8 NYC docks – il procedimento progettuale sperimentato tra Queens
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8 NYC docks – il procedimento progettuale sperimentato tra Queens
8 NYC docks – il procedimento progettuale sperimentato tra Queens e Brooklyn 8.1 Introduzione – un progetto a due fasi Il progetto qui esposto riassume e sintetizza molti dei temi di ricerca affrontati durante la scuola di dottorato. Il tema è sviluppato in due passaggi distinti che però riescono a dare uno sguardo più completo fatto di differenti punti di vista sul tema del grande contenitore multiscala o morfotipo urbano. La prima parte dell’esperimento, in collaborazione con Carlos Dall’Asta prende spunto dall’esperienza fatta al New York Institute of technology nell’inverno del 2005. Attraverso lo sviluppo progettuale di un tema urbano inserito nell’più ampio contesto/pretesto della città olimpica è stato possibile approfondire le identità e le particolarità di situazioni urbane differenti da quella europea comunque inserite nella ricerca sui grandi contenitori/paesaggi interni. New York è stata vista come occasione per un discorso che ponesse una risposta progettuale a una situazione urbana caratterizzata dalla compresenza di differenti scale e differenti modi di interpretare un pattern comune: l’isolato newyorchese. L’introduzione di una megaforma, un grande contenitore, che organizzasse e desse nuovi riferimenti a orditure ora poco chiare rappresenta il gesto, il modo di chiarificare questa complessità articolata. Una seconda parte di sviluppo, anche cronologicamente distinta si è concretizzata attraverso la sperimentazione di un elemento di copertura che definisse il landmark, il segno sul territorio di posizionamento di una machina a layer complessa. 182 8.2 Prima fase il disegno urbano - NYC dock 8.2.1 New York - Manhattan – Queens – Brooklyn É una città in divenire. Oggi appartiene al mondo. Senza che ce lo si aspettasse è diventata una gemma della corona delle città universali, fra le quali sono le città morte, di cui restano solo i ricordi e le fondamenta e la cui evocazione è esaltante; fra le quali sono le città viventi, che patiscono la stretta forma delle civiltà passate. Ecco la nobiltà, la grandezza dei tracciati. Ecco le topografie espressive, movimentate, altere, i paesaggi eccitanti.35 L’avvicinamento alle problematiche di una situazione metropolitana talmente differente da quelle europee sulle quali abbiamo lavorato, impone alcune riflessioni che andranno sviluppate durante il corso di questa occasione di studio. Appare ad un primo approccio interessante una riflessione volta a capire alcuni aspetti dei temi di progetto inquadrati in un percorso di ricerca e, parallelamente calati in una situazione diversa ma ricca di stimoli. In primo luogo la forma, la dimensione della metropoli. La dimensione della “massa urbana” colpisce oltre che, naturalmente per l’altezza, anche per l’estensione dell’edificato. Situazione questa, che scavalca la famosa isola di Manhattan per estendersi in quelli che potremmo chiamare quartieri esterni Brooklyn’ , Queens, Bronx, e New Jersey che appare come una città duplicata al di là dell’Hutson river. In realtà, sotto alcuni punti di vista, ognuno dei 5 “quartieri” di new York si configura come una città a se stante, soprattutto se comparata con le 35 Le Corbusier, Quando le cattedrali erano bianche, viaggio nel paese dei timidi, Parigi, 1937 183 dimensioni delle città europee. Realtà queste che vengono divise dall’acqua di questo grande delta del fiume che qui è quasi mare. In questa situazione Manhattan recita sicuramente il ruolo predominante nei confronti di situazioni che a prima vista appaiono “surrogate” e prive di una identità capace di caratterizzarle; la punta di un iceberg che si estende quasi invisibile ma molto più grande di ciò che appare. L’estensione dell’edificato e la reale distanza dei punti nevralgici su cui si riferisce l’isola disposti su di un asse nord sud, dalla downtown a Union square a Times Square e fino al Central Park individua una dimensione che scavalca ala scala umana. Appare evidente qui forse più che in altre città del mondo, quando la metropoliana sia un essenziale mezzo di trasporto che connette efficientemente i punti di questa metropoli. La metropolitana come principale mezzo di trasporto nella metropoli riduce la percezione delle distanze trasformando la struttura a griglia che organizza pragmaticamente il tessuto newyorkese. In questo senso la rete metropolitana si pone come “sovrapposizione”, come altra maglia della struttura urbana talvolta modellata su questa, talvolta addirittura capace di gestirne gli orientamenti. In questo scenario si pone la proposta progettuale che vuole essere legata a questi differenti modi di vedere la città e di percepire le differenti scale della metropoli, cercando di individuare in che modo differenti realtà facciano parte di una situazione cosi complessa . 8.2.2 Temi Di Progetto – Contesto – Come precedentemente esposto la massa urbana di New York appare difficilmente descrivibile seguendo le categorie che hanno descritto lo sviluppo della città europea. In primo luogo la città nasce come sommatoria di quartieri città differenti e caratterizzati da spazialità riferite a dimensioni differenti; 184 tuttavia molto spesso si tende ad identificare il tutto New York con la sua parte più famosa – Manhattan – ed in particolar modo con le sue immagini più suggestive. Appare perciò in primo luogo importante capire come questa massa sia tenuta insieme, e come differenti realtà si relazionino. 