Comments
Transcript
Potenziale effettivamente misurato nei pH
Potenziale effettivamente misurato nei pH-metri Poiché non è possibile misurare direttamente la d.d.p. Eb, il suo valore risulta i lt inglobato i l b t in i un potenziale, t i l Eind, che h include anche il potenziale di uno degli elettrodi di riferimento Ag/AgCl e quello di asimmetria: Eind = Eb + Erif2 + Easim sostituendo il valore di Eb si ricava: Eind = L’ - 0.059 pH + Erif2 + Easim = ponendo L = L L’ + Erif2 f2 + Easim si ottiene: Eind = L – 0.059 0 059 pH Setto Errori alcalino e acido Sperimentalmente si osserva che le misure di pH fornite da un elettrodo l tt d a vetro t sii discostano di t dai valori effettivi di pH in due intervalli, dando origine agli errori: alcalino, verificato a pH >8 e che h si traduce t d i uno scostamento in s st t negativo (il pH appare più acido di quello effettivo) acido, verificato a pH < 0 e che si traduce in uno scostamento positivo. L’errore alcalino dipende dalla tipologia di elettrodo a vetro (dunque dalla composizione del vetro stesso) ma a parità di composizione è tanto più marcato quando maggiore è la concentrazione di cationi alcalini. Tale osservazione suggerisce che la causa dell’errore alcalino sia da attribuire alla presenza del seguente equilibrio di scambio ionico ionico: H+Gl- (vetro) + B+ (sol) H+ (sol) + B+Gl- (vetro) in cui B+, un catione alcalino presente nella soluzione in cui si effettua la misura, viene anch’esso scambiato con il catione pre-esistente sui siti silicato di cui è dotata la membrana in vetro. vetro Di fatto in questo caso il potenziale fra le due interfacce è dato da: Eb = L’ + 0.059 log (a1 + kH,B b1), o meglio: Eb = L’ + 0.059 log (a1 + ik H,Bi b1,i) in cui b1,i è l’attività dello ione Bi+ nella soluzione in cui si vuole misurare il pH e kH,B , i si definisce coefficiente di selettività, una misura di quanto un catione alcalino può interferire nella misura del pH. Normalmente gli elettrodi a vetro hanno valori di kH,B piccolissimi, tuttavia i quando il pH è superiore a 9 a1 diventa sufficientemente piccolo da rendere il contributo del termine kH,B b1 non più trascurabile. Le cause dell’errore acido non sono completamente chiare. L’ipotesi L’i t i più iù accreditata dit t è che h l’equilibrio l’ ilib i di scambio bi ionico i i determinante d t i t all funzionamento dell’elettrodo a vetro sia ormai completamente spostato a destra quando si opera a pH molto bassi: H+ (sol) + Na+Gl- (vetro) H+Gl- (vetro) + Na+ (sol) Se tutti i siti silicato sulla superficie esterna del bulbo in vetro del pH-metro sono ormai occupati da ioni H+, qualunque aumento dell’attività di questi ultimi p p non verrà percepito. Il pH misurato apparirà maggiore di quello effettivo. Elettrodi a vetro sensibili ad altri cationi Partendo dall’equazione: Eb = L’ + 0.059 log (a1 + ik H,Bi b1,i) si deduce che se si p potesse aumentare notevolmente il coefficiente di selettività per un particolare catione Bi si otterrebbe: Eb = L’ + 0.059 log kH,B , + 0.059 log b1,i , = L’’ – 0.059 pBi i L’elettrodo diventerebbe quindi sensibile unicamente allo ione Bi. L’incorporamento di ossidi come Al2O3 o B2O3 nella matrice di silicato dei vetri da pH-metro ha consentito di realizzare elettrodi a vetro sensibili ai varii cationi ti i alcalini, l li i all’NH ll’NH4+ e all’Ag ll’A +. Elettrodi iono-selettivi a membrana cristallina Negli elettrodi a membrana cristallina la membrana sensibile è realizzata a partire da un composto ionico (o una miscela di composti ionici). E ‘ possibile: ricavare la membrana da un singolo cristallo opportunamente lavorato; comprimere particelle di solido cristallino sotto elevata pressione; fondere il solido ionico e colarlo in uno stampo per la membrana. La membrana b viene f fissata all’estremità di un tubo in materiale inerte come Teflon o polivinilcloruro (PVC) (PVC): E fondamentale che uno degli ioni E’ del solido abbia una sufficiente mobilità, per garantire alla membrana una certa conducibilità elettrica Teflon o PVC 1-2 mm membrana 10 mm Elettrodi a membrana di