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i rifiuti un problema da affrontare

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i rifiuti un problema da affrontare
PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI
LAVORIAMO IN COMUNE
I RIFIUTI
UN PROBLEMA
DA AFFRONTARE
Parte II
I percorsi didattici
e
le schede operative
MEDIE E SUPERIORI
CAMPAGNA DI INFORMAZIONE E DI EDUCAZIONE DEL MINISTERO DELL’AMBIENTE
Carta riciclata trattata senza impiego di cloro
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Presentazione
La proposta educativa si articola in cinque percorsi,
ognuno relativo ad un aspetto del problema rifiuti.
I materiali sono da considerare come un repertorio di
«idee e suggerimenti». Coerentemente con quanto espresso
nel capitolo II, parte prima: «L’Educazione Ambientale e le
fasi del progetto», i percorsi non si configurano come
sequenza obbligante di Unità Didattiche, ognuna strutturata per prerequisiti, obiettivi, attività e verifiche. Offrono
proposte e attività utilizzabili come «mattoni» di un percorso originale, che ogni insegnante deve adeguare al proprio contesto locale (la classe, la realtà territoriale, ecc.).
Per questa ragione, spesso i collegamenti con le discipline
non sono resi espliciti. Ogni attività può suggerire, sul
piano curriculare, ad insegnanti con competenze disciplinari diverse numerosi ed originali approcci e retroazioni.
Tale metodologia è valida per tutte le classi; le attività
proposte, pur non presentando differenze significative, una
volta collocate nel proprio contesto scolastico ed ambientale, risulteranno assolutamente originali. È stata scelta
questa strada perché il progetto educativo non è assimilabile ad un progetto ingegneristico o alla catena di montaggio. È piuttosto un progetto parziale, con ipotesi di
partenza e obiettivi generali, che va affrontato con la
necessaria «flessibilità» per consentire all’insegnante di
modificare il percorso «in itinere», laddove emergessero
nuove domande, opportunità di approfondimento, spunti
peculiari.
Pertanto, le attività suggerite, che in alcuni casi sviluppano una sequenza, in altri sono o complementari o in
alternativa, lasciano ai docenti il compito di strutturare
percorsi calibrati opportunamente, in relazione ai vari
livelli di scolarità degli studenti, alle specificità dell’ambito
urbano e territoriale di appartenenza, alle proprie competenze.
I Percorsi comunque costituiscono un quadro di riferimento coerente, che si sviluppa, attraverso cicli ricorrenti
di produzione di immaginario, costruzione di conoscenza,
lavoro sul campo, lungo alcune direttrici:
◆ dal vicino al lontano, dal locale al globale;
◆ dall’immaginario soggettivo al coinvolgimento collettivo;
◆
◆
◆
◆
dal comune alla capacità di cogliere le complessità;
da una visione parziale e segmentata dei problemi alla
visione dell’ambiente come sistema di relazioni;
dalla trasmissione di informazioni ad una ricerca da sviluppare insieme;
dal capire all’agire, dalle conoscenze all’azione per la
riqualificazione dell’ambiente.
Le attività sono introdotte, talvolta, da note di presentazione che ne giustificano l’inserimento nel contesto globale della proposta didattica, per facilitare la ricostruzione
del percorso logico e metodologico complessivo. Ogni attività è, comunque, presentata con una descrizione più o
meno analitica della parte operativa e delle possibili opportunità didattiche e formative ad essa connesse ed è corredata da schede operative.
■
Percorso 1
Il rifiuto questo sconosciuto.
Ovvero l’approccio al problema.
■
Percorso 2
La natura ricicla, e l’uomo?
I rifiuti come esempio di cicli «aperti».
■
Percorso 3
La pattumiera: alla ricerca del prima e del poi.
La ricerca sul campo nell’ambiente «vicino» per capire i
problemi globali.
■
Percorso 4
Giochiamo con i rifiuti.
Come il rifiuto diventa risorsa… «divertente».
■
Percorso 5
L’ambiente è anche mio, e…
La responsabilità è anche nostra, facciamo qualcosa.
1
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PRESENTAZIONE
Obiettivi Generali
Obiettivi Generali
Fasi del Progetto
Rilevare le preconoscenze e le rappresentazioni
mentali degli allievi per analizzare le nozioni acquisite nel tempo e/o attraverso i media.
I Fase - La ricerca delle motivazioni e l’approccio
al problema
Individuare le interazioni esistenti tra la propria
azione quotidiana, sia biologica che sociale, e la
questione rifiuti.
I Fase - La ricerca delle motivazioni e l’approccio
al problema
III Fase - Il lavoro sul campo
Studiare attraverso le discipline i vari aspetti dei
rifiuti: storico, linguistico, economico, sociale
ecc.
II Fase - La conoscenza del problema
Analizzare e comprendere il ciclo naturale e saper
fare un confronto tra questo e il ciclo antropico.
II Fase - La conoscenza del problema
Studiare la tipologia dei rifiuti, il loro destino attuale e il loro impatto sull’ambiente.
II Fase - La conoscenza del problema
III Fase - Il lavoro sul campo
Imparare a collegare la problematica dei rifiuti
con quelle del verde, dell’acqua, dell’aria…
II Fase - La conoscenza del problema
Conoscere il sistema della raccolta, il riciclo e lo
smaltimento dei rifiuti più comuni.
II Fase - La conoscenza del problema
III Fase - Il lavoro sul campo
Acquisire la capacità di raccogliere dati, di fare
progetti, relativamente alla problematica dei rifiuti.
III Fase - Il lavoro sul campo
Acquisire la capacità di elaborare i dati al fine di
formulare proposte, fornire soluzioni.
IV Fase - L’elaborazione dei dati, il prodotto e la
comunicazione
Saper fare proposte, progetti ed esprimere le pro- IV Fase - L’elaborazione dei dati, il prodotto e la
prie opinioni sulla problematica dei rifiuti.
comunicazione
2
PRESENTAZIONE
Piano di lavoro
Percorso
Temi e concetti
1
◆
a) rappresentazioni mentali degli
allievi
b) approccio percettivo al problema rifiuti
La percezione e l’approccio al proc) definizione del problema rifiuti
blema
Il rifiuto
questo sconosciuto
2
La natura ricicla,
e l’uomo?
I rifiuti come esempio di «cicli
aperti» creati dall’uomo
Attività
◆
◆
◆
◆
◆
◆
a) usa e getta e riciclo, l’importanza del fattore tempo
b) biodegradabilità e non solo
c) tra rifiuto e risparmio
d) il limite delle risorse
◆
◆
◆
◆
◆
◆
◆
3
a) tra artificiale e naturale
b) gli atteggiamenti degli altri: ieri
ed oggi
c) gli imballaggi
La ricerca sul campo nell’ambien- d) una volta non era così
te vicino per capire i problemi e) dal locale al globale
f) tra responsabilità e conflitti
globali
La pattumiera: alla ricerca
del prima e del poi
◆
◆
◆
◆
◆
◆
◆
◆
Cosa ti fa venire in mente la
parola rifiuto?
Un rifiuto, una storia…
Invento una storia
C’era una volta…
A caccia di… rifiuti
Una rete di… rifiuti
Riciclo, riuso e abbandono
I tempi dell’usa e getta
I concetti da non buttare
Intatto o… deteriorato
Concetti alla… moviola
Da cicale a… formiche
Tutti per uno o… ognuno per
sé?
Il sentiero artificiale
Non lo butto perché…
Il tesoro di famiglia
Necessario o… voluttuario
Quanto… imballaggio
Caro nonno… I rifiuti del passato
Cibi… in pattumiera
Il poi… della pattumiera
Il gioco di ruolo
4
a) il gioco di scoperta
b) costruiamo i nostri giochi con i
rifiuti
Per cambiare atteggiamento imc) dal gioco alla denuncia
pariamo a giocare
con i rifiuti
Giochiamo con i rifiuti
◆
◆
◆
◆
◆
◆
5
L’ambiente
è anche mio, e…
La responsabilità è anche
nostra, facciamo qualcosa
◆
a) per l’ambiente faccio… io
b) ho capito ed allora… consiglio
c) coinvolgere per convincere
◆
◆
◆
◆
◆
Scopriamo le storie del cortile… (o strada, o piazza)
Caccia ai proprietari
Costruiamo la ludoteca
Ronde ecologiche
Un bosco di… carta
Carta riciclata in proprio
Anche per riutilizzare e riciclare ci vuole arte
Operazione strada pulita
Ecomuseo di strada
Consigli ecologici per gli
acquisti
Giornata dell’imballaggio
inutile
Facciamo il compost
3
Percorso 1
Il rifiuto, questo sconosciuto
Premessa
I ragazzi vivono in mezzo al “problema rifiuti”: è facile
distinguerlo come tale? Per quale motivo dovrebbero occuparsi del problema rifiuti? Qual è la molla che fa scattare la
«voglia di cambiare» una situazione che è propria della
quotidianità e dell'esperienza dei nostri allievi e che non
incide direttamente sui loro bisogni e sul loro immediato
interesse?
Sono queste le domande che il docente si trova
davanti all'inizio di un percorso di Educazione Ambientale
sui rifiuti.
Come rispondere ? Quali strategie utilizzare nell'attività
didattica per cambiare i comportamenti su un tema tanto
scottante quanto poco percepibile da ragazzi della scuola
dell'obbligo e del biennio delle superiori?
Per questo è importante dedicare un primo momento
del percorso didattico al censimento, alla definizione e alla
discussione delle preconoscenze e delle rappresentazioni
mentali degli allievi a proposito del tema-problema scelto.
L'alunno non è mai «tabula rasa», perché possiede concezioni e sistemi autonomi di pensiero che, derivano dal
Scuolamedia “E. Fermi”
Andria (BA)
4
«mondo» in cui è vissuto e dalle esperienze fatte. Un'ampia
indagine sulla situazione di partenza (non solo cognitiva
ma anche affettiva ed emozionale) consentirà al docente di
«calibrare» il suo piano di lavoro e scegliere i percorsi e gli
interventi didattici il più possibile «vicini» alla sensibilità e
al vissuto dei propri allievi favorendone così la motivazione e la voglia di «cambiamento».
