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Collisione balena
Tecnica Collisione con la balena Fortunatamente nei nostri mari attacchi da parte dei grandi cetacei non si sono ancora registrati, ma collisioni con questi grandi animali, sì. Un pericolo da tenere presente e saper affrontare di Gianfranco Malfatti Articolo verticale pubblicato su SVN luglio 2012 © riproduzione riservata SVN lavelanelweb www.solovela.net 1 www.solovela.net L In alto una scena di uno dei tanti film girati su Moby Dick, la balena bianca. Sopra, una balena con evidenti ferite provocate da un’elica. Di lato, una barca finisce su di una balena in pieno giorno e rischia di capovolgersi 2 o scontro più famoso tra una balena e una barca, è quello del Pequod, la romanzesca baleniera di Nantucket che viene assalita durante la caccia da Moby Dick, la balena bianca. Per quanto Moby Dick sia frutto dell’immaginazione di Herman Melville, la storia prende spunto da un avvenimento realmente accaduto. L’Essex è una baleniera dell’isola di Nantucket, come il Pequod e, come il Pequod viene attaccato da un capodoglio ferito. L’attacco è così violento e ripetuto che la nave affonda nel giro di poche decine di minuti. Scorrendo gli archivi delle notizie apparse su solovela.net, abbiamo trovato che sono diversi gli episodi in cui grandi cetacei attaccano delle barche o entrano in collisione con queste. La domanda è quindi d’obbligo, le balene sono pericolose? La risposta può solo essere, sì, in certe condizioni, le balene possono essere pericolose. Ormai è assodato che quando questi cetacei si sentono aggrediti o minacciati, alcuni reagiscono come Moby Dick, attaccando. In Sud Africa, nel 2010, un dieci metri a vela è stata attaccato da una megattera che uscita dall’acqua, si è gettata sulla barca distruggendola. Nella stessa zona, un’orca, si è abbattuta su di una canoa. In Norvegia, sempre nel 2010, un capodoglio arpionato, invece di scappare, attacca la baleniera di legno dalla quale è partito l’arpione e ferisce un membro dell’equipaggio per www.solovela.net poi scappare agonizzante. Tuttavia, non tutti gli incidenti che coinvolgono cetacei sono attacchi. Spesso, questi animali, restano vittime di collisioni. Le balene per respirare devono risalire in superficie e a volte non vedono che sopra di loro c’è una barca. Questo il caso di Max Young, che lo scorso giugno, a bordo del suo 15 metri a largo di Panama, è stato colpito da una balena in risalita e ha perso la barca. Di collisioni di questo tipo ne capitano anche nei nostri mari, specialmente nella zona del Santuario dei Cetacei. Le balene dormono a pelo d’acqua e di notte sono invisibili, può quindi capitare che una barca in navigazione gli vada contro. Le collisioni sono molto più numerosi degli attacchi veri e propri. Di questi ultimi nelle nostre acque non ce ne sono stati, mentre di collisioni sì e a volte anche con danni ingenti. Nel 1985 una barca d’acciaio a poppa tonda, di notte, è entrata in collisione con una capodoglio, questo per immergersi ha tirato su la coda dando una grossa botta alla barca. Gli uomini che dormivano all’interno sono stati sbalzati fuori dalle cuccette, uno di loro si è rotto una gamba e un altro un braccio. Nelle fotografie in alto due esemplari di balenottera comune con sul dorso i segni di ferite ormai rimarginate. Queste cicatrici sono provocate dalle eliche delle navi. La collisione con una nave è la prima causa di morte dei grandi cetacei. Sotto, una balena esce dall’acqua Come prevenire Nelle nostre acque l’unico cetaceo che si sappia essere aggressivo è il capodoglio e, come abbiamo detto, non si conoscono casi di attacchi da parte di questi animali a barche nelle acque circostanti l’Italia. Prevenire un attacco non è facile, perché non è facile capire quando l’animale può leggere un nostro comportamento come un atteggiamento aggressivo. Le cose che possiamo fare in caso di avvistamento di un capodoglio sono: non cambiare rotta in modo repentino, non accelerare o decelerare, possibilmente non usare il motore. In pratica non fare nulla che possa variare il comportamento che la barca ha tenuto sino a quel momento. Evitare le collisioni è ancora più difficile. Queste avvengono solitamente per mancanza di visibilità, quindi di notte. I nostri strumenti di bordo non sono in grado di rilevare le balene a pelo d’acqua. 