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CHI HA PAURA DELLE RADIAZIONI
[LA ZONA VERDE] DI CINZIA TESTA E MONICA TIZZONI “VEDERE” DENTRO DIAGNOSTICA AD ALTA RISOLUZIONE La precisione che ha raggiunto la radiologia spinge a interpellarla sempre più spesso Radiologia 쎲 Con la radiografia si analizza la morfologia e la struttura delle componenti scheletriche in esame e si valuta la correttezza dei rapporti articolari. È possibile evidenziare molti tipi di alterazioni ossee: le malformazioni scheletriche, gli esiti di traumi recenti o pregressi come fratture e lussazioni, le flogosi ossee o articolari e i processi degenerativi o neoplastici che hanno origine dall’apparato osteoarticolare. Le ossa sono visibili grazie all’elevato contenuto in calcio, che arresta in maniera selettiva e netta i raggi X. Ma questi servono anche per lo studio dei tessuti, dei parenchimi e degli apparati. La Tomografia computerizzata , detta Tac, invece, attraverso una complessa apparecchiatura a raggi X, ricostruisce al computer delle sezioni della regione corporea indagata. Per lo scheletro e le articolazioni non è necessario il mezzo di contrasto, che invece viene somministrato nel caso di altri parti del corpo, al fine di rendere meglio analizzabili le strutture anatomiche in esame. Il paziente è sdraiato su un lettino che scorre all’interno di una specie di ciambella molto larga che contiene la strumentazione per acquisire le immagini. vata rispetto a quella fornita da una semplice radiografia del torace, mentre una Tac dell’addome corrisponde a fare 500 radiografie del torace e una Tac coronarica multistrato equivale addirittura a 750 radiografie (Commissione europea, 2002). Come agiscono i raggi ionizzanti Durante gli esami le radiazioni attraversano la zona del corpo da esaminare e impressionano la pellicola radiografica; nell’attraversamento, però, all’interno dei tessuti ne rimane una parte, detta “dose”. «Questa energia che viene ceduta ai tessuti dell’organismo è in grado di determinare la ionizzazione degli atomi, cioè la formazione di coppie di ioni e di radicali liberi, con conseguenti mutazioni cioè alterazioni nella struttura delle cellule, e in particolare del Dna», chiarisce Alfredo Siani. «Sono più soggette a questo rischio le cellule dell’organismo in fase di rapida crescita come il midollo osseo emopoietico, la mucosa intestinale e gli organi riproduttori, con aumento del rischio di tumori e leucemie». Gli effetti provocati dalle radiazioni ionizzanti dipendono dalle dosi di energia che rilasciano agli organi irradiati. «Tutti CHI HA PAURA DELLE RADIAZIONI A quanto pare nessuno, perché di questo tipo di R adiografie, Tac, scintigrafie: ogni anno in Italia si eseguono 50 milioni di esami radiologici, quasi uno a testa, bambini compresi. E da più parti viene segnalato che si ricorre a queste indagini anche quando non c’è realmente bisogno, tanto che un esame radiologico su quattro sarebbe inutile. In altre parole, il 75% degli esami è giustificato ed appropriato, ma il rimanente 25% potrebbe essere evitato, a tutto vantaggio della salute. «Non si tratta di mettere in 134 MARZO 2009 CLUB3 dubbio l’utilità di questi esami e i benefici che hanno portato e portano alla diagnosi precoce», spiega il dott. Alfredo Siani, presidente della Società italiana di radiologia medica e direttore della area funzionale di radiodiagnostica dell’Istituto Nazionale per lo studio e la cura dei tumori Fondazione Pascale di Napoli. «Ma è anche vero che oggi si tende ad abusarne senza considerare che più esami significano anche più radiazioni ionizzanti assorbite ». 