La scelta di Dio di farsi piccolo per non lasciarci in balia del male
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La scelta di Dio di farsi piccolo per non lasciarci in balia del male
La relazione del Vescovo in Steccata e la presentazione dei Lineamenta: inizia la fase due di lavoro. La celebrazione in occasione della festa di santa Lucia: un messaggio anche per la città. I lunedì della diocesi sul tema del cibo, inteso come cultura, e la mostra inaugurata al museo dei Saveriani. 10 12 9 POSTE ITALIANE S.P.A. • SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE • D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 1, DCB PARMA euro 1,65 anno XCV GIORNALE LOCALE DIOCESI DI PARMA 44 19 DICEMBRE 2014 Editoriale del Vescovo LA POTENTE DEBOLEZZA DI DIO S embra un Natale strano. Guardandoci attorno sembra che vada come tutti gli altri anni, ma non possiamo nascondere un cuore gonfio di dolore e una bocca amara. Tante cose cattive si sono ammassate. Fino alla strage in Pakistan e la conferma inimmaginabile del delirio del male nella carneficina avvenuta nella scuola della polizia. Non possiamo distrarci e guardare da un’altra parte. Ma non vogliamo neanche rovinarci il Natale. No, non lo roviniamo, perché il Natale è proprio questo. Dio prende l’ umanità per non lasciarla alla deriva di se stessa o, meglio, del male che ancora la tenta. Un male radicale, acuto e corrosivo che, se non fosse vinto, sarebbe la fine di tutto. Guardiamo tra le lacrime queste macerie di umano, certi che proprio per questo Dio si è fatto Uno di noi. Siamo spaventati da ritorni crudeli, da uomini barbari che aprono la gola, da donne umiliate nel loro essere e da sofferenze che – nell’omertà - si consumano anche tra le mura di casa, per esplodere poi in tragedie clamorose. Vorremmo invocare la potenza di Dio, ci tratteniamo dal pretendere una giustizia venata di vendetta. La potenza di Dio ci risponde nella carne debole di un Piccolo che chiede ascolto e silenzio, vicinanza e premura. In cambio dà solo la gioia di donarsi, la soddisfazione di avere in braccio un Piccolo. Questa è la potenza di Dio, queste le sue legioni. Potenza che celebriamo nel Bambino che ci è nato, nell’Uomo appeso al legno e, finalmente, nel giorno nuovo della Risurrezione. Potenza già efficace a Betlemme, nei pastori, e in paesi lontani, mettendo in viaggio intellettuali indagatori. Non l’ha fermata e non la ferma la ferocia degli Erode di ieri e di oggi. Ormai nell’impasto dell’umanità è sceso il lievito della vita di Dio. Parlare di Natale e di Natale buono è lasciarlo fermentare in noi, non impedirgli di crescere per portare i frutti di questa maturazione. Ma non da soli. C’è una comunità che conferma che tutto questo è vero, che è una vita bella e possibile e che tanti la sperimentano. Abbiamo bisogno di donne e uomini che ce la facciano vedere con stili radicali, pertanto attrattivi e riscontrabili in un mondo complesso e contraddittorio come il nostro. Abbiamo bisogno di figure che si stacchino da un grigiore globalizzato, presentando, finalmente, punti luce chiari per un itinerario ben tracciato. Come un faro certo e tante torce che accompagnano. continua a pagina 2 CAVARRETTA ASSICURAZIONI s.r.l. AGENZIA PARMA SANTA BRIGIDA Agenti Generali: DOTT. GAETANO CAVARRETTA e CAVARRETTA LUIGI Borgo XX Marzo, 18/d - Parma Tel. 0521.289580 - Fax 0521.200467 E mail: [email protected] I L T U O S E T T I M A N A LE O GN I V EN ER DÌ IN PARROCCHIA E O N L I NE www.diocesi.parma.it/vitanuova La scelta di Dio di farsi piccolo per non lasciarci in balia del male. Una luce di speranza, come quella da accendere nelle case la sera della vigilia. Buon Natale! 9 771825 290006 Expo a Parma 40044 Caritas ISSN 1825-2907 Sinodo L’OPINIONE • Tra la povertà di una mangiatoia e la tenerezza delle fasce N ato Gesù, Maria “lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio”, dice Luca al secondo capitolo del suo Vangelo. Tra desideri e realtà Certo non è una mangiatoia quella che stiamo preparando per il nostro Natale. Forse però c’è qualcosa di essa in queste nostre giornate un po’ grigie di fine 2014. È un Natale sommesso, nonostante l’impegno dei negozianti e del comune a decorare la città. Un Natale in cui non si fa a gara per entrare nei negozi da regali e chi entra, entra come in pena, a denti stretti, guadando teso il crescere dell’ammontare del conto. Non ci si urta di borse sugli autobus e per strada, incrociandoci, ci si racconta spesso del contratto a termine che poi non si sa. Dai compra oro si entra senza timore d’esser visti, e vi si trovano altri. Natale dimesso, si direbbe, per tanti. Con un divario più grande fra i desideri e la realtà, col fiato in gola per il mutuo di cui le banche esigono senza pietà il pagamento. Eppure è Natale, e lo sfavillare delle luci riporta il ricordo di altri Natali pieni d’allegria, dove non c’era che fare la lista dei regali e andare a comprare. Forse chi sta bene è già partito per i luoghi dove la neve ha finalmente cominciato a scendere o per spiagge lontane. Resta la gente comune, quella che è raro ormai sentir ridere o cantare. Oggi uno cantava per strada, era un Africano. Ecco la nostra mangiatoia. Certo, ci sono altre mangiatoie ben più disadorne. In città stessa. Dove se non ci fosse la rete di solidarietà che fa circolare il cibo, si potrebbe parlare di fame. voci Mangiatoia e fasce 2 Mandandoli alla ricerca del Bambino, gli an- geli dicono ai pastori: “Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”. Luca insiste su questo dettaglio. E se questa nostra condizione dimessa potesse essere parte del segno, potesse disporci a un vero Natale? Da sola non basta però: il bambino è “avvolto in fasce”. La mangiatoia è la situazione concreta in cui Maria e Giuseppe si trovano a vivere. Le fasce sono la prevenienza di Maria, la sua tenerezza. “Maria – scrive papa Francesco - è colei che sa trasformare una grotta per animali nella casa di Gesù, con alcune povere fasce e una montagna di tenerezza” (EN 286). La tenerezza trasfigura il mondo. La tenerezza ridona il sorriso, scalda il cuore. La tenerezza non costa un soldo e se ne ha fame quanto di cibo. La tenerezza è la musica di una persona in cui — ha detto Jean Vanier — corpo, spirito e animo sono unificati. La sorpresa di una venuta Chissà se, mettendo insieme la nostra mangiatoia e un po’ di fasce, questo bimbo atteso non potrà posarsi come il più bel dono nella nostra vita, nella nostra città ed essere un segno per tanti che nella notte si spostano cercando speranza. Perché, alla fine, è di Lui che abbiamo bisogno. Noi siamo capaci, contro la violenza del mondo, di organizzare altra violenza. Ci prende la paura e preferiamo aggrapparci a brandelli di felicità in isole protette. Ci prende la rabbia e non sappiamo più dire grazie. Il male ci fa credere di occupare tutto l’orizzonte e non sappiamo più vedere il bene. E i nostri slanci d’amore non hanno la forza della durata. Alla fine, stiamo male anche con noi stessi. Bisogna che Egli venga a farci riscoprire d’essere “oggetto dell’infinita tenerezza del Signore”, che “Egli stesso abita nella nostra vita”, che ciascuno di noi “è immensamente sacro”, ha scritto papa Francesco (EG 274). Venga a risollevarci dai nostri pesi interiori, a fare di ogni situazione la materia di una storia d’amore. Venga a insegnarci come stare, miti, con “tenerezza combattiva” (EG 85) in un mondo che violento è sempre stato. “Gesù ha portato nel mondo un nuovo mezzo per difendere la verità e soprattutto la sua verità. Questo mezzo è vivere per e di questa verità nell’amore assoluto di Dio per l’uomo…”, ha scritto Jean Goss, grande testimone della nonviolenza attiva evangelica. Un canto d’angeli Vorremmo, mescolati ai pastori, intendere anche per noi in questo Natale, il canto degli angeli: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli, e sulla terra pace agli uomini, che egli ama» (Lc 2,14). “Invito tutti ad unirsi a questo canto – ha detto il Papa lo scorso Natale - : questo canto è per ogni uomo e donna che veglia nella notte, che spera in un mondo migliore, che si prende cura degli altri cercando di fare umilmente il proprio dovere”. Buon Natale! Teresina Caffi, mmx CONTINUA DALLA PRIMA GLI AUGURI DEL VESCOVO AL MONDO POLITICO E DEL VOLONTARIATO Abbiamo bisogno della grande famiglia della Chiesa, di cristiani veri, di santi che non abbiano fretta di farsi collocare in una nicchia, ma che continuino a passare per i borghi di Parma, solleciti ad andare nelle piazze per dirci qualcosa di salutare e durevole, pagando anche di persona e per offrirci parole umili e non politicamente corrette, ma finalmente vere. Gli angeli danno una buona notizia: Dio si è fatto carne e questo Vangelo si fa storia nella vita di chi - come i pastori - si alza, va, riconosce, adora e annuncia. Buon Natale a tutti! Non si può tacere Quanto e Chi riempie il cuore e la vita F are come i pastori di Betlemme che assistono all’Evento, lo riconoscono e lo annunciano. È questo, in sintesi, il messaggio di Natale che il Vescovo di Parma Enrico Solmi rivolge al mondo della politica e del volontariato della nostra città, affidandolo ad un lettera con la quale si annuncia anche la cancellazione del consueto incontro pubblico previsto per venerdì 19 dicembre. Ai Rappresentanti del mondo politico, civile, sociale e del volontariato 19 DICEMBRE 2014 Tenerezza è un sorriso e un saluto a chi è lontano dalla sua patria. È la sorpresa di un piccolo dono confezionato con amore. Una telefonata in una sera che sai che l’altro è solo. Tenerezza è un sacco di spazzatura portato in basso per chi fatica a scendere. Il sorriso che scioglie il rancore. Un pranzo preparato con cura. Tenerezza è un fiore, anche se non è un mazzo. Una chiacchierata dopo tanti buongiorno frettolosi. Una mano sulla spalla, un bacio, una carezza. Tenerezza è un posto ceduto sull’autobus. La pazienza di lasciar passare chi va lento. È un sorriso allo sportello. Un’informazione data. Anche i preti e suore han bisogno di tenerezza, anche loro sono uomini e donne a volte malati e stanchi, a volte senza nessuno che gli spolvera la giacca. Soprattutto, ne han bisogno i più piccoli, che camminano quasi invisibili sulle nostre strade, che passano a fatica l’inverno e non sanno di rassomigliare tanto a colui che venne duemila anni fa. “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”. Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: ”Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere”. Andarono dunque senz’indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che DIOCESI DI PARMA «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini e delle donne di oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore». (Gaudium et spes, 1) Direttrice responsabile: Maria Cecilia Scaffardi • [email protected] Vice direttore: don Luciano Genovesi In redazione: Alessandro Ronchini. Pagina Fedi: Laura Caffagnini. Fotografie: Stefano Montagna, Maria Cecilia scaffardi. Hanno contribuito a questo numero: Agenzia Sir, Nando Bonati, Casa della Giovane, Liliana Castagneti, Erick Ceresini, Graziano Vallisneri, Monica Vanin, Aluisi Tosolini. udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore. Lc 2, 14 - 19 Un augurio di cuore a tutti. Quest’anno il previsto incontro natalizio non si può realizzare per ragioni indipendenti dalla mia volontà. Non potrò incontrarvi personalmente in un’occasione che ormai è diventata - grazie al vostro benevolo ascolto tradizionale. A Dio piacendo ci ritroveremo in vicinanza della Pasqua. Mi preme comunque lasciar- vi un messaggio natalizio che attingo dal vangelo di Luca, citato all’inizio di queste poche righe. La nascita del Signore a Betlemme è annunciata ai pastori che ascoltano, partono, riconoscono e, a loro volta, annunciano. Atteggiamenti di risposta all’Evento che è loro comunicato e mostrano la via del credente: la fede nasce dall’ascolto, si traduce nel vivere operoso della carità, si nutre del dialogo con Dio nella preghiera e, contemporaneamente, è annuncio. Perché non si può tacere Quanto e Chi riempie il cuore e la vita. L’annuncio allora Redazione e amministrazione: Parma - Piazza Duomo 1 (Palazzo del Vescovado) Telefono 0521.230451 - Fax 0521.230629 - Skype: vitanuova-parma E-mail: [email protected] - [email protected] Pubblicità e diffusione: William Tedeschi - Cell. 338.4074037 Editrice: Opera Diocesana San Bernardo degli Uberti, via Bodrio 14 - Porporano (Parma) - Cod Fisc. 80001410341 - P. Iva 00447730342 Iscritto il 15-12-1950 al n. 75 del Registro stampa del Tribunale di Parma. Iscritto al Roc n. 1758. Iscritto al Rea dal 21-1-1997 n. 199562. Il giornale usufruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250. raggiunge a cerchi concentrici tutti, dalla casa agli ambienti di frequentazione comune, fino a chi ci capita, apparentemente per caso, vicino. Atteggiamenti che sono per tutti, anche per chi dice di non credere o sente di avere una fede debole, e che diventano scelte e stile di vita. Li ritengo importanti in particolare per chi ha responsabilità pubbliche: ascoltare la gente, per mettersi a servizio del suo bene dimenticando se stessi o la proprio parte; riconoscere sempre il valore di ogni persona che non è dato da un sondaggio o dalla moda o dalla maggioranza, ma da un appello intrinseco che diventa imperiosa legge morale; trasmettere agli altri giovani generazioni in primis - questa premura e preoccupazione come stimolo urgente ed eredità feconda. Parma, 16 dicembre 2014 A tutti Puer natus est nobis. Alleluja Buon Natale Enrico Solmi Vescovo di Parma Abate di Fontevivo Abbonamento annuo (45 numeri): Ordinario 50 € - Sostenitore 75 € C.C.P. n. 221432 intestato a «Vita Nuova» Parma. Spedizione in abbonamento postale 45%, art. 2, comma 20/b, L. 662/96. Filiale di Parma. Stampa: Società Editrice Cremonese - Via delle Industrie 2 - Cremona Tel. 0372.498248 ASSOCIATO Federazione Italiana Settimanali Cattolici ASSOCIATO Unione Stampa Periodica Italiana Questo numero è stato chiuso in redazione mercoledì 17 dicembre, alle 20. Tiratura: 1.710 copie. IldonodelFiglio IV DOMENICA DI AVVENTO Anno B L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei. Canteròpersemprel’amoredelSignore S SECONDO LA TUA PAROLA • Le promesse che YHWH ha fatto ad Israele si compiono in Gesù, figlio di Maria e figlio di Dio. 2o libro di Samuele 7,1-5.8-12.14.16 Il re Davide, quando si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli ebbe dato riposo da tutti i suoi nemici all’intorno, disse al profeta Natan: «Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l’arca di Dio sta sotto i teli di una tenda». Natan rispose al re: «Va’,fa’ quanto hai in cuor tuo, perché il Signore è con te». Ma quella stessa notte fu rivolta a Natan questa parola del Signore: «Va’ e di’ al mio servo Davide: “Così dice il Signore: Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi capo del mio popolo Israele. Sono stato con te dovunque sei andato, ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te e renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra. Fisserò un luogo per Israele, mio popolo, e ve lo pianterò perché vi abiti e non tremi più e i malfattori non lo opprimano come in passato e come dal giorno in cui avevo stabilito dei giudici sul mio popolo Israele. Ti darò riposo da tutti i tuoi nemici. Il Signore ti annuncia che farà a te una casa. Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio. La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me, il tuo trono sarà reso stabile per sempre”». Salmo 88 Canterò per sempre l’amore del Signore. Canterò in eterno l’amore del Signore, di generazione in generazione farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà, perché ho detto: «È un amore edificato per sempre; nel cielo rendi stabile la tua fedeltà». «Ho stretto un’alleanza con il mio eletto, ho giurato a Davide, mio servo. Stabilirò per sempre la tua discendenza, di generazione in generazione edificherò il tuo trono». «Egli mi invocherà: “Tu sei mio padre, mio Dio e roccia della mia salvezza”. Gli conserverò sempre il mio amore, la mia alleanza gli sarà fedele». Lettera ai Romani 16,25-27 L a Parola di Dio ci documenta le fatiche dello stabilirsi del Regno di Dio tra gli uomini. Ogni volta, per bocca di una persona particolarmente attenta a questo dinamismo (un profeta, un sapiente, un poeta…) Dio interviene a rettificare le idee errate. In questo periodo di Avvento abbiamo scelto il profeta Isaia come nostra guida nell’attesa del ritorno del Signore-Gesù-il Messia-Sposo. In ascolto del racconto di Samuele, siamo invitati a guardare al passato, per scoprire nelle vicende del re Davide le promesse fatte da Dio al suo popolo. Gli autori di questo libro trovarono nelle promesse fatte a Davide le premesse per continuare a sperare nel futuro. Nel racconto di Luca, queste promesse le ritroviamo: a Maria viene annunciato che ...il Signore Dio gli darà il trono di Davide... regnerà per sempre... il suo regno non avrà fine... Israele, da sempre popolo piccolo e insignificante sulla scacchiera mondiale, durante il regno di Davide vive un momento di gloria in quanto le potenze storiche nemiche (al Nord l’impero Assiro-Babilonese, al Sud l’Egitto) hanno altri problemi da affrontare. Sotto il regno di Davide il popolo prende coscienza della propria identità nazionale e religiosa. Anzi, la monarchia, che ha avuto in Davide il suo massimo splendore, sembra essere una garanzia di fedeltà al Dio dell’alleanza, che lo aveva liberato dall’Egitto. Dio viene visto come il Re d’Israele e Davide il suo unto, cioè Messia, il suo qualificato rappresentante sulla terra da lui scelto e consacrato. Ora Davide pensa che la costruzione di una «casa» a Dio sia il modo migliore per far vedere che Dio è il vero re d’Israele e che, per questo, abita per sempre in mezzo al suo popolo. Ma il volere di Davide si scontra con il profeta, che interviene per rettificare i progetti di Davide: non sarà Davide che costruirà una casa a Dio, ma sarà Dio che costruirà una casa a Davide, cioè una dinastia destinata a durare nel tempo. Il brano di Luca, l’Annunciazione, è speculare al racconto di Samuele: Dio regnerà per sempre nella persona di suo Figlio; la sua presenza in mezzo al suo popolo sarà garantita non da un tempio ma dalla persona di suo Figlio. Il motivo del rifiuto operato nei suoi confronti da parte di coloro che aspettavano il messia liberatore sta proprio nel fatto che Gesù non ha mai voluto alimentare un nazionalismo facile e pericoloso, come era maturato al tempo di Davide. don Nando Bonati IDOU Così risponde Maria all’angelo: “GUARDA! Sono qui, non scappo; non ho capito granché, ma non ha più senso continuare a nascondersi”! (Traduce l’ebraico “hinneni“: nell’AT ricorre 53 volte). Nell’evento di Gesù di Nazareth, figlio di Davide e figlio dell’Altissimo, sembra di assistere ad una storia che riprende daccapo (testi dell’Immacolata). Era avvenuto così secondo Genesi: “l’uomo, con sua moglie, si nascose dalla presenza del Signore Dio”. Sentendosi “nudo”, inadeguato, il primo uomo e la prima donna preferiscono nascondersi. Perenne illusione di potersi sottrarre dallo “sguardo” di Dio! Maria non fugge e con lei Dio può definitivamente trovare la sua abitazione tra gli uomini. Come Adamo ed Eva stanno ad indicare un tipo di umanità, quella che si nasconde o si illude di nascondersi; Maria sta ad indicare un’umanità che accetta di stare in relazione con Dio. Ogni discepolo, la Chiesa ha proprio questo compito: essere “Messia”, cioè il segno visibile che Dio ha posto e sta ponendo la propria dimora tra gli uomini. olo un frammento di un lungo poema (Salmo 88). Richiama un oracolo in cui YHWH promette di essere alleato fedele: «Ho trovato Davide, mio servo; la mia mano è il suo sostegno, il mio braccio è la sua forza» (21.22). Ma Israele vive un tempo di tribolazione: «Ti sei adirato contro il tuo consacrato; hai infranto l’alleanza con il tuo servo» (39.40). «Dov’è, Signore, il tuo amore di un tempo?» (50). Dio sarebbe forse venuto meno al suo impegno di fedeltà giurato a Davide? Non sia mai! La sua fedeltà è fondata nei cieli (3) ed Egli non viene meno all’impegno, parola promessa per sempre al suo popolo: «Non profanerò la mia alleanza, non muterò la mia promessa» (35). Proprio quando i fatti sembrerebbero smentirla, la preghiera si apre cantando la fedeltà di YHWH (2). Il suo amore (25) non dipende dall’agire del re o dei suoi figli, non è fondato sulla risposta obbediente del popolo, ma sarà donato in pienezza, nei tempi e nei momenti decisi dalla misericordia dell’Onni-potente: «Non annullerò il mio amore e alla mia fedeltà non verrò mai meno» (34). Sentiamo nel Salmo tutta l’attesa del Messia-Servo di YHWH che verrà per instaurare il regno che dura per sempre: «Io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio» (2Sam 7,13-14). Gesù, il figlio di Maria, è il discendente di Davide erede della promessa; è Lui il Figlio del Dio Altissimo (Lc 1,32-33). In Lui inizia il tempo della nostra risposta fedele e obbediente, verso il compimento nel Regno: «Avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38). «Benedetto il Signore in eterno. Amen, amen» (53). Parola Luca 1,26-38 3 Liliana Castagneti L’ obiezione di Maria: Come è possibile...? mette in rilievo la forza dell’intervento di Dio; e Luca opera un passaggio immenso e misterioso: Gesù è “figlio di Davide” e nello stesso tempo “Figlio dell’Altissimo”. In Lui tutte le promesse di Dio raggiungono il loro “SI”! Perché c’è stata una donna che, senza pretese di capire, ha saputo mettersi dentro questo dinamismo di Dio e dargli credito con l’ECCOMI che è nel contempo denuncia di un Dio incomprensibile e affidamento senza condizioni al suo mistero. Tre domande per meditare. [1] Dove abita Dio? Dove incontro Dio? Dio abita nella storia, Dio abita nell’uomo. Se voglio incontrare Dio non debbo andare in un luogo: l’uomo è il santuario in cui Dio risiede. E questo lo posso cogliere senza ombra di dubbio da quando a Nazareth il figlio di Davide - Figlio dell’Altissimo ha preso corpo nel corpo di una donna. E il tempio? Il santuario? Il tempio, il santuario è un segno della presenza di Dio. Io posso incontrare Dio nel santuario perché l’ho incontrato nell’uomo: altrimenti mi incontro con una caricatura di Dio, quella che io mi sono immaginato ma che Lui in nessuno modo mi ha mai rivelato. Il tempio, il santuario è il luogo, possibilmente ampio e bello, in cui insieme ci ritroviamo per rendere insieme lode e ringraziamento al Dio che abbiamo incontrato fuori del santuario. [2] Come può Dio abitare in un tempio?! Indubbiamente nel testo di Samuele notiamo una nota polemica. Israele è sempre stato attirato dai grandi templi che lungo la sua storia e le sue peregrinazioni ha visto nelle terre e nelle città dove ha dimorato come forestiero. Il desiderio di fare anche a Gerusalemme un tempio grandioso l’ha sempre accompagnato. E’ come un mettere in guardia dalla tentazione di confondere sempre il luogo con Dio. Quando il tempio sarà distrutto, al tempo dell’Esilio, Israele vivrà l’esperienza di essere abbandonato e dimenticato da Dio. Allora, con una intuizione stupendamente grandiosa, Ezechiele riferirà di aver visto la Gloria di Dio abbandonare il tempio distrutto e spostarsi lungo i grandi fiumi babilonesi dove il popolo soffriva nella schiavitù! Perché lì Dio, di fatto, aveva posto la sua dimora. [3] Io tempio di Dio? Io dimora di Dio tra i fratelli! Io, per dono di Dio, io che ho ricevuto il dono dello Spirito nel giorno del mio Battesimo, io sono figlio di un uomo e di una donna e figlio dell’Altissimo! Dio ha scelto di regnare anche attraverso la mia esistenza, ha scelto di rivelare qualcosa di sé anche attraverso i miei giorni. Follia? Presunzione? Stupore dell’esistenza? Un po’ di tutto questo: se poi anch’io, dopo le mille domande, i mille dubbi, i mille “se” e “ma”, riuscirò a dire ECCOMI… N. B. 19 DICEMBRE 2014 Parole e giorni 4 19 DICEMBRE 2014 7 GIORNI in10 RIGHE È SUCCESSO A PARMA E PROVINCIA DALL’ 11 AL 16 DICEMBRE HONORIS CAUSA • Conferita, con una cerimonia al Regio, la Laurea in “Storia e critica delle arti e dello spettacolo” al regista Bernardo Bertolucci. «Caro Maestro, da tanti anni lei non torna nella sua città natale, e, questo pomeriggio, Parma la riconosce e la riaccoglie come un suo figlio illustre, scegliendo di farlo per il tramite della sua antica e gloriosa Università», ha detto il Rettore Loris Borghi. GIORGIO GOBBI • Preso il presunto omicida dell’uomo trovato al Centro Torri. Si tratterebbe del cognato. FINTO BLACKOUT • Derubata una pensionata in via Nullo, col trucco del guasto al contatore. Magro il bottino. MARA GRISETTI • Investita da un’auto pirata in via Sidoli, la 55enne è morta poco dopo. Caccia all’investitore. SCIOPERO • Tanti anche a Parma i lavoratori che hanno manifestato contro le politiche del Governo e il Jobs Act. SCHIA • Rinnovato il contratto per la gestione degli impianti di risalita. Per partire con la stagione manca solo... la neve. ORNELLA FOLEGNANI • Morta la maestra 46enne di Felino che a novembre aveva avuto un malore in classe. A SANREMO • Tra i big del prossimo Festival, anche Mauro Coruzzi - Platinette. Canterà con Grazia Di Michele. CONSORZIO AGRARIO • Indagati in 35 fra ex amministratori e sindaci. L’accusa è di bancarotta fraudolenta. AGGREDITA • Giovane donna rapinata in pieno giorno al parco Ferrari da due balordi. Rubata la borsa con 200 euro. CALCIO • Ghirardi ha venduto il Parma. Nuovo presidente è il gioielliere lodigiano Pietro Doca. Mistero sulla cordata. «Testimonianze e occasioni per fermarci e scorrere pensieri, ricordi, qualcuno forse VERSO IL 25 DICEMBRE anche doloroso. Ma anche un invitoad accogliere questo nuovo inizio che Dio ci dona» N atale è... Facile cadere in slogan stereotipati, rimandare a proverbi di sempre o scivolare in un buonismo che ci vede tutti indaffarati e che sembra interrompe, o meglio, accelera la corsa dei regali. Quasi una delle tante cose che si aggiunge alla lista della spesa, da spulciare alla fine della giornata con una crocetta: fatta o ancora da fare. E le occasioni non si fanno attendere per cavarcela a buon prezzo, con la solidarietà a portata di acquisti. E poi la poesia del Natale, quella che si imparava (si impara?) da bambini per recitarla la sera della vigilia, e quella artefatta, della neve che non imbianca più e delle nenie che risuonano sbucando da ogni dove, come sottofondo ben curato dei prodotti pubblicizzati. Natale è … un giorno di tradizioni da rispettare, sospesi tra la voglia di osservarle e, contemporaneamente, di distaccarsene, essendosi indeboliti gli anelli della catena della trasmissione ed avendo anche perso il senso profondo di quello che si fa e del perchè lo si fa... Natale è … vedere una città piena di luci, di colori, di frenesia.., forse falsata da questo clima di festa un po’ surreale, che sembra non ricordare e non voler far ricordare problemi e crisi e nasconde, ma non troppo, piaghe da curare, solitudini da consolare, zone di deserto, interiori ed esteriori... Natale è … tutto questo, ma anche di più... Ma cosa significa vivere il Natale? Come incide nella nostra vita di ogni giorno? Lo abbiamo chiesto ad alcune persone, nella loro quotidianità di una fede – a volte più debole, a volte rinfrancata e più forte. presentano tante occasioni per fare del bene, per aiutare».Una scommessa da giocare e da non lasciar cadere. In nome di una fedeltà, che è risposta prima ancora che dovere. E le parole lasciano il posto, nell’azione, a impegni, a servizi. Un nuovo inizio che cambia Non solo un giorno all’anno... Carla, mamma di famiglia, della “prima generazione” di immigrati, cittadina italiana a tutti gli effetti: «Per me il Natale è un giorno di gioia e di sofferenza insieme. Di gioia, perchè è il giorno in cui viene il nostro Salvatore si fa presente nella nostra vita. Salvatore: e davvero credo che Lui ci salvi dai nostri peccati, dai nostri sbagli e ci porta la pace». Altra parola che di solito si abbina al Natale, facendo eco alle parole degli angeli: “gloria a Dio e pace sulla terra”. «Già la pace: un dono importante soprattutto oggi, in un mondo così pieno di guerre, di violenza». Motivi di gioia ma anche di responsabilità: «E’ un giorno particolare, il Natale del Signore, che dovrebbe contagiare tutti gli altri 364... E, invece... Invece il più delle volte – e questo è il mio rammarico – rimane come un giorno isolato. Facciamo fatica a cambiare e si continua o, almeno io continuo, a lasciarmi vincere dalle mie debolezze». Di qui anche il sentimento della sofferenza, che nasce dal mettere la propria esistenza a confronto con questi doni. «Pensando agli esempi di Gesù, a quello che ha fatto e fa per noi, pagando con la pro- pria vita, per liberarci dal male, vedo la mia incoerenza e soprattutto una certa superficialità, che mi fa rivolgere al Signore solo nel momento del bisogno. Ci manca – dono da chiedere nella preghiera – la consapevolezza quotidiana, costante, dell’amore di Gesù per noi». Una accelerazione positiva Luciano, in pensione, ora volontario, da sempre cresciuto e vissuto nella fede, prima trasmessa dai suoi genitori, ora passata e ritrasmessa ai suoi figli. Una fede tradotta in quei valori fondamentali che lo hanno ispirato e guidato – anche in situazioni lavorative non facili – e che lo fanno stare in pace con se stesso e con gli altri. «Cerco di vivere quello che mi hanno insegnato e che continuo nell’educazione dei miei figli, sentendomi bene quando mi posso rendere utile agli altri». Una dimensione, questa, che non si può relegare ad un solo giorno, il 25 dicembre, ma deve colorare e dare sapore a tutti gli altri giorni. «Natale è una cosa importante. E’ una spinta in più». Per esserci, per dare una mano, per agire. «Per me è sempre Natale. Ogni giorno si Barbara, operatrice pastorale, spiega alcuni cambiamenti avvenuti nel corso della sua esistenza: «Adesso che sento di far parte di una comunità parrocchiale, vivo forse con maggiore intensità il Natale. E’ un’attesa che cambia e rinnova la vita: avviene ogni anno qualcosa di nuovo». Una festa caratterizzata anche dalla nostalgia di alcuni canti tipici del Natale, «che portano il sapore della mia infanzia, della mia famiglia, allora più numerosa... Allora il Natale riguardava più il rinnovamento degli affetti familiari ed era importante. Adesso che partecipo di questa famiglia più allargata che è la parrocchia, c’è forse un respiro e uno sguardo più ampi». Nostalgia, ricordi anche dell’attività lavorativa rivolta ai bambini: «preparavamo il presepe “mobile”, che veniva spostato continuamente; ogni bambino “adottava” una statuetta, che teneva con sè e si portava anche a casa, ma sempre trattandola con rispetto e delicatezza. Raccontavo la storia di Gesù e abbiamo anche fatto una rappresentazione del presepe, coinvolgendo anche le famiglie dei bambini». Modalità belle, che certamente hanno arricchito la comprensione del Natale. «Natale è anche pausa, momento di riflessione che ci fa vedere anche le nostre contraddizioni: il nostro correre per Gesù e poi dimenticarci di Lui, del festeggiato... Si, perchè Natale è anche corsa. Corsa in parrocchia, per programmare le attività legate a questa festa...; corsa anche in famiglia...». E’ un po’ l’immagine richiamata da Begnini dell’anima affannata che rincorre il corpo. Rimanendo inesorabilmente indietro. «Natale non è solo un giorno. E’ un inizio. Ed è fondamentale per la nostra vita». Un nuovo inizio. Con quel misto di attesa e di stupore che ogni nascita porta con sé. Frammenti, brevi testimonianze... occasioni per fermarci e lasciar scorrere pensieri, ricordi, qualcuno forse anche doloroso. Ma soprattutto un invito a contemplare e ad accogliere questo nuovo inizio che Dio sceglie di donarci ogni giorno, chiedendo di nascere dentro di noi. M.C.S. 5 19 DICEMBRE 2014 Giorno di fede, di gioia, di tradizioni. E di speranza per gli altri 364 mappe Frammenti di vita che dicono Natale 19 DICEMBRE 2014 6 ABBONARSI A VITA NUOVA NON È MAI STATO COSÌ FACILE Ordinario • 45 numeri al costo invariato di 50 euro. Con un risparmio di oltre il 30% . Sostenitore • 75 euro e tutta la nostra gratitudine. In omaggio l’abbonamento alla versione online. Estero • Invio in Europa: 155 euro; invio in Africa, Asia e Americhe: 200 euro. Online • Con soli 30 euro leggi Vita Nuova direttamente da computer, tablet e smartphone. E con soli 55 euro hai anche il giornale di carta. Giovane • Per tutti gli abbonati nati dopo il 1° gennaio 1985 abbonamento ridotto a 30 euro. L’abbonamento online ti costa solo 20 euro. CON L’ABBONAMENTO HAI VITA NUOVA OGNI VENERDÌ A CASA TUA E ONLINE SU COMPUTER, TABLET E SMARTPHONE Con quattro diverse modalità di pagamento, come sei più comodo: • Conto corrente Banca Monte Parma - Sede, intestato a “Opera Diocesana S. Bernardo U. - Gestione Vita Nuova” - IBAN: IT18P0693012700000000046847 • Conto corrente postale n. 000000221432 - intestato a: “Vita Nuova settimanale cattolico”. IBAN: IT67I0760112700000000221432 • Libreria Fiaccadori - Strada al Duomo, 8 - Parma • presso la portineria della Curia, al PIANO TERRA del palazzo del Vescovado, in piazza Duomo 1. 