Si conoscono sul web o tra i banchi di scuola. S`innamorano e
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Si conoscono sul web o tra i banchi di scuola. S`innamorano e
GRAZIA"INCHIESTA Si conoscono sul web o tra i banchi di scuola. S'innamorano e decidono di dirlo a mamma e papà. In Italia sono sempre di più le teenager che scelgono di fare coming out. E di abbattere il muro del conformismo e del silenzio DI Monica sognar* erano Annie e Micaela Pini. M a anche Laura Velutti e Monica Passerella, Antonella Risi e Sarah Bonte. Tutte in coda davanti alla stanza 132 di via Larga, sezione Matrimoni del Comune di Milano. Tutte coppie lesbiche già sposate all'estero e in attesa di registrazione italiana. Il loro sit-in di qualche giorno fa ha fatto il giro del mondo. Coppie di donne omosessuali 40, 50enni, che fanno di questa protesta uno dei momenti del loro coming out, del loro dichiararsi pubblicamente omosessuali. Le lesbiche delle nuove generazioni probabilmente non faranno questa fatica. E di sicuro in famiglia hanno fatto coming out precoci: sono sempre di più le teenager che raccontano la loro omosessualità ancora prima di diventare maggiorenni. «Fino al 2005 si veniva allo scoperto tra i 25 e i 30 anni. Oggi invece tra i 17 e i 20, e la tendenza è verso un'ulteriore anticipazione», spiega Paola Brandolini, presidente di ArciLesbica. E proprio a un sofferto coming out adolescenziale è dedicato il libro L'altra parte di me (Piemme), in uscita il 14 ottobre. È la storia d'amore di due ragazzine (Giulia, nata a Bassano del Grappa, e Francesca, barese) che si conoscono in Rete, s'in- namorano e decidono di dire tutto ai genitori. Giulia subisce ostilità, umiliazioni, divieti per tre anni, fino a quando la fidanzatina pugliese viene accolta in famiglia. «Ho frequentato, per lavoro, molte scuole superiori e ho notato che per le ragazzine dirsi omosessuali è più difficile che per i compagni maschi: in Italia il destino di moglie e madre è una gabbia da cui è diffìcile uscire», spiega l'autrice Cristina Obber. «Le famiglie devono fare la loro parte e dire ai figli che tutti hanno pari dignità indipendentemente dai gusti sessuali. Io ho già spiegato a mio figlio, che frequenta la seconda elementare, che cos'è l'omosessualità. Per fortuna c'è la Rete, che ha semplificato un po' la vita di queste ragazze: facendole conoscere, incontrare, uscire dal terrore della solitudine». A volte è più facile uscire allo scoperto in famiglia che a scuola, dove si segnalano spesso casi di bullismo omofobico. «Padri e madri stanno prendendo coscienza della sofferenza dei loro ragazzi. E ci scrivono per chiederci come gestire il loro coming out», spiega Raffaella Borzacchiello, fondatrice della pagina Facebook Fra gay, any problemi?. «Sono aumentate le ragazzine giovani che si dichiarano omosessuali. Ci raccontano che la classica reazione dei genitori è pensare che si tratti di una fase di confusione. SIMBOLI La modella Ireland Baldwìn. 18 anni, figlia degli attori Kim Basinger e Alee Baidwin, con la sua fidanzata. la rapper Angel Haze. 22. GRAZIA-LESBO UNDER 18 Che passerà. A scuola, invece, la reazione dei professori è spesso ambigua: tollerano le coppie omosessuali ma chiedono di non ostentare, di non fare troppa pubblicità. Il problema vero è che in Italia, a differenza che all'estero, ci sono pochi modelli di lesbiche famose da cui attingere coraggio per uscire allo scoperto». In effetti nel nostro Paese di lesbiche famose e dichiarate non ce ne sono. Ma qualcosa si muove. Il primo sportivo italiano a fare coming out è stata una ragazza, Nicole Bonamino, 22 anni, portiere della nostra nazionale di hockey in line. TI 12 febbraio ha detto al sito LezPop. ìt e poi alla Gazzetta dello Sport: «Sono gay. E lo dico perché se non siamo noi a