Gli interventi didattici da proporre sono molti, noi ne
proponiamo alcuni che ci sembrano i più interessanti ed
adatti per affrontare la tematica dei rifiuti. Le attività esposte qui di seguito non costituiscono una sequenza obbligante. Sta al docente scegliere quella che più si adatta al
livello della classe e al suo contesto ambientale. Tutte
rispondono alla stessa esigenza di avviare il lavoro rilevando l'immaginario presente in classe per poter individuare e definire il problema dal punto di vista degli
allievi. Ovviamente le diverse attività si possono tra loro
intrecciare e completare a seconda delle esigenze del
docente.
Per meglio evidenziare il livello scolare delle varie attività abbiamo utilizzato i seguenti simboli:
IL
RIFIUTO, QUESTO SCONOSCIUTO
M
S
Scuole Medie
Scuole Superiori
PERCORSO 1
dei contenitori metallici» come quella che perviene dalla
Scuola Media «Padalino» di Fano, riportata qui sotto.
Attività
M
M S Cosa ti fa venire in mente la
parola rifiuto?
Rilevare l'immaginario degli studenti facendo leva
sulla loro voglia di raccontare, di creare storie fantastiche
diventa un'attività molto utile ed interessante per iniziare
il lavoro conoscitivo su termini e concetti che sono in relazione alla parola rifiuto. Nell'attività viene proposta una
storia che ha un inizio ma non ha né uno sviluppo né una
fine: queste sono lasciate alla creatività degli studenti.
Un'attività sulle rappresentazioni mentali e le preconoscenze legate al rifiuto (Cap. II - parte prima par. 2.2)
può cominciare con una semplice domanda:
«Cosa ti fa venire in mente la parola rifiuto?» alla quale
risulterà evidente, anche agli allievi, che non esiste la
«risposta esatta». Nell'ambito della classe si farà compilare
la scheda operativa n.1 (pag. 9) raccogliendo su un cartellone o sulla lavagna idee, definizioni e percezioni individuali raggruppate secondo categorie (aspetti negativi e
aspetti positivi, definizioni, espressione di emozioni, percezioni ecc.). Lo scopo dell'attività è quello di «accendere la
discussione» e scoprire inaspettati luoghi comuni. Si può
ipotizzare che le definizioni più comuni riguardino ad
esempio, un'idea di rifiuto come qualcosa di «brutto, pericoloso, da allontanare ecc.». Interessante anche mettere a
confronto le idee dei ragazzi su due parole come
AMBIENTE e RIFIUTI per evidenziare l’idea che la
prima ha una connotazione positiva e la seconda negativa.
Sarà interessante verificare quale idea, percezione, definizione condivisa si realizzerà al termine dell'attività, nonché
la ricostruzione che i ragazzi faranno della stessa (metadiscussione): un punto di partenza per «aprire» il problema
ed individuare o, quanto meno giustificare, piste di conoscenza ed attività successive per la seconda fase del progetto. I risultati di questa prima attività che ci vengono
dall’Istituto Tecnico «Sen. O. Jannuzzi» - Andria (BA)
sono riportati nei grafici, a pag. 6.
M S Un rifiuto, una storia…
Un'altra attività che può mettere in evidenza l'esperienza dei ragazzi può essere proposta invitandoli ad individuare un rifiuto all'interno della classe e a ricostruirne,
attraverso un fumetto e/o un racconto, quelle che pensano
siano state le trasformazioni a partire dalla sua origine
come oggetto.
In questa occasione gli insegnanti, oltre a raccogliere
informazioni su preconoscenze e rappresentazioni mentali,
potranno cogliere le opportunità per le varie discipline,
trattando quegli argomenti che i ragazzi avranno necessità
di conoscere ed approfondire. Ad esempio potranno emergere incertezze cognitive connesse con l'approvvigionamento delle materie prime, le loro trasformazioni, la
distribuzione delle merci, l'energia relativa a tali processi
(fonti, consumi, sprechi ecc.). Ma il racconto può essere
anche preso dal libro di storia ed allora diventa «La storia
Invento una storia
La Storia dei contenitori metallici
1795
Napoleone offrì 12000 Franchi di premio a colui o
coloro che avessero trovato un modo di preservare il
cibo per le sue armate.
1810
Il premio fu vinto da Nicolas Appert che applicò la sterilizzazione ai cibi.
1880
In Inghilterra viene installata la prima linea automatica
per la produzione di barattoli.
1930
Produttori europei sviluppano i contenitori per
bevande in forma di bottiglia, chiusi con tappi a
corona.
1935
In Inghilterra si vende per la prima volta birra in lattine
di questo tipo.
1963
Un americano Ernie Fraze inventa il sistema «Easy
Open» letteralmente apertura facilitata con linguetta a
strappo.
1964
Si producono i primi contenitori in due pezzi e con essi
si introduce il concetto di tutto alluminio.
E la storia continua…!
Si presenta la scheda operativa n. 2 (pag. 10) e si
lascia compilare dagli studenti. Al termine dell'attività
attraverso il confronto tra i vari elaborati si raccoglieranno
informazioni su preconoscenze e rappresentazioni mentali.
Queste costituiranno un’opportunità di lavoro per le
diverse aree disciplinari che tratteranno gli argomenti evidenziati nei racconti e potranno costruire un glossario terminologico legato alla parola rifiuti.
5
PERCORSO 1
IL
M S C’era una volta…
Seguendo il sentiero della fantasia, che i ragazzi conoscono bene, si può chiedere di inventare favole e/o drammatizzazioni che abbiano come protagonisti i rifiuti nel
loro rapporto con il resto del mondo; a titolo di esempio
(per la Scuola Media Inferiore) nella scheda operativa n.
3 (pag.11) riportiamo una favola che può essere anche
letta ed analizzata dai ragazzi prima dell'attività proposta.
Il docente di discipline umanistiche potrà cogliere l'opportunità di far analizzare un testo o «brani» scelti dove
emerga, nella storia, nelle descrizioni, nei personaggi, il
problema dei rifiuti.
Anche la lettura di un quadro potrà essere una buona
opportunità didattica per affrontare e riconoscere il problema dei rifiuti. Da una Scuola Media è pervenuta una
favola un po’… «rimata». Ve la proponiamo qui di seguito.
Il Rifiuto Eroe
C'era una volta un bel bosco con alberi sani e rigogliosi.
Tutto era tranquillo ma, un brutto giorno, arrivarono degli
uomini con la faccia losca. Erano su di un camion, tirarono
fuori un pesante sacco, lo aprirono e c'era… una motosega.
Purtroppo un albero fu tagliato. Fu estratta la cellulosa, con
questa furono prodotti dei fogli e infine dei quaderni. Questi
ultimi giunsero in un negozio e furono acquistati dai bambini che andavano a scuola. Due di questi erano Simona e
Cristiano. Alla fine dell'anno scolastico i quaderni erano
Che cosa ti viene in mente
pensando alla parola
rifiuti?
RIFIUTO, QUESTO SCONOSCIUTO
finiti; Simona uscì e buttò il suo in un contenitore per il riciclaggio della carta. Cristiano, invece, lo buttò nel comune sacchetto della spazzatura. Il primo quaderno finì in un centro
per il riciclaggio, il secondo in una discarica. Dal quaderno di
Simona fu prodotto un blocco di carta riciclata.
Il quaderno di Cristiano trovatosi in una discarica, dopo
un viaggetto, disse:
«Ma che posto è questo?
Sogno o son desto?
C’è una puzza micidiale
che al naso mi fa male!»
Si accorse allora che molti altri rifiuti come lui erano
nella discarica:
«Sveglia ragazzi!
Oh, ma siete pazzi?
Ve ne state qui senza reagire,
ma volete vivere o morire?»…
… I rifiuti decisero allora, di fare una rivoluzione. Si
misero tutti in fila indiana e cominciarono a camminare: la
loro meta era il contenitore per il riciclaggio della carta.
Mentre camminavano cantavano:
«Mille pericoli abbiamo superato,
e molti ostacoli abbiamo schivato.
Noi siamo dei rifiuti
che voglion esser riciclati
per questo lotteremo
e così sopravviveremo!»
E con coraggio, sfidando il traffico della città, arrivarono
21,5%
43,8%
Rifiuti tossici
Estinzione flora e fauna
Raccolta diff. e riciclo
Immaginario collettivo
Malattie
10,8%
Inquinamento aria
6,2%
17,7%
11,2%
24,1%
19,8%
Sporcizia
Raccolta differenziata
Sentire negativo
Vissuto individuale
Cassonetto
Inquinamento
26,7%
18,1%
I.T.I.S. «Sen. O. Jannuzzi» - Andria (BA)
6
IL
RIFIUTO, QUESTO SCONOSCIUTO
al contenitore e ci entrarono. Dopo poco tempo erano già dei
fogli di carta riciclata, proprio come quelli su cui sto… scrivendo.
(Scuola Media «E. Porcu» di Quartu S. Elena)
M
A caccia di… rifiuti
Molte volte il problema dei rifiuti non è percepito
dagli allievi come non lo è dagli adulti. L'attività ha lo
scopo di stimolare i ragazzi a riconoscere i rifiuti come problematica ambientale che ci riguarda.
L'attività consiste in un'uscita libera, ossia «senza
consegne», nella zona intorno alla scuola, precedentemente scelta dall'insegnante che già ne conosce le caratteristiche dal punto di vista dei rifiuti (nella zona ci sono
molti cestini, ci sono i cassonetti della raccolta differenziata, c’è un parco non molto pulito ecc.). Ritornati in
classe si fa scrivere ai ragazzi che cosa li ha particolarmente
colpiti durante l'uscita.
Al termine di questa fase occorre nuovamente compiere lo stesso percorso della prima uscita, ma questa volta
«con la consegna» di rilevare i «segni» dei rifiuti, ossia
tutto ciò che è rifiuto e/o tutto quello che con esso è collegato.
