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foto Mauro Topini

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foto Mauro Topini
foto Mauro Topini
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Campo de’ fiori
Campo de’ fiori
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PANEM ET
CIRCENSES
Riflessioni di un italiano medio
di Sandro Anselmi
Da sempre, tutti coloro che, via via,
hanno occupato il trono, hanno tentato, e quasi sempre con successo, di
appiattire le masse con abilità, furberia e perversa determinazione.
La loro brama di possesso, l’egoismo,
l’avidità, la violenza, sono gli ingredienti base per raggiungere il loro
fine e portare l’umanità alla catastrofe.
Nel dispensare la grande illusione che
il progresso industriale e tecnologico
avrebbe portato benessere infinito a
tutti, sì da poter soddisfare ogni desiderio materiale, hanno immerso l’uomo in una gigantesca macchina
burocratica.
L’hanno manipolato, con i massmedia, quasi sempre SERVI DI PARTITO !
Questo essere, svuotato completamente della sua personalità e tragi-
camente alienato, è isolato e nello
stesso tempo inquadrato, è oramai
preso dall’angoscia, dalla desolazione, e incline ad azioni lesive e autodistruttive.
La violenza dilaga in ogni dove e
preoccupa, ma ancor più preoccupa
l’insofferenza e la ribellione CONTRO
L’ORDINE COSTITUITO, CONTRO LO
STATO !
Sarebbe ora che i nostri governanti
riflettessero e ponderassero sulla
situazione attuale, perchè ormai si è
irrimediabilmente persa la speranza
di una pace sociale, di un’armonia fra
le persone, fra le cose, e fra le persone e le cose !!!
Oggi, se il male c’è, il male dilaga,
diventa universale, per colpa dei
mezzi di informazione che proiettano
e reiterano fatti ed immagini sconcertanti.
Abbiamo ancora negli occhi le scene
di vandalismo urbano di Catania,
dove pseudo tifosi, assetati di protagonismo, arrivano a provocare la
morte di chi, in quella situazione, rappresentava LO STATO !
Altrettanto sorprendente la presa di
posizione di Bill Gates (il miliardario
creatore di Microsoft) che ha vietato
l’uso di internet alla figlia, limitandolo a soli 30 minuti al giorno.
Sicuramente anche lui ha preso
coscienza del danno irreparabile che
provoca questa sua creatura !
Bisogna recuperare l’esistenzialità
dell’essere, l’amore, la gioia e non il
piacere, riscoprire Santi e maestri e
riconquistare quei valori ormai persi.
Campo de’ fiori
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dopo la Signor
Anna Ma
di Sandro Alessi
Anna Mazzamauro
sta girando l’Italia
con uno spettacolo
che ricorda l’indimenticabile
Signorina Silvani la
quale oggi, dopo
tanti anni, è diventata
finalmente
“signora”, da cui il
titolo
“Signorina
Silvani…Signora
prego !!!”.
La incontriamo nella sua tappa romana al
Teatro Italia in grandissima forma. La
signorina Silvani, sogno proibito del ragionier Fantozzi, e traguardo ambito di decine di colleghi, nonostante un fisico non
proprio da Miss Italia, non è quella di cui
si innamorano i compagni di classe, ma
colei che nel rapporto di lavoro quotidiano
condivide le gioie ed i dolori della vita privata e non. Erano gli anni ‘70 e la serie di
Fantozzi imperversava in tutta Italia e,
soprattutto, in tutti i ceti della società.
Ora, passati i 60 anni, la grande attrice
cavalca una nuova giovinezza, graffia
come non mai, e la sua vena artistica è
completa e vaccinata da anni e anni di
interpretazioni.
Il personaggio non è cambiato da
allora, Signora Mazzamauro qual è il
suo segreto ?
“Vivendo tra mille mostri non è difficile
risultare maliarda, ed il mio semplice
segreto è questo : essere sempre circondata da questi personaggi… Durante lo
spettacolo, ad un certo punto, sdrammatizzo sul fatto di sentirmi sempre dire di
esser bella dentro.
Fa piacere, ma che fastidio stare sempre
con la bocca aperta!!! E’ il mio destino, la
mia vita… sono molto autoironica tanto da
arrabbiarmi molto se qualcuno prova a
dirmi, invece, che non sono brutta.
Ma come ti permetti, io devo essere brutta! Mi piace definirmi atipica, ed ho sempre pensato che questa mia atipicità, mi
ha dato la possibilità di vivere la vita come
mi piace, sentendomi in una qualche
maniera bella. E’ faticoso un percorso del
genere, ma io l’ho provato fin dall’inizio e
mi è sempre andato bene…!”
Questo suo personaggio eccentrico e
sensuale è sempre stato sicuro del
suo fascino ed ha vissuto sempre da
bella, anche se…
“E’ sempre la stessa stronza (mi si perdoni l’espressione) che si sente bella e capace di sedurre un uomo, ma io penso che,
chi è veramente sensuale, non lo sa. Sono
gli altri che captano questa cosa, e così
una donna acquista potere. La Silvani,
invece, essendo una imbecille, pensa di
essere molto sensuale ed in questo spettacolo ci si accorge, invece, della sua solitudine che alcune volte sfiora la tragicità.
La signorina Silvani, nel contesto cinematografico, cosi come lo stesso Fantozzi e
Fellini, era legata da una sorta di cordone
ombelicale a Paolo Villaggio, autore di
tutti questi personaggi, e riusciva a vivere
di luce propria solo a sprazzi. Nessun personaggio poteva fare a meno dell’altro.
Lo stesso Fantozzi aveva bisogno di questa corte di mostri per evidenziarsi. La
Silvani che porto a teatro, avulsa dalla
versione cinematografica. Mi è servito per
Campo de’ fiori
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rina Silvani ...
azzamauro
Ha interpretato Nannarella, Cyrano
de Bergerac passando dall’amara
ironia di Nannarella a qualcosa di
tipicamente maschile ed istrionico
come Cyrano qual è il segreto dell’interpretazione ?
“Vedi, tutti questi personaggi hanno una
caratteristica comune la atipicità : Cyrano
ha il suo naso lunghissimo ed è un atipico
che soffre per amore, perchè crede che la
sua atipicità non possa far si che una
donna si innamori di lui, mentre
la
Magnani aveva una vita disastrata dal
punto di vista sentimentale e la Silvani…
più atipica di cosi…!!!”
Ringraziamo Anna Mazzamauro per la sua
bravura ma soprattutto per la sua cordialità e gentilezza e le auguriamo di recitare a
questi livelli per altri cento anni : in bocca
al lupo signora Silvani !
esorcizzare questo personaggio del
quale ho sempre avuto paura, in
quanto, ormai, il pubblico mi aveva
etichettata e completamente rinchiusa in questo personaggio da cui
non riuscivo ad uscire. Questi dialoghi teatrali, creati ad arte, sono stati
un modo per analizzarmi ed analizzare la Silvani, una sorta di terapia…
In una sorta di schizofrenia dialogo
con la Silvani, litigo con lei ed ho una
enorme voglia di massacrare e
squartare il suo cuore, sviscerando il
suo essere…”
Ma, signora Mazzamauro , Lei
non è solo la Silvani !
“Sicuramente! Mi ritengo una artista
completa, una brava attrice che, di
volta in volta, interpreta i personaggi che ha scelto o hanno scelto per
lei : posso essere Cristina di Svezia,
posso essere la Silvani, posso essere
la Magnani, questa è la mia versatilità ! Se un attore è capace di interpretare tutti questi personaggi diversi, lo deve fare in realtà diverse,
altrimenti su-bisce una soppressione
e diventa, potrei dire, una mortadella, un insaccato di desideri repressi.”
Campo de’ fiori
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SEMESTRINI: dall’anonimato
Trascurati per anni vivono una stagione di coinvolg
Da
qualche
tempo, il mondo del collezionismo minore
italiano, è animato da continue richieste di
acquisto e di
scambi che pervengono, non
solo da italiani,
ma anche da
di Alfonso Tozzi
collezionisti
d’Oltralpe
o
d’Oltremanica, tutte miranti ad ottenere i
“semestrini più antichi possibili” ed, ovviamente, “nelle migliori condizioni”; anche la
stampa specializzata ospita frequentemente richieste in tal senso.
Il Semestrino, più noto come calendarietto
tascabile, cartoncino presente in quasi
tutti i portafogli maschili, e spesso anche
femminili, deve il suo nome al fatto che
porta stampato su entrambe i lati i sei
mesi dell’anno.
Il nome “calendario” invece, da cui trae
origine l’oggetto, affonda le sue radici nell’antica Roma e si riferisce all’invito (CALO
= chiamare), rivolto ai sacerdoti il primo
giorno del mese, con cui si esortava il pubblico a celebrare degnamente la dea
Giunone.
Il calcolo del tempo, suddiviso in stagioni,
mesi ed anni, ha sempre avuto un’enorme
importanza prima ancora che, per finalità
pratiche, per motivi religiosi e magici.
Molti furono coloro che, in passato, si
dedicarono alla misura del tempo, anche
se tale misurazione è quasi sempre stata
appannaggio del ceto sacerdotale, fino alla
formazione del sistema ancora oggi in uso.
Giulio Cesare adottò il calendario solare
egiziano di 365 giorni, perfezionandolo
con l’inserimento di un giorno supplementare ogni 4 anni, ma fu il Papa Gregorio
XIII che, con la bolla del 24.11.1582,
compì l’ultima riforma: da quella data il
calendario Gregoriano, così come noi lo
conosciamo, è usato da tutti i paesi del
mondo, fatta qualche eccezione.
L’invenzione della stampa, nel 1400, offrì
al calendario, almanacco o lunario, la pos-
sibilità di diffondersi: conteneva notizie
sulle fasi della luna, i nomi e le feste di ciascun mese dell’anno, le predizioni metereologiche, l’ora dell’alzata e del tramonto
del sole.
I primi redattori furono medici ed astrologi e questo spiega perché, accanto alle
indicazioni scientifiche, si trovano predizioni e consigli medici.
In Italia, i primi calendari, apparvero all’
inizio dell’800: venivano smerciati da piccoli venditori ambulanti, da girovaghi,
arrotini, zingari e, stranamente, anche
dagli ombrellai, a chi aveva la necessità di
consultare rapidamente la data del giorno
per fissare appuntamenti d’affari, di viaggi, etc.
Giampaolo Dell’Osso
il più grande collezionista di semestrini
Nella prima metà del XIX secolo, già esistevano calendari di formato tascabile,
molto semplici e in genere stampati su di
un unico foglietto.
Con il tempo apparve, però, sui cartoncini,
qualche illustrazione generica o reclamistica, molto gradita dal pubblico che si
mostrava sempre più interessato a possederne almeno un esemplare.
Vista l’enorme richiesta, venne, di conseguenza, l’idea di utilizzare gli almanacchi
come veicolo pubblicitario e la loro fortuna
crebbe via via che l’impetuoso sviluppo
della società industriale andò imponendo
viaggi sempre più frequenti e contrattazioni sempre più numerose.
Nella seconda metà del secolo scorso,
tutta la pubblicità stampata si arricchì di
illustrazioni e disegni. La necessità della
diffusione a largo raggio dei prodotti industriali, impose l’esigenza della réclame e
con essa l’utilizzazione dell’immagine per
dare risalto a marchi e motti pubblicitari.
Nacque così una serie infinita di tematiche
involontarie, oggi motivo di ricerca e di
culto: religiosa, sportiva, alimentare, abbigliamento, militare, politica, banche, assicurazioni, aziende vinicole, di acque, liquori, alberghi, ristoranti, telefonia, stampa e
tante, tante altre ancora.
La cosa non poteva non interessare i collezionisti, i quali si diedero a raccogliere i
semestrini che, nel frattempo, vennero
stampati anche su celluloide, qualche volta
in metallo, alluminio, ottone ed in lamiera
inox satinata, fino ai nostri giorni stampati generalmente in plastica.
Nutrito è il numero dei “semestrinofili” (?)
nostrani, fra tutti il più grande ed il più
preparato è il lucchese Giampaolo
Dell’Osso il quale, nel corso degli anni, è
riuscito a mettere insieme centinaia di
esemplari, tutti ordinati per data e per
oggetto: una interessante rassegna della
storia pubblicitaria del nostro paese, difficilmente uguagliabile.
Accanto al Dell’Osso, che è certamente il
capofila dei collezionisti italiani, molti altri
si dedicano a questo tipo di raccolta: Maria
Teresa Biasio di Padova, semestrini con
pubblicità italiana della Coca Cola;
Vincenzo De Gaetano di Varignano (BO),
militari del periodo coloniale italiano;
Antonello Lo Vuolo di Avellino, Arma dei
Carabinieri; Giampietro Riva di Bareggio
(MI), Liebig; Ermanno Tarassa di Rovigo;
Giuseppe Reina di Santo Stefano
Quisquina (AG); Mario Orian di Mestre
(VE); Fabio La Ferla di Torino.
Calendarietti in genere tanto per citarne
alcuni.
Campo de’ fiori
o al proscenio del collezionismo minore
gente popolarità. Toscano il più grande del settore.
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Campo de’ fiori
Roma che se n’è andata: luoghi
Giggi Zanazzo
un cantore del folklore romanesco
Senza Luigi Antonio Gioachino Zanazzo,
detto Giggi, molto probabilmente non
avremmo memoria di ciò che era stata la
realtà sociale e culturale del popolo romano fino agli inizi del Novecento. Il suo
impegno letterario ha contribuito a salvare
dall’oblio la memoria delle vecchie tradizioni romane più di qualsiasi altro poeta e
scrittore.
E’ grazie alla sua acuta trasposizione dei
vizi, delle virtù, dei pregiudizi e delle tradizioni del popolo, che possediamo ancora
oggi una importante memoria dei tempi
passati, una raccolta di usi e costumi che,
altrimenti, sarebbero andati perduti e, di
questo, gli dovremmo essere sempre grati.
Nasce a Roma, nel gennaio del 1860, in
una casa posta davanti la Chiesa di Santa
Caterina dei Funari nella Piazzetta omonima, all’angolo con Via dei Delfini, qualche
anno prima della scomparsa di Giuseppe
Gioachino Belli della cui scuola poetica è
considerato il naturale continuatore, anche
se, pur riprendendo molto della vena satirica del Maestro, non riesce mai a raggiungere il suo genio.
