Il trattamento dei cheloidi e delle cicatrici ipertrofiche
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Il trattamento dei cheloidi e delle cicatrici ipertrofiche
MINUTI SCIENTIFICA 191:Layout 1 15/02/10 10:26 Pagina 29 Il trattamento dei cheloidi e delle cicatrici ipertrofiche GREGORY JUCKETT, HOLLY HARTMAN-ADAMS West Virginia University I cheloidi e le cicatrici ipertrofiche rappresentano una risposta cutanea “esuberante” di guarigione delle ferite. Il trattamento di queste condizioni può essere impegnativo. I pazienti ad alto rischio per lo sviluppo di cheloidi hanno in genere un’età inferiore a 30 anni ed un colorito scuro della cute. Le aree maggiormente predisposte sono la cute posta al di sopra dello sterno, la cute delle spalle e degli avambracci, la cute dei lobi auricolari e delle guance. Le lesioni a maggior rischio sono le ustioni, le lesioni da piercing del padiglione auricolare; più in generale, qualsiasi fattore che prolunghi la guarigione delle ferite determina un aumento del rischio. Per quanto riguarda lo sviluppo dei cheloidi è spesso possibile agire in maniera preventiva, ad esempio con un’utilizzazione immediata di bendaggi con elastomeri di silicone, taping (bende non-elastiche adesive) per ridurre le forze di tensione a livello cutaneo, oppure con iniezioni di corticosteroidi. Una volta che si sono sviluppati i cheloidi sono difficili da trattare, e presentano un tasso elevato di recidive indipendentemente dal trattamento adottato. Le evidenze disponibili indicano, come terapie di prima scelta, l’applicazione di bendaggi al silicone, i bendaggi compressivi e le iniezioni di corticosteroidi. Può essere utile anche la crioterapia, che va tuttavia riservata alle lesioni di dimensioni minori. Se non viene associata ad un altro trattamento standard, la rimozione chirurgica dei cheloidi è caratterizzata ad un rischio elevato di recidive. Possibili alternative post-chirurgiche, da utilizzare per lesioni refrattarie alle altre terapie, comprendono il laser luce pulsata, la radioterapia e probabilmente l’applicazione di creme di imiquimod. Nel trattamento di cheloidi già sviluppati possono essere utili le iniezioni intralesionali di verapamil, fluorouracile, bleomicina e interferone alfa-2b. Malgrado la popolarità dei prodotti, per quanto riguarda le creme a base di erbe disponibili come prodotti “da banco” le evidenze disponibili sono contrastanti; sono inoltre scarse le indicazioni in favore di un’utilità per la vitamina E. (Am Fam Physician. 2009, 80 (3): 253-260. Copyright© 2009 American Academy of Family Physicians). I cheloidi sono cicatrici fibrose rilevate che si estendono oltre i margini della ferita originale, non regrediscono e solitamente recidivano in seguito ad un’escissione chirurgica. Il termine deriva dal greco, ed indica l’aspetto della lesione simile a quello delle chele di un granchio.1 Le cicatrici ipertrofiche sono simili ai cheloidi, ma sono limitate entro i margini della ferita originale e solitamente regrediscono con il passare del tempo.1,2 Una cicatrice ipertrofica si sviluppa in genere entro un mese dalla lesione, mentre i cheloidi si possono sviluppare 3 mesi o addirittura anni dopo la lesione.3 Entrambe le lesioni rappresentano risposte abnormi ad una lesione dermica, e sono caratterizzate da una deposizione esuberante di collagene. Lo sviluppo avviene sostanzialmente in tre fasi: 1) infiammazione (primi 3-10 giorni); 2) proliferazione (successivi 10-14 giorni); 3) maturazione e rimodellamento (da 2 settimane ad anni). 