La lotta condivisa 1 Come scrisse una volta il grande storico
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La lotta condivisa 1 Come scrisse una volta il grande storico
Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa La lotta condivisa 1 Come scrisse una volta il grande storico francese Jules Michelet (1798–1874): «La storia non è altro che un resoconto delle gesta compiute». Quanto più procediamo in avanti, tanto più saremo in grado di aprirci la strada. E quanto più riusciamo a dialogare, tanto più numerosi semi di speranza saremo in grado di piantare. Non tiriamoci mai indietro di fronte alle difficoltà. Tutto il sudore e le lacrime versate diventeranno le gemme preziose della nostra buona fortuna. Una vita meravigliosa, proprio come si vede in un albero, è formata da splendidi anelli grazie alle azioni impregnate di dedizione altruistica. Il sole ha annunciato l’arrivo di una nuova alba sorgendo nel cielo a est. Ora iniziamo a intraprendere azioni decise e fiduciose. È giunto il tempo di avanzare con velocità e dinamismo verso un brillante futuro. I membri erano tutti al settimo cielo. I compagni di fede avanzavano gioiosamente, pervasi da un’energia inarrestabile. Erano decisi a vivere per kosen-rufu e per la Soka Gakkai, al fine di realizzare la loro missione di Bodhisattva della Terra. Il 19 marzo del 1977 ciascuno di loro fu colto da un’incontenibile contentezza sfogliando le pagine del Seikyo Shimbun. In alto, nella seconda pagina, c’era un titolo a caratteri cubitali: «È nato il nuovo logo della Soka Gakkai», corredato da un articolo divulgativo di tre colonne dove si mostrava anche il disegno: un fiore di loto a otto petali. Nell’articolo si leggeva: «Questo schizzo di un loto a otto petali è stato approvato tramite votazione durante l’ultima conferenza dei rappresentanti di centro del 16 marzo, per diventare il logo della Soka Gakkai. Riflettendo sul significato delle parole di Nichiren, dove egli afferma che “la parola ‘otto’, o apertura, rivela che il corpo e la mente della fanciulla drago sono la Legge meravigliosa (Gli Insegnamenti Orali, BS 115, 50)”, il disegno del fiore a otto petali che sembrano espandersi in crescendo è il simbolo del manifestarsi della condizione di Buddità che può emergere da ognuno di noi, ma è anche il simbolo della propagazione del meraviglioso insegnamento del Daishonin che abbraccerà il mondo per l’eternità. Inoltre, tutta l’immagine nel suo complesso rappresenta la profonda rivoluzione umana di ogni membro della Gakkai, nonché la sua esistenza traboccante di benefici. Questo nuovo logo sarà sicuramente utilizzato e protetto con affetto dai membri e diventerà un simbolo di speranza della Soka Gakkai, che sta aprendo un nuovo capitolo di kosenrufu». Al posto dell’emblema dell’airone usato fino a quel momento, nacque così un nuovo logo, simbolo di una nuova era Soka. La lotta condivisa 2 Il 1977 fu l’anno in cui con grande fermento aprirono i cantieri per la costruzione dei nuovi Centri culturali, mentre altri Centri in tutto il paese sarebbero diventati le sedi di riferimento nelle rispettive prefetture e aree. Il completamento di questi edifici costituiva una tappa importantissima per permettere alla Soka Gakkai di spiccare il volo nel cielo del ventunesimo secolo, inaugurando una nuova era di kosen-rufu. Da fine marzo fino a tutto aprile, Shin’ichi Yamamoto partecipò a tutte le riunioni organizzate per inaugurare il Centro della pace di Meguro, il Centro culturale di Katsushika, il Centro culturale di Chubu, ecc. Arrivò poi il 3 maggio e i compagni di fede di tutto il Giappone celebrarono il diciassettesimo anniversario della nomina di Shin’ichi a terzo presidente della Soka Gakkai, mentre esultavano dalla gioia per la costruzione dei nuovi castelli della Legge disseminati in tutto il paese. Senza mai fermarsi un attimo, il 10 maggio Shin’ichi visitò il Kansai, dove lo aspettavano tutta una 1 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa serie di appuntamenti, tra cui la riunione d’inaugurazione del Centro culturale di Shiga e l’incontro informale con i responsabili rappresentativi del Kansai. Fece ritorno a Tokyo il 14 maggio, per poi ripartire il 17 per il Kyushu e Yamaguchi. Shin’ichi era profondamente determinato: «Proprio ora che stiamo per entrare in una nuova fase di kosen-rufu con il completamento dei nuovi Centri culturali in ogni prefettura e in ogni area, devo costruire solide e indistruttibili basi della fede nel cuore di tutti i membri. Al contempo, scoprirò nuove persone capaci e le farò crescere. Realizzerò castelli inespugnabili d’individui capaci in tutto il paese!». Poco prima delle cinque del pomeriggio arrivò al Centro della pace del Kyushu, nel quartiere Hakata, nella città di Fukuoka, situata sulla costa settentrionale dell'isola di Kyushu. Fukuoka fu il posto in cui i mongoli attaccarono il Giappone, dando vita a combattimenti efferati, sia nel 1274 che nel 1281, quando Nichiren Daishonin era in vita. Erano passati settecento anni da allora e, con il desiderio che proprio da Fukuoka si propagassero i principi filosofici della pace eterna in tutta l’Asia e nel mondo, volle dare a questo nuovo castello della Legge il nome di Centro della pace di Kyushu. A un certo punto Shin’ichi, sostando davanti al Centro della pace, notò che tutti i preparativi per la cerimonia di inaugurazione della targa in marmo erano stati ultimati. Il monumento, che riportava inciso l’obiettivo del Centro, era coperto da un telo bianco, e non appena Shin’ichi lo vide, esclamò: «Ora per il Kyushu è giunto il momento di decollare! Diamo subito avvio alla cerimonia. Poiché ogni cosa è una lotta contro il tempo, bisogna utilizzare al meglio ogni momento. Chi riesce a gestire il tempo è una persona vittoriosa!». La lotta condivisa 3 Furono quindi inaugurati i vari monumenti, tra i quali la targa commemorativa che recava inciso l’obiettivo del nuovo Centro della pace del Kyushu, e altri monumenti che riportavano le parole scritte nella calligrafia del primo presidente Tsunesaburo Makiguchi «Spirito Soka», e del secondo presidente Josei Toda «Adottare l’insegnamento corretto per la pace del paese». Dopodiché Shin’ichi Yamamoto entrò nell’edificio e recitò Gongyo insieme ai rappresentanti dei responsabili locali per inaugurare l’apertura del Centro della Pace del Kyushu. Di lì a poco, durante un incontro informale con una decina di responsabili provenienti da Fukuoka e dal Kyushu, Shin’ichi esclamò con profonda emozione: «Finalmente domani terremo la riunione con i responsabili di centro in questo Centro della pace. Siamo giunti a una fase epocale. Creiamo ondate di kosen-rufu che da Fukuoka si diffonderanno in tutto il paese e nel mondo intero. D’ora in avanti, ogni prefettura dovrà diventare così forte da potersi equiparare a una Soka Gakkai al completo ed essere in grado di costruire le sue sedi locali. E questa riunione di centro funge da prova generale». Le riunioni di centro di solito erano organizzate presso l’aula magna della Nihon University o la sala conferenze del Nippon Budokan di Tokyo, ma circa tre anni e mezzo prima Shin’ichi, animato dal desiderio di aprire una nuova tradizione, propose qualcosa di diverso: «Che ne pensate di organizzare le riunioni di centro, anziché sempre a Tokyo e in grandi sale, in luoghi diversi, magari nella periferia delle città, per rigenerarsi e ripartire poi con freschezza e nuovo slancio?». In seguito, le riunioni con i responsabili di centro si svolsero in varie zone esterne, a partire dalla riunione di centro del gennaio 1974, tenutasi nella prefettura di Fukuoka al palasport dell’Energia elettrica del Kyushu, e quella successiva di febbraio al palasport dello stadio della prefettura di Chiba. Inoltre, quando cominciarono a nascere in tutto il paese i Centri culturali e furono costruite le strutture adeguate per accogliere i corsi della Soka Gakkai, le riunioni per i responsabili di centro cominciarono a tenersi presso quelle sedi. Ad esempio nel 1977, nel mese di gennaio, la riunione di centro fu organizzata al Centro generale per corsi del Kansai, nella prefettura di Wakayama, poi a febbraio al Centro culturale di Kawasaki, mentre nei mesi di marzo e aprile si tennero rispettivamente al Centro culturale Soka di Tokyo e al Centro della pace di Meguro. Shin’ichi pensava che fosse finita l’epoca in cui Tokyo, l’unico motore pulsante, si trascinava dietro il resto del paese come una locomotrice. 2 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa Sarà possibile realizzare un nuovo e grande progresso di kosen-rufu solo quando ogni territorio, ogni area e ogni prefettura sarà in grado di agire contando sulle proprie forze. Solo così sarà in grado di ispirare le altre località del paese a manifestare le proprie peculiarità uniche e irrepetibili, proprio come accade nei treni ad alta velocità, dove ogni carrozza è dotata di un motore proprio. Solo quando si svilupperanno tutte le capacità a livello territoriale, si potrà parlare di un’era delle regioni. La lotta condivisa 4 A mezzogiorno del 18 maggio si profilava una splendida giornata primaverile a Fukuoka, e i volti di tutti i responsabili del Kyushu erano sorridenti e soddisfatti, perché si poteva tenere la riunione di centro sotto un cielo sereno. Stando vicino alla finestra del Centro della pace del Kyushu con lo sguardo rivolto all’orizzonte, Shin’ichi Yamamoto disse a un vice presidente accanto a lui, che si occupava in particolare del Kyushu: «Mi è stato detto che ha smesso di piovere da poco e che tutti stanno bene e si stanno sforzando di dare il meglio di sé. Ne sono proprio contento». Guardandolo con occhi perplessi, il vice presidente rispose: «Ma, veramente, negli ultimi giorni nel Kyushu non è piovuto quasi per niente. Sono tutti strafelici perché oggi il cielo è terso e ciò si addice particolarmente alla nuova partenza del Kyushu». Shin’ichi replicò con un tono leggermente severo: «Io stavo pensando agli abitanti di Iwate. Loro in questo momento si trovano in una situazione di grave difficoltà a causa dell’inondazione, non è vero?». Dal 15 al 17 maggio, si erano abbattute delle piogge torrenziali sulla zona costiera della prefettura di Iwate, fra cui i comuni di Miyako, Kamaishi e Ofunato, provocando allagamenti e causando danni di vario tipo. E nel comune di Rikuzen-takada ci fu persino una persona rimasta uccisa da una frana. Per soccorrere le vittime, la Soka Gakkai aveva organizzato il 16 maggio un centro di emergenza per l’alluvione all’interno del Centro di Kamaishi, dove venivano prestati i primi soccorsi. Anche Shin’ichi, oltre a dare varie indicazioni per l’emergenza, aveva inviato telegrammi di partecipazione sincera a coloro che vivevano nei comuni colpiti dall’inondazione. E continuava a recitare Daimoku in ogni ritaglio di tempo. Poi Shin’ichi sottolineò: «I responsabili più alti devono sempre pensare alle persone che in tutto il mondo stanno soffrendo maggiormente e che stanno affrontando grandi difficoltà, e devono farsene carico. Possiamo sviluppare uno spirito compassionevole, che è poi il cuore del Daishonin e quello della Soka Gakkai, solo soffrendo insieme alle persone che si trovano in serie difficoltà. Ed è in questo tipo di cuore che si trova l’umanesimo buddista. Anche ieri sera ho recitato Daimoku a lungo pensando ai nostri membri che stavano lì nelle zone alluvionate». La cosa che Shin’ichi temeva più di ogni altra, era che i responsabili perdessero lo spirito di interessarsi veramente a coloro che stavano soffrendo. Il giorno che avessero perso questo cuore, l’organizzazione avrebbe iniziato a riempirsi di formalità e burocrazia. La lotta condivisa 5 Durante la riunione con i responsabili di centro presso il Centro della pace del Kyushu, Shin’ichi Yamamoto affermò che il flusso di kosen-rufu, che aveva preso avvio nella fase pionieristica come un piccolo ruscello, era diventato nel frattempo un fiume maestoso e, man mano che si avvicinava il ventunesimo secolo, sarebbe cresciuto fino a diventare un mare immenso. Sottolineò quindi che, per quanto riguardava le attività di kosen-rufu, era indispensabile osservare e comprendere il cambiamento dell’epoca, nonché escogitare un modo di praticare che fosse adeguato al tempo e in grado di creare valore. La grande filosofia della vita, che è il Buddismo, così come lo spirito Soka, non cambieranno mai, mentre invece un’epoca può essere soggetta a trasformazioni radicali. Di conseguenza, è importante riflettere sul modo in cui si portano avanti le attività e si tengono corsi e riunioni; bisogna mirare sempre alla creazione di valore e a trovare le modalità più adatte al tempo, cercando di migliorare 3 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa continuamente. La missione dei successori è quella di assumersi con saggezza questa responsabilità e assicurarsi che l’insegnamento corretto del Buddismo si diffonda per l’eternità. Poi Shin’ichi rivelò ai presenti il suo stato d’animo e i suoi pensieri di presidente della Soka Gakkai: «Il mio desiderio più grande è che tutti voi possiate condurre un’esistenza lunga e felice, contraddistinta da tanta fortuna e una buona salute, basandovi costantemente sul principio di “fede è uguale alla vita quotidiana”. E desidero che adorniate il capitolo finale della vostra esistenza con un trionfo scintillante. A tal fine sono determinato a dedicarmi anima e corpo per aprire la strada alle vostre realizzazioni combattendo fino in fondo a costo della vita. Affinché anche le persone più giovani nella fede diventino felici, vorrei invitare tutti voi a sforzarvi, impegnarvi con tutte le forze e combattere con un atteggiamento uguale al mio. Per favore, fate in modo che i membri più giovani nella fede possano fare commenti del tipo: “Sono diventato veramente felice. Ho fatto proprio bene a praticare”. Vi prego di incidere profondamente nel vostro cuore che questo è il compito di un responsabile e proprio grazie a questo tipo di impegno noi, anziani nella fede, troviamo la chiave per diventare felici». Shin’ichi quindi proseguì sottolineando l’importanza di far crescere persone capaci. «Cominciamo innanzitutto col far crescere un individuo di talento, che abbia delle spiccate capacità. Così facendo, intorno a quella singola persona se ne riuniranno sicuramente molte altre, che a loro volta faranno emergere le loro qualità e peculiarità. Se ora perdiamo del tempo prezioso e non facciamo crescere giovani capaci, l’organizzazione alla fine si indebolirà e giungerà a un punto morto su tutti i fronti». La lotta condivisa 6 Dal momento che in varie parti del paese erano stati nominati a livello di prefettura e di territorio numerosi responsabili delle Divisioni uomini e donne, ancora piuttosto giovani, Shin’ichi Yamamoto parlò di come rapportarsi con i membri anziani che avevano dato un contributo importante all’attività. «Dietro lo sviluppo della Soka Gakkai, l’organizzazione buddista diffusa ormai in tutto il mondo, così dinamica ed energica, c’è stata la totale dedizione di alcune centinaia di illustri sconosciuti, pionieri nella fede. Pur avendo una vita poco agiata, continuavano a girare in lungo e in largo per far conoscere il Buddismo, fino ad arrivare al punto di non sentirsi più le gambe. Spesso e volentieri erano bersagliati da calunnie spregevoli e critiche infondate. Nonostante ciò, continuavano a dedicarsi instancabilmente a kosen-rufu. È grazie a loro se la Soka Gakkai è diventata l’organizzazione solida che è oggi. A voi responsabili, che avete ancora tanti anni davanti, chiedo di non dimenticare mai coloro che si sono impegnati anima e corpo durante gli albori del nostro movimento. Tra di loro ci sono state alcune persone che si sono dovute ritirate dalla prima linea dell’organizzazione per motivi di età o per problemi di salute. Tuttavia, a prescindere dalla loro attuale posizione all’interno dell’organizzazione, sono persone eccellenti che un tempo hanno affrontato battaglie indescrivibili in nome della Legge e si sono dedicate in maniera ineguagliabile allo sviluppo di kosen-rufu come inviati del Budda, proteggendo il Gohonzon con coraggio e decisione. Sono i pionieri del movimento Soka, i nostri tesori per l’eternità. Perciò prego voi responsabili centrali, a cominciare dai responsabili di prefettura, di avere grande considerazione e rispetto per tutti loro. Fate il possibile per dare loro tutto il vostro appoggio pieno di calore e umanità, sia da dietro le quinte che direttamente, affinché riescano a completare la loro vita nel migliore dei modi, adornando la fase dorata della loro esistenza con preziosi momenti di vittoria. 4 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa Tra venti o trent’anni una buona parte di voi, riuniti qui oggi, avrà la loro stessa età, e dovrete mettervi da parte lasciando le posizioni centrali dell’attività alle generazioni più giovani, esattamente come oggi stanno facendo questi pionieri di kosen-rufu. Desidero manifestare il massimo rispetto a tutte quelle persone che hanno costruito la Soka Gakkai, impegnandosi al massimo delle loro capacità e contribuendo enormemente allo sviluppo di kosenrufu, anche quando avranno lasciato i ruoli centrali dell’attività. Anche dopo la loro morte continuerò a parlarne ai giovani, elogiando le loro virtù. Questo è il mio profondo desiderio. Portiamo avanti, fino in fondo, la nostra missione in questa esistenza, tutti insieme, mentre consolidiamo sempre di più questa tradizione caratterizzata da uno spirito nobile e meraviglioso». La sala fu inondata da un lunghissimo applauso. La lotta condivisa 7 Nel pomeriggio del 19 maggio, il giorno seguente la riunione con i responsabili di centro, Shin’ichi Yamamoto partì dalla stazione di Hakata, nella prefettura di Fukuoka, prendendo un treno ad alta velocità, per raggiungere la stazione di Ogoori (l’odierna stazione Shin-Yamaguchi) nella prefettura di Yamaguchi. La sua prima visita in quella prefettura risaliva a dieci anni prima, a marzo e agosto del 1967, quando si recò nella città di Hagi a marzo, mentre in agosto era andato nelle città di Kudamatsu e Houfu. Durante questa visita, invece, aveva in programma di partecipare, tra le altre, alla riunione celebrativa presso il Centro Culturale di Yamaguchi, inaugurato pochi giorni prima, il 10 maggio. Il 19 maggio, che coincideva casualmente col giorno dell’arrivo di Shin’ichi, era stato scelto per commemorare la prima riunione generale tenutasi nella prefettura di Yamaguchi tre anni prima, e quindi era stato chiamato il “Giorno di Yamaguchi”. Non potendo partecipare a quella storica riunione, Shin’ichi inviò un messaggio per l’occasione, augurandosi di poter avere presto un’altra opportunità per approfondire ulteriormente il significato del “Giorno di Yamaguchi”. Inoltre, il 1977 segnava il ventesimo anniversario della campagna di Yamaguchi, una vasta campagna di propagazione che si era svolta in tutta la prefettura, sotto la guida di Shin’ichi, a ottobre e novembre del 1956 e a gennaio del 1957, che portò a risultati inaspettati e straordinari nella storia di kosen-rufu. Da tutte le parti del paese erano affluiti i compagni di fede che avevano un qualche legame con Yamaguchi per promuovere risolutamente la propagazione dell’insegnamento di Nichiren Daishonin. Nella prefettura le famiglie di praticanti che inizialmente erano poco meno di quattrocento, grazie a questi sforzi pionieristici a cui presero parte tantissimi membri, decuplicarono, arrivando a superare le quattromila famiglie: era una crescita formidabile. Venti anni erano trascorsi da quel momento e la prefettura di Yamaguchi aveva fatto nel frattempo passi da gigante, tenendo sempre al centro delle attività quei compagni di fede che avevano interiorizzato lo spirito pionieristico. Una persona è forte quando ha fatto l’esperienza di aver combattuto fino in fondo, con ogni oncia del suo essere, dando tutta se stessa, anima e corpo. I compagni di fede, che parteciparono a quella fase di propagazione, percepirono nettamente il potere della preghiera sincera e delle azioni tenaci e coltivarono il proprio senso di missione e di responsabilità, aprendo così un nuovo corso alla realizzazione di kosen-rufu e costruendo una convinzione assoluta nella fede. Durante il viaggio in treno verso Yamaguchi, Shin’ichi pensava fra sé e sé: «Questa volta, la mia permanenza nella prefettura di Yamaguchi sarà di quattro giorni e tre notti. Pur essendo poco tempo, voglio dare il via alla seconda campagna di propagazione a Yamaguchi, che permetterà ai compagni di fede di tutta la prefettura di raccogliere la forza per fare il salto nel ventunesimo secolo. Nel cuore di ogni singola persona farò ardere lo spirito combattivo della fede in modo che nessuno di loro si lascerà mai sconfiggere da nessuna difficoltà!». 