Abita nel Rione Campitelli, uno dei più
popolari della città, in prossimità del
Ghetto.
Muore, sempre a Roma, nel 1911 all’età di
cinquantuno anni, tanti quanti ne visse
Ettore Petrolini.
Pur discendendo da una famiglia di origine
veneta, egli è stato un autentico figlio di
Roma e, a questa città, ha dedicato gran
parte della sua non lunga esistenza.
Aveva iniziato gli studi di ragioneria, ma
ben presto si destò in lui un interesse ed
una particolare attrazione per tutto ciò che
potesse riguardare Roma e il folklore di
questa città, della quale ebbe la possibilità
di approfondire i molteplici aspetti, lavorando come dipendente del Ministero della
Pubblica Istruzione, e bibliotecario presso
la Biblioteca Nazionale. Nell’Italia finalmente unita, guardava con poca simpatia
tutti i cambiamenti del suo tempo, i sonetti Er 20 settembre, Li Piemontesi e Li
Tuscani, ne sono la prova.
Scrivendo di Giuseppe Gioachino Belli,
ricordavo che, se si vuole parlare di Roma,
non è possibile prescindere dal suo Poeta,
questi è come un porto al quale si deve
forzatamente attraccare. Orbene, lo stesso
concetto vale anche per Giggi Zanazzo
che, come detto, al Belli si è fortemente
ispirato arrivando a definire i suoi versi
immortali sonetti. Egli cominciò a comporre poesie usando lo stesso dialetto ruvido
che aveva usato il suo autore preferito,
traendo spunto dai fatti e dalla vita di tutti
i giorni.
Nel 1887, a appena ventisette anni, fonda
il Rugantino - nome tratto da una famosa
Maschera della Commedia dell’Arte - una
rivista letteraria dialettale che si ispira al
tipico popolare romano, rivista che ospita
uno dei primi sonetti composti da Trilussa
che, come detto altrove, riscuote subito
l’approvazione dei lettori.
La sua migliore produzione, però, arriva
parecchi anni dopo, a partire dal 1906,
allorquando pubblica l’opera dal titolo Usi,
Costumi e Pregiudizi del popolo di Roma,
per la quale viene maggiormente ricordato.
E’ in quest’opera che Giggi Zanazzo compendia una grande quantità di credenze
popolari, costumi locali, rimedi tradizionali
atti a curare ogni tipo di malattia o quasi,
oltre che le caratteristiche grida dei venditori ambulanti e dei mercati rionali, alcuni
giochi di parole e, finanche, alcune espressioni del dialetto giudaico - romanesco.
Sembrerebbe che molti dei suoi sonetti e
racconti abbiano tratto origine da un particolare metodo di lavoro consistente nell’annotare fatti e personaggi, oggetto di
racconti delle persone di una certa età;
una sorta di singolare archivio pazientemente tenuto e conservato nel corso degli
anni.
Egli stesso ce ne dà conferma:“…confesso
che una trentina di anni fa li raccoglievo
non immaginando che un giorno mi sarebbero serviti a qualche cosa…
“…in tali occasioni non di rado mi capitava
di udire ora il pregiudizio, ora il rimedio
simpatico, ora la leggenda, ora una cosa,
ora un’altra di cui subito pigliavo nota…
“…ripeto, facevo ciò per semplice curiosità,
ma anche per quella vivissima passione
che avevo ed ho per le cose che col popolo hanno attinenza…
“…tanto ero lontano in quel tempo che siffatto materiale potesse interessare, all’infuori di me, altra persona ed anche perché
ignoravo che già dotti e illustri scienziati
attendevano con amorevoli cure a salvare
dalle ingiurie del tempo questi documenti
intimi della psicologia di un popolo…
A Giggi Zanazzo, che ancora oggi viene
considerato una delle fonti d’informazione
più importanti e dettagliate del vecchio folklore romano, la sua città ha dedicato un
busto con una lastra di marmo contenente
alcuni suoi versi, oggi quasi illeggibili, ubicato nei pressi della scomparsa Piazza
Montanara, nel suo Rione Campitelli e gli
ha intitolato una strada nel popolare Rione
di Trastevere, una breve traversa compresa tra Via dei Genovesi e Via della VII
Coorte, a pochi metri da Piazza Sonnino,
nella quale si trova il Puff di Lando Fiorini.
Soffermarsi brevemente sulla sparita
Piazza Montanara e scoprire qualcosa di
questo luogo ritengo possa essere di sicu-
Campo de’ fiori
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i, figure, personaggi
di Riccardo Consoli
Piazza Montanara
ro interesse, oltre che di valido aiuto, per
meglio comprendere lo spirito dello scrittore; posta in prossimità del Ghetto,
potrebbe aver derivato il suo nome dalla
famiglia Montanari, successivamente
estintasi in quella dei Cesarini o, secondo
diverso improbabile parere, dalla circostanza che in questo luogo erano soliti
riunirsi montanari e buzzurri.
Un autorevole urbanista sostiene che la
perdita di questo spazio rappresenta uno
degli eventi più gravi conseguenti agli
sventramenti; era questo un luogo assolutamente pittoresco, continuamente animato da un andirivieni di burini in cerca di
lavoro, venditori ambulanti, strozzini e
caporalacci, ovvero quei tipici malfamati
personaggi che assegnavano lavoro, per lo
più, di una sola giornata.
C’erano qui caratteristiche botteghe come
quella del Barbiere della meluccia, così
chiamato in quanto, per un solo soldo,
radeva barbacce dure e lunghe di una settimana e, pare che, per tendere le guance
avvizzite degli anziani, fosse solito porre
in bocca di ciascun avventore una piccola
mela, sempre la stessa, che lasciava poi
mangiare all’ultimo cliente della giornata.
C’era ancora lo Scrivano pubblico che
stava seduto davanti ad un tavolino sgan-
gherato, pieno zeppo di fogli e buste, al
quale ricorrevano in particolare soldati,
servette e contadini, personaggio questo
così bene descritto dal poeta romanesco
Armando Fefè:“…ricco de naso e povero
de panza, / er pubblico scrivano cò l’occhiali, / carico d’apparenze dottorali, /
metteva in bella copia l’ignoranza, / o vidimava, pieno d’importanza, / li compromessi fatti tra sensali…”.
In questo luogo abitò e visse per molti anni
Giggi Zanazzo che, tra i poeti dialettali, è
il seguace più prossimo al Belli, atteso che
il linguaggio usato nelle sue opere è la
fedele trasposizione di quella parlata per
strada dalle classi sociali più basse, laddove altri autori, vedi Trilussa e Pascarella,
utilizzano un dialetto più prossimo alla
classe medio borghese.
A differenza del Belli e degli altri poeti dialettali, Giggi Zanazzo, scrivendo in prosa,
ha la possibilità di apparire perfettamente
coerente con il genuino dialetto parlato dal
vecchio popolo di Roma. Fin da giovanissimo scrive sonetti e racconti; alcuni di questi, come La Guardia Nazionale e
N’Infornata ar Teatro Nazionale, riscuotono
subito un grande successo.
La sua vena poetica è alimentata dalla
capacità di saper cogliere, grazie a un non
comune senso di osservazione, il particolare che si cela nella vita quotidiana.
Alla vita popolare di Roma sono dedicate la
stragrande maggioranza delle sue opere,
questi alcuni titoli: Proverbi romaneschi,
Giggi pè Roma, Giggi pè Trastevere,
Ritornelli romaneschi, Novelle, favole e
leggende romanesche. Un esempio? Er
cortello.
“Er cortello, pe’ li romani der mi tempo,
era tutto, era la vita!
“Se lo tieneveno in saccoccia, magari
assieme a la corona, e ogni tanto se l’attastaveno pe’ vede si c’era sempre, e se l’accarezzaveno come si fussi stato un tesoro.
“Pe’ loro er cortello era un amico che nu’ li
lassava ma ni’ la notta, ni’ er giorno.
“La notte sotto ar cuscino, er giorno in
bèrta.
“De quanno in quanno lo cacciaveno fòra,
l’opriveno, l’allustraveno, e magari se lo
baciaveno, e se lo baciavano davero, si su
la lama sbrilluccicante, ce stava scorpito er
nome de l’innamorata.
“Perché allora c’era l’usanza che, ammalappena una regazza se metteva a fa l’amore, la prima cosa che arigalava ar su’
regazzo era er cortello.
“Anzi, a ‘sto preposito, sempre a tempo
mio, una Trasteverina, una Monticiana,
sposava contraggenio un giovinotto che in
tempo de vita sua nun avesse avuto che
fa’ co’ la giustizia o nun avesse mai messo
mano ar cortello.
“Era un vijacco, una carogna. Era ‘na cosa
nun troppo pe’ la quale.
Per completare faccio rilevare come il
romanissimo Giggi Zanazzo considerasse
lo stornello il canto del suo popolo. Esso,
diceva, è un sospiro d’amore, un accento
d’odio, un capriccio della fantasia, possiamo scoprirvi dentro la facoltà della poetica
popolare, oltre che l’originalità di tutte le
sue manifestazioni; il popolo non medita
ne scrive, perciò ogni manifestazione dell’arte è in lui spontanea, il popolo nostro
canta lo stornello nelle ore più felici della
giornata allorquando la fatica del lavoro
non gli ha ancora fiaccato le membra,
allorquando l’immagine desiderata gli
torna alla memoria, allorquando nei giorni
di festa invade allegramente le osterie di
campagna.
Lo stornello attira più di ogni altro canto,
sia per la comodità di formare un pensiero
in poche parole, sia perché, proprio per
questa brevità, la fantasia è libera di spaziare e di trovare nuove forme e nuovi
suoni.
Puoi credere lo dice Giggi Zanazzo!
Campo de’ fiori
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di Carlo Cattani
4/...QUARTA
“Quasi Possibili”, il suono di ...carta
di Costantino Quarta
Amici, tranquilli! Siete sempre sulle pagine
di “SUONARE!!! SUONARE!”.
E’ che vogliamo provare ad allargare gli
orizzonti di interesse della rubrica anche
verso espressioni dell’ingegno che “suonano” diverse dalla musica, ma che di musica parlano o di musicisti sono. E’ dunque
con molto piacere che mi ritrovo a colloquiare con Costantino “Cochi” Quarta, già
ospite su queste pagine l’estate passata,
in veste di musicista, “fatto cantare”
riguardo la sua band, GREEN ROSE, gruppo affacciatosi lo scorso anno sul mercato
discografico con il primo cd First journey, un gustoso viaggio musicale nel
mondo delle melodie Celtiche, ma aperto
alla contaminazione jazz-rock, anche grazie all’apporto dell’equilibrata produzione
del noto musicista, il “maestro” Toni
Armetta (vedere Cdf n° 29 e 30).
La possibilità di tornare sulle tracce… intellettuali di Costantino Quarta, oggi, mi è
data dalla recente pubblicazione del suo
primo libro, dal titolo QUASI POSSIBILI,
per le Edizioni Il Filo - collana Tracce
nuove voci. L’opera, una raccolta di 4 racconti, tutti “suonati” in poco più di 100
pagine, mi ha favorevolmente sorpreso per
scorrevolezza e ritmo narrativo, definizione
dei personaggi, nonché per gli spunti narrativi che traggono vigore da temi e fatti di
scottante attualità in seno alla nostra
società. Un avvio drammatico e doloroso,
l’omicidio di un sacerdote “resistente” alle
pretese della camorra, introduce da subito un senso di suspense, di pericolo imminente, di sensazione da respiro affannato.
Il libro poi si colora anche di un umorismo
da “uomo/donna della porta accanto” e i 4
racconti mostrano dei protagonisti molto
“on the road” a dipanar situazioni in cui la
realtà spesso sconfina nel piano della fantasia, ma per quanto ancora, visti i tempi
che corrono?
Detto ciò, al posto di copertine di dischi e
foto di musicisti “on stage”, classici, fondamentali elementi della narrazione in questo alveo di cultura ed informazione musicale di “CAMPO DE’ FIORI”, spazio alla
copertina di un libro, a un’immagine misurata e a un rilassato ma non meno interessante incontro con l’autore.
Carlo: Costantino, come ti sei scoperto scrittore?
Costantino: beh, la passione per la scrittura c’è sempre stata. Avevo qualche anno
in meno (ndr; Costantino ha 53 anni, è
nato e vive a Roma) quando iniziai ad
abbozzare qualche racconto umoristico,
ma assolutamente per me stesso: mai e
poi mai avrei pensato di scrivere qualcosa
da proporre ad altri! Un po’ come succede
con le poesie che, a volte, ritieni troppo
intime o con la stesura di un diario. Poi,
collaborando con una rivista (in realtà
sono un grafico) mi trovai a dover scrivere
brevi pezzi che motivassero la scelta delle
illustrazioni ad integrazione dei testi da
pubblicare, e col tempo mi sono molto
affezionato a quelle “note”, tanto da curarle sempre di più, sia nella forma che nei
contenuti, e questo fece sì che fossero
molto apprezzati anche dai lettori della
rivista stessa. Questa “palestra obbligata ”
mi ha fatto crescere l’uzzolo di cimentarmi
un po’ più seriamente con la scrittura. Ma
la svolta vera e propria ci fu una decina di
anni fa, quando la “allora” mia fidanzata,
oggi mia moglie, mi spronò a partecipare
ad un concorso di narrativa; non vinsi
nulla…. ma il seme era gettato e da allora
ho continuato: era nato “lo scrittore” !
Carlo: lo spazio del racconto è quello
che ti è più congeniale?
Costantino: per ora, sicuramente. La mia
è una scrittura per flash, impressioni, quadri. “L’ampiezza raccolta” del racconto mi
è congeniale proprio per questo, è asciutto e non sbrodola. In realtà potrebbe
anche esserci la paura di non saper tenere
le redini della distanza-romanzo; ma troppo spesso, come lettore, sarei molto più
contento se dei romanzi finissero diverse
pagine prima. I libri a volte hanno pagine
noiose, ridondanze che personalmente
salto a piè pari. Beh, io cerco di eliminarle,
tendendo all’essenziale, per conferire e
mantenere alto il ritmo narrativo.
Preferisco che qualcuno obietti che il racconto sia finito troppo presto anziché trovarlo troppo lungo!