1 Il trattamento delle cicatrici ipertrofiche e dei cheloidi è simile, ma le cicatrici ipertrofiche presentano una prognosi migliore. Fattori di rischio ed eziologia Il principale fattore di rischio per lo sviluppo di cheloidi è una colorazione scura della cute, che determina un aumento del rischio pari a 15-20 volte; i motivi alla base di ciò riguardano probabilmente alterazioni dell’ormone stimolante i melanociti.4 È inoltre descritta una predisposizione familiare, con varianti genetiche autosomica dominante e recessiva.5 I soggetti di razza nera, gli ispanici e gli asiatici presentano un rischio di sviluppare cheloidi molto superiore a quanto descritto per soggetti di razza bianca.6,7 Per quanto riguarda invece le cicatrici ipertrofiche l’associazione con la pigmentazione cutanea è meno stretta. I cheloidi sono più frequenti tra i soggetti di età inferiore a 30 anni (picco di rischio tra i 10 ed i 20 anni di età), ed in soggetti con elevazioni dei livelli ormonali (ad esempio durante la gravidanza o la pubertà).8 Le aree maggiormente a rischio per lo sviluppo di cheloidi sono la cute posta al di sopra dello sterno, la cute delle spalle e degli avambracci, la cute dei lobi auricolari e delle guance9. Alcuni tipi di traumi ed i ritardi nella guarigione delle ferite (superiori a 3 settimane) aumentano ulteriormente il rischio di cheloidi; il rischio più elevato è associato alle lesioni da ustioni. Cicatrici abnormi possono essere causate da acne, piercing condotti a livello del lobo auricolare, varicella, vaccinazioni (in particolare la vaccinazione con il vaccino di Calmette-Guérin), procedure bioptiche e lacerazioni cutanee. Particolarmente frequenti sono i cheloidi associati all’acne. I cheloidi non costituiscono un problema solo dal punto di vista estetico; molte lesioni cau29 - febbraio 2010 - Minuti MINUTI SCIENTIFICA 191:Layout 1 15/02/10 10:26 Pagina 31 Sistema SORT (Strength of Recommendation Taxonomy, Tassonomia della forza delle evidenze): Indicazioni per la pratica clinica Indicazione clinica Livello di Referenza evidenza bibliografica La crioterapia è utile per le lesioni di dimensioni minori (es. i cheloidi dell’acne), in associazione ad B 8,23 altri interventi terapeutici Le iniezioni intralesionali di corticosteroidi rappresentano un approccio terapeutico pratico e di priB 9,22 ma scelta per la prevenzione ed il trattamento delle cicatrici ipertrofiche e dei cheloidi, utilizzabile anche dal medico di base I bendaggi con elastomeri di silicone rappresentano un’opzione terapeutica di prima scelta, nonB 8,26,31 invasiva ma dispendiosa in termini di tempo, da utilizzare nella prevenzione e nel trattamento delle cicatrici ipertrofiche e dei cheloidi I bendaggi compressivi sono efficaci nella prevenzione delle cicatrici ipertrofiche, in particolare in B 10,27,31 seguito ad ustioni Quando i trattamenti di prima scelta delle cicatrici ipertrofiche e dei cheloidi falliscono, una valida B 13,14 opzione di seconda scelta prevede l’associazione di più interventi (terapia chirurgica, bendaggi con silicone, iniezioni di corticosteroidi) La somministrazione intralesionale di verapamil, fluorouracile, bleomicina, interferone alfa-2b, e la B 12,13,17somministrazione topica di una crema con imiquimod rappresentano alternative ragionevoli (anche 19,28,30se meno studiate) ai corticosteroidi nel trattamento e nella prevenzione post-chirurgica dei cheloidi 33 Gli scarsi dati clinici disponibili non sono riusciti a dimostrare effetti benefici duraturi su cheloidi B 21,34-37 e cicatrici ipertrofiche ormai sviluppati derivanti dall’applicazione topica di gel contenenti estratti di cipolla o di vitamina E A = Evidenza coerente, di buona qualità ed orientata sul paziente; B = evidenza orientata sul paziente, scarsamente coerente o di qualità limitata; C = opinione generale, evidenza orientata sulla malattia, pratica clinica usuale, opinione di esperti, serie di casi clinici. Per informazioni sul sistema SORT di valutazione delle evidenze, si veda al sito http://www.aafp.org/afpsort.xml sano infatti prurito e dolore, e possono essere causa di stress significativo a livello psicologico. Prevenzione Prima di qualsiasi procedura chirurgica