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foto Mauro Topini
foto Mauro Topini 2 Campo de’ fiori Campo de’ fiori 3 PANEM ET CIRCENSES Riflessioni di un italiano medio di Sandro Anselmi Da sempre, tutti coloro che, via via, hanno occupato il trono, hanno tentato, e quasi sempre con successo, di appiattire le masse con abilità, furberia e perversa determinazione. La loro brama di possesso, l’egoismo, l’avidità, la violenza, sono gli ingredienti base per raggiungere il loro fine e portare l’umanità alla catastrofe. Nel dispensare la grande illusione che il progresso industriale e tecnologico avrebbe portato benessere infinito a tutti, sì da poter soddisfare ogni desiderio materiale, hanno immerso l’uomo in una gigantesca macchina burocratica. L’hanno manipolato, con i massmedia, quasi sempre SERVI DI PARTITO ! Questo essere, svuotato completamente della sua personalità e tragi- camente alienato, è isolato e nello stesso tempo inquadrato, è oramai preso dall’angoscia, dalla desolazione, e incline ad azioni lesive e autodistruttive. La violenza dilaga in ogni dove e preoccupa, ma ancor più preoccupa l’insofferenza e la ribellione CONTRO L’ORDINE COSTITUITO, CONTRO LO STATO ! Sarebbe ora che i nostri governanti riflettessero e ponderassero sulla situazione attuale, perchè ormai si è irrimediabilmente persa la speranza di una pace sociale, di un’armonia fra le persone, fra le cose, e fra le persone e le cose !!! Oggi, se il male c’è, il male dilaga, diventa universale, per colpa dei mezzi di informazione che proiettano e reiterano fatti ed immagini sconcertanti. Abbiamo ancora negli occhi le scene di vandalismo urbano di Catania, dove pseudo tifosi, assetati di protagonismo, arrivano a provocare la morte di chi, in quella situazione, rappresentava LO STATO ! Altrettanto sorprendente la presa di posizione di Bill Gates (il miliardario creatore di Microsoft) che ha vietato l’uso di internet alla figlia, limitandolo a soli 30 minuti al giorno. Sicuramente anche lui ha preso coscienza del danno irreparabile che provoca questa sua creatura ! Bisogna recuperare l’esistenzialità dell’essere, l’amore, la gioia e non il piacere, riscoprire Santi e maestri e riconquistare quei valori ormai persi. Campo de’ fiori 4 dopo la Signor Anna Ma di Sandro Alessi Anna Mazzamauro sta girando l’Italia con uno spettacolo che ricorda l’indimenticabile Signorina Silvani la quale oggi, dopo tanti anni, è diventata finalmente “signora”, da cui il titolo “Signorina Silvani…Signora prego !!!”. La incontriamo nella sua tappa romana al Teatro Italia in grandissima forma. La signorina Silvani, sogno proibito del ragionier Fantozzi, e traguardo ambito di decine di colleghi, nonostante un fisico non proprio da Miss Italia, non è quella di cui si innamorano i compagni di classe, ma colei che nel rapporto di lavoro quotidiano condivide le gioie ed i dolori della vita privata e non. Erano gli anni ‘70 e la serie di Fantozzi imperversava in tutta Italia e, soprattutto, in tutti i ceti della società. Ora, passati i 60 anni, la grande attrice cavalca una nuova giovinezza, graffia come non mai, e la sua vena artistica è completa e vaccinata da anni e anni di interpretazioni. Il personaggio non è cambiato da allora, Signora Mazzamauro qual è il suo segreto ? “Vivendo tra mille mostri non è difficile risultare maliarda, ed il mio semplice segreto è questo : essere sempre circondata da questi personaggi… Durante lo spettacolo, ad un certo punto, sdrammatizzo sul fatto di sentirmi sempre dire di esser bella dentro. Fa piacere, ma che fastidio stare sempre con la bocca aperta!!! E’ il mio destino, la mia vita… sono molto autoironica tanto da arrabbiarmi molto se qualcuno prova a dirmi, invece, che non sono brutta. Ma come ti permetti, io devo essere brutta! Mi piace definirmi atipica, ed ho sempre pensato che questa mia atipicità, mi ha dato la possibilità di vivere la vita come mi piace, sentendomi in una qualche maniera bella. E’ faticoso un percorso del genere, ma io l’ho provato fin dall’inizio e mi è sempre andato bene…!” Questo suo personaggio eccentrico e sensuale è sempre stato sicuro del suo fascino ed ha vissuto sempre da bella, anche se… “E’ sempre la stessa stronza (mi si perdoni l’espressione) che si sente bella e capace di sedurre un uomo, ma io penso che, chi è veramente sensuale, non lo sa. Sono gli altri che captano questa cosa, e così una donna acquista potere. La Silvani, invece, essendo una imbecille, pensa di essere molto sensuale ed in questo spettacolo ci si accorge, invece, della sua solitudine che alcune volte sfiora la tragicità. La signorina Silvani, nel contesto cinematografico, cosi come lo stesso Fantozzi e Fellini, era legata da una sorta di cordone ombelicale a Paolo Villaggio, autore di tutti questi personaggi, e riusciva a vivere di luce propria solo a sprazzi. Nessun personaggio poteva fare a meno dell’altro. Lo stesso Fantozzi aveva bisogno di questa corte di mostri per evidenziarsi. La Silvani che porto a teatro, avulsa dalla versione cinematografica. Mi è servito per Campo de’ fiori 5 rina Silvani ... azzamauro Ha interpretato Nannarella, Cyrano de Bergerac passando dall’amara ironia di Nannarella a qualcosa di tipicamente maschile ed istrionico come Cyrano qual è il segreto dell’interpretazione ? “Vedi, tutti questi personaggi hanno una caratteristica comune la atipicità : Cyrano ha il suo naso lunghissimo ed è un atipico che soffre per amore, perchè crede che la sua atipicità non possa far si che una donna si innamori di lui, mentre la Magnani aveva una vita disastrata dal punto di vista sentimentale e la Silvani… più atipica di cosi…!!!” Ringraziamo Anna Mazzamauro per la sua bravura ma soprattutto per la sua cordialità e gentilezza e le auguriamo di recitare a questi livelli per altri cento anni : in bocca al lupo signora Silvani ! esorcizzare questo personaggio del quale ho sempre avuto paura, in quanto, ormai, il pubblico mi aveva etichettata e completamente rinchiusa in questo personaggio da cui non riuscivo ad uscire. Questi dialoghi teatrali, creati ad arte, sono stati un modo per analizzarmi ed analizzare la Silvani, una sorta di terapia… In una sorta di schizofrenia dialogo con la Silvani, litigo con lei ed ho una enorme voglia di massacrare e squartare il suo cuore, sviscerando il suo essere…” Ma, signora Mazzamauro , Lei non è solo la Silvani ! “Sicuramente! Mi ritengo una artista completa, una brava attrice che, di volta in volta, interpreta i personaggi che ha scelto o hanno scelto per lei : posso essere Cristina di Svezia, posso essere la Silvani, posso essere la Magnani, questa è la mia versatilità ! Se un attore è capace di interpretare tutti questi personaggi diversi, lo deve fare in realtà diverse, altrimenti su-bisce una soppressione e diventa, potrei dire, una mortadella, un insaccato di desideri repressi.” Campo de’ fiori 6 SEMESTRINI: dall’anonimato Trascurati per anni vivono una stagione di coinvolg Da qualche tempo, il mondo del collezionismo minore italiano, è animato da continue richieste di acquisto e di scambi che pervengono, non solo da italiani, ma anche da di Alfonso Tozzi collezionisti d’Oltralpe o d’Oltremanica, tutte miranti ad ottenere i “semestrini più antichi possibili” ed, ovviamente, “nelle migliori condizioni”; anche la stampa specializzata ospita frequentemente richieste in tal senso. Il Semestrino, più noto come calendarietto tascabile, cartoncino presente in quasi tutti i portafogli maschili, e spesso anche femminili, deve il suo nome al fatto che porta stampato su entrambe i lati i sei mesi dell’anno. Il nome “calendario” invece, da cui trae origine l’oggetto, affonda le sue radici nell’antica Roma e si riferisce all’invito (CALO = chiamare), rivolto ai sacerdoti il primo giorno del mese, con cui si esortava il pubblico a celebrare degnamente la dea Giunone. Il calcolo del tempo, suddiviso in stagioni, mesi ed anni, ha sempre avuto un’enorme importanza prima ancora che, per finalità pratiche, per motivi religiosi e magici. Molti furono coloro che, in passato, si dedicarono alla misura del tempo, anche se tale misurazione è quasi sempre stata appannaggio del ceto sacerdotale, fino alla formazione del sistema ancora oggi in uso. Giulio Cesare adottò il calendario solare egiziano di 365 giorni, perfezionandolo con l’inserimento di un giorno supplementare ogni 4 anni, ma fu il Papa Gregorio XIII che, con la bolla del 24.11.1582, compì l’ultima riforma: da quella data il calendario Gregoriano, così come noi lo conosciamo, è usato da tutti i paesi del mondo, fatta qualche eccezione. L’invenzione della stampa, nel 1400, offrì al calendario, almanacco o lunario, la pos- sibilità di diffondersi: conteneva notizie sulle fasi della luna, i nomi e le feste di ciascun mese dell’anno, le predizioni metereologiche, l’ora dell’alzata e del tramonto del sole. I primi redattori furono medici ed astrologi e questo spiega perché, accanto alle indicazioni scientifiche, si trovano predizioni e consigli medici. In Italia, i primi calendari, apparvero all’ inizio dell’800: venivano smerciati da piccoli venditori ambulanti, da girovaghi, arrotini, zingari e, stranamente, anche dagli ombrellai, a chi aveva la necessità di consultare rapidamente la data del giorno per fissare appuntamenti d’affari, di viaggi, etc. Giampaolo Dell’Osso il più grande collezionista di semestrini Nella prima metà del XIX secolo, già esistevano calendari di formato tascabile, molto semplici e in genere stampati su di un unico foglietto. Con il tempo apparve, però, sui cartoncini, qualche illustrazione generica o reclamistica, molto gradita dal pubblico che si mostrava sempre più interessato a possederne almeno un esemplare. Vista l’enorme richiesta, venne, di conseguenza, l’idea di utilizzare gli almanacchi come veicolo pubblicitario e la loro fortuna crebbe via via che l’impetuoso sviluppo della società industriale andò imponendo viaggi sempre più frequenti e contrattazioni sempre più numerose. Nella seconda metà del secolo scorso, tutta la pubblicità stampata si arricchì di illustrazioni e disegni. La necessità della diffusione a largo raggio dei prodotti industriali, impose l’esigenza della réclame e con essa l’utilizzazione dell’immagine per dare risalto a marchi e motti pubblicitari. Nacque così una serie infinita di tematiche involontarie, oggi motivo di ricerca e di culto: religiosa, sportiva, alimentare, abbigliamento, militare, politica, banche, assicurazioni, aziende vinicole, di acque, liquori, alberghi, ristoranti, telefonia, stampa e tante, tante altre ancora. La cosa non poteva non interessare i collezionisti, i quali si diedero a raccogliere i semestrini che, nel frattempo, vennero stampati anche su celluloide, qualche volta in metallo, alluminio, ottone ed in lamiera inox satinata, fino ai nostri giorni stampati generalmente in plastica. Nutrito è il numero dei “semestrinofili” (?) nostrani, fra tutti il più grande ed il più preparato è il lucchese Giampaolo Dell’Osso il quale, nel corso degli anni, è riuscito a mettere insieme centinaia di esemplari, tutti ordinati per data e per oggetto: una interessante rassegna della storia pubblicitaria del nostro paese, difficilmente uguagliabile. Accanto al Dell’Osso, che è certamente il capofila dei collezionisti italiani, molti altri si dedicano a questo tipo di raccolta: Maria Teresa Biasio di Padova, semestrini con pubblicità italiana della Coca Cola; Vincenzo De Gaetano di Varignano (BO), militari del periodo coloniale italiano; Antonello Lo Vuolo di Avellino, Arma dei Carabinieri; Giampietro Riva di Bareggio (MI), Liebig; Ermanno Tarassa di Rovigo; Giuseppe Reina di Santo Stefano Quisquina (AG); Mario Orian di Mestre (VE); Fabio La Ferla di Torino. Calendarietti in genere tanto per citarne alcuni. Campo de’ fiori o al proscenio del collezionismo minore gente popolarità. Toscano il più grande del settore. 