185 Figura 133, Planimetria di NewYork City. La metropoli nella sua relazione con l’acqua e i tessuti. Nata sull’estuario del fiume Hudston essa si configura come “edificazione densa di spazi fotremente perimetrali e definiti dall’acqua. Su questi lembi di terra si è instaurato un particolare dialogo tra struttura della città ed elemento naturale definendo anche i caratteri dei quartieri-città che la compongono. Le griglie , basate su una dimensione costante dell’isolato e delle sezioni stradali; a manhattan seguono un orientamento costante interrotto e perimetrato dai confini naturali dell’isola. Queens e Brooklyn si organizzano sui loro limiti modellando frammenti di griglia secondo l’andamento della costa o delle strade di percorrenza principali. 186 Figura 134, Planimetria di New York City – le linee di metro. La configurazione della metropoli in superficie fondata e definita dalla presenza dell’acqua che identifica i differenti caratteri, viene annullata dalla fitta rete di ferrovie sotterranee che annullano la percezione del confine e rendono “continuo” ciò che a quota zero non è. Esse seguono l’orditura delle griglie e talvolta ne definiscono gli orientamenti individuando una scansione del territorio a più grande scala. 187 8.2.3 Acqua In primo luogo capire l’importanza dell’acqua, dell’isola completamente insediata che divide le parti individuando i confini naturali sui quali le griglie si modellano. Appare interessante sottolineare la relazione tra ciò che rimane di un paesaggio naturale, oggi fortemente modificato dall’opera dell’uomo e la razionalità pragmatica con cui si sono poste le basi della costruzione di questa metropoli. L’acqua come limite e demarcazione, come soglia che definisce la dimensione ed il confine delle parti; acqua che assume caratteri differenti; fiume, e mare; delta e canale artificiale navigabile ad un tempo. I corsi d’acqua ricordano e testimoniano la vocazione di confluenza di flussi di persone e la stessa anima di crocevia di differenti identità culturali che abitano gli stessi suoli. Allo stesso modo acqua che permette l’osservazione di una parte di città da una distanza adeguata, facendola apparire come “unicum” o elemento continuo, compatto fatto di parti uniche. In questo modo essa accentua la duplicità della percezione della grandezza marcando la differenza dello “stare” all’interno di questo spazio scenico di set sovrapposti percependo e fruendo la complessità di stimoli contenuta. Da qui l’esterno appare uno “sfondo” immateriale – intangibile. Il sentimento di “chiusura” e limite descritto dall’acqua è accentuato da una disposizione sostanzialmente introversa del costruito che fatica a trovare una relazione tattile e visiva con l’acqua; Il periplo dell’isola di Manhattan, come degli altri quartieri/città è spesso occupato da grandi vie di comunicazione o da quello che resta di una storia urbana caratterizzata da una forte e persistente vocazione mercantile. Soltanto negli ultimi tempi, e comunque in maniera piuttosto discontinua e timida si è cercata una differente e più “umana” relazione con i corsi d’acqua. 188 È da notare una profonda differenza per quanto riguarda il rapporto con il mare e, più in generale con l’acqua, rispetto ad altre metropoli europee e in particolare mediterranee dove è chiara una relazione di sviluppo urbano a partire dal sedime portuale. Figura 135; Il Queens, il Canale artificiale, sullo sfondo lo skyline di Manhattan. La lettura dell’area di progetto – il nuovo quartiere del villaggio olimpico - si dispone tra due differenti situazioni – Queens e Brooklyn -annullando il rapporto diretto con l’acqua. Su isolati di dimensioni analoghe si definiscono situazioni urbane differenti. Qui la griglia, modellata su differenti orientamenti si sfuma. L’area di progetto, posta su una confluenza di due corsi d’acqua di differente carattere – naturale artificiale – pone come problema essenziale quello della compresenza di differenti dimensioni che insistono su un medesimo territorio di contatto. Tra acqua e suolo, tra primo piano e sfondo. Figura 136 Il Queens, la scala umana 189 Figura 137 sovrapposizione di piani e situazioni, scorcio da piano della città e dalla metropolitana sopraelevata. l’appiattimento delle distanze e del fiume di cui si percepisce la presenza attraverso unicamente il Queens borough bridge uno dei punti che collega il Queens a Manhattan oltrepassando la scala dell’edificato minuto. 190 Figura 138; I docks sul Queens, la relazione tattile con l’East River e visiva con lo skyline di Manhattan e con alcuni dei suoi “monumenti più significativi: le nazioni unite, il Chrysler Building e l’Empire State 8.2.4 Griglie “La griglia assicura a ogni struttura che accoglie esattamente lo stesso trattamento – la stessa “dignità”. La sacralità della proprietà privata e la sua resistenza congenita a un totale controllo formale impediscono la creazione di prospettive predeterminate; inoltre, nella città dell’Automonumento, l’isolamento di oggetti simbolici dal tessuto principale risulta privo di senso; il tessuto è già di per sé una concentrazione di monumenti. A New York, la sensibilità Beaux Arts può esprimersi soltanto in assenza della griglia, ovverosia sottoterra. Il livello -1, il piano interrato del Rockefeller Center, è una tradizionale composizione Beaux-Art finalmente collocata a Manhattan: prospettive ipogee culminanti non nell’ingresso monumentale di un nuovo teatro dell’opera, bensì nella metropolitana. Nel piano interrato del Rockefeller center, l’applicazione di una pianificazione Beauxarts stabilisce tra gli isolati collegamenti surrettizi accuratamente evitati