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Teo Teocoli: “Milano? Fu amore a prima vista. Non immagino

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Teo Teocoli: “Milano? Fu amore a prima vista. Non immagino
marzo - aprile 2011
N. 01
club milano
Teo Teocoli: “Milano? Fu amore a prima vista. Non immagino nessun altro luogo in cui poter vivere”.
Clean advertising: coscienza ecologica e crisi globale danno vita a un nuovo modo di fare pubblicità.
Filippo Gozzoli, chef del The Park Restaurant, l’eccellenza made in Italy nell’alta ristorazione.
Cento anni di storia per il Tennis Club Alberto Bonacossa, cuore pulsante del tennis milanese e non solo.
Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - LO/MI - 3,00 euro
2
3
editorial
Club Milano:
un’idea che
prende forma
Quando, alcuni mesi fa, ci siamo trovati con gli amici di Contemporanea a ragionare su un nuovo progetto editoriale, ci siamo chiesti innanzitutto se ne valeva
la pena, se quello che avevamo in mente avrebbe retto il mercato, se la fretta e le
nuove tecnologie che dominano la vita quotidiana avrebbero soffocato sul nascere
le nostre aspirazioni. Ci abbiamo provato. La vera sorpresa è stata constatare, in
corso d’opera, come l’entusiasmo per questa idea non fosse solo nostro. Il mercato
(parola forse orrenda, ma reale, per descrivere i potenziali investitori e inserzionisti), gli uffici stampa, i collaboratori, fino ai potenziali lettori con cui ci siamo regolarmente confrontati, hanno fin da subito sposato la causa e ne hanno compreso
la forza vitale e innovativa.
Nelle fasi preliminari di studio e progettazione di una nuova testata il primo elemento da definire è il target, il lettore tipo. L’esperienza di WU magazine ci stava
portando sempre maggiori segnali che qualcosa stava cambiando: le rigide categorie di classificazione editoriale non funzionavano più. Lo stile, il livello culturale,
gli interessi, persino gli strumenti di informazione utilizzati, che fino a pochi anni
fa differenziavano chiaramente i giovani dai loro fratelli maggiori o genitori, non
sono più uno spartiacque insormontabile. I quarantenni e i cinquantenni di oggi
hanno esigenze e curiosità del tutto simili a quelle di un qualunque trentenne.
Fino a pochi anni fa il limite dei 40 anni era uno scoglio affrontato con difficoltà:
“I miei primi 40 anni” fu un film cult che rappresentava tutto il timore e lo smarrimento provocato dal superamento di quella famigerata soglia. Oggi in un ben
noto spot televisivo Fiorello gioca e scherza sui suoi 50 anni, esaltandone tutta
l’energia e il dinamismo.
Club Milano parla ai quarantenni e ai cinquantenni di oggi e nasce dalla voglia di
“ripartire” dopo anni di crisi e di buio, utilissimi però a fare pulizia in un mondo
che ha sempre più l’esigenza di sperimentare e di percorrere strade nuove. Il
cuore pulsante sarà la carta (100% riciclata), perché un prodotto come questo
ha nel supporto cartaceo il suo sviluppo naturale, ma partiremo fin da subito
con la versione per iPad e con il sito (www.clubmilano.net) dove sarà disponibile
la versione sfogliabile on line. Ogni due mesi aprirà le danze Roberto Perrone,
noto giornalista del Corriere della Sera che non a caso si occupa di sport, viaggi
ed enogastronomia. Racconteremo un personaggio che ha fatto di Milano il suo
parco giochi personale e professionale: sul primo numero non poteva che essere
Teo Teocoli il protagonista della nostra Cover Story. Proseguiremo con curiosità
e approfondimenti dal mondo della tecnologia, dei motori, dello sport, dello stile
(moda e design), fino a scoprire i migliori chef della città e destinazioni da sogno,
comunque raggiungibili. Il tutto sempre visto, raccontato e interpretato in chiave
eco. Sfogliare per credere!
Stefano Ampollini
4
contents
point of view
10
focus
Schiavone, il grattacielo di Milano
Eccellenza su misura
di Roberto Perrone
di Paolo Borrone
inside
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portfolio
Brevi dalla città
Artists in Detroit
di Enrico Simone Benincasa
Foto di Federica Di Giovanni
outside
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28
14
Brevi dal mondo
di Eliana Albano
cover story
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Unica regola la fantasia
di Chiara Todeschini
design
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La poltrona senza tempo
di Dino Cicchetti
focus
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Più solido del mattone
di Alfredo Spalla
focus
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Clean advertising, la pubblicità diventa verde
di Giovanni Rizzi
design
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Milan Design Week 2011
di Enrico Simone Benincasa
yachting
40
Green Yachting
di Andrea Zappa
6
7
contents
style
42
sport
Sea Breeze
Quei pazzi del Racquetball
di Luigi Bruzzone
di Filippo Spreafico
style
56
44
The Sunchaser
di Luigi Bruzzone
food
58
Filippo Gozzoli
di Enrico Simone Benincasa
club house
60
Cento anni di tennis nel cuore di Milano
wheels
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di Andrea Zappa
Ibride... what else?
di Paolo Borrone
hi tech
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Connected Tv
di Enrico Simone Benincasa
week-end
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Losanna, la perla del lago
di Eliana Albano
wellness
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Cinq mondes Spa
di Eliana Albano
free time
overseas
Rendez-vous québécois
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Da non perdere
a cura di Eliana Albano ed Enrico Simone Benincasa
di Andrea Zappa
In copertina
Teo Teocoli. Giacca
e camicia di Giorgio
Armani.
Foto di Gianmarco
Chieregato /
Photomovie.
8
9
roberto perrone
Vive a Milano da trent’anni, ma ha conservato
solide radici zeneisi. Nato a Rapallo, è giornalista
e scrittore. Per il Corriere della Sera si occupa
di sport, enogastronomia e viaggi. Ha pubblicato
diversi romanzi per Garzanti e Mondadori, libri
per ragazzi e manuali di ricette.
Schiavone,
il grattacielo
di Milano
Il grattacielo e Francesca Schiavone. Lo so, buttata lì così sembra la domanda del
Cappellaio matto ad Alice (nel paese delle meraviglie): che differenza c’è tra un
corvo e una scrivania? Ma se mi seguite, fino al termine di queste poche righe, vedrete che un nesso c’è. Risalendo da largo Treves su per via Solferino, verso il Corriere della Sera, da qualche tempo rimango a fissare l’enorme grattacielo che chiude il cielo in fondo alla strada. Prima non c’era, adesso c’è. È strano, ma si fa fatica
a comprendere come, quasi con un colpo di bacchetta magica, uno scorcio a cui eri
abituato improvvisamente scompaia. Certo, il cambiamento non è avvenuto da un
momento all’altro, ma l’impressione è quella che conta. Per me un giorno non c’era
e il giorno dopo sì. Ho sempre guardato Milano scoprendola da un’ora all’altra, da
vero emigrante. In certi giorni l’ho amata e la amo, anche ora, che salgono questi
grattacieli un po’ ovunque e che il progetto dell’Expo 2015 va avanti e ci sono cantieri, buche, parcheggi, lavori, disagi. Non ne so molto dell’Expo, non so dire cosa
porterà alla città o cosa le farà perdere. Però una cosa la so e me l’ha fatta venire in
mente Francesca Schiavone, la vincitrice del Roland Garros 2010, la campionessa
di Federation Cup. Francesca è cresciuta in questa città, al Tennis Club Milano
Bonacossa. Francesca è partita dal quartiere Gallaratese per conquistare il mondo.
È una ragazza forte e fragile, realista e sognatrice, aperta e spigolosa. Insomma ha
un’umanità variegata e un agonismo da grande campionessa. Ho pensato a lei e ho
pensato che un grattacielo non fa la differenza in una città, né in bene, né in male.
Non sono le case, non sono le cose a rendere una città migliore o peggiore. Sono
gli uomini e le donne che la abitano ad aiutarla a diventare una città a misura di
convivenza civile, che lascia il segno in chi vi passa le sue giornate e in chi vi arriva
per qualche motivo. Quel grattacielo non è un male – anche se mi ha chiuso una
parte di cielo, ce n’è un altro pezzo più in là – in se stesso. Però può diventarlo, se
quelli che lo popoleranno non vi porteranno la loro positività, i loro valori, il loro
rispetto, la loro forza di volontà, la loro onestà. Vorrei che ci fossero tante e tanti
Francesca Schiavone, che tornassimo noi al centro del problema. Siamo noi a dover
abitare e vivere in questa città, siamo noi a dover salire sul grattacielo, siamo noi
a dover vincere il nostro Roland Garros. Quello di Parigi lo lasciamo a Francesca.
© Sperry Top-Sider® An American Original Since 1935™ 2010 - AREA SPORT S.p.A. +39.011.55.36.800
point of view
Roberto Perrone
10
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INSIDE
Be active a tree
Sabato 5 febbraio piazza Duomo è
stata il teatro di “Be Active a Tree”,
un flash mob pensato dal designer
Giuseppe La Spada per difendere il
diritto a respirare un’aria migliore.
I partecipanti si sono uniti creando
una sorta di albero umano che,
filmato dall’artista, sarà diffuso in un
documentario via web.
www.glsdesign.it
Primi tre mesi da record
Il neonato Museo del Novecento di piazza Duomo, inaugurato lo scorso
dicembre, si è rivelato un’intuizione di successo. Nei suoi primi tre mesi
di vita i locali dell’Arengario di Milano hanno visto l’afflusso di oltre
400 mila visitatori, dato favorito dalla decisione di lasciare l’ingresso
libero in questo periodo. Dall’1 marzo l’entrata al museo costa 5 euro
(3 euro per universitari e over 65).
www.museodelnovecento.org
Passeggiate d’autore
Milano come New York?
Potrebbe non mancare molto alla realizzazione
di un parco lineare a Milano, lungo il tratto ferroviario tra le stazioni di San Cristoforo e Porta
Genova. Il progetto si chiama “Rotaie Verdi” ed
è stato da poco proposto da WWF Italia. Parchi
come questo ci sono già a Londra (Wildlife
London), Parigi (Promenade Plantée) e New
York (Highline).
www.wwf.it
Camminare scoprendo Milano
e i suoi angoli poco conosciuti
in compagnia di narratori che la
conoscono bene, come Luciana
Bianciardi e Michele Monina. È
questo il concept di “Passeggiate
d’autore”, una nuova iniziativa
dell’associazione Pluriversi che
debutterà proprio a marzo e che si
protrarrà fino a luglio.
www.passeggiatedautore.org
In attesa del debutto della linea 5 e del prolungamento fino alla stazione Comasina della linea
3, il 20 febbraio è stato inaugurato il nuovo
tratto della linea verde che adesso arriva fino ad
Assago. Due nuove fermate che finalmente collegheranno Milanofiori e il Mediolanum Forum
alla rete metropolitana della città.
www.atm-mi.it
12
BETA S.P.A. 015 2556463
La linea 2 si allunga
13
outSIDE
Scervino apre a Parigi
Prosegue il progetto di espansione all’estero di
Ermanno Scervino con l’apertura della prima
boutique a Parigi, che porta a trentasei il numero dei monobrand nel mondo. Dove? Nella
centralissima Rue du Faubourg Saint-Honoré
18, cuore del lusso parigino.
www.ermannoscervino.it
Londra lo fa strano
Motori all’asta
È possibile partecipare all’asta su eBay per
l’assegnazione di un’Abarth 695 e una Ducati
Monster 696. Grazie alla generosità delle case
produttrici e al contributo di Alonso, Massa e
Valentino Rossi tutti gli appassionati potranno
partecipare e sostenere la ricerca sulle malattie
genetiche. Il ricavato sarà interamente devoluto
alla Fondazione Telethon.
www.telethon.it
Per tutto il 2011 Londra propone
una serie di nuove iniziative e
attrattive turistiche per rilanciare il
turismo, attraverso itinerari insoliti.
Un esempio? London Sightseeing
Run: una visita della città con annessa funzione di personal trainer
che accompagnerà i partecipanti
attraverso le più belle attrazioni
della città, praticando jogging.
www.visitlondon.com
New Prada store in Berlin
Il 19 febbraio Prada ha inaugurato un nuovo monomarca a Berlino, precisamente al numero 186 di Kurfurstendamm, cuore dello shopping di
lusso. Il negozio si estende su due livelli per una superficie complessiva
di circa 500 metri quadrati. Al suo interno le collezioni femminili e maschili di abbigliamento, borse, accessori e calzature. Curato dall’architetto Roberto Baciocchi, il progetto rispetta ed esalta tutti gli elementi
storici del palazzo in cui è ospitato.
www.prada.com
14
Schermo bianco alle
donne
Il brand Dove lancia un sito dedicato alle donne, nel quale raccontare i piccoli gesti che le aiutano a
sentirsi più belle e felici. Attraverso
un contest si potrà interpretare con
un cortometraggio il tema de “lo
sguardo femminile sul mondo”. Gli
elaborati, pervenuti entro il 30 giugno, verranno giudicati e la prima
classificata vincerà un soggiorno di
un mese a New York.
www.schermobianco.it
15
Cover story
Cover story
teo teocoli
66 anni, milanese
d’adozione, una vita
spesa a calcare i
palchi di tutta Italia
interpretando i
personaggi più diversi.
Ma alla fine Teo torna
sempre a Milano, il suo
unica regola la fantasia
Nato a Taranto nel 1945, arriva a Milano nel dopoguerra. L’impatto con la città è tutto racchiuso nei suoi
ricordi di bambino. A noi ha raccontato dell’autobiografia appena pubblicata e di quello che nel libro
non c’è: la storia d’amore con Milano, la scuola, i primi passi nello spettacolo e la consapevolezza di essere
nato per fare il comico.
primo grande amore.
Foto di Davide Zanoni/
di Chiara Todeschini
foto35mm.it
L’abbiamo visto interpretare in televisione un carosello quasi infinito di
personaggi, da Peo Pericoli a Felice
Caccamo, e a teatro in un “unplugged”
dietro l’altro. Teo Teocoli, dopo oltre
quarant’anni di brillante carriera, non
perde il suo smalto ed esordisce con
un’autobiografia comica intitolata “Io
ballo da solo” dove racconta gli avvenimenti e le frequentazioni più significative della sua vita. Come l’invito a casa
di Salvador Dalì in Costa Brava nel ’68,
ma anche la Milano nera delle bande di
Turatello e di Vallanzasca, passando dal
boom degli anni Sessanta delle favolose
feste a Saint-Tropez insieme a Brigitte
Bardot e Jane Fonda.
Quando inizia la sua love story con
Milano? E come l’ha accolta la città?
La mia storia d’amore con Milano risale a molti anni fa, circa sessanta, però
ho un ricordo nitido del mio arrivo.
Quando arrivai ero un bambino e le
mie erano più sensazioni che osservazioni e pensieri. Mi ricordo il grande
freddo, perché sessant’anni fa per coprirsi si usava quel paio di scarpe che
c’erano e il cappottino. Ricordo la grandezza della Stazione Centrale, che mi
fece quasi piangere per la paura. Era
una cosa che io non avevo nemmeno
mai immaginato avendo vissuto in una
zona rurale della Calabria con una nonna contadina. Lì ho vissuto un’infanzia
a dir poco felice, mi incantavo per gli
ulivi e gli alberi da frutta. Di notte stavo ore a guardare Messina illuminata
sullo stretto. Quindi l’impatto con Milano si può solo immaginare. Per non
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parlare del viaggio in treno, interminabile, dove per ore ho visto dal finestrino
tutta l’Italia: alberi che giravano per la
prospettiva della velocità. Neanche capivo dove stessi realmente andando. A
Milano osservavo grandi palazzi e vie,
ma man mano che ci vivevo tutto sembrava rimpicciolirsi e questo mi dava
un po’ di tranquillità. Si era talmente
rimpicciolito tutto che sono finito in
una corte con case di ringhiera di due
piani, con gli animali in cortile, in un
monolocale. Ricordo che fuori dalla
corte – lo dico spesso anche in teatro
– “c’era la pianura padana, cioè niente”. Perché allora non c’erano case fuori, non c’era l’hinterland. È stata dura
anche se c’era la parte che io reputo
divertente, quella del “terùn”, con tutti
gli appellativi dati allora ai meridionali,
ma mai con cattiveria. Un paio d’anni
dopo, tornato in Calabria per l’estate,
la cosa che riconobbi subito furono
le galline che giravano per le stanze e
pensai di essere finalmente a casa mia.