LaF3 Il fluoruro di lantanio (III), (III) di solito “drogato” drogato con EuF2, consente di realizzare elettrodi a membrana sensibili allo ione F-. Alle superfici della membrana, membrana esposte ad una soluzione di F- di riferimento (interna) o a quella da analizzare (esterna), si verifica l’equilibrio: LaF3 (solido) LaF2+ (solido) + F- (soluzione) La differenza di attività di ioni F- dalle due p parti della membrana determinerà un potenziale Eb e quindi un potenziale Eind, come per l’elettrodo a vetro: Eind = LF – 0.059 log aF- = LF + 0.059 pF i segni sono invertiti rispetto al pH-metro perché in questo caso viene scambiato b un anione. Anche gli elettrodi a LaF3 danno risultati anomali sia a pH elevati (per l’i t f l’interferenza nello ll scambio bi ionico i i d ll ione dello i OH-), ) sia i a pH H bassi b i (a ( causa della combinazione fra F- e H+ a formare HF, non rivelabile). Elettrodi a membrana di sali di argento Gli alogenuri di argento poco solubili (AgCl, AgBr e AgI) costituiscono materiali potenzialmente utili alla realizzazione di elettrodi a membrana selettivi allo ione Ag+ o agli alogenuri citati, citati purché vengano mescolati con Ag2S nella fase di preparazione. Il solfuro di argento migliora la conducibilità elettrica e peraltro rende 2 : poiché l membrana la b sensibile ibil anche h agli li ioni i i S2i hé nella ll fase f di immersione della membrana nella soluzione da analizzare l’Ag2S passa in soluzione saturandone velocemente lo strato adiacente alla membrana, 2 determina l’ tti ità degli l’attività d li ioni i i S2d t i il potenziale t i l osservato. ss t Le equazioni dei potenziali di tali dispositivi sono simili a quella degli elettrodi di prima specie (se si determina ll’Ag Ag+) o di seconda specie (se si determinano gli alogenuri o i solfuri). Se si introduce anche un solfuro di metalli di transizione bivalenti come Cu(II), Pb(II) e Cd(II) l’elettrodo a membrana di sali di argento diventa sensibile alla concentrazione di tali cationi, come un elettrodo di terza specie. specie Gli elettrodi a membrana cristallina consentono la determinazione di numerosi cationi e anioni in grandi intervalli di concentrazione. concentrazione Soffrono, tuttavia, facilmente dell’interferenza da parte di ioni affini a quelli da determinare: Elettrodi a membrana liquida In questo caso la membrana cristallina è sostituita da un liquido in grado di scambiare ioni, alloggiato in un supporto solido inerte (membrana porosa in plastica idrofoba, tipicamente di diametro 3 mm e spessore 0.15 mm). Uno degli elettrodi a membrana liquida più comuni è quello impiegato per la quantificazione del Ca22+, in cui lo scambiatore è un dialchil-fosfato dialchil fosfato di calcio: R O O O P R O O R O R P O Ca O con R che rappresenta una catena a 9 atomi di carbonio. All due Alle d interfacce i f d ll’ l dell’elettrodo d sii stabilisce bili un equilibrio ilib i di scambio: bi [(RO)2(PO)O]2 Ca 2 (RO)2(PO)O- + Ca2+ Il potenziale dell’elettrodo è dato dalla relazione: Eind = LCa + 0.059/2 log aCa2+ = LCa - 0.059/2 pCa In una variante degli elettrodi a membrana liquida si fa uso di particolari molecole organiche, dette ionofori, inglobate nella membrana, che hanno particolare ti l affinità ffi ità per alcuni l i ioni. i i La valinomicina (un antibiotico) e una speciale bis-tiourea si usano come ionofori in elettrodi a membrana liquida sensibili a ioni K+ e Cl-, rispettivamente: valinomicina La valinomicina, dotata di una s nsibilità all K+ 104 volte sensibilità lt superiore sup i a quella al Na+ e 107 volte superiore a quella al Ca2+ e Mg2+ è stata impiegata anche in microelettrodi per la determinazione intra-cellulare del K+: bis tiourea bis-tiourea Punta in vetro rivestito internamente di silicone e contenente la valinomicina Apertura con diametro < 1 m Transistor ad effetto di campo iono-selettivi Un transistor ad effetto di campo (Field-Effect Transistor, FET, spesso noto anche come Metal Oxide Semiconductor FET, MOSFET) è un dispositivo in grado di amplificare ll’intensità intensità di corrente