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Da superstite del sisma a geologo: "Prima mi ha sconvolto, ora è il
LA STORIA DI DINO EX ALUNNO A SAN GIULIANO DI PUGLIA
Da superstite del sisma a geologo: "Prima mi ha
sconvolto, ora è il mio futuro"
Dino Di Rienzo è sopravvissuto al crollo della scuola "Jovine" a San Giuliano di Puglia e ha raccontato la
sua esperienza a circa 200 ragazzi durante la convention promossa dal Consiglio nazionale dei geologi e
dall’associazione Vittime universitarie de L’Aquila: "Sono rimasto più di sei ore sotto le macerie, questa
esperienza mi ha segnato e quando sono diventato grande ho scelto di impegnarmi nella prevenzione del
rischio sismico. La vita, nonostante le cose brutte che possono capitare, va avanti e conviene fare tesoro
di ciò che succede. A giugno discuterò la tesi poi voglio specializzarmi. Dobbiamo cercare di portare la
geologia nelle case di tutti i cittadini". Dal convegno l’appello dei geologi affinché la sicurezza sismica di
scuole, ospedali e tutti gli edifici pubblici in Italia diventi una priorità per il Paese. "In Molise il 70% del
patrimonio edilizio scolastico è sismicamente inadeguato, i geologi sono solo 15 mila e spendiamo cifre
astronomiche per riparare ai disastri che potrebbero essere evitati investendo sulla prevenzione".
di Assunta Domeneghetti
Campobasso. «Il terremoto ha scombussolato la mia vita, ma io ho reagito cercando di fare del
terremoto il mio futuro».
Sono le parole che usa Dino Di Rienzo, un ex bambino nel crollo della scuola Jovine, a San Giuliano di
Puglia ospite della convention promossa dal Consiglio nazionale dei Geologi e dall’associazione Vittime
universitarie de L’Aquila, oggi, 17 gennaio, all’ex Gil di Campobasso.
Dino è iscritto alla facoltà di geologia, a giugno discuterà la tesi di laurea e poi intende
specializzarsi in sismologia.
Aveva dieci anni quando studiava in quello che sarebbe diventato il luogo simbolo della
sicurezza scolastica in Italia durante il sisma che il 31 ottobre 2002 ha strappato alla vita 27
bambini e la loro maestra.
Ricorda alla perfezione le sei ore e mezzo trascorse sotto le macerie: «Ho sentito un boato, come se sulle
nostre teste stessero passando 10 aerei, poi c’è stata la scossa e poi il buio totale. Riuscivo a parlare con
i miei compagni anche se non potevamo vederci, la maestra è stata brava perché ha evitato che si
scatenasse il panico. I primi ad arrivare sono stati gli abitanti del mio paese che a mani nude hanno
iniziato a scavare tra le macerie che ci seppellivano».
Che cosa ti passava per la testa in quelle ore così terribili?
«Il pensiero è andato ai miei familiari, ai miei amici. Credevo che tutto il paese fosse nelle condizioni in
cui eravamo noi all’interno della scuola Jovine».
Tu sei stato fortunato e sei sopravvissuto. Questa esperienza ha condizionato fortemente il tuo
futuro visto che poi, raggiunta l’età giusta, ti sei iscritto a geologia.
«Studio da tre anni all’università La Sapienza di Roma. Negli anni più ripensavo a quei momenti e più
cresceva in me il desiderio di poter fare qualcosa per prevedere i terremoti».
Ma i terremoti non si possono prevedere, lo dite sempre anche voi.
«Sì, è vero, non si possono prevedere, ma di sicuro possiamo fare qualcosa per portare la geologia nelle
case delle persone».
In che senso?
«I cittadini devono diventare consapevoli del loro diritto a pretendere luoghi più sicuri in cui vivere,
studiare e lavorare. Occorre informarsi e, da parte nostra, fare informazione. Bisogna far capire che non
si va mai contro la natura perché lei è più forte, per questo motivo iniziative come questa di oggi sono
così importanti: gli abitanti di un luogo si proteggono salvaguardando prima di tutto il
territorio. In Italia lo stiamo facendo ancora poco, i geologi sono solo 15 mila e in Molise, che è la
regione simbolo della sicurezza scolastica, anche dopo la tragedia di San Giuliano il 70 per cento delle
scuole non è a norma. Quindi, informazione prima di tutto, consapevolezza e azione: ecco perché non ho
esitato ad abbracciare questo progetto».
In sala ci sono circa 200 ragazzi. Arrivano dalle scuole di Campobasso, San Giuliano di Puglia e
Baranello. Sono lì per ascoltare il racconto di Dino, ma anche per farsi portatori, come cittadini
del futuro, dell’appello dei geologi affinché la sicurezza sismica di scuole ed ospedali diventi
una priorità per il Paese.
Il presidente nazionale dei geologi Gian Vito Graziano, Piero De Pari, segretario del Consiglio
nazionale dei Geologi, il governatore della Regione Paolo Di Laura Frattura, il suo vice, Michele
Petraroia, i sindaci di Campobasso, Antonio Battista e San Giuliano, Luigi Barbieri, la dirigente
dell’Ufficio Scolastico Regionale del Molise, Giuliana Petta, il presidente del Consiglio
regionale Vincenzo Niro e Sergio Bianchi, presidente dell’Avus e papà di Nicola, uno dei ragazzi
“caduti” nel terremoto de L’Aquila: tutti loro concordano sul fatto che gli uffici pubblici in Italia,
tutti, dovrebbero essere sicuri e che il tema deve diventare una priorità nell’agenda politica
dei governi.
La convention è stata anche occasione per lanciare il concorso nazionale “Avus per San Giuliano di
Puglia”, patrocinato dal Miur, in cui le scuole primarie e secondarie di primo grado si sfideranno sul tema
della prevenzione.
Il legame tra San Giuliano e L’Aquila oltre che emotivo è anche dettato da ragioni tecniche che
ha spiegato il segretario De Pari: «Nel crollo della scuola di San Giuliano di Puglia infatti, come
in parte per la “Casa dello Studente” dell’Aquila, è stato dimostrato che oltre all’effetto diretto
del sisma, sono state le condizioni locali del terreno (tecnicamente definiti “effetti di sito”) a
portare le strutture al collasso. La presunta ottimizzazione delle risorse economiche mediante azioni
non dettate da logiche di prevenzione e rispetto dell’ambiente fisico, si è rivelata nel lungo periodo
disastrosa: i costi degli interventi post evento dal 1944 al 2012 in Italia per terremoti, frane ed alluvioni
(Primo rapporto Ance-Cresme) è pari a 242,5 miliardi di euro di cui ben il 75% riguarda i terremoti (181
mld di euro), mentre per mettere in sicurezza il territorio (piano di sicurezza e manutenzione del territorio
del ministero dell’Ambiente) sarebbero bastati e servirebbero 1.2 miliardi di euro all’anno per 20 anni».
(Pubblicato il 17/01/2015)
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