7 8 Campo de’ fiori Roma che se n’è andata: luoghi Giggi Zanazzo un cantore del folklore romanesco Senza Luigi Antonio Gioachino Zanazzo, detto Giggi, molto probabilmente non avremmo memoria di ciò che era stata la realtà sociale e culturale del popolo romano fino agli inizi del Novecento. Il suo impegno letterario ha contribuito a salvare dall’oblio la memoria delle vecchie tradizioni romane più di qualsiasi altro poeta e scrittore. E’ grazie alla sua acuta trasposizione dei vizi, delle virtù, dei pregiudizi e delle tradizioni del popolo, che possediamo ancora oggi una importante memoria dei tempi passati, una raccolta di usi e costumi che, altrimenti, sarebbero andati perduti e, di questo, gli dovremmo essere sempre grati. Nasce a Roma, nel gennaio del 1860, in una casa posta davanti la Chiesa di Santa Caterina dei Funari nella Piazzetta omonima, all’angolo con Via dei Delfini, qualche anno prima della scomparsa di Giuseppe Gioachino Belli della cui scuola poetica è considerato il naturale continuatore, anche se, pur riprendendo molto della vena satirica del Maestro, non riesce mai a raggiungere il suo genio. Abita nel Rione Campitelli, uno dei più popolari della città, in prossimità del Ghetto. Muore, sempre a Roma, nel 1911 all’età di cinquantuno anni, tanti quanti ne visse Ettore Petrolini. Pur discendendo da una famiglia di origine veneta, egli è stato un autentico figlio di Roma e, a questa città, ha dedicato gran parte della sua non lunga esistenza. Aveva iniziato gli studi di ragioneria, ma ben presto si destò in lui un interesse ed una particolare attrazione per tutto ciò che potesse riguardare Roma e il folklore di questa città, della quale ebbe la possibilità di approfondire i molteplici aspetti, lavorando come dipendente del Ministero della Pubblica Istruzione, e bibliotecario presso la Biblioteca Nazionale. Nell’Italia finalmente unita, guardava con poca simpatia tutti i cambiamenti del suo tempo, i sonetti Er 20 settembre, Li Piemontesi e Li Tuscani, ne sono la prova. Scrivendo di Giuseppe Gioachino Belli, ricordavo che, se si vuole parlare di Roma, non è possibile prescindere dal suo Poeta, questi è come un porto al quale si deve forzatamente attraccare. Orbene, lo stesso concetto vale anche per Giggi Zanazzo che, come detto, al Belli si è fortemente ispirato arrivando a definire i suoi versi immortali sonetti. Egli cominciò a comporre poesie usando lo stesso dialetto ruvido che aveva usato il suo autore preferito, traendo spunto dai fatti e dalla vita di tutti i giorni. Nel 1887, a appena ventisette anni, fonda il Rugantino - nome tratto da una famosa Maschera della Commedia dell’Arte - una rivista letteraria dialettale che si ispira al tipico popolare romano, rivista che ospita uno dei primi sonetti composti da Trilussa che, come detto altrove, riscuote subito l’approvazione dei lettori. La sua migliore produzione, però, arriva parecchi anni dopo, a partire dal 1906, allorquando pubblica l’opera dal titolo Usi, Costumi e Pregiudizi del popolo di Roma, per la quale viene maggiormente ricordato. E’ in quest’opera che Giggi Zanazzo compendia una grande quantità di credenze popolari, costumi locali, rimedi tradizionali atti a curare ogni tipo di malattia o quasi, oltre che le caratteristiche grida dei venditori ambulanti e dei mercati rionali, alcuni giochi di parole e, finanche, alcune espressioni del dialetto giudaico - romanesco. Sembrerebbe che molti dei suoi sonetti e racconti abbiano tratto origine da un particolare metodo di lavoro consistente nell’annotare fatti e personaggi, oggetto di racconti delle persone di una certa età; una sorta di singolare archivio pazientemente tenuto e conservato nel corso degli anni. Egli stesso ce ne dà conferma:“…confesso che una trentina di anni fa li raccoglievo non immaginando che un giorno mi sarebbero serviti a qualche cosa… “…in tali occasioni non di rado mi capitava di udire ora il pregiudizio, ora il rimedio simpatico, ora la leggenda, ora una cosa, ora un’altra di cui subito pigliavo nota… “…ripeto, facevo ciò per semplice curiosità, ma anche per quella vivissima passione che avevo ed ho per le cose che col popolo hanno attinenza… “…tanto ero lontano in quel tempo che siffatto materiale potesse interessare, all’infuori di me, altra persona ed anche perché ignoravo che già dotti e illustri scienziati attendevano con amorevoli cure a salvare dalle ingiurie del tempo questi documenti intimi della psicologia di un popolo… A Giggi Zanazzo, che ancora oggi viene considerato una delle fonti d’informazione più importanti e dettagliate del vecchio folklore romano, la sua città ha dedicato un busto con una lastra di marmo contenente alcuni suoi versi, oggi quasi illeggibili, ubicato nei pressi della scomparsa Piazza Montanara, nel suo Rione Campitelli e gli ha intitolato una strada nel popolare Rione di Trastevere, una breve traversa compresa tra Via dei Genovesi e Via della VII Coorte, a pochi metri da Piazza Sonnino, nella quale si trova il Puff di Lando Fiorini. Soffermarsi brevemente sulla sparita Piazza Montanara e scoprire qualcosa di questo luogo ritengo possa essere di sicu- Campo de’ fiori 9 i, figure, personaggi di Riccardo Consoli Piazza Montanara ro interesse, oltre che di valido aiuto, per meglio comprendere lo spirito dello scrittore; posta in prossimità del Ghetto, potrebbe aver derivato il suo nome dalla famiglia Montanari, successivamente estintasi in quella dei Cesarini o, secondo diverso improbabile parere, dalla circostanza che in questo luogo erano soliti riunirsi montanari e buzzurri. Un autorevole urbanista sostiene che la perdita di questo spazio rappresenta uno degli eventi più gravi conseguenti agli sventramenti; era questo un luogo assolutamente pittoresco, continuamente animato da un andirivieni di burini in cerca di lavoro, venditori ambulanti, strozzini e caporalacci, ovvero quei tipici malfamati personaggi che assegnavano lavoro, per lo più, di una sola giornata. C’erano qui caratteristiche botteghe come quella del Barbiere della meluccia, così chiamato in quanto, per un solo soldo, radeva barbacce dure e lunghe di una settimana e, pare che, per tendere le guance avvizzite degli anziani, fosse solito porre in bocca di ciascun avventore una piccola mela, sempre la stessa, che lasciava poi mangiare all’ultimo cliente della giornata. C’era ancora lo Scrivano pubblico che stava seduto davanti ad un tavolino sgan- gherato, pieno zeppo di fogli e buste, al quale ricorrevano in particolare soldati, servette e contadini, personaggio questo così bene descritto dal poeta romanesco Armando Fefè:“…ricco de naso e povero de panza, / er pubblico scrivano cò l’occhiali, / carico d’apparenze dottorali, / metteva in bella copia l’ignoranza, / o vidimava, pieno d’importanza, / li compromessi fatti tra sensali…”. In questo luogo abitò e visse per molti anni Giggi Zanazzo che, tra i poeti dialettali, è il seguace più prossimo al Belli, atteso che il linguaggio usato nelle sue opere è la fedele trasposizione di quella parlata per strada dalle classi sociali più basse, laddove altri autori, vedi Trilussa e Pascarella, utilizzano un dialetto più prossimo alla classe medio borghese. A differenza del Belli e degli altri poeti dialettali, Giggi Zanazzo, scrivendo in prosa, ha la possibilità di apparire perfettamente coerente con il genuino dialetto parlato dal vecchio popolo di Roma. Fin da giovanissimo scrive sonetti e racconti; alcuni di questi, come La Guardia Nazionale e N’Infornata ar Teatro Nazionale, riscuotono subito un grande successo. La sua vena poetica è alimentata dalla capacità di saper cogliere, grazie a un non comune senso di osservazione, il particolare che si cela nella vita quotidiana. Alla vita popolare di Roma sono dedicate la stragrande maggioranza delle sue opere, questi alcuni titoli: Proverbi romaneschi, Giggi pè Roma, Giggi pè Trastevere, Ritornelli romaneschi, Novelle, favole e leggende romanesche. Un esempio? Er cortello. “Er cortello, pe’ li romani der mi tempo, era tutto, era la vita! “Se lo tieneveno in saccoccia, magari assieme a la corona, e ogni tanto se l’attastaveno pe’ vede si c’era sempre, e se l’accarezzaveno come si fussi stato un tesoro. “Pe’ loro er cortello era un amico che nu’ li lassava ma ni’ la notta, ni’ er giorno. “La notte sotto ar cuscino, er giorno in bèrta. “De quanno in quanno lo cacciaveno fòra, l’opriveno, l’allustraveno, e magari se lo baciaveno, e se lo baciavano davero, si su la lama sbrilluccicante, ce stava scorpito er nome de l’innamorata. “Perché allora c’era l’usanza che, ammalappena una regazza se metteva a fa l’amore, la prima cosa che arigalava ar su’ regazzo era er cortello. “Anzi, a ‘sto preposito, sempre a tempo mio, una Trasteverina, una Monticiana, sposava contraggenio un giovinotto che in tempo de vita sua nun avesse avuto che fa’ co’ la giustizia o nun avesse mai messo mano ar cortello. “Era un vijacco, una carogna. Era ‘na cosa nun troppo pe’ la quale. Per completare faccio rilevare come il romanissimo Giggi Zanazzo considerasse lo stornello il canto del suo popolo. Esso, diceva, è un sospiro d’amore, un accento d’odio, un capriccio della fantasia, possiamo scoprirvi dentro la facoltà della poetica popolare, oltre che l’originalità di tutte le sue manifestazioni; il popolo non medita ne scrive, perciò ogni manifestazione dell’arte è in lui spontanea, il popolo nostro canta lo stornello nelle ore più felici della giornata allorquando la fatica del lavoro non gli ha ancora fiaccato le membra, allorquando l’immagine desiderata gli torna alla memoria, allorquando nei giorni di festa invade allegramente le osterie di campagna. Lo stornello attira più di ogni altro canto, sia per la comodità di formare un pensiero in poche parole, sia perché, proprio per questa brevità, la fantasia è libera di spaziare e di trovare nuove forme e nuovi suoni. Puoi credere lo dice Giggi Zanazzo! Campo de’ fiori 10 di Carlo Cattani 4/...QUARTA “Quasi Possibili”, il suono di ...carta di Costantino Quarta Amici, tranquilli! Siete sempre sulle pagine di “SUONARE!!! SUONARE!”. E’ che vogliamo provare ad allargare gli orizzonti di interesse della rubrica anche verso espressioni dell’ingegno che “suonano” diverse dalla musica, ma che di musica parlano o di musicisti sono. E’ dunque con molto piacere che mi ritrovo a colloquiare con Costantino “Cochi” Quarta, già ospite su queste pagine l’estate passata, in veste di musicista, “fatto cantare” riguardo la sua band, GREEN ROSE, gruppo affacciatosi lo scorso anno sul mercato discografico con il primo cd First journey, un gustoso viaggio musicale nel mondo delle melodie Celtiche, ma aperto alla contaminazione jazz-rock, anche grazie all’apporto dell’equilibrata produzione del noto musicista, il “maestro” Toni Armetta (vedere Cdf n° 29 e 30). La possibilità di tornare sulle tracce… intellettuali di Costantino Quarta, oggi, mi è data dalla recente pubblicazione del suo primo libro, dal titolo QUASI POSSIBILI, per le Edizioni Il Filo - collana Tracce nuove voci. L’opera, una raccolta di 4 racconti, tutti “suonati” in poco più di 100 pagine, mi ha favorevolmente sorpreso per scorrevolezza e ritmo narrativo, definizione dei personaggi, nonché per gli spunti narrativi che traggono vigore da temi e fatti di scottante attualità in seno alla nostra società. Un avvio drammatico e doloroso, l’omicidio di un sacerdote “resistente” alle pretese della camorra, introduce da subito un senso di suspense, di pericolo imminente, di sensazione da respiro affannato. Il libro poi si colora anche di un umorismo da “uomo/donna della porta accanto” e i 4 racconti mostrano dei protagonisti molto “on the road” a dipanar situazioni in cui la realtà spesso sconfina nel piano della fantasia, ma per quanto ancora, visti i tempi che corrono? Detto ciò, al posto di copertine di dischi e foto di musicisti “on stage”, classici, fondamentali elementi della narrazione in questo alveo di cultura ed informazione musicale di “CAMPO DE’ FIORI”, spazio alla copertina di un libro, a un’immagine misurata e a un rilassato ma non meno interessante incontro con l’autore. Carlo: Costantino, come ti sei scoperto scrittore? Costantino: beh, la passione per la scrittura c’è sempre stata. Avevo qualche anno in meno (ndr; Costantino ha 53 anni, è nato e vive a Roma) quando iniziai ad abbozzare qualche racconto umoristico, ma assolutamente per me stesso: mai e poi mai avrei pensato di scrivere qualcosa da proporre ad altri! Un po’ come succede con le poesie che, a volte, ritieni troppo intime o con la stesura di un diario. Poi, collaborando con una rivista (in realtà sono un grafico) mi trovai a dover scrivere brevi pezzi che motivassero la scelta delle illustrazioni ad integrazione dei testi da pubblicare, e col tempo mi sono molto affezionato a quelle “note”, tanto da curarle sempre di più, sia nella forma che nei contenuti, e questo fece sì che fossero molto apprezzati anche dai lettori della rivista stessa. Questa “palestra obbligata ” mi ha fatto crescere l’uzzolo di cimentarmi un po’ più seriamente con la scrittura. Ma la svolta vera e propria ci fu una decina di anni fa, quando la “allora” mia fidanzata, oggi mia moglie, mi spronò a partecipare ad un concorso di narrativa; non vinsi nulla…. ma il seme era gettato e da allora ho continuato: era nato “lo scrittore” ! Carlo: lo spazio del racconto è quello che ti è più congeniale? Costantino: per ora, sicuramente. La mia è una scrittura per flash, impressioni, quadri. “L’ampiezza raccolta” del racconto mi è congeniale proprio per questo, è asciutto e non sbrodola. In realtà potrebbe anche esserci la paura di non saper tenere le redini della distanza-romanzo; ma troppo spesso, come lettore, sarei molto più contento se dei romanzi finissero diverse pagine prima. I libri a volte hanno pagine noiose, ridondanze che personalmente salto a piè pari. Beh, io cerco di eliminarle, tendendo all’essenziale, per conferire e mantenere alto il ritmo narrativo. Preferisco che qualcuno obietti che il racconto sia finito troppo presto anziché trovarlo troppo lungo! Carlo: quando preferisci scrivere e quali sono i tuoi riferimenti (autori, generi) Costantino: cominciamo col dire che non ho il sacro furore della