...

Lezione del 4 novembre 2015 -Osservazione e ricerca etnografica

by user

on
Category: Documents
12

views

Report

Comments

Transcript

Lezione del 4 novembre 2015 -Osservazione e ricerca etnografica
L’OSSERVAZIONE
COMPLESSA PROCEDURA DI COSTRUZIONE DELLA BASE EMPIRICA
DI UNA RICERCA SOCIALE CHE ASSUME COME PRINCIPALE FONTE
DI INFORMAZIONE IL COMPORTAMENTO NON VERBALE
DELL’ATTORE SOCIALE (INDIVIDUO O COLLETTIVO)
TIPI DI OSSERVAZIONE
STRUTTURATA
NON STRUTTURATA
PARTECIPANTE
A
B
NON PARTECIPANTE
C
D
CONDIZIONI DI APPLICAZIONE
1. SUL CAMPO / OSSERVAZIONE NATURALISTICA
2. IN LABORATORIO/ OSSERVAZIONE IN CONDIZIONI
CONTROLLATE ( ES: STUDI DI PROCESSI DI INTERAZIONE
SOCIALE - cfr. R. Bales)
Il caso C è tipicamente “da laboratorio”
VARIE MODALITÀ DI PARTECIPAZIONE
DA CUI
1.
2.
3.
4.
PARTECIPAZIONE COMPLETA
PARTECIPAZIONE OSSERVANTE
OSSERVAZIONE PARTECIPANTE
OSSERVAZIONE COMPLETA
N.B.
Nei casi 1 e 4, in genere, il ruolo e l’intento del ricercatore sono
deliberatamente nascosti.
Il caso 3 costituisce la modalità tipica del “metodo etnografico”
OSSERVAZIONE PARTECIPANTE/ RICERCA ETNOGRAFICA
MUTUATA, DA PARTE DELLA SOCIOLOGIA, DALLA RICERCA
ANTROPOLOGICA - “METODO ETNOGRAFICO” (cfr. Antropologia
sociale britannica, B.K. Malinowski, - Argonauti Del pacifico
Occidentale
(1922)- Indagine sui nativi delle isole Trobriand:
residenza in loco; condivisione delle pratiche di vita, osservazione
nell’ambiente naturale, ricorso ad informatori/testimoni chiave)
Possiamo definire l’osservazione partecipante come una tecnica di
rilevazione delle informazioni nella quale il ricercatore si inserisce
a) in maniera diretta e b) per un tempo relativamente lungo
all’interno di un gruppo sociale (da due mesi a diversi anni),
c) presso il suo ambiente naturale d) instaurando un
rapporto di interazione personale con i suoi membri e) allo
scopo di descriverne le azioni e di comprenderne, mediante
un processo di immedesimazione, le motivazioni e, quindi, i
significati che gli attori sociali attribuiscono alle loro azioni.
Si parla di osservazione partecipante perché al ricercatore è
richiesto un livello alto di coinvolgimento nella realtà osservata, al
fine di ricostruire dall’interno il mondo simbolico e le dinamiche
relazionali del gruppo, della comunità, oggetto di osservazione.
Ricostruire dall’interno, significa vivere le esperienze e i
comportamenti agiti dai membri di un certo gruppo o comunità,
interagendo e partecipando ai loro cerimoniali e rituali quotidiani,
imparandone il codice (o almeno parti di esso) al fine di
comprendere il significato delle loro azioni.
L’immersione nel gruppo studiato non implica che il ricercatore
possa o debba spogliarsi completamente della propria individualità,
dei propri orientamenti valoriali, delle teorie precostuite o che possa
procedere senza un rigore metodologico. Al contrario, la ricerca
etnografica si fonda congiuntamente sulla valorizzazione della
soggettività del ricercatore e sull’impiego metodico e consapevole
della sua conoscenza e competenza personale.
N.B. dilemma coinvolgimento/distacco (il convertito, il marziano)
Si parla propriamente di ricerca etnografica quando si ricorre
all’uso dell’osservazione partecipante quale tecnica privilegiata
di rilevazione delle informazioni per accedere allo studio di culture e
subculture in contesti spazialmente determinati e si integra
l’osservazione partecipante con l’utilizzo di altre tecniche di
rilevazione (ad es., interviste non standardizzate, racconti di vita) e
di altre fonti documentarie (dati secondari, resoconti storici, articoli
di giornale, ecc.).
QUANDO È NECESSARIO RICORRERE ALL’OSSERVAZIONE
PARTECIPANTE
