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L`Egitto – Centri urbani
STORIA DELL’ARCHITETTURA CLIMATICA - CLIMA CALDO E SECCO L’Egitto – Centri urbani Il più comune termine egiziano per un insediamento è niwt. Si tratta però di un determinativo generico che può indicare un’abitazione, oppure anche una grande città. Nel Nuovo Regno Waset, o Tebe, è chiamata semplicemente niwt, "la Città". Anche il termine demy può indicare una città; altre parole che si riferiscono al costruito sono set e hwt. Il primo indica luogo o dimora: Il villaggio di Deir elMedina era chiamata “Set Maat”, ossia “Luogo della Verità”, mentre Hwt è un appezzamento di terra e si riferisce in particolare ai possedimenti di un tempio. L’assetto urbanistico delle città egizie era normalmente piuttosto disordinato, perché, per lunghi periodi, gli insediamenti erano cresciuti secondo gli immediati bisogni della gente e così si crearono delle viuzze, angusti passaggi, piazzette e cortili, dove penetrava solo poco luce, tanto più che le case avevano due e anche tre piani. Esistevano però anche città pianificate, come quella di Deir el-Medina nella Valle dei Re a ovest di Tebe, che avevano una planimetria più ordinata. Per almeno 2000 anni, i più importanti centri urbani dell’Egitto sono stati Menfi nel Basso Egitto e Tebe che dominava l’Alto Egitto. Altre città erano Tanis, Bubastis, Mendes, Sais, PiRamsede e Alessandria. Menfi era un conglomerato di aree residenziali raggruppate intorno al palazzo reale e al tempio di Ptah, tutto racchiuso nelle cosiddette “Mura bianche”. L’insediamento cresceva rapidamente, valorizzato dalla fondazione di necropoli come quella di Pepi I della V dinastia. Saqqara e Giza servivano come necropoli di Menfi, ma erano città con un proprio statuto e non comprendevano solo tombe o “case per l’eternità”, e avevano una struttura urbanistica come gli insediamenti per i vivi. Giza, per esempio, aveva anche case per gli operai che costruivano le piramidi e i necropoli della IV e della V dinastia. La città di Tebe nacque da una serie di insediamenti e piccoli centri non strettamente collegate tra di loro su ambedue delle rive del Nilo. Originariamente, si trattava forse di gruppi di case, sorti presso diversi templi, in cui abitavano, contadini, ceramisti, pescatori, artigiani, medici, scribi e funzionari. La costruzione di necropoli con piramidi e templi impegnava interi eserciti di operai e anche questi dovevano essere alloggiati e in un luogo non troppo lontano dal cantiere. Si conoscono alcuni villaggi che furono impiantati proprio per alloggiare questa manodopera, anche perché le case di questi villaggi si sono conservate meglio in quanto costruite con le pietre del luogo e non come nella valle del Nilo con mattoni di fango. La città di Tell el-Amarna - Akhetaton Dal punto di vista archeologico sono però più importanti dei villaggi per operai sono i resti degli antica centri urbani. Uno di questi centri, relativamente ben conservato, è la città di Tell el-Amarna o Akhetaton, la capitale costruita ex novo dal faraone Akhenaten. La città si trova sulla sponda orientale del Nilo e doveva avere una popolazione di circa 30.000 abitanti. La città è percorsa da tre principali strade che la dividono in due settori. Il quartiere centrale, il palazzo reale, il tempio e gli edifici amministrativi erano situati a meridione, detto anche periferia principale, dove viveva la corte e i funzionari del governo, e la periferia nord che era un quartiere del ceto medio e un polo commerciale che includeva anche il palazzo settentrionale. La città di Akhetaton fu fondata da Akhenaton (1365-1349/47 a.C.) per sottrarsi dell’influenza dei sacerdoti di Amun di Tebe e per diffondere il suo culto monoteistico di Aton. Akhetaton è stata una città celeste di cui architettura, in particolare quella dei templi, era concepita in relazione al Sole come divinità. L’originalità di Akhenaton consiste nell’aver focalizzato ogni caratteristica creatrice sul Disco solare, manifestazione tangibile del supremo potere divino alla portata di tutti. Il faraone, in tal modo, fornì ai suoi sudditi un’immagine facile da comprendere ed evitò la delega ad un clero specializzato, unico e solo in grado di servire da intermediario tra gli uomini e un dio impenetrabile. Aton permise, letteralmente, la percezione immediata del divino, in netta opposizione ad Amon, il dio “nascosto”. Ancora