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Un impegno educativo attraverso un servizio di accoglienza, prevenzione, recupero, di sostegno morale e materiale rivolto a ragazze giovanissime e bisognose di un ambiente rassicurante, formativo e carico di calore umano. Resta fondamentale per noi lavorare nell’accoglienza e IL PROGETTO DI ACCOGLIENZA GRATUITA “SOSTEGNO AL PRIMO LAVORO” In attesa che arrivi il primo stipendio L a nostra Casa per rispondere al bisogno di Accoglienza delle Giovani al primo impegno lavorativo nella nostra Città ha messo in atto il Progetto “Sostegno al primo lavoro”. Considerate le spese che gravano su chi si sposta a Parma (costi di viaggio, pasti, ecc.) l’ACISJF (casa della Giovane) ha deciso di offrire a queste ragaz- ze una accoglienza gratuita o semi gratuita fino al raggiungimento dell’autonomia in un ambiente rassicurante, formativo e carico di calore umano. Questa nostra disponibilità, rivolta alle giovani di tutto il territorio nazionale o internazionale, ha permesso già ad alcune ragazze di inserirsi nel mondo lavorativo cogliendo questa oppor- tunità di condivisione e di solidarietà. Questo nostro impegno, non assistenziale ma di promozione, ci permette di essere in una dimensione concreta ed attenta alle nuove esigenze dei giovani con una apertura culturale e capace di donare nuove Speranze. Il Vento della solidarietà soffia forte e per questo crea sempre nuove idee e nuove iniziative. poi comporre le varie diversità in modo profetico e reale. Di fatto, l’accoglienza a tutto campo e la sfida educativa sono aspetti fondamentali dell’identità dell’Acisjf. L’Associazione vede infatti nella relazione educativa lo strumento per intervenire a sostegno delle nostre giovani, che spesso portano il peso di storie di grande sofferenza, e condurle verso l’autonomia, come persone libere e responsabili, e verso l’integrazione, come soggetti in relazione, capaci di collaborare con tutti. Riteniamo infatti necessario passare da una mentalità assistenziale ad una mentalità di promozione. Ci sentiamo in comunicazione e in rete con tutti e per questo. Vi aspettiamo nella nostra sede, direi meglio nella nostra Casa per renderVi partecipi dei nostri progetti e per vivere con chi vorrà incontrarci un momento di condivisione e di fraternità. Una città che ha le sue radici innestate nella solidarietà e nella condivisione è una città con un grande presente ed un futuro di Speranza. Anna Maria Baiocchi Ospitate 28 ragazze, dai 12 ai 17 anni, provenienti da dieci diversi Paesi Tempo di Natale, tempo di auguri. Per saper andare, con amore, “oltre” Auguro “Forza” per poter superare i propri limiti. “Coraggio” per poter affrontare le sfide della vita. “Ascolto” per poter captare ogni minimo sussurro di questo mondo meraviglioso di cui facciamo parte. “Fede” per credere nelle proprie idee anche quando ci sentiamo soli, abbandonati e senza via d’uscita. Auguro “Tempo” per guardare avanti, crescere e maturare. Marzia arissimi, Vi raggiungo con gli auguri più affettuosi attraverso le parole ed i disegni delle nostre ragazze. Il mondo è sempre più il nostro paese: operiamo in un piccolo spazio ma pensiamo in grande e questa mentalità ci permette di andare oltre... oltre le nostre chiusure, i nostri limiti con un amore capace di abbattere tutte le barriere e seminare fraternità e condivisione per vivere con spirito profetico. I veri valori ci aiutino a percorrere nuove strade con un cuore aperto. Ascolto, coraggio e Fede ci aiutino a camminare in novità di vita. BUON NATALE! Anna Maria Baiocchi Il Centro Diurno: un progetto nato per dare serenità e futuro alle ragazze I C “Tempo” per trovare se stessi e sentirsi fortunati ogni giorno ed ogni ora. Auguro anche Tempo per perdonare e Tempo per vivere. Per queste feste spero che ognuno di voi trovi un posto che vi faccia riscoprire la profondità ed il valore del vostro cuore. Un posto dove la vostra anima Si senta a casa. (concorso Acisjf – Casa della Giovane – 1° premio) 7 l Centro Diurno è nato per rispondere alle situazioni di disagio, di emarginazione, di povertà materiale, culturale, affettiva, relazionale e psicologica di giovanissime (1217 anni) reduci da situazioni familiari difficili che spesso hanno inciso sul loro rendimento scolastico. Attualmente frequentano il nostro Centro 28 ragazze, provenienti da 10 Paesi. Il progetto si propone la promozione integrale di queste giovani e dunque la loro educazione ad un impegno intelligente, responsabile e autonomo per una vera crescita umana e culturale e per un recupero effettivo della dignità di ogni ragazza, qualunque sia il suo punto di partenza. Il progetto si sviluppa con attività di tipo didattico pedagogico e di tipo ludico ricreativo, con varie attività proposte. L’ascolto e il supporto attento e completo coglie i bisogni, espressi e inespressi delle ragazze e aiutano la loro piena promozione, attraverso un preciso lavoro di prevenzione, integrazione e recupero. Questo avviene con educatrici qualificate, sia volontarie che retribuite. L’incontro con gli adulti della comunità avviene in un clima sereno e pur nelle differenze generazionali le giovani devono sentire che noi “ci siamo” anche quando l’ascolto individuale servirà a contenere i disagi, le paure e le tante problematiche. Come Comunità non possiamo essere né la famiglia, né la scuola né i Servizi Sociali ma sempre un punto preciso di riferimento di sostegno ed impegno educativo capace di dare spazio alle loro Speranze. Il progetto di affido diurno, apprezzato dall’Ufficio Minori del nostro Comune con tante presenze gratuite, ci vede capaci di strategie mirate ad un grosso lavoro “interculturale” capace non solo di sostegno ma anche di socializzazione alimentata da amore, fiducia e tenerezza anche quando ci viene richiesta la fermezza necessaria (e di queste battaglie quotidiane siamo ben consapevoli). LE BORSE DELLA SOLIDARIETÀ C ome nel resto del Paese anche nella nostra ricca città aumentano le sacche della povertà tradizionale. La nostra Casa attraverso “Le borse della solidarietà” diventa una presenza capace di contenere tanti nuovi disagi. Presso la nostra Sede vengono infatti donate derrate alimentari di prima necessità. Nel corso del 2014 gli “incontri solidali” sono stati 580, cercando di fare da collegamento fra queste nuove persone in difficoltà ed i nostri spazi di servizio. 19 DICEMBRE 2014 T re grandi cartelli campeggiano davanti alla nostra sede di Via del Conservatorio 11. Un cartello bianco e giallo indica la nostra identità: siamo una Associazione Cattolica a cui Papa Leone XIII ha concesso il privilegio di utilizzare i colori del Vaticano. La Casa è guidata da un volontariato presente quotidianamente con un impegno di servizio concreto, gratuito e vissuto nello Spirito di Cristo e nel Suo Vangelo. Operiamo con la convinzione che ogni uomo sia un progetto di Dio unico e prezioso. Sappiamo che tutto quello che siamo e quello che doniamo viene da Cristo. Allora l’ascolto si fa accoglienza, condivisione, cammino solidale di fratelli… Speranza”. Un altro cartello indica la dimensione del nostro servizio con la scritta “IN VIA” innestata nel Mondo che esprime la dimensione internaziona- le dell’Associazione. Significa che siamo in cammino per incrociare le strade di coloro che vogliamo servire. Sappiamo che dobbiamo essere sempre disponibili a modificare il nostro cammino per stare nella direzione giusta, per aiutare chi è in cammino sulle strade della vita e ci ricorda che dobbiamo essere persone esperte della via, la via dell’amore che è Cristo. Qui a Parma, una città che ci vuole bene, vengono realizzati i nostri progetti educativi, comprese le iniziative di solidarietà che rappresentano la sostanza del nostro impegno di volontari. speciale “Carta d’identità” dell’associazione, da sempre dedicata al prossimo 8 19 DICEMBRE 2014 Inesposizioneoggettieimmaginidalmondo.Inpiùduepercorsi,divisiperetà,pensatiperglistudentidellescuole Dal mondo a Parma: EXPOniamoci anche noi Inauguratalamostrasulcibo(enonsolo)almuseodeiSaveriani zature ed opportunismi, nel solco di una tradizione dei Saveriani, che è consistito nell’aiutare popolazioni scandalosamente affamate, nel promuovere la salute e l’educazione scolastica, nel diffondere il Vangelo, ovvero nel promuovere un welfare a tutto tondo che assicuri a tutti gli uomini il diritto ad una vita degna di essere vissuta. L’assoluta originalità dell’evento di Milano 2015 consiste nel fatto che non si limita a focalizzare l’attenzione sul cibo materiale, aspetto per il quale la stessa Parma si sta attrezzando per esibire le sue eccellenze in campo alimentare. La Mostra offre quindi l’opportunità di riflettere sugli ulteriori e non meno cruciali risvolti antropologici che il tema del cibo chiama in causa. Il tema che Expo 2015 ha scelto, con encomiabile sensibilità per i suo tanti risvolti antropologici, segna un salto di qualità nei temi che le Esposizioni Universali da sempre hanno proposto ed è della massima importanza ed ampiezza: cibo, ambiente, sviluppo sostenibile, lavoro, solidarietà, convivialità, cibo del corpo e della mente, ricupero, sperpero, risparmio energetico. «Col nostro Progetto — dicono i curatori — intendiamo dare un taglio particolare, coerente con la natura del nostro Museo, a qualcuna delle tante possibili suggestioni che emanano dal tema di Expo. In par- tenace ricerca svolta dal Padre Tonino, svela poi un risvolto sorprendente e adatto a mille riflessioni in tema di stili di vita: nell’esperienza e nell’immaginario Masa non esisteva alcuna parola che esprimesse il concetto di “superfluo”, di una cosa cioè che si può gettare via perché non serve. Saggezze “moderne” ticolare intendiamo sottolineare i seguenti temi: Nutrire il Pianeta, Non solo pane, Parliamo di superfluo». Percorsi didattici Il percorso museale prevede l’esposizione di svariati oggetti e materiali fotografici provenienti da svariati Paesi del mondo, tra i quali Cina, Giappone, Bangladesh, Indonesia, Repubblica Democratica del Congo, Amazzonia brasiliana, Messico e altri ancora. Paralleli all’esposizione ci saranno proposte didattiche multimediali, differenziate per età. Per i visitatori di età prescolare e di Scuola Primaria di primo e secondo grado verrà illustrata la favola africana “Kita, il cacciatore buono”, il cui tema-insegnamento è: “Se ami e rispetti la Natura, questa ti sarà amica e ti ricompenserà”. Una favola animata e narrata in maniera multimediale, della durata di una decina di minuti. Per un pubblico più adulto (compresi i gradi più alti della scuola) verrà proposto un vero documentario della durata di circa 30 minuti. Partendo dall’esperienza vissuta dal Saveriano p. Tonino Melis in un villaggio del Cameroun, sarà presentato il video “L’uomo che cerca parole” in cui si racconta di come egli, per tanti anni, abbia incontrato gente e girato i mercati dei villaggi del popolo Masa, al fine di raccogliere - simbolicamente - in un vero granaio, come si fa con gli approvvigionamenti alimentari, le parole della loro cultura, prima che la globalizzazione la spazzi via. Un popolo, per vivere, non ha bisogno solo di pane. Anche un ”Vocabolario Masa” appaga una fame vera. La Così come nella mostra dello scorso anno su “L’arte di imparare in 3 Continenti”, verrà ripresa la “Corda della saggezza”, l’espediente del popolo congolese dei Lega mediante la quale gli anziani insegnavano ai giovani a conoscere tutti gli elementi del mondo che li circondava ed a memorizzarne gli insegnamenti. Nella Mostra verrà proposta una nuova “corda” per sviluppare una saggezza al passo coi tempi: suggerimenti per l’adozione di attitudini e stili di vita virtuosi, di condivisione, di sobrietà e di convivialità attorno al tema del cibo e per promuovere uno sviluppo sostenibile, una vita degna di essere vissuta per tutti. Ci sarà poi un “dazebao” con il “Vocabolario del cibo” e ”Cibo e religioni”, in funzione, per così dire, di brain storming; nonché due allestimenti minori riguardanti il tema ”Non solo pane”, ovvero la cultura come nutrimento dello spirito, non meno importante di quello del corpo mappe È stata inaugurata lo scorso 12 dicembre — e resterà aperta fino alla fine dell’anno scolastico — la mostra “EXPOniamoci anche noi”, allestita presso il Museo d’arte cinese ed Etnografico dei Missionari saveriani, realtà nata nel 1901 con lo scopo di mostrare e far conoscere le culture extraeuropee con le quali i Missionari venivano in contatto nel loro lavoro. La mostra - che ha come target privilegiato le Scuole di ogni genere e grado - mira ad ampliare la risonanza che il grande evento di Expo 2015 è destinato ad avere. Peraltro, il tema scelto: “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”, si colloca, senza for- 9 AppuntamentidelProgettoCulturalediocesanoinvistadell’Expo.AinaugurareSilvanaChiesa,dell’UniversitàdiParma Si fa presto a dire pane: quando il cibo è cultura. Al Centro Pastorale il primo Lunedì della Diocesi conduttore della conversazione il cibo-simbolo fondamentale, «il pane, che ritroviamo così spesso nei grandi miti di fondazione, in cui l’uomo racconta e cerca di spiegare la propria natura, il proprio mistero, i caratteri della propria attività trasformatrice». Dire “pane” equivale a dire agricoltura, «un’attività potentemente culturale, perché interviene in modo deciso, anche violento, sull’ambiente naturale che si sviluppa spontaneamente intorno all’uomo e ai suoi insedia- menti. È un’azione che delimita, che crea confini, come quando si circonda di mura la città o si delimita un luogo sacro. Non per nulla l’agricoltura è un’attività coordinata e gerarchica che nasce per fornire cibo alla città». “Creare” il pane è un’attività particolarmente complessa, che presuppone le diverse competenze sviluppate nel corso della storia dalle donne e dagli uomini. Inoltre, «l’alimentazione a base di cereali e animali allevati in recinto è stata fondamentali per le civiltà del mediterraneo, culminate nell’esperienza greco-romana, che ha sempre marcato la distanza rispetto al modello alimentare germanico, fondato sulla caccia e l’allevamento silvestre». Ecco allora la grandezza del cristianesimo, «la prima religione monoteista che non ha escluso, ma ha combinato inclusivamente entrambe le culture, nel nome di un “pane che si fa carne” e di regole che riconoscono la dignità di tutta l’alimentazione carnea», creando letteralmente, non solo sul piano alimentare, la struttura della civiltà europea. Don Umberto Cocconi ha inserito a questo punto una serie di riflessioni sulle tante valenze religiose del cibo e della convivialità, sul riconoscimento del cibo «come dono, che non può mai essere solo mio: devi dire pane nostro, ricevuto e fatto da tutti coloro che hanno collaborato a farlo»: una convivialità dal valore intensamente etico. Ma il discorso ha preso altre direzioni molto suggestive: tra le tante, il valore dell’attesa, della preparazione e dell’elabo- razione, così unicamente umane, con il loro contenuto di arte e di contemplazione, di esercizio alto dei sensi, gusto e olfatto innanzitutto; la necessità di nutrirsi “non di solo pane”, che ha radici così profonde nella tradizione biblica e nell’esperienza cristiana. Piste di riflessione che accrescono il desiderio conti- nuare l’itinerario nei prossimi mesi. Monica Vanin 19 DICEMBRE 2014 “N utrire il pianeta, energia per la vita”: le parole d’ordine di Expo 2015 hanno ispirato al Progetto Culturale della Diocesi di Parma il desiderio di offrire alla città occasioni di approfondimento sul rapporto tra alimentazione e cultura, con una particolare attenzione per l’esperienza spirituale e religiosa. Lunedì sera, al Centro Pastorale, l’itinerario è iniziato con Silvana Chiesa, docente di Storia e Cultura dell’Alimentazione per il Dipartimento di Scienza degli Alimenti della nostra Università, affiancata da don Umberto Cocconi, responsabile della Cappella Universitaria. Il tema scelto, “Cibo come cultura”, era particolarmente ricco di spunti di riflessione, tra storia, economia, mito e religione: i riferimenti hanno spaziato dalla mitologia sumera del poema di Gilgamesh fino alle testimonianze degli storici latini e alla tradizione biblica e dei Padri della Chiesa, con uno speciale riferimento a uno splendido sermone di sant’Agostino. Filo Dopo aver partecipato, in ottobre, all’Assemblea generale straordinaria su “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”, il Vescovo ne ha parlato il 10 dicembre in Steccata Ripercorrendo il Sinodo sulla famiglia Ilraccontoelesottolineaturedimons.Solmi,guardandoal2015 M ercoledì 10 dicembre, alla Steccata, l’intervento del Vescovo Enrico, in qualità di padre sinodale, ha ripercorso – davanti ad un’assemblea numerosa e composita – il progetto, le tappe, le tematiche e le sfide del Sinodo straordinario sulla famiglia. A partire dall’intuizione conciliare del Beato Paolo VI di istituire questa forma di consultazione e di partecipazione nella Chiesa. Ne riprendiamo i passaggi principali (testo ripreso da appunti e non rivisto dall’autore). chiesa U 19 DICEMBRE 2014 10 n progetto che è scandito da alcune date: il documento preparatorio che si conclude con trentanove domande, che hanno modulato il lavoro successivo e che abbiamo riscontrato in tutto il lavoro finora svolto, fino all’Istrumentum laboris che è poi diventato l’odg del Sinodo. Fa parte di questa amplia riflessione il Concistoro Straordinario (20-21 febbraio 2014) che sul tema ha visto impegnati i Cardinali, con l’introduzione del card Kasper: un intervento che nell’ultima parte ha fatto molto discutere, in quanto entra nel merito della comunione ai battezzati cristiani risposati, facendo appello alla Comunione Spirituale. Domanda che suscita diverse reazioni, raccolte e pubblicate. Si arriva così all’inizio dell’assise sinodale, preceduta dalla veglia di preghiera voluta dalla CEI nella serata del 4 ottobre 2014. Qui il Santo Padre pronuncia un discorso costitutivo per la metodologia del Sinodo. Il santo padre introduce i lavori con un suo breve discorso nel quale stigmatizza atteggiamenti che non possono essere qualificati come sinodali, e offre alcune linee comuni che, a detta di molti, danno al Sinodo un carattere conciliare e possono essere così riassunti: ascoltare con umiltà; parlare con parresia, avendo sempre davanti il volto di Cristo, attraverso il quale incontrare le famiglie. Costante il tentativo di essere aderente alla condizione della famiglia oggi. Cattolicità Al Sinodo passa tutta la Chiesa che ci appare, com’è, cattolica, universale e, dato che la Chiesa è la gente che vive qui e ora, passa il mondo. Questa sensazione appare immediatamente nella presenza dei padri sinodali e nei loro interventi. A noi che eravamo portati su temi specifici, in primis la comunione eucaristica per i battezzati divorziati risposati (quasi un referendum), viene messo davanti un insieme di temi diversi, portati con esigenze urgenti e drammatiche, che si trovano nei primi Confessione N 52 Testo descrittivo della disciplina attuale, con attenzione a situazioni particolari, la responsabilità del Vescovo diocesano, l’attenzione alle circostanze attenuanti (Cec 1733). Soggiace qui la problematica aperta e non sviluppata di Familiaris Consortio 84 (cfr. RS n 47) dove i pastori sono invitati a ben descrivere le situazioni. Una domanda: che progresso abbiamo fatto dall’81? numeri della Relatio Synodi: dalla poligamia ai matrimoni a tappe, ai matrimoni misti o con disparità di culto. Trasversali alcune attenzioni: ai bambini nati fuori dal matrimonio, alla dignità della donna. Su tutto questo, la pesante coltre di violenza nei paesi del 3° mondo per condizionare gli aiuti attraverso l’accettazione di programmi di pianificazione familiare .. e la forte pressione per introdurre modelli culturali, quali la teoria del gender, l’equiparazione del matrimonio naturale con le unioni omosessuali. Quadro che va completato con l’aggiunta di due elementi: l’appello a tenere alto il valore e l’ethos della famiglia dai paesi dell’ex blocco comunista; la dimensione missionaria del matrimonio per i paesi dell’estremo Oriente: alla tensione verso il cristianesimo deve corrispondere un ethos familiare forte. Temi emersi con grande forza, e hanno (almeno mi hanno) dato una misura più amplia e relativizzato alcune tematiche che (almeno sulla stampa) erano ritenute le uniche del Sinodo... Contrariamente alla stessa intenzione del santo Padre che vuole (cfr. conferenza stampa di ritorno dalla Terra Santa) una lettura serena della famiglia. Intenzione ribadita anche alla fine, sostenendo che questa non va disgiunta dalla sua problematicità (“le sfide”), mentre il prossimo Sinodo mette a tema la missione. Novità * La novità è costituita dalla cornice e dall’entità del materiale, sul quale si è dipinto, cioè si è discusso e trattato temi importanti e delicati. Di questo ho detto e questa è la prima grande novità, sostenuta dall’aderenza (spesso richiamata) alla vita della coppia e della famiglia, comprensiva delle sue sfide. La celebrazione dell’Ora Media prevedeva, ad esempio, la lectio e poi l’intervento di una coppia di sposi. Una metodologia bella: l’ascolto della Parola e la testimonianza della famiglia. Lo schema stesso della Relatio raccoglie questa novità: 1) Ascolto: il contesto e le sfide della famiglia 2) Lo sguardo di Cristo: il vangelo della famiglia 3) Il confronto: prospettive pastorali Poi si riapre con le domande per recepire e rilanciare tutto questo! Guardare con gli occhi di Cristo (come ha sollecitato il Papa) significa scoprire cose nuove, vie non ancora esplorate per essere prossimi, spogliarsi dei nostri pregiudizi ...