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Scarica allegato - Tennis Club Quanta, Milano
HCM24 - QVNews pubbl. trimestrale registrazione 267/2004 tribunale Milano Poste Italiane Spa - Sped. A. P. -70% - LO/MI N.1/2011 - Anno IX N°67 - dicembre - marzo 2014 int QUANTA VILLAGE NEWS S P O R T • L A V O R O • Benvenuti nel Club dei sogni E V E N T I • er vis P ta R in O es G clu E T siv T a 68 Dicembre - Marzo 2014 LETIZIA MORATTI d 2014 c I Quanta FisioMed Poliambulatorio Visite specialistiche Trattamenti SPORTIVA NON AGONISTICA TECAR SPORTIVA AGONISTICA LASER ORTOPEDICA ULTRASUONI DIETOLOGICA IONOFORESI OSTEOPATICA ELETTROSTIMOLAZIONE CARDIOLOGICA MASSOTERAPIA FISIATRICA MASSAGGIO SPORTIVO ALLERGOLOGICA-IMMUNOLOGA MASSAGGIO DECONTRATTURANTE TEST ALLERGOLOGICI LINFODRENAGGIO TRATTAMENTO DI RIABILITAZIONE Trattamenti riabilitativi in acqua, su sabbia e in palestra. TRATTAMENTO OSTEOPATICO Via Assietta, 19 - Milano (MM Affori FN) • tel. 02 39565590 - 02 39565589 - fax. 02 83387812 • www.quantafisiomed.com - [email protected] IN QUESTO NUMERO I N . E S C L U S I V A L A V O R 9 EDITORIALE 5 RICORDO CIAO PAOLO, MI MANCHERAI 6 Il Vicepresidente Mattina e il prof. Mazzoleni a confronto A proposito della fantomatica Cittadella dello Sport... AMARCORD IL PIACERE DEI SOGNI VILLAGE PEOPLE A PARTE TINA TURNER IL CLUB? TUTTA CULTURA 29 L’indimenticabile Cesare Rubini Marco Schiavio parla del Quanta Village SPORT MATRIMONIO TRA CAMPIONI 30 IN MUSICA DICEMBRE CON LA VERDI Quanta sostiene lo storico Geas nel basket Una stagione scintillante CORSI 2° ROUND 13 TEAM BUILDING 34 Intervista a Marco Gilardelli SALUTE PREVENZIONE NELLO SPORT 19 45 AREA BIMBI EXPO 46 Impara l’inglese con le ricette internazionali Da medaglia d’oro 15 42 32 EVENTI Il Quanta Village cambia volto 26 MILANO CHE VINCE L’ANNO CHE VERRÀ Dopo un lungo periodo di silenzio, un’intervista al QVN CLUB RIGHT CLUB P E N S I E R I . I N . L I B E R T À 21 LETIZIA MORATTI CHIUSURA IN LETIZIA O AGENDA HOCKEY PARTENZA DA CAMPIONI 35 VIAGGI TUTTI AL MARE D’INVERNO 38 CAPODANNO AL VILLAGE 48 3 QVN e20da15anni la nostra esperienza al servizio della vostra azienda... CONVENTION Allestiamo in modo personalizzato le aree scelte in esclusiva per il vo- TORNEI AZIENDALI Ci occupiamo di tutte le fasi, dall’organizzazione del tabellone all’arbi- stro evento. Mettiamo a disposizione il miglior staff per accogliere e servire gli ospiti. Elaboriamo con voi l’offerta catering personalizzata in base alla tipologia dell’evento. Gli spazi convention: • 2 aule formazione da 30 e 40 posti, munite di videoproiettore traggio, alle premiazioni. Assicuriamo l’assistenza e la sicurezza necessari, sapendo fornire anche tutti i confort necessari. Ospitiamo tornei di calcio, basket, beach volley, nuoto, tennis, hockey, running e le olimpiadi aziendali. Nel dettaglio: • 16 campi da tennis di cui uno da 800 posti a sedere • 3 uffici per colloqui individuali • Sala convegni da 140 posti, oscurabile, dotata di videoproiettore e impianto audio di ultima generazione • Aula informatica dotata di videoproiettore • 5 campi da beach volley/beach tennis • 2 piscine • 2 campi da calcio a 7 • campo da calcio a 5 • campo da calcio a 3 • campo da green volley OUTDOOR TRAINING Organizziamo giornate di formazione in un contesto rilassante. Mettiamo a disposizione della vostra azienda gli spazi e i servizi del Quanta Village, fornendovi un’assistenza completa. Varie soluzioni per il team building: cucina, hockey, football americano, beach volley, calcio, apnea e running sono alcune delle attività propo- • pista da roller • pista di running ste per rendere affiatato e complice lo staff. Disponiamo di spazi all’interno della struttura per promuovere la vostra azienda. I servizi di comunicazione e consulenza grafica completano la nostra offerta. CENE AZIENDALI Nell’ampia Pizzeria, nelle sale Ristorante, nei tanti spazi all’aperto possiamo ospitare pranzi e cene aziendali, incontri natalizi e di fine anno, anniversari, cene di gala e di rappresentanza. SOLUTIONS Il Quanta Village è il luogo ideale per set fotografici e temporary shop. FAMILY DAY Eventi “formato famiglia” nell’area riservata ai più piccoli (6000 mq), dove poter stare insieme e svolgere gare di sumo, tiro con l’arco, mini calcio, mini beach volley, cooking. Il contesto più idoneo per rafforzare Quanta Village via Assietta 19 20161 Milano (Mi) tel. 02 83387231 www.quantavillage.com i rapporti umani tra colleghi. [email protected] 15 anni EDITORIALE CHIUSURA IN LETIZIA D ue notizie sepolte tra i resoconti di falchi e colombe e la conquista del Milan da parte di BB. Nella ricca Baviera e nell’altrettanto benestante cantone di Graubünden, in Svizzera, i cittadini con un referendum hanno detto un secco ‘no’ (con percentuali vicine al 60%) all’idea di ospitare le Olimpiadi invernali del 2022. Il sindaco di Monaco, tanto per non lasciar spazio ad equivoci, ci ha tenuto a ribadire che il ‘no’ non si deve ritenere alla sola edizione del 2022 ma a titolo definitivo. Per sempre. Tutto questo fa sorridere (o piangere, a seconda dei punti di vista) se si pensa che Milano, la Lombardia e i governi che vi si sono succeduti da sempre hanno fatto del land bavarese e della vicina Svizzera i loro modelli di riferimento, le Shangri-La dietro l’angolo che un giorno – se avessimo fatto i bravi – ci avrebbero accolto a braccia aperte. Ma che strano. Là appena spunta la parolina ‘Olimpiadi’ si chiede alla gente – che spesso è più saggia dei politici, perché più di loro si confronta ogni giorno con i problemi veri – cosa ne pensa: e subito ha bocciato l’idea. Qui, nella ridente e funzionale Milano, nel cuore dell’altrettanto ridente e funzionale Lombardia, non solo ci si guarda bene dal chiedere il parere dei cittadini, ma non c’è amministrazione – comune o regione non fa differenza, destra e sinistra pure – che alla magica parola con i cinque cerchi non frema d’orgoglio, non rivendichi diritti acquisiti (da chi? Perché?), non minacci il governo di turno di secessione e barricate se non appoggia la candidatura di Milano. Questa volta però c’è stato il cambio di passo (e come poteva non essere, abbattuto il muro del Celeste?): noi lasciamo a Roma le Olimpiadi di chissà quale secolo (come se fossero già assegnate), voi ci lasciate la ‘Cittadella dello sport’. Ohibò. La Cittadella dello sport. “ Uno stadio, una piscina olimpica, un palazzetto dello sport e un velodromo, visto che il Vigorelli non è utilizzabile”. Parole e musica di Bobo Maroni, il governatore. Dove? Sui terreni dei padiglioni dell’agroalimentare una volta concluso l’Expo. Sbaglio o questa è la città dove dal 1985 non si è riusciti a ricostruire il palazzo dello sport abbattuto dalla neve (record del mondo?) O dove il Palalido è ancora Ground Zero? O dove San Siro non ha i bagni per la tribuna stampa? E perché non aggiungere un palasport per l’hockey in line, visto che è l’unico sport che da tre anni regala scudetti e coppe a Milano? Beh, certo, adesso c’è aria nuova in città, il presidente-ingegnere del CONI Lombardo ha un avviato studio che progetta (anche) impianti sportivi e quindi non c’è dubbio che i tempi siano cambiati, che tutto non sarà più come prima e lui saprà dare i consigli giusti per far decollare stadio, piscina, palasport, velodromo e, già che ci siamo, perché no anche uno stadio per il tennis. E così, tra una settimana passata a chiedere le Olimpiadi, un’altra a chiedere di farle fifty-fifty con Roma, un’altra a rinunciare e un’altra a barattarle con la Cittadella dello sport, i lombardi come il sottoscritto continuano ad impiegare ogni giorno quasi 2 ore per andare da Monza all’ufficio zona S.Siro (auto o mezzi pubblici non cambia), oppure ad aspettare 8’ tra una corsa e l’altra del metrò dopo le 9 del mattino (ma all’ATM pensano che dopo le 9 la gente non lavori più?), chiedendosi perché mai in tangenziale alle 8 del mattino o sul metrò verso le 10 non s’incontrino mai Maroni, Pisapia, Podestà e tutta l’allegra compagnia di giro. Perché non chiedere ai milioni di miei compagni di sventura milanesi cosa ne penseremmo di Olimpiadi e Cittadelle dello sport, così come hanno fatto in Baviera e in Svizzera? E non siamo ancora ai giorni dell’Expo, quando sulle uniche due tangenziali milanesi, costruite quando circolavano 8mila auto al giorno e rimaste tali e quali oggi che ne circolano 8 mila all’ora, si riverseranno auto e pullman dei visitatori da ogni angolo del pianeta: vogliamo dire che forse c’è qualche priorità rispetto alla Cittadella dello sport, per giunta in una città che – vedi Milano Sport – in questo campo non ha mai dimostrato di capirci molto? Le infinite code in tangenziale non ci hanno impedito di giungere puntuali all’appuntamento con Letizia Moratti, l’ex-sindaco di Milano, già ministro della Pubblica Istruzione e presidente della RAI che dopo mesi di silenzio seguiti alla sua uscita dalla politica ha deciso di raccontare in esclusiva per questo giornale cosa sta facendo, i suoi progetti, le sue speranze. Un piccolo-grande scoop che ci riempie di legittima soddisfazione, alla fine di un anno che ci ha visto ospitare su queste stesse pagine anche Edward Luttwak. Se vogliamo, il nostro piccolo ‘scudetto’ dopo quelli dell’hockey Quanta e quelli del bilancio del Gruppo, a conferma della bontà del ‘pacchetto’, per usare una terminologia della F.1. Ma soprattutto a conferma della credibilità di un brand – Quanta – per il quale si aprono anche porte che fino ad oggi erano rimaste chiuse, come quella di Letizia Moratti. Non poteva esserci viatico migliore per iniziare al meglio il 2014. Auguri. Dario Colombo 5 QVN RICORDO CIAO PAOLO, MI MANCHERAI... di UMBERTO QUINTAVALLE Presidente Quanta V enerdì 1° Novembre, mattina presto, squilla il telefono, la voce di Olivier il figlio di Paolo, calma e dolce: Umberto, Papà non ce l’ha fatta. Mi si ferma il cuore, ma come ieri sera, era quasi mezzanotte, mi avevi detto che stava un filo meglio e che reagiva alle cure all’ospedale di Timisoara. Sono io che trascino Olivier, nel singhiozzo, nelle lacrime: lui con Philip hanno perso un grande Padre, io un grande, vero amico, tutti noi abbiamo perso un Uomo con la U maiuscola ed un Galantuomo. Ho passato una vita con Paolo, prima come spensierati asini a scuola, poi divertendoci ad alternare studio e follie giovanili all’Università, poi socio insieme a Francesco Martinoni nella prima iniziativa imprenditoriale della nostra vita quando eravamo poco più che trentenni, senza una lira, ma con 6 QVN grandi sogni. Una follia iniziale costituendo una società di engineering noi che non sapevamo la differenza tra un tornio ed una fresa. Così che all’inizio le macchine e gli impianti che progettavamo e facevamo costruire riuscivamo a venderle con salti mortali doppi e carpiati solo in Africa e Medio Oriente, unici posti dove si fidavano di noi. Poi lottando come leoni, piano piano siamo riusciti a svilupparci prima in Italia, poi in Europa, alla fine abbiamo vinto la nostra battaglia anche in USA con l’apertura addirittura di una nostra società commerciale americana. Sempre insieme, una decina di anni più tardi quello che per noi è stato il grande salto anche nell’industria manifatturiera; anche qui anni difficilissimi che almeno in un paio di volte ci hanno portati vicino alla disastrosa resa. Solo io so come in quegli anni di scalate dell’Everest tu e Francesco siate stati amici, grandissimi amici nel continuare a supportarmi (e sopportarmi) nelle scelte apparentemente sbagliate nelle quali Vi avevo convinti a seguirmi. Ho sempre avuto al fianco, mai arretrando e sempre col sorriso e il tuo unico savoir faire, un grande Manager ed un ancor più un grande amico provato non quando le cose sarebbero andate alla fine bene, ma nei momenti di difficoltà estrema. Come se non bastassero le grane nelle quali ti cacciavo, ti convincevo a comprare insieme a me l’Hockey Club Milano diventata in seguito la squadra di una nostra grande passione, fonte soprattutto di incomparabili mal di fegato per i due scudetti che l’ “odiato Bolzano” ci aveva letteralmente rubato in RICORDO Gennaio 2010, Paolo Crespi riceve la targa celebrativa per i suoi 10 anni in Quanta. Nella pagina precedente: con i figli Philip e Oliver e in basso la foto ufficiale dell’HCM24 (Hockey sul ghiaccio) stagione 95/96, Paolo Crespi era vicepresidente della squadra. due stagioni consecutive. Alla fine per noi due, Francesco nel frattempo era passato alla gestione delle sue attività agricole, è arrivato Papà Natale sotto le spoglie di un signore americano nostro concorrente, che rilevando le nostre due attività ci ha reso per la prima volta nella nostra vita belli liquidi. Anche nel dopo non mi hai abbandonato, entrando come Manager chiave al mio fianco nell’attuale sogno della mia vita, la Quanta con in pancia il Quanta Village di cui sei stato anche il primo Presidente. Poi, otto anni fa, il dramma della tua malattia: ricordo come un incubo come una mattina, pochi minuti prima del natalizio Quanta, per tutti noi sempre momento importante, una gran festa, tu mi hai chiamato da una clinica milanese e con voce calmissima, mi hai detto testualmente: “Umberto, ho due mesi di vita”. Così come ricordo la mia disperata “Un grande manager ed ancor più un grande amico” emozione di fronte a tutto il Personale della nostra Quanta, nel comunicare, col tuo permesso, che non saresti più potuto venire in ufficio e perché. Invece tu sei stato ancora una volta un leone: hai per anni sconfitto quella schifosa malattia che ti aveva colpito, ti sei sottoposto a cure la cui sofferenza era dettata anche dalle camere di isolamento a cui per mesi i medici ti sottoponevano, sei tornato in ufficio e quattro anni dopo, in altro e ben diverso natalizio in cui venivi premiato per i tuoi dieci anni in Quanta, hai fatto morire dal ridere con un tuo straordinario intervento, la platea Quanta, che ti conosceva sì come serissimo e valorosissimo Manager, ma che non aveva mai conosciuto il Paolo in libertà. Leone, buono, Padre e Marito perfetto sei stato sino alla fine, quando hai deciso contro il parere dei medici di prendere di buon’ora un aereo con tua moglie Catherine per Timisoara, preoccupato per una infezione che lì aveva colpito Olivier. È stata la fine, repentina; nel pomeriggio ti ha preso una violenta crisi, una delle tante che già avevi sperimentato, ma all’ospedale di Timisoara non avevano le necessarie strutture per difenderti. E così la mattina successiva te ne sei andato. Grazie Paolo, per tutto quello che mi hai dato, grazie per la tua amicizia, grazie per le tante cose che mi hai insegnato. Mi mancherai, tanto. 