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La scelta di Dio di farsi piccolo per non lasciarci in balia del male

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La scelta di Dio di farsi piccolo per non lasciarci in balia del male
La relazione del Vescovo
in Steccata e la presentazione dei Lineamenta:
inizia la fase due
di lavoro.
La celebrazione in
occasione della festa di
santa Lucia:
un messaggio
anche per la città.
I lunedì della diocesi sul
tema del cibo, inteso come
cultura, e la mostra
inaugurata al museo
dei Saveriani.
10
12
9
POSTE ITALIANE S.P.A. • SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE • D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 1, DCB PARMA
euro 1,65
anno XCV
GIORNALE
LOCALE
DIOCESI DI PARMA
44
19 DICEMBRE 2014
Editoriale del Vescovo
LA POTENTE
DEBOLEZZA DI DIO
S
embra un Natale strano. Guardandoci attorno sembra che vada come tutti gli altri
anni, ma non possiamo nascondere un
cuore gonfio di dolore e una bocca amara. Tante cose cattive si sono ammassate. Fino alla
strage in Pakistan e la conferma inimmaginabile del delirio del male nella carneficina avvenuta nella scuola della polizia.
Non possiamo distrarci e guardare da un’altra
parte. Ma non vogliamo neanche rovinarci il
Natale. No, non lo roviniamo, perché il Natale è
proprio questo. Dio prende l’ umanità per non
lasciarla alla deriva di se stessa o, meglio, del
male che ancora la tenta. Un male radicale,
acuto e corrosivo che, se non fosse vinto, sarebbe la fine di tutto. Guardiamo tra le lacrime
queste macerie di umano, certi che proprio per
questo Dio si è fatto Uno di noi. Siamo spaventati da ritorni crudeli, da uomini barbari che
aprono la gola, da donne umiliate nel loro essere e da sofferenze che – nell’omertà - si consumano anche tra le mura di casa, per esplodere poi in tragedie clamorose.
Vorremmo invocare la potenza di Dio, ci tratteniamo dal pretendere una giustizia venata di
vendetta. La potenza di Dio ci risponde nella
carne debole di un Piccolo che chiede ascolto
e silenzio, vicinanza e premura. In cambio dà
solo la gioia di donarsi, la soddisfazione di avere in braccio un Piccolo. Questa è la potenza di
Dio, queste le sue legioni. Potenza che celebriamo nel Bambino che ci è nato, nell’Uomo
appeso al legno e, finalmente, nel giorno nuovo della Risurrezione.
Potenza già efficace a Betlemme, nei pastori, e
in paesi lontani, mettendo in viaggio intellettuali indagatori. Non l’ha fermata e non la ferma la ferocia degli Erode di ieri e di oggi. Ormai nell’impasto dell’umanità è sceso il lievito
della vita di Dio.
Parlare di Natale e di Natale buono è lasciarlo
fermentare in noi, non impedirgli di crescere
per portare i frutti di questa maturazione. Ma
non da soli. C’è una comunità che conferma
che tutto questo è vero, che è una vita bella e
possibile e che tanti la sperimentano.
Abbiamo bisogno di donne e uomini che ce la
facciano vedere con stili radicali, pertanto attrattivi e riscontrabili in un mondo complesso
e contraddittorio come il nostro. Abbiamo bisogno di figure che si stacchino da un grigiore
globalizzato, presentando, finalmente, punti luce chiari per un itinerario ben tracciato. Come
un faro certo e tante torce che accompagnano.
continua a pagina 2
CAVARRETTA ASSICURAZIONI s.r.l.
AGENZIA PARMA SANTA BRIGIDA
Agenti Generali:
DOTT. GAETANO CAVARRETTA
e
CAVARRETTA LUIGI
Borgo XX Marzo, 18/d - Parma
Tel. 0521.289580 - Fax 0521.200467
E mail: [email protected]
I L T U O S E T T I M A N A LE
O GN I V EN ER DÌ
IN PARROCCHIA
E O N L I NE
www.diocesi.parma.it/vitanuova
La scelta di Dio di farsi piccolo per non
lasciarci in balia del male. Una luce di
speranza, come quella da accendere nelle
case la sera della vigilia. Buon Natale!
9 771825 290006
Expo a Parma
40044
Caritas
ISSN 1825-2907
Sinodo
L’OPINIONE • Tra la povertà di una mangiatoia e la tenerezza delle fasce
N
ato Gesù, Maria “lo avvolse in fasce e
lo pose in una mangiatoia, perché per
loro non c’era posto nell’alloggio”, dice
Luca al secondo capitolo del suo Vangelo.
Tra desideri e realtà
Certo non è una mangiatoia quella che stiamo preparando per il nostro Natale. Forse
però c’è qualcosa di essa in queste nostre giornate un po’ grigie di fine 2014. È un Natale
sommesso, nonostante l’impegno dei negozianti e del comune a decorare la città. Un Natale in cui non si fa a gara per entrare nei negozi da regali e chi entra, entra come in pena,
a denti stretti, guadando teso il crescere dell’ammontare del conto. Non ci si urta di borse
sugli autobus e per strada, incrociandoci, ci si
racconta spesso del contratto a termine che
poi non si sa. Dai compra oro si entra senza timore d’esser visti, e vi si trovano altri.
Natale dimesso, si direbbe, per tanti. Con un
divario più grande fra i desideri e la realtà, col
fiato in gola per il mutuo di cui le banche esigono senza pietà il pagamento. Eppure è Natale, e lo sfavillare delle luci riporta il ricordo di
altri Natali pieni d’allegria, dove non c’era che
fare la lista dei regali e andare a comprare.
Forse chi sta bene è già partito per i luoghi dove la neve ha finalmente cominciato a scendere o per spiagge lontane. Resta la gente comune, quella che è raro ormai sentir ridere o
cantare. Oggi uno cantava per strada, era un
Africano.
Ecco la nostra mangiatoia. Certo, ci sono altre
mangiatoie ben più disadorne. In città stessa.
Dove se non ci fosse la rete di solidarietà che
fa circolare il cibo, si potrebbe parlare di fame.
voci
Mangiatoia e fasce
2
Mandandoli alla ricerca del Bambino, gli an-
geli dicono ai pastori: “Questo per voi il segno:
troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”. Luca insiste su questo dettaglio.
E se questa nostra condizione dimessa potesse essere parte del segno, potesse disporci a
un vero Natale? Da sola non basta però: il
bambino è “avvolto in fasce”. La mangiatoia è
la situazione concreta in cui Maria e Giuseppe si trovano a vivere. Le fasce sono la prevenienza di Maria, la sua tenerezza. “Maria –
scrive papa Francesco - è colei che sa trasformare una grotta per animali nella casa di Gesù, con alcune povere fasce e una montagna di
tenerezza” (EN 286).
La tenerezza trasfigura il mondo. La tenerezza ridona il sorriso, scalda il cuore. La tenerezza non costa un soldo e se ne ha fame
quanto di cibo. La tenerezza è la musica di una
persona in cui — ha detto Jean Vanier — corpo, spirito e animo sono unificati.
La sorpresa di una venuta
Chissà se, mettendo insieme la nostra mangiatoia e un po’ di fasce, questo bimbo atteso
non potrà posarsi come il più bel dono nella
nostra vita, nella nostra città ed essere un segno per tanti che nella notte si spostano cercando speranza.
Perché, alla fine, è di Lui che abbiamo bisogno. Noi siamo capaci, contro la violenza del
mondo, di organizzare altra violenza. Ci prende la paura e preferiamo aggrapparci a brandelli di felicità in isole protette. Ci prende la
rabbia e non sappiamo più dire grazie. Il male ci fa credere di occupare tutto l’orizzonte e
non sappiamo più vedere il bene. E i nostri
slanci d’amore non hanno la forza della durata. Alla fine, stiamo male anche con noi stessi.
Bisogna che Egli venga a farci riscoprire d’essere “oggetto dell’infinita tenerezza del Signore”, che “Egli stesso abita nella nostra vita”, che
ciascuno di noi “è immensamente sacro”, ha
scritto papa Francesco (EG 274). Venga a risollevarci dai nostri pesi interiori, a fare di ogni
situazione la materia di una storia d’amore.
Venga a insegnarci come stare, miti, con “tenerezza combattiva” (EG 85) in un mondo che
violento è sempre stato.
“Gesù ha portato nel mondo un nuovo mezzo
per difendere la verità e soprattutto la sua verità. Questo mezzo è vivere per e di questa verità nell’amore assoluto di Dio per l’uomo…”,
ha scritto Jean Goss, grande testimone della
nonviolenza attiva evangelica.
Un canto d’angeli
Vorremmo, mescolati ai pastori, intendere anche per noi in questo Natale, il canto degli angeli: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli, e sulla
terra pace agli uomini, che egli ama» (Lc 2,14).
“Invito tutti ad unirsi a questo canto – ha detto il Papa lo scorso Natale - : questo canto è
per ogni uomo e donna che veglia nella notte,
che spera in un mondo migliore, che si prende cura degli altri cercando di fare umilmente il proprio dovere”. Buon Natale!
Teresina Caffi, mmx
CONTINUA DALLA PRIMA
GLI AUGURI DEL VESCOVO AL MONDO POLITICO E DEL VOLONTARIATO
Abbiamo bisogno della grande famiglia della Chiesa,
di cristiani veri, di santi che non abbiano fretta di farsi
collocare in una nicchia, ma che continuino a passare
per i borghi di Parma, solleciti ad andare nelle piazze
per dirci qualcosa di salutare e durevole, pagando anche di persona e per offrirci parole umili e non politicamente corrette, ma finalmente vere.
Gli angeli danno una buona notizia: Dio si è fatto carne e questo Vangelo si fa storia nella vita di chi - come
i pastori - si alza, va, riconosce, adora e annuncia.
Buon Natale a tutti!
Non si può tacere Quanto e Chi
riempie il cuore e la vita
F
are come i pastori di Betlemme che assistono
all’Evento, lo riconoscono e lo annunciano.
È questo, in sintesi, il messaggio di Natale che il Vescovo di
Parma Enrico Solmi rivolge al
mondo della politica e del volontariato della nostra città,
affidandolo ad un lettera con
la quale si annuncia anche la
cancellazione del consueto incontro pubblico previsto per
venerdì 19 dicembre.
Ai Rappresentanti
del mondo politico, civile,
sociale e del volontariato
19 DICEMBRE 2014
Tenerezza è un sorriso
e un saluto a chi è lontano dalla sua patria. È
la sorpresa di un piccolo dono confezionato
con amore. Una telefonata in una sera che sai
che l’altro è solo. Tenerezza è un sacco di
spazzatura portato in
basso per chi fatica a
scendere. Il sorriso che
scioglie il rancore. Un
pranzo preparato con
cura. Tenerezza è un
fiore, anche se non è
un mazzo. Una chiacchierata dopo tanti
buongiorno frettolosi.
Una mano sulla spalla,
un bacio, una carezza.
Tenerezza è un posto ceduto sull’autobus. La
pazienza di lasciar passare chi va lento. È un
sorriso allo sportello. Un’informazione data.
Anche i preti e suore han bisogno di tenerezza, anche loro sono uomini e donne a volte
malati e stanchi, a volte senza nessuno che gli
spolvera la giacca.
Soprattutto, ne han bisogno i più piccoli, che
camminano quasi invisibili sulle nostre strade,
che passano a fatica l’inverno e non sanno di
rassomigliare tanto a colui che venne duemila anni fa.
“Gloria a Dio nel più alto dei
cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”. Appena gli
angeli si furono allontanati
per tornare al cielo, i pastori
dicevano fra loro: ”Andiamo
fino a Betlemme, vediamo
questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere”.
Andarono dunque senz’indugio e trovarono Maria e
Giuseppe e il bambino, che
giaceva nella mangiatoia. E
dopo averlo visto, riferirono
ciò che del bambino era stato
detto loro. Tutti quelli che
DIOCESI DI PARMA
«Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini e delle donne di oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo,
e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore».
(Gaudium et spes, 1)
Direttrice responsabile: Maria Cecilia Scaffardi • [email protected]
Vice direttore: don Luciano Genovesi
In redazione: Alessandro Ronchini.
Pagina Fedi: Laura Caffagnini.
Fotografie: Stefano Montagna, Maria Cecilia scaffardi.
Hanno contribuito a questo numero: Agenzia Sir, Nando Bonati, Casa della Giovane, Liliana Castagneti, Erick Ceresini, Graziano Vallisneri, Monica Vanin, Aluisi
Tosolini.
udirono, si stupirono delle
cose che i pastori dicevano.
Maria, da parte sua, serbava
tutte queste cose meditandole nel suo cuore.
Lc 2, 14 - 19
Un augurio di cuore a tutti.
Quest’anno il previsto incontro natalizio non si può realizzare per ragioni indipendenti dalla mia volontà.
Non potrò incontrarvi personalmente in un’occasione
che ormai è diventata - grazie
al vostro benevolo ascolto tradizionale. A Dio piacendo
ci ritroveremo in vicinanza
della Pasqua.
Mi preme comunque lasciar-
vi un messaggio natalizio che
attingo dal vangelo di Luca,
citato all’inizio di queste poche righe.
La nascita del Signore a Betlemme è annunciata ai pastori che ascoltano, partono,
riconoscono e, a loro volta,
annunciano. Atteggiamenti
di risposta all’Evento che è loro comunicato e mostrano la
via del credente: la fede nasce
dall’ascolto, si traduce nel vivere operoso della carità, si
nutre del dialogo con Dio
nella preghiera e, contemporaneamente, è annuncio.
Perché non si può tacere
Quanto e Chi riempie il cuore e la vita. L’annuncio allora
Redazione e amministrazione: Parma - Piazza Duomo 1 (Palazzo del Vescovado)
Telefono 0521.230451 - Fax 0521.230629 - Skype: vitanuova-parma
E-mail: [email protected] - [email protected]
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Iscritto il 15-12-1950 al n. 75 del Registro stampa del Tribunale di Parma. Iscritto al Roc n. 1758. Iscritto al Rea dal 21-1-1997 n. 199562.
Il giornale usufruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250.
raggiunge a cerchi concentrici tutti, dalla casa agli ambienti di frequentazione comune, fino a chi ci capita, apparentemente per caso, vicino.
Atteggiamenti che sono per
tutti, anche per chi dice di
non credere o sente di avere
una fede debole, e che diventano scelte e stile di vita.
Li ritengo importanti in particolare per chi ha responsabilità pubbliche: ascoltare la
gente, per mettersi a servizio
del suo bene dimenticando
se stessi o la proprio parte; riconoscere sempre il valore di
ogni persona che non è dato
da un sondaggio o dalla moda o dalla maggioranza, ma
da un appello intrinseco che
diventa imperiosa legge morale; trasmettere agli altri giovani generazioni in primis
- questa premura e preoccupazione come stimolo urgente ed eredità feconda.
Parma, 16 dicembre 2014
A tutti
Puer natus est nobis.
Alleluja
Buon Natale
Enrico Solmi
Vescovo di Parma
Abate di Fontevivo
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C.C.P. n. 221432 intestato a «Vita Nuova» Parma. Spedizione in abbonamento
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Questo numero è stato chiuso in redazione mercoledì 17 dicembre, alle 20.
Tiratura: 1.710 copie.
IldonodelFiglio
IV DOMENICA DI AVVENTO
Anno B
L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un
uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine
si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come
questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai
trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo
darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di
Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di
te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra.
Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di
Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha
concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei,
che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
Canteròpersemprel’amoredelSignore
S
SECONDO LA TUA
PAROLA • Le
promesse che
YHWH ha fatto ad
Israele si compiono
in Gesù, figlio di
Maria e figlio di
Dio.
2o libro di Samuele 7,1-5.8-12.14.16
Il re Davide, quando si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli ebbe dato riposo da tutti i suoi nemici all’intorno, disse al profeta Natan: «Vedi, io abito in una casa di cedro,
mentre l’arca di Dio sta sotto i teli di una tenda». Natan rispose al re: «Va’,fa’ quanto hai in cuor tuo, perché il Signore è con te». Ma quella stessa notte fu rivolta a Natan questa parola del Signore: «Va’ e di’ al mio servo Davide: “Così
dice il Signore: Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi
abiti? Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge,
perché tu fossi capo del mio popolo Israele. Sono stato con
te dovunque sei andato, ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te e renderò il tuo nome grande come quello dei
grandi che sono sulla terra. Fisserò un luogo per Israele,
mio popolo, e ve lo pianterò perché vi abiti e non tremi più
e i malfattori non lo opprimano come in passato e come dal
giorno in cui avevo stabilito dei giudici sul mio popolo Israele. Ti darò riposo da tutti i tuoi nemici. Il Signore ti annuncia che farà a te una casa. Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio. La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me, il tuo trono sarà reso stabile per sempre”».
Salmo 88
Canterò per sempre l’amore del Signore.
Canterò in eterno l’amore del Signore,
di generazione in generazione
farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,
perché ho detto: «È un amore edificato per sempre;
nel cielo rendi stabile la tua fedeltà».
«Ho stretto un’alleanza con il mio eletto,
ho giurato a Davide, mio servo.
Stabilirò per sempre la tua discendenza,
di generazione in generazione edificherò il tuo trono».
«Egli mi invocherà: “Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza”.
Gli conserverò sempre il mio amore,
la mia alleanza gli sarà fedele».
Lettera ai Romani 16,25-27
L
a Parola di Dio ci documenta le fatiche dello stabilirsi del
Regno di Dio tra gli uomini. Ogni volta, per bocca di una
persona particolarmente attenta a questo dinamismo
(un profeta, un sapiente, un poeta…) Dio interviene a rettificare le idee errate. In questo periodo di Avvento abbiamo scelto il profeta Isaia come nostra guida nell’attesa del ritorno del
Signore-Gesù-il Messia-Sposo. In ascolto del racconto di Samuele, siamo invitati a guardare al passato, per scoprire nelle
vicende del re Davide le promesse fatte da Dio al suo popolo.