1. Quando l’obiettivo cognitivo predilige la ricostruzione di: a) tratti
peculiari di determinate sub-culture o culture comunitarie, b)
reazioni ad eventi significativi che hanno coinvolto una comunità
o un gruppo sociale, c) dinamiche relazionali interne ad un
gruppo delimitato di persone;
2. quando si sa poco di un certo fenomeno (evento sociale
imprevisto come una ribellione, ecc.);
3. quando esistono forti differenze tra il punto di vista dall’esterno
(etic), il ricercatore, e il punto di vista interno (emic), i gruppi,
le comunità,…oggetto di studio
4. quando il fenomeno si svolge al riparo dagli sguardi estranei
(rituali religiosi, vita familiare, rapporto medico-paziente);
5. quando il fenomeno è volutamente e dichiaratamente occultato
agli sguardi degli estranei (comportamenti illegali e devianti,
sette religiose, ecc.);
6. quando la ricerca si svolge all’interno di contesti chiusi e/o
delimitati (carceri, ospedali psichiatrici, comunità di recupero per
tossicodipendenti,
piccole
comunità
abitative,
residenze
universitarie, organizzazioni, ecc): case studies.
APPLICAZIONI IN SOCIOLOGIA
MASSIMO SVILUPPO A PARTIRE DAGLI ANNI ’20, NELL’AMBITO DI
LA SCUOLA DI CHICAGO, PARTICOLARMENTE INTERESSATA AI
PROBLEMI DEL DISAGIO URBANO. La Scuola di Chicago negli
anni ’20 e ’30, sotto la guida di Robert Ezra Park, realizzò tutta una
serie di studi sulla società urbana americana – prestando
particolare attenzione ai fenomeni della devianza e della marginalità
sociale – che tuttora rappresentano un punto di riferimento
fondamentale per la storia e lo sviluppo della ricerca etnografica.
L’intento di Park era esplicitamente quello di applicare allo studio
delle subculture urbane lo stesso approccio che alcuni antropologi
avevano impiegato per lo studio della vita e dei costumi degli
Indiani dell’America settentrionale, integrandolo con un’analisi
socio-demografica dei quartieri di Chicago (città come laboratorio
sociale).
TRADIZIONI DI RICERCA
A)STUDI DI COMUNITÀ: si tratta di indagini condotte
all’interno di piccole comunità sociali o relativamente piccole,
territorialmente localizzate, che comportano il trasferimento
del ricercatore nella comunità studiata, nella quale egli si
appresta a vivere per un certo periodo di tempo. Lo scopo è di
studiare in tutti i loro aspetti di vita di microcosmi sociali,
dotati di un universo culturale chiuso che investe tutti gli
aspetti della vita. E’ il più vicino all’approccio etnografico di
derivazione antropologica
B)STUDI DELLE SUBCULTURE: agli inizi i ricercatori
focalizzarono la propria attenzione sulle “alterità” culturali
(subculture devianti) compresenti nella cultura dominante. In
seguito l’osservazione fu utilizzata anche per studiare settori
della società appartenenti alla cultura “ufficiale”.
C) STUDI
DELLE
ORGANIZZAZIONI
(ETNOGRAFIA
ORGANIZZATIVA): consistono essenzialmente nel considerare
le organizzazioni stesse come delle culture. L’oggetto di
questo tipo di studio è rappresentato dalla cultura
organizzativa (simboli, regole non scritte, i modelli di
interpretazione della realtà) e dai modi attraverso cui questa
cultura si manifesta nell’interazione sociale (forma e dinamica
delle relazioni orizzontali e verticali, la costruzione dei processi
decisionali, ecc.).
D)
STUDI DELLE CULTURE DEI BAMBINI: si possono
menzionare, ad esemplificazione, le ricerche condotte da
William Corsaro (Corsaro, Rizzo, 1990) sia in Italia che negli
Stati Uniti. Questo studioso ha condotto ricerche soprattutto
nelle scuole materne. Il suo lavoro si basa in parte
sull’osservazione pura (uso di videoregistratori e magnetofoni)
e in parte sull’interazione con i bambini (analisi
