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Anno I - Numero 4b - Archidiocesi di Spoleto
N. 4 - Ottobre 2012 11 Anche oggi il monastero è punto di riferimento per tanta gente confusa, smarrita e, spesso, disperata N oi monache abbiamo appreso con gioia e riconoscenza al Santo Padre Benedetto XVI la notizia della beatificazione della Madre Prosperi. La sua vita fu contrassegnata dall’essenzialità, dalla modestia e dalla povertà più assoluta: a differenza delle altre monache possedeva una sola tonaca e un solo velo. Dopo 165 anni il suo esempio e il suo insegnamento continuano ad illuminare e a sostenere la nostra vita monastica. Ella era convinta che la Regola di S. Benedetto “va osservata meticolosamente, senza smagliature e senza sconti”. Ciò è quello che ancora oggi noi monache di Trevi cerchiamo di vivere nell’armonioso passaggio dalla preghiera corale all’accoglienza generosa del pellegrino, dal lavoro nel laboratorio di ricamo e nell’orto al curare rapporti sereni con il mondo che ci circonda. La Prosperi non fece di questo monastero un luogo isolato dal mondo: il suo cuore fu missionario, innamorato del Signore e dei fratelli, in particolare dei più poveri. Per questi profuse le cure più generose e raffinate, beneficandoli in ogni modo, anche al di sopra delle sue stesse possibilità, confidando sempre nella Provvidenza che mai si fece attendere. Sempre diede risposte illuminate e generose a chiunque bussava alla grata del monastero. Tanti sacerdoti e laici furono da lei, e dalle sue consorelle, accolti e rifocillati. Il suo “motto”, possiamo dire, era: Abbiate fede e vedrete. Ancora oggi siamo stupite dell’enorme flusso di pellegrini, di presbiteri e di poveri che si rivolgono a noi. Questo sguardo attento e sollecito alle difficoltà e alle esigenze del popolo può essere un grande apporto anche alla vita ecclesiale e monastica dei nostri giorni. La società attuale, carente di punti di riferimento sicuri, trova dunque nella monaca una “sorella” a cui confidare le proprie pene e i propri disagi; una “madre” alla quale chiedere un aiuto spirituale, ma anche, senza vergogna, un aiuto materiale. Il monastero è chiamato ad essere punto di riferimento per tante creature confuse, smarrite e, a volte, disperate. E noi - memori dell’insegnamento della Prosperi che ripeteva alle monache “Non sapete che quello che si dà a Dio si trova moltiplicato?” - continuiamo ad ascoltare e a rispondere alle esigenze della gente. Per non deludere le attese di quanti il Signore ci farà incontrare, a Lui chiediamo la stessa prontezza, la stessa sollecitudine e la stessa generosità che furono della nostra antica Badessa. Altresì vogliamo chiedergli che doni nuove forze per rinvigorire i monasteri, affinché continuino a dare alla Chiesa e al mondo un apporto profetico e amorevole. Mi piace riproporre un breve passaggio di Madre Maria Ildegarde Cabitza che nel 1942 scrisse la vita della Prosperi: “Vivacissima di carattere, d’ingegno aperto, dotata di capacità pratiche di governo poco comuni, abbracciò con uno sguardo il lavoro immenso da compiere; la grazia, la carità per le anime le insegnarono la dolcezza nell’agire e soprattutto la calma nel saper attendere l’ora stabilita da Dio perché ogni stelo desse il suo fiore. Riuscì così ad essere buona senza mai scendere nella debolezza”. Concludo affermando che Maria Luisa Prosperi nel “giardino benedettino” è un fiore bello e profumato, che può incantare gli uomini e le donne del nostro tempo. Madre Maria Benedetta Pergolari, osb Badessa del Monastero di S. Lucia in Trevi Veduta della Valle spoletina dalle finestre del monastero di S. Lucia 12 N. 4 - Ottobre 2012 Conosciamo i luoghi FOGLIANO DI CASCIA È Fogliano di Cascia, chiesa parrocchiale Fogliano di Cascia, casa natale della Prosperi un piccolo centro del casciano tipico dell’Umbria profonda, silenziosa, in cui si respira ancora un’aria contadina. Si giunge al paese percorrendo una vecchia strada statale, lasciando dietro di sé le vie più battute dirette