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Epilazione con laser e luce pulsata

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Epilazione con laser e luce pulsata
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Epilazione con laser
e luce pulsata
BRUNO GIACOMO CARRARI
6
EPILAZIONE
CON LASER E LUCE PULSATA
INTRODUZIONE
costituiti da una porzione che fuoriesce dalla superficie cutanea, detta fusto, e da una immersa nella pelle,
detta radice.
La radice è avvolta da un involucro di cellule epidermiche, detto guaina della radice, che forma la parete
del cosiddetto follicolo pilifero. Il fusto e gran parte
della radice sono costituiti da cellule cornee rigide che
formano la cheratina dura (Fig. 6.1).
Alla base della radice, questa si salda all’epitelio della guaina in una struttura arrotondata, detta bulbo del
pelo, dove cellule simili a quelle basali dell’epidermide
si riproducono, si stratificano e si differenziano progressivamente nelle cellule cornee del pelo. Il bulbo
del pelo è incavato al suo polo profondo per accogliere una papilla dermica ricca di cellule, chiamata papilla del pelo. Nel bulbo del pelo si trovano anche i melanociti, responsabili della pigmentazione.
Nei peli terminali possiamo distinguere una parte
centrale, il midollo, formata da materiale corneo e piccole bolle di aria, una parte intermedia, la corteccia,
costituita solo da cellule cornee pigmentate e una superficiale, la cuticola, costituita da cellule cornee molto sottili, non pigmentate.
Nei peli lanuginosi manca la parte midollare e non
vi è pigmento.
L’eliminazione e la manipolazione di peli sul corpo ha
costituito, a seconda del contesto sociale, storico e culturale, un aspetto importante nella storia dell’uomo.
Anche oggi moltissime donne e un numero sempre
maggiore di uomini ricorrono, con varie tecniche, alla
rimozione e alla mimetizzazione dei peli: depilazione
chimica con creme, rasatura (elettrica e con rasoio), utilizzo di cere (calde o fredde), epilazione con dispositivi
elettromeccanici, decolorazione, asportazione con pinzetta, tecnica orientale con il filo ecc. Tutti questi metodi hanno il grosso limite di non essere definitivi e comportano la ricrescita dei peli in tempi brevi, soprattutto
le tecniche di depilazione che rimuovono solo la parte
esterna. Quando si asporta anche la parte non visibile
del pelo (epilazione) i tempi di ricrescita sono più lunghi, ma sempre limitati a poche settimane, e spesso accompagnati da fenomeni irritativi locali come follicoliti
e peli inclusi. Inoltre, l’utilizzo ripetuto di cere, specialmente a caldo, può provocare comparsa di vasi capillari visibili.
In alcuni casi di ipertricosi con alterazioni ormonali
dimostrate, l’uso di farmaci può essere di aiuto, anche
se le terapie hanno effetto soppressivo limitato al solo
periodo di assunzione e possono provocare effetti collaterali come alterazione del ciclo mestruale e dell’umore, tossicità epatica ecc.
Topici a base di eflornitina cloruro hanno ottenuto
l’approvazione da parte della Food and Drug Administration (FDA) americana per il trattamento dell’irsutismo femminile del volto. Tale principio attivo agisce
mediante inibizione enzimatica e l’effetto si manifesta
dopo circa 2 mesi di applicazione.
La riduzione dei peli è stata osservata, con grado variabile, in circa il 60% dei soggetti trattati. I risultati ottenuti però non sono definitivi e il principio attivo è irritante e fotosensibilizzante. Alcuni Autori hanno proposto l’uso combinato dell’eflornitina cloruro e della
luce laser ma per adesso non vi sono dati certi e protocolli applicativi.
Le difficoltà incontrate per ottenere un’epilazione
permanente derivano dalla necessità di distruggere il
follicolo pilifero in maniera completa e senza danneggiare i tessuti adiacenti. Tra i vari metodi proposti nel
corso degli anni, l’epilazione laser, o con luce pulsata,
rappresenta sicuramente la migliore tecnica disponibile.
CICLO DEL PELO
La produzione di peli è una caratteristica peculiare dei
mammiferi, la cui funzione principale è quella della
conservazione del calore. Molti mammiferi riescono
Pelo
Ghiandola
sebacea
Muscolo
erettore
del pelo
Radice
Guaina
epiteliare
esterna
RICHIAMI DI ISTOLOGIA
Papilla
I peli sono formazioni filiformi distribuiti sulla superficie cutanea e si dividono in peli lanuginosi, sottili e
trasparenti, e peli terminali, grossi e pigmentati. Sono
Fig. 6.1 Struttura del pelo.
120
Tessuto
adiposo
EPILAZIONE
CON LASER E LUCE PULSATA
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pelo si trova dal lato dell’angolo ottuso, cosicché la sua
contrazione determina un raddrizzamento del pelo
stesso e un infossamento dell’epidermide (cosiddetta
pelle d’oca). In alcuni animali, l’erezione dei peli è un
modo per apparire più grossi a eventuali aggressori;
nell’uomo la principale funzione svolta da questi muscoli è la termogenesi, cioè nella produzione di calore.
ad adattare la presenza di peli sul corpo in base alle
temperature esterne da cui devono proteggersi; prerogativa fondamentale dell’adattamento è quindi una
struttura in grado di generare il pelo in maniera controllata ma continua, secondo un ciclo di crescita.
Da un punto di vista evoluzionistico, nell’uomo la
crescita dei peli è diminuita di importanza, anche se vi
sono peli specializzati in determinate funzioni: funzione tattile (peli del naso e ciglia), vettori di secrezioni
apocrine (ascelle e regione pubica) ecc. La presenza di
un ciclo di crescita che regola la vita del pelo è però rimasto.
Si distinguono tre fasi fondamentali: anagen, catagen e telogen, che si alternano tra loro (Fig. 6.2).
ELETTROCOAGULAZIONE
Questa tecnica, conosciuta da molti anni, utilizza un
sottile ago infisso nel canale follicolare in modo tale
da veicolare corrente elettrica a livello del follicolo del
pelo.
Gli aghi utilizzati sono isolati in modo da lasciare libera solo la punta, questo permette di portare la corrente con maggiore precisione solo in profondità.
Esistono due tipi di elettrocoagulazione: quella che
utilizza corrente continua, o galvanica, detta elettrolisi,
che agisce mediante formazione elettrochimica di
anioni reattivi, come i perossidi; quella detta elettrotermolisi, che utilizza corrente alternata ad alta frequenza
in grado di generare calore e provocare pertanto un
danno termico alla porzione profonda del follicolo.
Alcuni apparati utilizzano una combinazione delle
due tecnologie, variamente controllate da dispositivi
elettronici più o meno sofisticati (tecnica mista o blending).
Sebbene la letteratura scientifica sia scarsa al riguardo, il 50-85% dei peli trattati ricresce dopo un trattamento.
Questa tecnica presenta diversi rischi, dipendenti
anche dall’esperienza e dalla competenza dell’operatore: follicoliti, infezioni, escare; inoltre è piuttosto dolorosa ed è necessario ripetere i trattamenti per molto
tempo, anche anni, prima di ottenere risultati apprezzabili.
L’efficacia del metodo non è mai certa e con il tempo
spesso si formano danni antiestetici sulla cute, come
piccole cicatrici e discromie.
Anagen: è la fase di crescita del pelo e dura tra le 4
settimane e un anno.
Catagen: è la fase di transizione tra Anagen e Telogen, caratterizzata da un arresto della proliferazione delle cellule del bulbo e da uno slargamento
della parte terminale della radice del pelo, che si
ancora alle pareti del follicolo.