3 www.solovela.net In queste foto, due navi sono entrate in porti italiani con animali incastrati nella prua. Nessuno dei due equipaggi si era accorto di aver colpito una balena. Sotto, una megattera attacca in Sudafrica una barca a vela che sarà distrutta dall’impatto, l’equipaggio ne uscirà illeso Di giorno, una balena a pelo d’acqua è ben visibile e difficilmente gli andremo addosso, di notte, al contrario, la sua schiena scura si mimetizza completamente con il colore del mare. Dovremo stare all’erta specialmente se navighiamo nella zona del Santuario dei Cetacei, dove, notoriamente, vivono le grandi balenottere comuni, animali che superano i venti metri di lunghezza. In queste acque anche se si naviga a vela, di notte, sarà bene tenere acceso il motore, nella speranza che il suo rumore possa essere udito dall’animale che messo in guardia dal suo avvicinarsi si potrà immergere prima che lo si raggiunga. In caso di collisione Se la collisione avviene perché si è urtato un animale che dorme in superficie, solitamente è la balena che ne esce con le ferite peggiori, se, invece, l’urto avviene per un balena che risale in superficie e urta la barca da sotto, bisognerà controllare il prima possibile tutte le sentine per verificare che non si siano aperte vie d’acqua. Se la barca è controstampata, non bisogna accontentarsi di un’ispezione superficiale, il controstampo integrale impedisce di controllare direttamente lo scafo, quindi bisogna cercare eventuali rivoli d’acqua all’estrema prua e all’estrema poppa dove finisce il controstampo. Se entra dell’acqua, significa che nell’urto, timone, piedino o bulbo, sono stati danneggiati. In questo caso bisogna: avvertire le autorità dell’accaduto in modo da metterle in allarme e quindi fare rotta sul porto più vicino, accendere le pompe di sentina e tenere sotto controllo l’entrata dell’acqua. 4 www.solovela.net Affondamento Si ricordi che una barca per affondare ha bisogno di imbarcare molta acqua e se non c’è una vera e propria falla, solitamente, le pompe di sentina sono perfettamente in grado di tenere sotto controllo la situazione. Tuttavia, bisogna monitorare il livello dell’acqua che si accumula sottocoperta costantemente. Se questa sale troppo rapidamente, ci si deve preparare ad abbandonare la barca. Per affondare, l’acqua deve superare almeno il livello dei divani. Se ciò accade, si abbandona la barca e si sale sull’autogonfiabile dopo aver lanciato il may day. L’abbandono della barca deve essere deciso dallo skipper che deve valutare con cura la situazione. Abbandonare l’imbarcazione è sempre pericoloso, quindi, bisogna farlo quando si è certi che non c’è la possibilità di salvarla. Si deve però considerare che una barca ci mette molto a riempirsi della quantità d’acqua che provoca l’affondare, ma una volta che ciò è successo, questo è molto veloce. articoli correlati Il Santuario dei Cetacei E’ stato istituito 20 anni fa, scropriamolo insieme Nata bianca Da Moby Dick al capodoglio dell’Essex, la storia è piena di balene bianche Cosa fare dopo la collisione Purtroppo per l’animale che ha avuto la sfortuna di trovarci sulla sua rotta non potremo fare molto, ma, in ogni caso, sarà bene avvertire la capitaneria della collisione anche se la nostra barca non ha riportato danni. Questa potrà avvertire gli istituti di ricerca che seguono i cetacei. Dopo la collisione non si deve cercare di raggiungere l’animale per soccorrerlo. Non potremo fare molto per le ferite di una balena, quando invece ci esporremmo ad altri pericoli. Un animale ferito è sempre imprevedibile e le dimensioni di un cetaceo lo rendono sempre pericoloso anche se le sue intenzioni non sono offensive. Collisione con la nave Se le collisioni tra barche e grandi cetacei sono rare, quelle tra navi e cetacei sono molto più frequenti, e gli animali quando sopravvivono ne portano i segni. Come si vede nelle fotografie della pagina affianco, non è raro incontrare una balena che abbia le cicatrici di tali incontri lascitegli dalle pale delle eliche di qualche nave. Purtroppo la colpa di tali incidenti non è né dell’animale, né della nave. Una grande nave mercantile ha un angolo morto di visuale a prua piuttosto ampio, può arrivare anche ad un miglio e mezzo, ciò significa che il timoniere non è in grado di vedere nulla di quanto si trova nello spazio di un miglio e mezzo dalla prua della nave. Spesso gli equipaggi delle navi mercantili non si accorgono di aver urtato una balena e se ne rendono conto quando, arrivati a destinazione, hanno difficoltà a ormeggiare a causa del corpo dell’animale che è rimasto incastrato sotto la prua. 5 In alto, siamo in Sud Africa, un cucciolo di balena ferito da uno squalo si è convinto che la barca sia la madre che non trova più. I veterinari hanno cercato di allontanarlo dalla barca, ma non c’è stato nulla da fare. www.solovela.net Edicola www.solovela.net Gli articoli in evidenza Grand Soleil 43 Nautitech 482 Elan 310 Onda anomala Dal Cile all’Alaska Andrea Mura alla Vendée Tofinou 12 Bavaria 46 Haber 660 Effetto banana A cosa serve il tester Issare lo spy Video - barche in evidenza I numeri della rivista digitale Grand Soleil 50 la prova in mare Grand Soleil 39 la prova in mare Annuario 2015 Sly 48 la prova in mare SVN lavelanelweb 6 SVN - 20 SVN - 19 Il video Prova in mare - Comet 41 www.solovela.net SVN lavelanelweb un network con 6 media digitali in sinergia tra loro notizie - video - articoli - prove in mare - newsletter - grandi eventi - regate - speciali - servizi - usato - notizie il 1° media di vela in Italia Roma - Sanremo - Malta - Pantelleria - Watford - La Rochelle una redazione interamente virtuale 7 www.solovela.net