in superficie: un progetto grandioso che non emerge mai alla luce.”36 36 Rem koolhaas, Delirious New York, new York 1978, ed it Electa, Milano 2001 p 188 191 Su questo disegno, ordinato dalla parte finale dello Huston river lo sviluppo di New York è andato sviluppandosi secondo un sistema cadenzato di griglie di dimensioni pressoché costanti, anche se, di differente orientamento e disposizione. Il modulo base della griglia è definito da un rettangolo di circa 60 per 250 metri; tale forma fissa un orditura che permette la definizione di una struttura urbana organizzata su sue sistemi di attraversamento differenti: le streets e le Avenues. Esse sono ad un tempo due modi e due scale differenti e compresenti nello stesso tessuto urbano. Le prime, Streets (che a Manhattan attraversano da est a ovest il lato corto dell’isola) di sezione inferiore, permettono l’accesso residenziale e la caratterizzazione stessa dei quartieri. Le Avenues, più larghe sono strade di attraversamento, con vocazione più direzionale e commerciale e che a Manhattan corrono da Nord a sud collegando il downtown con l’uptown e Harlem. Il rettangolo base della griglia affaccia, sul lato corto sulle avenues, mentre su quello lungo sulle streets. Tale orditura viene ripetuta in gran parte del territorio costruito di New York; essa però appare costante e continua sull’isola di Manhattan, mentre più modellata su una situazione geografica esistente o su assi infrastruttuali (molto spesso metropolitane, ferrovie o strade di grande comunicazione) negli altri quartieri. Rimane però sempre molto leggibile la scansione e il differente ritmo dettato da queste due misure e scale della città. A Manhattan due interferenze caratterizzano e arrcchiscono la semplicità pragmatica di questo disegno urbano: Broadway e il central Park. Broadway segue il tracciato di collegamento del primo insediamento di New Amsterdam con la terraferma probabilmente ricalcando il tracciato di un percorso precolombiano: esso percorre l’intera isola mantenendo una posizione mediana evitando il contatto con le sponde dell’isola. Questo segno, oggi leggibile e elemento di riconoscimento 192 della città stessa, segue una disposizione un tempo dettata dalla situazione orografica. Essa partendo dalla Downtown, nucleo del primitivo sviluppo urbano, e definito da una maglia irregolare (forse l’unica in tutto il territorio metropolitano) assai densamente edificata, attraversa l’isola incontrando streets e Avenues, generando su queste intersezioni, a cadenza pressoché costante, le eccezioni che individuano i punti nevralgici dell’isola disposti su questa linea: Battery park, Madison square, Union square, Time square e Columbus Circle, vertice e accesso al Central Park. Tale scansione definisce l’ultima misura, più ampia delle precedenti che segna il limite della dimensione umana, del passo. Figura 139 New York, Griglie a Confronto, l’isolato di circa 260 x 70 m è ripetuto in gran parte del territorio. A Manhattan esso ha un orientamento unico e organizza l’andamento di streets e avenues. Su questa orditura l’interferenza di Broadway individua una successione di punti particolari che si pongono come elementi misuratori di una scala più ampia. 193 In questo contesto i blocchi si configurano come sommatoria democratica di elementi urbani minimi, serie di possibilità edificabili identiche. Contenitori uniformi che accolgono tutte le diversità tipologiche presenti, dalla residenza a schiera al grattacielo, alla St. Patrick Cathedral; poche eccezioni travalicano questo recinto (Lincoln Center, Rockefeller Centre, Penn Station). La ricerca e la necessità della densità hanno portato alla ripetizione in verticale del suolo così da poter leggere l’edificato come griglia disposta su tre dimensioni. Figura 140 situazioni differenti all’interno del blocco 8.2.5 Central park Figura 141 Manhattan; Central Park, The Gayes, istallazione di Cristo del febbraio 2005 194 Tappeto Verde, la dimensione del parco urbano nella metropoli: 3,5 Km2, circa 1/15 dell’intera superficie di Manhattan, si estende per la sua dimensione maggiore, parallela alle Avenues, per circa 4 km, con una larghezza di tre isolati. Pianificato come elemento di giunzione di differenti quartieri dell’isola, Rappresentazione della natura all’interno di un paesaggio artificiale, da questo è possibile cogliere la dimensione della massa urbana astraendosi… diventa la nuova piazza – luogo di incontro della metropoli, scena di attività differenti, confluenza delle diverse culture che caratterizzano la città; elemento identitario di una popolazione globalizzata e multietnica. In questo spazio aperto Christo ha trovato numerosissimi volontari newyorkesi per la realizzazione della sua istallazione. Il contrasto con la densità lo trasforma in teatro di eventi, modo del tempo lungo nella congestione. 