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Il territorio attraversato dall`ippovia
Il territorio attraversato dall’ippovia del Biellese Percorrendo idealmente l’Ippovia del Biellese e partendo dalla zona meridionale del territorio provinciale si incontra il Lago di Viverone, interessante ambiente lacustre caratterizzato da un’area circostante di particolare importanza naturalistica che si segnala inoltre per la forte vocazione vitivinicola. Nei pressi del lago di Viverone, l’ippovia è articolata in una serie di percorsi che consentono di esplorare lo splendido paesaggio circostante. Sulle alture prospicienti il lago sorge il castello di Roppolo, che fonda le proprie origini su una torre del X secolo, intorno alla quale si sviluppò l’imponente complesso, dal cui cortile è visibile uno splendido panorama sul lago di Viverone. Nelle cantine del castello, che risalgono al XVI secolo, ha sede l’Enoteca Regionale della Serra, in cui sono esposti più di 300 tipi di vino in una raccolta di circa 30.000 bottiglie accuratamente selezionate anche per la vendita diretta al cliente. Il lago di Bertignano, situato anch’esso sulle colline circostanti il lago di Viverone, è noto soprattutto per i ritrovamenti di reperti archeologici e di resti di palafitte risalenti all’età dell’uomo paleolitico. Dalla zona di Viverone l’itinerario dell’ippovia procede verso nord-est percorrendo le colline della Serra, una delle più lunghe colline moreniche d’Europa, parte più avanzata dell’antico ghiacciaio Balteo che occupava tutta la Valle della Dora. Sul versante biellese della Serra è situata la riserva naturale della Bessa, un’estesa superficie (circa 750 ettari) all’interno della quale vi sono imponenti cumuli di ciottoli, che possono raggiungono lo spessore di 20 metri, alternati a suggestivi boschi. Tale paesaggio è il risultato dell’immane lavoro svolto in epoca romana per l’estrazione della sabbia aurifera. All’interno della riserva della Bessa, presso la borgata di Vermogno, ha sede la cellula ecomuseale “dell’Oro e della Bessa”, che presenta le testimonianze di duemila anni di ininterrotta ricerca dell’oro nel Biellese, illustrando le tecniche e gli strumenti originari per la ricerca aurifera. Di particolare interesse storico è il centro di Magnano, che si segnala per la chiesa di San Secondo, significativo esempio di arte romanica e per il suo antico ricetto, risalente al XIII secolo e baluardo difensivo verso il Canavese. Proseguendo verso nord si giunge nella valle dell’Elvo, attraversata dall’omonimo torrente, che si caratterizza per la particolare configurazione di valle aperta, climaticamente gradevole e soleggiata. In quest’area si registrano numerosi elementi di interesse. Il santuario di Graglia, che si colloca idealmente su quella che è stata definita la via della fede, rappresenta nel Biellese il secondo santuario per ordine di importanza, preceduto soltanto da Oropa. L'origine del Santuario risale al principio del XVII sec., ad imitazione di quanto realizzato un secolo prima sul Sacro Monte di Varallo. Abbandonata l’idea di costruire un Sacro Monte, successivamente si decise di erigere qui un Santuario dedicato alla Madonna della Neve con annesso un ricovero per pellegrini. L’itinerario attraversa poi il villaggio di Bagneri, nel comune di Muzzano, esempio di quella che fu una comunità montanara autosufficiente, che conserva numerose abitazioni e strutture collettive come la scuola, la chiesa, il cimitero, il forno e la falegnameria. In questo contesto è nato recentemente l’Ecomuseo della civiltà montanara, con l’obiettivo di testimoniare il lavoro di generazioni di alpigiani che lentamente trasformarono l’ambiente originario e di riscoprire il significato e l'uso dei semplici oggetti prodotti artigianalmente. Proseguendo il percorso si giunge alla Trappa di Sordevolo, ove si trova uno dei punti d’appoggio dell’ippovia. Si tratta di un complesso costruito dopo la metà del Settecento, a 1.000 metri di quota, ed ha assunto tale denominazione per aver ospitato per alcuni anni una congregazione di monaci trappisti in fuga dalla Francia rivoluzionaria. La felice collocazione, unita alle caratteristiche dell’edificio, (dotato di foresteria e particolarmente idoneo a coniugarsi con una fruizione del territorio sostenibile e qualificata) ne fanno un nodo ed un punto d’appoggio particolarmente rilevante dell’Ippovia del Biellese. Il percorso dell’ippovia giunge poi nella valle di Oropa e, nella conca alla sua sommità, sorge l’omonimo