Gli autori di questo libro trovarono nelle promesse fatte a Davide le premesse per continuare a sperare nel futuro. Nel racconto di Luca, queste promesse le ritroviamo: a Maria viene
annunciato che ...il Signore Dio gli darà il trono di Davide... regnerà per sempre... il suo regno non avrà fine... Israele, da sempre popolo piccolo e insignificante sulla scacchiera mondiale,
durante il regno di Davide vive un momento di gloria in quanto le potenze storiche nemiche (al Nord l’impero Assiro-Babilonese, al Sud l’Egitto) hanno altri problemi da affrontare. Sotto il regno di Davide il popolo prende coscienza della propria
identità nazionale e religiosa. Anzi, la monarchia, che ha avuto in Davide il suo massimo splendore, sembra essere una garanzia di fedeltà al Dio dell’alleanza, che lo aveva liberato dall’Egitto. Dio viene visto come il Re d’Israele e Davide il suo unto, cioè Messia, il suo qualificato rappresentante sulla terra da
lui scelto e consacrato. Ora Davide pensa che la costruzione di
una «casa» a Dio sia il modo migliore per far vedere che Dio è
il vero re d’Israele e che, per questo, abita per sempre in mezzo al suo popolo. Ma il volere di Davide si scontra con il profeta, che interviene per rettificare i progetti di Davide: non sarà
Davide che costruirà una casa a Dio, ma sarà Dio che costruirà
una casa a Davide, cioè una dinastia destinata a durare nel
tempo. Il brano di Luca, l’Annunciazione, è speculare al racconto di Samuele: Dio regnerà per sempre nella persona di suo
Figlio; la sua presenza in mezzo al suo popolo sarà garantita
non da un tempio ma dalla persona di suo Figlio. Il motivo del
rifiuto operato nei suoi confronti da parte di coloro che aspettavano il messia liberatore sta proprio nel fatto che Gesù non
ha mai voluto alimentare un nazionalismo facile e pericoloso,
come era maturato al tempo di Davide.
don Nando Bonati
IDOU
Così risponde Maria all’angelo: “GUARDA! Sono qui,
non scappo; non ho capito
granché, ma non ha più
senso continuare a nascondersi”! (Traduce l’ebraico
“hinneni“: nell’AT ricorre
53 volte). Nell’evento di
Gesù di Nazareth, figlio di
Davide e figlio dell’Altissimo, sembra di assistere ad
una storia che riprende
daccapo (testi dell’Immacolata). Era avvenuto così secondo Genesi: “l’uomo, con
sua moglie, si nascose dalla presenza del Signore
Dio”. Sentendosi “nudo”,
inadeguato, il primo uomo
e la prima donna preferiscono nascondersi. Perenne illusione di potersi sottrarre dallo “sguardo” di
Dio! Maria non fugge e con
lei Dio può definitivamente
trovare la sua abitazione
tra gli uomini. Come Adamo ed Eva stanno ad indicare un tipo di umanità,
quella che si nasconde o si
illude di nascondersi; Maria sta ad indicare un’umanità che accetta di stare in
relazione con Dio. Ogni discepolo, la Chiesa ha proprio questo compito: essere
“Messia”, cioè il segno visibile che Dio ha posto e sta
ponendo la propria dimora
tra gli uomini.
olo un frammento di
un lungo poema
(Salmo 88). Richiama
un oracolo in cui YHWH
promette di essere alleato
fedele: «Ho trovato Davide,
mio servo; la mia mano è il
suo sostegno, il mio braccio è
la sua forza» (21.22). Ma
Israele vive un tempo di
tribolazione: «Ti sei adirato
contro il tuo consacrato; hai
infranto l’alleanza con il tuo
servo» (39.40). «Dov’è,
Signore, il tuo amore di un
tempo?» (50). Dio sarebbe
forse venuto meno al suo
impegno di fedeltà giurato a
Davide? Non sia mai! La sua
fedeltà è fondata nei cieli (3)
ed Egli non viene meno
all’impegno, parola
promessa per sempre al suo
popolo: «Non profanerò la
mia alleanza, non muterò la
mia promessa» (35). Proprio
quando i fatti sembrerebbero smentirla, la preghiera si
apre cantando la fedeltà di
YHWH (2). Il suo amore (25)
non dipende dall’agire del re
o dei suoi figli, non è
fondato sulla risposta
obbediente del popolo, ma
sarà donato in pienezza, nei
tempi e nei momenti decisi
dalla misericordia
dell’Onni-potente: «Non
annullerò il mio amore e
alla mia fedeltà non verrò
mai meno» (34). Sentiamo
nel Salmo tutta l’attesa del
Messia-Servo di YHWH che
verrà per instaurare il regno
che dura per sempre: «Io
susciterò un tuo discendente
dopo di te, uscito dalle tue
viscere, e renderò stabile il
suo regno. Io sarò per lui
padre ed egli sarà per me
figlio» (2Sam 7,13-14). Gesù,
il figlio di Maria, è il
discendente di Davide erede
della promessa; è Lui il
Figlio del Dio Altissimo (Lc
1,32-33). In Lui inizia il
tempo della nostra risposta
fedele e obbediente, verso il
compimento nel Regno:
«Avvenga per me secondo la
tua parola» (Lc 1,38).
«Benedetto il Signore in
eterno. Amen, amen» (53).
Parola
Luca 1,26-38
3
Liliana Castagneti
L’
obiezione di Maria:
Come è possibile...?
mette in rilievo la
forza dell’intervento di Dio; e
Luca opera un passaggio immenso e misterioso: Gesù è
“figlio di Davide” e nello stesso tempo “Figlio dell’Altissimo”. In Lui tutte le promesse
di Dio raggiungono il loro
“SI”! Perché c’è stata una donna che, senza pretese di capire, ha saputo mettersi dentro
questo dinamismo di Dio e
dargli credito con l’ECCOMI
che è nel contempo denuncia
di un Dio incomprensibile e
affidamento senza condizioni
al suo mistero. Tre domande
per meditare. [1] Dove abita
Dio? Dove incontro Dio? Dio
abita nella storia, Dio abita
nell’uomo. Se voglio incontrare Dio non debbo andare
in un luogo: l’uomo è il santuario in cui Dio risiede. E
questo lo posso cogliere senza ombra di dubbio da quando a Nazareth il figlio di Davide - Figlio dell’Altissimo ha
preso corpo nel corpo di una
donna. E il tempio? Il santuario? Il tempio, il santuario è
un segno della presenza di
Dio. Io posso incontrare Dio
nel santuario perché l’ho incontrato nell’uomo: altrimenti mi incontro con una
caricatura di Dio, quella che
io mi sono immaginato ma
che Lui in nessuno modo mi
ha mai rivelato. Il tempio, il
santuario è il luogo, possibilmente ampio e bello, in cui
insieme ci ritroviamo per rendere insieme lode e ringraziamento al Dio che abbiamo incontrato fuori del santuario.
[2] Come può Dio abitare in
un tempio?! Indubbiamente
nel testo di Samuele notiamo
una nota polemica. Israele è
sempre stato attirato dai
grandi templi che lungo la
sua storia e le sue peregrinazioni ha visto nelle terre e nelle città dove ha dimorato come forestiero. Il desiderio di
fare anche a Gerusalemme
un tempio grandioso l’ha
sempre accompagnato. E’ come un mettere in guardia dalla tentazione di confondere
sempre il luogo con Dio.
Quando il tempio sarà distrutto, al tempo dell’Esilio,
Israele vivrà l’esperienza di
essere abbandonato e dimenticato da Dio. Allora, con
una intuizione stupendamente grandiosa, Ezechiele
riferirà di aver visto la Gloria
di Dio abbandonare il tempio
distrutto e spostarsi lungo i
grandi fiumi babilonesi dove
il popolo soffriva nella schiavitù! Perché lì Dio, di fatto,
aveva posto la sua dimora. [3]
Io tempio di Dio? Io dimora di
Dio tra i fratelli! Io, per dono
di Dio, io che ho ricevuto il
dono dello Spirito nel giorno
del mio Battesimo, io sono figlio di un uomo e di una donna e figlio dell’Altissimo! Dio
ha scelto di regnare anche attraverso la mia esistenza, ha
scelto di rivelare qualcosa di
sé anche attraverso i miei
giorni. Follia? Presunzione?
Stupore dell’esistenza? Un po’
di tutto questo: se poi anch’io,
dopo le mille domande, i mille dubbi, i mille “se” e “ma”,
riuscirò a dire ECCOMI…
N. B.
19 DICEMBRE 2014
Parole e giorni
4
19 DICEMBRE 2014
7 GIORNI in10 RIGHE
È SUCCESSO A PARMA E PROVINCIA DALL’ 11 AL 16 DICEMBRE
HONORIS CAUSA •
Conferita, con una
cerimonia al Regio, la
Laurea in “Storia e
critica delle arti e
dello spettacolo” al
regista Bernardo
Bertolucci.
«Caro Maestro, da
tanti anni lei non
torna nella sua città
natale, e, questo
pomeriggio, Parma
la riconosce e la
riaccoglie come un
suo figlio illustre,
scegliendo di farlo
per il tramite della
sua antica e gloriosa
Università», ha detto
il Rettore Loris Borghi.
GIORGIO GOBBI • Preso il presunto omicida dell’uomo trovato al Centro Torri. Si tratterebbe del cognato.
FINTO BLACKOUT • Derubata una pensionata in via Nullo, col trucco del guasto al contatore. Magro il bottino.
MARA GRISETTI • Investita da un’auto pirata in via Sidoli, la 55enne è morta poco dopo. Caccia all’investitore.
SCIOPERO • Tanti anche a Parma i lavoratori che hanno manifestato contro le politiche del Governo e il Jobs Act.
SCHIA • Rinnovato il contratto per la gestione degli impianti di risalita. Per partire con la stagione manca solo... la neve.
ORNELLA FOLEGNANI • Morta la maestra 46enne di Felino che a novembre aveva avuto un malore in classe.
A SANREMO • Tra i big del prossimo Festival, anche Mauro Coruzzi - Platinette. Canterà con Grazia Di Michele.
CONSORZIO AGRARIO • Indagati in 35 fra ex amministratori e sindaci. L’accusa è di bancarotta fraudolenta.
AGGREDITA • Giovane donna rapinata in pieno giorno al parco Ferrari da due balordi. Rubata la borsa con 200 euro.
CALCIO • Ghirardi ha venduto il Parma. Nuovo presidente è il gioielliere lodigiano Pietro Doca. Mistero sulla cordata.
«Testimonianze e occasioni per fermarci e scorrere pensieri, ricordi, qualcuno forse
VERSO IL
25 DICEMBRE anche doloroso. Ma anche un invitoad accogliere questo nuovo inizio che Dio ci dona»
N
atale è...
Facile cadere in
slogan stereotipati,
rimandare a proverbi di
sempre o scivolare in un
buonismo che ci vede tutti indaffarati e che sembra
interrompe, o meglio, accelera la corsa dei regali.
Quasi una delle tante cose
che si aggiunge alla lista
della spesa, da spulciare
alla fine della giornata con
una crocetta: fatta o ancora da fare. E le occasioni
non si fanno attendere per
cavarcela a buon prezzo,
con la solidarietà a portata di acquisti. E poi la poesia del Natale, quella che
si imparava (si impara?)
da bambini per recitarla la
sera della vigilia, e quella
artefatta, della neve che
non imbianca più e delle
nenie che risuonano sbucando da ogni dove, come
sottofondo ben curato dei
prodotti pubblicizzati.
Natale è …
un giorno di tradizioni da
rispettare, sospesi tra la
voglia di osservarle e, contemporaneamente, di distaccarsene, essendosi indeboliti gli anelli della catena della trasmissione ed
avendo anche perso il senso profondo di quello che
si fa e del perchè lo si fa...
Natale è …
vedere una città piena di
luci, di colori, di frenesia..,
forse falsata da questo clima di festa un po’ surreale, che sembra non ricordare e non voler far ricordare problemi e crisi e nasconde, ma non troppo,
piaghe da curare, solitudini da consolare, zone di
deserto, interiori ed esteriori...
Natale è …
tutto questo, ma anche di
più...
Ma cosa significa vivere il
Natale? Come incide nella
nostra vita di ogni giorno?
Lo abbiamo chiesto ad alcune persone, nella loro
quotidianità di una fede –
a volte più debole, a volte
rinfrancata e più forte.
presentano tante occasioni
per fare del bene, per aiutare».Una scommessa da giocare e da non lasciar cadere.
In nome di una fedeltà, che è
risposta prima ancora che
dovere. E le parole lasciano
il posto, nell’azione, a impegni, a servizi.
Un nuovo inizio che
cambia
Non solo un giorno
all’anno...
Carla, mamma di famiglia,
della “prima generazione” di
immigrati, cittadina italiana
a tutti gli effetti: «Per me il
Natale è un giorno di gioia e
di sofferenza insieme. Di
gioia, perchè è il giorno in cui
viene il nostro Salvatore si fa
presente nella nostra vita.
Salvatore: e davvero credo
che Lui ci salvi dai nostri peccati, dai nostri sbagli e ci porta la pace». Altra parola che
di solito si abbina al Natale,
facendo eco alle parole degli
angeli: “gloria a Dio e pace
sulla terra”. «Già la pace: un
dono importante soprattutto
oggi, in un mondo così pieno
di guerre, di violenza». Motivi di gioia ma anche di responsabilità: «E’ un giorno
particolare, il Natale del Signore, che dovrebbe contagiare tutti gli altri 364... E, invece... Invece il più delle volte
– e questo è il mio rammarico
– rimane come un giorno isolato. Facciamo fatica a cambiare e si continua o, almeno
io continuo, a lasciarmi vincere dalle mie debolezze». Di
qui anche il sentimento della sofferenza, che nasce dal
mettere la propria esistenza
a confronto con questi doni.
«Pensando agli esempi di Gesù, a quello che ha fatto e fa
per noi, pagando con la pro-
pria vita, per liberarci dal
male, vedo la mia incoerenza e soprattutto una certa superficialità, che mi fa rivolgere al Signore solo nel momento del bisogno. Ci manca
– dono da chiedere nella preghiera – la consapevolezza
quotidiana, costante, dell’amore di Gesù per noi».
Una accelerazione
positiva
Luciano, in pensione, ora volontario, da sempre cresciuto e vissuto nella fede, prima
trasmessa dai suoi genitori,
ora passata e ritrasmessa ai
suoi figli. Una fede tradotta
in quei valori fondamentali
che lo hanno ispirato e guidato – anche in situazioni lavorative non facili – e che lo
fanno stare in pace con se
stesso e con gli altri. «Cerco
di vivere quello che mi hanno insegnato e che continuo
nell’educazione dei miei figli,
sentendomi bene quando mi
posso rendere utile agli altri».
Una dimensione, questa,
che non si può relegare ad
un solo giorno, il 25 dicembre, ma deve colorare e dare
sapore a tutti gli altri giorni.
«Natale è una cosa importante. E’ una spinta in più».
Per esserci, per dare una mano, per agire. «Per me è sempre Natale. Ogni giorno si
Barbara, operatrice pastorale, spiega alcuni cambiamenti avvenuti nel corso della sua esistenza: «Adesso che
sento di far parte di una comunità parrocchiale, vivo
forse con maggiore intensità
il Natale. E’ un’attesa che
cambia e rinnova la vita: avviene ogni anno qualcosa di
nuovo». Una festa caratterizzata anche dalla nostalgia di
alcuni canti tipici del Natale,
«che portano il sapore della
mia infanzia, della mia famiglia, allora più numerosa... Allora il Natale riguardava più il rinnovamento degli affetti familiari ed era importante. Adesso che partecipo di questa famiglia più allargata che è la parrocchia,
c’è forse un respiro e uno
sguardo più ampi». Nostalgia, ricordi anche dell’attività
lavorativa rivolta ai bambini:
«preparavamo il presepe
“mobile”, che veniva spostato
continuamente; ogni bambino “adottava” una statuetta,
che teneva con sè e si portava
anche a casa, ma sempre
trattandola con rispetto e delicatezza. Raccontavo la storia di Gesù e abbiamo anche
fatto una rappresentazione
del presepe, coinvolgendo anche le famiglie dei bambini».
Modalità belle, che certamente hanno arricchito la
comprensione del Natale.
«Natale è anche pausa, momento di riflessione che ci fa
vedere anche le nostre contraddizioni: il nostro correre
per Gesù e poi dimenticarci
di Lui, del festeggiato... Si,
perchè Natale è anche corsa.
Corsa in parrocchia, per programmare le attività legate a
questa festa...; corsa anche in
famiglia...». E’ un po’ l’immagine richiamata da Begnini dell’anima affannata
che rincorre il corpo. Rimanendo inesorabilmente indietro. «Natale non è solo un
giorno. E’ un inizio. Ed è fondamentale per la nostra vita». Un nuovo inizio. Con
quel misto di attesa e di stupore che ogni nascita porta
con sé.
Frammenti, brevi testimonianze... occasioni per fermarci e lasciar scorrere pensieri, ricordi, qualcuno forse
anche doloroso. Ma soprattutto un invito a contemplare e ad accogliere questo
nuovo inizio che Dio sceglie
di donarci ogni giorno, chiedendo di nascere dentro di
noi.
M.C.S.
5
19 DICEMBRE 2014
Giorno di fede, di gioia, di tradizioni. E di speranza per gli altri 364
mappe
Frammenti di vita che dicono Natale
19 DICEMBRE 2014
6
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Fino al 31 DICEMBRE è GRATIS
CASA della GIOVANE
Tre grandi cartelli sintetizzano chi siamo, cosa facciamo e come lo facciamo. E parlano della nostra missione
Casa della Giovane, tanti progetti “In Via”
Siamo sempre “in via”, in movimento, pronti al nuovo che
avanza e per questo motivo
manteniamo la nostra orga-
nizzazione leggera e flessibile, disposta a rinnovarsi con
agilità per continuare a fare
progetti legati alla realtà del-
le persone.
Oggi occorre misurarsi sulle
idee, sulla ricerca, avendo in
testa un’idea di Associazione
ferma sui valori ma duttile, in
continuo rinnovamento.
Il terzo cartello indica il nostro metodo: “L’Accoglienza è
un modo di amare. Solo chi
ama sa accogliere”. Un impegno educativo attraverso un
servizio di accoglienza, prevenzione, recupero, di sostegno morale e materiale rivolto a ragazze giovanissime e
bisognose di un ambiente
rassicurante, formativo e carico di calore umano.
Resta fondamentale per noi
lavorare nell’accoglienza e
IL PROGETTO DI ACCOGLIENZA GRATUITA “SOSTEGNO AL PRIMO LAVORO”
In attesa che arrivi il primo stipendio
L
a nostra Casa per rispondere al
bisogno di Accoglienza delle
Giovani al primo impegno lavorativo nella nostra Città ha messo in
atto il Progetto “Sostegno al primo lavoro”.
Considerate le spese che gravano su
chi si sposta a Parma (costi di viaggio,
pasti, ecc.) l’ACISJF (casa della Giovane) ha deciso di offrire a queste ragaz-
ze una accoglienza gratuita o semi
gratuita fino al raggiungimento dell’autonomia in un ambiente rassicurante, formativo e carico di calore
umano.
Questa nostra disponibilità, rivolta alle giovani di tutto il territorio nazionale o internazionale, ha permesso già
ad alcune ragazze di inserirsi nel mondo lavorativo cogliendo questa oppor-
tunità di condivisione e di solidarietà.
Questo nostro impegno, non assistenziale ma di promozione, ci permette
di essere in una dimensione concreta
ed attenta alle nuove esigenze dei giovani con una apertura culturale e capace di donare nuove Speranze.
Il Vento della solidarietà soffia forte e
per questo crea sempre nuove idee e
nuove iniziative.
poi comporre le varie diversità in modo profetico e reale.
Di fatto, l’accoglienza a tutto
campo e la sfida educativa
sono aspetti fondamentali
dell’identità dell’Acisjf. L’Associazione vede infatti nella
relazione educativa lo strumento per intervenire a sostegno delle nostre giovani,
che spesso portano il peso di
storie di grande sofferenza, e
condurle verso l’autonomia,
come persone libere e responsabili, e verso l’integrazione, come soggetti in relazione, capaci di collaborare
con tutti.
Riteniamo infatti necessario
passare da una mentalità assistenziale ad una mentalità
di promozione. Ci sentiamo
in comunicazione e in rete
con tutti e per questo.
Vi aspettiamo nella nostra sede, direi meglio nella nostra
Casa per renderVi partecipi
dei nostri progetti e per vivere con chi vorrà incontrarci
un momento di condivisione
e di fraternità.