8.2.6 SubWay Tra le prime città a dotarsi di linee di ferrovia metropolitana, essa oggi appare un sistema linfatico complesso, vera rete di connessione disposta su differenti livelli sotterranei, subacquei, aerei. Essa ricalca frequentemente, per orientamenti e tracciati, la disposizione della griglia delle strade segnando però cadenze differenti; Connette e ad un tempo disconnette i punti disposti nel continuum della griglia; annulla la separazione dei quartieri definita dai corsi d’acqua. Ciò che a livello del suolo appare come limite demarcato, quasi invalicabile, viene ridotto a semplice tempo di percorrenza che divide due fermate appartenenti a quartieri/città differenti. Una rete metropolitana organizzata su due velocità differenti: metropolitana locale e “express” che collega punti nevralgici tra loro e con il territorio. Collega direttamente il locale al globale (treni e soprattutto aeroporti) E’ la connessione più rapida e più capillare tra i 5 quartieri di new York. Attraverso l’underground si collega ciò che è diviso dall’acqua che ha generato differenti modi di sviluppo; ciò chiama una riflessione sui modi 195 di percezione di questa grandezza, di come in realtà le parti vengano percepite come un organismo o come scenari separati legati assieme da un cavo di connessioni. In questo modo ciò che in superficie appare come una divisione netta il corso d’acqua - dove pochi e monumentali (landmark) ponti collegano i differenti lembi, nell’underground/underwater la continuità diviene reale. La subway fluttua dal sottosuolo sott’acqua sull’acqua fino a diventare sopraelevata in alcune parti del queens offrendo particolari percezioni della grande mela, da times square alle spiagge di Coney Island. 8.2.7 Città quartieri: omologie e differenze New York è composta di 5 quartieri città: tutte queste parti di metropoli hanno dimensione e popolazione sufficiente per essere considerate città autonome; presentano limiti definiti e sono modulate sulla stessa dimensione base dell’isolato che ordina Streets e Avenues. Una volta definiti come enti urbani con un certo grado di autonomia, resta da chiarire quali siano i caratteri identitari, gli elementi di riconoscibilità alle differenti scale che ne definiscono il dna. 196 Figura 142 NY dock. Queens e Brooklyn si affacciano con orientamenti differenti sull’East River e sul canale. Il progetto individua una giunzione tra i due quartieri misurandosi con le differenti scale di New York. Un elemento alla grande scala - dock – individua modi differenti di affaccio sull’acqua e recupera lo skyline di Manhattan La definizione di un nuovo assetto dell’area è stata raggiunta attraverso lo studio di differenti modi di porsi in relazione con un contesto complesso caratterizzato dalle differenti scale della realtà metropolitana e da differenti modi di “stare” sull’acqua. Il grande edificio – molo costruito – diviene così l’elemento chiarificatore di questa complessità. Mantiene un altezza analoga al suo intorno più vicino ma collega e mette a confronto sistemi mantenendo permeabili i suoi fronti longitudinali e aprendo cosi ad un nuovo dialogo con l’acqua. L’altra sponda è disegnata da blocchi residenziali allineati sulla griglia di Brooklyn che oltrepassano il confine della terraferma e danno un fronte ed una dimensione allo specchio d’acqua. 197 8.3 Il progetto Con Carlos Dall’Asta Il tema di progetto affronta a livello di masterplan l’area a confine tra il queens e brooklyn affacciate sullo skyline di Manhattan e divise da un canale artificiale. L’elaborazione di un masterplan generale nasce dall’idea di non rinunciare all’occasione olimpica come pretesto per un ripensamento della metropoli del XXI secolo. La fase progettuale più intensa approfondisce l’area specifica del triangolo tra Manhattan, Queens e Brooklyn fornendo risposte alla scala architettonica nei suoi punti vertebratori. La scelta è quella di affrontare un area soggetta ad una forte conflittualità territoriale, geneticamente destinata al confronto tra le parti in un tessuto senza riferimenti e soprattutto spettatrice dello skyline urbano più “consumato” a livello mondiale. I temi affrontati sono quelli del macroisolato, il confronto tra tracciati e tessuti, il confronto multiscalare, lo spazio urbano americano (no plaza city), e la creazione e relazione tra i due waterfront. Dalla sovrapposizione delle maglie e dal confronto delle misure nascono le linee guida del progetto dove l’interpretazione dei waterfront assume un ruolo strategico. Lo sguardo su Manhattan si relaziona alla scala territoriale, è soggetto allo sguardo nonché punto dal quale si guarda: il tempo veloce. I due lati che guardano il canale invece, trovano forte relazione tra di essi rimandando ad una scala inferiore di sguardo interno: il tempo lento. E’ da questo presupposto che nasce la volontà di progettare un interno, ridisegnando con l’acqua uno spazio urbano; la geometria interpreta la misura del macrospazio urbano interno, per la prima volta a NYC legato all’acqua. L’impianto viene organizzato da una linea infrastrutturale, segno di sutura del tessuto del queens e punto di incontro con quello proposto 198 come prosecuzione di brooklyn. Questa linea che si orienta secondo i tracciati del Queens è costruita attraverso elementi verdi ed artificiali (piastra), avendo sul lato orientale un elemento di snodo infrastrutturale legato alla metropolitana , al treno ed elemento di testa del grande vuoto urbano interno al queens determinato dal sedime dei binari. l’impianto viene completato da un ponte, che lega fisicamente il queens a Brooklyn, definendo una quinta scenica rispetto alla “piazza d’acqua”. Figura 143 fotomontaggio: i due waterfront. Attraverso la proposta sperimentale si e voluto testare un approccio, che partendo da una ridisegno complessivo dell’intera area provasse a confrontarsi, con i temi legati all’isolato come misura in relazione ad un salto di scala che tenesse al suo interno le dimensioni di relazione con il locale e il tempo lungo. Il nostro punto di vista richiedeva differenti modi di porsi nei confronti del luogo: - relazione tra Queens e Brooklyn; due quartieri urbani caratterizzati da degrado spesso leggibile ma con dimensioni riferite alla scala umana: sulla griglia qui si dispongono, alternandosi, capannoni industriali e case a schiera di tre – quattro piani; - relazione, in