occorre indagare eventuali precedenti problemi associati a cheloidi. Una discussione tra medico e paziente circa il rischio di sviluppo di queste alterazioni deve far parte della procedura di ottenimento del consenso informato di ogni paziente all’intervento. Il medico deve sconsigliare i piercing auricolari e procedure simili in soggetti di cute scura; nei casi in cui il soggetto desideri comunque sottoporsi al piercing egli deve essere informato della disponibilità di orecchini inseribili a pressione, senza necessità di bucare il lobo. Nei soggetti ad alto rischio, quando non è possibile evitare l’intervento chirurgico occorre utilizzare, immediatamente dopo l’intervento, bendaggi al silicone o iniezioni di corticosteroidi. Qualsiasi intervento che favorisca una rapida guarigione delle ferite e riduca le forze di tensione a livello cutaneo (ad esempio un taping postchirurgico continuato per 12 settimane) diminuisce il rischio di sviluppo di cheloidi.10 I risultati estetici della chiusura di ferite condotta utilizzando suture standard appaiono simili a quelli ottenuti utilizzando adesivi cutanei con 2-octyl cianoacrilato. In uno studio di dimensioni limitate, cicatrici ipertrofiche sono state descritte in 5 pazienti su 24 trattati con adesivi cutanei con 2-octyl cianoacrilato, rispetto a 3 pazienti su 28 trattati con la procedura standard.11 Trattamento La terapia di cicatrici ipertrofiche e cheloidi presenta delle difficoltà ed alcuni aspetti controversi (Tabella 1).1,7-9,12-21 Le due condizioni rispondono alle stesse terapie, ma il trattamento delle cicatrici ipertrofiche è più semplice. Il numero elevato di opzioni terapeutiche disponibili appare attribuibile alla scarsa qualità delle ricerche condotte su questo argomento, che non hanno consentito di individuare un singolo trattamento o una combinazione di trattamenti di dimostrata efficacia superiore agli altri. Le opzioni terapeutiche di prima scelta comprendono i bendaggi con elastomeri di silicone, il bendaggio compressivo e le iniezioni di corticosteroidi; tutti questi interventi necessitano tuttavia di una stretta adesione del paziente alle indicazioni terapeutiche e di un adeguato follow-up. La crioterapia può essere utile, ma solo per le lesioni di piccole dimensioni, come quelle derivanti dall’acne. In pazienti con cute scura la crioterapia può causare ipopigmentazione. La rimozione chirurgica dei cheloidi può ottenere risultati inizialmente gratificanti, ma è quasi invariabilmente seguita (nel 5031 - febbraio 2010 - Minuti MINUTI SCIENTIFICA 191:Layout 1 15/02/10 10:26 Pagina 32 100% dei casi) da una ricrescita, addirittura più aggressiva, del tessuto cicatriziale.8 Tutte le opzioni chirurgiche vanno pertanto seguite da iniezioni con corticosteroidi, dall’applicazione di bendaggi al silicone, o dall’associazione di questi interventi con un trattamento laser luce pulsata. Altre possibilità terapeutiche stanno emergendo, ma sono state finora ancora meno studiate. Iniezioni di corticosteroidi Nel trattamento di cheloidi e di cicatrici ipertrofiche le iniezioni di corticosteroidi rappresentano probabilmente, per il medico di base, l’opzione terapeutica di prima scelta. I corticosteroidi inibiscono l’infiammazione e la mitosi, ed accentuano la vasocostrizione a livello della ferita. Una sospensione di triamcinolone (10-40 mg / mL, in base al sito dove viene condotta l’iniezione) viene iniettata a livello intralesionale; anche se provoca dolore, tale intervento ottiene un “appiattimento” del 50100% dei cheloidi, e presenta tassi di recidive com- presi tra il 9% ed il 50%.9 Per ridurre il dolore, in associazione al corticosteroide può essere somministrata lidocaina; l’utilizzazione di una crioterapia aggiuntiva immediatamente prima dell’iniezione può rendere più semplice la procedura, ottenendo un rammollimento della lesione (indicazione