alle vicine Cascia o Norcia, per giungere in un altipiano in cima al quale lo sguardo corre senza ostacoli per abbracciare un orizzonte circolare grandioso. Fogliano, nata a partire da un castello medievale oggi diroccato, per lungo tempo roccaforte della famiglia Frenfanelli di Cascia, è oggi in gran parte circondata da abitazioni edificate di recente, in particolare frutto delle ricostruzioni che hanno seguito il sisma della Valnerina del 1979; ma il nucleo centrale del paese risulta ancora sostanzialmente intatto. La chiesa di S. Ippolito è a navata unica, con volta a botte, dal sapore tipico di alcune chiese di montagna. In essa l’arte parla con immagini vivaci e popolari, prevalentemente del Settecento e dell’Ottocento, poste su altari in legno scolpito e dipinto: si può ritenere non sia molto cambiata dai tempi di Geltrude Prosperi. Ella, lo stesso giorno della nascita (19 agosto 1799), è stata battezzata nella suddetta chiesa, al fonte ancora esistente, chiuso da un coperchio di ferro e da un vecchissimo catenaccio: lo sportello che chiude la custodia degli olii è decorato con una vivace rappresentazione del battesimo di Cristo di sapore popolare. Fogliano di Cascia, veduta panoramica N. 4 - Ottobre 2012 13 della Prosperi TREVI N on c’è una data precisa che porti all’origine di Trevi, ma possiamo capire la sua antichità da scritti di autori romani, tra cui Plinio il Vecchio che la definisce “una città degli Umbri” (e il nome latino Trebia potrebbe effettivamente derivare dalla radice umbra treb che porta a significati come casa, costruzione, costruire); come se non bastasse, la “stele di Bovara”, con iscrizione arcaica, unitamente a ritrovamenti del paleolitico, riconduce a civiltà preistoriche. Al momento in cui Geltrude Prosperi entra nel monastero di S. Lucia, nel 1820, Trevi è una città ancora in bilico tra un passato importante ma arcaico e un futuro poco chiaro. Vive da secoli dei frutti delle diffuse coltivazioni di olivi che coprono i colli che la circondano: nel 1812 sono presenti ben 120.200 piante. Il suo territorio soffre a causa di una agricoltura poco toccata dalla modernità, con una popolazione spesso poverissima e sottoposta a dure condizioni di vita. Nel 1821 vive ancora le conseguenze a dir poco negative del passaggio sulla via Flaminia degli eserciti che hanno attraversato l’Italia durante le campagne napoleoniche, nonché delle durezze fiscali dell’amministrazione imperiale. In quegli anni ha una popolazione di poco più di 4000 abitanti, inclusi quelle delle sue frazioni: è una cittadina che si sente schiacciata tra Spoleto e Foligno, sebbene abbia la coscienza di rappresentare un crocevia religioso e sociale di non poca importanza dello Stato pontificio. I poveri non mancano, anche se tutti coloro che possono lavorare riescono bene o male ad impegnarsi in agricoltura. Il primo vescovo e patrono è S. Emiliano; la chiesa a lui dedicata sorge nella Trevi, veduta panoramica Trevi, chiesa di S. Lucia parte più alta della città. Notevole il convento e la chiesa di S. Francesco, come pure la chiesa di S. Pietro in Bovara, antica abbazia benedettina. Importante il santuario della Madonna delle Lacrime. Nella storia più recente, vari sono i personaggi che si possono ricondurre a Trevi, tra cui uomini di fede come il beato Pietro Bonilli, sant’Antonino Fantosati e il beato Placido Riccardi. STORIA DEL MONASTERO I l monastero di S. Lucia sorge di fianco al pendio del Monte Petino sul quale è costruita Trevi, con una vista che spazia su tutta la valle del Clitunno. Venne istituito nel 1344 da un gentiluomo di Trevi, Nardulo Accursucci, che lo dotò di tutti i bei che possedeva; nel monastero, dopo aver ricevuto il permesso del vescovo di Spoleto Bartolo de Bardis, entrano sua moglie, Lucia appunto, e tre delle sue figlie. Nel 1571 venne in visita mons. Pietro de Lunel, arcivescovo di Gaeta e visitatore apostolico di Spoleto: dispose che le monache dessero un diverso assetto alla struttura del loro monastero, che egli definiva deforme