in un circuito sfruttando le proprietà dei semiconduttori: Il cuore del transistor è un blocco di silicio “drogato p” in cui sono ricavati due blocchi di silicio “drogato n”, noti rispettivamente come sorgente (source) e uscita/scarico/drenaggio (drain). ) Il blocco p è sormontato da uno strato isolante di SiO2. Due elettrodi metallici vengono infine depositati sull’SiO2 (elettrodo di controllo o gate) e sul blocco Si-p (substrato). Silicio di tipo n: l’introduzione di elementi del V gruppo (As, Sb, P) nel reticolo d l silicio del ili i determina d t i l la creazione di livelli energetici poco al di s tt della sotto dell banda b nd di conduzione Silicio di tipo p: l’introduzione di elementi l d l III gruppo del (B, Al, Ga) nel reticolo del silicio determina la creazione i di li lli livelli energetici poco al di sopra della banda di valenza Simbolicamente un (MOS)FET si può rappresentare con il seguente circuito: Il suo funzionamento viene regolato dall’applicazione di due differenze di potenziale, potenziale quella fra Drain e Source (VDS) e quella fra Gate e Source/Substrato (VGS). Il segnale in uscita è la corrente letta al drain, iD, che ha un andamento peculiare rispetto ai due voltaggi citati (caratteristica del transistor). Se non viene applicato alcun potenziale VGS non può esserci passaggio di corrente fra source e drain perché, qualunque sia il segno del potenziale VDS, una delle d ll giunzioni i i i p/n / non ha h portatori t t i di carica i liberi lib i (elettroni ( l tt i o lacune): + drain estrato di svuotamento so rce source Nel caso di un potenziale VDS positivo al Drain, gli elettroni liberi nel Si-n del Drain si allontanano dalla giunzione p/n portando alla formazione di una regione priva di portatori di carica (strato di svuotamento). Se si applica invece un potenziale VGS positivo, elettroni vengono attratti in una piccola regione del Si Si-p, p, quella sottostante al gate e si crea un canale n che collega source e drain, consentendo un passaggio di corrente: + drain eiD + + + + + + + e- source canale n - Questo tipo di MOSFET si definisce “ad intensificazione di corrente” e se ne può realizzare una variante a canale p, p in cui si scambiano le tipologie di Si drogato e si invertono i segni dei potenziali. MOSFET iono-selettivi (ISFET) La constatazione che i dispositivi MOSFET sono molto sensibili alle i impurezze i i h ioniche presenti ti alla ll superficie del blocco p-n, ha suggerito negli anni ’70 l’ideazione di una variante di transistor ad effetto di campo che fungesse da elettrodo iono-selettivo (Ion Selective FET, FET ISFET): In questo tipo di dispositivi al posto del contatto metallico sul gate viene depositato uno strato di nitruro di silicio (Si3N4), l’unica parte del dispositivo esposta alla soluzione contenente lo ione da analizzare. Proprio la realizzazione di incapsulamenti efficaci per la parte non esposta alla soluzione ha richiesto circa 20 anni di ricerche prima della commercializzazione dei primi ISFET. Rispetto ai normali MOSFET, in questo caso il potenziale VGS viene in realtà applicato fra un elettrodo di riferimento, immerso nella soluzione, e l’elettrodo Source: Nel caso degli ISFET sensibili al pH, l’adsorbimento di ioni H3O+ alla superficie del Si3N4, modulato dall’attività di ioni H+ nella soluzione esterna, determina un un’influenza influenza sull sull’entità entità della corrente fra Source e Drain, Drain a parità di VDS e VGS. Tale variazione può essere correlata al pH della soluzione. Se lo strato di Si3N4 viene ricoperto con una membrana che ingloba uno ionoforo specifico per un catione o anione, anione ll’ISFET ISFET diventa sensibile a quello ione. Vantaggi Possibilità di realizzare batterie di ISFET sullo stesso substrato, sensibili allo stesso ione (per amplificare il segnale) o a ioni diversi (ottenendo un elettrodo iono-selettivo multiplo); robustezza,, resistenza ad ambienti aggressivi, gg , p piccola dimensione,, rapidità di risposta, uso senza idratazione (conservazione prolungata a secco) Svantaggi Necessità di un