Rientrati a scuola si confrontano le rilevazioni della
prima uscita con quelle della seconda segnalando gli
aspetti positivi e quelli negativi e confrontando ciò che
si è visto prima con ciò che si è visto dopo. Le varie
osservazioni comporranno un cartellone comune che evidenzierà la «realtà» della zona rispetto al problema dei
rifiuti, nei suoi aspetti positivi e negativi.
M S Una rete di… rifiuti
Dopo la ricognizione sull'immaginario e le preconoscenze dei ragazzi sarà possibile avvicinarsi al tema rifiuti
dal loro punto di vista, cercando di individuare un problema, connesso alla tematica dei rifiuti, che è presente nel
territorio o che li coinvolge nella vita quotidiana. Per avvicinarsi allo studio del problema scelto si può organizzare
l'attività in aula per gruppi di 8-10 ragazzi. Si individua un
aspetto del problema rifiuti presente nella realtà territoriale
dei ragazzi (discarica abusiva nelle vicinanze della scuola,
area verde urbana degradata da rifiuti, ecc.) e tanti elementi biotici ed abiotici, connessi al tema prescelto, quanti
sono i partecipanti (ad es.: alberi, animali vari, terreno,
operatore ecologico, vari tipi di rifiuti, cassonetto, ecc.).
Gli elementi possono essere scelti dall'insegnante o,
meglio, censiti dagli studenti attraverso le attività come
quelle prima descritte («Cosa ti fa venire in mente la parola
rifiuto» e/o «Caccia ai… rifiuti»). Il ruolo di ciascun partecipante viene trascritto su un foglio (100x70 cm) che,
posto sul tavolo, sia visibile a tutti i componenti di ciascun
gruppo disposti in cerchio attorno ad esso. A ciascun
PERCORSO 1
gruppo viene quindi consegnato un gomitolo di lana (o
spago, o nastro colorato) ed un pennarello. Al via del conduttore un partecipante comincia l'attività: trattiene un
capo del filo di lana, passa il gomitolo ad un altro partecipante al quale, secondo lui, si sente «legato» ed esplicita la
relazione ipotizzata, in forma di frase di senso compiuto. Il
partecipante così «contattato» trattiene il filo e passa il
gomitolo ad un altro, esplicitando anch'egli una relazione.
Il gioco continua fino a realizzare «una rete di relazioni».
La discussione successiva è facilitata se, mentre si gioca, la
rete e le relazioni vengono trascritte e lasciate come «traccia» sul foglio posto sul tavolo. Terminato il gioco, infatti,
si invitano i «portavoce» dei gruppi ad illustrare le tracce
risultanti e ad esprimere le loro prime impressioni; eventuali integrazioni potranno essere offerte dai componenti
dei vari gruppi. Si chiederà poi di illustrare i «significati»
dell'attività realizzata. La lettura dell'immagine prodotta
dall'intreccio del filo di lana sul cartellone è immediata,
tutti individuano: «il reticolo, l'intreccio… la rete» formata dalle relazioni che legano i vari elementi presi in considerazione, e quindi, l'ambiente, insieme di fattori viventi
e non, come rete-sistema di relazioni. Da qui nasce la
riflessione che tra gli elementi di un ecosistema in relazione tra loro, ve ne sono alcuni più spesso coinvolti, altri
meno, relazioni più scontate ed altre meno, elementi più o
meno riconoscibili come parti significative del sistema
indagato. Vi sono quindi punti «caldi» in cui la rete è più
fitta: forse ci troviamo di fronte al cosiddetto «fattore
limitante» dell'ecosistema… e pertanto si potrà chiedere
«Cosa accadrebbe nella rete realizzata se venisse a mancare la specie x o venisse inquinata l'acqua o il terreno…?». La domanda, e la discussione successiva,
consentirà di chiarire l’intuizione dell’interdipendenza tra i
vari fattori di un ecosistema e come l'intervento distruttivo
su di un elemento possa indurre modificazioni irreversibili
su tutto il sistema. Si potrà inoltre mostrare che anche tra
gli elementi non direttamente legati si può riconoscere
qualche relazione, rileggendo la rete complessiva delle relazioni, (il sistema che si è costruito), in cui quegli elementi
sono collocati. A volte ci si sforza di trovare relazioni meno
evidenti per coinvolgere un giocatore «dimenticato»; questo si verifica perché i ragazzi spesso scelgono l'elemento a
cui relazionarsi a seconda del rapporto di simpatia di chi lo
rappresenta. È evidente che altre riflessioni che potranno
emergere, riguarderanno prevalentemente i diversi «tipi» di
relazioni. Relazioni cognitive («le buste di plastica degradano il prato, le deiezioni degli animali concimano il terreno») oppure valoriali («i ragazzi non rispettano gli
alberi… »). È quindi possibile una lettura dei valori che si
esplicitano nei vari momenti dell'attività: nella scelta degli
elementi che «entrano in gioco», nella scelta dell'elemento
con cui ci si mette in relazione, nella relazione espressa tra
due elementi. Quest'ultima, infatti, può essere a vari
livelli: dall'espressione di un legame «fisico», di lettura
immediata, a quella di un legame logico, emotivo, di
valori. Se poi a giocare con gli stessi elementi dell'ecosi-
7
PERCORSO 1
stema sono più gruppi distinti, si possono alla fine confrontare le due «reti» prodotte e riflettere su come la lettura
di una situazione reale sia condizionata dai punti di vista
di chi partecipa al gioco, per cui anche nella ricostruzione
delle relazioni entra in gioco la soggettività. L'attività si
dimostra efficace anche nell'ambito della costruzione di
conoscenze (scheda operativa n. 4 pag. 14). Essa si presta
sia all'indagine di preconoscenze e di rappresentazioni
contaminate dall’immaginazione (costituendo, pertanto,
una buona alternativa, alle attività prima descritte) sia
8
IL
RIFIUTO, QUESTO SCONOSCIUTO
come strumento di verifica durante le varie fasi di un progetto per accertare l'acquisizione cognitiva delle relazioni
esistenti negli ecosistemi: è ovviamente adattabile in vari
contesti didattici.
A livello formativo questo gioco può contribuire a
raggiungere la consapevolezza che gli studenti fanno parte
di un sistema in cui sono in relazione con tutti gli altri elementi e che quindi non possono ignorare le conseguenze
che i comportamenti umani, non «compatibili», possono
avere sull'ambiente.
MS SCHEDA 1
PERCORSO 1
Scheda 1
Che cosa ti fa venire in mente?
MS
Indica almeno otto parole o frasi, o immagini che ti vengono in mente
pensando alla parola scritta dentro il cerchio:
AMBIENTE
RIFIUTI
9
PERCORSO 1
M SCHEDA 2
Scheda 2
Se arrivassero gli extraterrestri
M
Alcuni extraterrestri, che non sanno niente del Pianeta Terra, atterrano
di notte in una discarica di rifiuti:
❑ Immagina la loro relazione sul Pianeta Terra o disegna l’avvenimento
utilizzando una tecnica a tua scelta
........................................................................................
........................................................................................
........................................................................................
........................................................................................
........................................................................................
........................................................................................
........................................................................................
........................................................................................
❑ Che tipo di rifiuti secondo te raccoglierebbero come campione da portare
sul loro Pianeta? Elencali
........................................................................................
........................................................................................
........................................................................................
........................................................................................
........................................................................................
........................................................................................
........................................................................................
........................................................................................
........................................................................................
........................................................................................
10
M SCHEDA 3
PERCORSO 1
Scheda 3
C’era una volta…
M
Leggi attentamente e analizza la
seguente fiaba:
❑ Il Paese Delle Cose Che
Succedono
C’era una volta un Paese molto lontano da qui, che si
chiamava Paese Delle Cose Che Succedono.
Questo Paese veramente c’è ancora, ma sono successe
alcune cose che l’hanno messo nei guai. Tanto tempo fa era
un Paese felice: era situato in una Valle verde e ridente,
percorsa da un Torrente dalle acque chiare e piene di pesci.
I bambini ed i ragazzi del Paese andavano in tutte le stagioni a giocare sui Prati, che costeggiavano le rive del Torrente.
C’erano molti animali, nei Prati come nel vicino
Bosco, e gli uomini consideravano gli animali come altri
abitanti della Valle, con uguali diritti e doveri.
Il Bosco, fitto di antichi alberi, si arrampicava fin sulle
pendici dell’alta Montagna che sovrastava la Valle, e che
incuteva agli uomini timore e reverenza. Il Paese era piccolo e molto grazioso: le case di legno e pietra erano
curate, con i fiori alle finestre, le strade erano pulite, i bambini giocavano nelle vie e nelle piazze, i vecchietti si sedevano a prendere il sole. Nelle giornate d’estate i rumori
provenienti dalle case e dalle botteghe degli artigiani si
mescolavano allo scrosciare del torrente e allo stormire
delle foglie. Si vedeva insomma che chi abitava in quel
Paese faceva molta attenzione a starci bene, ed aveva
rispetto di se stesso, degli altri e in fondo anche del Paese.
Era un Paese felice, ma non dobbiamo farci idee
strane: anche qui la gente moriva, anche se per fortuna
quasi solo da vecchi; c’erano le malattie, i temporali, gli
incendi, l’inverno era lungo e freddo, il lavoro faticoso. A
tutti questi problemi gli abitanti cercavano insieme le
risposte: non c’era indifferenza, anche nelle difficoltà non
ci si sentiva soli, e tutti si sforzavano di trovare per tutti
soluzioni contro il freddo, la fatica, le malattie, il buio e le
scomodità. Nel Paese abitava anche un vecchio saggio
Mago, che si chiamava Alarico: per tutta la sua lunga vita
si era occupato con passione ed attenzione di tutto quello
che viveva nella Valle, uomini, animali, piante e pietre, e
sapeva tutto quello che c’era da sapere, e anche qualcosa di
più. Egli ricordava cose che gli altri avevano dimenticato,
perché non si rendevano conto della loro importanza, e
quello che succedeva alla sua Valle era come se succedesse a
lui. Tutti quanti si rivolgevano a lui per capire e per decidere, e si affidavano con fiducia a quanto diceva, anche se
spesso le sue parole erano un po’oscure e i suoi consigli un
po’ severi.