primo luogo visiva, con lo skyline di Manhattan che qui diventa elemento di riferimento e orientamento nel percorrere una griglia povera di segni identificabili: a tale problematica appare 199 necessario accostare una lettura simultanea di un tessuto esistente valorizzando e ordinando una realtà urbana letta anche da un punto di vista locale. - Ridefinizione e “riconquista” di un rapporto nuovo e “umano” con l’acqua collegato con i tessuti esistenti; in questo modo si vuole ridefinire quel dialogo tra parti oggi negato interpretando il ridisegno della soglia tra acqua e terra da un punto di vista architettonico e urbano letto secondo scale e modi d’uso differenti - relazione e studio delle vie di comunicazione: New York, e l’area studio si configurano come sovrapposizione di flussi alla scala locale, metropolitana e regionale, su ferro e su gomma. In questo senso appare necessaria una interpretazione che sottolinei definisca il carattere di punto di incontro di differenti modi di spostarsi e di percepire e di fruire il paesaggio/contesto. - L’identificazione di nuovi modi di interpretare la costruzione del blocco come elemento base capace di tenere al suo interno caratteri differenti e che, con la sua dimensione si inserisca in un contesto urbano definito. - La sperimentazione di un elemento alla grande scala, che riesca, attraverso il superamento della dimensione dell’isolato a dare una nuova definizione ad uno spazio che oggi appare senza limiti leggibili; tale macrostruttura, intesa come morfotipo urbano, leggibile alla scala territoriale ma permeabile elemento di giunzione alla scala umana, parte dall’esigenza di un polo di interscambio tra differenti mezzi di trasporto che sappia tenere al suo interno elementi e funzioni qualificanti che funzionino da volano a cavallo di due situazioni urbane complesse. Il progetto parte così da un interpretazione di un contesto a differenti scale, volendo dare una risposta alla inevitabile compresenza di segni e riferimenti che insistono su di un territorio complesso. Il “macroisolato, che riprende le altezze medie del costruito circostante, segna un limite ed una dimensione ai corridoi urbani definiti dalla griglia incorniciando e introducendo il rapporto ritrovato con l’acqua; le 200 dimensioni esterne sono derivate dall’intorno: la larghezza è quella del blocco newyorkese; la sua lunghezza è circa cinque volte quella del lato lungo – quella necessaria per contenere nell’underground la stazione ferroviaria e l’interscambio con la metropolitana e per ridefinire, organizzandola, la distanza tra i due corsi d’acqua. In questo modo tale elemento costruito, pensato come stratificazione di suoli continui diviene collegamento tra sottosuolo, piano strada, copertura; apertura verso la città e affaccio sull’acqua; landmark e machina a layer. Attraverso modellazione, deformazione e organizzazione di spazi interni disposti liberamente, si individuano differenti scenari e modi di percepire l’ambiente mantenendosi all’interno di un perimetro definito capace di porsi in relazione con il locale mantenendo le dimensioni della scala metropolitana. Figura 144 sezioni di progetto; relazioni tra spazio di flussi, spazio di contatto e scene urbane Figura 145 la machina a layer: gli strati 201 Figura 146Il progetto è stato anche occasione di studio di tipologie residenziali speciali sperimentate sulla dimensione dell’isolato newyorkese; l’idea di porre il blocco sull’acqua configura nuove possibilità di relazione tra le cellule abitative. Il polo di interscambio acqua-ferro – gomma – si pone come elemento definito di giunzione tra differenti scale e differenti scene urbane. 202 Figura 147 La megastruttura, pensata come una grande copertura praticabile sotto la quale sono accolte un mix di funzioni “rare”. A quota -1 la stazione e il collegamento diretto con il metrò. Il livello del suolo è lasciato in molti punti permeabile per permettere la fruizione e il dialogo con il tessuto circostante. Il grande molo è pensato come una struttura capace di accogliere differenti funzioni e scambiatore di flussi. Sull’East River un imbarcadero per linee di trasporto acquatico. Al livello + 1 si trova un mall e spazi per la produzione teatrale e cinematografica e spazi dedicati allo sport. La copertura è pensata come un parco attrezzato, direttamente connessa con i livelli sottostanti e con il suolo e definisce così una continuità di percorsi tra la “piazza d’acqua” sul canale e il waterfront su Manhattan. 203 8.4 Seconda fase – lo studio di una copertura landmark Un secondo passaggio è rappresentato dalla formulazione di un’ipotesi di copertura per il grande contenitore. L’idea è quella di verificare alcune sperimentazioni procedurali e progettuali su un tema reale – contestualizzato. In questo caso particolare l’esigenza di definire un riferimento, di rappresentare alla grande scala un punto di condensazione di differenti flussi risulta necessaria. Il grande contenitore di funzioni/scambiatore di flussi, qui radicato in un contesto locale, si pone come elemento di mediazione relazione con le scale regionale e globali della metropoli. contesto Esso pur insistendo su un locale, fatto di edifici residenziali anche di piccolo taglio, verso il quale si pone in relazione , mette in gioco un sistema di riferimento che si colloca in una situazione territoriale simultanea che insiste su un contesto di quartiere richiamando diverse “appartenenze”. In questo senso diviene fondativo il tema della leggibilità e appartenenza reciproca dei differenti contesti/dimendìsioni alle quali si riferisce. Tale lavoro prende spunto e chiarifica una metodologia affinata durante gli ultimi laboratori di laurea. L’esperimento di una megaforma che qualifichi e identifichi l’oggetto e il contesto architettonico nella compresenza di differenti scale oltrepassa l’esigenza di una mera verifica tecnica/contestualizzata di sperimentazioni astratte per sottolineare un approccio che vede nella relazione delle differenti scale della realtà metropolitana un’occasione qualificante del disegno urbano oltre che una necessità per la metropoli contemporanea. Su questo sfondo contestuale è stato selezionato un punto particolare della machina a layer scambiatore di flussi per provare tale sperimentazione sviluppata su una copertura leggera di circa un ettaro di superficie. 