Una città che ha le sue radici
innestate nella solidarietà e
nella condivisione è una città
con un grande presente ed
un futuro di Speranza.
Anna Maria Baiocchi
Ospitate 28 ragazze, dai 12 ai 17 anni, provenienti da dieci diversi Paesi
Tempo di Natale, tempo di auguri.
Per saper andare, con amore, “oltre”
Auguro “Forza”
per poter superare i propri limiti.
“Coraggio”
per poter affrontare le sfide della vita.
“Ascolto”
per poter captare ogni minimo sussurro
di questo mondo meraviglioso
di cui facciamo parte.
“Fede”
per credere nelle proprie idee
anche quando ci sentiamo soli, abbandonati
e senza via d’uscita.
Auguro “Tempo”
per guardare avanti, crescere e maturare.
Marzia
arissimi,
Vi raggiungo con gli auguri
più affettuosi attraverso le parole
ed i disegni delle nostre ragazze. Il
mondo è sempre più il nostro paese: operiamo in un piccolo spazio
ma pensiamo in grande e questa
mentalità ci permette di andare
oltre... oltre le nostre chiusure, i
nostri limiti con un amore capace
di abbattere tutte le barriere e seminare fraternità e condivisione
per vivere con spirito profetico.
I veri valori ci aiutino a percorrere
nuove strade con un cuore aperto.
Ascolto, coraggio e Fede ci aiutino
a camminare in novità di vita.
BUON NATALE!
Anna Maria Baiocchi
Il Centro Diurno: un progetto nato
per dare serenità e futuro alle ragazze
I
C
“Tempo”
per trovare se stessi
e sentirsi fortunati ogni giorno ed ogni
ora.
Auguro anche Tempo per perdonare
e Tempo per vivere.
Per queste feste
spero che ognuno di voi
trovi un posto
che vi faccia riscoprire
la profondità
ed il valore del vostro cuore.
Un posto
dove la vostra anima
Si senta a casa.
(concorso Acisjf – Casa della Giovane –
1° premio)
7
l Centro Diurno è nato
per rispondere alle situazioni di disagio, di
emarginazione, di povertà
materiale, culturale, affettiva, relazionale e psicologica di giovanissime (1217 anni) reduci da situazioni familiari difficili che
spesso hanno inciso sul
loro rendimento scolastico.
Attualmente frequentano
il nostro Centro 28 ragazze, provenienti da 10 Paesi.
Il progetto si propone la promozione integrale di queste giovani e dunque la loro educazione ad un impegno intelligente, responsabile e autonomo per una vera crescita umana
e culturale e per un recupero effettivo della
dignità di ogni ragazza, qualunque sia il suo
punto di partenza.
Il progetto si sviluppa con attività di tipo didattico pedagogico e di tipo ludico ricreativo,
con varie attività proposte. L’ascolto e il supporto attento e completo coglie i bisogni,
espressi e inespressi delle ragazze e aiutano la
loro piena promozione, attraverso un preciso
lavoro di prevenzione, integrazione e recupero. Questo avviene con educatrici qualificate, sia volontarie che retribuite.
L’incontro con gli adulti della comunità avviene in un clima sereno e pur nelle differenze generazionali le giovani devono sentire che
noi “ci siamo” anche quando l’ascolto individuale servirà a contenere i disagi, le paure e le
tante problematiche.
Come Comunità non possiamo essere né la famiglia, né la scuola né i Servizi Sociali ma sempre un
punto preciso di riferimento di sostegno ed impegno educativo capace di
dare spazio alle loro Speranze.
Il progetto di affido diurno, apprezzato dall’Ufficio Minori del nostro Comune con tante presenze
gratuite, ci vede capaci di
strategie mirate ad un
grosso lavoro “interculturale” capace non solo di sostegno ma anche
di socializzazione alimentata da amore, fiducia e tenerezza anche quando ci viene richiesta la fermezza necessaria (e di queste battaglie quotidiane siamo ben consapevoli).
LE BORSE DELLA SOLIDARIETÀ
C
ome nel resto del Paese anche nella nostra ricca città aumentano le sacche
della povertà tradizionale.
La nostra Casa attraverso “Le borse della
solidarietà” diventa una presenza capace
di contenere tanti nuovi disagi. Presso la
nostra Sede vengono infatti donate derrate
alimentari di prima necessità. Nel corso del
2014 gli “incontri solidali” sono stati 580,
cercando di fare da collegamento fra queste
nuove persone in difficoltà ed i nostri spazi di servizio.
19 DICEMBRE 2014
T
re grandi cartelli campeggiano davanti alla
nostra sede di Via del
Conservatorio 11.
Un cartello bianco e giallo indica la nostra identità: siamo
una Associazione Cattolica a
cui Papa Leone XIII ha concesso il privilegio di utilizzare i colori del Vaticano.
La Casa è guidata da un volontariato presente quotidianamente con un impegno di
servizio concreto, gratuito e
vissuto nello Spirito di Cristo
e nel Suo Vangelo.
Operiamo con la convinzione che ogni uomo sia un progetto di Dio unico e prezioso.
Sappiamo che tutto quello
che siamo e quello che doniamo viene da Cristo.
Allora l’ascolto si fa accoglienza, condivisione, cammino solidale di fratelli…
Speranza”.
Un altro cartello indica la dimensione del nostro servizio
con la scritta “IN VIA” innestata nel Mondo che esprime
la dimensione internaziona-
le dell’Associazione. Significa
che siamo in cammino per
incrociare le strade di coloro
che vogliamo servire. Sappiamo che dobbiamo essere
sempre disponibili a modificare il nostro cammino per
stare nella direzione giusta,
per aiutare chi è in cammino
sulle strade della vita e ci ricorda che dobbiamo essere
persone esperte della via, la
via dell’amore che è Cristo.
Qui a Parma, una città che ci
vuole bene, vengono realizzati i nostri progetti educativi, comprese le iniziative di
solidarietà che rappresentano la sostanza del nostro impegno di volontari.
speciale
“Carta d’identità” dell’associazione, da sempre dedicata al prossimo
8
19 DICEMBRE 2014
Inesposizioneoggettieimmaginidalmondo.Inpiùduepercorsi,divisiperetà,pensatiperglistudentidellescuole
Dal mondo a Parma: EXPOniamoci anche noi
Inauguratalamostrasulcibo(enonsolo)almuseodeiSaveriani
zature ed opportunismi, nel
solco di una tradizione dei
Saveriani, che è consistito
nell’aiutare popolazioni
scandalosamente affamate,
nel promuovere la salute e
l’educazione scolastica, nel
diffondere il Vangelo, ovvero nel promuovere un welfare a tutto tondo che assicuri a tutti gli uomini il diritto ad una vita degna di
essere vissuta. L’assoluta
originalità dell’evento di
Milano 2015 consiste nel
fatto che non si limita a focalizzare l’attenzione sul cibo materiale, aspetto per il
quale la stessa Parma si sta
attrezzando per esibire le
sue eccellenze in campo
alimentare. La Mostra offre
quindi l’opportunità di riflettere sugli ulteriori e non
meno cruciali risvolti antropologici che il tema del cibo chiama in causa.
Il tema che Expo 2015 ha
scelto, con encomiabile
sensibilità per i suo tanti risvolti antropologici, segna
un salto di qualità nei temi
che le Esposizioni Universali da sempre hanno proposto ed è della massima
importanza ed ampiezza:
cibo, ambiente, sviluppo
sostenibile, lavoro, solidarietà, convivialità, cibo del
corpo e della mente, ricupero, sperpero, risparmio
energetico. «Col nostro Progetto — dicono i curatori —
intendiamo dare un taglio
particolare, coerente con la
natura del nostro Museo, a
qualcuna delle tante possibili suggestioni che emanano dal tema di Expo. In par-
tenace ricerca svolta dal Padre Tonino, svela poi un risvolto sorprendente e adatto a mille riflessioni in tema
di stili di vita: nell’esperienza e nell’immaginario Masa
non esisteva alcuna parola
che esprimesse il concetto
di “superfluo”, di una cosa
cioè che si può gettare via
perché non serve.
Saggezze “moderne”
ticolare intendiamo sottolineare i seguenti temi: Nutrire il Pianeta, Non solo pane, Parliamo di superfluo».
Percorsi didattici
Il percorso museale prevede l’esposizione di svariati
oggetti e materiali fotografici provenienti da svariati
Paesi del mondo, tra i quali
Cina, Giappone, Bangladesh, Indonesia, Repubblica
Democratica del Congo,
Amazzonia brasiliana, Messico e altri ancora.
Paralleli all’esposizione ci
saranno proposte didattiche multimediali, differenziate per età. Per i visitatori
di età prescolare e di Scuola Primaria di primo e secondo grado verrà illustrata la favola africana “Kita, il
cacciatore buono”, il cui tema-insegnamento è: “Se
ami e rispetti la Natura,
questa ti sarà amica e ti ricompenserà”. Una favola
animata e narrata in maniera multimediale, della durata di una decina di minuti.
Per un pubblico più adulto
(compresi i gradi più alti
della scuola) verrà proposto
un vero documentario della durata di circa 30 minuti.
Partendo dall’esperienza
vissuta dal Saveriano p. Tonino Melis in un villaggio
del Cameroun, sarà presentato il video “L’uomo che
cerca parole” in cui si racconta di come egli, per tanti anni, abbia incontrato
gente e girato i mercati dei
villaggi del popolo Masa, al
fine di raccogliere - simbolicamente - in un vero granaio, come si fa con gli approvvigionamenti alimentari, le parole della loro cultura, prima che la globalizzazione la spazzi via. Un popolo, per vivere, non ha
bisogno solo di pane. Anche un ”Vocabolario Masa”
appaga una fame vera. La
Così come nella mostra dello scorso anno su “L’arte di
imparare in 3 Continenti”,
verrà ripresa la “Corda della saggezza”, l’espediente
del popolo congolese dei
Lega mediante la quale gli
anziani insegnavano ai giovani a conoscere tutti gli
elementi del mondo che li
circondava ed a memorizzarne gli insegnamenti.
Nella Mostra verrà proposta
una nuova “corda” per sviluppare una saggezza al
passo coi tempi: suggerimenti per l’adozione di attitudini e stili di vita virtuosi,
di condivisione, di sobrietà
e di convivialità attorno al
tema del cibo e per promuovere uno sviluppo sostenibile, una vita degna di
essere vissuta per tutti.
Ci sarà poi un “dazebao”
con il “Vocabolario del cibo” e ”Cibo e religioni”, in
funzione, per così dire, di
brain storming; nonché due
allestimenti minori riguardanti il tema ”Non solo pane”, ovvero la cultura come
nutrimento dello spirito,
non meno importante di
quello del corpo
mappe
È
stata inaugurata lo
scorso 12 dicembre
— e resterà aperta fino alla fine dell’anno scolastico — la mostra “EXPOniamoci anche noi”, allestita presso il Museo d’arte cinese ed Etnografico dei
Missionari saveriani, realtà
nata nel 1901 con lo scopo
di mostrare e far conoscere
le culture extraeuropee con
le quali i Missionari venivano in contatto nel loro lavoro.
La mostra - che ha come
target privilegiato le Scuole
di ogni genere e grado - mira ad ampliare la risonanza
che il grande evento di Expo
2015 è destinato ad avere.
Peraltro, il tema scelto: “Nutrire il Pianeta, Energia per
la Vita”, si colloca, senza for-
9
AppuntamentidelProgettoCulturalediocesanoinvistadell’Expo.AinaugurareSilvanaChiesa,dell’UniversitàdiParma
Si fa presto a dire pane: quando il cibo è cultura.
Al Centro Pastorale il primo Lunedì della Diocesi
conduttore della conversazione il cibo-simbolo fondamentale, «il pane, che ritroviamo così spesso nei grandi
miti di fondazione, in cui
l’uomo racconta e cerca di
spiegare la propria natura, il
proprio mistero, i caratteri
della propria attività trasformatrice». Dire “pane” equivale a dire agricoltura, «un’attività potentemente culturale,
perché interviene in modo
deciso, anche violento, sull’ambiente naturale che si sviluppa spontaneamente intorno all’uomo e ai suoi insedia-
menti. È un’azione che delimita, che crea confini, come
quando si circonda di mura la
città o si delimita un luogo sacro. Non per nulla l’agricoltura è un’attività coordinata e
gerarchica che nasce per fornire cibo alla città». “Creare” il
pane è un’attività particolarmente complessa, che presuppone le diverse competenze sviluppate nel corso
della storia dalle donne e dagli uomini. Inoltre, «l’alimentazione a base di cereali e animali allevati in recinto è stata
fondamentali per le civiltà del
mediterraneo, culminate nell’esperienza greco-romana,
che ha sempre marcato la distanza rispetto al modello alimentare germanico, fondato
sulla caccia e l’allevamento
silvestre».
Ecco allora la grandezza del
cristianesimo, «la prima religione monoteista che non ha
escluso, ma ha combinato inclusivamente entrambe le
culture, nel nome di un “pane
che si fa carne” e di regole che
riconoscono la dignità di tutta l’alimentazione carnea»,
creando letteralmente, non
solo sul piano alimentare, la
struttura della civiltà europea.
Don Umberto Cocconi ha inserito a questo punto una serie di riflessioni sulle tante valenze religiose del cibo e della convivialità, sul riconoscimento del cibo «come dono,
che non può mai essere solo
mio: devi dire pane nostro, ricevuto e fatto da tutti coloro
che hanno collaborato a farlo»: una convivialità dal valore intensamente etico. Ma il
discorso ha preso altre direzioni molto suggestive: tra le
tante, il valore dell’attesa, della preparazione e dell’elabo-
razione, così unicamente
umane, con il loro contenuto
di arte e di contemplazione,
di esercizio alto dei sensi, gusto e olfatto innanzitutto; la
necessità di nutrirsi “non di
solo pane”, che ha radici così
profonde nella tradizione biblica e nell’esperienza cristiana. Piste di riflessione che accrescono il desiderio conti-
nuare l’itinerario nei prossimi
mesi.
Monica Vanin
19 DICEMBRE 2014
“N
utrire il pianeta,
energia per la vita”: le parole
d’ordine di Expo 2015 hanno
ispirato al Progetto Culturale
della Diocesi di Parma il desiderio di offrire alla città occasioni di approfondimento sul
rapporto tra alimentazione e
cultura, con una particolare
attenzione per l’esperienza
spirituale e religiosa. Lunedì
sera, al Centro Pastorale, l’itinerario è iniziato con Silvana
Chiesa, docente di Storia e
Cultura dell’Alimentazione
per il Dipartimento di Scienza degli Alimenti della nostra
Università, affiancata da don
Umberto Cocconi, responsabile della Cappella Universitaria.
Il tema scelto, “Cibo come
cultura”, era particolarmente
ricco di spunti di riflessione,
tra storia, economia, mito e
religione: i riferimenti hanno
spaziato dalla mitologia sumera del poema di Gilgamesh fino alle testimonianze degli storici latini e alla tradizione biblica e dei Padri della
Chiesa, con uno speciale riferimento a uno splendido sermone di sant’Agostino. Filo
Dopo aver partecipato, in ottobre, all’Assemblea generale straordinaria su “Le sfide pastorali sulla
famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”, il Vescovo ne ha parlato il 10 dicembre in Steccata
Ripercorrendo il Sinodo sulla famiglia
Ilraccontoelesottolineaturedimons.Solmi,guardandoal2015
M
ercoledì 10 dicembre,
alla Steccata, l’intervento del Vescovo Enrico, in
qualità di padre sinodale, ha
ripercorso – davanti ad
un’assemblea numerosa e
composita – il progetto, le
tappe, le tematiche e le sfide
del Sinodo straordinario sulla famiglia. A partire dall’intuizione conciliare del Beato
Paolo VI di istituire questa
forma di consultazione e di
partecipazione nella Chiesa.
Ne riprendiamo i passaggi
principali (testo ripreso da
appunti e non rivisto dall’autore).
chiesa
U
19 DICEMBRE 2014
10
n progetto che è
scandito da alcune
date: il documento
preparatorio che si conclude
con trentanove domande,
che hanno modulato il lavoro successivo e che abbiamo
riscontrato in tutto il lavoro
finora
svolto,
fino
all’Istrumentum laboris
che è poi diventato l’odg del
Sinodo. Fa parte di questa
amplia riflessione il Concistoro Straordinario (20-21
febbraio 2014) che sul tema
ha visto impegnati i Cardinali, con l’introduzione del
card Kasper: un intervento
che nell’ultima parte ha fatto
molto discutere, in quanto
entra nel merito della comunione ai battezzati cristiani
risposati, facendo appello alla Comunione Spirituale.
Domanda che suscita diverse reazioni, raccolte e pubblicate. Si arriva così all’inizio dell’assise sinodale, preceduta dalla veglia di preghiera voluta dalla CEI nella
serata del 4 ottobre 2014. Qui
il Santo Padre pronuncia un
discorso costitutivo per la
metodologia del Sinodo. Il
santo padre introduce i lavori con un suo breve discorso
nel quale stigmatizza atteggiamenti che non possono
essere qualificati come sinodali, e offre alcune linee comuni che, a detta di molti,
danno al Sinodo un carattere conciliare e possono essere così riassunti: ascoltare
con umiltà; parlare con parresia, avendo sempre davanti il volto di Cristo, attraverso
il quale incontrare le famiglie. Costante il tentativo di
essere aderente alla condizione della famiglia oggi.
Cattolicità
Al Sinodo passa tutta la
Chiesa che ci appare, com’è,
cattolica, universale e, dato
che la Chiesa è la gente che
vive qui e ora, passa il mondo.
Questa sensazione appare
immediatamente nella presenza dei padri sinodali e nei
loro interventi. A noi che
eravamo portati su temi specifici, in primis la comunione eucaristica per i battezzati divorziati risposati (quasi
un referendum), viene messo davanti un insieme di temi diversi, portati con esigenze urgenti e drammatiche, che si trovano nei primi
Confessione
N 52 Testo descrittivo della
disciplina attuale, con attenzione a situazioni particolari,
la responsabilità del Vescovo diocesano, l’attenzione alle circostanze attenuanti
(Cec 1733). Soggiace qui la
problematica aperta e non
sviluppata di Familiaris Consortio 84 (cfr. RS n 47) dove i
pastori sono invitati a ben
descrivere le situazioni. Una
domanda: che progresso abbiamo fatto dall’81?
numeri della Relatio Synodi:
dalla poligamia ai matrimoni a tappe, ai matrimoni misti o con disparità di culto.
Trasversali alcune attenzioni: ai bambini nati fuori dal
matrimonio, alla dignità della donna. Su tutto questo, la
pesante coltre di violenza nei
paesi del 3° mondo per condizionare gli aiuti attraverso
l’accettazione di programmi
di pianificazione familiare ..
e la forte pressione per introdurre modelli culturali, quali la teoria del gender, l’equiparazione del matrimonio
naturale con le unioni omosessuali. Quadro che va
completato con l’aggiunta di
due elementi: l’appello a tenere alto il valore e l’ethos
della famiglia dai paesi dell’ex blocco comunista; la dimensione missionaria del
matrimonio per i paesi dell’estremo Oriente: alla tensione verso il cristianesimo
deve corrispondere un ethos
familiare forte.