Telogen: la crescita diminuisce e poi si arresta, il pelo rimane attaccato alla pelle ma il bulbo è inattivo.
Quando il bulbo riprende l’attività proliferativa (anagen) dà origine a un nuovo pelo, che comincia a crescere e a spingere fuori il pelo precedente fino a farlo
cadere e poi lo sostituisce.
Il follicolo pilifero è circondato da un spessa membrana basale, alla quale si ancora un piccolo muscolo
liscio, il muscolo erettore del pelo, che all’altro capo si
ancora al di sotto con l’epidermide. I peli si inseriscono obliquamente nella pelle e il muscolo erettore del
TERAPIA FOTODINAMICA
Anagen
Catagen
La terapia fotodinamica, utilizzata con successo in diverse patologie proliferative cutanee, è stata impiegata
anche per l’epilazione.
È una tecnica non invasiva che utilizza una sostanza
fotosensibilizzante (acido aminolevulinico) e una sorgente luminosa (Grossman, 1995).
La sostanza fotosensibilizzante viene applicata sulla
pelle, e lasciata agire per 2-3 ore; essa penetra facilmente in corrispondenza di un’alterazione dello strato
Telogen
Fig. 6.2 Fase anagen, catagen, telogen.
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EPILAZIONE
CON LASER E LUCE PULSATA
corneo, come avviene in corrispondenza di lesioni cutanee, processi infiammatori ecc.
La sostanza si concentra nei tessuti sede di processi
infiammatori, o in qualche modo alterati, e viene metabolizzata in protoporfirina IX.
La tecnica di depilazione prevede una ceretta a caldo il giorno prima del trattamento che produce un
processo infiammatorio a livello follicolare che facilita
la penetrazione del fotosensibilizzante.
Una sorgente luminosa di idonea lunghezza d’onda
irradia la pelle per 10-20 minuti e provoca una fotosensibilizzazione limitata principalmente ai tessuti danneggiati: il trattamento viene in questo modo reso selettivo.
Questa metodica ha prospettive di sviluppo interessanti per alcuni aspetti (non è dipendente dal fototipo
e dal colore del pelo) ed è ancora in fase di sviluppo
per quanto riguarda protocolli e reale efficacia.
Energia esterna
Mezzo
attivo
Emissione
laser
Specchi
Fig. 6.3 Strutture principali di un sistema laser.
LASER E LUCE PULSATA
I laser e le sorgenti di luce ad alta potenza per fotoepilazione – dette “luce pulsata” o IPL (Intense Pulse
Light), utilizzate da pochi anni – hanno permesso di
ottenere ottimi risultati in termini di efficacia e di durata con un’incidenza di effetti collaterali sempre minore e rappresentano la migliore metodica disponibile
per l’epilazione.
La luce e la sua interazione con i tessuti vengono
sfruttate come energia in grado di colpire e distruggere, mediante danno termico, un bersaglio (“target”),
come per esempio il fusto pilifero e il follicolo.
LA
un risonatore ottico, formato da due specchi paralleli
che permettono l’amplificazione della luce.
Il materiale attivo può essere liquido, solido o gassoso e, in pratica, determina la lunghezza d’onda, cioè il
colore, del laser: per esempio, un cristallo di granato
di alluminio e ittrito (YAG) drogato con neodimio
(Nd) nel caso di laser Nd:YAG; un cristallo di alessandrite per il laser ad alessandrite ecc.
Il materiale attivo ha la proprietà di produrre una radiazione di una specifica lunghezza d’onda se opportunamente stimolato. Una volta eccitati, gli atomi tornano alla posizione di riposo, generando energia sotto
forma di fotoni.
Il materiale attivo, per generare la radiazione luminosa, necessita di una fonte di energia esterna, generalmente costituta da una lampada flash, in grado di
eccitare gli atomi e provocare il fenomeno dell’emissione stimolata.
La “cavità risonante” è una componente molto importante dei laser, in genere composta da una coppia
di specchi contrapposti al cui interno è posto il “mezzo attivo”. In questo modo la radiazione generata viene riflessa avanti e indietro tra i due specchi e a ogni
passaggio attraverso il mezzo attivo viene amplificata.
Uno dei due specchi è completamente riflettente,
mentre l’altro, lo specchio di uscita, è solo parzialmente riflettente; questo permette di “estrarre” una parte
della radiazione che si accumula nella cavità risonante
e che, opportunamente condotta e focalizzata, costituirà il fascio di luce laser in uscita.
Tutti questi apparati necessitano di sistemi di raffreddamento complessi e di un’elettronica di controllo
computerizzata.
RADIAZIONE LASER
Il termine LASER è un acronimo e sta per “Light Amplification through Stimulated Emission of Radiation”,
definizione data da Maiman nel 1960. Il laser è infatti
un generatore e amplificatore di luce, in grado di generare un fascio di radiazioni con caratteristiche particolari, diverse da quelle presenti in natura.
Le apparecchiature laser per epilazione sono macchine complesse, con componenti ottici di precisione
in grado di portare la luce, mediante fibra ottica, fino
al manipolo.
Le strutture principali di un sistema laser (Fig. 6.3)
sono:
un materiale attivo, composto da atomi facilmente
eccitabili;
una sorgente d’energia esterna, per provocare il fenomeno d’emissione stimolata;
122
EPILAZIONE
I laser a semiconduttori, detti anche a diodo, hanno
il vantaggio di essere in genere meno complessi, più
facili da trasportare, di sviluppare meno calore e di
avere un’ottica meno sensibile agli urti e più semplice
da mettere a punto.
Le onde elettromagnetiche, cioè il fascio di luce generato dai laser, hanno la particolarità di essere:
CON LASER E LUCE PULSATA
6
LASER
IPL
monocromatiche: i fotoni che compongono la radiazione hanno la stessa lunghezza d’onda, quindi
viene generato un solo specifico colore. La luce
che osserviamo, sia quella naturale del sole sia
quella delle normali lampadine a incandescenza, è
invece il risultato di radiazioni di diversa frequenza: cioè è un insieme di diversi colori che, miscelati tra loro, vengono percepiti dall’occhio come un
colore unico.
collimate: il fascio di luce è composto da radiazioni
che viaggiano parallele, quindi ha una direzione
ben precisa, ed è molto stretto; questo permette di
indirizzare il fascio di luce anche a grandi distanze
con una minima divergenza (per esempio, i puntatori laser);
coerenti: le onde si spostano in fase tra di loro, cioè
le singole radiazioni che compongono il fascio vibrano tra loro in maniera sincrona.
Fig. 6.4 Luce emessa da macchinari IPL e laser.
to cutaneo in quanto diminuiscono il rischio di effetti
collaterali e permettono di utilizzare una potenza più
alta. Alcuni apparati utilizzano una particolare collocazione della lampada, immersa direttamente nell’acqua.
Questo permette un ottimo raffreddamento della
lampada e l’acqua stessa contribuisce ad assorbire alcune radiazioni luminose migliorando il filtraggio del
fascio di luce.
Interazione della luce sul tessuto
Sono queste le caratteristiche che, unite alla possibilità di generare fasci di luce ad altissima potenza, hanno permesso lo sviluppo e la diffusione dei sistemi laser in moltissimi settori, dalla ricerca all’industria, alla
medicina.
Gli apparati a luce pulsata, o IPL, rappresentano una
generazione di macchine più recente, in grado di generare intensi lampi di luce con caratteristiche differenti dalla luce laser: la luce emessa da apparati IPL
non è coerente, non è monocromatica e non è focalizzata (Fig. 6.4).