Ma durante quell’estate andai al cinema dell’oratorio e nel cinegiornale fecero vedere Milano con una carrozza e
il Duomo alle spalle. Improvvisamente
mi venne un tuffo al cuore: “Ma io sono
di lì, io sono milanese”. Da quel momento ho capito dove sarebbe stata la
mia vita.
Milano l’aveva adottata ufficialmente…
Sì, e fu amore. Tanto che imparai subito il milanese, perché tutti – anche
i giovani – parlavano in dialetto e così
cercavo di integrarmi. Sta di fatto che
mi ero innamorato di Milano e capii
che sarebbe stata la mia città per tutta
la vita. Così è stato.
Quanto ha influito la sua giovinezza
milanese sulla sua carriera di comico?
Avevo capito da subito, non avendo
idea di cosa fossero la scuola e gli insegnanti, che la mia strada non avrebbe
avuto un indirizzo predisposto dagli
studi. Quando andavo all’asilo, ricordo
che le scodelle erano incastrate in un
apposito buco nel tavolo, in modo che
i bambini non le rovesciassero. Ecco, io
già allora mi ribellavo alle regole e le
tiravo fuori facendo uno sketch-braccio
di ferro molto comico con la maestra
dell’epoca. Inoltre, prendevo tutto
quello che mi capitava sott’occhio: una
volta mi sono portato a casa 15 penne,
ma non per fare un furto, le vedevo e
le prendevo perché non avevo la cognizione delle regole. In classe ero sempre
distratto, non mi applicavo, non mi
interessava seguire le lezioni ma amavo raccontare, durante l’intervallo o ai
cambi dell’ora, storie fantasiose tratte
dalla campagna, dalla vita semplice.
Tutti ridevano e si divertivano. C’era la
fila, e la gente iniziava a chiedermele
sempre più spesso.
È stato questo l’inizio?
Direi che tutto è iniziato sui banchi di
scuola. Come fossi un predestinato: se
c’era un teatrino o una recita io partecipavo. Magari non ne avevo consapevolezza, ma mi veniva naturale. Ero
l’animatore delle compagnie, facevo
ridere senza alcuna fatica né preparazione. Mi mettevo in mostra facendo
cose che normalmente altri ragazzi non
17
Cover story
Cover story
UFF. TECNICO
REDAZIONE
4 M M D I A b b O N DA N Z A P E R L A P I EGA
li, d’accordo.
vano nino,
Se la storia è quella di Teocoli di sicuro c’è da divertirsi. Se è Teo che la racconta, allora un’autobiografia diventa come un grande spettacolo di
varietà, fatto di aneddoti, gag, battute e sketch.
Nato a Taranto nel 1945, arriva a Milano nel dopoguerra e vede la città con lo sguardo di un bambino giunto da Reggio Calabria. Ma quel bambino
è Teo e allora parte una raffica di storie esilaranti, che però fanno una storia d’Italia. Dal dopoguerra e l’emigrazione, con l’adorata nonna calabrese e le sue cipolle, al boom dei Sessanta, con
la stagione dei playboy, il set è Saint-Tropez con
feste da mille e una notte assieme a Brigitte Bardot e Jane Fonda. Teo è capace di andare a cena
a Gstaad con Grace Kelly e con Gianni Agnelli,
poi tornare a casa, da sua madre, nelle case popolari di Niguarda, in piena notte, e farsi preparare gli spaghetti, in un tegame tutto ammaccato. Qui Nino Ferrer lo passa a prendere con una
Bentley dagli interni leopardati e lo porta a Parigi. Il ’68. E altre estati. La Costa Brava, a casa di
Salvador Dalí, con Teo insidiato da Gala, la moglie prima di Éluard e poi di Dalí, musa del Surrealismo, che aveva quasi novant’anni. E ancora
la stagione del cabaret del Derby, con Gaber, Jannacci, Andreasi, Cochi e Renato, e Boldi, in una
sorprendente Milano nera le cui notti, nelle osterie, al Derby o al Santa Tecla, sono dominate dalle
bande di Turatello e di Vallanzasca e da parecchie
scazzottate. Fino alla stagione dei grandi successi televisivi e teatrali. E ancora. Le storie di cinema. Allo stadio con Beppe Viola. Le invenzioni di
Peo Pericoli, Gianduia Vettorello, Felice Caccamo.
Una vita vissuta ridendo, sfottendo, ballando.
Anche soffrendo.
Sempre da solo.
hiaMato teo.
: 157x235 mm
teo teocoli io ballo da solo
a vita.
autobiografia coMica
teo teocoli
io ballo da solo
In sovraccoperta:
Foto © Efrem Raimondi/Contrasto
PANTONE 485 C
01. 02. Teo Teocoli sul
22/10/10 16:50
CARTONATO
Appuntamento in
libreria con la prima
autobiografia (edizioni
Mondadori) dell’artista
scritta come un grande
show di varietà, fatto di
aneddoti e sketch.
riuscivano a fare. Poi crescendo, alle
superiori, i ragazzi quando vedevano il
mio nome in bacheca esultavano perché facevo sempre il pagliaccio, intrattenevo. Ma il primo vero aiuto che ho
avuto è stato dalla preside della scuola,
la professoressa Muci, che è ancora in
vita e oggi avrà centocinque anni (sono
andato a trovarla qualche anno fa che
ne aveva centodue, lucidissima, e mi
disse che aveva ancora una mia foto nel
cassetto, che mi aveva seguito in questi anni di carriera e che aveva sempre
creduto che avrei sfondato nello spettacolo). Aveva colto benissimo la mia
inclinazione e mi propose di entrare in
un complessino di musicisti, in cambio
mi sarei dovuto impegnare a scuola. E
così feci. Fu grazie a lei che entrai concretamente nell’ambiente degli artisti.
Dal complessino al cabaret il passo fu
breve. Fu quell’occasione che mi fece
riflettere sul mio futuro. Anche lì però
incontravo le stesse difficoltà di sempre: non imparavo le canzoni, non le
studiavo, non mi applicavo, rifiutavo le
regole e le costrizioni.
Era nato per improvvisare…
Più che altro ero nato indisciplinato.
Il fatto di non aver mai imparato uno
18
palco del Teatro degli
01
Arcimboldi in occasione
“Non ho parametri, mi baso sulla
reazione del pubblico e vado avanti
senza regole”
strumento, di non studiare i testi delle
canzoni, mi ha reso consapevole, purtroppo e per fortuna, che avrei potuto
fare questo lavoro senza grandi sforzi e
senza dover studiare. L’occasione ideale è arrivata quando ho cominciato la
carriera di cabarettista. Avevo all’incirca ventidue anni, i testi non esistevano,
ognuno aveva il suo repertorio, senza
regole, potevo raccontare quello che
volevo e spesso senza neanche essermelo preparato prima. Così sono diventato uno dei cabarettisti più apprezzati
dell’epoca. Anche perché dove lavoravo, al Derby, c’erano tutti quegli artisti
che in seguito hanno fatto la storia del
cabaret italiano: Pozzetto, Cochi, Lauzi, Jannacci, Bindi, Villaggio. C’era il
top della Milano artistica, quindi lì più
che imparare testi a memoria ho imparato a convivere con veri artisti e ho
capito di avere con loro una perfetta
empatia. È stata una delle prime volte
dove ho rigato dritto, forse perché ero
nel mio habitat. Poi è stato tutto in discesa, televisione, cinema e teatro. Ancora oggi sto due ore e mezza e anche
più sul palcoscenico a parlare di cose
mie, sia invenzioni sia reali. E siccome
non ho studiato nemmeno recitazione,
non ho parametri, mi baso sulla reazione del pubblico e vado avanti senza regole, come sempre ho fatto.
è una sorta di anarchico dello spettacolo. Ma avrà avuto un deus ex machina, una qualità a cui si è “sottomesso” fedelmente?
La fantasia. Solo la fantasia mi faceva
ragionare, infatti ricordo – sempre in
merito al mio amore per Milano, vissuto anch’esso in maniera ideale e fantasiosa – che la prima volta che andai a
Barcellona rimasi stupito: mi chiedevo
come facesse la gente a vivere lì. Per
me l’unico luogo dove stare bene era
Milano. Era un’esagerazione assoluta,
ma io vivevo in una dimensione assolutamente mia, dove i parametri con
la realtà non esistevano. Ho sempre seguito e assecondato il mio istinto. Una
volta mi è capitato di fare un paio di
film con il regista Steno (il regista Stefano Vanzina, NdR) e lui si accorse che
non mi trovavo bene fuori-città, gli dissi “Guardi Steno, la verità è che io desidero tornare a Milano al Derby”. Senza
copioni, senza parti, nella mia città.
Cosa offriva Milano in quegli anni rispetto a oggi?
Era molto diversa, anche se la città in
di Spettacolo Speciale
per Capodanno (2010)
realizzato in coppia con
Mario Lavezzi. Foto di
Lorenza Daverio.
02
sé non è cambiata moltissimo. La domenica mattina, quando il traffico è
addormentato, ho l’abitudine di andare un po’ dappertutto, nei bar, nelle
piazze. E mentre guardo gli angoli e i
luoghi con nostalgia, penso che la disgrazia che ha colpito Milano è il caos,
il nervosismo, la gente che attraversa
la strada col telefonino guardando per
terra, che sbuca da tutte le parti. A
volte si dà la colpa agli automobilisti
ma bisognerebbe vedere cosa fanno i
pedoni, che guardano dalla parte dove
non possono venir le macchine oppure
saltano fuori dai Suv: se c’è una persona che non è alta abbastanza questi
non la vedono.
Quindi la colpa è della modernità…
C’è stata un’accelerazione che non
mi è mai piaciuta e continua a non
piacermi, infatti non ho iPad, iPod,
iPhone, non uso il computer. Non poteva essere diversamente visto il mio
background. Sento un disagio in città,
oggi. Amo Milano ma ho difficoltà a
comprenderla. Una volta questa era la
città degli operai e delle periferie, ma
anche del centro e delle grandi banche,
e c’era più solidarietà: in un palazzo si
conoscevano tutti. Se oggi viene uno a
chiedermi il sale, penso: “Questo qui è
matto, questo qui mi vuol rubare qualcosa”. Prima le cose si condividevano
senza problemi. Gli oratori erano pieni
di bambini, a centinaia, i ragazzi giocavano per le strade a pallone, c’erano
cinque, sei partite in contemporanea.
Adesso non so se sono da altre parti ma
nei posti che conosco io non li vedo. Il
centro si viveva e si guardava con rispetto e timidezza.
Oggi, forse per questioni contingenti
– sono trent’anni che scavano in tutta
Milano per dare ricovero alle macchine, come fossero più importanti delle
persone – , vengono devastati angoli
che non dovrebbero neanche essere
toccati. Un esempio: il parcheggio sotto la Darsena. L’hanno tenuta chiusa
dieci anni ed è diventata una fogna a
cielo aperto, per non parlare di quella
buca davanti al Teatro Smeraldo. Sono
fallite tre ditte, poi altre tre, poi son
tornate quelle di prima: sta di fatto che
lo Smeraldo chiude perché ha avuto un
calo del 30% di affluenza.
E poi cinema che scompaiono per dare
il posto a centri commerciali e boutique. Evviva il quadrilatero della moda,
però i cinema che io amavo come il
Metro Astra e il Corso sono spariti.
Una volta c’era il dopo cinema, il dopo
teatro, il cabaret. Milano offriva più
possibilità. Purtroppo ha avuto una
botta micidiale con tangentopoli. È da
lì che è cambiata, anzi è crollata. Quella di oggi è una Milano che usurpa, si
impossessa, si raccomanda e sto parlando della Baggina.
E la Milano da bere, dov’è finita?
Non esiste più. È stato l’ultimo baluardo di una città ridente. La ricordo con
nostalgia perché rappresentava il canto del cigno di una Milano prima dei
fatti che l’hanno devastata, una Milano sofferente ma ancora non messa al
tappeto da tangentopoli o dalla recente
vicenda di Santa Giulia, tanto per citarne una. Oggi è abitata da gente che
accumula ricchezza, e questo sembra
essere la sua unica occupazione. È sparita la meritocrazia. Però io amo ancora
Milano, anche se è un amore difficile.
Si dice che gli amori difficili siano i più
belli… Certo, lo sono perché son quelli
che si devono risolvere. Io non me ne
andrò mai da questa città, nonostante
tutto. Anzi, cerco con pazienza di trasformare questo amore difficile in un
amore per sempre.
19
FOCUS
FOCUS
più solido
del mattone
l’importante è saper
scegliere
Non tutti i vini invecchiano nella maniera desiderata. Per evitare di puntare sul lotto sbagliato, gli esperti consigliano di concentrarsi su un numero ristretto di vini di alto valore.
Il vino si lascia la crisi alle spalle e si propone come nuovo bene rifugio.
Quante garanzie offre? Lo abbiamo chiesto a Michael Ganne di
Christie’s e alle più grandi aziende italiane del settore.
Michael Ganne, ad esempio, caldeggia “un Léoville Las del 1978,
magari da bere in compagnia degli
amici”. Il sito www.liv-ex.com è
un’ottima guida per chi vuole
avvicinarsi a un acquisto ragionato.
Foto courtesy Christie’s.
di Alfredo Spalla
03
01
01. Nella culla delle
bollicine: un dettaglio
delle Cantine Ferrari di
Trento.
20
Le azioni, le obbligazioni, l’oro o il classico mattone. Quando pensiamo a una forma d’investimento, difficilmente la nostra mente corre subito al
vino. Eppure il mercato consiglia una maggiore
attenzione al mondo enologico. Negli ultimi anni,
infatti, il vino ha avuto una crescita esponenziale
tanto da proporsi come investimento alternativo
alle soluzioni più collaudate. Lo confermano i dati
di vendita dell’International Wine Department di
Christie’s: nel giro di dodici mesi la celebre casa
d’aste ha incrementato gli introiti del 70,1% grazie alla vendita di lotti pregiati. Nel 2009 sono
stati incassati 36 milioni di dollari, l’anno dopo
71,2. Le grandi performance del settore enologico
hanno così calamitato l’attenzione – oltre che di
appassionati e collezionisti – degli istituti di credito, che hanno cominciato a frequentare e studiare
le aste internazionali per aggiudicarsi gli esemplari più rari e pregiati. Una spiegazione a questa
accelerazione del mercato ha provato a darcela
Michael Ganne, responsabile delle vendite di vino
02
per Christie’s a Ginevra: “I risultati ci dicono che il
mercato del vino attraversa un momento favorevole.
Nella nostra sede, ad esempio, abbiamo registrato il
record d’asta per i migliori Bordeaux e Borgogna,
battendo un imperiale di Cheval Blanc 1947 per
299.097 dollari ”. Questa costante attività ha però
un altro aspetto interessante: il vino non sembra
subire la crisi. “I prezzi – conferma Ganne – sono
addirittura più alti adesso rispetto a prima della crisi”. Anche Alessandro Vella, direttore export della
Guido Berlucchi & C. SpA, conferma una ripresa
del mercato, soffermandosi soprattutto sulla forza
dei vini italiani all’estero: “Da 15 anni mi occupo
di mercati esteri e dell’internazionalizzazione dell’offerta Berlucchi. L’esperienza mi dice che l’export
enologico italiano gode di ottima salute. I dati del
2010 sono molto positivi”. La volontà di aggiudicarsi vini che in futuro possano servire da bene
rifugio non è un trend esclusivamente europeo.
Anzi, sembra che gli acquirenti asiatici siano fra i
più attivi. “Hong Kong – conferma il responsabile
Christie’s di Ginevra – sta diventando una delle
sedi più attive. La domanda asiatica è aumentata
notevolmente nel 2009. Bisogna inoltre considerare
che, oggi, i vini di alta qualità giocano un ruolo fondamentale nel mondo del lusso. Il vino rappresenta
ricchezza, cultura e savoir vivre”. Lorella Carresi,
responsabile comunicazione del Castello Banfi di
Montalcino, ricorda che l’Asia può essere considerata una frontiera solo a medio-lungo termine,
perché è prima necessaria una wine education
di base. E mentre i mercati si aprono ai desideri
giapponesi e asiatici, la Francia continua a recitare
la parte del leone nella produzione e nella vendita
mondiale: “I Top Bordeaux – afferma Ganne – rappresentano oltre il 70% delle nostre vendite. I vini
italiani, invece, sono prodotti per intenditori. Il Super
Tuscan, ad esempio, può raggiungere prezzi elevati nel corso di un’asta, ma deve ancora affermarsi
totalmente sulla scena internazionale”. Insomma, i
dubbi si riducono al minimo: il vino può essere
considerato un buon investimento per il futuro.