scrittura, o una parte della giornata deputata a… Se c’è un fatto, un pensiero che mi colpisce o che mi stimola, allora cerco di fermarlo su carta e Campo de’ fiori 11 “I GREEN ROSE”, al centro con il flauto Costantino Quarta, nella suggestiva atmosfera di Castel Sant’Angelo a Roma poi via via col tempo di perfezionarlo, ma senza periodi fissi, senza farmene un’ossessione. Ho però un bioritmo mattutino e sicuramente in quelle ore della giornata sono più “creativo” che la sera. Per quanto riguarda i miei riferimenti… beh, diciamo che il genere umoristico-drammatico è una cifra letteraria che mi piace sempre molto. Potrei citare due scrittori fra tutti: Kurt Vonnegut e John Fante. Senza parlare della scrittura fantastica di Borges, per me, l’inarrivabile. Carlo: Il dietro le... quinte di QUARTA nella stesura di QUASI POSSIBILI … spunti di partenza, aneddoti. Costantino: “Quasi possibili” in quanto raccolta nasce in un secondo tempo. I quattro racconti che la compongono hanno storie e tempi diversi fra loro, ma sono espressione fedele di quello di cui ho parlato prima. Infatti sono storie che tentano di narrare in forma anche umoristica e paradossale degli aspetti drammatici e inquietanti della nostra società sempre più multirazziale, come l’intolleranza per il diverso, l’integralismo culturale o religioso o aspetti più propriamente di casa nostra come la criminalità organizzata o la violenza del “branco”. Ma anche in questo caso, il tutto è filtrato da un senso di magia, di realtà deformata, tesa all’estremo, tanto da diventare quasi possibile. Il racconto Clara, ad esempio, nasce da tre storie diverse, che poi sono confluite in una sola. E devo dire che è stata l’elaborazione più difficile. La storia nasce dalla consapevolezza che alcuni fenomeni che credevamo lontani, come quello delle mutilazioni genitali femminili, oggi ce lo ritroviamo in casa, e il combatterlo sarà una battaglia che le varie culture dovranno portare avanti insieme, per far sì che il senso fecondo della diversità si contrapponga agli integralismi di qualsiasi matrice, sia di casa nostra che non, portatori di violenza e sopraffazione. Quello che poi mi ha spinto a riunire questi racconti per la pubblicazione definitiva di QUASI POSSIBILI, è stato proprio il constatare che oltre ad avere la stessa cifra stilistica (diciamo di fanta-real- tà) avevano anche questo tema comune rappresentato dai diversi volti che il senso religioso può mostrare: da una sorta di magia pagana (Cercando Bertrando), a uno scellerato accordo fra integralismi (Clara), dall’intolleranza verso “l’altro” (La sindrome di Sarajevo) alla setta pazzoide (Balocchi e figli). Insomma, tutte storie sospese fra l’immaginario, la realtà e il verosimile, tanto da poterle unire in un discorso omogeneo. Per quanto riguarda degli aneddoti, ti posso raccontare alcune reazioni che ho avuto da diverse persone dopo aver letto i racconti. Uno mi ha telefonato da Catania, dicendomi che aveva appena finito di leggere il racconto Clara ed era in lacrime dalla commozione; mentre in una mail di pochi giorni fa, mi si esortava a proporre una storia per un racconto del famosissimo eroe del fumetto italiano Dylan Dog (ndr: l’ho pensato anch’io: please, aiuta un vecchio fan di Dylan Dog a mantenere alto l’interesse per le storie del proprio eroe dei fumetti!) Sono reazioni diverse, ma ambedue lusinghiere. te <è non rompere l’anima al lettore> Costantino: mi trova assolutamente d’accordo! Lo dicevo anche prima. Mai annoiare il lettore. In base a questo principio, cerco di tenere alto il ritmo delle azioni, con molto dialogo, un linguaggio spesso cinematografico (ndr: in effetti ,alcuni di questi racconti non sfigurerebbero per una riscrittura finalizzata ad una trasposizione televisiva), poche lunghe descrizioni dei luoghi o dei personaggi. Lascio a chi legge, attraverso dei rapidi tratti, dei bozzetti quasi, la possibilità di disegnare il definitivo dei personaggi, penso che così possa sentirsi, in un certo senso, più parte in causa delle storie e non solo lettore o “fruitore”, come si diceva una volta. Carlo: i rapporti con il tuo editore Il Filo Costantino: i rapporti con le edizioni Il Filo, il cui presidente onorario è l’illustre poetessa Ada Merini, sono stati di estrema correttezza reciproca. È una giovane casa editrice e come tante di queste coraggiose piccole aziende editoriali, cerca di ingegnarsi per riuscire a pubblicare classici, autori noti , ma anche di dare spazio agli emergenti . NOTE: il libro, oltre a trovarlo nelle librerie, si può ordinare direttamente dal sito www.ilfiloonline.it . Carlo: cosa c’è stato prima di “Quasi possibili”? Costantino: ci sono stati una serie di racconti brevi, che mi sono serviti come training per la stesura di storie più complesse. C’è stata un’intensa attività concorsuale e, per quel che può valere, alcuni riscontri incoraggianti. Gli stessi racconti del libro, sono stati premiati in diverse occasioni. Carlo: per concludere, il grande Buzzati diceva che la cosa importan- Carlo: cosa ci possiamo aspettare dalla tua penna? Costantino: sto lavorando a una serie di racconti brevi… luoghi reali, luoghi della mente, ma sempre abbastanza bizzarri, lo prometto! La seconda dimensione artistica del musicista Costantino Quarta? APPROVATA! Per un contatto con l’autore : Costantino Quarta [[email protected]] 12 Campo de’ fiori Campo de’ fiori e di ie i r o to t s Le Max 13 LUCIO BATTISTI (seconda parte) Origini artistiche dei nostri cantautori e cantanti più famosi Preventivando un improbabile successo, di questo disco vengono stampate soltanto 1.000 copie, ma ne vengono vendute circa la metà, destinando le altre al macero. “Per una lira” è, oggi, uno dei dischi più ricercati dai collezionisti, visto l’esiguo numero in circolazione. Dopo un anno viene pubblicato un altro disco, anch’esso introvabile, “Luisa Rossi”, ed “Era”, che reca inciso a pennino la data di stampa, 22.6.1967. Anche questo, però, non arriva al successo e il grande pubblico conosce ancora la coppia Mogol-Battisti, che compongono per gli altri, come ad esempio la famosa “29 Settembre” portata gli Equipe 84 in vetta alla Hit Parade e “Uno in più” per Riki Maiocchi (ex Camaleonti). Nel 1968 finalmente esce “Balla Linda” e, grazie alla partecipazione al Disco per L’estate, al Festival Bar ed al Cantagiro, Battisti acquista grande popolarità. “Balla Linda” era solo il lato B del 45 giri, ma il successo di pubblico che avrebbe avuto, Lucio lo aveva preventivato pur essendo arrivato 4° al Cantagiro, dietro agli Showman vincitori con “Un’ora sola ti vorrei”, Mino Reitano con “Aveva un cuore che ti amava tanto” e ad Elio Gandolfi con “Un anno di più”. Affermava, infatti, che sarebbe salito presto ai vertici delle classifiche. Nel 1969 conquisterà la Hit Parade con la bellissima “Mi ritorni in mente” e piazzerà brani come “La mia canzone per Maria” e “Io vivrò senza te”. Parteciperà a Sanremo in coppia con Wilson Pickett, presentando “Un’avventura” che arriverà solo al 9° posto. Sempre nel 1969 realizza il suo primo 33 giri reinterpre- tando i suoi brani che avevano dato tanto successo ad altri : “Uno in più” di Riki Maiocchi, “Nel sole, nel vento, nel sorriso e nel pianto” dei Ribelli, “Il vento” dei Dik Dik, “29 Settembre” dell’Equipe 84 e “Nel cuore nell’anima” sempre dell’ Equipe 84. Nello stesso anno compone e interpreta “Acqua azzurra acqua chiara” che vince il Festivalbar, ma non arriva ai vertici della Hit Parade, perché preceduta da “Storia d’amore” di Adriano Celentano e “Pensando a te” di Al Bano (brano vincente di Un disco per l’estate). “Acqua azzurra acqua chiara”, si attesta sempre al 3° posto al Cantagiro dopo “Rose rosse” di Massimo Ranieri e “Viso d’angelo” dei Camaleonti. Seguono “Non è Francesca” per i Balordi e “Il paradiso”di Patty Pravo. Da questo momento Battisti porta al successo tutte le sue canzoni composte con Mogol, e la sua ascesa diventa inarrestabile. Continua sul prossimo numero... 14 Campo de’ fiori Scopri l’Arte di Enea Cisbani Il Pittore Vincenzo Montini nasce a Siena il 27 Maggio 1971. Attualmente vive ed opera nel Comune di Sutri, antico centro del Viterbese sulla Via Cassia. Nel 1989, consegue il Diploma di Maturità Artistica presso il Liceo Artistico “Tuscia” di Viterbo. Nel 1992, consegue il Diploma in Pittura nell’Accademia di Belle Arti di Via Ripetta in Roma. Non soltanto pittore, ma anche restauratore: nel 1997 opera nel restauro dei materiali lapidei del Palazzo del Quirinale residenza del Presidente della Repubblica e nel 1998 al restauro della Meridiana nella Chiesa di Santa Maria degli Angeli e della Stele di Axum in Roma. Realizzatore di numerose scenografie teatrali e indiscusso realizzatore di pitture decorative per interni, come le decorazioni Liberty per il Museo del Vetro presso il Comune di Altare nel Savonese e le decorazioni parietali nel museo archeologico del carcere di Rebibbia in Roma. Creatore del monumento celebrativo in onore della Principessa Mafalda di Savoia nel Comune di Castel Sant’Elia. Pittore, incisore, scultore, scenografo: su tali multiformi aspetti professionali si fonda l’opera di Montini, artista emergente nell’angusta realtà culturale viterbese. In una fase culturale come quella attuale, dominata, in pittura, dallo “sperimentalismo” e dalle “avanguardie”, che si rifanno ad incerti modelli figurativi e culturali, il pittore Montini ripropone, in maniera netta, il valore fondante della tradizione pittorica classica italiana dei grandi Maestri del Rinascimento e del “Cinquecento Italiano”, attraverso l’impiego delle tecniche pittoriche ormai desuete e esaltando, nel contempo, l’importanza del disegno, attraverso il corretto uso dei modelli proporzionali e prospettici. Per mentalità Vincenzo Montini ama il dialogo e i tempi ampi e meditati della pittura, come momento di sintesi e approccio al percorso dell’arte, che non deve ignorare o dimenticare la sua storia e tradizione, anzi esaltarla e trovare nel modello “Classico” nuove fonti di ispirazione e studio. La sua opera pittorica riprende anche le tecniche antiche, come nella lunga preparazione dei supporti lignei, delle tele e della carta. Il valore, dunque, della “Bottega d’Arte” del Rinascimento Italiano, fucina di grandi e celebrati Maestri. Nelle sue pitture e opere grafiche sono evidenti i riferimenti all’esperienza “manierista Italiana” del secolo XVI e al suo più celebrato pittore: il Pontormo, attraverso le figure dai colli allungati e diafani o nell’intenso modellato anatomico reso corposo attraverso forti ed evidenti accenti chiaroscurali. Aver riproposto la tradizione “Classica” non è certamente limitativo, ma anzi un valore concreto a voler significare l’importanza di un modello culturale che, in ogni epoca o fase sociale, può ancora suggerire insegnamenti a chi vuole appropriarsene. Campo de’ fiori Vincenzo Montini 15 Campo de’ fiori 17 L arte del sogno di M.Cristina Caponi The science of sleep, Francia, 2005. Genere: commedia, romantico; regia: Michel Gondry; interpreti: Gael García Bernal, Charlotte Gainsbourg, Alain Chabat, Miou-Miou, Pierre Vaneck, Emma De Caunes; sceneggiatura: Michel Gondry; fotografia: Jean-Louis scenografia: Ann Bompoint; Chakraverty, Pierre Pell, Stephane Juliette Rosenbaum; montaggio: Welfling; costumi: Florence Fontaine; musiche: Jean-Michel Bernard; distribuzione: Mikado. “Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte” Edgar Allan Poe, Eleonora Prologo a mia discolpa: è constatabile la presenza nel circuito artistico di opere che, oltre ad intercettare e stimolare le nostre onde celebrali, sferrano un massiccio attacco alla nostra corazza interiore. L’arte del sogno è una di queste opere. Se ne deduce, a tal punto, come possa risultare astruso per chi scrive, cercare di trasporre su carta le emozioni provate durante la visione di suddetto testo filmico e, nel contempo, tracciare una nota critica. Dopo simile premessa iniziale, passiamo ad enucleare i punti forza su cui si basa questo lungometraggio. Prima di tutto, a suo favore depone il genio del regista francese Michel Gondry, possessore di una forte e ben marcata impronta autoriale come, d’altronde, si era già appurato nel suo splendido film precedente: Se mi lasci ti cancello. La personale vena creativa del- l’autore si constata già nella scelta del soggetto; un plot surreale in cui i piani della realtà e del sogno continuano ad intrecciarsi incontrollatamente. Infatti, il protagonista della pellicola è l’introverso e romantico Stéphane Miroux (Gael Garcia Bernal), affetto da un profondo difetto percettivo che lo porta a confondere il mondo onirico con quello della quotidianità. Egli affranca il proprio Io solo durante la fase r.e.m del sonno; esclusivamente in quel limbo, in quella réverie, il giovane si sente a suo agio e può riscattare la sua esistenza altrimenti piatta e banale. A livello psicologico, si potrebbe diagnosticare in lui un’attitudine borderline nei confronti della realtà. Chissà… Forse per impedirgli di cadere nel baratro onirico è sufficiente l’affetto