5 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa E così dicendo, strinse forte il pugno. La lotta condivisa 8 Quando Shin’ichi arrivò alla stazione di Ogoori c’erano ad accoglierlo il responsabile della prefettura di Yamaguchi, Yoshimi Umeoka e altri responsabili del posto. Yoshimi era un uomo di quarant’anni ed era stato nominato responsabile di prefettura a settembre del 1973. Si era impegnato tantissimo per costruire le basi della Soka Gakkai a Yamaguchi. Percorrendo in macchina la strada per il Centro culturale di Yamaguchi, Shin’ichi gli disse: «Ora diamo una svolta alla storia di kosen-rufu qui a Yamaguchi e iniziamo una seconda campagna di propagazione del Buddismo del Daishonin in tutta la prefettura!». Mentre la macchina procedeva, Yoshimi cominciava a descrivere le varie zone che via via attraversavano lungo il tragitto. «Ora passiamo per il quartiere di Ogoori, che è il nodo centrale della circolazione della prefettura». Shin’ichi replicò: «Ho dei carissimi ricordi qui. Chi è il responsabile centrale del territorio di Ogoori?». «Si chiama Toshihide Nakata, ha un negozio di frutta e verdura». Shin’ichi allora chiese tante cose di lui, voleva sapere come andava il suo lavoro e come stavano i suoi familiari. Voleva essere ben informato su ogni persona perché desiderava incoraggiare nel migliore dei modi tutti loro, ma poteva farlo solo conoscendo con precisione la situazione di ciascuno. «Capisco. Per favore trasmetta al signor Nakata queste parole da parte mia: Grazie di cuore per tutti i suoi sforzi! La prego di diventare la colonna di questo quartiere, a cui tutti possano rivolgersi fiduciosi. Affido a lei Ogoori». Poi Shin’ichi fece domande specifiche sui responsabili delle Divisioni donne, giovani uomini e giovani donne di Ogoori. Yoshimi allora diventò un po’ evasivo, esitava a rispondere. Shin’ichi gli disse: «Un responsabile di prefettura dovrebbe conoscere a memoria sia la cartina della prefettura che la vita di tutti i compagni di fede. È probabile che questo non sia possibile dato che il numero complessivo delle famiglie conta alcune decine di migliaia, ma ciononostante dovrebbe impegnarsi per cercare di conoscere più persone possibili. Se ci pensa bene, il compito di un responsabile di prefettura è quello di realizzare la felicità di tutti i membri, senza tralasciare nessuno, perciò non è possibile non preoccuparsi di ogni singola persona». Yoshimi percepì lo spirito combattivo, pieno di passione, che ardeva nel cuore di Shin’ichi: sensei voleva espandere il movimento di kosen-rufu per portare benessere in quelle terre. Come affermò una volta Eleanore Roosevelt (1884–1962), la madre dei diritti umani statunitensi, nonché ex first lady: «Se la luce dentro il nostro cuore non arde di luce vivida e inesauribile, non possiamo proiettare una luce duratura nel cuore di altre persone». La seconda campagna di propagazione ebbe inizio da quei consigli dati da Shin’ichi al responsabile di prefettura, Yoshimi Umeoka, dentro l’automobile. La lotta condivisa 9 Shin’ichi Yamamoto domandò al responsabile della prefettura di Yamaguchi, Yoshimi Umeoka, i nomi e le professioni dei responsabili centrali delle varie zone della prefettura, inclusi quelli dei responsabili dei gruppi soka-han, byakuren e gajokai. Affidò poi a Yoshimi un messaggio d’incoraggiamento da consegnare a ognuno di loro. «Capisco bene che trasmettere i miei messaggi a ogni persona richieda tempo e impegno. Tuttavia, questi incoraggiamenti corrispondono al mio pensiero e al mio cuore, per questo motivo la prego di 6 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa non trasmetterli mai in modo formale o burocratico. Anche se non riesco a parlare direttamente con tutti loro, il mio desiderio sincero è quello di ripartire con slancio insieme a queste persone». Shin’ichi giunse al Centro culturale di Yamaguchi poco prima delle tre del pomeriggio. Non appena arrivato, prese subito parte all’inaugurazione dei monumenti dedicati ai primi due presidenti della Soka Gakkai, nonché alla cerimonia della messa a dimora di una pianta. In seguito, mentre incoraggiava i rappresentanti lì riuniti, fece un giro nel parco. Su esplicita richiesta dei membri, attribuì un nome ai giardini del Centro, chiamandoli rispettivamente Il parco delle fiabe e Il giardino di Kaguya. Nel frattempo, Shin’ichi spiegava ai responsabili come organizzare e mandare avanti un Centro culturale. «Penso che sarebbe il caso di mettere più panchine per i visitatori, in modo che possano sedersi quando sono stanchi. Al Centro culturale non verranno soltanto i giovani, ma anche molti anziani. È importante quindi usare delle accortezze nei loro riguardi, in modo che possano sentirsi a proprio agio e riposarsi in piena tranquillità. La Soka Gakkai è un’organizzazione di giovani i quali, stando in prima linea, aprono la strada per la realizzazione di kosen-rufu. Ma quando si progetta un Centro culturale e si pensa alla sua gestione e all’organizzazione delle attività, non ci si deve fermare ai giovani, anzi è indispensabile avere un’attenzione particolare nei confronti degli anziani, dei disabili e dei bambini. Inoltre, i Centri culturali della Gakkai devono accogliere i visitatori quando arrivano, senza intimorirli. Bisogna fare in modo che tutti possano sentirsi sereni e a proprio agio quando si trovano in un Centro culturale, dal momento che i castelli di kosen-rufu esistono per i membri». Poi Shin’ichi fece un giro all’interno del Centro. «Di giorno, sarebbe una buona idea aprire le tende, facendo attenzione a spegnere tutte le luci e gli apparecchi elettronici che non sono necessari. Inoltre, quando aprite e chiudete le porte cercate di farlo utilizzando le maniglie, in modo da non sporcare le porte, seppur accidentalmente, toccandole in altre parti. Una nuova partenza è sempre cruciale. Se fin dall’inizio riuscite a fare le cose in maniera ordinata, in seguito questa potrà diventare una consuetudine». La lotta condivisa 10 I Centri culturali vengono realizzati grazie alle offerte sincere dei compagni di fede, e proprio per questo motivo devono essere utilizzati con la massima cura e attenzione. Shin’ichi Yamamoto desiderava che tutti i responsabili sviluppassero pienamente questo tipo di atteggiamento. A metà pomeriggio Shin’ichi partecipò alla riunione dei rappresentanti per celebrare Il giorno della prefettura di Yamaguchi e subito dopo prese parte all’incontro informale con i responsabili del territorio Chugoku e della prefettura di Yamaguchi. A questa riunione erano presenti coloro che, grazie all’incoraggiamento di Shin’ichi, si erano impegnati tantissimo, insieme agli altri compagni di fede, durante la prima campagna di propagazione di Yamaguchi, e altri ancora che erano entrati a far parte della Soka Gakkai quando in quegli stessi anni gli fu parlato del Buddismo del Daishonin. «Per favore, mettetevi tutti a vostro agio! Sono molto felice di incontrare i vecchi amici, vecchi compagni di fede, che insieme a me si sono impegnati con tutte le forze nella lotta per realizzare kosen-rufu!». C’era un signore sui sessant’anni che aveva un sorriso stampato sul volto e guardava Shin’ichi con gli occhi scintillanti. Era Ichizo Masuda che, durante la fase iniziale di quella campagna di Yamaguchi, soffriva di reumatismi in forma molto grave, perciò non faceva altro che chiedere a Shin’ichi: «Ma con la fede posso veramente superare questa malattia?». 7 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa E tutte le volte che gli capitava qualche guaio nutriva dei dubbi sulla fede. Un giorno ad esempio gli fu svaligiata la casa, e attraversò tutta Tokyo per andare da Shin’ichi e lamentarsi dell’accaduto, manifestando tutta la sua frustrazione. E ogni volta, immancabilmente, Shin’ichi continuava sempre a dargli dei consigli trasmettendogli il suo cuore. A volte lo accoglieva e lo incoraggiava con grande calore facendogli capire la realtà dei fatti, mentre altre volte correggeva con severità il suo atteggiamento nella fede. Inoltre, quando Ichizo si riammalò di reumatismi, Shin’ichi recitò Daimoku con tutto se stesso e gli scrisse una lettera d’incoraggiamento. Nel corso degli anni Shin’ichi gli aveva ripetuto più volte: «La cosa importante è continuare a praticare, fino in fondo, per qualunque cosa, senza dubitare». E ora finalmente, vedeva alla riunione Ichizo Masuda che sprizzava gioia da tutti i pori. «Signor Masuda, per favore venga avanti. Come sta bene! Sono veramente contento di vederla così in forma!». Ichizo si mise a sedere davanti ed esclamò con voce allegra: «Grazie mille! Mi scuso per tutte le volte che sono venuto da lei a mugugnare e a lamentarmi». «Non fa niente – rispose Shin’ichi – È ovvio che non è proprio consigliabile passare le giornate a brontolare o a lamentarsi, ma quando uno si deve togliere un peso dallo stomaco, è meglio chiedere un consiglio personale parlandone con un responsabile più anziano nella fede. Si peggiorano solo le cose se ci si lamenta di qualcun altro alle sue spalle o si serba rancore, o ne siamo angosciati. E siccome il signor Masuda è stato capace di trasformare la lamentela in spirito di ricerca, è riuscito a praticare fino a oggi». La lotta condivisa 11 A quell’incontro informale c’era anche Mitsumoto Yamauchi, con il volto sorridente. Era un signore ormai maturo, che conservava tutta la sua dolcezza e umanità. Era stato il primo responsabile del capitolo Shimonoseki e in seguito anche il responsabile generale dello stesso capitolo. Shin’ichi Yamamoto si rivolse a lui: «Signor Yamauchi, mi fa veramente piacere vederla così bene! Ero un po’ preoccupato e ora sono davvero felice di incontrarla a questa riunione». Circa due anni prima il signor Yamauchi era stato colpito improvvisamente da un infarto. Quella sera in ospedale gli fu comunicato che le sue condizioni erano molto gravi. «Ma io non posso morire ora. Ho ancora la mia missione da realizzare!», pensò l’uomo. Quella notte recitò Daimoku con tutto se stesso, silenziosamente, dentro di sé. Molti compagni di fede, a cominciare da Shin’ichi, gli mandarono Daimoku. Sostenuto dalle preghiere dei suoi amici, Yamauchi riuscì a superare quella fase così critica, durante la quale rischiò la vita. «Quanti anni ha ora?», chiese Shin’ichi. «Quest’anno ne compio settanta». «E’ ancora giovane. Dato che ha superato la malattia, consideri il tempo che le rimane da vivere come un dono del Gohonzon. La prego di utilizzare la vita per ripagare il suo debito di gratitudine, dedicandola fino in fondo alla felicità delle altre persone. In questo modo riuscirà a costruire uno stato vitale altissimo. A dire il vero, a settant’anni ciò che conta è se si riesce ad abbracciare la vita con questo tipo di prospettiva. C’è chi pensa ad esempio: “Mi sono dato tanto da fare finora e ora voglio riposarmi e fare le cose che mi piacciono; lascio tutto nelle mani dei giovani”. Ma ci sono anche persone che rinnovano la loro determinazione affermando: “Ora è giunto il momento di iniziare la battaglia per completare la mia rivoluzione umana. Proprio questo momento decide la vittoria o la sconfitta, da ora in poi!”. 8 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa Come discepoli di Nichiren Daishonin, in che modo dobbiamo vivere? Come ci esorta il Daishonin: “Sviluppa sempre più la tua fede fino all’ultimo momento della tua vita, altrimenti avrai dei rimpianti”. (Lettera a Niiike, RSND 1, 911) Dobbiamo lottare facendo ardere ancora di più la passione della fede, con la determinazione che ora comincia la fase decisiva. Il fondatore del nostro movimento Soka, Tsunesaburo Makiguchi, guidava in prima linea tutte le attività della Soka Kyoiku Gakkai quando aveva settant’anni. Viaggiava per tutto il paese, in particolare per incoraggiare i membri durante le riunioni di discussione, e il martedì e il venerdì dava guide personali dal primo pomeriggio fino alle nove e mezza o alle dieci di sera. Ora che la durata media della vita si è allungata, i settantenni di oggi sono persone piene di vigore, nel fiore degli anni». La lotta condivisa 12 Mitsumoto Yamauchi rispose alla guida di Shin’ichi Yamamoto con un tono di voce dal quale traspariva tutta la sua determinazione: «Sì! Continuerò a combattere per tutta la vita». Shin’ichi annuì con un sorriso. Mitsumoto era un uomo piccolo di statura, ma animato da uno spirito appassionato, e si era sempre adoperato per la felicità dei compagni di fede di Shimonoseki. Nato nella famiglia di un sacerdote scintoista nella regione del Sanin, era cresciuto aiutando la sua famiglia, fin da piccolo, a costruire talismani scintoisti. Trovava molto strano che gli adulti rispettassero con reverenza i talismani da lui confezionati senza grande entusiasmo e a volte di malavoglia, come se fossero oggetti dotati di poteri miracolosi. Gli sembravano curiose quelle persone, persino ridicole. Dopo essersi diplomato alla scuola commerciale di Osaka, Mitsumoto cambiò molti lavori e alla fine aprì una trattoria. Si buttò anima e corpo nel lavoro e in seguito aprì altri ristoranti ma, quando ormai sembrava che la gestione dei locali fosse sulla buona strada, perse molti soldi in titoli investiti in Borsa. Come se non bastasse, uno dei suoi dipendenti lo derubò di un’ingente quantità di denaro e fu costretto a dichiarare bancarotta. Durante la Seconda guerra mondiale fu richiamato in servizio di leva e fu inviato in Manciuria, una colonia giapponese del Manchukuo (attualmente una zona nel nord-est della Cina). Qui si trovò ad affrontare delle situazioni estreme, di profondo disagio e sofferenza, e riuscì a stento a sopravvivere. Avendo sperimentato l’estrema crudeltà e la barbarie della guerra, finì per diventare ateo: era convinto che non esistessero né Dio né Budda. Il conflitto mondiale terminò quando aveva trentasette anni. Ritornò a Shimonoseki, dove trovò lavoro come impiegato all’ufficio postale: stava provando a ricostruirsi una vita. Era già sposato e aveva quattro figli, ma il salario era troppo basso ed era un problema sfamare tutta la famiglia. Mitsumoto allora si buttò a fare attività nel sindacato dei lavoratori perché voleva eliminare dal mondo la disuguaglianza e il divario incolmabile tra ricchi e poveri. Presto fu conosciuto nel movimento sindacale come un uomo coraggioso che combatteva in prima linea senza risparmiarsi. Tuttavia, resosi conto dell’ambizione e della sete di potere dilagante ai vertici del sindacato, così come della lotta per il potere tra i suoi dirigenti, l’impegno e la passione che lo avevano portato a darsi totalmente al movimento si affievolirono poco alla volta. Inoltre, sua moglie Teruko era affetta da gravi problemi digestivi e cardiaci e la sua delusione verso la vita diventava sempre più forte, fino a portarlo a concepire una visione pessimistica dell’esistenza. Aveva cominciato a bere, e più beveva più la sua vita faceva acqua da tutte le parti. «Che cosa mi sta succedendo?» si chiedeva. «Mi impegno al massimo, ma appena mi sembra di vedere un piccolo miglioramento, precipito giù fino a toccare il fondo della sofferenza. Non potrò 9 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa mai essere libero dalla povertà, né tanto meno dalla malattia di mia moglie. È come se fossi incatenato a qualcosa d’invisibile». La lotta condivisa 13 Mitsumoto Yamauchi, deluso anche dal movimento dei lavoratori, fu colto dalla disperazione più nera. «In fin dei conti, nel mondo c’è sempre stata disparità tra gli esseri umani, fin dal principio! In quale paese è meglio nascere: in uno che si adopera per la pace o in uno che propende per la guerra? In uno stato ad economia avanzata o in uno in via di sviluppo? In una grande metropoli o in campagna? Solo questi fattori, di per sé, determinerebbero il quadro di partenza del destino di un individuo. Inoltre, in quale famiglia nascere? In una ricca o povera? E infine con quale tipo di genitori? Considerando tutte queste condizioni, già si potrebbe delineare in gran parte la vita di una persona. Ma oltre a ciò, se una persona nasce con qualche tipo di handicap o di malattia oppure con una salute cagionevole, la sua esistenza sarà sempre segnata da una grande sofferenza. Allora, cos’è che determina il nostro destino? È solo una combinazione fortuita?». E più ci pensava, più i suoi pensieri erano confusi. Stava per compiere cinquant’anni, ma aveva la netta sensazione che tutti gli anni che aveva vissuto non avessero avuto il benché minimo significato. Fu proprio in quel periodo che sua moglie Teruko, che doveva ricoverarsi periodicamente nell’ospedale del quartiere a causa delle malattie di sui soffriva, gli disse che aveva sentito parlare del Buddismo da un vicino di stanza e che voleva entrare a far parte della Soka Gakkai. «La Soka Gakkai? - chiese l’uomo. - Ma di che religione si tratta?». «Non ne so molto nemmeno io - replicò la moglie - però mi hanno detto che è un insegnamento che permette a tutti di diventare felici attraverso la trasformazione del proprio karma, che ci accompagna passo passo fin dalla nascita». «Ti hanno detto allora che si può trasformare il destino di un individuo?». «Sì. Ho scoperto che la Legge fondamentale dell’universo si chiama Nam-myoho-rengekyo. E mi è stato spiegato che se recitiamo questa frase, Nam-myoho-rengekyo, davanti all’oggetto di culto, il Gohonzon iscritto da Nichiren Daishonin, possiamo vivere all’unisono con la legge fondamentale dell’universo e trasformare anche il nostro karma». Teruko poi aggiunse: «E come se non bastasse, tutti hanno affermato con estrema convinzione che anche io riuscirei senza ombra di dubbio a superare i miei problemi di malattia e a rimettermi in salute. Ma c’è un problema. Mi hanno detto che si può diventare felici solamente se si prega con fede al Gohonzon, vale a dire il corretto oggetto di culto. Bisogna cominciare a praticare con una nuova determinazione, mettendo da parte tutti gli oggetti di culto che abbiamo usato finora, come i talismani scintoisti che potrebbero essere ancora in casa nostra». La lotta condivisa 14 Al racconto di sua moglie, il volto di Mitsumoto Yamauchi si illuminò. «Ah sì? Dicono che i talismani sono inutili? Mi piace una religione che afferma una cosa del genere. È interessante. E poi hanno ragione. Sono anche molto spiritosi, davvero! Lo so bene, perché quando ero piccolo costruivo spesso questi talismani e realisticamente non è possibile che un oggetto del genere sia in grado di salvare la gente. Sentiti del tutto libera di buttare subito via sia i talismani scintoisti che gli altri oggetti di culto che abbiamo in casa». A quel punto sua moglie tirò un sospiro di sollievo. «Meno male. Sono davvero felice che tu la pensi così. Sai, ero certa che avresti detto questo e allora me ne sono già liberata». «Davvero? L’hai fatto? Va bene. Senti, siccome non è bello che in una famiglia vengano praticate religiosi differenti, se questa è la religione che hai scelto, lo farò anch’io», concluse Mitsumoto. I coniugi Yamauchi entrarono a far parte della Soka Gakkai nel marzo del 1956. A partire da quel giorno, Teruko si impegnò assiduamente nella pratica. Mentre prima passava le giornate a letto, priva di energia vitale, adesso, ogni giorno che passava, sentiva che le stavano 10 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa ritornando le forze e cominciò a partecipare con entusiasmo anche alle riunioni. Questa esperienza rafforzò la sua fede e la convinzione che riponeva nel Buddismo. Pur essendo diventato membro, Mitsumoto Yamauchi invece non se la sentiva di impegnarsi seriamente nella pratica buddista. Ma stando a stretto contatto con sua moglie e vedendone il cambiamento, un po’ per volta si convinse a praticare costantemente. Cominciò col divorare letteralmente le riviste della Soka Gakkai. Iniziò a rendersi conto che tra le religioni esistono insegnamenti superficiali e quelli profondi, quelli corretti e quelli errati, quelli che tendono a una vita basata su nobili principi e quelli che mirano unicamente ad atteggiamenti mondani. Si convinse del fatto che la felicità o l’infelicità di una persona dipende dall’oggetto della sua fede. Imparò che il karma individuale si forma nei tre tempi di passato, presente e futuro tramite il pensiero, le parole e le azioni che vengono compiute fin dalle esistenze passate. A ottobre, sette mesi dopo che gli Yamauchi erano diventati membri della Soka Gakkai, Shin’ichi Yamamoto fece una visita a Shimonoseki, dal momento che questa località faceva parte della campagna di Yamaguchi. Partecipò a una riunione di discussione dove affermò: «È vero che siamo persone comuni, e anche povere, ma il nostro stato originale è quello di Bodhisattva della Terra. Siamo apparsi in questo mondo e ci siamo assunti volontariamente il nostro karma per compiere la nobile missione di kosen-rufu, vale a dire, per condurre alla felicità le persone nell’Ultimo giorno della Legge». Ascoltando le parole di Shin’ichi, Yamauchi rimase quasi senza fiato, tanto era inebriato da un profondo senso di appagamento. La lotta condivisa 15 Da una prospettiva buddista, poi, Shin’ichi Yamamoto sottolineò l’immenso valore e il profondo significato del fatto di nascere come esseri umani. E