(cfr. la rete gettata dall’altra parte in Gv 21). Coniugando insieme misericordia – verità (senza mettere la congiunzione e in mezzo): dire la verità con amore. La Chiesa è così faro, che dà riferimento certo e fiaccola che segue e illumina il cammino in modo dinamico (cfr. Relatio Synodi n 28). * Il Sinodo ha riaffermato che la famiglia ha un proprium donum in populi Dei (LG 11). Questo dato è emerso in tutta la sua forza, sia come mea culpa, sia come coscienza di un impegno che la Chiesa deve di nuovo assumersi verso il matrimonio e la famiglia, senza più il peccato di procrastinare. Testimonianza di questo è la II parte della Relatio Synodi volutamente ricollocata nel testo, dopo che era meno evidente nella Relatio post dissertationem. Va anche letta in questa prospettiva la forte attenzione data ai giovani (n 26), nel de- siderio di offrire un annuncio bello e importante della famiglia. Senza tacere i temi della convivenza, che ha sviluppi quantitativi diversi, anche se ormai globalizzata. Istanze, attenzioni che richiedono un rinnovato impegno ed una conversione pastorale (n 29). * Al terzo punto della novità, entro in una disamina di problematiche che esprimono bene la “novità” del clima sinodale.. parresia/coraggio, con i rischi, ma anche con la necessità di porre un confronto serio/vero! Matrimonio sacramento e altre forme di matrimonio Il testo descrive, senza scegliere, alcune posizioni . N 52 L’espressione della LG 8 per la quale l’unica Chiesa di Cristo sussiste nella Chiesa cattolica, senza escludere che tanti elementi di santificazione e verità sono anche presenti nelle altre chiese..., la si applica al matrimonio sacramento nel quale sussiste la pienezza del matrimonio, senza escludere altri elementi validi nel matrimonio naturale, nel matrimonio di altre religioni..., la presenza di semina Verbi nei matrimoni delle altre religioni, ai quali si riconoscono caratteri di bontà ed anche in nuclei familiari che sono stati ricostruiti e che hanno celebrato il matrimonio civile. Comunione eucaristica ai divorziati risposati A qualcuno pare che questo sia un passaggio importante e forse la via migliore per arrivare a novità che tengano ben presente verità e misericordia. previa: la descrizione della realtà corrisponde? Quali sono gli aspetti mancanti? Suona come una richiesta. Il primo impegno è quello di leggere la Relatio Synodi Il Sinodo ora è rimandato alla Chiesa, a tutti: “ora ....” Pongo alcuni auspici: 1) Invito tutti a continuare con spirito sinodale nella nostra chiesa, che è in forte cambiamento... 2) Sognare e vedere una chiesa meno clericale e più familiare: FC 84 dove comunione e collaborazione sono essenziali sullo stile della famiglia, anche nei loro problemi; dove tutte le componenti si confrontano N 53 Unire alla comunione spirituale, che è vera e autentica, la comunione sacramentale. (cfr. Kasper) Vedrei più approfondita la dottrina del Votus sacramenti. N 54 Riferimento alla disciplina ortodossa. Dalle testimonianze sono emersi problemi, in ordine alla prassi che arriva al divorzio facile. Di carattere diverso, ma comunque con attinenza anche al tema sacramentale, sono le discussioni circa: n 48 1) il cambiamento della prassi per il riconoscimento dei casi di nullità. 2) Si colloca qui un altro tema, che segnala la novità rispetto al 1981: il ruolo della fede (cfr. Fc 68). Avanti ora Sono uscite le domande da aggiungere alla RS; sono 4 e chiedono una risposta per il 15 aprile 2015. Possiamo pensare ad un tempo congruo. Esse ripercorrono la RS e hanno il compito di recepirla ma anche di approfondirla e di mandare contributi: aiuto alla recezione del Sinodo, approfondimento in ordine ai temi, offerta di contributi. Si realizza di nuovo questa interessante dinamica. Significativa la domanda con serenità e sanno offrire il proprio dono l’uno all’altro. 3) Essere come chiesa un segno umile: “non abbiamo né argento né oro, ma quello che ho te lo dò”. Essere un segno humile, ma vero anche verso la società civile: l’Italia che tiene tanto alla famiglia, la ama? La soccorre perchè possa essere se stessa? Parma si è ritirata dall’essere una città familiare? Dove si offrono modelli significativi di famiglia e si dice cos’è famiglia? Dove si cerca di aiutare a fare famiglia? Dove la famiglia è riconosciuta nella normalità e sostenuta nella difficoltà (disabili...). La domanda è aperta anche per la nostra città .... La Chiesa non è un club di pochi, ma una comunità di famiglie, che cammina tenendo il passo dell’ultimo... I cristiani sono chiamati a rischiare perchè questo “dono” (LG 11) non resti solo per la Chiesa, non essendo la famiglia una scelta “confessionale”, ma “patrimonio dell’umanità”. Dopo la preghiera alla Famiglia di Nazareth, l’invito – sollecitato anche da un intervento – rivolto sia alle Nuove Parrocchie che alle associazioni e movimenti di programmare occasioni di incontro su questo tema. M. C. S. Treipunticruciali:l’ascolto,losguardofissosulCristoeilconfrontoallalucedelSignoreGesù I nizia a profilarsi il percorso che condurrà la Chiesa universale al Sinodo dei vescovi del 2015. Tra ipotesi e polemiche finora nulla di concreto era stato detto sulla grande Assemblea Generale Ordinaria che avrà luogo in Vaticano dal 4 al 25 ottobre, sul tema: “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”. Nei giorni scorsi, invece, una prima pietra è stata posta con la pubblicazione dei Lineamenta, ovvero il primo dei documenti dell’assise, costituiti essenzialmente dalla Relatio Synodi, redatta dalla stessa assemblea, e da 46 domande che vogliono “facilitare la recezione del documento sinodale e l’approfondimento dei temi in esso trattati”. Il documento così composto viene inviato dalla Segreteria del Sinodo, presieduta dal cardinale Lorenzo Baldisseri, alle Conferenze Episcopali, ai Sinodi della Chiese Orientali Cattoliche sui iuris, all’Unione dei Superiori Religiosi e ai Dicasteri della Curia romana. Tutti dovranno far pervenire le proprie risposte entro e non oltre il 15 aprile 2015, in quanto esse come per il Sinodo 2014 - serviranno a preparare l’Instrumentum laboris che dovrà essere pubblicato prima dell’estate. In questo cammino di prepa- razione, saranno coinvolte diverse realtà: componenti delle Chiese particolari, istituzioni accademiche, organizzazioni, aggregazioni laicali e altre istanze ecclesiali. L’obiettivo è di promuovere “un’ampia consultazione sulla famiglia secondo l’orientamento e lo spirito del processo sinodale”, spiega il testo. Un processo che le Conferenze Episcopali dovranno scandire “con opportuni momenti di preghiera e di celebrazione per la famiglia”, soprattutto in occasione della prossima festa liturgica della Sacra Famiglia, il 28 dicembre, e con il “frequente uso” della preghiera di Papa Francesco per il Sinodo sulla Famiglia. Soprattutto è fondamentale sottolinea la Segreteria del Sinodo - “lasciarsi guidare dal- la svolta pastorale che il Sinodo straordinario ha iniziato a delineare”, e fare in modo che “non si ricominci da zero”, ma si prosegua sul cammino già avviato. In tal prospettiva, il documento pubblicato pone in primo piano tre punti cruciali che si diramano in ambiti religiosi, teologici e sacramentali. Anzitutto “l’ascolto”, necessario a guardare alla realtà della famiglia oggi “nella complessità delle sue luci e delle sue ombre”; poi “lo sguardo fisso sul Cristo” per ripensare “con rinnovata freschezza ed entusiasmo” quanto la dottrina della Chiesa insegna sulla bellezza, sul ruolo e sulla dignità della famiglia; infine, “il confronto alla luce del Signore Gesù” per discernere le vie con cui “rinnovare la Chiesa e la società nel loro impegno per la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna”. Tutto ciò viene tradotto nei 46 quesiti con cui il popolo di Dio dovrà tracciare un’immagine nitida di ciò che la famiglia rappresenta oggi, di cosa essa abbia bisogno e quali sfide si trova ad affrontare in un presente secolarizzato e in un immediato futuro pieno di insidie e contraddizioni culturali. Sono quindi domande che partono dal più ampio contesto socio-culturale per entrare poi nella sfera intima e affettiva, come avviene nella prima parte. Nella seconda invece, si passa in rassegna lo straordinario repertorio di documenti e parole che la Chiesa ha dedicato al Vangelo della famiglia, custodito fedelmente nel solco della Rivelazione cristiana scritta e trasmessa. Dalla storia della salvezza e dagli insegnamenti di Cristo ai discepoli su matrimonio e famiglia, ci si addentra poi nel florido magistero della Chiesa su tali argomenti, quindi: i documenti del Vaticano II, l’Humanae Vitae, la Familiaris Consortio, fino alla recente Lumen Fidei. Alla luce di questa ricchezza, ai fedeli si domanda in che modo oggi sia possibile proclamare la verità e la bellezza della famiglia. “Quali sono le iniziative per far comprendere il valore del matrimonio indissolubile e fecondo come cammino di piena realizzazione personale?”, è ad esempio una delle domande proposte. Oppure: “Come proporre la famiglia come luogo per molti aspetti unico per realizzare la gioia degli esseri umani?”. O ancora in che modo coinvolgere le comunità ecclesiali nella formazione dei presuli incaricati della cura pastorale delle famiglie e come sostenere le famiglie nella loro missione di “Chiese domestiche”. Seguono poi interrogativi su questioni più ‘dottrinali’, come la guida dei nubendi nella preparazione al matrimonio e l’accompagnamento nei primi anni della vita coniugale, la trasmissione della vita, la sfida della denatalità e dell’educazione, il ruolo della famiglia nell’evangelizzazione. Ma al popolo di Dio ci si affida pure per riflettere in maniera adeguata sulle modalità per impostare correttamente una pastorale che abbia cura delle famiglie “ferite e fragili”. Tornano quindi i temi caldi che hanno catalizzato l’attenzione del precedente Sinodo, ma la discussione si allarga. Dunque, non solo i sacramenti ai divorziati risposati e le problematiche relative a coppie dello stesso sesso; ma anche la cura di coloro che vivono nel matrimonio civile o in convivenze, le coppie separate o divorziate non risposate, le famiglie monoparentali o quelle con al loro interno persone con tendenze omosessuali. In che modo la Chiesa può ‘uscire’ e farsi presente in queste periferie esistenziali? Domande impegnative, forse più adatte a specialisti che a semplici fedeli. Ma ciò da cui il Sinodo vuol trarre forza è proprio l’esperienza vera e viva delle persone. “Le domande che si propongono di seguito – specifica infatti il testo - intendono facilitare il dovuto realismo nella riflessione dei singoli episcopati, evitando che le loro risposte possano essere fornite secondo schemi e prospettive proprie di una pastorale meramente applicativa della dottrina, che non rispetterebbe le conclusioni dell’Assemblea sinodale straordinaria e allontanerebbe la loro riflessione dal cammino ormai tracciato”. Insomma, l’importante è ‘non ricominciare da zero’. CarloeLuciaBocchiedonDemetrioFerridell’Ufficiofamigliahannoillustratoivaripassaggideldocumento A Parma ricomincia il cammino del Sinodo chiesa 46 quesiti per conoscere e capire la famiglia. E ripartire verso i lavori del Sinodo del 2015 11 L a Relazione finale del Sinodo straordinario sulla famiglia votata dai Vescovi diventa ora il documento preparatorioper il prossimo, sempre dedicato alla vocazione e missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo. Il primo approccio al documento è avvenuto lunedì 10 novembre al teatro dell’Oratorio di San Benedetto dove Lucia e Carlo Bocchi e don Demetrio Ferri dell’Ufficio famiglia, lo hanno presentato al Consiglio Pastorale zonale ed ai Consigli pastorali delle tre nuove parrocchie di Parma Centro, ai gruppi sposi e alle famiglie. Un discorso a tre voci, a volte segnato dalla emozione di Lucia nello scoprire l’universalità delle domande sulla famiglia nel mondo, o dall’entusiasmo di Carlo nell’indicare le tante prospettive di lavoro dopo il Sinodo, che impegneranno quest’anno la comunità diocesana alla luce di una affermazione che è una certezza di fede: Dio vuole bene alla famiglia, una istituzione che è nel cuore della esperienza umana. Dopo aver ricordato i passi importanti del cammino preparatorio, i relatori hanno raccontato il Sinodo. Con un giudizio unanime sulla straordinarietà di questo evento che ha suscitato la grande attenzione dell’opinione pubblica, che ha visto un dibattito acceso e vivace dentro e fuori dell’aula sinodale, che si è svolto all’insegna di grande trasparenza, libertà e parrèsia realizzando la collegialità e la sinodalità voluta da Papa Francesco, che nell’omelia conclusiva aveva messo in guardia i vescovi dai rischi dell’irrigidimento ostile, del buonismo distruttivo, e ancora da quello di trascurare il deposito di fede nella tradizione come pure la realtà. E invece la relazione, a differenza dei documenti magisteriali precedenti ricchi di parole belle su come dovrebbe essere la famiglia, parla il linguaggio di chi vive dall’interno, di famiglia come grembo di gioie e di prove, di affetti profondi e di relazioni a volte ferite, comunque di famiglia come scuola di umanità che assume per la Chiesa un’importanza del tutto particolare come soggetto imprescindibile per l’evangelizzazione. Così la realtà della famiglia di oggi viene descritta in tutta la sua complessità, nelle sue luci e nelle sue ombre, mettendo in evidenza sfide particolari che variano a seconda delle latitudini, separazioni e divorzi in occidente, la poligamia e i matrimoni combinati in Africa, il ruolo più gravoso per la donna, che molto spesso sostiene i figli cercando lavoro in altri paesi, in Asia. Ma in ogni caso la sfida per la chiesa è quella di accogliere le persone con la loro esistenza concreta, saperne sostenere la ricerca, incoraggiare il desiderio di Dio e la volontà di sentirsi parte pienamente della Chiesa anche in chi ha sperimentato il fallimento. Sfide contemporanee che hanno come condizione decisiva quella di mantenere fisso lo sguardo su Gesù Cristo, contemplare il suo volto perché, come suggerisce Papa Francesco, ogni volta che torniamo alla fonte della esperienza cristiana si aprono strade nuove e possibilità impensate.. Dai vangeli emerge l’esempio di Gesù, che ha assunto una famiglia, ha dato inizio ai segni nella festa nuziale a Cana, ha annunciato il messaggio concernente il significato del matrimonio come pienezza della rivelazione che recupera il progetto originario di Dio, ma nello stesso tempo ha messo in pratica la dottrina manifestando il vero significato della misericordia, con la samaritana e l’adultera. La centralità del Vangelo della famiglia è ripresa nella terza parte della relazione, sulle prospettive pastorali, in cui viene affermato che l’evangelizzazione è responsa- bilità di tutto il popolo di Dio, ognuno secondo il proprio ministero e carisma a partire dalla testimonianza gioiosa dei coniugi e delle famiglie, per cui è richiesta una conversione missionaria a tutta la chiesa. Così l’importanza della preparazione al matrimonio, dell’accompagnamento degli sposi nei primi anni di matrimonio, ma anche una cura pastorale con sensibilità nuova per cogliere gli elementi positivi presenti nei matrimoni civili e nelle convivenze. Situazioni che vanno affrontate in maniera costruttiva cercando di trasformarle in opportunità di cammino verso la pienezza del matrimonio e della famiglia alla luce del Vangelo. Infine il capitolo dedicato alle famiglie ferite, ai separati, divorziati risposati e al loro rapporto con la comunione sacramentale. Un tema che ha avuto grande rilievo sulla stampa e su cui le relazioni del Card. Kasper e del Card. Ergo avevano indicato strade di possibili aperture che invece non trovano risposte definite nei punti della relazione (punto 53) ma solo la sollecitazione di un approfondimento della tematica. Alla stessa stre- gua l’attenzione pastorale verso le persone con orientamento omosessuale (punto 55) rimane un problema aperto, limitandosi alla riaffermazione