basata sull’opinione di esperti).22 L’associazione tra crioterapia ed iniezione di corticosteroidi ottiene un miglioramento delle misure di outcome, rispetto a quanto descritto in seguito ad una delle due procedure da sola; anche con l’associazione dei due interventi è comunque presente un rischio di ipopigmentazione.23,24 Il trattamento prevede solitamente 2-3 iniezioni condotte ad un mese di distanza l’una dall’altra, ma può anche continuare per 6 mesi o più.25 I cheloidi di nuova insorgenza rispondono meglio alla terapia rispetto alle lesioni presenti da più tempo. Le iniezioni di corticosteroidi sono più efficaci quando vengono associate all’intervento chirurgico; maggiore è la tempestività dell’intervento, maggiori sono le possibilità di successo tera- Tabella 1. Opzioni disponibili per la prevenzione ed il trattamento di cheloidi e cicatrici ipertrofiche Modalità o opzione terapeutica Prevenzione Misura preventiva con bendaggi con silicone dopo l’intervento chirurgico Tasso di risposta (%) Tasso di recidive (%) Comm 0-75 25-36 Iniezione intralesionale post-chirurgica di corticosteroidi (triamcinolone, 10-40 mg/mL ad intervalli di 6 settimane) Somministrazione topica post-chirurgica di una crema con imiquimod al 5% Somministrazione post-chirurgica di fluorouracile, triamcinolone, e laser luce pulsata Terapia di prima scelta Crioterapia Non disponibile 0-100 (media 50) Molte ferite Sicuro Dati non disponibili 70 a 12 settimane 28 Dati non disponibili Può ca Efficac 50-76 Dati non disponibili Iniezione intralesionale di corticosteroidi (triamcinolone, 10-40 mg/mL ad intervalli di 6 settimane) Bendaggi con elastomeri di silicone 50-100 9-50 50-100 Dati non disponibili Bendaggi compressivi (24-30 mmHg) indossati per 6-12 mesi Trattamenti alternativi di seconda scelta Escissione chirurgica 90-100 Dati non disponibili Utile Può ca Non c Può ca Nume Costo Poco c Dati non disponibili 50-100 Associazione di crioterapia e iniezione intralesionale di corticosteroidi “Terapia tripla” dei cheloidi (chirurgia, corticosteroidi, bendaggi con silicone) Laser luce pulsata Iniezione intralesionale di verapamil (2,5 mg/mL), associata ad escissione perilesionale e a bendaggi con silicone Iniezione intralesionale di fluorouracile (50 mg/mL, 2-3 volte la settimana) Iniezione locale di bleomicina (1,5 UI/mL) 84 88 a 13 mesi Dato non disponibile 54 a 18 mesi Dati non disponibili 12,5 a 13 mesi Dati non disponibili Dati non disponibili Opzio post-c Si ved Tedios Neces Iniezio 88 927, 8819 0 Dati non disponibili Efficac Efficac Iniezione post-chirurgica di interferone alfa-2b (1,5 milioni UI 2 volte al giorno per 4 giorni) Radioterapia da sola Radioterapia post-chirurgica Gel topici con estratto di cipolla Informazioni tratte dalle referenze bibliografiche 1, 7-9, 12-21 30-50 56 (valore medio) 76 Dati non disponibili 8-19 Dati non disponibili Dati non disponibili Dati non disponibili Costo Inibiz Inibiz Effetti 32 - febbraio 2010 - Minuti MINUTI SCIENTIFICA 191:Layout 1 15/02/10 10:26 Pagina 33 peutico. I più comuni effetti collaterali comprendono atrofia, teleangectasie e ipopigmentazione. Bendaggi con elastomeri di silicone L’applicazione di bendaggi con elastomeri di silicone rappresenta un approccio non-invasivo ed ampiamente studiato nel trattamento e nella prevenzione di cicatrici ipertrofiche e cheloidi. Si ritiene che bendaggi agiscano aumentando la temperatura, l’idratazione e probabilmente la tensione di ossigeno a livello della ferita “occlusa”, ottenendone il rammollimento e l’appiattimento.8 La procedura è sconsigliata in presenza di lesioni aperte, ma può essere condotta non appena si verifica la guarigione della superficie cutanea. Negli Stati Uniti sono più di 60 i prodotti disponibili in commercio, comprendenti cerotti, bende, gel, spray, schiume. La maggior parte di questi prodotti è disponibile come