In pratica, la luce generata è composta da diverse radiazioni che il filtro seleziona in maniera appropriata
(per esempio, da 700 a 1000 nm per l’epilazione).
Molti studi hanno dimostrato una buona efficacia, simile al laser ad alessandrite.
Questi macchinari hanno il vantaggio di essere
meno delicati, meno costosi, meglio trasportabili e
di generare spot di diversi centimetri quadrati (sezione dell’emissione luminosa che determina la velocità di lavoro permettendo di trattare ampie superfici in minor tempo). Inoltre è in genere possibile
cambiare il filtro o il manipolo emettitore modificando in tal modo lo spettro di luce generato, estendendo le possibilità di trattamento (vascolare, fotoringiovanimento ecc.).
Sono preferibili gli apparati muniti di raffreddamen-
La pelle è una struttura non omogenea e le interazioni
e i processi cui la radiazione ottica va incontro nell’attraversarla sono molto complessi; semplificando, possiamo distinguere quattro fenomeni: riflessione, tramissione, diffusione (scattering), assorbimento (Fig. 6.5).
La riflessione e la trasmissione non hanno effetti apprezzabili sul tessuto in quanto l’energia non viene assorbita: viene riflessa come su uno specchio, o lasciata
passare come attraverso un vetro.
Lo scattering è il cambio di direzione che la luce
subisce attraversando la complessa struttura tissutale;
anche in questo caso, non c’è cessione di energia apprezzabile. Questo fenomeno ostacola la penetrazione della radiazione in profondità e la disperde in
modo imprevedibile, pertanto poca energia riesce a
raggiungere il bersaglio. Questo fenomeno è più
marcato quando lo spot di luce è piccolo, quindi sono da preferire macchinari in grado di generare spot
più grandi.
L’assorbimento si verifica quando la luce che viene assorbita cede energia al cromoforo bersaglio, che aumenta così la propria temperatura. La pelle contiene
tre principali bersagli: melanina, emoglobina e acqua;
la quantità d’energia assorbita da ogni cromoforo dipende dalla lunghezza d’onda della radiazione luminosa (Fig. 6.6).
123
6
EPILAZIONE
CON LASER E LUCE PULSATA
Riflessione
418
542
577
Emoglobina
Melanina
Acqua
300 400 500 600 700 800 900 1000 1100 1200
nm
Fig. 6.6 Curve di assorbimento dei principali bersagli
della pelle.
Trasmissione
L’aumento di temperatura del bersaglio può determinare la fotocoagulazione, con distruzione del bersaglio o danneggiamento. I meccanismi implicati sono tre:
la distruzione fototermica mediante riscaldamento
delle strutture (per esempio, il follicolo);
la distruzione fotomeccanica mediante onde di
shock;
la distruzione fotochimica mediante creazione di
mediatori tossici, come ossigeno e radicali liberi.
Scattering
La possibilità di danneggiare e distruggere un determinato bersaglio (target) in maniera mirata e selettiva
(cioè senza danneggiare le strutture circostanti) si è rivelata subito molto utile in diverse applicazioni mediche, ma ha rappresentato una sfida di non facile soluzione. I parametri fondamentali che permettono tale
selettività sono: la lunghezza d’onda (cioè il colore della luce laser), il tempo d’emissione dell’impulso e la
potenza.
Fototermolosi selettiva
Il principio della fototermolosi selettiva, postulato nel
1983 da Anderson e Parrish dei Wellman Laboratories
di Boston, evidenzia come sia possibile danneggiare in
maniera selettiva un determinato bersaglio pigmentato (cromoforo), detto target (per esempio, il follicolo
del pelo o un vaso capillare), agendo sulla quantità
d’energia erogata, sulla lunghezza d’onda e sulla durata dell’impulso. In pratica, è possibile riscaldare un
bersaglio pigmentato fino alla distruzione, senza danneggiare le strutture circostanti. I parametri da tenere
in considerazione sono tre:
Assorbimento
Fig. 6.5 Interazione della luce sul tessuto.
124
EPILAZIONE
CON LASER E LUCE PULSATA
frequenza della radiazione (l), espressa in nanometri
o in angstrom, cioè il colore della luce generata
(Fig. 6.7);
lunghezza dell’impulso, espresso in millisecondi;
energia erogata, detta fluenza, espressa in J/cm².
Coefficiente di assorbimento
Melanina
Quando un tessuto assorbe luce trasforma l’energia
luminosa in energia termica, aumentando la propria
temperatura fino alla distruzione per fototermolisi;
perciò, sfruttando la capacità di assorbimento della radiazione luminosa da parte del cromoforo sarà possibile danneggiarlo utilizzando laser in grado di generare la lunghezza d’onda maggiormente assorbita dal
cromoforo target.
Nelle figure 6.8 e 6.9 sono riportate le curve di assorbimento della melanina e dell’emoglobina che
mostrano come l’assorbimento della melanina diminuisca all’aumentare della lunghezza d’onda e il picco
di assorbimento dell’emoglobina sia poco oltre i 400
nanometri.
Per scegliere la lunghezza d’onda adatta dobbiamo
considerare però altri fattori: la pelle è una struttura
non omogenea e le interazioni e i processi cui la radiazione ottica va incontro nell’attraversarla sono molto
complessi.
Semplificando, possiamo dire che la luce viene in
parte riflessa (per il diverso indice di rifrazione tra i
due mezzi), in parte assorbita e in parte diffusa (tramite lo scattering). Lo scattering origina dalla disomogeneità del materiale, ed è responsabile della forte attenuazione che un fascio di radiazione subisce nell’attraversare la pelle, condizionando in maniera determinante la profondità di penetrazione. Inoltre, oltre i
900 nanometri diventa importante l’assorbimento da
parte dell’acqua tissutale (Fig. 6.10). Anche il diametro
dello spot condiziona la profondità di penetrazione,
che è in funzione del diametro, contrastando il fenomeno dello scattering.
400
500
600
700
800
1000 1100
900
nm
Fig. 6.8 Curva di assorbimento della melanina.
Emoglobina
Coefficiente di assorbimento
Emoglobina
Ossiemoglobina
Carbossiemoglobina
400
500
nm
600
Fig. 6.9 Curva di assorbimento dell’emoglobina.
Spettro della luce
750 nm
700 nm
650 nm
600 nm
1 micron (μm) = 1 millesimo di millimetro = 10-3 millimetri
° ) = 1 decimillesimo di millimetro = 10-4 millimetri
1 angstrom (A
1 nanometro (nm) = 1 millionesimo di millimetro = 10-6 millimetri
Fig. 6.7 Frequenza della radiazione: colore della luce generata.
125
550 nm
500 nm
450 nm
400 nm
6
EPILAZIONE
CON LASER E LUCE PULSATA
Tab. 6.1 Tempo di rilassamento termico di alcune strutture
bersaglio
Coefficiente di assorbimento
6
Bersaglio
300 500
1000
2000
Tempo di rilassamento
Follicolo pilifero: 200-300 μm
40-100 ms
Vaso ematico: 100 μm
5 ms
Epidermide: 20-50 μm
0,2-1 ms
Eritrocita: 7 μm
20 μs
Melanosoma: 1 μm
1 μs
Particella di tatuaggio: 0,1 μm
10 ns
10,000
nm
Fig. 6.10 Curva di assorbimento dell’acqua tissutale.