Temi emersi con grande forza, e hanno (almeno mi hanno) dato una misura più amplia e relativizzato alcune tematiche che (almeno sulla
stampa) erano ritenute le
uniche del Sinodo... Contrariamente alla stessa intenzione del santo Padre che
vuole (cfr. conferenza stampa di ritorno dalla Terra Santa) una lettura serena della
famiglia. Intenzione ribadita
anche alla fine, sostenendo
che questa non va disgiunta
dalla sua problematicità (“le
sfide”), mentre il prossimo
Sinodo mette a tema la missione.
Novità
* La novità è costituita dalla
cornice e dall’entità del materiale, sul quale si è dipinto,
cioè si è discusso e trattato
temi importanti e delicati. Di
questo ho detto e questa è la
prima grande novità, sostenuta dall’aderenza (spesso
richiamata) alla vita della
coppia e della famiglia, comprensiva delle sue sfide.
La celebrazione dell’Ora Media prevedeva, ad esempio,
la lectio e poi l’intervento di
una coppia di sposi. Una
metodologia bella: l’ascolto
della Parola e la testimonianza della famiglia.
Lo schema stesso della Relatio raccoglie questa novità:
1) Ascolto: il contesto e le sfide della famiglia
2) Lo sguardo di Cristo: il
vangelo della famiglia
3) Il confronto: prospettive
pastorali
Poi si riapre con le domande
per recepire e rilanciare tutto questo!
Guardare con gli occhi di
Cristo (come ha sollecitato il
Papa) significa scoprire cose
nuove, vie non ancora esplorate per essere prossimi,
spogliarsi dei nostri pregiudizi ...(cfr. la rete gettata dall’altra parte in Gv 21). Coniugando insieme misericordia
– verità (senza mettere la
congiunzione e in mezzo):
dire la verità con amore.
La Chiesa è così faro, che dà
riferimento certo e fiaccola
che segue e illumina il cammino in modo dinamico (cfr.
Relatio Synodi n 28).
* Il Sinodo ha riaffermato
che la famiglia ha un proprium donum in populi Dei
(LG 11). Questo dato è emerso in tutta la sua forza, sia come mea culpa, sia come coscienza di un impegno che la
Chiesa deve di nuovo assumersi verso il matrimonio e
la famiglia, senza più il peccato di procrastinare. Testimonianza di questo è la II
parte della Relatio Synodi
volutamente ricollocata nel
testo, dopo che era meno
evidente nella Relatio post
dissertationem.
Va anche letta in questa prospettiva la forte attenzione
data ai giovani (n 26), nel de-
siderio di offrire un annuncio bello e importante della
famiglia. Senza tacere i temi
della convivenza, che ha sviluppi quantitativi diversi, anche se ormai globalizzata.
Istanze, attenzioni che richiedono un rinnovato impegno ed una conversione
pastorale (n 29).
* Al terzo punto della novità,
entro in una disamina di
problematiche che esprimono bene la “novità” del clima
sinodale.. parresia/coraggio,
con i rischi, ma anche con la
necessità di porre un confronto serio/vero!
Matrimonio sacramento e
altre forme di matrimonio
Il testo descrive, senza scegliere, alcune posizioni .
N 52 L’espressione della LG 8
per la quale l’unica Chiesa di
Cristo sussiste nella Chiesa
cattolica, senza escludere
che tanti elementi di santificazione e verità sono anche
presenti nelle altre chiese...,
la si applica al matrimonio
sacramento nel quale sussiste la pienezza del matrimonio, senza escludere altri elementi validi nel matrimonio
naturale, nel matrimonio di
altre religioni..., la presenza
di semina Verbi nei matrimoni delle altre religioni, ai
quali si riconoscono caratteri di bontà ed anche in nuclei
familiari che sono stati ricostruiti e che hanno celebrato
il matrimonio civile.
Comunione eucaristica ai
divorziati risposati
A qualcuno pare che questo
sia un passaggio importante
e forse la via migliore per arrivare a novità che tengano
ben presente verità e misericordia.
previa: la descrizione della
realtà corrisponde? Quali sono gli aspetti mancanti?
Suona come una richiesta.
Il primo impegno è quello di
leggere la Relatio Synodi
Il Sinodo ora è rimandato alla Chiesa, a tutti: “ora ....”
Pongo alcuni auspici:
1) Invito tutti a continuare
con spirito sinodale nella
nostra chiesa, che è in forte
cambiamento...
2) Sognare e vedere una
chiesa meno clericale e più
familiare: FC 84
dove comunione e collaborazione sono essenziali sullo
stile della famiglia, anche nei
loro problemi; dove tutte le
componenti si confrontano
N 53 Unire alla comunione
spirituale, che è vera e autentica, la comunione sacramentale. (cfr. Kasper)
Vedrei più approfondita la
dottrina del Votus sacramenti.
N 54 Riferimento alla disciplina ortodossa.
Dalle testimonianze sono
emersi problemi, in ordine
alla prassi che arriva al divorzio facile.
Di carattere diverso, ma comunque con attinenza anche al tema sacramentale,
sono le discussioni circa:
n 48
1) il cambiamento della
prassi per il riconoscimento
dei casi di nullità.
2) Si colloca qui un altro tema, che segnala la novità rispetto al 1981: il ruolo della
fede (cfr. Fc 68).
Avanti ora
Sono uscite le domande da
aggiungere alla RS; sono 4 e
chiedono una risposta per il
15 aprile 2015. Possiamo
pensare ad un tempo congruo.
Esse ripercorrono la RS e
hanno il compito di recepirla ma anche di approfondirla e di mandare contributi:
aiuto alla recezione del Sinodo, approfondimento in ordine ai temi, offerta di contributi. Si realizza di nuovo
questa interessante dinamica.
Significativa la domanda
con serenità e sanno offrire
il proprio dono l’uno all’altro.
3) Essere come chiesa un segno umile: “non abbiamo né
argento né oro, ma quello
che ho te lo dò”.
Essere un segno humile, ma
vero anche verso la società
civile: l’Italia che tiene tanto
alla famiglia, la ama? La soccorre perchè possa essere se
stessa?
Parma si è ritirata dall’essere
una città familiare? Dove si
offrono modelli significativi
di famiglia e si dice cos’è famiglia? Dove si cerca di aiutare a fare famiglia? Dove la
famiglia è riconosciuta nella
normalità e sostenuta nella
difficoltà (disabili...).
La domanda è aperta anche
per la nostra città ....
La Chiesa non è un club di
pochi, ma una comunità di
famiglie, che cammina tenendo il passo dell’ultimo...
I cristiani sono chiamati a rischiare perchè questo “dono” (LG 11) non resti solo
per la Chiesa, non essendo la
famiglia una scelta “confessionale”, ma “patrimonio
dell’umanità”.
Dopo la preghiera alla Famiglia di Nazareth, l’invito –
sollecitato anche da un intervento – rivolto sia alle Nuove
Parrocchie che alle associazioni e movimenti di programmare occasioni di incontro su questo tema.
M. C. S.
Treipunticruciali:l’ascolto,losguardofissosulCristoeilconfrontoallalucedelSignoreGesù
I
nizia a profilarsi il percorso che condurrà la Chiesa
universale al Sinodo dei
vescovi del 2015. Tra ipotesi e
polemiche finora nulla di
concreto era stato detto sulla
grande Assemblea Generale
Ordinaria che avrà luogo in
Vaticano dal 4 al 25 ottobre,
sul tema: “La vocazione e la
missione della famiglia nella
Chiesa e nel mondo contemporaneo”.
Nei giorni scorsi, invece, una
prima pietra è stata posta con
la pubblicazione dei Lineamenta, ovvero il primo dei
documenti dell’assise, costituiti essenzialmente dalla
Relatio Synodi, redatta dalla
stessa assemblea, e da 46 domande che vogliono “facilitare la recezione del documento sinodale e l’approfondimento dei temi in esso trattati”.
Il documento così composto
viene inviato dalla Segreteria
del Sinodo, presieduta dal
cardinale Lorenzo Baldisseri, alle Conferenze Episcopali, ai Sinodi della Chiese
Orientali Cattoliche sui iuris,
all’Unione dei Superiori Religiosi e ai Dicasteri della Curia romana. Tutti dovranno
far pervenire le proprie risposte entro e non oltre il 15
aprile 2015, in quanto esse come per il Sinodo 2014 - serviranno a preparare l’Instrumentum laboris che dovrà
essere pubblicato prima dell’estate.
In questo cammino di prepa-
razione, saranno coinvolte
diverse realtà: componenti
delle Chiese particolari, istituzioni accademiche, organizzazioni, aggregazioni laicali e altre istanze ecclesiali.
L’obiettivo è di promuovere
“un’ampia consultazione
sulla famiglia secondo l’orientamento e lo spirito del
processo sinodale”, spiega il
testo.
Un processo che le Conferenze Episcopali dovranno
scandire “con opportuni momenti di preghiera e di celebrazione per la famiglia”, soprattutto in occasione della
prossima festa liturgica della
Sacra Famiglia, il 28 dicembre, e con il “frequente uso”
della preghiera di Papa Francesco per il Sinodo sulla Famiglia.
Soprattutto è fondamentale sottolinea la Segreteria del Sinodo - “lasciarsi guidare dal-
la svolta pastorale che il Sinodo straordinario ha iniziato a delineare”, e fare in modo
che “non si ricominci da zero”, ma si prosegua sul cammino già avviato.
In tal prospettiva, il documento pubblicato pone in
primo piano tre punti cruciali che si diramano in ambiti
religiosi, teologici e sacramentali. Anzitutto “l’ascolto”,
necessario a guardare alla
realtà della famiglia oggi
“nella complessità delle sue
luci e delle sue ombre”; poi
“lo sguardo fisso sul Cristo”
per ripensare “con rinnovata
freschezza ed entusiasmo”
quanto la dottrina della
Chiesa insegna sulla bellezza, sul ruolo e sulla dignità
della famiglia; infine, “il confronto alla luce del Signore
Gesù” per discernere le vie
con cui “rinnovare la Chiesa
e la società nel loro impegno
per la famiglia fondata sul
matrimonio tra uomo e donna”.
Tutto ciò viene tradotto nei
46 quesiti con cui il popolo di
Dio dovrà tracciare un’immagine nitida di ciò che la famiglia rappresenta oggi, di
cosa essa abbia bisogno e
quali sfide si trova ad affrontare in un presente secolarizzato e in un immediato futuro pieno di insidie e contraddizioni culturali.
Sono quindi domande che
partono dal più ampio contesto socio-culturale per entrare poi nella sfera intima e
affettiva, come avviene nella
prima parte. Nella seconda
invece, si passa in rassegna lo
straordinario repertorio di
documenti e parole che la
Chiesa ha dedicato al Vangelo della famiglia, custodito fedelmente nel solco della Rivelazione cristiana scritta e
trasmessa. Dalla storia della
salvezza e dagli insegnamenti di Cristo ai discepoli su matrimonio e famiglia, ci si addentra poi nel florido magistero della Chiesa su tali argomenti, quindi: i documenti del Vaticano II, l’Humanae
Vitae, la Familiaris Consortio,
fino alla recente Lumen Fidei.
Alla luce di questa ricchezza,
ai fedeli si domanda in che
modo oggi sia possibile proclamare la verità e la bellezza
della famiglia. “Quali sono le
iniziative per far comprendere il valore del matrimonio
indissolubile e fecondo come
cammino di piena realizzazione personale?”, è ad esempio una delle domande proposte. Oppure: “Come proporre la famiglia come luogo
per molti aspetti unico per
realizzare la gioia degli esseri umani?”.
O ancora in che modo coinvolgere le comunità ecclesiali nella formazione dei presuli incaricati della cura pastorale delle famiglie e come sostenere le famiglie nella loro
missione di “Chiese domestiche”. Seguono poi interrogativi su questioni più ‘dottrinali’, come la guida dei nubendi nella preparazione al
matrimonio e l’accompagnamento nei primi anni della
vita coniugale, la trasmissione della vita, la sfida della denatalità e dell’educazione, il
ruolo della famiglia nell’evangelizzazione.
Ma al popolo di Dio ci si affida pure per riflettere in maniera adeguata sulle modalità per impostare correttamente una pastorale che abbia cura delle famiglie “ferite
e fragili”. Tornano quindi i temi caldi che hanno catalizzato l’attenzione del precedente Sinodo, ma la discussione
si allarga. Dunque, non solo i
sacramenti ai divorziati risposati e le problematiche relative a coppie dello stesso
sesso; ma anche la cura di coloro che vivono nel matrimonio civile o in convivenze, le
coppie separate o divorziate
non risposate, le famiglie
monoparentali o quelle con
al loro interno persone con
tendenze omosessuali.
In che modo la Chiesa può
‘uscire’ e farsi presente in
queste periferie esistenziali?
Domande impegnative, forse più adatte a specialisti che
a semplici fedeli. Ma ciò da
cui il Sinodo vuol trarre forza
è proprio l’esperienza vera e
viva delle persone. “Le domande che si propongono di
seguito – specifica infatti il testo - intendono facilitare il
dovuto realismo nella riflessione dei singoli episcopati,
evitando che le loro risposte
possano essere fornite secondo schemi e prospettive
proprie di una pastorale meramente applicativa della
dottrina, che non rispetterebbe le conclusioni dell’Assemblea sinodale straordinaria e allontanerebbe la loro
riflessione dal cammino ormai tracciato”. Insomma,
l’importante è ‘non ricominciare da zero’.
CarloeLuciaBocchiedonDemetrioFerridell’Ufficiofamigliahannoillustratoivaripassaggideldocumento
A Parma ricomincia il cammino del Sinodo
chiesa
46 quesiti per conoscere e capire la famiglia.
E ripartire verso i lavori del Sinodo del 2015
11
L
a Relazione finale del
Sinodo straordinario
sulla famiglia votata
dai Vescovi diventa ora il documento preparatorioper il
prossimo, sempre dedicato
alla vocazione e missione
della famiglia nella Chiesa e
nel mondo contemporaneo.
Il primo approccio al documento è avvenuto lunedì 10
novembre al teatro dell’Oratorio di San Benedetto dove
Lucia e Carlo Bocchi e don
Demetrio Ferri dell’Ufficio
famiglia, lo hanno presentato al Consiglio Pastorale zonale ed ai Consigli pastorali
delle tre nuove parrocchie di
Parma Centro, ai gruppi
sposi e alle famiglie. Un discorso a tre voci, a volte segnato dalla emozione di Lucia nello scoprire l’universalità delle domande sulla famiglia nel mondo, o dall’entusiasmo di Carlo nell’indicare le tante prospettive di
lavoro dopo il Sinodo, che
impegneranno quest’anno
la comunità diocesana alla
luce di una affermazione
che è una certezza di fede:
Dio vuole bene alla famiglia,
una istituzione che è nel
cuore della esperienza umana.
Dopo aver ricordato i passi
importanti del cammino
preparatorio, i relatori hanno raccontato il Sinodo. Con
un giudizio unanime sulla
straordinarietà di questo
evento che ha suscitato la
grande attenzione dell’opinione pubblica, che ha visto
un dibattito acceso e vivace
dentro e fuori dell’aula sinodale, che si è svolto all’insegna di grande trasparenza,
libertà e parrèsia realizzando la collegialità e la sinodalità voluta da Papa Francesco, che nell’omelia conclusiva aveva messo in guardia
i vescovi dai rischi dell’irrigidimento ostile, del buonismo distruttivo, e ancora da
quello di trascurare il deposito di fede nella tradizione
come pure la realtà. E invece
la relazione, a differenza dei
documenti magisteriali precedenti ricchi di parole belle
su come dovrebbe essere la
famiglia, parla il linguaggio
di chi vive dall’interno, di famiglia come grembo di gioie
e di prove, di affetti profondi
e di relazioni a volte ferite,
comunque di famiglia come
scuola di umanità che assume per la Chiesa un’importanza del tutto particolare
come soggetto imprescindibile per l’evangelizzazione.
Così la realtà della famiglia
di oggi viene descritta in tutta la sua complessità, nelle
sue luci e nelle sue ombre,
mettendo in evidenza sfide
particolari che variano a seconda delle latitudini, separazioni e divorzi in occidente, la poligamia e i matrimoni combinati in Africa, il ruolo più gravoso per la donna,
che molto spesso sostiene i
figli cercando lavoro in altri
paesi, in Asia.
Ma in ogni caso la sfida per
la chiesa è quella di accogliere le persone con la loro
esistenza concreta, saperne
sostenere la ricerca, incoraggiare il desiderio di Dio e la
volontà di sentirsi parte pienamente della Chiesa anche
in chi ha sperimentato il fallimento. Sfide contemporanee che hanno come condizione decisiva quella di
mantenere fisso lo sguardo
su Gesù Cristo, contemplare
il suo volto perché, come
suggerisce Papa Francesco,
ogni volta che torniamo alla
fonte della esperienza cristiana si aprono strade nuove e possibilità impensate..
Dai vangeli emerge l’esempio di Gesù, che ha assunto
una famiglia, ha dato inizio
ai segni nella festa nuziale a
Cana, ha annunciato il messaggio concernente il significato del matrimonio come
pienezza della rivelazione
che recupera il progetto originario di Dio, ma nello stesso tempo ha messo in pratica la dottrina manifestando
il vero significato della misericordia, con la samaritana e
l’adultera.
La centralità del Vangelo
della famiglia è ripresa nella
terza parte della relazione,
sulle prospettive pastorali, in
cui viene affermato che l’evangelizzazione è responsa-
bilità di tutto il popolo di
Dio, ognuno secondo il proprio ministero e carisma a
partire dalla testimonianza
gioiosa dei coniugi e delle famiglie, per cui è richiesta
una conversione missionaria a tutta la chiesa. Così
l’importanza della preparazione al matrimonio, dell’accompagnamento degli sposi
nei primi anni di matrimonio, ma anche una cura pastorale con sensibilità nuova
per cogliere gli elementi positivi presenti nei matrimoni
civili e nelle convivenze. Situazioni che vanno affrontate in maniera costruttiva cercando di trasformarle in opportunità di cammino verso
la pienezza del matrimonio
e della famiglia alla luce del
Vangelo. Infine il capitolo
dedicato alle famiglie ferite,
ai separati, divorziati risposati e al loro rapporto con la
comunione sacramentale.
Un tema che ha avuto grande rilievo sulla stampa e su
cui le relazioni del Card. Kasper e del Card. Ergo avevano indicato strade di possibili aperture che invece non
trovano risposte definite nei
punti della relazione (punto
53) ma solo la sollecitazione
di un approfondimento della tematica. Alla stessa stre-
gua l’attenzione pastorale
verso le persone con orientamento omosessuale (punto 55) rimane un problema
aperto, limitandosi alla riaffermazione della loro accoglienza con rispetto e delicatezza, evitando ogni marchio di discriminazione, ribadendo comunque l’assoluta mancanza di analogie,
neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno
di Dio sul matrimonio e la
famiglia.
In conclusione il documento finale ci dà una pista di ricerca e di lavoro, non mette
la parola fine alla discussione ma indica per essa uno
stile nuovo , segnato da rispetto, ascolto e umiltà.
Discussione che inizia subito col dibattito, con riflessioni e domande aperte sui percorsi da seguire, sulla crisi di
umanità della famiglia, sul
ruolo dei laici, poco rappresentati al Sinodo, sulla mancanza della teologia e della
tradizione del primo millennio che potrebbe offrire utili indicazioni. E’ iniziato un
cammino che coinvolgerà
tutti durante quest’anno
riempiendo il vuoto tra i due
Sinodi.