204 8.4.1 Lo schizzo Lo studio è partito da alcune preliminari considerazioni basate su schizzi che tentassero di individuare una direzione di sviluppo possibile. Tale direzione sente dal principio l’elemento informatore del disegno urbano provando nuove situazioni di dialogo. Il canale artificiale, punto di incontro di due situazioni differenti affacciate sullo skyline di manhattan e definite da due orientamenti in questo punto tentano una fusione, un ibridazione di elementi e direttrici individuando in questo modo la chiave di volta dell’intera proposta. Figura 148 primi schizzi di studio; la prima fase individua una linea di sviluppo che si basa su un’idea di piega della copertura sul lato del canale, tale piega diviene elemento di relazione e rifefinizione del corso d’acqua arificiale e definisce lo sdoppiamento della copertura in due elementi dipendenti: uno posto in relazione al canale che riprende e geometrizza il corso d’acqua affondando in questo e uno sviluppato sul lato del Queens in aggetto rispetto al profilo del “big Dock”. 205 Figura 149schizzo finale dispositivo delle linee che definiscono le coperture. L’ipotesi finale prevede una declinazione delle coperture gemelle secondo differenti orientamenti che definiscono uno slittamento reciproco. La copertura verso il Queens aggetta ricevendo i differenti assi viari, organizzando il fronte della stazione e anticipando l’orditura urbana retrostante piegando le trasversali sull’orientamento di Brooklyn . la copertura sul canale, elemento coperto di dialogo tra due situazioni e approdo per imbarcazioni sente le differenti direzioni sintetizzandole in una piegatura che ridefinisce l’argine del canale aprendosi sulla piazza sull’acqua. 206 Figura 150 i possibili profili L’andamento degli alzati è definito da curve che nascendo dal livello 0 acqua/suolo aprono alla scene interne enfatizzando la permeabilità orizzontale e quindi il rapporto tra le due città che è tema fondante dell’intervento architettonico e urbano. Figura 151 schizzo di sintesi. 8.4.2 Il concept Dal questo discorso preliminare, assumendo come bagaglio tecnico sperimentale l’esperienza fatta attraverso il laboratorio di laurea, è stato possibile riassumere i possibili esiti di operazioni sulla forma appena trattato definendo uno schema operativo di sintesi che deduca dagli schizzi le linee guida di uno sviluppo ulteriore di definizione geometrica capace di fissare il carattere e insieme la riconoscibilità della copertura. 207 Figura 152 concept: le tre linee che definiscono l’andamento planimetrico delle coperture Figura 153 concept: nuove relazioni instaurate da questa addizione nei confronti del disegno urbano. 208 8.4.3 Lo studio geometrico 8.4.3.1 Impostazione dello studio Lo studio è stato impostato cercando un ipotesi di lettura della forma attraverso la matematica e la geometria analitica. Nella convinzione che sia possibile descrivere alcuni tipi di superfici complesse attraverso una serie finite di curve che potremmo chiamare per semplicità generatrici, lo studio è un tentativo di definizione di questo numero finito di curve che sono studiate e descritte, e perciò rese riconoscibili attraverso il linguaggio della matematica. Il tentativo non è però quello di individuare l’esatta forma di curve nello spazio tridimensionale matematiche una che generano superficie attraverso matematicamente corrispondenze definita, quanto piuttosto quello di individuare attraverso questi strumenti una struttura formale che permetta l’avanzamento di un discorso fondato su termini certi. In questo senso il termine generatrice va preso soprattutto nella sua accezione “percettiva” e non nella più stringente significato matematico. L’obiettivo di questo lavoro è infatti quello di trovare un possibile terreno comune di discussione che utilizzi i procedimenti, le terminologie, e gli stessi modi di descrizione delle forme proprie della geometria analitica come strumento per riconoscere una struttura formale complessa. Di qui l’esigenza di trovare alcuni termini di semplificazione. 