incapsulamento molto efficace per evitare derive e instabilità; necessità della presenza di un elettrodo di riferimento. Sonde potenziometriche sensibili ai gas Le sonde sensibili ai gas sono speciali celle elettrochimiche in cui la misura di un potenziale viene correlata alla concentrazione di un gas disciolto. Un esempio tipico è la sonda per la CO2 disciolta: una membrana permeabile al gas permette il passaggio della CO2 nella ll soluzione s l i i t interna, i cuii va a in modificare il pH. La concentrazione esterna di CO2 viene misurata dalla variazione del potenziale di un elettrodo a vetro espressa rispetto ad un vetro, elettrodo Ag/AgCl. Tipologie di membrana gas-permeabile 1) Membrane idrofobe microporose: sono realizzate in polimeri idrofobi come teflon o polipropilene e caratterizzate da un un’elevata elevata percentuale di volume interno vuoto. Il gas in questo caso passa per effusione attraverso i pori (di dimensioni tipicamente inferiori ad 1 m) della membrana, membrana spessa al massimo 0.1 0 1 mm. mm 2) Membrane omogenee: sono realizzate con polimeri solidi non porosi, tipicamente p gomma siliconica. Il meccanismo di p g passaggio gg del g gas è p più complesso, prevedendo la ripartizione fra soluzione esterna e polimero, la diffusione nella membrana e la ripartizione fra polimero e soluzione interna. Per non rendere tale processo (e con esso la risposta della sonda) troppo lento lo spessore della membrana è più piccolo rispetto alle membrane porose (0.01-0.03 mm). Meccanismo di funzionamento delle sonde per CO2 I processi che si verificano, in successione, in questo caso sono: 1) CO2 (sol. (sol est.) est ) CO2 (membrana) 2) CO2 (membrana) CO2 (sol. int.) 3) CO2 (sol. int.) + 2 H2O HCO3- (sol. int.) + H3O+ CO2 (sol. (sol est.) est ) + 2 H2O HCO3- (sol. (sol int int.)) + H3O+ La costante per tale equilibrio è: K= (aH 3O +)int (aHCO -)int 3 (aCO )est 2 = (aH 3O +)int (aHCO -)int 3 [CO2]est Poiché si può ipotizzare, ipotizzare in buona approssimazione, approssimazione che (aHCO -)int sia 3 costante è possibile inglobarla nella costante di equilibrio e ricavare: (aH 3O +)int = Kg [CO2]est dove: Kg = K / (aHCO -)int 3 In definitiva risulta: Eind = L + 0.059 0 059 log Kg + 0.059 0 059 log [CO2]est = Lg + 0.059 0 059 log [CO2]est e quindi: Ecella = Eind – Erif= L’g + 0.059 log [CO2]est Modulando la permeabilità della membrana ed eventualmente variando l’elettrodo iono-sensibile interno alla sonda, sonda è possibile cambiare il gas determinabile: Misurazione dei potenziali di cella Lo strumento necessario per la misurazione della differenza di potenziale fra un elettrodo indicatore e uno di riferimento richiede un requisito f d fondamentale: t l la l resistenza i t i t interna d l misuratore del i t d ’ dev’essere elevata. l t Il circuito può essere così schematizzato: Rs cella Detto Ecella il potenziale da misurare, per la prima legge di Ohm risulta: I = Ecella/(RS + RM) dove RM è la resistenza interna del misuratore. RM strumento di misura Il potenziale letto effettivamente è: VM = I × RM = Ecella × RM/(RS + RM) Di fatto VM coinciderebbe con Ecella soltanto se RM fosse infinita. L’errore L errore relativo percentuale nella determinazione di Ecella derivante dalla natura finita di RM, definito errore di carico, è dato da: Er = (VM-E Ecella ll )/Ecella ll × 100 = - RS/(RM + RS) × 100 dunque è fortemente influenzato dal rapporto RM/RS: RM / Ω RS / Ω RM/RS Errore rel. su Ecell / % 10 20 0.5 - 67 50 20 2.5 -29 500 20 25 -3.8 38 1000 20 50 -2 10000 20 500 -0.2 Per minimizzare l’errore di lettura, si impiegano attualmente voltmetri digitali aventi resistenze interne dell’ordine di 1011 Ω o superiori. Il voltmetro è inglobato g in un’unità di lettura, connessa con un cavo co-assiale alla sonda contenente sia l’elettrodo ionosensibile che quello di riferimento. Insieme esse pIonometro. costituiscono sonda un unità di lettura Poiché la convenzione IUPAC sui potenziali elettrodici viene impiegata anche in potenziometria, potenziometria i collegamenti dei due elettrodi sono: elettrodo