della loro accoglienza con rispetto e delicatezza, evitando ogni marchio di discriminazione, ribadendo comunque l’assoluta mancanza di analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia. In conclusione il documento finale ci dà una pista di ricerca e di lavoro, non mette la parola fine alla discussione ma indica per essa uno stile nuovo , segnato da rispetto, ascolto e umiltà. Discussione che inizia subito col dibattito, con riflessioni e domande aperte sui percorsi da seguire, sulla crisi di umanità della famiglia, sul ruolo dei laici, poco rappresentati al Sinodo, sulla mancanza della teologia e della tradizione del primo millennio che potrebbe offrire utili indicazioni. E’ iniziato un cammino che coinvolgerà tutti durante quest’anno riempiendo il vuoto tra i due Sinodi. Graziano Vallisneri 19 DICEMBRE 2014 PresentatanellecomunitàdelCentrolaRelatiofinalediottobre Farsiprossimiconcreativitàeumanità;ildiscernimentosulcomeeconchicollaborare Testimoni della carità del Signore L’omeliadelVescovoallaMessadel40°Caritas chiesa A 12 ll’inizio della celebrazione, il saluto della direttrice, che ha ricordato i tanti compagni di viaggio che hanno dato volto alla Caritas, con un pensiero particolare a chi ora accompagna e benedice dal Cielo questo servizio. A concelebrare, anche don Franco Minardi e don Andrea Volta, che hanno guidato la Caritas negli scorsi decenni. Per una felice coincidenza, la celebrazione si è tenuta nel giorno di santa Lucia; santa che — ha ricordato il Vescovo Enrico — «ci mostra una vita dedita al Signore al punto di dare la vita per non recedere nell’intenzione di avere un unico Signore». Testimonianza di ieri ma anche di oggi, dal momento che tanti cristiani vengono perseguitati e uccisi a causa della loro fede. Testimonianza sollecitata dall’esempio e dalla esistenza di un’altra martire, Agata, ad indicare l’eloquenza e la forza di «quel libro aperto che è la carità». Santa, quindi, da non scomodare con lettere di vario genere (tradizione da lasciare ai bambini, ai quali questa festa è dedicata), ma da accogliere come maestra di vita. Che ci aiuta ad apprendere il valore della luce, quella che viene nel mondo, come annuncia l’evangelista Giovanni. Luce nella quale «Qualcuno vi ha visto e vi ha chiamato nella Chiesa a servire nella carità, in modi e forme diverse». Ed è proprio questa chiamata che porta ad un agire «che va ben al di là di un mansionario» e che non si ferma neanche davanti alla limitatezza delle risorse, alibi dietro al quale spesso og- gi si ricorre per giustificare il non fare: «con creatività e umanità, che vanno ben al di là delle possibilità che avete tra le mani, vi fate prossimi. Consapevoli che ci siete voi lì a farvi prossimi per le persone che hanno bisogno». Esperienza, quella dell’essere guardati con amore, che diventa un vedere gli altri con lo stesso atteggiamento, con lo stesso cuore, e si traduce in tre verbi richiamati anche da papa Francesco: servire, accompa- 13 DICEMBRE • Nella cripta della Cattedrale l’Eucaristia per il 40° anniversario della Caritas diocesana. All’altare, insieme al vescovo, due ex direttori: don Franco Minardi e don Andrea Volta. All’inizio della celebrazione (foto sotto il titolo) il saluto dell’attuale direttrice. PACE Organizzanogliscout,partecipanomembridellechiesecristianeemusulmani La luce di Betlemme arriva a Parma Sabato19dicembreaSanPatriziolavegliadiaccoglienza 19 DICEMBRE 2014 S abato 20 dicembre alle 21 la Luce della Pace di Betlemme arriverà alla chiesa di San Patrizio (via Lanfranco 17), accolta dai gruppi scout di diverse associazioni che hanno organizzato l’iniziativa: Agesci, Aisa, Cngei, Masci. Il lume proviene dalla luce perenne della basilica della Natività di Betlemme; attraverso una staffetta arriva in Europa dove è diffusa in diversi Paesi. Uno scout dei Foulards Blancs, sezione dell’Agesci, e uno del Cngei, associazione laica, andranno a prenderla a Bologna e la porteranno in San Patrizio per l’inizio della veglia. Al buio e nel silenzio sarà accesa la lampada che rischiarerà la celebrazione e diffonderà la luce ai presenti e a chi ne farà richiesta. Il Vescovo Enrico Solmi e il Consiglio comunale di Parma la riceveranno il 22 dicembre, nei giorni successivi arriverà al vescovo Mazza di Fidenza, al Consiglio comunale di Fidenza, in luoghi di cura di Parma e provincia, nella Clausura delle Carmelitane Scalze e in altre congregazioni, in diverse parrocchie di Parma e provincia, alla Comunità Betania, a Villa San Bernardo e Villa Sant’Ilario, a Salsomaggiore. Il tema internazionale su cui è incentrata la veglia di accoglienza di quest’anno, animata da un gruppo musicale con membri di diverse chiese cristiane, è “Condividere la Felicità vi porterà la pace”, ispirato alla lettera ai Romani (14,17-19). Ogni gruppo scout offrirà il proprio contributo testimoniando momenti di felicità attraverso la narrazione, il canto, il mimo, la musica. «E’ il 19° anno che accogliamo a Parma la Luce della Pace — spiega Luigi Vignoli, Foulards Blancs —, cioè da quando l’iniziativa è nata. Da sette anni, poi, la presenza si è arricchita di membri di chiese diverse da quella cattolica, in particolare gli avventisti che attraverso la loro associazione scout Aisa co-organizzano la veglia. Per il secondo anno avremo anche una presenza musulmana in rappresentanza della comunità di Langhirano». Questo è l’unico incontro comune che le diverse organizzazioni scout organizzano a Parma. «La veglia è un momento molto significativo per tutti che desidera offrire un piccolo contributo al cammino parmense di dialogo ecumenico che il Consiglio delle Chiese cristiane sta portando avanti. E’ la nostra piccola goccia per alimentare il vaso per la riunificazione dei cristiani, e non solo. La presenza di una rappresentanza musulmana ci fa molto piacere. Nei raduni internazionali dello scoutismo ci sono sempre persone di fede islamica ed ebraica e di tradizione buddhista». L’iniziativa si svolge in un anno di crescita del conflitto tra israeliani e palestinesi che coinvolge anche i cristiani. A San Patrizio è passato don Mario Cornioli, referente della Casa dei Bambini Gesù che accoglie trentun piccoli disabili. «Don Mario ci ha parlato delle difficoltà attuali. Ricorderemo anche loro nella preghiera perché nella Terra dove è nata la speranza si spenga l’odio». Laura Caffagnini gnare, difendere. Tre verbi che declinano il vedere e diventano risposta non solo alla richiesta ad un bisogno, ma a tutta la persona. Occhi, ma anche voce, come ha richiamato il vangelo proclamato. «Anche voi siete una voce che trasmette la Parola del Signore, la sua vita, la sua carità». Voce che annuncia perchè prima ascolta e crea anche le condizioni dell’ascolto, «assumendo tutte le variazioni del bello e del possibile». E diventa azione, progettando, facendo con quello che si ha e che si può. Senza andare in cerca di cose onnipotenti, ma col desiderio prima di tutto di esserci. Tratti, questi, ben racchiusi da un’espressione dialettale modenese, citata dal Vescovo Enrico: «i vader», che dice anche la capacità di un occhio lungo per capire come stanno le cose e agire di conseguenza. In un fare «non legato alle mode del momento, ma frutto di un discernimento». Discernere che riguarda anche il come e il con chi collaborare, attenti se la realtà, istituzione con cui si collabora «ha lo stesso modo di vedere la vita, la persona e il bene globale». Per non essere strumentalizzati e, soprattutto, per non strumentalizzare la persona che ci sta davanti. Attenzione su cui vigilare, soprattutto in questo tempo in cui la parola d’ordine (ma sempre per la limitatezza delle risorse) è quello di fare rete, fare squadra. Infine la consegna di coinvolgere i giovani, ponendola come priorità nell’agenda delle tante cose da fare: «aiutiamo i nostri giovani ad entrare in questo servizio». E la preghiera: «da Santa Lucia impariamo ad essere testimoni del Signore con la nostra vita, mettendoci del nostro». Nella fedeltà a quello che il Signore ci chiede e consapevoli di non essere liberi professionisti, ma «segno, espressione, frutto di una comunità che è la Chiesa». Al termine della celebrazione, il segno della luce — da porre sul davanzale delle finestre — la sera della vigilia, come espressione di fede e di carità. Luce che rappresenta un pasto alla Mensa, un posto letto, un aiuto a chi è stato alluvionato. Luce donata, luce ricevuta. Questo è il modo di fare festa. M. C. S. MARTEDÌ DEL VESCOVO IncamminoconMaria.InpreghieraperilPakistandilaniato A ciascuno il suo... Magnificat Ultimaserata,liturgiapenitenzialeinSanMarco OCCASIONE DI TESTIMONIANZA E DI AIUTO Un cero alla finestra la sera della Vigilia Un cero acceso per esprimere la nostra attesa e invocazione del Signore che viene, vigilanti e operosi nella carità. Un cero da porre sul davanzale delle nostre case, la sera della Vigilia, per testimoniare la nostra fede in Gesù salvatore, ma anche per rinnovare il nostro impegno a servirlo nei fratelli e sorelle che incontriamo e che necessitano di un aiuto concreto. Per questo le offerte raccolte con la distribuzione dei ceri, che sono disponibili presso la sede della Caritas (piazza Duomo, 3) verranno destinate alla Caritas diocesana, per sostenere le tante forme di aiuto rivolte a persone in difficoltà. na dentro, ci sollecita ad andare fiduciosi verso il Signore e chiedere perdono». I fatti di cronaca portano domande, appuntate e subito distribuite: «Mi fa male il male del mondo? O rischio l’indifferenza? Sono una persona di pace? La cerco, dal mio cuore fino alle relazioni che vivo? Sostengo la Speranza?» — “S” maiuscola, per quella cristiana —. Maria parte per condividere con Elisabetta «la sua gioia, il vangelo dell’incarnazione, per coinvolgerla. E subito si accende una luce. A chi è vicino a me, porto la bella notizia della fede? Cerco il suo vero bene? Gioisco della sua gioia?» O siamo superbi, invidiosi, permalosi? Citando Sant’Ambrogio, Maria “si affrettò verso i monti pensando più al dovere che alla fatica, spinta dall’amore”. «Va per servire, con quella delicatezza e premura delle mamme che si aiutano a vicenda. Va per voler bene». Trasposto per tutti nell’oggi: «Vivo la carità condividendo, in una vita sobria, cercando più di essere e donare, che apparire e avere? Riconosco il vicino, volendogli bene come a me stesso? Riesco a mettermi nei suoi panni? Accolgo chi è lontano?». “Nulla è impossibile a Dio” è «un’espressione grande, a me dà coraggio. Se faccio spazio a Dio, nulla è impossibile. “Non bussa per intimarci lo sfratto, non entra per metterci le manette, ma per restituirci il gusto della vera libertà”. Il Signore mi viene incontro. Gli sto preparando la via?». Siamo ancora in tempo per eliminare gli ostacoli. «Lo aspetto con i sentimenti di Maria?». Alla fine un richiamo al Magnificat: «tenetelo come preghiera di ringraziamento al Signore (tirate fuori i vostri motivi). Lui, che ha fatto grandi cose in Maria, certamente le fa e le vuol fare anche in noi». A suggello del momento, ciascuno apporrà il proprio tassello colorato sulla sua immagine. “Maria, donna accogliente”, scriveva don Tonino Bello citando un testo del Concilio. “Discepola e madre del Verbo, (...) simbolo vivo della più gratuita ospitalità. Accolse nel cuore (...) Accolse nel corpo. Fece largo nei suoi pensieri ai pensieri di Dio; ma non si sentì per questo ridotta al silenzio”. La riflessione si fa poi preghiera: “Aiutaci a comprendere le irruzioni di Dio nella nostra vita. (...) se ci guasta i progetti, non ci rovina la festa; se disturba i nostri sonni, non ci toglie la pace”. chiesa S iamo qui (qualunque sia il “qui”) ma siamo anche altrove. Nel mondo onni-connesso ciò è ormai vero sempre. Vale anche in chiesa. Quella di San Marco, ad esempio. Nel quarto e conclusivo Martedì del Vescovo del tempo d’Avvento i cellulari silenziati non fermano l’irruzione di un pensiero da rivolgere a persone fuori, assenti, vicine o lontane, con un nome e un volto, o parte di masse indistinte; tutte comunque nella sofferenza. Serata tradizionalmente dedicata alla preghiera personale e alla riconciliazione, «momento di gioia» nel ricevere «il dono speciale della misericordia del Signore» (esordio di mons. Solmi), questo Martedì mette i partecipanti in cammino con Maria, verso la casa di Elisabetta; ma li porta anche negli ospedali di Parma e di Peshawar, in Pakistan. Tristezza e preoccupazione nelle parole del Vescovo per la notizia del mattino, l’eccidio in una scuola per figli di militari, ad opera di un commando talebano mosso da puro istinto di vendetta. Oltre 140 morti, di cui 100 fra bambini e ragazzi. “Le autorità prendono di mira le nostre donne e le nostre famiglie — così recita il comunicato —. Vogliamo che provino lo stesso dolore”. «La strage di Erode — ricordata proprio nel Martedì precedente — si rinnova in un orrore inimmaginabile... L’odio non si ferma neanche davanti ai bambini». Prosegue mons. Solmi nel «dire schiettamente quel che ho nel cuore»: quattro preti e due suore di Parma sono ora ricoverate. Si unisce la preghiera, per vittime, feriti e famiglie pakistane, e per i malati di qui. Un momento per «rendere grazie, rallegrarci delle cose belle e nello stesso tempo chiedere aiuto e forza. Teniamo alta la speranza». Come quella che si sprigiona dal Magnificat appena ascoltato, e dai pensieri di don Tonino Bello (da “Maria, donna dei nostri giorni”). «La Parola ci illumi- 13 Erick Ceresini PER LE COMUNITÀ COLPITE DALL’ALLUVIONE Dal 22 al 31 dicembre 2014 Lunedì 22 Nella mattinata Consiglio episcopale; Nel pomeriggio udienze Martedì 23 Ore 9 all’Istituto Salesiano “San Benedetto” (Parma) tiene il ritiro ai Salesiani e al personale dipendente della casa; Ore 11 all’Ospedale dei bambini per gli auguri di Natale ai piccoli degenti Mercoledì 24 Vigilia di Natale Ore 24 in Cattedrale presiede la S. Messa della notte Giovedì 25 Solennità di Natale Ore 9 presso l’Istituto di prevenzione e pena (Parma) presiede la S. Messa dell’Aurora; Ore 11 in Cattedrale presiede la S. Messa del Giorno; Ore 17,30 in Cattedrale presiede la Liturgia dei Secondi Vespri Venerdì 26 Ore 10,30 nella Parrocchia S. Antonio Abate (Parma) presiede la S. Messa anche per le comunità di S. Michele dall’Arco e San Sepolcro Mercoledì 31 Ore 17 in Cattedrale presiede la S. Messa e canto del Te Deum • Mons. Vescovo riceve in Vescovado previo appuntamento. Tel 0521.282319, e-mail: [email protected] La mattinata del mercoledì la riserva ai presbiteri ricevendoli sempre su appuntamento. La Curia Diocesana rimane chiusa dal 24 dicembre al 6 gennaio Ufficio liturgico AGENDA VESCOVILE INTERVISTA A PADRE JOSEPH GELINEAU Il canto liturgico, oggi e domani • Padre Gelineau, quale è la sua visione globale dopo riforma liturgica nell’ambito de canto? Al momento della riforma liturgica del Vaticano II si è dovuto, in primo luogo, trovare elementi per celebrare: traduzioni, canti; si sono utilizzati cantici esistenti e se ne sono composti di nuovi. ma, nella maggior parte dei casi, i gruppi liturgici e i responsabili delle musiche si sono accontentati di elaborare dei programmi a partire dalle letture e dai temi che queste offrivano. Con questo metodo non si può progredire perché si costruisce un programma e lo si tematizza con processi intellettuali. Ma la liturgia non funziona così: la liturgia ci fa compiere un percorso. E i canti sono un mezzo per aiutarci a vivere questo percorso. • Può darci un esempio concreto? Prendiamo quello del canto di ingresso. Non serve né a creare un momento d’attesa per dare ai ritardatari il tempo di arrivare, né a esporre il tema delle letture che non si sono ancora ascoltate! Al contrario, contribuisce a costituire l’assemblea con un rito molto forte: quello dell’ingresso della croce (o dell’Evangeliario). La messa inizia più con l’ingresso della croce che non con il canto in sé. L’uno rinforza l’altro, perché il canto permette all’assemblea di partecipare a questa azione. Quando il canto si ferma, quando la croce è eretta al centro dell’assemblea, il celebrante le si in- china davanti e può dire, prima di salutare l’assemblea: “Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”. Il canto deve fare il gioco del rito. Ma certi canti non funzionano per questo momento della celebrazione perché non sono canti processionali, canti che facciano andare avanti. L’inno strofico, ad esempio, è un canto “di sosta”: è cantato per se stesso, senza movimento. • Che cosa è necessario perché un canto sia dinamico e processionale? Ci devono essere dei rinvii, delle riprese, delle risposte. Per questo abbiamo i cantici con ritornello, in cui l’assemblea interviene più volte con la sua risposta. Abbiamo anche, – quando i mezzi lo consentono – il tropario, molto stimolante con i suoi tre poli: la stanza iniziale, che evoca il mistero del giorno, cantata dal coro; il ritornello, con cui il popolo reagisce attualizzando il tema della stanza; i versetti, eseguiti da un solista, alternandosi con la ripresa del ritornello; il tropario termina con la ripresa della stanza e del ritornello. da “Voix Nouvelles”, n. 12/1999 (continua). 