209 in primo luogo si sono descritte le curve nello spazio (3 dimensioni) attraverso la loro proiezione su superfici piane (almeno 2); tale descrizione appare necessaria in quanto risulta difficile capire la forma di una curva (modimensinale) in uno spazio (tridimensionale). Passando da una rappresentazione fisica (modello) alla carta o al virtuale, qualsiasi curva viene rappresentata attraverso una serie di proiezioni (siano esse ortogonali o prospettiche). Ancora una volta si pone un problema di selezione che riguarda la scelta delle infinite proiezioni. La sperimentazione presuppone perciò un lavoro di selezione critica su tre aspetti: - selezione delle curve che possono descrivere, in prima istanza dal punto di vista percettivo una superficie complessa - selezione delle viste piane che descrivono al meglio le curve derivate dalla superficie - selezione di una serie di punti, linee, tangenti che possano individuare e descrivere l’andamento di tale curva. Tale selezione sarà funzionale alla ricerca di un equazione che metta in corrispondenza la curva ad un sistema di riferimento. Le possibilità di scelta sono infinite di terzo grado. Appare evidente l’importanza di tale selezione che è per forza di cose elemento della pratica progettuale. La selezione dei punti richiede un approccio critico che individui non già una scansione effettuata attraverso intervalli regolari, quanto piuttosto lo studio dell’andamento di quei punti critici che definiscono la forma della curva. In particolare verranno studiati i punti di inizio e di fine,i punti di massimo e minimo relativi e assoluti e i punti di flesso; per ciascuno di questi punti si andrà a studiare analiticamente un intorno finito per definire l’andamento della derivata prima e percui della tangente della curva in tali punti. Tale approccio può introdurre e armare una trasposizione di tali forme su uno strumento informatico sapendo a priori quali elementi ne 210 definiscano la conformazione e rendendo possibile una modifica ponderata e consapevole. La sperimentazione di tale metodo funziona come elemento di mediazione critica tra un primo studio sulla forma elaborato su schizzi e modelli fisici ed una seconda fase di elaborazione della forma attraverso gli strumenti informatici. 8.4.4 La lettura della pianta: le curve generatrici L’ipotesi di verifica presuppone la lettura delle curve che individuano la piegatura e il rapporto tra l’orientamento delle due griglie come coppia di iperboli equilatere riferiti a due sistemi di riferimento differenti ruotati sulla stessa origine. La terza curva, che definisce il limite settentrionale della copertura, e il suo rapporto con il queens è invece letta come equazione trigonometrica, come tangente; anche in questo caso sarà possibile individuare un andamento asintotico della curva rispetto a due rette parallele all’asse delle y. 211 8.4.4.1 Studio prima curva Per ogni iperbole nella forma, ad esempio x2 y2 1 esistono due rette della forma a 2 b2 y b b x e y x a a Che prendono il nome di asintoti dell’iperbole e si dimostra che tali rette non intersecano l’iperbole, ma ad essa si avvicinano indefinitamente man mano che ci si allontana dall’origine. Il fuochi dell’iperbole descritta da questo tipo di equazioni giacciono sull’asse delle y, tale asse in questo caso è ruotato, rispetto al sistema di riferimento dettato dall’orditura del Queens e rispetto al “big dock”di 2° Appare importante notare come la relazione tra le rette e la curva non sia quella di un semplice raccordo tra due segmenti quanto una figura strettamente legata a questi ma senza alcun punto di contatto con questi. Per ogni curva si sono così cercate le relative equazioni matematiche, gli asintoti e i fuochi. 212 Preso un sistema di riferimento metrico/cartesiano che intersecasse simmetricamente la curva nel suo punto di minimo e massimo B0, (0; 10,41) vengono individuati gli asintoti nella forma: y 10,41 2 x y x 65,48 13 Per definizione di iperbole rimane costante la relazione: Pn F 2 Pn F1 2b 10,41* 2 20,82 E l’iperbole di equazione: x2 y2 1 65,482 10,412 E la posizione dei fuochi sull’asse delle y F1: (0, a 2 b 2 ) ovvero (0 ; 66,30) Dove c 2 a 2 b 2 si avrà e c 1 b Tale rapporto si dice eccentricità dell’iperbole E nella curva studiata sarà: c 2 65,482 10,412 4395,99 c 66,30 e 6,36 213 8.4.4.2 Studio seconda curva Figura 154 la seconda curva La seconda curva ha una rotazione rispetto l’asse del Queens di 11° Analogamente si avrà: C(45,19;9,52) Gli asintoti sono y 9,52 x 45,19 Per definizione di iperbole rimane costante la relazione: Pn F 2 Pn F1 2b 19,04 E l’iperbole di equazione: x2 y2 1 45,19 2 9,52 2 E la posizione dei fuochi sull’asse delle y F1: (0, a 2 b 2 ) ovvero (0 ; 46,17) Dove c 2 a 2 b 2 si avrà e c 1 b c 2 45,19 2 9,52 2 2132,76 c 46,18 e 4,85 214 8.4.4.3 Studio terza curva Per l’individuazione della terza curva si sono individuati alcuni caratteri di base utili alla descrizione: - la curva è simmetrica ad un origine oltre che ad un sistema di assi cartesiani anch’esso ruotato di 2 gradi rispetto al sistema di riferimento scelto (Queens e “big Dock”) - la curva ha due asintoti simmetrici e paralleli all’asse delle Y. Essi distano da tali assi circa 19 m ovvero ¼ del lato corto del blocco newyorchese. 215 - La curva passa per l’origine e in quel punto ha una tangente pari a 73° (y=3,25 x) La forma più appropriata di tale curva è l’espressione analitica della tangente: nella forma: y tg Dove occorrerà trovare i valori di , e, che descrivano l’andamento della curva in questione. Gli asintoti verticali della funzione tangente corrispondono al periodo37 Essi hanno valore : x 19,27 (m) Perciò si avrà: y tg nella forma y tg Dove x 2 * 19,27 x 2m che diventa appunto 2 ovvero y tg x 38,54 per x =19,27 Per avere un valore della derivata prima nell’origine pari a 3,25 si dovrà porre: y ' (0) 3,25 2*m 2 * 19,27 2m E la curva così ottenuta sarà: y 37 2m tg x 2m La tangente, come le altre funzioni trigonometriche è una funzione periodica ed è il rapporto tra il seno e il coseno di un medesimo angolo: tg sen . per cos / 2 (90°) e ad ogni periodo corrispondente a (180°) la funzione tende a infinito. Su tali punti vengono tracciati gli asintoti, appunto paralleli alle ordinate. Per comodità verrà analizzato il periodo più prossimo all’origine 216 8.4.5 L’alzato Lo studio come si è detto presupponeva l’individuazione di una corrispondenza tra la curva nello spazio