Oltre un secolo di Santi sociali: da Giulia di Barolo a don Bosco
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Oltre un secolo di Santi sociali: da Giulia di Barolo a don Bosco
Cultura & Società il nuovo giornale Venerdì 11 novembre 2011 13 L’ALTRA STORIA DELL’ITALIA errà inaugurata sabato 19 novembre alle ore 16.30, nella Sala Consiglio della Provincia in via Garibaldi 50 a Piacenza, la mostra “150 Anni di Sussidiarietà. Le forze che cambiano la storia sono le stesse che cambiano il cuore dell’uomo” presentata la prima volta, alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in occasione dell’apertura della XXXII edizione del Meeting di Rimini. Saranno presenti il vescovo mons. Gianni Ambrosio ed il vicepresidente della Camera dei Deputati, on. Maurizio Lupi. Interverranno il presidente della Provincia di Piacenza, prof. Massimo Trespidi, l’onorevole Lupi ed il giornalista e membro del Comitato Scientifico curatore della stessa mostra, dott. Gianluigi Da Rold. V UNA STORIA CHE VIENE DA LONTANO. La mostra è a cura della Fondazione per la Sussidiarietà che si è avvalsa di un ricco comitato scientifico (Luca Antonini, Maria Bocci, Edoardo Bressan, Marta Cartabia, Gianluigi Da Rold, Michele Rosboch, Giulio Sapelli, Andrea Simoncini, Vincenzo Tondi della Mura, Gian Luigi Trezzi, Giuseppe Verde, Lorenza Violini, Giorgio Vittadini, Danilo Zardin) e della collaborazione di un gruppo di studenti universitari. Racconta, attraverso 35 pannelli e 4 video, 150 anni di Sussidiarietà ovvero una storia (che raramente viene raccontata) fatta dall’iniziativa di tanti “io” che, dal basso e liberamente, si sono messi insieme e hanno collaborato a costruire il nostro Paese portando avanti una tradizione millenaria di amore per il bello e fervore creativo scaturiti da un cristianesimo incarnato nella vita degli italiani. Quattro i macro periodi considerati: dall’Unità alla Grande Guerra; dal Fascismo alla Seconda Guerra mondiale; l’As- Dal 19 novembre al 5 dicembre in Provincia la mostra “150 anni di sussidiarietà”. Inaugurazione alla presenza del Vescovo e dell’onorevole Lupi, vicepresidente della Camera La sussidiarietà è un principio che esalta il valore dei corpi intermedi (formazioni sociali come le famiglie, associazioni, confessioni religiose strutturate). Secondo questo principio, se essi sono in grado di svolgere una funzione sociale o di soddisfare un bisogno del cittadino (per esempio l’istruzione, l’educazione, l’assistenza sanitaria, i servizi sociali, l’informazione), lo Stato non deve privarli delle loro competenze, anzi deve sostenerli - anche finanziariamente - e al massimo coordinare il loro intervento con quello degli altri corpi intermedi. “La sussidiarietà – scriveva, infatti, papa Benedetto XVI nell’enciclica “Caritas in Veritate” - è prima di tutto un aiuto alla persona, attraverso l’autonomia dei corpi intermedi. Tale aiuto viene offerto quando la persona e i soggetti sociali non riescono a fare da sé e implica sempre finalità emancipatrici, perché favorisce la libertà e la partecipazione in quanto assunzione di responsabilità”. Uno dei pannelli della mostra sulla sussidiarietà. semblea Costituente; dal boom economico al post Sessantotto. UN TERRENO RESO FERTILE DAL CRISTIANESIMO. L’Italia nasce dall’unione di un mosaico di esperienze, di linguaggi, d’identità diverse. Ma non è solo un coacervo di diversità originali: ci sono molti elementi unificanti soprattutto un patrimonio condiviso di valori e di modi di vivere che ha fondamento nel “sedime religioso” di cui parlava a metà ‘800 Vincenzo Gioberti, cioè quel terreno reso fertile dal cristianesimo. La nostra civiltà ha sempre saputo mobilitarsi dal basso per rispondere ai bisogni degli uomini, in ognuna delle città e nei più piccoli centri della penisola. La carità è sempre stata messa in opera e si è tradotta in iniziative educative, ospedaliere ed assistenziali. Anche dopo l’Unità d’Italia, nonostante le forti tensioni che caratterizzavano lo Stato nascente, il “Paese reale” parlava la lingua delle associazioni, delle congregazioni religiose femminili, delle società di mutuo soccorso, casse