7 QVN DA OLTRE 160 ANNI UNA STORIA FATTA DI SUCCESSI Qualità, tradizione e cultura sono la forza di Birra Menabrea. Una birra d´èlite basata sul concetto di “fatto a mano” e che da oltre 160 anni continua a raccogliere premi internazionali. Riconoscenze che sono rintracciabili nella qualità delle acque biellesi, nella scelta del luppolo, del ceppo di lieviti, del malto e sicuramente nell´amore che gli uomini, dal mastro birraio a chi si occupa degli altri processi di produzione, vi dedicano e vi hanno sempre dedicato. “MENABREA 150° ANNIVERSARIO” IN ONORE DELLA CELEBRAZIONE DEI 150 ANNI DELLA FONDAZIONE DELLA SOCIETÀ www.birramenabrea.com INTERVISTA PAROLE DI LETIZIA Dopo il lungo silenzio seguito alla sua uscita dalla scena politica, Letizia Moratti racconta in esclusiva a QVN il suo impegno in San Patrignano, i suoi progetti per il futuro, le soddisfazioni raccolte nella sua lunga carriera di presidente RAI, ministro, sindaco di Milano. di DARIO COLOMBO 9 QVN INTERVISTA P er anni – e che anni – è stata al centro della vita culturale e politica del Paese, come presidente della RAI, ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, sindaco di Milano. In quest’ultima veste si batte e conquista l’Expo guadagnandosi le prime pagine dei giornali di mezzo mondo ed anche – inevitabili in un paese come il nostro – le infinite e spesso strumentali polemiche su cariche, attribuzioni, programmi. Nel bene e nel male, insomma, per quasi vent’anni Letizia Moratti è stata personaggio da prima fila, come se già non bastasse un cognome che significa mille cose. Poi, con lo stesso – come dire? – ‘silenzio’ con cui era comparsa sulla scena, dopo la sconfitta nelle elezioni comunali ad opera di Giuliano Pisapia scompare dalle pagine dei giornali e dagli schermi delle TV, così come dalle infinite occasioni mondane del jet set milanese, ritirandosi in buon ordine anche dalla corsa-polemica per l’Ambrogino d’Oro di quest’anno. Insomma, missing in action. Inevitabile che in tanti si ponessero la domanda: cosa sta facendo Letizia Moratti? “Sono tornata ad occuparmi delle imprese di famiglia…(Sorriso). Meglio: sono tornata ad occuparmi in maniera più 10 QVN significativa della mia famiglia e di San Patrignano, che considero la mia seconda famiglia. Durante gli anni da sindaco di Milano avevo avuto meno tempo da dedicare alla comunità e dunque adesso sono molto contenta di poterlo fare con più assiduità”. “E poi” continua “c’è tutta l’attività nell’ambito della finanza sociale che considero uno dei settori sui quali dovremo sempre più confrontarci in futuro”. Un ritorno alla vita ‘normale’, insomma? “Ma no, anche quella di prima era per me vita normale. Ho avuto la fortuna di poter fare molte esperienze diverse nella mia vita, da manager di aziende private e di aziende pubbliche, da ministro e da sindaco, sempre accettando nuove sfide ma soprattutto sempre con l’obiettivo di poter essere utile alla società”. Quindi nessun rimpianto? “Assolutamente no, non sono mai stata una che guarda al passato anzi, se dovessi trovarmi un segno distintivo direi che sono una che ha sempre guardato avanti, a volte troppo, anticipando temi e scenari che per molti erano inverosimili. Da presidente della RAI sono stata la prima a puntare verso il digitale considerandola una tecnologia indispensabile. Ho portato in Italia Murdoch e SKY, guadagnandomi persino un decreto antiMurdoch del governo e adesso mi sembra che SKY non sia poi quel mostro che allora dipingevano. Da ministro della scuola ho avviato una riforma che offriva un percorso professionale ai giovani sul modello tedesco. Da sindaco di Milano ho portato l’Expo…” Ecco, l’Expo. Quanto è stato difficile portarlo a Milano? “Non è stato difficile, è stato difficilissimo. E per tre ragioni: avevamo contro un governo turco che aveva investito per averlo 42 milioni di euro contro i nostri 17 ; avevamo contro l’atavica incapacità italiana di fare sistema; infine dovevamo convincere 150 paesi, uno per uno, dove anche il Burkina Faso contava come la Cina”. Porta avanti l’idea dell’Expo, si batte per anni e riesce a vincere. Dopodichè, quando l’Expo è finalmente a Milano, lei non fa più parte del progetto. Come ha vissuto tutto questo? “ Chiariamo: sono stata io a lasciare. Mi sembrava la scelta più logica, essendo commissario alle opere e commissario per i rapporti con i Paesi ho ritenuto giusto lasciare a chi ha responsabilità istituzionali”. E adesso? “Mi dedico ad altro”. Proprio partendo dall’Expo, e guardando almeno una volta al passato, Letizia Moratti con il capitano degli All Blacks Richie McCaw, in occasione della loro visita a Milano. INTERVISTA qual’ è stata – tra tutte – l’esperienza più gratificante? “Se penso al periodo di presidenza della RAI non posso nascondere che è stata un’esperienza bellissima. Al di là dell’aver lasciato i conti in ordine, dell’aver superato la concorrenza, è un’azienda che comunque ti rimane nel cuore. Ma allo stesso modo se guardo all’esperienza di ministro e penso che abbiamo riportato nel percorso educativo più di 100mila ragazzi che altrimenti avrebbero lasciato la scuola, non posso non sentirmi orgogliosa. E poi c’è Milano, a cui – al di là di Expo – ho lasciato un’eredità culturale fatta di nuovi spazi museali – si pensi al Museo del Design, al Museo del 900 - di centri di aggregazione come la Fabbrica del Vapore, insomma un patrimonio che ha un valore straordinario sul piano dell’ inclusione sociale, del turismo, dell’economia”. Chiusi quei capitoli si arriva all’impegno odierno, in particolare con San Patrignano. Com’è iniziata questa avventura? “Tutto ha preso avvio nel ’79 e da allora io e mio marito trascorriamo tutti i weekend e le nostre vacanze là. Determinante nel nostro coinvolgimento è stato l’incontro con Vincenzo Muccioli, personaggio straordinario che ha saputo farci capire il dramma della tossicodipendenza in anni in cui nessuno ne parlava, non esistevano leggi al riguardo, gli ospedali pubblici rifiutavano i malati di AIDS”. Cosa rappresenta oggi per lei? “Come dicevo prima è la mia seconda famiglia. Ma è stato anche il punto di partenza, lo stimolo per aprirmi verso il mondo del sociale che non significa solo tossicodipendenza. Per questo sia in RAI, sia come ministro e sindaco ho sempre cercato di dar vita a progetti ed iniziative che si rivolgessero a questo mondo. La stessa Expo avrebbe dovuto essere il cuore di un progetto di cooperazione interna- zionale per favorire lo sviluppo dei paesi più poveri”. In questo contesto è quasi inevitabile parlare di finanza sociale… “Assolutamente sì. Purtroppo si continua a non capire che ci troviamo di fronte ad una crisi che è molto più di una semplice crisi economico e finanziaria ma è anche crisi culturale, sociale. Per questo non si può pensare di uscirne utilizzando modelli e strumenti tradizionali e, forse, obsoleti. Occorre rivedere il modo di fare impresa, di fare investimenti, che non possono più essere soltanto nel breve e medio periodo ma devono guardare oltre, pensando alle generazioni che verranno, all’ ambiente e soprattutto a colmare le differenze tra chi ha molti mezzi e chi non ne ha”. In concreto? “In concreto sto lavorando a progetti di microcredito come ad esempio quello realizzato con la fondazione San Patrignano da 1 milione di euro per offrire ai giovani che escono dalla comunità la possibilità di realizzare delle loro imprese. La vera novità è che stiamo studiando anche in Italia lo strumento dei Social Impact Bond,o Pay per Success Bond come vengono chiamati negli Stati Uniti, strumenti finanziari estremamente flessibili che permettono un sostegno alternativo o complementare al welfare tradizionale e alle imprese sociali, cioè quelle imprese che hanno un impatto positivo sul territorio. In Inghilterra hanno avuto e stanno avendo un grande successo, negli USA Obama e l’ex-sindaco Bloomberg ne hanno fatto uno strumento importante di sostegno sociale”. Si sente un po’ sola in questa sfida? “A livello internazionale ci sono esempi straordinari e sono felice di collaborare con Attali e il suo movimento per l’economia positiva, con il Commissario europeo Barnier e con Sir Ronald Cohen che guida la task force del G8 sulla finanza sociale.” E in Italia? “Ci sono per fortuna altri come Giovanna Melandri o come Enzo Manes di Dynamo Camp che stanno lavorando in questa direzione. Ed anche il governo sta prendendo coscienza di questo problema, che è anche una grande opportunità”. Per ora insomma non c’è bisogno di ricorrere a Tohir… “ Direi di no…”. “Allora, capito cosa fa oggi Letizia Moratti?”. Capito. 11 QVN 12 QVN CLUB RIGHT CLUB Riki Tessari, direttore del Quanta Village, apre per la prima volta le porte del Club destinato a diventare punto di riferimento per tutto lo sport milanese di DARIO COLOMBO L e pietre, come diceva Shogun, sono cresciute. In senso metaforico ma anche reale, visti i cantieri grandi e piccoli impegnati a cambiare il volto del Quanta Village e ad aprire le porte su un futuro che era solo nella mente di Umberto Quintavalle. Le pietre sono cresciute, stanno crescendo e cresceranno ancora, e adesso il Club che (appunto) era solo nei sogni è pronto per aprire le proprie stanze e le proprie strutture ai nuovi soci, con l’obiettivo di diventare nel tempo punto di riferimento per gli appassionati di tennis (ma non solo) della Grande Milano in un momento in cui l’offerta in questo campo appare ogni giorno sempre più scadente sia nel privato che (soprattutto) nel pubblico (leggi Milano Sport). “Parlare di nuova idea o di nuovo progetto è sostanzialmente sbagliato, fuori luogo” afferma Riki Tessari, l’uomo che da mesi sta seguendo giorno dopo giorno la nascita della nuova creatura. “Il Club parte da lontanissimo, dal giorno stesso in cui venne rilevato l’ex-centro dopolavoro della Montedison. In quel momento c’era già l’idea del Club, era il punto d’arrivo, si trattava soltanto di creare le condizioni favorevoli per arrivarci, senza dimenticare che il nostro presidente oltre a vantare una carriera sportiva di tutto rispetto è ‘uomo di club’ per natura essendo stato socio per anni del TC Milano ed esser stato tra i soci fonda- t dell’Harbour Club”. tori G le condizioni favorevoli. Già, C non nascono ovviamente per caso Che m sono il frutto di 15 anni di lavoro, di ma s successi ed anche di piccoli fallimenti ( (pochi), di sana competitività con gli a altri players sul difficile mercato milan e di aspri conflitti con amministranese z zioni pubbliche (il colore non importa) c non hanno certo aiutato la Lunga che M Marcia verso la terra promessa. “Non volevamo arrivare al Club per i solo gusto di dire ‘Abbiamo il Club’ ” il c conferma Tessari. “Sono stati 15 anni di investimenti importanti e di continue migliorie per rendere comunque il Quanta Village una struttura moderna, sempre all’altezza dei tempi e soprattutto delle richieste della clientela. E sono stati 15 anni anche di esperienze che ci hanno aiutato a crescere, non avevamo la presunzione di essere i migliori per grazia ricevuta. Adesso pensiamo che il momento sia arrivato”. Parte la campagna pubblicitaria e di 13 QVN CLUB Club House: sopra la sala carte, in basso la sala TV e la sala lettura. Sotto, un rendering dei nuovi spogliatoi dedicati ai soci. comunicazione sui grandi quotidiani nazionali, iniziano gli ‘Open day’ per i futuri soci, il Club da ‘idea’ diventa una concreta realtà. Che, naturalmente, non significa solo nuovi spazi e strutture esclusive ma anche un approccio diverso di tutto il Village alla nuova avventura. “Il Club ha imposto a tutti un nuovo cambio di mentalità, proprio perché è cambiata la tipologia dei nostri frequentatori” conferma Tessari.” Finora tra il frequentatore’ mordi e fuggi’ ed il socio annuale c’erano poche differenze,mentre ora ci saranno spazi, servizi e attenzioni diverse per i soci del Club, che vuol dire elevare i nostri standard e porre l’asticella della nostra qualità molto più in alto. Con piacere, ovviamente”. Inevitabile pensare a modelli di riferimento, quando si parla di standard e asticelle sempre più in alto. “Beh, pensando di interpretare un po’ il pensiero della proprietà mi verrebbe da dire il Racing di Parigi o il Real di Madrid” ammette Tessari “ma volendo restare in Italia è chiaro che circoli come l’ Aniene, il Parioli, l’Harbour Club, restano un bel punto di riferimento per chi come noi approccia questo mondo, fermo restando che siamo un club milanese e la milanesità il nostro marchio di fabbrica ”. L’accenno ai modelli di riferimento porta inevitabilmente ad affrontare il discorso dello ‘sport di riferimento’, soprattutto osservando le campagne pubblicitarie dove il tennis la fa da padrone. Anche qui imprescindibile un riferimento alla tradizione della famiglia Quintavalle da parte di Riki Tessari. “Sappiamo quanto il tennis abbia contato e conti tuttora nel DNA della proprietà. Un passato di altissimo livello in campo nazionale e in Coppa Davis non si possono cancellare dall’oggi al domani. E comunque il tennis, al di là delle passioni individuali, rimane lo sport di riferimento dei club, perché è uno sport senza età, trasversale alle diverse generazioni, insomma anche nel Club Quanta il tennis avrà un ruolo rilevante”. 