di una persona speciale come può essere la sua vicina di casa Stéphanie (Charlotte Gainsbourg), abile nel confezionare peluche di stoffa…Chissà… Dopo aver letto queste poche righe relative allo script, magari molti di voi non riterranno l’opera così affascinante. È proprio qui, invece, che vi potreste sbagliare. Prima di tutto, il film è attraversato da un flusso poetico che avvolge ogni attimo della pellicola. Inoltre, innovativo è l’approccio con cui si cerca di decodificare il concetto stesso di sogno, appellandosi ad un’ipotetica scienza. Infatti, come spiega lo stesso Stéphane, tale arte si basa sul Parallel Synchronized concetto di Randomness (Casualità Sincronizzata Parallela), per cui vi è una sintonia arcana ed oscura tra due menti che, inavvertitamente, effettuano i medesimi atti. Se questa spiegazione può sembrare a tratti ironicamente accademica, immaginate quale effetto e quale senso può ottenere qualora venga esposta come se si trattasse di una ricetta culinaria e tutta la scena fosse ripresa con una cinepresa di cartone. Ma non c’è da stupirsi. Infatti, se già Il favoloso mondo d’Amelie di Jean-Pierre Jeunet aveva catapultato lo spettatore in un universo visionario ed idealisticamente utopista, tale suggestione è in sostanza raddoppiata in L’arte del sogno. Allontanandosi dai colori postmoderni di cui è imbrigliato Amelie, la fotografia dell’ultima fatica di Gondry ha un tratto decisamente più intimista, più vicino alle sfaccettature del nostro mondo attuale e, proprio per questo naturalmente, cozza in maniera ancor più sorprendente con le tinte iperboliche degli effetti speciali. Pur non volendo disquisire molto su tali trucchi cinematografici che rendono credibili i trip mentali del protagonista, vorrei lodarne lo stampo artigianale e ruspante, affine ad una certa animazione in stop motion di molti cartoni europei degli anni ’80. Infine, vi sono i personaggi principali: Stéphane e la sua omonima, interpretati da due giovani attori promettenti: Gael Garcia Bernal, protagonista di La mala education e Charlotte Gainsbourg, già vista in Nuovo mondo. Se all’interprete femminile è da tributare un elogio per via della sua calibrata recitazione, il vero astro nascente è proprio Bernal. Il suo merito è quello di aver reso credibile un personaggio difficile da trasporre sul grande schermo e, molto probabilmente, un attore meno maturo lo avrebbe denaturato di quella sensibilità che richiede invece questo ruolo. Epilogo: seppur in L’arte del sogno vi è una patina di malinconico pessimismo, il buffo motto “anarchia del cellophane” è una di quelle vitalistiche rivendicazioni che, purtroppo, non si vedevano al cinema dal tempo della Nouvelle vague francese. Campo de’ fiori 19 CENTRO DI CONSULENZA Neuropsichiatrica, Psicologica, Logopedica, Psicopedagogica Via Tasso 6/A - Civita Castellana (VT) T. 0761.517522 Cell. 335.6984281-284 www.centroceral.com [email protected] La paura di avere paura: l’attacco di panico Tachicardia, sudorazione improvvisa, sensazione di soffocamento, dolore al petto, nausea, paura di morire o di impazzire, sono solo alcuni dei sintomi che caratterizzano un attacco di panico. Dott.ssa Il primo Attacco di Francesca Celeste Panico è generalmente inaspettato, cioè si manifesta “a ciel sereno”, per cui la persona si spaventa enormemente e, spesso, ricorre al pronto soccorso. Pur presentandosi anche in forma attenuata (2-3 sintomi) o con sintomi isolati, l’Attacco di panico completo è definito dalla presenza di almeno 4 dei seguenti sintomi: -Sudorazione -Mancanza di respiro o sensazione di sof focamento -Palpitazioni cardiache -Dolore o senso di oppressione al torace -Sensazione di svenimento, instabilità, testa leggera, vertigini -Tremori -Formicolii o intorpidimento degli arti -Vampate di calore o brividi -Nausea o dolore allo stomaco -Senso di estraneità nei confronti della realtà (derealizzazione) o del proprio corpo (depersonalizzazione) -Paura di morire, di impazzire, di perdere il controllo sulle proprie idee o azioni. Il singolo episodio può sfociare facilmente in un vero e proprio Disturbo di panico, che secondo il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-IV), è inquadrabile in un disturbo d’ansia, che consiste nella presenza di Attacchi di Panico ricorrenti, inaspettati, seguiti da almeno 1 mese di preoccupazione persistente di avere un altro Attacco di Panico. La paura di un nuovo attacco, infatti, diventa immediatamente forte e dominante ed è facile che si sviluppino comportamenti di evitamento di tutte le situazioni potenzialmente ansiogene che possono determinare una vera e propria Agorafobia, ovvero l’ansia relativa all’es- sere in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile o imbarazzante allontanarsi, o nei quali potrebbe non essere disponibile un aiuto, nel caso di un attacco di panico inaspettato. Diventa così quasi impossibile uscire di casa da soli, viaggiare in treno, autobus o guidare l’auto, stare in mezzo alla folla o in coda, e cosi via. La persona diviene schiava del suo disturbo, costringendo spesso tutti i familiari ad adattarsi di conseguenza, a non lasciarla mai sola e ad accompagnarla ovunque. La frequenza e la gravità degli Attacchi di Panico varia ampiamente. Ad esempio alcuni individui presentano attacchi moderatamente frequenti (per es. una volta a settimana), che si manifestano regolarmente per mesi. Altri riferiscono brevi serie di attacchi più frequenti (per es. quotidianamente per una settimana) intervallate da settimane o mesi senza attacchi o con attacchi meno frequenti (per es. due ogni mese) per molti anni. Il Disturbo di Panico è un disturbo sempre più diffuso. In Italia ne soffre circa il 2,5% della popolazione e le donne si ammalano 2 volte più frequentemente degli uomini. La fascia d’età più colpita è quella tra i 15 e i 35 anni, ma non sono risparmiati neppure bambini e persone in età avanzata. Le cause precise non sono chiare; sembra esserci un nesso con le più importanti fasi di transizione della vita che portano inevitabilmente una certa quantità di stress e ansia: gli esami scolastici e universitari, il matrimonio, il primo figlio, cambiare lavoro o posizione lavorativa, e così via, per cui non sono rare situazioni in cui l’esordio appare per esempio intorno ai 30 anni, intorno ai 40 anni eccetera. Attualmente il trattamento del Disturbo di Panico può essere psicoterapeutico e farmacologico. I due approcci possono essere integrati. La scelta del tipo di trattamento dipende dalle caratteristiche del quadro clinico della persona. La terapia può portare miglioramenti significativi nel 70-90% dei casi; intervenire precocemente aumenta la possibilità di bloccare la progressione del disturbo agli stadi successivi in cui si sviluppa l’agorafobia. Campo de’ fiori 21 La mobilità nelle più grandi città del mondo di Giovanni Francola Una scelta coraggiosa è stata intrapresa a Parigi, dove non è più permesso ai SUV circolare nel centro delle città, negato anche ai residenti, con delibera comunale in vigore dal 5 Dicembre 2006. Se invece andiamo ad Oslo, città pioniera in Europa, è attivo il così detto “Toll Ring System”, un pedaggio di due euro per l’accesso al centro. Mentre a Londra, fin dal 17 Febbraio 2003, è stata applicata una tassa antismog, il “Road Princig Congestioncharging”, che prevede il pagamento di ben 8 sterline al giorno (quasi 12 euro) semplicemente per girare nel centro della città. Nella città di Singapore, da circa trenta anni, è in funzione il “Road Pricing”, il sistema elettronico primo al mondo che controlla l’accesso dei veicoli attraverso 42 varchi. Per fare un esempio più locale, basta pensare che per risolvere in parte i problemi legati all’inquinamento veicolare e ai parcheggi, l’amministrazione fiorentina ha bandito i SUV dal centro storico e, dal 1° Gennaio 2005, i veicoli con ruote superiori al diametro di 73 centimetri, non possono circolare nella zona ZTL (zona a traffico limitato). A prima vista sembra una scelta un po’ stravagante, ma induce a pensare che i veicoli con ruote grandi inquinano molto di più. Malgrado questi provvedimenti la qualità dell’aria, in alcune città, rimane preoccupante. Ciò dimostra il fatto che, sempre più spesso, si fermano le auto, si consente la circolazione a targhe alterne e si annunciano domeniche ecologiche, come se questo fosse il rimedio di tutti i mali. Non sarebbe più semplice progettare e produrre veicoli meno inquinanti per la nostra mobilità, anziché vietare, o far pagare pedaggi, a chi sceglie una mobilità individuale? A meno che questi pedaggi non servano a fare cassa…… Altro aspetto poco chiaro è che quando i livelli di inquinamento tornano a parametro stabiliti, tutto riprende come se nulla fosse avvenuto. In realtà avviene di continuo qualcosa di irreversibile, i cittadini respirano polveri sottili nocive anche quando i livelli sono rientrati nella norma perché, il cosiddetto P.T.S. (particolato totalmente sospeso) è sempre presente nell’aria. Quindi, ben venga monitorare e prendere dei provvedimenti, ma occorre individuare i veri responsabili emettitori di questi veleni e, di conseguenza, eliminarli anche a costo di scontrarsi con delle vere corporazioni. Mi auguro che, in poco tempo, si acquisisca una nuova coscienza planetaria, prima che l’ambiente ci presenti un conto troppo elevato che neppure le lobby sarebbero in grado di pagare. Campo de’ fiori 22 Le guide di C o n a n g o b r Ca STORIA Il comune di Carbognano è uno tra i più piccoli della provincia di Viterbo, a ridosso dei Monti Cimini, con una superficie territoriale di 1.725 ettari e a circa 400 m sul livello del mare. di Ermelinda Benedetti Il nome risulta foto Mauro Topini essere piuttosto singolare, e diverse ipotesi sono state avanzate riguardo la sua origine. Alcuni ritengono che possa derivare dal nome del Castellacio di Arignano, sul colle di S. Eutizio, che, a sua volta, deriva da un antico tempio dedicato a Giano (Ara Jani-Arignano-Carbognano). Un’altra ipotesi è legata al nome dell’antico patrizio Carbilio, che si fece costruire in Chiesa di San Pietro questi luoghi una villa, detta Carbilia, da cui Carbiliano e poi Carbognano. Ma le due ipotesi più accreditate sono legate, una alla famiglia romana Carbones, che possedeva gran parte del territorio, e l’altra alla presenza di numerosi giacimenti di carbone dovuti ai fitti boschi e, soprattutto, ai tronchi di castagno e di quercia. Si hanno testimonianze in cui il paese è identificato con il nome di Corvignanum o Carmignano, ma la denominazione attua- le compare per la prima volta nell’ 817, in un documento del Regesto Farfense, dove si parla di un feudum Carbonianum. Dal punto di vista storico, invece, la sua nascita è da collocarsi tra il V e il IV secolo a.C., quando gli Etruschi si stanziarono anche in tutta la zona circostante. Successivamente, divenne presidio strategico romano, come testimoniano alcuni scarni sepolcreti, in località Coste dei Galli, riconducibili a soldati o genti di passaggio, piuttosto che a una comunità stabile. Notizie certe si hanno, poi, a partire dall’ 817, grazie ad un documento del Regesto Farfense, che dichiara l’appartenenza del feudo all’Abbazia di Farfa. Un documento del 1254, in cui si conferma già l’esistenza del castello, afferma, invece, la sottomissione al Comune di Viterbo. Ma nel corso del Medioevo, diverse famiglie di feudatari, tra cui i Di Vico e gli Anguillara, si contesero Carbognano, cercando di sottrarlo alla giurisdizione dello Stato Pontificio, fino a che non fu proprio Papa Pio II ad affidare il Castello al Conte Cristoforo di Carbognano e, quindi, a Pietro Paolo Nardini, nel 1462. Divenuto Pontefice Alessandro VI Borgia, il feudo passò a Orsino Orsini, marito dell’amante del Pontefice, Giulia Farnese, permettendo così a Carbognano di mantenere la sua autonomia feudale, mentre i territori limitrofi erano stati inglobati nel Ducato di Castro e nella Contea di Ronciglione. Durante questo periodo numerose migliorie, dal punto di vista urbano e architettonico, si apportarono al piccolo centro: furono costruiti la Chiesa di Santa Maria e il Palazzo Baronale. Nel 1649 venne incamerato dalla Chiesa, finché Urbano VIII non lo trasformò in Principato, affidandolo alla famiglia dei Colonna. ITINERARIO TURISTICO Carbognano possiede molte chiese risalenti a diversi periodi storici. La chiesa di San Pietro Apostolo, del XVIII secolo, è la costruzione più imponente di Carbognano. Nel luogo in cui sorge, vi erano originariamente cinque case, una cantina ed una stalla, acquistati, con l’approvazione del principe Giulio Cesare Colonna Barberini, da un fornaio, per 1055 scudi e 52 baiocchi. Quando il principe terminò tutto il danaro ereditato dalla madre, per costruire la chiesa, i lavori si fermarono e ripresero solo con i fondi raccolti dalla Congregazione del Concilio, dovendo, però, il Principe rinunciare allo “Ius padronale”. La chiesa venne officiata nel 1800 e nel 1819 Papa Pio VII concesse la dignità collegiale. La facciata è costituita da un portico con quattro colonne, ognuna