rurali, imprese cooperative, camere del lavoro e leghe di resistenza. Il movimento cattolico e quello socialista, agli albori del nostro Stato, sono sempre rimasti “nel sistema” tralasciando le contestazioni e assumendosi responsabilità sempre più decisive. In quegli anni, in particolare, parrocchie ed ordini religiosi (soprattutto quelli femminili), seguendo l’esempio di personalità come don Giovanni Bosco, don Luigi Guanella e madre Francesca Cabrini, susci- tano un’infinità di opere per rispondere ai bisogni dell’industrializzazione: analfabetismo, immigrazione, povertà, abbandono minorile, assistenza sanitaria. del Concordato) di percorsi alternativi all’associazionismo fascista. Furono anni difficili; ancora di più quando scoppiò il secondo conflitto mondiale. IL FASCISMO NON PIEGA GLI ITALIANI. Poi ci fu il dramma della prima guerra mondiale. L’Italia vi uscì con la voglia di fare; ma in quella società in fermento si sviluppò il fascismo che, com’è noto, quando prese il potere propose un modello statalista basato sul corporativismo. I cattolici riuscirono comunque ad essere presenti: l’Azione Cattolica rimase l’unica associazione non fascista ad operare nel Paese e fu attiva nell’ambito assistenziale, della produzione culturale e della stampa. Fondamentale fu il suo impegno pedagogico con la proposta (grazie alla tutela IL “MIRACOLO” ITALIANO. Ne uscì un Paese profondamente ferito. Ma accadde il “miracolo”: solo pochi anni dopo l’Italia visse il boom economico. La propensione al risparmio del popolo italiano, l’innesto nel tessuto industriale di nuovi apparati tecnologi arrivati con il Piano Marshall, un costo del lavoro che cresceva a livelli inferiori della produttività, materie prime disponibili a prezzi stabilmente bassi, l’apertura dei mercati internazionali e un quadro politico che tranquillizzava gli imprenditori non bastano a spiegare quello che accadde. Oltre un secolo di Santi sociali: da Giulia di Barolo a don Bosco SANTA MADDALENA DI CANOSSA (Verona 1 marzo 1774 – Verona 10 aprile 1835) appartiene a una delle famiglie più illustri dell’Italia del tempo. Orfana di padre e abbandonata dalla madre, vive un’infanzia difficile educata da un’istitutrice. A 17 anni si trova nel Carmelo di Trento e poi in quello di Conegliano. Tornata a casa, si distingue per la carità illimitata verso i più poveri, i malati, i diversamente abili e le giovani abbandonate. Nel 1808 inizia, con alcune ragazze in difficoltà, un’esperienza di vita comune presso l’ex convento delle agostiniane veronesi: nascono le Figlie della Carità, suore educatrici dei poveri. Numerose le case d’istruzione da lei fondate. Nel 1988 è stata proclamata Santa da Giovanni Paolo II. SAN LUIGI GUANELLA (Fraciscio di Campodolcino 19 dicembre 1842 – Como 24 ottobre 1915) è il fondatore dei Servi della Che cos’è la sussidiarietà Carità e delle Figlie di Santa Maria della Divina Provvidenza. Proclamato beato nel 1964 da papa Paolo VI è stato canonizzato da papa Benedetto XVI lo scorso 23 ottobre. Si occupò di bambini, giovani ed emarginati dandogli una qualificata formazione professionale; ed anche di anziani soli e disabili fisici e psichici. Fondò, tra le altre, la Casa della Divina Provvidenza a Como, la Pia Casa dei poveri a Milano, la Casa San Giuseppe e la Casa Pio X a Roma. SANTA COSTANZA CERIOLI (Soncino 28 gennaio 1816 – Comonte 24 dicembre 1865), di nobile famiglia, andò sposa a 19 anni a un uomo molto più anziano di lei. Ebbe tre figli che morirono giovanissimi. Rimasta vedova ad appena 38 anni scelse di spendere la vita prendendosi cura in casa sua delle bambine rimaste orfane. Nacque da qui l’Istituto Sacra Famiglia (che ha anche il ramo maschile dei Fratelli della Sacra Famiglia) nel quale prese lei stessa i voti con il nome di suor Paola Elisabetta. È stata proclamata Santa da Giovanni Paolo II il 16 maggio 2004. BEATA BRIGIDA POSTORINO (Catona 19 novembre 1865 – Frascati 30 marzo 1960), nata da una nobile famiglia calabrese, sin da piccola si sente portata per il servizio ai poveri e agli sfruttati della sua terra. Nel 1880 fonda la Pia Unione delle Figlie di Maria, nel 1898 da essa nascono le