Santuario. La conca, che dal 2005 fa parte del sistema delle Aree Protette Regionali, è delimitata da alcune cime che raggiungono i 2.400 m. e da numerosi colli che circondano a semicerchio il complesso religioso. Quest’ultimo sorge a 1.200 m. di altitudine ed è il più importante Santuario Mariano delle Alpi: inserito in uno scenario naturale di assoluta bellezza, è luogo di incontro, di dialogo, di contemplazione e di preghiera. Al di fuori della cinta del Santuario spicca il suggestivo Sacro Monte: il complesso è formato da 12 cappelle, ed è parte del complesso "Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia", inserito nel 2003 nella lista del Patrimonio Mondiale dei Beni Culturali UNESCO. Accanto al Sacro Monte si trova l'imponente cimitero, edificato nel 1871, che custodisce al suo interno alcuni rilevanti mausolei. Proseguendo l’itinerario verso ovest si giunge nella valle Cervo. Questa valle si sviluppa lungo il corso del torrente omonimo, dalla foce del Lago della Vecchia, a monte del centro abitato di Piedicavallo, fino al capoluogo di Biella. La valle è conosciuta per le apprezzate attività artigianali e per la presenza di numerose fabbriche tessili. Appartiene al patrimonio storico della valle la lavorazione della sienite, una roccia magmatica intrusiva e lucidabile che risulta molto utilizzata in ambito edile al fine di produrre cubetti per la pavimentazione stradale, gradinate, colonne e basamenti. L’itinerario dell’ippovia, percorrendo la cosiddetta “via della fede”, segue il percorso che dal Santuario di Oropa raggiunge il Santuario di San Giovanni Battista d’Andorno ove c’è un altro punto d’appoggio dell’ippovia. Il complesso religioso è un’imponente struttura: situato in posizione dominante ed aperto verso valle è costituito dalla chiesa, dalla rettoria e dagli edifici destinati all’ospitalità. La chiesa fu costruita tra il 1602 e il 1606 sul luogo dove sorgeva l’antico sacello e venne ampliata nel secolo successivo. Nel XVIII sec. venne completato con la costruzione dell’ala dei pellegrini. Grazie ai recenti restauri, il complesso del Santuario garantisce anche una buona ricettività per la presenza dell’ostello, con 34 posti letto, dell’albergo composto di 25 camere e del ristorante. Proseguendo si entra nell’Alta Valle Sessera, un’area naturale di quasi 100 chilometri quadrati, al cui interno si trova l’Oasi Zegna. La trasformazione del territorio interessato dall’Oasi, collocato tra Trivero e la Valle Cervo, risale all’iniziativa di Ermenegildo Zegna, il quale ideò la strada panoramica che ancora oggi porta il suo nome, riuscendo contestualmente a trasformare l’area montana in un armonioso giardino con abeti, pini, rododendri e ortensie. Il Gruppo Zegna ha poi continuato l’opera del suo fondatore istituendo nel 1993 l’oasi omonima. Oggi l’area costituisce un mirabile esempio di valorizzazione di un ambiente naturale ricco ed incontaminato. Di particolare rilievo è il Bocchetto Sessera, punto panoramico dell’oasi che domina verso sud la pianura e le alture del Monferrato, delle Alpi Marittime e la cima del Monviso; verso nord la catena del Monte Rosa ed, in primo piano, le Alpi Biellesi. Da questo punto, deviando verso nord il circuito dell’ippovia, si può percorrere un suggestivo itinerario di collegamento con la Valsesia, che conduce fino all’alpe di Mera e Scopello, passando attraverso la Bocchetta della Boscarola. Dal Bocchetto Sessera il percorso dell’Ippovia può procedere verso Bielmonte. Attrezzata località sciistica in inverno, Bielmonte offre nelle altre stagioni un ambiente ideale per gli amanti della tranquillità e della natura. Proseguendo l’ippovia ad anello in senso orario si entra nella Valle di Mosso, percorsa dal torrente Strona e sede di rinomate imprese tessili. In direzione di Camandona l’ippovia percorre l’antica “strada dell’alpe”, su cui transitano ogni anno le mandrie per raggiungere gli alpeggi di montagna. Con l’intento di riscoprire e valorizzare gli aspetti storici e culturali legati a questa tradizione millenaria, viene organizzata ogni anno l’iniziativa “Transumando”, che consiste in una giornata al seguito di una mandria nel tratto da Cerale di Camandona al Bocchetto Sessera. Più avanti è situato il santuario del Mazzucco, risalente al XVII secolo. La sua posizione particolarmente isolata, fino all’Ottocento ha fatto di questo luogo una sede ideale di eremitaggio. Il percorso raggiunge quindi Pettinengo, centro conosciuto come “balcone” del Biellese, per la sua posizione particolarmente