Carlo: quando preferisci scrivere e
quali sono i tuoi riferimenti (autori,
generi)
Costantino: cominciamo col dire che non
ho il sacro furore della scrittura, o una
parte della giornata deputata a… Se c’è un
fatto, un pensiero che mi colpisce o che mi
stimola, allora cerco di fermarlo su carta e
Campo de’ fiori
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“I GREEN ROSE”, al centro con il flauto Costantino Quarta, nella suggestiva atmosfera di Castel Sant’Angelo a Roma
poi via via col tempo di perfezionarlo, ma
senza periodi fissi, senza farmene un’ossessione. Ho però un bioritmo mattutino e
sicuramente in quelle ore della giornata
sono più “creativo” che la sera. Per quanto riguarda i miei riferimenti… beh, diciamo che il genere umoristico-drammatico è
una cifra letteraria che mi piace sempre
molto. Potrei citare due scrittori fra tutti:
Kurt Vonnegut e John Fante. Senza parlare della scrittura fantastica di Borges, per
me, l’inarrivabile.
Carlo: Il dietro le... quinte di QUARTA
nella stesura di QUASI POSSIBILI …
spunti di partenza, aneddoti.
Costantino: “Quasi possibili” in quanto raccolta nasce in un secondo tempo. I
quattro racconti che la compongono
hanno storie e tempi diversi fra loro, ma
sono espressione fedele di quello di cui ho
parlato prima. Infatti sono storie che tentano di narrare in forma anche umoristica
e paradossale degli aspetti drammatici e
inquietanti della nostra società sempre più
multirazziale, come l’intolleranza per il
diverso, l’integralismo culturale o religioso
o aspetti più propriamente di casa nostra
come la criminalità organizzata o la violenza del “branco”. Ma anche in questo caso,
il tutto è filtrato da un senso di magia, di
realtà deformata, tesa all’estremo, tanto
da diventare quasi possibile. Il racconto
Clara, ad esempio, nasce da tre storie
diverse, che poi sono confluite in una sola.
E devo dire che è stata l’elaborazione più
difficile. La storia nasce dalla consapevolezza che alcuni fenomeni che credevamo
lontani, come quello delle mutilazioni genitali femminili, oggi ce lo ritroviamo in casa,
e il combatterlo sarà una battaglia che le
varie culture dovranno portare avanti
insieme, per far sì che il senso fecondo
della diversità si contrapponga agli integralismi di qualsiasi matrice, sia di casa
nostra che non, portatori di violenza e
sopraffazione. Quello che poi mi ha spinto
a riunire questi racconti per la pubblicazione definitiva di QUASI POSSIBILI, è stato
proprio il constatare che oltre ad avere la
stessa cifra stilistica (diciamo di fanta-real-
tà) avevano anche questo tema comune
rappresentato dai diversi volti che il senso
religioso può mostrare: da una sorta di
magia pagana (Cercando Bertrando), a
uno scellerato accordo fra integralismi
(Clara), dall’intolleranza verso “l’altro” (La
sindrome di Sarajevo) alla setta pazzoide (Balocchi e figli). Insomma, tutte storie sospese fra l’immaginario, la realtà e il
verosimile, tanto da poterle unire in un
discorso omogeneo. Per quanto riguarda
degli aneddoti, ti posso raccontare alcune
reazioni che ho avuto da diverse persone
dopo aver letto i racconti. Uno mi ha telefonato da Catania, dicendomi che aveva
appena finito di leggere il racconto Clara
ed era in lacrime dalla commozione; mentre in una mail di pochi giorni fa, mi si
esortava a proporre una storia per un racconto del famosissimo eroe del fumetto
italiano Dylan Dog (ndr: l’ho pensato
anch’io: please, aiuta un vecchio fan di
Dylan Dog a mantenere alto l’interesse per
le storie del proprio eroe dei fumetti!)
Sono reazioni diverse, ma ambedue lusinghiere.
te <è non rompere l’anima al lettore>
Costantino: mi trova assolutamente d’accordo! Lo dicevo anche prima. Mai annoiare il lettore. In base a questo principio,
cerco di tenere alto il ritmo delle azioni,
con molto dialogo, un linguaggio spesso
cinematografico (ndr: in effetti ,alcuni di
questi racconti non sfigurerebbero per una
riscrittura finalizzata ad una trasposizione
televisiva), poche lunghe descrizioni dei
luoghi o dei personaggi. Lascio a chi legge,
attraverso dei rapidi tratti, dei bozzetti
quasi, la possibilità di disegnare il definitivo dei personaggi, penso che così possa
sentirsi, in un certo senso, più parte in
causa delle storie e non solo lettore o “fruitore”, come si diceva una volta.
Carlo: i rapporti con il tuo editore Il
Filo
Costantino: i rapporti con le edizioni Il
Filo, il cui presidente onorario è l’illustre
poetessa Ada Merini, sono stati di estrema
correttezza reciproca. È una giovane casa
editrice e come tante di queste coraggiose
piccole aziende editoriali, cerca di ingegnarsi per riuscire a pubblicare classici,
autori noti , ma anche di dare spazio agli
emergenti .
NOTE: il libro, oltre a trovarlo nelle
librerie, si può ordinare direttamente
dal sito www.ilfiloonline.it .
Carlo: cosa c’è stato prima di “Quasi
possibili”?
Costantino: ci sono stati una serie di racconti brevi, che mi sono serviti come training per la stesura di storie più complesse.
C’è stata un’intensa attività concorsuale e,
per quel che può valere, alcuni riscontri
incoraggianti. Gli stessi racconti del libro,
sono stati premiati in diverse occasioni.
Carlo: per concludere, il grande
Buzzati diceva che la cosa importan-
Carlo: cosa ci possiamo aspettare
dalla tua penna?
Costantino: sto lavorando a una serie di
racconti brevi… luoghi reali, luoghi della
mente, ma sempre abbastanza bizzarri, lo
prometto!
La seconda dimensione artistica del musicista Costantino Quarta? APPROVATA!
Per un contatto con l’autore : Costantino
Quarta [[email protected]]
12
Campo de’ fiori
Campo de’ fiori
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s
Le
Max
13
LUCIO BATTISTI
(seconda parte)
Origini artistiche dei nostri cantautori e cantanti più famosi
Preventivando un improbabile successo, di
questo disco vengono stampate soltanto
1.000 copie, ma ne vengono vendute circa
la metà, destinando le altre al macero.
“Per una lira” è, oggi, uno dei dischi più
ricercati dai collezionisti, visto l’esiguo
numero in circolazione.
Dopo un anno viene pubblicato un altro
disco, anch’esso introvabile, “Luisa Rossi”,
ed “Era”, che reca inciso a pennino la data
di stampa, 22.6.1967. Anche questo, però,
non arriva al successo e il grande pubblico
conosce ancora la coppia Mogol-Battisti,
che compongono per gli altri, come ad
esempio la famosa “29 Settembre” portata gli Equipe 84 in vetta alla Hit Parade e
“Uno in più” per Riki Maiocchi (ex
Camaleonti). Nel 1968 finalmente esce
“Balla Linda” e, grazie alla partecipazione
al Disco per L’estate, al Festival Bar ed al
Cantagiro, Battisti acquista grande popolarità.
“Balla Linda” era solo il lato B del 45 giri,
ma il successo di pubblico che avrebbe
avuto, Lucio lo aveva preventivato pur
essendo arrivato 4° al Cantagiro, dietro
agli Showman vincitori con “Un’ora sola ti
vorrei”, Mino Reitano con “Aveva un cuore
che ti amava tanto”
e ad Elio Gandolfi
con “Un anno di
più”.
Affermava,
infatti, che sarebbe
salito presto ai vertici delle classifiche.
Nel 1969 conquisterà la Hit Parade con
la bellissima “Mi
ritorni in mente” e
piazzerà brani come
“La mia canzone
per Maria” e “Io
vivrò senza te”.
Parteciperà a Sanremo in coppia con
Wilson Pickett, presentando “Un’avventura” che arriverà solo al 9° posto.
Sempre nel 1969
realizza il suo primo
33 giri reinterpre-
tando i suoi brani che avevano dato tanto
successo ad altri : “Uno in più” di Riki
Maiocchi, “Nel sole, nel vento, nel sorriso
e nel pianto” dei Ribelli, “Il vento” dei Dik
Dik, “29 Settembre” dell’Equipe 84 e “Nel
cuore nell’anima” sempre dell’ Equipe 84.
Nello stesso anno compone e interpreta
“Acqua azzurra acqua chiara” che vince il
Festivalbar, ma non arriva ai vertici della
Hit Parade, perché preceduta da “Storia
d’amore” di Adriano Celentano e
“Pensando a te” di Al Bano (brano vincente di Un disco per l’estate). “Acqua azzurra acqua chiara”, si attesta sempre al 3°
posto al Cantagiro dopo “Rose rosse” di
Massimo Ranieri e “Viso d’angelo” dei
Camaleonti.
Seguono “Non è Francesca” per i Balordi e
“Il paradiso”di Patty Pravo.
Da questo momento Battisti porta al successo tutte le sue canzoni composte con
Mogol, e la sua ascesa diventa inarrestabile.
Continua sul prossimo numero...
14
Campo de’ fiori
Scopri l’Arte
di Enea Cisbani
Il Pittore Vincenzo Montini nasce a Siena il
27 Maggio 1971.
Attualmente vive ed opera nel Comune di
Sutri, antico centro del Viterbese sulla Via
Cassia.
Nel 1989, consegue il Diploma di Maturità
Artistica presso il Liceo Artistico “Tuscia” di
Viterbo.
Nel 1992, consegue il Diploma in Pittura
nell’Accademia di Belle Arti di Via Ripetta
in Roma.
Non soltanto pittore, ma anche restauratore: nel 1997 opera nel restauro dei materiali lapidei del Palazzo del Quirinale residenza del Presidente della Repubblica e
nel 1998 al restauro della Meridiana nella
Chiesa di Santa Maria degli Angeli e della
Stele di Axum in Roma.
Realizzatore di numerose scenografie teatrali e indiscusso realizzatore di pitture
decorative per interni, come le decorazioni
Liberty per il Museo del Vetro presso il
Comune di Altare nel Savonese e le decorazioni parietali nel museo archeologico
del carcere di Rebibbia in Roma.
Creatore del monumento celebrativo in
onore della Principessa Mafalda di Savoia
nel Comune di Castel Sant’Elia.
Pittore, incisore, scultore, scenografo: su
tali multiformi aspetti professionali si fonda
l’opera di Montini, artista emergente nell’angusta realtà culturale viterbese.
In una fase culturale come quella attuale,
dominata, in pittura, dallo “sperimentalismo” e dalle “avanguardie”, che si rifanno
ad incerti modelli figurativi e culturali, il
pittore Montini ripropone, in maniera
netta, il valore fondante della tradizione
pittorica classica italiana dei grandi Maestri
del Rinascimento e del “Cinquecento
Italiano”, attraverso l’impiego delle tecniche pittoriche ormai desuete e esaltando,
nel contempo, l’importanza del disegno,
attraverso il corretto uso dei modelli proporzionali e prospettici.
Per mentalità Vincenzo Montini ama il dialogo e i tempi ampi e meditati della pittura, come momento di sintesi e approccio al
percorso dell’arte, che non deve ignorare o
dimenticare la sua storia e tradizione, anzi
esaltarla e trovare nel modello “Classico”
nuove fonti di ispirazione e studio.
La sua opera pittorica riprende anche le
tecniche antiche, come nella lunga preparazione dei supporti lignei, delle tele e
della carta.
Il valore, dunque, della “Bottega d’Arte”
del Rinascimento Italiano, fucina di grandi
e celebrati Maestri.
Nelle sue pitture e opere grafiche sono
evidenti i riferimenti all’esperienza “manierista Italiana” del secolo XVI e al suo più
celebrato pittore: il Pontormo, attraverso
le figure dai colli allungati e diafani o nell’intenso modellato anatomico reso corposo attraverso forti ed evidenti accenti chiaroscurali.
Aver riproposto la tradizione “Classica”
non è certamente limitativo, ma anzi un
valore concreto a voler significare l’importanza di un modello culturale che, in ogni
epoca o fase sociale, può ancora suggerire insegnamenti a chi vuole appropriarsene.
Campo de’ fiori
Vincenzo Montini
15
Campo de’ fiori
17
L arte del sogno
di
M.Cristina Caponi
The science of sleep, Francia, 2005.
Genere: commedia, romantico; regia:
Michel Gondry; interpreti: Gael García
Bernal, Charlotte Gainsbourg, Alain
Chabat, Miou-Miou, Pierre Vaneck,
Emma De Caunes; sceneggiatura:
Michel Gondry; fotografia: Jean-Louis
scenografia:
Ann
Bompoint;
Chakraverty, Pierre Pell, Stephane
Juliette
Rosenbaum; montaggio:
Welfling; costumi: Florence Fontaine;
musiche: Jean-Michel Bernard; distribuzione: Mikado.
“Coloro che sognano di giorno sanno
molte cose che sfuggono
a chi sogna soltanto di notte”
Edgar Allan Poe, Eleonora
Prologo a mia discolpa: è constatabile la
presenza nel circuito artistico di opere che,
oltre ad intercettare e stimolare le nostre
onde celebrali, sferrano un massiccio
attacco alla nostra corazza interiore. L’arte
del sogno è una di queste opere. Se ne
deduce, a tal punto, come possa risultare
astruso per chi scrive, cercare di trasporre
su carta le emozioni provate durante la
visione di suddetto testo filmico e, nel contempo, tracciare una nota critica.