14 QVN E proprio dal tennis, con la creazione di 3 nuovi campi in Clay-Tech e la trasformazione di un quarto sempre con la stessa superficie, è partito il lavoro di ampliamento e restyling degli spazi del Quanta Village destinati ai soci del Club, che vedranno entro gennaio la ristrutturazione di tre spogliatoi maschili e femminili di nuovissima generazione, in aggiunta ad un parking riservato e ad una sala Club vera e propria completa di area TV, area business, area lettura e relax oltre ad una sala dedicata al gioco delle carte. “Nel 2014” prosegue poi Tessari, “in primavera daremo il via ai lavori di realizzazione della palazzina che ospiterà la reception, il pro shop e il nuovo bar a disposizione dei frequentatori, mentre a settembre, alla riapertura della stagione invernale avremo una nuova copertura della piscina. Nel 2015 poi prenderà il via la terza fase di investimenti nell’ottica Club con la ristrutturazione della club house dedicata ai soci durante nella quale verranno realizzati ulteriori nuovi spogliatoi dedicati, una area wellness e tutti gli spazi tipici di un Club, sala carte, sala TV, sala biliardo, area relax e sala lettura oltre a bar e ristorante riservati in esclusiva”. Un domanda però sorge spontanea: di fronte a questi cambiamenti radicali, nessun timore di perdere quei frequentatori che finora ha rappresentato lo zoccolo duro del Village? “Assolutamente no” si affretta a chiarire Tessari.”Ogni persona che frequenterà il Quanta Village beneficerà di una qualità sempre migliore a prescindere dalla modalità o abbonamento con il quale ci frequenterà in quanto manterremo sempre le nostre due anime.. La convinzione è che ci vorrà solo un po’ di pazienza, da parte nostra per comprendere a fondo le nuove esigenze dei soci, da parte del nostro pubblico per capire che tutto quello che stiamo facendo lo facciamo per rendere il Quanta Village sempre più efficiente ed accogliente per tutti”. The Right Club. CLUB CLUB IL VERO CLUB? TUTTA CULTURA Marco Gilardelli, ex-nazionale di tennis e presidente dell’International Club d’Italia, racconta i segreti per costruire un grande club sul modello di quelli anglosassoni di DARIO COLOMBO L a cravatta è grigia a strisce rosa, numero e dimensioni delle strisce indicano il paese d’appartenenza. Quella degli inglesi ne ha una sola, quella dei francesi 2, quella dell’Italia 2 larghe alternate a 2 più strette. La indossa con orgoglio, Marco Gilardelli, tennista azzurro degli anni Sessanta ma, soprattutto, presidente dell’International Club d’Italia, il club che dal 1924 riunisce tutti i campioni di tennis sparsi per il mondo che hanno fatto parte delle rispettive squadre nazionali. Perché quella cravatta, oltre che sim- bolo ufficiale dell’esclusivissimo club, è anche un po’ il simbolo di un certo modo di vivere lo sport, i suoi valori, la tradizione. Soprattutto, è il simbolo di un certo modo d’intendere un termine - club - troppo spesso abusato: “…specie da chi” sottolinea con un po’ d’amarezza Gilardelli “oggi vive lo sport più da tifoso che da sportivo”. Nessuno meglio di lui, insomma, è più indicato per parlare di stile e filosofia di un club, nel momento in cui anche al Quanta Village si stanno ponendo le basi per un Quanta Club destinato a raccogliere l’eredità dei club milanesi un tempo sulla cresta dell’onda. Lo facciamo tra le mura amiche del suo studio milanese, dove alle pareti campeggiano le foto di gioco al fianco di Nicola Pietrangeli e di altri campioni degli anni ’60, quando si permetteva il lusso di battere stelle del calibro di Franulovic, Orantes, Lloyd,o di fare da sparring partner sull’erba di Wimbledon al leggendario Santana. “L’International Club” racconta Gilardelli “è nato in Inghilterra nel ’24 per merito di un giornalista e di un nobile inglese con l’intento di mantenere viva 15 QVN CLUB l’amicizia tra campioni che si erano affrontati con le varie nazionali anche dopo il termine dell’attività. “Hands across the net, friendship across the oceans” divenne il motto del club e da allora, anno dopo anno passando indenne anche una guerra mondiale, l’International Club ha visto nascere 34 sedi in giro per il mondo, dall’Australia agli Stati Uniti”. Del club entrano immediatamente a far parte campioni come Borotrà, Lacoste e gli altri leggendari moschettieri di Francia, e poi inglesi, americani, olandesi. È proprio il Principe d’Olanda, a guerra finita, a mettere in palio tra gli International Club esistenti il Windmill Trophy, una specie di Davis per campioni del passato su cui anche l’Italia riesce a mettere le mani per due volte, con Gilardelli sempre in campo. 16 QVN “Ma il torneo, le partite, sono solo una piccola parte di quello che rappresenta il Club” continua Gilardelli. “La cosa vera, quella che rende questa associazione un qualcosa di unico nel mondo dello sport è lo spirito di attaccamento ai colori del proprio Paese e alle tradizioni del tennis. Insomma, per dirla in parole povere: la cultura. Che da noi non c’è. In Olanda tutti i tennisti iscritti all’ATP (di ieri e di oggi) si mettono a disposizione per 3 giorni l’anno per iniziative di beneficenza, raccolte fondi, aiuti agli handicappati, cene benefiche. Il martedì del Roland Garros i soci con la cravatta del club entrano gratuitamente”. “Si potrebbe proseguire all’infinito” continua Gilardelli “per esempio con la Coppa Potter che – tanto per dirne una – nell’ultima edizione ha visto in campo ben 17 tennisti che erano stati tra i primi 100 al mondo. Ma, ripeto, quello che conta è soprattutto lo spirito che ci anima”. Che in Italia non c’è. Come mai? “Perché da noi è difficile se non impossibile portare avanti le tradizioni così come avviene soprattutto nei paesi anglosassoni. Perché non c’è cultura. Perché in Italia si è prima tifosi e poi sportivi. Si diventa tutti appassionati di sci se ci sono Thoeni e Tomba, poi fine. Si diventa tutti appassionati di tennis se ci sono Pietrangeli e poi Panatta. Si diventa superesperti di golf se ci sono Rocca e i fratelli Molinari. E così via. Ma è chiaro che in questo modo non si costruisce un bel niente anche se devo dire, per onestà, che negli ultimi tempi la Federtennis sta cercando di superare questi ostacoli, anche sostenendo l’attività dell’International Club”. Già, la parola magica: club. Inevitabile CLUB In apertura: Marco Gilardelli, a destra, consegna al presidente onorario mondiale dell’International Club Frank Sedgman la cravatta dell’International Club d’Italia. A sinistra: Marco Gilardelli con Nicola Pietrangeli, finalisti nel doppio maschile al Torneo Internazionale di Roma Parioli 1966. A destra: Marco Gilardelli e Umberto Quintavalle regalano al TC Milano il Titolo Italiano Juniores 1964. passare dall’International Club al club di tennis in senso più tradizionale. Inevitabile anche chiedere a Gilardelli cosa occorra per fare un buon club. “Una cosa fondamentale” risponde “ovvero un gruppo di dirigenti che sappiano creare il giusto spirito di attaccamento ai colori sociali. Senza necessariamente disporre di strutture faraoniche o di una grande città alle spalle. Porto ad esempio il club di Albinea, in provincia di Reggio Emilia, di proprietà del comune, ma dove presidente e segretario stanno raggiungendo risultati strepitosi girando il mondo con i soci e mettendo in piedi iniziative che anche club più grandi si sognano”. scuola tennis, una superscuola agonistica e qualche campione trainante. Ma mi rendo conto che sia più facile a dirsi che a farsi”. Questo per fare un buon club. E per fare un grande club? “Facile: grandi strutture, una grande Alla luce di tutto questo, e nel momento in cui sta nascendo un Club Quanta, che consiglio si senti- È per questo che a Milano i club che un tempo rappresentavano l’eccellenza come il T.C. Milano ora non lo sono più? “Nel caso del T.C. Milano non sono stati capaci di rinnovare né le strutture né l’ambiente, portando forze fresche che sapessero raccogliere l’eredità di un tempo. Oggi un club dev’essere strutturato come un’azienda, e quindi certi principi che valevano trent’anni fa oggi non pagano più”. rebbe di dare al Presidente Quintavalle per portare al successo la nuova iniziativa? “L’amico Umberto è uomo di grande coraggio e di grande spirito, lo stesso spirito – mi piace ricordarlo – con cui suo padre fu tra i fondatori dell’International Club d’Italia. Per cui credo che la nuova iniziativa avrà tutte le cure e tutte le attenzioni che necessita. Ma se proprio dovessi dargli un consiglio gli direi: inventati cose come quelle che fanno a Wimbledon, dove il prossimo anno organizzeranno per 30 soci una vacanza in India e grazie ai contatti con 5 club indiani ci saranno altrettanti minitornei di tennis, cene e via dicendo. Sono cose come queste che creano lo spirito di appartenenza ad un club e alimentano la voglia di farvi parte”. 17 QVN SALUTE PREVENZIONE NELLO SPORT Il vecchio detto “prevenire è meglio che curare” nello sport diventa una regola da seguire scrupolosamente, ce ne parla Enrico Pozzi, Direttore Sanitario del Quanta Fisiomed di ENRICO POZZI A lla luce dei tragici avvenimenti degli ultimi anni nel mondo dello sport agonistico e non, è giusto ricordare quanto sia importante una seria e accurata attività preventiva. Da qui nasce l’importanza di una buona opera di prevenzione che consiste nel sottoporsi ad un controllo medico accurato prima di svolgere l’attività sportiva; infatti l’impegno a cui l’organismo è sottoposto durante l’esercizio fisico è tale da richiedere un perfetto stato di buona salute ed efficienza fisica, se poi pensiamo che in Italia gli atleti che praticano attività agonistica sono quasi quattro milioni, mentre il numero dei praticanti a livello amatoriale si stima sia quasi il doppio, è facile comprendere quale importanza ha la prevenzione anche ai fini del costo sanitario. Per lo sport di tipo agonistico la visita deve precedere il tesseramento e dev’essere richiesta dalla Società Sportiva di appartenenza, da strutture o eventi che la richiedono o a titolo individuale per partecipare a manifestazioni sportive agonistiche. Il certificato di idoneità agonistica viene rilasciato in maniera specifica per un determinata disciplina che viene riportata sullo stesso, autorizzando quindi l’atleta in via primaria (ma non esclusiva) a svolgere quello sport in particolare. In Italia, gli sport per i quali è obbligatorio il certificato agonistico sono stati suddivisi in due tipologie: quelli ad impegno cardiorespiratorio lieve o moderato e quelli con impegno elevato. Per i primi l’idoneità ha validità biennale, mentre per i secondi la validità è annuale. È quindi opportuno, prima di intraprendere un qualsiasi tipo di attività sportiva, verificare il proprio stato di salute sottoponendosi ad una visita medica accurata, attraverso la quale si possono evidenziare alterazioni che possono causare l’insorgenza di patologie più o meno gravi, oltre ad escludere o prevenire possibili danni che la pratica intensiva degli stessi potrebbe potenzialmente causare. Il protocollo che viene seguito per lo svolgimento della visita medica agonistica prevede, oltre alla raccolta dell’anamnesi dell’atleta (la propria storia clinica e anche quella famigliare), l’esame dell’apparato respiratorio, cardiocircolatorio, muscolo-scheletrico, l’esame della vista con l’utilizzo dell’ottotipo ed una parte strumentale: l’esame spirografico con il quale si determina la capacità polmonare, l’elettrocardiogramma a riposo e dopo la prova sotto sforzo e l’esame delle urine. Inoltre, per alcuni sport la legge prevede ulteriori esami specialistici (tra i quali l’esame neurologico, l’otorinolaringoiatrico, l’oculistico con videat fundus oculi ed altri ancora) di protocollo utili a escludere possibili danni che la pratica intensiva di tali sport potrebbe causare anche nella vita quotidiana. Per quanto riguarda invece il certificato di idoneità sportiva non agonistica, il protocollo è profondamente diverso. Il certificato viene normalmente rilasciato dopo accurata visita medica che consiste sempre nella raccolta dei dati anamnestici clinici e famigliari del soggetto, nell’auscultazione di cuore e polmoni, nella misurazione della pressione arteriosa, misurazione dell’altezza e del peso. Dal mio punto di vista personale, sarebbe molto utile rendere obbligatorio eseguire anche un elettrocardiogramma a riposo che evidentemente non avrebbe la stessa capacità diagnostica di un vero e proprio test da sforzo, ma semplicità e facilità di esecuzione lo renderebbero adatto ad un programma di screening che contribuirebbe a rendere la visita ancora più importante a livello preventivo. 19 QVN 20 QVN LAVORO LAVORO: L’ANNO CHE VERRÀ Il professor Mario Mazzoleni ed il Vicepresidente di Quanta Vincenzo Mattina a confronto sui grandi temi del lavoro e dell’economia alla vigilia del nuovo anno. di DARIO COLOMBO Mario Mazzoleni L’ uno, Mario Mazzoleni, è uno dei più noti docenti di economia italiani, per anni direttore dell’MBA Bocconi, consulente di Confindustria. L’altro, Vincenzo Mattina, vanta un curriculum fatto di lunga esperienza nel sindacato e poi sui banchi della Camera e dell’Europarlamento, prima di approdare alla poltrona di vicepresidente del Gruppo Quanta. Con loro, in una specie di gioco degli specchi, abbiamo voluto affrontare i grandi temi del lavoro e più in generale dell’economia alla vigilia di un 2014 che, secondo alcuni potrebbe essere l’anno della (piccola) ripresa. 2014: che anno sarà per il Paese? M.M.: Difficilmente potrà essere un anno tanto diverso da quello che abbiamo vissuto soprattutto nel primo semestre. La mancanza di interventi strutturali sul costo del lavoro associata ad una mancata scelta del governo Vincenzo Mattina di agire come volano o coordinatore di progetti di investimento infrastrutturale non permetto di immaginare effetti importanti che possano ricadere dalla possibile piccola ripresa europea. Purtroppo pagheremo ancora gli effetti di una pressione fiscale esorbitante, ma qualche effetto positivo lo potremmo avere se il Governo riuscirà a cogliere gli obiettivi di spending Review. V.M.: Sarebbe azzardato fare previsioni, perché tra turbolenze politiche, resistenze corporative e timidezze governative è molto improbabile che si facciano le riforme strutturali di cui il paese necessita. Ciò significa che non si libereranno risorse per gli investimenti e che non si alleggerirà la pressione fiscale a tutto danno dello sviluppo economico. Possiamo fare affidamento solo sulla determinazione di quanti ormai da anni stanno resistendo allo tzunami economico, scommettendo sull’innovazione e la qualità. Purtrop- po il loro numero si sta assottigliando. Quali sono i segnali positivi che arrivano dall’economia (se ci sono)? M.M.: Possiamo dire che i segnali positivi ci sono e riguardano prima di tutto la tenuta del nostro export con, ultimamente, un buon incremento mostrando alcuni dati che segnalano un consolidamento delle nostre capacità di export. Di positivo, sebbene sia un effetto indiretto e non legato alle peculiarità del nostro sistema economico, vanno ricordate le ultime manovre della BCE con il conseguente riorientamento positivo degli indicatori macroeconomici per i grandi Paesi Europei e la forte volontà della Banca Centrale di sostenere lo sviluppo attraverso ulteriori riduzioni del costo del denaro. Di endogeno abbiamo poco da segnalare se non il fatto che moltissime medie e piccole imprese continuano ad investire per incrementare la 21 QVN LAVORO propria competitività. V.M.: Non ne vedo. Sono le aziende che esportano e che innovano a tenerci in piedi e il sistema Italia regge anche per la straordinaria pazienza della maggior parte dei cittadini, che stanno subendo disoccupazione e taglieggiamento dei redditi senza dar luogo a manifestazioni eclatanti di ribellione. Quale sarà il trend più difficile da invertire? M.M.: Quello del lavoro non solo ma soprattutto giovanile. Da troppi anni il