Appena inizia l’erogazione del fascio luminoso, la
temperatura inizia a salire a livello sia del pelo (linea
rossa del grafico della Fig. 6.11 a) sia della pelle (linea
azzurra), ma sale più rapidamente a livello del pelo
poiché disperde calore ai tessuti circostanti più lentamente (TRT maggiore) rispetto ai granuli di melanina
della pelle, fino a raggiungere una temperatura tale da
danneggiarlo (Fig. 6.11 b).
A questo punto, deve cessare l’erogazione altrimenti
la temperatura continuerebbe a salire ulteriormente anche a livello della pelle fine a produrre un danno indiscriminato, in pratica un’ustione cutanea (Fig. 6.11 c).
Perciò, per ottenere un danno selettivo, la durata
dell’impulso deve essere più corta o uguale al tempo
di rilassamento termico del follicolo (10-100 millisecondi). Questa regola non è assoluta, infatti diversi
Autori hanno proposto di utilizzare tempi più lunghi e
potenza più bassa in modo che il calore si propaghi
anche alle cellule non pigmentate adiacenti al follicolo, che sembra siano importanti per la rigenerazione
del pelo.
In base a quanto esposto, emerge che per ottenere
un’epilazione laser efficace è necessario ricercare un
equilibrio, diverso caso per caso, tale da produrre un
danno mirato, limitato e specifico. Se si utilizzano
parametri errati (lunghezza d’onda, potenza e durata
dell’impulso), gli effetti del trattamento saranno poco
efficaci o dannosi.
Anche il tempo di erogazione dell’energia (lunghezza
dell’impulso in millisecondi) e la quantità dell’energia
stessa erogata (espressa in Joule/cm²) sono fondamentali, in quanto un’energia troppo bassa non riesce a distruggere il bersaglio mentre un’energia troppo elevata
distrugge tutto indiscriminatamente, sia il target sia le
strutture vicine, senza agire in maniera selettiva.
Nel caso dell’epilazione laser, il concetto della fototermolisi selettiva si è rivelato però insufficiente. Infatti, quando si tratta di discriminare tra strutture con lo
stesso cromoforo, la melanina, presente sia a livello
del follicolo sia nel tessuto circostante in quanto pigmento normalmente presente nella cute, è necessario
introdurre il concetto di rilassamento termico.
RILASSAMENTO
TERMICO
Per tempo di rilassamento termico (TRT) si intende il
tempo impiegato da un corpo per cedere metà del calore assorbito con la radiazione luminosa: esprime la
capacità di dissipare il calore assorbito, cioè la capacità
di raffreddarsi.
Un corpo grande disperde calore più lentamente di
uno piccolo perché il rapporto superficie/massa è sfavorevole, quindi una struttura “grande” come il follicolo
del pelo si raffredda più lentamente rispetto ai “piccoli”
granuli di melanina della pelle. Perciò l’assorbimento di
una radiazione luminosa aumenta più in fretta la temperatura del follicolo rispetto a quella della melanina
della pelle. In pratica la durata del flash generato dal laser permette di discriminare tra le diverse strutture in
base alle dimensioni, anche se hanno il solito pigmento.
La tabella 6.1 mostra i TRT di alcune strutture della
pelle.
LASER
PER EPILAZIONE (Figg. 6.12, 6.13)
Laser a rubino (694 nm)
Rappresenta uno dei primi laser a essere utilizzato per
l’epilazione. La sua efficacia è stata documentata in diversi lavori anche se sono stati riportati molti casi di
ipopigmentazioni, soprattutto nei fototipi alti (oltre al
III) ed è scarsa l’efficacia a lungo termine. È, comunque, da ritenersi superato per molti aspetti.
126
EPILAZIONE
Bersaglio piccolo
CON LASER E LUCE PULSATA
6
Gli effetti collaterali riportati sono scarsi e si tratta
essenzialmente di ipopigmentazioni (in genere transitorie) in soggetti con pelle di fototipo superiore al III.
Bersaglio grande
Laser a diodi (800-810 nm)
È un laser a semiconduttori in cui l’energia viene generata da diodi laser. Ha il vantaggio di una minore
complessità ottica e permette di progettare macchine
più leggere e, quindi, meglio trasportabili.
Esistono molti laser a diodi, ma non tutti hanno la
potenza e le qualità necessarie per un’epilazione efficace.
I risultati raggiunti con i migliori macchinari e gli effetti collaterali sono paragonabili ai laser ad alessandrite.
Temperatura
Impulso laser
Tempo
a
Bersaglio piccolo
Bersaglio grande
Neodimio:YAG (1064 nm)
È il laser che offre la maggiore sicurezza per i fototipi
elevati (IV-VI). Infatti, la maggiore lunghezza d’onda
provoca una maggiore penetrazione e, quindi, un minore assorbimento di calore a livello dell’epidermide
(soprattutto se si utilizza un sistema di refrigerazione
cutaneo). Anche l’assorbimento da parte della melanina del follicolo però è minore e possiamo aspettarci
quindi risultati inferiori ad altri tipi di laser.
Bisogna osservare che, nonostante la maggiore sicurezza d’impiego di questo laser nei fototipi particolarmente elevati, il rischio di danneggiare i tessuti è più
elevato e la comparsa di ipo- e iperpigmentazioni
(spesso reversibili) rimane elevata. Infatti, la melanina
nell’epidermide compete con il follicolo come cromoforo ed è quindi facilmente suscettibile di essere danneggiata dalla radiazione e provocare bolle, ipopigmentazioni, cicatrici.
Temperatura
Impulso laser
Danno
Tempo
b
Bersaglio grande
Bersaglio piccolo
Impulso laser
Temperatura
Danno
c
LASER
E RIMOZIONE DEL PELO
Tempo
I meccanismi che regolano la crescita e il ciclo dei peli
sono complessi e non del tutto chiari, così come le
strutture anatomiche responsabili della rigenerazione
del pelo.
Anche se gli Autori non sono sempre concordi,
sembra che i principali target per distruggere in modo
permanente il pelo siano la papilla e la zona del “bulge”, un piccolo rigonfiamento in prossimità del muscolo erettore del pelo situato a circa 20 μm di profondità e contenente cellule pluripotenti in grado di rigenerare l’intero follicolo e la papilla, situata a 2-5 mm
di profondità.
Anche se alcuni Autori hanno messo in discussione
l’importanza della fase anagen, ritenendola non determinante per ottenere un’epilazione efficace e duratura, in genere si ritiene che le probabilità di distruggere
Fig. 6.11 Tempo di rilassamento termico.
Laser ad alessandrite (755 nm)
Rappresenta uno dei più efficaci laser per l’epilazione.
Permette di trattare fototipi fino al IV perché la maggiore lunghezza d’onda consente una maggiore profondità di penetrazione nei tessuti.
La letteratura riporta risultati a lungo termine molto
buoni e duraturi e con effetti collaterali minori rispetto
al laser a rubino. La riduzione dei peli è, in media, del
50% dopo 3 trattamenti a distanza di un anno.
127
6
EPILAZIONE
CON LASER E LUCE PULSATA
Dispersione
Assorbimento
Alessandrite
Acqua
Neodimio:
YAG
Emoglobina
Melanina
Diodo
Rubino
300
400
500
600
700
800
900
1000
1500
2000 3000 4000 5000
Ultravioletto
7500
10000
20000
Infrarosso
Lunghezza d’onda in nm
Fig. 6.12 Curve di assorbimento e lunghezza d’onda di diversi tipi di laser.