panoramica. In questa località sorge villa Piazzo, ottocentesca dimora che offre uno stupendo panorama del territorio Biellese. Recentemente oggetto di importanti interventi di restauro, la villa è sede di uno dei punti d’appoggio dell’ippovia. Muovendo da Pettinengo verso Bioglio si incontra il santuario della Madonna delle Grazie di Banchette. Tale chiesa venne eretta nel XVI nel luogo dove storicamente sorgeva un pilone dedicato alla Madonna e conserva tutt’oggi la facciata e parte delle navate laterali risalenti all’epoca di costruzione. L’itinerario prosegue lungo il versante meridionale del monte Rovella, sul cui apice sono ancora riconoscibili i resti di fortificazioni difensive costruite nel XIV secolo dai seguaci di Fra Dolcino. Superata l’asta del torrente Strona, si prosegue verso Masserano, affiancando il lago delle Piane, bacino formatosi a seguito della costruzione di una diga sul torrente Ostola, con finalità prevalentemente agricole. Fondato nel X secolo, il borgo di Masserano è situato in un’area collinare a vocazione vitivinicola. Ricco di storia e di interessanti testimonianze artistiche, il centro storico si caratterizza per i suoi bassi portici medioevali e la chiesa di S. Teonesto, pregevole monumento risalente al XIII secolo, affiancato all’annesso convento ed al campanile romanico. Il palazzo dei principi, attuale sede del municipio, e la chiesa parrocchiale dell’Annunziata rappresentano ulteriori elementi di interesse storico e architettonico. Il percorso dell’ippovia prosegue verso sud, lungo il corso del torrente Ostola, giungendo nella Riserva naturale delle Baragge. Si tratta di un’area distribuita tra le province di Biella, Vercelli e Novara che si estende per circa 2800 ettari ad un'altitudine che varia dai 150 ai 340 metri. Il suo aspetto, che può ricordare la savana africana, è la conseguenza dell’accumularsi nel terreno di un particolare sedimento portato dal vento, il loess, che rende queste terre scarsamente coltivabili. Quest’area infatti, alternando periodi di aridità del suolo a frequenti fenomeni di ristagno idrico, determina il particolare aspetto a brughiera della vegetazione: la presenza pressoché esclusiva di particolari graminacee alternate a roveri, farnie e betulle, fanno della Baraggia un ambiente unico. La porzione biellese dell’area protetta, che si estende per circa 1800 ettari, è attraversata da alcuni tratti dell’ippovia che ne consentono una visita particolarmente suggestiva. Di particolare interesse in quest’area è il centro di Castellengo, sede dell’Ecomuseo del Cossatese e delle Baragge, che si propone di custodire testimonianze di civiltà rurale attraverso le diverse collezioni provenienti dall’area cossatese. Risalente ai primi anni dell’XI secolo, l’adiacente castello di Castellengo è stato oggetto di interventi successivi e l’attuale aspetto risale al XVIII secolo, quando venne trasformato da fortezza in palazzo signorile. al XVIII secolo, quando venne trasformato da fortezza in palazzo signorile. Da qui l’itinerario prosegue verso il centro di Candelo, conosciuto per il bellissimo ricetto medievale. Struttura fortificata tardo-medievale (XIII - XIV sec.) realizzata dalla comunità contadina locale, senza alcun intervento feudale, il ricetto doveva inizialmente fornire protezione stabile alle cose più preziose della comunità, ossia i prodotti della terra, in primo luogo granaglie e vino. Solo in casi estremi di pericolo, e per breve tempo, anche la popolazione vi si rifugiava. Il complesso occupa una superficie di circa 13.000 metri quadrati ed è cinto da mura difensive costruite con ciottoli di torrente. Il monumento, per le ottime condizioni di conservazione, costituisce un vero e proprio unicum del suo genere. Il percorso dell’ippovia giunge poi, passando per il centro di Massazza, a Salussola. Questo centro si segnala per la presenza dell’Ecomuseo dell’oro e della pietra, finalizzato alla valorizzazione della zona della Bassa Serra e della zona archeologica dell’antica Victimula, localizzata presso la frazione San Secondo di Salussola. Proseguendo verso le colline di Viverone, si completa il percorso ad anello dell’Ippovia passando per Cerrione, dove si trova il Castello costruito nel XIII Sec. e ridotto a pochi resti in seguito a un bombardamento durante la Seconda Guerra Mondiale. Lungo il percorso, oltre ai punti d’appoggio citati, fanno da fondamentale supporto alla fruizione dell’intero anello i Centri Ippici, presenti in molte parti del territorio Biellese.