Dopo simile premessa iniziale, passiamo
ad enucleare i punti forza su cui si basa
questo lungometraggio. Prima di tutto, a
suo favore depone il genio del regista francese Michel Gondry, possessore di una
forte e ben marcata impronta autoriale
come, d’altronde, si era già appurato nel
suo splendido film precedente: Se mi lasci
ti cancello. La personale vena creativa del-
l’autore si constata già nella scelta del soggetto; un plot surreale in cui i piani della
realtà e del sogno continuano ad intrecciarsi incontrollatamente. Infatti, il protagonista della pellicola è l’introverso e
romantico Stéphane Miroux (Gael Garcia
Bernal), affetto da un profondo difetto percettivo che lo porta a confondere il mondo
onirico con quello della quotidianità. Egli
affranca il proprio Io solo durante la fase
r.e.m del sonno; esclusivamente in quel
limbo, in quella réverie, il giovane si sente
a suo agio e può riscattare la sua esistenza altrimenti piatta e banale. A livello psicologico, si potrebbe diagnosticare in lui
un’attitudine borderline nei confronti della
realtà. Chissà… Forse per impedirgli di
cadere nel baratro onirico è sufficiente l’affetto di una persona speciale come può
essere la sua vicina di casa Stéphanie
(Charlotte Gainsbourg), abile nel confezionare peluche di stoffa…Chissà…
Dopo aver letto queste poche righe relative allo script, magari molti di voi non riterranno l’opera così affascinante. È proprio
qui, invece, che vi potreste sbagliare.
Prima di tutto, il film è attraversato da un
flusso poetico che avvolge ogni attimo
della pellicola. Inoltre, innovativo è l’approccio con cui si cerca di decodificare il
concetto stesso di sogno, appellandosi ad
un’ipotetica scienza. Infatti, come spiega
lo stesso Stéphane, tale arte si basa sul
Parallel
Synchronized
concetto
di
Randomness (Casualità Sincronizzata
Parallela), per cui vi è una sintonia arcana
ed oscura tra due menti che, inavvertitamente, effettuano i medesimi atti. Se questa spiegazione può sembrare a tratti ironicamente accademica, immaginate quale
effetto e quale senso può ottenere qualora
venga esposta come se si trattasse di una
ricetta culinaria e tutta la scena fosse
ripresa con una cinepresa di cartone. Ma
non c’è da stupirsi. Infatti, se già Il favoloso mondo d’Amelie di Jean-Pierre Jeunet
aveva catapultato lo spettatore in un universo visionario ed idealisticamente utopista, tale suggestione è in sostanza raddoppiata in L’arte del sogno. Allontanandosi
dai colori postmoderni di cui è imbrigliato
Amelie, la fotografia dell’ultima fatica di
Gondry ha un tratto decisamente più intimista, più vicino alle sfaccettature del
nostro mondo attuale e, proprio per questo naturalmente, cozza in maniera ancor
più sorprendente con le tinte iperboliche
degli effetti speciali. Pur non volendo disquisire molto su tali trucchi cinematografici che rendono credibili i trip mentali del
protagonista, vorrei lodarne lo stampo artigianale e ruspante, affine ad una certa animazione in stop motion di molti cartoni
europei degli anni ’80.
Infine, vi sono i personaggi principali:
Stéphane e la sua omonima, interpretati
da due giovani attori promettenti: Gael
Garcia Bernal, protagonista di La mala
education e Charlotte Gainsbourg, già
vista in Nuovo mondo. Se all’interprete
femminile è da tributare un elogio per via
della sua calibrata recitazione, il vero astro
nascente è proprio Bernal. Il suo merito è
quello di aver reso credibile un personaggio difficile da trasporre sul grande schermo e, molto probabilmente, un attore
meno maturo lo avrebbe denaturato di
quella sensibilità che richiede invece questo ruolo.
Epilogo: seppur in L’arte del sogno vi è una
patina di malinconico pessimismo, il buffo
motto “anarchia del cellophane” è una di
quelle vitalistiche rivendicazioni che, purtroppo, non si vedevano al cinema dal
tempo della Nouvelle vague francese.
Campo de’ fiori
19
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La paura di avere paura:
l’attacco di panico
Tachicardia, sudorazione improvvisa, sensazione di soffocamento,
dolore al petto, nausea, paura di morire o
di impazzire, sono solo
alcuni dei sintomi che
caratterizzano
un
attacco di panico.
Dott.ssa
Il primo Attacco di
Francesca Celeste
Panico è generalmente inaspettato, cioè si
manifesta “a ciel sereno”, per cui la persona si spaventa enormemente e, spesso,
ricorre al pronto soccorso.
Pur presentandosi anche in forma attenuata (2-3 sintomi) o con sintomi isolati,
l’Attacco di panico completo è definito
dalla presenza di almeno 4 dei seguenti
sintomi:
-Sudorazione
-Mancanza di respiro o sensazione di sof
focamento
-Palpitazioni cardiache
-Dolore o senso di oppressione al torace
-Sensazione di svenimento, instabilità,
testa leggera, vertigini
-Tremori
-Formicolii o intorpidimento degli arti
-Vampate di calore o brividi
-Nausea o dolore allo stomaco
-Senso di estraneità nei confronti della
realtà (derealizzazione) o del proprio
corpo (depersonalizzazione)
-Paura di morire, di impazzire, di perdere il
controllo sulle proprie idee o azioni.
Il singolo episodio può sfociare facilmente
in un vero e proprio Disturbo di panico,
che secondo il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-IV), è
inquadrabile in un disturbo d’ansia, che
consiste nella presenza di Attacchi di
Panico ricorrenti, inaspettati, seguiti da
almeno 1 mese di preoccupazione persistente di avere un altro Attacco di Panico.
La paura di un nuovo attacco, infatti,
diventa immediatamente forte e dominante ed è facile che si sviluppino comportamenti di evitamento di tutte le situazioni potenzialmente ansiogene che possono determinare una vera e propria
Agorafobia, ovvero l’ansia relativa all’es-
sere in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile o imbarazzante allontanarsi, o nei quali potrebbe non
essere disponibile un
aiuto, nel caso di un
attacco di panico inaspettato.
Diventa così quasi
impossibile uscire di
casa da soli, viaggiare in treno, autobus o
guidare l’auto, stare in
mezzo alla folla o in
coda, e cosi via. La persona diviene schiava del suo
disturbo, costringendo spesso
tutti i familiari ad adattarsi di
conseguenza, a non lasciarla mai
sola e ad accompagnarla ovunque.
La frequenza e la gravità degli
Attacchi di Panico varia ampiamente. Ad esempio alcuni individui presentano attacchi moderatamente frequenti
(per es. una volta a settimana), che si
manifestano regolarmente per mesi.
Altri riferiscono brevi serie di attacchi più
frequenti (per es. quotidianamente per
una settimana) intervallate da settimane o
mesi senza attacchi o con attacchi meno
frequenti (per es. due ogni mese) per
molti anni.
Il Disturbo di Panico è un disturbo sempre
più diffuso. In Italia ne soffre circa il
2,5% della popolazione e le donne si
ammalano 2 volte più frequentemente
degli uomini. La fascia d’età più colpita è
quella tra i 15 e i 35 anni, ma non sono
risparmiati neppure bambini e persone in
età avanzata.
Le cause precise non sono chiare; sembra
esserci un nesso con le più importanti fasi
di transizione della vita che portano inevitabilmente una certa quantità di stress e
ansia: gli esami scolastici e universitari, il
matrimonio, il primo figlio, cambiare lavoro o posizione lavorativa, e così via, per cui
non sono rare situazioni in cui l’esordio
appare per esempio intorno ai 30 anni,
intorno ai 40 anni eccetera.
Attualmente il trattamento del Disturbo
di Panico può essere psicoterapeutico e
farmacologico. I due approcci possono
essere integrati. La scelta del tipo di trattamento dipende dalle caratteristiche del
quadro clinico della persona.
La terapia può portare miglioramenti significativi nel 70-90% dei casi; intervenire
precocemente aumenta la possibilità di
bloccare la progressione del disturbo agli
stadi successivi in cui si sviluppa l’agorafobia.
Campo de’ fiori
21
La mobilità nelle
più grandi città del mondo
di Giovanni Francola
Una scelta coraggiosa è stata intrapresa a
Parigi, dove non è più permesso ai SUV
circolare nel centro delle città, negato
anche ai residenti, con delibera comunale
in vigore dal 5 Dicembre 2006.
Se invece andiamo ad Oslo, città pioniera
in Europa, è attivo il così detto “Toll Ring
System”, un pedaggio di due euro per l’accesso al centro.
Mentre a Londra, fin dal 17 Febbraio 2003,
è stata applicata una tassa antismog, il
“Road Princig Congestioncharging”, che
prevede il pagamento di ben 8 sterline al
giorno (quasi 12 euro) semplicemente per
girare nel centro della città.
Nella città di Singapore, da circa trenta
anni, è in funzione il “Road Pricing”, il
sistema elettronico primo al mondo che
controlla l’accesso dei veicoli attraverso 42
varchi.
Per fare un esempio più locale, basta pensare che per risolvere in parte i problemi
legati all’inquinamento veicolare e ai parcheggi, l’amministrazione fiorentina ha
bandito i SUV dal centro storico e, dal 1°
Gennaio 2005, i veicoli con ruote superiori
al diametro di 73 centimetri, non possono
circolare nella zona ZTL (zona a traffico
limitato).
A prima vista sembra una scelta un po’
stravagante, ma induce a pensare che i
veicoli con ruote grandi inquinano molto di
più.
Malgrado questi provvedimenti la qualità
dell’aria, in alcune città, rimane preoccupante. Ciò dimostra il fatto che, sempre
più spesso, si fermano le auto, si consente la circolazione a targhe alterne e si
annunciano domeniche ecologiche, come
se questo fosse il rimedio di tutti i mali.
Non sarebbe più semplice progettare e
produrre veicoli meno inquinanti per la
nostra mobilità, anziché vietare, o far
pagare pedaggi, a chi sceglie una mobilità
individuale?
A meno che questi pedaggi non servano a
fare cassa……
Altro aspetto poco chiaro è che quando i
livelli di inquinamento tornano a parametro stabiliti, tutto riprende come se nulla
fosse avvenuto.
In realtà avviene di continuo qualcosa di
irreversibile, i cittadini respirano polveri
sottili nocive anche quando i livelli sono
rientrati nella norma perché, il cosiddetto
P.T.S. (particolato totalmente sospeso) è
sempre presente nell’aria.
Quindi, ben venga monitorare e prendere
dei provvedimenti, ma occorre individuare
i veri responsabili emettitori di questi veleni e, di conseguenza, eliminarli anche a
costo di scontrarsi con delle vere corporazioni.
Mi auguro che, in poco tempo, si acquisisca una nuova coscienza planetaria, prima
che l’ambiente ci presenti un conto troppo elevato che neppure le lobby sarebbero in grado di pagare.
Campo de’ fiori
22
Le
guide
di
C
o
n
a
n
g
o
b
r
Ca
STORIA Il comune di Carbognano
è uno tra i più piccoli della provincia
di Viterbo, a ridosso
dei
Monti
Cimini, con una
superficie territoriale di 1.725 ettari
e a circa 400 m sul
livello del mare.
di Ermelinda Benedetti
Il nome risulta
foto Mauro Topini
essere piuttosto
singolare, e diverse ipotesi sono state avanzate riguardo la
sua origine. Alcuni ritengono che possa
derivare dal nome del Castellacio di
Arignano, sul colle di S. Eutizio, che, a sua
volta, deriva da un antico tempio dedicato
a Giano (Ara Jani-Arignano-Carbognano).
Un’altra ipotesi è legata al nome dell’antico patrizio Carbilio, che si fece costruire in
Chiesa di San Pietro
questi luoghi una villa, detta Carbilia, da
cui Carbiliano e poi Carbognano. Ma le due
ipotesi più accreditate sono legate, una
alla famiglia romana Carbones, che possedeva gran parte del territorio, e l’altra alla
presenza di numerosi giacimenti di carbone dovuti ai fitti boschi e, soprattutto, ai
tronchi di castagno e di quercia.
Si hanno testimonianze in cui il paese è
identificato con il nome di Corvignanum o
Carmignano, ma la denominazione attua-
le compare per la prima volta nell’ 817, in
un documento del Regesto Farfense, dove
si parla di un feudum Carbonianum.
Dal punto di vista storico, invece, la sua
nascita è da collocarsi tra il V e il IV secolo a.C., quando gli Etruschi si stanziarono
anche in tutta la zona circostante.
Successivamente, divenne presidio strategico romano, come testimoniano alcuni
scarni sepolcreti, in località Coste dei Galli,
riconducibili a soldati o genti di passaggio,
piuttosto che a una comunità stabile.
Notizie certe si hanno, poi, a partire dall’
817, grazie ad un documento del Regesto
Farfense, che dichiara l’appartenenza del
feudo all’Abbazia di Farfa. Un documento
del 1254, in cui si conferma già l’esistenza
del castello, afferma, invece, la sottomissione al Comune di Viterbo. Ma nel corso
del Medioevo, diverse famiglie di feudatari, tra cui i Di Vico e gli Anguillara, si contesero Carbognano, cercando di sottrarlo
alla giurisdizione dello Stato Pontificio, fino
a che non fu proprio Papa Pio II ad affidare il Castello al Conte Cristoforo di
Carbognano e, quindi, a Pietro Paolo
Nardini, nel 1462. Divenuto Pontefice
Alessandro VI Borgia, il feudo passò a
Orsino Orsini, marito dell’amante del
Pontefice, Giulia Farnese, permettendo
così a Carbognano di mantenere la sua
autonomia feudale, mentre i territori limitrofi erano stati inglobati nel Ducato di
Castro e nella Contea di Ronciglione.
Durante questo periodo numerose migliorie, dal punto di vista urbano e architettonico, si apportarono al piccolo centro:
furono costruiti la Chiesa di Santa Maria e
il Palazzo Baronale. Nel 1649 venne incamerato dalla Chiesa, finché Urbano VIII
non lo trasformò in Principato, affidandolo
alla famiglia dei Colonna.
ITINERARIO TURISTICO Carbognano
possiede molte chiese risalenti a diversi
periodi storici. La chiesa di San Pietro
Apostolo, del XVIII secolo, è la costruzione più imponente di Carbognano. Nel
luogo in cui sorge, vi erano originariamente cinque case, una cantina ed una stalla,
acquistati, con l’approvazione del principe
Giulio Cesare Colonna Barberini, da un fornaio, per 1055 scudi e 52 baiocchi.