Figlie di Maria Immacolata un ordine di suore, nel quale prese lei stessa i voti, dedito alla cura e all’istruzione delle fanciulle povere attraverso asili, scuole e corsi professionali di cucito, ricamo e musica. Oggi l’ordine vanta diverse case negli USA, Argentina e Africa. SAN GIUSEPPE BENEDETTO COTTOLENGO (Bra, 3 maggio 1786 – Chieri, 30 aprile 1842) fondò le Piccole Case della Divina Provvidenza per i malati rifiutati da tutti, poi per handicappati, orfani, ragazze in pericolo e invalidi. Le strut- ture nacquero per offrire assistenza materiale alle persone in difficoltà ma anche per costruire le loro identità umane e cristiane. Cottolengo fu il fondatore dei preti della Santissima Trinità, di varie famiglie di suore, dei fratelli di S. Vincenzo, il seminario dei Tommasini. Venne proclamato Santo da Papa Pio XI nel 1934. CARLO TANCREDI FALETTI DI BAROLO E GIULIA COLBERT Carlo Tancredi Falletti (Torino, 26 ottobre 1782 – Chiari, Brescia, 4 settembre 1838) e Giulia Colbert (Maulèvrier 27 giugno 1785 – Torino 19 gennaio 1864) si incontrarono alla corte di Napoleone e si sposarono a Parigi il 18 agosto 1806; appartenevano a due delle più influenti famiglie del tempo. Nella loro quotidianità vissero una fede profonda ed “adottarono” i poveri di Torino. Carlo Tancredi si prodigò nel campo dell’educazione, Giulia per le donne in difficoltà. Fondarono le Suore di S. Anna e quelle di S. Maria Maddalena (oggi Figlie di Gesù Buon Pastore). C’è stata una sorta di valore aggiunto, qualcosa nato al di fuori di qualsiasi schema o previsione di crescita: un movimento dal basso, fatto di operai, artigiani, piccoli e grandi imprenditori, gente comune mossa dal desiderio di costruire, ognuno nel proprio campo, il bene comune. Movimento che portava avanti quel principio di sussidiarietà che, come scrisse papa Benedetto XVI nell’enciclica “Caritas in Veritate”, è “l’espressione inalienabile della libertà umana”. La mostra sarà visitabile fino al 5 dicembre dal martedì al sabato dalle 10 alle 19 (isite guidate dalle 17 alle 19). Info e prenotazioni: tel. 0523. 795380-209-427 dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13 - email: [email protected]. Giovanna Ravazzola Nella mostra viene narrato il percorso di santità che ha fatto la storia dell’Italia BEATO GIUSEPPE CAFASSO (Castelnuovo d’Asti, 15 gennaio 1811 - Torino, 23 giugno 1860) insegnò al Convitto ecclesiastico di Torino dal 1836 al 1860 formando numerosi sacerdoti tra i quali anche San Giovanni Bosco. La sua missione educativa si estese all’apostolato nelle carceri dove si fece compagno dei più miserabili: i condannati a morte, che “il prete della forca” accompagnava sino al patibolo. Beatificato nel 1925, venne canonizzato da papa Pio XII nel 1947 e proclamato patrono dei carcerati e dei condannati a morte. SAN GIOVANNI BOSCO (Castelnuovo d’Asti, 16 agosto 1815 – Torino 31 gennaio 1888) fu un grande apostolo dei giovani: nel 1814 il sacerdote fondò a Torino l’oratorio per avvicinare i ragazzi di strada al mistero cristiano. Intuì la necessità di insegnare un mestiere ai figli degli indigenti: nacquero così le scuole serali ed i laboratori di vario tipo. Fondò i Salesiani, la Pia Unione dei cooperatori salesiani e, insieme a Santa Maria Mazzarello, le Figlie di Maria Ausiliatrice. Fu proclamato Santo alla chiusura dell’anno della Redenzione, il giorno di Pasqua del 1934. Il 31 gennaio 1988 Giovanni Paolo II lo dichiarò Padre e Maestro della gioventù, “stabilendo che con tale titolo egli sia onorato e invocato, specialmente da quanti si riconoscono suoi figli spirituali”. BEATO FRANCESCO FAÀ DI BRUNO (Alessandria 29 marzo 1825 – Torino 27 marzo 1888) fu un sacerdote, militare e docente di matematica presso l’Università e l’Accademia militare di Torino. Promosse, nel quartiere operaio torinese di San Donato, un conservatorio per le donne provenienti dalle campagne. Fondò l’Opera di Santa Zita, la congregazione delle Suore Minime di Nostra Signora del Suffragio e un istituto scolastico a Torino con una scuola superiore che è oggi il Liceo Faà di Bruno. É stato beatificato da papa Giovanni Paolo II il 25 aprile del 1988.