cambiare le cose, le cose potrebbero non cambiare mai». Per fortuna, dove non arrivano i personaggi famosi, arrivano i modelli televisivi. «Le coppie lesbiche di serie popolari come Glee e Grey's Anatomy hanno segnato una svolta per le giovanissime e dato loro il coraggio di non nascondersi più», dice Natacha Chetcuti, sociologa esperta in omosessualità. L'8 ottobre sarà in libreria con il saggio Dirsi lesbica (Ediesse). «Dai miei sondaggi risulta che i più accettati sono i coming out delle ragazzine delle classi medie. Fanno più fatica, invece, le ragazze delle classi alte o popolari. Sia in Francia che in Italia». Spesso le ragazzine si dichiarano lesbiche, in famiglia o a scuola, anche per trovare una collocazione in un gruppo, quale che sia, che le accolga nel momento delicato dell'adolescenza. «C'è una precocizzazione del fenomeno del coming out anche per il bisogno di sottrarsi alle sofferenze adolescenziali. Questa è una generazione molto fragile, impaurita dal fallimento», spiega la psicologa Katia Provantini, presidente della cooperativa II Minotauro che si occupa di adolescenti. «Molte ragazzine corrono troppo, danno risposte precoci alle loro domande sessuali. Crescere significa affrontare un vuoto? E io lo colmo subito con un'etichetta. Magari a 20 anni scopro d'essere eterosessuale. E la donna di cui credevo d'essere innamorata era solo una persona speciale che mi ha aiu- STUDENTESSA E M O D E L L A N A P O L E T A N A : «Prima di fare coming out ho voluto essere sicura che le emozioni e i sentimenti che provavo per persone del mio stesso sesso non fossero anormali. Di solito fanno tutti cosi: si esce allo scoperto quando hai raggiunto delle certezze su di te. A me è successo già intorno ai 16 anni, quando ho preso la prima cotta per una ragazza (che avevo conosciuto grazie a un gruppo Facebook dedicato a Lady Gagà) che sapevo essere lesbica. Ma a 17 anni è arrivata la prima vera storia d'amore, che è durata fino a poco tempo fa. E allora, a 18 anni non ancora compiuti, l'ho detto ai miei genitori. Era appena finito il pranzo della domenica e ho fatto l'annuncio. Mia sorella lo sapeva già. I miei sono rimasti un po' di sasso, ma subito dopo la mamma mi ha detto che lo aveva intuito da tempo, osservando i miei atteggiamenti troppo mascolini. Hanno anche voluto conoscere la mia ragazza. In famiglia l'ho detto a t u t t i , tranne alla nonna più vecchia, non reggerebbe. Al liceo invece ho preferito dirlo solo agli amici veri, si tratta di un istituto del centro storico ed è una scuola un po' omofoba. Anche i professori più aperti ti consigliano di non ostentare la tua omosessualità, di tenerla low profile. E questo è brutto. Al momento sono single, ma uso spesso la nuova app che spopola nel mondo lesbo: si chiama Brenda e ti segnala le ragazze lesbiche che in quel momento ti sono geograficamente e logisticamente più vicine. Geniale, no?». GRAZIA*LESBO U STUDENTESSA N O V A R E S E : «Tre saggi sul lesbismo e un accendino con sopra l'immagine di una ragazza in abiti osé: così ho fatto coming out l'anno scorso a 17 anni. Queste cose le avevo comprate con la carta di credito di mia madre. Appena visto l'estratto conto, lei mi ha chiesto che cosa avevo acquistato. Le ho fatto vedere i libri, col fiato sospeso, e lei mi ha detto che nella libreria di casa, se volevo, c'erano altre opere a tematica omosessuale. L'ho ringraziata, ho capito che aveva compreso tutto, e poi ne ha pure parlato con mio padre. Nessuno dei due ha cambiato atteggiamento verso di me, ho genitori di mentalità apertissima. Secondo me sapevano da tempo, perché ogni volta che si parlava di maschi io mostravo il mio disinteresse. Mia madre è adorabile anche con le amiche che porto in casa: le definisce simpaticissime e questo mi fa sentire bene. In