Er:YAG
2940 nm
Argon
514 nm
CO2
10.600 nm
Krypton
568 nm
KTP
532 nm
Dye
585 nm
CV
578 nm
Dye
600 nm
Dye
595 nm
Alex
755 nm
Rubino
694 nm
Comunque, dopo ogni trattamento laser segue un
periodo di alopecia che dura per parecchie settimane,
dododiché una percentuale di follicoli, in parte dipendente dalla fluenza, comincia a svilupparsi e inizia una
nuova fase anagen (Lin, 1998).
Nella tabella 6.2 viene riportata la durata delle singole fasi del ciclo dei peli e la loro distribuzione nella
diverse regioni del corpo.
La distribuzione dei peli sul corpo è molto diversa
da zona e zona e numerose variabili condizionano in
maniera importante l’efficacia del trattamento di epilazione, come il diametro, l’inclinazione, la pigmentazione, la profondità del follicolo, la sede ecc.
Nd:YAG
1064 nm
Diodo
810 nm
APPROCCIO AL PAZIENTE
Qualsiasi atto medico richiede sempre un’attenta valutazione del paziente dal punto di vista anamnestico,
clinico e psicologico e l’epilazione definitiva non fa eccezione. Prima di intraprendere il trattamento è necessario visitare il paziente per valutare lo stato di salute
generale ed eventuali condizioni che controindichino
l’impiego del laser.
In particolare, patologie cutanee, malattie virali di interesse dermatologico, l’assunzione di farmaci fotosensibilizzanti (per esempio, i retinoidi), trattamenti peeling
fatti di recente, la tendenza a sviluppare ipercromie,
malattie fotosensibili (per esempio, lupus eritematoso)
e ogni altra condizione di cute alterata devono essere
presi in considerazione caso per caso e possono limitare o impedire il trattamento con luce pulsata o laser.
Fig. 6.13 Profondità di penetrazione della luce nella
pelle alle diverse lunghezza d’onda. (Da: Campolmi P et al.
Laser e sorgenti luminose in dermatologia. Milano:
Masson, 2003.)
in maniera definitiva il follicolo siano maggiori proprio
durante questa fase. Infatti, il fusto del pelo, che si comporta come un conduttore di calore, in fase anagen è
più vicino sia alla papilla sia alla zona del bulge.
128
EPILAZIONE
CON LASER E LUCE PULSATA
6
Tab. 6.2 Durata delle singole fasi del ciclo dei peli e loro distribuzione nelle diverse regioni corporee
Ascelle
% peli
restanti
in fase
telogen
% peli
in crescita
in fase
anagen
Durata
del periodo
di crescita
in fase telogen
Durata
Numero
del periodo
di follicoli
di crescita
per cm2
in fase anagen
Livello
di crescita
giornaliera
dei peli
Profondità
approssimativa
del follicolo
in fase anagen
70
30
3 mesi
4 mesi
65
0,3 mm
3,5-4, 5mm
70
0,3 mm
2-4,5 mm
Dorso
Zona pubica
70
30
3 mesi
4 mesi
70
Braccia
80
20
18 settimane
13 settimane
80
0,3 mm
2-4,5 mm
Gambe
80
20
24 settimane
16 settimane
60
0,21 mm
2,5-4 mm
Petto
70
30
65
0,35 mm
3-4,5 mm
Cuoio capelluto
13
85
3-4 mesi
2-6 anni
Sopracciglia
90
10
3 mesi
4-8 settimane
3 mesi
4-8 settimane
350
3-4,5 mm
0,35 mm
3-5 mm
0,16 mm
2-2,5 mm
Orecchie
85
15
Guance
30 - 50
50 - 70
Mento - Barba
30
70
10 settimane
12 settimane
2-4 mm
Baffi
35
65
6 settimane
4 mesi
1-2,5 mm
2-4 mm
Personalmente sono riuscito a ottenere risultati molto belli e incoraggianti, ma è stato necessario effettuare
un numero maggiore di trattamenti rispetto alla media.
Anche i pazienti in terapia cronica con corticosteroidi per via sistemica o topica devono essere trattati con
cautela a causa di possibile atrofia e assottigliamento
della cute e alterazioni della riepitelizzazione.
È necessario tenere presente che l’uso di contraccettivi orali può predisporre allo sviluppo di iperpigmentazioni.
Un aspetto fondamentale, da valutare con attenzione prima di intraprendere il trattamento, è il fototipo
del paziente. Il principio della fototermolisi selettiva
implica infatti la presenza di un bersaglio, rappresentato dal pigmento del follicolo e la selettività è dovuta
alle dimensioni del bersaglio, ma quando la pelle è
molto scura vi sono molti bersagli (granuli di melanina) tali da compromettere la selettività e causare
ustioni alla pelle.
La melanina presente nella pelle costituisce un target per la luce: pertanto, più la pelle è pigmentata, più
è facile provocare un danno termico. Quando dobbiamo trattare un paziente con fototipo alto o abbronzato si consiglia sempre di utilizzare una fluenza minore
e di avvertirlo del potenziale rischio di provocare bruciature e discromie. L’esperienza dell’operatore e la
conoscenza della macchina sono fondamentali per
trattare correttamente anche questi soggetti senza provocare ustioni.
In genere è più facile provocare danni termici alla pelle in soggetti abbronzati rispetto a fototipi con colorazione scura ma naturale, quindi si raccomanda una par-
Gli effetti della luce ad alta intensità su molte malattie dermatologiche e lesioni cutanee non sono ben
conosciuti, pertanto si raccomanda una particolare
cautela su pelle non perfettamente sana e un’eventuale prova su una piccola area cutanea a potenza
bassa, al fine di valutare, dopo qualche giorno, le conseguenze.
La presenza di acne in genere non rappresenta un
problema; il rischio di iperpigmentazioni postinfiammatorie esiste ma non è mai stato osservato dall’Autore.
Nel caso di terapia con retinoidi sistemici (per esempio, isotretinoina) l’uso di luce ad alta potenza è controindicato fino a sei mesi dopo la sospensione della
terapia, in quanto tali farmaci rendono la pelle particolarmente sensibile e fragile agli stimoli esterni.
Nella letteratura sono descritti casi di comparsa di
cicatrici ipertrofiche e cheloidi associati a laserterapia
in soggetti in trattamento con isotretinoina orale
(Bernstein, 1997). Tale atteggiamento, comunque, è
stato recentemente messo in discussione aprendo
nuove possibilità terapeutiche nei casi di acne e irsutismo associati (Khatri, 2004; Cassano, 2005).
È consigliabile effettuare uno screening ormonale
qualora si sospetti un’alterazione endocrina in quanto può interagire con i follicoli piliferi condizionando
negativamente l’efficacia del trattamento stesso. Pertanto quando giungono alla nostra osservazione pazienti con squilibri ormonali, spesso con terapia già
in atto, deve essere fatto loro presente che l’efficacia
del trattamento è legata al quadro endocrinologico e
alla terapia.
129
6
EPILAZIONE
CON LASER E LUCE PULSATA
ticolare cautela nel periodo estivo quando è consuetudine passare il fine settimana al mare.
È necessario avvisare il paziente che abbassare l’energia luminosa allontana il rischio di ustioni, ma contemporaneamente diminuisce l’efficacia del trattamento. Pertanto è molto importante evitare di esporsi al
sole prima di una seduta al fine di ricercare il maggior
contrasto possibile tra la pelle e il pelo.
La gravidanza non costituisce una controindicazione
assoluta, anche se appare prudente rimandare il trattamento a dopo il parto, soprattutto se dobbiamo lavorare su ampie superfici che costringono la paziente a
stare per un tempo prolungato in posizioni scomode.
