Le bande giovanili sudamericane e il ruolo delle donne al loro interno
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Le bande giovanili sudamericane e il ruolo delle donne al loro interno
Forum90b:novembre 16/11/10 11:58 Pagina 20 Immigrazione Le bande giovanili sudamericane e il ruolo delle donne al loro interno Un’esperienza di studio svolta a Genova A cura di Laura Barbasio Gli immigrati sudamericani, come si sa, sono l’etnia più rappresentata a Genova. Soprattutto i giovani aderiscono, spesso, a bande di strada la più conosciuta delle quali, a livello mondiale, è quella dei Latin Kings and Queens, nata nel 1940, a Chicago, con l’obiettivo di aiutare gli immigrati latino americani a costruirsi un futuro migliore. Un gruppo di ricercatori dell’Università degli Studi di Genova ha svolto un’attività di ricerca-azione, finalizzata a comprendere, fra l’altro, ciò che i giovani (soprattutto adolescenti e comunque minorenni) delle organizzazioni della strada pensano e fanno per autodefinirsi e distinguersi come giovani uomini e come giovani donne. La redazione di ‘Forum’ ne ha parlato con Luisa Stagi e Chiara Pagnotta, ricercatrici del dipartimento di scienze antropologiche, presso la Facoltà di Scienze della Formazione, per meglio definire e comprendere aspetti socio ed etno-culturali di grande interesse per chi, come insegnanti ed educatori, lavora a contatto con giovani sudamericani. Quali sono i motivi che spingono i giovani sudamericani ad appartenere alle gang giovanili? In genere, si avvicinano alle organizzazioni della strada, soprattutto per ragioni di amicizia e, nel caso delle femmine, anche per motivi di tipo sentimentale. Di solito, infatti, è il loro partner che già si trova all’interno di una gang a coinvolgerle. Oltre a queste, ci sono anche altre motivazioni molto più profonde. I maschi, per esempio, hanno anche l’esigenza di esibire la propria forza all’interno del gruppo, mentre le ragazze ricercano soprattutto protezione: nei latin king non vengono mai viste come oggetti sessuali, ma ottengono quel rispetto e quella protezione che non trovano all’esterno delle organizzazioni della strada. In cambio, nelle gang, d’altra parte, dalle donne si esige un comportamento morale che ai maschi non viene richiesto; devono, per esempio, essere molto 20 ‘serie’, avere una vita estremamente retta e, in linea di massima, non possono né bere né fumare. Che caratteristiche hanno le famiglie da cui provengono i giovani che aderiscono alle gang? Nella nostra esperienza di campo, non abbiamo incontrato situazioni limite. Ma ci siamo comunque confrontati con un contesto sociale disagiato e un modello educativo in cui il padre è spesso assente. Non solo, la Nazione dei Latin Kings and Queens, ha spesso funzionato da aiuto per ragazzine maltrattate dai patrigni, con interventi diretti effettuati dai maschi dello stesso gruppo. Ricerche condotte da altri studiosi hanno messo in evidenza come, per le donne, l’appartenenza al gruppo diventi una forma di autoprotezione dalla violenza, dai problemi di famiglia e dai partner. In particolare, alcuni studi mettono in evidenza come il rifugio nella banda sia una protezione rispetto alla casa in cui vengono sessualmente abusate in contesti di povertà, disagio e violenza familiare, in cui i fratelli o i padri hanno precedenti penali. Da questo punto di vista, quindi, le organizzazioni della strada possono costituire una forma di civilizzazione alternativa: i giovani che subiscono un abuso, nella stragrande maggioranza dei casi, infatti, non lo denunciano. Ma risolvono la situazione con i mezzi in loro possesso, affidandosi, appunto, al gruppo. Che significato ha la protezione maschile offerta dal gruppo alle componenti femminili? I ragazzi le proteggono dall’eventuale pericolo che, per loro, può essere rappresentato dagli altri uomini. Tuttavia, una ragazza può fidanzarsi con una persona all’esterno del gruppo, purché la tratti bene. Questo porta a una disuguaglianza di genere, dove gli uomini si sentono privati del loro potere e oggetto di castrazione simbolica, ogni volta che le donne che avrebbero diritto di possede- Forum90b:novembre 16/11/10 11:58 Pagina 21 Immigrazione re vengono possedute, controllate e tenute in pugno dai membri di un altro gruppo. Difendere e tutelare le ragazze significa, quindi, anche difendere la propria identità di gruppo rispetto ai maschi esterni sia italiani sia sudamericani. Contemporaneamente, proteggere le ragazze significa ritenerle dei soggetti deboli, persone impari e incapaci di autotutelarsi. Le donne vengono, quindi, considerate all’interno del gruppo come delle sorelle. Ogni riferimento alla sessualità, cioè, viene abolito. Il valore che, in generale, viene attribuito alle donne è ambivalente: o sono persone che vanno protette, come le spose, le madri e le sorelle, o sono unicamente oggetto di piacere come, per esempio, l’amante e la prostituta. È una visione che fa parte della mitizzazione dell’amore romantico, tipico delle società cattoliche che dividono l’amore dall’erotismo, confinando il primo nello spazio domestico e il secondo nello spazio pubblico della