Mitsumoto Yamauchi sentì svanire all’istante le tenebre del pessimismo che gli annebbiavano la mente rispetto al problema del karma. Da tutto il Giappone, i ventisei capitoli inviarono i propri compagni di fede a Yamaguchi per partecipare alla campagna di propagazione. C’erano persino alcuni che arrivavano dalla città di Sendai e da altre zone del Tohoku. Animati dal desiderio di piantare il seme della felicità in ogni angolo di Yamaguchi, tutti i capitoli presero parte alle attività con energia, come se stessero partecipando a una gara tra di loro per arrivare primi. Sia Mitsumoto che sua moglie Teruko si buttarono anima e corpo in quel fermento per diffondere il Buddismo insieme ai membri che erano stati mandati lì dagli altri capitoli. Molti di coloro che erano stati inviati nella prefettura di Yamaguchi avevano solo uno o due anni di pratica alle spalle. Ciononostante, avevano ridotto al minimo le spese per procurarsi i soldi per il trasporto, il vitto e l’alloggio, e poter partecipare a quella campagna di propagazione. Ciascuno di loro stava affrontando i propri problemi, come una difficile condizione economica, la malattia di un caro amico o parente, o disarmonia in famiglia. Tuttavia, erano persone ammirevoli, accorse a Yamaguchi impazienti di prendere parte alle attività in corso, mossi dalla decisione di non lesinare la propria vita per kosen-rufu. Molti di loro affermarono in quell’occasione: «Luciderò la mia vita grazie a questo sforzo, e romperò le catene del mio karma!». Malgrado ciò, quando andarono a trovare le persone che conoscevano per parlare loro del Buddismo, si resero conto che la stragrande maggioranza non era minimamente disposta ad ascoltarli. E il loro grande entusiasmo, che inizialmente li aveva motivati così tanto, si affievolì, tanto che qualcuno arrivò persino a piangere per quanto si sentiva demoralizzato. Alcuni membri, guardando le luci della città da una collina, presi dallo scoraggiamento, pensarono tra sé e sé: «In questa città vivono così tante persone, eppure, non riesco a fare shakubuku nemmeno a una sola persona. Perché?». Fu Shin’ichi Yamamoto, responsabile di quella campagna di propagazione, ad aprire uno spiraglio di coraggio nel cuore di quei compagni di fede, riaccendendo in loro uno spirito combattivo. Confortò con dolcezza coloro che si affliggevano perché non erano riusciti a concretizzare i loro sforzi: «Nello shakubuku, vale a dire nel lavoro che facciamo per piantare il seme della Buddità negli altri, esistono due tipi di semina: quella che permette alle persone di ascoltare l’insegnamento e quella che conduce le persone a prendere fede nell’insegnamento di Nichiren Daishonin. La prima significa parlare e spiegare alla gente il Buddismo, mentre la seconda equivale a portare un individuo ad abbracciare il Gohonzon. Anche se una persona non inizia subito a praticare, dal momento che parlando di Buddismo 11 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa abbiamo piantato nel suo cuore il seme della Buddità, un giorno sicuramente inizierà a praticare. Perciò l’azione della semina che state portando avanti, permettendo alle persone di ascoltare l’insegnamento del Daishonin, è il punto fondamentale nell’attività di propagazione». La lotta condivisa 16 Tra i partecipanti alla campagna di Yamaguchi c’erano membri che, pur mettendocela tutta nel fare shakubuku, non riuscivano a convertire nessuno all’insegnamento di Nichiren Daishonin e ne erano profondamente addolorati. Il cuore di Shin’ichi si rattristava pensando a questi compagni di fede così affranti. Allora spiegò con risolutezza: «Noi tendiamo a scoraggiarci e a essere giù di morale se le persone a cui abbiamo parlato di Buddismo con tutte le nostre forze non iniziano a praticare. Eppure, sia che seminiamo permettendo alle persone di ascoltare l’insegnamento, sia che seminiamo conducendo le persone ad abbracciare il Gohonzon, abbiamo gli stessi benefici. Ciò che conta è continuare a parlare fino in fondo a tutte le persone dell’insegnamento corretto. Avrete sicuramente sentito parlare del bodhisattva Mai Sprezzante. Gli sforzi che stiamo compiendo nel piantare i semi del Buddismo equivalgono oggigiorno all’azione del bodhisattva Mai Sprezzante. Non è una cosa straordinaria?». Nel ventesimo capitolo del Sutra del Loto, dove si parla del bodhisattva Mai Sprezzante, si narra della sua apparizione nel Medio giorno della Legge, dopo la morte del Budda Suono Maestoso. Ogni volta che il bodhisattva Mai Sprezzante incontrava le persone, predicava il Sutra del Loto in ventiquattro caratteri, inchinandosi con rispetto e ammirazione. «Nutro per voi un profondo rispetto; non oserei mai trattarvi con disprezzo o arroganza. Perché? Perché voi tutti state praticando la via del bodhisattva e conseguirete certamente la Buddità» (Il Sutra del Loto, p. 355). Convinto della natura di Budda inerente in ogni essere vivente, il bodhisattva Mai Sprezzante enunciava questa frase inchinandosi davanti alle persone con le mani giunte, in segno di riverenza. Tuttavia, non appena udivano le sue parole, le persone reagivano infuriandosi e detestandolo a morte perché ritenevano che ciò che diceva non fosse vero. Di conseguenza ne parlavano male e lo insultavano. Come se non bastasse, lo colpivano con bacchette e bastoni e gli lanciavano terraglie e sassi. Ciononostante, il bodhisattva Mai Sprezzante non cessò mai di riverire le persone e continuava ad andare in giro affermando: «Nutro per voi un profondo rispetto…» Nel sutra si legge che coloro che lo perseguitarono mancandogli di rispetto caddero nell’inferno di incessante sofferenza per mille kalpa, ma alla fine conseguirono la Buddità grazie alla relazione creata per aver udito l’insegnamento corretto dal bodhisattva Mai Sprezzante. La lotta condivisa 17 Gli esseri viventi dell’Ultimo giorno della Legge vengono descritti come coloro che di per sé non sono dotati di buone radici (WND, 2, 230). Ciò vuol dire che non avendo avuto relazione con il Budda Shakyamuni, non hanno ancora ricevuto il seme per diventare dei Budda. Allora come si possono condurre a conseguire l’Illuminazione? Nel suo trattato Parole e frasi del Sutra del Loto, il Gran Maestro T’ien-T’ai affermò: «Predicando per loro risolutamente, anche se ciò li fa andare in collera» (Insegnamenti orali, BS, 113, 47). In altre parole significa portare queste persone a creare un legame con il Buddismo, condividendo con loro l’insegnamento corretto, anche se non desiderano ascoltarlo. È importante parlare della dottrina buddista alla gente, come faceva il Bodhisattva Mai Sprezzante. Le persone che ascoltano l’insegnamento della Legge mistica, piuttosto che accettarlo immediatamente, potrebbero anche opporvisi, e, offuscate dai tre veleni di avidità, collera e stupidità, potrebbero arrivare addirittura a perseguitare coloro che lo predicano. Ciononostante, in virtù del fatto che hanno ascoltato l’insegnamento corretto, esse hanno creato un legame con il Buddismo e nella profondità delle loro vite sono stati piantati i semi per conseguire la Buddità. Per questo motivo, Nichiren Daishonin afferma: «[…] egli tuttavia persisteva nel suo sforzo di predicare “in modo energico, benché ciò li faccia andare in collera” (Parole e frasi, volume decimo), un'azione che sorgeva dai suoi sentimenti di pietà e compassione ».(Insegnamenti orali, BS,120, 52) Shin’ichi Yamamoto si rivolse ai compagni di fede che partecipavano alla campagna di Yamaguchi 12 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa con queste parole: «Spetta alla persona, dopo aver sentito parlare di Buddismo, decidere o meno di iniziare a praticare. Ciò che conta è con quante persone siamo riusciti a parlare di Buddismo, partendo dal nostro desiderio di vederle felici. Chiaramente, è superfluo affermare che la cosa fondamentale è coltivare un forte ichinen, in modo che tutti coloro a cui parliamo di questo insegnamento comincino a praticare, assolutamente, dal momento che il nostro obiettivo è realizzare la felicità di ogni essere umano grazie alla fede nel Buddismo. Tuttavia, non c’è alcun motivo di demoralizzarsi se non iniziano a praticare. Proviamo a parlare a una persona. Se questa non pratica o non ne vuole sapere, allora parliamo a due persone. Se neanche loro vogliono iniziare, proviamo con tre persone, poi con cinque, e poi con dieci, e se di queste dieci nessuna vuole praticare, allora parliamo a venti persone. E se nemmeno con loro dovesse funzionare, parliamo a trenta o quaranta persone. Il punto è continuare a propagare il Buddismo con sempre maggiore entusiasmo e convinzione. Tutti gli sforzi che farete in tal senso si trasformeranno in benefici e buona fortuna, elementi essenziali per il cambiamento del karma. Oggigiorno, ciascuno di noi è il Bodhisattva Mai Sprezzante, siamo i Bodhisattva della Terra. Inoltre, proprio come Nichiren Daishonin, stiamo percorrendo la strada maestra della pratica buddista». I compagni di fede che avevano ascoltato con la massima attenzione la guida di Shin’ichi, sentirono riempirsi il cuore di coraggio. Si sentirono non solo incoraggiati, ma anche rivitalizzati e rigenerati, e ripartirono con un senso di freschezza e maggiore determinazione, desiderosi di condividere il Buddismo con più persone possibile. La lotta condivisa 18 Durante la campagna di Yamaguchi, Mitsumoto Yamauchi e sua moglie Teruko impararono da Shin’ichi Yamamoto l’importanza di dedicare la vita alla propria missione per kosen-rufu. Da attivista del sindacato, Mitsumoto diventò un riferimento di primo piano nel movimento di kosen-rufu, poiché arrivò a essere una figura centrale per lo sviluppo della Soka Gakkai a Shimonoseki. In occasione dell’incontro informale presso il Centro culturale di Yamaguchi, Shin’ichi Yamamoto aveva parlato con ogni persona presente alla riunione. Tra i partecipanti non erano pochi coloro che erano entrati a far parte della Soka Gakkai o si erano decisi a praticare seriamente durante la campagna di propagazione. Questo era il caso, ad esempio, di Tadaharu Igo e sua moglie Tokiko, rispettivamente responsabile di centro della Divisione uomini e della Divisione donne a Hagi, una città nella prefettura di Yamaguchi. La prima volta che partecipò a una riunione di discussione a Hagi, durante la campagna di Yamaguchi, Shin’ichi ebbe modo di incontrare Tokiko, che era appena diventata membro. La donna gli pose una domanda con aria pensierosa: «Si può davvero guarire dalla malattia con questa pratica?». Si era convertita al Buddismo da circa un mese e in quel periodo soffriva di tubercolosi ai polmoni e ai reni. «Che cos’ha? Ha una malattia?» le chiese Shin’ichi. «Sì, ho la tubercolosi». C’era un uomo accanto a lei, intento ad ascoltare quella conversazione senza proferire parola. Era suo marito, Tadaharu Igo, che lavorava presso le Ferrovie giapponesi. Anch’egli soffriva di asma bronchiale, ormai la tosse e il catarro erano diventati cronici. Tadaharu non era ancora membro della Soka Gakkai, ma Tokiko gli aveva chiesto di accompagnarla fino al luogo della riunione perché non riusciva a camminare senza un appoggio. Osservandola, Shin’ichi iniziò a parlare della relazione tra karma e malattia. «Il potere che esercita la medicina è molto importante, così come i mezzi di cui dispone, ma fondamentalmente la guarigione da una malattia ha a che fare con la forza vitale degli esseri umani stessi: è una questione di forza vitale. Finché lei non trasforma il suo karma che la porta a soffrire per la malattia, potrà anche superare questo male, ma poi si riammalerà di nuovo, colpita da qualche altra patologia. Il Buddismo spiega il modo per trasformare il proprio karma facendo emergere la forza vitale. Anch’io, un tempo, ho sofferto di tubercolosi ai polmoni, ma sono riuscito a superarla». Quando parliamo con convinzione avvalorata dalle esperienze personali, le nostre parole hanno il potere di smuovere in profondità il cuore delle persone. 13 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa La lotta condivisa 19 Ascoltando Shin’ichi Yamamoto, Tokiko Igo prese una grande determinazione e decise di trasformare assolutamente il proprio karma grazie alla pratica buddista. Anche suo marito, Tadaharu, volle provare l’insegnamento di Nichiren. Facendosi coraggio, Tokiko chiamò subito tre suoi amici per invitarli alla riunione di discussione che si sarebbe tenuta nell’albergo dove alloggiavano Shin’ichi e altri responsabili. Tutti e tre accettarono di buon grado. Non persero una parola dell’intervento di Shin’ichi, i loro occhi erano raggianti e, rendendosi conto di quanto fosse essenziale seguire un insegnamento corretto, decisero in quella sede di entrare a far parte della Soka Gakkai. Tokiko sperimentò la gioia di condividere il Buddismo con gli altri, così una grande speranza e convinzione sgorgarono dal suo cuore come un’allegra melodia. Dal quel momento in poi, quando si sentiva abbastanza in forze, partecipava attivamente alle iniziative della Soka Gakkai. Tutte le volte che si impegnava nella propagazione del Buddismo si dimenticava persino di essere malata. E senza neppure accorgersi di come e quando, smise di essere affetta da quel senso di spossatezza che la tormentava da sempre e si sentì piena di energia. Nel dicembre dello stesso anno si ristabilì dalla tubercolosi e smise di passare tante delle sue giornate a letto. Nell’aprile dell’anno successivo guarì dall’ematuria, ponendo fine anche a quella malattia che la perseguitava da oltre otto anni. Josei Toda spesso affermava: «Il Gohonzon è l’entità con la maggiore concentrazione di forza vitale di tutto l’universo. Ogni volta che ci sintonizziamo con il Gohonzon, la nostra forza vitale acquisisce la stessa energia e diventa molto potente». Quando ci adoperiamo attivamente per il movimento di kosen-rufu e per la felicità delle persone, la nostra condizione vitale non conosce limiti. Osservando l’esperienza di sua moglie Tokiko, anche Tadaharu iniziò a praticare con entusiasmo e i due diventarono la forza trainante del movimento di kosen-rufu a Hagi. Durante quell’incontro informale, Shin’ichi parlò ai coniugi Igo: «Come sono felice di vedere che state bene! Guardando lei, signora Igo, faccio fatica a credere che sia la stessa persona che ho conosciuto tempo fa. In confronto a quando la incontrai per la prima volta, sembra un’altra persona». Tokiko rispose: «In effetti, è così. Oltre alla malattia, avevamo anche una brutta situazione economica in quel periodo. Ma ora siamo veramente felici. Io e mio marito, facendo shakubuku, abbiamo convertito circa cento famiglie all’insegnamento di Nichiren Daishonin». «Bravissimi!», esclamò Shin’ichi. «Voi due siete la prova concreta che impegnandoci fino in fondo per vent’anni, possiamo diventare davvero felici, trasformando assolutamente il nostro karma». La lotta condivisa 20 Un signore anziano con gli occhiali si alzò in piedi e salutò Shin’ichi Yamamoto. «Sono Minoru Bito e vengo dalla città di Hofu. A gennaio del 1957, in occasione della campagna di Yamaguchi, ero insieme agli altri membri ad attendere il suo arrivo, sensei, alla stazione di Hofu, che allora era chiamata stazione di Mitajiri». «Sì, me lo ricordo bene. A proposito, adesso quanti anni ha?». «Ho sessantuno anni. I miei quattro figli sono cresciuti e ora con mia moglie ci stiamo godendo una vita serena: non ci manca proprio nulla». «E che lavoro fa?». «Prima eravamo proprietari di un negozio di sandali, ma ora abbiamo in gestione una gastronomia». Minoru era entrato a far parte della Soka Gakkai nel novembre 1956, solo due mesi prima dell’arrivo di Shin’ichi alla stazione di Mitajiri. Anche lui aveva iniziato a praticare sull’onda della campagna di propagazione in atto nella prefettura di Yamaguchi, nell’autunno del 1956. Nel gennaio 1957, lo stesso giorno dell’arrivo di Shin’ichi, si tenne in serata una vivace riunione di discussione, al secondo piano dell’albergo dove era alloggiato il presidente Yamamoto. Circa la metà dei presenti erano amici dei membri. Rivolsero a Shin’ichi molte domande; soprattutto volevano sapere se fosse possibile risolvere i problemi economici o le malattie che li affliggevano. Inizialmente, le persone esternavano solo i tormenti di cui soffrivano, stretti nelle morse del karma, 14 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa ma via via che Shin’ichi parlava, i dubbi dei partecipanti cominciarono a sciogliersi per fare spazio a una nuova luce di speranza e rivitalizzazione, che avvolse tutti i presenti. Quando Shin’ichi terminò di rispondere a tutta quella serie di domande, fu la volta di un uomo con i baffi dall’aria di sufficienza. Era una persona del luogo, influente, che partecipava alla riunione su invito di un amico. «A differenza della gente qui presente, i soldi non mi mancano. L’unico mio problema al momento è che tipo di impresa mettere in piedi per guadagnare abbastanza. Avresti un’idea da darmi?». L’uomo aveva un atteggiamento arrogante e indisponente; era evidente il suo disprezzo per i presenti. Per un attimo l’espressione del volto di Shin’ichi si rabbuiò; tutti rimasero sorpresi e si zittirono all’istante. Nella stanza risuonò la voce di Shin’ichi, con tono severo: «La Soka Gakkai è l’alleata delle persone che soffrono e sono infelici. Una persona come lei che disprezza gli altri, giudicandoli superficialmente solo per le apparenze, la posizione sociale o i titoli accademici, non potrà mai comprendere l’intento della Gakkai, né tantomeno il Buddismo». La lotta condivisa 21 Quell’uomo così influente fu preso alla sprovvista dalle parole severe pronunciate da Shin’ichi Yamamoto e ne fu intimorito. Continuava a battere le ciglia come sbigottito. Shin’ichi continuò a parlare adottando un tono più dolce e persuasivo: «Molti dei compagni di fede oggi qui presenti stanno attraversando dei periodi molto difficili da un punto di vista economico, oppure sono angosciati da una malattia che li ha colpiti. Tuttavia, stanno affrontando queste sofferenze con serietà per riuscire a superarle. Inoltre, pur avendo problemi così grandi, ogni singolo giorno si stanno impegnando al massimo per aiutare le persone a realizzare la felicità, nonostante a volte vengano derisi o calunniati. Questo è sicuramente il miglior modo di vivere, il più puro e il più nobile, diametralmente opposto a quello di chi si dà delle arie vantandosi del suo piccolo patrimonio! Il Buddismo spiega che cosa è la vera felicità, qual è il bene supremo e quale il vero sentiero che gli esseri umani dovrebbero seguire. Nella società, accade spesso che la gente venga attratta da valori quali la ricchezza, lo status sociale o la fama. Ma in questo modo si perdono di vista i “tesori del cuore”. Per poter diventare veramente felici, non esiste altra soluzione che accumulare i “tesori del cuore”. Il Buddismo insegna come migliorarci fino ad arrivare a far risplendere il nostro cuore mentre costruiamo un io invincibile. La Gakkai sta diffondendo questo insegnamento con lo scopo di eliminare infelicità e povertà dalla faccia della terra». Shin’ichi espose con parole semplici quale fosse la missione della Soka Gakkai di rivitalizzare le persone comuni aiutandole a diventare felici e a vivere in maniera degna degli esseri umani. Quando finì di parlare ci fu un grande applauso nella stanza dell’albergo e quasi tutti gli ospiti invitati dai membri chiesero di entrare a far parte della Soka Gakkai. Anche l’uomo influente era rimasto molto colpito dalle parole di Shin’ichi, e decise di diventare membro della Gakkai. La passione e la fermezza dimostrate dal presidente Yamamoto per proteggere le persone comuni, dedicandosi anima e corpo alla loro felicità, aveva aperto il cuore dei presenti. Era riuscito a toccare una corda profonda in ciascuno di loro, e ora l’ambiente era pervaso da un’atmosfera di condivisione. Dopo la riunione di discussione, alcuni partecipanti s’intrattennero in un’altra stanza dell’albergo. L’uomo facoltoso, non potendo trattenere l’eccitazione, esclamò: «Sono rimasto sbalordito. Non mi sarei mai aspettato di sentire un discorso del genere. È un giovane davvero incredibile. Era come se ogni sua parola avesse il potere di scuotermi da capo a piedi. A un certo punto ho quasi creduto di cadere all’indietro. Ho dovuto appoggiare le mani sul tatami per tenermi dritto. Penso che si tratti davvero di una religione straordinaria». La lotta condivisa 22 Minoru Bito era rimasto incantato dalle parole piene di convinzione che Shin’ichi Yamamoto aveva rivolto a quell’uomo, e pensò fra sé: «Dato che pratico anch’io, mi piacerebbe avere la sua stessa 15 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa convinzione, la stessa fede». Così, la mattina seguente, Bito si recò di buon’ora all’albergo dove alloggiava il presidente Yamamoto, per ricevere un consiglio da lui. Dopo aver scattato una foto commemorativa insieme ai membri che erano venuti a trovarlo, Shin’ichi incoraggiò Bito: «Per favore, continua a praticare per tutta la vita, non smettere mai. Dovresti