Alarico aveva un figlio di nome Arturo, che era diventato anche lui un Mago ed aveva per la Valle la stessa passione del padre: quindi aiutava Alarico con le sue idee e
invenzioni, che con il trascorrere degli anni si facevano
sempre più originali e utili.
Con il passare del tempo Alarico, che nel frattempo
veniva chiamato «l’Antico», si faceva sempre più vecchio e
saggio, e Arturo veniva acclamato da tutti per le sue geniali
trovate, tanto da meritarsi il nome di «Futuro». Specialmente i giovani frequentavano con entusiasmo la sua
scuola, ove trovavano incredibili soluzioni ai loro problemi
spiccioli. Era faticoso andare al pozzo a prendere l’acqua?
Furono inventati tubi e pompe, e l’acqua chiara del Torrente zampillò direttamente dentro le case. Nelle lunghe
sere d’inverno il lume delle candele era troppo fioco? Fu
ancora la forza del Torrente a venire in aiuto agli uomini,
che la imbrigliarono in una macchina magica e la spedirono attraverso fili volanti ad illuminare tutte le case del
Paese. Grazie alla genialità ed al tenace lavoro di Arturo e
dei suoi allievi, il Paese Delle Cose Che Succedono
conobbe un’era felice: le case erano calde, le malattie sempre più rare e meno pericolose.
Furono inventate macchine che aiutavano l’uomo nei
lavori più pesanti ed altre che gli permettevano di spostarsi
senza fatica sempre più lontano e sempre più velocemente.
Si scoprirono utilizzi fino ad allora inimmaginabili per
l’acqua del fiume, le piante del bosco e le pietre della montagna. Gli uomini del Paese Delle Cose Che Succedono
erano molto felici, e in più orgogliosi della propria intelligenza che aveva creato tutte quelle belle cose: avevano la
11
PERCORSO 1
sensazione di essere molto potenti, addirittura i padroni
della Valle, del Paese, del Bosco e della Montagna, anziché
esserne solamente gli abitanti insieme agli altri esseri. Alarico e la sua antica saggezza vennero messi completamente
da parte, e ad Arturo venivano fatte sempre più spesso
richieste che lo preoccupavano, perché le soluzioni che si
potevano trovare andavano a vantaggio solo degli uomini,
o addirittura solo di alcuni di essi, e a svantaggio di tutti gli
altri esseri viventi e non viventi della Valle. Gli accadde
sempre più spesso di dire «no» a queste richieste eccessive,
cercando di spiegare i motivi ai suoi studenti, ma quelli si
arrabbiavano perché non li aveva accontentati e se la prendevano con lui, finché‚ cominciarono a non dargli più retta
e ad applicare di nascosto le sue idee e invenzioni per farne
quello che pareva a loro. I risultati non tardarono a giungere: la Valle ridente si trasformò ben presto in un posto
sudicio e disordinato, dove ciascuno badava solo a rendere
più bella la sua casa e il suo pezzetto di terra, a danno di
tutto il resto. Piano piano il Torrente fu derubato delle sue
acque e nel suo letto furono scaricate le acque puzzolenti
delle case e delle officine, che diventavano sempre più
grandi e rumorose per produrre sempre più cose. Nei Prati
che circondavano il Torrente la terra inaridì e in seguito vi
vennero gettati i rifiuti di quello che veniva consumato e
abbandonato: e diventavano sempre di più, una vera e propria montagnola brutta e puzzolente.
La vera Montagna invece fu scavata per ricavarne
minerali e sassi, sempre più minerali e sassi per farci sempre nuove cose: fino sulla cima vennero costruite comode
strade, e per far questo molti alberi furono abbattuti. Molti
altri alberi furono anche abbattuti per ricavarne legno per i
mobili e pasta per la carta, e quel poco che restava del maestoso Bosco era pieno di cartacce e pattume dei turisti:
quasi come i Prati. Pareva che gli uomini avessero dimenticato il passato, e che non si preoccupassero del futuro: pensavano solo al presente, ma anche il presente in realtà era
brutto, loro non erano felici, anzi. Solo che cercavano alla
loro tristezza soluzioni che peggioravano la situazione
invece di risolverla. Presto i pochi animali sopravvissuti
abbandonarono la Valle, e l’intera natura cominciò a ribellarsi all’operato dell’uomo: ad ogni pioggia la Montagna
inferocita faceva cadere sul Paese sassi e fango, il Torrente si
gonfiava al di sopra degli alti e rigidi argini e le sue acque
puzzolenti spazzavano case e giardini. Perfino l’aria e
l’acqua erano diventate velenose e portavano misteriose
malattie. Ma quel che era peggio era che adesso gli stessi
uomini parevano colpiti da una malattia sconosciuta, che li
rendeva tanto più avidi quanto più possedevano, sempre
meno capaci di condividere le cose con gli altri, sempre più
cattivi, sempre più infelici. Arturo ed Alarico venivano
scansati da tutti, e i loro sforzi per cercare qualche rimedio
alla situazione li facevano solo odiare sempre di più: ma
non potevano rassegnarsi alla triste fine della loro Valle, e
così fuggirono per il Mondo in cerca di aiuto, portando
con loro la propria sapienza ed il magico «Libro Delle Cose
Che Succedono». Su questo libro compariva tutto quello
12
M SCHEDA 3
che succedeva nella Valle, e poi ci restava disegnato sopra:
portandolo con sé‚ i due Maghi potevano essere sempre
informati e potevano mostrare con esattezza quanto era
successo, nella speranza di trovare l’aiuto di cui avevano
bisogno. Alarico, infatti, sapeva bene che la Valle poteva
ancora risanarsi da sola, se la lasciavano in pace: per aiutarla erano però necessarie due Magie: una era molto semplice, e un tempo tutti la conoscevano, era la «Magia Che
Fa Le Cose Nuove Da Quelle Vecchie». Non serviva a
riportare i sassi e gli alberi alla Montagna ed al Bosco, a
ripulire i Prati, a far tornare l’acqua nel Torrente e gli animali nella Valle: ma insegnava a ricavare le cose di cui si
aveva bisogno da quelle che non servivano più, con un po’
di ingegno e di pazienza, invece di andare sempre a prendere nuovo materiale dalla Valle. Inoltre con questa Magia
si risolveva il problema della montagnola puzzolente che
aveva invaso i Prati, e che cresceva ogni giorno di più. Ma
non poteva servire a niente se prima non si guariva la
malattia che aveva colpito i cuori degli uomini, che non
erano più capaci di capire quello che stavano facendo, e per
questo occorreva un’altra Magia, ben più complicata e faticosa. Bisognava costruire un «Libro Che Fa Succedere Le
Cose», che può venire realizzato solamente dai bambini,
perché‚ solo loro hanno diritti sulle Cose Che Devono
Ancora Succedere.
Alarico e Arturo avevano tentato di realizzarlo con i
bambini del proprio Paese, ma gli adulti se ne erano accorti
e avevano buttato via tutto; poi si erano resi conto che
poteva essere interessante, e avevano fatto scrivere ai bambini quello che pareva a loro. Ma non funzionava. Allora
avevano cominciato a dar noia ai due Maghi per farsi spiegare come si faceva la Magia. A questo punto i due erano
fuggiti via dal Paese, inseguiti da alcuni malvagi che volevano impadronirsi di questa formula o comunque impedire che loro la usassero. I due Maghi erano talmente
stanchi e tristi che i loro poteri si stavano indebolendo:
inoltre erano stati tanto tempo a contatto con persone
aride e cattive che ogni tanto si dimenticavano persino il
motivo per cui si davano tanto da fare. Dovevano ricordarselo ogni giorno l’uno con l’altro, parlarsi dei pesci e degli
alberi e delle case con le finestre fiorite e ripassare i nomi di
tutti i bambini del Paese finché‚ ritrovavano la forza per
andare avanti. Per fortuna, quando ormai le loro speranze
erano ridotte al lumicino, i due Maghi arrivarono a Certaldo, dove incontrarono alcuni gruppi di Bambini con i
loro Maestri: questi ascoltarono con attenzione la loro storia, e si commossero e preoccuparono per le difficoltà in
cui versava il loro Paese.
Anzi, ragionandoci bene, si resero conto che anche
Certaldo correva gli stessi rischi, e probabilmente molti
altri Paesi, quindi a maggior ragione era urgente cercare di
imparare la Magia per costruire tutti insieme un «Libro
Che Fa Succedere Le Cose». Allora Alarico e Arturo, rincuorati, insegnarono come prima cosa ai bambini la
«Magia Che Fa Le Cose Nuove da Quelle Vecchie». Poi
iniziarono a spiegare loro cosa dovevano fare per costruire
M SCHEDA 3
il Libro: ma non riuscirono neanche a terminare la lista
degli ingredienti, dovettero salutare frettolosamente i
ragazzi raccomandando loro di fare del loro meglio e fuggire, perché‚ i loro inseguitori li avevano scovati. Impiegarono lunghe settimane per riuscire a far perdere le proprie
tracce, ma appena fu loro possibile tornarono: e non riuscivano a credere ai propri occhi! I ragazzi avevano lavorato di
gran lena, cercato tutti assieme soluzioni e suggerimenti,
costruito disegni e inventato storie. Con l’aiuto dei Maghi
e la Magia che i ragazzi avevano dimostrato di possedere, il
■
PERCORSO 1
«Libro Che Fa Succedere Le Cose» fu presto fatto, e in men
che non si dica sul «Libro Delle Cose Che Succedono», che
i due Maghi avevano ancora con loro, si videro gli influssi
benefici che la Magia stava avendo anche sul loro lontano
Paese. E chissà su quali altri. Magari anche su Certaldo.
(I Paese Delle Cose Che Succedono è di Maria Frangioni e Patricia Gabrielli)
Chi sono i protagonisti?
.........................................................................................
.........................................................................................
■
Perché il Paese delle Cose che Succedono era felice?
.........................................................................................
.........................................................................................