farmaco da banco, il cui costo economico può essere elevato. Per essere efficaci i bendaggi devono essere posizionati sopra la ferita per 12-24 ore al ve (%) giorno per 2-3 mesi.8 Il bendaggio e la ferita vanno lavati ogni giorno con acqua e sapone. Il bendaggio può essere riutilizzato fino a quando inizia a disintegrarsi. La maggior parte degli studi suggerisce che l’applicazione di bendaggi con silicone determina un numero minore di cicatrici ipertrofiche in soggetti a rischio; secondo una review della Cochrane Collaboration, d’altro canto, la maggior parte degli studi condotti su questo argomento sarebbe di scarsa qualità, ed altamente suscettibile di bias.26 I bendaggi compressivi si basano su concetti simili a quelli dei bendaggi con silicone, e vengono utilizzati in particolare nella prevenzione delle cicatrici da ustioni. I bendaggi compressivi (24-30 mmHg) vanno tuttavia indossati per 6-12 mesi; un trattamento così prolungato rappresenta un problema per la maggior parte dei pazienti.27 Terapia con l’associazione di più interventi dopo un intervento chirurgico Nei casi in cui, dopo 12 mesi di trattamento, il sili- Commenti Protocollo dello studio 50) Molte preparazioni disponibili; ben tollerata dai bambini. Costosa; da evitare in presenza di Review di studi multipli con casi clinici8 ferite aperte; protocolli di studio non ben condotti Sicuro; ben accettato dal paziente. Può causare ipopigmentazione, atrofia cutanea, teleangectasie Review di studi multipli con casi clinici9 onibili Può causare iperpigmentazione e irritazione cutanea Efficace. Può causare iperpigmentazione e ulcerazione della ferita Studio di casi clinici12 Studio clinico13 Review di studi multipli con casi clinici9 onibili Utile nel trattamento di lesioni di piccole dimensioni; di facile esecuzione Può causare ipopigmentazione e dolore Non costosa; può essere condotta anche dal medico di famiglia. Necessita di iniezioni multiple. Può causare sensazione di fastidio, atrofia cutanea, teleangectasie Numerose preparazioni disponibili; ben tollerata dai bambini. Costosa; scarsa qualità dei protocolli degli studi Poco costosa. Programmazione difficoltosa; scarsa adesione da parte dei pazienti Review di studi multipli con casi clinici9 onibili i onibili onibili Opzione z-plasty in caso di ustioni. Per prevenire le recidive è necessario un trattamento post-chirurgico immediato Si vedano i benefici ottenibili con i singoli trattamenti. Può causare ipopigmentazione Tediosa; impegnativa dal punto di vista del tempo; costosa Necessario l’intervento di uno specialista; costosa; risultati variabili in base allo studio (variabili) Iniezioni ripetute; esperienza clinica limitata. Può causare sensazione fastidiosa onibili Efficace. Può causare iperpigmentazione ed ulcerazioni della ferita Efficace. Può causare fibrosi polmonare e reazioni cutanee onibili onibili onibili Costosa. Può causare prurito, alterazioni della pigmentazione, dolore Inibizione locale della crescita. Può causare carcinomi, iperpigmentazione, parestesie Inibizione locale della crescita. Può causare carcinomi Effetti limitati se utilizzata da sola; effetti migliori in associazione a bendaggi con silicone Review di studi multipli con casi clinici7 Review7. Studio di casi clinici18. Studio clinico19 Review di studi multipli con casi clinici9 Review di studi multipli con casi clinici9 Review di studi multipli con casi clinici9,20 Studio prospettico di casi clinici21 onibili onibili Review di studi multipli con casi clinici9 Review di studi multipli con casi clinici8 Review di multipli con casi clinici9 Studio di casi clinici1 Studio di casi clinici14 Studi di casi clinici15,16 Studio clinico17 33 - febbraio 2010 - Minuti MINUTI SCIENTIFICA 191:Layout 1 15/02/10 10:26 Pagina 35 cone e le iniezioni di corticosteroidi non risultino efficaci, va preso in considerazione un