...

Venite con me a salvare le parole dimentic at e

by user

on
Category: Documents
22

views

Report

Comments

Transcript

Venite con me a salvare le parole dimentic at e
12
UNA GIORNATA PARTICOLARE
LUNEDÌ 26 MAGGIO 2014
IL FATTO QUOTIDIANO DEL LUNEDÌ
Chi è
Passione w Dopo una laurea in Architettura
e dieci anni in un’agenzia pubblicitaria, ha mollato tutto
per fare quello che la diverte di più: andare a caccia
di termini antichi caduti in disuso e riportarli
nel nostro vocabolario e nella vita quotidiana
Chi eravamo w “Prima studio la loro etimologia e poi
le trasformo in un’opera d’arte: un quadro, una scultura,
un video, un’istallazione o una performance”.
Più che una passione, una missione: le mette in salvo
per non perdere la memoria di quello che siamo stati
CACCIATRICE DI VOCABOLI
Sabrina D’Alessandro ha 38 anni. Dopo gli studi di architettura, ha cominciato una carriera come pubblicitaria
a Milano. Poi di aprire l’Ufficio di resurrezione delle parole smarrite”
Vocabolario vivente
“Venite con me
a salvare le parole
dimenticate”
di Chiara
Daina
A
i piedi ha un paio di All Star verde
bosco con i lacci rossi, per camminare svelta in città, visto che
dell'auto può farne a meno. E al
collo un ciondolo argentato con la scritta “facitoio”, che significa “si può fare”, per ricordarsi che vale la pena inseguire i sogni.
Una parola che Sabrina D’Alessandro, 38 anni, frangetta nera e capelli lunghi sotto le
spalle, ha ripescato nel dizionario della Crusca del 1600 e ha fatto subito sua, come un
talismano della vita. “Tanto oggi di fame non
si muore, quindi a osare non si sbaglia mai.
Anzi – insiste – avere il coraggio di fare quello che ci piace è il modo migliore per tutelarci”. Lei, milanese doc, si è presa alla lettera. Dopo una laurea in Architettura, dieci
anni in un’agenzia pubblicitaria, ha mollato
tutto per fare quello che la fa divertire di più:
andare a caccia di parole antiche cadute in
disuso e dare loro una seconda chance. “Prima studio la loro etimologia e poi le trasformo in un’opera d’arte: un quadro, una
scultura, un video, un’istallazione o una performance”. Più che una passione, una missione: Sabrina mette in salvo tutte quelle parole che non usiamo più per non perdere la
memoria di quello che siamo stati. “La parola
contiene l’immaginario di un’epoca, è una
specie di poesia – spiega –. Conoscerla serve
ad allargare lo sguardo sulla realtà, a cogliere
sfumature cui mai avremmo pensato e dettagli che fanno la differenza”. Dunque a Berlusconi, suggerisce lei, ha senso dare del salapuzio, cioè uomo di piccola statura con
un’alta considerazione di sé, saccente e libidinoso. Brunetta diventa un burbanzoso,
spocchioso che sminuisce gli altri per esaltare
se stesso. Il resto della casta potrebbe benissimo incassare insulti del tipo: faloppona
(boriosa), gagarona (vanesia), panurgo (imbrogliona). Nella sua casa-atelier o “ufficio
con cucina” come piace chiamarlo a lei, visto
che qui ci dorme, mangia e lavora, ma uf-
ficialmente battezzato “Ufficio di resurrezione delle parole smarrite”, al secondo piano di
un palazzo in via Maiocchi, a Milano, ha
creato col tempo un inventario di mille parole, che risalgono al 1300 fino al 1900. Sono
appese, dipinte, scolpite, scandite, fotografate, videoriprese. Nascoste nella credenza, di
fianco al frigorifero, sopra la lavatrice. È la
parola che si fa oggetto. Una più di tutte per
Sabrina incarna lo spirito della società di
adesso: l’ affralimento collettivo, una schiera di
pulcini immobilizzati sui denti di una sega
inchiodata al muro. Tradotto: un atteggiamento di prostrazione senza rivoluzione. Sinonimo del lamentarsi senza reagire. C’è anche in versione daddoloso, che suscita compassione per attirare l’attenzione: il pulcino si
erge sul morsetto da falegname. E poi, aggiunge, “è pieno di gente affetta da rifrugamento fanfalucco, avete presente quelli che si