Sì, ma fino a che punto? Secondo Alessandro Vella della Berlucchi “investire nel vino ha un rischio
piuttosto basso”, nella peggiore delle ipotesi porterà infatti “benefici difficilmente monetizzabili ma di
sicura soddisfazione”. Le potenzialità di un investimento nel settore enologico non sono però da
sottovalutare: “Facendo un esempio pratico – spiega
il direttore export della Guido Berlucchi – se nel
2001 avessimo investito 10.000 euro nel Liv ex 50,
cioè il paniere composto dai 50 vini più pregiati, ci
ritroveremmo in tasca circa 40.000 euro”. Ma la
prospettiva del vino come bene rifugio non mette
tutti d’accordo. Camilla Lunelli, alla guida delle cantine Ferrari, non ritiene che questo sia un
aspetto centrale per i produttori, nonostante “le
pratiche enologiche abbiano fatto progressi importanti nell’invecchiamento”. “Abbiamo – conclude la
Lunelli – bottiglie degli anni Settanta che conservano una vivacità straordinaria, ma non dobbiamo
dimenticare che il vino è un prodotto culturale e soprattutto che è fatto per essere bevuto!”.
02. Il vigneto Brolo,
un ettaro di Pinot
Nero racchiuso in
una storica muraglia;
sullo sfondo, a destra,
Palazzo Lana Berlucchi
e a sinistra la sede della
Guido Berlucchi. Foto
courtesy Berlucchi.
03. Una suggestiva
prospettiva della
barricaia centrale
del Castello Banfi
a Montalcino. Foto
courtesy A.Brookshaw.
21
FOCUS
FOCUS
clean advertising ,
la pubblicità
diventa verde
L’ecologia e tutto quanto attiene a una maggiore attenzione
al tema del rispetto dell’ambiente sta diventando un’importante
area di business per le imprese. Pubblicità e comunicazione
devono rispondere a questa tendenza emergente.
di Giovanni Rizzi
La pubblicità inquina. Per ogni manifesto che
appare lungo le nostre strade sono impiegati inchiostri, prodotti chimici e solventi, oltre, naturalmente, a tonnellate di carta. Uno spreco che di
certo non fa bene all’ambiente. In questi ultimi
tempi sia la grafica pubblicitaria che le relative
tendenze di comunicazione puntano a modificare
questa cattiva abitudine. L’agenzia inglese Curb
(www.mindthecurb.com) ha trovato un’alternativa davvero verde ai tradizionali manifesti pubblicitari. Da qualche tempo realizza degli “annunci
ambientali” utilizzando esclusivamente materiali
naturali. Ad esempio facendo falciare un prato in
modo tale da imprimervi un marchio di abbigliamento sportivo, oppure utilizzando sculture di
sabbia, annunci impressi nella neve, messaggi pirografati sul legno con una lente di ingrandimento
o addirittura realizzando brand o claim attraverso
le tecniche proprie dei famosi cerchi nel grano.
Nascono quindi nuovi termini nell’ambito della
22
comunicazione come: seatagging, sandsculpture,
rain advertising, crop advertising, tutte espressioni legate all’ambiente e ai nuovi materiali pubblicitari utilizzati (sabbia, acqua, erba, sole, ecc.).
Non mancano graffiti con vernici ecologiche e lavabili, veri e propri stampini per tappezzare muri
e strade con le nuove pubblicità a impatto zero. Il
clean advertising ha diverse facce, quelle più aderenti alla realtà pubblicitaria tradizionale e altre
che si ispirano alla “guerriglia verde” e ai graffiti
puliti. Forme nuove di comunicazione che prendono spunto dai writers, sviluppando la parte più
sostenibile del concetto di riutilizzo delle superfici. Nel nord Europa si è cercata una soluzione
alla tradizionale affissione con un sistema chiamato per l’appunto “green graffiti”. La tecnica consiste nel posizionare uno stencil sul manto stradale
e passarvi sopra il getto d’acqua di una potente
idropulitrice. L’acqua pulisce la superficie scoperta, imprimendo così il messaggio pubblicitario
La clean advertising ha
modificato totalmente
il concetto di campagna
pubblicitaria. Le agenzie
devono lavorare su
progetti inediti, spesso
a effetto, che hanno
una durata temporale
inferiore rispetto ai
concept più classici.
23
FOCUS
come diventare
una eco-azienda
Da qualche tempo a questa parte
il problema ecologico in relazione alle emissioni di CO2 sembra
interessare sempre più aziende, così
come le pubbliche amministrazioni.
Oltre infatti a una crescita della
coscienza ecologica, sono indubbi i
vantaggi di una politica volta in tale
direzione come efficace strumento
di comunicazione. Eco-Way
(www.eco-way.it), società di consulenza leader in Italia nel mercato
delle politiche integrate per la
corretta applicazione della normativa
di Kyoto e dell’Emission Trading,
propone il progetto Ecompany.
Un servizio che permette alle imprese di anticipare i tempi e trovare,
attraverso un team di consulenza
e analisi, soluzioni e politiche gestionali zero-emission. Tutti i pacchetti
offerti prevedono la riduzione delle
emissioni di anidride carbonica e
per garantire la correttezza e la
trasparenza delle metodologie
utilizzate, i progetti sono verificati
da parte di enti di certificazione
internazionali.
Voli d’affari senza impatto sul clima.
Questo genere di
pubblicità sta avendo
sempre più successo
in relazione anche alla
crescita della coscienza
ecologica da parte dei
consumatori. I costi
per la realizzazione dei
progetti sono di gran
lunga inferiori rispetto
al passato. Aspetto
che non viene certo
sottovalutato dalle
aziende in un momento
di crisi globale.
24
sull’asfalto. Il metodo consuma assai meno acqua
di quella necessaria per produrre un’affissione e
col tempo sparisce grazie all’inesorabile inquinamento urbano. Questa tecnica è stata utilizzata
anche in Italia. Di recente, a Milano, una bella
pubblicità ambientale è stata stampata in questo
modo sui marciapiedi della stazione di Cadorna.
La mission dell’advertising verde è soprattutto non inquinare e non utilizzare quei materiali (carta, colla, inchiostri, ecc.) che danneggiano
l’ambiente e che causano il continuo spreco di
risorse. Oltre ai chiari vantaggi ecologici, questo
genere di pubblicità viene anche impiegata per
pulire più o meno indirettamente l’immagine
stessa delle aziende. Infatti, le grandi multinazionali hanno spesso problemi di sovraesposizione a
messaggi non proprio esemplari legati ai prodotti e ai loro processi produttivi. Trovare delle vie
alternative per presentarsi migliora ovviamente i
rapporti e l’efficacia del messaggio verso il pub-
blico di riferimento. Bisogna inoltre considerare
che l’inquinamento pubblicitario a volte non è
solo legato a ciò che produce l’industria dell’advertising con l’enorme spreco di risorse che ne
deriva, ma è identificabile anche con l’impatto
negativo o in alcuni casi diseducativo delle campagne pubblicitarie stesse.
Una ricerca del New York Times evidenzia come
una persona che viveva 30 anni fa in una città
poteva vedere circa 2000 messaggi pubblicitari al
giorno: oggi se ne vedono almeno 5000, la maggior parte stampati su carta non riciclabile e con
inchiostro non organico. Questi dati evidenziano
quanto sia ormai necessario guardare oltre, e pensare a un nuovo concetto di advertising.
Si apre dunque un’epoca di eco-marketing che
mira al minimo impatto ambientale e che propone dei modelli che saranno in grado sicuramente
di sensibilizzare a livello più generale i consumatori stessi.
La soluzione Carbon Offset di AirPlus, realizzata in collaborazione con Eco-Way, trasforma l’impegno
per l’ambiente della tua azienda in un’azione concreta e trasparente rendendolo facile come non era
mai stato prima. Grazie all’AirPlus Company Account hai a disposizione una soluzione di pagamento
delle trasferte di lavoro aziendali che ti permette di ottimizzare i costi e compensare automaticamente le
emissioni di anidride carbonica (CO2) associate ai voli d’affari. AirPlus ed Eco-Way ti aiutano a contribuire
alla salvaguardia del nostro pianeta con una soluzione semplice, flessibile e innovativa che non ha costi
indiretti e di amministrazione.
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FOCUS
FOCUS
eccellenza su misura
in mostra l’artigianato
italiano
Dal 25 al 27 marzo presso il
Palazzo della Permanente a Milano
si terrà BEspoke, evento che
celebra le eccellenze artigianali
italiane. Le migliori realtà nazionali
attentamente selezionate
esporranno le proprie creazioni,
con in aggiunta momenti di
confronto e dialogo tra i diversi
operatori del settore per cercare
di capire il presente e il futuro di un
compartimento ad alto valore che
è ambasciatore dello stile italiano in
tutto il mondo. Una vetrina unica e
irripetibile per la promozione delle
diverse eccellenze.
www.bespokeice.eu
Milano ospita le migliori realtà nazionali che confezionano abbigliamento su
misura, perfetta sintesi di tradizionali processi artigianali e lavorazioni innovative
delle materie prime. Un viaggio alla ricerca dell’eccellenza, frutto dell’unione
perfetta tra passato e futuro.
di Paolo Borrone
02
“L’eccellenza è anche frutto dell’innovazione
e dell’impiego di nuove tecnologie”
01
01. L’arte sartoriale
italiana è il giusto
equilibrio tra
tradizione, studio dei
tessuti e innovazione.
Foto courtesy Brioni.
26
La scelta di indossare abbigliamento su misura denota in un uomo la volontà di esibire il proprio
personale senso del gusto e dell’estetica, un modo
originale ed elegante per distinguersi senza apparire. Nella capitale italiana della moda, gli interpreti della tradizione artigianale nazionale offrono
il meglio della manifattura, destinata a una clientela attenta allo stile e alla qualità dei prodotti che
sono espressione diretta di un’autentica arte, un
atto creativo reso possibile dall’esperienza, dallo
studio e dal talento. Per garantire ai propri clienti l’eccellenza, Loro Piana (www.loropiana.com)
ha ideato il derby australe della lana. Australia e
Nuova Zelanda sono storici produttori della pregiata lana merino e degli oltre cinque milioni di
balle prodotte ogni anno ne sono scelte due – una
per ogni paese – che presentano il più alto valore
di finezza e specifiche caratteristiche di peso, lunghezza e tenacità. La migliore prende il nome di
Record Bale – che Loro Piana si aggiudica da anni
– e conquista la World Wool Record Challenge
Cup, competizione indetta dall’azienda piemontese per incentivare gli allevatori a raggiungere un
grado di eccellenza sempre maggiore. Con la lana
Record Bale, Loro Piana realizza tessuti in serie
limitata con i quali produce un numero ridotto
di abiti, contrassegnati da una cimossa e un’etichetta esclusiva con l’indicazione dell’annata. I
percorsi per mantenere un livello di eccellenza
sono diversi: Kiton (www.kiton.it) crede da sempre nella necessità di allevare al proprio interno
nuove generazioni di sarti, in modo da garantire
la sopravvivenza di quella tradizione artigianale
che ha reso lo storico atelier partenopeo grande
nel mondo. La Scuola di Alta Sartoria Kiton nasce
oltre dieci anni fa per rispondere a questo palpabile bisogno: giovani tra i 16 e i 21 anni partecipano così a lezioni, corsi di specializzazione e
anche stage all’estero, dove apprendono non solo
un mestiere, ma una vera e propria arte. I risultati
sono incoraggianti: nelle prime quattro edizioni
del corso l’80% degli studenti ha trovato impiego,
la metà di questi proprio all’interno del gruppo
Kiton. Realtà come Brioni (www.brioni.it) e VM8
(www.vm8.it) invece, fanno dei servizi al cliente un punto di forza che sottolinea ancora di più
l’appartenenza a un club esclusivo. Brioni all’interno del suo programma “Su misura” dà la possibilità di richiedere l’invio di un sarto (on demand)
in tutto il mondo, che non si limita alla sola realizzazione dell’abito, ma cura l’intero guardaroba del
cliente, dalla camicia alla cravatta. Oltre alla boutique di via Montenapoleone 8, VM8 allestisce un
suo atelier itinerante nelle principali città italiane
e mondiali in prestigiosi hotel, dove l’acquirente
può scegliere i tessuti, le trame e i dettagli di ogni
abito in un contesto suggestivo e di fascino.
L’eccellenza è anche frutto dell’innovazione e
dell’impiego di nuove tecnologie: nella nuova
sede di via della Spiga, la storica Calzoleria Ri-
volta (www.calzoleriarivolta.com) – fondata nel
1883 – utilizza il SYL (Sign Your Last) System©.
Creato in collaborazione con il Politecnico di
Milano, questa tecnologia scansiona il piede del
cliente per ottenere un modello tridimensionale della sua morfologia. Attraverso un pannello
touchscreen si può customizzare il modello scegliendo pellame, colore, cucitura, suola e, grazie
alla realtà aumentata, il cliente vedrà sul proprio
piede la scarpa scelta prima ancora che venga realizzata. In occasione del centenario dell’azienda
Ermengildo Zegna (www.zegna.com), da poco
trascorso, il Lanificio Zegna si è fatto carico di una
lodevole iniziativa che coniuga l’alta sartorialità
e la beneficenza: per ognuno dei venti abiti realizzati con il pregiato tessuto “Centennial Vellus
Aureum”, frutto dell’unione delle lane più fini
premiate con il Vellus Aureum Trophy, l’azienda
ha devoluto la metà del prezzo al dettaglio ad alcuni enti benefici selezionati in tutto il mondo.
02. James Bond alle
prese con la prova
d’abito nell’atelier
Brioni.
27
Portfolio
Portfolio
artists
in detroit
Negli ultimi 50 anni Detroit è diventata una
città fantasma. Nella downtown il silenzio abita
palazzi per lo più vuoti. Lo stato di degrado è tale
da aver suggerito a un gruppo di artisti
di trasformare il vecchio centro in un parco giochi
della land-art, creando suggestivi atelier a cielo
aperto. Alcuni artisti, appartenenti alle generazioni
più diverse, stanno mettendo in atto un vero e proprio
piano di rivitalizzazione della city. Dove c’è terra
bruciata, ora si sente il desiderio di un rinnovato
ritorno alla vita.
Foto di Federica Di Giovanni
Nella foto sopra
l’artista Scott Hocking
in cima al tetto della
stazione ferroviaria
abbandonata. Sullo
sfondo il fiume Detroit
che divide il Michigan
dal Canada.
Nella pagina a fianco
l’interno della stazione.
28
29
Portfolio
Portfolio
Nella pagina a fianco la
casa di Dmytro Szylak,
artista ucraino. Vive a
Detroit da 50 anni
In questa pagina
Sheriff, un pimp (in
slang americano:
un protettore di
prostitute) della zona
est di Detroit. Lui
stesso si definisce
un artista.
30
31
Portfolio
federica di giovanni
Trent’anni, nata a Ponza, dal 2008 è fotografa
freelance. Collabora con varie riviste tra cui
Sportweek, Io Donna e Gioia. Ha lavorato con
Terry Richardson e Oliviero Toscani. Ha esposto
a Piattaforma 09 alla Fondazione Fotografia di
Modena e Foto d’autrice alla Galleria Belvedere
di Milano. Macchina fotografica: Canon EOS 5d.
Ottiche usate per questo lavoro: zoom 24/105
mm e 50 mm. www.federicadigiovanni.com
32
Portfolio
Nella pagina a fianco
l’interno della casa
di Tim Caldwell,
artista e collezionista.
In questa pagina Tracee
Miller, cantante della
rock-country band
Blanche.
33
design
La poltrona senza tempo
Anche nella sua
versione industriale
la poltrona è in legno
curvato e dipinto a
mano. Cappellini offre
la riedizione della
poltrona di Proust a
circa 7.900 euro.
Il prezzo dell’originale
del ’78 si aggira intorno
ai 25.000 euro.
A volte, quando tutto sembra andare nella stessa direzione, arriva un oggetto che scardina
i dogmi di un’epoca, segnando il nuovo spirito del tempo. È il caso della Poltrona Proust
di Alessandro Mendini, che a distanza di trentacinque anni continua a essere un best-seller
e un’icona del buon design italiano. Nell’anno che celebra il suo progettista ci sembrava
giusto riscoprirla, raccontandovene la genesi e tutto ciò che ha rappresentato.
Testo e Illustrazione di Dino Cicchetti
35
DESIGN
01
02
ghe pensi mi!