trattamento di seconda scelta, con un intervento chirurgico “secondario”, seguito dall’iniezione di corticosteroidi e possibilmente da un bendaggio con elastomeri di silicone. La somministrazione di iniezioni di corticosteroidi dopo la correzione chirurgica dei cheloidi riduce i tassi di recidive fino a valori inferiori al 50%.28 L’escissione chirurgica della cicatrice può essere completa, oppure il chirurgo può decidere di lasciare una piccola cicatrice ai margini della ferita; ciò ridurrebbe (secondo l’opinione di esperti) i tassi di recidive. Dopo l’escissione chirurgica, l’iniezione immediata di corticosteroidi ai margini della ferita va seguita da iniezioni settimanali, per 2-5 settimane, e da iniezioni mensili per 3-6 mesi.9 Una “terapia tripla” dei cheloidi, comprendente intervento chirurgico, corticosteroidi e bendaggio con silicone risulterebbe ancora più efficace, con un tasso di recidive a 13 mesi pari solo al 12,5%.14 Gli autori di questo studio hanno tuttavia definito questo tipo di approccio terapeutico dispendioso in termini di tempo e tedioso, da utilizzare solo in pazienti particolarmente motivati. Imiquimod Per ridurre i tassi di recidive in seguito ad escissione chirurgica di cheloidi viene utilizzata anche la crema di imiquimod al 5%. Il farmaco agisce modificando la risposta immunitaria e facilitando il processo di guarigione. Dopo l’intervento chirurgico la crema viene applicata a sere alterne per 8 settimane. Gli studi finora condotti su questo tipo di trattamento sono stati di dimensioni limitate. Secondo uno di essi, d’altro canto, nel corso di un periodo di follow-up di 6-9 mesi il tasso di recidive post-chirurgiche sarebbe pari solo al 28%; i risultati migliori (tasso di recidive 2,9%) riguarderebbero aree caratterizzate da basse forze di tensione, come la cute dei lobi auricolari.12 Gli effetti collaterali comprendono irritazione cutanea e iperpigmentazione. Laser luce pulsata Il trattamento di cheloidi con laser luce pulsata, a 585 nm, è risultato associato ad un’efficacia limitata, con tassi di miglioramento compresi tra il 57% e l’83%.15 Il trattamento è maggiormente specifico a livello vascolare rispetto ad altre terapie laser. L’efficacia dell’intervento è maggiore quando quest’ultimo viene utilizzato precocemente ed in associazione ad altre terapie. Una volta sottoposti ad una terapia laser, porzioni di cheloidi sviluppati in seguito a sternotomia mediana hanno presentato (rispetto a porzioni degli stessi cheloidi non trattate) un significativo miglioramento per quanto riguarda eritema, prurito, altezza della cicatrice; tali miglioramenti si sono mantenuti per un periodo medio pari almeno a 6 mesi.16 L’effetto principale del laser luce pulsata è a livello della microvascolatura della cicatrice, con diminuzione dell’eritema e del prurito e miglioramento della trama tessutale della cute. Altri studi hanno peraltro descritto modificazioni non significative dello spessore della cicatrice, per cui l’effettiva efficacia del laser luce pulsata appare controversa.29 Gli svantaggi dell’intervento comprendono un costo economico significativo e la necessità di intervento di uno specialista. Altre terapie Altre terapie, finora non ampiamente studiate, comprendono le iniezioni intralesionali di verapamil, fluorouracile, bleomicina e interferone alfa-2b. Per tutti questi interventi sono stati descritti risultati simili o addirittura superiori a quelli delle iniezioni di corticosteroidi e del bendaggio con elastomeri di silicone; il trattamento ottimale dei cheloidi non può pertanto essere considerato definitivo. Le associazioni tra più interventi ottengono in genere risultati migliori rispetto agli interventi singoli. La somministrazione intralesionale di verapamil (2,5 mg / mL) in associazione al bendaggio con silicone ha ridotto del 90% (ottenendo nel 54% dei casi risoluzione