indicatore, posto a destra, al polo positivo elettrodo di riferimento, posto a sinistra, al polo negativo Risulta quindi: Ecella ll = Eind i d - Erif if + Ej In termini generali si può scrivere: Cationi) Eind = L + 0.059/n log aC = L - 0.059/n pC Anioni)) Eind = L - 0.059/n log g aA = L + 0.059/n p pA Combinando queste relazioni con l’equazione precedente si ha: pC = -n (Eind – L) /0.059 = -n (Ecella + Erif – Ej –L)/0.059 = - n (Ecella – K)/0.059 pA = n (Eind – L) /0.059 /0 059 = n (Ecella + Erif – Ej –L)/0.059 L)/0 059 = n (Ecella – K)/0.059 K)/0 059 e quindi: Cationi) Ecella = K - 0.059/n pC Anioni) Ecella 0 059/n pA ll = K + 0.059/n Poiché l’incremento del valore di pI di un catione determina una diminuzione d l potenziale del t i l di cella, ll spesso s ss neii pIonometri I t i per cationi ti i le l connessioni ssi i all poli del voltmetro sono invertite rispetto a quanto previsto dalla convenzione. pIonometri commerciali Esistono attualmente centinaia di modelli diversi di pIonometri commerciali, che possono essere classificati in quattro grandi categorie: Strumenti portatili a basso costo (< 500 euro) Precisione P i i 0 5 unità 0.5 ità pI, I alimentazione li t i a batteria, b tt i piccole dimensioni Strumenti di uso generale (500 -1000 euro) Precisione 0.05 0 05 unità pI, pI alimentazione da rete, rete compensazione automatica della temperature (ATC), espansione di scala fino a 1.4 unità di pI Strumenti ad espansione di scala (1000 - 2000 euro) Precisione 0.01 unità pI, alimentazione da rete, ATC, espansione di scala da 0.5 a 2 unità di pI lettore digitale a 4 cifre, scala in mV Strumenti per ricerca (> 2000 euro) Precisione 0.001 unità pI, alimentazione da rete, g a 5 cifre, scala in mV ATC, lettore digitale L’ATC (Automatic Temperature Control) consiste nel misurare con una s d la sonda l temperatura t t d ll soluzione della s l i i cuii si sta in st misurando is d il pI I ed d impiegare il valore ottenuto per correggere il termine 0.059/n se esso si discosta da 25°C. Calibrazione di un elettrodo iono-selettivo Le equazioni generali: Cationi) Ecella = K - 0.059/n pC Anioni) Ecella = K + 0.059/n pA implicano p che si debba conoscere il valore di K p per risalire a p pC o p pA dal potenziale di cella. Un modo p per farlo implica p la costruzione di una curva di calibrazione, ottenuta riportando in grafico il p g potenziale di cella ottenuto per soluzioni ad attività (pI) nota (standard) per lo ione d’interesse. Misurando il potenziale nella soluzione incognita si dovrebbe risalire i li all’attività ll’ tti ità o pI I per estrapolazione: Purtroppo non è detto che il valore del termine K rimanga costante quando si passa dalle soluzioni standard alla soluzione incognita: cambiamenti di potenziale t i l di giunzione i i li id o del liquida d l potenziale t i l di asimmetria, i t i ad d esempio, i possono far variare K. Questo inficia ll’accuratezza accuratezza della misura di pI. pI Nel caso di un catione si ha: -log aC = -0.434 ln aC = - n (Ecella – K)/0.059 calcolando il differenziale di entrambi i membri si ha: -0.434 (1/aC) daC = n/0.059 dK passando alle differenze finite si ottiene: -0.434 ((1/aC) aC = n/0.059 K da cui: aC /aC = n K/ 0.0257 = 38.9 n K Una variazione di soli 0.001 V su K implica quindi uno scarto relativo pari a circa 0.04 sull’attività di uno ione, circa 0.01 unità per il pH. Correlazione attività-concentrazione Se si vuole ottenere la concentrazione di uno ione, piuttosto che la sua attività, occorre costruire una curva di calibrazione potenziale di cella – concentrazione: Il confronto indica che la differenza fra concentrazione e attività aumenta all’aumentare della concentrazione, a causa della diminuzione del coefficiente di attività. Se si usa la calibrazione rispetto alla concentrazione di uno ione è ancora più importante che le composizioni degli standard e della soluzione incognita siano simili. Per questo spesso essi vengono diluiti con lo stesso elettrolita (Tampone Regolatore della Forza Ionica Totale, TISAB). Calibrazione di un pH-metro e definizione