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Epilessia negli anziani: Osservare con occhio vigile
Pratica infermieristica 78 K r a n k e n p f l e g e I S o i n s i n f i r m i e r s I C u r e i n f e r m i e r i s t i c h e 4/2016 Epilessia negli anziani Osservare con occhio vigile Oltre la metà dei casi di epilessia si manifestano in età avanzata. Le infermiere possono contribuire a riconoscere questa malattia generalmente curata con successo. Testo: Julia Franke / Foto: Deutsches Epilepsiemuseum Kork L’anziana signora era confusa. Armeggiava continuamente con i suoi vestiti e improvvisamente chiese una salsiccia – proprio lei, vegetariana convinta. Di fronte al nostro stupore non reagì. C’era qualcosa che non andava. «Oltre la metà dei casi di epilessia iniziano dopo i 65 anni.» Fortuna nella sfortuna: l’infermiera che la seguiva chiamò un medico, il quale, dopo aver eseguito un EEG, confermò il suo sospetto: si trattava effettivamente di uno stato epilettico, una crisi epilettica continua. Questo racconto è in parte fittizio, ma realistico – e si manifesta più spesso di quanto si possa pensare. Proprio negli anziani, non è raro che una crisi epilettica si verifichi senza convulsioni, cioè senza i caratteristici spasmi, che noi colleghiamo ad un attacco. Anche se non ha conseguenze drammatiche, uno stato epilettico è un’emergenza, che deve essere trattata. Persone con un’assistenza meno attenta, con gli stessi sintomi sono state ricoverate in psichiatria. E anche in un reparto acuto può succede- Autrice Julia Franke, dr. phil., è direttrice della Lega Svizzera contro l’Epilessia. Contatto: [email protected] re che un nuovo evento epilettico possa essere trascurato o mal interpretato. L’immagine di un temporale o di un corto circuito nel cervello si prestano bene a descrivere ciò che avviene durante una crisi epilettica: alcune cellule del cervello si scaricano in modo incontrollato, compromettendone la funzione. Nella maggior parte dei casi si parla di epilessia dopo due crisi, nell’arco di più di 24 ore, verificatesi senza evidenti fattori scatenanti. Crisi spesso difficilmente riconoscibili La signora dell’esempio precedente probabilmente ha già avuto crisi più leggere. Tuttavia queste possono sfuggire a un occhio poco attento. Nelle persone anziane gli attacchi focali con disturbi della coscienza sono i più frequenti. Le persone colpite sembrano cadere per breve tempo in trance. A volte hanno movimenti spontanei. Questi automatismi riguardano spesso il viso o le braccia, ad esempio strizzano gli occhi, biascicano oppure, come già detto, armeggiano con i vestiti o si sfregano le cosce. Anche frasi inadeguate o domande stereotipate come la richiesta di una salsiccia fanno parte del fenomeno. La crisi è ancora più difficilmente riconoscibile quando questi automatismi non si verificano. Nella maggior parte dei casi l’attacco sparisce dopo un paio di minuti e la persona che l’ha subito si orienta di nuovo normalmente, senza sapere che cos’è successo. Siccome negli anziani questo ritorno alla normalità può durare fino a 24 ore, l’epilessia può essere facilmente scam- biata per demenza. Se nessuno rileva e interpreta correttamente la crisi, i familiari o il personale curante si rendono conto soprattutto di questo stato confusionale e delle sempre maggiori lacune di memoria, interpretandole in modo errato. Il rischio di errata interpretazione è ancora maggiore se il paziente soffre anche di aritmia o diabete mellito. Anche per i neurologi a volte è difficile distinguere una caduta dovuta a una crisi epilettica o a una sincope. Se in pazienti che hanno avuto un colpo apoplettico subentrano paralisi o ulteriori eventi simili, si è propensi a pensare a un secondo ictus, anche se l’evento scatenante potrebbe essere l’epilessia. Anche nei casi di epilessia negli anziani si verificano crisi tonico-cloniche, dette anche «grand mal»: la persona può cadere, avere convulsioni, mordersi la lingua e avere spasmi. Tuttavia queste «Negli anziani