completa, e nel 36% dei casi una risoluzione parziale) le recidive post-chirurgiche a 18 mesi dei cheloidi; in pazienti trattati solo con bendaggi con silicone i tassi di successo terapeutico parziale (nessun caso di risoluzione completa) sono risultati invece pari solo al 18%.17 I calcio-antagonisti sembrano agire ottenendo una diminuzione della produzione di collagene, e potrebbero costituire, in futuro, un’alternativa sicura alle iniezioni di corticosteroidi. La somministrazione intralesionale di fluorouracile (50 mg/mL, 2-3 volte la settimana) sembra in grado di ottenere in maniera sicura una diminuzione delle dimensioni di cheloidi, senza determinare l’atrofia tessutale e le teleangectasie che si possono sviluppare in seguito ad iniezioni ripetute di corticosteroidi.30 L’associazione tra iniezioni di corticosteroidi e fluorouracile ed una terapia laser luce pulsata ottiene risultati migliori ed in maniera più rapida rispetto alle iniezioni con corticosteroidi da sole, o all’associazione tra corticosteroidi e fluorouracile.13 Risposte giudicate “buone” o “eccellenti” sono state descritte nel 15% dei pazienti trattati con triamcinolone, nel 40% dei pazienti trattati con triamcinolone più fluorouracile e nel 70% dei 35 - febbraio 2010 - Minuti MINUTI SCIENTIFICA 191:Layout 1 15/02/10 10:26 Pagina 36 pazienti trattati con l’associazione tra i 3 farmaci (in tutti i casi le modificazioni sono risultate statisticamente significative). L’associazione tra corticosteroidi e fluorouracile ha ottenuto una diminuzione degli effetti collaterali associati ai corticosteroidi. Le rare complicanze del fluorouracile hanno compreso iperpigmentazione cutanea e ulcerazioni a livello della ferita. Lo studio non ha invece descritto effetti collaterali sistemici (es. anemia, leucopenia, trombocitonenia). Un altro utile agente chemioterapico è la bleomicina. Un approccio terapeutico standard prevede l’iniezione locale di 0,1 mL di bleomicina (1,5 UI/mL), condotta nell’arco di 2-6 sessioni, con un dosaggio massimo di 6 mL.31 Uno studio ha descritto, utilizzando questo trattamento, una regressione totale nell’84% dei casi.18 La somministrazione del farmaco mediante punture multiple intralesionali risulta probabilmente sicura, dal momento che meno del 5% del farmaco raggiunge il circolo.18 Rispetto all’associazione di iniezioni di triamcinolone e crioterapia, la somministrazione locale di bleomicina ha ottenuto risultati significativamente migliori nel trattamento di cheloidi di dimensioni superiori a 100 mm2 (P=0.03).19 Quando viene somministrata per via sistemica la bleomicina può causare fibrosi polmonare (dosaggi superiori a 400 U) e diverse reazioni cutanee (dosaggi compresi tra 200 e 300 U), come perdita di capelli, iperpigmentazione cutanea, fibrosi e vasospasmo; la comparsa di uno qualsiasi di questi effetti collaterali impone l’interruzione del trattamento.32 La somministrazione intralesionale di interferone alfa-2b (1,5 milioni di UI 2 volte al giorno per 4 giorni) ha ottenuto, in uno studio, una diminuzione del 50%, nell’arco di 9 giorni, delle dimensioni di cheloidi; il trattamento è risultato più efficace della somministrazione intralesionale di corticosteroidi.31 L’interferone alfa-2b è risultato più efficace dei corticosteroidi anche nel prevenire le recidive dei cheloidi in seguito ad escissione chirurgica. I principali svantaggi del trattamento comprendono il dolore a livello del sito di iniezione ed il costo economico (pari, negli Stati Uniti, a 100 dollari per trattamento). È in fase di studio una crema con interferone alfa-2b incapsulato in liposomi.33 Un’opzione terapeutica molto più controversa è la radioterapia, somministrata da sola oppure (più frequentemente) in seguito ad escissione chirurgica. Nei bambini l’intervento sarebbe associato ad un rischio di inibizione locale della crescita e di successivo