatto e antefatto sono
infatti legati tra di loro per analogia. Ciò che li lega è il sigillo. A dimostrazione di ciò, nel momento in cui un
soggetto si trova a vivere una situazione, ovvero un FATTO, che fa riaffiorare in lui una medesima
condizione emotiva già vissuta in passato (ANTEFATTO) ecco che vi è analogia tra passato e presente.
È importante sottolineare che ciò che ha creato le condizioni emotive che ora l’individuo si ritrova a vivere
con il fatto e che aveva pertanto già vissuto all’epoca dell’antefatto è sempre il dubbio profetico genitoriale
che ha creato nell’individuo le condizioni per la creazione del sigillo.
Il sigillo, legando fatto e antefatto, ricrea le medesime condizioni emotive del passato attraverso l’analogia.
Nel momento in cui si fa analogia, si va quindi a celebrare il sigillo, ovvero si va a promuovere il sigillo
ancestrale della persona. Il sigillo ancestrale è assimilato al dubbio profetico venutosi a creare con il
conflitto genitoriale.
Il seguente schema sintetizza il legame tra fatto e antefatto per mezzo del sigillo:
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CELEBRAZIONE ANTEFATTO
CAUSA
RIGENERA IL SIGILLO
SIGILLO
RIDUCE IL SIGILLO
CONSEGUENZE
CELEBRAZIONE FATTO
EFFETTO
Il problema di libertà, sogno o coscienza naturalmente nasce dalla contrapposizione di elementi che
portano a loro volta alla nascita del sigillo.
Il sigillo segue una precisa evoluzione: nasce prima come DISAGIO, si evolve divenendo prima
TURBAMENTO, poi SIGILLO vero e proprio ed infine PROBLEMA.
La prima fase è quella del disagio, proprio perché inizialmente, in una fase primitiva, noi avvertiamo il sigillo
come un vero proprio disagio. Successivamente abbiamo l’evoluzione in turbamento poiché la nostra
istanza logica prende atto del fatto che la fonte stimolante ci arreca un turbamento.
Il passo successivo è la trasformazione in sigillo vero e proprio, che avviene nel momento in cui al
significante energetico diamo un significato logico. In altre parole la trasformazione si ha nel momento in
cui si crea l’analogia. In sostanza, il disagio che avvertiamo in un determinato momento, ad esempio la
paura dell’abbandono, lo ricolleghiamo ad un fatto già avvenuto nel passato.
L’ultima fase dell’evoluzione è poi quella della trasmutazione in problema. Ad analogia avvenuta infatti, si
manifesta il problema vero e proprio. Quest’ultimo si può concepire come il sigillo che si maschera, poiché
ogni problema è la sembianza logica del sigillo.
Quando affrontiamo l’argomento problema a questo punto della trattazione, parliamo di un problema che
per il momento può configurarsi solamente come un problema di libertà o di sogno. Questo perché siamo
ancora in una fase preliminare dove la questione principale è ancora e solamente una DISSOCIAZIONE. Sia il
problema di libertà che quello di sogno sono infatti pura espressione di quest’ultima. Quando il problema si
manifesta nelle prime fasi infatti è sempre espressione di una dissociazione e pertanto si configura come un
problema “ordinario” dove il soggetto ha sempre comunque ben chiara la relazione di causa-effetto. Il
soggetto è pertanto pienamente in grado di individuare la causa della sua sofferenza. Quando l’individuo si
trova nella fase di dissociazione, egli cova ancora in sé la speranza che la profezia genitoriale sia errata.
Quando tale dissociazione si trasforma in SCISSIONE, si ha allora la conclamazione massima del dubbio
profetico. Si assiste pertanto all’evoluzione del problema di sogno o libertà in un problema di coscienza,
espressione di scissione avvenuta, il che comporta la rimozione freudiana consistente nella sostituzione del
testimone originario con sé stessi. L’identificazione in sé stessi della causa delle proprie sofferenze porta
alla conclamazione massima della profezia genitoriale che a questo punto trova piena attuazione.
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Nel momento in cui la scissione deriva da un problema di sogno, la conseguenza si manifesta nell’individuo
sottoforma di paura del coinvolgimento emotivo. Se invece deriva da un problema di libertà la conseguenza
reale si manifesta sottoforma di incapacità nel decidere.
Il problema trova reale soluzione solamente nel momento in cui l’individuo procede con l’analisi
dell’antefatto che ha fatto sorgere il problema in origine.
A questo punto Benemeglio procede con un esempio pratico su come è possibile decomprimere un sigillo al
fine di far riconquistare all’individuo la dignità perduta superando i propri problemi.
La prima fase prevede l’individuazione della causa dei propri problemi, identificabile in sé stessi, negli altri o
nel genitore. Ne consegue che si tratterà rispettivamente di un problema di Coscienza, Sogno o Libertà.
Benemeglio ha dimostrato come è possibile identificare se si tratti di un problema di Libertà, Sogno o
Coscienza agendo in via indiretta attraverso le diverse tipologie di dubbio profetico. Se infatti nell’individuo
è insito il dubbio del presagio, il soggetto denuncerà un problema di libertà; se è insito il dubbio
dell’incapacità, egli denuncerà un problema di coscienza; infine se è insito il dubbio dell’impedimento, egli
denuncerà un problema di sogno.
Fatto questo si procede con la celebrazione dell’antefatto e la celebrazione del sigillo maggioritario legato
al tipo di problema denunciato. La fase finale prevede poi la celebrazione del fatto.
In conclusione Benemeglio, ha sottolineato l’importanza del ruolo dell’analogista nell’aiutare l’individuo a
eliminare i blocchi che gli impediscono di agire e di coinvolgersi emotivamente in tutti gli aspetti della vita
attraverso le procedure di decompressione del sigillo.
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