Quando il principe terminò tutto il danaro
ereditato dalla madre, per costruire la
chiesa, i lavori si fermarono e ripresero
solo con i fondi raccolti dalla
Congregazione del Concilio, dovendo,
però, il Principe rinunciare allo “Ius padronale”. La chiesa venne officiata nel 1800 e
nel 1819 Papa Pio VII concesse la dignità
collegiale. La facciata è costituita da un
portico con quattro colonne, ognuna delle
quali avrebbe dovuto avere la statua dei
quattro Santi: Pietro, Paolo, Eutizio e
Filippo. L’interno é a navata unica, terminante con un’abside, il cui catino è a cassettoni prospettici e, su ciascuno dei due
lati lunghi, presenta tre cappelle comunicanti. La chiesa di San Filippo Neri è la
prima chiesa ad essere stata eretta in suo
Chiesa di San Filippo
Campo de’ fiori
23
Campo de ’ fiori
onore, nel 1636, a pochissimi anni di
distanza dalla sua santificazione. Di piccole dimensioni e in stile barocco, sorge nell’omonima piazza di Carbognano. Fu fatta
costruire dal cardinale oratoriano, Orazio
Giustiniani, poiché la tradizione locale racconta che il Santo fermò un gruppo di
assassini che volevano uccidere alcuni
paesani. Sul lato sinistro della chiesa, si
erge un’imponente torre campanaria, probabilmente antecedente alla stessa chiesa
e di epoca romanica, come dimostra lo
stile. Al suo interno è conservata un’acquasantiera, risalente all’XI secolo e un
organo a canne risalente all’epoca della
chiesa. Poco fuori dal centro abitato, su un
preesistente luogo di culto, è stata eretta
la chiesa di Sant’Eutizio, riconducibile
al VI secolo. L’interno è diviso in tre navate da colonne di ordine toscano, sormontate da capitelli medievali. Tra i vari dipinti che ricoprono le pareti, quello di
Sant’Eutizio, con un libro aperto nella
mano sinistra e un mazzo di spighe di
grano nella destra. La chiesa della
Madonna delle Valle va menzionata,
soprattutto, per gli affreschi attribuiti al
Pastura, allievo del Pinturicchio e del
Perugino, anche se credenze popolari raccontano che il volto della Madonna, per la
sua bellezza, sia stato dipinto dagli angeli
e non da mani umane. Nel XVIII secolo,
per volere degli abitanti del paese, fu fatta
innalzare una chiesa in onore della madre
di Maria, la chiesa di Sant’Anna, a navata unica, con copertura a capriate. Con
una conformazione simile, benché di
dimensioni più piccole, é la chiesa di
Santa Lucia, la più antica del paese, che
dà il nome alla piazza antistante, nel cuore
del centro storico. La chiesa di Santa
Maria della Concezione, invece, fu fatta
erigere da Giulia Farnese, sui resti di una
precedente chiesetta di cui si possono
ancora osservare, all’esterno, piccoli
archetti in stile gotico. La chiesa, oggi
diventata una palestra, a seguito della
caduta del tetto nei primi del ‘900, era ad
una sola navata, con una copertura a
capriate, con bifore e con l’altare affrescato. Probabilmente sulle rovine di un originario tempio, dedicato a Giano, fu costruita la chiesa di San Donato, il cui sedile
in pietra, dietro l’altare, testimonia l’antichità dell’edificio sacro. Di più recente fattura é, invece, la chiesa della Scarpella
o della Madonnella, innalzata nel 1839
e dedicata al culto del Cuore Immacolato
di Maria, la cui immagine, per la quale fu
aperta una finestra perché i passanti
potessero ammirarla, fu irrimediabilmente
trafugata nel 1979. Passeggiando per le
vie del paese è possibile vedere, oltre che
questi numerosi luoghi di culto, altri caratteristici particolari, tra cui, ad esempio, un
grande lavatoio, costruito per volere del
Principe Colonna e sormontato da una
lunga tettoia, con ha lo scopo di ripararlo
dalle intemperie.
TRADIZIONI E FESTE Festa di Sant’
Eutizio e San Filippo Festeggiamenti in
onore dei Santi Protettori del paese, con
caratteristica processione per le vie del
centro e animazione.
Corpus Domini Solenne processione per
adorare il Corpo
di Cristo.
Festa
di
Sant’Anna Festeggiamenti
in
onere della mamma di Maria, particolarmente cara
ai carbognanesi.
Presepe viente
Rievocazione
della nascita di
Gesù, in costumi
d’epoca, durante
tutto il periodo
natalizio.
SAPORI TIPICI
Diversi sono i piatti tipici che si annoverano nella tradizione gastronomica di
Carbognano. I bricheli tonni sono un
tipo di pasta fatta semplicemente con
acqua e farina, conosciuta in altre parti
d’Italia, sotto nomi differenti, da condire
con sugo anche un po’ piccante. I frittelloni, piuttosto noti in tutta la zona, se pur
spesso con nomi differenti, sono delle sottilissime crepes, con formaggio, arrotolate.
Le ciarle sono dei dolci di carnevale, più
comunemente chiamati frappe, nate dalla
paste sfoglia fritta in olio bollente e
cosparse in superficie di zucchero. I maritelli sono, invece, dei dolci tipici del periodo di Pasqua, realizzate dall’impasto di
uova zucchero, olio, acquavite, limone,
cannella, latte, lievito e farina. Più tipicamente carbognanesi, dato la coltivazione
di castagne, sono i zeccheli, ossia castagne secche bollite. Esclusivamente di questo paese sono, poi, le gavinelle, un particolare tipo di pasta fatta con acqua, sale
e farina, cotta in acqua bollente con sale e
olio e condita con sugo.
CURIOSITA’: Ma lo sapevate che a
Carbognano…
I colori sociali sono il giallo e il verde, la
persona più anziana del paese è Ada
Quadraccia nata nel 1910, la coppia sposata da più tempo è quella di Pettirossi
Aldo e Cresca Giuseppa, convolata a nozze
nel 1945, il numero degli abitanti è di 2050
distribuiti in 896 nuclei familiari.
Castello
01100 Viterbo
P.zza Verdi, 2/A - Tel./Fax 0761.347651
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Centro Commerciale Tuscia - Tangenziale Ovest
Tel. 0761.390013
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01030 Vallerano (VT)
Via Don Minzoni, 58 - Tel./Fax 0761.751551
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01033 Civita Castellana (VT)
Via Giovanni XXIII, 28-28A - Tel./Fax 0761.517951
e-mail: [email protected]
00169 Roma
Centro Commerciale Casilino - Via Casilina, 1011
Tel. 06.23260306, Fax 06.23279988
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Centro Commerciale Torresina - Via A. Barbato, 31
Tel. 06.61663133
63037 Porto D’Ascoli (AP)
Centro Commerciale Portogrande - Via Pasubio,
144 - Tel./Fax 0735.753665
e-mail: [email protected]
Campo de’ fiori
25
APPARIZIONE
“Manchiamo solo noi!
Tutti, proprio tutti, i
nostri amici o parenti
hanno infilato qualcuno
in una qualche trasmissione televisiva: belli o
brutti, intelligenti e
non, tanto qualcuno ce
di
l’hanno infilato.
Gianni Bracci
Perfino mio nipote
Tonino, che quello …
veramente… non capisce un granchè,
eppure per un pelo non ha partecipato al
Grande Fratello: lo hanno eliminato solo
nelle selezioni finali !”
“Sai che gusto !” rispose G stancamente
alla moglie, che spingeva perché anche
loro facessero la loro brava
comparsa in TV.
“Ma cosa andiamo a fare ?
Cosa sappiamo fare ? Niente.
Niente di niente. Solo figure
da dementi: non sappiamo
recitare, né ballare o cantare.
Non siamo gente di spettacolo, e neppure di cultura, diciamoci la verità !”
“Ma non serve, è questo che
non capisci, non s-e-r-v-e !
Devi solo apparire e conquistare un po’ di notorietà in
paese, è un modo per stare al
passo con i tempi… punto !
Non fare l’antico…!”
Anche se poteva sembrare
assurdo, la signora D aveva
ragione: molti loro conoscenti
si cimentavano allegramente
in apparizioni televisive.
Qualcuno addirittura frequentava corsi di recitazione, dizione o canto, preparava qualche
passo di danza: per gioco,
dicevano, salvo poi sottoporsi
ai più svariati provini per partecipare a qualsiasi trasmissione, al solo scopo di poter
dire un giorno:”Io c’ero”.
I più ambiziosi e istruiti cercavano di farsi ammettere a
telequiz o a dibattiti in cui
interveniva il pubblico in sala.
Un vecchietto era riuscito a
farsi intervistare per alcuni programmi
sulla storia della Repubblica: fingendo di
essere orfano di guerra aveva commosso
milioni di telespettatori.
I più scarsi si accontentavano di fare la
claque nella speranza di essere in qualche
modo inquadrati da una qualsiasi telecamera.
G odiava questo esibizionismo di massa,
ma per fare contenta sua moglie e non
apparire il solito anticonformista volle pre-
starsi al gioco. Capì subito che il modo più
semplice e immediato per arrivare direttamente in video era il fatto di cronaca:<<Ricordo che un tale ammazzò la
suocera….. fece un clamore incredibile ! La
notizia era stata trasmessa all’apertura di
tutti i Tg con tanto di foto segnaletica>>,
pensava G serioso, e già si immaginava
immortalato dal flash della Polizia. Ma la
cosa gli sembrava veramente un pò cruenta, anche perché, in cambio di qualche
minuto di pubblica fama, avrebbe seriamente rischiato qualche anno di carcere,
senza contare la brutta fine della suocera…. poverina.
Più semplicemente pensò di sparire. Una
scomparsa alla quale, sicuramente, sareb-
be seguita denuncia ai carabinieri e quindi, inevitabilmente, a Chi l’ha visto?
Figuriamoci se, persa ogni traccia del
marito, la signora D avrebbe mancato l’occasione per segnalarlo alla più nota trasmissione del lunedì sera.
Progettò quindi l’allontanamento: si sarebbe reso irreperibile, senza lasciare tracce,
la domenica mattina per rifugiarsi in un
vecchio casaletto di campagna che apparteneva a suo padre. Trascorsa inutilmente
quella giornata e la notte successiva, con
tutta evidenza sarebbe stato necessario
telefonare a Chi l’ha visto? Per sicurezza
lasciò appositamente una sua foto, un
primo piano in cui era preso molto bene e
stava in cravatta, sul tavolo della cucina,
così che potessero inviare quella per il riconoscimento.
Quella domenica prese il suo vecchio sacco
a pelo impolverato e, con la scusa di andare a Messa, si recò invece in direzione del
pezzetto di terra di famiglia, avendo cura
di lasciare la macchina in un posto lontano
dalla pubblica via.
Effettivamente, qualche ora dopo il pranzo,
scattò l’allarme ! Il sig. G era scomparso:
incredibile ! Una persona dalla vita apparentemente
irreprensibile,
senza alcun evidente problema di famiglia, di salute o
economico, era scomparsa.
Certamente non era stato
rapito, anche perché non
avrebbero trovato nessuno
disposto a pagare alcun
riscatto.
Comunque G non si trovava.
Scattarono le prime ricerche.
Danielino, il più piccolo dei
suoi bambini, estremamente
preoccupato per il papà, ebbe
come un sesto senso e, a
cavallo della sua bici, corse
proprio in direzione del casaletto dove però, apparentemente, non c’era la minima
traccia dello scomparso, che
in realtà si era semplicemente
arrampicato sopra una pianta
e cercava – attentissimo- di
non accennare al minimo
rumore.
Danielino, vinto dallo sconforto, cominciò allora a piangere
disperatamente per la perdita
del caro papà.
Sentire quelle lacrime diventava sempre più insopportabile
per G, il quale, con il cuore in
gola per la commozione
pensò: “Vada al diavolo la
televisione e quei sempliciotti
che la fanno !”.
Saltò dal ramo di olivo su cui era accovacciato, a mò di novello Zorro metropolitano,
per andare ad abbracciare il suo bambino:
una scena degna di quei programmoni
strappalacrime che piacevano tanto a sua
moglie, cosicché, mentre stringeva al petto
il figlioletto, pensava, con una punta di
rammarico:
<< Sarebbe stato un finale perfetto per
C’è posta per te : manca solo la De
Filippi!>>
Campo de’ fiori
26
Album dei ricordi
Civita Castellana anni ‘90 - Carnevale “I pellerossa”
INDOVINELLO
Più son caldo
più son fresco... che
fenomeno grottesco.
Avete risolto l’indovinello ??
Il primo che indovinerà e ne darà comunicazione in redazione, riceverà un simpatico omaggio
offerto dalla
GIOIELLERIA SPERANDIO
Se vi riconoscete in queste foto, venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio. Se desiderate vedere pubb
Campo de’ fiori
i... ... di Carnevale
Civita Castellana - Carnevale 1993 “I mazzieri”
blicate le vostre foto, portatele presso la redazione di Campo de’ fiori, esse vi verranno immediatamente restituite.
27
Campo de’ fiori
28
Come eravamo
i
n
n
o
n
i
g
g
o
,
i
t
o
p
i
n
i
ier
Quando vado a
Tarquinia a trovare i
miei nipotini (ne ho
ben quattro, tutti
fratelli), il terzo,
Paolo Maria di tre
anni, appena arrivo,
mi tende la manina,
e
mi chiede di
accompagnarlo ai
vicini giardini pubblidi Alessandro Soli
ci, dove potrà correre e giocare tra scivoli e altalene. Solo allora mi rendo conto
dell’importanza che il nonno ricopre nell’ambito famigliare. I miei pensieri vanno
agli anni della mia infanzia, quando quella
manina era la mia, quando il nipotino ero
io, quando non vedevo l’ora che mio
nonno mi portasse con lui, magari per una
semplice passeggiata.
La sua mano forte e callosa mi stringeva e
dava sicurezza, chissà se anche Paolo
Maria prova oggi quelle sensazioni. Certo i
tempi sono cambiati, i nipoti di oggi, che il
progresso ha reso furbi, esigenti e smaliziati, sono lontanissimi parenti dei coetanei di allora, che arrossivano e ammutolivano dopo le carezze ricevute.