Graziano Vallisneri
19 DICEMBRE 2014
PresentatanellecomunitàdelCentrolaRelatiofinalediottobre
Farsiprossimiconcreativitàeumanità;ildiscernimentosulcomeeconchicollaborare
Testimoni della carità del Signore
L’omeliadelVescovoallaMessadel40°Caritas
chiesa
A
12
ll’inizio della celebrazione,
il saluto della direttrice, che
ha ricordato i tanti compagni di viaggio che hanno dato volto alla Caritas, con un pensiero
particolare a chi ora accompagna
e benedice dal Cielo questo servizio. A concelebrare, anche don
Franco Minardi e don Andrea
Volta, che hanno guidato la Caritas negli scorsi decenni.
Per una felice coincidenza, la celebrazione si è tenuta nel giorno
di santa Lucia; santa che — ha ricordato il Vescovo Enrico — «ci
mostra una vita dedita al Signore
al punto di dare la vita per non recedere nell’intenzione di avere un
unico Signore». Testimonianza di
ieri ma anche di oggi, dal momento che tanti cristiani vengono
perseguitati e uccisi a causa della
loro fede. Testimonianza sollecitata dall’esempio e dalla esistenza
di un’altra martire, Agata, ad indicare l’eloquenza e la forza di «quel
libro aperto che è la carità». Santa, quindi, da non scomodare con
lettere di vario genere (tradizione
da lasciare ai bambini, ai quali
questa festa è dedicata), ma da
accogliere come maestra di vita.
Che ci aiuta ad apprendere il valore della luce, quella che viene
nel mondo, come annuncia l’evangelista Giovanni. Luce nella
quale «Qualcuno vi ha visto e vi
ha chiamato nella Chiesa a servire nella carità, in modi e forme diverse». Ed è proprio questa chiamata che porta ad un agire «che
va ben al di là di un mansionario»
e che non si ferma neanche davanti alla limitatezza delle risorse, alibi dietro al quale spesso og-
gi si ricorre per giustificare il non
fare: «con creatività e umanità,
che vanno ben al di là delle possibilità che avete tra le mani, vi fate
prossimi. Consapevoli che ci siete
voi lì a farvi prossimi per le persone che hanno bisogno». Esperienza, quella dell’essere guardati con
amore, che diventa un vedere gli
altri con lo stesso atteggiamento,
con lo stesso cuore, e si traduce in
tre verbi richiamati anche da papa Francesco: servire, accompa-
13 DICEMBRE • Nella
cripta della Cattedrale
l’Eucaristia per il 40°
anniversario della Caritas
diocesana. All’altare,
insieme al vescovo, due ex
direttori: don Franco
Minardi e don Andrea
Volta. All’inizio della
celebrazione (foto sotto il
titolo) il saluto dell’attuale
direttrice.
PACE
Organizzanogliscout,partecipanomembridellechiesecristianeemusulmani
La luce di Betlemme arriva a Parma
Sabato19dicembreaSanPatriziolavegliadiaccoglienza
19 DICEMBRE 2014
S
abato 20 dicembre alle 21 la
Luce della Pace di Betlemme
arriverà alla chiesa di San Patrizio (via Lanfranco 17), accolta dai
gruppi scout di diverse associazioni
che hanno organizzato l’iniziativa:
Agesci, Aisa, Cngei, Masci. Il lume
proviene dalla luce perenne della
basilica della Natività di Betlemme;
attraverso una staffetta arriva in Europa dove è diffusa in diversi Paesi.
Uno scout dei Foulards Blancs, sezione dell’Agesci, e uno del Cngei,
associazione laica, andranno a prenderla a Bologna e la porteranno in
San Patrizio per l’inizio della veglia.
Al buio e nel silenzio sarà accesa la
lampada che rischiarerà la celebrazione e diffonderà la luce ai presenti e a chi ne farà richiesta. Il Vescovo Enrico Solmi e il Consiglio comunale di Parma la riceveranno il 22 dicembre, nei giorni successivi arriverà al vescovo Mazza di Fidenza, al Consiglio comunale di Fidenza, in luoghi di cura di Parma e
provincia, nella Clausura delle Carmelitane Scalze e in
altre congregazioni, in diverse parrocchie di Parma e
provincia, alla Comunità Betania, a Villa San Bernardo
e Villa Sant’Ilario, a Salsomaggiore.
Il tema internazionale su cui è incentrata la veglia di accoglienza di quest’anno, animata da un gruppo musicale con membri di diverse chiese cristiane, è “Condividere la Felicità vi porterà la pace”, ispirato alla lettera
ai Romani (14,17-19). Ogni gruppo scout offrirà il proprio contributo testimoniando momenti di felicità attraverso la narrazione, il canto, il mimo, la musica.
«E’ il 19° anno che accogliamo a Parma la Luce della Pace — spiega Luigi Vignoli, Foulards Blancs —, cioè
da quando l’iniziativa è nata. Da sette anni, poi, la presenza si è arricchita di membri di chiese diverse da
quella cattolica, in particolare gli avventisti che attraverso la loro associazione scout Aisa co-organizzano
la veglia. Per il secondo anno avremo anche una presenza musulmana
in rappresentanza della comunità di
Langhirano». Questo è l’unico incontro comune che le diverse organizzazioni scout organizzano a Parma. «La veglia è un momento molto
significativo per tutti che desidera offrire un piccolo contributo al cammino parmense di dialogo ecumenico che il Consiglio delle Chiese cristiane sta portando avanti. E’ la nostra piccola goccia per alimentare il vaso per la riunificazione
dei cristiani, e non solo. La presenza di una rappresentanza musulmana ci fa molto piacere. Nei raduni internazionali dello scoutismo ci sono sempre persone di fede
islamica ed ebraica e di tradizione buddhista».
L’iniziativa si svolge in un anno di crescita del conflitto
tra israeliani e palestinesi che coinvolge anche i cristiani. A San Patrizio è passato don Mario Cornioli, referente della Casa dei Bambini Gesù che accoglie trentun
piccoli disabili. «Don Mario ci ha parlato delle difficoltà
attuali. Ricorderemo anche loro nella preghiera perché
nella Terra dove è nata la speranza si spenga l’odio».
Laura Caffagnini
gnare, difendere. Tre verbi che
declinano il vedere e diventano
risposta non solo alla richiesta ad
un bisogno, ma a tutta la persona.
Occhi, ma anche voce, come ha
richiamato il vangelo proclamato.
«Anche voi siete una voce che trasmette la Parola del Signore, la sua
vita, la sua carità». Voce che annuncia perchè prima ascolta e
crea anche le condizioni dell’ascolto, «assumendo tutte le variazioni del bello e del possibile». E
diventa azione, progettando, facendo con quello che si ha e che si
può. Senza andare in cerca di cose onnipotenti, ma col desiderio
prima di tutto di esserci. Tratti,
questi, ben racchiusi da un’espressione dialettale modenese,
citata dal Vescovo Enrico: «i vader», che dice anche la capacità di
un occhio lungo per capire come
stanno le cose e agire di conseguenza. In un fare «non legato alle mode del momento, ma frutto di
un discernimento». Discernere
che riguarda anche il come e il
con chi collaborare, attenti se la
realtà, istituzione con cui si collabora «ha lo stesso modo di vedere
la vita, la persona e il bene globale». Per non essere strumentalizzati e, soprattutto, per non strumentalizzare la persona che ci sta
davanti. Attenzione su cui vigilare, soprattutto in questo tempo in
cui la parola d’ordine (ma sempre
per la limitatezza delle risorse) è
quello di fare rete, fare squadra.
Infine la consegna di coinvolgere
i giovani, ponendola come priorità nell’agenda delle tante cose
da fare: «aiutiamo i nostri giovani
ad entrare in questo servizio». E la
preghiera: «da Santa Lucia impariamo ad essere testimoni del Signore con la nostra vita, mettendoci del nostro». Nella fedeltà a
quello che il Signore ci chiede e
consapevoli di non essere liberi
professionisti, ma «segno, espressione, frutto di una comunità che
è la Chiesa».
Al termine della celebrazione, il
segno della luce — da porre sul
davanzale delle finestre — la sera
della vigilia, come espressione di
fede e di carità. Luce che rappresenta un pasto alla Mensa, un posto letto, un aiuto a chi è stato alluvionato. Luce donata, luce ricevuta. Questo è il modo di fare festa.
M. C. S.
MARTEDÌ DEL VESCOVO
IncamminoconMaria.InpreghieraperilPakistandilaniato
A ciascuno il suo... Magnificat
Ultimaserata,liturgiapenitenzialeinSanMarco
OCCASIONE DI TESTIMONIANZA E DI AIUTO
Un cero alla finestra la sera della Vigilia
Un cero acceso per
esprimere la nostra attesa e invocazione del Signore che viene, vigilanti e operosi nella carità. Un cero
da porre sul davanzale delle nostre case, la sera
della Vigilia, per testimoniare la nostra fede in Gesù
salvatore, ma anche per rinnovare il nostro impegno a servirlo nei fratelli e sorelle che incontriamo e che necessitano di un aiuto concreto.
Per questo le offerte raccolte con la distribuzione dei ceri, che sono disponibili presso la sede della Caritas (piazza Duomo, 3) verranno destinate alla Caritas diocesana, per sostenere le tante forme di aiuto rivolte a
persone in difficoltà.
na dentro, ci sollecita ad andare fiduciosi verso il Signore e chiedere perdono».
I fatti di cronaca portano domande,
appuntate e subito distribuite: «Mi
fa male il male del mondo? O rischio
l’indifferenza? Sono una persona di
pace? La cerco, dal mio cuore fino alle relazioni che vivo? Sostengo la Speranza?» — “S” maiuscola, per quella
cristiana —. Maria parte per condividere con Elisabetta «la sua gioia, il
vangelo dell’incarnazione, per coinvolgerla. E subito si accende una luce. A chi è vicino a me, porto la bella
notizia della fede? Cerco il suo vero
bene? Gioisco della sua gioia?» O siamo superbi, invidiosi, permalosi?
Citando Sant’Ambrogio, Maria “si affrettò verso i monti pensando più al
dovere che alla fatica, spinta dall’amore”. «Va per servire, con quella delicatezza e premura delle mamme
che si aiutano a vicenda. Va per voler
bene». Trasposto per tutti nell’oggi:
«Vivo la carità condividendo, in una
vita sobria, cercando più di essere e
donare, che apparire e avere? Riconosco il vicino, volendogli bene come
a me stesso? Riesco a mettermi nei
suoi panni? Accolgo chi è lontano?».
“Nulla è impossibile a Dio” è «un’espressione grande, a me dà coraggio.
Se faccio spazio a Dio, nulla è impossibile. “Non bussa per intimarci lo
sfratto, non entra per metterci le manette, ma per restituirci il gusto della
vera libertà”. Il Signore mi viene incontro. Gli sto preparando la via?».
Siamo ancora in tempo per eliminare gli ostacoli. «Lo aspetto con i sentimenti di Maria?». Alla fine un richiamo al Magnificat: «tenetelo come preghiera di ringraziamento al Signore (tirate fuori i vostri motivi).
Lui, che ha fatto grandi cose in Maria, certamente le fa e le vuol fare anche in noi». A suggello del momento,
ciascuno apporrà il proprio tassello
colorato sulla sua immagine.
“Maria, donna accogliente”, scriveva
don Tonino Bello citando un testo
del Concilio. “Discepola e madre del
Verbo, (...) simbolo vivo della più
gratuita ospitalità. Accolse nel cuore
(...) Accolse nel corpo. Fece largo nei
suoi pensieri ai pensieri di Dio; ma
non si sentì per questo ridotta al silenzio”. La riflessione si fa poi preghiera: “Aiutaci a comprendere le irruzioni di Dio nella nostra vita. (...)
se ci guasta i progetti, non ci rovina la
festa; se disturba i nostri sonni, non
ci toglie la pace”.
chiesa
S
iamo qui (qualunque sia il
“qui”) ma siamo anche altrove.
Nel mondo onni-connesso ciò
è ormai vero sempre. Vale anche in
chiesa. Quella di San Marco, ad
esempio. Nel quarto e conclusivo
Martedì del Vescovo del tempo d’Avvento i cellulari silenziati non fermano l’irruzione di un pensiero da
rivolgere a persone fuori, assenti, vicine o lontane, con un nome e un
volto, o parte di masse indistinte; tutte comunque nella sofferenza.
Serata tradizionalmente dedicata alla preghiera personale e alla riconciliazione, «momento di gioia» nel
ricevere «il dono speciale della misericordia del Signore» (esordio di
mons. Solmi), questo Martedì mette
i partecipanti in cammino con Maria, verso la casa di Elisabetta; ma li
porta anche negli ospedali di Parma
e di Peshawar, in Pakistan. Tristezza
e preoccupazione nelle parole del
Vescovo per la notizia del mattino,
l’eccidio in una scuola per figli di militari, ad opera di un commando talebano mosso da puro istinto di vendetta. Oltre 140 morti, di cui 100 fra
bambini e ragazzi. “Le autorità prendono di mira le nostre donne e le nostre famiglie — così recita il comunicato —. Vogliamo che provino lo
stesso dolore”. «La strage di Erode —
ricordata proprio nel Martedì precedente — si rinnova in un orrore inimmaginabile... L’odio non si ferma
neanche davanti ai bambini».
Prosegue mons. Solmi nel «dire
schiettamente quel che ho nel cuore»:
quattro preti e due suore di Parma
sono ora ricoverate. Si unisce la preghiera, per vittime, feriti e famiglie
pakistane, e per i malati di qui. Un
momento per «rendere grazie, rallegrarci delle cose belle e nello stesso
tempo chiedere aiuto e forza. Teniamo alta la speranza». Come quella
che si sprigiona dal Magnificat appena ascoltato, e dai pensieri di don
Tonino Bello (da “Maria, donna dei
nostri giorni”). «La Parola ci illumi-
13
Erick Ceresini
PER LE COMUNITÀ COLPITE DALL’ALLUVIONE
Dal 22 al 31 dicembre 2014
Lunedì 22
Nella mattinata Consiglio episcopale;
Nel pomeriggio udienze
Martedì 23
Ore 9 all’Istituto Salesiano “San Benedetto” (Parma) tiene il ritiro ai
Salesiani e al personale dipendente della casa;
Ore 11 all’Ospedale dei bambini
per gli auguri di Natale ai piccoli
degenti
Mercoledì 24
Vigilia di Natale
Ore 24 in Cattedrale presiede la S.
Messa della notte
Giovedì 25
Solennità di Natale
Ore 9 presso l’Istituto di prevenzione e pena (Parma) presiede la S.
Messa dell’Aurora;
Ore 11 in Cattedrale presiede la S.
Messa del Giorno;
Ore 17,30 in Cattedrale presiede la
Liturgia dei Secondi Vespri
Venerdì 26
Ore 10,30 nella Parrocchia S. Antonio Abate (Parma) presiede la S.
Messa anche per le comunità di S.
Michele dall’Arco e San Sepolcro
Mercoledì 31
Ore 17 in Cattedrale presiede la S.
Messa e canto del Te Deum
• Mons. Vescovo riceve in Vescovado previo appuntamento.
Tel 0521.282319, e-mail: [email protected]
La mattinata del mercoledì la riserva ai presbiteri ricevendoli sempre su appuntamento.
La Curia Diocesana rimane chiusa dal 24 dicembre al 6 gennaio
Ufficio liturgico
AGENDA
VESCOVILE
INTERVISTA A PADRE
JOSEPH GELINEAU
Il canto liturgico, oggi e domani
• Padre Gelineau, quale è la sua visione globale dopo riforma liturgica
nell’ambito de canto?
Al momento della riforma liturgica
del Vaticano II si è dovuto, in primo
luogo, trovare elementi per celebrare: traduzioni, canti; si sono utilizzati cantici esistenti e se ne sono composti di nuovi. ma, nella maggior parte dei casi, i
gruppi liturgici e i responsabili delle musiche si
sono accontentati di elaborare dei programmi a
partire dalle letture e dai temi che queste offrivano.
Con questo metodo non si può progredire perché
si costruisce un programma e lo si tematizza con
processi intellettuali. Ma la liturgia non funziona
così: la liturgia ci fa compiere un percorso. E i
canti sono un mezzo per aiutarci a vivere questo
percorso.
• Può darci un esempio concreto?
Prendiamo quello del canto di ingresso. Non serve né a creare un momento d’attesa per dare ai ritardatari il tempo di arrivare, né a esporre il tema
delle letture che non si sono ancora ascoltate! Al
contrario, contribuisce a costituire l’assemblea
con un rito molto forte: quello dell’ingresso della croce (o dell’Evangeliario). La messa inizia più
con l’ingresso della croce che non con il canto in
sé. L’uno rinforza l’altro, perché il canto permette all’assemblea di partecipare a questa azione.
Quando il canto si ferma, quando la croce è eretta al centro dell’assemblea, il celebrante le si in-
china davanti e può dire, prima di salutare l’assemblea: “Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.
Il canto deve fare il gioco del rito. Ma certi canti
non funzionano per questo momento della celebrazione perché non sono canti processionali,
canti che facciano andare avanti. L’inno strofico,
ad esempio, è un canto “di sosta”: è cantato per se
stesso, senza movimento.
• Che cosa è necessario perché un canto sia dinamico e processionale?
Ci devono essere dei rinvii, delle riprese, delle risposte. Per questo abbiamo i cantici con ritornello, in cui l’assemblea interviene più volte con
la sua risposta. Abbiamo anche, – quando i mezzi lo consentono – il tropario, molto stimolante
con i suoi tre poli: la stanza iniziale, che evoca il
mistero del giorno, cantata dal coro; il ritornello,
con cui il popolo reagisce attualizzando il tema
della stanza; i versetti, eseguiti da un solista, alternandosi con la ripresa del ritornello; il tropario termina con la ripresa della stanza e del ritornello.
da “Voix Nouvelles”, n. 12/1999 (continua).
19 DICEMBRE 2014
Continua per tutto l’Avvento la sottoscrizione a favore delle comunità ecclesiali colpite dall’alluvione dell’ottobre scorso: il conto corrente dedicato
a questa sottoscrizione è intestato a “Sos Alluvione Parma”, con codice
iban IT88G 06230 12700 000037249796.
È anche possibile portare il proprio contributo direttamente all’Ufficio di
Caritas diocesana, piazza Duomo 3.
