“Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel
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“Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel
Lectio (Che cosa dice la PAROLA in sé) “Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato” (Giovanni 15,7) CHIEDERE FA PIACERE A DIO. Chiedere fa poveri: chiede chi ha bisogno. Si chiede, poi, da poveri: si chiede perché si ha bisogno. E' la consapevolezza del bambino evangelico, che, senza la Parola, svanisce. La preghiera di petizione ridimensiona nella verità: l'uomo perde l'autosufficienza e assume le sue vere dimensioni. Dipendere da Dio è essere creature, non umilia, anzi fa suoi consanguinei. CHIEDERE CON LA PAROLA DENTRO. Il chiedere ha una condizione: "Se rimanete in me, se la Parola rimane in voi". Gesù aveva detto: "Tutto quel che domanderete nel mio nome, io lo farò, perché la gloria del Padre sia manifestata nel Figlio. Se mi chiederete qualcosa nel mio nome, io la farò" (Giovanni 14,13-14). Rimanere in Dio è la condizione, perché "senza di me non potere fare nulla" (v 5). I tralci vivono nella vite soltanto, e costituiscono una unica realtà. La comunione eucaristica ne è il momento culmine (cf Giovanni 6,56). "In me", "Le Parole in voi" (in Giovanni è il Logos, quindi anche al singolare: la Parola) Lectio divina/Pdv 0005 equivale a "Nel mio nome": si prega solo nel nome di Gesù, "Per Dominum Nostrum Jesum Christum"! Cioè: in Gesù, l'unico mediatore (cf 1 Timoteo 2,5; Ebrei 7,25). "Quel che volete" non avvalla alcun capriccio: esprime quello che occorre. Si deve chiedere giustamente. Tutto è nel contesto della Historia Salutis: è questa la volontà di Dio. La volontà umana e la volontà di Dio si fondono: Dio e l'uomo vogliono la stessa cosa, che è rivelata dalla Parola. VI SARÀ DATO. Il futuro "sarà dato" è solo letterario e sembra sollecitare le condizioni dette sopra: farsi poveri, dimorare nella Parola. Si chiede qualche cosa; ma la richiesta viene purificata e, di fatto, ottiene infinitamente di più. "In Cristo" non sapremo chiedere altro che l'unico vero bene. Questo di più, a guardare bene, è già stato elargito. Non è per il futuro, e non è soltanto elargito ora, dietro richiesta: è dono che la Parola ha comunicato (= 'dabar') e in cui bisogna dimorare. Chiedere è un atteggiamento umano che prende coscienza del dono. Chiedere è costatare l'opera di Dio. Per questo il chiedere più perfetto diventa ringraziamento. Infatti, se uno rimane in Cristo ha già tutto! Meditatio (Che cosa dice la Parola oggi e a me) 1. La giusta visione di me stesso mi fa con-sapevole che sono un tralcio. Tutto quello che ho e che mi occorre è dono che mi è elargito. 2. Le mie necessità: che cosa voglio per me e per gli altri? 3. La preghiera non è 'dire preghiere', ma 'rimanere': mettermi bene 'dentro'. La mia preghiera diventa comunione continua: "Chi mangia... vive in me, Io vivo in lui" (Giovanni 6,56). Questa comunione è il segreto della preghiera. 4. “La preghiera perfetta non consiste di molte parole ma nel fervore del desiderio che innalza i cuori a Gesù. Gesù ci ha scelti per essere anime oranti. Il valore delle nostre azioni corrisponde esattamente al valore della preghiera che facciamo e le nostre azioni sono fruttuose solamente se sono l’espressione vera di una preghiera sincera. Dobbiamo fissare il nostro sguardo su Gesù e se operiamo assieme a Gesù faremo tutto nella maniera migliore. Siamo angosciati e irrequieti perché cerchiamo di operare da soli, senza Gesù” (Madre Teresa). Oratio Riparazione Ringraziamento (Che cosa mi fa dire la Parola) "Finora non avete chiesto nulla nel mio nome" (Giovanni 16,26): perché non percepivo nessun bisogno. Ero ricco di me stesso. "Non abbandonarmi, Signore, non stare lontano da me, Dio mio. corri presto in mio aiuto, o Signore mia salvezza" (Salmo 37,22s.). Mi hai già dato tutto quello che posso chiedere. Anzi hai prevenuto! Hai sovrabbondato. Lo capisco chiedendo. 