conversazioni stimolate dal ricercatore o spontanee).
delle
E) ANALISI DELLA CONVERSAZIONE, intesa come forma di
interazione sociale di cui si vuole portare alla luce la struttura
sottostante, le componenti elementari, le dinamiche, le
sequenze tipiche
PROBLEMA DELL’ACCESSO ALL’AMBIENTE 
MEDIATORE CULTURALE/GARANTE/CUSTODE
COSTRUZIONE DELLA BASE EMPIRICA
COSA OSSERVARE?
CONTESTO/AMBIENTE FISICO
CONTESTO/AMBIENTE SOCIALE
INTERAZIONI FORMALI
INTERAZIONI INFORMALI
IN BASE A QUALI CRITERI?
a)
b)
c)
guida teorica/ipotesi/concettualizzazione rigorosa
guida da parte di “concetti sensibilizzanti” /aree
problematiche
nessuna guida teorica  grounded theory
COSA REGISTRARE?
a)
b)
c)
descrizioni di comportamenti/fatti/eventi
interpretazioni del ricercatore (riflessioni teoriche
riflessioni “emotive)
interpretazioni/valutazioni
degli
attori
sociali
trascrizione puntale (verbatim) del linguaggio usato
e
e
COME?
1. Redazione di note etnografiche (osservative, teoriche,
emotive, metodologiche)  taccuino;
2. redazione del giornale di campo che rappresenta una
sorta di registro su cui annotare le attività svolte sul
campo. Il giornale ricopre una doppia funzione: storicizza
l’attività etnografica e la rende, almeno in linea di
principio, ripercorribile;
3. redazione del diario (detto anche “diario di bordo”),
dove, generalmente, vengono riportati gli stati d’animo,
gli aspetti personali dell’esperienza di ricerca. Questi
elementi possono essere utili per ricostruire l’«equazione
personale» del ricercatore, cioè a dire le sue emozioni,
la sua relazione privata con la cultura nella quale si è
immerso.
N.B. si considerino
videoregistrazioni
anche
le
opportunità
legate
all’uso
di
QUANDO?
Quanto più possibile a ridosso dell’osservazione, ma anche
alternanza tra periodi di osservazione e periodi di annotazione
SECONDO QUALI PRINCIPI?
1. DISTINZIONE – descrizione vs interpretazione;
riflessioni teoriche vs reazioni emotive; attore sociale
cui sono riferiti comportamenti, valutazioni..
2. FEDELTÀ
– accuratezza nel riportare eventi ed
espressioni verbali
PREGI
1. SINCRONISMO RILEVAZIONE/EVENTO
2. AUTOCORREZIONE
3. FLESSIBILITA’ ALLA SITUAZIONE
DIFETTI
1.
2.
3.
4.
5.
EFFETTO RICERCATORE
NON REITERABILITA’ DELL’EVENTO
MODESTA PREORDINABILITÀ DEI MODULI DI RILEVAZIONE
NON GENERALIZZABILITÀ DEI RISULTATI
DIFFICOLTA’ DI REALIZZAZIONE (problema delle risorse:
finanziarie temporali, ma anche psicologiche!)
ORGANIZZAZIONE, TRATTAMENTO E ANALISI DEL
MATERIALE EMPIRICO
In genere: materiale molto ricco, assai eterogeneo, raccolto in
maniera non sistematica >>>> Procedure di trattamento non
rigidamente formalizzabili, eppure necessità di alcuni principi
guida
a) Di carattere generale
1. necessità di conciliare a) la prospettiva dall’interno e la
prospettiva dall’esterno
2. nel corso del processo dell’indagine tornare sul percorso già
fatto in una prospettiva di retroattività e ciclicità
3. prestare, in sede di analisi, la massima attenzione ai criteri di
selezione degli aspetti/ elementi che vengono utilizzati rispetto
a quelli che vengono trascurati
b) Operativi
1. descrizione densa
2. classificazione di specifici oggetti (es: comportamenti, eventi,
sequenze temporali, situazioni….)
3. costruzione di tipologie
4. individuazione di cornici interpretative >> temi culturali atti a
dar conto in modo organico di una grande varietà di elementi
5. stile espositivo narrativo e riflessivo:: n.b. non a scapito del
carattere di contributo alla conoscenza scientifica che il
resoconto di un’attività di ricerca sociale deve fornire!!!
N.B. I criteri di selezione dei casi di studio saranno discussi
nell’ambito delle strategie di campionamento per la ricerca
sociale
Fly UP