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Epilessia negli anziani: Osservare con occhio vigile

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Epilessia negli anziani: Osservare con occhio vigile
Pratica infermieristica
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K r a n k e n p f l e g e I S o i n s i n f i r m i e r s I C u r e i n f e r m i e r i s t i c h e 4/2016
Epilessia negli anziani
Osservare con occhio vigile
Oltre la metà dei casi di epilessia si manifestano in età
avanzata. Le infermiere possono contribuire a riconoscere
questa malattia generalmente curata con successo.
Testo: Julia Franke / Foto: Deutsches Epilepsiemuseum Kork
L’anziana signora era confusa. Armeggiava continuamente con i suoi vestiti e
improvvisamente chiese una salsiccia –
proprio lei, vegetariana convinta. Di
fronte al nostro stupore non reagì. C’era
qualcosa che non andava.
«Oltre la metà dei casi
di epilessia iniziano
dopo i 65 anni.»
Fortuna nella sfortuna: l’infermiera che
la seguiva chiamò un medico, il quale,
dopo aver eseguito un EEG, confermò il
suo sospetto: si trattava effettivamente
di uno stato epilettico, una crisi epilettica continua.
Questo racconto è in parte fittizio, ma
realistico – e si manifesta più spesso di
quanto si possa pensare. Proprio negli
anziani, non è raro che una crisi epilettica si verifichi senza convulsioni, cioè
senza i caratteristici spasmi, che noi colleghiamo ad un attacco. Anche se non
ha conseguenze drammatiche, uno stato epilettico è un’emergenza, che deve
essere trattata. Persone con un’assistenza meno attenta, con gli stessi sintomi
sono state ricoverate in psichiatria. E
anche in un reparto acuto può succede-
Autrice
Julia Franke, dr. phil., è direttrice
della Lega Svizzera contro l’Epilessia.
Contatto: [email protected]
re che un nuovo evento epilettico possa
essere trascurato o mal interpretato.
L’immagine di un temporale o di un corto circuito nel cervello si prestano bene
a descrivere ciò che avviene durante una
crisi epilettica: alcune cellule del cervello si scaricano in modo incontrollato,
compromettendone la funzione. Nella
maggior parte dei casi si parla di epilessia dopo due crisi, nell’arco di più di 24
ore, verificatesi senza evidenti fattori
scatenanti.
Crisi spesso difficilmente
riconoscibili
La signora dell’esempio precedente probabilmente ha già avuto crisi più leggere. Tuttavia queste possono sfuggire a un
occhio poco attento. Nelle persone anziane gli attacchi focali con disturbi della coscienza sono i più frequenti. Le persone colpite sembrano cadere per breve
tempo in trance. A volte hanno movimenti spontanei. Questi automatismi
riguardano spesso il viso o le braccia, ad
esempio strizzano gli occhi, biascicano
oppure, come già detto, armeggiano con
i vestiti o si sfregano le cosce. Anche
frasi inadeguate o domande stereotipate come la richiesta di una salsiccia
fanno parte del fenomeno. La crisi è
ancora più difficilmente riconoscibile
quando questi automatismi non si verificano. Nella maggior parte dei casi l’attacco sparisce dopo un paio di minuti e
la persona che l’ha subito si orienta di
nuovo normalmente, senza sapere che
cos’è successo.
Siccome negli anziani questo ritorno alla normalità può durare fino a 24 ore,
l’epilessia può essere facilmente scam-
biata per demenza. Se nessuno rileva e
interpreta correttamente la crisi, i familiari o il personale curante si rendono
conto soprattutto di questo stato confusionale e delle sempre maggiori lacune
di memoria, interpretandole in modo
errato. Il rischio di errata interpretazione è ancora maggiore se il paziente soffre anche di aritmia o diabete mellito.
Anche per i neurologi a volte è difficile
distinguere una caduta dovuta a una
crisi epilettica o a una sincope. Se in pazienti che hanno avuto un colpo apoplettico subentrano paralisi o ulteriori
eventi simili, si è propensi a pensare a
un secondo ictus, anche se l’evento scatenante potrebbe essere l’epilessia.