mirare ad avere successo anche negli affari: questo ti porterà a creare delle solide fondamenta per kosen-rufu qui a Hofu». In quella occasione Bito era diventato anche responsabile di gruppo, fungendo da referente centrale per una dozzina di famiglie. Era un uomo ingenuo, a volte perfino un po’ sprovveduto. Anche negli affari si fidava subito degli altri e si buttava a capofitto nelle situazioni che gli venivano prospettate, non appena sentiva dire che si trattava di una “proposta valida”. Nonostante sua moglie Kimiko lo consigliasse di essere più cauto, Bito non voleva darle ascolto e rispondeva: «Non mettere bocca in cose che non ti riguardano». Una volta, ad esempio, gli fu proposto di comprare una macchina che produceva delle piccole ciambelle: «Tutto il processo è automatico e produce dei dolcetti deliziosi in un batter d’occhio». L’acquistò immediatamente e aprì un negozio di dolciumi. È vero che riusciva a produrre una gran quantità di ciambelline, ma gli mancavano i clienti. Col passare del tempo gli avanzarono sempre più ciambelle, e alla fine dichiarò bancarotta. Un’altra volta si fece convincere da qualcuno a costruire una giostra a forma di torre con otto pannelli rotanti, da utilizzare per vendere pubblicità, soltanto perchè allettato dalle parole: «Anche senza far nulla, ti permette di avere tutti i mesi un buon guadagno». In effetti, molte persone andarono a vedere quella strana torre ottagonale, ma più che altro per curiosità, senza alcuna intenzione di comprare spazi pubblicitari, e così anche quella torre finì per rivelarsi l’ennesimo buco nell’acqua. Il susseguirsi di un fallimento dietro l’altro ridusse Bito alla miseria più nera. Furono in molti a criticare la sua faciloneria, riversando la stessa sfiducia anche nei confronti della Soka Gakkai. Sollecitato anche da sua moglie, Bito andò a chiedere un consiglio nella fede. «Caro signor Bito, non crederà di riuscire a far bene qualsiasi cosa per il solo fatto di praticare? E di riuscire a guadagnare senza darsi un gran da fare? Questa è un’interpretazione distorta della fede. Lei in realtà sta strumentalizzando la sua fede. Il Buddismo è ragione. E senza sforzo, senza sfidarsi e senza un forte desiderio di migliorarsi, non potrà raggiungere risultati soddisfacenti». La lotta condivisa 23 Ascoltando le parole di quel responsabile, Minoru Bito ebbe la sensazione che gli avesse letto nel pensiero. L’uomo proseguì dicendo: «Le proposte che promettono un facile guadagno nascondono quasi sempre dei trabocchetti e finiscono col rivelarsi un disastro. Se ci si butta a capofitto in imprese del genere, prendendo denaro a prestito per finanziarle per poi far fiasco, si finisce per farsi prendere dall’ansia. E pur di rimediare alla situazione, si diventa precipitosi e facilmente si abbocca a qualche altro “affare d’oro”. E ripetendo più e più volte lo stesso circolo vizioso, i debiti cresceranno a dismisura e si finirà col dichiarare la bancarotta. Per evitare tutto questo, è necessario ripartire con una nuova determinazione, sia nel lavoro che nella pratica. Lei deve rivedere il suo atteggiamento superficiale e un po’ credulone, nonché il suo modo di vivere da “mendicante della fede”. Piuttosto che passare gli anni in cerca di proposte allettanti e facili profitti, è importante consolidare le proprie fondamenta e guadagnarsi un poco alla volta la fiducia degli altri attraverso sforzi concreti, animati dal desiderio di migliorarsi. Soprattutto, è indispensabile prendere la ferma decisione di dedicare la propria vita a kosen-rufu! È indispensabile una preghiera seria e sincera davanti al Gohonzon: La mia vita esiste in funzione di kosen-rufu. Realizzerò assolutamente kosen-rufu a Hofu. Per questo motivo ora ho bisogno di superare questa fase critica e costruire una buona base economica che mi permetta di fare attività senza problemi e dimostrare la grandezza del Buddismo! C’è una differenza abissale tra praticare solo per diventare ricchi e desiderare, invece, di avere successo negli affari per poter realizzare kosen-rufu. Noi siamo nati con la missione di far conoscere l’insegnamento corretto alle persone nei nostri quartieri e nella società e di renderle tutte felici senza tralasciare nessuno. 16 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa Quando lei s’impegnerà al massimo nella pratica e nella fede, decidendo fermamente di vivere fino in fondo questa missione, sarà in grado di manifestare lo stato vitale del Budda e del bodhisattva, e sperimenterà un’energia immensa e una saggezza inesauribile che le sgorgheranno da dentro. Anche la riuscita nel lavoro si realizzerà quando lei lo affronterà con serietà, con questo stesso tipo di energia e saggezza». Bito fu costretto a fare un esame di coscienza: si pentì dell’idea che si era fatto della pratica, di come l’aveva strumentalizzata, così come del suo atteggiamento di fondo nell’affrontare la vita. Animato dal desiderio di ricominciare tutto daccapo, intraprese la sua battaglia, sia nella fede che nel lavoro. Dopo molte peripezie, aprì una rosticceria e un poco alla volta si conquistò la fiducia della clientela. Riuscì a convertire al Buddismo più di cento famiglie. E riflettendo sugli ultimi vent’anni, mise al corrente Shin’ichi Yamamoto del cambiamento della sua vita con un profondo senso di gratitudine. La lotta condivisa 24 Durante la riunione, Shin’ichi Yamamoto rivolse lo sguardo a Yoshiko Naoi, la responsabile della Divisione donne della prefettura di Yamaguchi. «Se non ricordo male, anche la sua famiglia entrò a far parte della Soka Gakkai durante la campagna di Yamaguchi, non è vero?». «Sì, è proprio così. A cominciare da mia suocera, tutta la mia famiglia aderì alla Soka Gakkai nell’ottobre del 1956. Mentre mio marito decise di praticare seriamente il mese dopo, quando lei venne a Hofu». Shin’ichi osservò: «Ricordo molto bene la prima volta che incontrai suo marito». Il marito di Yoshiko Naoi, Terumitsu, gestiva un vecchio negozio di articoli casalinghi, che apparteneva alla sua famiglia da tre generazioni. In realtà non era molto interessato agli affari, trascurava l’attività commerciale e passava tutte le serate fuori casa a bere con gli amici, cosa che preoccupava molto sua madre, Chizu. La donna aveva sentito parlare del Buddismo da uno dei membri giunti nella prefettura di Yamaguchi per la campagna di propagazione, e decise di iniziare a praticare. Insieme con lei diventarono membri della Soka Gakkai sia il figlio Terumitsu che sua moglie Yoshiko. La nuora si impegnò ad approfondire la fede insieme a Chizu, mentre Terumitsu non era affatto propenso a praticare seriamente. Quando Shin’ichi arrivò a Hofu, il mese dopo, Terumitsu non ebbe altra scelta se non quella di partecipare alla riunione di discussione che era stata organizzata, dal momento che un membro passò a prenderlo. A quel meeting si ritrovarono una ventina di persone, quando fece il suo ingresso un giovane esclamando: «Salve a tutti! Che bella atmosfera!». Era Shin’ichi. Terumitsu si sentì conquistato dalla sua personalità, anche se doveva avere solo tre o quattro anni più di lui. Inoltre, quando Shin’ichi aprì bocca, le sue parole erano colme di energia e passione in merito al futuro del Giappone e del mondo intero. Paragonandosi a quel giovane così entusiasta, Terumitsu d’istinto abbassò gli occhi: si sentiva un po’ imbarazzato poiché erano coetanei. La persona che aveva accompagnato Terumitsu alla riunione lo presentò a Shin’ichi. Come se si fosse rivolto a un amico di vecchia data, Shin’ichi gli parlò con grande franchezza: «Terumitsu, guardandoti in faccia non sembra che tu abbia dei problemi, hai un’aria spensierata. Non avverto da parte tua il desiderio di affrontare le cose con fermezza e di progredire in mezzo alle difficoltà. Tuttavia, solo sfidando i problemi che si presentano saremo in grado di manifestare il nostro vero potenziale, mentre sperimentiamo la pura gioia della vita e il potere della fede. Dal momento che sei diventato membro, mi auguro che tu voglia provare a praticare seriamente». La lotta condivisa 25 Shin’ichi Yamamoto proseguì sottolineando a Terumitsu Naoi che i giovani hanno la missione di costruire il secolo a venire, facendosi carico della società futura. «Caro Terumitsu, i giovani non devono accontentarsi di vivere alla giornata, pensando solamente a divertirsi. Una vita simile, in fin dei conti, procura soltanto un senso di vuoto e inutilità. Se siamo giovani, dedichiamoci tutti insieme al grande ideale di kosen-rufu per cancellare 17 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa l’infelicità da questo mondo!». Terumitsu rimase letteralmente scosso da quelle parole. Ebbe come la sensazione che la sua visione così miope ed egoista della vita fosse stata disintegrata in un sol colpo. Lo scrittore inglese Hall Caine, nella sua celebre opera, Città eterna, fa dire a un cittadino: «Dovremmo vivere serbando nel cuore un ideale: è l’unica cosa al mondo per la quale valga la pena di vivere». In generale, i giovani dovrebbero ardere di passione più di chiunque altro per realizzare i loro ideali. Gli ideali sono la linfa vitale capace di alimentare nei giovani uno spirito nobile. Terumitsu sentì emergere da dentro di sé il desiderio prorompente di esclamare: «Anch’io voglio dedicare la mia vita al Buddismo insieme a questa persona, insieme a Shin’ichi!». In quello stesso momento prese una decisione irremovibile: «Sì, ce la metterò tutta. Dal momento che ho iniziato a praticare, mi impegnerò seriamente, mi ci butterò a capofitto!». Terumitsu Naoi cominciò a dedicarsi con tutto se stesso, a trecentosessanta gradi, per non esser da meno di sua madre Chizu e della moglie Yoshiko. Offrirono anche la loro casa come luogo di riunione, che in seguito sarebbe diventata l’asse portante e il punto di riferimento del grande movimento di kosen-rufu nella città di Hofu. Man mano che Yoshiko Naoi si impegnava nelle attività della Gakkai, era colpita sempre di più dalla forza della convinzione trasmessa dai membri anziani nella fede quando parlavano agli altri di Buddismo. Di fronte a qualunque tipo di sofferenza, per quanto terribile e lacerante, affermavano sempre con grande sicurezza: «La risolverai senza ombra di dubbio!», «Sicuramente ce la farai a superarla!». E coloro che iniziavano a praticare riuscivano immancabilmente a superare i loro problemi, esattamente come gli era stato detto. Yoshiko, a forza di constatare con i propri occhi la prova concreta degli altri compagni di fede, cominciò a rafforzare la sua convinzione nella pratica buddista. Ascoltare le esperienze di tante persone mentre si partecipa alle attività della Soka Gakkai, è la strada migliore per approfondire la propria convinzione, che costituisce l’ossatura della fede. La lotta condivisa 26 Yoshiko Naoi aveva un carattere schietto e diretto, diceva sempre quello che pensava, senza peli sulla lingua. Quando era al liceo, giocava nella squadra di pallavolo e partecipò anche ai campionati nazionali. Era una donna molto attiva e solare che si prendeva cura delle persone. Nel 1972 fu nominata responsabile della Divisione donne della prefettura di Yamaguchi: allargò così il suo terreno di gioco all’intera prefettura, proprio come faceva in gioventù quando giocava a pallavolo. L’anno successivo, Yoshimi Umeoka fu nominato responsabile della Divisione uomini della prefettura di Yamaguchi, e i due unirono le forze per portare avanti il movimento di kosenrufu a Yamaguchi. Durante una piccola riunione informale con poche persone, Shin’ichi Yamamoto si rivolse a Yoshimi dicendo: «Signor Umeoka, grazie al sostegno della responsabile della Divisione donne, la signora Naoi, ha potuto tirare fuori tutte le sue capacità, muovendosi liberamente e riuscendo a compiere passi concreti che hanno portato a un grande sviluppo qui nell’organizzazione». «Sì, ha perfettamente ragione» replicò Yoshimi. Non appena l’uomo finì di pronunciare quelle parole, la signora Naoi si affrettò ad aggiungere: «È tutto merito suo, si è impegnato anima e corpo, senza mai tirarsi indietro». Shin’ichi sorrise. «È meraviglioso vedere la sua premura. In un’organizzazione dove i responsabili delle Divisioni uomini e donne non vanno d’accordo, accade che nessuno dei due sarà mai capace di sostenere l’altro, a differenza di voi due. In realtà, quella è una dimostrazione della bassa condizione vitale di entrambi. Ma se uno dei due riesce ad abbracciare l’altro con spirito generoso, nessuno cercherà più di imporsi all’altro e qualunque tipo di rivalità si dissolverà come brina al sole. Penso che la prefettura di Yamaguchi sia riuscita a crescere costantemente perché la signora Naoi ha aperto le braccia al responsabile uomini di prefettura con un alto stato vitale». Yoshimi Umeoka annuì, si trovava perfettamente d’accordo: lui stesso ne era consapevole. Yamaguchi, chiamata anche «la piccola lanterna del Choshu», è costituita da tante piccole città sparse per tutta la prefettura. Era risaputo che la mentalità della gente del posto era poco incline all’unità e i suoi abitanti spiccavano per il loro spirito di indipendenza. Yoshimi, nativo della prefettura di Tottori, nel passato aveva ricoperto varie posizioni: quella di 18 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa responsabile giovani uomini del territorio Chugoku e di responsabile della Divisione giovani del Chugoku, ma non aveva nessun legame particolare con la prefettura di Yamaguchi. Perciò il suo arrivo in quella zona come responsabile della prefettura fu per tutti improvviso e un po’ inatteso. Benché Yoshiko Naoi fosse di qualche anno più grande di Umeoka, lo trattava sempre con rispetto e, come responsabile di prefettura, lo sostenne proteggendolo con tutte le sue forze. Notando l’atteggiamento della responsabile della Divisione donne, nata e cresciuta nella prefettura, anche i pionieri delle varie zone sostennero Umeoka ben volentieri, creando di conseguenza unità in tutto il territorio di Yamaguchi. Lotta condivisa 27 Shin’ichi Yamamoto parlò dell’importanza dell’unità fra la Divisione uomini e la Divisione donne: «La Divisione donne è la maggiore forza trainante che promuove le attività della Soka Gakkai. E anche la maggioranza di coloro che consegnano le nostre riviste sono donne, perciò è importante che i membri della Divisione uomini rispettino le donne, ne apprezzino gli sforzi e ascoltino le loro opinioni. I responsabili della Divisione uomini devono assolutamente evitare di prendere decisioni da soli, senza confrontarsi con gli altri, e poi comunicare il risultato della loro decisione. Non è questo il modo di realizzare una lotta condivisa. Se ci sono attriti fra responsabili delle Divisioni uomini e donne, spesso nell’organizzazione mancherà dialogo e collaborazione. Ovviamente ci saranno casi in cui, dopo aver discusso di qualcosa, voi non sarete ancora pienamente d’accordo, ma una decisione andrà comunque presa per portare avanti le attività. In quei casi è importante accettare volentieri la decisione presa alla fine del confronto, anche se voi la pensate diversamente, e lavorare insieme in armonia. La cosa peggiore che si possa fare è aspettare fino al momento in cui si deve agire e allora dire: “Beh, io ero contrario fin dall’inizio”. Un comportamento simile erode l’unità dell’organizzazione dall’interno. Inoltre gli uomini non dovrebbero mai guardare le donne dall’alto in basso, né trattarle con arroganza o rimproverarle. Se qualche responsabile si comporta in questo modo, vi prego di farmelo sapere. Me ne occuperò io. Le donne devono avere fiducia in se stesse e parlare apertamente e senza esitazioni quando vedono qualcosa che non sembra loro giusto, anche se si tratta di una cosa piccola. È così che si impedisce al male di mettere radici e corrodere l’organizzazione pura della Soka Gakkai. È necessario che i membri della Divisione donne proteggano la Soka Gakkai con i loro sensori delicati, in grado di individuare simili problemi». Il movimento della Soka Gakkai per kosen-rufu è stato promosso prima di tutto dalle donne, spesso considerate irrilevanti o secondarie, ma sempre in prima linea nella costruzione di una nuova epoca. È un movimento per la gente senza precedenti, che segna l’inizio di una nuova storia in tutto il globo. Per questa ragione Shin’ichi si è sempre adoperato affinché le donne fossero pienamente attive nell’organizzazione e potessero fare attività con gioia, sentendo una forte motivazione e una profonda soddisfazione. Lotta condivisa 28 Shi’inchi disse agli uomini: «Mi appello a tutti voi, responsabili della Divisione uomini, affinché abbiate sempre grande rispetto e considerazione per le donne. Quando incontrate le donne, siate voi per primi a salutarle con cortesia e ad esprimere il vostro apprezzamento per i loro sforzi quotidiani. E durante le riunioni e le attività organizzative cercate di 19 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa concludere prima possibile in modo che tutti, e in particolare le donne, possano tornare a casa senza fare troppo tardi la sera. Inoltre gli uomini devono essere comprensivi quando le donne non possono partecipare a una riunione a causa di qualche impegno familiare. Dopo una riunione di uomini e donne, gli uomini dovrebbero offrirsi volontari per le pulizie, in modo che le donne possano tornare a casa prima. Siete d’accordo?» Tutti alzarono la mano. «Vedo che gli uomini di Yamaguchi sono molto “cavalieri”! Bene, Yamaguchi sarà il modello di una nuova Soka Gakkai.» Tutti risero allegramente. Poi Shi’ichi si rivolse ai membri che avevano vissuto l’era pionieristica della Campagna di Yamaguchi. «Chi allora aveva quaranta o cinquant’anni adesso ne ha sessanta o settanta; è una fase in cui si danno i tocchi finali alla propria vita, perciò vorrei parlare brevemente del significato di questo. Come dicevo, la prima cosa è avere il desiderio di ripagare il nostro debito di gratitudine e dedicarsi fino in fondo a kosen-rufu fintanto che siamo in vita, continuando sempre a lucidare la propria fede. Anche se non ricoprite più una responsabilità centrale non dovreste mai pensare di essere andati in pensione o di esservi laureati nella fede. State ancora lottando per una giusta causa, è solo il vostro ruolo che è diverso. Altrimenti ciò che avete promesso, la decisione portata avanti fino adesso e tutto ciò che avete trasmesso agli altri sarà stato invano. Se i vostri compagni di fede più giovani vedono che voi siete regrediti nella fede, si scoraggeranno e si sentiranno abbandonati. E questo potrebbe anche far perdere loro la fede nel Buddismo. Come scrive il Daishonin: “Accettare è facile, continuare è difficile. Ma la Buddità si trova nel mantenere la fede” (La difficoltà di mantenere la fede, RSND, 1, 417). Assicuriamoci che la fiamma della fede continui ad ardere sempre più luminosa, fino all’ultimo istante della nostra vita». Lotta condivisa 29 Rinnovando il loro voto, i pionieri della zona ascoltavano con attenzione le parole di Shin’ichi Yamamoto: «Tutti i membri della Soka Gakkai osservano da vicino il modo in cui vivono i più anziani nella fede che hanno praticato questo Buddismo per molti anni. Per questo coloro che in passato sono stati responsabili della Soka Gakkai hanno la missione e la responsabilità di continuare ad essere per tutta la vita un esempio per gli altri membri, dimostrando la correttezza della Soka Gakkai e del Buddismo. Naturalmente con il passare degli anni potrete perdere un po’ del vostro vigore fisico e forse per qualcuno di voi sarà più difficile camminare, ma questo è il normale corso della vita. Non c’è bisogno di sforzarsi all’eccesso o di sentirsi imbarazzati per questo. In qualunque circostanza, siate semplicemente voi stessi e continuate a incoraggiare i membri, a parlare del Buddismo agli altri e a impegnarvi al meglio per kosen-rufu. Anche se vi trovate costretti a letto, potete sempre recitare Daimoku per tutti. L’altro giorno è spirato un membro anziano che aveva iniziato a praticare agli albori del nostro movimento, e che è rimasto attivo fino alla fine. Nei suoi ultimi giorni di vita era immobilizzato a letto e lottava contro il cancro, ma nonostante ciò, quando i membri andavano a trovarlo, egli continuava a trasmettere la gioia di partecipare alle attività della Gakkai, incoraggiandoli con ogni grammo di forza che gli era rimasto. Quando alla fine si avvicinò il momento della morte, continuò a muovere le labbra, anche se stava gradualmente perdendo conoscenza. E quando i suoi familirai si avvicinarono per sentire cosa stesse dicendo, lo udirono mormorare: “È il momento… che tu cominci a praticare… questo Buddismo”. Persino nei suoi sogni stava facendo shakubuku a qualcuno! Poco dopo aprì leggermente gli occhi e iniziò nuovamente a muovere le labbra. Questa volta stava recitando Daimoku. 