Paese si è chiuso in una logica conservativa sul fronte del lavoro, non solo non si investe nel creare valore attraverso il lavoro ma ci si affossa in una interpretazione esclusivamente orientata a considerarlo in termini di costo. L’attesa di una mitologica ripresa in grado di rilanciare i consumi e, conseguentemente, il lavoro pare sempre più l’attesa dell’arrivo del Godot di S. Becket, più passa il tempo in attesa e meno saremo in grado di modificare le cose. V.M.: Sono due: il blocco della spesa pubblica in investimenti infrastrutturali e l’ossificazione delle strutture e delle procedure burocratiche. Per invertire il primo dovremmo costruire alleanze a livello europeo per imporre che gli investimenti infrastrutturali, per la ricerca e per la qualificazione professionale vengano liberati dai lacci e lacciuoli del patto di stabilità. Per invertire il se- 22 QVN condo tutto dipende dalla volontà del Governo e del Parlamento nazionali. Sono cambiamenti difficilissimi, ma non impossibili. Perché in Italia ci si scandalizza per settimane se LVMH acquista il bar Cova e non accade il contrario quando Luxottica acquista simboli del made in USA come Ray-Ban o Brooks Brothers o Della Valle acquista le Church’s o Montezemolo Ballantyne? In altri termini: è davvero così vero che siamo solo terra di conquista? M.M.: Verrebbe da dire perché siamo provinciali, forse c’è anche un latente “senso di colpa” del mondo finanziario/ imprenditoriale che non riesce ad affrancarsi dalla cultura della “finanziarizzazione” che ne ha determinato l’operare (e i fallimenti) negli ultimi venti anni atrofizzando la vena che sosteneva il rischio del fare e dell’innovare. Infine, penso ci sia l’amara constatazione che il bilancio tra ciò che il sistema Itala acquisisce e quello che cede è sistematicamente in deficit. L’essere terreno di conquista appare ormai nei fatti e di per se stessa questa situazione non sarebbe negativa, di rilevante c’è il fatto che, spesso, questi ingressi sono facilitati dalla mancanza di una capacità interna di generare mercato nelle contrattazioni, finendo per cedere quote importanti del nostro sistema produttivo a prezzi stracciati. V.M.: C’è in giro una grande nostalgia di protezionismo; anzi il protezionismo, le dogane, le frontiere chiuse sono i pilastri del nuovo populismo che si va manifestando in Italia e in altri Paesi europei. Sono anche i nuovi riferimenti di partiti che si dicono riformatori e liberali. Pensiamo a quanto accaduto per l’Alitalia; in nome dell’italianità, è stata fatta un’operazione che hanno pagato i contribuenti e i lavoratori, che, a quanto pare, dovranno farsi carico tra non molto di un’altra mistificazione nazionalistica. In Italia vi sono tanti imprenditori eccellenti, ma non fanno parte dei salotti buoni e non sarebbero disposti ad avventure speculative. Queste sono aree privilegiate di avventurieri che pensano solo all’arricchimento personale e che vivono in simbiosi con i tanti cattivi politici che li assecondano, facendosi scudo di criticità sociali e di mistificazioni patriottiche. Quali sono le eccellenze italiane di oggi? M.M.: Oltre alle solite citate imprese del lusso stiamo evidenziando le eccellenze anche nei settori old della meccanica, dei materiali, della precisione, qualche recupero lo stiamo registrando nell’alimentare e rimane forte il valore generato dall’ossatura del sistema economico italiano: la piccola e media impresa. Vi sono molte realtà che hanno saputo mettersi in gioco ripensandosi senza preconcetti riuscendo a individuare opportunità e modalità di gestione nuove ed efficaci. Per ultimo credo sia sempre più evidente che la positività si ritrova nelle aziende dove la strategia si è orientata alla valorizzazione delle proprie risorse, esperienze piuttosto che alla ricerca di interventi di razionalizzazione sul fronte dei “costi”. V.M.: Le macchine utensili, la robotica, le auto di alta gamma, la filiera alimentare, la filiera della moda, le imprese collegate ai grandi programmi internazionali della difesa nell’elicotteristica e nell’aerospaziale con i loro comparti civili. Giovani e mondo del lavoro: davvero la strada è solo quella di andare all’estero? M.M.: Sì e molte imprese lo stanno dimostrando. Laddove si investe sull’innovazione, nei territori dove si riesce ad avviare qualche esperienza di sistema, quando le imprese sanno realizzare progetti che includono i vari stakeholder, quando la finanza ritorna ad avere un ruolo di supporto (e lo reimpara a fare), quando la governance recupera la propria missione originaria (il profitto smette di essere un fine e torna strumento). Quando si torna a fare impresa senza paura di “sparigliare” sul passato, allora riscopriamo di essere leader veri anche in questa economia globalizzata. M.M.: La strada sarebbe quella di smetterla di fare demagogia sui giovani e affrontare di petto una situazione che sta diventando insostenibile. La ricetta è complessa perché deve portare ad affrontare “a sistema” diversi pilastri del nostro vivere consolidato. Non abbiamo un mercato del lavoro progettato per essere efficace nel generare valore, non abbiamo un sistema universitario capace di interrogarsi sui fabbisogni e le opportunità di generare valore, la meritocrazia è stata sostituita dall’appartenenza etc… Oggi capita che chi ha talento possa realizzarsi anche in questo Paese, a volte anche per selezione meritocratica (le imprese sane hanno ricompreso il valore della qualità nelle risorse umane e ci investono), però parliamo di “casi” non di una policy. Per un giovane il messaggio torna ad essere quello di decine di anni fa: se appartieni a qualche rete relazionale hai opportunità, in caso contrario corri nella speranza del caso. All’estero i nostri giovani hanno la possibilità di giocarsela e questo, alla lunga, finirà per inaridire il Paese. V.M.: È la manifattura in senso lato che produce ricchezza. I servizi avanzati quale ricchezza potrebbero alimentare se venisse meno la manifattura? Nel tempo del digitale e dell’economia dell’informazione anche le nostre piccole e medie industrie possono uscire dalla dimensione locale e proiettarsi in quella globale. Insomma, ci sono nuovi orizzonti alla portata delle PMI; servirebbe solo sostenerle, incoraggiarle, liberandole da troppe pastoie e dalle farraginosità del sistema fiscale, burocratico, creditizio e anche lavoristico. L’Italia ben più di altri Paesi dovrebbe incoraggiare il passaggio dal desktop publishing al desktop manifacturing e favorire la nascita delle start up innovative. Ci vorrebbe una politica industriale su questa linea. V.M.: I giovani dovrebbero andare all’estero obbligatoriamente per sprovincializzarsi. Diversamente saranno sempre come la maggior parte dei loro padri, attaccati alle quattro mura di casa e poco disposti a guardare e osare oltre. In ogni caso, quelli che vanno all’estero sono, nel complesso, una piccola minoranza, per cui sarebbe il caso che si facessero programmi per l’espatrio, possibilmente con il biglietto di ritorno. Da questo punto di vista quali sono (se ci sono) le lacune sul piano della formazione? M.M.: Il mondo della formazione è chiuso in se stesso da decenni. Come sempre manca una capacità di programmare e di collegare tra di loro le potenzialità che i diversi soggetti che erogano formazione sarebbero in grado di realizzare. Molta demagogia sui processi riformatori ha generato scuole autoreferenziali dove la nuova riforma sostituisce la vecchia senza che nessuno abbia la volontà di “misurare” l’efficacia degli investimenti del passato. L’università, salvo eccezioni poco numerose, vive le proprie logiche di potere lontana dal mondo reale, e troppo spesso senza più nemmeno la capacità di attivare sensori in grado, se non di prevederne, ma almeno di coglierne i cambiamenti in atto. Gli erogatori di formazione professionale e specializzata fanno fatica a sviluppare le proprie attività schiacciati dalla miopia di un sistema economico che delega esclusivamente ai fondi formativi l’erogazione di risorse (spesso finendo per non riconoscere il valore dell’offerta formativa di chi offre progetti influenzato dalla percezione del “non costo” che queste attività generano). Anche questa sarebbe un’emergenza su cui investire prima di tutto programmando indirizzi e percorsi, poi avendo la forza di gestire una “sala di regia” che, senza preconcetti di sorta, vedesse coinvolti tutti i soggetti interessati e in grado di intervenire. LAVORO Il manifatturiero, per anni locomotiva dell’economia italiana, ha ancora un futuro? V.M.: Fino alle scuole medie la nostra non è una cattiva scuola. I guai vengono dopo; scuole tecniche senza laboratori, scuole umanistiche senza aggiornamento dei programmi. E poi c’è il buco nero delle Università; tutti si possono iscrivere a tutte le facoltà e ci sono blocchi all’ingresso nelle facoltà scientifiche, mentre non ce ne sono affatto in quelle umanistiche. Conclusione, le seconde sono affollatissime, le prime molte volte hanno pochi allievi. Metterei i blocchi all’accesso alle facoltà umanistiche, stabilendo una coerenza tra i percorsi seguiti alle scuole superiori e la scelta universitaria; mi sembra improbabile, tanto per fare un esempio, che chi ha studiato ragioneria possa iscriversi ad archeologia o a lettere antiche. Immigrazione: una risorsa per il Paese? M.M.: Lo è da svariati punti di vista. Culturale e sociale prima di tutto, ma anche pragmaticamente nel genera- 23 QVN LAVORO re lavoro/ricchezza. Generalizzare in questi casi è sempre sbagliato, ma gli indicatori che fotografano il nostro sistema economico da anni mostrano le ricadute generate da chi viene nel nostro Paese per cercare lavoro o per realizzare le proprie inclinazioni imprenditoriali. Il tema, al solito, deve essere posto diversamente e implica la volontà di intervenire da parte di chi ci governa. È innegabile che in Italia vi siano due realtà legate all’immigrazione, quella che ha legittimamente motivo e spazi di presenza sul nostro territorio e quella dell’immigrazione clandestina. Da quando il fenomeno dell’immigrazione si è andato consolidando nessun governo ha seriamente affrontato il tema dell’illegalità lasciando che questa degenerasse in un rivolo di ulteriori illegalità i cui effetti subiamo quotidianamente con ricadute pesantissime sul fronte lavorativo, relazionale e sociale. Il lassismo spesso porta a sospetti di connivenza, forse in questo caso si tratta semplicemente di mancanza di un’elementare visione. V.M.: Una risorsa, se impariamo e vogliamo gestirla. Forze nuove producono anche idee nuove, voglia di riscatto è sinonimo di voglia di fare. Purtroppo noi non governiamo un fenomeno incontenibile; lo temiamo, lo subiamo e lo esorcizziamo con misure di polizia. Il risultato è che dell’immigrazione ci prendiamo le negatività e non le positività. Politica e buon andamento dell’economia: una contraddizione in termini? M.M.: Come sempre il ragionamento può essere anche ribaltato o riletto cambiando la posione degli aggettivi 24 QVN o sostituendoli nel quesito. Di certo una cattiva politica genera pessima economia e su questo ormai abbiamo un’esperienza più che consolidata. Può l’economia prescindere da una buona politica? No, i fatti degli ultimi anni lo dimostrano. Una politica demagogicamente orientata alle dichiarazioni ad effetto e incapace di intervenire in qualsiasi campo dove serva capacità di programmazione e di realizzazione mette in ginocchio l’economia. Il vero quesito è forse un altro. Può il sistema economico e sociale imporre una buona politica, ossia impegnarsi a selezionare una diversa classe politica in grado di affrontare con forza e coerenza i temi enormi che sono davanti agli occhi di tutti? V.M.: La politica deve avere visione; quando ce l’ha, è un sostegno all’economia. Se diventa un impaccio o la genitrice/gestrice di regole cattive allora diventa una palla al piede. Nella sua storia, l’Italia ha avuto anni di buona politica; peccato che nessuno se ne ricordi. europea. Poi sono stati commessi molti errori nella costruzione dell’integrazione economica, ma, attenti, gran parte di questi errori è figlia di politiche nazionali sbagliate e della incoerenza e talvolta pressappochismo con cui certi Paesi, tra cui in prima linea il nostro, hanno assunto impegni che poi si sono dimenticati di onorare. Una parola di speranza? M.M.: Alla fine la vera parola di speranza è legata al fatto che i motivi della nostra difficoltà sono facilmente identificabili e, tutto sommato, nemmeno le cure appaiono difficili da individuare. Basterebbe avere il coraggio di investire su politiche e debellare la demagogia. Riuscire ad accettare l’idea che le cure possano anche costare sacrifici dichiarati piuttosto che imporre inerziali sofferenze nascoste sotto varie sigle di nuove imposte. Conoscere la diagnosi e le cure (diverse a seconda dell’impostazione ideologica del medico) rappresenterebbe già una grande opportunità, si tratterebbe “solo” di volerla cogliere. Europa: un freno o un incentivo per la crescita? M.M.: Chiunque parli contro l’Europa o è incompetente o è autolesionista (oppure corre per interessi egoistici). L’Europa è il mercato, l’Europa è l’integrazione, l’Europa per noi italiani è la speranza dell’applicazione di regole troppo spesse considerate come zavorra pura negli ultimi due decenni. Europa è stimolo competitivo, ma anche opportunità di alleanze. L’Europa è confronto. L’Europa è sfida e un paese che non si sfida è morto. V.M.: L’Europa va sempre vista in chiave politica, prima che economica. È nata per chiudere il capitolo ultrasecolare di guerre e distruzioni. Non dovremmo mai dimenticare che nella sua lunga storia il Vecchio Continente solo dopo la seconda guerra mondiale (la seconda in 30 anni) non è stato imbrattato dal sangue dei suoi figli. Sul piano economico la vera crescita c’è stata proprio per la scelta compiuta nel lontano 1957 di costruire la casa comune V.M.: L’anno venturo celebreremo il trentennale del progetto di costituzione europea elaborato da Altiero Spinelli e votato dal Parlamento europeo. Confido che sia l’occasione per ripensare la traiettoria di un grande disegno ideale, politico ed economico e che, in nome di quel disegno, i popoli europei riprendano in mano il loro destino, taluni, i tedeschi, innanzi tutto, attenuino i loro egoismi, altri, innanzi tutto, gli italiani, ritrovino senso etico e responsabilità. 