2 "Per quel che hai fatto ti loderò nella grande assemblea, ti offrirò i sacrifici promessi davanti ai tuoi fedeli. Vengano i poveri e mangino a sazietà, lodino il Signore quel- li che lo cercano, a loro, lunga vita per sempre!" (Salmo 21,26s.). Richiesta dello Spirito Contemplatio Nel nome di Gesù: Padre, nel nome di Gesù, donaci lo Spirito santo. (Il Signore parla e tutto è fatto, comanda e tutto esiste -Salmo 32,9) "Le mie Parole rimangono in voi"! "Ecco una nuova immagine per dire la relazione del Figlio con i credenti, dell'UNO con il molteplice... I tralci sono 'nella' vite, esistono solo per la vite che li porta. Il discepolo è trasfigurato dall'interno: il suo nuovo essere è quello del Figlio. Così viene realizzato il progetto di Dio che ha creato Adamo 'a sua immagine'" (X. Léon-Dufour). Communicatio (Destinatario della Parola è il popolo di Dio) La vite e i tralci: comunione reciproca e necessaria. Petizione e intercessione si fondono. La vite: figura del popolo di Dio, il viticoltore. Non c'è solo un rapporto individuale: il cristiano non è un solitario, ma il tralcio di una vite. I contadini di una sperduta parrocchia di campagna richiesero un parroco che con le sue preghiere ottenesse la pioggia secondo le loro gravi necessità. Un sacerdote accettò, ma alla condizione che gli chiedessero di pregare per un determinato giorno, tutti d'accordo. Avevano disperato bisogno di pioggia, ma non riuscirono ad accordarsi sul giorno buono per tutti! La preghiera, al di là di ogni tornaconto, comporta una sola voce, un solo intento! Come assicura Gesù: "Se due di voi, in terra, si troveranno d'accordo su quello che devono fare e chiederanno aiuto nella preghiera, il Padre mio che è in cielo glielo concederà" (Matteo 18.19). LA HISTORIA SALUTIS IN UNA LEGGENDA INDIANA L' Himalaya, la catena di montagne più alta del mondo, nacque così: Himalaya era una piccolissima formica, nata da non molto. Mamma formica la lasciò nel nido per andare in cerca di cibo, non senza averle insegnato a mettersi in piedi con le mani alzate al cielo, verso il dio Rama, a pensare a lui e a pregarlo in caso di necessità. Sapeva per esperienza che a chi prega non capita nulla di male. Un formichiere, girovagando nei dintorni, cominciò ad affondare il lungo muso nel formicaio e stava per ingoiare la formicuzza, che immediatamente alzò le mani al cielo e invocò Dio. Iniziò a crescere, a crescere. Il mostro spalancò le fauci, ma inutilmente. La piccolina era diventata grande e cresciuta tanto da toccare i piedi del dio Rama, il quale fu felice e le toccò gentilmente le spalle e il capo, decidendo di 3 lasciarla per sempre in questa forma, così grande da toccare contemporaneamente il cielo e la terra. Le montagne dell'Himalaya sono una formica in preghiera, con le fondamenta sulla terra e il capo in cielo. COME PREGARE? Ciascuno prega come sa. Il papà festeggia l'onomastico e in casa si celebra una festicciola. Per primo viene il più piccolo: gli hanno insegnato una poesia e lui la recita con gioia. Poi si fa avanti il ragazzino più grande che ha composto un discorso forbito, interamente fatto da lui. Poi la figliola primogenita: offre un mazzo di garofani, senza parole, tutta commossa. Per ultima la mamma: non ha nulla, ma guarda. Quello sguardo rievoca tutta una vita: il bene, le gioie, i dolori, vissuti insieme. Papà ha trovato tutto meraviglioso e ne è felicissimo. Sono i quattro tipi di preghiera: l'orazione vocale, la meditazione, la preghiera affettiva, la contemplazione. Uno è meglio dell'altro: chi può dirlo? (Giovanni Paolo I, Opera Omnia) IL MIO CREDO NELLA PREGHIERA Credo che la preghiera non è tutto, ma che tutto deve cominciare dalla preghiera: perché l’intelligenza umana è troppo corta e la volontà dell’uomo è troppo debole; perché l’uomo che agisce senza Dio non dà mai il meglio di sé. Credo che Gesù Cristo, dandoci il ‘Padre nostro’, ci ha voluto insegnare che la preghiera è amore. Credo che la preghiera non ha bisogno di parole, perché l’amore non ha bisogno di parole. Credo che si può pregare tacendo, soffrendo, lavorando, ma il silenzio è preghiera solo se si ama, la sofferenza è preghiera solo se si ama, il lavoro è preghiera solo se si ama. Credo che non sapremo mai con certezza se la nostra è preghiera o non lo è. Ma esiste un test infallibile della preghiera: se cresciamo nell’amore, se cresciamo nel distacco dal male, se cresciamo nella fedeltà alla volontà di Dio. Credo che impara a pregare solo chi impara a tacere davanti a Dio. Credo che impara a pregare solo chi impara a resistere al silenzio di Dio. Credo che tutti i giorni dobbiamo chiedere al Signore il dono della preghiera, perché chi impara a pregare impara a vivere. (Un Monaco nel mondo). 4