19 DICEMBRE 2014 Continua per tutto l’Avvento la sottoscrizione a favore delle comunità ecclesiali colpite dall’alluvione dell’ottobre scorso: il conto corrente dedicato a questa sottoscrizione è intestato a “Sos Alluvione Parma”, con codice iban IT88G 06230 12700 000037249796. È anche possibile portare il proprio contributo direttamente all’Ufficio di Caritas diocesana, piazza Duomo 3. La forza del rito Sos Alluvione, continua la sottoscrizione GLI AUGURI DELLE CHIESE AVVENTISTA, METODISTA E ORTODOSSE DI PARMA LabuonanotiziadellaNatività, unalucechesprigionalagioia fedi U 14 n altro anno è passato e mi accingo a scrivere una breve riflessione sul Natale come augurio a tutti i lettori e le lettrici di questo settimanale diocesano. Nonostante le luci, le vetrine e la pubblicità ininterrotta ci ricordano che siamo nel pieno del clima natalizio, qualcosa non torna, e rileggendo alcune pagine di un libro di Sergio Quinzio mi convinco che noi cristiani dobbiamo e possiamo fare di più per recuperare il senso del mistero natalizio. Scrive Quinzio: «… del Natale è andato in gran parte perduto proprio ciò che era fondamentale, e cioè il senso dell’umile nascita del Messia come inizio della perfetta manifestazione escatologica di Dio …». Che incomprensibile amore! Un amore non inteso come manifestazione fissata in una data o in una festa o in una celebrazione rituale di cui tutti conosciamo le origini “imperiali” ma come mistero della fede, come direbbe l’apostolo Paolo. Occasione per immergersi in una esplosione di epifania volta a riunire la famiglia dei Cieli e quella della nostra amata terra. La manifestazione di Dio in un piccolo neonato è dono immenso tutto da accettare, tutto da comprendere e vivere in un tendersi verso l’infinito e l’eternità. Se infatti la nascita è l’inizio di questa rivelazione essa sarà pienamente compresa nella conclusione escatologica, quando a questo primo dono seguirà quello del Regno e della vita eterna. Ma è la natività che va prima compresa come anticipazione di questa gloria. A questo il cristiano è chiamato, a ricevere e comprendere questo mistero che non è nascosto ma è rivelato in fede ed espresso nella nostra vita che non può non portare i segni di questa rivelazione nel fare nostro il messaggio del Bambin Gesù. La nascita del Messia è il messaggio più bello e comprensibile che il padre nostro poteva inviare: ora a noi il compito di realizzare questo mandato nella contemplazione e nell’azione che porti a tutti questa gioia così come annunciavano gli C angeli a Betlemme: L’angelo disse loro: «Non temete, perché io vi porto la buona notizia di una grande gioia che tutto il popolo avrà: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo, il Signore. E questo vi servirà di segno: troverete un bambino avvolto in fasce e coricato in una mangiatoia». E a un tratto vi fu con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nei luoghi altissimi, e pace in terra agli uomini ch’egli gradisce!». A tutti voi l’augurio di un lieto e sereno Natale e l’augurio di un nuovo anno ricco e prospero, benedetto dal nostro Salvatore. pastore Daniele La Mantia Chiesa cristiana avventista «U n bambino è nato per noi, e un figlio ci è stato dato». (Is 9,5) Con entusiasmo e gioia il Profeta ci fa conoscere con preveggenza prima di molti secoli la Nascita da una Vergine del Bambino Gesù. Naturalmente non si è trovato anche allora, al tempo del censimento sotto Cesare Augusto, un posto nell’albergo per alloggiare la Vergine che doveva concepire per opera dello Spirito Santo e così il suo sposo e custode San Giuseppe fu costretto a condurla in una grotta, nella mangiatoia dei cavalli, per “generare il Bambino”. Il cielo e la terra lo accolgono, offrendo il grazie al Creatore: «Gli angeli l’inno, i cieli le stelle; i maghi i doni, i pastori la meraviglia, la terra la grotta, il deserto la mangiatoia, e noi una Madre Vergine», i pastori stanno a guardia del «loro gregge» e custodiscono «il custode della notte» e gli angeli inneggiano, guardando estasiati il Mistero. (Vespro della Festa di Natale). La dolcezza della Santa Notte di Natale di nuovo abbraccia il mondo. E in mezzo agli sfinimenti e dolori dell’umanità, della crisi e delle crisi, delle passioni e delle inimicizie, delle insicurezze e delle delusioni spunta di fatto e nel momento giusto come non mai l’Incarnazione del Logos di Dio, il Quale è sceso come pioggia sull’erba nel seno della sempre Vergine Maria, per far fiorire la giustizia e abbondanza di pace. Fratelli, «la notte è avanzata, il giorno è vicino» (Rom 12,13). Ecco i pastori avanzano verso Betlemme proclamando il miracolo e ci invitano a seguirli, come altri «sapienti scrutatori degli astri riempiti di gioia» (Mattutino di Natale), portando a Lui «doni preziosi, oro puro per il Re dei secoli; incenso per il Dio dell’universo; mirra per l’immortale, come morto di tre giorni” (Vespro di Natale). Cioè i doni dell’amore e della nostra fede, della nostra prova come cristiani. Il Signore, che ha detto: «Ogni volta che avete fatto queste cose ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40-41), è giunto e viene anche durante il Natale di quest’anno, per assumere su di Sè il dolore, l’afflizione e le sofferenze degli uomini. Per questi è nato dalla Vergine, per questi è diventato uomo, per questi ha patito, è stato crocifisso, è risorto. Cioè per tutti noi. Dunque prendiamo ciascuno di noi la nostra croce personale per trovare grazia e misericordia, come un aiuto a tempo debito, perché sia «Con noi il Signore», l’Emmanuele che è stato generato, il Salvatore e Signore. La Comunità Ortodossa di San Nectario augura a tutti un Buon Natale e un Felice Anno nuovo. padre Dimitri Doleanschii Chiesa ortodossa San Nectario F esteggiare la Nascita del Signore è molto più della commemorazione di un evento avvenuto circa duemila anni orsono; essa ci dà l’opportunità di divenire contemporanei con ciò che è accaduto una volta nella storia, comunicando anche a noi l’oggi delle cose udite e vedute da coloro che vivevano in quel tempo. Oggi siamo noi, perciò, coloro a cui sono indirizzate le parole: «Non temete, ecco vi annuncio una grande gioia!... Oggi è nato per voi il Salvatore...». Si apra, dunque, ogni cuore e accolga queste parole in sè, come su un altare, affinché esse diventino su di esso corpo e diventino realtà! Divenga il nostro cuore oggi terra pronta a ricevere la buona notizia dell’Incarnazione del nostro Dio, come seme che porta i frutti della guarigione e del rinnovamento della vita e dei nostri desideri, perché solo così potremo vedere appassirsi in noi i pensieri e i turbamenti assassini dell’anima, l’Erode della mente e dei nostri sentimenti, che dimentica Dio e si prostra agli idoli con i quali è tentata da questo mondo. Per rallegrarci della pace che ci porta la Nascita del Signore, è richiesto anche a noi qualcosa, non sforzi o sacrifici al di sopra delle no- stre capacità, ma solo questo: buona volontà. Rispondiamo con buona volontà alla Buona volontà (Compiacenza) di Dio che si abbassa fino a noi per colmare la voragine che si è aperta con la caduta di Adamo e per riaprirci la strada per il Suo Regno celeste. Facendo in modo che la pace annunciata e cantata dagli angeli si diffonda tra noi e su di noi, nelle case e nelle famiglie nostre e in tutta la nostra vita, specie quando è priva di questo dono celeste. Adoriamo anche noi, oggi, così come hanno fatto i pastori e i Magi venuti dall’Oriente, glorificando e lodando Dio, portandogli i doni preziosi del cuore: ringraziamenti, riconoscenza, pensieri umili, tenerezza, magnanimità, ma soprattutto il nostro amen sincero e aperto a tutto ciò al quale Colui che si è incarnato ci chiama a custodire e mettere in pratica. Chiediamo e offriamo oggi stesso perdono, fratello al fratello, i figli ai genitori e i genitori ai figli, le mogli ai mariti e i mariti alle mogli, e sempre oggi offriamo perdono ai nostri nemici, poiché oggi è nato per noi il Redentore che ci ha riconciliati con il cielo, senza attendersi nulla da noi se non la buona volontà. Con salda speranza nella misericordia ed il sostegno del Dio amante degli uomini, vi abbraccio tutti, padre Gavril Ciprian Chiesa ortodossa romena NATALE 1943 E’ buio dentro di me, ma presso di te c’è luce. 19 DICEMBRE 2014 Sono solo, ma tu non mi abbandoni. Sono impaurito, ma presso di te c’è aiuto. Sono inquieto, ma presso di te c’è pace. In me c’è amarezza, ma presso di te c’è pazienza. Io non comprendo le tue vie, ma tu conosci la mia via. Dietrich Bonhoeffer are sorelle e cari fratelli in Cristo, l’angelo del Signore nel vangelo di Luca annuncia ai pastori nei campi che è nato il Salvatore nelle vesti di un umile bambino che dorme in una mangiatoia. Ma l’incipit del suo annuncio è: «Non temete, perché io vi porto la buona notizia di una grande gioia…» (Luca 2,10). Com’è possibile che dinanzi a una buona e gioiosa notizia si possa temere? In un tempo di crisi economica così forte, in un tempo in cui le notizie di corruzione e di uso spregiudicato del potere sembrano sommergerci, mentre la nostra società civile sembra non reagire, come si potrebbe non temere per il nostro futuro? Come non essere in apprensione per i nostri figli e figlie? Pertanto, una buona notizia portatrice di grande gioia dovrebbe essere attesa con ansia per poter infine gioire. Eppure l’angelo così si rivolge ai pastori, in modo paradossale: «Non temete!». Ma forse il senso del discorso dell’angelo si potrebbe leggere anche in altro modo e la domanda potrebbe anche essere invertita: come si potrebbe non temere dinanzi a questa notizia? Infatti, in un tempo e in un luogo colmi di difficoltà, come non temere di dover annunciare ai nostri concittadini qualcosa di gioioso che però non ha nulla di immediatamente comprensibile o di sorprendente? Come poter dire, sperando di non essere sbeffeggiati, che il Salvatore della terra si è incarnato in un semplice ed umile bambino? E soprattutto, come credere che questo possa cambiare le sorti della nostra e altrui esistenza? Eppure questo è quel che avviene a chi davvero crede, e l’essere annunciatori, in parole e fatti, della salvezza divina è il mandato che ogni cristiano riceve dal Signore Gesù Cristo se accetta di porsi nella sua sequela. Ma la ragione più profonda per cui ogni credente, di qualunque confessione cristiana sia, dovrebbe non temere, è che Dio assicura che Egli ci è vicino e ci sostiene, come ha fatto con il popolo d’Israele. «Il Signore cammina egli stesso davanti a te; egli sarà con te; non ti lascerà e non ti abbandonerà; non temere e non perderti d’animo» (Deut 31,8). Ecco il nome del Signore Gesù Cristo per il quale possiamo rendere gloria: Emmanuele — Dio è con noi — ! Ecco per cosa davvero non temere! Sia benedetto il nostro Padre d’amore che è con noi in ogni circostanza e ci liberi dalla paura del futuro. Auguro a tutti un Natale colmo di speranza e di gioiosa fiducia. pastora Mirella Manocchio Chiesa evangelica metodista C i sarà solo una piccola culla sotto l’altare della chiesa parrocchiale di san Giuseppe, nel villaggio di Knayeh, nella valle dell’Oronte, vicino al confine con la Turchia (Siria settentrionale), dove i frati minori della Custodia di Terra Santa sono presenti da oltre 125 anni. Da tempo sotto il controllo della fazione jihadista Jabhat alNusra, braccio siriano di al Qaeda, impegnato nella lotta al regime del presidente Assad, il villaggio, e i suoi dintorni, abitato da circa 800 fedeli, si appresta a vivere il Natale tra paura e speranza. Uno stato d’animo che il parroco, il francescano Hanna Jallouf, siriano, 62 anni, racconta con una certa emozione: “La guerra e la violenza hanno spinto molte persone, tra cui tanti nostri cristiani, a partire, a cercare rifugio altrove, anche per permettere ai propri figli di continuare a studiare. Nelle scuole del villaggio, ormai, si insegna solo il Corano”. Da quando la zona è in mano alle brigate islamiste vessazioni e soprusi ai danni della popolazione locale sono all’ordine del giorno. A farne le spese lo stesso parroco, sequestrato dai miliziani armati, lo scorso mese di ottobre, insieme ad altri parrocchiani, e dopo qualche giorno rilasciato. Nonostante la gravità della situazione la parrocchia è rimasta attiva anche se deve rinunciare a suonare le campane ed è tenuta a rispettare l’obbligo di coprire le statue e le immagini sacre esposte all’aperto. E il Natale imminente acuisce questa sofferenza senza impedire alla piccola comunità cristiana di vivere la nascita di Cristo. “Con tutte le difficoltà che abbiamo, manteniamo una certa libertà di culto - spiega padre Hanna - possiamo celebrare Messe e funzioni ma non possiamo uscire fuori dalla nostra chiesa. A Natale non possiamo abbellire l’esterno della chiesa, fare il presepe, allestire l’albero. Ma questo non ci impedirà di riunirci innanzitutto il 24 dicembre. La nostra Messa di mezzanotte la celebreremo il pomeriggio per motivi di sicurezza. In chiesa avremo un piccolo presepe, fatto solo di una piccola culla per deporre il Re della pace”. Pace: una parola che sembra non avere alcun significato in un paese dilaniato da oltre tre anni di guerra, con centinaia di migliaia di morti e milioni tra sfollati e rifugiati. E il futuro non sembra portare nulla di buono. “La situazione è grave. Nel villaggio ci hanno portato via le nostre terre, le nostre case, abbiamo subito espropri. Io sono stato imprigionato - ricorda il parroco - insieme ad altre sedici persone del mio villaggio. (...) Abbiamo paura del futuro ma la speranza è che il Signore ci protegge”. “Con la popolazione locale non abbiamo problemi, viviamo in pace, ci rispettiamo e ci aiutiamo da sempre. Abbiamo paura di questi fondamentalisti venuti da fuori che non conoscono la nostra terra e la nostra tradizione di convivenza. Hanno provato a convertirci ma senza successo. Quando ero in prigione volevano che diventassimo musulmani. Abbiamo detto loro che siamo cristiani e che lo rimarremo fino all’ultima goccia di sangue. In quei giorni di detenzione abbiamo sentito la preghiera della nostra comunità e della chiesa intera. Nel villaggio le case dei cristiani erano diventate tante cappelle”. Natale diventa, allora, un’ulteriore prova di testimonianza. “Alla comunità di Knayeh dirò che Cristo è la pace e solo da lui viene questo dono. Da Lui il coraggio e la forza per sostenere tanta sofferenze. Alla mia gente dirò, ancora una volta, di testimoniare pace, gioia e unità. Perché ne siamo certi: la Siria vedrà ancora il sole sorgere. La notte sta passando e una nuova alba è vicina”. Non una semplice speranza, ma un passaggio di testimone. La tribolazione di oggi ci permette di dare al Natale il suo vero valore: testimoniare la fede in Cristo fino alla morte. Lo diciamo anche ai nostri fratelli in Occidente. È anche per loro che offriamo le nostre tribolazioni. Buon Natale!”. Daniele Rocchi In questi giorni natalizi le nostre città sono pieni di luci, colori, suoni. L’idea di una società 2000 Watt ha a che fare con il concetto di società sostenibile e parte da alcuni semplici presupposti. 2000 Watt sono la disponibilità media pro capite di energia primaria a livello mondiale, espressa in potenza continua. I paesi industrializzati hanno un fabbisogno di energia molto più elevato di quelli in via di sviluppo: ad oggi le risorse energetiche disponibili non sono sufficienti per consentire a questi ultimi l’accesso al nostro standard di vita. Il nostro sistema socio-economico si basa sulle energie fossili (carbone, petrolio, gas naturale e i rispettivi derivati). Queste fonti energetiche sono esauribili e non possono quindi garantire un approvvigionamento energetico a lungo termine. Da qui l’idea di una società a 2000 Watt: un percorso che porta alla riduzione di circa due terzi l’attuale consumo di energia intervenendo in tutti settori: edilizia, mobilità, alimentazione, rifiuti e infrastrutture. È un percorso ambizioso ma fattibile e che, ad esempio, la Svizzera ha già cominciato a percorrere. Società 2000 Watt è quindi una metafora per uno stile di vita nuovo, che ha bisogno di minori risorse e minor energia. Attualmente lo stile di vita dei cittadini europei necessita di una potenza media continua di circa 6000 Watt per persona, che corrisponde a 15 litri di gasolio giornalieri pro capite. 