e mostruosa; dovevano fabbricare la cucina e la cantina nell’orto posto tra il forno ed il refettorio, e il refettorio e la cantina allora in funzione dovevano essere uniti al dormitorio per renderlo più ampio. Il cardinal Visconti, vescovo di Spoleto, visitò il monastero il 4 agosto 1602: vide i lavori in corso e dispose altri interventi. La chiesa non era molto grande; sulla parete di destra vi erano due finestre con le grate ad uso di parlatorio, ed una, più vicina all’altare, che serviva per la comunione, per la confessione ed anche per ascoltar la messa. Vi era pure la ruota, usata anche per la sagrestia. Entrando trovò la clausura ben munita; il monastero era stato quasi tutto demolito e riedificato negli anni precedenti; il dormitorio, su due piani, era stato già ricostruito, e fu trovato adeguato e funzionale. Il refettorio non era stato ancora terminato. Affinché il monastero potesse essere completato si doveva provvedere alla cucina con altri ambienti. Dopo circa 20 anni, i tempi lunghi erano dovuti alle difficoltà economiche incontrate, il vescovo Lorenzo Castrucci pose la prima pietra della nuova chiesa. La struttura del monastero aveva conseguito quella fisionomia che ha grosso modo mantenuto fino ad oggi. Le monache continuarono la vita nel loro monastero, mantenendo sempre un buon nome per l’esatta osservanza della Regola Benedettina. Dopo l’unità d’Italia nuove nubi si addensarono sul monastero, che fu posto all’asta e poi ricomprato dalle monache stesse, che riuscirono così a non abbandonarlo. La chiesa è ricca delle espressioni stratificate della pietà dei trevani: non ci sono opere famose, come riconosce la stessa Prosperi. Nel monastero è notevole il coro monastico ligneo, del 1562, in cui al seggio della badessa è affiancato un pastorale di legno dipinto, in cui vi è una deliziosa miniatura di S. Benedetto e Santa Scolastica. La biblioteca è ricca di volumi che trattano della direzione spirituale, come anche di testi vicini alla spiritualità ed al mondo gesuita. Un posto preminente hanno gli scritti di uno dei protagonisti del panorama teologico e pastorale italiano del tempo, Alfonso di Liguori. Nel 1963 al monastero di S. Lucia fu unito quello di S. Alò di Spoleto, con il trasferimento delle monache da Spoleto a Trevi. Il resto è storia di questi giorni. I magazzini sono la parte più antica del monastero di S. Lucia A fianco una parete della biblioteca del monastero N. 4 - Ottobre 2012 15 Il saluto dei Sindaci Madre Prosperi, faro nell’indifferenza e nell’egoismo che dilagano nella nostra società S anta Rita da Cascia, la beata Maria Teresa Fasce ed ora la beata Maria Luisa Prosperi: sono tre donne che hanno scritto la spiritualità in un piccolo lembo di terra umbra, Cascia. Questo territorio che vanta una grande storia di misticismo ed una straordinaria varietà di paesaggi naturali ha sempre espresso una profonda spiritualità. Sono numerose le donne, e non solo, che hanno trovato, in armonia con l’incontaminata natura, la forza evocativa di dedicare la loro vita al servizio di Dio. Come scritto in un documento chirografo conservato nell’archivio comunale casciano, «Gertrude Maddalena Teresa, figlia di Domenico Antonio Prosperi di Fogliano di Cascia e di Maria Diomedi sua moglie di Ocosce nacque il 19 agosto del 1799 nel suggestivo paese di Fogliano, alle porte di Cascia, battezzata da Francesco Moscatelli, preposto della chiesa parrocchiale di S. Ippolito Martire, la sua madrina fu Anna Diomedi di Ocosce della quale fece le veci Anna Maria Aglietti. La sua famiglia, dalla quale ricevette una rigida formazione cristiana, nonostante facesse parte della piccola nobiltà locale non godeva di ingenti disponibilità economiche e forse proprio questo la spinse nel 1820 ad entrare nel monastero benedettino di S.Lucia di Trevi». La beatificazione della Madre Prosperi è per tutta la comunità di Cascia una notizia emozionante: è stata una donna che ha dedicato la sua vita alla difesa degli ultimi e che ha testimoniato con la sua