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Russi e cinesi sparano da noi

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Russi e cinesi sparano da noi
ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA
Martedì 30 Giugno 2015
15
In una manovra con armi vere che hanno realizzato nel mar Mediterraneo con dieci navi
Russi e cinesi sparano da noi
Il messaggio aggressivo è diretto agli Stati Uniti
DI
L
cittadini in seguito alla caduta
di Gheddafi.
Questa volta, delle dieci
navi partecipanti alle manovre, quattro erano cinesi, due
moderne «missile frigates» della classe Jiangkai II, la Linya
e la Weifang, più due navi da
supporto.
JAMES HANSEN
a geopolitica tende a
mostrare un’attenzione sproporzionata per
le terre emerse e per
le persone che le governano,
anche se tre quarti del mondo
sono coperti d’acqua. È comprensibile: i mari non hanno
uffici stampa, giornali, ministeri degli esteri e nemmeno
molti storici a raccontare la
loro versione dei fatti. Eppure, sono gli oceani il tessuto
connettivo del globo. Il 90%
del commercio internazionale si svolge via mare. La «pax
americana» del secondo dopoguerra in larga parte è dipesa
dallo straordinario dominio
della U.S. Navy, delle sue portaerei e i sottomarini atomici,
sostanzialmente incontrastati,
anche nei momenti più caldi
della Guerra fredda.
Per via degli altissimi costi e le lungaggini del ciclo
di sviluppo e costruzione, gli
equilibri della potenza navale
sono perlopiù abbastanza stabili. Ora però c’è un’importan-
Incrociatore della marina militare cinese
all’arrivo in acque italiane nei pressi di Taranto
te novità. Nella seconda metà
di maggio la marina militare
russa e quella cinese hanno
condotto esercizi congiunti (di
tipo «live fire», cioè, si sparava)
nel Mediterraneo orientale.
Per i russi, è stato una sorta
di ritorno al pattugliamento
caratteristico dei tempi della Guerra fredda, per quanto
in tono minore. Per la Cina
popolare invece lo sforzo era
senza precedenti. Mai aveva
mandato una formazione di
navi da combattimento, in
assetto da guerra, così lontano da casa. La presenza delle
navi militari di Pechino nel
Mediterraneo, anche solo in
via occasionale, è molto insolita. L’ultimo caso che si ricordi
è stato quello di una fregata
cinese al largo della Libia per
coprire l’evacuazione dei con-
Dal punto di vista strettamente militare, l’operazione non è stata oltremodo significativa. Né russi, né cinesi
posseggono portaerei in grado
di operare in condizioni di combattimento; le rispettive flotte
sono di modeste dimensioni e
non particolarmente avanzate in termini delle tecnologie
impiegate. Non fanno venire i
brividi agli americani.
Tuttavia, i due paesi sono
tra i primi al mondo per la
crescita della spesa militare.
Tra il 2007 e il 2014 quella cinese è aumentata del 167% e
l’investimento militare russo
è all’incirca raddoppiato, mentre quello americano è leggermente diminuito.
Il valore totale invece dà
una visione diversa. Nel
2014 gli Usa hanno speso 610
miliardi di dollari (546,9 mld
di euro), i cinesi 216 miliardi
di dollari (193,6 mld euro) e i
russi 84,5 (75,7 mld di euro)
miliardi di dollari, non molti di più degli 80,8 miliardi
(72,4 mld di euro) di dollari
dell’Arabia Saudita, ma soldi
veri lo stesso.
Per quanto è presto per
parlare di improbabili alleanze. Entrambi i paesi hanno interesse a obbligare gli
Usa a restare impegnati nel
Mediterraneo, dove non minacciano né Russia né Cina.
Vale anche la pena notare che
truppe cinesi hanno marciato
quest’anno nella tradizionale
parata del Primo Maggio nella
Piazza Rossa a Mosca (e che
le formazioni russe saranno
presenti in settembre a Pechino per la speculare parata
commemorativa della fine della seconda guerra mondiale).
Sempre più, è il caso di dirlo,
marciano insieme e in funzione anti Usa.