La forza del rito
Sos Alluvione, continua la sottoscrizione
GLI AUGURI DELLE CHIESE AVVENTISTA, METODISTA E ORTODOSSE DI PARMA
LabuonanotiziadellaNatività,
unalucechesprigionalagioia
fedi
U
14
n altro anno è passato e mi accingo a
scrivere una breve
riflessione sul Natale come
augurio a tutti i lettori e le
lettrici di questo settimanale diocesano. Nonostante le
luci, le vetrine e la pubblicità ininterrotta ci ricordano che siamo nel pieno del
clima natalizio, qualcosa
non torna, e rileggendo alcune pagine di un libro di
Sergio Quinzio mi convinco
che noi cristiani dobbiamo
e possiamo fare di più per
recuperare il senso del mistero natalizio. Scrive Quinzio: «… del Natale è andato
in gran parte perduto proprio ciò che era fondamentale, e cioè il senso dell’umile nascita del Messia come
inizio della perfetta manifestazione escatologica di Dio
…». Che incomprensibile
amore! Un amore non inteso come manifestazione fissata in una data o in una festa o in una celebrazione rituale di cui tutti conosciamo le origini “imperiali” ma
come mistero della fede, come direbbe l’apostolo Paolo. Occasione per immergersi in una esplosione di
epifania volta a riunire la famiglia dei Cieli e quella della nostra amata terra. La
manifestazione di Dio in un
piccolo neonato è dono immenso tutto da accettare,
tutto da comprendere e vivere in un tendersi verso
l’infinito e l’eternità. Se infatti la nascita è l’inizio di
questa rivelazione essa sarà
pienamente compresa nella conclusione escatologica,
quando a questo primo dono seguirà quello del Regno
e della vita eterna. Ma è la
natività che va prima compresa come anticipazione di
questa gloria. A questo il cristiano è chiamato, a ricevere e comprendere questo
mistero che non è nascosto
ma è rivelato in fede ed
espresso nella nostra vita
che non può non portare i
segni di questa rivelazione
nel fare nostro il messaggio
del Bambin Gesù.
La nascita del Messia è il
messaggio più bello e comprensibile che il padre nostro poteva inviare: ora a noi
il compito di realizzare questo mandato nella contemplazione e nell’azione che
porti a tutti questa gioia così come annunciavano gli
C
angeli a Betlemme: L’angelo
disse loro: «Non temete,
perché io vi porto la buona
notizia di una grande gioia
che tutto il popolo avrà: oggi, nella città di Davide, è
nato per voi un Salvatore,
che è il Cristo, il Signore. E
questo vi servirà di segno:
troverete un bambino avvolto in fasce e coricato in
una mangiatoia». E a un
tratto vi fu con l’angelo una
moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nei luoghi
altissimi, e pace in terra agli
uomini ch’egli gradisce!».
A tutti voi l’augurio di un lieto e sereno Natale e l’augurio di un nuovo anno ricco e
prospero, benedetto dal nostro Salvatore.
pastore Daniele La Mantia
Chiesa cristiana avventista
«U
n bambino è
nato per noi, e
un figlio ci è
stato dato». (Is 9,5)
Con entusiasmo e gioia il
Profeta ci fa conoscere con
preveggenza prima di molti
secoli la Nascita da una Vergine del Bambino Gesù. Naturalmente non si è trovato
anche allora, al tempo del
censimento sotto Cesare
Augusto, un posto nell’albergo per alloggiare la Vergine che doveva concepire
per opera dello Spirito Santo e così il suo sposo e custode San Giuseppe fu costretto a condurla in una
grotta, nella mangiatoia dei
cavalli, per “generare il
Bambino”.
Il cielo e la terra lo accolgono, offrendo il grazie al
Creatore: «Gli angeli l’inno,
i cieli le stelle; i maghi i doni, i pastori la meraviglia, la
terra la grotta, il deserto la
mangiatoia, e noi una Madre Vergine», i pastori stanno a guardia del «loro gregge» e custodiscono «il custode della notte» e gli angeli inneggiano, guardando
estasiati il Mistero. (Vespro
della Festa di Natale).
La dolcezza della Santa Notte di Natale di nuovo abbraccia il mondo. E in mezzo agli sfinimenti e dolori
dell’umanità, della crisi e
delle crisi, delle passioni e
delle inimicizie, delle insicurezze e delle delusioni
spunta di fatto e nel momento giusto come non mai
l’Incarnazione del Logos di
Dio, il Quale è sceso come
pioggia sull’erba nel seno
della sempre Vergine Maria,
per far fiorire la giustizia e
abbondanza di pace.
Fratelli, «la notte è avanzata,
il giorno è vicino» (Rom
12,13). Ecco i pastori avanzano verso Betlemme proclamando il miracolo e ci
invitano a seguirli, come altri «sapienti scrutatori degli
astri riempiti di gioia» (Mattutino di Natale), portando
a Lui «doni preziosi, oro puro per il Re dei secoli; incenso per il Dio dell’universo;
mirra per l’immortale, come morto di tre giorni” (Vespro di Natale). Cioè i doni
dell’amore e della nostra fede, della nostra prova come
cristiani.
Il Signore, che ha detto:
«Ogni volta che avete fatto
queste cose ad uno solo di
questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt
25,40-41), è giunto e viene
anche durante il Natale di
quest’anno, per assumere
su di Sè il dolore, l’afflizione
e le sofferenze degli uomini.
Per questi è nato dalla Vergine, per questi è diventato
uomo, per questi ha patito, è
stato crocifisso, è risorto.
Cioè per tutti noi. Dunque
prendiamo ciascuno di noi
la nostra croce personale
per trovare grazia e misericordia, come un aiuto a
tempo debito, perché sia
«Con noi il Signore», l’Emmanuele che è stato generato, il Salvatore e Signore.
La Comunità Ortodossa di
San Nectario augura a tutti
un Buon Natale e un Felice
Anno nuovo.
padre Dimitri Doleanschii
Chiesa ortodossa San Nectario
F
esteggiare la Nascita
del Signore è molto
più della commemorazione di un evento avvenuto circa duemila anni orsono; essa ci dà l’opportunità di divenire contemporanei con ciò che è accaduto una volta nella storia, comunicando anche a noi
l’oggi delle cose udite e vedute da coloro che vivevano
in quel tempo.
Oggi siamo noi, perciò, coloro a cui sono indirizzate le
parole: «Non temete, ecco vi
annuncio una grande
gioia!... Oggi è nato per voi il
Salvatore...». Si apra, dunque, ogni cuore e accolga
queste parole in sè, come su
un altare, affinché esse diventino su di esso corpo e
diventino realtà! Divenga il
nostro cuore oggi terra
pronta a ricevere la buona
notizia dell’Incarnazione
del nostro Dio, come seme
che porta i frutti della guarigione e del rinnovamento
della vita e dei nostri desideri, perché solo così potremo vedere appassirsi in noi
i pensieri e i turbamenti assassini dell’anima, l’Erode
della mente e dei nostri sentimenti, che dimentica Dio
e si prostra agli idoli con i
quali è tentata da questo
mondo.
Per rallegrarci della pace
che ci porta la Nascita del
Signore, è richiesto anche a
noi qualcosa, non sforzi o
sacrifici al di sopra delle no-
stre capacità, ma solo questo: buona volontà.
Rispondiamo con buona
volontà alla Buona volontà
(Compiacenza) di Dio che
si abbassa fino a noi per colmare la voragine che si è
aperta con la caduta di Adamo e per riaprirci la strada
per il Suo Regno celeste. Facendo in modo che la pace
annunciata e cantata dagli
angeli si diffonda tra noi e
su di noi, nelle case e nelle
famiglie nostre e in tutta la
nostra vita, specie quando è
priva di questo dono celeste.
Adoriamo anche noi, oggi,
così come hanno fatto i pastori e i Magi venuti dall’Oriente, glorificando e lodando Dio, portandogli i doni
preziosi del cuore: ringraziamenti, riconoscenza,
pensieri umili, tenerezza,
magnanimità, ma soprattutto il nostro amen sincero
e aperto a tutto ciò al quale
Colui che si è incarnato ci
chiama a custodire e mettere in pratica. Chiediamo e
offriamo oggi stesso perdono, fratello al fratello, i figli
ai genitori e i genitori ai figli, le mogli ai mariti e i mariti alle mogli, e sempre oggi offriamo perdono ai nostri nemici, poiché oggi è
nato per noi il Redentore
che ci ha riconciliati con il
cielo, senza attendersi nulla
da noi se non la buona volontà. Con salda speranza
nella misericordia ed il sostegno del Dio amante degli
uomini, vi abbraccio tutti,
padre Gavril Ciprian
Chiesa ortodossa romena
NATALE 1943
E’ buio dentro di me, ma presso di te c’è luce.
19 DICEMBRE 2014
Sono solo, ma tu non mi abbandoni.
Sono impaurito, ma presso di te c’è aiuto.
Sono inquieto, ma presso di te c’è pace.
In me c’è amarezza, ma presso di te c’è pazienza.
Io non comprendo le tue vie, ma tu conosci la mia via.
Dietrich Bonhoeffer
are sorelle e cari fratelli in Cristo, l’angelo
del Signore nel vangelo di Luca annuncia ai pastori nei campi che è nato il
Salvatore nelle vesti di un
umile bambino che dorme
in una mangiatoia.
Ma l’incipit del suo annuncio è: «Non temete, perché
io vi porto la buona notizia
di una grande gioia…» (Luca 2,10).
Com’è possibile che dinanzi
a una buona e gioiosa notizia si possa temere? In un
tempo di crisi economica
così forte, in un tempo in cui
le notizie di corruzione e di
uso spregiudicato del potere sembrano sommergerci,
mentre la nostra società civile sembra non reagire, come si potrebbe non temere
per il nostro futuro? Come
non essere in apprensione
per i nostri figli e figlie?
Pertanto, una buona notizia
portatrice di grande gioia
dovrebbe essere attesa con
ansia per poter infine gioire.
Eppure l’angelo così si rivolge ai pastori, in modo paradossale: «Non temete!».
Ma forse il senso del discorso dell’angelo si potrebbe
leggere anche in altro modo
e la domanda potrebbe anche essere invertita: come si
potrebbe non temere dinanzi a questa notizia?
Infatti, in un tempo e in un
luogo colmi di difficoltà, come non temere di dover annunciare ai nostri concittadini qualcosa di gioioso che
però non ha nulla di immediatamente comprensibile
o di sorprendente?
Come poter dire, sperando
di non essere sbeffeggiati,
che il Salvatore della terra si
è incarnato in un semplice
ed umile bambino? E soprattutto, come credere che
questo possa cambiare le
sorti della nostra e altrui esistenza?
Eppure questo è quel che
avviene a chi davvero crede,
e l’essere annunciatori, in
parole e fatti, della salvezza
divina è il mandato che ogni
cristiano riceve dal Signore
Gesù Cristo se accetta di
porsi nella sua sequela.
Ma la ragione più profonda
per cui ogni credente, di
qualunque confessione cristiana sia, dovrebbe non temere, è che Dio assicura che
Egli ci è vicino e ci sostiene,
come ha fatto con il popolo
d’Israele. «Il Signore cammina egli stesso davanti a te;
egli sarà con te; non ti lascerà e non ti abbandonerà;
non temere e non perderti
d’animo» (Deut 31,8).
Ecco il nome del Signore
Gesù Cristo per il quale possiamo rendere gloria: Emmanuele — Dio è con noi —
! Ecco per cosa davvero non
temere!
Sia benedetto il nostro Padre d’amore che è con noi in
ogni circostanza e ci liberi
dalla paura del futuro.
Auguro a tutti un Natale colmo di speranza e di gioiosa
fiducia.
pastora Mirella
Manocchio
Chiesa evangelica metodista
C
i sarà solo una piccola
culla sotto l’altare della chiesa parrocchiale
di san Giuseppe, nel villaggio
di Knayeh, nella valle dell’Oronte, vicino al confine con la
Turchia (Siria settentrionale),
dove i frati minori della Custodia di Terra Santa sono
presenti da oltre 125 anni. Da
tempo sotto il controllo della
fazione jihadista Jabhat alNusra, braccio siriano di al
Qaeda, impegnato nella lotta
al regime del presidente Assad, il villaggio, e i suoi dintorni, abitato da circa 800 fedeli, si appresta a vivere il Natale tra paura e speranza. Uno
stato d’animo che il parroco, il
francescano Hanna Jallouf, siriano, 62 anni, racconta con
una certa emozione: “La
guerra e la violenza hanno
spinto molte persone, tra cui
tanti nostri cristiani, a partire,
a cercare rifugio altrove, anche per permettere ai propri
figli di continuare a studiare.
Nelle scuole del villaggio, ormai, si insegna solo il Corano”.
Da quando la zona è in mano
alle brigate islamiste vessazioni e soprusi ai danni della
popolazione locale sono all’ordine del giorno. A farne le
spese lo stesso parroco, sequestrato dai miliziani armati, lo scorso mese di ottobre,
insieme ad altri parrocchiani,
e dopo qualche giorno rilasciato. Nonostante la gravità
della situazione la parrocchia
è rimasta attiva anche se deve
rinunciare a suonare le campane ed è tenuta a rispettare
l’obbligo di coprire le statue e
le immagini sacre esposte all’aperto. E il Natale imminente acuisce questa sofferenza
senza impedire alla piccola
comunità cristiana di vivere
la nascita di Cristo. “Con tutte le difficoltà che abbiamo,
manteniamo una certa libertà di culto - spiega padre
Hanna - possiamo celebrare
Messe e funzioni ma non possiamo uscire fuori dalla nostra chiesa. A Natale non possiamo abbellire l’esterno della chiesa, fare il presepe, allestire l’albero. Ma questo non
ci impedirà di riunirci innanzitutto il 24 dicembre. La nostra Messa di mezzanotte la
celebreremo il pomeriggio
per motivi di sicurezza. In
chiesa avremo un piccolo
presepe, fatto solo di una piccola culla per deporre il Re
della pace”. Pace: una parola
che sembra non avere alcun
significato in un paese dilaniato da oltre tre anni di guerra, con centinaia di migliaia di
morti e milioni tra sfollati e rifugiati. E il futuro non sembra
portare nulla di buono. “La situazione è grave. Nel villaggio
ci hanno portato via le nostre
terre, le nostre case, abbiamo
subito espropri. Io sono stato
imprigionato - ricorda il parroco - insieme ad altre sedici
persone del mio villaggio. (...)
Abbiamo paura del futuro ma
la speranza è che il Signore ci
protegge”.
“Con la popolazione locale
non abbiamo problemi, viviamo in pace, ci rispettiamo e ci
aiutiamo da sempre. Abbiamo paura di questi fondamentalisti venuti da fuori che
non conoscono la nostra terra e la nostra tradizione di
convivenza. Hanno provato a
convertirci ma senza successo. Quando ero in prigione
volevano che diventassimo
musulmani. Abbiamo detto
loro che siamo cristiani e che
lo rimarremo fino all’ultima
goccia di sangue. In quei giorni di detenzione abbiamo
sentito la preghiera della nostra comunità e della chiesa
intera. Nel villaggio le case dei
cristiani erano diventate tante cappelle”.
Natale diventa, allora, un’ulteriore prova di testimonianza. “Alla comunità di Knayeh
dirò che Cristo è la pace e solo da lui viene questo dono.
Da Lui il coraggio e la forza
per sostenere tanta sofferenze. Alla mia gente dirò, ancora una volta, di testimoniare
pace, gioia e unità. Perché ne
siamo certi: la Siria vedrà ancora il sole sorgere. La notte
sta passando e una nuova alba è vicina”. Non una semplice speranza, ma un passaggio
di testimone.
La tribolazione di oggi ci permette di dare al Natale il suo
vero valore: testimoniare la
fede in Cristo fino alla morte.
Lo diciamo anche ai nostri
fratelli in Occidente. È anche
per loro che offriamo le nostre tribolazioni. Buon Natale!”.
Daniele Rocchi
In questi giorni natalizi le nostre città sono pieni di
luci, colori, suoni. L’idea di una società 2000 Watt
ha a che fare con il concetto di società sostenibile
e parte da alcuni semplici presupposti.
2000 Watt sono la disponibilità media pro capite di
energia primaria a livello mondiale, espressa in
potenza continua. I paesi industrializzati hanno
un fabbisogno di energia molto più elevato di
quelli in via di sviluppo: ad oggi le risorse energetiche disponibili non sono sufficienti per consentire a questi ultimi l’accesso al nostro standard di
vita. Il nostro sistema socio-economico si basa sulle energie fossili (carbone, petrolio, gas naturale e
i rispettivi derivati). Queste fonti energetiche sono
esauribili e non possono quindi garantire un approvvigionamento energetico a lungo termine.
Da qui l’idea di una società a 2000 Watt: un percorso che porta alla riduzione di circa due terzi
l’attuale consumo di energia intervenendo in tutti settori: edilizia, mobilità, alimentazione, rifiuti e
infrastrutture. È un percorso ambizioso ma fattibile e che, ad esempio, la Svizzera ha già cominciato a percorrere.
Società 2000 Watt è quindi una metafora per uno
stile di vita nuovo, che ha bisogno di minori risorse e minor energia. Attualmente lo stile di vita dei
cittadini europei necessita di una potenza media
continua di circa 6000 Watt per persona, che corrisponde a 15 litri di gasolio giornalieri pro capite.
2000 Watt di potenza continua per persona sono
sufficienti per garantire uno standard di benessere a livello mondiale senza danneggiare clima e
ambiente. È quindi di assoluta priorità ridurre drasticamente l’uso di energia fossile, operando innanzi tutto con gli strumenti dell’efficienza energetica e della eco-sufficienza.
Ce la faremo?
terra
Testimonianzadelparrocodegli800cristianidiKnayeh
Dizionario delle globalizzazioni
Natale in Siria sotto il tallone dell’Isis
SOCIETÀ 2000 WATT
Aluisi Tosolini
«Nonpossiamousciredallachiesa,macelebreremocomunque.Eprestoverràun’albanuova»
L’arcivescovodiKarachi:«Quellocheèsuccessoèunbruttosegno...Voglionodistruggerelebasidellanostrasocietà»
Vendetta dei talebani: strage in Pakistan 15
P
akistan sotto choc.
Questa volta il terrore
ha toccato l’intoccabile e cioè la vita più innocente, quella dei bambini. Un
commando affiliato al Tehreek-e-Taliban
Pakistan
(Ttp), armato di fucili, ha assaltato una scuola pubblica,
frequentata da alunni tra 6 e
16 anni, appartenente all’esercito. Centotrentadue le
persone che hanno perso la
vita, di cui oltre 100 studenti. Decine i feriti, ma il bilancio è in continuo aggiornamento. I terroristi sono penetrati nell’edificio tenendo
in ostaggio circa 500 tra studenti e insegnanti. L’azione
è stata rivendicata dalla sigla Ttp (Tehreek-e-Taliban
Pakistan). A scatenare l’attacco è stata la vendetta per
l’operazione lanciata dall’esercito pakistano contro i
miliziani nel Nord Waziristan e nella Khyber agency.
Il portavoce dei talebani pachistani, Mohammed Umar
Khorasani, ha detto: “Abbiamo scelto con attenzione
l’obiettivo da colpire con il
nostro attentato. Il governo
sta prendendo di mira le nostre famiglie e le nostre donne. Vogliamo che provino lo
stesso dolore”. Parole di condanna sono state espresse in
tutto il mondo, dal premier
italiano Matteo Renzi a
quello britannico David Cameron, al presidente della
Repubblica
francese
François Hollande.
“Un immenso choc
per tutto il Paese”
Con queste parole l’arcivescovo pakistano di Karachi,
Joseph Coutts, commenta le
prime notizie che arrivano
dai media internazionali
sull’attentato talebano a Peshawar. “È una notizia sconvolgente, terribile e impensabile. Il segno che i talebani sono davvero pronti ad attaccare ovunque e a uccidere chiunque”. L’arcivescovo
spiega che quanto accaduto
a Peshawar deve essere letto
nel contesto in cui è stato
realizzato. “I talebani - spiega - sono un gruppo di estremisti e hanno la mira di fare
del Pakistan uno Stato islamico ripercorrendo qui lo
stesso terribile disegno dell’Isis in Siria e Iraq. Il governo quest’anno ha lanciato
un’azione militare contro di
loro. Operano principal-
mente sulle montagne nel
Nord-Ovest, in una regione
al confine con l’Afghanistan,
estremamente difficile da
controllare. Questo attacco
può quindi essere letto come un’azione di vendetta
contro il governo prendendo di mira target civili che
non sono assolutamente in
grado di difendersi. È terribile che abbiano scelto proprio di attaccare una scuola
dove ci sono bambini. Significa che i talebani non hanno limiti ed è gente pronta a
fare qualsiasi cosa. È un segno di quanto brutali possano essere”. L’arcivescovo
guarda con preoccupazione
al futuro del Pakistan.