intera esistenza il valore della solidarietà e dell’accoglienza. Le nuove generazioni dovrebbero seguirla come esempio perché rappresenta, anche oggi, un faro nella lotta all’indifferenza e all’egoismo che purtroppo dilaga nella nostra società. Prof. Gino Emili Sindaco di Cascia Madre Prosperi, un esempio per un maggior rispetto di questa terra trevana e dei silenzi che esige N ella biografia di Madre Maria Luisa Prosperi ricorre un elemento che sa molto di Trevi, ed è il frequente cenno al “silenzio”: il silenzio nel quale viveva le sue visioni mistiche e le sue sofferenze fisiche, il silenzio al quale richiamava la novizia appena uscita dalla stanza in cui la Badessa giaceva malata, il silenzio che esigeva dalle consorelle in preghiera… Non era mutismo, non era afasia, non era il silenzio chiuso ed ostile di chi non ha nulla da dire o da comunicare, ma semmai il silenzio contemplativo proprio della vita monastica, lo spazio sottratto al rumore per ascoltare la propria interiorità ed entrare in sintonia con la natura, l’equilibrata compostezza che si addice ad una pace spirituale a lungo cercata ed infine trovata. “La parola è agonizzante per mancanza di silenzio”, scrive ai giorni nostri Enzo Bianchi, priore di Bose e fine biblista, “il silenzio è il principio da cui è generata la parola, ciò che le conferisce forza ed autorevolezza”. Il silenzio, grande assente della vita quotidiana nelle città, ma elemento ancora vivo del paesaggio naturale delle nostre colline ulivate, dei vicoli del borgo a chiocciola, della passeggiata alberata dove ancora si può camminare al suono del vento fresco delle serate estive. Madre Maria Luisa Prosperi a Trevi ha lasciato un vivido ricordo di santità e carità cristiana, di sollecitudine per gli ultimi, di devozione esemplare. Nel momento della beatificazione, non è tempo di campanilistiche rivendicazioni di appartenenza: la sua è una storia che s’iscrive pienamente nella grande tradizione del monachesimo europeo e tutta l’Umbria può esserne orgogliosa. Ma, come rappresentante della comunità trevana che l’ha accolta ed amata, mi piace oggi immaginare Madre Maria Luisa immersa nel silenzio fecondo della nostra terra, intenta a coltivare gli incontri col Cristo vissuti quasi con struggimento, rapita nell’estasi della piena riconciliazione con Dio. Laicamente, ne traggo stimolo ed esempio per un maggior rispetto di questa terra e dei silenzi - profondi, fertili, pensosi - che essa esige. Dott. Angelo Gallo Carrabba Commissario Prefettizio di Trevi 16 N. 4 - Ottobre 2012 La giornata tipo delle BENEDETTINE DI TREVI Nel monastero si custodisce un’arte antica e rara N el grande monastero di S. Lucia oggi vivono undici monache. La giornata delle religiose è scandita dalla preghiera, da quell’ora et labora di S. Benedetto. Alle 5.30 c’è la sveglia; alle 6.00 in coro per le preghiere mattutine e la messa; dalle 8.30 alle 12.00 lavoro; dopo il pranzo, dalle 13.30 alle 15.30, silenzio; alle 15.30 preghiera dell’ora nona e lettura spirituale; alle 16.30 lavoro; alle 18.45 recita del vespro; alle 19.15 cena; alle 20.45 compieta e silenzio. Il silenzio del chiostro e l’armonia della preghiera corale si “sposano” con un’arte antica e rara di cui le monache benedettine di Trevi sono custodi: il restauro dei paramenti sacri, degli arazzi e dei gonfaloni. Un’arte che hanno sempre cercato di trasmettere. E ancora oggi, nonostante l’età avanzata, le claustrali sono pronte a donare questa passione, sono disposte ad aprire le porte della clausura e ospitare quelle persone che desiderano apprenderla. Recuperare oggetti che ricordano tanti atti di amore e generosità della gente per la propria chiesa o per la propria città è un modo per lodare il Signore. Le monache, tra l’altro, hanno realizzato il Gonfalone del Comune di Trevi e di Nocera Umbra, restaurato quello di Assisi e fatto l’arazzo di S. Firminia per il Comune di Civitavecchia. In questo periodo di crisi economica e di conseguente mancanza di lavoro, apprendere dalle monache