Eppure sono passate solo due generazioni,
solo cinquant’anni, ma il ruolo di nipote e
nonno, che la società sta tentando in tutti
i modi di cambiare, di invertire, quasi stravolgendone l’ordine, è rimasto per fortuna
lo stesso. Mi spiego: quando io ero nipote,
l’ammirazione e il rispetto verso le persone anziane (verso mio nonno in modo particolare), erano valori fondamentali per la
mia crescita, che avveniva all’ombra di una
società poco permissiva, ma formativa,
quando la voglia di fare, creare, ricostruire, rappresentava il vero trampolino di lancio verso la moderna società del benesse
re. Come tutti i bambini il nonno era l’esempio da seguire: la sua esperienza,
maturata da una vita di lavoro e da vicende belliche che lasciano segni indelebili nel
corpo e nello spirito, davano spunto a mille
domande formulate dall’ingenuità tipica di
chi vuol sapere come e perché. Mio nonno
l’ho visto sempre come una persona anziana, adesso che nel gioco delle parti, interpreto io quel ruolo, mi accorgo, a parte
l’età, di essere profondamente diverso,
come diverse sono le
domande del mio
nipotino.
Domande che sono
frutto di ore passate
davanti alla televisione, o a digitare sul
computer, domande
che mettono a dura
prova il mio sapere,
e a volte non so
come e cosa rispondere. Sinceramente
questi piccoli “geni”
mi fanno paura, ma
la consapevolezza
che il ruolo più
importante per la
loro crescita spetta
soprattutto ai genitori, mi consola, perché essendo ancora
papà ho cercato di
dare ai miei figli una
educazione, il più
possibile piena di
valori umani e affettivi, sta a loro poi
trasmetterla ai miei
nipotini.
In tutte queste “contorsioni” tra nipoti e
nonni, corriamo il rischio di venire risucchiati nel vortice del quotidiano, del tutto
e subito ad ogni costo.
Ecco allora che il nonno diventa una figura
“sbiadita” e quel nipotino di allora che tendeva la mano per prendere il piccolo cono
di gelato (quasi sempre negato da papà e
mamma che dicevano: gli fa male!), ora si
siede disinvolto al tavolo del bar e pretende la “coppa del nonno”.
Indovina L’Artista
Di lato è riportato il
particolare del famoso
quadro “Concerto”.
Sai dire chi l’ha dipinto?
I primi tre che indovineranno e si recheranno
presso la redazione, riceveranno un simpatico
omaggio offerto dal
Centro Parati Selli.
Corsi di tutti i livelli di:
Sbarra a Terra Acrobatica
Laboratorio Coreografico
Flamenco
Canto
La scuola si avvale di Docenti professionisti tra i migliori del mondo ballettistico per offrire un percorso sia
professionale che amatoriale.
Ha pavimenti tecnici atti allo studio della danza che assorbono le vibrazioni evitando alle stesse di ripercuotersi sulle ossa e sulla muscolatura. (Fattore importantissimo e imprescindibile specialmente per gli
allievi più piccini)
Didatticamente segue il programma dell’Accademia Nazionale di Danza, supervisionato e controllato periodicamente dal Direttore Tecnico e Artistico.
Ha un ambiente esclusivo, silenzioso, riservato e sereno dedicato esclusivamente solo allo studio delle
diverse tecniche e discipline della danza. Un luogo dove gli allievi possono incontrare, studiare e conoscere l’arte della vera danza, vivendola nella propria sfera emotiva e percettiva.
L’allievo sin dall’inizio del proprio percorso viene educato a percepire, a vivere e a muoversi nella musica e
non semplicemente ad eseguire movimenti a sé stanti privi di ogni espressione artistica.
La scuola , proponendo periodicamente stage e lezioni di approfondimento di ogni tecnica della danza, dà
la possibilità di percorrere e intraprendere anche un obiettivo professionale.
Associata alla Federdanza, Agis, Aidaf, Anpdet, offre le migliori garanzie di qualità .
………la scuola dove nulla è lasciato al caso.
Campo de’ fiori
31
Le Majorettes di Corchiano
(terza parte)
di Ermelinda Benedetti
Nel 1993 il gruppo, del quale, a poco
meno di dieci anni dalla fondazione, avevano fatto parte molte ragazze del paese,
lasciando, di volta in volta, il posto alle più
piccole, è affidato, per volere dell’istruttore e fondatore Giuseppe Rita e del presidente, allora, in carica Orlando Piccioni, ad
una intraprendente giovane di Corchiano:
Roberta Silveri.
In realtà, lei aveva già una compagnia di
ragazzi, nata dai campi scola estivi, dove
faceva l’istruttrice, e chiamata Gruppo
Giovani Corchiano. Proprio per questa
esperienza, ritengono che possa essere la
più idonea a svolgere tale compito.
“All’inizio ero un po’ spaventata”, mi dice,
“ma sono stati i ragazzi del gruppo giovani a spingermi ad accettare, dicendomi
che, anche loro, sarebbero entrati a far
parte dell’organizzazione delle majorettes”. Ecco che, così, i due gruppi si fondono, e lei, che non aveva mai neanche fatto
la majorette, si impegna a seguire dei
corsi a Roma e Mentana per imparare e, a
sua volta, insegnare. Roberta, sin dal
primo anno, si dà molto da fare e coinvolge le ragazze anche in altre iniziative. Nel
periodo di Natale, fa travestire alcune di
loro da piccole “Babbi Natale”, girando, di
casa in casa, a portare doni alle persone
anziane ed agli ammalati. Per il Carnevale,
invece, organizza dei piccoli gruppi
mascherati, da far sfilare insieme alle
majorettes, in quei paesi dove sono chiamate ad esibirsi. Tutto sembra continuare
per il meglio, ma, a partire dagli ultimi
anni Novanta, il numero delle componenti
diminuisce, forse perché sono, a poco a
poco, cambiati i tempi e mentre prima
questo poteva essere un modo per uscire
di casa, per incontrare le amiche, per
conoscere e socializzare, oggi non è più
necessario, perché non mancano certo i
modi per uscire di casa, incontrare le amiche, conoscere e socializzare. “Più che la
quantità, amo la qualità delle ragazze”,
precisa, a tale proposito, Roberta.
Nel 2000, poi, quando scoppia il boom dei
calendari, anche loro decidono di farne
uno, indossando le caratteristiche divise e
sfruttando i meravigliosi scorci di
Corchiano, con l’intento di invogliare, così,
nuove leve.
continua a pag. 33...
Campo de’ fiori
32
A proposito di
ceramisti civitonici
di Francesca Sgrò e Beniamina Viola
Questo articolo viene pubblicato anche sulla “Gazzetta
Falisca” su richiesta delle
ricercatrici
Dott.sse
Francesca Sgrò e Beniamina
Viola, responsabili dell’allestimento del Museo della
Ceramica
di
Civita
Castellana.
Due articoli pubblicati recentemente, I ceramisti di Civita
Castellana di Enea Cisbani
nell’ultimo numero di Campo
de’ fiori e Pane e broccoli di
Luigi Valletta nella Gazzetta
Falisca di gennaio, ponevano
all’attenzione dei lettori il
ruolo fondamentale svolto
dai ceramisti civitonici nella
storia del territorio, soprattutto nel corso degli ultimi
centocinquanta anni. Luigi
Valletta forniva una testimonianza diretta della vita in
fabbrica, Enea Cisbani si
interrogava invece sulla
mancanza di “memoria storica”, sull’assenza di consapevolezza e affezione da parte
Ceramisti di Civita Castellana anni ‘50-’60
sia delle istituzioni
locali che della
comunità
per la
storia della ceramica locale, una storia fatta da generazioni di ceramisti
e ricca di vicende
peculiari. Un patrimonio di esperienze e di saperi di cui
si è nutrito lo sviluppo economico di
Civita e che è stato
però costantemente collocato a margine, trascurato,
dimenticato.
Giustamen-te,
Cisbani
riteneva
che anche a questa
assenza di memoria, e quindi di
valore,
andasse
imputato “il pro-
Campo de’ fiori
gressivo abbandono da parte dei giovani
delle attività ceramiche artigianali” e, più
in generale, la situazione critica della produzione ceramica locale.
E’ un argomento, questo, che ci sta particolarmente a cuore perchè è diventato, da
due anni, il nostro lavoro: ricostruire e rappresentare la memoria – dai processi storici alle esperienze artistiche, al legame tra
fabbrica e comunità - del lavoro ceramico
a Civita, al fine di creare una ricomposizione fra passato e presente. Siamo infatti due studiose, un’antropologa culturale e
una storica dell’arte, cui è stato affidato
l’incarico di progettare e realizzare l’allestimento del nuovo Museo della Ceramica di
Civita Castellana. Qualche civitonico ci
conosce perché coinvolto o disturbato
dalle nostre ricorrenti richieste di informazioni, testimonianze, documenti; ci conoscono, in particolare, i protagonisti del
lavoro ceramico cui ci siamo rivolte e che
cogliamo l’occasione di ringraziare pubblicamente: Giovanni Mancini, Plinio Abballe,
Francesco Alessandrini, Giovanni Baldoffei,
Alfredo Chelini, Valdemaro Becchetti, Tito
Valletta, Ermanno Mariani, Francesco
Carabelli, Corrado Carabelli, Renato Conti,
Felice Antonini, Bruno Bernardi, Alberto
Profili, Delfino Agneni, Alberto Brunelli,
Alberto Miozzi, Augusto Ciarrocchi.
Il nuovo Museo si fonda sul materiale
documentario e sulla collezione di manufatti dell’attuale Museo sito in via Roma,
istituto nel 1995 grazie al lavoro appassionato e competente di un gruppo di civitonici riuniti nell’Associazione Civitonica d’
Arte e Storia “Giovanni Volpato” (ACAS). A
costoro certamente noi studiose e tutti i
civitonici dobbiamo essere grati perché,
consapevoli di quanto si andava disperdendo, sono riusciti a raccogliere, a preservare e a valorizzare il prezioso materiale di cui ora disponiamo e che, nel nuovo
allestimento, sarà integrato dai risultati
della ricerca da noi condotta.
Il nuovo Museo della Ceramica di Civita
Castellana “Casimiro Marcantoni” nasce
per iniziativa della Provincia di Viterbo e
del Comune di Civita Castellana ed è realizzato grazie ai finanziamenti erogati dalle
Regione Lazio in virtù della legge obiettivo
33
2b (fondi della Comunità Europea): rientra
pertanto nel DEMOS, sistema museale
demoetnoantropologico del Lazio. La
nuova sede è l’ex chiesa di San Giorgio,
presso l’Istituto Professionale d’Arte (cui
sarà affidata la gestione), un contenitore
museale di grande suggestione, ma di
dimensioni ridotte per cui è comunque
prevista la realizzazione di un secondo
nucleo espositivo, possibilmente nei locali
di una fabbrica dismessa.
Il nostro lavoro, cui ci siamo dedicate con
serietà e con una passione via via crescente, è ormai in fase conclusiva; la finalità che ci proponiamo con la nuova esposizione, attraverso la rappresentazione
dell’esperienza di tanti ceramisti, di tante
famiglie, di tante manifatture, costituisce
anche la risposta a quanto lamentava
Cisbani nel suo articolo; con il Museo vorremmo contribuire, infatti, a restituire a
tutti i civitonici, ceramisti e non, un patrimonio collettivo, un “bene comune” verso
il quale nutrire un sentimento forte d’affezione e dal quale trarre un senso profondo
di identità e di coesione.
...continua da pag. 31
Roberta non ha mai pensato di abbandonare la guida del gruppo e, proprio nei
momenti meno facili, è stato l’entusiasmo
delle ragazze a darle la forza per andare
avanti. Prima di salutarla, le chiedo un giudizio personale, data la sua decennale
esperienza con i giovani: “ Hai notato un
cambiamento generazionale nell’arco di
questi anni?”. “Sicuramente sì”, mi risponde, “ora le ragazze sono meno timide e più
decise. La televisione ha inciso molto.
Sono più preparate e anche più veloci nell’apprendere nuovi esercizi. Risulta più
facile persino insegnare. Chi fa la majorette, oggi, è perché ama fare la majorette”.
Attualmente il gruppo è composto da 29
ragazze, divise tra quelle che si esibiscono
con la bacchetta e quelle che si esibiscono
con i pon pon, ed ha accolto anche
sei ragazze provenienti dal vicino
paese di Fabrica di Roma, dove non
esiste un gruppo folcloristico di majorettes. Da tre anni a questa parte,
dopo la nascita del suo bambino,
Roberta ha deciso di lasciare il ruolo
di istruttrice a Francesca Piergentili,
una delle veterane ed ex “mazziera”,
assumendo la meno impegnativa
carica di Presidente e continuando a
seguire le ragazze, di cui è molto soddisfatta, nelle sfilate.
La redazione di Campo de’
Un mondo di auguri a
Simone Spinelli di
Roma, che il 6
marzo festeggierà il
suo compleanno. Un
augurio speciale da
parte di
Massimiliamo e Maria
Cristina.
Tanti auguri di Buon Compleanno a Luna
Anselmi di Fabrica di Roma che ha compiuto 9 anni il 25 Febbraio, dai fratellini Samuele e Leonardo e dai nonni
Elena e Franco.
Tanti auguri a
Federici Elettro che
il 27 Febbraio ha
compiuto 80 anni.
Auguri dai figli, il
genero, la nuora, i
nipoti e il pronipote.
Tanti auguri di Buon
Compleanno alla
nostra nonnina dai
nipoti Fabio, Danilo,
Diego e Luana
Sara Di Filippi
tanti auguri per i tuoi
20 anni da papà
Maurizio, mamma Rita,
i fratelli Silvia e
Simone e nonna Anita
Auguri di buon compleanno
a Gloria Proietti di
Fabrica di Roma che il 18
marzo compie 23 anni da
parte della sorella
Daniela e degli amici:
Emanuele, Maria Cristina,
Noemi e Massimiliano.
Congratulazioni a
Anna Fusaro e Luigi Tullo
che il 29 Dicembre hanno
festeggiato le loro nozze
d’oro. Auguri dai figli, nipoti
e pronipoti.
Tanti auguri a
Giulia
Malatesta che
il 21 Febbraio
ha compiuto il
suo primo anno
di vita, dai
nonni Giuseppe
e Liana
Malatesta.
Tanti auguri a
Stefania Ricci
per il suo compleanno,
da nonna Elena,
mamma, papà,
Alessandra,
Alessandro, zio Aldo,
zia Anna, amici e
parenti tutti.