40-50 milioni è il numero di prestazioni radiologiche eseguite all’anno in Italia 75% vengono considerate appropriate 25% potrebbero essere evitate esami, ormai, si abusa. Dimenticandone i rischi Lo confermano anche i dati secondo i quali la loro quantità pro capite, per scopi medici, nei paesi industrializzati è in costante crescita, con un aumento che ha toccato nel 2006 il 600% rispetto al 1980 e che fa sì che l'esposizione dovuta ad applicazioni mediche sia oggi superiore a quella dovuta alle sorgenti di radioattività naturale. L’esposizione non è uguale per tutti gli esami radiologici: una Tac del torace, per esempio, emette una dose di radiazioni circa 400 volte più ele- LA LEGGE CI PROTEGGE 쎲 Per evitare che i cittadini siano sottoposti a troppi esami radiologici c’è un decreto legislativo del 26 maggio 2000, che impone sanzioni pecuniarie e penali a chi prescrive ed esegue esami con radiazioni ionizzanti senza adeguata giustificazione. 쎲 La legislazione europea, inoltre, impone al radiologo di controllare e di registrare la dose di radiazione emessa in ogni esame, per evitare sovraesposizioni: anche l’Italia si sta adeguando a tale normativa. CLUB3 135 MARZO 2009 [LA ZONA VERDE] RAGGI X: QUESTI SCONOSCIUTI 쎲 I raggi X furono scoperti per caso nel 1895 dal fisico tedesco Roentgen, che non sapendo di che tipo di radiazione si trattasse, li chiamò per l’appunto raggi NON SOLO RICERCA DELLE MALATTIE Gli esami radiologici sono indicati anche nella prevenzione: bisogna tenerne conto CONFRONTO DELLE DOSI (in mSv) ESPOSIZIONE ALLE RADIAZIONI NATURALI: da 2 a 4 all’anno ESPOSIZIONE MEDICA: Radiografia torace: 0.05 - 0.1 Radiografia addome: 1 Tac testa: 0.5 Tac torace, addome: 5 - 20 씰 Anche la radiazione naturale a cui tutti siamo esposti ogni giorno comporta un rischio di tumore. La tabella mostra le dosi ulteriori a cui ci si espone ogni volta che si effettuano determinati esami 600% in più negli ultimi 25 anni: di tanto è aumentata l’esposizione alle radiazioni ionizzanti per scopi medici nei Paesi industrializzati 136 MARZO 2009 CLUB3 siamo al corrente delle tremende conseguenze che hanno determinato le dosi altissime di radiazioni come quale rilasciate dalle bombe atomiche in Giappone o dall’incidente di Chernobyl, ma queste sono situazioni eccezionali», dice Alfredo Siani. «La radioattività assorbita durante un esame radiografico è milioni di volte inferiore. Gli effetti si manifestano soltanto quando viene superata un certa quantità di “dose”. Ci sono dei valori di soglia codificati, che se vengono superati portano a effetti dannosi ben conosciuti, ma che in radiologia non vengono di norma neanche lontanamente raggiunti. Ciò nonostante le dosi impiegate in medicina, anche se basse, sono in grado di provocare degli effetti definiti stocastici o probabilistici, cioè che potrebbero manifestarsi anche se non è certo. Per tali effetti i non è stato dimostrato un valore di soglia al di sotto del quale non si manifestano e, possono verificarsi anche dopo diverso tempo dall’esposizione. In parole semplici l’esposizione a dosi anche basse può aumentare la probabilità di un rischio di tumore». L’aumento del rischio Secondo gli esperti, il rischio di tumore cresce con la dose in modo lineare e senza che esista una soglia al di sotto della quale la probabilità è nulla, mentre la gravità dell’effetto è indipendente dalla dose ricevuta. Su questo principio le istituzioni internazionali che si occupano di radioprotezione hanno stilato le loro misure di cautela, per evitare di sottostimare il rischio derivante anche dalle basse dosi. Per la Health Protection Agency britannica, una radiografia del torace comporta un rischio aggiuntivo di sviluppare un tumore fatale nel corso della vita di 1 su un milione, per X. In pratica si tratta di particolari onde elettromagnetiche ad alta frequenza. I raggi X vengono prodotti in appositi tubi radiologici che sono delle