“Quello che è successo a Peshawar - dice - è un brutto
segno per ciò che potrà avvenire: a questo punto possono attaccare altre scuole,
luoghi di culto, moschee,
chiese addirittura ospedali.
Queste persone vogliono distruggere le basi della nostra
società attaccando le scuole
e i nostri bambini”. L’arcivescovo si rivolge direttamente ai terroristi: “Vorrei dire a
queste persone che non
possono aver fatto questo
attacco in nome di una religione, perché Dio è il Misericordioso. Non so se c’è un
modo o una via per parlare
ai loro cuori. Posso solo dire
che Natale è per noi cristia-
ni un tempo di preghiera e
chiederemo a Dio di toccare
i loro cuori”. E conclude con
un messaggio rivolto a tutti
gli uomini di buona volontà
presenti nel Paese: “Tutti in
Pakistan, musulmani e cristiani, siamo chiamati a trovare insieme una soluzione
per risolvere questo problema”.
“Gente senza religione,
senza cuore”
Pronuncia parole durissime
Paul Bhatti, ex ministro
pakistano. Ed aggiunge: “La
mia più grande preoccupazione è che il governo non
ha ancora preso le misure
necessarie con programmi a
medio e lungo termine per
eliminare questo odio sempre più diffuso nel Paese.
Qui non si tratta soltanto di
cambiare la legge sulla blasfemia o di arrestare qualche persona. Occorrono
programmi a lungo e medio
termine per ridurre questi
attacchi e agire laddove crescono e si fomentano queste
ideologie estreme”. Il riferimento di Paul Bhatti è preciso: “Ci sono in Pakistan una
serie di scuole dove vengono formate queste persone,
soprattutto giovani e addirittura bambini, che sono
pronti a vivere e morire per
certe ideologie. E il governo
non ha ancora avviato alcun
programma e alcuna azione
per risolvere questo problema. Questa la mia più grande preoccupazione. Il governo deve fare passi concreti:
ogni anno vengono fuori da
queste scuole migliaia di
bambini con ideologie che
poi sono difficili da controllare. Gente manipolata che
manipola, che fa presa soprattutto laddove povertà e
ignoranza sono più diffuse.
Due elementi che si sposano, l’uno con l’altro, in un
meccanismo che lascia poca speranza”.
Maria Chiara Biagioni
19 DICEMBRE 2014
Assaltoinunascuolapubblica,mortipiùdicentoragazzitra6e16anni
CATECHESI
DEL PAPA
Nell’udienza di mercoledì 17 (giorno del suo 78° compleanno) papa Francesco
ha iniziato un ciclo dedicato alla famiglia, partendo proprio da quella di Nazareth
Dalla periferia del grande Impero è iniziata
la storia più santa, quella di Gesù tra di noi
terra
C
16
ari fratelli e sorelle
buongiorno!
Il Sinodo dei Vescovi
sulla Famiglia, appena celebrato, è stato la prima tappa
di un cammino, che si concluderà nell’ottobre prossimo con la celebrazione di
un’altra Assemblea sul tema
“Vocazione e missione della
famiglia nella Chiesa e nel
mondo”. La preghiera e la riflessione che devono accompagnare questo cammino coinvolgono tutto il Popolo di Dio. Vorrei che anche
le consuete meditazioni delle udienze del mercoledì si
inserissero in questo cammino comune. Ho deciso
perciò di riflettere con voi, in
questo anno, proprio sulla
famiglia, su questo grande
dono che il Signore ha fatto
al mondo fin dal principio,
quando conferì ad Adamo
ed Eva la missione di moltiplicarsi e di riempire la terra
(cfr Gen 1,28). Quel dono
che Gesù ha confermato e sigillato nel suo vangelo.
La vicinanza del Natale accende su questo mistero una
grande luce. L’incarnazione
del Figlio di Dio apre un
nuovo inizio nella storia universale dell’uomo e della
donna. E questo nuovo inizio accade in seno ad una famiglia, a Nazaret. Gesù nacque in una famiglia. Lui poteva venire spettacolarmente, o come un guerriero, un
imperatore… No, no: viene
come un figlio di famiglia, in
una famiglia. Questo è importante: guardare nel presepio questa scena tanto bella.
Dio ha scelto di nascere in
una famiglia umana, che ha
formato Lui stesso. L’ha formata in uno sperduto villaggio della periferia dell’Impero Romano. Non a Roma,
che era la capitale dell’Impero, non in una grande città,
ma in una periferia quasi invisibile, anzi, piuttosto malfamata. Lo ricordano anche i
cazione per la quale il Padre
lo ha inviato. E Gesù mai, in
quel tempo, si è scoraggiato,
ma è cresciuto in coraggio
per andare avanti con la sua
missione.
Vangeli, quasi come un modo di dire: «Da Nazaret può
mai venire qualcosa di buono?» (Gv 1,46). Forse, in molte parti del mondo, noi stessi parliamo ancora così,
quando sentiamo il nome di
qualche luogo periferico di
una grande città. Ebbene,
proprio da lì, da quella periferia del grande Impero, è
iniziata la storia più santa e
più buona, quella di Gesù tra
gli uomini! E lì si trovava
questa famiglia.
Gesù è rimasto in quella periferia per trent’anni. L’evangelista Luca riassume questo
periodo così: Gesù «era loro
sottomesso [cioè a Maria e
Giuseppe]. E uno potrebbe
dire: “Ma questo Dio che viene a salvarci, ha perso
trent’anni lì, in quella periferia malfamata?” Ha perso
trent’anni! Lui ha voluto questo. Il cammino di Gesù era
in quella famiglia. « La madre custodiva nel suo cuore
tutte queste cose, e Gesù cresceva in sapienza, in età e in
grazia davanti a Dio e davanti agli uomini» (2,51-52).
Non si parla di miracoli o
L’incarnazione del Figlio di Dio apre
un nuovo inizio nella storia universale
dell’uomo e della donna.
E questo nuovo inizio accade in seno
ad una famiglia, a Nazaret. Gesù
nacque in una famiglia. Lui poteva
venire spettacolarmente, o come un
guerriero, un imperatore…
No, no: viene come un figlio di
famiglia, in una famiglia. Questo è
importante: guardare nel presepio
questa scena tanto bella.
guarigioni, di predicazioni non ne ha fatta nessuna in
quel tempo - di folle che accorrono; a Nazaret tutto
sembra accadere “normalmente”, secondo le consuetudini di una pia e operosa
famiglia israelita: si lavorava,
la mamma cucinava, faceva
tutte le cose della casa, stirava le camice… tutte le cose
da mamma. Il papà, falegname, lavorava, insegnava al figlio a lavorare. Trent’anni.
“Ma che spreco, Padre!”. Le
vie di Dio sono misteriose.
Ma ciò che era importante lì
era la famiglia! E questo non
era uno spreco! Erano grandi santi: Maria, la donna più
santa, immacolata, e Giuseppe, l’uomo più giusto…
La famiglia.
Saremmo certamente inteneriti dal racconto di come
Gesù adolescente affrontava
gli appuntamenti della comunità religiosa e i doveri
della vita sociale; nel cono-
scere come, da giovane operaio, lavorava con Giuseppe;
e poi il suo modo di partecipare all’ascolto delle Scritture, alla preghiera dei salmi e
in tante altre consuetudini
della vita quotidiana. I Vangeli, nella loro sobrietà, non
riferiscono nulla circa l’adolescenza di Gesù e lasciano
questo compito alla nostra
affettuosa meditazione. L’arte, la letteratura, la musica
hanno percorso questa via
dell’immaginazione. Di certo, non ci è difficile immaginare quanto le mamme potrebbero apprendere dalle
premure di Maria per quel
Figlio! E quanto i papà potrebbero ricavare dall’esempio di Giuseppe, uomo giusto, che dedicò la sua vita a
sostenere e a difendere il
bambino e la sposa – la sua
famiglia – nei passaggi difficili! Per non dire di quanto i
ragazzi potrebbero essere incoraggiati da Gesù adolescente a comprendere la necessità e la bellezza di coltivare la loro vocazione più
profonda, e di sognare in
grande! E Gesù ha coltivato
in quei trent’anni la sua vo-
Ciascuna famiglia cristiana –
come fecero Maria e Giuseppe – può anzitutto accogliere
Gesù, ascoltarlo, parlare con
Lui, custodirlo, proteggerlo,
crescere con Lui; e così migliorare il mondo. Facciamo
spazio nel nostro cuore e
nelle nostre giornate al Signore. Così fecero anche
Maria e Giuseppe, e non fu
facile: quante difficoltà dovettero superare! Non era
una famiglia finta, non era
una famiglia irreale. La famiglia di Nazaret ci impegna a
riscoprire la vocazione e la
missione della famiglia, di
ogni famiglia. E, come accadde in quei trent’anni a
Nazaret, così può accadere
anche per noi: far diventare
normale l’amore e non l’odio, far diventare comune
l’aiuto vicendevole, non l’indifferenza o l’inimicizia. Non
è un caso, allora, che “Nazaret” significhi “Colei che custodisce”, come Maria, che –
dice il Vangelo – «custodiva
nel suo cuore tutte queste
cose» (cfr Lc 2,19.51). Da allora, ogni volta che c’è una
famiglia che custodisce questo mistero, fosse anche alla
periferia del mondo, il mistero del Figlio di Dio, il mistero di Gesù che viene a salvarci, è all’opera. E viene per
salvare il mondo. E questa è
la grande missione della famiglia: fare posto a Gesù che
viene, accogliere Gesù nella
famiglia, nella persona dei figli, del marito, della moglie,
dei nonni… Gesù è lì. Accoglierlo lì, perché cresca spiritualmente in quella famiglia. Che il Signore ci dia
questa grazia in questi ultimi giorni prima del Natale.
Grazie.
© Copyright 2014
Libreria Editrice Vaticana
LE PAROLE DI PAPA BERGOGLIO ALL’ANGELUS DI DOMENICA 14 DICEMBRE, TERZA DI AVVENTO
«ConGesùlagioiaèdicasa!»
19 DICEMBRE 2014
C
ari fratelli e sorelle, cari bambini, cari
ragazzi, buongiorno!
Già da due settimane il Tempo di Avvento ci ha invitato alla vigilanza spirituale
per preparare la strada al Signore che viene.
In questa terza domenica la liturgia ci propone un altro atteggiamento interiore con
cui vivere questa attesa del Signore, cioè la
gioia.
Il cuore dell’uomo desidera la gioia. Tutti desideriamo la gioia, ogni famiglia, ogni popolo aspira alla felicità. Ma qual è la gioia che il
cristiano è chiamato a vivere e a testimoniare? E’ quella che viene dalla vicinanza di Dio,
dalla sua presenza nella nostra vita. Da quando Gesù è entrato nella storia, con la sua nascita a Betlemme, l’umanità ha ricevuto il
germe del Regno di Dio, come un terreno che
riceve il seme, promessa del futuro raccolto.
Non occorre più cercare altrove! Gesù è venuto a portare la gioia a tutti e per sempre.
Non si tratta di una gioia soltanto sperata o
rinviata al paradiso: qui sulla terra siamo tristi ma in paradiso saremo gioiosi. No! Non è
questa ma una gioia già reale e sperimentabile ora, perché Gesù stesso è la nostra gioia,
e con Gesù la gioia di casa, come dice quel
vostro cartello: con Gesù la gioia è di casa.
Tutti, diciamolo: ”Con Gesù la gioia è di casa”. E senza Gesù c’è la gioia? No! Bravi! Lui è
vivo, è il Risorto, e opera in noi e tra noi specialmente con la Parola e i Sacramenti.
Tutti noi battezzati, figli della Chiesa, siamo
chiamati ad accogliere sempre nuovamente
la presenza di Dio in mezzo a noi e ad aiutare gli altri a scoprirla, o a riscoprirla qualora
l’avessero dimenticata. Si tratta di una missione bellissima, simile a quella di Giovanni
Battista: orientare la gente a Cristo – non a
noi stessi! – perché è Lui la meta a cui tende
il cuore dell’uomo quando cerca la gioia e la
felicità.
Ancora san Paolo, nella liturgia di oggi, indica le condizioni per essere ”missionari della
gioia”: pregare con perseveranza, rendere
sempre grazie a Dio, assecondare il suo Spirito, cercare il bene ed evitare il male . Se questo sarà il nostro stile di vita, allora la Buona
Novella potrà entrare in tante case e aiutare
le persone e le famiglie a riscoprire che in Gesù c’è la salvezza. In Lui è possibile trovare la
pace interiore e la forza per affrontare ogni
giorno le diverse situazioni della vita, anche
quelle più pesanti e difficili. Non si è mai sen-
tito di un santo triste o di una santa con la
faccia funebre. Mai si è sentito questo! Sarebbe un controsenso. Il cristiano è una persona che ha il cuore ricolmo di pace perché
sa porre la sua gioia nel Signore anche quando attraversa i momenti difficili della vita.
Avere fede non significa non avere momenti
difficili ma avere la forza di affrontarli sapendo che non siamo soli. E questa è la pace
che Dio dona ai suoi figli.
Con lo sguardo rivolto al Natale ormai vicino,
la Chiesa ci invita a testimoniare che Gesù
non è un personaggio del passato; Egli è la
Parola di Dio che oggi continua ad illuminare il cammino dell’uomo; i suoi gesti – i Sacramenti – sono la manifestazione della tenerezza, della consolazione e dell’amore del
Padre verso ogni essere umano.
«Lapaurasileggesuivolti.LerapinesonodiventatemonetacorrenteaBangui.Lagenteèstancaevuolelapace»
I centrafricani depongano odio e vendetta
• Eccellenza, come è na-
ta l’iniziativa di visitare il
campo Beal?
Ero negli Stati Uniti e sono venuto a sapere del malcontento dei Seleka con relative manifestazioni. Ho espresso il
desiderio di andare a visitarli, perché sono persone create a immagine di Dio e meritano rispetto. Un modo di ricordare la loro dignità agli occhi di Dio. Come pastore, volevo soltanto dire loro che
martedì 16 dicembre li abbiamo radunati nel monastero
per prenderci cura di loro,
dare vestiti, cibo, un kit alimentare e offrire loro la possibilità di partecipare a un dibattito e alla Messa. Il 23 dicembre sarò con alcuni cristiani in un secondo campo
dei Seleka. Nella prima esperienza, 367 cristiani hanno risposto all’appello. Vogliamo
avvicinarli ai loro fratelli per
conoscerli, stimarli e amarli.
Il Cristo sofferente si presenta a noi attraverso i nostri fratelli. Molti giovani non vengono ascoltati, e noi ci prendiamo il tempo di ascoltarli,
di ascoltare i loro sogni infranti. Dietro la loro avventura si nasconde la questione
della ricerca della felicità.
Una felicità al di fuori di Gesù
rimane effimera. Con Gesù,
troviamo il senso della nostra
vita.
• Queste iniziative possono essere una via per
la pacificazione del Paese?
Queste iniziative sono gocce
d’acqua che si riversano nel
mare. La pace non è un’utopia. Ogni cristiano è un artefice di pace con le sue parole
e le sue azioni. «Beati gli operatori di pace». Spetta ai cristiani lasciarsi conquistare da
Cristo e offrire la sua pace agli
uomini. Queste iniziative sono l’espressione della nostra
fede in Cristo e diventano un
cammino di costruzione della pace.
• Attualmente com’è la
situazione in Centrafrica?
La situazione è volatile e precaria. Il governo non riesce a
estendere la sua autorità su
tutto il Paese. I gruppi armati
continuano a seminare la
morte uccidendo cittadini
pacifici. La paura si legge sui
volti delle persone. Le rapine
sono diventate moneta corrente a Bangui. La gente è
stanca e vuole la pace, ma è
ostaggio delle bande armate
che usano la violenza per imporsi. I funzionari statali fanno fatica a recarsi al loro posto di lavoro a causa della
paura. Nonostante questo
quadro, le Ong s’impegnano
per cambiare la vita quotidiana dei centrafricani. Osserviamo un timido ritorno ai
quartieri abbandonati. Gli incontri di coesione sociale si
moltiplicano. Questo mostra
il desiderio dei centrafricani
di voltare questa pagina
oscura del nostro Paese.
• Tra poche settimane
sarà Natale, qual è il suo
augurio e il suo appello
per le prossime festività?
Cosa intende dire alla comunità internazionale?
Natale, Dio viene in Gesù a
portare la pace all’umanità.
«Gloria a Dio nel più alto dei
cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama». Quest’anno,
i centrafricani sono invitati a
venire a deporre nel presepe:
il loro odio, il loro risentimento, la loro violenza, la loro vendetta e, in un movimento di contemplazione, a
lasciarsi conquistare dalla
potenza di Dio bambino per
ricevere l’amore, la riconciliazione, la non violenza e il perdono. La comunità internazionale ha il dovere di aiutare
il Centrafrica affinché non diventi un covo di ladri, gangster, teppisti. Per questo, dovrebbe incoraggiare le persone di buona volontà, sostenerle per far arretrare il regno
del male. La pace nel Paese è
innanzitutto un compito dei
centrafricani; la comunità internazionale viene per aiutare e non deve mettersi in prima linea. Deve aiutare i centrafricani ad accogliere e appropriarsi di questo processo.
Vincenzo Corrado
UnconvegnopromossodaConsigliodelleConferenzeepiscopalieuropeeePontificioConsiglioperilaici
17
Europa: analisi e stili di una chiesa gioiosa
che accompagna i giovani in cerca di futuro
L’
età non li unisce. I
giovani europei sono molto diversi
tra loro. I contesti nazionali e sociali in cui vivono,
dall’estremo Nord del Continente al Mediterraneo,
segnano le loro scelte e le
loro identità molto più
profondamente di quanto
faccia l’appartenenza a una
stessa stagione della vita. Si
presenta così un quadro
complesso che sfugge a
una semplice descrizione o
a una fredda statistica. È un
quadro fatto di molti colori,
e composto da tutti i volti e
le storie personali dei giovani che abitano in Europa.
A loro il Consiglio delle
Conferenze episcopali europee e il Pontificio Consiglio per i laici hanno dedicato un convegno, promosso insieme, per avviare la
preparazione delle Chiese
alla Giornata mondiale della gioventù che si terrà nel
2016 a Cracovia, in Polonia.
Per parlare di “Una Chiesa
giovane, testimone della
gioia del Vangelo” si sono
così ritrovati nei giornis
corsi delegati di 32 Paesi
europei e rappresentanti di
una ventina di movimenti e
associazioni, per un totale
di circa 130 partecipanti.