fanno l’esame di coscienza per finta e perseverano nell’errore?”. Sabrina li rappresenta
con una maschera incollata su uno specchio
rotondo.
NELL’ELENCO DEI NOMI smarriti c’è anche
quello per chiamare la dipendenza da shopping compulsivo: oniomania. Quello per
l’amore ricambiato: redamazione. Perché è
sparito? Chiediamocelo. E la definizione di
una persona fastidiosa: Culaio, come la mosca
cavallina che aggredisce il sedere del cavallo.
“Per anni ho sottolineato i termini rari e stravaganti sui libri che leggevo e spulciato decine
di dizionari”. Come il primo vocabolario
dell’Accademia della Crusca del 1612, il Tommaseo del 1861, il Petrocchi del 1891, il Pianigiani del 1907. Fucine di parole bizzarre
tanti autori: da Machiavelli, Dante, Ariosto,
Bembo a Gadda, Landolfi, Marinetti, D’Annunzio, Pascoli e Pasolini. Sabrina se li è letti
per filo e per segno. Una, due, tre volte. Poi
nel 2009 quello che era soltanto un hobby
diventa un mestiere. Il primo passo è “Il cimitero delle parole altrimenti defunte” (parole su carta stropicciata alle pareti e accar-
perché l’avesse fatto lui
rispose: ‘Per piacere’”.
Le parole dimenticate
sono il pretesto per ritratti su commissione.
“Passo due giorni con la
persona, a casa sua, per
capire che tipo è, poi mi
faccio venire in mente
un aggettivo e una forma”. Usando tutti i materiali possibili. Anche
un collage digitale di foto, un birillo da bowling,
piume e almanacchi.
Tempo di produzione:
circa un mese. Per esempio Giustina, tipetto volubile, diventa Volandola:
“Da volando, la parte più
Qui sopra una delle installazioni di Sabrina D’Alessandro (nella foto in alto) leggera della farina che si
alza in aria durante la
macinatura del grano.
tocciate a mucchio per terra) che presenta L’ho raffigurata con una bilancia in mano per
all’interno di una mostra collettiva. Poi non si soppesare gli umori e trovare un equilibrio
è più fermata. Oggi all’attivo ne ha più di dentro di sé”.
venti, l’ultima alla Triennale di Milano due
mesi fa. Oltre a due libri pubblicati: Il libro delle NELLE SCUOLE ALLENA i bambini ai neoparole altrimenti smarrite (Rizzoli) e Ufficio Re- logismi con “il laboratorio delle parole imsurrezione–Archivio 1 (Grafica European Cen- paravolate” (cioè che parlano molto): “Si gioca
ter of Fine Arts). Un sito web: ufficioresur- con i vocaboli come si fa con gli oggetti,
rezione.com. E l’asta di parole del 16 aprile smontandoli, spostandoli e ricombinandoli”
scorso alla Basilica di Sant’Ambrogio, nel spiega Sabrina. Il risultato è lo scopanuvoli,
cuore della Milano romana: “Una follia pura individuo alto con capelli ispidi e folti che
– dice lei – per fortuna è andata bene”. Sedici pulisce il cielo, lo sbucciafatiche, chi in qualparole incorniciate battute all’asta, fino a 199 siasi modo tenta di risparmiarsi delle fatiche,
euro, come ponzamento (meditare a lungo, o il ventipiovolo, il vento che porta pioggia
con fatica e senza conclusioni) e lillo lillo (pia- battente.
no piano). Lei si (pre)occupa di più delle pa- Sabrina non dà retta all’ oblomovista gorghirole che parlano di quello che siamo. Quelle profondo (da Oblomov, titolo e protagonista di
che funzionano a mo’ di scrigno dell’anima. un romanzo russo), una sua invenzione, al
La sua preferita è “il piacere del magnolino”: quale ha messo in bocca l'aforisma: “Comun“Denota un piacere tutto personale che si ha que vada sarà un decesso”. Lei hai piedi per
nel fare qualcosa, che per gli altri può risultare terra. “Non sono ricca, non sono neanche
incomprensibile. Deriva da Benedetto Ma- esigente, tiro avanti con dignità”. Di arte, cari
gnolini, un nobile fiorentino del 500, che in politici, non si muore. Anzi si rinasce. Nel suo
un giorno di pioggia andò in mantello, cap- atelier ha messo delle piante, rigorosamente
puccio e zoccoli da Firenze a Pisa per una vere: “Ho bisogno di cose vive”. Come le pastrada fangosa e quando gli amici gli chiesero role.
Fly UP