spesso le crisi epilettiche non sono accompagnate da spasmi.» crisi, che anche un profano può riconoscere come epilettiche, subentrano solo in un quarto dei pazienti anziani. Il motivo è che l’epilessia negli anziani è essenzialmente focale, riguarda cioè solo una parte del cervello. Raramente il «cortocircuito» si estende a tutto il cervello, manifestandosi con i noti spasmi e convulsioni. www.sbk-asi.ch >Epilessia >Geriatria >Ruolo infermieristico K r a n k e n p f l e g e I S o i n s i n f i r m i e r s I C u r e i n f e r m i e r i s t i c h e 4/2016 I tentativi di curare l’epilessia risalgono alla notte dei tempi; già gli Aztechi cercavano di «esorcizzarla». Più frequenti che nei bambini Lega contro l’epilessia Casi rari? Tutt’altro. Molti pensano che l’epilessia sia una malattia che colpisce soprattutto i bambini e gli adolescenti. Ma con il prolungamento della vita, anche l’epilessia fa parte delle malattie della terza età: infatti si assiste a un aumento dei casi di epilessia più frequenti dopo i 65 anni che nei ventenni. L’epilessia è la terza malattia del sistema nervoso fra gli anziani, preceduta da demenze e ictus e si manifesta per la prima volta in 150 su 100 000 ultrasettantacinquenni. In un caso su due le cause sono disturbi cerebrovascolari. Altri motivi possono essere traumi cranici, tumori cerebrali, demenze come l’Alzheimer, abuso di alcol e farmaci o fattori infiammatori. In alcuni casi negli anziani si possono verificare crisi dovute alla somministrazione di farmaci – si dovrebbe perciò prestare attenzione qualora si dovessero Ricerca, aiuta, informa Dal 1931, la Lega Svizzera contro l’Epilessia supporta gli specialisti e gli interessati ad affrontare questa malattia. Il suo obiettivo è di migliorare in modo duraturo la vita di tutti i giorni delle persone colpite da epilessia e la loro situazione nella società. La Lega contro l’Epilessia è un’organizzazione specializzata attiva a livello nazionale ed è, al tempo stesso, la sezione svizzera della Lega Internazionale contro l’Epilessia (International League Against Epilepsy, ILAE). Con il suo Premio per la promozione della ricerca la Lega sostiene progetti scientifici e contribui- sce a capire meglio l’epilessia e a sviluppare metodi di trattamento nuovi o perfezionarli ulteriormente. Grazie alla sua rivista specializzata «Epileptologie», al Rapporto sull’epilessia in Svizzera, agli opuscoli, convegni specialistici e manifestazioni di perfezionamento, i membri possono collegarsi in rete ed essere sempre aggiornati – dentro e fuori i confini svizzeri. Per ulteriori informazioni sulla Lega Svizzera contro l’Epilessia o sulla malattia potete consultare il sito www.epi.ch. Qui si possono pure scaricare o ordinare pubblicazioni sul tema. 79 Pratica infermieristica 80 K r a n k e n p f l e g e I S o i n s i n f i r m i e r s I C u r e i n f e r m i e r i s t i c h e 4/2016 Cenni storici Dalla dieta alla trapanazione del cranio In Svizzera sono circa 70 000 le persone affette da epilessia, di cui 15 000 bambini. Due terzi di questi pazienti possono essere curati da questa malattia neurologica cronica per via medicamentosa. Per un terzo di essi l’epilessia è difficilmente curabile. I tentativi di curare le crisi epilettiche e l’epilessia risalgono alla notte dei tempi. La medicina ha cercato di porvi rimedio ricorrendo alla dietetica, con rigide regole alimentari e una ginnastica terapeutica. Nel Medio Evo si fece capo alle preghiere, al digiuno, ai sacrifici, ai pellegrinaggi e all’esorcismo. Anche l’ossido di zinco, il nitrato di argento, il mercurio, il bismuto e lo stagno erano considerati possibili rimedi. Nel 19.secolo erano considerati anti-epilettici il bromo e il fenobarbital. Anche l’intervento chirurgico non è un’invenzione dei tempi moderni. Sui malati epilettici occasionalmente si effettuavano delle trapanazioni del cranio. L’apertura artificiale della scatola cranica doveva permettere ai demoni della malattia, ai vapori tossici o alle «sostanze malate» di