In tutti i casi “a rischio” è consigliabile effettuare un
test preliminare di prova su un’area piccola a potenza
bassa e valutare gli effetti a distanza di tempo, aumentando progressivamente l’energia.
IL
Possiamo affermare che nella stragrande maggioranza dei casi, anche se non riusciamo a ottenere una depilazione veramente definitiva, siamo in grado di risolvere il “problema estetico” e di liberare i pazienti dalla
schiavitù della ceretta.
È difficile, se non impossibile, “prevedere” il numero
di trattamenti e l’efficacia, in quanto i fattori da valutare sono molti. Indicativamente, comunque, il diametro e la pigmentazione del pelo rivestono un aspetto
molto importante: i peli di grosso diametro e molto
pigmentati costituiscono un buon bersaglio per la luce
laser e quindi possiamo aspettarci risultati migliori; viceversa, una peluria sottile e chiara, che non costituisce un buon bersaglio per il fascio di luce, richiede un
numero più alto di trattamenti. Un altro fattore da tenere presente è la regione da trattare: l’efficacia dipende da molti fattori, non del tutto noti, come la percentuale di follicoli in fase anagen (vedi Tab. 6.1), la profondità del follicolo, la sensibilità agli ormoni, l’anatomia del follicolo ecc.
Nella tabella 6.3 sono riportati, divisi per regioni
corporee, l’intensità della sensazione dolorosa (sempre
sopportabile), il rischio di effetti collaterali (follicoliti,
ustioni superficiali, discromie) e l’efficacia. Questa tabella, frutto di una media dei casi trattati dall’Autore,
rappresenta solo un’indicazione semplificata della realtà e non tiene conto della molte variabili individuali.
Le eccezioni, comunque, sono molte e non è possibile prevedere con certezza la percentuale di efficacia,
il numero dei trattamenti e la durata dell’alopecia tra
un trattamento e l’altro. Indicativamente, sono necessarie almeno 4 sedute per ottenere un beneficio evidente.
COLLOQUIO
Il colloquio con il paziente riveste sempre un’importanza fondamentale: spesso le persone arrivano male informate, con idee confuse, con aspettative esagerate o,
al contrario, prevenute a causa di esperienze negative.
È importante dare ai pazienti più informazioni possibili riguardo alle modalità di trattamento, ai risultati ottenibili, al numero di sedute necessario, alla percentuale di peli che pensiamo di togliere e ai possibili effetti collaterali.
Il concetto di permanente crea spesso problemi di
interpretazione. La FDA ha dato la seguente definizione: “Per riduzione permanente dei peli si intende una
riduzione significativa nel numero dei peli terminali
dopo un determinato trattamento, la quale rimane
stabile per un periodo di tempo più lungo del completo ciclo di crescita del pelo in quel determinato distretto del corpo”. Il concetto di permanente è quindi più
assimilabile a una lunga durata che al concetto di assolutamente definitivo. In letteratura, solo pochi lavori
presentano follow-up di 2 anni e pochissimi oltre tale
durata. La possibilità di ottenere una riduzione definitiva, anche importante, del numero di peli sembra però realistica e l’Autore ha osservato casi di riduzione di
oltre l’80% a 6 anni.
In generale, l’epilazione con laser o luce pulsata è efficace e soddisfa il paziente nell’80% dei casi; infatti
anche una riduzione dei peli non definitiva spesso si
accompagna ugualmente a piena soddisfazione del
paziente perché risolve per un tempo lungo (settimane o mesi) un disagio estetico non altrimenti trattabile,
provocando un’alopecia di lunga durata e migliorando
drasticamente e rapidamente eventuali follicoliti presenti causate da altri metodi di depilazione.
Tab. 6.3 Dolore, effetti collaterali ed efficacia dell’epilazione
nelle diverse regioni corporee
130
Dolore
Effetti
collaterali
Efficacia
Gambe
scarso
rari
ottima
Cosce
scarso
rari
buona
Inguine
sopportabile
talvolta
ottima
Glutei
scarso
rari
buona
Addome
scarso
talvolta
buona
Torace
sopportabile
scarsi
moderata
Dorso
scarso
scarsi
buona
Spalle
scarso
talvolta
moderata
Braccia
scarso
scarsi
variabile
Ascelle
sopportabile
rari
variabile
Mani/Piedi
scarso
rari
moderata
EPILAZIONE
CON LASER E LUCE PULSATA
6
La presenza di eritema ed edema follicolare (talvolta
esteso a tutta l’area trattata) è da ritenersi normale ed
esprime il danno termico follicolare (Fig. 6.14).
Inoltre, si possono osservare sia una diminuzione
delle lentiggini sia uno schiarimento di lesioni pigmentate (attenzione: i nei devono essere evitati trattando
solo la pelle circostante in quanto non si conoscono
gli effetti a lungo termine del danno termico che possono subire).
Alcune condizioni come la vitiligine e la psoriasi
possono estendersi per il fenomeno di Koebner (anche se l’Autore ha osservato un miglioramento nella
psoriasi del gomito con luce pulsata a 700-1200 nm).
Un particolare effetto collaterale osservato è la comparsa di peli terminali al volto in aree dove non erano
presenti prima del trattamento con laser. Questo fenomeno, detto anche terminalizzazione, si verifica dopo
diversi mesi dal trattamento e pare associato a un particolare genotipo e fenotipo; è stato osservato, infatti,
in soggetti con fototipo alto (III e IV) e di origine mediterranea. Ha un’incidenza bassa, circa il 4% nelle
donne e il 7% negli uomini. Comunque, i peli terminali neoformati rispondono bene alla rimozione con
laser.
I pazienti devono anche essere informati circa la
sensazione che avvertiranno per evitare reazioni improvvise. Il danno follicolare si accompagna a una sensazione dolorosa puntorea breve e, talvolta, di calore.
La sensazione avvertita è molto variabile e dipende
dal diametro e dalla pigmentazione del pelo, dalla regione del corpo trattata e dalla sensibilità individuale.
Le zone più fastidiose sono l’inguine e le ascelle e, in
soggetti più sensibili, può essere consigliabile l’applicazione preliminare di una crema anestetica.
Le casistiche riportate in letteratura sono estremamente varie e discordanti, sia per apparecchiature usate e per parametri di lavoro, sia per modalità di trattamento, ed è quindi difficile parlare di percentuali. Comunque, in media, si assiste a una riduzione del 20%
per trattamento (Warner, 2005) anche se i risultati
possono discostarsi molto da questi valori.
La percentuale di riduzione per trattamento e la durata nel tempo dipende da molti fattori, come il colore, il diametro del pelo, la sede, la profondità del follicolo, la situazione ormonale ecc.
I peli grossi e pigmentati costituiscono un ottimo
bersaglio per la luce laser in quanto contengono molto pigmento e, in genere, si ottengono buoni risultati;
se però il pelo è sottile e scarsamente pigmentato dobbiamo aspettarci un’efficacia minore.
I soggetti con fototipi elevati o con peli sottili e poco
pigmentati sono difficili da trattare e devono aspettarsi
percentuali di rimozione più basse e un numero maggiore di sedute.
In genere, i trattamenti vanno ripetuti dopo circa
30-60 giorni, aumentando progressivamente l’intervallo di tempo tra una seduta e l’altra fino a diversi
mesi.
Il numero di trattamenti necessari è variabile e dipende da molti fattori, non ultimo le aspettative del
paziente.