Quest’anno Mendini ha festeggiato
ottanta anni tornando alla ribalta su
tutti i fronti. L’Alessandro nazionale
è stato nominato ancora una volta
direttore di Domus, la rivista di
architettura più famosa del mondo,
traghettandola dalla gestione
precedente di Flavio Albanese
verso il futuro direttore, il giovane
01. Paul Signac, La
Chateau Des Papes
Avignon, 1900.
02. Alessandro
Mendini, Poltrona di
Proust,
nella versione
industriale prodotta
da Cappellini, 1994,
foto courtesy Atelier
Mendini.
36
Si può dire che con Alessando Mendini la separazione fra comunicazione e design sia definitivamente scomparsa. Tutti gli oggetti del maestro
hanno sempre trasmesso un messaggio, raccontato una storia. Sicuramente il più interessante in
questo senso è stata la “Poltrona di Proust”. L’idea
era quella di partire da un tessuto che rappresentasse a pieno il mondo letterario di Marcel Proust
e la sua concezione di tempo. Mendini, supportato da Francesco Binfaré del centro studi di Cassina, iniziò a visitare i luoghi dello scrittore e ad approfondire il contesto storico artistico nel quale
operava. Partire da una superficie per arrivare poi
a un oggetto: un approccio sperimentale e complesso che però non sembrava trovare nessuno
sbocco produttivo. Era il 1976 e il progetto pareva arenarsi. Ma due anni dopo però Mendini trovò finalmente la soluzione, l’oggetto “contenitore”
in cui riversare tutta la sua poetica, una poltrona
di forma settecentesca. Ma facciamo un passo indietro. Dal finire degli anni Sessanta a tutti i Settanta in Italia la contestazione abbracciò anche il
progetto, legata sia all’architettura che al design.
e promettente Joseph Grima.
Suo è stato anche l’allestimento
della mostra Quali cose siamo
al Triennale Design Museum,
inaugurata nel 2010, ma eletta
quest’anno dal New York Times
come miglior mostra. Un vero e
proprio en plein!
Nella foto Alessandro Mendini,
courtesy Atelier Mendini.
È l’epoca di Archizoom (Andrea Branzi, Gilberto
Corretti, Paolo Deganello, Massimo Morozzi), di
Superstudio (Adolfo Natalini e Cristiano Toraldo
di Francia). Anni in cui la progettazione viene definita radicale, allo stesso tempo pragmatica e utopica, con influenze fortissime dall’arte pop che
spesso la portavano a sfiorare consapevolmente
il kitsch. Ebbene, immaginare in un periodo del
genere la rivisitazione di una poltrona settecentesca, al di là di qualsiasi supporto teorico, fu una
vera e propria bomba. Oggi sembra difficile capire quanto fu forte l’inversione di rotta di questo
pezzo, tanto più che il barocco rappresenta ormai
nel design un filone ben consolidato e sviscerato. Mendini, quindi, prese questa poltrona finto
antica, effettivamente in commercio, e la ricoprì
interamente con una decorazione ispirata ad un
mix di prati puntinisti dei quadri di Signac. Ma
se la scomposizione pittorica poteva suggerire
nell’osservatore esperienze diverse, lo sfociare
della decorazione anche sulle parti strutturali in
legno, faceva e fa della “Poltrona di Proust” una
sorta di nebulosa atemporale.
Tavolo allungabile ODYSSEY
cm 165 per 6 posti, cm 255 per 8 posti.
L’ingegno al servizio della praticità.
LE COLLEZIONI CALLIGARIS ARREDANO LE CASE PIÙ BELLE. SCOPRILE IN DETTAGLIO SUL SITO
FLAGSHIP STORE MILANO VIA TIVOLI ANGOLO FORO BUONAPARTE
calligaris.it
Design
design
Preview 2011
Milan Design Week 2011
Ecco alcune delle novità che verranno
presentate al prossimo Salone del Mobile.
Foscarini - Behive
Lema - Zigzag
Porro - Show Case Table
Werner Aisslinger debutta con Foscarini con un
È lo studio giapponese Nendo a firmare questa
Legno e vetro per il nuovo tavolino disegnato da
“alveare” pieno di luce.
libreria assemblabile in diverse soluzioni.
Front, trio svedese tutto al femminile.
www.foscarini.com
www.lemamobili.it
www.porro.com
Frag - Ponza
Moroso - Impossible Wood Chair
Kartell - Audrey
La morbidezza della pelle e il calore del legno uniti
La nuova seduta nell’innovativo materiale “liquid
Alluminio e materiali plastici compongono la nuova
in questo progetto di Gordon Guillaumier.
wood” del duo londinese Doshi Levien.
seduta di Piero Lissoni per Kartell.
www.frag.it
www.moroso.it
www.kartell.it
Emu - Round
B&B Italia - Charles Outdoor
Coro Italia - Lem Collection
Linee arrotondate e comfort estremo per la nuova
Il sistema di divani Charles debutta in versione
Acciaio inox e tessuto per la nuova collezione
serie per esterni creata da Christophe Pillet.
outdoor sempre per mano di Antonio Citterio.
outdoor di Coro creata da Monica Armani.
www.emu.it
www.bebitalia.it.
www.coroitalia.it
Fra poco meno di un mese, il popolo del design invaderà Milano per dar vita alla
settimana più vivace e creativa dell’anno. Aziende e designer sono alle prese con
i ritocchi finali ai loro progetti, ma inziano a trapelare alcune interessanti anticipazioni.
di Enrico Simone Benincasa
Un’anticipazione della
nuova collezione
di Tom Dixon. Le
lampade Etch.
38
Nell’anno del 150esimo anniversario dell’unità
d’Italia, anche il Salone del Mobile ha qualcosa da
festeggiare: il prossimo 12 aprile, infatti, si aprirà la 50esima edizione della manifestazione. Nel
lontano 1961, all’inizio del boom economico, ci
fu la prima esposizione fieristica dedicata all’arredo nei padiglioni della vecchia Fiera, visitata da
circa 12 mila persone. Numeri che sono incrementati di anno in anno, fino ad arrivare al record
delle quasi 300 mila presenze della scorsa edizione, traguardo che quest’anno sarà probabilmente
superato. Mezzo secolo di storia della creatività
italiana e non solo, che verrà ricordata in una mostra di Marti Guixé (curata da Alberto Alessi) al
Triennale Design Museum a partire dal 5 aprile. Il
polo fieristico di Rho-Pero, intanto, si prepara ad
accogliere gli oltre 2.700 espositori che presenteranno le loro novità nelle quattro aree in cui si divide la manifestazione: Salone Internazionale del
Mobile, Euroluce, Salone Ufficio, Salone Satellite.
Tra gli espositori di quest’anno anche una maison
storica della moda come Hermès, che presenterà
la sua prima home collection firmata da designer
prestigiosi tra cui Enzo Mari e Antonio Citterio.
Ma, da vent’anni a questa parte, la design week
vuol dire anche Fuorisalone. Ormai protagonista
in tutte i quartieri della città, da Porta Romana
a Lambrate, la manifestazione “fuori dalle mura”
della fiera è una meta irrinunciabile per il pubblico del design. Il cuore pulsante sarà come sempre Zona Tortona, dove quest’anno la tecnologia
sembra essere il tema dominante. Tom Dixon, per
esempio, presenterà la sua nuova collezione in
collaborazione con Blackberry con un’installazione che occuperà i 400 metri quadrati delle Officine Stendhal. Samsung invece sarà protagonista
a Superstudio Più con “Lead me to your door!”,
un’imponente scultura digitale composta grazie a
oltre 100 video monitor. Infine Disney, Dupont
ed Ernestomeda si sono unite per creare una cucina ispirata al recente remake di “Tron”, che sarà
negli spazi del Padiglione Visconti. Le premesse
per un’edizione da ricordare ci sono tutte, non
resta che attendere il prossimo 12 aprile per gustarsi queste e tutte le altre novità ancora celate
da aziende e designer.
39
yachting
yachting
Green Yachting
boat show di aprile
Si terrà dal 7 al 10 aprile la X edizione del Salone Nautico Internazionale di Venezia. La manifestazione
occuperà due spazi espositivi: il
Parco di San Giuliano dedicato alle
piccole e medie imbarcazioni, nei
pressi della laguna, e l’Arsenale
di Venezia, che ospiterà i grandi
yacht. Raggiungibile solo attraverso il
trasporto pubblico via acqua.
Il Salone, aperto dalle 10 alle 19,
offrirà ai visitatori anche la possibilità
di provare le imbarcazioni esposte
in acqua.
www.festivaldelmare.com
02
01
Fino a qualche anno fa le proposte di yacht dallo spirito ecosostenibile
erano prototipi alquanto “bruttini” e dalle dimensioni ridotte.
Oggi il pensiero verde dilaga a ogni livello della progettazione dando
vita a imbarcazioni eleganti e dal confort indiscutibile.
di Andrea Zappa
01. L’elegante salone
dell’Arcadia 85.
Il soffitto è dotato
di minipannelli solari
annegati direttamente
nel vetro.
40
Da tempo la così detta green philosophy ha trovato terreno fertile nei settori più diversi, dalle
auto, al design, passando per l’architettura fino a
toccare anche il mondo della nautica. Una realtà
che più di altre dovrebbe pensare in verde, dato
lo stretto legame con l’ecosistema liquido che la
circonda. Se agli inizi i cantieri non avevano dato
così tanto peso alla cosa, anche per problematiche
tecniche e di sicurezza in mare, ora la tendenza si
è invertita, sia per un’effettiva e generale crescita
della coscienza ecologica, sia perché il mercato lo
impone. Essere “eco-qualcosa” va di moda e questo ha maggiore appeal sulla clientela. Per chi se
lo può permettere, il “Mi faccio la barca”, suona
meglio se quest’ultima è una eco-barca. I grandi
saloni autunnali che hanno chiuso il 2010, hanno infatti testimoniato numerosi progetti volti in
questa direzione: motori a idrogeno, propulsioni
ibride, pannelli fotovoltaici, materiali ecosostenibili. Tra gli esempi più interessanti che hanno
già mollato gli ormeggi c’è sicuramente il picco-
lo Riviera 600, la prima imbarcazione elettrica
al mondo alimentata con celle a combustibile di
idrogeno. Per assurdo il progetto proviene direttamente dall’Austria, un paese che il mare lo vede
solo in cartolina. L’unica fonte di energia di questa
imbarcazione di sei metri è l’idrogeno. Il meccanismo è semplice e assolutamente verde: il cantiere
Frauscher (www.frauscherboats.com) produce il
motoscafo a propulsione elettrica, su cui viene
installata una pila a combustibile firmata Fronius
che trasforma l’idrogeno in elettricità. È stata
inoltre realizzata una stazione di rifornimento integrata, la Clean Power, in grado di ricaricare le
pile a idrogeno. La Clean Power è equipaggiata
con 250 mq di pannelli solari fotovoltaici collegati
a un micro impianto in grado di produrre per elettrolisi l’idrogeno sufficiente a far navigare la barca per oltre 8000 km l’anno. Costo per essere al
100% ecologici? 150 mila euro, “stazione di servizio” compresa. Sempre dallo stesso cantiere viene
anche proposta, una soluzione ibrida di dimensio-
“L’approccio green
dilaga ormai a tutti
i livelli dello yachting”
ni più grandi: l’elegante Frauscher Benaco 909. In
questo caso la propulsione elettrica è ideale per le
manovre in porto o nella guida in riserve naturali,
ed elimina anche la necessità di avere un generatore in barca per alimentare le altre dotazioni
di bordo. Il made in Italy, grazie a una tradizione
cantieristica da primato mondiale, pensa invece
in grande. Mochi Craft (www.mochicraft-yacht.
com) del gruppo Ferretti propone il Long Range
23. L’unico big yacht ad aver ottenuto dal RINA
la “Green Star Clean Energy e Clean Propulsion”,
il più severo standard di certificazione ambientale applicabile a un’imbarcazione da diporto. Un
23 metri in grado di spostarsi oltre che con i suoi
motori diesel, anche con l’ausilio di 2 motori elettrici da 70 kW alimentati da enormi batterie agli
ioni di litio. La prima cosa che colpisce durante la
navigazione in “modalità green” è il silenzio surreale che si ha a bordo di una barca così grande.
L’Arcadia 85 (www.arcadiayachts.it) è invece un
esempio di eccellenza ecologica napoletana di ben
03
25 metri, mirante al risparmio energetico. L’immenso salone vetrato che lo caratterizza è dotato
per tutta la sua lunghezza di minipannelli solari
annegati direttamente nel vetro, che consentono
di usufruire delle dotazioni di bordo mantenendo spenti i generatori. Assolutamente avveniristico per dimensioni e per soluzioni ecologiche il
58x38 W.H.Y. (Wally Hermès Yacht, www.whyyachts.com), una vera cattedrale del mare (58x38
metri) a basso impatto ambientale, progettata per
recuperare e riciclare buona parte dell’energia che
utilizza. Pensato con un motore ibrido (diesel ed
elettrico) sarà dotato di circa 1000mq di pannelli
solari che gli permetteranno di risparmiare anche
il 60% del carburante, consumando tre volte di
meno di imbarcazioni di pari dimensioni. Gusci di
noce o scafi da mille e una notte a parte, l’approccio green ha ormai contagiato tutti i livelli dello
yachting ed è indubbio che le soluzioni apportate
o anche solo pensate stiano già condizionando i
layout e le linee di carena degli yacht del futuro.
02. Linee filanti per il
Frauscher Benaco 909
a propulsione ibrida.
03. Il Long Range 23
in navigazione. La
massima espressione
di green philosophy
per uno yacht di grandi
dimensioni.
41
Style
Style
Boat Shoes
Sea Breeze
Per un week-end in barca o per portare
un po’ di “aria di mare” in città.
henry cotton’s
Sciarpa in cotone con stampa a
contrasto. www.henrycottons.it
Lacoste Chaussures
Hackett London
Alexander
Scarpa da barca in pelle e lacci in
Scarpa da barca in pelle con suola in
Scarpa da barca bicolore in pelle con
cuoio modello Arlez.
gomma e lacci in cuoio.
fondo in gomma e cordino in cuoio.
www.lacoste.com
www.hackett.com
www.alexandershoes.it
Musto
Slam
Rockport
Mocassini stringati con occhielli
Scarpa da barca in pelle ingrassata
Scarpa da barca stringata in pelle con
antiruggine e lacci in pelle.
con occhielli in metallo galvanizzato.
suola in gomma dall’ottimo grip.
www.musto.com
www.slam.com
www.rockport.com
Lumberjack
Sebago Dockside
Sperry Top-Sider
Mocassini stringati in camoscio, fondo
Scarpa in pelle con fondo in gomma,
Scarpa da barca scamosciata con
in gomma e cordino in cuoio.
lacci in cuoio e occhielli antiruggine.
cuciture a mano e suola in gomma.
www.lumberjack.it
www.zeisexcelsa.it
www.sperrytopsider.com
Henri Lloyd
Docksteps
Timberland
Scarpa da barca in cuoio, suola in
Scarpa da barca in pelle marrone con
Scarpa da barca in pelle dall’aspetto
gomma e cuciture a contrasto.
cuciture a contrasto.
hand made, suola in gomma intagliata.
www.henri-lloyd.it
www.zeisexcelsa.it
www.timberland.com
c.p. company
Blazer doppiopetto blu in tessuto a
resca malfilè e bottoni in metallo.
www.cpcompany.com
sperry top-sider
Ha compiuto 75 anni la prima
scarpa da barca creata da Paul
Sperry. www.sperrytopsider.com
ermanno scervino
Cintura in pelle e tessuto intrecciato.
www.ermannoscervino.it
Vestibilità attillate o fluide per l’uomo marinier
della primavera 2011. Ermenegildo Zegna prevede
abiti impeccabili in colori intensi come nei blazer
blu da indossare rigorosamente sui pantaloni chiari.
di Luigi Bruzzone
42
43
Style
Style
Vintage Spirit
The Sunchaser
Le montature d’ispirazione retrò sono
i cult della primavera 2011.