questa arte sarebbe davvero una grande opportunità per molte ragazze del nostro territorio. Infine, altre due caratteristiche del monastero di S. Lucia sono: l’accoglienza dei pellegrini in una grande foresteria e la produzione di ottimi biscotti. to Il labora Il labora to ile rio tess rio dei biscotti nac Una mo e a mentr ori cura i fi QUESTO NUMERO DEL RISVEGLIO NEWS È STATO REALIZZATO CON LA COLLABORAZIONE DELLA Agenzia di Spoleto di Giampaolo Emili, Agente Generale N. 4 - Ottobre 2012 17 Per non dimenticare… Il 3 giugno 2011, nella biblioteca del monastero di S. Lucia, dalle ore 15.00 alle ore 20.45, l’arcivescovo Renato Boccardo ha proceduto alla ricognizione del corpo della Venerabile Maria Luisa Prosperi. Erano presenti: il tenente medico Lorenzo Di Pucchio e il tenente medico Pietro Mutolo. Testimoni: madre Maria Benedetta Pergolari, badessa del monastero; capitano Lorenzo Giovannetti, del II Reggimento Granatieri di Sardegna - caserma Garibaldi di Spoleto; dott. Francesco Carlini, direttore dell’ufficio stampa dell’archidiocesi di Spoleto-Norcia che ha provveduto a realizzare la documentazione fotografica per l’archivio diocesano. Il 12 settembre 2012, nella sacrestia della chiesa di S. Lucia, dalle ore 15.30 alle ore 17.30, l’arcivescovo Renato Boccardo ha provveduto alla composizione delle reliquie della Madre Prosperi nella nuova urna realizzata da suor Agar Loche, pdm, del Centro Domus Dei, e sistemata in un altare laterale della chiesa. Erano presenti: don Sem Fioretti, rettore del santuario del beato Pietro Bonilli in Cannaiola di Trevi, madre Maria Benedetta Pergolari, badessa del monastero, le altre monache e il dott. Francesco Carlini direttore dell’ufficio stampa dell’archidiocesi di Spoleto-Norcia che ha provveduto a realizzare la documentazione fotografica per l’archivio diocesano. Al termine tutti i presenti hanno firmato il rogito. La medaglia a ricordo della beatificazione realizzata dall’artista Daniela Longo. PREGHIERA O Dio, che alla beata Maria Luisa hai concesso una profonda esperienza del Cristo tuo Figlio e, con il dono della tua carità, l’hai resa madre premurosa delle Monache Benedettine e dei poveri e dei sofferenti che bussavano al Monastero di Santa Lucia, per sua intercessione conferma in noi il proposito di seguire Gesù come Maestro e Signore della nostra vita e donaci l’ardore della fede, la forza della speranza, la fecondità dell’amore, perché possiamo essere davanti al mondo suoi testimoni coerenti e coraggiosi. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen. Una reliquia della Madre Prosperi (nella foto vediamo il reliquario) verrà donato dal monastero alla chiesa di S. Ippolito di Fogliano di Cascia, paese natale della Beata. + Renato Boccardo Arcivescovo di Spoleto-Norcia Album dei pre ri-a 7, 98 berti mento 1 Al sci bre em Pietro icono eri c i il r 3 d no osp Il 1 ttori o per lla Pr O e n ed ovo esa esc dioc eroich v i c o l’ar ocess virtù r e il p dell il 991, iude bre 1 sanio ch nto m e c ro di me Il 13 onio Amb riconosci t l ri n i e r A p e p os vo esco lla Pr sano ’l arciv sso dioce roiche de e e proc lle virtù de mon Vedu ta anti di S. ca del mo Lucia n in Tre astero vi An ach ni ’50 d e in preg el ‘900 : hier a ne l co ro RICORDI mona A che a nni 50’ d l lavo e ro ne l ‘900: l labo rator i o tes sile Libro s “Un u Donna fiore Mari Mad a b re M a r i a enedettin Luisa Pro Ildeg o”, s speri cr arda C a b i itto dalla tza, osb, 1942 mo na c A Se he i nni rva n p ’5 di reg 0 de Dio hie l Ma ra s ‘900 u : ria ll Lui a tom sa Pro ba d spe ella ri Suo Libro scri r Maria sulla S tto d e a do Luisa A rva di D nge nM lica io arco Gra Prosp das si, 1 eri, 968 e car difi eri e a fatt rosp ero uisa P t s ona ia L el m e Mar d r te Par Mad da 20 N. 4 - Ottobre 2012 In questa pagina osserviamo la calligrafia della Madre Maria Luisa Prosperi: lo scritto riguarda il bilancio del monastero. Sia nel monastero di S. Lucia, che nell’Archivio diocesano di Spoleto sono conservati numerosi scritti della Beata.