Anche nei casi di epilessia negli anziani si verificano crisi tonico-cloniche,
dette anche «grand mal»: la persona può
cadere, avere convulsioni, mordersi la
lingua e avere spasmi. Tuttavia queste
«Negli anziani spesso
le crisi epilettiche non
sono accompagnate
da spasmi.»
crisi, che anche un profano può riconoscere come epilettiche, subentrano solo
in un quarto dei pazienti anziani. Il motivo è che l’epilessia negli anziani è essenzialmente focale, riguarda cioè solo
una parte del cervello. Raramente il
«cortocircuito» si estende a tutto il cervello, manifestandosi con i noti spasmi
e convulsioni.
www.sbk-asi.ch >Epilessia >Geriatria >Ruolo infermieristico
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I tentativi di curare l’epilessia risalgono alla notte dei tempi; già gli Aztechi cercavano di «esorcizzarla».
Più frequenti che nei bambini
Lega contro l’epilessia
Casi rari? Tutt’altro. Molti pensano che
l’epilessia sia una malattia che colpisce
soprattutto i bambini e gli adolescenti.
Ma con il prolungamento della vita, anche l’epilessia fa parte delle malattie della terza età: infatti si assiste a un aumento dei casi di epilessia più frequenti
dopo i 65 anni che nei ventenni. L’epilessia è la terza malattia del sistema nervoso fra gli anziani, preceduta da demenze
e ictus e si manifesta per la prima volta
in 150 su 100 000 ultrasettantacinquenni.
In un caso su due le cause sono disturbi
cerebrovascolari. Altri motivi possono
essere traumi cranici, tumori cerebrali,
demenze come l’Alzheimer, abuso di
alcol e farmaci o fattori infiammatori. In
alcuni casi negli anziani si possono verificare crisi dovute alla somministrazione di farmaci – si dovrebbe perciò prestare attenzione qualora si dovessero
Ricerca, aiuta, informa
Dal 1931, la Lega Svizzera contro
l’Epilessia supporta gli specialisti
e gli interessati ad affrontare questa malattia. Il suo obiettivo è di
migliorare in modo duraturo la
vita di tutti i giorni delle persone
colpite da epilessia e la loro situazione nella società.
La Lega contro l’Epilessia è un’organizzazione specializzata attiva a
livello nazionale ed è, al tempo
stesso, la sezione svizzera della
Lega Internazionale contro l’Epilessia (International League Against
Epilepsy, ILAE).
Con il suo Premio per la promozione della ricerca la Lega sostiene progetti scientifici e contribui-
sce a capire meglio l’epilessia e a
sviluppare metodi di trattamento
nuovi o perfezionarli ulteriormente.
Grazie alla sua rivista specializzata «Epileptologie», al Rapporto
sull’epilessia in Svizzera, agli opuscoli, convegni specialistici e manifestazioni di perfezionamento, i
membri possono collegarsi in rete
ed essere sempre aggiornati – dentro e fuori i confini svizzeri.
Per ulteriori informazioni sulla Lega
Svizzera contro l’Epilessia o sulla malattia potete consultare il sito www.epi.ch.
Qui si possono pure scaricare o ordinare
pubblicazioni sul tema.
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Cenni storici
Dalla dieta alla trapanazione del cranio
In Svizzera sono circa 70 000 le persone affette da epilessia, di cui 15 000
bambini. Due terzi di questi pazienti
possono essere curati da questa malattia neurologica cronica per via medicamentosa. Per un terzo di essi l’epilessia è difficilmente
curabile.
I tentativi di curare
le crisi epilettiche e
l’epilessia risalgono alla notte dei
tempi. La medicina
ha cercato di porvi
rimedio ricorrendo
alla dietetica, con
rigide regole alimentari e una ginnastica terapeutica.
Nel Medio Evo si fece capo alle preghiere, al digiuno, ai sacrifici, ai pellegrinaggi e all’esorcismo. Anche l’ossido di zinco, il nitrato di argento, il
mercurio, il bismuto e lo stagno erano
considerati possibili rimedi. Nel 19.secolo erano considerati anti-epilettici il
bromo e il fenobarbital.
Anche l’intervento chirurgico non è
un’invenzione dei tempi moderni. Sui
malati epilettici occasionalmente si effettuavano delle trapanazioni del cranio. L’apertura artificiale della scatola
cranica doveva permettere ai demoni
della malattia, ai vapori tossici o alle
«sostanze malate» di uscire. Durante il
Terzo Reich, l’epilessia era considerata
(a torto) una malattia ereditaria da medici accecati dalla purificazione della
razza.