sviluppo di carcinomi. I dosaggi comunemente utilizzati sono compresi tra 1.500 e 200 rad, somministrati nell’arco di 5-6 sessioni 36 - febbraio 2010 - Minuti successivamente all’intervento chirurgico.28 Per la radioterapia da sola la percentuale di successo terapeutico è del 56% (range compreso tra 10% e 94%); la percentuale sale fino al 76% (range tra 25% e 100%) quando la radioterapia viene somministrata immediatamente dopo la terapia chirurgica.9 Un altro studio ha descritto una percentuale di successo del 67% per la radioterapia da sola; tale percentuale è salita al 75% quando la radioterapia veniva condotta nelle prime 48 ore dopo l’intervento chirurgico.20 La maggior parte dei medici preferisce considerare la radioterapia come l’ultima risorsa, da utilizzare nei casi di cheloidi refrattari a tutti gli altri interventi terapeutici. Farmaci da banco Molti pazienti utilizzano la somministrazione topica di vitamina E (alfa-tocoferolo), nella speranza che le proprietà anti-ossidanti del farmaco possano essere utili nel prevenire l’eccessivo sviluppo delle cicatrici. Esistono tuttavia scarse evidenze di efficacia di questo tipo di intervento; alcuni pazienti, inoltre, sviluppano una dermatite da contatto che può ritardare la guarigione.34 Quando viene utilizzata in fase precoce, inoltre, la vitamina E può ridurre le forze di tensione a livello della ferita. La somministrazione di questo farmaco è pertanto da sconsigliare. Altri farmaci da banco sono i gel topici a base di estratto di cipolla. Le scarse evidenze cliniche disponibili su questi farmaci non sono riuscite ad evidenziare alcun miglioramento significativo dal punto di vista dell’altezza della cicatrice, dell’eritema e del prurito.35,36 Il Contractubex gel (non disponibile negli Stati Uniti) contiene un estratto di cipolla associato ad eparina, farmaco che si ritiene possa favorire la “maturazione” della ferita. In effetti uno studio ha descritto effetti migliori ottenibili con questo farmaco rispetto all’iniezione di corticosteroidi; secondo un altro studio, d’altro canto, la preparazione non sarebbe efficace nel migliorare lo spessore delle lesioni ed il prurito.21,37 Gli unguenti per ustioni possono contenere diversi prodotti a base di erbe associati a beta-sitosterolo, farmaco che favorisce l’idratazione della lesione e la guarigione della ferita.38 Altri prodotti a base di estratti vegetali, contenenti Centella asiatica e Bulbine frutescens, possono migliorare le forze di tensione a livello della ferita quando vengono somministrati nelle prime 6-8 settimane.39 Tutti questi prodotti disponibili commercialmente vengono proposti a scopo preventivo; appare infatti improbabile che questi preparati possano far regredire cheloidi già sviluppati. MINUTI SCIENTIFICA 191:Layout 1 15/02/10 10:26 Pagina 37 Gli Autori Il Dr. G. Juckett e la Dr.ssa H. Hartman-Adams sono, rispettivamente, Professor e Assistant Professor of Family Medicine presso la West Virginia University, di Morgantown, West Virginia, USA Note bibliografiche 1. Jackson IT, Bhageshpur R, DiNick V, Khan A, Bhaloo S. Investigation of recurrence rates among earlobe keloids utilizing various postoperative therapeutic modalities. Eur J Plast Surg. 2001;24(2):88-95. 2. Leventhal D, Furr M, Reiter D. Treatment of keloids and hypertrophic scars. Arch Facial Plast Surg. 2006; 8(6):362-368. 3. Murray JC. Keloids and hypertrophic scars. Clin Dermatol. 1994;12(1):27-37. 4. Kelly AP. Keloids and hypertrophic scars. In: Parish LC, Lask GP, eds. Aesthetic Dermatology. New York, NY: McGraw-Hill; 1991:8-69. 5. Omo-Dare P. Genetic studies on keloid. J Natl Med Assoc. 1975;67(6):428-432. 6. Brissett AE, Sherris DA. Scar contractures, hypertrophic scars, and keloids. Facial Plast Surg. 2001; 17(4):263-272. 7. Butler PD, Longaker MT, Yang GP. 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