uscire. Durante il Terzo Reich, l’epilessia era considerata (a torto) una malattia ereditaria da medici accecati dalla purificazione della razza. Fra gli epilettici ci sono anche personaggi famosi quali Socrate, Cesare, Napoleone e Dostoevskij, van Gogh, Lenin e l’attrice Margot Hemingway. L’epilessia è quindi presente anche in letteratura e in espressioni artistiche di diverse epoche. (ul) Fonte: www.epilepsiemuseum.com prescrivere antibiotici, farmaci antiaritmici, neurolettici, determinati citostatici, Tramadol, Aminofillina, antielmintici e anestetici. Per una parte dei casi di epilessia nell’anziano le cause restano tuttavia sconosciute. Per la diagnosi si ricorre all’elettroencefalogramma (EEG). Tuttavia a volte essa può essere certa unicamente quando le correnti cerebrali possono essere evidenziate grazie a un’osservazione prolungata durante una crisi. Un prezioso «L’epilessia può essere scambiata con forme di demenza, le crisi con ictus.» contributo in tal senso possono essere precise osservazioni degli eventi epilettici, ad esempio da parte del personale curante. Con il consenso dei pazienti i familiari o i curanti possono anche cercare di filmare una crisi. Spesso i farmaci aiutano Una buona notizia: generalmente negli anziani l’epilessia può essere ben curata. Se non altro, la maggior parte degli antiepilettici disponibili evitano le crisi. Tuttavia trovare il farmaco giusto non è facile, a causa dei frequenti effetti collaterali. Poiché il metabolismo negli anziani è più lento, in molti casi basta la metà della dose prescritta per i giovani adulti. Inoltre si verificano interferenze con altri medicamenti: in pazienti anziani questa normalmente è la regola, non l’eccezione. In casi estremi si possono avere delle intossicazioni o perdita di efficacia. Una situazione particolarmente critica è l’interferenza tra gli antiepilettici di vecchia generazione come la fenitoina e la carbamazepina con l’anticoagulante Marcoumar: questi antiepilettici stimolano il metabolismo degli anticoagulanti riducendone l’effetto. Questo è uno dei motivi per cui sostanze come la fenitoina e la carbamazepina vengono prescritte raramente. Per i pazienti anziani i medici sconsigliano però anche l’uso di farmaci più recenti, come ad esempio l’oxcarbazepina. Alcuni nuovi medicamenti, come ad esempio la lamotrigina o il levetiracetam, hanno dato buoni risultati e sono ben tollerati. Anche se nessuno assume volentieri giornalmente (ulteriori) medicamenti per il resto della sua esistenza, nel caso degli anziani epilettici questo è il minore dei mali. Solo così hanno una grande probabilità di evitare eventuali crisi. Crisi pericolose Oltre a essere estenuanti, le crisi sono anche pericolose: a prescindere dall’attacco epilettico che abbiamo descritto sopra, nel caso di un’epilessia non curata sussiste anche il rischio di cadute, che nelle persone anziane possono causare ferite difficilmente marginabili o fratture ossee. D’altro canto gli antiepilettici in dosi troppo elevate possono compromettere la stabilità del paziente, facendo aumentare a sua volta il rischio di cadute. L’impiego e il dosaggio di questi farmaci richiedono quindi molta attenzione. Assumere regolarmente le pastiglie è un’ulteriore prova. Un aiuto in tal senso, non solo per le persone affette da demenza o smemorate, è l’uso di una «dosette», che permette di vedere subito se il farmaco è stato assunto. Una paziente racconta che con il tempo era diventata meno assidua con le pastiglie perché si sentiva bene. Ma dopo essere caduta rovinosamente per strada non si fidava più a uscire. Se la scelta e il dosaggio del farmaco sono corretti e il paziente lo assume regolarmente, l’epilessia comprometterà solo minimamente la qualità della vita. Per anziani attivi è possibile continuare le loro attività sportive, come ad esempio il nuoto, pianificandole e apportando alcune modifiche. Persone indipendenti possono continuare a vivere normalmente, anche dopo una crisi epilettica – se hanno fortuna e sono