Fra gli epilettici ci sono anche personaggi famosi quali Socrate, Cesare,
Napoleone e Dostoevskij, van Gogh,
Lenin e l’attrice Margot Hemingway.
L’epilessia è quindi presente anche in
letteratura e in espressioni artistiche di
diverse epoche.
(ul)
Fonte: www.epilepsiemuseum.com
prescrivere antibiotici, farmaci antiaritmici, neurolettici, determinati citostatici, Tramadol, Aminofillina, antielmintici
e anestetici. Per una parte dei casi di epilessia nell’anziano le cause restano tuttavia sconosciute.
Per la diagnosi si ricorre all’elettroencefalogramma (EEG). Tuttavia a volte essa
può essere certa unicamente quando le
correnti cerebrali possono essere evidenziate grazie a un’osservazione prolungata durante una crisi. Un prezioso
«L’epilessia può
essere scambiata con
forme di demenza,
le crisi con ictus.»
contributo in tal senso possono essere
precise osservazioni degli eventi epilettici, ad esempio da parte del personale
curante. Con il consenso dei pazienti i
familiari o i curanti possono anche cercare di filmare una crisi.
Spesso i farmaci aiutano
Una buona notizia: generalmente negli
anziani l’epilessia può essere ben curata.
Se non altro, la maggior parte degli antiepilettici disponibili evitano le crisi. Tuttavia trovare il farmaco giusto non è facile,
a causa dei frequenti effetti collaterali.
Poiché il metabolismo negli anziani è più
lento, in molti casi basta la metà della
dose prescritta per i giovani adulti.
Inoltre si verificano interferenze con
altri medicamenti: in pazienti anziani
questa normalmente è la regola, non
l’eccezione. In casi estremi si possono
avere delle intossicazioni o perdita di efficacia. Una situazione particolarmente
critica è l’interferenza tra gli antiepilettici di vecchia generazione come la fenitoina e la carbamazepina con l’anticoagulante Marcoumar: questi antiepilettici
stimolano il metabolismo degli anticoagulanti riducendone l’effetto. Questo è
uno dei motivi per cui sostanze come la
fenitoina e la carbamazepina vengono
prescritte raramente. Per i pazienti anziani i medici sconsigliano però anche
l’uso di farmaci più recenti, come ad
esempio l’oxcarbazepina. Alcuni nuovi
medicamenti, come ad esempio la lamotrigina o il levetiracetam, hanno dato
buoni risultati e sono ben tollerati.
Anche se nessuno assume volentieri
giornalmente (ulteriori) medicamenti
per il resto della sua esistenza, nel caso
degli anziani epilettici questo è il minore dei mali. Solo così hanno una grande
probabilità di evitare eventuali crisi.
Crisi pericolose
Oltre a essere estenuanti, le crisi sono
anche pericolose: a prescindere dall’attacco epilettico che abbiamo descritto
sopra, nel caso di un’epilessia non curata sussiste anche il rischio di cadute, che
nelle persone anziane possono causare
ferite difficilmente marginabili o fratture
ossee. D’altro canto gli antiepilettici in
dosi troppo elevate possono compromettere la stabilità del paziente, facendo aumentare a sua volta il rischio di cadute.
L’impiego e il dosaggio di questi farmaci
richiedono quindi molta attenzione.
Assumere regolarmente le pastiglie è
un’ulteriore prova. Un aiuto in tal senso,
non solo per le persone affette da demenza o smemorate, è l’uso di una «dosette»,
che permette di vedere subito se il farmaco è stato assunto. Una paziente racconta che con il tempo era diventata meno
assidua con le pastiglie perché si sentiva
bene. Ma dopo essere caduta rovinosamente per strada non si fidava più a
uscire.
Se la scelta e il dosaggio del farmaco sono corretti e il paziente lo assume regolarmente, l’epilessia comprometterà solo
minimamente la qualità della vita. Per
anziani attivi è possibile continuare le
loro attività sportive, come ad esempio il
nuoto, pianificandole e apportando alcune modifiche. Persone indipendenti possono continuare a vivere normalmente,
anche dopo una crisi epilettica – se hanno fortuna e sono attorniate da persone
attente.