sessualità illegittima che viene permessa all’uomo e soltanto a lui. Ciò che i ragazzi offrono alle ragazze, quindi, è ‘solo’ protezione? Non proprio. La protezione che i maschi accordano alle ragazze non è priva di contraddizioni. Da una parte, infatti, vogliono proteggerle da chi potrebbe opprimerle. Dall’altra vogliono anche controllarle, trovando una giustificazione proprio nel fatto che ciò avviene per il loro bene. Ci sono anche gang prettamente femminili? Si, le donne, tuttavia, formano le proprie organizzazioni, non per portare avanti delle rivendicazioni specificamente di genere. L’organizzazione femminile, infatti, è subordinata, in ordine gerarchico, a quella maschile, anche se non emerge in maniera consapevole. Ma solo di sfuggita. Anche quando le ragazze hanno un loro gruppo separato, all’interno delle organizzazioni di strada, tendono a riprodurre e non a violare le norme sociali e tradizionali di genere. La differenza dei ruoli, all’interno delle organizzazioni, consiste nel fatto che l’uomo è colui che possiede la forza, mentre la donna è colei che ha il dono della pazienza e della sapienza. Da tutto questo sembra, nei gruppi, prevalga un concetto di egemonia maschile... Si. Lo rilevano anche diversi autori. Il modello di comportamento maschile è basato su relazioni di potere e gerarchie sessuali, in base alle quali il sessismo e l’omofobia assumono un ruolo centrale. L’interiorizzazione del concetto di mascolinità egemonica spinge le ragazze a percepire come normale il controllo e la protezione dei membri del gruppo. Non solo. Il fatto che siano i ragazzi a definire come le ragazze si devono comportare viene considerato assolutamente normale. L’unico momento in cui le donne sono state protagoniste, loro malgrado, è stato nella primavera del 2005. Allora, in seguito all’arresto di molti leader, le ragazze, a volte giovanissime, si sono trovate a gestire, in prima persona e per la prima volta da sole, l’intera organizzazione e il contatto con le persone in carcere. Una volta che i ragazzi sono usciti dalla prigione, l’organizzazione è tornata nelle loro mani e le ragazze hanno ricominciato ad occupare un ruolo più tradizionale. La presa temporanea di potere femminile è stata favorita dal fatto che, negli episodi di conflitto di strada, le ragazze non erano presenti e la loro fedina penale non è stata toccata da quegli avvenimenti. Come viene concepita l’identità femminile nelle gang? Subisce l’influsso molto forte del sincretismo religioso. Una particolare importanza, a questo riguardo, è dovuta all’immagine della Maria Vergine che si pone come riferimento ideale all’identità femminile e alla purezza carnale e spirituale a cui tutte le donne devono aspirare. Il modello coloniale prevedeva che la donna dovesse mantenere la verginità fino al matrimonio, mentre chi la perdeva, come l’adultera e la concubina, non aveva nessuna possibilità di essere rispettata, in particolare presso la classe dei proprietari. Le donne, quindi, per aderire al modello di femminilità latino-americano, devono dominare i propri impulsi e sublimare la propria sessualità. La donna con una bottiglia in mano o con la sigaretta tra le labbra viene quindi considerata come una ragazza facile e ribelle. 21 Immigrazione Forum90b:novembre 16/11/10 11:58 Pagina 22 Che ruolo ha la maternità fra le latin queen, cioè tra le donne che aderiscono alle organizzazioni di strada? La maternità e il matrimonio sono un referente identitario fondamentale nella definizione della femminilità, all’interno delle organizzazioni della strada. Le nostre indagini dimostrano come le ragazze siano conservatrici riguardo al mantenimento dei ruoli di genere. La maternità e la reputazione di essere una buona madre hanno una grande importanza. Il legame maternità-femminilità, da questo punto di vista, nei gruppi di strada, è molto stretto. Questo anche perché nei paesi dell’America Latina, l’importanza che, attualmente, viene riconosciuta alla maternità è nettamente maggiore rispetto a quella che si riconosce a livello europeo. C’è quindi un rifiuto delle tipologie di sessualità che non sono orientate alla procreazione? Si, in particolar modo, c’è un rifiuto dell’omosessualità, tenendo anche conto del fatto che, nella maggior par- 22 te dei paesi latinoamericani, come accade in Italia, la normativa legale esistente è modellata su di uno schema tradizionale di famiglia. L’omosessualità è considerata come una sorta di presa in giro di Dio, del Signore. È comunque vero che molti ragazzi e ragazze delle organizzazioni hanno amici omosessuali e, per esempio, a Genova, alcune feste sono frequentate anche da coppie gay. E che cosa pensano dell’aborto? È una pratica che il gruppo condanna perché è la negazione del rapporto donna-madre e del sesso finalizzato solamente alla procreazione. Nel 2005, tuttavia, le donne ecuadoriane, a Genova, sono state quelle che, in termini percentuali, hanno praticato il maggior numero di interruzioni di gravidanza tra le straniere. Ciò benché, di solito, dai 17 anni in poi, le ecuadoriane tendano a portare a termine la gravidanza più di quanto non facciano le ragazze italiane.