durante la reggenza del suo padre, Amenhotep III., Amenhotep IV. fondò una residenza propria a Sisala, dove si trovava per organizzare e dirigere un giubileo del suo padre. Però, alla fine egli scelse un altro sito, 400 chilometri a Nord della città di Tebe, alla sponda orientale del Nilo, Mappa di Tell el-Amarna circondato da monti rocciosi sulle quali egli credeva di vedere i segni geroglifici “Città di Aton”. Nell’anno 5 della sua reggenza, egli decise di costruirvi la sua capitale “Akhetaton” (Orizzonte di Aton), non lontano dall’odierna Amarna, un luogo fuori mano sulla sponda orientale del Nilo nell’Egitto centrale. La città Akhetaton fu fondata e costruita nel corso di soli tre anni cominciò a funzionare a partire dell’anni 1365 a.C. circa.Nell’anno 4 del suo regno il sovrano (Amenhotep IV), accompagnato dalla regina (Nefertiti), si recò sul sito “rivelato da Aton in persona” della futura capitale, che chiamerà Akhetaton “L’Orizzonte del Disco”. Nella città c’erano tre palazzi, diversi templi, case di lusso e un ampio quartiere per artigiani e artisti. Sono stati identificati le fonazioni della maggior parte degli edifici urbani, in particolare il grande e il piccolo tempio di Aton, il vasto palazzo a cui era addossato il complesso degli edifici amministrativi, la casa del re, o piccolo palazzo, la residenza della regina e, inoltre, la via reale, lunga più di ottocento metri, che attraversava il cuore della città. Al di fuori di questo si estendevano i quartieri di lusso, i palazzi degli alti dignitari e, ancora più lontano verso Nord, i quartieri degli artigiani e degli artisti, un denso mosaico di piccole case, una attaccata all’altra. I palazzi e gli edifici di culto rispecchiavano le ambizioni del re; la sola sala dell’incoronamento del palazzo reale occupava non meno di 544 di colonne e pilastri. Il grande tempio di Aton, stando a Pendlebury, “è stato costruito all’interno di un vasto muro di recinzione che delimitava un rettangolo lungo ottocento metri e largo trecento; esso conteneva due santuari, separati, l’uno dall’altro, da uno spazio di circa trecento metri. I due santuari di uguale importanza, avevano la stessa pianta. Il tempio all’interno era suddiviso in due parti essenziali: “la casa del giubileo” e “l’incontro con Aton”. La prima, preceduta da un pilone, aveva un grande cortile circondato da porticati laterali di cui ciascuno conduceva ad un altare: la seconda si presentava sotto forma di una sequenza di cortili, separati, l’uno dall’altro, da piloni e collegati da una strada che saliva progressivamente fino al santuario che era affiancato da tavoli per le offerte e da chioschi che servivano da magazzino. L’altare maggiore, circondato da tavoli per le offerte, si trovava nell’ultimo cortile, limitato a Est da un muro in cui erano inseriti una serie di ambienti a cielo aperto in cui si trovavano uno o più piccoli altari. Il tempio di fondo consta di due cortili preceduti da un pilone. Nel retro del secondo cortile si erge una pietra a forma di stele posta su una base di alabastro alla quale si accede tramite una rampa e che, senza dubbio, aveva il ruolo di pietra benben sulla quale, all’origine del mondo, sorgeva il primo sole”. Tell-el-Amarna - Akhenaten www.crystalinks.com/akhenaten.html Così come avviene ancora oggi in Egitto, gli edifici abitativi erano costruiti da materiali poveri, mattoni di fango, argilla e legni; la pietra, riservata alle dimore dei dèi e dei morti, era poco utilizzata, per gli stipiti delle porte e per le basi delle colonne. Gli scavi archeologici tedeschi hanno portato alla luce i resti di numerose abitazioni di Akhetaton di pianta quadrata o rettangolare. Nella città si è trovato un archivio diplomatico, quasi intero, con delle tavole d’argilla con scrittura cuneiforme, lei cosiddette tavole di Amarna. Gli artisti di Amarna hanno portato la pittura, la scultura e l’arte del bassorilievo ad una fioritura mai vista prima, con raffigurazioni, parzialmente anche satirici, prese dalla vita quotidiana e con rappresentazioni realistiche dei regnanti. Lo stile di Amarna si distingue notevolmente dall’arte astratta e tipizzata dei periodi precedenti. Nei monti orientali fu impiantata una necropoli per il re e i suoi ufficiali. In queste tombe sono rimaste conservate una molteplicità di dipinti murali che consentono al ricercatore di oggi di studiare le abitudini degli