Lista di controllo
Sospetta epilessia nell’anziano
• si sono notati segni precursori
della crisi?
• descrizione della crisi, per
quanto possibile
• le crisi si sono ripetute più volte?
• disturbi del ritmo cardiaco?
• diabete mellito?
• demenza?
• altre malattie?
• farmaci?
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Gestione delle crisi epilettiche
«Mantenere la calma»
Per essere in grado di distinguere l’epilessia da altre malattie, sono necessarie
formazioni complementari specifiche. Due collaboratrici della CPA di Zollikon parlano
delle loro esperienze.
Testo e foto: Urs Lüthi
Quando si assiste una prima volta a
una crisi epilettica si rischia di andare
in panico o di perdere le staffe. Ma la
reazione corretta è esattamente il contrario. Tabe Ramadani, assistente di
cura presso la CPA di Zollikon, ha fatto
esperienza in tal senso e l’anno scorso
ha seguito un corso di formazione complementare proposto dalla Lega svizzera contro l’epilessia. Afferma che è indispensabile mantenere la calma. Fin
dai primi sintomi bisogna sistemare la
persona su un letto, un sofà o a terra.
Poi bisogna eliminare tutti gli oggetti
pericolosi e togliere gli occhiali. La testa deve essere protetta con dei cuscini
e la persona deve essere sistemata su
un lato e stabilizzata. Ciò permette di
garantire che le vie respiratorie siano
libere e che la saliva e il vomito non penetrino nella trachea e i polmoni.
Tabe Ramadani ha esperienza con le persone che soffrono di epilessia.
Varie forme
Le crisi di epilessia possono manifestarsi in diversi modi – con movimenti (contrazioni, tremori, irrigidimento della
muscolatura), disturbi sensoriali (formicolii, torpore, sensazioni uditive e visive), segni vegetativi (ad es. viso arrossato, labbra blu, salivazione, flatulenza,
enuresi) o modifiche psichiche (paura,
disturbi della memoria, perdita di conoscenza). Durante una forte crisi, «grand
mal», questi fenomeni sono spesso combinati – ad esempio rigidità, contrazioni,
salivazione e perdita di conoscenza.
La crisi più lunga alla quale ha assistito
Tabe Ramadani è durata 20 minuti. Durante una crisi non ci si deve allontanare, dice: «Può ad esempio succedere che
la persona si morda la lingua». Spesso,
con le migliori intenzioni, si cerca di infilare un oggetto tra i denti della persona che subisce la crisi per evitare che si
morda la lingua. Ma normalmente que-
sto non funziona e si fa più male che
bene.
Impedire le cadute
Attualmente nelle due ali della CPA vivono due ospiti epilettici, entrambi stabili e con una terapia appropriata. «Per
garantire la sicurezza degli ospiti affetti
da epilessia valgono le stesse direttive
degli ospiti a rischio di caduta» spiega
Sonja Baumann, responsabile delle cure
alla CPA di Zollikon. A tale scopo si usano dei supporti per camminare, scarpe
sicure e un letto al livello più basso possibile. La contenzione fisica non è utilizzata. I pantaloni anticaduta sono mal accolti e spesso rifiutati dagli ospiti.
Sonja Baumann si adopera affinché i curanti negli istituti a lunga durata utilizzino strumenti che permettano di distinguere le perdite di conoscenza dovute
all’epilessia da quelle legate ad altre malattie. Per esperienza sa che l’epilessia in
età avanzata è generalmente sottovalutata. In caso di dubbio è indispensabile
una diagnosi chiara. Infatti negli anziani le crisi di epilessia possono passare
inosservate, ad esempio quando l’ospite
sembra «semplicemente» assente a tavola. Fare una distinzione tra i sintomi
di una depressione, di demenza o una
«giornata storta» è molto difficile.
Il trattamento delle persone anziane con
antiepilettici è spesso efficace, ma impegnativo: «Per questo è importante che i
medicamenti siano preparati da infermiere diplomate e somministrati puntualmente in loro presenza». Gli ospiti
che soffrono di epilessia nella CPA non
hanno disturbi cognitivi e quindi sono
in grado di capire perché devono assumere i medicamenti.
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