25 QVN PENSIERI IN LIBERTÀ MILANO CHE VINCE SENZA I DOVUTI RICONOSCIMENTI di UMBERTO QUINTAVALLE Presidente Quanta N on sono mai stato tenero con l’ex Sindaco Letizia Moratti, da me ritenuta da sempre donna straordinaria soprattutto (ma non solo) per quello che ha fatto e continua a fare col marito a San Patrignano, ma non altrettanto straordinaria, come Sindaco di Milano. Ma al di là del fatto che oggi dovendo scegliere chi buttar giù dalla torre tra il Sindaco Moratti e il Sindaco Pisapia non avrei esitazioni nel buttar giù il secondo, ho trovato di un provincialismo ottuso ed irrispettoso delle tradizioni milanesi che l’attuale Giunta abbia rifiutato l’Ambrogino 2013 a Letizia Moratti solo perché non ha la tessera del PD. L’avvocato Pisapia e la sua Giunta se andranno avanti anche nella seconda parte del loro mandato ad essere di una mediocrità assoluta tendente al pessimo, come lo sono stati nella prima parte, potranno farsi belli ai posteri solo per aver organizzato l’evento EXPO 2015. Evidentemente dimenticando un dettaglio null’affatto marginale, ovvero che non avrebbero potuto farsi belli se Leti- 26 QVN anno, di subire lo schiaffo di ricevere sì dall’Assessorato allo Sport una targa celebrativa, consegnata non da chi di dovere a Palazzo Marino, ma da un messo comunale (!) inviato espressamente in Via Assietta. Un semplice, banale telegramma quello sì me lo sarei aspettato quest’anno come atto minimo dovuto al sottoscritto e ad atleti e dirigenti che, unici nello Nello sport a fine sport, avevano onorato di un match anche “...provincialismo nella stagione duro vinti e vincitori ottuso aver rif iutato Milano 2012-2013. si stringono la mano: l’Ambrogino 2013 Ma neanch’io, che pure a Milano in politica evidentemente no. a Letizia Moratti” da queste colonne non ho mai manifestato né Non solo: non ho mai manifesterò, per certo la pretesa di vedermi attribuito l’Ambrogino, ma come Presidente scelte di fondo editoriali, alcuna predell’unica società sportiva milanese che ferenza né politica né religiosa, ho la nel 2013 ha vinto con l’Hockey Club tessera del PD. Milano Quanta un titolo di Campione italiano assoluto (oltre che una Super- Strana gente oggi alla guida di Milano: coppa ed una Coppa Italia) mi sarei incapaci non solo di rispondere a aspettato di ricevere dal Comune di diverse cortesi lettere di invito a venirci Milano almeno un telegramma di feli- a trovare al Village magari in occasioni dei match clou della nostra squadra di citazioni. Avrei volentieri fatto a meno, come Hockey inline; incapaci non solo di successo per lo scudetto dello scorso stringere la mano ad un avversario non zia Moratti, lei appunto e non Giuliano Pisapia, non fosse riuscita a portare tale storico evento a Milano. Ma di fronte al provincialismo ed all’ottusità umana, ogni rispetto e riconoscenza per l’avversario che ha straben agito nello specifico per la nostra Milano, evidentemente non esiste. PENSIERI IN LIBERTÀ politico, perché certo loro non sanno per chi ho votato in passato o voterei oggi, cosa che peraltro non so neanch’io, ma solo perché esprimo in modo anche duro, ma civilmente e nel rispetto delle Leggi in essere, un profondo dissenso su come loro operano. E, cosa davvero singolare, sentendosi loro offesi, non noi se con gli unici mezzi previsti dalla Costituzione italiana, ossia la libertà di espressione ed il ricorso alla Giustizia italiana, reagiamo a quelli che ci appaiono soprusi che da posizione assolutamente dominante utilizzano contro di noi. Arrivando a servirsi anche di quella che riteniamo pura concorrenza sleale e quello che riteniamo un vero e proprio ”esproprio proletario” del nostro terreno. È duro, anzi durissimo oggi operare a Milano in questi contesti e gestiti politicamente da siffatta gente: invece che apprezzare quello che a Milano e per i cittadini milanesi abbiamo realizzato con il Quanta Village, ci attaccano irrazionalmente e a testa bassa in tutti i modi possibili. Invece che complimentarci per quello che abbiamo ottenuto nello sport e per lo sport milanese, ci trattano a ceffoni. E ci ignorano totalmente invece che cercare il dialogo e magari anche additarci ad esempio per come un Gruppo milanese, gestito da milanesi come il nostro sia riuscito nel 2013, che per il nostro Paese è stato un anno di grandissimi affanni, a registrare in modo assolutamente etico lo strarecord di fatturato (e risultati), in crescita rispetto al 2012 della percentuale impressionante del 34%. Almeno fossero loro esempi di virtù e di buona gestione della cosa pubblica: ma difficile accreditare di ciò chi ha paurosi buchi nel proprio bilancio e ci affibbia sistematicamente aumenti a go go di imposte e tasse, per darci in sovrappiù servizi complessivamente molto scadenti. MILANO SPORT S.P.A. E LE ALTRE U na volta tanto, in clima natalizio, non attacco Milano Sport, limitandomi però ad osservare come le strutture sportive private milanesi stiano perdendo nel loro insieme montagne di soldi, con il concreto rischio, entro due o tre anni, di vedere il numero già ridotto dei “players”, a Milano, ridursi ulteriormente in modo anche sensibile. “Lungi da me” il pensare che ciò sia soprattutto dovuto alle politiche per nulla farneticanti in materia sportiva della mia “amica Assessora Bisconti” ma forse se l’interesse prevalente della nostra Giunta milanese fosse lo sviluppo dello Sport e non il suo totale appiattimento, qualche riflessione seria, in questi residui due anni e mezzo scarsi di mandato, andrebbe fatta. Smettendola di propinarci le bischerate che lo sport è prevalentemente sociale e quindi viva Milano Sport S.p.A. con le sue perdite stratosferiche o le barzellette che nei centri di Milano Sport ci si deve presentare con il 740 perché chi più guadagna (quanto per inciso?) più paga. Signor Sindaco, Signora Bisconti volete per favore spiegare una sola volta, una sola per tutte, cosa ci sia di “sociale” nel far perdere a Milano Sport una ventina di milioni di euro negli ultimi due anni (immaginiamo stessa solfa nel 2013) ripianati col pubblico denaro di noi cittadini? E cosa ci sia di “sociale” nel fare di tutto attraverso politiche illiberali, antidemocratiche, di stampo veterocomunista, nel cercare di togliere ossigeno vitale alle strutture sportive private milanesi? A PROPOSITO DI BISCHERATE: LE OLIMPIADI A MILANO C ontinuo a leggere tra lo stupito ed il divertito della proposta bipartisan al CONI dello strano duo Maroni Pisapia prima di cercare di portare le Olimpiadi 2020 a Milano, poi di creare a Rho una mega Cittadella dello Sport. Bieca propaganda elettorale, populismo puro che ovviamente prescinde dalla dura realtà in cui versa lo sport e le sue strutture a Milano, reiterando ad ogni piè sospinto la mentalità “ammazza svi- 27 QVN PENSIERI IN LIBERTÀ luppo dello sport” di questa Giunta. nale frequentato quotidianamente da migliaia di persone come dichiarato dal duo bipartisan. A Milano non abbiamo una struttura decente che sia una, salvo il vecchio ed obsoleto Meazza per il calcio: non Oggi tra l’altro chi pratica sport vuole abbiamo nulla, non un Palazzetto dello strutture adeguate possibilmente dieSport, non uno stadio per l’atletica, non tro casa o ufficio: impensabile che per piscine per gli sport dell’acqua, non un una partita di un’ora di tennis, di calPalazzo del ghiaccio né un palazzetto cio, in realtà di qualunque sport, un per l’hockey in line, dove pure Milano cittadino debba impiegare, se tutto va eccelle, non abbiamo niente di niente, bene, e non c’e nebbia o incidenti su non potendo certo annoquella maledetta autoverare l’Arena o la piscina strada Laghi, un’ora ad “A Milano non Cozzi tra le strutture andare e un’ora a toradatte ad ospitare un’Onare. abbiamo una limpiade. In più come sopra detto La bischerata di costruire struttura decente, tutte le attuali strutture ex novo una struttura intesportive milanesi sono che sia una, grata a Rho per tutti gli in grandi affanni econosalvo il vecchio sport olimpici, vorrebbe mici e finanziari: manMeazza” dire che si dovrebbero cherebbe solo che a tali costruire 6 o 7 nuovi stadi strutture fossero portati più un’infinità di strutture collegate, una via i già insufficienti clienti! immensità di pubblico denaro diciamo tra gli 800 ed i 1000 milioni di euro per Il duo bipartisan non sa sicuramente che una manifestazione di due mesi. Per poi a Rho esisteva sino a pochi anni fa un avere “il deserto dei tartari” mantenuto a bellissimo centro sportivo, il Cristina, che vita da chi e con i soldi di chi? però è stato chiuso. Provino ad informarsi sul perché. Con perdite che annualmente supere- Provino soprattutto a riflettere, invece che ranno nella migliore delle ipotesi i 25 proporre bischerate che ci rendono ridimilioni di euro, ammesso e non con- coli agli occhi di tutti, come lo sport e le cesso che l’ordinaria gestione possa far sue strutture a Milano possano tornare ad pari, cifra stratosferica che rappresenta avere un minimo di appeal europeo. per 33 anni il costo annuo degli ammor- Cominciando magari col cambiare le tamenti sull’investimento!!! politiche di fondo di questa Giunta e chi Non certo quindi un profittevole in questa Giunta è preposto a gestire lo enorme centro sportivo polifunzio- sport. 28 QVN ALLA FINE PERÒ È NATALE… E siamo arrivati alla conclusione di questo pezzo, che è l’ultimo del 2013, già proiettato sull’anno che verrà. Per questo, senza voler ricorrere a facili sentimentalismi natalizi, mi sento in dovere di ringraziare tutti coloro – dentro e fuori il Gruppo Quanta – che ci hanno permesso di guardare a questo 2013 che se ne va con legittimo orgoglio e soddisfazione. È stato ancora una volta un anno fantastico per i risultati raggiunti ma più ancora di tutto per lo spirito di vicinanza e di affetto di cui ci siamo sentiti circondati nel nostro lavoro quotidiano in Italia e nel mondo. Grazie. Ma mi sento ancor più in dovere di trasmettere a tutti il mio personale sentimento di grande fiducia verso l’anno che verrà, nonostante tutte le difficoltà che ben conosciamo, gli ostacoli che ogni giorno ci si presentano – a volte inaspettati, l’ostilità e l’inettitudine di una classe politica incapace di cogliere i segnali che arrivano da chi - come noi – ha fatto, vuol fare, e farà per far crescere il nostro Paese. L’ augurio – che è profonda convinzione – è quello di ritrovarci tra un anno su queste stesse pagine ad esprimere gli stessi sentimenti di soddisfazione che ho appena espresso. Ce la faremo.” AMARCORD IL PIACERE DEI SOGNI Dal libro-ricordo su Cesare Rubini all’Expo, passando attraverso i fumi di un’Olimpiade quanto mai lontana da Milano di TONI CAPPELLARI D iceva un moralista francese che per piacere in società, alla gente, bisogna lasciarsi insegnare molte cose che uno non sa da coloro che non le sanno. Sarà per questo che in queste giornate che sembrano tutte estive, anche se ci avviciniamo all’inverno, abbiamo guardato con occhi diversi il mondo dei sogni che era intorno a noi. Lo sport nella scuola, le palestre degli istituti d’istruzione aperte fino a tardi per le società sportive, e ora grazie all’iniziativa dell’ assessore regionale Rossi, l’idea che Milano, ad esempio, possa avere finalmente la sua cittadella sportiva ci aiuta a sperare. Non così l’idea di organizzare un’Olimpiade impossibile nella metropoli che non ha mai ricostruito il suo palazzo dello sport caduto sotto la neve; che si è messa a litigare sulla copertura dello storico Vigorelli proposta molto tempo fa dai Gabetti, anche adesso che ci sono strutture semoventi, tetti apribili, con l’illusione che reinventarlo anche come centro per molti sport favorirebbe gli stessi appassionati che ancora vivono nel ricordo dei record sull’ora di Coppi o Rivière, delle battaglie in surplace fra Gaiardoni e Maspes i re della pista. Si litiga sulle troppe cose da fare, si parla di Olimpiadi e non abbiamo uno stadio per l’atletica leggera che è poi il cuore e la vera vita dei Giochi reinventati da Pierre De Coubertin. Meglio mettersi ad un tavolo, magari discutere per tre giorni di fila, ma poi si deve uscire con la volontà di farle davvero certe cose e la città di Milano ha proprio bisogno di tutto questo, adesso che il mondo sta arrivando da noi con l’Expo, nella bruma dei fumogeni che appestano San Siro, uno stadio glorioso ma sempre con una stella in meno di quelle che servirebbero per avere le grandi manifestazioni. Esistono idee, progetti, c’è gente pronta ad investire, pagando in proprio, ma chi non gira per le strade non sente la rabbia della gente per lavori stradali che durano troppo tempo, per scale mobili che non si muovono, fa una grande fatica a capire anche se poi per non arrivare al conflitto torni a quel pensatore francese che ti chiedeva di lasciare insegnare anche chi non sa farlo. Mettere ostacoli a chi presenta progetti non è la migliore delle idee e prima di pensare all’impossibile sarà meglio mettere nel dossier il concreto che si può fare adesso, nella speranza che non tutto sia frenato dai rifiuti trossici dell’amianto come è accaduto per la ricostruzione del povero Palalido, che sarà riconosciuto come Pala Armani anche se il sentimento, la storia, dicono che non dovrebbe urtare la suscetrtibilità di nessuno un impianto che possa essere conosciuto come il Palazzo di Giorgio Armani, grande stilista, genio, ma anche di Cesare Rubini l’Indimenticabile, come dice il libro appena uscito per le edizioni “Sport e Passione”, l’Unico come avrebbe voluto titolare il volume Giovanni Malagò il presidente del Coni che ha voluto la presentazione del lavoro nella Sala d’onore al palazzo Acca ricordandoci che soltanto Cesare Rubini è nella casa della gloria mondiale di due sport olimpici come il basket e la pallanuoto. Ne parlerà, il nostro Principe, al Famedio con il suo grande amico Ottavio Missoni che lo ha appena raggiunto al Monumentale nel ricordo della città per gli uomini che le hanno dato gloria. Sognando tutto questo abbiamo assistito con mente libera a tutti i lavori che si sono fatti per mettere sul tavolo un programma, siamo andati a vedere come reagiva la gente parlando proprio del libro voluto da don Zaninelli su quello che è stato il suo padre putativo. Anche in queste riunioni ci siamo resi conto che non tutti capivano perché, ad esempio, nel palazzo di Trieste, tutta la gente è scattata in piedi per applaudire l’iniziativa ed onorare il ricordo, perché a Roma la commozione era vera e andava al di là delle lacerazioni politiche, dell’astio per una scelta che sembrava logica, si andava nella casa del vero ministero dello sport italiano, senza voler offendere la suscettibilità di chi avrebbe dovuto partecipare con entusiasmo ad una iniziativa che coinvolge il mondo di Rubini, e quando diciamo mondo pensiamo alla federazione mondiale e persino al Comitato Olimpico Internazionale. 