operativa di pH Per le applicazioni più semplici un pH-metro viene calibrato usando due soluzioni tampone standard, che delimitino l’intervallo di pH contenente il valore incognito. incognito Standard a vari pH sono disponibili in commercio e se ne conosce il valore di pH al variare della temperatura e di altre condizioni. Per ciascun tampone standard si ha ha: pHS = - (ES – K) F/(2.303 RT) con ES = potenziale di cella. effettuando due misure su altrettanti standard si consente al pH-metro di calcolare K. Successivamente si misura il potenziale di cella per la soluzione incognita (U = unknown), un microprocessore nel pH-metro risale automaticamente al pH applicando la relazione: pHU = - (EU – K) F/(2.303 RT) = pHS – (EU – ES) F /(2.303 RT) essa è la l definizione d fi i i operativa ti di pH H secondo d la l IUPAC. IUPAC Titolazioni potenziometriche Rispetto ad una titolazione con indicatore chimico, una titolazione potenziometrica implica l’impiego di un elettrodo indicatore il cui potenziale sia influenzato da una specie coinvolta nella titolazione. titolazione Nel caso di una titolazione acido-base, ad esempio, l’elettrodo l’ l d è rappresentato da d un pHH metro e la curva di titolazione si può ottenere riportando il potenziale o il pH stesso in f funzione i d l volume del l di titolante tit l t aggiunto. i t Vantaggi delle titolazioni potenziometriche rispetto a quelle con indicatore: sono applicabili anche a soluzioni colorate o torbide rispetto alle misure potenziometriche dirette: si basano su variazioni di potenziale elettrodico nello stesso sistema, sistema dunque sono poco inficiate da fluttuazioni nei potenziali di giunzione liquida L’andamento della titolazione può essere visualizzato riportando p il potenziale p elettrodico (o il pH) in funzione del volume di titolante aggiunto. Nel caso di una titolazione di precipitazione del Cl- con Ag+ si può seguire il potenziale di un elettrodo Ag/Ag+: Per una titolazione con rapporto 1:1 fra titolante e analita il punto finale è anche h ill punto di d flesso fl d ll curva e può della ò essere meglio l apprezzato dalle d ll curve della derivata prima o seconda del potenziale: Biosensori potenziometrici Definizione IUPAC di biosensore Dispositivo analitico che consiste in un componente biologico immobilizzato, responsabile del riconoscimento selettivo della specie analizzata (analita), in intimo contatto con un opportuno trasduttore, dispositivo che converte la risposta biochimica in un segnale elettrico quantificabile ed elaborabile. Il biocomponente è una molecola biologica (o addirittura una cellula) che riconosce un analita e, nell’interagire specificamente con esso, determina una variazione chimico-fisica chimico fisica misurabile dal trasduttore. Nei biosensori potenziometrici tale variazione riguarda il potenziale di un elettrodo indicatore, sensibile ad una specie chimica correlata all’analita. ENZIMA POTENZIOMETRICO Biosensori potenziometrici ad enzima immobilizzato L’accoppiamento fra un enzima ed un trasduttore potenziometrico può essere sfruttato per determinare numerose molecole organiche con una tecnologia simile a quella usata per determinare ioni inorganici. Nel caso dell’urea, ad esempio, si sfrutta l’idrolisi catalizzata dall’enzima ureasi, immobilizzato all’interno di una membrana: (NH2)2 CO + H3O+ + H2O 2 NH4+ + HCO3- L’ NH4+ può ò essere rivelato i l t con un elettrodo ionoselettivo; l’NH3, in equilibrio con esso, esso può essere rivelata con una sonda sensibile al gas. Altri esempi di biosensori potenziometrici Componenti chiave dei biosensori potenziometrici ad enzima sono la membrana che immobilizza l’enzima, che può essere di materiale inorganico (vetro allumina) o organico (polimeri che legano covalentemente ll’enzima (vetro, enzima o che lo inglobano), e la membrana protettiva esterna, che tende a limitare l’interferenza di altre biomolecole presenti nei campioni biologici (proteine). L’interferenza da parte di altri cationi/anioni inorganici può tuttavia inficiare il responso di tali dispositivi.