01
Persol
Giorgio Armani Eyewear
Polo Ralph Lauren Eyewear
Occhiale da sole pieghevole in
Occhiale da sole retrò, dalla forma
Occhiale da sole caratterizzato dalla
edizione limitata, realizzato a mano.
ovale di gusto anni Cinquanta.
forma ampia e tondeggiante.
www.persol.com
www.safilo.com
www.ralphlauren.com
Nike Vintage
Ermenegildo Zegna
Tru Trussardi Eyewear
Occhiale da sole con aste scolpite a
Occhiale da sole dalla forma squadrata
Occhiale da sole con montatura
mano ispirato al classico vintage.
anni Ottanta e lenti sfumate.
bicolor in acetato.
www.marchon.com
www.derigo.com
www.charmant.com
Web Eyewear by Marcolin
Puma Eyewear
Montblanc Eyewear
Occhiale da sole ultralight, dalla
Occhiale da sole con montatura
Occhiale da sole in metallo argento,
forma leggermente squadrata.
avvolgente in metallo.
con lente leggermente arrotondata.
www.marcolin.com
www.charmant.com
www.marcolin.com
Givenchy
Dolce & Gabbana Eyewear
Gucci
Occhiale da sole con lenti a goccia
Occhiale da sole pilot in metallo con
Occhiale da sole con frontale in
e dalla forma d’ispirazione vintage.
barra avvitata sulla zona ciliare.
metallo e aste in iniettato.
www.derigo.com
www.dolcegabbana.com
www.safilo.com
Possibilmente con lenti scure, sfumate o a specchio. Oltre che a proteggere
la vista dai dannosi raggi solari, l’occhiale da sole ha il potere di donare
fascino allo sguardo... riscoprendo modelli dal disegno vintage.
di Luigi Bruzzone
01. Steve McQueen,
nella campagna 2011
di Persol.
Steve McQueenTM
Licensed by Chadwick
McQueen and The
Terry McQueen
Testamentary Trust,
Represented by Corbis.
Photograph by William
Claxton / Courtesy
Demont Photo
Management, LLC.
44
Erano gli anni Sessanta quando Steve McQueen
comparve sul set del film L’affare Thomas Crown
di Norman Jewison, indossando un occhiale da
sole. Era un modello Persol che divenne nell’immaginario collettivo inseparabile dall’immagine
dell’attore statunitense. Sono passati molti anni
e questa iconica montatura è ancora amatissima.
James Franco, divo hollywoodiano del momento
e “fresco” conduttore della Notte degli Oscar, la
indossa fuori dal set con una disinvoltura che ha
poco da invidiare a quella di McQueen. Certo
è che questi due uomini hanno una personalità
(e una faccia) tale che qualsiasi modello sarebbe
perfetto sul loro naso! Cosa che si può dire anche
di Johnny Depp, grande amante dell’occhiale da
sole, che durante la sua carriera è riuscito a dare
un’originale interpretazione a questo accessorio
e a sdoganare il gusto per il vintage. Prendendo
spunto proprio del cinema degli ultimi decenni
si può scegliere la montatura “d’annata” più adatta. Negli anni Novanta il “bello e dannato” River
Phoenix in My Own Private Idaho (Belli e Dannati appunto), ne indossa una di metallo dalle
lenti piccole e lievemente squadrate, molto simile
a quella che indosserà dieci anni più tardi Brad
Pitt in Spy Game del regista Tony Scott. Negli
Ottanta era stato il Tom Cruise di Top Gun (sempre di Tony Scott) a far tornare in auge il modello aviator. Che dire dell’occhiale ambrato e dalle
linee tondeggianti indossato dall’American Gigolò
Richard Gere? Tutti allora a rivedere i vecchi film,
aspettando che arrivi finalmente il sole.
45
Wheels
Wheels
Ibrida… what else?
ibride in arrivo
Nel corso del 2011 saranno molte
le novità made in Germany che
amplieranno la gamma di auto
ibride. BMW darà un seguito
concreto alla concept car della
Serie 5 Hybrid. Audi ha già diffuso
alcuni dettagli sulla sua berlina A6
così come Mercedes, la quale
commercializzerà la Classe E sia in
versione berlina che station wagon.
Infine Porsche: dopo i buoni
risultati della Cayenne sarà il turno
della Panamera, prova generale
prima dell’attesissima 911.
02
la spider ecologica
L’11 febbraio è stato inaugurato
a Milano in via Cerva 31 il primo
showroom italiano di Tesla
Motors, azienda automobilistica
all’avanguardia produttrice di
veicoli totalmente elettrici ad
alte prestazioni. A pochi passi dal
Duomo sarà dunque possibile
ammirare la stupefacente Roadster,
una spider due posti capace di
raggiungere i 100 km/h in 3,7
secondi e i 201 di velocità massima
senza consumare nemmeno una
goccia di benzina.
03
01
Un tempo oggetto di critiche, le nuove auto di lusso oggi sfoggiano
un’inattesa anima green: un’autentica rivoluzione ecologica per
il settore, segno che i tempi stanno realmente cambiando.
di Paolo Borrone
01. La Porsche
Cayenne S Hybrid
accelera da 0 a 100 in
6,5 secondi e raggiunge
la velocità massima di
242 km/h.
46
L’arrivo nel mercato italiano dei modelli di punta delle più prestigiose case automobilistiche ha
sancito definitivamente il ruolo da protagonista di
questo tipo di alimentazione. Non più una scelta esclusiva di una ristretta élite di ambientalisti
militanti, bensì una convinta presa di posizione
di una clientela che sceglie vetture a basso impatto senza rinunciare a grandi potenze. Quattro
sono le diverse modalità di utilizzo della tecnologia ibrida: microibride, mild hybrid, full hybrid
e plug in. Sono solitamente classificate vetture
microibride quelle dotate del sistema start/stop
che arresta il motore ogni qualvolta è inutilizzato,
come in attesa al semaforo, servendosi del normale impianto elettrico dell’automobile e consentendo un risparmio stimato di carburante che va
dal 4 all’8%. La tecnologia mild hybrid prevede
invece l’utilizzo di un motore elettrico che assiste la vettura in accelerazione ed è alimentato da
batterie NiMh (nichel-metallo idruro) o al litio
che si ricaricano in frenata e in decelerazione. Le
vetture full hybrid, al contrario, si differenziano
per la capacità di procedere utilizzando esclusivamente i motori elettrici, per pochi km e ad andature ridotte grazie a batterie al litio più potenti.
Infine le ibride plug in: non ancora sul mercato,
queste autovetture potranno essere ricaricate
direttamente alla presa elettrica di casa o utilizzando speciali stazioni di carica. Tra le vetture di
fascia alta la maggioranza è equipaggiata con il
sistema di alimentazione full hybrid che consente
di ottenere una riduzione significativa dei consu-
mi e delle emissioni senza influire sulle prestazioni. È questa la linea seguita dalla Volkswagen
Touareg, dalla Porsche Cayenne, da Bmw, Audi,
Lexus e dalla new entry Infiniti. In casa Bmw
l’offerta comprende la nuova serie 7 e la X6: se
la prima è una vettura di rara eleganza, che promette comfort di guida assoluto, la seconda vira
in direzione di una marcata sportività e di prestazioni di guida eccellenti senza frequenti soste dal
benzinaio. Audi è presente sul mercato con il Q5
alimentato da un motore a benzina 2.0 TFSI e un
motore elettrico da 34 CV, per una potenza complessiva di tutto rispetto pari a 245 CV. Dal canto
suo Lexus si può vantare di aver adottato questa
tecnologia in tempi remoti, scelta che permette
oggi di mettere a punto un’offerta molto ampia
e articolata: oltre allo storico SUV RX sono presenti la LS 600 e l’interessante GS, una berlina discreta ed elegante. La novità del momento è però
costituita dalla Infiniti M35: in uscita sul mercato
italiano proprio in queste settimane, il marchio
di lusso di casa Nissan costituisce una scelta anticonformista, con un design originale, una ricca
dotazione di accessori e prestazioni dichiarate
all’avanguardia: il 3.5 V6 benzina da 364 cavalli è accoppiato a un motore elettrico da 68 CV
capace di alimentare in solitaria l’automobile per
più tempo e con una velocità di marcia superiore
alla concorrenza. Per il proprio debutto Mercedes
adotta invece una strategia differente: la S 400
Hybrid rappresenta il top della gamma della casa
di Stoccarda e si tratta di una vettura mild hybrid,
cioè equipaggiata con un motore a benzina e uno
elettrico che interviene nella fase di accelerazione
fornendo un incremento di coppia. Nonostante
non vi sia la possibilità di alimentare la vettura
esclusivamente con l’alimentazione elettrica, la
400 S Hybrid vanta il primato di prima auto di
serie a montare le nuove batterie al litio, nonché
un’efficienza da record nel nuovo standard del ciclo combinato NEFZ: solo 7,9–8,1 litri per 100
chilometri, cui fa riscontro, con appena 186–189
grammi al chilometro, il più basso livello di emissioni di CO2 al mondo per il segmento di riferimento. Differenti filosofie dunque, accomunate
da un unico scopo: offrire automobili ecologiche
e di lusso senza per questo rinunciare al piacere
di guida.
02. Audi Q5 hybrid: il
suo motore 2.0 TFSI è
stato eletto “Motore
dell’anno” dalle riviste
automobilistiche inglesi.
03. Il motore
elettrico della Infiniti
M35 garantisce
un’autonomia e una
velocità di marcia
superiore alla
concorrenza.
47
PARLA E NAVIGA A SOLI
hi tech
29,00€
Connected Tv
AL MESE PER
UN ANNO!
un tasto e sei in rete
Il modello LW9500 di LG
(nella foto), un televisore LCD
disponibile in due versioni (55”
e 47”) che integra SmarTv,
l’interfaccia creata dal produttore
coreano per accedere a contenuti
web direttamente dall’apparecchio
attraverso gli widget presenti sullo
schermo.
La televisione sta entrando nella rete grazie alle
Connected Tv, apparecchi che permettono di accedere
al web “cliccando” sul telecomando.
di Enrico Simone Benincasa
Sono anni che si sente parlare di un imminente
matrimonio tra televisione e Internet. Forse non
ce ne siamo accorti, ma l’evento è prossimo ad
avere luogo in tutti i salotti italiani. è ormai palese come i grandi player del mercato abbiano virato
verso modelli che integrano il web nella televisione. Stiamo parlando delle Connected Tv, televisori dotati di prese Ethernet o moduli Wi-Fi che
si collegano alla rete domestica e che permettono
l’accesso a contenuti web-based tramite semplici
widget, ovvero applicazioni simili a quelle degli
smartphone con le quali ormai moltissime persone hanno preso familiarità. Ai contenuti dei canali
generalisti, satellitari e del digitale terrestre si aggiungono quindi anche quelli presenti in rete, a cui
accediamo normalmente tramite il PC o i device
mobili. YouTube, Facebook, Twitter, Google sono
oggi presenti sullo strumento di entertainment di
più facile utilizzo, attraverso percorsi di accesso
semplificati e telecomandi dalle interfacce user
friendly che facilitano la navigazione. Ma le Con48
nected Tv saranno anche un impulso positivo al
mercato “on demand”, ovvero quello dei contenuti
a richiesta. Un’ulteriore possibilità per il telespettatore-utente di costruirsi da solo il proprio palinsesto, avendo a disposizione un’ampia offerta di
programmi, film, cartoon e serie Tv fruibili in ogni
momento della giornata. Il mercato on demand
(così come quello pay-per-view, dove l’utente
compra un determinato contenuto sapendo che
sarà mandato in onda a una determinata ora) è
già presente sulle piattaforme satellitari e digitali
terrestri, legato però alla presenza di un decoder
e di un abbonamento. Con l’ingresso diretto in
rete della propria televisione la presenza di una
set top box diventa superflua e l’offerta si amplia,
grazie all’ingresso di nuovi operatori che potranno
offrire contenuti a prezzi ridotti o addirittura gratuitamente. Una piccola rivoluzione ancora silenziosa, quindi, che si appresta a cambiare le nostre
abitudini di telespettatori forse più del passaggio
al digitale terrestre. Una svolta che ha già avuto
luogo in paesi come Stati Uniti e Giappone, dove
questi meccanismi di fruizione del mezzo televisivo sono già comuni da tempo. Ma non tarderanno
ad arrivare anche da noi, dato che è previsto che le
Connected Tv triplicheranno le vendite nel giro di
tre anni, grazie alla spinta dei produttori che non
limiteranno la presenza di queste caratteristiche ai
loro prodotti top di gamma.
Inoltre hai
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WEEK - END
WEEK - END
Losanna, la perla del lago
01
come muoversi
Per raggiungere Losanna è possibile
utilizzare diverse opzioni.
In macchina – autostrada A1/E25
e A9/E27. Ferrovia – rete FFS
e TVG Parigi/Milano. Aria – a 60
km dall’aeroporto internazionale
di Ginevra. E persino dall’acqua
grazie ai battelli della Compagnie
Générale de Navigation sul lago
di Ginevra. Una volta giunti a
destinazione, per gli spostamenti
consigliamo Swiss Travel System:
uno speciale pass che i turisti
stranieri possono richiedere
e che consente loro di utilizzare
gratuitamente i mezzi di trasporto
della città durante tutta la durata
del soggiorno.
Dal sito www.lausanne-tourisme.ch
è possibile effettuare il download
dell’applicazione per iPhone e iPad
con la guida della città.
02
Al centro dell’Europa, tra il lago Lemano e le Alpi sorge la piccola e affascinante
capitale del cantone di Vaud. Meglio nota come la perla del lago di Ginevra,
per via della richezza del paesaggio e per quell’atmosfera discreta e rasserenante.
di Eliana Albano
“Il centro storico è noto soprattutto
per la sua Cathédrale Notre-Dame:
l’edificio gotico più bello dell’intera Svizzera”
Foto di Régis Colombo
Georges Simenon, Coco Chanel, Voltaire, Hugo
Pratt, Stendhal, Charles Dickens, Jean-Jacques
Rousseau e Victor Hugo sono solo alcuni degli
ospiti illustri che nel corso dei secoli hanno scelto Losanna come luogo di residenza per periodi
più o meno lunghi. Sarà per la bellezza discreta
del suo paesaggio o per quell’aria rilassante e distensiva che si respira per le strade che la rendono una delle città più belle della Svizzera. Questa
piccola città del cantone francofono, di fatto, ha
da sempre ricoperto un ruolo molto importante
nella storia del Paese. Costituita da un nucleo storico e da una parte più moderna che si sviluppa
più a ridosso del lago, ha come zone di maggiore
interesse i quartieri di Ouchy e Vidy. È da sempre considerata un’importante meta di villeggiatura, grazie alla sua posizione sul lago, al clima
mite e alla vicinanza di importanti località come
Zermatt, Montreux, Lucerna e la grande stazione
50
sciistica francese di Chamonix. La visita alle attrazioni turistiche della città non può non prevedere
una passeggiata su uno dei ponti di Losanna, in
particolare il Grand-Pont, uno dei primi ad essere
stato edificato, che collega Place St-François con
Place Bel-Air, da dove è possibile ammirare uno
splendido panorama. La zona del Grand-Pont, situata nel quartiere Flon, è anche conosciuta per
essere una delle zone più rinomate per la vita notturna della città, essendo ricca di disco-club, gallerie d’arte e locali di tendenza, nonché da una vasta
proposta gastronomica e culinaria che spazia dai
piccoli bistrot ai ristoranti più esclusivi. Nelle vicinanze, è situato il Palais de Rumine, in stile neo
rinascimentale del XIX secolo, che ospita diversi
musei, tra cui il Museo cantonale delle Belle Arti e
il Museo cantonale della Storia e dell’Archeologia.
Il centro storico, in realtà, è noto soprattutto per la
sua Cathédrale Notre-Dame: l’edificio gotico più
bello dell’intera Svizzera, in cui poter ammirare
lo splendido organo realizzato da Giugiaro e custodito nella sala del coro. Come ogni viaggio che
si rispetti, terminate le “tappe d’obbligo” arriva
il momento di dedicarsi ad itinerari più ricercati. Anche in questo senso Losanna non delude le
aspettative. “L’arte non viene a coricarsi nei letti preparati apposta per lei; fugge non appena si pronuncia
il suo nome: ciò che ama è l’incognito. I suoi momenti
migliori sono quando si dimentica come si chiama”
– queste le parole che danno il benvenuto a chi
decide di far visita a La Collection de l’Art Brut
di Losanna, una tra le più importanti al mondo.
Questo museo, infatti, raccoglie alcune delle più
belle opere raccolte negli anni da Jean Dubuffet.