29 QVN SPORT MATRIMONIO TRA CAMPIONI 30 QVN SPORT Quanta è storicamente legata al mondo dell’Hockey, ma da quest’anno, la società leader nel mondo delle risorse umane ha deciso di sostenere anche il glorioso GEAS... di TONI CAPPELLARI C’ è un nuovo logo da quest’anno sulle maglie del GEAS, squadra di basket del campionato di A2 femminile: quello del Quanta. Ma non di semplice sponsorizzazione si tratta, come qualcuno potrebbe pensare, ma di un vero e proprio ‘matrimonio tra campioni’, quelli di Quanta, che con la squadra di hockey in line domina da anni la scena italiana, e quelle del GEAS, la società di basket più gloriosa del basket femminile italiano, la prima a portare in Italia la Coppa dei Campioni rompendo negli anni ’80 l’eterno dominio delle squadre dell’est. E poi scudetti, coppe Italia, coppe delle Coppe, decine di titoli giovanili: una potenza, insomma. La collaborazione darà vita a tante iniziative comuni che vedranno il Quanta Village al centro dei nuovi progetti allo studio tra le due società. Quando il Presidente Quintavalle mi ha chiesto cosa pensassi di una eventuale sponsorizzazione del Geas Basket, squadra che ha scritto le più belle pagine della pallacanestro femminile (8 scudetti, 1 Coppa Campioni e 15 titoli giovanili), all’improvviso mi sono trovato a Roma circa 40 anni fa quando Antonio Concato, presidente dell’A.S. Vicenza, mi chiese se volevo allenare la sua squadra, all’epoca grande rivale del Geas nel campionato di basket femminile. Per me giovane allenatore era un bel salto, anche se il mio “capo” di allora Cesare Rubini sentenziò: “Tu non allenerai più i maschi, te lo dice Cesare Rubini”. quentare il PalaCarzaniga, un po’ per dovere un po’ per il piacere di tornare a respirare una certa atmosfera. La squadra gioca una bella pallacanestro, veloce, com’è anche giusto per un team giovane giovane con parecchio talento, dove spicca su tutte Cecilia Zendalisi, che non diventerà una Bocchi o una Pollini ma sicuramente ha un grande avvenire davanti. L’ambiente è super, il palazzetto sempre pieno e in prima fila le star dei tempi d’oro Bocchi, Bozzolo, Tommasoni, sono lì a ricordare a tutti cosa rappresenta il Geas. Insomma, un consiglio: andate a vedere il Geas, vi divertirete. P.S. 1) Dopo due anni Rubini mi richiamò all’Olimpia dove rimasi circa vent’anni… P.S. 2) Per non farmi mancare nulla ho sposato una giocatrice di basket… Nella foto di apertura Buggin, Uccelli e Zorzet, campioni della HC Milano Quanta con Martina Kacerik, una delle prime linee della GEAS. Qui a sinistra: Cecilia Zendalisi La squadra era giovane ma con grande talento, in due anni conquistammo due secondi posti in campionato e due finali di Coppa Italia (perse) ma quel che per la società fu più importante ben sei giocatrici entrarono nel giro della Nazionale (Sandon, Gorlin, Guzzonato, Cattelan, Rigon e Armellini). Insomma, sentir parlare di Geas e di basket femminile per me è stato un piacevole ritorno ad uno dei momenti più belli della mia lunga carriera sportiva. Ma torniamo al Geas. La sponsorizzazione è stata poi siglata ed io ho incominciato a fre- 31 QVN SPORT CORSI 2° ROUND Un’esplosione di energia: il secondo quadrimestre delle attività corsistiche di MARCO CATTELAN D al 20 gennaio inizierà il secondo quadrimestre delle attività in calendario al Quanta Village. Fino alla fine di maggio, per cinque mesi, ci sarà la possibilità di tenersi in forma e di prepararsi all’arrivo dell’estate con tutte le attività del fitness... c’è solo l’imbarazzo della scelta. Per gli amanti delle attività “dolci” ci sono i corsi di Soft Gym, Soft Pilates, Pilates Matwork e Pilates & Tone: gli esercizi proposti daranno sollievo ai muscoli della schiena, alle articolazioni, oltre a farvi lavorare sulla tonificazione generale dei muscoli e sullo stretching. Tra le novità di quest’anno, anche per il secondo quadrimestre, il corso di Hatha Yoga. Disciplina dalle antichissime tradizioni, originaria dell’India e dell’area tibetana, l’Hatha Yoga unisce gli esercizi sulla respirazione a quelli posturali, dando così forma ad una ginnastica dolce 32 QVN ma capace di aumentare la resistenza muscolare e la concentrazione. Per gli sportivi che desiderano una tonificazione più intensa ci sono i corsi di Gag, Super Gag, Power Gym, Fun & Tone. In questo caso l’attività aerobica si rivolgerà ad aree specifiche (gluteiaddominali-gambe, nel caso di Gag, per esempio) o a esercizi volti ad aumentare la resistenza fisica oltre ad una maggiore elasticità dei muscoli. Circuit Workout, Total Body, Zumbaton e Cardiozumba sono i corsi più adatti per chi desidera fare del movimento più focalizzato sull’attività aerobica e la tonificazione...senza tralasciare i classici del fitness, Fitboxe, Spinning, che non necessitano presentazioni. Al Quanta Village, però, l’offerta sportiva non si limita solo al fitness. Grazie all’anello perimetrale di 1000 metri i runners possono allenarsi in tutta sicurezza, lontano dalle macchine e tenendo d’occhio le distanze percorse grazie alle segnalazioni; gli appassionati del nuoto potranno riprendere i loro allenamenti con la ripresa di tutti i corsi (scolari, speciali e adulti) sempre nelle stesse fasce orarie, mentre gli amanti della sala pesi e del body building potranno sfogarsi sette giorni su sette nella sala dedicata. Per chi lo desidera, infine, c’è la possibilità di essere seguiti da un personal trainer, che seguirà gli allenamenti, l’alimentazione e il percorso di tonificazione: chiedi tutte le informazioni in reception. Un’intera stagione di sport ti aspetta, potrai resistere? MIKASA IN CASA SPORT Torna al Village la Mikasa Beach Volley Cup... I l Quanta Village ospita anche la seconda edizione dell’importante torneo invernale “Mikasa Beach Volley Cup” edizione 2013/2014, che quest’anno assume dimensioni interregionali. Infatti, oltre ai circoli lombardi che hanno ospitato le tappe e la finale della scorsa edizione, il Mikasa Beach Volley Cup ha in programma di spingersi oltre i confini lombardi: 14 incontri maschili e 11 femminili sui campi di Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Marche. Sempre più protagonista nel mondo del beach volley, il centro di via Assietta 19, dopo aver visto primeggiare nel girone “E”, la coppia Sordelli - Boncompagni nella categoria maschile del Mikasa Bech Volley Cup, si appresta a ospitare la seconda tappa del torneo, dove però vedrà sfidarsi a colpi di schiacciate e tuffi spettacolari le coppie femminili che partecipano al circuito interregionale. Con la tappa femminile si chiuderà la prima parte del “Mikasa Beach Volley Cup” sulla sabbia del Quanta Village, che subito dopo la pausa natalizia, esattamente domenica 12 gennaio 2014, ospiterà il 4° evento, categoria maschile, del circuito. Domenica 9 febbraio 2014 saranno nuovamente le partecipanti femminili a calcare i curatissimi campi del Village. Le nuove strutture, e la sabbia del Nilo faranno da base e cornice ai campioni del beach, anche per le tappe di domenica 23 marzo 2014 (categoria maschile) e domenica 13 aprile 2014 (categoria femminile). QUANTA WINTER CUP D urante l’ultima Quanta Winter Cup che si è tenuta dal 12 al 27 ottobre scorso, due atleti del settore agonistico tennis del Quanta Village sono arrivati alle fasi finali del torneo. All’interno del torneo LIM 3.1 Mara Presot ha conquistato la finale all’interno dell’under 14, mentre Ivan Capelli ha raggiunto la semifinale della 3^ categoria. Ivan Capelli, appartenente alla classifica 3.3 (3.2 nel 2014), fa parte della Prima Squadra maschile di serie C del Village. Mara Presot, classifica 3.4 ( 3.3 nel 2014), è una delle giovani promesse della SAT del Village. Nata nel 1999, fa parte della squadra under 14 e della Prima Squadra femminile di serie C. 33 QVN EVENTI TEAM BUILDING DA MEDAGLIA D’ORO A fine settembre il Village ha ospitato un evento di Team Building con un testimonial d’eccellenza, la medaglia d’oro di tiro con l’arco Michele Frangilli. di MARCO CATTELAN Michele Frangili, vincitore della medaglia d’oro nella gara a squadre di tiro con l’arco ai Giochi olimpici di Londra del 2012 U nire sport e lavoro in modo tale da ottenere nuovi stimoli? Sì, è possibile, soprattutto se si sceglie di sviluppare questi appuntamenti in una location unica come il Quanta Village. Grazie ai 62.000 mq di verde e strutture sportive, il Village è il luogo ideale per questo genere di eventi, come ha potuto constatare lo staff del Consorzio ReMedia lo scorso settembre. Dopo l’accoglienza e il welcome coffee presso la sala caminetto del ristorante, i 21 ospiti hanno potuto lavorare indisturbati fino alle 13 nella sala allestita appositamente per l’occasione.Oltre 34 QVN al tavolo imperiale, a disposizione dei partecipanti c’erano anche il videoproiettore con schermo e postazione dedicati, lavagna a fogli mobili e tutto il materiale di cancelleria necessario per affrontare la mattinata di riunione. Londra, Frangilli ha guidato i partecipanti durante le due ore di attività in programma, seguendoli nelle prove di tiro con l’arco. La giornata si è poi conclusa con la cena, servita nella sala riservata del ristorante. Alle 13 un lunch buffet completo ha dato la carica per affrontare il pomeriggio di lavori in plenaria, proseguiti fino alle 18. È a questo punto che per i partecipanti è iniziata la fase di team building con Michele Frangilli, campione olimpionico di tiro con l’arco. Figlio d’arte, più volte Campione del Mondo indoor e oro olimpico a Questo è solo un esempio dei tanti appuntamenti di team building, che è possibile organizzare al Quanta Village, durante i quali si alternano attività aziendali, ludiche e sportive, anche con la presenza di testimonial di rilievo. Per saperne di più: [email protected] PARTENZA DA CAMPIONI In punta di penna... Iniziata la stagione dei Campioni d’Italia con la conquista della seconda Supercoppa consecutiva. MILANO QUIZ il MISTER Quiz. A Milano tutti gli sport di squadra sono in crisi di risultati e bilanci, ed i successi appartengono all’albo dei ricordi. S enza volere sembrare troppo spavaldi Milano ha iniziato come aveva finito, alzando ancora un trofeo. Sabato 11 maggio, Tessari e compagni avevano alzato la coppa di Campioni italiani e a distanza di cinque mesi esatti hanno alzato la Supercoppa battendo nella finale il Cittadella, già finalista lo scorso anno di Coppa Italia, con il risultato di 3 a 1. Una bella finale che si è giocata al Quanta Village davanti a 600 persone, ha visto i padroni di casa battere un coriaceo e mai domo Cittadella. Milano ha praticamente gestito tutta la partita sbandando solamente in un paio di occasioni nel primo tempo, senza però rischiare più di tanto. Il primo tempo si è chiuso con Milano avanti per 1 a 0 grazie al goal lampo di Zagni dopo 35 secondi di gioco. Nel secondo tempo il raddoppio è arrivato alla ripresa del gioco con Banchero per il 2 a 0, poi c’è stato il goal di Spain per Cittadella e il sigillo finale ancora di Zagni per il definitivo 3 a 1 che ha consegnato la Coppa ai Rosso blu. Buon inizio quindi per una stagione che vede i milanesi impegnati su tutti i fronti possibili in Italia e in Europa. Venendo al campionato, che è iniziato sabato 19 ottobre, Milano ha fino- ra inanellato sei vittorie su altrettante partite risultando così l’unica squadra a punteggio pieno. I ragazzi di coach Varotto hanno finora dimostrato di essere la squadra da battere e soprattutto di essere ancora “affamata” di vittorie e ben conscia del fatto che tutte le avversarie daranno il massimo per potere battere i milanesi. Questa la classifica dopo la sesta giornata: HC Milano Quanta 18 Tutti tranne uno, l’Inline Hockey, dove il Milano Quanta nella scorsa stagione ha fatto un en plein memorabile: scudetto, Coppa Italia, Supercoppa. A costo zero per la comunità cittadina. Quali le ragioni? Scrivete al seguente indirizzo: [email protected]. A.S.D. Cittadella Hockey 14 A.S.D. Ghosts H. Padova 12 ASD Sportleale Monleale 11 Le migliori risposte saranno premiate. Il concorso è aperto anche agli amministratori municipali. Bad Boars Molinese - Pisa 10 Asiago Vipers 6 Diavoli Vicenza 6 P.S. Stagione 2013-2014, Supercoppa già in bacheca. A.S.D. Mammuth H. Roma 4 A.S.D. Novi Hockey 4 Zardini Etich. S.V. CVerona 0 35 QVN HOCKEY Il Presidente Umberto Quintavalle premiato per gli ottimi risultati ottenuti nell’ultimo anno con l’HC Milano Quanta. Con lui Leo Siegel, Presidente della Lega Hockey e Pierluigi Marzorati, Presidente del CONI Lombardia. Le principali avversarie sono quelle dello scorso anno, Monleale, Padova e un sorprendente Cittadella, mentre Vicenza, finalista lo scorso anno, naviga nella parte bassa della classifica. La squadra a disposizione di Coach Varotto si sta sempre più amalgamando, trovando automatismi che alla lunga risulteranno fondamentali per potere raggiungere gli obiettivi prefissati. Ottime notizie anche dal fronte dell’inserimento di giovani del vivaio. Emanuele Ferrari sta trovando molto spazio in questa prima fase togliendosi anche la soddisfazione di realizzare quattro goal, mentre un altro giovane prodotto del vivaio, Luca Ronco, ha fatto il suo esordio in campionato a Novi nella terza giornata e in quella successiva a Roma ha realizzato anche 36 QVN lui il suo primo goal in serie A1. Loro due, ma non solo, sono dall’inizio della stagione coinvolti durante la settimana negli allenamenti con la serie A in modo da iniziare a toccare con mano il livello senior e allo stesso tempo elevare il loro. Per quanto riguarda l’Europa, a novembre si sarebbe dovuta disputare la Champions, ma a causa di problemi a livello istituzionale europeo (commissariamento della Federazione Europea), la competizione ha subito uno slittamento al primo week-end di marzo 2014, stravolgendo così non poco i programmi della Società. A fine gennaio (31/01, 1-2/02) invece si disputerà la Final Eight di Coppa Italia a Padova nella quale Milano si troverà a difendere la coccarda conquistata lo scorso anno. Un Milano, quindi, che tra fine gennaio e metà maggio si troverà a competere su tre fronti in ognuno dei quali troverà una concorrenza agguerritissima. Per quanto riguarda il capitolo del settore giovanile, come anticipato nel precedente numero del QVN, quest’anno le categorie nelle quali Milano sarà presente saranno solo due: under 20 Elite (massima espressione delle categorie junior) e under 14. L’under 20 ha esordito a metà novembre e ad oggi, dopo due partite disputate, ha raccolto un pareggio e una sconfitta, mentre i più piccoli inizieranno la loro stagione a metà dicembre. Grande stagione anche