Se il pelo costituisce un buon bersaglio per la luce
laser si assiste, dopo qualche giorno, all’espulsione
della porzione di pelo interna alla pelle, simulando
una ricrescita precoce (infatti, se utilizziamo una
pinzetta i peli si estrarranno con una modica trazione e senza dolore). Si verifica quindi un’alopecia
della durata di qualche settimana. In seguito, i follicoli riprendono la loro attività e nuovi peli cominciano a spuntare.
Questa alopecia prolungata, che diventa sempre più
lunga con l’aumentare del numero dei trattamenti, è
in genere sufficiente a garantire la soddisfazione del
paziente in quanto è duratura e risolve il problema
estetico e le eventuali follicoliti presenti. La ricrescita
sarà caratterizzata da un numero minore di peli, molti
dei quali saranno più sottili e, talvolta, più chiari. Questo aspetto può costituire un problema in quanto la
miniaturizzazione del pelo lo rende meno adatto come target per la luce laser e, pertanto, difficile da eliminare.
È importante anche avvisare i pazienti dei possibili
rischi ed effetti collaterali: alterazioni pigmentarie, croste, bolle, erosioni, porpora, follicoliti; in letteratura sono stati riportati casi di orticaria.
I fototipi elevati (IV-V) e, soprattutto, la pelle abbronzata presentano sempre un rischio più elevato di
effetti collaterali.
Fig. 6.14 Dettaglio dell’eritema ed edema perifollicolare.
131
6
EPILAZIONE
CON LASER E LUCE PULSATA
re utilizzati correttamente, lasciando il tempo di agire
e raffreddare la pelle. Se si lavora su pelle sufficientemente fredda, il rischio di ustioni è basso; se invece
non si lascia il tempo necessario perché la temperatura della pelle si abbassi, il rischio di lesioni aumenta.
Può accadere di fare più spot sulla stessa zona: questo
in genere non costituisce un problema, ma si raccomanda sempre di lasciare il tempo sufficiente al tessuto di raffreddare.
In base alle caratteristiche del paziente si impostano
i parametri di lavoro, cioè fluenza e lunghezza dell’impulso. Esistono tabelle che riportano questi dati in base al fototipo del soggetto, al diametro del pelo ecc.
con programmi sempre più complessi e completi. Personalmente, ritengo che tali software possano essere
di aiuto all’inizio, quando l’esperienza è poca. Comunque devono rappresentare delle indicazioni di massima, non molto attendibili: devono essere l’esperienza
personale e la conoscenza della macchina a guidare
l’operatore.
È importante non confondere l’efficienza e la qualità
tecnologica della macchina con un semplice programma gestionale apposito, che non aggiunge nulla alla
reale efficacia.
La fluenza deve essere determinata in base al colore
della pelle e dovrà necessariamente essere più bassa
con i fototipi alti, pertanto si ottengono risultati migliori su pazienti con pelle chiara e peli scuri di grosso diametro, che arrivano a percentuali durature di riduzione molto elevate (anche superiori all’80%).
Per quanto riguarda la durata del flash, non vi sono
parametri fissi: in genere si utilizzano tempi più lunghi
quando i peli hanno un grande diametro dato che il
tempo di rilassamento termico è maggiore. Oggi sono
disponibili macchine in grado di produrre flash superiori a 40 ms.
Si consiglia di fare dei test anche su se stessi, utilizzando per esempio la superficie volare dell’avambraccio; questo permetterà di rendersi conto dell’energia
erogata: la sensazione di calore che si avverte non deve essere dolorosa. La sensazione cambia a seconda
che si tratti una zona con peli o senza; infatti, il lieve
dolore puntorio avvertito dipende dal target follicolare, se non c’è bersaglio la sensazione sarà solo di calore, non di dolore.
La superficie del corpo non è sempre piana, e questo richiede attenzione, soprattutto quando si impiegano manipoli grandi che devono essere appoggiati direttamente sulla pelle, perché devono aderire bene e
in maniera uniforme prima di fare partire il flash. Se
non si riesce a ottenere una perfetta aderenza con tutta la superficie del manipolo si può interporre un foglio di carta bianca tale da schermare la parte del manipolo che non aderisce perfettamente.
Fig. 6.15 Dettaglio dell’eritema ed edema perifollicolare.
Subito dopo il trattamento compaiono eritema ed
edema (più marcato a livello perifollicolare e se il pelo
è grosso) (Fig. 6.15), della durata di poche ore. Una
sensazione di calore o “bruciore” post-trattamento è
normale ed è rapidamente alleviato da topici lenitivi.
TECNICA DI TRATTAMENTO
Dopo avere visitato il paziente e averlo informato
su controindicazioni, effetti collaterali e risultati (è
consigliabile predisporre e fare firmare il modulo
del consenso informato), si può procedere al trattamento.
Innanzitutto i peli devono essere tagliati con il rasoio, in modo da eliminare la parte che fuoriesce, preservando quella nella cute che, essendo pigmentata,
contribuisce in maniera importante al trasferimento di
calore al follicolo.
Si consiglia l’impiego di rasoi monolama, cercando
di traumatizzare il meno possibile la pelle per evitare
un’irritazione già prima della seduta.
Se il soggetto presenta molti peli e una particolare
sensibilità cutanea è preferibile che esegua la depilazione il giorno precedente.
La pelle deve essere pulita e senza trucco, in particolare se pigmentata. È importante fare assumere al paziente una posizione comoda e adatta al trattamento
dato che i tempi di lavoro possono essere lunghi.
È consigliabile sovrapporre leggermente gli spot in
quanto sul margine si verifica una perdita d’energia.
La presenza di dispositivi per il raffreddamento cutaneo è sempre raccomandabile poiché allontanano il
rischio di danni alla pelle. Naturalmente devono esse132
EPILAZIONE
Talvolta può essere utile effettuare un test preliminare trattando una piccola superficie e verificare i risultati dopo qualche giorno, specialmente nei soggetti con
pelle scura: questo ci servirà da guida per ottimizzare
la potenza senza rischiare di danneggiare la pelle.
Alcuni macchinari sono dotati di dispositivi che raffreddano la superficie cutanea mediante gas criogeno,
aria compressa, contatto diretto ecc. È consigliabile
impiegare tali dispositivi perché innalzano i margini di
sicurezza, soprattutto nei fototipi alti, permettendo di
lavorare a energie più elevate e con meno rischi.
Quando si lavora con apparati senza sistema di raffreddamento cutaneo è necessario utilizzare gel otticamente trasparente (eventualmente raffreddato a pochi
gradi), che deve essere steso in strato uniforme e a
piccole zone, in modo da poter lavorare in fretta senza farlo riscaldare troppo. L’uso del gel raffredda la
pelle e aumenta il potere di dissipazione termica, allontanando il rischio di danno tissutale.
Si consiglia di utilizzare il gel anche con macchinari
che impiegano un sistema di raffreddamento e che lavorano a contatto con la pelle, in quanto migliorano il
trasferimento di energia luminosa alla pelle, diminuiscono la sensazione dolorosa e allontanano il rischio
di danni termici ai tessuti superficiali.
È fondamentale tenere sempre presente che tutti i
laser e le luci pulsate costituiscono un serio pericolo
per gli occhi del paziente e dell’operatore, in quanto la
retina è un tessuto delicato e molto pigmentato. Pertanto, si raccomanda sia al paziente sia all’operatore di
indossare gli appositi occhiali protettivi, specifici per il
tipo di luce utilizzata.