20 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa Mi sono commosso sentendo come egli avesse continuato a parlare del Buddismo e a recitare Daimoku fino all’ultimo istante della sua vita. Mi sembrava di vedere un Budda. Dopo una vita dedicata a kosen-rufu, la sua esistenza si è conclusa come un magnifico sole al tramonto. Ad attenderlo c’era l’inizio di una nuova vita futura, avvolta nella radiosa luce dorata del sole che sorge al mattino. La vita è eterna». Shin’ichi desiderava che quei pionieri nella fede, cari compagni che tanto stimava, realizzassero la loro missione come autentiche persone di fede portando meravigliosamente a compimento la loro vita. Voleva che, come buddisti, continuassero a tenere alto il vessillo della vittoria. Lotta condivisa 30 Guardando intensamente i volti dei pionieri, come a voler risvegliare la loro determinazione, Shin’ichi continuò: «Nichiren Daishonin scrive: “Recita Nam-myoho-renge-kyo con un’unica mente ed esorta gli altri a fare la stessa cosa; questo resterà il solo ricordo della tua vita presente in questo mondo umano”(Domande e risposte riguardo all’abbracciare il Sutra del Loto, RSND, 1, 58 ). In altre parole afferma che dedicarsi con tutto il cuore a recitare Daimoku e propagare questo Buddismo sarà il ricordo più prezioso di questa vita come essere umano. Proprio perché siamo nati come esseri umani, possiamo recitare Daimoku e fare shakubuku alle persone. Ciò significa che abbiamo l’aurea opportunità, estremamente rara, di conseguire la Buddità in questa esistenza, perciò è necessario adempiere alla nostra missione come Bodhisattva della Terra». Tutti ascoltavano Shi’ichi con espressione seria. La sua voce crebbe d’intensità: «Inoltre, questo periodo in cui date i tocchi finali alla vostra esistenza, è il tempo di dimostrare la prova concreta della vostra felicità. È mia sincera speranza che tutti voi possiate affermare con piena fiducia e convinzione: “Non avrei potuto essere più felice. Nessuna vita poteva essere più piacevole e meravigliosa di questa”. Con ciò non intendo necessariamente una vita in una casa sontuosa in cui si mangiano costose leccornie e si vive immersi nel lusso. La felicità che si basa sul “piacere dell’avidità” e si ottiene appagando desideri del genere è effimera e svanisce presto. È solo una felicità relativa. Poniamo per esempio che siate riusciti a realizzare il vostro desiderio di possedere una casa grande. Se però perseguite solo il “piacere dell’avidità” e siete ossessionati dalla realizzazione dei vostri desideri, ogni volta che vedrete una casa più grande la vorrete avere e, se non potrete acquistarla, vi sentirete insoddisfatti e infelici». I tesori del corpo e i tesori del forziere sono importanti, come prova concreta dei benefici ottenuti grazie alla fede e alla pratica buddista, ma la ricchezza certamente può esaurirsi, o può essere distrutta da un giorno all’altro a causa di qualche incidente o disastro. E, anche se avete molta energia fisica, essa tenderà a diminuire con l’avanzare dell’età. La vera felicità si trova nell’accumulare i tesori del cuore, che non possono essere distrutti dal flusso dinamico degli eventi, né dal passare del tempo. Lotta condivisa 31 Nichiren Daishonin dichiara: «Se hai fede in questo sutra [del Loto], tutti i tuoi desideri si realizzeranno nell’esistenza presente e in quella futura». (RSND, 1, 665) Non si prova un vero senso di soddisfazione rincorrendo i soldi o il possesso di bene materiali. Possiamo affermare che il supremo stato dell’essere è una ricca condizione spirituale in cui si desidera poco e ci si sente soddisfatti, liberi dal controllo dei desideri. In altre parole, la vera felicità consiste nell’accumulare i tesori del cuore. Il famoso architetto italiano Leon Battista Alberti (1404-1472) affermò che niente è preferibile alla 21 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa ricchezza interiore.1 Shin’ichi Yamamoto proseguì: «Molte persone quando invecchiano finiscono col vivere della loro pensione e sono costrette a condurre una vita più semplice e frugale di quella a cui erano abituati. Ma, anche se aveste così tanto denaro da non sapere come spenderlo e poteste comprarvi tutto ciò che volete, non è detto che ne ricavereste un’autentica gioia. Se tutti i giorni mangiaste in costosi ristoranti, ben presto ne sareste stanchi e, oltrettutto, una dieta del genere non farebbe bene alla vostra salute. Chi ha veramente bisogno di vivere in una casa enorme? Tutto ciò che ci occorre è un luogo in cui poter riposare la notte. Anche tenere pulita la casa sarà più facile se avete solo poche stanze. Se aveste centinaia di vestiti diversi, sarebbe assai difficile scegliere quale indossare. È molto meglio avere poche scelte a disposizione». Gli ascoltatori risero di cuore. «La durata dei tesori del forziere e di quelli del corpo è limitata a una singola vita. Ma i tesori del cuore continuano nel futuro, all’infinito, e sono inesauribili. A differenza delle gioie che derivano dalla soddisfazione dei nostri desideri, i tesori del cuore indicano la gioia che deriva dalla Legge, la gioia che otteniamo ricercando gli insegnamenti che conducono all’illuminazione. In altre parole, è la gioia che si può ottenere soltanto grazie alla fede. La gioia della Legge scaturisce dalle profondità del nostro essere come una radiosa primavera; è una condizione di felicità che non può essere distrutta dal mutare delle circostanze. Questo è ciò che Toda chiamava felicità assoluta». Alla riunione generale di primavera del 3 maggio 1956 Josei Toda disse: «La felicità assoluta è una condizione in cui, qualunque sia la situazione che si sta affrontando, si prova una profonda ragione di vita, e il vivere stesso è una gioia. Anche quando vi arrabbiate per qualcosa, si tratta di una rabbia divertente». Lotta condivisa 32 In una lettera ai discepoli scritta dall’esilio sull’isola di Sado, dove soffriva a causa del freddo intenso, della scarsità di cibo e vestiario, e la sua vita stessa era in pericolo, Nichiren Daishonin afferma: «Provo una gioia senza limiti anche se adesso sono in esilio». (RSND, 1, 342) Questo è il vero stato di Buddità, un’espressione di felicità assoluta. Quando fu imprigionato dalle autorità militari a causa delle sue convinzioni, il presidente fondatore della Soka Gakkai, Tsunesaburo Makiguchi, parlò del Buddismo di Nichiren Daishonin ai suoi carcerieri, durante gli interrogatori spiegò la sua teoria della creazione di valore, e continuò a scrivere cartoline a casa per incoraggiare e consigliare la sua famiglia. In una di queste cartoline scrisse: «Non sono minimamente preoccupato». E, in una frase che fu censurata, scrisse: «A seconda del proprio punto di vista, anche l’inferno può essere piacevole».2 In definitiva dunque, la nostra felicità non è determinata dalle circostanze esterne. Dove si trova la felicità? Dentro se stessi, nel proprio cuore, nel palazzo della felicità che esiste dentro la nostra vita. La fede e la pratica buddista sono le chiavi per aprire la porta di quel palazzo. Shin’ichi continuò: «Nel periodo in cui si danno i tocchi finali alla propria vita, occorre concentrarsi nello stabilire uno stato di felicità assoluta, considerando i fenomeni impermanenti della vita nascita, invecchiamento, malattia e morte - per quello che sono, e in accordo con la Legge mistica, il principio immutabile ed eterno che sta alla base di tutte le cose. Lo stato di felicità ottenuto accumulando abbondanti tesori del cuore è una condizione interiore, che 1 Cfr: Leon Battista Alberti, De Commodis Litterarum atque Incommodis, a c. di Laura Goggi Carotti, Firenze, Leo S. Olschki Editore, 1976, pp.115-116. 2 Tsunesaburo Makiguchi, Makiguchi Tsunesaburo Zenshu, Tokyo, Daisanbunmei-sha, 1987, vol. 10, p. 285. 22 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa si manifesta nella nostra espressione, nelle nostre parole e azioni, e nel nostro carattere. Le nostre parole e azioni saranno colme di gratitudine, di gioia e di convinzione. Saremo premurosi verso gli altri, e non saremo mossi da desideri egoistici, ma dal desiderio compassionevole di essere utili agli altri. Saremo accoglienti e calorosi, e avremo un sorriso dolce e amichevole per chiunque, in grado di avvolgere il cuore delle persone. Indipendentemente dalla nostra età, saremo sempre animati dal desiderio di migliorare noi stessi e progredire senza limiti, pieni di dinamismo e vitalità. Di conseguenza trasmetteremo uno spirito giovane, come afferma il Daishonin quando scrive: “Diventerai più giovane”. (RSND,1, 410) Ci sono delle persone invece che si lamentano sempre, criticano, sono insoddisfatte, non si sentono realizzate, nutrono invidia e risentimento. E questi comportamenti, oltre a essere espressioni della loro infelicità, le rendono ancor più infelici». Lotta condivisa 33 Qual è il fattore decisivo per stabilire uno stato vitale di felicità assoluta? Non è la ricchezza o la posizione sociale, e non è nemmeno la responsabilità all’interno della Soka Gakkai. La vera felicità si costruisce realizzando la propria rivoluzione umana, coltivando la propria vita attraverso una pratica buddista sincera e costante. «La sorgente della vera felicità è dentro di noi», scriveva il filosofo francese Jean-Jacques Rousseau (1712-1778). Shin’ichi Yamamoto proseguì discutendo sul significato di dare i tocchi finali alla propria vita: «Terzo, impegnatevi nel far crescere i compagni di fede più giovani, magnifici successori di kosenrufu, sia nella vostra famiglia che nella Soka Gakkai. Se i vostri figli non abbracciano la fede buddista e non praticano, cercate di trasmetterla ai vostri nipoti e pronipoti. Se non avete figli, potete concentrarvi sui nipoti. Vi prego, per il bene della vostra famiglia, cercate di trasmettere la fede con tutto il cuore e non permettete che la fiamma della Legge mistica si estingua. E all’interno della Soka Gakkai vi prego di prendervi cura dei membri della Divisione futuro come se fossero vostri figli, e trasmettete loro accuratamente la fede e la pratica. Dovreste anche sforzarvi di far crescere, proteggere e incoraggiare i membri più giovani all’interno della nostra organizzazione. Allo scopo di garantire un futuro sicuro alla Soka Gakkai, occorre un costante flusso di successori ed è indispensabile che crescano tanti giovani responsabili, come grandi uccelli che spiccano il volo uno dopo l’altro. Chiedo inoltre alle responsabili della Divisione donne di ascoltare le giovani madri, e parlare con loro dei problemi che hanno in famiglia, con i figli o nelle relazioni interpersonali, e cercare di aiutarle. Ogni persona potrà manifestare le sue potenzialità se avrà fiducia di riuscire a superare i propri problemi. È particolarmente importante trasmettere con cura ai nuovi membri le basi della fede e della pratica come, per esempio, far conoscere questo Buddismo agli altri e studiare gli insegnamenti buddisti. Se avranno acquisito le basi fondamentali potranno diventare persone capaci». L’unico modo per far crescere le persone è dedicarsi completamente a loro, con sincerità. E non esiste vita più appagante di quella trascorsa aiutando gli altri a crescere. Lotta Condivisa 34 Shin’ichi continuò piacevolmente a parlare, come se stesse immaginando il futuro. «Da ora in poi, le persone che verranno nominate, ad esempio, responsabili di prefettura, saranno probabilmente dieci o vent’anni più giovani di voi che avete lottato con altruismo nella fase pionieristica della nostra organizzazione. E alla fine verrà un momento in cui i responsabili centrali 23 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa di varie zone dell’organizzazione avranno trenta o quarant’anni meno di voi. È così che si assicura il flusso eterno della Legge. I giovani hanno un grande potenziale, ma possono anche essere inesperti. Come membri più anziani di loro non dovreste criticarli per la loro incompetenza, dicendo: “Quando avevo la tua età, mi impegnavo molto di più”. E non dovreste nutrire risentimento e dire: “Beh, non sono mai venuti a chiedermi consigli”, oppure “Non ho saputo nulla, è la prima volta che sento dire una cosa del genere”. Proprio perché siete ricchi di esperienza è essenziale che li sosteniate, piuttosto che criticarli». Quanto è riuscito a realizzare un membro anziano si vede dal comportamento dei membri più giovani. Quando gli anziani si lamentano dell’immaturità o dell’incompetenza dei loro successori, in realtà stanno solo dimostrando la propria mancanza di capacità e di senso di responsabilità. Shin’ichi aggiunse con un tono un po’ più severo: «I più anziani sono come un giardiniere e i più giovani sono come il giardino. Se i membri più giovani di voi, che sono diventati il nucleo centrale dell’organizzazione, non riescono a dimostrare le loro potenzialità, la responsabilità è dei membri più anziani, che non li hanno fatti crescere e non li hanno sostenuti con tutte le forze. Vi prego di alzarvi con la determinazione di proteggere fino in fondo i responsabili più giovani nella fede. Quando vengono nominati dei nuovi responsabili, che si tratti di responsabili di prefettura o di gruppo, è fondamentale che voi per primi li sosteniate dicendo: “Il nuovo responsabile di prefettura è giovane, ma è una persona meravigliosa!” oppure “Quel nuovo responsabile di gruppo è straordinario. Sosteniamolo tutti!”. E cercate di dire al nuovo responsabile: “Chiedimi pure qualsiasi cosa. Farò di tutto per sostenerti”. Se tutti i pionieri faranno così e sosterranno i giovani successori, sarà molto più facile per loro portare avanti le attività. Questo è il ruolo dei responsabili anziani. Dovrebbe essere così nel mondo della famiglia Soka». Lotta condivisa 35 Il passaggio generazionale nelle responsabilità era un tema importante che la Soka Gakkai si trovava ad affrontare in ogni prefettura, e Shin’ichi Yamamoto voleva creare una tradizione nella prefettura di Yamaguchi che potesse fungere da modello per tutti. Continuò: «Sono sicuro che qualcuno di voi, quando faceva attività nei primi periodi del nostro movimento, qualche volta sarà stato rimproverato dai membri più anziani nella fede. Ma i metodi per educare e far crescere persone capaci cambiano coi tempi. Non dovreste cercare di allenare i membri più giovani nello stesso modo in cui hanno cresciuto voi. Questa è l’epoca della lode e dell’incoraggiamento. È necessario riconoscere con attenzione gli sforzi delle persone, apprezzarli ed elogiarli. Questo darà loro coraggio e alimenterà in loro l’aspirazione a migliorare. Dovremmo lodare concretamente ognuna delle azioni che compiono. Ed è importante anche farlo al momento giusto. Spero che tutti diventiate esperti nel far crescere individui capaci». Il grande poeta della gente comune Walt Whitman (1819-1892) scrisse: «Create persone grandi e creatori di persone grandi… tutto il resto verrà di conseguenza». Anche il flusso eterno della Soka Gakkai nel futuro dipende da questo. Dopo la riunione al Centro culturale di Yamaguchi, Shin’ichi fece un giro della città in macchina con sua moglie Mikeko e alcuni responsabili del posto. Mentre attraversavano la città al crepuscolo, videro la palestra, la sala civica, e poi giunsero al parco Kameyama, dove sorgeva una volta il castello Nagayama. Un responsabile locale disse: «All’interno di questo parco, nel luogo in cui prima si trovava un castello, sorge la chiesa in memoria di Saverio. Saverio naturalmente era Francesco Saverio (15061552)». 24 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa «Francesco Saverio? – disse Shin’ichi – ricordo di aver letto una raccolta delle sue lettere poco dopo la nomina di Toda a secondo presidente della Soka Gakkai. Mi interessava conoscere il modo in cui cercava di propagare il Cristianesimo in Giappone, un paese la cui lingua, cultura e tradizione erano così diverse dalle sue. Sapevo che sarebbe giunto il tempo in cui si sarebbe alzato il sipario sulle attività della Soka Gakkai per kosen-rufu a livello mondiale, e cercavo spunti su ciò che sarebbe stato importante considerare in quel momento». Lotta Condivisa 36 Francesco Saverio nacque nel 1506 in una zona che attualmente fa parte della Spagna e studiò presso il Collegio di Santa Barbara dell’Università di Parigi. All’età di ventotto anni fu ordinato sacerdote nella cappella di Montmartre insieme a Ignazio di Loyola (1491-1556). Saverio costituì insieme a Loyola la Compagnia di Gesù, o Gesuiti, che, dopo aver ricevuto l’approvazione dal Papa, inviò missionari in India su richiesta di re Giovanni III del Portogallo. Questo viaggio nelle più remote propaggini del mondo fu l’inizio della carriera missionaria di Saverio. Nella Malacca portoghese, sulla penisola malese, Saverio incontrò un giapponese di nome Anjiro che in seguito si convertì al Cristianesimo. Il suo incontro con Anjiro gli ispirò la forte convinzione che fosse importante espandere la sua opera missionaria in Giappone. Così nel 1549 approdò sulla Penisola di Satsuma dove iniziò uno studio intensivo della lingua giapponese. A Satsuma Saverio fu colpito dalla corruzione dei monaci buddisti. Nelle sue lettere scrive: «Anche se i bonzi (monaci buddisti) conducono vite assai più depravate del resto della popolazione, e nonostante tutti lo sappiano, sono comunque tenuti in grande onore». La corruzione che egli notò nel clero buddista deve avergli fatto percepire l’ipocrisia e la degenerazione del Buddismo fossilizzato di quel tempo. Il comportamento nella vita quotidiana è la base di ogni religione e quindi il vero valore di un insegnamento religoso si vede dal comportamento dei suoi seguaci. A Satsuma (che attualmente fa parte della prefettura di Kagoshima), Saverio incontrò Shimazu Takahisa (1514-15761), daimyo [signore feudale, n.d.t] della provincia, e ottenne il permesso di predicare il Cristianesimo. Il clero buddista però si oppose con veemenza a Saverio e infine non gli fu consentito di svolgere le sue attività di propagazione. Saverio si recò allora a Hirado e anche qui ottenne il permesso di predicare. Poi andò a Kyoto, dove inoltrò una petizione all’imperatore affinché gli concedesse di diffondere il Cristianesimo e, sulla via del ritorno, si fermò a Yamaguchi, nel novembre 1550. Anche se non ottenne il permesso di predicare a Yamaguchi, iniziò lo stesso a diffondere la sua religione. Due volte al giorno andava sulla strada e predicava il Cristianesimo. Alcuni lo ascoltavano con attenzione ed esprimevano il desiderio di convertirsi, ma la maggior parte della gente lo derideva e calunniava. La notizia giunse all’orecchio di Ouchi Yoshitaka (1507-1551), daimyo della Provincia di Suo (parte dell’attuale prefettura di Yamaguchi), che concesse un’udienza a Saverio. Nel loro incontro Saverio gli parlò con convizione della parola di Dio, ma l’accoglienza di Ouchi fu tutt’altro che favorevole. Lotta condivisa 37 Francesco Saverio rimase a Yamaguchi per circa un mese e poi partì per Kyoto. In Giappone era il periodo degli Stati belligeranti (1467-1568) e viaggiare era pericoloso; ci si doveva spostare nel rigido clima invernale, col rischio di essere attaccati dai banditi. Quando egli giunse a Kyoto, trovò la capitale in rovina a causa delle lotte intestine. Saverio e il suo gruppo 25 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa avevano lasciato a Hirado gli oggetti da portare in dono, e così alla fine l’imperatore non li ricevette e furono costretti ad allontanarsi velocemente dalla capitale. Saverio decise di provare nuovamente a predicare a Yamaguchi e fece ritorno a Hirado per recuperare le vesti da cerimonia e i doni da offrire. Sapeva infatti che per poter parlare con persone di alto rango, in Giappone, era importante presentarsi in modo dignitoso e autorevole. Si incontrò nuovamente con Ouchi Yoshitaka (1507-1551) e questa volta poté presentargli le lettere personali del Vicerè dell’India e del Vescovo di Goa, capitale dell’India portoghese; così ottenne un’udienza in qualità di inviato del Vicerè. Inoltre offrì a Ouchi in dono orologi, pistole e occhiali. Ouchi fu molto impressionato e, per contraccambiare, gli offrì oro e argento, ma Saverio rifiutò cortesemente chiedendo invece in cambio solo il permesso di predicare la sua religione. Ouchi diede il suo assenso e gli donò anche un tempio da utilizzare come sede delle sue attività. In tutta la città furono affissi cartelli in cui si annunciava che Saverio aveva il permesso di predicare gli insegnamenti del suo Dio e che gli abitanti erano liberi di diventare credenti. Molte persone, fra cui samurai e monaci buddisti, fecero visita a Saverio al tempio, lo ascoltarono predicare e discussero a lungo con lui. Saverio lottò per propagare il Cristianesimo in Giappone, un paese con una lingua e un modo di pensare totalmente diversi. Per riuscire a far conoscere gli insegnamenti del Cristianesimo in maniera accessibile a tutti creò un opuscolo in giapponese, con l’aiuto delle persone del luogo che si erano convertite. Una volta, mentre predicava il Cristianesimo sull’isola Ternate, in Indonesia, scrisse un opuscolo in portoghese, lo fece tradurre nella lingua nativa e poi lo mise in versi in modo che potesse essere