delle quali avrebbe dovuto avere la statua dei quattro Santi: Pietro, Paolo, Eutizio e Filippo. L’interno é a navata unica, terminante con un’abside, il cui catino è a cassettoni prospettici e, su ciascuno dei due lati lunghi, presenta tre cappelle comunicanti. La chiesa di San Filippo Neri è la prima chiesa ad essere stata eretta in suo Chiesa di San Filippo Campo de’ fiori 23 Campo de ’ fiori onore, nel 1636, a pochissimi anni di distanza dalla sua santificazione. Di piccole dimensioni e in stile barocco, sorge nell’omonima piazza di Carbognano. Fu fatta costruire dal cardinale oratoriano, Orazio Giustiniani, poiché la tradizione locale racconta che il Santo fermò un gruppo di assassini che volevano uccidere alcuni paesani. Sul lato sinistro della chiesa, si erge un’imponente torre campanaria, probabilmente antecedente alla stessa chiesa e di epoca romanica, come dimostra lo stile. Al suo interno è conservata un’acquasantiera, risalente all’XI secolo e un organo a canne risalente all’epoca della chiesa. Poco fuori dal centro abitato, su un preesistente luogo di culto, è stata eretta la chiesa di Sant’Eutizio, riconducibile al VI secolo. L’interno è diviso in tre navate da colonne di ordine toscano, sormontate da capitelli medievali. Tra i vari dipinti che ricoprono le pareti, quello di Sant’Eutizio, con un libro aperto nella mano sinistra e un mazzo di spighe di grano nella destra. La chiesa della Madonna delle Valle va menzionata, soprattutto, per gli affreschi attribuiti al Pastura, allievo del Pinturicchio e del Perugino, anche se credenze popolari raccontano che il volto della Madonna, per la sua bellezza, sia stato dipinto dagli angeli e non da mani umane. Nel XVIII secolo, per volere degli abitanti del paese, fu fatta innalzare una chiesa in onore della madre di Maria, la chiesa di Sant’Anna, a navata unica, con copertura a capriate. Con una conformazione simile, benché di dimensioni più piccole, é la chiesa di Santa Lucia, la più antica del paese, che dà il nome alla piazza antistante, nel cuore del centro storico. La chiesa di Santa Maria della Concezione, invece, fu fatta erigere da Giulia Farnese, sui resti di una precedente chiesetta di cui si possono ancora osservare, all’esterno, piccoli archetti in stile gotico. La chiesa, oggi diventata una palestra, a seguito della caduta del tetto nei primi del ‘900, era ad una sola navata, con una copertura a capriate, con bifore e con l’altare affrescato. Probabilmente sulle rovine di un originario tempio, dedicato a Giano, fu costruita la chiesa di San Donato, il cui sedile in pietra, dietro l’altare, testimonia l’antichità dell’edificio sacro. Di più recente fattura é, invece, la chiesa della Scarpella o della Madonnella, innalzata nel 1839 e dedicata al culto del Cuore Immacolato di Maria, la cui immagine, per la quale fu aperta una finestra perché i passanti potessero ammirarla, fu irrimediabilmente trafugata nel 1979. Passeggiando per le vie del paese è possibile vedere, oltre che questi numerosi luoghi di culto, altri caratteristici particolari, tra cui, ad esempio, un grande lavatoio, costruito per volere del Principe Colonna e sormontato da una lunga tettoia, con ha lo scopo di ripararlo dalle intemperie. TRADIZIONI E FESTE Festa di Sant’ Eutizio e San Filippo Festeggiamenti in onore dei Santi Protettori del paese, con caratteristica processione per le vie del centro e animazione. Corpus Domini Solenne processione per adorare il Corpo di Cristo. Festa di Sant’Anna Festeggiamenti in onere della mamma di Maria, particolarmente cara ai carbognanesi. Presepe viente Rievocazione della nascita di Gesù, in costumi d’epoca, durante tutto il periodo natalizio. SAPORI TIPICI Diversi sono i piatti tipici che si annoverano nella tradizione gastronomica di Carbognano. I bricheli tonni sono un tipo di pasta fatta semplicemente con acqua e farina, conosciuta in altre parti d’Italia, sotto nomi differenti, da condire con sugo anche un po’ piccante. I frittelloni, piuttosto noti in tutta la zona, se pur spesso con nomi differenti, sono delle sottilissime crepes, con formaggio, arrotolate. Le ciarle sono dei dolci di carnevale, più comunemente chiamati frappe, nate dalla paste sfoglia fritta in olio bollente e cosparse in superficie di zucchero. I maritelli sono, invece, dei dolci tipici del periodo di Pasqua, realizzate dall’impasto di uova zucchero, olio, acquavite, limone, cannella, latte, lievito e farina. Più tipicamente carbognanesi, dato la coltivazione di castagne, sono i zeccheli, ossia castagne secche bollite. Esclusivamente di questo paese sono, poi, le gavinelle, un particolare tipo di pasta fatta con acqua, sale e farina, cotta in acqua bollente con sale e olio e condita con sugo. CURIOSITA’: Ma lo sapevate che a Carbognano… I colori sociali sono il giallo e il verde, la persona più anziana del paese è Ada Quadraccia nata nel 1910, la coppia sposata da più tempo è quella di Pettirossi Aldo e Cresca Giuseppa, convolata a nozze nel 1945, il numero degli abitanti è di 2050 distribuiti in 896 nuclei familiari. Castello 01100 Viterbo P.zza Verdi, 2/A - Tel./Fax 0761.347651 e-mail: [email protected] Centro Commerciale Tuscia - Tangenziale Ovest Tel. 0761.390013 e-mail: [email protected] 01030 Vallerano (VT) Via Don Minzoni, 58 - Tel./Fax 0761.751551 e-mail: [email protected] 01033 Civita Castellana (VT) Via Giovanni XXIII, 28-28A - Tel./Fax 0761.517951 e-mail: [email protected] 00169 Roma Centro Commerciale Casilino - Via Casilina, 1011 Tel. 06.23260306, Fax 06.23279988 e-mail: [email protected] Centro Commerciale Torresina - Via A. Barbato, 31 Tel. 06.61663133 63037 Porto D’Ascoli (AP) Centro Commerciale Portogrande - Via Pasubio, 144 - Tel./Fax 0735.753665 e-mail: [email protected] Campo de’ fiori 25 APPARIZIONE “Manchiamo solo noi! Tutti, proprio tutti, i nostri amici o parenti hanno infilato qualcuno in una qualche trasmissione televisiva: belli o brutti, intelligenti e non, tanto qualcuno ce di l’hanno infilato. Gianni Bracci Perfino mio nipote Tonino, che quello … veramente… non capisce un granchè, eppure per un pelo non ha partecipato al Grande Fratello: lo hanno eliminato solo nelle selezioni finali !” “Sai che gusto !” rispose G stancamente alla moglie, che spingeva perché anche loro facessero la loro brava comparsa in TV. “Ma cosa andiamo a fare ? Cosa sappiamo fare ? Niente. Niente di niente. Solo figure da dementi: non sappiamo recitare, né ballare o cantare. Non siamo gente di spettacolo, e neppure di cultura, diciamoci la verità !” “Ma non serve, è questo che non capisci, non s-e-r-v-e ! Devi solo apparire e conquistare un po’ di notorietà in paese, è un modo per stare al passo con i tempi… punto ! Non fare l’antico…!” Anche se poteva sembrare assurdo, la signora D aveva ragione: molti loro conoscenti si cimentavano allegramente in apparizioni televisive. Qualcuno addirittura frequentava corsi di recitazione, dizione o canto, preparava qualche passo di danza: per gioco, dicevano, salvo poi sottoporsi ai più svariati provini per partecipare a qualsiasi trasmissione, al solo scopo di poter dire un giorno:”Io c’ero”. I più ambiziosi e istruiti cercavano di farsi ammettere a telequiz o a dibattiti in cui interveniva il pubblico in sala. Un vecchietto era riuscito a farsi intervistare per alcuni programmi sulla storia della Repubblica: fingendo di essere orfano di guerra aveva commosso milioni di telespettatori. I più scarsi si accontentavano di fare la claque nella speranza di essere in qualche modo inquadrati da una qualsiasi telecamera. G odiava questo esibizionismo di massa, ma per fare contenta sua moglie e non apparire il solito anticonformista volle pre- starsi al gioco. Capì subito che il modo più semplice e immediato per arrivare direttamente in video era il fatto di cronaca:<<Ricordo che un tale ammazzò la suocera….. fece un clamore incredibile ! La notizia era stata trasmessa all’apertura di tutti i Tg con tanto di foto segnaletica>>, pensava G serioso, e già si immaginava immortalato dal flash della Polizia. Ma la cosa gli sembrava veramente un pò cruenta, anche perché, in cambio di qualche minuto di pubblica fama, avrebbe seriamente rischiato qualche anno di carcere, senza contare la brutta fine della suocera…. poverina. Più semplicemente pensò di sparire. Una scomparsa alla quale, sicuramente, sareb- be seguita denuncia ai carabinieri e quindi, inevitabilmente, a Chi l’ha visto? Figuriamoci se, persa ogni traccia del marito, la signora D avrebbe mancato l’occasione per segnalarlo alla più nota trasmissione del lunedì sera. Progettò quindi l’allontanamento: si sarebbe reso irreperibile, senza lasciare tracce, la domenica mattina per rifugiarsi in un vecchio casaletto di campagna che apparteneva a suo padre. Trascorsa inutilmente quella giornata e la notte successiva, con tutta evidenza sarebbe stato necessario telefonare a Chi l’ha visto? Per sicurezza lasciò appositamente una sua foto, un primo piano in cui era preso molto bene e stava in cravatta, sul tavolo della cucina, così che potessero inviare quella per il riconoscimento. Quella domenica prese il suo vecchio sacco a pelo impolverato e, con la scusa di andare a Messa, si recò invece in direzione del pezzetto di terra di famiglia, avendo cura di lasciare la macchina in un posto lontano dalla pubblica via. Effettivamente, qualche ora dopo il pranzo, scattò l’allarme ! Il sig. G era scomparso: incredibile ! Una persona dalla vita apparentemente irreprensibile, senza alcun evidente problema di famiglia, di salute o economico, era scomparsa. Certamente non era stato rapito, anche perché non avrebbero trovato nessuno disposto a pagare alcun riscatto. Comunque G non si trovava. Scattarono le prime ricerche. Danielino, il più piccolo dei suoi bambini, estremamente preoccupato per il papà, ebbe come un sesto senso e, a cavallo della sua bici, corse proprio in direzione del casaletto dove però, apparentemente, non c’era la minima traccia dello scomparso, che in realtà si era semplicemente arrampicato sopra una pianta e cercava – attentissimo- di non accennare al minimo rumore. Danielino, vinto dallo sconforto, cominciò allora a piangere disperatamente per la perdita del caro papà. Sentire quelle lacrime diventava sempre più insopportabile per G, il quale, con il cuore in gola per la commozione pensò: “Vada al diavolo la televisione e quei sempliciotti che la fanno !”. Saltò dal ramo di olivo su cui era accovacciato, a mò di novello Zorro metropolitano, per andare ad abbracciare il suo bambino: una scena degna di quei programmoni strappalacrime che piacevano tanto a sua moglie, cosicché, mentre stringeva al petto il figlioletto, pensava, con una punta di rammarico: << Sarebbe stato un finale perfetto per C’è posta per te : manca solo la De Filippi!>> Campo de’ fiori 26 Album dei ricordi Civita Castellana anni ‘90 - Carnevale “I pellerossa” INDOVINELLO Più son caldo più son fresco... che fenomeno grottesco. Avete risolto l’indovinello ?? Il primo che indovinerà e ne darà comunicazione in redazione, riceverà un simpatico omaggio offerto dalla GIOIELLERIA SPERANDIO Se vi riconoscete in queste foto, venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio. Se desiderate vedere pubb Campo de’ fiori i... ... di Carnevale Civita Castellana - Carnevale 1993 “I mazzieri” blicate le vostre foto, portatele presso la redazione di Campo de’ fiori, esse vi verranno immediatamente restituite. 