abitanti, della famiglia reale e le particolarità del culto di Aton. La vita della città è stata di breve durata. Dopo la morte di Akhenaton fu abbandonata e la corte reale tornò a Menfi. Sembra che Akhenaton abbia governato per 17 anni e che sia stato sepolto nella sua tomba nella nuova necropoli di Akhetaton. Nella camera tombale furono ritrovati frammenti del sarcofago e del corredo funebre. Il suo successore era probabilmente la sua moglie Nefertiti. Sicuro è però che il titolo di moglie regale ereditò la figlia maggiore Merit-Aton. Il successore meglio conosciuto è invece Tutankhamon di cui non vera parentela con Akhetaton non si conosce. La morte di Akhenaton non è chiara. Pianta del palazzo reale e del centro città di Tell el-Amarna Della città del Sole di Akhenaton è rimasta assai poco, per due motivi: gli edifici non furono molti e costruiti principalmente con mattoni di fango poco durevoli. I successori di Akhenaton e i sacerdoti di Atum fecero inoltre distruggere molte delle opere per togliere il ricordo del culto di Aton. Frammenti architettonici da Akhetaton sono stati trovati anche lontano dalla città dove erano impiegato come materiale riempitivo in altri edifici. Ramsete II fece sparire le ultime tracce dell’episodio amarniano. Lasciando demolire Akhetaton per ricostruire ed ingrandire la città di Hermopolis. www.bergerfoundation.ch Akhetaton, città di Akhenaton. Allineamento di colonne del palazzo settentrionale, detto di Nefertiti Heliopolis Una città solare, anche se non nel senso odierno, è stata Iunu (letteralmente: "[luogo di] pilastri"), chimata dagli antichi greci Heliopolis. La città egizia si trovava laddove oggi sorge il quartiere Mataria della capitale egiziana. Della città non è rimasto altro che uno dei due obelischi di Senusret I, che una volta stavano davanti del grande santuario del dio Sole Rê-(Harachte). Il sito era abitato già in epoca predinastica. La città era sorta già durante l’Antico Regno ed è cresciuta nel Medio Regno. E’ stata una delle città più antiche dell’Egitto e sede di uno dei più importanti santuari del culto solare, dove i faraoni, un tempo, venivano a far riconoscere ufficialmente il loro potere. Secondo la mitologia, è qui che sono nati gli dèi e, fino al periodo tardo, questo luogo faceva parte del panteon egizio, spesso rivale di Tebe dell’Egitto superiore. Nella tarda antichità, la città è stata sede del vescovato Heliopolis in Augustamnica. La moderna città di Heliopolis si trova un po’ più distante dall’antico sito. Durante la IV dinastia, Heliopolis era il luogo di partenza delle spedizioni nel Sinai e, a partire della V dinastia un luogo di culto dedicato al dio Sole. Oltre al tempio del dio Sole, a Heliopolis esisteva anche un santuario del dio Atum. Durante il Nuovo Regno, a Heliopolis c’era l’archivio di stato, dove si conservavano gli annali e si mostrava l’albero sacro sui quali fogli la dea Sechat e il dio Thot scrivevano il nomi dei faraoni. I più recenti scavi eseguiti da archeologi egiziani e tedeschi dimostrano che l’antico tempio del Sole, risalente all’Antico Regno (ca. 2650 a.C.), era ancora in funzione nel periodo di Amarna (ca. 1350 a.C.). Ramsete II lo fece persino ampliare usando materiale del posto ed erigere un santuario e numerose statue. Si dice che il tempio di Ra di Heliopolis aveva la speciale funzione di deposito delle memorie dei re egizi ed Erodoto afferma che i sacerdoti di Heliopolis siano stati i meglio informati per quanto riguardava la storia dell’Egitto. La principale divinità a cui Heliopolis era dedicata era Atum che fu venerato nel tempio sotto i nomi di Per-Aat ("Casa grande") e Per-Atum ("Casa di Atum"). La città fu anche luogo di venerazione del panteon Enneade (gr. delle nove divinità) e, più tardi, dedicato alla divinità solare Ra-Harakhte (letteralmente Ra (che è) Horo dei due orizzonti). Durante il periodo di Amarna, il re Akhenaton introdusse la religione monoteistica di Aton, il divino disco solare, e fece costruire il tempio detto Wetjes Aton ("sorgere del disco solare"). Diversi blocchi di questo tempio furono poi usati nella costruzione delle mura medioevali del Cairo e ancora oggi sono visibili in alcune porte della città. Per un certo periodo, Heliopolis è stata capitale dell’Egitto, dove venne immagazzinato il frumento per l’inverno, pertanto, la città acquistò anche il nome popolare di “Luogo del pane”. Nel “Libro della