cantato. I bambini e gli adulti iniziarono a cantarlo, e alla fine cominciarono a farlo anche i seguaci di altre religioni. Una religione si propaga spiegando i suoi insegnamenti in maniera accessibile e instillandoli profondamente nella vita delle persone. Lotta condivisa 38 Nel propagare il Cristianesimo in Giappone, Saverio incontrò grandi difficoltà a spiegare l’idea di Dio come creatore. E poiché i cristiani in Giappone avevano tradotto la parola latina “Deus” con la parola Dainichi (il Budda Mahavairochana della scuola della Vera parola), Saverio fece lo stesso. Alla fine però si rese conto che Dio e Dainichi erano completamente differenti e così abbandonò quel modo di tradurre. Trovare la forma giusta per esprimere i concetti cristiani in giapponese fu un susseguirsi di tentativi ed errori. Saverio insegnò ai suoi ascoltatori non solo la dottrina cristiana, ma anche la scienza occidentale dell’epoca, per esempio che la terra è rotonda e gira intorno al sole, oppure le scoperte relative alle comete, ai tuoni, e così via. I giapponesi dimostrarono notevole interesse per queste conoscenze scientifiche. In una lettera Saverio annotò che coloro che si erano opposti più tenacemente e avevano ingaggiato un acceso dibattito tendevano in seguito a essere i primi a convertirsi. La veemenza con cui una persona si opponeva era la prova delle sue salde convinzioni e del forte interesse per le questioni spirituali. Così, una volta convinti, avevano il coraggio e l’onestà di prendere delle decisioni risolute. Incurante delle feroci opposizioni che incontrò, Saverio non vacillò mai, ma perseverò tenacemente nel dialogo, con determinazione e amore nel comunicare ciò in cui credeva, in maniera ragionevole e convincente. Saverio esortava così gli altri missionari: «Adoperatevi con tutte le forze per conquistarvi l’amore della gente in questa terra». La propagazione ha successo solo quando ci si conquista la fiducia delle persone sul piano umano. Circa due mesi dopo il suo arrivo nella prefettura di Yamaguchi, Saverio aveva già battezzato circa cinquecento nuovi fedeli. Tutto ciò allarmò i preti buddisti delle varie scuole che consideravano la 26 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa defezione dei loro sostenitori laici come una minaccia alla loro stessa sopravvivenza. Saverio racconta che queste persone appena convertite furono attaccate e denigrate dai preti buddisti. Consapevole che dopo l’opera missionaria in Giappone era cruciale portare il Cristianesimo anche in Cina, un paese che aveva sempre esercitato una notevole influenza culturale sul Giappone, Saverio iniziò a fare progetti per recarvisi. Ma la Cina era chiusa agli stranieri e nel 1552, mentre era in attesa sull’isola di Shuangchuang, al largo della provincia di Guandong, Saverio morì di malattia, all’età di quarantasei anni. Lotta Condivisa 39 Leggendo le lettere di Francesco Saverio, Shin’ichi Yamamoto era profondamente consapevole delle sfide che aveva di fronte nel viaggio per kosen-rufu nel mondo. Anche una persona come Saverio, che godeva del sostegno del Papa e del re del Portogallo, aveva incontrato enormi ostacoli nel propagare il Cristianesimo in terra straniera. Nel primo periodo, la Soka Gakkai aveva solo pochi membri e nessun sostenitore influente. E a propagare i suoi insegnamenti non erano i preti, ma i laici, uomini e donne comuni. Nichiren Daishonin era assolutamente convinto che i suoi insegnamenti si sarebbero propagati in tutto il mondo e affidò questo compito ai suoi seguaci. Per questo Shin’ichi faceva crescere le persone e preparava il terreno, in attesa del momento in cui si sarebbe alzato il sipario su kosen-rufu globale. Nella sua lotta al fianco di Josei Toda per far crescere il numero dei membri della Soka Gakkai in Giappone da diverse migliaia a diverse centinaia di migliaia, Shin’ichi si era convinto sempre di più che kosen-rufu si sarebbe realizzato. Era giunto a questa conclusione osservando la pratica coraggiosa e la determinazione incrollabile dei membri che si dedicavano fino in fondo nel propagare l’insegnamento del Daishonin, senza temere le persecuzioni che avrebbero potuto subire. Mentre si impegnavano nello shakubuku, condividendo con gli altri questo Buddismo, a volte i membri erano stati perfino colpiti, scacciati, banditi dalle loro comunità. Nonostante questo, avevano perseverato con tenacia nel dialogo, guadagnandosi pian piano la fiducia delle persone intorno a loro continuando ad avanzare con gioia per la causa di kosen-rufu. Vedendo questo Shi’ichi sentì con chiarezza che essi rappresentavano l’apparizione dei Bodhisattva della Terra. La sua decisione iniziale di dare avvio all’epoca di kosen-rufu globale si trasformò nella convinzione: «Ce la farò assolutamente». Nell’estate del 1954, durante una visita al suo paese natale, Atsuta, Josei Toda affidò a Shin’ichi la realizzazione di kosen-rufu in tutto il mondo con queste parole: «Al di là del mare c’è un vasto continente. È un mondo immensamente grande. [In molti paesi] ci sono ancora persone che piangono disperate e bambini accucciati a terra per sfuggire al fuoco incrociato della guerra. Tu devi illuminare l’Asia e il mondo intero con la fiamma della Legge mistica. Devi far questo al mio posto». Kosen-rufu nel mondo divenne la missione della vita di Shin’ichi. Cinquant’anni dopo quella conversazione con il suo maestro nel villaggio di Atsuta, Shin’ichi, che si considerava un laureato dell’Università Toda, ricevette il titolo di professore onorario dall’Università di San Francesco Saverio di Chuquisaca, in Bolivia. Lotta condivisa 40 Shin’ichi scese dalla macchina nel parco di Kameyama. Mentre passeggiava nel verde pensò al desiderio del Daishonin che i suoi seguaci costruissero una fede saldamente basata sulla dedizione altruistica agli insegnamenti buddisti, allo scopo di 27 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa propagare la Legge e realizzare kosen-rufu nell’Ultimo giorno. Lo scopo del Sutra del Loto è permettere a tutti gli esseri viventi di ottenere l’illuminazione. Per rendere possibile questo nell’Ultimo giorno della Legge, il Daishonin emise il potente ruggito del leone del Daimoku, Nam-myoho-renge-kyo, rivelando la Legge fondamentale dell’universo. Era il 28 aprile 1253 e, da allora in poi, lottando contro enormi persecuzioni, egli si impegnò instancabilmente nel trasmettere a tutte le persone questo insegnamento meraviglioso. Il Daishonin comprese che l’illuminazione di ogni singola persona, compresi i preti eminenti e i samurai, era possibile solo avendo una salda convinzione negli insegnamenti buddisti e una fede incrollabile basata sul desiderio di propagare la Legge. Il 21 settembre 1279, venti contadini seguaci del Daishonin furono arrestati con la falsa accusa di aver rubato del riso ad Atsuhara, nella provincia di Suruga (attuale parte centrale delle prefettura di Shizuoka), una zona in cui i seguaci del Daishonin subivano forti repressioni. Questo episodio è noto come la persecuzione di Atsuhara. Quei contadini credenti rimasero saldi nella fede, non vacillarono minimamente e si rifiutarono di abiurare anche sotto tortura. Alla fine le figure centrali del gruppo, Jinshiro, Yagoro e Yarokuro, che mantennero ardentemente la fede fino alla fine, furono giustiziate dalle autorità. Erano contadini, nessuno di loro era un prete. Stavano praticando questo Buddismo da meno di un anno, eppure erano riusciti a costruire una fede altruista che permise loro di conseguire la Buddità in questa esistenza, dando la loro vita per la Legge. Ventisette anni dopo che il Daishonin aveva iniziato a recitare il Daimoku, essi rappresentavano la prova concreta che il suo voto di condurre tutti gli esseri viventi alla Buddità si poteva realizzare. Questo episodio rafforzò sicuramente la convinzione del Daishonin che “la grande pura Legge del Sutra del Loto si sarebbe senza alcun dubbio diffusa ampiamente in Giappone e in tutti gli altri paesi di Jambudvipa”. (cfr. La scelta del tempo, RSND, 1, 491) «La legge non si diffonde da sola; sono le persone a propagarla, perciò sia le persone che la Legge sono degne di rispetto». (GZ, 856) Pensando alla nuova epoca di kosen-rufu globale, Shin’ichi sentì l’urgente bisogno di far crescere un numero sempre maggiore di autentici discepoli pronti a propagare la Legge mistica con dedizione altruista, impegnandosi con tutto il cuore nella propagazione. Shin’ichi disse ai responsabili che erano con lui: «Torniamo al centro culturale di Yamaguchi, Voglio incontrare più giovani possibile, i tesori della Soka Gakkai, per incoraggiarli con tutte le mie forze. Voglio trasmettere loro lo spirito della Soka Gakkai». Lotta Condivisa 41 La prima alba. Anche nel mio cuore l’alba nuovamente sorge. Shin’ichi Yamamoto compose questa poesia la mattina di Capodanno del 1953. Ardeva di entusiasmo: «Sono pronto a impegnarmi al massimo! Finalmente è giunta l’epoca della grande battaglia dei successori di kosen-rufu. Farò mio il desiderio di Toda, darò avvio a una poderosa corrente per “la realizzazione del grande desiderio di kosen-rufu attraverso la compassionevole propagazione della Legge”, e rassicurerò il mio maestro». Il giorno seguente, il 2 gennaio, Shin’ichi festeggiò il suo venticinquesimo compleanno. Quel giorno fu anche nominato responsabile della prima squadra della Divisione giovani uomini. E nell’aprile dello stesso anno fu nominato responsabile vicario del capitolo Bunkyo di Tokyo. L’anno prima, come consigliere del capitolo Kamata di Tokyo, Shin’ichi aveva guidato la Campagna di febbraio, stabilendo un nuovo record nella propagazione a livello di capitolo in un 28 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa solo mese, un grande passo avanti verso il raggiungimento dello scopo dichiarato da Toda di 750.000 famiglie di membri. Fu nel 1953 che Shin’ichi si mise alla testa del movimento di kosen-rufu, assumendo responsabilità ancora più importanti. Tornando dal centro culturale di Yamaguchi ricordò quella poesia scritta ventiquattro anni prima e pensò: «Ho fatto la solenne promessa di mantenere vivo nel mio cuore, ogni giorno, lo spirito della “prima alba”. La “prima alba” è la passione di avanzare in mezzo alle onde furiose del mare burrascoso e affrontare nuove sfide per trasformare l’oscurità profonda. È l’ardente fiamma del coraggio e della gioia. È la luce che dissolve le tenebre della propria e altrui sofferenza, tingendo la vita dell’aureo colore della speranza. Un giovane è una persona che ha sempre il sole nel cuore». Shin’ichi disse al responsabile della Prefettura di Yamaguchi, Yoshimitsu Umeoka, che era con lui in macchina: «Con lo spirito della “prima alba” realizziamo nuovi successi per kosen-rufu! Spero che ogni persona rinnovi con coraggio i propri sforzi, e scriva ogni giorno nel cuore un’orgogliosa “storia della sua vita”. Nei drammi epici ci sono sempre difficoltà e lacrime, ma gli eroi e le eroine non sono mai sconfitti. Più intense sono la tristezza e la sofferenza, più grande è l’emozione della vittoria. Ciascuno è protagonista della propria vita, tutti sono campioni con una profonda missione. Non vedo l’ora di sentire le storie di vita che le persone creeranno». Lotta Condivisa 42 Shin’ichi e i suoi compagni di viaggio fecero ritorno al Centro culturale di Yamaguchi dopo le otto di sera. Quando entrarono trovarono lo staff della Divisione giovani del centro e altri membri degli staff Eventi provenienti dalle varie prefetture della regione del Chugoku che stavano sistemando pacchi e svolgendo vari altri compiti. Shin’ichi chiese alla responsabile delle giovani donne della regione del Chugoku, Mitsuyo Honma: «Ci sono molti membri degli staff Eventi che non sono di Yamaguchi. Come mai?». «Siamo qui con gli staff Eventi per dare una mano. Ci sono dodici giovani donne e venticinque giovani uomini che non sono di Yamaguchi». Shin’ichi si rivolse al vice presidente, responsabile della regione del Chugoku, e disse: «Ci sono troppi membri degli staff Eventi qui. Questa è la sede centrale della Soka Gakkai di Yamaguchi e non dovrebbe esserci così tanto chiasso. Tutto ciò che occorre è un piccolo gruppo di persone in grado di svolgere il lavoro in maniera efficiente e veloce. Da domani ci dovrebbe essere solo un decimo dei membri degli staff Eventi e ogni persona dovrebbe riuscire a esprimere le proprie capacità dieci volte di più. Questa è quella che chiamiamo “rivoluzione delle persone capaci”. Fate tornare gli altri staff nelle loro rispettive zone, per dedicarsi all’incoraggiamento dei compagni di fede. Penso che in questo modo si possa creare più valore. Dato che sono venuto appositamente a Yamaguchi, vorrei allenare direttamente i giovani di questa prefettura. Ma se trovo dozzine di membri di staff di altre regioni che stanno lavorando qui, non riesco a distinguere le persone di Yamaguchi. Sono sicuro che per i pochi membri dello staff e per i membri della Divisione giovani di Yamaguchi sarà una sfida assumersi la piena responsabilità di tutta la gestione di questo centro. Saranno nervosi e potranno fare degli errori, ma non importa: fa parte del processo di apprendimento e della loro formazione. Se succede qualcosa, io li sosterrò». Shin’ichi amava profondamente ogni singolo giovane. Voleva unirsi alle loro attività, parlare con loro, incoraggiarli e trasmettere tutto ciò che sapeva, ma raramente aveva l’opportunità di farlo. Perciò, dava grande valore a queste preziose occasioni di incontrare i giovani nelle loro zone di attività. 29 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa Si tolse la giacca e chiamò i giovani: «Ok, occupiamoci insieme di questa montagna di pacchi. Finiamo in venti minuti. Comincio io. Lo staff Eventi può prendersi una pausa e lasciare i giovani a lavorare sodo. Questa è l’era dei giovani! Forza, partiamo!». Lotta Condivisa 43 Il pomeriggio del 20 maggio, sotto un cielo limpido, ci fu un gongyo commemorativo per inaugurare il nuovo Centro culturale di Yamaguchi. Ricordando la Campagna di Yamaguchi di vent’anni prima, Shin’ichi Yamamoto parlò in maniera amichevole e informale: «Assunsi la guida della campagna di Yamaguchi dopo aver ricevuto istruzioni direttamente dal presidente Toda. A quel tempo il movimento di kosen-rufu a Yamaguchi era molto in ritardo rispetto alle altre regioni. All’inizio di settembre del 1956 Toda mi convocò e mi chiese di realizzare una svolta nello sviluppo di kosen-rufu a Yamaguchi: “Vorresti dare inizio a un turbine di guide e di shakubuku nella prefettura di Yamaguchi?”. Risposi senza esitazione: “Certo! Me ne occuperò io”. Quella grande sfida ebbe inizio dall’impegno condiviso di maestro e discepolo». Shin-ichi invitò i membri di tutti i capitoli del Giappone che avevano qualche contatto con Yamaguchi a partecipare alla campagna. A quel tempo molti membri della Soka Gakkai avevano problemi economici ma, nonostante questo, accettarono coraggiosamente di partecipare. I membri che si recarono a Yamaguchi facevano parte di un gruppo di volontari per kosen-rufu. Molti membri del Kansai non vedevano l’ora di impegnarsi al fianco di Shin’ichi, che allora era responsabile di staff della Divisione giovani, ed erano disposti a viaggiare ovunque. Per loro dedicare la vita a kosen-rufu era il massimo onore. Erano profondamente consapevoli che quello fosse il modo di vivere una vita veramente nobile. L’unità d’intenti di Shin’ichi e del suo maestro, Josei Toda, e l’unità fra tutti i membri e Shin’ichi, fu ciò che condusse a una grande vittoria nella Campagna di Yamaguchi. Ripensando con nostalgia a quei momenti, Shin’ichi disse: «Per me Yamaguchi è un luogo prezioso dove siamo stati pionieri insieme. Vent’anni fa qui non c’era nessun centro culturale e i pochi membri che c’erano, disseminati in tutta la prefettura, erano tutti poveri. Adesso però abbiamo questo meraviglioso centro culturale, dei responsabili forti, e l’organizzazione a Yamaguchi ha solide basi. I semi che piantammo insieme vent’anni fa sono fioriti in tutta Yamaguchi e hanno dato meravigliosi frutti». Lotta Condivisa 44 Shin’ichi proseguì: «Toda soleva dire che sono affidabili coloro che sono rimasti fedeli alla propria strada per vent’anni. E vent’anni è l’arco di tempo che occorre a un neonato per diventare adulto. Allo stesso modo, se una persona persevera assiduamente nella fede per vent’anni, otterrà una condizione vitale inimmaginabile. Attraverso le nostre azioni per kosen-rufu riusciremo a trasformare completamente le nostre comunità. Per far questo, però, non possiamo contare sugli altri; bisogna che noi siamo determinati ad alzarci in prima persona e ad assumerci la completa responsabilità, impegnandoci assiduamente giorno dopo giorno e dedicandoci completamente a quest’impresa. Impegniamoci coraggiosamente e facciamo nostro lo slogan “Qualsiasi cosa accada, continuerò ad avanzare per i prossimi vent’anni!”». Poi Shin’ichi lesse ai membri un passo del Gosho per spiegare il funzionamento della Legge di causa ed effetto in ogni aspetto della vita: «Il Venerabile Maugdalyayana era famoso per essere il 30 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa primo nei poteri sovrannaturali. In un tempo inferiore a quello che occorre per spezzare in due un capello, era in grado di viaggiare attraverso i quattro quartieri del mondo e raggiungere ogni luogo illuminato dal sole e dalla luna. E se ti domandi come mai potesse farlo, è perché in una precedente esistenza aveva percorso una distanza di mille miglia per udire la predicazione degli insegnamenti buddisti». (WND-2, 1030) Maugdalyayana era uno dei dieci discepoli principali del Budda, famoso per essere il primo nei poteri sovrannaturali. Egli era in grado di recarsi da un capo all’altro della Terra in un batter d’occhio. Come spiega Nichiren Daishonin in questo passo, acquisì questo potere in virtù delle cause che aveva posto nelle vite passate percorrendo mille miglia per poter ascoltare gli insegnamenti buddisti. Il Daishonin dice anche che se poniamo cause negative, avremo effetti negativi. Per esempio: «Chi ruba il cibo e le vesti altrui cadrà sicuramente nel mondo degli spiriti affamati». (Lettera da Sado, RSND, 1, 270) Ovviamente chi crea la peggiore delle cause, cioè l’offesa nei confronti dell’insegnamento corretto, riceverà come retribuzione una grande sofferenza. Le nostre circostanze presenti non sono mai casuali. Come scrive il Daishonin citando un sutra: «Se vuoi conoscere le cause del passato, guarda gli effetti del presente; se vuoi conoscere gli effetti del futuro, guarda le cause del presente». (RSND,1, 252) La ricompensa per essersi dedicati alla vera Legge consiste di benefici illimitati e felicità. Il Buddismo comincia con questa conferma della legge di causa ed effetto che agisce nella vita. Lotta Condivisa 45 Quando le persone basano la loro vita sulla legge di causa ed effetto che esiste nelle tre esistenze, acquisiscono in modo naturale una bussola interiore che permette loro di percorrere la via maestra del bene. E, in maniera altrettanto naturale, non saranno disposte a costruire la propria felicità a spese degli altri. Di questi tempi si parla molto di degrado morale e ogni giorno assistiamo a episodi di bullismo, disordini pubblici e vari atti illegali. Indubbiamente le leggi in grado di affrontare questi comportamenti negativi andrebbero rafforzate, ma una soluzione più radicale consiste nell’affermazione di saldi principi che creino una forte coscienza morale nel cuore delle persone. In altre parole, è assolutamente urgente e necessario affermare il principio che, nonostante si possano ingannare gli altri, non si possono in alcun modo evitare le conseguenze della legge di causa ed effetto nella propria vita. Quando le persone si sforzano di vivere basandosi su questo principio, riescono a migliorare anche la loro personalità. Per questo i buddisti devono essere persone con una personalità luminosa. Come scriveva Lev Tolstoj (1828-1910), il grande autore russo: «Una vita veramente retta è quella che si accorda con la legge suprema della propria coscienza». Dopo aver riconfermato l’importanza del principio buddista di causa ed effetto, Shin’ichi Yamamoto parlò del significato della fede: «Ogni persona ha il proprio karma e nella vita deve affrontare diverse prove, come le difficoltà economiche, o la malattia. Quando siamo afflitti da questi problemi, ci sentiamo spesso incapaci di affrontarli, proviamo un senso d’impotenza e disperazione, oppure diventiamo apatici. Questa è una trappola che può portare di conseguenza a un temibile circolo vizioso che conduce all’infelicità. La fede ci permette di spezzare questo circolo negativo di sfortuna e ci dà la forza indomita di affrontare qualsiasi tipo di difficoltà. Ricordate che lo scopo del Buddismo è risvegliare il coraggio di affrontare a testa alta ogni sfida che la vita ci presenta, dicendo a noi stessi “Non mi farò sconfiggere da questo!”, “Questa è un’opportunità per trasformare il mio karma!”». Shin’ichi