2000 Watt di potenza continua per persona sono sufficienti per garantire uno standard di benessere a livello mondiale senza danneggiare clima e ambiente. È quindi di assoluta priorità ridurre drasticamente l’uso di energia fossile, operando innanzi tutto con gli strumenti dell’efficienza energetica e della eco-sufficienza. Ce la faremo? terra Testimonianzadelparrocodegli800cristianidiKnayeh Dizionario delle globalizzazioni Natale in Siria sotto il tallone dell’Isis SOCIETÀ 2000 WATT Aluisi Tosolini «Nonpossiamousciredallachiesa,macelebreremocomunque.Eprestoverràun’albanuova» L’arcivescovodiKarachi:«Quellocheèsuccessoèunbruttosegno...Voglionodistruggerelebasidellanostrasocietà» Vendetta dei talebani: strage in Pakistan 15 P akistan sotto choc. Questa volta il terrore ha toccato l’intoccabile e cioè la vita più innocente, quella dei bambini. Un commando affiliato al Tehreek-e-Taliban Pakistan (Ttp), armato di fucili, ha assaltato una scuola pubblica, frequentata da alunni tra 6 e 16 anni, appartenente all’esercito. Centotrentadue le persone che hanno perso la vita, di cui oltre 100 studenti. Decine i feriti, ma il bilancio è in continuo aggiornamento. I terroristi sono penetrati nell’edificio tenendo in ostaggio circa 500 tra studenti e insegnanti. L’azione è stata rivendicata dalla sigla Ttp (Tehreek-e-Taliban Pakistan). A scatenare l’attacco è stata la vendetta per l’operazione lanciata dall’esercito pakistano contro i miliziani nel Nord Waziristan e nella Khyber agency. Il portavoce dei talebani pachistani, Mohammed Umar Khorasani, ha detto: “Abbiamo scelto con attenzione l’obiettivo da colpire con il nostro attentato. Il governo sta prendendo di mira le nostre famiglie e le nostre donne. Vogliamo che provino lo stesso dolore”. Parole di condanna sono state espresse in tutto il mondo, dal premier italiano Matteo Renzi a quello britannico David Cameron, al presidente della Repubblica francese François Hollande. “Un immenso choc per tutto il Paese” Con queste parole l’arcivescovo pakistano di Karachi, Joseph Coutts, commenta le prime notizie che arrivano dai media internazionali sull’attentato talebano a Peshawar. “È una notizia sconvolgente, terribile e impensabile. Il segno che i talebani sono davvero pronti ad attaccare ovunque e a uccidere chiunque”. L’arcivescovo spiega che quanto accaduto a Peshawar deve essere letto nel contesto in cui è stato realizzato. “I talebani - spiega - sono un gruppo di estremisti e hanno la mira di fare del Pakistan uno Stato islamico ripercorrendo qui lo stesso terribile disegno dell’Isis in Siria e Iraq. Il governo quest’anno ha lanciato un’azione militare contro di loro. Operano principal- mente sulle montagne nel Nord-Ovest, in una regione al confine con l’Afghanistan, estremamente difficile da controllare. Questo attacco può quindi essere letto come un’azione di vendetta contro il governo prendendo di mira target civili che non sono assolutamente in grado di difendersi. È terribile che abbiano scelto proprio di attaccare una scuola dove ci sono bambini. Significa che i talebani non hanno limiti ed è gente pronta a fare qualsiasi cosa. È un segno di quanto brutali possano essere”. L’arcivescovo guarda con preoccupazione al futuro del Pakistan. “Quello che è successo a Peshawar - dice - è un brutto segno per ciò che potrà avvenire: a questo punto possono attaccare altre scuole, luoghi di culto, moschee, chiese addirittura ospedali. Queste persone vogliono distruggere le basi della nostra società attaccando le scuole e i nostri bambini”. L’arcivescovo si rivolge direttamente ai terroristi: “Vorrei dire a queste persone che non possono aver fatto questo attacco in nome di una religione, perché Dio è il Misericordioso. Non so se c’è un modo o una via per parlare ai loro cuori. Posso solo dire che Natale è per noi cristia- ni un tempo di preghiera e chiederemo a Dio di toccare i loro cuori”. E conclude con un messaggio rivolto a tutti gli uomini di buona volontà presenti nel Paese: “Tutti in Pakistan, musulmani e cristiani, siamo chiamati a trovare insieme una soluzione per risolvere questo problema”. “Gente senza religione, senza cuore” Pronuncia parole durissime Paul Bhatti, ex ministro pakistano. Ed aggiunge: “La mia più grande preoccupazione è che il governo non ha ancora preso le misure necessarie con programmi a medio e lungo termine per eliminare questo odio sempre più diffuso nel Paese. Qui non si tratta soltanto di cambiare la legge sulla blasfemia o di arrestare qualche persona. Occorrono programmi a lungo e medio termine per ridurre questi attacchi e agire laddove crescono e si fomentano queste ideologie estreme”. Il riferimento di Paul Bhatti è preciso: “Ci sono in Pakistan una serie di scuole dove vengono formate queste persone, soprattutto giovani e addirittura bambini, che sono pronti a vivere e morire per certe ideologie. E il governo non ha ancora avviato alcun programma e alcuna azione per risolvere questo problema. Questa la mia più grande preoccupazione. Il governo deve fare passi concreti: ogni anno vengono fuori da queste scuole migliaia di bambini con ideologie che poi sono difficili da controllare. Gente manipolata che manipola, che fa presa soprattutto laddove povertà e ignoranza sono più diffuse. Due elementi che si sposano, l’uno con l’altro, in un meccanismo che lascia poca speranza”. Maria Chiara Biagioni 19 DICEMBRE 2014 Assaltoinunascuolapubblica,mortipiùdicentoragazzitra6e16anni CATECHESI DEL PAPA Nell’udienza di mercoledì 17 (giorno del suo 78° compleanno) papa Francesco ha iniziato un ciclo dedicato alla famiglia, partendo proprio da quella di Nazareth Dalla periferia del grande Impero è iniziata la storia più santa, quella di Gesù tra di noi terra C 16 ari fratelli e sorelle buongiorno! Il Sinodo dei Vescovi sulla Famiglia, appena celebrato, è stato la prima tappa di un cammino, che si concluderà nell’ottobre prossimo con la celebrazione di un’altra Assemblea sul tema “Vocazione e missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo”. La preghiera e la riflessione che devono accompagnare questo cammino coinvolgono tutto il Popolo di Dio. Vorrei che anche le consuete meditazioni delle udienze del mercoledì si inserissero in questo cammino comune. Ho deciso perciò di riflettere con voi, in questo anno, proprio sulla famiglia, su questo grande dono che il Signore ha fatto al mondo fin dal principio, quando conferì ad Adamo ed Eva la missione di moltiplicarsi e di riempire la terra (cfr Gen 1,28). Quel dono che Gesù ha confermato e sigillato nel suo vangelo. La vicinanza del Natale accende su questo mistero una grande luce. L’incarnazione del Figlio di Dio apre un nuovo inizio nella storia universale dell’uomo e della donna. E questo nuovo inizio accade in seno ad una famiglia, a Nazaret. Gesù nacque in una famiglia. Lui poteva venire spettacolarmente, o come un guerriero, un imperatore… No, no: viene come un figlio di famiglia, in una famiglia. Questo è importante: guardare nel presepio questa scena tanto bella. Dio ha scelto di nascere in una famiglia umana, che ha formato Lui stesso. L’ha formata in uno sperduto villaggio della periferia dell’Impero Romano. Non a Roma, che era la capitale dell’Impero, non in una grande città, ma in una periferia quasi invisibile, anzi, piuttosto malfamata. Lo ricordano anche i cazione per la quale il Padre lo ha inviato. E Gesù mai, in quel tempo, si è scoraggiato, ma è cresciuto in coraggio per andare avanti con la sua missione. Vangeli, quasi come un modo di dire: «Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?» (Gv 1,46). Forse, in molte parti del mondo, noi stessi parliamo ancora così, quando sentiamo il nome di qualche luogo periferico di una grande città. Ebbene, proprio da lì, da quella periferia del grande Impero, è iniziata la storia più santa e più buona, quella di Gesù tra gli uomini! E lì si trovava questa famiglia. Gesù è rimasto in quella periferia per trent’anni. L’evangelista Luca riassume questo periodo così: Gesù «era loro sottomesso [cioè a Maria e Giuseppe]. E uno potrebbe dire: “Ma questo Dio che viene a salvarci, ha perso trent’anni lì, in quella periferia malfamata?” Ha perso trent’anni! Lui ha voluto questo. Il cammino di Gesù era in quella famiglia. « La madre custodiva nel suo cuore tutte queste cose, e Gesù cresceva in sapienza, in età e in grazia davanti a Dio e davanti agli uomini» (2,51-52). Non si parla di miracoli o L’incarnazione del Figlio di Dio apre un nuovo inizio nella storia universale dell’uomo e della donna. E questo nuovo inizio accade in seno ad una famiglia, a Nazaret. Gesù nacque in una famiglia. Lui poteva venire spettacolarmente, o come un guerriero, un imperatore… No, no: viene come un figlio di famiglia, in una famiglia. Questo è importante: guardare nel presepio questa scena tanto bella. guarigioni, di predicazioni non ne ha fatta nessuna in quel tempo - di folle che accorrono; a Nazaret tutto sembra accadere “normalmente”, secondo le consuetudini di una pia e operosa famiglia israelita: si lavorava, la mamma cucinava, faceva tutte le cose della casa, stirava le camice… tutte le cose da mamma. Il papà, falegname, lavorava, insegnava al figlio a lavorare. Trent’anni. “Ma che spreco, Padre!”. Le vie di Dio sono misteriose. Ma ciò che era importante lì era la famiglia! E questo non era uno spreco! Erano grandi santi: Maria, la donna più santa, immacolata, e Giuseppe, l’uomo più giusto… La famiglia. Saremmo certamente inteneriti dal racconto di come Gesù adolescente affrontava gli appuntamenti della comunità religiosa e i doveri della vita sociale; nel cono- scere come, da giovane operaio, lavorava con Giuseppe; e poi il suo modo di partecipare all’ascolto delle Scritture, alla preghiera dei salmi e in tante altre consuetudini della vita quotidiana. I Vangeli, nella loro sobrietà, non riferiscono nulla circa l’adolescenza di Gesù e lasciano questo compito alla nostra affettuosa meditazione. L’arte, la letteratura, la musica hanno percorso questa via dell’immaginazione. Di certo, non ci è difficile immaginare quanto le mamme potrebbero apprendere dalle premure di Maria per quel Figlio! E quanto i papà potrebbero ricavare dall’esempio di Giuseppe, uomo giusto, che dedicò la sua vita a sostenere e a difendere il bambino e la sposa – la sua famiglia – nei passaggi difficili! Per non dire di quanto i ragazzi potrebbero essere incoraggiati da Gesù adolescente a comprendere la necessità e la bellezza di coltivare la loro vocazione più profonda, e di sognare in grande! E Gesù ha coltivato in quei trent’anni la sua vo- Ciascuna famiglia cristiana – come fecero Maria e Giuseppe – può anzitutto accogliere Gesù, ascoltarlo, parlare con Lui, custodirlo, proteggerlo, crescere con Lui; e così migliorare il mondo. Facciamo spazio nel nostro cuore e nelle nostre giornate al Signore. Così fecero anche Maria e Giuseppe, e non fu facile: quante difficoltà dovettero superare! Non era una famiglia finta, non era una famiglia irreale. La famiglia di Nazaret ci impegna a riscoprire la vocazione e la missione della famiglia, di ogni famiglia. E, come accadde in quei trent’anni a Nazaret, così può accadere anche per noi: far diventare normale l’amore e non l’odio, far diventare comune l’aiuto vicendevole, non l’indifferenza o l’inimicizia. Non è un caso, allora, che “Nazaret” significhi “Colei che custodisce”, come Maria, che – dice il Vangelo – «custodiva nel suo cuore tutte queste cose» (cfr Lc 2,19.51). Da allora, ogni volta che c’è una famiglia che custodisce questo mistero, fosse anche alla periferia del mondo, il mistero del Figlio di Dio, il mistero di Gesù che viene a salvarci, è all’opera. E viene per salvare il mondo. E questa è la grande missione della famiglia: fare posto a Gesù che viene, accogliere Gesù nella famiglia, nella persona dei figli, del marito, della moglie, dei nonni… Gesù è lì. Accoglierlo lì, perché cresca spiritualmente in quella famiglia. Che il Signore ci dia questa grazia in questi ultimi giorni prima del Natale. Grazie. © Copyright 2014 Libreria Editrice Vaticana LE PAROLE DI PAPA BERGOGLIO ALL’ANGELUS DI DOMENICA 14 DICEMBRE, TERZA DI AVVENTO «ConGesùlagioiaèdicasa!» 19 DICEMBRE 2014 C ari fratelli e sorelle, cari bambini, cari ragazzi, buongiorno! Già da due settimane il Tempo di Avvento ci ha invitato alla vigilanza spirituale per preparare la strada al Signore che viene. In questa terza domenica la liturgia ci propone un altro atteggiamento interiore con cui vivere questa attesa del Signore, cioè la gioia. Il cuore dell’uomo desidera la gioia. Tutti desideriamo la gioia, ogni famiglia, ogni popolo aspira alla felicità. Ma qual è la gioia che il cristiano è chiamato a vivere e a testimoniare? E’ quella che viene dalla vicinanza di Dio, dalla sua presenza nella nostra vita. Da quando Gesù è entrato nella storia, con la sua nascita a Betlemme, l’umanità ha ricevuto il germe del Regno di Dio, come un terreno che riceve il seme, promessa del futuro raccolto. Non occorre più cercare altrove! Gesù è venuto a portare la gioia a tutti e per sempre. Non si tratta di una gioia soltanto sperata o rinviata al paradiso: qui sulla terra siamo tristi ma in paradiso saremo gioiosi. No! Non è questa ma una gioia già reale e sperimentabile ora, perché Gesù stesso è la nostra gioia, e con Gesù la gioia di casa, come dice quel vostro cartello: con Gesù la gioia è di casa. Tutti, diciamolo: ”Con Gesù la gioia è di casa”. E senza Gesù c’è la gioia? No! Bravi! Lui è vivo, è il Risorto, e opera in noi e tra noi specialmente con la Parola e i Sacramenti. Tutti noi battezzati, figli della Chiesa, siamo chiamati ad accogliere sempre nuovamente la presenza di Dio in mezzo a noi e ad aiutare gli altri a scoprirla, o a riscoprirla qualora l’avessero dimenticata. Si tratta di una missione bellissima, simile a quella di Giovanni Battista: orientare la gente a Cristo – non a noi stessi! – perché è Lui la meta a cui tende il cuore dell’uomo quando cerca la gioia e la felicità. Ancora san Paolo, nella liturgia di oggi, indica le condizioni per essere ”missionari della gioia”: pregare con perseveranza, rendere sempre grazie a Dio, assecondare il suo Spirito, cercare il bene ed evitare il male . Se questo sarà il nostro stile di vita, allora la Buona Novella potrà entrare in tante case e aiutare le persone e le famiglie a riscoprire che in Gesù c’è la salvezza. In Lui è possibile trovare la pace interiore e la forza per affrontare ogni giorno le diverse situazioni della vita, anche quelle più pesanti e difficili. Non si è mai sen- tito di un santo triste o di una santa con la faccia funebre. Mai si è sentito questo! Sarebbe un controsenso. Il cristiano è una persona che ha il cuore ricolmo di pace perché sa porre la sua gioia nel Signore anche quando attraversa i momenti difficili della vita. Avere fede non significa non avere momenti difficili ma avere la forza di affrontarli sapendo che non siamo soli. E questa è la pace che Dio dona ai suoi figli. Con lo sguardo rivolto al Natale ormai vicino, la Chiesa ci invita a testimoniare che Gesù non è un personaggio del passato; Egli è la Parola di Dio che oggi continua ad illuminare il cammino dell’uomo; i suoi gesti – i Sacramenti – sono la manifestazione della tenerezza, della consolazione e dell’amore del Padre verso ogni essere umano. «Lapaurasileggesuivolti.LerapinesonodiventatemonetacorrenteaBangui.Lagenteèstancaevuolelapace» I centrafricani depongano odio e vendetta • Eccellenza, come è na- ta l’iniziativa di visitare il campo Beal? Ero negli Stati Uniti e sono venuto a sapere del malcontento dei Seleka con relative manifestazioni. Ho espresso il desiderio di andare a visitarli, perché sono persone create a immagine di Dio e meritano rispetto. Un modo di ricordare la loro dignità agli occhi di Dio. Come pastore, volevo soltanto dire loro che martedì 16 dicembre li abbiamo radunati nel monastero per prenderci cura di loro, dare vestiti, cibo, un kit alimentare e offrire loro la possibilità di partecipare a un dibattito e alla Messa. Il 23 dicembre sarò con alcuni cristiani in un secondo campo dei Seleka. Nella prima esperienza, 367 cristiani hanno risposto all’appello. Vogliamo avvicinarli ai loro fratelli per conoscerli, stimarli e amarli. Il Cristo sofferente si presenta a noi attraverso i nostri fratelli. Molti giovani non vengono ascoltati, e noi ci prendiamo il tempo di ascoltarli, di ascoltare i loro sogni infranti. Dietro la loro avventura si nasconde la questione della ricerca della felicità. Una felicità al di fuori di Gesù rimane effimera. Con Gesù, troviamo il senso della nostra vita. • Queste iniziative possono essere una via per la pacificazione del Paese? Queste iniziative sono gocce d’acqua che si riversano nel mare. La pace non è un’utopia. Ogni cristiano è un artefice di pace con le sue parole e le sue azioni. «Beati gli operatori di pace». Spetta ai cristiani lasciarsi conquistare da Cristo e offrire la sua pace agli uomini. Queste iniziative sono l’espressione della nostra fede in Cristo e diventano un cammino di costruzione della pace. • Attualmente com’è la situazione in Centrafrica? La situazione è volatile e precaria. Il governo non riesce a estendere la sua autorità su tutto il Paese. I gruppi armati continuano a seminare la morte uccidendo cittadini pacifici. La paura si legge sui volti delle persone. Le rapine sono diventate moneta corrente a Bangui. La gente è stanca e vuole la pace, ma è ostaggio delle bande armate che usano la violenza per imporsi. I funzionari statali fanno fatica a recarsi al loro posto di lavoro a causa della paura. Nonostante questo quadro, le Ong s’impegnano per cambiare la vita quotidiana dei centrafricani. Osserviamo un timido ritorno ai quartieri abbandonati. Gli incontri di coesione sociale si moltiplicano. Questo mostra il desiderio dei centrafricani di voltare questa pagina oscura del nostro Paese. • Tra poche settimane sarà Natale, qual è il suo augurio e il suo appello per le prossime festività? Cosa intende dire alla comunità internazionale? Natale, Dio viene in Gesù a portare la pace all’umanità. «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama». Quest’anno, i centrafricani sono invitati a venire a deporre nel presepe: il loro odio, il loro risentimento, la loro violenza, la loro vendetta e, in un movimento di contemplazione, a lasciarsi conquistare dalla potenza di Dio bambino per ricevere l’amore, la riconciliazione, la non violenza e il perdono. La comunità internazionale ha il dovere di aiutare il Centrafrica affinché non diventi un covo di ladri, gangster, teppisti. Per questo, dovrebbe incoraggiare le persone di buona volontà, sostenerle per far arretrare il regno del male. La pace nel Paese è innanzitutto un compito dei centrafricani; la comunità internazionale viene per aiutare e non deve mettersi in prima linea. Deve aiutare i centrafricani ad accogliere e appropriarsi di questo processo. Vincenzo Corrado UnconvegnopromossodaConsigliodelleConferenzeepiscopalieuropeeePontificioConsiglioperilaici 17 Europa: analisi e stili di una chiesa gioiosa che accompagna i giovani in cerca di futuro L’ età non li unisce. I giovani europei sono molto diversi tra loro. I contesti nazionali e sociali in cui vivono, dall’estremo Nord del Continente al Mediterraneo, segnano le loro scelte e le loro identità molto più profondamente di quanto faccia l’appartenenza a una stessa stagione della vita. Si presenta così un quadro complesso che sfugge a una semplice descrizione o a una fredda statistica. È un quadro fatto di molti colori, e composto da tutti i volti e le storie personali dei giovani che abitano in Europa. A loro il Consiglio delle Conferenze episcopali europee e il Pontificio Consiglio per i laici hanno dedicato un