■
Chi ha fatto diventare «brutto e infelice» il Paese?
.........................................................................................
■
Chi avrebbe potuto salvare il Paese?
.........................................................................................
■
Che cosa bisognava costruire per salvare il Paese?
.........................................................................................
.........................................................................................
■
Chi ha costruito il «Libro Che Fa Succedere le Cose?»
.........................................................................................
■
Perché?
.........................................................................................
.........................................................................................
■
Che cosa ci metteresti tu nel «Libro Che Fa Succedere le Cose?»
.........................................................................................
.........................................................................................
.........................................................................................
13
PERCORSO 1
S SCHEDA 4
Scheda 4
I nodi… delle relazioni
S
■
Dopo aver costruito la “rete” dei rifiuti cerca di trovare quegli elementi che non
sono correlati.
■
Ricostruisci una loro eventuale relazione rileggendo le relazioni che legano gli
elementi “slegati” ad altri elementi, passando quindi attraverso un incrocio,
ovvero un “nodo” della rete che indichiamo con gli elementi A, B, C, D
A
B
C
D
■
Le coppie di fattori A/D e B/C sono direttamente legate da relazioni già esplicitate
nella rete.
■
Ricerca le possibili relazioni A/B, B/D, D/C, C/A.
Il grafico evidenzierà un collegamento indiretto attraverso il “nodo” che potrà
servire da stimolo per la ricerca di collegamenti concettuali o valoriali possibili.
14
Percorso 2
La natura ricicla e l’uomo?
Premessa
non superano alcuni limiti, oltre i quali si scatenano reazioni che possono mettere in crisi irreversibile gli ecosistemi.
Questo percorso si pone, pertanto, come obiettivi la
costruzione di alcuni concetti di base dell’Educazione
Ambientale (ambiente come rete di relazioni, ciclo, limite,
risorsa, ecc.) e di una metodologia d’indagine e di studio
della realtà che rappresenta una sorta di prerequisito per
acquisire una mentalità reattiva verso i problemi
dell’ambiente.
In questo senso i rifiuti, per quanto già detto
nell’introduzione, rappresentano una pista agevole, sempre
che l’approccio tenga conto delle sensibilità e delle esperienze preesistenti ed emergenti nella scolaresca.
A questo proposito bisogna sempre prendere in considerazione strategie che tengano viva la motivazione iniziale
e che alimentino l’interesse nell’allievo.
Attività
M S Riciclo, riuso e… abbandono
I.M.S. “Erasmo da Rotterdam”
Sesto S. Giovanni (MI)
In natura tutto viene riciclato.
A partire da questo assunto possono derivare una serie
di importanti conoscenze che sono alla base dell’ecologia,
ma al contempo «cariche» di connotazioni di valore. Le
relazioni esistenti tra i vari elementi, biotici ed abiotici, si
presentano come intricati sistemi a rete. Sistemi che costituiscono fattori di stabilità e di equilibrio dinamico che
permangono se le azioni, in particolare quelle dell’uomo,
Partiamo dal mondo in cui vivono i ragazzi e invitiamoli a fare un censimento degli oggetti che più frequentemente usano durante la giornata, compresi gli arredi, i capi
di abbigliamento, gli zaini, il vasetto con la marmellata, i
giornali…
Dall’elenco semplice si passa a raggruppare gli
«oggetti» riferendosi a quello che sarà il loro «destino»; si
prefigura il percorso (investirà anche l’immaginario dei
ragazzi) che gli oggetti compiranno fino a connotarsi come
rifiuto, scheda operativa n. 5 (pag.20)
Una classificazione si può fare in termini di possibile:
a) riuso b) riciclo c) abbandono. Analizzando le possibilità di riuso dei vari oggetti, ve ne saranno alcune di
immediata intuizione, come l’abitudine di cedere abiti vecchi, ed altre meno immediate, come l’uso di materiali (es.
grossi imballaggi, televisori), per attività creative a scuola o
per giocare. Per quanto riguarda il riciclo, esso offre l’occasione per la trattazione di contenuti disciplinari e di appro-
15
PERCORSO 2
fondimenti che permettono di introdurre concetti
importanti come quelli di materie prime, materie seconde,
di ciclo vitale, di biodegradabilità (v. attività «Concetti da
non buttare»), di risparmio energetico. Per rendere «visibili» questi aspetti, per creare l’occasione di pensare concretamente, si può organizzare la raccolta differenziata (di
carta o di lattine) all’interno della propria classe per poi
riutilizzare i rifiuti per inventare giochi, attività didattiche
o utensili diversi.
Vi sono, infine, gli oggetti che andranno sicuramente
buttati via, diventeranno inevitabilmente rifiuti da eliminare e a molti basterà non vederli più per pensare che svaniscano nel nulla. Può essere questo il momento per
trattare argomenti come i sistemi di smaltimento e le tipologie delle discariche, per definire la dimensione della
emergenza rifiuti. A questo punto una visita alla discarica
più vicina, dove vengono portati i rifiuti abbandonati,
potrebbe essere la conclusione di questa attività.
LA
NATURA RICICLA E L’UOMO?
M S I concetti da non buttare
L’approccio ai concetti di biodegradabilità, di inquinamento e di riciclo risulta quasi sempre difficoltoso sia
per la complessità sia per l’insieme di conoscenze che essi
comportano.
Tale approccio può avvenire attraverso un questionario che rivela le preconoscenze dei ragazzi come quello
riportato nella scheda operativa n. 7 (pag. 22).
La lettura e l’analisi dei risultati dei questionari permette di individuare le figurazioni mentali dei ragazzi,
l’attenzione che pongono alle «cose» del loro ambiente e
gli spazi culturali in cui si muovono e da cui ricevono sollecitazioni.
Le risultanze possono essere discusse in classe, avendo
cura che tutti gli alunni intervengano per esprimere la propria opinione e per giungere ad una definizione condivisa.
M
Intatto o… deteriorato
M S I tempi dell’usa e getta
Un’altra possibile direzione di indagine che si può
delineare a seguito dell’attività di «censimento» di oggetti
di uso quotidiano, è quella dell’analisi dei tempi, differenziando gli oggetti a seconda della loro durata, viene immediato considerare i rapporti che esistono tra i tempi di:
PRODUZIONE UTILIZZO SMALTIMENTO
Non sempre sono rapporti equilibrati; infatti i tempi
di produzione sono a volte lunghi, ancora più lunghi
quelli necessari per la formazione delle risorse naturali utilizzate (materie prime), per oggetti che «vivranno»… qualche minuto.
Per l’utilità di alcuni oggetti la cosa è inevitabile,
ma… è sempre così? I tempi di smaltimento poi, superano
di gran lunga quelli della vita di un oggetto e resta comunque un’incognita il reale processo di degrado ambientale
che si accompagna alla sua distruzione. Il docente per far
prendere coscienza del rapporto tra produzione/consumo/
utilizzo, potrà far compilare la scheda operativa n. 6
(pag.21).
A tale proposito molti si appellano al principio di biodegradabilità per attribuire innocuità ad un prodotto, ipotizzando la sua dematerializzazione in una natura «amica»,
favorendo così l’abitudine all’abbandono. È evidente che
in un’attività come «Riciclo, riuso e… abbandono» e «I
tempi dell’usa e getta» si pone significativamente l’attenzione sul «futuro» e, quindi sulle dimensioni dell’incertezza e dell’imprevedibilità che ad esso inevitabilmente si
accompagnano.
Non è facile prevedere il futuro, ma la consapevolezza
dell’incertezza può stimolare cautela e buonsenso nei comportamenti del presente.
16
Con la seguente attività è possibile seguire le modificazioni di alcuni rifiuti-tipo (frutta, pane, giornale, vetro,
pezzo di plastica, lattina ecc.). Far compilare la scheda
operativa n. 8 (pag. 23) ad ogni allievo e dopo procedere
con l’esperimento di verifica sotto riportato.
Attività di laboratorio
Predisporre tre campioni uguali composti da sei rifiutitipo (verdura, pane, giornale, vetro, limatura di ferro o
paglietta da cucina, plastica).
Sotterrare il primo campione in luogo aperto e ben individuabile, avendo cura di non ammucchiare i sei rifiuti, per
facilitare l’osservazione successiva (SUOLO).
Immergere il secondo campione in un vaschetta colma
d’ACQUA. Porre i sei rifiuti del terzo campione in un luogo
ben areato ed osservabile (ARIA).
Tenere sotto osservazione i campioni: ARIA e ACQUA.
Rilevare sistematicamente, ogni settimana, per la durata
di due mesi:
a) colore; b) forma; c) volume; d) consistenza; e) altro;
annotando le variazioni su un’apposita scheda.
L’osservazione effettuata sul «visibile» (ARIA E
ACQUA) permette di formulare ipotesi sul «non visibile»
(SUOLO) e di verificarle sensorialmente al termine del
periodo stabilito.
Dalla comparazione delle modificazioni avvenute (e
non) nei tre campioni è possibile pervenire ad una prima
generalizzazione relativa alla biodegradabilità, ai tempi in
cui avvengono tali modificazioni e ai fattori che le favoriscono o le determinano. Le conoscenze e i concetti acquisiti costituiscono un punto di partenza per procedere dal
vicino al lontano e dal locale al globale tenendo conto
delle variabili della quantità e della qualità.
LA
NATURA RICICLA E L’UOMO?
M S Concetti alla… moviola
Un esperimento come quello descritto nell’attività
sulla biodegradabilità, unitamente al questionario proposto nella scheda operativa n. 7, possono facilitare l’approccio ai concetti d’inquinamento e di riciclabilità.
«… L’inquinamento è il degrado dell’ambiente causato
da immissioni da parte dell’uomo (e non) di sostanze, anche
non tossiche, in quantità tali che i cicli biogeochimici non riescono a smaltirle risultandone alterati… ».
«… L’inquinamento è un’alterazione delle caratteristiche
fisiche, chimiche o biologiche dell’acqua, dell’aria, della terra
che può, o potrà risultare pericolosa per la vita umana e
quella di altre specie… »
(1966 National Academy of Science).