attorniate da persone attente. Lista di controllo Sospetta epilessia nell’anziano • si sono notati segni precursori della crisi? • descrizione della crisi, per quanto possibile • le crisi si sono ripetute più volte? • disturbi del ritmo cardiaco? • diabete mellito? • demenza? • altre malattie? • farmaci? K r a n k e n p f l e g e I S o i n s i n f i r m i e r s I C u r e i n f e r m i e r i s t i c h e 4/2016 Gestione delle crisi epilettiche «Mantenere la calma» Per essere in grado di distinguere l’epilessia da altre malattie, sono necessarie formazioni complementari specifiche. Due collaboratrici della CPA di Zollikon parlano delle loro esperienze. Testo e foto: Urs Lüthi Quando si assiste una prima volta a una crisi epilettica si rischia di andare in panico o di perdere le staffe. Ma la reazione corretta è esattamente il contrario. Tabe Ramadani, assistente di cura presso la CPA di Zollikon, ha fatto esperienza in tal senso e l’anno scorso ha seguito un corso di formazione complementare proposto dalla Lega svizzera contro l’epilessia. Afferma che è indispensabile mantenere la calma. Fin dai primi sintomi bisogna sistemare la persona su un letto, un sofà o a terra. Poi bisogna eliminare tutti gli oggetti pericolosi e togliere gli occhiali. La testa deve essere protetta con dei cuscini e la persona deve essere sistemata su un lato e stabilizzata. Ciò permette di garantire che le vie respiratorie siano libere e che la saliva e il vomito non penetrino nella trachea e i polmoni. Tabe Ramadani ha esperienza con le persone che soffrono di epilessia. Varie forme Le crisi di epilessia possono manifestarsi in diversi modi – con movimenti (contrazioni, tremori, irrigidimento della muscolatura), disturbi sensoriali (formicolii, torpore, sensazioni uditive e visive), segni vegetativi (ad es. viso arrossato, labbra blu, salivazione, flatulenza, enuresi) o modifiche psichiche (paura, disturbi della memoria, perdita di conoscenza). Durante una forte crisi, «grand mal», questi fenomeni sono spesso combinati – ad esempio rigidità, contrazioni, salivazione e perdita di conoscenza. La crisi più lunga alla quale ha assistito Tabe Ramadani è durata 20 minuti. Durante una crisi non ci si deve allontanare, dice: «Può ad esempio succedere che la persona si morda la lingua». Spesso, con le migliori intenzioni, si cerca di infilare un oggetto tra i denti della persona che subisce la crisi per evitare che si morda la lingua. Ma normalmente que- sto non funziona e si fa più male che bene. Impedire le cadute Attualmente nelle due ali della CPA vivono due ospiti epilettici, entrambi stabili e con una terapia appropriata. «Per garantire la sicurezza degli ospiti affetti da epilessia valgono le stesse direttive degli ospiti a rischio di caduta» spiega Sonja Baumann, responsabile delle cure alla CPA di Zollikon. A tale scopo si usano dei supporti per camminare, scarpe sicure e un letto al livello più basso possibile. La contenzione fisica non è utilizzata. I pantaloni anticaduta sono mal accolti e spesso rifiutati dagli ospiti. Sonja Baumann si adopera affinché i curanti negli istituti a lunga durata utilizzino strumenti che permettano di distinguere le perdite di conoscenza dovute all’epilessia da quelle legate ad altre malattie. Per esperienza sa che l’epilessia in età avanzata è generalmente sottovalutata. In caso di dubbio è indispensabile una diagnosi chiara. Infatti negli anziani le crisi di epilessia possono passare inosservate, ad esempio quando l’ospite sembra «semplicemente» assente a tavola. Fare una distinzione tra i sintomi di una depressione, di demenza o una «giornata storta» è molto difficile. Il trattamento delle persone anziane con antiepilettici è spesso efficace, ma impegnativo: «Per questo è importante che i medicamenti siano preparati da infermiere diplomate e somministrati puntualmente in loro presenza». Gli ospiti che soffrono di epilessia nella CPA non hanno disturbi cognitivi e quindi sono in grado di capire perché devono assumere i medicamenti. 81