classe, al mio liceo scientifico, ho fatto coming out, sempre a 17 anni, con piccoli gruppi di due, tre compagni: non mi sentivo di fare l'annuncio a trenta persone. Si fa fatica a uscire allo scoperto, anche perché si viene da anni tosti, quelli in cui ti rendi conto di essere diversa: a me è successo a 12 anni. Facevo pallavolo e nello spogliatoio ero sempre nervosa e agitata. Poi ho capito perché: mi piaceva una mia compagna di gioco e realizzavo che non era così normale. Solo con gli anni mi sono accettata. Consiglio alle ragazze giovani di fare coming out molto presto. Così si comincia prima a stare bene». DANY S . - 1 7 ANNI tato». La fidanzatina, spesso trovata in Rete, è il motivo scatenante di molti baby coming out. «L'amore dà coraggio. E tante teenager si buttano e osano perché hanno alle spalle una grande progettualità: una storia d'amore o addirittura il disegno di fare famiglia con una donna e avere dei bambini», dice Katia Acquafredda, medico, 50 anni, ideatrice di Listalesbica.it. «Che diversità dai miei tempi! Se penso che si parlava solo di diritti dei gay: le lesbiche non erano neanche nominate. Discriminate doppiamente, in quanto donne e in quanto omosessuali. H o detto tutto a mia madre a 29 anni, quando mi stavo separando da mio marito. Oggi a 29 anni con quel segreto non ci arriva più nessuno». Il segreto non solo va rivelato, ma messo in Rete. La moda americana di filmare il coming out e poi metterlo su Youtube non è ancora arrivata da noi, ma manca poco. «Le ragazzine ci mandano video realizzati con il cellulare o con la web cam del computer, in cui raccontano i problemi che hanno avuto dopo il coming out. Oppure chiedono consigli su come farlo», racconta Chiara Reali, coordinatrice del progetto Le cose cambiano per sensibilizzare gli studenti contro l'omofobia (dal maggio 2013 è anche un sito). «Non parlano necessariamente al padre o alla madre: a volte preferiscono una zia reputata più accogliente. E scelgono spesso ì momenti in cui la famiglia è a tavola. Iniziano quasi tutti cosi: "Vi devo dire una cosa..."». • Q U I N T A LICEO S C I E N T I F I C O : «L'amore dà coraggio. E io ho conosciuto, l'anno scorso, una ragazza napoletana di cui mi sono innamorata. Abito in un centro del Casertano e poiché continuavo a prendere il treno per andare a Napoli, i miei genitori mi tempestavano di domande: ho fatto coming out per liberarmi dal loro assillo. Ho scelto papà, la mamma è troppo religiosa. Ma lui, dentista e persona conosciuta in paese, l'ha presa male. M i ha chiesto, nell'ordine: se ero scioccata per uno stupro, se ero incinta, se ero preda di una setta satanica. Gli ho risposto che sono semplicemente lesbica. Prima ha minacciato di trasferire tutta la famiglia al Nord, dove secondo lui queste cose non succedono, poi mi ha fatto promettere che avrei lasciato quella ragazza. Dopo una settimana, visto che non lo avevo fatto, ho dovuto andare a vivere da un'amica più grande. I professori hanno chiamato mio padre perché a scuola mi vedevano piangere di continuo. Allora sono tornata a casa, dove ho preso pure due schiaffoni da papà e sono di nuovo scappata. Ora sono di nuovo in famiglia, mio padre sembra rassegnato, mia madre fa finta di non sapere. Finito il liceo inizierò a lavorare per poter uscire di casa e mantenermi alla facoltà di Odontoiatria. Ma non so se la frequenterò in Italia, sto pensando a Londra o Berlino. A scuola, invece, il coming out, fatto a 16 anni, è andato bene, nessuno mi ha colpevolizzato: ho pure realizzato un progetto di sensibilizzazione scolastica contro l'omofobia che è molto piaciuto al preside. Nonostante le difficoltà incontrate a casa, tornassi indietro farei tutto uguale. Uscire allo scoperto ti dà libertà e ti spinge comunque a essere indipendente. E non è poco».