concluse il suo discorso esprimendo il desiderio sincero che tutti potessero condurre vite 31 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa lunghe e piene di salute, assaporando pienamente la gioia della fede. Lotta Condivisa 46 Dopo la cerimonia di Gongyo per l’inaugurazione del Centro culturale di Yamaguchi, Shin’ichi partecipò a una riunione con un gruppo proveniente dall’Università di Yamaguchi, e poi si recò in auto a un evento serale. I responsabili di Yamaguchi volevano portarlo da Sakotei, un famoso ristorante che esisteva da più di un secolo, sin dall’era Meiji (1868-1912). Molti statisti del periodo Meiji lo avevano frequentato, da Inoue Kaoru (1836-1915) che gli aveva dato il nome, ad altri insigni personaggi come Kido Takayoshi (1833-1877), Ito Hoburumi (1841-1909) e Yamagata Aritomo (1838-1922). Uno dei cuochi del ristorante era un membro della Soka Gakkai e Shin’ichi voleva sfruttare questa occasione per incoraggiarlo. Inoltre, voleva ringraziare le persone che avevano lavorato dietro le quinte e i custodi dei centri culturali della zona, invitandoli a pranzo da Sakotei. Il ristorante, costruito alla fine del diciannovesimo secolo, aveva un’aria maestosa, con le sue grandi colonne, i soffitti alti e i pavimenti di legno tirati a lucido nei corridoi, che ne testimoniavano la lunga tradizione. Sui muri delle varie sale da pranzo erano incorniciate le calligrafie lasciate da vari personaggi del periodo Meiji. Osservando la vegetazione del giardino del ristorante, Shin’ichi si ricordò che a maggio cadeva il centesimo anniversario della morte di Kido Takayoshi. Kido aveva studiato sotto la guida dell’educatore e riformatore giapponese Yoshida Shoin (1830-1859) e, portando avanti gli ideali del suo maestro, aveva svolto un ruolo importante nella Restaurazione Meiji. Shin’ichi ricordò con affetto di aver parlato di Yoshida Shoin con il suo maestro Toda, che spesso gli diceva: «Con la sua morte, il singolo individuo Yoshida Shoin creò numerosi altri Yoshida Shoin». Nella lettera che Yoshida Shoin scrisse ai suoi allievi, poco prima di essere giustiziato, egli disse loro di non piangere per la sua morte: «Se conoscete i miei sentimenti, terrete alte le mie aspirazioni e le farete diventare realtà». E i suoi discepoli non lo delusero. Anche la Soka Gakkai era cresciuta così tanto grazie ai discepoli di Toda che, a cominciare da Shin’ichi, avevano ereditato la sua missione di realizzare kosen-rufu, facendola diventare realtà. Shin’ichi pregò e decise profondamente di far crescere a Yamaguchi una robusta schiera di discepoli che conoscessero ed ereditassero veramente le sue aspirazioni. Lotta Condivisa 47 IL 21 maggio Shin’ichi Yamamoto si era messo a scrivere fin dalla mattina calligrafie su libri e cartoncini decorativi. I suoi sforzi per incoraggiare i membri non avevano mai fine. Sua moglie Mineko raccoglieva via via i libri e i cartoncini che Shin’ichi iscriveva e li allineava in bell’ordine per fare asciugare l’inchiostro. Quel pomeriggio Shin’ichi aveva programmato di visitare il Centro culturale di Tokuyama che era stato inaugurato in aprile e partecipare al gongyo commemorativo per i vent’anni della campagna di Yamaguchi. Shin’ichi aveva terminato le varie iscrizioni calligrafiche e stava consumando un veloce pranzo, quando un responsabile locale gli disse: «C’è un’anziana coppia che ha iniziato a praticare questo Buddismo vent’anni fa, dopo averla sentita parlare a una riunione durante la campagna di Yamaguchi. Sono la signora Mitsu Momota e suo marito Kitcharo, e vorrebbero vederla». «Mi fa piacere incontrarli, li conosco bene». Shin’ichi poggiò le bacchette e andò incontro alla coppia; mise loro un braccio sulle spalle e 32 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa insieme passeggiarono nel giardino del Centro culturale. «Non dimenticherò mai i compagni di fede con i quali ho creato profondi legami lottando insieme. Saremo sempre uniti attraverso le tre esistenze, nel nostro viaggio di kosen-rufu». I maestri e i discepoli Soka sono figli del Budda, uniti eternamente dal grande voto di realizzare kosen-rufu. È un legame della massima solidità e forza, più di qualsiasi altro. Shin’ichi si sedette per una fotografia con la coppia e poi li salutò con una forte stretta di mano. I loro occhi luccicavano di lacrime, come ad esprimere la solenne promessa di rimanere fedeli al voto di kosen-rufu attraverso le tre esistenze di passato, presente e futuro. «È ora!» disse Shin’ichi «È meglio che andiamo». Dopo aver incoraggiato l’anziana coppia, Shin’ichi salì subito in macchina per la stazione di Ogori, montò sul treno ad alta velocità e giunse alla stazione di Tokuyama. Era la sua prima visita a Tokuyama dopo vent’anni. Alla stazione, dove giunse poco prima delle 13.30, c’erano ad accoglierlo una decina di membri, e tutti i loro volti gli erano familiari. «Che bello rivedervi!» esclamò Shin’ichi. Il vice presidente responsabile della regione del Chogoku, che viaggiava con lui, gli presentò un membro: «Lui è Toshiro Oyama, figlio della proprietaria della Pensione Chitose, dove lei alloggiò e che usò come base a Tokuyama durante la Campagna di Yamaguchi. Lui e sua madre sono diventati membri in quel periodo». «Mi ricordo bene di te» disse Shin’ichi «Allora eri ancora studente, non è vero?». Lotta Condivisa 48 Durante la Campagna di Yamaguchi, nel novembre 1956, Shin’ichi si recò a Tokuyama e si fermò nella Pensione Chitose. La sera in cui rimase alla pensione fu organizzata una riunione di discussione. Quel pomeriggio, la proprietaria della pensione, Tsune Oyama, mentre era in cucina ricevette la visita di un giovane ben vestito. Era Shin’ichi. «Grazie per aver accolto questo numeroso gruppo nella vostra pensione. Ho dato attente istruzioni affiché nessuno crei il minimo disturbo ma, se mi fosse sfuggito qualcosa, la prego di non esitare ad informarmi. Sono lieto di averla conosciuta. Grazie». In effetti, inizialmente la signora Oyama era stata felice di avere così tanti ospiti ma poi, vedendo il continuo andirivieni di persone, era rimasta alquanto perplessa. Tuttavia, fu molto colpita dalla gentilezza di Shin’ichi e si sentì rassicurata pensando che persone così premurose non avrebbero causato alcun problema. La sincerità si esprime in un comportamento attento e premuroso che infonde fiducia e sicurezza negli altri. La signora Oyama aveva promesso a un membro della delegazione che avrebbe partecipato alla riunione di discussione. In realtà aveva deciso di affacciarsi solo per un momento, insieme a una sua dipendente, giusto per farsi vedere. Così, quando ebbe terminato il lavoro, si recò alla riunione e fu sorpresa nel vedere che a condurla era proprio quel giovane che si era rivolto a lei con tanta cortesia in cucina. Parlava con tono sicuro e fiducioso ed esprimeva una forte convinzione. Dopo aver spiegato che la via diretta per trasformare il proprio karma si trova nell’insegnamento corretto del Buddismo, si rivolse alla signora Oyama: «C’è qualcosa che la preoccupa, signora Oyama?». «In effettì sì» rispose lei «La primavera prossima mio figlio finirà l’università, ma non ha ancora trovato un lavoro. In questo momento è la mia maggiore preoccupazione». La signora Oyama era una donna forte che di solito non parlava agli altri dei suoi problemi, ma qualcosa la spinse a condividere la sua preoccupazione con Shin’ichi. Tuttavia, appena pronunciate quelle parole, avrebbe voluto rimangiarsele. 33 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa Lotta Condivisa 49 Shin’ichi Yamamoto chiese a Tsune Oyama, la proprietaria dalla pensione: «È suo figlio?». «Sì, è il mio unico figlio» rispose lei. «Mio marito è morto, e io l’ho cresciuto da sola». «Deve essere stato molto difficile. Il Buddismo insegna la via sicura per la felicità e spiega che chi si impegna sarà ricompensato. Il Buddismo è una bussola che guida la nostra vita nel viaggio verso la vera felicità. È un peccato rimanere in balia del destino e perdere la strada. Vogliamo diventare felici insieme praticando assiduamente?». Oyama disse annuendo: «Lo farò!», e anche la sua dipendente decise di iniziare a praticare con lei. Tsune Oyama aveva vissuto felice con suo marito, un architetto, in Manciuria, nella parte nordorientale della Cina. Nel 1934 aveva dato alla luce Toshiro e vedeva davanti a sé un futuro luminoso. Ma, l’anno dopo, il marito fu rapito da un gruppo di banditi conosciuti come “i ladri di cavalli”, che aveva compiuto numerosi furti, e non fu mai più ritrovato. Nel 1936 Tsune fu costretta a ritornare con il figlioletto a Yamaguchi, la sua città natale, e vissero da soli. Lavorò senza sosta, aprì un piccolo ristorante, accumulò qualche risparmio e infine riuscì ad acquistare una pensione. Ma quel successo ebbe breve durata perché, poco dopo, durante un raid aereo la pensione andò in fiamme. Dopo la seconda guerra mondiale, al termine di una serie infinita di dolorose battaglie, riuscì a riaprire la pensione e continuò ad allevare suo figlio da sola: riuscì a mandarlo all’università ma, quando giunse il momento della laurea, egli non aveva ancora trovato un lavoro. Tsune Oyama era enormemente preoccupata per il suo destino. Come nel caso dell’impiego del figlio, le sembrava che, per quanto strenuamente s’impegnasse per costruire una vita felice, i suoi sforzi svanivano come sabbia al vento. Davanti agli altri cercava di assumere un atteggiamento sicuro di sé, ma interiormente temeva l’incertezza della vita. Per questo le parole di Shin’ichi “Vogliamo diventare felici insieme?” toccarono profondamente il suo cuore. Siamo nati per diventare felici. Tutti hanno diritto alla felicità. Lo scopo del Buddismo è permetterci di realizzarla. Lotta Condivisa 50 Dopo aver deciso di unirsi alla Soka Gakkai, Tsune Oyama esortò anche il figlio Toshiro a farlo, e così cominciarono a praticare il Buddismo insieme. Una settimana dopo, a Toshiro fu offerto un lavoro in un’acciaieria. Questo fu il primo beneficio degli Oyama all’inizio della pratica. Quando Shin’ichi visitò la pensione Chitose per la seconda volta, Toshiro si presentò con la madre a salutarlo nella sua stanza. In quell’occasione Shin’ichi gli raccomandò di studiare sodo e sottolineò l’importanza di avere successo nella società. Fino alla sua morte, nel 1972, Tsune Oyama, che aveva profondi legami nella sua comunità, fu una colonna portante del movimento di kosen-rufu a Tokuyama. Suo figlio Toshiro, nel corso di quei vent’anni dal suo primo incontro con Shin’ichi, si era sposato ed era diventato un funzionario del massimo livello nel suo posto di lavoro. Lavorava alla sede centrale dell’azienda a Tokyo, ma, quando seppe che il presidente Yamamoto avrebbe visitato Tokuyama, tornò con la moglie e i figli per accoglierlo ed esprimergli la sua gratitudine. Ai membri che lo accolsero al centro culturale di Tokuyama, Shin’ichi disse: «Sono immensamente felice di vedere che le persone che cominciarono a praticare durante la campagna di Yamaguchi si stanno ancora impegnando intensamente. Vi prego di continuare a essere pionieri di kosen-rufu 34 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa nelle vostre comunità. La strada di kosen-rufu inizia dal proprio ambiente. Non potete lasciare a qualcun altro il compito di realizzare kosen-rufu nella vostra comunità; siete voi che dovete alzarvi e realizzarlo. Quando vivevo in un condominio, iniziai a parlare di Buddismo ai miei vicini e, durante la campagna di Yamaguchi, cominciai a far conoscere questo Buddismo a ogni persona che incontravo e con la quale facevo amicizia. Ho sempre perseverato nel far conoscere agli altri la Legge mistica, spinto dal desiderio che più persone possibili potessero creare un legame con il Buddismo». Il responsabile di prefettura Yoshimi Umeoka, che era al fianco di Shin’ichi, disse: «Ho sentito raccontare che, in diverse occasioni, molte persone che avevano partecipato a una riunione di discussione con lei hanno deciso quel giorno stesso di entrare a far parte della Gakkai». Shin’ichi rispose: «Sì, a volte è successo, ma fare shakubuku non è così facile. Ci sono state occasioni in cui le persone si sono opposte a ciò che dicevo e si sono arrabbiate. Ma fintanto che parliamo con sincerità, le nostre parole rimarranno nel cuore anche di coloro che non sono d’accordo con noi». Lotta Condivisa 51 Quando Shin’ichi entrò nella sala in cui si sarebbe tenuto il Gongyo commemorativo, fu accolto da applausi fragorosi. Un’anziana donna in kimono sedeva in prima fila e lo applaudiva entusiasta e, dietro gli occhiali, aveva i lucciconi agli occhi. Era Toshiko Yamamura, alla quale Shin’ichi aveva fatto conoscere il Buddismo di Nichiren Daishonin durante la campagna di Yamaguchi e che aveva cominciato a praticare subito dopo. Durante la fase pionieristica dell’organizzazione a Tokuyama, si era impegnata attivamente come responsabile di capitolo delle donne. Nel novembre 1956 Toshiko Yamamura aveva partecipato a una riunione di discussione tenuta da Shin’ichi a Tokuyama. Era sempre stata cagionevole di salute, e da molti anni soffriva a causa dell’asma e degli effetti collaterali dei numerosi medicinali che assumeva. Suo marito produceva e vendeva konnyaku (una pianta usata per produrre farina e prodotti gelatinosi), ma gli affari andavano male e avevano seri problemi a tirare avanti. Durante la riunione di discussione, Shin’ichi chiese a Yamamura di sistemarsi avanti, nella prima fila del gruppo. Yamamura non era affatto ben disposta nei confronti della religione. Si aspettava di sentire qualche affermazione ambigua e, mentre veniva avanti, era determinata a opporsi e a controbattere vigorosamente. «Ha qualche problema o preoccupazione?» le chiese Shin’ichi. Naturalmente le sue giornate erano piene di ogni sorta di preoccupazioni, ma, irritata da questa intrusione nella sua vita personale, resistette e rispose: «No, non ho alcun problema particolare!». Shin’ichi si limitò a sorriderle; iniziò a parlare con calma dell’importanza di seguire un insegnamento corretto e a spiegare le basi del Buddismo. Nel suo cuore Yamamura lo trovava convincente, ma allo stesso tempo era determinata a non cedere alla sua forza persuasiva. In certi momenti, pur sapendo razionalmente che una cosa è vera, l’emotività ci impedisce di accettarla e agire di conseguenza. Ma la strada per l’autentica felicità inizia dal controllo delle proprie emozioni, dal muovere un primo coraggioso passo verso il progresso e il miglioramento personale. Quando terminò il suo discorso, Shin’ichi chiese a Yamamura: «È sicura di non essere malata? Il passo più importante per superare la malattia è aumentare la propria forza vitale recitando Daimoku al Gohonzon. Perché non prova a praticare questo Buddismo?». 35 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa Lotta Condivisa 52 Yamamura guardò Shin’ichi e chiese in tono sarcastico: «Scusi la domanda, ma mi sembra che il Gohonzon non sia altro che un pezzo di carta. Come è possibile che delle semplici parole scritte su un pezzo di carta abbiano un potere così grande?». Shin’ichi rispose sinceramente: «Anche la carta può avere un potere notevole, non è vero? Getterebbe via un assegno da 50.000 o 100.000 yen perché è “solo carta”? Se riceve un telegramma che dice: “Tua madre è molto grave” non ne sarebbe profondamente colpita, anche se si tratta solo di parole su un pezzo di carta? Anche una mappa è solo carta ma, se ci fidiamo della mappa e la usiamo, arriveremo a destinazione. Il Gohonzon è l’oggetto di culto per tirar fuori una grande condizone vitale, in modo da poter diventare assolutamente felici». Shin’ichi continuò a sostenere la sua argomentazione con numerosi esempi. Dopo un po’, un responsabile che aveva accompagnato Shin’ichi lo interruppe con tono esitante per dirgli: «Signor Yamamoto, è ora di andare. Se vi tratterrete più a lungo farete tardi alla prossima riunione di discussione». Shin’ichi si alzò riluttante ma, prima di lasciare la stanza, si rivolse ancora una volta a Yamamura: «Spero che proverà a praticare questo Buddismo e diventerà veramente felice». Questa volta Yamamura non rispose: tuttavia fu profondamente toccata dal calore di Shin’ichi, tanto che si sentiva quasi disposta a iniziare a praticare il Buddismo. Ma sentiva che farlo sarebbe stato, in un certo senso, un segno di sconfitta. Nonostante questo, dopo un certo periodo aderì alla Soka Gakkai e decise di mettere alla prova il Gohonzon per dimostrare che Shin’ichi e gli altri membri avevano torto. Recitò Daimoku con tutta se stessa per una settimana, poi smise per una settimana. I risultati furono inequivocabili. Sin dal giorno in cui iniziò a recitare, gli attacchi d’asma cessarono immediatamente. E quando smise di recitare ebbe un attacco così doloroso che pensò di morire. «Adesso comprendo il grande potere del Gohonzon! Adesso ci credo! Voglio vincere la mia malattia!». Yamamura si scusò profondamnete davanti al Gohonon. Come scrive Nichiren Daishonin: «Per valutare le dottrine buddiste io, Nichiren, credo che i metodi migliori siano la ragione e la prova documentaria. Ma ancora migliore di queste è la prova concreta» (I tre maestri del Tripitaka pregano per la pioggia, RSND, 1, 532). La prova inconfutabile che aveva sperimentato risvegliò Yamamura al potere della fede buddista. Lotta Condivisa 53 Dopo aver ottenuto una prova visibile della fede, Toshiko Yamamura s’impegnò con tutto il cuore nelle attività della Soka Gakkai. A un certo punto, sentì dire da un altro membro che viveva a Osaka che Shin’ichi Yamamoto stava per recarsi nella regione del Kansai. Desiderava incontrare Shin’ichi per scusarsi del suo comportamento irrispettoso durante la riunione di discussione di Tokuyama. Inoltre voleva dirgli che, dopo essersi unita alla Soka Gakkai, era riuscita a superare la sua malattia. Così andò alla sede centrale della Soka Gakkai nel Kansai. «Lei è la signora Yamamura, vero? Mi ricordo bene di lei. Sono davvero felice di vederla così in buona salute, da quando ha iniziato a praticare questo Buddismo. Ha un aspetto meraviglioso». Yamamura era molto felice che Shin’ichi si ricordasse di lei. «Le chiedo scusa per essere stata così cocciuta alla riunione di discussione. Di natura sono piuttosto ostinata e non mi piace cedere». Sorridendo Shin’ichi rispose: «Nel Buddismo questo si chiama mondo di Collera. Le persone in questa condizione vitale esteriormente vogliono sempre apparire grandi, importanti, e interiormente tendono ad avere scarsa considerazione degli altri. Il desiderio di essere superiori agli altri è 36 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa l’essenza del mondo di Collera. In questo stato vitale le persone si preoccupano molto delle apparenze e della posizione sociale. Sono orgogliose di essere potenti, importanti, e cercano di far colpo sugli altri. E al tempo stesso, quando vedono che una persona è migliore di loro, che gode di rispetto e ammirazione, provano invidia e gelosia nei suoi confronti. Come scrive Nichiren Daishonin: “Il servilismo è il mondo di asura [o Collera]” (RSND, 1, 317). “Servilismo” significa avere una scarsa stima di sé e comportarsi in maniera ossequiosa e adulatoria verso gli altri: coloro che si trovano nel mondo di Collera, essendo molto arroganti, anche se cercano di apparire importanti in realtà mancano di autentiche capacità e di fiducia in se stessi, e così adulano e cercano di ingraziarsi chiunque percepiscano come più forte di loro. Fanno così perché in realtà sono vigliacchi e disonesti. Un simile comportamento di fatto pone soltanto le cause per la propria infelicità. Il Buddismo ci permette di sollevarci al di sopra di questo stato vitale. Dedicando la vita al grande voto di kosen-rufu, si trova dentro di sé l’energia per superare i propri difetti. Allora il mondo di Collera nella propria vita si trasformerà nel mondo di Collera contenuto nel mondo di Buddità e nel mondo di Bodhisattva. Si trasformerà in un grande potere di sconfiggere il male, e nella determinazione di essere sempre vittoriosi. Spero che lei si impegnerà al massimo nel praticare il Buddismo con sincerità». Lotta Condivisa 54 Yamamura incise profondamente nel cuore la guida di Shin’ichi che la esortava a praticare sinceramente il Buddismo, rifletté sul proprio comportamento e si dedicò con tutto il cuore nelle attività della Soka Gakkai. Nell’agosto 1964, quando fu fondato il capitolo Higashi Tokuyama, fu nominata responsabile di capitolo della Divisione donne. Grazie a una fede sincera riuscì a valorizzare il suo temperamento combattivo, trasformandolo in determinazione a vincere, e così il movimento di kosen-rufu a Tokuyama progredì notevolmente. Al Centro culturale di Tokuyama, Shin’ichi sorrise a Yamamura e poi si sedette. La voce risonante del moderatore annunciò l’inizio della riunione, aperta dalla cerimonia di Gongyo, per festeggiare i venti anni di kosen-rufu nella prefettura di Yamaguchi. Dopo Gongyo e i saluti dei responsabili, Shin’ichi si