Quadri, disegni, sculture e oggetti realizzati da
autori autodidatti che, per diverse ragioni, sono
sfuggiti al condizionamento culturale e al conformismo sociale. Emarginati, chiusi in una posizione
di rivolta o refrattari alle regole, tra gli autori d’Art
Brut figurano detenuti, ospiti di ospedali psichiatrici o semplici anime solitarie che lavorano alle
loro opere senza la minima consapevolezza o considerazione per la critica e il giudizio altrui. Parallelamente alla collezione permanente (che da sola
vale il prezzo del biglietto) sono allestite numerose esposizioni temporanee a carattere tematico o
dedicate ad autori specifici. All’interno dello spazio, inoltre, vengono organizzati concerti e spettacoli di teatro e danza. Che uno sia appassionato
di sport o meno, certamente non si può parlare di
questa città senza ricordare che dal 1994 è stata
designata Capitale olimpica. Sede del Comitato
Olimpico Internazionale (C.I.O.) dal 1915, la città accoglie le principali istituzioni legate a questo
importante movimento, in particolare il Museo
Olimpico: un vero e proprio punto di riferimento
per tutti i grandi sportivi del pianeta.
01. Una vista dall’alto
della città.
02. Linea M2. Losanna
possiede la più piccola
metropolitana
automatica del mondo.
51
wellness
wellness
Huile corporelle
Cinq Mondes Spa
Benefici per corpo e mente grazie alle
proprietà curative degli oli essenziali.
esperienza spa
Il pacchetto comprende:
una notte in camera Superior
o Deluxe con vista sul lago o in
camera Comfort con vista giardino,
una coppa di champagne di
benvenuto, colazione a buffet o
colazione continentale in camera,
un rituale di un’ora e mezza presso
la Spa Cinq Mondes e entrata
libera alla Spa, al centro fitness e ai
campi da tennis. Prezzo a persona:
ca. 855 euro. Offerta valida fino
al 31 dicembre 2011.
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alla crema. www.delarom.it
Inaugurata nell’autunno del 2005 presso il Beau-Rivage Palace
di Losanna, questa Spa raccoglie in un unico mondo un vasto
assortimento di trattamenti volti a stimolare i cinque sensi.
di Eliana Albano
Il Beau-Rivage Palace di Losanna è un’oasi di
grandezza e ospitalità. Costruito nel 1861 mantiene ancora oggi la sua originale opulenza estetica da belle époque. La sontuosa architettura vanta
paesaggi naturali mozzafiato grazie alla posizione
privilegiata direttamente sul lago di Ginevra e tra
le imponenti Alpi. L’hotel, circondato da 4 ettari di giardini pittoreschi, caratterizzati da cedri,
begonie e numerose sculture all’aperto conserva
ancora la sua enfasi sulla bellezza e il lusso formale. Fiore all’occhiello di questa struttura è la Cinq
Mondes Spa, caratterizzata da un design elegante
e da una vasta gamma di servizi orientati al benessere. I trattamenti di bellezza offerti sono il risultato di un’attenta ricerca sulle tecniche rivolte
al benessere psicofisico, effettuate dal fondatore
Jean-Louis Poiroux durante i suoi numerosi viaggi
intorno al mondo. Ogni dettaglio è studiato per
offrire agli ospiti della Spa un’esperienza completa. Aperta nel novembre 2005, la Cinq Mondes
Spa mira, infatti, a stimolare i cinque sensi con
l’aromaterapia, la musica termale lenitiva, una selezione di tè da tutto il mondo e un design di ispirazione Zen. I 1.393 metri quadrati della struttura
delimitata da vetrate mettono in risalto le decora52
zioni dai colori brillanti e le aree per i trattamenti: nove sale, una suite vip, una Tropical Shower
Promenade e una sala per il relax con vista a largo
raggio sulle montagne e sul lago, oltre a una piscina interna e una all’aperto. Questa Spa ha una
caratteristica di fondo notevolmente originale: riunisce sotto il suo nome una selezione accuratissima di trattamenti e di metodi legati a tradizioni
di benessere caratterizzati da qualità, autenticità
e consuetudini antiche. Dalle tradizioni Ayurvedica, Balinese, Taoista parte un viaggio sensoriale
del tutto nuovo. Tra le offerte spicca una selezione varia di rituali esclusivi che combinano trattamenti rigeneranti per ottenere esperienze olistiche della durata compresa tra 90 minuti e più
di quattro ore. Il rituale esclusivo inizia con un
bagno aromaterapeutico ai petali di rosa, seguito
da uno scrub con purea di papaya e una scelta tra
massaggio balinese o ayurvedico. Gli ospiti possono inoltre usare l’hammam (bagno turco tradizionale) in cui vengono eseguiti trattamenti al
vapore di aromaterapia e cromoterapia. La Beau
Rivage Palace Cinq Mondes Spa, nel luglio 2006,
è stata nominata dalla rivista Forbes una delle 10
Spa più lussuose del mondo.
53
OVERSEAS
OVERSEAS
Rendez-vous québécois
linfa d’acero
Oltre alla bellezza dei suoi territori il
Québec è famoso in tutto il mondo
per lo sciroppo d’acero. Furono i
popoli nativi a insegnare agli europei
come ottenere l’ambrato liquido
dalla linfa dell’albero, operazione
che si compie tra metà marzo
a metà aprile. Le cabane à sucre
(www.cabaneasucre.org) sono
i luoghi dove per tradizione viene
prodotta questa leccornia. Il modo
più divertente per gustarlo è chiamato taffy pull: si fa colare lo sciroppo
fumante su un po’ di neve e si raccoglie poi con uno stecco. Il risultato
è un fantastico lecca-lecca al naturale.
02
01
Natura selvaggia e spirito francese sono le caratteristiche principali del Québec, una delle
più affascinanti regioni del Canada. Su un’isola del fiume Saint Laurent sorge Montréal,
una metropoli cosmopolita che strizza l’occhio alla vecchia Europa.
di Andrea Zappa
01. Lo skyline notturno
del cuore economico
di Montréal. L’isola su
cui sorge la città è lunga
circa 40 chilometri
e larga 15. Foto di
Stéphan Poulin.
54
Guidando lungo le strade del Québec, la prima
cosa che si nota è che sulle targhe delle auto sotto il codice alfanumerico appare la scritta “Je me
suviens” (io mi ricordo), citazione tratta da un antico poema che canta le origini di chi ha lottato
per dare un’identità a questa regione. Il Québec
(www.bonjourquebec.com/it) è infatti l’ultimo
baluardo francofono del Nord America e Montréal ne è la sua massima espressione. Gli americani la definiscono l’Europa senza jet lag, anche
se, per chi arriva dal Vecchio Continente, l’espressione risulta senza dubbio un po’ forzata. La città,
pur avendo un imprinting condizionato dai vicini
di casa a stelle e strisce, ha uno spirito mitteleuropeo, legato alla sua realtà fortemente cosmopolita. Il punto nevralgico della città, dal quale tutto
inizia e tutto finisce è Boulevard Saint Laurent: il
viale che dal porto spacca letteralmente in due la
metropoli. Il punto zero, un tempo confine netto
tra l’est francofono e l’ovest anglofono. Oggi non
è più così e in ricordo di questa antica rivalità, a
parte l’architettura delle case, sono rimasti solo i
cartelli stradali: in alcuni quartieri si legge “stop”
e in altri “arrêt”. Lungo Saint Laurent le varie comunità di immigrati hanno scelto di far sorgere i
loro quartieri e, se si hanno buone gambe, in una
giornata si ha la sensazione di attraversare l’intera Europa. Assolutamente da non perdere come
punto di ristoro durante questa improvvisata maratona la salumeria ebraica Schwartz’s al civico
3895, la cui carne affumicata servita con senape
e pane è famosa in tutto il mondo. Un’altra tappa
obbligata è al 263 di St. Viateur, quasi ai piedi della collina Mont Royal, il polmone verde della città
dal quale si può ammirare lo skyline dei grattacieli
del centro. Qui, una rustica boulangerie rappresenta il punto d’incontro per chi vuole fare uno
spuntino a qualsiasi ora del giorno e della notte.
La sua specialità sono i bagel: ciambelle di pane
bollite in acqua e poi cotte al forno, ricoperte con
semi di papavero o sesamo. Ma una cosa che unisce indiscutibilmente la gente di Montréal è la
passione per l’hockey e la fede per i Canadiens.
Il Centre Bell nel cuore della città è il loro tempio e in occasione di ogni partita tutti indossano
qualcosa di blu, bianco e rosso. Da queste parti si
dice che i québécois siano fedeli a due religioni,
quella cattolica e quella della mazza e del disco.
Per raggiungere lo stadio, indipendentemente da
dove ci si trova, basta prendere la metro o usufruire dei 33 chilometri di corridoi e passaggi che si
snodano sotto terra. Nel corso degli anni, infatti,
per far fronte alle rigide temperature della stagione invernale (nel mese di marzo è ancora possibile
toccare i -25°) è nata una ville souterraine che vive
e lavora nel ventre della città. Uffici, centri commerciali e ristoranti hanno messo letteralmente
“radici” nel sottosuolo. Fuori si cammina bardati di
giaccone e cappello e qualche metro più in basso
si passeggia in maglietta. Si può lasciare, ad esempio, la superficie all’altezza del Quartier Latin,
il quartiere studentesco, che si anima particolarmente durante l’International Jazz Festival (www.
montrealjazzfest.com) di fine giugno, per sbucare
a pochi metri da Vieux-Montréal, il nucleo più
antico del centro nei pressi del lungofiume. Tra
vicoli, gallerie d’arte e edifici coloniali in pietra
si può raggiungere il monumento simbolo della
città, la Basilica di Notre-Dame. Passare dal sacro
al profano è un attimo, bastano poche fermate
di metro per fare capolino al Village, il quartiere
gay dove si concentra molta della vita notturna di
Montréal. Durante il periodo estivo la zona diventa area pedonale e i québécois vengono a farci il
brunch. L’evento più importante che coinvolge il
Village è il Festival Divers/Cité (www.diverscite.
org) di fine primavera, la versione canadese del
Gay Pride, che vede la partecipazione di circa un
milione di persone. Ma il fascino di Montréal sta
anche nel contesto naturale che la circonda. Basta prendere la macchina e puntare verso i vicini territori della Lanaudière o della Mauricie per
ammirare la bellezza selvaggia del Québec. Laghi,
corsi d’acqua e foreste di pino bianco si alternano a perdita d’occhio in un puzzle multicolore,
un vero paradiso per chi vuole perdere lo sguardo
oltre l’orizzonte e imparare ad ascoltare, come dicono da queste parti, le parole del vento. L’Auberge du Lac Taureau (www.lactaureau.com) all’interno della riserva dell’omonimo lago offre, tra le
varie attività, la possibilità di esplorare in canoa
ogni ansa dell’immenso bacino. A chi invece il silenzio della foresta non basta e ama la “vita da
Spa”, può decidere di soggiornare, magari arrivandoci in idrovolante (www.hydravion.info), nella
splendida struttura dell’Hotel Sacacomie (www.
sacacomie.com), incastonato in cima a una collina
di fronte al Lac Lambert. Un tramonto ammirato dall’idromassaggio a sfioro con vista sul lago, vi
farà per sempre dire “je me suviens”.
02. Il Québec è
il paradiso per gli
appassionati degli sport
all’aria aperta (canoa,
kayak, rafting, trekking
e mountain bike). Tra i
parchi più spettacolari
si contano il Parc
National de Forillon e
i parchi provinciali di
Saguenay, Bic, MontTremblant e Gaspésie.
Foto di J.F. Bergeron/
Enviro Foto.
55
SPORT
SPORT
Quei pazzi
del racquetball
02
03
fitness
Divertimento, competizione ma
anche fitness: il racquetball è oggi
uno sport apprezzato per il grande
benessere fisico che comporta,
anche grazie alle quasi 800 calorie
che si riescono a bruciare in un’ora
di sport intenso. Ogni gruppo
muscolare è infatti coinvolto e
potenziato: il racquetball tonifica
gambe, glutei, tricipiti e migliora
inoltre la coordinazione motoria
occhio-mano e i riflessi. Anche il
sistema cardio-circolatorio è rafforzato grazie all’attività aerobica e
anaerobica: si calcola infatti che per
l’85% di una partita di racquetball
si mantiene costante la massima
frequenza cardiaca, permettendo
così una migliore ossigenazione dei
muscoli e dei tessuti.
01
Più adrenalinico del tennis, più divertente dello squash:
un viaggio alla scoperta dello sport con oltre 14
milioni di giocatori nel mondo ma ancora stranamente
misterioso nel nostro paese. Almeno per ora.
di Filippo Spreafico
Immaginate di trovarvi in un luogo silenzioso: sotto i vostri piedi un lucido pavimento di legno, un
muro bianco di fronte, pareti di vetro tutt’intorno. All’improvviso un rumore sordo e poi eccola, come un fulmine dopo il tuono, una piccola
sfera da gioco che sfreccia verso di voi ad oltre
300 km/h. Siete nel cuore dell’azione e non c’è
tempo per pensare: l’unico vostro scopo è quello
di intercettare la palla di gomma con la vostra racchetta e, senza farla rimbalzare per terra, inviarla
nuovamente all’avversario, con cui condividete
lo stesso pavimento, lo stesso muro bianco e la
medesima posizione nel campo da gioco. Non è
squash, non è pelota, non è tennis: è il racquetball,
uno sport fast & furious come lo definiscono negli
Stati Uniti, in cui è una realtà di massa, diffuso e
56
apprezzato anche in Sud America e in Europa (in
Irlanda è quasi sport nazionale), ma ancora oscuro
e misconosciuto in Italia. Il perché di questa anomala situazione prova a spiegarcelo Marco Arnoldi, presidente e “promotore”, come ama definirsi,
dell’Associazione Italiana Racquetball: “I problemi
sono innanzitutto logistici: giocare a racquetball non
è come giocare a calcio in un campetto improvvisato
con 4 amici, ma servono strutture idonee, e chi oggi
ha gli spazi richiesti per questo sport li usa soprattutto per scopi commerciali, non certo ludici”. Attualmente sono proprio gli spazi a mancare: il centro
sportivo di Brembate (in provincia di Bergamo) è
infatti l’unico campo regolare pubblico a livello
nazionale (gli altri terreni di gioco in Italia sono
presenti solo nelle basi militari americane), e ri-
mane il punto di riferimento esclusivo per tutti
gli appassionati. A soffocare la diffusione è inoltre
“la prevalenza assoluta del calcio, che non dà spazio
a cose nuove, senza contare il silenzio da parte dei
media, anche a livello regionale” continua Arnoldi.
Con il nome di “paddle rackets” la disciplina nasce
negli Stati Uniti all’inizio degli anni Quaranta per
mano di Joseph Sobek, tennista professionista che
stanco degli sport indoor a disposizione decide di
inventarsene uno tutto nuovo: più leggero, veloce,
divertente. Non è un caso che sia stato un tennista
ad aver inventato il racquetball: sono moltissimi
quelli che si avvicinano a questo sport proprio
perché spinti dalla voglia di trovare un’alternativa
adrenalinica, dinamica e forse anche meno elitaria
al tennis tradizionale e allo squash. La diffusione è
inarrestabile e nel 1952 prende vita ufficialmente
il racquetball come oggi lo conosciamo, con il suo
nome e le sue regole codificate, la sua Federazione
Internazionale e il suo torneo mondiale. Devono
però passare più di 50 anni prima che lo sport
riesca ad approdare anche nel nostro paese: solo
nel 2005 infatti l’Associazione Racquetball Italia
(www.racquetballitalia.it) può ospitare proprio
a Brembate il suo primo Italian Open. La sesta
edizione dell’evento si è svolta di recente, dal 5
al 6 marzo. Ma cosa riesce a rendere così unico e
travolgente il racquetball tanto da sviluppare un
piccolo mondo di appassionati in grado di autofinanziare addirittura un torneo internazionale?
Innanzitutto, è uno sport aperto a tutti, accessibile
nel senso più esteso del termine, capace di coinvolgere “bambini di 6 anni ma anche persone con il
fisico più da mensa che da atleta” sostiene Arnoldi.
Per scendere in campo sono sufficienti infatti una
racchetta a forma di goccia per rasentare meglio i
muri, una pallina elastica e vuota, un guanto per
una presa migliore e un paio di occhiali protettivi in quanto i lividi sono tutt’altro che merce
rara. “Se dovessimo fare un confronto tra squash e
racquetball si potrebbe dire che lo squash è il golf, il
racquetball è lo skate”, afferma Arnoldi. Chi sceglie questo sport insomma è alla ricerca di quella
libertà che non prevede divise né etichette, ma
che al contrario trova la propria ragione d’essere
in uno spirito puramente ludico, che è anche la
base più autentica dell’idea stessa di sport. Anche
se, ci tiene a concludere: “Quando si è dentro quei
45 minuti di apnea il mondo all’esterno cessa completamente di esistere”. Provare per credere.