Tanti auguri di
buon compleanno a
Gabriella Salinetti
di Mazzano
Romano, che il 12
marzo festeggia 23
anni. Maria
Cristina e
Massimiliano ti
augurano 100 di
questi giorni
fiori si associa agli auguri
Il 23 Marzo la
Tanti auguri di
piccola Giulia
buon compleanno a
Barboni compie il Chiara Cecchini di
suo primo anno di
Roma che il 2
vita.
marzo festeggia i
Tantissimi auguri suoi magnifici 23
anni. Un grande
da mamma
bacio da parte di
Emanuela, papà
Maria Cristina e
Luca, i nonni, gli
Massimiliano.
zii e i cuginetti.
Buon compleanno a
Daniele Pezzano di Roma
che il 28 febbraio ha
compiuto
31 anni. Un caloroso
abbraccio da parte della
ragazza Elisa e dagli
amici
Massimiliano e Maria
Cristina
Tanti auguri
di buon
compleanno
a nonna
Elena che il
prossimo 22
Marzo compirà 95 anni
da parte del figlio Arnaldo,
la figlia Annunziata,
i nipoti Stefania, Alessandra,
Alessandro ed
i parenti tutti.
Il 18 Marzo
compie gli anni
Simone Di Marco
di Fabrica di Roma.
Un mondo di auguri
da Maria Cristina.
Tanti Auguri a
Rinchiusi Maila di
Castel Sant’Elia
che il 6 Marzo
compie 1 anno.
Auguri da mamma,
papà, i nonni, gli
zii e il cuginetto
Giorgio.
Tanti
auguri a
Valentina
per il suo
terzo compleanno da
mamma e
papà
Il 7 Gennaio
Nazzareno
Pecoroni e Ersilia
Iannoni hanno
festeggiato le
loro prime nozze
d’oro. Auguri dai
fratelli, le sorelle, i cognati e i
nipoti
Buon compleanno a Federica
Giansanti di Roma
che
il 13 Febbraio ha
compiuto 26 anni.
Un augurio sincero
da parte di Maria
Cristina
e Massimiliano
Tantissimi auguri di
Buon Compleanno a
Cecilia Anselmi
che l’11 Febbraio
ha compiuto gli
anni. Tanti auguri
dalla mamma, il
papà, il fratellino
Federico, le nonne,
gli zii, la cugina e
da tutti gli amici di
Campo de’ fiori.
Flavia Narcisi che ogni attimo
della tua vita sia colmo di tanto
amore,
gioia e
felicità...
da mamma
Simona, papà
Marcello
e i nonni
Un grandissimo benvenuto a Gabriele
Affatato che l’11
Dicembre è venuto al
mondo riempiendo di
gioia i cuori di
mamma Tiziana e
papà Carlo
Tanti auguri a Fabio Martino di
Roma che il
27 febbraio
ha compiuto
23 anni. Buon
compleanno da
parte di
Cristina e
Massimiliano
36
Campo de’ fiori
ATI
NA
Civita Castellana
23.1.2007 Flavia Narcisi
24.1.2007 Cristian Settimi
26.1.2007 Giada Rompietti
4.2.2007 Leonardo Pasquali
4.2.2007 Flaminia Conti
6.2.2007 Aurora Agostinelli
7.2.2007 Nadia Bouti
12.2.2007 Stefan Riccardo Irimia
16.2.2007 Benedetta Carrisi
MATRIMONI
Civita Castellana
10.2.2007
Daniel Nache / Lica Mihaela Visan
14.2.2007
Elisabetta Ranfi / Nello Bartolacci
17.2.2007
Tamara Casini/Nicola Greco
DECEDUTI
Civita Castellana
22.1.07 Francesca Peruzzi,
24.1.07 Alfredo Fantera,
27.1.07 Silvana Mariucci,
30.1.07 Onelia Ermini,
2.2.07 Mario Raponi,
2.07 Nicolò Pitzus,
16.2.07 Ione Paoletti,
12.2.07 Marco Cavallari,
14.2.07 Vincenzo Tomassetti,
14.2.07 Fabrizio Brocchi,
14.2.07 Gino Chillocci,
15.2.07 Gabriella Tontoni,
15.2.07 Luciana Di Clemente,
17.2.07 Annunziata Carletti,
20.2.07 Ennio Pettorossi
Il personaggio
misterioso
Nella foto di fianco è
riportata la foto di una
famosa attrice.
Sapresti dire chi è? I
primi 5 che, indovinando, ne daranno comunicazione in redazione, riceveranno un simpatico omaggio
offerto dalla profumeria Paolo e Concetta.
Campo de’ fiori
38
Una “Fab
di Sandro Anselmi
Storie e immagi
Le acacie di
anni ‘40 Via San Rocco - Fabrica di Roma
il primo a sinistra è Mario Iannoni, la terza da sinistra è Luigina Alessi, la quarta da sinistra è Marisa Anselmi
Hanno abbattuto le Acacie di San Rocco !!
Sono rimasti soltanto enormi monconi di
tronchi brutalmente decapitati.
Vedere questo spettacolo devastante dà
un senso di devastazione.
E’ come se anche il vento si fosse fermato
per non poter più giocare fra le foglie dei
rami alti e possenti. Quante vite, quante
storie hanno testimoniato queste piante
secolari, svettando sulla sommità di questo colle ameno!
Hanno dato ombra e refrigerio nella calura
estiva e asilo ai nidi nascosti sui rami più
alti. Questi giganti buoni sono stati le vette
irraggiungibili della nostra infanzia e i sicuri guardiani delle notti fredde e ventose.
Hanno raccolto la pioggia, la neve degli
inverni di una volta e si sono impregnati
del fumo intenso che usciva dai camini
tutti intorno, accesi per scaldare le povere
case. Ogni anno, in primavera, ci regalavano quei meravigliosi fiori bianchi, profumati, che noi riuscivamo perfino a mangiare e che poi, caduti, tappezzavano tutta
la strada. Quei vecchi tronchi irregolari
avevano delle grandi radici sporgenti, che
divenivano rigidi sedili per chiunque avesse avuto voglia di scambiare due chiacchiere, o riposarsi un po’.
Ricordo quanto tempo passavamo a sentire i vecchi raccontare le storie della loro
gioventù, magari di quando avevano fatto
il soldato e la guerra e, poi, di quando, in
una notte di plenilunio, erano stati rincorsi
dal “lupo mannaro” o, ancora, la vecchietta che raccontava di aver cresciuto la figlia
con il latte d’asina, perché a lei non era
mai sceso……
Ricordo mio nonno seduto, appoggiato
con le mani al bastone, con l’immancabile
vecchio borsalino, ad aspettare che io tornassi da scuola.
E noi bambini giocare a “tana” con la testa
appoggiata al vecchio tronco e gli occhi
chiusi.
Nella corteccia rugosa incidevamo i cuori
con le iniziali di un’improbabile amata e, i
ragazzi più svegli e precoci, si scambiavano i primi baci all’ombra complice degli
alberi e al riparo da occhi indiscreti.
C’era pochissimo traffico di automobili allora, e quelle poche che transitavano, si portavano dietro una scia di polvere bianca,
perché la strada non era ancora asfaltata.
Al loro sporadico passaggio, c’era sempre
quello più attento che invitava ad alta
voce: “scansatevi che passa una macchina”.
Ripensarci oggi sembra impossibile, ma
una volta era così.
Campo de’ fiori
39
brica” di ricordi
ini di Fabrica di Roma
i San Rocco
anno 1945 - Alba Iannoni e Augusto Anselmi
a passeggio su Via San Rocco
Via San Rocco come si presenta oggi, con gli
alberi di acacia tagliati.
40
Campo de’ fiori
Cari amici
la storia di Noel si arricchisce sempre più di nuove avventure.
Conservate gli inserti e... buona lettura
dai vostri Cecilia e Federico
soggetto e testo Sandro Anselmi
continua sul prossimo numero...
Campo de’ fiori
41
Chi si è
riconosciuto ?
In questa foto pubblicata sul n. 34
di Campo de’ fiori sono stati
riconosciuti: 1- Sergio Balducci
2- Mario Parretti 3- Sergio Chitarrini
4- M. Dafne Lupo 5- Carlo Gioacchini
6-Mauro Cerri 7- Vasco Menichelli
8- Fabrizio Munzi 9- Arsenio Armagno
10- Danilo Alessandrini 11- Giuseppe Fantini
12- Danilo Turetta 13- Sandro Angeletti
14- Alessandro Mariani 15- Sergio Rossi
16- Mauro Pupi 17- Alberto Gioacchini
18- Mauro Chiodi 19- Renato Lazzarini
20- Meraglia 21- Mario Piatesi
22-Claudio Bruzziches
23- Umberto Nobili 24- Tontoni
42
L’attività agonistica 2007 dell’Okinawa
Sporting Club è iniziata a pieno regime.
Infatti si sono svolte le prime due fasi provinciali di karate, tappe indispensabili per
poter accedere al Campionato Italiano
Fiam che si svolgerà il 24 e 25 Marzo a
Modena. Tutti gli atleti del Maestro Mercuri
si sono classificati nelle prime posizioni e
hanno così conquistato il diritto di accedere alla fase nazionale, importante vetrina
per sperare in una possibile convocazione
per il Campionato Mondiale WKC che si
terrà in Italia (Bergamo) a fine Giugno.
Campo de’ fiori
L’impegnativo percorso ha visto gli atleti
dell’Okinawa a Pesaro il 27 e 28 Gennaio
per il consueto appuntamento con gli
azzurri e azzurrabili Fiam. Un importante
stage che ha permesso a tutti i ragazzi, dai
bambini agli adulti, di poter aumentare le
proprie capacità tecniche e confrontarsi
con atleti provenienti da tutta Italia e assistere alle lezioni tenute dagli allenatori
della squadra nazionale, che li visionano
nell’ottica di una possibile convocazione
futura. Prossimi importanti appuntamenti
per i karateka saranno la terza fase provinciale dei campionati
italiani Fiam, che si terrà
l’11 Marzo, la fase regionale che si svolgerà il 18
Marzo e il terzo appuntamento con lo stage di
Pesaro che si terrà il 24
e 25 Febbraio. Un grande “in bocca al lupo” a
tutti i ragazzi
dello
Okinawa per questa
importante
stagione
agonistica.
Il Maestro Mercuri ed i suoi collaboratori
hanno ideato numerosi corsi di Karate
adatti alle diverse esigenze, perché il
Karate è un arte che permette una crescita fisica e spirituale che può durare tutta la
vita. I corsi attivati presso l’Okinawa
Sporting Club sono: - Corsi per bambini
/ragazzi; - Corso per adulti agonisti; Corso per adulti amatori. Per tutti gli over
trenta anni le prime due lezioni sono
gratuite.
Total Body
Corso di ginnastica ideato per tutte le età.
In un clima familiare e divertente, al
tempo di musica, con l’ausilio di piccoli
attrezzi, potrete tonificare il vostro corpo e
migliorare l’elasticità muscolare.
Cardio Kick Boxing
Non è il solito corso di aerobica con calci e
pugni. Infatti, grazie alla grande competenza dell’istruttore, vero esperto di arti
marziali, riuscirete ad apprendere i principi delle arti marziali, conservando il clima
divertente e spensierato che caratterizza le
lezioni di fitness.
Campo de’ fiori
43
L’angolo ... cin cin
Eccoci di nuovo a parlare del vocabolario
del vino.
Come sappiamo, gli Alcooli del vino
influenzano il suo gusto ed a partire dagli
11°-12° vol. si comincia a percepire nel
cavo orale una sensazione pseudo calorica con un certo bruciore sulla
lingua.Grazie alla diversa percezione di
calore, un vino può essere definito:
- Leggero
- Poco caldo
- Abbastanza caldo
- Caldo
- Alcoolico
LEGGERO
E’ un vino in cui non si percepisce alcuna
sensazione calorica, si tratta infatti di un
vino con poca gradazione alcoolica,
appartengono a questa categoria vini
come il Moscato d’Asti, il Brachetto
d’Aqui. Quando questa situazione si verifica in altri vini viene considerata una anomalia.(4°-4,5°)
POCO CALDO
Appartengono a questa categoria vini in
cui si riconosce una modesta sensazione
pseudocalorica.(10°-11°)
ABBASTANZA CALDO
In questi vini si percepisce una netta e
piacevole sensazione pseudocalorica.(11°-12°)
CALDO
Qui si percepisce una decisa sensazione
pseudocalorica.(12°-13,5°)
ALCOOLICO
Qui la componente pseudocalorica è forte
e predominante.(15°-18°)
I polialcooli sono molto importanti nella
struttura di un vino, determinano infatti la
morbidezza.
In base alla diversa percezione della morbidezza, un vino si definisce:
- Spigoloso
- Poco Morbido
-Abbastanza Morbido
- Morbido
- Pastoso
SPIGOLOSO
Non si percepisce nel vino, alcuna morbidezza, in bocca è “sfuggente”.
POCO MORBIDO
In questo caso si percepisce una scarsa
sensazione di morbidezza.
ABBASTANZA MORBIDO
Si ha un bocca una piacevole sensazione
di morbidezza (giusto equilibrio tra composizione glicerica e alcoolica). La si
riscontra in vini giovani, pronti e di media
struttura.
MORBIDO
Percepiamo in questo vino una decisa
sensazione di morbidezza, in genere è
presente in vini strutturati e maturi.
PASTOSO
Abbiamo in questo caso una predominante, quasi eccessiva sensazione di morbidezza, prerogativa di grandi vini bianchi
da dessert, ottenuti con lavorazioni parti-
di Letizia Chilelli
colari.
Nel nostro vino, sono presenti anche
degli acidi, che creano all’interno della
nostra bocca una tipica sensazione di
vivacità e freschezza.
La diversa percezione dell’acidità rende il
nostro vino:
- Piatto
- Poco Fresco
- Abbastanza Fresco
- Acidulo
PIATTO
È un vino con carenza di acidità, che non
lascia quindi in bocca alcuna traccia di
freschezza.
POCO FRESCO
Si percepisce in questo vino una scarsa
ma piacevole sensazione di acidità che
procura una leggerissima salivazione.
ABBASTANZA FRESCO
È un vino in cui si percepisce una discreta
e piacevole sensazione di acidità che procura una buona salivazione.
FRESCO
Vino con una decisa acidità, che ci procura un’abbondante salivazione.