ampolle di vetro sotto vuoto spinto nelle quali si applica una elevata differenza di potenziale elettrico. Si provoca così la forte accelerazione di un fascio di elettroni emessi da una spiralina incandescente. Questi elettroni vanno così a colpire ad alta energia un bersaglio formato da un metallo pesante, generalmente tungsteno, il quale, per un fenomeno fisico assai complesso, emette radiazioni che appartengono alla banda dei raggi X. È però il tecnico radiologo che governa tutto questo fenomeno. Infatti i raggi X si formano nel tubo ed escono solo quando, schiacciando un pulsante, si determina la formazione dell’alta tensione e il flusso di elettroni. Il tubo e l’apparecchio radiologico spenti o inattivi non sono radioattivi e non emettono raggi. La quantità di radiazioni che viene assorbita dall’organismo dipende da diversi fattori una singola Tac del cranio si sale a 1 su 10.000, se lo stesso esame è fatto all’addome il rischio è di 1 su 2.000, mentre un singolo esame di medicina nucleare come la scintigrafia fa salire il rischio a 1 su 500. In ogni caso, l’esposizione alle radiazioni per uso medico è coinvolta nei casi di cancro in una percentuale tra l’1 e il 3% di tutti quelli registrati nei Paesi industrializzati. «Esiste però anche la possibilità di modificazioni genetiche che si potrebbero manifestare sulla prole», prosegue Alfredo Siani. «Si tratta anche in questo caso di effetti stocastici, per i quali la probabilità è calcolata in circa 1 su 100.000 per dose di un mSv ricevuta dal genitore». Ed è per questo motivo che durante le indagini radiologiche vengono adottate misure precauzionali per proteggere i testicoli e soprattutto le ovaie». CHE COS’È LA DOSE 쎲 La quantità di energia rilasciata dai raggi X all’interno del corpo si misura in Gray (1 Gy = 1 J/kg). Ma si tratta di una misura fisica, non sufficiente a quantificare l’effetto biologico, che dipende dal tipo di radiazione impiegata e dal tessuto o dall’organo irradiato, più o meno sensibile. La quantità assorbita, quindi, va corretta moltiplicandola per un fattore che tiene conto della radiosensibilità della parte irradiata, e per un altro che classifica il tipo di radiazione. Con questi parametri si ottiene la “dose efficace”, chiamata semplicemente dose. Si misura in sievert (Sv) o più spesso in millisievert (mSv). 400 radiografie emettono la stessa dose di raggi di una sola Tac del torace Più attenzione «Il fatto che esita un rischio, anche se basso, va però sempre tenuto presente», continua Alfredo Siani. «Soprattutto se si considera che oggi si fanno esami con attrezzature che emettono quantità maggiori di radiazioni, come la Tac (specialmente quella multistrato) e che c’è spesso l’abitudine di ripetere esami su esami a distanza ravvicinata». È allora evidente come sia importante effettuare esami radiografici appropriati, scegliendo fra le diverse metodiche a disposizione quella più utile per una corretta diagnosi. «A tale scopo, prima di prescrivere un accertamento che prevede l’utilizzo di radiazioni, è importante valutare se l’esame richiesto è veramente indispensabile e se non sia 1 su 2.000 possibile ottenere informazioni da indagini già effettuate o se, per quella patologia, non sia possibile ricorrere a altre tecniche che non richiedono l’uso di radiazioni, come per esempio l’ecografia o la risonanza magnetica. Per quanto riguarda l’eventuale ripetizione dell’esame, come nei casi di monitoraggio della evoluzione di una malattia, va verificato che sia compatibile con i tempi di progressione o di risoluzione della stessa, non effettuando indagini con frequenza superiore a quella strettamente necessaria». 왎 la probabilità che si rischi un cancro a lungo termine per chi si espone a una Tac dell’addome CLUB3 137 MARZO 2009