questa per l’hockey Rosso blu che promette battaglia su tutti i fronti, senior e giovanili. AZIENDE IL WELFARE AZIENDALE “FACILE” Buoni Pasto, con l’aiuto di Fabio Cusin A.D. di Ticket Gemeaz, proviamo a capire di più... C hi non ha mai sentito parlare di buoni pasto? Quei tagliandi utilizzati presso bar, trattorie, ristoranti e in molti supermercati, in sostituzione, ormai da decenni, del servizio di mensa. Una piccola, ma importante forma di welfare aziendale, gradita sia dai dipendenti che dai datori di lavoro; i buoni pasto, infatti, fino a € 5,29 giornalieri, sono liberi da qualsiasi onere fiscale e contributivo sia per il lavoratore che per l’azienda. Un significativo aiuto al sempre più ridotto potere d’acquisto delle famiglie italiane. Una tematica di sicuro rilievo, inerente al buono pasto, riguarda la necessità di innalzare la soglia di esenzione ferma da oltre 20 anni al valore, allora in valuta nazionale, di Lire 10.240. In questo periodo il potere d’acquisto si è drasticamente ridotto, perdendo oltre il 50% del suo valore. Esistono casi in cui i dipendenti beneficiano di un buono pasto di valore superiore rispetto alla soglia stabilita dalla normativa, ma in questo caso la parte eccedente € 5,29 non gode dei vantaggi fiscali e contributivi previsti, venendo considerata parte di retribuzione a tutti gli effetti. “Il buono pasto in Italia è una realtà importante” – sottolinea Fabio Cusin, A.D. di Ticket Gemeaz - “di cui il sistema Paese benef icia sia per lo stimolo al consumo da parte dei dipendenti che ne usufruiscono, sia per il fatto di essere soggetto a fatturazione f inale per ottenere il pagamento del suo valore, generando in tal modo, secondo uno studio dell’Università Bocconi, 300 milioni di Pil e quasi 440 milioni di euro di risorse f iscali per l’Erario”. Va rilevato che in altri Paesi dell’Unione Europea, il valore nominale esentasse si estende, in alcune nazioni, fino a € 9. Per questo motivo sono sempre più frequenti le istanze volte ad un aumento della soglia di detraibilità e all’introduzione di un mec-canismo automatico di rivalutazionee della stessa. Quattro attori da soddisfare “Dei quattro anelli della catena dei buo-ni pasto (società emettitrice, aziendaa cliente, utilizzatore finale ed esercizioo convenzionato)” – spiega Cusin – “èè quest’ultimo quello che riveste un’impor-tanza particolare, essendo colui che erogaa la prestazione alimentare”. questa peculiarità, ha infatti scelto di offrire agli esercenti accordi con commissioni più basse rispetto alla media del mercato, con l’intento di fornire ai propri buoni pasto un valore intrinseco maggiore. L’azienda ha recentemente introdotto servizi aggiuntivi da offrire agli esercizi convenzionati, fra i quali la copertura assicurativa, con gratuità per assistenza legale. Tra le prossime novità è previsto inoltre l’ingresso nel settore del mobile payment e la possibilità di trasferire tutti i servizi di Ticket Gemeaz su mobile. Attraverso Smartphone e Tablet, grazie alla tecnologia Nfc, l’esercente potrà fornire informazioni mirate ai clienti che si trovano nelle vicinanze e organizzare per loro programmi di fidelizzazione. I tratti peculiari di Ticket Gemeaz 1. 2. 3. 4. Focus sulle piccolo e medie imprese Spendibilità garantita in oltre 120 mila esercizi e nel circuito della Grande Distribuzione Organizzata Creazione di una gamma di prodotti/ servizi accessori al buono pasto Regolarità dei pagamenti e commissioni equilibrate per gli affiliati per saperne di più ticketgemeaz.it Ticket Gemeaz, tenendo conto dii 37 QVN VIAGGI TUTTI AL MARE D’INVERNO Chi l’ha detto che l’unica stagione per andare al mare è l’estate? Anche l’inverno e le vacanze di fine anno possono riservare piacevoli sorprese, come quelle lungo la costa amalfitana. di ELENA SANTORO D’ accordo, non ci sarà il colore delle buganvillee o l’azzurro intenso del cielo d’estate. Non ci sarà nemmeno il caldo che invita a sedersi all’aperto per un aperitivo in terrazza o per una cena a base di pesce per gli amici. Ma anche il mare a Natale ha il suo fascino e le sue rotte, a volte tradizionali a volte segrete, riservate a chi vuole godersi alcuni degli scorci più belli delle nostre coste senza l’assillo delle torme di turisti alla caccia frenetica della foto-ricordo o del souvenir cheproprio-non- si- può- fare a meno. Insomma, abbandonata per una volta la tradizionale (scontata e affollata) vacanza sulla neve, questa volta QVN propone una scelta per certi versi “alternativa” ma che promette di rivelarsi piacevole e meno stressante di 38 QVN certe code infinite agli skilift o agli chalet “polenta e camoscio”, talvolta affollati come un Autogrill in pieno ferragosto. Benvenuti al sud, allora, lasciandosi alle spalle San Gregorio Armeno con le sue strade stracolme di presepi tradizionali e non, dove è possibile trovare Gesù-Giuseppe-Maria intagliati mirabilmente ma anche la statuina di Higuaín, nuovo idolo di Napoli, da collocare accanto a pastori e Re Magi. Destination: Costiera amalfitana, con le sue strade che nulla hanno da invidiare alla più leggendarie Corniche in Costa Azzurra, con i suoi alberghi e le sue ville sospese con i loro giardini lussureggianti tra la roccia e il mare, uno spettacolo che da solo vale la pena della puntata nel profondo sud. Amalfi, Ravello, Sorrento e Salerno sono naturalmente le piccole capitali di questo tratto di costa tirrenica, dove alle attrazioni tradizionali e ai monumenti più noti non è difficile affiancare piccole-grandi scoperte come il Museo della Carta ad Amalfi (aperto tutti i giorni, escluso lunedì, dalle 10 alle 15,30) dove è possibile scoprire i segreti di una delle attività più note della città, con una tradizione millenaria e di cui è ancora possibile godere i prodotti, nei negozi del centro dove è in vendita la famosa carta di Amalfi. Da non perdere, la notte del 24 dicembre, la calata della gigantesca stella formata da decine di fiaccole dai fianchi del monte Tabor fino all’ingresso della Cattedrale. Sempre in tema di luci straordinarie ecco la rassegna Luci d’Artista, che da novembre e fino a tutto gennaio trasforma Salerno in una straordinaria VIAGGI Nelle foto: Sorrento, Amalfi e un’immagine della scorsa edizioni dei “Luci d’Artista” esibizione di creazioni artistiche di grande effetto, dalle foreste di ghiaccio alle magiche creature delle fiabe, il tutto circondato da mercatini che propongono prodotti artistici e il meglio della gastronomia locale. Che, non dimentichiamolo, trova in queste zone alcune delle eccellenze più note del panorama enogastronomico italiano, come ad esempio le alici di Cetara, piccolo paesino della costa che proprio durante l’inverno celebra il rito di questo piatto straordinario. Ma Salerno non è solo luci e mercatini, di questi tempi, bensì uno straordinario laboratorio a cielo aperto dove stanno portando a compimento le loro opere archistar come Calatrava, Ricardo Bofill, Zaha Hadid, come dire il futuro accanto alle architetture barocche del centro storico e alle insegne in legno e ferro battuto delle antiche botteghe artigiane. quando sbarcarono su questo tratto di costa: e allora vale la pena dedicare almeno un paio d’ore al Museo dello Sbarco (aperto tutti i giorni, chiuso il lunedì), dedicato a quello che fu il primo sbarco in Europa, 10 mesi prima di quello in Normandia. Uniformi, mezzi da sbarco, oggetti della vita quotidiana di truppe inglesi, americane, australiane, con bellissimi diorami e fotografie d’epoca che ci riportano ad uno dei momenti più intensi e significativi non solo della storia del nostro paese ma di tutto il secolo scorso. Per dormire e mangiare, in questa stagione, non si corre il rischio del tutto esaurito o delle lunghe code in attesa. E anche questo è un piccolo regalo natalizio. Quelle insegne e quelle botteghe che trovarono 70 anni fa le truppe alleate 39 QVN AUTOMOTIVE TOYOTA: UNA STORIA DI SUCCESSO Colloquio con Mariano Autuori, responsabile flotte di Toyota Italia L a storia di Toyota nell’ibrido è una storia di successo unica. Come nasce? Grazie ad oltre 40 anni di ricerca e sviluppo di soluzioni ecologiche per la mobilità, Toyota è oggi il leader mondiale nella produzione di tecnologie full hybrid.Quasi 5.700.000 vetture ibride sono state vendute nel mondo ad oggi, una ogni 15 secondi. Nel 1997, con la nascita di Prius, Toyota ha lanciato la prima vettura ibrida al mondo prodotta su larga scala.Della prima generazione ne sono state vendute 120.000 unità, un numero ragguardevole considerata la novità di questo prodotto, ma è con la seconda generazione che ci è stato il salto di qualità: ben 1,2 milioni di unità vendute (+1000%) e, con i 1,7 milioni della terza ed attuale generazione arriviamo ad oltre 3 milioni di Prius vendute nel mondo. Nel 2005 arriva la prima SUV ibrida al mondo: la Lexus RX400h. Nel 2010, con il lancio di Auris HSD, inizia la diffusione della tecnologia “Full Hybrid” sui modelli della gamma Toyota. Nel 2012 la Prius si allarga diventando Prius+ ed arriva l’ibrido anche sulla Yaris. Oggi Toyota è presente nel mercato con 23 modelli full hybrid in vendita in 80 paesi, quattro volte in più rispetto a qualsiasi altro costruttore. Solo in Europa nel 2013 l’incremento di vendita delle vetture ibride è stato di ben +65% rispetto al 2012, con sei modelli ibridi Toyota e sei ibridi Lexus, che ricoprono oggi le prime quattro posizioni delle vendite ibride europee. L’ibrido e le flotte, una convivenza spesso difficile da costruire. Quali sono in quest’ottica i programmi di Toyota? La tecnologia ibrida è oggi la vera alternativa alle motorizzazioni con- 40 QVN venzionali, ed anche le aziende oggi cominciano ad apprezzarne gli indubbi vantaggi. Costi di gestione nel ciclo vita in linea o inferiori ai diesel della concorrenza, a cui vanno aggiunti i vantaggi legati alla mobilità sulle aree urbane (es. accesso gratuito all’Area C di Milano, parcheggio gratuito sulle strisce blu a Roma e la circolazione anche durante i blocchi del traffico), e i valori residui dell’auto in aumento rispetto alla media di mercato. A questo si aggiungono i vantaggi dei consumi e delle emissioni ridotte, non solo della CO2, che fanno sì che l’ibrido rappresenti la migliore proposta per la costruzione di una flotta che rispecchi i criteri di valutazione delle aziende. Comincia ora, con una proposta di gamma sempre più ampia e concreta, la nostra conquista sul mercato delle flotte aziendali. Quali sono i nuovi modelli per le flotte? Toyota oggi è presente nel mercato delle flotte con una gamma di prodotti estremamente concorrenziale, dalla city car Yaris, alla berlina Avensis e al SUV di grande successo Rav4, ed ora anche nel segmento C SW, costituito per il 60% da vendite flotte, saremo nuovamente presenti con una vettura come la nuova Auris Touring Sports, che unisce un design estremamente dinamico e moderno allo spazio di carico più elevato di questo segmento (da 530 a 1658 litri). Auris Touring Sports è inoltre la prima wagon della sua categoria disponibile con motorizzazione full hybrid che, grazie ad emissioni di CO2 pari a soli 85 g/km, è l’auto con la miglior efficienza del segmento. Oltre alle basse emissioni di CO2, è da considerare bassissime emissioni di ossidi di azoto (NOx) e zero particolato. Anche i consumi sono da record: ben 27km/l nel ciclo combinato. Oggi le aziende, senza alcun compromesso, possono trovare in questa vettura la miglior soluzione per la composizione di una flotta con la massima attenzione ai consumi e all’ambiente. Anche i driver possono trovare interessante la vettura per il suo design sofisticato ed elegante, apprezzandone gli enormi vantaggi di mobilità in particolare nei centri urbani. Il lancio commerciale è previsto per metà ottobre, ma molte aziende e noleggiatori hanno già avuto modo di apprezzare le qualità di questa vettura grazie ai test drive estesi della flotta Toyota che - a partire dal mese di luglio - abbiamo offerto. Che ruolo hanno le tecnologie esclusive adottate da Toyota? Sicuramente il sistema Hybrid Drive rappresenta una tecnologia esclusiva, che ha aperto la strada al mondo dell’i- AUTOMOTIVE brido ed ha messo su strada vetture FULL Hybrid. La sola Prius ha beneficiato di 1261 richieste di brevetto per soluzioni mai adottate prima. Inoltre, le recenti soluzioni tecnologiche che Toyota ha sviluppato permettono di risolvere alcuni problemi legati alle precedenti generazioni di vetture e a quelle della concorrenza, come ad esempio le batterie che prima ingombravano mentre oggi trovano spazio sotto il pianale e non sacrificano il portabagagli. Come funziona l’organizzazione Toyota per le flotte e i servizi alle aziende? La scelta di un partner di valore è fondamentale per rispondere alle esigenze di mobilità di una impresa. Per questo Toyota ha creato ToyotaBusinessPlus, la divisione Toyota dedicata ai clienti Business e alle Flotte Aziendali che offre servizi professionali dedicati all’attività di impresa e garantiti dai valori che da sempre rappresentano Toyota in termini di qualità e affidabilità. La visione della nostra azienda è perfettamente sintetizzata nell’espressione “Always a better way”, la firma in cui si identifica la nostra costante ricerca al miglioramento e all’innovazione. ToyotaBusinessPlus assicura vantaggiose condizioni commerciali, soluzioni finanziarie su misura e assistenza altamente specializzata, rendendo l’acquisto di un’auto Toyota una scelta imprenditoriale di successo. Ad oggi siamo presenti nel territorio con 14 Business Centers, punti di riferimento per il cliente “Azienda”, nei principali distretti industriali italiani. Nel corso del 2014 contiamo di raddoppiare il numero dei nostri centri specializzati per offrire alla clientela business un servizio consulenziale dedicato ed altamente specializzato nella scelta della migliore soluzione dell’auto. All’interno del Business Center è sempre presente un’area dedicata, con consulenti specializzati in grado di approfondire i temi dei costi di gestione, il TCO, i vantaggi della tecnologia ibrida, e tutti gli aspetti della fiscalità legati alle modalità di acquisto, oltre che le migliori soluzioni per servizi di Post Vendita dedicati. Il tutto applicando i principi del Toyota Way, secondo il nostro motto “Always a better way”. Uno sguardo verso l’auto green del futuro: come sarà secondo Toyota? Toyota crede nell’importanza di seguire molteplici percorsi nella ricerca di soluzioni ecologiche per la mobilità. Sviluppo di carburanti sintetici e biocarburanti, sfruttamento di fonti energetiche alternative, miglioramento delle tecnologie legate alle batterie, sono tutte possibilità in grado di aprire la strada alle diverse tipologie di vetture ecologiche previste per il prossimo futuro. Nonostante i combustibili fossili restino ancora oggi la principale risorsa del settore automobilistico, Toyota è convinta di come la sua tecnologia Hybrid Synergy Drive® abbia tutte le carte in regola per proporsi come la soluzione ideale alle moderne questioni ambientali. Toyota ha individuato il sistema di trasmissione ibrido come la tecnologia centrale attorno alla quale sviluppare diverse tipologie di veicoli ecologici. La tecnologia Hybrid Synergy Drive® è stata infatti studiata per essere modulare, e quindi adattabile all’utilizzo diretto sui Veicoli Plug-In (PHEV), sui Veicoli Elettrici (EV) e sui Veicoli Ibridi a Celle a Combustibile (FCHV). Entro la fine del 2015, Toyota lancerà ben 23 prodotti full hybrid (tra nuovi modelli e aggiornamenti di prodotto), incluso un veicolo con celle a combustibile. Toyota n°1 al mondo: onori e oneri... Le responsabilità di un major player come Toyota sono legate all’assicurare condizioni migliori di trasporto, per tutti, nel prossimo futuro.Toyota lavora costantemente su parecchi fronti, da questo punto di vista, per trovare nuove soluzioni di mobilità, aumentare la sicurezza al volante e quella per i pedoni con lo scopo ultimo di eliminare del tutto gli incidenti in futuro, produrre automobili a ZERO emissioni. Grazie all’ibrido, Toyota guida il processo di cambiamento. Non perché sia la soluzione definitiva, ma perché è quella che permette basse emissioni e consumi, senza costringere i clienti a sacrifici (con l’elettrico, ad esempio, non ci sono colonnine di ricarica e l’autonomia risulta quindi limitata). I riconoscimenti non mancano: anche quest’anno la Interbrand ha conferito a Toyota, per il terzo anno consecutivo, il riconoscimento come numero uno nel “Best Global Green Brand” tra i marchi industriali, a seguito di un confronto tra gli sforzi intrapresi in merito alle tematiche ambientali e la percezione dei clienti in merito. 