A delineare il quadro della
gioventù europea è stata la
sociologa francese Valerie
Becquet, dell’Università de
Clergy-Pontoise. Il primo
tratto preso in esame dalla
studiosa è l’età nella quale i
giovani in Europa escono di
casa. «L’entrata nella vita
adulta – dice Becquet – si
allunga oggi sempre di più e
diventa sempre più difficile
definire i confini tra le età e
stabilire soglie». Ciononostante, l’allungamento del
periodo giovanile non è vissuto nello stesso modo nei
diversi Paesi perché dipende dall’azione dello Stato,
dai sistemi educativi, dalle
culture familiari. E se in
Danimarca, Regno Unito e
Francia, l’età media di partenza dei giovani dal nu-
cleo familiare si attesta per
tutti e tre i Paesi attorno ai
21/23 anni, l’approccio è
molto diverso: in Danimarca si privilegia lo sviluppo
personale del ragazzo mentre nel Regno Unito si è
piuttosto orientati a favorire il più rapidamente possibile l’entrata nel mondo
adulto; in Francia regna
una filosofia di “semi-indipendenza” e semi-autonomia finanziaria con forme
di coabitazione che vedono
talvolta i genitori sostenere
il costo degli affitti. Molto
più difficile è la vita dei giovani europei della fascia
meridionale come Spagna
e Italia, dove l’età media di
uscita dalla casa paterna si
aggira attorno ai 27/30 anni. «Sicuramente – ha detto
la sociologa francese – i giovani sono quelli che risentono maggiormente della crisi economica e occupazionale. «Le traiettorie della vita sono raramente lineari. I
giovani sono costretti a percorsi che iniziano e poi s’interrompono. E questo continuo ricalibrare la propria
vita mette fortemente a disagio, sicuramente è per
tanti fonte di frustrazione e
di dolore».
A questi giovani le Chiese
europee guardano con interesse, non per indicare
una strada ma per condividerla insieme. Papa Francesco in un messaggio ai
partecipanti al convegno
ha detto proprio questo:
«Voi che lavorate nel campo della pastorale giovanile, fate un lavoro prezioso
per la Chiesa. I giovani
hanno bisogno di questo
servizio: di adulti e coetanei
maturi nella fede che li accompagnino nel loro cammino, aiutandoli a trovare
la strada che conduce a Cristo. Ben più che nella promozione di una serie di attività per i giovani, questa
pastorale consiste nel camminare con loro, accompagnandoli personalmente
nei contesti complessi e a
volte difficili in cui sono immersi». Quello europeo
non è un contesto culturale
facile in cui vivere. Prendendo la parola, il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei e vice-presidente del Ccee, ha parlato delle sfide del relativismo e della secolarizzazione che conducono l’uomo
ad «agire come se Dio non
esistesse, decidere come se i
poveri non esistessero, sognare come se gli altri non
esistessero». «Di fronte allo
smarrimento soprattutto
nel nostro continente – ha
quindi aggiunto – c’è un
grande bisogno e forse un
desiderio più o meno consapevole di un messaggio
SOCIOLOGA • Valérie Becquet,
dell’università di Clergy-Pontoise.
gioioso, di speranza e di fiducia». Da qui l’auspicio
formulato dal cardinale
Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio
per i laici: «Per le strade dell’Europa, i giovani non si
sentano mai soli, ma abbiano sicuri punti di riferimento e speranza per il futuro».
«I nostri giovani – ha proseguito – fanno parte di un’umanità ferita, dove tutte le
agenzie educative, specialmente la più importante, la
famiglia, hanno gravi difficoltà. Essi vivono seri problemi d’identità e stentano
a fare le loro scelte. Hanno
bisogno, dunque, di essere
accompagnati con rispetto,
dedizione e pazienza nelle
difficili strade che percorrono nel nostro tempo». I giovani sono la strada dell’Europa. Ha quindi ragione il
cardinale a dire: «Come ridare speranza al futuro dell’Europa, se non a partire
dalle giovani generazioni?».
Maria Chiara Biagioni
19 DICEMBRE 2014
L
a pace per il Centrafrica
passa anche da gesti
concreti. Quei gesti che
sta promuovendo, con grande coraggio, monsignor
Dieudonné Nzapalainga, arcivescovo di Bangui e presidente della Conferenza episcopale centrafricana. Nei
giorni scorsi si è recato in visita nel campo Beal, che accoglie ex combattenti Seleka
(circa 850). Successivamente
l’arcivescovo ha visitato anche i Balaka: insieme ai Seleka costituiscono le principali forze belligeranti. «Iniziative – commenta Nzapalainga – che diventano un
cammino di costruzione della pace».
Dio non li ha dimenticati e rivelare loro la sua misericordia, che incessantemente
considera i nostri peccati per
invitarci alla conversione. Ero
accompagnato da alcuni cristiani poiché esiste una barriera tra i Seleka e il resto della popolazione in seguito agli
ultimi eventi. Era il momento
di mettere in pratica il Vangelo: «Ero in carcere e siete venuti a trovarmi». Manifestare
il Volto di Cristo alla ricerca
della pecorella smarrita.
• Cosa ha trovato nel
campo? Quali sono le
condizioni di vita e le
principali necessità delle persone?
Ho scoperto una grande miseria. Le persone dormivano
sul pavimento. Molti avevano
vestiti lacerati. I malati non
vengono curati. La razione di
cibo è miserabile. Le donne
incinte non vengono visitate
e molte di loro partoriscono
in case insalubri. I bambini
non frequentano la scuola.
C’è l’erba alta ovunque, con il
rischio di essere morsi dai
serpenti. Ho sperimentato la
misura della loro collera. Allo
stesso tempo, una sete di libertà e di pace.
• Pensa che sarà possibile replicare questo gesto
in altri campi Seleka o
anche Balaka?
Penso che sia possibile riprodurre la stessa esperienza.
Sono stato a visitare i Balaka e
terra
Intervistaamons.DieudonnéNzapalainga,capodeivescovidelPaese
18
19 DICEMBRE 2014
VersoNatale,consperanza
PadreCucci,lenovene,l’Oratorio,lamusica,iquadri
Venerdì 19 dicembre alle 18 alla Casa del
miele della Cooperativa Lo Sciame (piazza
Ghiaia, angolo borgo Cavallerizza) si terrà un
aperitivo con il Centro interculturale aperto a
tutti. La coop, progetto sostenuto da Ciac, nasce da un gruppo di rifugiati e produce miele
e prodotti dell’alveare. La Casa sarà aperta fino al 6 gennaio. Info: cooplosciame@
gmail.com, telefono 338.8054861.
A Villa Sant’Ilario
ORATORIO DI NATALE
Sabato 20 dicembre alle 16 a Villa Sant’Ilario
a Porporano ritorna il tradizionale Oratorio di
Natale con i canti natalizi del Coro di Langhirano diretto da Andrea Costi e la lettura di brani classici sul Natale con le voci di Federica e
Massimo. Animatore Ugo Trombi. E’ attesa la
gradita presenza di chi vuole esprimere vicinanza e auguri ai presbiteri anziani e agli ospiti di Villa Sant’Ilario.
Mostra “custodiale, memoriale”
LE OPERE DI GIANNA ZANAFREDI
Sabato 20 dicembre alle 11.30 alla Galleria
San Ludovico (borgo del Parmigianino 2/b)
sarà inaugurata la mostra “custodiale, memoriale”, trenta opere dal 2007 al 2014 di Gianna
Zanafredi, a cura di Piero Del Giudice. Nata a
Casalmaggiore, artista e pittrice stimata e presente in collezioni pubbliche e private, ha laboratorio di lavoro e studio in Borgo del Parmigianino a Parma, dove vive. La sua formazione si struttura in età matura, sui banchi dei
corsi serali e sotto la guida del maestro Mauro
Marchini. Il suo è un linguaggio informale autonomo, originale che guarda a Burri, Tàpies,
Fautrier, e a Morandi. All’inizio è coinvolta
dalla realtà della natura, dai paesaggi della
Bassa, poi l’approccio alla storia e il confronto
come donna con i temi universali dei diritti
umani. Aperta fino al 13 gennaio ore 10-13;
15-19. Chiuso: martedì non festivo, 25 dicembre, 1° gennaio.
Artisti dell’Ucai alla Galleria Sant’Andrea
COLLETTIVA DI NATALE
L’Associazione Ucai Sezione di Parma inaugura sabato 20 dicembre alle 17.30 alla Galleria
Sant’Andrea (Parma, via Cavestro 6) la Collettiva di Natale, che rimarrà aperta fino all’8
gennaio 2015. Ogni socio appartenente alla
sezione presenta un’opera realizzata nell’ultimo periodo di lavoro: saranno esposte opere
dalle più svariate tecniche: pittura a olio, informale materico, disegno a biro, acquarello, fotografia, scultura, ceramica raku... I soggetti
spaziano dal paesaggio al ritratto fotografico o
pittorico, alle nature morte, a composizioni
simboliche. La mostra ospiterà per la festività
del 6 gennaio anche l’evento collaterale “Viaggiatori erranti”: le musiche dal vivo del Dedalus Ensemble arricchite dalle danze del gruppo Korei accompagneranno i visitatori in un
viaggio sia in terre lontane che in luoghi dell’anima. L’evento è realizzato con il contributo
di Chiesi Farmaceutici. Orari: lunedì 22 e 29
dicembre, martedì 23 e 30 dicembre dalle 10
alle 12 e dalle 16 alle 19; mercoledì 24 dicembre 10-12; le domeniche ore 16-19. Chiuso dal
25 al 28 dicembre, 31dicembre e 1 gennaio.
Dal 2 all’8 gennaio 10-12 e 16-19.
Variazioni entro venerdì 19
AGGIORNAMENTO
ANNUARIO DIOCESANO
In vista della stampa del
nuovo annuario diocesano
si prega di far pervenire
eventuali aggiornamenti o
viariazioni entro venerdì 19
dicembre. Le segnalazioni
vanno indirizzate direttamente a don Luciano Genovesi, canvelliere vescovile,
tramite email: [email protected], inviando in busta alla sua attenzione oppure facendo
pervenire direttamente dal
lunedì al venerdì nei consueti orari di apertura della
Curia diocesana.
In via del Prato
NOVENA
CON I FRANCESCANI
Nella chiesa di San Francesco di Assisi di strada del
Prato 4 fino alla Viglia del
Santo Natale, si vive la Novena del Santo Natale in un
modo particolare dalle
16.30 alle 17.30.
Sentiremo in questo cammino i vari personaggi che
parleranno e ci daranno il
loro messaggio: i pastori e le
pecore, il bue e l’asino, la
stella, i Re Magi, l’Arcangelo
Gabriele, il dormiglione,
S.Giuseppe, Maria, e Gesù.
Francesco ci invita e noi,
frati della comunità francescana conventuale, vi attendiamo con gioia augurandovi “Pace e Bene !”.
Nella basilica della Steccata
NOVENA DI NATALE
CARITAS
Fino a mercoledì 24 dicembre alle ore 16 nella basilica
di Santa Maria della Steccata si svolge la Novena di Natale Caritas, preparata e ani-
mata dalle persone accolte
dalla Caritas diocesana. I testi saranno tratti dagli scritti di papa Francesco.
Informazioni: 338.6714866,
[email protected]
Conferenza di padre Cucci sj
viltà Cattolica”, introdurrà il
tema «Speranza “in” crisi.
La spinta al cambiamento».
Info: Centro Ignaziano di
Spiritualità Carlo Maria
Martini, via Università 10,
331. 1426180, www. centrocardinalmartini.it.
SPERANZA
AL CENTRO “MARTINI”
Il Vescovo a S. Antonio
Venerdì 19 dicembre alle
ore 21.15 si terrà al il Centro
Ignaziano in via Università
10, il secondo appuntamento del ciclo di “Conversazioni al Centro. Inventare futuro”. L’ospite di questa seconda serata, padre Giovanni
Cucci s.j., docente di psicologia presso la pontificia
Università Gregoriana di
Roma e scrittore de “La Ci-
Venerdì 26 dicembre, festa
di Santo Stefano, alle ore
10,30 nella chiesa di
Sant’Antonio Abate (strada
Repubblica 52), santa Messa presieduta dal Vescovo.
Sarà venerata anche la preziosa reliquia del Santo, custodita in un reliquiario della fine del Trecento.
SANTO STEFANO:
MESSA E RELIQUIA
vittime della strage, con una messa alle 11 di
domenica 21 dicembre anella chiesa di Gaiano, e successiva deposizione della corona al
cimitero.
La sera precedente, sabato 20 dicembre, alle 21 al teatro Crystal di Collecchio è previsto
invece lo spettacolo “Panni sporchi. Cose da
fimmini”. Prodotto dall’associazione di promozione sociale Zonafranca Parma, con adattamento drammaturgico e regia di Franca Tragni, lo spettacolo è dedicato a ritratti di donna,
dalla prima collaboratrice di giustizia Serafina
Battaglia a Rita Atria, morta suicida dopo l’uccisione di Paolo Borsellino, fino a Ninetta Bagarella moglie innamorata del boss Totò Riina.
Un mondo sommerso raccontato con uno
sguardo al femminile dalle mogli, dalle madri,
dalle figlie di ieri e di oggi che nel contesto mafioso sono nate, vissute, che dalle mafie sono
state colpite o rese complici, che per le mafie
hanno perso mariti e figli o che a causa delle
mafie hanno rinunciato a essere libere, alla ricerca della verità che vive.
Nella chiesa di San Vitale
Concorso grafico aperto a tutti
UN LOGO PER IL CENTRO PASTORALE DIOCESANO
La Direzione del Centro pastorale diocesano, insieme all’Ufficio diocesano per le Comunicazioni Sociali e a Vita Nuova, indice un concorso, aperto a tutti, per l’elaborazione di un logo che esprima il significato e la missione del CPD e che
verrà utilizzato su tutti canali e i supporti di comunicazione.
Il concorso è aperto alla partecipazione di tutti: giovani (anche
minorenni) e adulti, religiosi e laici, individui o gruppi (come
classi scolastiche o famiglie). Ogni persona o gruppo potrà inviare al massimo due proposte.
• Caratteristiche grafiche
Il logo vincitore verrà utilizzato su tutti i canali e i supporti di
comunicazione del CPD e delle iniziative e attività a esso collegate. L’elaborazione delle proposte dovrà dunque tenere conto dell’utilizzo sui canali digitali (sito web, social media, banner, app mobile), sui materiali a stampa (cartellonistica, carta
intestata, brochure, volumi, pubblicazioni e stampati cartacei
in genere), su supporti serigrafici (magliette e tessuti, vetrate
ecc.). Il logo verrà utilizzato sia nella versione a colori, sia in
quella in bianco e nero e in formati di grandi o piccole dimensioni. Le proposte dovranno dunque mantenere leggibilità ed
efficacia comunicativa in tutte le modalità di utilizzo previste.
• Tempi e procedura di selezione
La data entro la quale è possibile inviare le proposte di logo è
il 13 gennaio 2015, festa di S. Ilario di Poitiers. Le proposte ricevute entro questo termine verranno valutate dalla Giuria tecnica che sceglierà il logo del Centro Pastorale Diocesano entro
il 31 gennaio 2015. Il bando dettagliato è scaricabile dal sito
www.diocesi.parma.it.
Mostra alle Scuderie della Pilotta
FUOCO NERO: BURRI E DINTORNI
Sabato 20 dicembre alle 18.30 al Salone delle Scuderie del Palazzo della Pilotta (Piazzale
Bodoni 1, Parma) si inaugura la mostra “Fuoco nero: materia e struttura attorno e dopo
Burri”; l’inaugurazione sarà preceduta dalla
presentazione ufficiale, alle 17, nella Sala Du
Tillot della Camera di Commercio (via Verdi
1). Lo Csac dell’Università di Parma ha ricevuto in dono, circa 40 anni fa, un importante
Cellotex (1975) di Alberto Burri. Attorno a
questa opera, in occasione anche dell’approssimarsi del centenario della nascita dell’artista
(1915-1995), si è pensato di chiedere a significativi pittori, scultori, fotografi, giovani e meno giovani, almeno un’opera che essi pensassero comunque collegata o riferibile alla ri-
cerca di Alberto Burri. L’idea era anche quella
di chiedersi, oggi, che cosa è vivo, che cosa resta, nella memoria dell’arte, del grande creatore scomparso. La mostra, curata da Arturo
Carlo Quintavalle, proporrà oltre settanta dipinti e altrettante fotografie e un gruppo di
opere grafiche per un totale di 172 pezzi tutti
riprodotti in un ampio catalogo che verrà edito da Skira. L’esposizione resterà aperta fino
al 29 marzo 2015. Orari: tutti i giorni dalle 10
alle 18. Chiuso il lunedì, il 25 dicembre e il 1
gennaio. Ingresso gratuito. Info: 0521.033652.
Donne e mafia: spettacolo di Zonafranca
“PANNI SPORCHI. COSE DA FIMMINI”.
Comune di Collecchio e Libera Parma, nel 30o
anniversario della strage sul rapido 904, ricordano Susanna Cavalli e Pier Francesco Leoni,
CONCERTO PER L’OSPEDALE
Sabato 20 dicembre alle 17 nella chiesa di San
Vitale, in Strada della Repubblica, 3 avrà luogo il “Concerto di Natale” per sostenere la realizzazione di un’area sportivo-terapeutica, come ampliamento del Giardino Riabilitativo
costruito presso il Padiglione Barbieri. Si alterneranno nell’esecuzione delle musiche il
Coro Polifonico “Laus Vocalis” di Parma e il
Coro Gospel “Flipiti Flops” di Reggio Emilia.
Rassegna a Sant’Andrea in Antognano
PREGARE CANTANDO
Sabato 20 dicembre, alle ore 21 presso la parrocchia di Sant’Andrea apostolo in Antognano
(Via Berzioli 11, Parma) si terrà la rassegna corale “Pregare cantando” con una selezione di
famose e significative melodie natalizie.
Musical “Robin Hood” nell’oratorio
SPETTACOLO NATALIZIO A SAN MARCO
Domenica 21 dicembre alle ore 15,30 presso
l’oratorio Marcondiro della parrocchia di San
Marco (via Confalonieri Casati, 4 – zona Palasport) si terrà il tradizionale spettacolo natalizio offerto da ragazze e ragazzi dei gruppi di
catechismo. Quest’anno sarà rappresentato il
musical “Robin Hood”, liberamente ispirato alla famosa storia del bandito di Nottingham,
che rubava ai ricchi per dare ai poveri, e con
musiche originali di Luca Dolfi.
Lo spettacolo rappresenta anche la “inaugurazione” (dopo l’apertura lo scorso 25 aprile)
del nuovo impianto scenico dell’oratorio, realizzato da un folto e qualificato team di esperti e volontari.
memo
APERITIVO CON I RIFUGIATI
19
Nel santuario di San Guido M. Conforti
L. SANVITALE: NOTE DI NATALE
Alunni, familiari, docenti, collaboratori e amici della scuola paritaria Laura Sanvitale (primaria e secondaria) di viale Solferino, 25 si incontreranno prima della chiusura natalizia
nella chiesa di San Guido Maria Conforti, in
viale San Martino. L’appuntamento è per lunedì 22 dicembre alle 18.15. Con “Note di Natale”, cantate dai 300 alunni della scuola, si rinnoverà l’augurio di imparare “ad aprire cuore
e porte anche a chi le prende in faccia”.
19 DICEMBRE 2014
Alla “Casa del miele”
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19 DICEMBRE 2014
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