Definizioni come quelle sopra riportate non tengono
conto delle variabili, «quantità», «qualità» ed «estensione»
del fenomeno nel tempo e nello spazio. Pertanto bisogna
mirare a che ogni allievo comprenda che l’inquinamento è
un’alterazione in un equilibrio di relazioni che caratterizzano un ecosistema complesso: non sarà difficile far comprendere che lo «stallatico» (si pensi alle deiezioni animali
dei grandi allevamenti zootecnici), pur biodegradabile
(riciclabile dalla natura), in quantità eccessive e concentrate determina il peggioramento della qualità delle acque
superficiali e profonde; d’altro canto, il vetro, sostanza non
riciclabile «naturalmente», pur non essendo immediatamente collegabile all’idea di «inquinamento», se disperso
nell’ambiente in certe quantità comporta, comunque,
degrado del paesaggio.
È evidente che ogni rifiuto, pur riciclabile dalla natura
o dalla tecnologia umana, può risultare comunque inquinante (senza, qui, tener conto di ciò che comporta per
l’ambiente la sua produzione).
Non per niente sulle etichette di alcuni contenitori
sono frequenti due avvertenze: «Riutilizzabile», «Non
disperdere nell’ambiente».
Due facce dello stesso problema, due avvertenze che
possono costituire spunto di una prima problematizzazione.
Attenzione, quindi: semplici esperimenti di biodegradabilità possono risultare «parziali» se non fuorvianti.
M S Da cicale a… formiche
Le migliaia di tonnellate di rifiuti quotidiani sono
costituite anche da materie prime che «costano» e non
sono inesauribili: carta (cellulosa), vetro (silicati), plastica
(petrolio), alluminio (bauxite), ferro e metalli si ritrovano
frammisti alle sostanze organiche dei rifiuti alimentari.
Nei cassonetti, quindi, finisce invisibilmente anche
quell’enorme quantità di energia impiegata per ricavare
dalle materie prime lattine, bottiglie, shoppers…
Ha senso dissipare, incenerire le materie prime (esauribili) contenute nei rifiuti?
PERCORSO 2
Raccolta differenziata e riciclaggio permettono un
rientro di costi, grazie alla vendita di materiali recuperati e
contribuiscono alla riduzione della quantità e dei volumi
trattati negli impianti (inceneritori, discariche, ecc.).
La separazione dei rifiuti urbani pericolosi (medicinali
scaduti, pile, ecc.) accompagnata da un idoneo smaltimento finale, elimina o, quanto meno, riduce le possibilità
di inquinamento. Sempre partendo dalla discussione sulle
risultanze del questionario è possibile pervenire alla necessità della differenziazione dei rifiuti a monte del riciclo.
L’obiettivo è facilmente conseguibile costruendo con i
ragazzi una tabella come quella predisposta nella scheda
operativa n. 9 (pag. 24 ).
◆ Fissata l’attenzione su un oggetto, si risale alle materie
prime necessarie per realizzarlo e all’impiego di energia
e lavoro per estrazione e trasformazione;
◆ successivamente si individuano i processi occorrenti per
il riciclo ed il luogo in cui esso avviene (l’attività può
essere ripetuta con diversi tipi di rifiuti riciclabili).
Dopo la compilazione della scheda, sono facilmente
evidenziabili alcuni «nodi» correlati al riciclaggio:
a) il riutilizzo delle «materie seconde» riduce il depauperamento di quelle «prime» e permette il risparmio totale
dell’energia impiegata per la loro estrazione;
b) la raccolta differenziata è resa obbligatoria dalla differenziazione sia dei processi che dei luoghi in cui il riciclaggio avviene.
M S Tutti per uno o… ognuno per
se?
Completiamo questa sezione dei percorsi didattici
con un gioco, tanto coinvolgente e divertente, quanto efficace nel «mettere a nudo» concetti e comportamenti che
riguardano l’uso delle risorse.
Per esso non c’è limite o soglia minima d’età: bambini
o docenti ecologisti… è sempre una nuova scoperta!
Le regole
Sul tavolo vengono messi a disposizione dei giocatori
2n + 2 fermagli che costituiscono la posta in gioco (se i
giocatori, indicati con n sono 10 i fermagli saranno 22).
Al «Via» del conduttore ciascun giocatore cercherà di
prendere i fermagli.
Allo «Stop» verrà raddoppiato il numero di fermagli
rimasti sul tavolo senza superare la prima posta (in questo
caso 22 fermagli). I giocatori devono osservare assoluto
silenzio, perciò non possono parlare tra loro se non per
indicazione del conduttore.
Vince il premio chi raggiunge 2n + 4 fermagli (nel
caso citato 24 fermagli).
L’obiettivo del gioco è conseguire il premio. Il conduttore può rileggere le istruzioni, ma non può rispondere
a domande.
17
PERCORSO 2
Come si gioca
Dopo aver disposto 8 - 10 ragazzi seduti intorno ad
un tavolo ed i rimanenti in piedi alle loro spalle con funzioni di osservatori, il docente dispone sul tavolo i fermagli
(possono essere utilizzati anche semi di legumi o… cioccolatini!) in quantità coerenti a quanto disposto nelle regole.
Quindi legge lentamente e chiaramente le «regole». Al
via del docente, si verifica frequentemente che i giocatori si
impadroniscano subito di tutti i fermagli che formano la
posta.
In questo caso il docente dichiara finito il gioco e
ritira i fermagli posseduti dai giocatori senza dare spiegazioni.
Il motivo infatti si evidenzierà rileggendo le regole:
«… Allo stop verrà raddoppiato il numero di fermagli
rimasti sul tavolo… ».
Il docente può, a questo punto, invitare i ragazzi a
riprovare. Rilegge, pertanto, le regole e tra i giocatori può
sorgere la necessità di una riflessione volta ad ottimizzare i
modi della partecipazione al gioco per conseguire il premio. Può quindi dare il permesso di parlare. Si arriva normalmente ad accordi tra i giocatori per favorire il
raddoppio della posta e continuare a giocare.
Il docente potrà «disturbare» i tentativi di accordo
ridando improvvisamente il VIA: ed ecco che potrà esserci
qualcuno dei ragazzi che, incurante della discussione in
atto o degli accordi realizzati, cercherà di «arraffare» il
tutto, magari senza raggiungere il numero richiesto di fermagli per vincere il premio!
Il docente potrà fare vari tentativi in modo che si
manifesti la maggiore quantità e qualità possibile di dinamiche.
Qualcuno continuerà ad autolimitarsi e prendere dal
tavolo un numero «limitato» di fermagli e, forse, ci sarà
qualcuno che… vincerà!
Il gioco, che inizialmente si presentava decisamente di
tipo individuale, si trasforma in qualcosa di diverso: è
necessaria la collaborazione di tutti perché, si possa giungere al «termine».
Alla fine del gioco (qualunque essa sia), s’invitano i
giocatori, individualmente, a far emergere le impressioni,
nonché ad esplicitare e motivare il proprio comportamento ed il proprio punto di vista manifestatosi durante il
gioco. Una «lettura» di quanto accaduto potrà essere
richiesta ai ragazzi che, in piedi, hanno svolto funzione di
osservatori. Emergeranno così le ambiguità delle regole, i
ripensamenti, la voglia di vincere ed i tentativi frustrati di
18
LA
NATURA RICICLA E L’UOMO?
accordo, indifferenza al «premio»… e tante altre cose
ancora! Dopo questo primo «giro», il docente potrà invitare a riflettere sul gioco e sui suoi significati: emergerà che
si tratta di un gioco che consente, con una certa facilità, di
accostarsi a concetti propri dell’Educazione Ambientale,
quali quello di «limite delle risorse», laddove i fermagli
sono una metafora del concetto di «risorsa». L’attività qui
proposta introduce al concetto di esauribilità delle risorse
naturali ed in materia di rifiuti permette di cogliere, per
analogia con il comportamento tenuto durante il suo svolgimento, come sia indispensabile un’autolimitazione ed
un’autoregolamentazione per evitare di giungere al punto
di non ritorno (quando, cioè «finisce il gioco e senza vincitori!»). Il concetto di limite, allora, da concetto puramente
negativo, si «carica» di connotazioni valoriali positive. Esso
non rappresenta più esclusivamente un ostacolo alla realizzazione personale e alla libertà individuale, ma un fattore
indispensabile per ricercare l’equilibrio tra uomo ed
ambiente, tra risorse e consumi… tra nord e sud del
mondo.
Limite, equilibrio, difesa dell’ambiente e delle risorse
naturali, irreversibilità, sviluppo compatibile, ecc.: il gioco,
come semplice pretesto didattico, permette l’apertura su
grandi tematiche ambientali e ha una forte componente
valoriale.
Esso infatti mette in evidenza come sia inevitabile la
cooperazione, la solidarietà, il sentirsi parte di un sistema
più vasto, per raggiungere un benessere accettabile per
tutti.
Ultima considerazione: è innegabile che tali attività
così come altre attività di ruolo o di simulazione, hanno
una grande validità anche dal punto di vista relazionale, in
quanto permettono a tutti di entrare in una situazione che
non è percepita come «istituzionale» e, pertanto, può consentire a tutti di esprimere opinioni ed imparare a confrontare i reciproci punti di vista.
È oltremodo evidente come la fase della riflessione,
che fa seguito al gioco (ma non solo a questo), consente di
avviare un processo di grande importanza per l’Educazione
Ambientale e non solo per essa: «imparare ad imparare»,
laddove sono favoriti apprendimenti attraverso prove ed
errori, valutazioni dei propri comportamenti in relazione
ad un fine da raggiungere e ad un determinato contesto,
riflessioni sulle proprie scelte e sulle loro conseguenze,
acquisizioni consapevoli dei limiti del proprio modo di
interpretare ed agire.
LA
NATURA RICICLA E L’UOMO?
PERCORSO 2
Scuola Media «Padalino» - Fano (PS)
19
PERCORSO 2
M SCHEDA 5
Scheda 5
Buttare, buttare, buttare
M
Riprendi l’elenco degli oggetti che più utilizzi durante la tua giornata o
all’interno della tua classe e soffermati sui motivi per i quali si buttano i
diversi prodotti e dove vengono generalmente buttati.