L’assorbimento della luce da parte del pigmento dell’asta del pelo contribuisce al risultato in maniera importante, perciò devono essere evitati l’uso di ceretta
e la rimozione dei peli con pinzetta o altri dispositivi
meccanici ed elettrici prima della seduta di fotoepilazione. Deve essere evitato anche l’utilizzo di crema
depilatoria, perché ha un’azione irritante.
Il paziente non deve esporsi al sole o a lampade abbronzanti prima del trattamento, tra una seduta e l’altra e comunque non prima di qualche giorno dopo il
trattamento con laser o luce pulsata.
CON LASER E LUCE PULSATA
6
Fig. 6.16 Coscia di donna di 37 anni subito dopo un
trattamento con IPL.
Fig. 6.17 Addome di uomo di 32 anni in parte trattato
con IPL.
Una crema a base di betametasone e gentamicina
allevia la sensazione di bruciore e contrasta le infiammazioni e le follicoliti. Nel post-trattamento la pelle è
più sensibile e pertanto il paziente non dovrà utilizzare
sostanze irritanti o cosmetici per qualche giorno. Naturalmente, non potrà fare lampade abbronzanti né
esporsi alla luce solare per alcuni giorni. Talvolta si osserva, specialmente quando la pelle non è molto chiara, la presenza di piccole crosticine scure dovute al
danno termico dell’epidermide che si risolvono spontaneamente senza alcun esito. Durante il trattamento
di peli grossi e scuri si può assistere all’espulsione dei
peli per lo sviluppo di gas. Dopo qualche giorno dalla
seduta, l’asta dei peli rimasti nella pelle e parzialmente
carbonizzata verrà espulsa, simulando una precoce ri-
DOPO IL TRATTAMENTO
Subito dopo o durante il trattamento si assiste alla
comparsa di eritema, a volte spiccato, e talvolta di
edema. Tali aspetti sono più evidenti a livelli perifollicolare e in presenza di peli grossi e scuri (Figg. 6.16,
6.17). Il paziente può avvertire una sensazione di bruciore destinata a scomparire in breve tempo; così come l’eritema e l’edema.
133
6
EPILAZIONE
CON LASER E LUCE PULSATA
crescita che allarma il paziente e di cui deve essere
rassicurato. La fuoriuscita dalla pelle può essere facilitata utilizzando delle pinzette; talvolta sarà necessaria
una certa forza di trazione che non deve risultare dolorosa. Se la trazione con pinzetta risulta dolorosa e il
pelo fa resistenza non significa che il trattamento sia
stato inefficace in quanto i peli possono cadere spontaneamente dopo qualche settimana. L’epilazione con
laser o luce pulsata raggiunge i risultati in maniera progressiva, quindi si devono informare i pazienti e programmare i primi 2-3 trattamenti a distanza di 30-40
giorni.
nano i rischi. Utilizzare un gel a bassa temperatura e
aspettare pochi secondi tra un flash e l’altro permettono al tessuto di smaltire in parte il colore assorbito,
proteggendolo.
I dati relativi agli effetti collaterali reperibili in letteratura sono discordanti in quanto dipendono da
molti fattori, non ultimo il tipo di apparato utilizzato.
Nella tabella 6.4 sono mostrati dati riferiti a campioni con fototipo III e IV estrapolati da diversi lavori
scientifici e dall’esperienza personale. La luce pulsata utilizzata era munita di raffreddamento cutaneo
per contatto.
EFFETTI COLLATERALI
TECNICHE DI SENSIBILIZZAZIONE
La melanina rappresenta il bersaglio da colpire per ottenere un’efficace epilazione ed è presente sia a livello
del follicolo sia a livello della pelle. Questo rappresenta la causa principale di danni termici alla cute. Infatti,
nonostante la tecnologia abbia messo a disposizione
apparecchiature sempre più sofisticate e in grado di
discriminare meglio il target “pelo”, una certa quantità
di calore viene inevitabilmente assorbita dai tessuti e il
danno termico rappresenta sempre un pericolo. Trattare pazienti con fototipo alto (oltre il III) o abbronzati
rappresenta quindi un rischio e le discromie, soprattutto le ipopigmentazioni, sono frequenti. Esse sono in
genere transitorie, ma possono richiedere parecchi
mesi prima di risolversi, causando notevoli disagi al
paziente. In soggetti con fototipo alto si raccomanda
di utilizzare una potenza più bassa ed eventualmente
di fare un test di prova rivedendo il paziente dopo
qualche giorno. È importante considerare il contrasto
tra il pelo e la pelle: se il pelo e il follicolo saranno sufficientemente pigmentati rispetto alla pelle, si otterrà
un risultato efficace anche lavorando a potenza più
bassa.
Se la pelle è troppo scura o presenta rischi elevati,
come la pelle molto abbronzata, è consigliabile non fare il trattamento finché l’abbronzatura non sarà diminuita a sufficienza.
Raramente possono comparire croste, erosioni e
bolle, che possono guarire con restitutio ad integrum
o, in pochi casi, lasciare esiti discromici e cicatriziali.
Per allontanare questi rischi è importante effettuare
un’anamnesi accurata, scegliere la potenza giusta e raffreddare la pelle. Infatti, il danno si verifica quando la
pelle raggiunge una temperatura troppo alta, quindi
tutti i dispositivi che abbassano la temperatura allonta-
Sono state proposte diverse metodiche per rendere
più sensibile il follicolo del pelo alla radiazione luminosa, utili soprattutto quando il pelo da trattare è sottile e poco pigmentato.
In particolare, la polvere di grafite di granulometria
fine (inferiore a 20 μm) dispersa in acqua viene applicata sulla cute previa ceretta. Lo scopo è quello di fare
penetrare le particelle di grafite nel canale follicolare
in profondità, mediante distensione della pelle e accurata distribuzione. Dopo, la superficie deve essere accuratamente pulita dalle tracce di grafite prima di effettuare il trattamento. La grafite costituisce un ottimo
bersaglio per la luce e produce sostanze tossiche in
grado di danneggiare le cellule perifollicolari.
Tale metodica è un po’ laboriosa e non è sempre facile togliere perfettamente dalla cute i granuli di grafite depositati, con il rischio di irritare la pelle.
Talvolta, dopo il trattamento, si sviluppa eritema ed
edema, che possono durare qualche giorno.
Tab. 6.4 Effetti collaterali in soggetti con fototipo III e IV
134
Laser Laser
Laser
Nd:YAG ad ales- a diodi
sandrite
Luce
pulsata
Dolore
46%
40%
43%
20%
Croste
(superficiali)
18%
8%
12%
8%
Iperpigmentazione 9%
6%
12%
5%
Ipopigmentazione 1%
5%
1%
5%
Follicoliti
6%
6%
5%
1%
EPILAZIONE
CON LASER E LUCE PULSATA
CASO CLINICO 1
Dorso di uomo di 44 anni trattato con 5 applicazioni di ILP; controllo dopo 18 mesi.
Prima del trattamento
Dopo il trattamento
a
b
Fig. 6.18
CASO CLINICO 2
Ascella di donna di 32 anni trattata con 4 applicazioni di IPL; controllo dopo 6 mesi.
Prima del trattamento
Dopo il trattamento
b
a
Fig. 6.19
135
6
6
EPILAZIONE
CON LASER E LUCE PULSATA
CASO CLINICO 3
Collo di donna di 27 anni trattata con 6 applicazioni di IPL; controllo dopo 10 mesi.
Prima del trattamento
Dopo il trattamento
a
b
Fig. 6.20
BIBLIOGRAFIA
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Parte II
Chirurgia estetica
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