27 Campo de’ fiori 28 Come eravamo i n n o n i g g o , i t o p i n i ier Quando vado a Tarquinia a trovare i miei nipotini (ne ho ben quattro, tutti fratelli), il terzo, Paolo Maria di tre anni, appena arrivo, mi tende la manina, e mi chiede di accompagnarlo ai vicini giardini pubblidi Alessandro Soli ci, dove potrà correre e giocare tra scivoli e altalene. Solo allora mi rendo conto dell’importanza che il nonno ricopre nell’ambito famigliare. I miei pensieri vanno agli anni della mia infanzia, quando quella manina era la mia, quando il nipotino ero io, quando non vedevo l’ora che mio nonno mi portasse con lui, magari per una semplice passeggiata. La sua mano forte e callosa mi stringeva e dava sicurezza, chissà se anche Paolo Maria prova oggi quelle sensazioni. Certo i tempi sono cambiati, i nipoti di oggi, che il progresso ha reso furbi, esigenti e smaliziati, sono lontanissimi parenti dei coetanei di allora, che arrossivano e ammutolivano dopo le carezze ricevute. Eppure sono passate solo due generazioni, solo cinquant’anni, ma il ruolo di nipote e nonno, che la società sta tentando in tutti i modi di cambiare, di invertire, quasi stravolgendone l’ordine, è rimasto per fortuna lo stesso. Mi spiego: quando io ero nipote, l’ammirazione e il rispetto verso le persone anziane (verso mio nonno in modo particolare), erano valori fondamentali per la mia crescita, che avveniva all’ombra di una società poco permissiva, ma formativa, quando la voglia di fare, creare, ricostruire, rappresentava il vero trampolino di lancio verso la moderna società del benesse re. Come tutti i bambini il nonno era l’esempio da seguire: la sua esperienza, maturata da una vita di lavoro e da vicende belliche che lasciano segni indelebili nel corpo e nello spirito, davano spunto a mille domande formulate dall’ingenuità tipica di chi vuol sapere come e perché. Mio nonno l’ho visto sempre come una persona anziana, adesso che nel gioco delle parti, interpreto io quel ruolo, mi accorgo, a parte l’età, di essere profondamente diverso, come diverse sono le domande del mio nipotino. Domande che sono frutto di ore passate davanti alla televisione, o a digitare sul computer, domande che mettono a dura prova il mio sapere, e a volte non so come e cosa rispondere. Sinceramente questi piccoli “geni” mi fanno paura, ma la consapevolezza che il ruolo più importante per la loro crescita spetta soprattutto ai genitori, mi consola, perché essendo ancora papà ho cercato di dare ai miei figli una educazione, il più possibile piena di valori umani e affettivi, sta a loro poi trasmetterla ai miei nipotini. In tutte queste “contorsioni” tra nipoti e nonni, corriamo il rischio di venire risucchiati nel vortice del quotidiano, del tutto e subito ad ogni costo. Ecco allora che il nonno diventa una figura “sbiadita” e quel nipotino di allora che tendeva la mano per prendere il piccolo cono di gelato (quasi sempre negato da papà e mamma che dicevano: gli fa male!), ora si siede disinvolto al tavolo del bar e pretende la “coppa del nonno”. Indovina L’Artista Di lato è riportato il particolare del famoso quadro “Concerto”. Sai dire chi l’ha dipinto? I primi tre che indovineranno e si recheranno presso la redazione, riceveranno un simpatico omaggio offerto dal Centro Parati Selli. Corsi di tutti i livelli di: Sbarra a Terra Acrobatica Laboratorio Coreografico Flamenco Canto La scuola si avvale di Docenti professionisti tra i migliori del mondo ballettistico per offrire un percorso sia professionale che amatoriale. Ha pavimenti tecnici atti allo studio della danza che assorbono le vibrazioni evitando alle stesse di ripercuotersi sulle ossa e sulla muscolatura. (Fattore importantissimo e imprescindibile specialmente per gli allievi più piccini) Didatticamente segue il programma dell’Accademia Nazionale di Danza, supervisionato e controllato periodicamente dal Direttore Tecnico e Artistico. Ha un ambiente esclusivo, silenzioso, riservato e sereno dedicato esclusivamente solo allo studio delle diverse tecniche e discipline della danza. Un luogo dove gli allievi possono incontrare, studiare e conoscere l’arte della vera danza, vivendola nella propria sfera emotiva e percettiva. L’allievo sin dall’inizio del proprio percorso viene educato a percepire, a vivere e a muoversi nella musica e non semplicemente ad eseguire movimenti a sé stanti privi di ogni espressione artistica. La scuola , proponendo periodicamente stage e lezioni di approfondimento di ogni tecnica della danza, dà la possibilità di percorrere e intraprendere anche un obiettivo professionale. Associata alla Federdanza, Agis, Aidaf, Anpdet, offre le migliori garanzie di qualità . ………la scuola dove nulla è lasciato al caso. Campo de’ fiori 31 Le Majorettes di Corchiano (terza parte) di Ermelinda Benedetti Nel 1993 il gruppo, del quale, a poco meno di dieci anni dalla fondazione, avevano fatto parte molte ragazze del paese, lasciando, di volta in volta, il posto alle più piccole, è affidato, per volere dell’istruttore e fondatore Giuseppe Rita e del presidente, allora, in carica Orlando Piccioni, ad una intraprendente giovane di Corchiano: Roberta Silveri. In realtà, lei aveva già una compagnia di ragazzi, nata dai campi scola estivi, dove faceva l’istruttrice, e chiamata Gruppo Giovani Corchiano. Proprio per questa esperienza, ritengono che possa essere la più idonea a svolgere tale compito. “All’inizio ero un po’ spaventata”, mi dice, “ma sono stati i ragazzi del gruppo giovani a spingermi ad accettare, dicendomi che, anche loro, sarebbero entrati a far parte dell’organizzazione delle majorettes”. Ecco che, così, i due gruppi si fondono, e lei, che non aveva mai neanche fatto la majorette, si impegna a seguire dei corsi a Roma e Mentana per imparare e, a sua volta, insegnare. Roberta, sin dal primo anno, si dà molto da fare e coinvolge le ragazze anche in altre iniziative. Nel periodo di Natale, fa travestire alcune di loro da piccole “Babbi Natale”, girando, di casa in casa, a portare doni alle persone anziane ed agli ammalati. Per il Carnevale, invece, organizza dei piccoli gruppi mascherati, da far sfilare insieme alle majorettes, in quei paesi dove sono chiamate ad esibirsi. Tutto sembra continuare per il meglio, ma, a partire dagli ultimi anni Novanta, il numero delle componenti diminuisce, forse perché sono, a poco a poco, cambiati i tempi e mentre prima questo poteva essere un modo per uscire di casa, per incontrare le amiche, per conoscere e socializzare, oggi non è più necessario, perché non mancano certo i modi per uscire di casa, incontrare le amiche, conoscere e socializzare. “Più che la quantità, amo la qualità delle ragazze”, precisa, a tale proposito, Roberta. Nel 2000, poi, quando scoppia il boom dei calendari, anche loro decidono di farne uno, indossando le caratteristiche divise e sfruttando i meravigliosi scorci di Corchiano, con l’intento di invogliare, così, nuove leve. continua a pag. 33... Campo de’ fiori 32 A proposito di ceramisti civitonici di Francesca Sgrò e Beniamina Viola Questo articolo viene pubblicato anche sulla “Gazzetta Falisca” su richiesta delle ricercatrici Dott.sse Francesca Sgrò e Beniamina Viola, responsabili dell’allestimento del Museo della Ceramica di Civita Castellana. Due articoli pubblicati recentemente, I ceramisti di Civita Castellana di Enea Cisbani nell’ultimo numero di Campo de’ fiori e Pane e broccoli di Luigi Valletta nella Gazzetta Falisca di gennaio, ponevano all’attenzione dei lettori il ruolo fondamentale svolto dai ceramisti civitonici nella storia del territorio, soprattutto nel corso degli ultimi centocinquanta anni. Luigi Valletta forniva una testimonianza diretta della vita in fabbrica, Enea Cisbani si interrogava invece sulla mancanza di “memoria storica”, sull’assenza di consapevolezza e affezione da parte Ceramisti di Civita Castellana anni ‘50-’60 sia delle istituzioni locali che della comunità per la storia della ceramica locale, una storia fatta da generazioni di ceramisti e ricca di vicende peculiari. Un patrimonio di esperienze e di saperi di cui si è nutrito lo sviluppo economico di Civita e che è stato però costantemente collocato a margine, trascurato, dimenticato. Giustamen-te, Cisbani riteneva che anche a questa assenza di memoria, e quindi di valore, andasse imputato “il pro- Campo de’ fiori gressivo abbandono da parte dei giovani delle attività ceramiche artigianali” e, più in generale, la situazione critica della produzione ceramica locale. E’ un argomento, questo, che ci sta particolarmente a cuore perchè è diventato, da due anni, il nostro lavoro: ricostruire e rappresentare la memoria – dai processi storici alle esperienze artistiche, al legame tra fabbrica e comunità - del lavoro ceramico a Civita, al fine di creare una ricomposizione fra passato e presente. Siamo infatti due studiose, un’antropologa culturale e una storica dell’arte, cui è stato affidato l’incarico di progettare e realizzare l’allestimento del nuovo Museo della Ceramica di Civita Castellana. Qualche civitonico ci conosce perché coinvolto o disturbato dalle nostre ricorrenti richieste di informazioni, testimonianze, documenti; ci conoscono, in particolare, i protagonisti del lavoro ceramico cui ci siamo rivolte e che cogliamo l’occasione di ringraziare pubblicamente: Giovanni Mancini, Plinio Abballe, Francesco Alessandrini, Giovanni Baldoffei, Alfredo Chelini, Valdemaro Becchetti, Tito Valletta, Ermanno Mariani, Francesco Carabelli, Corrado Carabelli, Renato Conti, Felice Antonini, Bruno Bernardi, Alberto Profili, Delfino Agneni, Alberto Brunelli, Alberto Miozzi, Augusto Ciarrocchi. Il nuovo Museo si fonda sul materiale documentario e sulla collezione di manufatti dell’attuale Museo sito in via Roma, istituto nel 1995 grazie al lavoro appassionato e competente di un gruppo di civitonici riuniti nell’Associazione Civitonica d’ Arte e Storia “Giovanni Volpato” (ACAS). A costoro certamente noi studiose e tutti i civitonici dobbiamo essere grati perché, consapevoli di quanto si andava disperdendo, sono riusciti a raccogliere, a preservare e a valorizzare il prezioso materiale di cui ora disponiamo e che, nel nuovo allestimento, sarà integrato dai risultati della ricerca da noi condotta. Il nuovo Museo della Ceramica di Civita Castellana “Casimiro Marcantoni” nasce per iniziativa della Provincia di Viterbo e del Comune di Civita Castellana ed è realizzato grazie ai finanziamenti erogati dalle Regione Lazio in virtù della legge obiettivo 33 2b (fondi della Comunità Europea): rientra pertanto nel DEMOS, sistema museale demoetnoantropologico del Lazio. La nuova sede è l’ex chiesa di San Giorgio, presso l’Istituto Professionale d’Arte (cui sarà affidata la gestione), un contenitore museale di grande suggestione, ma di dimensioni ridotte per cui è comunque prevista la realizzazione di un secondo nucleo espositivo, possibilmente nei locali di una fabbrica dismessa. Il nostro lavoro, cui ci siamo dedicate con serietà e con una passione via via crescente, è ormai in fase conclusiva; la finalità che ci proponiamo con la nuova esposizione, attraverso la rappresentazione dell’esperienza di tanti ceramisti, di tante famiglie, di tante manifatture, costituisce anche la risposta a quanto lamentava Cisbani nel suo articolo; con il Museo vorremmo contribuire, infatti, a restituire a tutti i civitonici, ceramisti e non, un patrimonio collettivo, un “bene comune” verso il quale nutrire un sentimento forte d’affezione e dal quale trarre un senso profondo di identità e di coesione. ...continua da pag. 31 Roberta non ha mai pensato di abbandonare la guida del gruppo e, proprio nei momenti meno facili, è stato l’entusiasmo delle ragazze a darle la forza per andare avanti. Prima di salutarla, le chiedo un giudizio personale, data la sua decennale esperienza con i giovani: “ Hai notato un cambiamento generazionale nell’arco di questi anni?”. “Sicuramente sì”, mi risponde, “ora le ragazze sono meno timide e più decise. La televisione ha inciso molto. Sono più preparate e anche più veloci nell’apprendere nuovi esercizi. Risulta più facile persino insegnare. Chi fa la majorette, oggi, è perché ama fare la majorette”. Attualmente il gruppo è composto da 29 ragazze, divise tra quelle che si esibiscono con la bacchetta e quelle che si esibiscono con i pon pon, ed ha accolto anche sei ragazze provenienti dal vicino paese di Fabrica di Roma, dove non esiste un gruppo folcloristico di majorettes. Da tre anni a questa parte, dopo la nascita del suo bambino, Roberta ha deciso di lasciare il ruolo di istruttrice a Francesca Piergentili, una delle veterane ed ex “mazziera”, assumendo la meno impegnativa carica di Presidente e continuando a seguire le ragazze, di cui è molto soddisfatta, nelle sfilate. La redazione di Campo de’ Un mondo di auguri a Simone Spinelli di Roma, che il 6 marzo festeggierà il suo compleanno. Un augurio speciale da parte di Massimiliamo e Maria Cristina. Tanti auguri di Buon Compleanno a Luna Anselmi di Fabrica di Roma che ha compiuto 9 anni il 25 Febbraio, dai fratellini Samuele e Leonardo e dai nonni Elena e Franco. Tanti auguri a Federici Elettro che il 27 Febbraio ha compiuto 80 anni. Auguri dai figli, il genero, la nuora, i nipoti e il pronipote. Tanti auguri di Buon Compleanno alla nostra nonnina dai nipoti Fabio, Danilo, Diego e Luana Sara Di Filippi tanti auguri per i tuoi 20 anni da papà Maurizio, mamma Rita, i fratelli Silvia e Simone e nonna Anita Auguri di buon compleanno a Gloria Proietti di Fabrica di Roma che il 18 marzo compie 23 anni da parte della sorella Daniela e degli amici: Emanuele, Maria Cristina, Noemi e Massimiliano. Congratulazioni a Anna Fusaro e Luigi Tullo che il 29 Dicembre hanno festeggiato le loro nozze d’oro. Auguri dai figli, nipoti e pronipoti. Tanti auguri a Giulia Malatesta che il 21 Febbraio ha compiuto il suo primo anno di vita, dai nonni Giuseppe e Liana Malatesta. Tanti auguri a Stefania Ricci per il suo compleanno, da nonna Elena, mamma, papà, Alessandra, Alessandro, zio Aldo, zia Anna, amici e parenti tutti. Tanti auguri di buon compleanno a Gabriella Salinetti di Mazzano Romano, che il 12 marzo festeggia 23 anni. Maria Cristina e Massimiliano ti augurano 100 di questi giorni fiori si associa agli auguri Il 23 Marzo la Tanti auguri di piccola Giulia buon compleanno a Barboni compie il Chiara Cecchini di suo primo anno di Roma che il 2 vita. marzo festeggia i Tantissimi auguri suoi magnifici 23 anni. Un grande da mamma bacio da parte di Emanuela, papà Maria Cristina e Luca, i nonni, gli Massimiliano. zii e i cuginetti. Buon compleanno a Daniele Pezzano di Roma che il 28 febbraio ha compiuto 31 anni. Un caloroso abbraccio da