convegno, promosso insieme, per avviare la preparazione delle Chiese alla Giornata mondiale della gioventù che si terrà nel 2016 a Cracovia, in Polonia. Per parlare di “Una Chiesa giovane, testimone della gioia del Vangelo” si sono così ritrovati nei giornis corsi delegati di 32 Paesi europei e rappresentanti di una ventina di movimenti e associazioni, per un totale di circa 130 partecipanti. A delineare il quadro della gioventù europea è stata la sociologa francese Valerie Becquet, dell’Università de Clergy-Pontoise. Il primo tratto preso in esame dalla studiosa è l’età nella quale i giovani in Europa escono di casa. «L’entrata nella vita adulta – dice Becquet – si allunga oggi sempre di più e diventa sempre più difficile definire i confini tra le età e stabilire soglie». Ciononostante, l’allungamento del periodo giovanile non è vissuto nello stesso modo nei diversi Paesi perché dipende dall’azione dello Stato, dai sistemi educativi, dalle culture familiari. E se in Danimarca, Regno Unito e Francia, l’età media di partenza dei giovani dal nu- cleo familiare si attesta per tutti e tre i Paesi attorno ai 21/23 anni, l’approccio è molto diverso: in Danimarca si privilegia lo sviluppo personale del ragazzo mentre nel Regno Unito si è piuttosto orientati a favorire il più rapidamente possibile l’entrata nel mondo adulto; in Francia regna una filosofia di “semi-indipendenza” e semi-autonomia finanziaria con forme di coabitazione che vedono talvolta i genitori sostenere il costo degli affitti. Molto più difficile è la vita dei giovani europei della fascia meridionale come Spagna e Italia, dove l’età media di uscita dalla casa paterna si aggira attorno ai 27/30 anni. «Sicuramente – ha detto la sociologa francese – i giovani sono quelli che risentono maggiormente della crisi economica e occupazionale. «Le traiettorie della vita sono raramente lineari. I giovani sono costretti a percorsi che iniziano e poi s’interrompono. E questo continuo ricalibrare la propria vita mette fortemente a disagio, sicuramente è per tanti fonte di frustrazione e di dolore». A questi giovani le Chiese europee guardano con interesse, non per indicare una strada ma per condividerla insieme. Papa Francesco in un messaggio ai partecipanti al convegno ha detto proprio questo: «Voi che lavorate nel campo della pastorale giovanile, fate un lavoro prezioso per la Chiesa. I giovani hanno bisogno di questo servizio: di adulti e coetanei maturi nella fede che li accompagnino nel loro cammino, aiutandoli a trovare la strada che conduce a Cristo. Ben più che nella promozione di una serie di attività per i giovani, questa pastorale consiste nel camminare con loro, accompagnandoli personalmente nei contesti complessi e a volte difficili in cui sono immersi». Quello europeo non è un contesto culturale facile in cui vivere. Prendendo la parola, il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei e vice-presidente del Ccee, ha parlato delle sfide del relativismo e della secolarizzazione che conducono l’uomo ad «agire come se Dio non esistesse, decidere come se i poveri non esistessero, sognare come se gli altri non esistessero». «Di fronte allo smarrimento soprattutto nel nostro continente – ha quindi aggiunto – c’è un grande bisogno e forse un desiderio più o meno consapevole di un messaggio SOCIOLOGA • Valérie Becquet, dell’università di Clergy-Pontoise. gioioso, di speranza e di fiducia». Da qui l’auspicio formulato dal cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i laici: «Per le strade dell’Europa, i giovani non si sentano mai soli, ma abbiano sicuri punti di riferimento e speranza per il futuro». «I nostri giovani – ha proseguito – fanno parte di un’umanità ferita, dove tutte le agenzie educative, specialmente la più importante, la famiglia, hanno gravi difficoltà. Essi vivono seri problemi d’identità e stentano a fare le loro scelte. Hanno bisogno, dunque, di essere accompagnati con rispetto, dedizione e pazienza nelle difficili strade che percorrono nel nostro tempo». I giovani sono la strada dell’Europa. Ha quindi ragione il cardinale a dire: «Come ridare speranza al futuro dell’Europa, se non a partire dalle giovani generazioni?». Maria Chiara Biagioni 19 DICEMBRE 2014 L a pace per il Centrafrica passa anche da gesti concreti. Quei gesti che sta promuovendo, con grande coraggio, monsignor Dieudonné Nzapalainga, arcivescovo di Bangui e presidente della Conferenza episcopale centrafricana. Nei giorni scorsi si è recato in visita nel campo Beal, che accoglie ex combattenti Seleka (circa 850). Successivamente l’arcivescovo ha visitato anche i Balaka: insieme ai Seleka costituiscono le principali forze belligeranti. «Iniziative – commenta Nzapalainga – che diventano un cammino di costruzione della pace». Dio non li ha dimenticati e rivelare loro la sua misericordia, che incessantemente considera i nostri peccati per invitarci alla conversione. Ero accompagnato da alcuni cristiani poiché esiste una barriera tra i Seleka e il resto della popolazione in seguito agli ultimi eventi. Era il momento di mettere in pratica il Vangelo: «Ero in carcere e siete venuti a trovarmi». Manifestare il Volto di Cristo alla ricerca della pecorella smarrita. • Cosa ha trovato nel campo? Quali sono le condizioni di vita e le principali necessità delle persone? Ho scoperto una grande miseria. Le persone dormivano sul pavimento. Molti avevano vestiti lacerati. I malati non vengono curati. La razione di cibo è miserabile. Le donne incinte non vengono visitate e molte di loro partoriscono in case insalubri. I bambini non frequentano la scuola. C’è l’erba alta ovunque, con il rischio di essere morsi dai serpenti. Ho sperimentato la misura della loro collera. Allo stesso tempo, una sete di libertà e di pace. • Pensa che sarà possibile replicare questo gesto in altri campi Seleka o anche Balaka? Penso che sia possibile riprodurre la stessa esperienza. Sono stato a visitare i Balaka e terra Intervistaamons.DieudonnéNzapalainga,capodeivescovidelPaese 18 19 DICEMBRE 2014 VersoNatale,consperanza PadreCucci,lenovene,l’Oratorio,lamusica,iquadri Venerdì 19 dicembre alle 18 alla Casa del miele della Cooperativa Lo Sciame (piazza Ghiaia, angolo borgo Cavallerizza) si terrà un aperitivo con il Centro interculturale aperto a tutti. La coop, progetto sostenuto da Ciac, nasce da un gruppo di rifugiati e produce miele e prodotti dell’alveare. La Casa sarà aperta fino al 6 gennaio. Info: cooplosciame@ gmail.com, telefono 338.8054861. A Villa Sant’Ilario ORATORIO DI NATALE Sabato 20 dicembre alle 16 a Villa Sant’Ilario a Porporano ritorna il tradizionale Oratorio di Natale con i canti natalizi del Coro di Langhirano diretto da Andrea Costi e la lettura di brani classici sul Natale con le voci di Federica e Massimo. Animatore Ugo Trombi. E’ attesa la gradita presenza di chi vuole esprimere vicinanza e auguri ai presbiteri anziani e agli ospiti di Villa Sant’Ilario. Mostra “custodiale, memoriale” LE OPERE DI GIANNA ZANAFREDI Sabato 20 dicembre alle 11.30 alla Galleria San Ludovico (borgo del Parmigianino 2/b) sarà inaugurata la mostra “custodiale, memoriale”, trenta opere dal 2007 al 2014 di Gianna Zanafredi, a cura di Piero Del Giudice. Nata a Casalmaggiore, artista e pittrice stimata e presente in collezioni pubbliche e private, ha laboratorio di lavoro e studio in Borgo del Parmigianino a Parma, dove vive. La sua formazione si struttura in età matura, sui banchi dei corsi serali e sotto la guida del maestro Mauro Marchini. Il suo è un linguaggio informale autonomo, originale che guarda a Burri, Tàpies, Fautrier, e a Morandi. All’inizio è coinvolta dalla realtà della natura, dai paesaggi della Bassa, poi l’approccio alla storia e il confronto come donna con i temi universali dei diritti umani. Aperta fino al 13 gennaio ore 10-13; 15-19. Chiuso: martedì non festivo, 25 dicembre, 1° gennaio. Artisti dell’Ucai alla Galleria Sant’Andrea COLLETTIVA DI NATALE L’Associazione Ucai Sezione di Parma inaugura sabato 20 dicembre alle 17.30 alla Galleria Sant’Andrea (Parma, via Cavestro 6) la Collettiva di Natale, che rimarrà aperta fino all’8 gennaio 2015. Ogni socio appartenente alla sezione presenta un’opera realizzata nell’ultimo periodo di lavoro: saranno esposte opere dalle più svariate tecniche: pittura a olio, informale materico, disegno a biro, acquarello, fotografia, scultura, ceramica raku... I soggetti spaziano dal paesaggio al ritratto fotografico o pittorico, alle nature morte, a composizioni simboliche. La mostra ospiterà per la festività del 6 gennaio anche l’evento collaterale “Viaggiatori erranti”: le musiche dal vivo del Dedalus Ensemble arricchite dalle danze del gruppo Korei accompagneranno i visitatori in un viaggio sia in terre lontane che in luoghi dell’anima. L’evento è realizzato con il contributo di Chiesi Farmaceutici. Orari: lunedì 22 e 29 dicembre, martedì 23 e 30 dicembre dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19; mercoledì 24 dicembre 10-12; le domeniche ore 16-19. Chiuso dal 25 al 28 dicembre, 31dicembre e 1 gennaio. Dal 2 all’8 gennaio 10-12 e 16-19. Variazioni entro venerdì 19 AGGIORNAMENTO ANNUARIO DIOCESANO In vista della stampa del nuovo annuario diocesano si prega di far pervenire eventuali aggiornamenti o viariazioni entro venerdì 19 dicembre. Le segnalazioni vanno indirizzate direttamente a don Luciano Genovesi, canvelliere vescovile, tramite email: [email protected], inviando in busta alla sua attenzione oppure facendo pervenire direttamente dal lunedì al venerdì nei consueti orari di apertura della Curia diocesana. In via del Prato NOVENA CON I FRANCESCANI Nella chiesa di San Francesco di Assisi di strada del Prato 4 fino alla Viglia del Santo Natale, si vive la Novena del Santo Natale in un modo particolare dalle 16.30 alle 17.30. Sentiremo in questo cammino i vari personaggi che parleranno e ci daranno il loro messaggio: i pastori e le pecore, il bue e l’asino, la stella, i Re Magi, l’Arcangelo Gabriele, il dormiglione, S.Giuseppe, Maria, e Gesù. Francesco ci invita e noi, frati della comunità francescana conventuale, vi attendiamo con gioia augurandovi “Pace e Bene !”. Nella basilica della Steccata NOVENA DI NATALE CARITAS Fino a mercoledì 24 dicembre alle ore 16 nella basilica di Santa Maria della Steccata si svolge la Novena di Natale Caritas, preparata e ani- mata dalle persone accolte dalla Caritas diocesana. I testi saranno tratti dagli scritti di papa Francesco. Informazioni: 338.6714866, [email protected] Conferenza di padre Cucci sj viltà Cattolica”, introdurrà il tema «Speranza “in” crisi. La spinta al cambiamento». Info: Centro Ignaziano di Spiritualità Carlo Maria Martini, via Università 10, 331. 1426180, www. centrocardinalmartini.it. SPERANZA AL CENTRO “MARTINI” Il Vescovo a S. Antonio Venerdì 19 dicembre alle ore 21.15 si terrà al il Centro Ignaziano in via Università 10, il secondo appuntamento del ciclo di “Conversazioni al Centro. Inventare futuro”. L’ospite di questa seconda serata, padre Giovanni Cucci s.j., docente di psicologia presso la pontificia Università Gregoriana di Roma e scrittore de “La Ci- Venerdì 26 dicembre, festa di Santo Stefano, alle ore 10,30 nella chiesa di Sant’Antonio Abate (strada Repubblica 52), santa Messa presieduta dal Vescovo. Sarà venerata anche la preziosa reliquia del Santo, custodita in un reliquiario della fine del Trecento. SANTO STEFANO: MESSA E RELIQUIA vittime della strage, con una messa alle 11 di domenica 21 dicembre anella chiesa di Gaiano, e successiva deposizione della corona al cimitero. La sera precedente, sabato 20 dicembre, alle 21 al teatro Crystal di Collecchio è previsto invece lo spettacolo “Panni sporchi. Cose da fimmini”. Prodotto dall’associazione di promozione sociale Zonafranca Parma, con adattamento drammaturgico e regia di Franca Tragni, lo spettacolo è dedicato a ritratti di donna, dalla prima collaboratrice di giustizia Serafina Battaglia a Rita Atria, morta suicida dopo l’uccisione di Paolo Borsellino, fino a Ninetta Bagarella moglie innamorata del boss Totò Riina. Un mondo sommerso raccontato con uno sguardo al femminile dalle mogli, dalle madri, dalle figlie di ieri e di oggi che nel contesto mafioso sono nate, vissute, che dalle mafie sono state colpite o rese complici, che per le mafie hanno perso mariti e figli o che a causa delle mafie hanno rinunciato a essere libere, alla ricerca della verità che vive. Nella chiesa di San Vitale Concorso grafico aperto a tutti UN LOGO PER IL CENTRO PASTORALE DIOCESANO La Direzione del Centro pastorale diocesano, insieme all’Ufficio diocesano per le Comunicazioni Sociali e a Vita Nuova, indice un concorso, aperto a tutti, per l’elaborazione di un logo che esprima il significato e la missione del CPD e che verrà utilizzato su tutti canali e i supporti di comunicazione. Il concorso è aperto alla partecipazione di tutti: giovani (anche minorenni) e adulti, religiosi e laici, individui o gruppi (come classi scolastiche o famiglie). Ogni persona o gruppo potrà inviare al massimo due proposte. • Caratteristiche grafiche Il logo vincitore verrà utilizzato su tutti i canali e i supporti di comunicazione del CPD e delle iniziative e attività a esso collegate. L’elaborazione delle proposte dovrà dunque tenere conto dell’utilizzo sui canali digitali (sito web, social media, banner, app mobile), sui materiali a stampa (cartellonistica, carta intestata, brochure, volumi, pubblicazioni e stampati cartacei in genere), su supporti serigrafici (magliette e tessuti, vetrate ecc.). Il logo verrà utilizzato sia nella versione a colori, sia in quella in bianco e nero e in formati di grandi o piccole dimensioni. Le proposte dovranno dunque mantenere leggibilità ed efficacia comunicativa in tutte le modalità di utilizzo previste. • Tempi e procedura di selezione La data entro la quale è possibile inviare le proposte di logo è il 13 gennaio 2015, festa di S. Ilario di Poitiers. Le proposte ricevute entro questo termine verranno valutate dalla Giuria tecnica che sceglierà il logo del Centro Pastorale Diocesano entro il 31 gennaio 2015. Il bando dettagliato è scaricabile dal sito www.diocesi.parma.it. Mostra alle Scuderie della Pilotta FUOCO NERO: BURRI E DINTORNI Sabato 20 dicembre alle 18.30 al Salone delle Scuderie del Palazzo della Pilotta (Piazzale Bodoni 1, Parma) si inaugura la mostra “Fuoco nero: materia e struttura attorno e dopo Burri”; l’inaugurazione sarà preceduta dalla presentazione ufficiale, alle 17, nella Sala Du Tillot della Camera di Commercio (via Verdi 1). Lo Csac dell’Università di Parma ha ricevuto in dono, circa 40 anni fa, un importante Cellotex (1975) di Alberto Burri. Attorno a questa opera, in occasione anche dell’approssimarsi del centenario della nascita dell’artista (1915-1995), si è pensato di chiedere a significativi pittori, scultori, fotografi, giovani e meno giovani, almeno un’opera che essi pensassero comunque collegata o riferibile alla ri- cerca di Alberto Burri. L’idea era anche quella di chiedersi, oggi, che cosa è vivo, che cosa resta, nella memoria dell’arte, del grande creatore scomparso. La mostra, curata da Arturo Carlo Quintavalle, proporrà oltre settanta dipinti e altrettante fotografie e un gruppo di opere grafiche per un totale di 172 pezzi tutti riprodotti in un ampio catalogo che verrà edito da Skira. L’esposizione resterà aperta fino al 29 marzo 2015. Orari: tutti i giorni dalle 10 alle 18. Chiuso il lunedì, il 25 dicembre e il 1 gennaio. Ingresso gratuito. Info: 0521.033652. Donne e mafia: spettacolo di Zonafranca “PANNI SPORCHI. COSE DA FIMMINI”. Comune di Collecchio e Libera Parma, nel 30o anniversario della strage sul rapido 904, ricordano Susanna Cavalli e Pier Francesco Leoni, CONCERTO PER L’OSPEDALE Sabato 20 dicembre alle 17 nella chiesa di San Vitale, in Strada della Repubblica, 3 avrà luogo il “Concerto di Natale” per sostenere la realizzazione di un’area sportivo-terapeutica, come ampliamento del Giardino Riabilitativo costruito presso il Padiglione Barbieri. Si alterneranno nell’esecuzione delle musiche il Coro Polifonico “Laus Vocalis” di Parma e il Coro Gospel “Flipiti Flops” di Reggio Emilia. Rassegna a Sant’Andrea in Antognano PREGARE CANTANDO Sabato 20 dicembre, alle ore 21 presso la parrocchia di Sant’Andrea apostolo in Antognano (Via Berzioli 11, Parma) si terrà la rassegna corale “Pregare cantando” con una selezione di famose e significative melodie natalizie. Musical “Robin Hood” nell’oratorio SPETTACOLO NATALIZIO A SAN MARCO Domenica 21 dicembre alle ore 15,30 presso l’oratorio Marcondiro della parrocchia di San Marco (via Confalonieri Casati, 4 – zona Palasport) si terrà il tradizionale spettacolo natalizio offerto da ragazze e ragazzi dei gruppi di catechismo. Quest’anno sarà rappresentato il musical “Robin Hood”, liberamente ispirato alla famosa storia del bandito di Nottingham, che rubava ai ricchi per dare ai poveri, e con musiche originali di Luca Dolfi. Lo spettacolo rappresenta anche la “inaugurazione” (dopo l’apertura lo scorso 25 aprile) del nuovo impianto scenico dell’oratorio, realizzato da un folto e qualificato team di esperti e volontari. memo APERITIVO CON I RIFUGIATI 19 Nel santuario di San Guido M. Conforti L. SANVITALE: NOTE DI NATALE Alunni, familiari, docenti, collaboratori e amici della scuola paritaria Laura Sanvitale (primaria e secondaria) di viale Solferino, 25 si incontreranno prima della chiusura natalizia nella chiesa di San Guido Maria Conforti, in viale San Martino. L’appuntamento è per lunedì 22 dicembre alle 18.15. Con “Note di Natale”, cantate dai 300 alunni della scuola, si rinnoverà l’augurio di imparare “ad aprire cuore e porte anche a chi le prende in faccia”. 19 DICEMBRE 2014 Alla “Casa del miele” 20 19 DICEMBRE 2014