ACIDULO
In questo vino si percepisce una forte e
predominante sensazione di acidità, che
procura un’abbondante e fluida salivazione e una leggera contrazione gengivale.
Continua sul prossimo numero.
(Bibliografia “Tecnica della degustazione”A.I.S edizione 2001)
A
I
N
I
U
TARQ
COMUNICATO STAMPA
L’associazione Umanitaria “Semi di Pace”
onlus, unitamente alla Nazionale Cantanti,
convocano una conferenza stampa il giorno 27 Febbraio alle ore 11, presso
la sede centrale dell’ISIS di Tarquinia “Vincenzo Cardarelli” e liceo “Galileo
Galilei”, strada provinciale Porto Clementino, per ufficializzare la “Partita del
Sorriso” che si disputerà il 17 Marzo alle ore 15, presso lo stadio dell’Olivo
a Tuscanica. Si è scelta una scuola, per la conferenza stampa, per dare un
messaggio positivo ai giovani presenti, legato allo sport ed alla solidarietà.
Le finalità della partita, che la Nazionale Cantanti disputerà contro la
Regione Lazio Solidarietà, a scopo ovviamente benefico, riguardano due
importanti progetti umanitari: uno prevede l’allestimento di un grande parco
giochi per bambini, ragazzi diversamente abili e giovani all’interno della
“Cittadella dei Giovani” a Tarquinia, che è un luogo dove si svolgono attività di laboratorio, di animazione, di socializzazione, di formazione per bambini e giovani, e dove opera il “Gruppo Sorriso” composto da ragazzi diversamente abili, seguiti da volontari. L’altro progetto “Speranza, un cuore per
l’Asia”, riguarda la costruzione del “Villaggio della Speranza” nel Tamil Nadu
(India) che ospiterà oltre 40 bambini poveri ed orfani, o abbandonati dalle
famiglie. Alla conferenza stampa saranno presenti docenti, studenti, istituzioni politiche, giornalisti, nonché una rappresentanza della Nazionale
Cantanti che rilascerà interviste ai mass media ed ai giornalisti.
Campo de’ fiori
44
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Campo de’ fiori
45
La rubrica dei perchè
Perchè la bandiera dell’U.E. è così?
Ormai da qualche anno
siamo abituati a vedere,
principalmente sugli edifici pubblici,
accanto
di Arnaldo Ricci
alla nostra bandiera
nazionale
tricolore,
quella con dodici stelle che rappresenta tutti
gli stati membri della UE.
Che grande soddisfazione avrebbe avuto
Robert Schuman se avesse potuto vedere
sventolare questa bandiera! Fu, infatti,
Schuman che nel 1950 presentò il piano di
cooperazione economica europea e che iniziò il difficile percorso politico ed amministrativo, culminato con la costituzione
dell’UE negli anni ’90; decisivo fu anche l’appoggio del tedesco Adenaur e del nostro,
non da meno, De Gasperi.
Come potete notare, sono passati cinquanta anni prima che si potesse realizzare qualcosa di veramente concreto ed, a mio avviso, la cosa veramente concreta, è stata la
moneta unica!
Prima di adottare la moneta unica, sono
state istituzionalizzate numerose organizzazioni unificanti, tipo la CECA, la CEE, il consiglio d’Europa, la Commissione Europea, il
Parlamento Europeo, ma ( sempre a mio
avviso ) il cittadino europeo non percepiva
la sensazione immediata e quotidiana di
essere concittadino di un francese, olandese, etc.etc.; adesso, con l’avvento della
moneta unica, questa sensazione si percepisce giornalmente e l’UE non è più una cosa
astratta ma tangibile.
Il prossimo passo coraggioso da fare è,
secondo me, la realizzazione dell’esercito
UE nonché quello della polizia UE.
Vediamo adesso quali sono i cinque simboli UE che sono stati adottati come emblemi
di unità.
Il primo è la bandiera Europea, che spie-
Soprannomi
fabrichesi
Tacchiò - Pasqualotto - Cioccetti Pizza Pazza - Scansonatore
Spasciatetti - Locchi - Turabuci
Zimpitinello - Bruciaferro
g h e r ò
oltre perché
è
oggetto
di questo
articolo.
Il secondo simbolo è l’inno Europeo che corrisponde alla
parte finale della nona sinfonia di Ludwig
van Beethoven; esso è stato scelto perché
non contiene parole ma solo musica. E’ noto
a tutti che la musica parla un linguaggio
comprensibile a tutti i popoli.
Il terzo simbolo è il motto europeo le cui
parole sono: in italiano Uniti nella diversità;
in inglese United in diversity; in francese
Unies dans la diversitè; in tedesco In vielfat
geeint. Ovviamente, oltre queste quattro
principali lingue, vi sono tutte le altre che
per ragioni di spazio non posso elencare.
Il quarto simbolo è quello più conosciuto,
esso corrisponde alla moneta europea che
per ovvie ragioni non è il caso di descrivere.
Il quinto simbolo è la festa dell’Europa che
si celebra il giorno 9 Maggio di ogni anno; è
stata scelta questa data, per ricordare il
giorno della presentazione, da parte di
Robert Shuman, del primo piano di
cooperazione economica nel 1950.
Veniamo adesso alla parte oggetto di questo articolo: perché la bandiera europea è
così?
La bandiera dell’UE, che vediamo anche in
figura, prima di essere adottata dall’attuale
Unione Europea negli anni ’90, era già stata
adottata dal Consiglio d’Europa in data 8
Dicembre 1955 e successivamente il giorno
26 Maggio 1986 anche dalla Comunità
Economica Europea.
Il cittadino Europeo, in genere, è portato a
pensare che le dodici stelle componenti il
cerchio della bandiera, rappresentano i
dodici stati fondatori dell’UE (forse facendo analogia con la bandiera USA ?). La realtà però non è questa.
La scelta della bandiera Europea, adottata
la prima volta nel 1955, è stata frutto di un
concorso su scala europea e vinto da un
francese: il disegnatore cattolico Arsene
Heitz. Quest’ artista, come egli stesso
Proverbio
Corchianese
si c’hai un
cioccaccio
mettilo là pe’
Marzaccio
Protegge i tuoi valori
Silvia Malatesta - Via S. Felicissima, 25
01033 Civita Castellana (VT)
Tel.0761.599444 Fax 0761.599369
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affermò, prese l’idea dal capitolo dodici del
libro dell’Apocalisse, dove è scritto “Nel
cielo apparve poi un segno grandioso:
una Donna vestita di sole con la luna
sotto i suoi piedi e sul suo capo una
corona di dodici stelle” .
Arsen Heitz fece inoltre la scelta del colore blu sempre in analogia col colore del
manto della Madonna.
Ecco perché la nostra bandiera UE è così.
Arrivederci al prossimo perché.
BANDIERE DAL MONDO
Sapresti dirci a quale nazione appartiene questa bandiera? Il primo che indovinerà e ne
darà comunicazione in redazione, riceverà un
simpatico omaggio offerto dalla gioielleria
PONTE VECCHIO
46
Campo de’ fiori
Album dei ricordi
Civita Castellana - Carnevale 1973 “Il palio di Siena” - foto del Sig. Sandro Angeletti
Civita
Castellana
Carnevale
1969
“Gian
Burrasca”
Se vi riconoscete in queste foto, venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio. Se desiderate vedere
Campo de’ fiori
47
i... ... di Carnevale
Civita Castellana - Carnevale 1969
da sx: Luciana Bettinelli - Eliana Concezzi - Daniela Gioacchini
Civita Castellana - Carnevale 1987
“Sherlok Holmes” foto di Roberto Moscioni
Fabrica di Roma
Carnevale 1996
e pubblicate le vostre foto, portatele presso la redazione di Campo de’ fiori, esse vi verranno subito restituite.
foto M. Topini
foto M. Topini
foto M.
Topini
foto M. Topini
56
Campo de’ fiori
Ronciglione - foto
Stefano Ioncoli
Il passato che tinge il presente
Al pari del sole che, sorgendo, annuncia l’arrivo di un nuovo giorno, così nelle pungenti giornate di fine Febbraio, il
suono del campanone risveglia nel cuore dei ronciglionesi antiche tradizioni. L’andare ritmico del batocchio che percuote con forza il bronzo vibrante, ubriaca le orecchie dei passanti e detta la colonna sonora di una settimana all’insegna della spensieratezza e del divertimento. Tutto è pronto: luci variopinte e colori sfavillanti annunciano l’arrivo
di Sua Maestà Re Carnevale. Il grigio selciato delle ampie vie farnesiane, si impreziosisce di una scia variegata di
di Erminio
multiformi coriandoli. Queste strade che hanno vissuto la storia del carnevale ronciglionese, si preparano ad essere
Quadraroli
percorse da gioiose mascherine ed imponenti carri allegorici e ad essere maltrattate dalle emozionanti galoppate dei
cavalli berberi. Ma… quando da Montecavallo si intravede una strampalata processione dove si mescolano musica e fiaccole, si capisce
che, come ogni anno, tutto sta giungendo a termine. Al suono del saltarello, il popolo ronciglionese accompagna verso l’ultimo saluto
la salma del Grande Re. Ed ecco che … le luci delle torce proiettano sul terreno l’ombra di Re Carnevale che fugge lontano, trasportato dal suo globo aerostatico… L’assordante vibrare di mani che da sempre lo accompagna nel cielo notturno, racchiude in se la gioia
per il divertimento passato e la speranza che il prossimo carnevale sia ancora più spensierato.
Campo de’ fiori
57
Farmacie Civita Castellana aperte nei giorni festivi di Marzo 2007
4 Marzo: Municipale Via Santa Felicissima - Tel. 0761.514680
11 Marzo: Farmacia Filizzola Corso Bruno Buozzi - Tel. 0761.513087
18 Marzo: Farmacia Municipale Via Ferretti - Tel. 0761.513002
25 Marzo: Farmacia Municipale Santa Felicissima
Farmacie Corchiano e Fabrica aperte nei giorni festivi di Marzo 2007
4 Marzo: Farmacia Minelli di Corchiano - Tel. 0761.572103
25 Marzo: Farmacia Liberati di Fabrica di Roma - Tel. 0761.569114
Benzinai Civita Castellana aperti nei giorni festivi di Marzo 2007
4 Marzo: Tamoil Via Flaminia - IP Circonvallazione - Tamoil Via Falisca
11 Marzo: Api Via Flaminia Borghetto - Enerpetroli S.S. 311 Nepesina - Agip Via Terni
18 Marzo: Schell Via Flaminia - Erg Via Nepesina - Q8 Via Terni
25 Marzo: Esso Via Flaminia - Total Via Terni
58
Campo de’ fiori
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-VENDO a Vignanello, vicinanze stazione, appartamento al terzo piano, di
mq 80 da ristrutturare, in condominio
di 6 appartamenti.
Già ristrutturato il vano scale e il
tetto.
OTTIMO INVESTIMENTO.
-VENDO terreno agricolo a Bassano
in Teverina.
-AFFITTO a Civita Castellana
appartamento in zona signorile,
con piccolo giardino di pertinenza.
-VENDO a Roma Via Salaria,
azienda agricola di 91 Ha circa,
impianto di irrigazione sotterraneo su tutta l’azienda. Stalla,
rimessa e macchine agricole.
A cancelli chiusi.
-VENDO a Ronciglione attività di
videonoleggio.
-VENDO a Corchiano, centro storico,
piccolo appartamento da ristrutturare. Ingresso indipendente.
VENDO a Vasanello villino semindipendente
con veranda e giardino
AFFITTO a Civita Castellana
capannone di mq 500 interamente a norma, con
piazzale recintato di mq 3.000.
Adatto per vari usi
-VENDO a Todi azienda agricola di
52 Ha con complesso di fabbricati.
Vendibile per intero o frazionata.
Collegatissima, ideale per agriturismo.
-AFFITTO a Civita Castellana 2 Ha di
terreno fronte strada.
Campo de’ fiori
63
Nel Cuore
Immaginami
…………..immaginami giocare su verdissimi prati
accarezzati dal vento di un’interminabile primavera
dove ne pericoli o paure giungeranno mai………
Caro Riccardo, è proprio così che ti immagino, come ti ha
descritto la nostra amica Angela nella poesia a te dedicata.
Il 17 aprile avresti compiuto 23 anni ma per noi resti sempre
quel bambino spensierato e gioioso che allietava le nostre giornate, nella tua breve parentesi
di vita terrena.
Sei diventato un Angelo a sette anni e resterai sempre nei
nostri cuori; non esiste separazione definitiva finché esiste il
ricordo.
Campo de’ fiori
Periodico Sociale di
Arte, Cultura
ed Attualità edito
dall’Associazione
Accademia
Internazionale
D’Italia
(A.I.D.I.)
senza fini di lucro
Presidente
Fondatore:
Sandro Anselmi
Direttore Editoriale:
Sandro Anselmi
mamma
L’11 Febbraio è scomparso l’amico FULVIO DI MARCO.
Aveva condiviso con me il sogno di realizzare Campo de’ fiori, al quale ha contribuito
con le sue bellissime poesie sotto lo pseudonimo di “Anonimo Toscano”.
La sua voce pacata, i suoi modi gentili, i suoi preziosi consigli e la sua filosofia di vita,
resteranno un valido insegnamento per gli anni a venire ...
Ciao Fulvio,
Sandro
Si associa al dolore della famiglia Di Marco tutta la redazione di Campo de’ fiori
Lo Studio Legale dell’ Avv. Aldo Piras
Patrocinante in Cassazione
ha stipulato una convenzione con
Campo de’fiori con la quale, tutti i lettori, avranno diritto
a n. 3 consulenze gratuite.
Per informazioni rivolgersi in redazione
Campo de’ fiori è distribuito a Civita Castellana, Corchiano, Fabrica di Roma, Vignanello, Vallerano, Canepina,
Vasanello, Soriano Nel Cimino, Vitorchiano, Bagnaia, Viterbo, Montefiascone, Carbognano, Caprarola,
Ronciglione, Sutri, Capranica, Cura di Vetralla, Blera, Monte Romano, Tarquinia, Civitavecchia, Orte, Gallese,
Magliano Sabina, Collevecchio, Tarano, Torri in Sabina, Calvi nell’Umbria, Stimigliano, Poggio Mirteto,
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