[email protected]
È LO STESSO OCCIDENTE CHE VOLEVA ABBATTERE ASSAD, IN SIRIA, PER FARE SPAZIO AI TAGLIAGOLE
L’Isis si sta allargando a macchia d’olio mentre l’Europa
non sa far nulla e gli Usa non hanno più voglia di fare niente
quei gommoni che invece di salpare
in mare verso l’Europa sbarcano in
Africa e scendono a raffiche di mitra. Si è sparato e ucciso, negli ultimi
asserà molto probabilmente
tempi, anche nella remota Somalia,
alla storia come il Ramadan
soprattutto come testa di ponte per
di sangue, in una specie di
l’invasione del Kenya, inaugurata
omaggio surreale alla tradiin eccidi nelle scuole di Nairobi; così
zione religiosa radicata nell’Islam
come il Kuwait è stato ora
ma soprattutto, semutilizzato, per la prima
pre di più, nelle sue
volta, come allargamento
atrocità. Ha colpito
del fronte iracheno. Con
l’opinione pubblica,
tutto questo, però, il tesoprattutto occidenatro principale di operatale, non solo per le
zioni di questa offensiva e
sue dimensioni (e
questa guerra è, rimane e
per la sua puntualisi conferma quello siriano.
tà), ma anche e soA cominciare dal numero
prattutto per la sua
dei morti della giornata di
estensione e la sua
sangue: almeno 150, tutti
sincronia. Si può fare
civili, falciati dalle armi
un elenco, magari in
del Califfato in una misordine alfabetico,
sione teoricamente suicidelle città e dei pada ma che ha visto cadere
esi colpiti entro un
soprattutto degli innocenraggio di poche ore
La città di curda di Kobane, al confine
ti, donne e bambini, sciiti
di distanza in quattro
tra
Siria
e
Turchia,
strategica
per
l’Isis,
è
stata
e sunniti dissidenti; ma
continenti. Ogni conuovamente riconquistata dalle forze curde
anche perché in Siria l’Isis
munità ne ha risentito, come era inevitabile, soprattutto che comprende l’Iraq e la Siria. In ha insediato la sua capitale, in Siria
in rapporto alla vicinanza geografica Tunisia, in più, c’è un bersaglio par- si è impegnato a fondo, anche nella
ticolarmente molle, indifeso: il turi- sua campagna di distruzione, come
e culturale.
smo. Lo si vuole distruggere perché a Palmira, dell’arte ma soprattutto
In Europa il primo allarme si sa che è una delle principali fonti della storia, quasi in un ritorno alle
è suonato quando è stata colpita di reddito di un paese povero le cui radici più oscure delle terre che per
la Francia: una giornata di atroci- condizioni non sono affatto migliora- prime hanno visto nascere le città e
tà nella zona di Lione, colpita da te in seguito alla «primavera araba» la cultura stessa del mondo.
particolare ferocia, culminata nella che proprio in Tunisia annunciò la
L’assalto ha colpito due città
decapitazione di un americano, nel sua nascita.
che, messe insieme, fanno un fronte,
più puro stile del Califfato. In Italia,
Particolarmente adatta a que- causando migliaia di morti e mettensoprattutto meridionale, l’attenzione
si è concentrata una volta di più sul- sti fini terroristici è la strategia: do in fuga almeno 60 mila persone
da Washington
ALBERTO PASOLINI ZANELLI
P
la Tunisia, la nostra porta di casa,
anche per le dimensioni numeriche
dell’eccidio e in connessione con la
strategia dei qaedisti e dell’Isis, che
a Tunisi e dintorni concentrano una
parte importante dei loro effettivi
militari, esportandoli sul fronte centrale della loro guerra che è l’area
nella Siria centromeridionale, non
lontano dalla città curda di Kobane, teatro del finora più sanguinoso
massacro di civili. Non molti, finora, hanno ricordato la centralità di
questo conflitto e la peculiarità degli
schieramenti. Terra di elezione del
Califfato, la Siria vive da quattro
anni una guerra civile sanguinosa
fra i cui possibili esiti non c’è, se
non nelle chiacchiere autoipnotiche
di certi politici, intellettuali e purtroppo anche statisti dell’Occidente,
l’instaurazione di una democrazia.
Se qualcuno riuscirà ad abbattere
un giorno il regime autoritario, dittatoriale e laico della famiglia Assad, saranno quelli dell’Isis, che, alla
dittatura, hanno già dimostrato di
saper far seguire soltanto un bagno
di sangue.
Eppure l’ Occidente esita ancora ad ostacolare questo disegno,
probabilmente onde richiamarsi
all’utopia già da anni sconfessata
di una «rivoluzione democratica» di
cui non si vede traccia. Succederà
un regime al cui confronto quello di
Assad ha almeno qualche ombra di
liberalità e tolleranza. L’Europa e
l’America, invece di fare qualcosa
per scongiurare questa eventualità, si astengono o, peggio ancora,
armano formazioni politico-militari
che non hanno possibilità di vincere
ma possono indebolire il regime e la
forza militare di Damasco, aiutando così indirettamente il peggio che
viene e verrà.
[email protected]
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