avvicinò al microfono e iniziò a parlare con tono amichevole e familiare. «Mi ricordo come fosse adesso che, vent’anni fa, durante la Campagna di Yamaguchi, faticammo parecchio qui a Tokuyama perché le attività di propagazione non procedevano come avremmo desiderato. Mi viene da pensare che Tokuyama letteralmente significa “montagna di benefici”e mi dispiace che, fin adesso, la “montagna di benefici” abbia avuto dei problemi a causa della mancanza di un centro. Ma ora, dopo vent’anni da quella campagna pionieristica, grazie al vostro impegno questo meraviglioso Centro culturale di Tokuyama è stato completato. Questo è il vostro castello della Legge. È la prova dell’accumulo di grandi benefici, di una vera “montagna di benefici”. Adesso questo magnifico castello di kosen-rufu è stato ultimato e senza dubbio anche tutti voi, e i vostri familiari, che avete contribuito alla sua costruzione, godrete di altrettanti benefici e buona fortuna. Dal punto di vista della fede, il fatto che abbiate abbracciato il Gohonzon durante quelle prime attività pionieristiche per kosen-rufu fa di voi dei precursori all’interno della Soka Gakkai, come un ramo principale che diventerà la radice e recherà benefici e prosperità alla famiglia e ai discendenti per innumerevoli generazioni future. Anche se non riusciamo a vedere le radici di un albero, più profondamente queste affondano nella terra, più forte e rigoglioso crescerà l’albero. Spero che voi tutti affondiate profondamente e 37 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa saldamente le radici della fede buddista nella terra di kosen-rufu, così che le vostre famiglie e le persone vicine a voi possano godere di prosperità per i prossimi cinquanta, cento e diecimila anni». Lotta Condivisa 55 Poi Shin’ichi Yamamoto parlò dell’atteggiamento nei confronti della fede e della pratica buddista. «Nichiren Daishonin afferma chiaramente che la causa fondamentale dell’infelicità risiede sostanzialmente nell’offesa alla Legge, in altre parole nell’offesa nei confronti di Nam-myohorenge-kyo, la Legge fondamentale dell’universo. Al tempo stesso insegnò che la fede in Nammyoho-renge-kyo è la via diretta per la felicità. Egli iscrisse il Gohonzon come l’entità fondamentale per trasformare le cause negative del passato e stabilire una condizione vitale di felicità assoluta. Quando dedichiamo la vita a kosen-rufu, basandoci sul Gohonzon, possiamo sicuramente conseguire la Buddità in questa esistenza. Voglio affermare senz’ombra di dubbio che è la Soka Gakkai che sta trasmettendo correttamente il Buddismo di Nichiren Daishonin agli altri e sta portando avanti questa pratica nel mondo attuale. Ma, per quanto meraviglioso sia il Gohonzon, se la fede di una persona è debole, non otterrà benefici». Poi Shin’ichi lesse il passo del Gosho: «Più forte è la fede, maggiore è la protezione degli dèi. Questo vuol dire che la protezione degli dèi dipende dalla forza della fede di una persona. Il Sutra del Loto è un’eccellente spada, ma la sua forza dipende da chi la impugna» (RSND, 1, 846). Questo è un insegnamento importante in quanto sottolinea che ciò che attiva e fa manifestare i poteri delle divinità protettrici è la forza della nostra pratica buddista. Anche se abbiamo abbracciato il Gohonzon, gli déi celesti non ci proteggeranno se vacilliamo nella pratica davanti alle difficoltà. Ci sono persone, ad esempio, che davanti alla malattia si lasciano turbare, dubitano del Gohonzon e si chiedono: «Com’è possibile che mi sia capitato questo, visto che pratico il Buddismo?». Ma tutti gli esseri umani sono soggetti alla malattia. In realtà questo Buddismo ci permette di affrontare la malattia facendo emergere una vigorosa forza vitale, che deriva dal rimanere saldi nella pratica e tirar fuori così il potere di rinnovare e rivitalizzare se stessi. Il nostro scopo è forgiare un io invincibile di fronte a qualsiasi evento della vita. Lotta Condivisa 56 Shin’ichi parlò dell’importanza della forza interiore perché voleva rimarcare che il Buddismo di Nichiren non è una “fede dipendente”, ma una filosofia della rivoluzione umana. Citando il passo del Gosho: «Anche abbracciare il Sutra del Loto sarebbe inutile senza l’eredità della fede» (RSND, 1, 191), sottolineò inoltre che l’eredità della fede esiste all’interno della Soka Gakkai che si adopera per il progresso di kosen-rufu, così come insegna il Daishonin. Alla fine della riunione Shin’ichi si incontrò con i rappresentanti della Divisione giovani del Chugoku e si intrattenne con loro a pranzo, in un ristorante davanti alla stazione di Tokuyama. Due giorni prima aveva congedato vari membri della Divisione giovani e degli staff che erano venuti da Hiroshima e da altre località per dare una mano presso il Centro culturale di Yamaguchi. Lo aveva fatto perché desiderava allenare direttamente i giovani e lo staff dipendenti di Yamaguchi. Shin’ichi era profondamente consapevole di quanto si fossero rattristati quei giovani che erano stati rimandati a casa, e così li invitò a una riunione informale a Tokuyama. Sedette al tavolo con loro e, mentre mangiavano, diede loro consigli amichevoli sul galateo a tavola e altre cose. Al termine del pranzo, si intrattenne ancora a parlare con i membri della Divisione giovani in una stanza in stile giapponese all’interno del ristorante. 38 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa Rivolgendosi alle responsabili delle giovani donne disse: «La maggior parte di voi probabilmente si sposerà e alla fine passerà nella Divisione donne. Per un certo periodo sarete molto occupate ad allevare i bambini e a fare tante cose, e vi sentirete esauste. Probabilmente vi risulterà difficile fare attività in prima linea nell’organizzazione. Ma non dimenticate mai l’orgoglio di essere state responsabili della Divisione giovani donne e lo spirito che avevate allora. Ricordate che vi era stato affidato un ruolo importante nella Soka Gakkai e che molte persone vi consideravano un punto di riferimento. Ripartite sempre da questa consapevolezza e continuate a impegnarvi fino in fondo. Impegnarsi come responsabili della Divisione giovani donne porta immensi benefici e fortuna. Non dimenticate che qualsiasi difficoltà o problema possiate affrontare lungo il vostro cammino, se continuerete a praticare, otterrete certamente la felicità e la vittoria nella vita». Shin’ichi parlò loro sinceramente, dal profondo del cuore. Lotta Condivisa 57 Shin’ichi Yamamoto disse ai responsabili dei giovani uomini del Chugoku: «È importante agire sempre all’unisono con la sede centrale della Soka Gakkai e impegnarsi secondo le guide del nostro maestro. Quando seguiamo il sentiero corretto, il sentiero della Soka Gakkai, possiamo allenare noi stessi e crescere diventando persone eccellenti. Se cercate egoisticamente di condurre l’organizzazione nella direzione che più vi fa comodo, sia voi che l’organizzazione finirete con il deviare dall’orbita di kosen-rufu e girerete a vuoto. Quando i responsabili cercano di manipolare l’organizzazione in base alle loro opinioni personali, la prima cosa che viene meno è l’imparzialità nelle nomine dei responsabili, in altre parole vengono nominate soltanto le persone che sono d’accordo con quei responsabili, che alla fine si ritrovano circondati da persone che sperano di guadagnarsi i loro favori seguendo le loro direttive. Di conseguenza la Soka Gakkai, che dovrebbe essere un’organizzazione basata sulla fede nella Legge mistica, diventerà un’organizzazione distorta basata sul clientelismo. Questo significa sfruttare l’organizzazione e, come parassiti nel corpo del leone, distruggere dall’interno la Soka Gakkai, l’organizzazione in accordo con il volere e il mandato del Budda. Non bisogna mai permettere che si formino fazioni all’interno della Soka Gakkai. Se le esaminiamo attentamente, vediamo che le organizzazioni che hanno difficoltà a crescere, o che sembrano aver perso il chiaro scopo della fede che le muoveva un tempo, soffrono spesso per questo genere di problemi. Per evitare tutto questo, le persone coinvolte nelle nomine dei responsabili dovrebbero avere un forte senso di responsabilità e integrità. Non dimenticate mai che decisioni sbagliate o irresponsabili in questo ambito possono condurre alla distruzione della Soka Gakkai». Shin’ichi continuò a parlare con tutta la forza, pensando al futuro. In risposta alle parole e alle azioni dei giovani, gli incoraggiamenti e le guide fluivano da Shin’ichi come un torrente in piena. «I giovani devono sviluppare le proprie capacità sforzandosi assiduamente. La negatività è il peggior nemico. I giovani non dovrebbero mai disprezzare se stessi perché sono poveri o non hanno frequentato le migliori scuole. I giovani Soka, che hanno dedicato la vita al supremo ideale di kosen-rufu, dovrebbero essere sempre positivi, e continuare ad affrontare una sfida dopo l’altra!». Conclusa questa sessione di incoraggiamento, Shin’ichi lasciò Tokuyama in macchina, poco dopo le otto di sera. Lotta Condivisa 58 Shin’ichi stava andando in macchina da Tokuyama al Centro culturale di Yamaguchi quando, dopo 39 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa circa 30-40 minuti, sua moglie Mineko disse: «Ho sentito che i membri di Hofu si sono riuniti presso il loro centro locale». Era stata informata dalla responsabile regionale delle donne del Chugoku, Mitsue Shibano. A dire dell’autista, il centro locale di Hofu era solo a pochi minuti di distanza. «Andiamo! - disse Shin’ichi - mi piacerebbe incoraggiarli con tutto il cuore, anche se non abbiamo molto tempo. Dopo tutto, ci stanno aspettando». I membri si erano riuniti al centro locale di Hofu nella speranza che il presidente Yamamoto si fermasse per salutarli, ma ormai erano le venti e trenta passate e stavano per tornare a casa. Proprio in quel momento l’auto di Shin’ichi si fermò davanti al centro. «Buonasera!» disse Shin’ichi sorridendo mentre varcava l’ingresso. Dietro di lui c’era Mineko. I membri applaudirono felici. Il centro era un piccolo edificio di legno. Appena entrato Shin’ichi chiese: «Pensate che se facciamo Gongyo, disturbiamo i vicini?». «No, se chiudiamo le persiane» rispose qualcuno. «Bene, allora chiudiamole, e facciamo Gongyo a bassa voce. Voglio pregare per la vostra salute e longevità, e per la prosperità delle vostre famiglie». Dopo Gongyo, Shin’ichi si diresse verso l’organo elettrico che era nella stanza. «Consideratelo il mio piccolo omaggio per voi!», disse; abbassò il volume dell’organo e iniziò a suonare Il villaggio di Atsuta, I tre martiri di Atsuhara e varie altre canzoni della Gakkai. «So che avete aspettato a lungo. Mi piacerebbe ricambiare in qualche modo la vostra sincerità. Nel mondo secolare contano gli interessi personali, ma nel mondo della fede conta la sincerità. La Soka Gakkai unisce il maestro e il discepolo, i compagni di fede e i cuori delle persone, nell’impresa di realizzare kosen-rufu. La Soka Gakkai è un’organizzazione umanistica che mette sempre le persone prima della burocrazia. È questo che rende così forte la Soka Gakkai. Mi sto impegnando al massimo per far sì che la Soka Gakkai sia sempre un mondo puro in cui regna questo spirito». Lotta Condivisa 59 Rivolgendosi ai membri riuniti nel centro locale di Hofu, Shin’ichi disse: «Anche se sono stati aperti nuovi centri culturali nelle città di Yamaguchi e di Tokuyama, vi prego di tenere a mente che fondamentalmente Hofu è il punto di origine della Soka Gakkai a Yamaguchi e il motore di kosenrufu nella prefettura di Yamaguchi». Il 3 maggio 1960, quando Shin’ichi fu nominato terzo presidente della Soka Gakkai, fu fondato il capitolo Yamaguchi, con un ufficio a Hofu. Poi nel 1965 fu costruito il Centro locale di Hofu che divenne la sede della Soka Gakkai per la prefettura di Yamaguchi. Dal punto di vista storico Hofu una volta era la fiorente capitale dell’ex provincia di Suo, che costituiva la parte sud-orientale della prefettura di Yamaguchi. Shin’ichi proseguì: «Vi prego di andare avanti con la consapevolezza che voi siete il cuore della Soka Gakkai a Yamaguchi e che questo è il punto di partenza per condurre le persone di Yamaguchi alla felicità». Come scrisse il poeta armeno Avetik Isahakyan (1875-1957): «Mantenete orgoglio e dignità, qualunque cosa accada». La fiducia in se stessi è la spina dorsale dello spirito umano. Le persone sicure di sé sono forti. Finché manteniamo fiducia in noi stessi, nemmeno la più grave delle difficoltà potrà sconfiggerci. Shin’ichi disse: «Oggi, cari membri di Hofu, vorrei regalarvi una poesia: Il castello di Hofu. Ecco il punto di origine 40 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa di kosen-rufu! Siete tutti messaggeri del Budda, Bodhisattva della Terra emersi qui a Hofu per una ragione profonda. Miei fedeli discepoli, noi siamo inseparabili. Orgogliosi di ciò, vi prego di continuare a seguire con coraggio, fino in fondo, la strada di kosen-rufu. Non vedo l’ora di incontrarvi nuovamente!». Shin’ichi poté rimanere solo per poco tempo con i membri di Hofu, ma per tutti loro fu un’esperienza indimenticabile. Erano quasi le dieci di sera quando Shin’ichi fece ritorno al centro culturale di Yamaguchi. Lotta Condivisa 60 Il 22 maggio fu l’ultimo giorno che Shin’ichi trascorse nella prefettura di Yamaguchi. Alle sedici era prevista la sua partenza per la città di Kitakyushu, nel Kyushu. Quel pomeriggio nel centro culturale si tenne una cerimonia funebre per i pionieri defunti che avevano dato contributi significativi a kosen-rufu nella prefettura di Yamaguchi. Shin’ichi guidò la cerimonia recitando un Daimoku sincero per i pionieri defunti. Dopo aver conferito loro una serie di titoli onorari postumi, come vice direttore generale onorario, Shin’ichi disse: «I membri defunti che onoriamo oggi hanno dedicato la vita al Buddismo, come insegna il Daishonin, costruendo le fondamenta di kosen-rufu come grandi Bodhisattva della Terra. Sono veramente dei nobili Budda. Spero che i loro discendenti riusciranno a seguire l’esempio di questi pionieri che hanno percorso un cammino così degno di onore. Perciò vi prego di non considerarvi solo i familiari dei defunti, ma di rafforzare la consapevolezza di essere i loro successori per kosen-rufu, abbracciando Nammyoho-renge-kyo, la Legge fondamentale dell’universo. I titoli onorifici postumi che abbiamo conferito loro non sono simboli del potere secolare o di autorità; sono il solenne attestato che questi nostri preziosi predecessori si sono impegnati nella fede, nella pratica e nello studio esattamente come insegnò il Budda originale Nichiren Daishonin. Di conseguenza, prendere alla leggera questi titoli onorifici equivale a disprezzare i nobili risultati dei nostri cari pionieri che hanno dedicato la vita alla propagazione di questo insegnamento meraviglioso. Spero che i loro familiari considerino questi titoli onorifici come un supremo onore, seguendo il grande cammino della fede come loro successori e dando prova delle virtù dei defunti. Senza dubbio ciò farà sbocciare i fiori dei benefici nelle loro famiglie». Shin’ichi descrisse poi cosa accade dopo la morte a coloro che dedicano la vita a kosen-rufu, leggendo la spiegazione chiara del Daishonin in una lettera indirizzata alla monaca laica Sennichi, dal titolo Il tesoro di un figlio devoto: «Qualcuno si può chiedere dove si trovi ora lo spirito del defunto Abutsu-bo. Usando il chiaro specchio del Sutra del Loto, io, Nichiren, posso vederlo nell’assemblea sul Picco dell’Aquila, seduto nella torre preziosa del Budda Molti Tesori, rivolto a est [cioè di fronte ai Budda Shakyamuni e Molti Tesori]» (RSND, 1, 926). Lotta Condivisa 61 La monaca laica Sennichi divenne discepola di Nichiren Daishonin insieme al marito Abutsu-bo, nel periodo in cui il Daishonin si trovava in esilio a Sado. In questa lettera, scritta dopo la morte di Abutsu-bo, il Daishonin dice a Sennichi che, alla luce del limpido specchio del Sutra del Loto, non c’è dubbio che l’anima del suo defunto marito si trovi in mezzo all’assemblea sul Picco dell’Aquila, seduto nella torre preziosa del Budda Molti Tesori, rivolto verso est. Parlando con convinzione, Shin’ichi spiegò: «Picco dell’Aquila è il nome della montagna, in India, 41 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa sulla quale Shakyamuni predicò il Sutra del Loto. Secondo la filosofia della vita del Buddismo di Nichiren Daishonin, la Torre Preziosa del Budda Molti Tesori che apparve di fronte all’assemblea riunita sul Picco dell’Aquila, rappresenta il Gohonzon [l’incarnazione della Legge di Nam-myohrenge-kyo]. Noi della Soka Gakkai, coraggiosi Bodhisattva della Terra che diffondono attivamente la Legge mistica, dopo la morte saremo abbracciati dal Gohonzon [il mondo di Buddità nell’universo] e nelle esistenze future rinasceremo insieme al Gohonzon; le nostre vite saranno colme di forza vitale vibrante come il sole del mattino che sorge a oriente. In altre parole, dedicando la nostra preziosa vita alla nobile impresa senza precedenti di kosen-rufu siamo certi di rinascere in questo pianeta Terra, o in un’altra terra analoga in qualche punto dell’universo, per dedicarci ancora una volta con grande gioia al movimento di kosen-rufu. Inoltre, diceva spesso Toda: “Recitare Nam-myoho-renge-kyo per i defunti è l’unico modo in cui possiamo recare veramente beneficio alla loro vita”. La Legge mistica, in maniera simile alle onde radio, collega la nostra vita alle altre vite nell’universo. In tal senso, è importante recitare un Daimoku potente, con energia. Quando il nostro Daimoku per la felicità dei defunti risuona di una potente forza vitale, non solo trasmette forza e vitalità alla loro vita, ma la nostra vita stessa ne viene rivitalizzata. Lo scopo delle nostre preghiere per i defunti è stabilire una profonda comunicazione spirituale fra la nostra vita e quella dei nostri cari scomparsi e dei nostri innumerevoli antenati. Sono certo che anche i nostri compagni di fede scomparsi saranno particolarmente felici. Invece di offrire semplici preghiere per i morti, pervase dal dolore del lutto, decidiamo di percorrere il cammino di kosen-rufu insieme a loro attraverso le tre esistenze di passato, presente e futuro, con forte fede e convinzione nel potere meraviglioso della Legge mistica». Lotta Condivisa 62 Dopo il servizio funebre Shin’ichi partecipò a una riunione informale con trenta giovani appartenenti al Gruppo futuro di Yamaguchi, un gruppo all’interno della Divisione futuro. Il gruppo era stato costituito circa tre anni prima e adesso alcuni dei membri più anziani erano già all’università. Dopo aver posato per una foto insieme a loro, Shin’ichi parlò individualmente con ciascuno di loro, per imprimere nel loro cuore l’importanza di perseverare nella fede e nella pratica buddista. «Alcune persone praticano con fede pura quando sono studenti liceali, ma poi, quando vanno all’università, cedono a varie tentazioni, smettono di lucidare se stessi e trascorrono tutto il tempo divertendosi. Altri rimangono costanti nella loro pratica buddista per tutto il periodo universitario ma poi, quando trovano lavoro in una grande azienda, illudendosi di essere superiori agli altri, smettono di apprezzare la grandezza dei membri che magari sono poveri, ma si impegnano assiduamente nelle attività della Gakkai. Alcuni iniziano addirittura a sentire disprezzo per le persone comuni e finiscono per allontanarsi dalla Soka Gakkai. Non voglio che vi accada niente di simile. Dovreste proteggere le persone comuni e i membri della Gakkai che hanno una vita difficile. Il ruolo dei membri del Gruppo futuro è portare avanti questa missione. Spero che ardiate di passione sempre maggiore per kosen-rufu ogni anno che passa, sempre di più». Gli occhi dei membri brillarono di determinazione. Un gran numero di membri si era riunito nel giardino del Centro culturale di Yamaguchi per salutare Shin’ichi che partiva per Kitakyushu. Quando Shin’ichi lo venne a sapere, diede istruzioni affinché fossero fatti entrare nella sala principale del centro. Anche se erano già le tre e mezzo e Shin’ichi doveva partire alle quattro, si recò nella sala riunioni per salutarli. 42 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana Volume 25 – Capitolo II – La Lotta Condivisa «Ora recitiamo Daimoku insieme. Questa è una recitazione speciale. Io pregherò con tutte le forze affinché possiate realizzare tutte le vostre preghiere». Kosen-rufu non si può raggiungere se non si è disposti a dare tutto per il Buddismo e per il bene dei compagni di fede, senza lesinare la propria vita. Per accendere una fiamma eterna nel cuore degli altri bisogna che noi per primi possediamo un appassionato senso di missione. Shin’ichi voleva comunicare questo con le sue azioni. E questo era anche lo scopo della sua seconda Campagna di Yamaguchi. Quando ebbero finito di recitare Shin’ichi disse: «Bene, adesso suonerò il pianoforte per voi!». (Fine del capitolo 2 del volume 25 della Nuova rivoluzione umana, “Lotta condivisa”) 43