Morte”, Heliopolis è persino chiamata “Luogo del pane moltiplicato”, riferendosi alla legenda in cui Horo nutre una massa di gente con soli sette pani. Durante la sua marcia da Pelusio a Menfi, Alessandro Magno, si fermò nella città (Arriano, III. 1); e, stando a Macrobio (Saturn. I. 23), Baalbek, ossia l’Heliopolis siriana, è stata una colonia di sacerdoti dell’omonimo santuario egizio. Dopo Alessandro Magno, i reggenti greci d’Alessandria, i Tolomei, si impegnarono a sostenere il culto in varia maniera, senza tuttavia riuscire ad arrestare il degrado della città. Gli ultimi Tolomei dimostrarono poco interesse per il “padre” Ra e Alessandria assunse il ruolo di capitale che aveva avuto Heliopolis. Nel secolo I a.C., quando la città fu visitata da Strabone essa era quasi deserta, e vi erano rimasti solo alcuni sacerdoti . Heliopolis era ben conosciuta presso gli antichi greci e romani; la città è menzionata dai maggiori geografi dell’antichità, tra cui Tolomeo (IV. 5. § 54); Erodoto (II. 3, 7, 59); Strabone (XVII. p. 805); Diodoro (I. 84, V. 57); Arriano ( Exp. Alex. III. 1); Eliano (H. A. VI. 58, XII. 7); Plutarco (Solon. 26, Is. et Osir. 33); Diogene ; Laerzio (XVIII. 8. § 6); Josephus (Ant. Jud. XIII. 3, C. Apion. I. 26); Cicerone (Nat. Deor. III. 21); Plinio il Vecchio (V. 9. § 11); Tacito (Ann. VIi. 28); Pomponio Mela (III. 8). La città è anche meenzionata dal geografo bizantino Stefano di Bizanzio. In epoca romana, Heliopolis faceva parte della “Regio Augustamnica”. Già in quell’epoca, la sua popolazione conteneva forse una considerevole quantità di elementi arabi (Plin. VI. 34.). Sotto Cleopatra iniziò lo spoglio con l’asportazione di obelischi e di sfingi. Augusto fece portare a Roma un obelisco da Heliopolis e lo fece erigere sul Campo di Marte. L’obelisco, oggi chiamato l’”Ago di Cleopatra”, che una volta faceva parte di una coppia, si trova ora a Londra. Nell’epoca paleocristiana, molto materiale fu asportato e impiegato nella fortificazione della città de Il Cairo. Il sito era noto agli arabi come “Sorgente del Sole”. L’obelisco di Heliopolis L’antica città è pertanto andata distrutta e noi la conosciamo prevalentemente solo dalla letteratura. Resti delle antiche fortificazioni costruite con mattoni crudi si possono ancora trovare sparsi un po’ dappertutto sui campi. Il sito del grande tempio del Sole oggi è riconoscibile solo dall’unico obelisco ancora rimasto. Anche questo obelisco faceva parte di una coppia risalente all’epoca di Sesostri I, il secondo re della XII dinastia (1991- 1785 a.C.). Nel terzo anno del suo regno, Sesostri I (1971-1929/26 a.C.) fece ricostruire il tempio di Ra-Amun di Heliopolis. In occasione del giubileo dell’anno 30 fece anche erigere, in questo stesso tempio, una coppia di obelischi, davanti al pilone d’ingresso. La sua attività costruttrice si estese anche al tempio di Amon-Ra di Karnak: dal 1927 al 1937 H. Chevrier poté ricostruire, con blocchi dell’epoca di Sesostri I riutilizzati da Amenhotep III nel terzo pilone, un tempietto per la celebrazione della festa Sed, oggi esposto nel museo all’aperto del tempio. Per avere un’idea di come doveva apparire il tempio del Sole di Heliopolis bisogna visitare il sito archeologico di Abu Ghurab, presso Abusir. L’importanza di Heliopolis era legato al fatto che i principi reali venivano educati a Menfi, e non è detto che in questo caso l’accenno alla città significasse già l’esistenza di un’opposizione alla dottrina di Amon. Coordinate geografiche: 30°07′46.3″N, 31°17′20″E Bibliografia Allen, James Paul. 2001. "Heliopolis". In The Oxford Encyclopedia of Ancient Egypt, edited by Donald Bruce Redford. Vol. 2 of 3 vols. Oxford, New York, and Cairo: Oxford University Press and The American University in Cairo Press. 88–89 Redford, Donald Bruce. 1992. "Heliopolis". In The Anchor Bible Dictionary, edited by David Noel Freedman. Vol. 3 of 6 vols. New York: Doubleday. 122–123 Bilolo, Mubabinge. 1986. Les cosmo-théologies philosophiques d'Héliopolis et d'Hermopolis. Essai de thématisation et de systématisation, (Academy of African Thought, Sect. I, vol. 2), Kinshasa–Munich 1987; new ed., Munich-Paris, 2004. Collier, Mark and Manley, Bill. How to Read Egyptian Heiroglyphs: Revised Edition. Berkeley: University of California Press, 1998. This article incorporates text from the public domain Dictionary of Greek and Roman Geography by William Smith (1857).