parte della ragazza Elisa e dagli amici Massimiliano e Maria Cristina Tanti auguri di buon compleanno a nonna Elena che il prossimo 22 Marzo compirà 95 anni da parte del figlio Arnaldo, la figlia Annunziata, i nipoti Stefania, Alessandra, Alessandro ed i parenti tutti. Il 18 Marzo compie gli anni Simone Di Marco di Fabrica di Roma. Un mondo di auguri da Maria Cristina. Tanti Auguri a Rinchiusi Maila di Castel Sant’Elia che il 6 Marzo compie 1 anno. Auguri da mamma, papà, i nonni, gli zii e il cuginetto Giorgio. Tanti auguri a Valentina per il suo terzo compleanno da mamma e papà Il 7 Gennaio Nazzareno Pecoroni e Ersilia Iannoni hanno festeggiato le loro prime nozze d’oro. Auguri dai fratelli, le sorelle, i cognati e i nipoti Buon compleanno a Federica Giansanti di Roma che il 13 Febbraio ha compiuto 26 anni. Un augurio sincero da parte di Maria Cristina e Massimiliano Tantissimi auguri di Buon Compleanno a Cecilia Anselmi che l’11 Febbraio ha compiuto gli anni. Tanti auguri dalla mamma, il papà, il fratellino Federico, le nonne, gli zii, la cugina e da tutti gli amici di Campo de’ fiori. Flavia Narcisi che ogni attimo della tua vita sia colmo di tanto amore, gioia e felicità... da mamma Simona, papà Marcello e i nonni Un grandissimo benvenuto a Gabriele Affatato che l’11 Dicembre è venuto al mondo riempiendo di gioia i cuori di mamma Tiziana e papà Carlo Tanti auguri a Fabio Martino di Roma che il 27 febbraio ha compiuto 23 anni. Buon compleanno da parte di Cristina e Massimiliano 36 Campo de’ fiori ATI NA Civita Castellana 23.1.2007 Flavia Narcisi 24.1.2007 Cristian Settimi 26.1.2007 Giada Rompietti 4.2.2007 Leonardo Pasquali 4.2.2007 Flaminia Conti 6.2.2007 Aurora Agostinelli 7.2.2007 Nadia Bouti 12.2.2007 Stefan Riccardo Irimia 16.2.2007 Benedetta Carrisi MATRIMONI Civita Castellana 10.2.2007 Daniel Nache / Lica Mihaela Visan 14.2.2007 Elisabetta Ranfi / Nello Bartolacci 17.2.2007 Tamara Casini/Nicola Greco DECEDUTI Civita Castellana 22.1.07 Francesca Peruzzi, 24.1.07 Alfredo Fantera, 27.1.07 Silvana Mariucci, 30.1.07 Onelia Ermini, 2.2.07 Mario Raponi, 2.07 Nicolò Pitzus, 16.2.07 Ione Paoletti, 12.2.07 Marco Cavallari, 14.2.07 Vincenzo Tomassetti, 14.2.07 Fabrizio Brocchi, 14.2.07 Gino Chillocci, 15.2.07 Gabriella Tontoni, 15.2.07 Luciana Di Clemente, 17.2.07 Annunziata Carletti, 20.2.07 Ennio Pettorossi Il personaggio misterioso Nella foto di fianco è riportata la foto di una famosa attrice. Sapresti dire chi è? I primi 5 che, indovinando, ne daranno comunicazione in redazione, riceveranno un simpatico omaggio offerto dalla profumeria Paolo e Concetta. Campo de’ fiori 38 Una “Fab di Sandro Anselmi Storie e immagi Le acacie di anni ‘40 Via San Rocco - Fabrica di Roma il primo a sinistra è Mario Iannoni, la terza da sinistra è Luigina Alessi, la quarta da sinistra è Marisa Anselmi Hanno abbattuto le Acacie di San Rocco !! Sono rimasti soltanto enormi monconi di tronchi brutalmente decapitati. Vedere questo spettacolo devastante dà un senso di devastazione. E’ come se anche il vento si fosse fermato per non poter più giocare fra le foglie dei rami alti e possenti. Quante vite, quante storie hanno testimoniato queste piante secolari, svettando sulla sommità di questo colle ameno! Hanno dato ombra e refrigerio nella calura estiva e asilo ai nidi nascosti sui rami più alti. Questi giganti buoni sono stati le vette irraggiungibili della nostra infanzia e i sicuri guardiani delle notti fredde e ventose. Hanno raccolto la pioggia, la neve degli inverni di una volta e si sono impregnati del fumo intenso che usciva dai camini tutti intorno, accesi per scaldare le povere case. Ogni anno, in primavera, ci regalavano quei meravigliosi fiori bianchi, profumati, che noi riuscivamo perfino a mangiare e che poi, caduti, tappezzavano tutta la strada. Quei vecchi tronchi irregolari avevano delle grandi radici sporgenti, che divenivano rigidi sedili per chiunque avesse avuto voglia di scambiare due chiacchiere, o riposarsi un po’. Ricordo quanto tempo passavamo a sentire i vecchi raccontare le storie della loro gioventù, magari di quando avevano fatto il soldato e la guerra e, poi, di quando, in una notte di plenilunio, erano stati rincorsi dal “lupo mannaro” o, ancora, la vecchietta che raccontava di aver cresciuto la figlia con il latte d’asina, perché a lei non era mai sceso…… Ricordo mio nonno seduto, appoggiato con le mani al bastone, con l’immancabile vecchio borsalino, ad aspettare che io tornassi da scuola. E noi bambini giocare a “tana” con la testa appoggiata al vecchio tronco e gli occhi chiusi. Nella corteccia rugosa incidevamo i cuori con le iniziali di un’improbabile amata e, i ragazzi più svegli e precoci, si scambiavano i primi baci all’ombra complice degli alberi e al riparo da occhi indiscreti. C’era pochissimo traffico di automobili allora, e quelle poche che transitavano, si portavano dietro una scia di polvere bianca, perché la strada non era ancora asfaltata. Al loro sporadico passaggio, c’era sempre quello più attento che invitava ad alta voce: “scansatevi che passa una macchina”. Ripensarci oggi sembra impossibile, ma una volta era così. Campo de’ fiori 39 brica” di ricordi ini di Fabrica di Roma i San Rocco anno 1945 - Alba Iannoni e Augusto Anselmi a passeggio su Via San Rocco Via San Rocco come si presenta oggi, con gli alberi di acacia tagliati. 40 Campo de’ fiori Cari amici la storia di Noel si arricchisce sempre più di nuove avventure. Conservate gli inserti e... buona lettura dai vostri Cecilia e Federico soggetto e testo Sandro Anselmi continua sul prossimo numero... Campo de’ fiori 41 Chi si è riconosciuto ? In questa foto pubblicata sul n. 34 di Campo de’ fiori sono stati riconosciuti: 1- Sergio Balducci 2- Mario Parretti 3- Sergio Chitarrini 4- M. Dafne Lupo 5- Carlo Gioacchini 6-Mauro Cerri 7- Vasco Menichelli 8- Fabrizio Munzi 9- Arsenio Armagno 10- Danilo Alessandrini 11- Giuseppe Fantini 12- Danilo Turetta 13- Sandro Angeletti 14- Alessandro Mariani 15- Sergio Rossi 16- Mauro Pupi 17- Alberto Gioacchini 18- Mauro Chiodi 19- Renato Lazzarini 20- Meraglia 21- Mario Piatesi 22-Claudio Bruzziches 23- Umberto Nobili 24- Tontoni 42 L’attività agonistica 2007 dell’Okinawa Sporting Club è iniziata a pieno regime. Infatti si sono svolte le prime due fasi provinciali di karate, tappe indispensabili per poter accedere al Campionato Italiano Fiam che si svolgerà il 24 e 25 Marzo a Modena. Tutti gli atleti del Maestro Mercuri si sono classificati nelle prime posizioni e hanno così conquistato il diritto di accedere alla fase nazionale, importante vetrina per sperare in una possibile convocazione per il Campionato Mondiale WKC che si terrà in Italia (Bergamo) a fine Giugno. Campo de’ fiori L’impegnativo percorso ha visto gli atleti dell’Okinawa a Pesaro il 27 e 28 Gennaio per il consueto appuntamento con gli azzurri e azzurrabili Fiam. Un importante stage che ha permesso a tutti i ragazzi, dai bambini agli adulti, di poter aumentare le proprie capacità tecniche e confrontarsi con atleti provenienti da tutta Italia e assistere alle lezioni tenute dagli allenatori della squadra nazionale, che li visionano nell’ottica di una possibile convocazione futura. Prossimi importanti appuntamenti per i karateka saranno la terza fase provinciale dei campionati italiani Fiam, che si terrà l’11 Marzo, la fase regionale che si svolgerà il 18 Marzo e il terzo appuntamento con lo stage di Pesaro che si terrà il 24 e 25 Febbraio. Un grande “in bocca al lupo” a tutti i ragazzi dello Okinawa per questa importante stagione agonistica. Il Maestro Mercuri ed i suoi collaboratori hanno ideato numerosi corsi di Karate adatti alle diverse esigenze, perché il Karate è un arte che permette una crescita fisica e spirituale che può durare tutta la vita. I corsi attivati presso l’Okinawa Sporting Club sono: - Corsi per bambini /ragazzi; - Corso per adulti agonisti; Corso per adulti amatori. Per tutti gli over trenta anni le prime due lezioni sono gratuite. Total Body Corso di ginnastica ideato per tutte le età. In un clima familiare e divertente, al tempo di musica, con l’ausilio di piccoli attrezzi, potrete tonificare il vostro corpo e migliorare l’elasticità muscolare. Cardio Kick Boxing Non è il solito corso di aerobica con calci e pugni. Infatti, grazie alla grande competenza dell’istruttore, vero esperto di arti marziali, riuscirete ad apprendere i principi delle arti marziali, conservando il clima divertente e spensierato che caratterizza le lezioni di fitness. Campo de’ fiori 43 L’angolo ... cin cin Eccoci di nuovo a parlare del vocabolario del vino. Come sappiamo, gli Alcooli del vino influenzano il suo gusto ed a partire dagli 11°-12° vol. si comincia a percepire nel cavo orale una sensazione pseudo calorica con un certo bruciore sulla lingua.Grazie alla diversa percezione di calore, un vino può essere definito: - Leggero - Poco caldo - Abbastanza caldo - Caldo - Alcoolico LEGGERO E’ un vino in cui non si percepisce alcuna sensazione calorica, si tratta infatti di un vino con poca gradazione alcoolica, appartengono a questa categoria vini come il Moscato d’Asti, il Brachetto d’Aqui. Quando questa situazione si verifica in altri vini viene considerata una anomalia.(4°-4,5°) POCO CALDO Appartengono a questa categoria vini in cui si riconosce una modesta sensazione pseudocalorica.(10°-11°) ABBASTANZA CALDO In questi vini si percepisce una netta e piacevole sensazione pseudocalorica.(11°-12°) CALDO Qui si percepisce una decisa sensazione pseudocalorica.(12°-13,5°) ALCOOLICO Qui la componente pseudocalorica è forte e predominante.(15°-18°) I polialcooli sono molto importanti nella struttura di un vino, determinano infatti la morbidezza. In base alla diversa percezione della morbidezza, un vino si definisce: - Spigoloso - Poco Morbido -Abbastanza Morbido - Morbido - Pastoso SPIGOLOSO Non si percepisce nel vino, alcuna morbidezza, in bocca è “sfuggente”. POCO MORBIDO In questo caso si percepisce una scarsa sensazione di morbidezza. ABBASTANZA MORBIDO Si ha un bocca una piacevole sensazione di morbidezza (giusto equilibrio tra composizione glicerica e alcoolica). La si riscontra in vini giovani, pronti e di media struttura. MORBIDO Percepiamo in questo vino una decisa sensazione di morbidezza, in genere è presente in vini strutturati e maturi. PASTOSO Abbiamo in questo caso una predominante, quasi eccessiva sensazione di morbidezza, prerogativa di grandi vini bianchi da dessert, ottenuti con lavorazioni parti- di Letizia Chilelli colari. Nel nostro vino, sono presenti anche degli acidi, che creano all’interno della nostra bocca una tipica sensazione di vivacità e freschezza. La diversa percezione dell’acidità rende il nostro vino: - Piatto - Poco Fresco - Abbastanza Fresco - Acidulo PIATTO È un vino con carenza di acidità, che non lascia quindi in bocca alcuna traccia di freschezza. POCO FRESCO Si percepisce in questo vino una scarsa ma piacevole sensazione di acidità che procura una leggerissima salivazione. ABBASTANZA FRESCO È un vino in cui si percepisce una discreta e piacevole sensazione di acidità che procura una buona salivazione. FRESCO Vino con una decisa acidità, che ci procura un’abbondante salivazione. ACIDULO In questo vino si percepisce una forte e predominante sensazione di acidità, che procura un’abbondante e fluida salivazione e una leggera contrazione gengivale. Continua sul prossimo numero. (Bibliografia “Tecnica della degustazione”A.I.S edizione 2001) A I N I U TARQ COMUNICATO STAMPA L’associazione Umanitaria “Semi di Pace” onlus, unitamente alla Nazionale Cantanti, convocano una conferenza stampa il giorno 27 Febbraio alle ore 11, presso la sede centrale dell’ISIS di Tarquinia “Vincenzo Cardarelli” e liceo “Galileo Galilei”, strada provinciale Porto Clementino, per ufficializzare la “Partita del Sorriso” che si disputerà il 17 Marzo alle ore 15, presso lo stadio dell’Olivo a Tuscanica. Si è scelta una scuola, per la conferenza stampa, per dare un messaggio positivo ai giovani presenti, legato allo sport ed alla solidarietà. Le finalità della partita, che la Nazionale Cantanti disputerà contro la Regione Lazio Solidarietà, a scopo ovviamente benefico, riguardano due importanti progetti umanitari: uno prevede l’allestimento di un grande parco giochi per bambini, ragazzi diversamente abili e giovani all’interno della “Cittadella dei Giovani” a Tarquinia, che è un luogo dove si svolgono attività di laboratorio, di animazione, di socializzazione, di formazione per bambini e giovani, e dove opera il “Gruppo Sorriso” composto da ragazzi diversamente abili, seguiti da volontari. L’altro progetto “Speranza, un cuore per l’Asia”, riguarda la costruzione del “Villaggio della Speranza” nel Tamil Nadu (India) che ospiterà oltre 40 bambini poveri ed orfani, o abbandonati dalle famiglie. Alla conferenza stampa saranno presenti docenti, studenti, istituzioni politiche, giornalisti, nonché una rappresentanza della Nazionale Cantanti che rilascerà interviste ai mass media ed ai giornalisti. Campo de’ fiori 44 Associazione Accademia Internazionale D’Italia (A.I.D.I.) www.campodefiori.biz www.campodefiorionline.it www.accademiainternazionaleditalia.it ATTENZIONE ci è stato segnalato, da alcuni operatori commerciali di essere stati contattati per l’inserzione pubblicitaria delle loro attività su Campo dè fiori, da persone a noi sconosciute. Comunichiamo pertanto che le persone incaricate a qualsiasi titolo, da Campo dè fiori, dovranno essere munite di autorizzazione su carta intestata, debitamente firmata dal direttore e contenente i dati anagrafici dell’incaricato stesso. L’incaricato dovra inoltre esibire un documento di riconoscimento. Campo de’ fiori è la più grande vetrina per i tuoi affari. La pubblicità su Campo dè fiori arriva e “porta bene” ed entra nelle case di milioni di lettori. TEL. 0761/513117 [email protected] Sede, Direzione e Redazione: Piazza della Liberazione n° 2 - 01033 Civita Castellana (VT) SOSTENETE CAMPO DE’ FIORI CON IL VOSTRO ABBONAMENTO CARTOLINA DI ABBONAMENTO ANNUALE SI desidero abbonarmi a : Campo de’ fiori (12 numeri) a € 25,00 I miei dati Nome___ ____ __________________________________ Cognome________________________________________________ data di nascita_______________ __________Città________________________________________________________Prov._______ Via_______________________________________________________________Telefono____________________________________ Desidero regalare l’abbonamento a: Campo de’ fiori (12 numeri) a € 25,00 Il regalo è per: Nome_______________________________Cognome_________________________________________________________________ data di nascita___________________________Città______________________________________________________Prov.