01. 02. 03. Alcuni atleti
della Federazione
Internazionale di
Racquetball in azione:
il campo da gioco
regolamentare misura
12 x 6 metri, con
pavimento in legno
d’acero per garantire
durezza e resistenza ai
colpi. Il record di
velocità della pallina
registrato in partita è
stato di circa 309 km/h.
Foto courtesy
www.irt-tour.com
©
Mike Boatman 2011.
57
food
food
La ricetta dello chef
Filippo Gozzoli
“Il tennis è una passione, quando ci sono tornei
come gli Australian Open non mi stacco dal
televisore. Sempre che il decoder non si rompa come
due settimane fa”. Inizia proprio dall’amore per la
racchetta la nostra chiacchierata con Filippo Gozzoli,
chef del The Park Restaurant. Un talento dell’alta
ristorazione che gira il mondo per proporre il meglio
della nostra cucina.
In questo numero Filippo Gozzoli
ci consiglia un particolare abbinamento
tra la carne di piccione e la liquirizia.
Petto di Piccione alla Liquirizia
di Enrico Simone Benincasa
Lei è lo chef di uno degli hotel più prestigiosi di Milano, il Park Hyatt, ma in
passato ha lavorato anche per ristoranti stellati Michelin. Che differenza
c’è tra la cucina di un hotel e quella di
un ristorante?
In hotel le cucine sono aperte 24 ore su
24, c’è sempre pressione. Si è a contatto con ogni aspetto della ristorazione,
dalla colazione al club sandwich richiesto alle tre di notte. È importante riuscire a creare il piatto che fa esclamare
“wow!” al cliente, ma lo è altrettanto
rispondere positivamente a ogni sua
esigenza.
Ha lavorato a Londra, Los Angeles,
Dubai, Tokio. In che cosa sono diversi
i clienti italiani?
Noi siamo più provinciali: abbiamo
grandi materie prime ma non quella
curiosità che porta a provare nuovi gusti. Trovo che Londra sia una città molto interessante, non è vero che si mangia male. A Soho, per esempio, c’è un
ristorante non molto conosciuto che si
chiama “Il Forno”, dove fanno una pizza che è assolutamente straordinaria.
Le è capitato spesso di trovare posti
come questo?
Senza andare troppo lontano, quando
torno a Cremona, la mia città natale,
58
c’è un ristorante dove fanno dei maccheroni e una marinara straordinari, e
non si tratta di un locale tra quelli iperpubblicizzati.
Come si pone Milano nell’alta ristorazione rispetto al resto del mondo?
Qui i posti attraggono più per un discorso di glamour che per la cucina. Ci
sono eccellenze – ancora poche per una
città come questa – ma anche ristoranti
sopravvalutati. A Milano c’è difficoltà a
percepire un’alta ristorazione con una
grande materia prima.
Quindi, nonostante il rilievo mediatico che ha acquisito la cucina, non
siamo ancora “educati” sotto questo
punto di vista…
A Milano a mezzogiorno c’è molto fast
food, di sera i ristoranti di un certo livello sono impegnativi economicamente e non sono tantissimi. Non mancano
i cuochi, ma è difficile per un giovane
talentuoso decidere di mettersi in proprio per fare alta ristorazione.
Il settore food è uno degli “alfieri”
dell’italianità insieme alla moda e al
design. Perché tutte queste difficoltà
per chi vuole investire?
I problemi sono diversi. Uno è la formazione: le nostre strutture non sono
di alto livello come all’estero. Poi il si-
stema politico-burocratico-finanziario
che abbiamo non aiuta. Spostandoci
su un altro piano, abbiamo grandissime
materie prime ma difficili da esportare
garantendo qualità e quantità, che raramente vanno di pari passo.
C’è chi ci prova però, come ad esempio Eataly.
Non conosco bene il mondo Eataly, ma
proprio a fine maggio sarò coinvolto in
un loro evento a Torino. È importante
divulgare l’idea del cibo italiano, ma il
mio dubbio rimane questo: è possibile
garantire l’eccellenza di materie prime
italiane anche dall’altro lato dell’oceano? Se ci riescono, sono dei maghi. Anche se sarebbe più bello fare venire qui
tutti per provare i nostri prodotti.
Lei è un grande appassionato di tennis e ammiratore di Federer. Che cosa
cucinerebbe al campione svizzero?
Quando è stato ospite al Park Hyatt io
purtroppo ero a Parigi. Ma so che ha
mangiato semplice: spaghetti al pomodoro e filetto alla griglia.
E alla Schiavone e alla Pennetta?
Alla Schiavone un piatto aggressivo,
come un’amatriciana con i gamberi
rossi. Alla Pennetta un risotto con la
zucca, perché lei è sì aggressiva, ma ha
un lato più delicato.
the park restaurant
La Testa di Medusa di Lucio
Fontana che domina la Cupola
è il trait d’union tra la bellezza
seicentesca dell’edificio che ospita
l’hotel e la struttura in vetro creata
dall’architetto americano Edward
Tuttle nel 2003. Dalla sua apertura
il Park Hyatt si è distinto per l’alta
cucina del Park Restaurant, di cui
dal 2005 è executive chef Filippo
Gozzoli. Il 37enne cremonese ha
lavorato in hotel e ristoranti stellati
in tutto il mondo, e oggi mette
a disposizione la sua esperienza
a Milano e in tutti gli hotel della
catena americana. Al ristorante e al
Cupola Lobby Lounge si affianca il
Park Bar, una location esclusiva per
aperitivi e pranzi informali con una
splendida vista sulla Galleria Vittorio
Emanuele.
The Park Restaurant - Park Hyatt
Milano - via T. Grossi 1, Milano
www.milano.park.hyatt.it
Ingredienti per 4 persone: 4 Piccioni di 250 gr l’uno, 6 fichi
secchi, 50 gr di lardo di Colonnata, 20 gr di liquirizia in
polvere. Per le focacce: 60 gr di lenticchie, 60 gr di riso, 60 gr
di fagioli borlotti, 180 gr di yogurt. Per la Chutney:1 cipolla
rossa, 30 gr di aceto, 30 gr di zucchero di canna.
Pulire i piccioni e mettere i petti e le
cosce da parte. Con la carcassa fare un
brodo in modo classico. A fine cottura
aggiungere polvere di liquirizia. Farcire le cosce con lardo e fichi secchi e
cuocerle a confit a 80°C per 15 minuti. Far dorare i petti in una padella
antiaderente con del miele. Preparare
le focacce ai cereali con lenticchie, riso
e fagioli borlotti. Tenere il tutto a bagno 24 ore, frullato a crudo e mantecato con yogurt naturale. Cuocere negli
stampi per 15 minuti a 80°C. Preparare
una chutney di cipolle rosse con aceto e zucchero di canna e assemblare il
piatto.
59
Club house
Club house
Cento anni di tennis
nel cuore di Milano
centenari di classe
Il Tennis Club Milano Alberto
Bonacossa, con altri otto prestigiosi club europei, ha fondato il
Club des Centenaires de Tennis.
Un’Associazione Internazionale
patrocinata dal C.I.O. e ristretta
ai soli club di tennis con almeno
cento anni di storia.
www.tcmbonacossa.it
01. Il campo centrale
del Club. Dodici sono
in terra rossa, tre in
mateco e un--a del
Club progettata dall’architetto Giovanni Muzio. Sede ideale anche
per eventi e party.
02
01
Punto d’incontro di sport, mondanità, arte e politica, il Tennis Club Milano
Alberto Bonaccosa riscopre oggi una seconda giovinezza, diventando un ulteriore
fiore all’occhiello per la città di Milano.
di Andrea Zappa
trofeo bonfiglio
La 52° edizione del Trofeo Bonfiglio
si terrà dal 14 al 22 maggio prossimi.
Il torneo è oggi diventato una delle
sei tappe più importanti del circuito giovanile mondiale Under 18,
insieme al Roland Garros di Parigi,
gli Australian Open, Wimbledon, gli
US Open e l’Orange Bowl a Miami.
I Campionati Internazionali d’Italia
juniores sono un appuntamento di
prestigio, atteso dalle giovani speranze di tutto il mondo. In passato
60
si sono cimentati sulla terra rossa
milanese nomi che hanno fatto la
storia del tennis mondiale, come
Panatta, Barazzutti, Becker, Courier,
Edberg, Lendl, Kafelnikov, Ivanisevic,
per non parlare di Roddick, Federer,
Djokovic e molti altri. In campo
femminile, Martina Hingis, Gabriela
Sabatini, Jennifer Capriati, Anna
Kournikova e, più recentemente,
l’attuale n.1 del mondo Caroline
Wozniacki, oltre a Zvonareva,
Stosur, Schiavone e Pennetta.
Nato nel 1893 ma giunto nell’attuale
sede di via Arimondi nel 1923, il Tennis Club Milano Alberto Bonacossa
rappresenta il cuore pulsante del tennis
milanese, e non solo. I più grandi campioni italiani si sono allenati e sfidati
fin da giovanissimi sulla terra rossa di
questo circolo contribuendo a elevarne
il prestigio. La stessa Francesca Schiavone, vincitrice dell’ultimo Roland
Garros, è cresciuta tennisticamente su
questi campi. Voluto nel 1923 dal Conte Alberto Bonacossa, uno dei tre atleti
italiani che portarono per la prima volta
il tennis nostrano alle Olimpiadi (Anversa, 1920), il TCM diventa subito il
più importante riferimento per il tennis
azzurro. Le prime cinque edizioni degli
Internazionali d’Italia vengono giocate
sul campo tribuna del club e nel 1937
il maestro Vincenzo Mei organizza qui
la prima scuola nazionale di tennis. Anche le avvincenti sfide di Coppa Davis
vengono ospitate al numero 15 di via
Arimondi sino al 1965. Ne sanno qualcosa nomi del calibro di Fausto Gardini,
Antonio Maggi, Sergio Tacchini, Nicola
Pietrangeli, Lea Pericoli e Lucia Bassi.
Ma per creare grandi campioni è necessario investire sui giovani, non a caso il
club possiede un Centro di Avviamento
allo Sport del Tennis (C.A.S.T.) aperto
agli allievi compresi tra i 4 e i 14 anni.
I più talentuosi entrano a far parte del
settore agonistico, coordinato dalla maestra Laura Golarsa ex giocatrice professionista, già numero due d’Italia, 39
nel mondo, e giocatrice di Fed Cup. Il
programma prevede un lavoro specifico mirato alla crescita dell’atleta sotto
tutti gli aspetti fondamentali: tecnico,
fisico, mentale e alimentare, nella prospettiva di una carriera professionistica.
Il settore agonistico del TCM partecipa
con le proprie squadre a tutte le competizioni fissate per le varie categorie
dalla Federazione Italiana Tennis. Ma il
suo nome è noto soprattutto per essere
la sede di due importanti appuntamenti giovanili: il Trofeo Bonfiglio (Campionati Internazionali d’Italia Juniores
maschili e femminili) e le Coppe Porro Lambertenghi (Campionati Italiani
Under 12 maschili e femminili). Oggi
il Club dà la possibilità ai propri soci di
giocare in qualsiasi stagione e con qualsiasi condizione climatica. Un campo è
sempre indoor grazie alla sua copertura fissa, mentre gli altri quindici, tre in
mateco e dodici in terra, vengo coperti
con strutture pressostatiche. Ma il Club
Bonacossa non vive di solo tennis. L’ele-
gante palazzina in stile lombardo-palladiano, progettata dall’architetto Giovanni Muzio, racchiude al suo interno
diversi ambienti come il grande salone
rettangolare, cuore del Circolo, la sala
Tv, e la sala circolare che ospita le sfide
con le tredici carte. Per soci e atleti c’è
poi un’attrezzatissima area fitness di
ben 750 metri quadrati dotata di tutti
i macchinari Technogym di ultima generazione. Al primo piano la rinnovata
sala ristorante, con la terrazza all’aperto
che si affaccia sui campi da gioco e i
giardini. Il TCM non è soltanto un centro sportivo, ma anche un’oasi di verde
nel cuore della città. A primavera si trasforma in un luogo ideale per il relax
caratterizzato da alberi, aiuole e grandi
fioriere. Ma in un club di questo livello
non poteva mancare la piscina: lo sapeva bene anche il Conte Alberto Bonacossa, che ne importò il progetto dagli
Stati Uniti nel 1929. Inaugurata l’anno
successivo da allora è sempre stata teatro di feste e di appuntamenti mondani. Per chi invece, oltre al tennis, ha
anche la passione per il calcio, dall’erba
dei giardini può passare a quella sintetica del campo regolamentare di calcetto,
teatro di agguerriti campionati interni e
avvincenti sfide tra i soci.
61
EVENTI
EVENTI
Da non perdere...
Una selezione dei migliori eventi che
animeranno la città nei prossimi mesi.
a cura di Eliana Albano e Enrico Simone Benincasa
Roger Waters - The Wall Live
Arcimboldo
La personalità di Giuseppe Arcimboldo, nel passato come oggi, è
stata coronata da fama e successo.
Le sue opere straordinarie sono
celebri in tutto il mondo. La sua è
una figura del presente come del
passato. Obiettivo dell’esposizione
è quello di restituire Arcimboldo al
suo contesto originario, precisare
le radici culturali delle sue teste
composte, e approfondire il ruolo
giocato dall’artista nello sviluppo dei
generi della natura morta e delle
“pitture ridicole”.
Palazzo Reale
Fino al 22 maggio
www.arcimboldo.skira.net
Alberto Savinio
Ogni composizione pittorica saviniana è un’invenzione capace di produrre inaspettate emozioni nello spettatore. Sorprende, disattede ogni
aspettativa con soluzioni audaci: elementi trovati nella realtà, trasformati
in forme uniche e assurde, dense di
citazioni letterarie e filosofiche. L’artista disegna un mondo nuovo, che
si fonda sull’accostamento tra condizione umana e condizione animale.
Sviluppa altri universi, rivelando una
straordinaria poliedricità.
Palazzo Reale
Fino al 12 giugno
www.mostrasavinio.it
62
Impressionisti
L’alieno del pianoforte è “atterrato”
in Italia. Dopo le entusiasmanti
première estere a Los Angeles, in
Giappone e Lugano, l’Alien World
Tour di Giovanni Allevi arriva a
Milano. Un appuntamento da non
perdere per tutti gli estimatori
di questo eccentrico pianista,
visto anche l’enorme successo di
pubblico che si registra durante i
suoi concerti. Una carriera artistica
costellata di successi, con oltre
500 mila copie vendute dal 2005
ad oggi.
Teatro Smeraldo
Il 7 e 8 aprile
www.giovanniallevi.com
Mediolanum Forum
1,2,4 e 5 aprile
www.dalessandroegalli.com
Palazzo Reale
Fino 19 giugno
www.impressionistimilano.it
L’evento promosso dall’assessorato alla
cultura del comune di Milano, con il
patrocinio del Ministero per i Beni e
le Attività Culturali, è la prima tappa
dell’eccezionale e inedito tour mondiale dei capolavori della famosa collezione americana del Sterling and Francine
Clark Art Institute. La mostra comprende grandi opere francesi del XIX
secolo, con stupendi dipinti di PierreAuguste Renoir, Claude Monet, Edgar
Degas, Édouard Manet, Berthe Morisot e Camille Pissarro, insieme a opere
fondamentali dei pittori barbizonniers
quali Jean-Baptiste-Camille Corot, Jean-François Millet, e Theodore Rousseau, dei maggiori pittori accademici del
tempo come William-Adolphe Bouguereau, Jean-Léon Gérôme e Alfred
Stevens, e di postimpressionisti del calibro di Pierre Bonnard, Paul Gauguin e
Henri de Toulouse-Lautrec. Il percorso,
Alien
articolato in dieci sezioni tematiche dedicate a diversi soggetti e situazioni, si
apre con un prezioso nucleo di dipinti
strettamente legati alla nascita di questa importante corrente artistica. Gli
artisti presenti in mostra sono ventisei
e l’allestimento si lega alle ragioni culturali di questa intelligente collezione,
per condurre il visitatore a entrare nelle
dinamiche dell’arte del secondo Ottocento, nel passaggio tra la tradizione
“classica” e la prima, vera pittura “moderna”. Per questo, accanto e intorno
alle opere degli Impressionisti, si trovano i dipinti che hanno costituito le
premesse immediate per la nascita della nuova pittura “indipendente” e gli artisti che, alla fine del XIX secolo, hanno
proposto nuovi scenari e soluzioni originali. Una straordinaria occasione per
rivivere il momento di una storia incessante di idee, di gusto, di poesia.