41 QVN VILLAGE PEOPLE A PARTE TINA TURNER… 42 QVN VILLAGE PEOPLE Prosegue il nostro viaggio alla scoperta dei personaggi che frequentano il Village. Questa volta è il turno di Marco Schiavio, imprenditore milanese per il quale non ci sono solo tennis e calcetto… I n principio fu il calcetto,, quando ancora il Clay-Tech e la sabbia del Nilo del beach volley erano di là da venire. Poi, complice la tradizione famigliare nel tennis e, soprattutto, la vicinanza con gli uffici dell’azienda, il Quanta Village per Marco Schiavio è diventato qualcosa di più di un semplice circolo sportivo, trasformandosi in una specie di appendice dell’azinda, dove invitare a pranzo collaboratori e clienti e magari far decollare nuove trattative. Parte proprio da qui la nostra chiacchierata con l’imprenditore milanese impegnato nel campo dei progetti per la tutela ambientale, uffici a Novate e dunque ad un tiro di schioppo dal Village. “Lo confesso” dichiara Schiavio “la comodità del Quanta per me è tutto. Un circolo sportivo, al di là delle strutture e dei servizi deve avere come caratteristica principale quella di essere facilmente raggiungibile. Non può essere uno stress doverci arrivare. Ho amici che si accontentano di frequentare palestre o giocare a tennis in location deprimenti per il solo fatto di averle a 5’ da casa. Da questo punto di vista il Village è sempre stato per me l’ideale”. E così fin dal ’98 Schiavio inizia a frequentare con gli amici i campi di calcetto del centro di via Assietta, senza trascurare peraltro la grande passione di famiglia, il tennis. “Tutta la mia famiglia è sempre stata socia del TC Milano, mio padre in particolare ne è stato anche consigliere stringendo un grande rapporto di amicizia con la famiglia Quintavalle” ri- corda. “E quindi non potevo ‘tradire’ le origini dimenticando il tennis. E anche se proprio quest’anno ho lasciato il TC Milano, il tennis continua ad essere assieme al calcetto la mia grande passione”. Appunto, il TC Milano. Come vede il frequentatore di uno dei club storici della Milano che conta il progetto Quanta Club? Quali sono i presupposti su cui costruire un club di successo? “Dobbiamo partire da un presupposto: che oggi è cambiata la cultura del circolo, non c’è più lo spirito per il quale il club era il luogo dove ritrovarsi con gli amici anche nel weekend, dove c’era un aff iatamento che andava al di là delle passioni sportive”. “Porto l’esempio di altri club storici come il Clubino e l’Unione che stanno addirittura pensando di fondersi per far fronte alla ‘fuga’ dei soci” continua Schiavio. “Questo significa che dev’essere ripensato tutto il modo di ‘fare club’, come ho detto in più di un’occasione anche all’amico Quintavalle”. E dunque quale dev’essere uno dei requisiti fondamentali? “Quello che dicevo all’inizio: la comodità. Perché se divento socio di un club e poi non riesco mai ad andarci perché è scomodo, fuori mano, lontano da casa e ufficio, che senso ha? Certo, poi occorrono anche altre cose, una su tutte che da sempre mi affascina del Quanta: la gentilezza e la disponibilità dello staff. Certo, a volte capita di stare un po’ troppo al centralino in compagnia di Tina Turner, però, insomma, sempre Tina Turner è…”. 43 QVN 44 QVN L aVerdi non va mai in vacanza: le porte dell’Auditorium di Milano sono sempre aperte tutto l’anno per offrire ai milanesi e non solo musica di qualità. E anche Dicembre si annuncia particolarmente denso di appuntamenti all’insegna delle sette note, con un cartellone di eventi costruito per soddisfare tutti i gusti - dagli spettatori giovani e giovanissimi in su - e trascorrere il classico periodo natalizio nel segno della grande musica. Invitandovi a consultare il sito internet www.laverdi.org, per avere tutti i dettagli dei concerti in programma, segnaliamo volentieri alcuni programmi particolarmente accattivanti. Si comincia con il concerto straordinario di sabato 7 dicembre (ore 21.00), dal titolo 1938: Benny Goodman alla Carnagie Hall. A distanza di 75 anni, Paolo Tomelleri, clarinetti- sta e compositore conosciuto in tutto il mondo, ripropone alla guida della sua Big Band lo stesso programma del concerto che Benny Goodman con la sua Jazz Band tenne nel gennaio del 1938 alla Carnegie Hall di New York, fino allora tempio della musica classica; un evento straordinario che segnò l’inizio della “Swing Era”. Sabato 14 (ore 15.30) sarà la volta di Crescendo in musica, la rassegna del sabato pomeriggio per i bambini, i ragazzi e le loro famiglie: i più piccoli potranno immergersi nelle magiche atmosfere del mondo delle fiabe con un classico di sempre, Cenerentola, spettacolo di musica e balletto organizzato in collaborazione con Espressione Danza. Sul palco dell’Auditorium, l’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, diretta per l’occasione dal maestro Giovanni Marziliano, accompagnata dalla voce narrante di IN MUSICA DICEMBRE CON LAVERDI Nicola Olivieri. Nella tradizione popolare a Natale non possono mancare due cose: la neve e...il valzer! Se sarà un Natale imbiancato, quello del 2013, lo vedremo. Intanto godiamoci il valzer con l’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, diretta da Gaetano d’Espinosa, giovedì 19 (ore 20.30), venerdì 20 (ore 20.00) e domenica 22 (ore 16.00): un omaggio al valzer, che partendo dalla Vienna di Johann Strauss Jr, di cui ascolteremo il Kaiser Walzer e tre ouverture dalle sue più famose operette, attraversa l’Europa con il celebre Valzer dei Fiori di Čajkovskij per arrivare a La Valse (1920), poema coreografico del francese Ravel. Chiude il programma la suite Der Rosenkavalier (1945) di Richard Strauss, ritratto della Vienna settecentesca. 45 QVN AREA BIMBI GIOCA CON L’EXPO E IMPARA L’INGLESE! Tante Nazioni e tante ricette, tutte in inglese! In vista del Natale Hilary ci spiega come preparare il Pudding di GIULIA GORGOGLIONE Dear Children, I’m Hilary and I’m a little chef from Oxford in the UK. Christmas is coming and there are many traditional dishes we have for Christmas dinner: roast turkey served with stuffing, gravy or cranberry sauce and roast potatoes. But of course, no British Christmas is complete without a Christmas Pudding! Here are the ingredients: have yourselves a Merry Xmas! 55 g self-raising flour 110g brown sugar 110 g bread crumbs 25 g almonds 2 eggs Dried mixed fruit Raisins 1 small peeled apple 1/2 large orange 1/2 lemon 1 teaspoon cinnamon 46 QVN AREA BIMBI VOCABOLI Stuffing= ripieno Gravy= salsa di condimento (tipica in UK) Self-raising flour= farina con lievito Brown Sugar= zucchero di canna Bread crumbs= pangrattato Almond= mandorla Dried Fruit= frutta secca Raisins = Uvette Peeled Apple= mela sbucciata 47 QVN I C E M B R E G E N N A I O F E B B R A I O M A R Z I prossimi appuntamenti AGENDA D 14 Dicembre • TENNIS TORNEO DI NATALE Come ogni anno, il tradizionale Torneo per gli iscritti alla Scuola Tennis del Quanta Village. Dalle 14.30 singolari maschili/femminili per i nati dal 1998 al 2009 e per gli adulti non classificati. 14 DICEMBRE • TENNIS Alle 20.00 l’appuntamento con la pizza di gruppo della SAT. 21 DICEMBRE • NUOTO Dalle 15.00 alle 17.00 la festa per i bambini del nuoto. Due ore di giochi nel campo da calcio coperto. 21 DICEMBRE • FITNESS NATALE sala1 10.00-11.00 Christmas circuit (Alessia, Paola) 11.00-12.00 Christmas stars (Giovanni, Anna) Piscina 12.30-13.30ChristmaSplash (Giovanni, Ilenia, Letizia, Paola) HOCKEY IN LINE AL VILLAGE 21 DICEMBRE HOCKEY DI NATALE HC MILANO QUANTA - ASIAGO VIPERS 11 GENNAIO HC MILANO QUANTA - CUS VERONA 25 GENNAIO HC MILANO QUANTA - NOVI HOCKEY 8 FEBBRAIO HC MILANO QUANTA - MAMMUTH ROMA 22 DICEMBRE • DANZA Saggio di Natale della Scuola Danza Pista da Hockey 8 MARZO HC MILANO QUANTA - GHOSTS PADOVA 15 MARZO HC MILANO QUANTA - CITTADELLA HP FINE GENNAIO • TENNIS TORNEO SOCIALE Torneo per tutti i soci e frequentatori non classificati _________________________ 8 MARZO Festa della Donna FESTA DEL FITNESS Fine febbraio inizio marzo (data da definire) Una grande festa sulla pista da Hockey per tutti gli appassionati del fitness. Lezioni di Gruppo, Zumba, Spinning con ospiti e sorprese... da non perdere! Segui sul sul sito tutti i dettagli! CORSI AL BRITISH INSTITUTES British Institutes Sede di Milano-Affori (Quanta Village) Via Assietta, 19 -20161 Milano 02.54065454 [email protected] 48 QVN FESTE DI COMPLEANNO E ANNIVERSARI Menù a scelta dall’aperitivo alla cena, spazio nella Club House in esclusiva, area bimbi, parcheggio free e allestimenti personalizzati. Tutto organizzabile secondo le vostre esigenze! Per info: www.quantavillage.com [email protected] O D I C E M B R E G E N N A I O F E B B R A I O M A R Z O D opo il grande successo dello scorso anno, il Quanta Village ripropone la formula del Capodanno “formato famiglia”. Laboratori per i più piccoli fin dal tardo pomeriggio del 31 Dicembre, con intrattenimento che continuerà anche durante la cena. Aperitivo di benvenuto per i genitori e musica di sottofondo durante la cena. Si festeggerà e si attenderà poi tutti insieme il nuovo anno nella speranza che per tutti sia un 2014 meraviglioso. Tutti i dettagli sul nostro sito e sui nostri social. Buon Anno! Menù bambini Chicche di patate al ragù Bocconcini di pollo fritti con crocchette di patate AGENDA Village Capodanno in Famiglia Menù di Capodanno Entrée di mare in tutte le sue sfiziosità Crespella agli scampi con asparagi, sesamo nero e lime Risottino alle capesante e carciofi profumato allo zenzero Trancetto di tonno in crosta di pistacchi con agrumi e julienne di carciofi Millefoglie di panettone con salsa al mandarino Frutta fresca e secca a mezzanotte: Cotechino artigianale con lenticchie portafortuna Selezione di Vini Pandoro caldo con nutella Cocktail e Prosecco di benvento a mezzanotte: Cotechino di cioccolato cena: Pinot chardonnay leggermente mosso Bosco dei Cirmioli per brindisi di mezzanotte: Prosecco millesimato Cuvée Oro doc con il cotechino: Merlot Ornella Molon info e prenotazioni: 02.66200285 [email protected] 49 QVN C O N T A T T TENNIS Manuela Zoni STUDIO MEDICO Enrico Pozzi 339 1147069 [email protected] tel. 02 39565590 02 39565589 fax. 0283387812 [email protected] CALCIO BEACH VOLLEY PATTINAGGIO HOCKEY Marco Uda 02 83387564 [email protected] [email protected] PISCINA CORSI DIVING AGONISMO NUOTO Marco Uda 02 6621611 [email protected] AREA FITNESS BALLO Marco Uda 02 6621611 [email protected] RUNNING Reception 02 6621611 [email protected] USCITE DIDATTICHE Marco Uda 02 83387564 [email protected] CAMP Reception 02 6621611 [email protected] 2012 I PUBBLICITÀ E SPONSORIZZAZIONI Antonio Cappellari 68 Dicembre - Marzo 2014 DIRETTORE RESPONSABILE Dario Colombo [email protected] 02 83387427 [email protected] ORARI DI APERTURA DEL CENTRO EVENTI AZIENDALI CONGRESSUALI E P R I VAT I DA LUNEDÌ A SABATO 08,00-24,00 02 83387231 [email protected] DOMENICA 08,00-20,00 RISTORANTE PIZZERIA CHIUSURA NELLE GIORNATE DI FESTIVITÀ NAZIONALE APERTURA DA LUN A SAB 12,30 - 14,30 E 19,30 - 23,00 DOMENICA 12,30 - 14,30 02 66200285 [email protected] ORARI DI APERTURA RECEPTION Q U A N TA A G E N Z I A PER IL LAVORO DA LUNEDÌ A VENERDÌ 10,00-20,00 09,00-18,00 02 8330191 [email protected] SABATO 09,00-18,00 C O R S I Q U A N TA RISORSE UMANE 09,00-18,00 02 54065439 [email protected] CORSI BRITISH INSTITUTES 09,00-18,00 Giulia Gorgoglione 02 54065438 [email protected] DOMENICA 10,00-13,00 02 6621611 [email protected] Prenotazioni dei Campi da Tennis, Calcetto, Beach Volley tramite servizio Quant@-commerce www.quantavillage.com SEGRETERIA Monica Lagomanzini [email protected] H A N N O C O L L A B O R AT O Umberto Quintavalle, Riki Tessari,Toni Cappellari, Pietro Galeoto, Elena Santoro, Giulia Gorgoglione, Marco Cattelan. PROGETTO GRAFICO Creature Milano 19 Matteo Guerra ART DIRECTOR Pietro Galeoto CHIUSO IN REDAZIONE il 2 dicembre 2013 LA TIRATURA DI QUESTO NUMERO 13.500 copie S TA M PA RUMOR INDUSTRIE GRAFICHE S.p.A. QVN - QUANTA VILLAGE NEWS EDITORE: HCM Via Assietta 19 - 20161 Milano 02 6621611 [email protected] Pubblicazione trimestrale registrata presso il Tribunale di Milano N° 267 del 13 Aprile 2004 50 QVN Quanta Sistema Moda nasce dalla pluriennale esperienza maturata nel mercato della moda e del design. Un’esperienza che ha già “collezionato” clienti di prestigio, marchi internazionali e che oggi si è strutturata per offrire al meglio tutte le proprie potenzialità. Sistema Moda fa parte del Gruppo Quanta, una delle realtà più vitali e competitive nel panorama dei servizi legati alle risorse umane, con sedi in Italia e all’estero. quanta.com