________ Via_________________________________________________________________Telefono__________________________________ effettuerò il pagamento con c/c postale n. 42315580 intestato alla Associazione Accademia Internazionale D’Italia - P.za della Liberazione n. 2 - Civita Castellana Data______________Firma__________________________________ Autorizzo il trattamento dei miei dati personali secondo quanto disposto dalla legge n. 675 del 31.12.1996 in materia di “Tutela dei dati personali”. Titolare del trattamento dei dati è Campo de’ fiori - P.za della Liberazione,2 - 01033 Civita Castellana (VT) Data______________Firma__________________________________ Per abbonarti puoi spedire questa cartolina a Campo de’ fiori - P.za della Liberazione, 2 - 01033 Civita Castellana (VT) o puoi trasmetterla per fax allo 0761 . 513117 Campo de’ fiori 45 La rubrica dei perchè Perchè la bandiera dell’U.E. è così? Ormai da qualche anno siamo abituati a vedere, principalmente sugli edifici pubblici, accanto di Arnaldo Ricci alla nostra bandiera nazionale tricolore, quella con dodici stelle che rappresenta tutti gli stati membri della UE. Che grande soddisfazione avrebbe avuto Robert Schuman se avesse potuto vedere sventolare questa bandiera! Fu, infatti, Schuman che nel 1950 presentò il piano di cooperazione economica europea e che iniziò il difficile percorso politico ed amministrativo, culminato con la costituzione dell’UE negli anni ’90; decisivo fu anche l’appoggio del tedesco Adenaur e del nostro, non da meno, De Gasperi. Come potete notare, sono passati cinquanta anni prima che si potesse realizzare qualcosa di veramente concreto ed, a mio avviso, la cosa veramente concreta, è stata la moneta unica! Prima di adottare la moneta unica, sono state istituzionalizzate numerose organizzazioni unificanti, tipo la CECA, la CEE, il consiglio d’Europa, la Commissione Europea, il Parlamento Europeo, ma ( sempre a mio avviso ) il cittadino europeo non percepiva la sensazione immediata e quotidiana di essere concittadino di un francese, olandese, etc.etc.; adesso, con l’avvento della moneta unica, questa sensazione si percepisce giornalmente e l’UE non è più una cosa astratta ma tangibile. Il prossimo passo coraggioso da fare è, secondo me, la realizzazione dell’esercito UE nonché quello della polizia UE. Vediamo adesso quali sono i cinque simboli UE che sono stati adottati come emblemi di unità. Il primo è la bandiera Europea, che spie- Soprannomi fabrichesi Tacchiò - Pasqualotto - Cioccetti Pizza Pazza - Scansonatore Spasciatetti - Locchi - Turabuci Zimpitinello - Bruciaferro g h e r ò oltre perché è oggetto di questo articolo. Il secondo simbolo è l’inno Europeo che corrisponde alla parte finale della nona sinfonia di Ludwig van Beethoven; esso è stato scelto perché non contiene parole ma solo musica. E’ noto a tutti che la musica parla un linguaggio comprensibile a tutti i popoli. Il terzo simbolo è il motto europeo le cui parole sono: in italiano Uniti nella diversità; in inglese United in diversity; in francese Unies dans la diversitè; in tedesco In vielfat geeint. Ovviamente, oltre queste quattro principali lingue, vi sono tutte le altre che per ragioni di spazio non posso elencare. Il quarto simbolo è quello più conosciuto, esso corrisponde alla moneta europea che per ovvie ragioni non è il caso di descrivere. Il quinto simbolo è la festa dell’Europa che si celebra il giorno 9 Maggio di ogni anno; è stata scelta questa data, per ricordare il giorno della presentazione, da parte di Robert Shuman, del primo piano di cooperazione economica nel 1950. Veniamo adesso alla parte oggetto di questo articolo: perché la bandiera europea è così? La bandiera dell’UE, che vediamo anche in figura, prima di essere adottata dall’attuale Unione Europea negli anni ’90, era già stata adottata dal Consiglio d’Europa in data 8 Dicembre 1955 e successivamente il giorno 26 Maggio 1986 anche dalla Comunità Economica Europea. Il cittadino Europeo, in genere, è portato a pensare che le dodici stelle componenti il cerchio della bandiera, rappresentano i dodici stati fondatori dell’UE (forse facendo analogia con la bandiera USA ?). La realtà però non è questa. La scelta della bandiera Europea, adottata la prima volta nel 1955, è stata frutto di un concorso su scala europea e vinto da un francese: il disegnatore cattolico Arsene Heitz. Quest’ artista, come egli stesso Proverbio Corchianese si c’hai un cioccaccio mettilo là pe’ Marzaccio Protegge i tuoi valori Silvia Malatesta - Via S. Felicissima, 25 01033 Civita Castellana (VT) Tel.0761.599444 Fax 0761.599369 [email protected] affermò, prese l’idea dal capitolo dodici del libro dell’Apocalisse, dove è scritto “Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una Donna vestita di sole con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle” . Arsen Heitz fece inoltre la scelta del colore blu sempre in analogia col colore del manto della Madonna. Ecco perché la nostra bandiera UE è così. Arrivederci al prossimo perché. BANDIERE DAL MONDO Sapresti dirci a quale nazione appartiene questa bandiera? Il primo che indovinerà e ne darà comunicazione in redazione, riceverà un simpatico omaggio offerto dalla gioielleria PONTE VECCHIO 46 Campo de’ fiori Album dei ricordi Civita Castellana - Carnevale 1973 “Il palio di Siena” - foto del Sig. Sandro Angeletti Civita Castellana Carnevale 1969 “Gian Burrasca” Se vi riconoscete in queste foto, venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio. Se desiderate vedere Campo de’ fiori 47 i... ... di Carnevale Civita Castellana - Carnevale 1969 da sx: Luciana Bettinelli - Eliana Concezzi - Daniela Gioacchini Civita Castellana - Carnevale 1987 “Sherlok Holmes” foto di Roberto Moscioni Fabrica di Roma Carnevale 1996 e pubblicate le vostre foto, portatele presso la redazione di Campo de’ fiori, esse vi verranno subito restituite. foto M. Topini foto M. Topini foto M. Topini foto M. Topini 56 Campo de’ fiori Ronciglione - foto Stefano Ioncoli Il passato che tinge il presente Al pari del sole che, sorgendo, annuncia l’arrivo di un nuovo giorno, così nelle pungenti giornate di fine Febbraio, il suono del campanone risveglia nel cuore dei ronciglionesi antiche tradizioni. L’andare ritmico del batocchio che percuote con forza il bronzo vibrante, ubriaca le orecchie dei passanti e detta la colonna sonora di una settimana all’insegna della spensieratezza e del divertimento. Tutto è pronto: luci variopinte e colori sfavillanti annunciano l’arrivo di Sua Maestà Re Carnevale. Il grigio selciato delle ampie vie farnesiane, si impreziosisce di una scia variegata di di Erminio multiformi coriandoli. Queste strade che hanno vissuto la storia del carnevale ronciglionese, si preparano ad essere Quadraroli percorse da gioiose mascherine ed imponenti carri allegorici e ad essere maltrattate dalle emozionanti galoppate dei cavalli berberi. Ma… quando da Montecavallo si intravede una strampalata processione dove si mescolano musica e fiaccole, si capisce che, come ogni anno, tutto sta giungendo a termine. Al suono del saltarello, il popolo ronciglionese accompagna verso l’ultimo saluto la salma del Grande Re. Ed ecco che … le luci delle torce proiettano sul terreno l’ombra di Re Carnevale che fugge lontano, trasportato dal suo globo aerostatico… L’assordante vibrare di mani che da sempre lo accompagna nel cielo notturno, racchiude in se la gioia per il divertimento passato e la speranza che il prossimo carnevale sia ancora più spensierato. Campo de’ fiori 57 Farmacie Civita Castellana aperte nei giorni festivi di Marzo 2007 4 Marzo: Municipale Via Santa Felicissima - Tel. 0761.514680 11 Marzo: Farmacia Filizzola Corso Bruno Buozzi - Tel. 0761.513087 18 Marzo: Farmacia Municipale Via Ferretti - Tel. 0761.513002 25 Marzo: Farmacia Municipale Santa Felicissima Farmacie Corchiano e Fabrica aperte nei giorni festivi di Marzo 2007 4 Marzo: Farmacia Minelli di Corchiano - Tel. 0761.572103 25 Marzo: Farmacia Liberati di Fabrica di Roma - Tel. 0761.569114 Benzinai Civita Castellana aperti nei giorni festivi di Marzo 2007 4 Marzo: Tamoil Via Flaminia - IP Circonvallazione - Tamoil Via Falisca 11 Marzo: Api Via Flaminia Borghetto - Enerpetroli S.S. 311 Nepesina - Agip Via Terni 18 Marzo: Schell Via Flaminia - Erg Via Nepesina - Q8 Via Terni 25 Marzo: Esso Via Flaminia - Total Via Terni 58 Campo de’ fiori Annunci LAVORO -CERCASI RAGAZZE max 35 anni per bar e stand gastronomici. 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Sei diventato un Angelo a sette anni e resterai sempre nei nostri cuori; non esiste separazione definitiva finché esiste il ricordo. Campo de’ fiori Periodico Sociale di Arte, Cultura ed Attualità edito dall’Associazione Accademia Internazionale D’Italia (A.I.D.I.) senza fini di lucro Presidente Fondatore: Sandro Anselmi Direttore Editoriale: Sandro Anselmi mamma L’11 Febbraio è scomparso l’amico FULVIO DI MARCO. Aveva condiviso con me il sogno di realizzare Campo de’ fiori, al quale ha contribuito con le sue bellissime poesie sotto lo pseudonimo di “Anonimo Toscano”. La sua voce pacata, i suoi modi gentili, i suoi preziosi consigli e la sua filosofia di vita, resteranno un valido insegnamento per gli anni a venire ... Ciao Fulvio, Sandro Si associa al dolore della famiglia Di Marco tutta la redazione di Campo de’ fiori Lo Studio Legale dell’ Avv. Aldo Piras Patrocinante in Cassazione ha stipulato una convenzione con Campo de’fiori con la quale, tutti i lettori, avranno diritto a n. 3 consulenze gratuite. Per informazioni rivolgersi in redazione Campo de’ fiori è distribuito a Civita Castellana, Corchiano, Fabrica di Roma, Vignanello, Vallerano, Canepina, Vasanello, Soriano Nel Cimino, Vitorchiano, Bagnaia, Viterbo, Montefiascone, Carbognano, Caprarola, Ronciglione, Sutri, Capranica, Cura di Vetralla, Blera, Monte Romano, Tarquinia, Civitavecchia, Orte, Gallese, Magliano Sabina, Collevecchio, Tarano, Torri in Sabina, Calvi nell’Umbria, Stimigliano, Poggio Mirteto, Otricoli, Narni, Terni, Amelia, Nepi, Castel Sant’Elia, Monterosi, Anguillara, Trevignano, Bracciano, Canale Monterano, Mazzano, Campagnano, Sacrofano, Olgiata, Faleria, Calcata, S.Oreste, Nazzano, Civitella San Paolo, Torrita Tiberina, Rignano Flaminio, Morlupo, Castelnuovo di Porto, Riano, Ostia, Nettuno, Anzio, Fregene e nei migliori locali di Roma, in tutte le stazioni MET.RO. 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VT n. 351 qualsiasi momento del 2/6/89 dell’anno ed avrà, comunque, validità per 12 numeri. Stampa: Tipolitografia Garanzia di A.Spada riservatezza per gli abbonati La realizzazione di questo giornale e la Si garantisce la stesura degli articoli massima riservatezza sono liberi e gratuiti dei dati forniti ed impegnano dagli abbonati e la esclusivamente possibilità di chi li firma. richiederne graTesti, foto, lettere e tuitamente la retdisegni, anche se tifica o la non pubblicati, non cancellazione scrisaranno restituiti vendo all’editore. se non dopo Le informazioni preventiva ed custodite nello esplicita richiesta da archivio di Campo parte di chi li de’ fiori verranno fornisce. utilizzate al solo I diritti di riproduzioscopo di inviare ne e di pubblicazioagli abbonati il ne, anche giornale e gli parziale, sono allegati, anche riservati pubblicitari (legge in tutti i paesi. 675/96 tutela dati personali).