Sono passati 30 anni dall’uscita di “The
Wall” e il suo creatore, Roger Waters,
ha deciso di celebrare la ricorrenza con
un tour che toccherà oltre 25 città europee. Il Mediolanum Forum di Assago
ospiterà le quattro date italiane dello
spettacolo ideato dallo storico bassista
dei Pink Floyd, e tutto fa pensare che
non mancherà per ogni serata il tutto
esaurito. Per tutti quelli che non riusciranno a trovare posto in una delle quattro occasioni primaverili, comunque, ci
saranno altre due repliche nel mese di
luglio. “The Wall” è uno dei dischi più
conosciuti e amati dei Pink Floyd. È stato uno degli album doppi più venduti
di sempre ed è stato inserito nei 100
album più importanti della storia del
rock dal magazine Rolling Stone. Un
progetto sviluppato dallo stesso Waters
partendo dalla propria biografia (sono
molte le similitudini tra la vita del bas-
sista e quelle del protagonista Pink) e
che è stato portato anche sul grande
schermo, grazie all’omonimo film diretto da Alan Parker con protagonista
un giovanissimo Bob Geldof. È stato
però il tour successivo al disco, con le
epiche scenografie e i cartoni animati
creati da Gerald Scarfe, a consacrare
il progetto “The Wall” come una delle
tappe più importanti del percorso musicale di Waters e dei Pink Floyd. Una
conclusione di una fase per il gruppo
britannico, perché dopo quel tour non
si sono più esibiti dal vivo fino al divorzio con Waters, avvenuto nel 1985.
Dall’1 al 5 aprile il Mediolanum Forum ospiterà un pezzo della storia della musica rock. Uno spettacolo che si
preannuncia imperdibile anche perché,
stando alle indiscrezioni trapelate, potrebbe essere l’ultimo tour della lunga
e impareggiabile carriera di Waters.
Inferno + Cantica II
Una trilogia ispirata alla Divina
Commedia, un sorprendente
progetto teatrale. La luce, la musica
e gli effetti speciali si coniugheranno
con la danza, l’atletica circense
e la mimica, creando immagini
straordinarie che appariranno dal
buio. In attesa che nel 2012 si
completi la trilogia, con il capitolo
dedicato al Paradiso, il pubblico
ha l’occasione di assistere a due
spettacoli che annullano la fisica
della realtà per condurlo nello
spazio del sogno.
Teatro degli Arcimboldi
Dal 3 all’8 e dal 10 al 15 maggio
www.teatroarcimboldi.it
63
EVENTI
network
Puoi trovare Club Milano
in oltre 200 location
selezionate a Milano
Fa’ la cosa giusta
L’ottava edizione della manifestazione dedicata al consumo critico
e agli stili di vita sostenibili torna
a Milano nei padiglioni di Fieramilanocity. Cibo, moda, turismo,
editoria, mobilità, arredamento
e volontariato, tutto sempre
nell’ottica della sostenibilità e del
rispetto per l’ambiente.
Fieramilanocity
Dal 25 al 27 marzo
www.falacosagiusta.org
Milano City Marathon
Harlem Globetrotters
Due anni dopo il loro tour celebrativo degli ottant’anni di attività,
ritornano in Italia i funamboli della
palla a spicchi più famosi del mondo: gli Harlem Globetrotters. La
prima delle otto date italiane in
programma nel mese di maggio
sarà al Forum Milanofiori. Un’occasione da non perdere per tutti gli
amanti del basket, ma anche per
chi vuole godersi uno spettacolo
unico che allieta i palazzetti di tutto
il mondo dal 1927.
Mediolanum Forum
L’8 maggio
www.harlemglobetrotters.it
Milano Food Week
Nuova edizione per la Milano
Food Week, quest’anno anticipata
a maggio. Per gli amanti del buon
cibo un appuntamento da non
perdere, con tantissimi eventi all’insegna del gusto in ogni angolo della
città. Il programma completo non
è ancora stato svelato, ma tutte le
novità saranno disponibili a breve
sul sito dell’evento.
Dal 13 al 15 maggio
www.milanofoodweek.com
64
Il 10 aprile
www.milanocitymarathon.gazzetta.it
Seconda edizione della rinnovata maratona milanese che, proprio lo scorso anno, ha “traslocato” nel calendario
spostandosi da novembre ad aprile.
Anche nel 2011 la gara partirà dal
nuovo polo fieristico di Rho-Pero per
poi concludersi in piazza Castello, con
un percorso che toccherà i luoghi più
suggestivi della città, ma limitando al
minimo i problemi di intralcio del traffico. I cambiamenti che hanno contraddistinto questa nuova formula hanno
incontrato sia il favore degli atleti amatori (l’anno scorso hanno partecipato
in oltre 7 mila!), che dei professionisti, che hanno scelto il veloce circuito
milanese rispetto a maratone più conosciute e consolidate come quelle di
Parigi e Londra. Ma le premesse per
migliorare ci sono tutte, dato che l’organizzazione prevede che all’edizione
2011 parteciperanno circa 10 mila per-
sone. Le iscrizioni, comunque, sono ancora aperte, con sconti per chi effettua
l’operazione online sul sito milanocitymarathon.gazzetta.it. Oltre alla possibilità di percorrere tutti i 42,195 Km in
solitudine, si può anche partecipare alla
“Relay Marathon”: questa formula prevede la possibilità di fare una staffetta
con altri tre concorrenti, dividendo così
la fatica tra amici o colleghi. Partecipando in team si aiuterà anche a raccogliere fondi per una delle 60 Onlus
che hanno aderito al Charity Program
della manifestazione. Con una somma
simbolica, infatti, la squadra iscritta
alla Relay Marathon sarà ambasciatrice
della Onlus e porterà il logo sul pettorale. All’arrivo in largo Beltrami ci sarà
inoltre il Marathon Village: 1.400 metri quadrati dove gli atleti e il pubblico
potranno incontrarsi e conoscere tutte
le novità del mondo running e non solo.
night & restaurant: Antica Trattoria della Pesa V.le Pasubio 10
Bar Magenta Largo D’Ancona Beda House Via Murat 2 Bento Bar C.so
Garibaldi 104 Bhangra Bar C.so Sempione 1 Blanco Via Morgagni 2
Blue Note Via Borsieri 37 Caffè della Pusterla Via De Amicis 24 Caffè
Savona Via Montevideo 4 California Bakery Pzza Sant’Eustorgio 4 - V.le
Premuda 449 - Largo Augusto Cape Town Via Vigevano 3 Capo Verde
Via Leoncavallo 16 Cheese Via Celestino IV 11 Chocolat Via Boccaccia 9
Circle Via Stendhal 36 Colonial Cafè C.so Magenta 85 Combines XL Via
Montevideo 9 Cubo Lungo Via San Galdino 5 Dada Cafè / Superstudio
Più Via Tortona 27 Deseo C.so Sempione 2 Design Library Via Savona 11
Elettrauto Cadore Via Cadore ang. Pinaroli 3 El Galo Negro Via Taverna
Executive Lounge Via Di Tocqueville 3 Exploit Via Pioppette 3 Fashion Cafè
Via San Marco 1 FoodArt Via Vigevano Fusco Via Solferino 48 G Lounge
Via Larga 8 Giamaica Via Brera 32 Goganga Via Cadolini 39 Grand’Italia
Via Palermo 5 HB Bistrot Hangar Bicocca Via Chiese 2 Il Coriandolo Via
dell’Orso 1 Innvilllà Via Pegaso 11 Jazz Cafè C.so Sempione 4 Kamarina
Via Pier Capponi 1 Kisho Via Morosini 12 Kohinoor Via Decembrio 26
Kyoto Via Bixio 29 La Fabbrica V.le Pasubio 2 La rosa nera Via Solferino 12
La Tradizionale Via Bergognone 16 Le Biciclette Via Torti 1 Le Coquetel
Via Vetere 14 Le jardin au bord du lac Via Circonvallazione 51 (Idroscalo)
Leopardi 13 Via Leopardi 13 Lifegate Cafè Via della Commenda 43 Living
P.zza Sempione 2 Luca e Andrea Alzaia Naviglio Grande 34 MAG Cafè
Ripa Porta Ticinese 43 Mandarin 2 Via Garofano 22 Milano Via Procaccini
37 Mono Via Lecco 6 My Sushi Via Casati 1 - V.le Certosa 63 N’ombra
de Vin Via San Marco 2 Noon Via Boccaccio 4 Noy Via Soresina 4 O’
Fuoco Via Palermo 11 Origami Via Rosales 4 Palo Alto Café C.so di Porta
Romana 106 Panino Giusto P.zza Beccaria 4 - P.zza 24 Maggio Parco Via
Spallanzani - C.so Magenta 14 - P.zza Cavour 7 Patchouli Cafè C.so Lodi
51 Posteria de Amicis Via De Amicis 33 Qor Via Elba 30 Radetzky C.so
Garibaldi 105 Ragoo V.le Monza 140 Ratanà Via De Castillia 28 Refeel Via
Sabotino 20 Rigolo Via Solferino 11 Marghera Via Marghera 37 Rita Via
Fumagalli 1 Roialto Via Piero della Francesca 55 Serendepity C.so di Porta
Ticinese 100 Seven C.so Colombo 11 - V.le Montenero 29 - Via Bertelli
4 Smeraldino P.zza XXV Aprile 1 Smooth Via Buonarroti 15 Superstudio
Café Via Forcella 13 Stendhal Via Ancona 1 Tasca C.so Porta Ticinese 14
That’s Wine P.zza Velasca 5 Timè Via S.Marco 5 Tortona 36 Via Tortona
36 Trattoria Toscana C.so di Porta Ticinese 58 Union Club Via Moretto
da Brescia 36 Van Gogh Cafè Via Bertani 2 Volo V.le Bligny 39 Zerodue_
Restaurant C.so di Porta Ticinese 6 56 Via Tucidide 56 3Jolie Via Induno 1
20 Milano Via Celestino 4
stores: Ago Via San Pietro All’Orto 17 Al.ive Via Burlamacchi 11 Ana
Pires Via Solferino 46 Antonia Via Pontevetero 1 ang. Via Cubani Bagatt
P.zza San Marco 1 Banner Via Sant’Andrea 8/a Biffi C.so Genova 6 Brand
Largo Zandonai 3 Brooksfield C.so Venezia 1 Buscemi Dischi C.so
Magenta 31 C.P. Company C.so Venezia 12 Calligaris Via Tivoli ang. Foro
Buonaparte Dantone C.so Matteotti 20 Eleven Store Via Toqueville 11
FNAC Via Torino 45 Frip C.so Porta Ticinese 16 Germano Zama Via
Solferino 1 Gioielleria Verga Via Mazzini 1 Henry Cottons C.so Venezia
7 Joost Via Cesare Correnti 12 Jump Via Sciesa 2/a Kartell Via Turati ang.
Via Porta 1 Kruder Via Torino (ang. P.zza San Giorgio) La tenda 3 Piazza
San Marco 1 Le Moustache Via Amadeo 24 Le Vintage Via Garigliano 4
Libreria Hoepli Via Hoepli 5 MCS Marlboro Classics C.so Venezia 2 Via Torino 21 - C.so Vercelli 25 Moroso Via Pontaccio 8/10 Native Alzaia
Naviglio Grande 36 Paul Smith Via Manzoni 30 Pepe Jeans C.so Europa 18
Pinko Via Torino 47 Rossocorsa C.so porta Vercellina 16 Porche Haus V.le
Lancetti 46 Rubertelli Via Vincenzo Monti 56 TAD Via Statuto 12 Target
C.so Porta Ticinese 1 The Store Via Solferino 11 Trend Via Torino 46
Valcucine (Bookshop) C.so Garibaldi 99
showroom: Alberta Ferretti Via Donizetti 48 Alessandro Falconieri
Via Uberti 6 And’s Studio Via Colletta 69 Bagutta Via Tortona 35
Casile&Casile Via Mascheroni 19 Damiano Baiocchi Via San Primo 4
Daniela Gerini Via Sant’Andrea 8 Gap Studio C.so P.ta Romana 98 Gallo
Evolution Via Andegari 15 ang. Via Manzoni Gruppo Moda Via Ferrini 3
Guess Via Lambro 5 Guffanti Concept Via Corridoni 37 IF Italian Fashion
Via Vittadini 11 In Style Via Cola Montano 36 Interga V.le Faenza 12/13
Jean’s Paul Gaultier Via Montebello 30 Love Sex Money Via Giovan
Battista Morgagni 33 Massimo Bovini Via Montenapoleone 2 Miroglio
Via Burlamacchi 4 Missoni Via Solferino 9 Moschino Via San Gregorio 28
Parini 11 Via Parini 11 Red Fish Lab Via Malpighi 4 Sapi C.so Plebisciti
12 Sapi C.so Plebisciti 12 Spazio + Meet2Biz Alzaia Naviglio Grande 14
Studio Zeta Via Friuli 26 Who’s Who Via Serbelloni 7
beauty & fitness: Accademia del Bell’Essere Via Mecenate 76/24
Adorè C.so XXII Marzo 48 Caroli Health Club Via Senato 11 Centro
Sportivo San Carlo Via Zenale 6 Damasco Via Tortona 19 Palestre
Downtown P.za Diaz 6 - P.za Cavour 2 Fitness First V.le Cassala 22 - V.le
Certosa 21/a - Foro Bonaparte 71 - Via S.Paolo 7 Get Fit Via Lambrate 20 Via Piranesi 9 - V.le Stelvio 65 - Via Piacenza 4 - Via Ravizza 4 - Via Meda 52
- Via Vico 38 - Via Cenisio 10 Greenline Via Procaccini 36/38 Gym Plus Via
Friuli 10 Intrecci Via Larga 2 Le Garcons de la rue Via Lagrange 1 Le terme
in città Via Vigevano 3 Orea Malià Via Castaldi 42 - Via Marghera 18 Spy
Hair Via Palermo 1 Tennis Club Milano Bonacossa Via Giuseppe Arimondi
15 Terme Milano P.zza Medaglie d’Oro 2, ang. Via Filippetti Tony&Guy
Gall. Passerella 1
art & entertainment: PAC (Padiglione Arte Contemporanea) Via
Palestro 14 Pack Foro Bonaparte 60 Palazzo Reale P.zza Duomo Teatro
Carcano C.so di Porta Romana 63 Teatro Derby Via Pietro Mascagni
8 Teatro Libero Via Savona 10 Teatro Litta C.so Magenta 24 Teatro
Smeraldo P.zza XXV Aprile 10 Teatro Strehler Largo Greppi 1 Triennale
V.le Alemagna 6 Triennale Bovisa Via Lambruschini 31
hotel: Admiral Via Domodossola 16 Astoria V.le Murillo 9 Boscolo C.so
Matteotti 4 Bulgari Via Fratelli Gabba 7/a Domenichino Via Domenichino 41
Galileo C.so Europa 9 Nhow Via Tortona 35 Park Hyatt (Park Restaurant)
Via T. Grossi 1 Residence Romana C.so P.ta Romana 64 Sheraton Diana
Majestic V.le Piave 42
inoltre: Bagni Vecchi e Bagni Nuovi di Bormio (SO) Terme di PreSaint-Didier (AO)
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Colophon
club milano
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grafico
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Revive 100 Natural è una carta
Paolo Borrone, Dino Cicchetti,
realizzata impiegando interamente
Roberto Perrone, Giovanni Rizzi,
fibre riciclate post-consumer (100%
Alfredo Spalla, Filippo Spreafico,
Riciclato). Nulla di ciò che viene
Chiara Todeschini.
utilizzato nel processo produttivo
viene eliminato e anche gli scarti
fotografi
provenienti dalla lavorazione sono
J.F. Bergeron, Mike Boatman, A.
a loro volta utilizzati. Revive 100
Brookshaw, Gianmarco Chieregato,
Natural è certificata Ecolabel.
William Claxston, Régis Colombo,
Lorenza Daverio, Federica Di
Giovanni, Stéphan Poulin, Davide
Zanoni.
Tutti i giorni a partire dalle 17,30 fino alle 22;
venerdì e sabato il piacere si prolunga fino alle 23!
sales manager
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T +39 02 89072469
distribuzione
questo progetto è reso possibile
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grazie a Contemporanea Brain Lab.
è vietata la riproduzione, anche parziale, di testi e foto.
Autorizzazione del Tribunale di Milano n° 126 del 4 marzo 2011
P.le Medaglie d’Oro, 2 - angolo Via Filippetti - MM3 Porta Romana - Tel. 02 55 199 367
Aperto tutti i giorni: lunedì-giovedì ore 10-22,
venerdì 10-23, sabato 9-23, domenica 9-22.
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