e una coppia di curve – proiezioni su superfici complanari. A questa coppia si sono volute aggiungere alcune curve che descrivessero ulteriormente la superficie. Il lavoro è stato impostato definendo da subito la predominanza delle longitudinali rispetto alle trasversali che derivano direttamente dall’interpolazione di queste ultime o dalla sezione della superficie da esse generate. Lo studio dei profili dell’alzato è stato eseguito declinando lo stesso metodo in una caratterizzazione differente con possibilità di applicazione più generalizzabili. In particolare si è voluto ricercare una serie di polinomi di grado n (al massimo 6°) attraverso lo studio delle curve e delle sue caratteristiche. Per ogni curva si è riproposto il problema della selezione di alcuni punti “notevoli” individuati nell’inizio, nel termine, nei punti di massimo e minimo e di flesso. L’indagine su questi punti e sul loro intorno è stato indagato valutando empiricamente l’andamento della derivata prima 217 in questi punti selezionando un intorno finito rappresentato da una coppia di punti a distanza di 5 m dal detto punto. In questo modo è stato possibile operare sull’andamento delle curve attraverso una serie finita e quantitativamente ridotta di terne di punti. I valori corrispondenti sono stati inseriti in una tabella che ha generato un grafico a nuvola di punti. Dai dati così ottenuti, disposti su assi cartesiani è stato possibile ricavare una curva interpolante e il corrispondente polinomio di grado n. 8.4.5.1 La prima copertura 218 Una volta individuati e misurate le posizioni di punti notevoli selezionati e possibile inserirli in una tabella e ottenere, attraverso un interpolazione, l’equazione della curva che passa per quei punti. 1 curva x 31,22 36,22 92,61 97,61 102,61 131,87 136,87 141,87 167,76 172,75 177,75 309,04 314,04 y 23,17 23,86 29,11 29,19 29,18 27,21 26,66 26,14 24,66 24,59 24,54 23,57 23,5 A tale tabella di punti si può associare la funzione: y = -3E-08x4 + 2E-05x3 - 0,0059x2 + 0,5955x + 9,4301 essa è un polinomio di quarto grado continuo e derivabile. 38 2 curva x 0 5 62,81 67,81 72,81 167,76 172,75 177,75 283,59 288,59 y 32,36 32,99 37,15 37,26 37,15 28,70 28,22 27,76 24,80 24,79 A tale tabella di punti si può associare la funzione: y = 2E-13x6 - 2E-10x5 + 1E-07x4 - 2E-05x3 + 0,0001x2 + 0,1195x + 32,374 essa è un polinomio di sesto grado continuo e derivabile 3 curva x -6,69 -1,39 46,68 51,68 56,68 167,75 172,75 177,75 38 y 25,47 26,11 29,76 29,78 29,76 14,71 13,58 12,43 Con la lettera E si vuole indicare l’esponente di base 10; cosi ad esempio 2E-13x6 equivale a scrivere 2*10-13 x6 tale modalità di scrittura è utile a dare l’immediatezza dell’ordine di grandezza dei coefficiente di polinomi di ordine differente. 219 222,57 227,57 232,57 255,97 260,97 4,27 4,14 4,23 7,21 7,51 A tale tabella di punti si può associare la funzione: y = -3E-12x6 + 2E-09x5 - 5E-07x4 + 5E-05x3 - 0,0031x2 + 0,1371x + 26,441 220 8.4.5.2 La seconda copertura Nella seconda copertura l’andamento dell’alzato è definito da tre profili, due rettilinei con inclinazioni differenti (quello più prossimo al “dock” orizzontale e uno formato da un iperbole con direttrici definite dall’inclinazione della prima e terza curva. 221 8.4.6 Dalla geometria all’ipotesi strutturale Figura 155 la trasposizione sul modello digitale delle curve generatrici: da unzioni matematiche continue a Nurbs Una volta segnato l’andamento dello scheletro formale, è stato possibile fermare l’articolazione delle superfici attraverso lo strumento informatico. In questo senso il passaggio è stato diretto avendo gia selezionato le modalità e i punti di controllo delle Nurbs che generano tali superfici. Appare importante sottolineare come tale procedimento preveda un dialogo serrato dalla prima fase di studio sino all’elaborazione definitiva operazioni mentalidi concettualizzazione della forma, prove pratiche e ritorno a operazioni mentali attraverso l’astrazione dei modelli digitali di prova. 222 Figura 156 i passaggi di studio; dalla modellazione della superficie a partire dalle linee generatrici alla disposizione di una possibile orditura strutturale. Dal modello digitale è stato possibile dedurre l’andamento delle sezioni eseguite a passo costante, come momento essenziale di verifica dell’andamento della forma e base di una possibile definizione strutturale. Tale ipotesi è stata pensata su un modello a centine/travi reticolari poste con un passo di circa 20 m sorrette ciascuna da due pilastri al albero Laddove la copertura tocca il suolo le centine si curvano seguendo il suo andamento e diventano elementi di sostegno verticale/archi a tre cerniere. 223 Figura 157 Ipotesi di struttura: due maglie di pilastri disposti a distanze regolari, seguendo l’andamento dei binari reggono le coperture gemelle individuando due orditure indipendenti. Centine reticolari a sezione variabile definiscono l’orditura primaria del sostegno orizzontale della copertura. Dove la copertura tocca il suolo tali centine curvano diventando sostegni verticali. 224 Figura 158 Sezione sulla stazione. La definizione dell’elemento di copertura in due falde separate permette l’illuminazione naturale sino alla zona dei binari. Figura 159 vista prospettica a volo d’uccello; la copertura è insieme landmark che segna un punto sulla linea della stazione/polo di interscambio e elemento di relazione tra brooklyn e queens. 225 Figura 160 profili della copertura, piani ortogonali. Figura 161 viste esterne 226 Figura 162 vista interna della hall della stazione. Figura 163 fotomontaggio con inserimento della nuova copertura 227