Oggetti
Perché vengono buttati
Dove vengono buttati
INDUMENTI
1. giubbino
2. scarpe
3. calzini
4.…
5.…
CIBI
1. pane
2. carne
3.…
4.…
5.…
ARREDI
1.…
2.…
3.…
4.…
5.…
OGGETTI DI USO COMUNE
1. zaino
2. penna
3. matite
4. spazzolino per denti
5.…
NOTA BENE:
◆ Le motivazioni possono essere: sono completamente consumati, non c’è tempo per ripararli, non c’è in casa chi li ripari,
non c’è l’artigiano vicino che li ripara, sono passati di moda, sono monouso, ne sono stati cucinati troppi, sono stati
cucinati male, si sono deteriorati, erano degli avanzi.
20
MS SCHEDA 6
PERCORSO 2
Scheda 6
I tempi del prodotto/rifiuto
MS
Dopo aver condotto una ricerca su come si producono, come si
utilizzano e come si smaltiscono gli oggetti della tua giornata prova a
prevedere il rapporto fra tempi di produzione (tp), tempi di utilizzo (tu)
e tempi di smaltimento (ts) dei dieci oggetti più utilizzati
OGGETTO
■
1
2
3
4
5
■
1
2
3
4
5
è fatto di..
tp
tu
ts
tu/tp
tu/ts
Rispetto al tempo di utilizzo (tu) stila una classifica degli oggetti a partire dal più
utilizzato nel tempo a quello meno utilizzato
6
7
8
9
10
Rispetto al rapporto tra tu/tp e tu/ts stila una classifica di quelli ambientalmente
più sostenibili (tu/tp e tu/ts molto grandi)
6
7
8
9
10
21
PERCORSO 2
MS SCHEDA 7
Scheda 7
I concetti da non… buttare
MS
BIO_DE_GRA_DA_BI_LI_TÀ
■
Conosci la parola BIODEGRADABILE?
Sì l
■
No l
Dove e quando l’hai incontrata?
........................................................................................
........................................................................................
........................................................................................
........................................................................................
........................................................................................
........................................................................................
■
Che cosa significa per te?
........................................................................................
........................................................................................
........................................................................................
........................................................................................
........................................................................................
........................................................................................
■
Elenca tre «cose» che pensi siano
Biodegradabili
22
Non biodegradabili
M SCHEDA 8
PERCORSO 2
Scheda 8
Intatto… deteriorato
M
Se lasciassi dei rifiuti di un pic-nic e tornassi dopo un anno in che
condizioni pensi di ritrovare?
◆
◆
◆
◆
◆
◆
■
una lattina
un panino
una mela
un tovagliolo di carta
le posate di plastica
un bicchiere di vetro
Quali degli oggetti elencati sopra sarebbero:
INTATTI
■
DETERIORATI
SPARITI
Verifica con un esperimento
Prova a sotterrare in alcuni vasetti gli oggetti sopra elencati, annaffiali ogni 8
giorni. Che cosa è successo in ogni vasetto:
dopo un mese: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
.........................................................................................
dopo due mesi: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
.........................................................................................
quali si sono trasformati e perché?. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
.........................................................................................
.........................................................................................
.........................................................................................
.........................................................................................
23
PERCORSO 2
MS SCHEDA 9
Scheda 9
Dal prodotto al rifiuto e… ritorno
MS
Dopo aver svolto alcune ricerche su materie prime e consumo
energetico, compila la seguente scheda
Prodotto
finito
Materiali
Materie
prime
Energia per
produrlo
Tecnica
di riuso
Energia per
produrlo
dal riciclo
Differenza
di energia
(Joule o Kcal)
(Joule o Kcal)
[S]
[S]
bottiglia
vetro
silicio
lattine
giornali
alluminio
carta
bauxite
cellulosa
24
frantumazione
/fusione
fusione
macerazione
[S]
Percorso 3
La pattumiera. Alla ricerca del
prima e del poi
Premessa
Attività
Guardare con occhi diversi la realtà di tutti i giorni
può favorire scoperte inimmaginabili, e, comunque, può
far nascere la consapevolezza che il modo di percepire,
conoscere e pensare l’ambiente è diverso da un soggetto
all’altro e persino nello stesso soggetto in diversi momenti.
Le attività qui di seguito suggerite possono consentire,
agilmente, il raggiungimento di significativi obiettivi
cognitivi in vari ambiti disciplinari. Sono, comunque, utili
per evidenziare alcuni «modelli» che influenzano la nostra
conoscenza fatta spesso di ingiustificate aspettative ed
incredibili preconcetti, ed i comportamenti che ne derivano sono da considerare poco raccomandabili per la salvaguardia ambientale. Per cominciare proponiamo «Il
sentiero artificiale»: un’attività liberamente adattata alla
qualificata esperienza di Educazione Ambientale del Centro di Pracatinat in Piemonte. Il passaggio che si propone è
da mozzafiato: dal bosco alla pattumiera! Scopriamo il perché.
M S Il Sentiero artificiale
Come si gioca.
L’insegnante prepara precedentemente un percorso di
circa 20 metri in un sentiero di un bosco.
Su questo ed ai due lati (fino ad una distanza di un
metro), sul terreno, sui rami, fra i cespugli, sui sassi, ecc.
distribuisce una dozzina di oggetti «artificiali» (prodotti
dall’azione dell’uomo): una busta di plastica, un nastro
colorato, il tappo di una penna, una moneta, un fermaglio,
ecc., in modo graduale dal più visibile al più mimetico ed
in modo che per la forma, il colore, la dimensione e la
posizione possano essere individuati più o meno facilmente. I partecipanti sono quindi invitati a percorrere il
«sentiero» (reso, così, artificiale): di esso non conoscono né
la fine né il numero degli oggetti collocati; devono, quindi,
individuarne il più possibile, annotandoli su un taccuino,
senza toccarli e in assoluto silenzio.
Al termine del percorso, l’animatore chiede a tutti il
numero degli oggetti individuati, quindi comunica il
numero degli oggetti nascosti e tutti ripercorrono il sentiero in senso inverso, cercando di identificare gli oggetti
I.T.I.S. “Sen. O. Jannuzzi”
Andria (BA)
25
PERCORSO 3
LA
PATTUMIERA.
mancanti «all’appello», sempre senza toccarli e senza
comunicare con gli altri. Terminato il gioco, l’animatore
confronta gli oggetti elencati da ciascuno e, accompagnato
dal gruppo, li raccoglie, permettendo a tutti di conoscere
la loro collocazione.
Durante il percorso di andata i partecipanti incontrano prima oggetti di una certa grandezza, evidenza e
familiarità, poi quelli meno rispondenti alle aspettative che
i primi oggetti hanno creato. Generalmente non individuano tutti gli oggetti, perciò nel percorso di ritorno
conoscendo il numero degli stessi, fanno più attenzione,
rallentano il passo, si distanziano per osservare meglio.
Avendo cambiato direzione, scoprono altri oggetti grazie al
diverso punto di vista, alla direzione della luce, ai riflessi
del sole, guardando perfino nelle fessure e sui rami degli
alberi.
Può, quindi partire una riflessione sul modo di osservare ciò che ci sta intorno.
Si discute sull’essere «artificiale» degli oggetti, si rileva
l’importanza del punto di vista, sia topologico, sia riferito
alle differenze percettive dei singoli partecipanti. Si evidenzia il mimetismo per forma o colore e l’importanza del
rapporto luce/colore.
In situazioni di difficoltà emerge la disponibilità a
modificare le strategie di ricerca, ad immaginare l’oggetto
mancante in base alle scoperte già fatte e ci si rende conto
che la realtà non è vista così come è, ma in funzione dello
scopo che ci si prefigge e che comunque si ha sempre una
visione parziale di essa.
Emerge il peso delle aspettative in un’attività di
ricerca o di esplorazione dell’ambiente, l’importanza del
«punto di vista» nel condizionare la conoscenza: elementi
di indubbio significato formativo per accrescere la capacità
di cogliere relazioni tra gli elementi naturali ed antropici.
Così, mentre si esercita una capacità percettiva di distinguere l’oggetto dallo sfondo in cui è collocato, si acquista
anche la consapevolezza della estraneità o meno di
quell’oggetto all’ambiente in cui si trova.
Si costruisce così anche una nuova attenzione a
«vedere» quei rifiuti che tappezzano i nostri percorsi quotidiani.
Risulta evidente come tale attività può essere finalizzata a costruire un atteggiamento di ricerca, ad «aprire gli
occhi» su tanti e diffusi comportamenti che l’uomo ha con
le merci ed i rapporti che queste hanno con l’ambiente circostante; imparando così a reagire all’indifferenza o
all’assuefazione di fronte al degrado quotidiano.
ALLA
RICERCA DEL PRIMA E DEL POI
47%
Valori materiali
Valori affettivi
53%
Che cosa non buttereste mai?
Personaggi:
mamma, sorella, nonna, papà,
nonno, fratello, io
I.T.I.S. «Sen. O. Jannuzzi» Andria (BA)
gno sul gioco o sul capo di abbigliamento preferito.
L’attività proposta ha l’obiettivo di far riflettere i
ragazzi sui motivi che spingono a conservare un oggetto
personale.
Dopo aver riflettuto sui propri atteggiamenti il
ragazzo viene messo a confronto con gli atteggiamenti
degli altri: i compagni, i fratelli, la mamma, i nonni ecc.
Tutto questo da una parte per indagare sulle idee e gli
atteggiamenti collettivi e, dall’altra, per fare un confronto
che permetta la riflessione degli allievi su cosa spinge gli
altri (genitori, nonni, compagni ecc.) a conservare.
Dopo aver chiesto ai genitori, ai nonni, al compagno
preferito, alla sorella e/o al fratello, all’insegnante:
1. Quali oggetti non butteresti mai via?
2. Perché non lo butteresti?
3. Dove lo conservi?
4. Come lo conservi?
Far compilare la scheda operativa n. 10 (pag. 33).
Sarà forse possibile scoprire che il nonno tiene nel suo
cassetto segreto le lettere che ha scritto nella sua giovinezza
e la mamma tiene con molta cura nell’armadio il suo
vestito da «sposa» oppure… ed allora quante storie
nascono dietro ad un semplice oggetto conservato!
A questo proposito un’indagine molto interessante è
stata svolta dagli allievi dell’I.T.I.S. «Sen. O. Jannuzzi»
Andria (BA) e i cui risultati sono rappresentati nella tabella
soprariportata.
M
Il tesoro di famiglia
M S Non lo butto perché…
Molti sono gli oggetti che hanno un legame con chi li
possiede. Ricordate la famosa coperta di Linus? Come fare
a creare questo legame al fine di conservare un oggetto personale ed «allungarne» la vita?
L’insegnante farà scrivere un racconto o fare un dise-
26
Parafrasando un celebre detto si potrebbe sostenere
che «chi trova rifiuti, trova un tesoro».
In una discarica o nel cassonetto del quartiere ciò può
risultare quantomeno faticoso, ma la propria casa può
nascondere «tesori» inimmaginabili ed in luoghi insospettabili: la pattumiera, ovvero, il tesoro di famiglia!
LA
PATTUMIERA.
ALLA
PERCORSO 3
RICERCA DEL PRIMA E DEL POI
La propria abitazione può essere ritenuta oggetto di
lavoro sul campo, quando si analizzano problemi, processi,
situazioni che, appartenendo al quotidiano, alla routine,
non sono mai approfonditi dai ragazzi, né sono oggetto di
riflessione «spontanea».
In questo senso «la pattumiera» consente all’alunno
di muoversi in una ristretta area d’indagine, ma operando
in profondità ed attivando le sue capacità di analisi, di
riflessione, di comparazione, di concettualizzazione, nonché quelle indicate come «qualità dinamiche» (assunzione
di responsabilità, espressione di un pensiero autonomo,
spirito di iniziativa, (vedi prf. 2.2 capitolo II parte prima).
Eccoci, quindi, al vero e proprio lavoro d’indagine.
L’attività proposta suggerisce di accertare la quantità
dei rifiuti abitualmente conferiti all’interno degli spazi
domestici in una settimana tipo, annotandoli sulla scheda
operativa n. 11 (pag. 34).
Si può, pertanto, suggerire di accertare la qualità dei
rifiuti abitualmente conferiti all’interno degli spazi domestici (di quali materiali siano composti, a quali funzioni
servano, a quali bisogni corrispondano).
Annotati i rifiuti raccolti nell’ambito della propria
famiglia ed operando in momenti successivi, è possibile
scoprire vari ordini di relazioni: oggetto/materiale, oggetto
/funzione, oggetto/scopo oggetto/bisogno, oggetto/provenienza (prossima e remota).
Il risultato finale può essere riportato nella scheda
operativa n. 12 (pag. 35).
Un’attenta lettura della scheda compilata, può consentire di cogliere somiglianze e differenze, classificando i
dati ottenuti secondo diversi criteri:
a) i RSU più frequenti;
b) i materiali organici ed inorganici;
c) quali rifiuti l’alunno ritiene «inquinanti» e perché;
d) i vari rifiuti inorganici, la loro provenienza, l’origine dei
materiali.
Si possono così facilmente evidenziare almeno due
dati:
◆ carta di vario genere e cartone che costituiscono l’elemento più presente;
◆ vi sono materiali che formano grandi gruppi: plastica,
vetro, metallo e altri piccoli gruppi non facilmente
identificabili (soprattutto oggetti di materiale misto).
«Sporcarsi le mani» con i rifiuti prodotti in casa ha
indubbiamente il vantaggio di porre attenzione su elementi concettuali di enorme rilevanza come biodegradabilità, inquinamento, riciclaggio.
Il percorso didattico adottato richiama necessaria-
Tipi di rifiuti
Lunedì
Martedì
Mercoledì
Giovedì
Venerdì
Sabato
Domenica
Tabella riassuntiva i dati relativi ad un numero complessivo
di dieci famiglie nell’arco di una settimana
Bottiglie in PET e PVC
10
7
7
6
6
6
6
48
6,8
Contenitori shampoo,
creme…
3
5
5
2
6
5
5
31
4,4
Vassoi di PS espanso
3
6
2
4
4
1
2
22
3,1
Bicchieri e piatti di plastica
6
7
8
10
8
12
20
71
10,1
Lattine
13
11
6
8
10
8
12
68
9,7
Bottiglie e barattoli di vetro
2
6
3
12
4
10
6
43
6,1
Contenitori di cartone
3
5
4
7
4
5
5
33
4,7
Sacchetti di plastica
6
4
6
5
6
5
4
36
5,1
Peso medio dei sacchetti in
chilogrammi (per famiglia)
2
1,5
2
2
2,5
4
3
17
2,5
Totale Media
sett. giorn.
Scuola Media «E.Porcu» Quartu Sant’Elena (CA)
27
PERCORSO 3
LA
PATTUMIERA.
mente collegamenti con precedenti esperienze di educazione scientifica (intorno a concetti come biodegradabilità,
inquinamento… ) in modo da poter verificare le rappresentazioni concettuali precedentemente costruite intorno a
questioni fondamentali come il rapporto «organico-inorganico» e «rifiuto inquinante» (vedi attività: intatto e
deteriorato e concetti alla moviola).
Un’attività che si svolga tra le pareti domestiche offre
l’opportunità di sviluppare l’osservazione, guardando cose
familiari con «nuovi occhi», per poi riflettere sui propri
comportamenti. Ciò che infatti sfugge comunemente
all’attenzione dei ragazzi, anche per il «ruolo» particolare
che si riveste in famiglia, può essere individuato ed analizzato a scuola.
Uno degli scopi formativi a cui si può mirare è quello
di essere consapevoli delle motivazioni che portano a
talune scelte di consumo e, quindi, all’acquisto di un prodotto in una tale confezione anziché in un’altra: in situazioni «semplici», quotidiane, apparentemente innocue,
possono nascere occasioni per riconoscere le proprie dinamiche decisionali. Nel momento del confronto in classe si
possono individuare i comportamenti «ricorrenti» ed ipotizzare, ad esempio, gli effetti della pubblicità.
Si può suggerire agli alunni un’attività da svolgere a
casa, riponendo gli alimenti acquistati dai propri genitori e
tabulandoli a seconda del materiale di cui sono fatti in
modo da compilare la scheda operativa n.13 (pag. 36).
Così hanno fatto gli studenti della Scuola Media «E.
Porcu» di Quartu Sant’Elena (CA), rilevando il quantitativo di rifiuti di dieci famiglie per una settimana. I risultati
ve li proponiamo nel riquadro a pagina 27.
L’insegnante avrà l’opportunità di valutare le capacità
di riconoscere le «materie prime» e di illustrare i contenuti
riguardo alla provenienza delle stesse, riferendosi al loro
rapporto con l’ambiente (es. legname per carta e cartoni,
petrolio per la plastica, la bauxite per l’alluminio ecc.).
Altro sviluppo possibile è quello di considerare i contenitori dal punto di vista dei «costi energetici», individuando poi gli involucri più «costosi» (anche se tale analisi
può mantenersi ad un livello di tipo qualitativo).
I risultati della tabella a doppia entrata potranno
essere utilizzati per analizzare le varie definizioni di contenitori «vantaggiosi» per far emergere, anche se non immediatamente individuata, un’altra problematica: l’impatto
ambientale e l’inquinamento derivanti dallo smaltimento.
Potrebbe infatti risultare che un basso costo energetico ed
un minimo utilizzo di materia prima, non siano sempre
«indici di vantaggiosità». Ad esempio talune qualità di
shoppers (sacchetti di plastica) molto funzionali come
contenitori per la spesa per le caratteristiche di elasticità,
resistenza, impermeabilità si rivelano poi inidonei, seppur
riusati, come contenitori di rifiuti, data la non biodegradabilità e lo sviluppo di gas nocivi durante la fase di smaltimento mediante incenerimento.
Un’altra direzione di lavoro può essere offerta
dall’analisi del rapporto tra scelte di acquisto e pubblicità.
28
ALLA
RICERCA DEL PRIMA E DEL POI
Per i prodotti acquistati si raccolgono le pubblicità rintracciabili sulla carta stampata e si relaziona su quelle televisive
con una griglia di analisi di questo tipo:
quali sono i messaggi su cui si basa la pubblicità?
Quali quelli espliciti e quelli nascosti? Di cosa si vuol convincere l’acquirente? Quale si dimostra più efficace?
M S Necessario o… voluttuario
La scelta di un materiale e di un contenitore da parte
di un produttore di una merce può obbedire a molte
necessità quali igiene, «fascino» ed estetica del prodotto,
maneggevolezza; di rado privilegia motivazioni ecologiche.
L’attività che segue tende ad acquisire tale consapevolezza senza cedere a tentazioni moralistiche ed anacronistiche. Considerando le stesse confezioni dell’attività
precedente, si può suggerire di compilare la scheda operativa n. 14 (pag. 37).
L’attività potrà facilmente spiegare che:
◆ alcuni metodi di conservazione dell’alimento (metodo
Appert) prevedono, oltre alla chiusura ermetica,
l’azione del calore; quindi si restringe la possibilità di
scelta del materiale.
◆ Il vetro «trasparente» comunica l’idea di genuinità,
mentre un numero maggiore di involucri dà «preziosità» al prodotto.
◆ La qualità di alcuni contenitori richiede imballaggi
ulteriori nella fase di trasporto (si pensi alla fragilità del
vetro).
M S Quanto… imballaggio
Gli italiani producono annualmente 20 milioni di
tonnellate di rifiuti solidi urbani e gli imballaggi ne costituiscono il 40% in peso ed il 60% in volume.
Il «peso» della pubblicità grava anche su involucri ed
imballaggi, oltre a produrre tanta carta stampata consumando alberi in pagine patinate, manifesti e volantini.
Tutte le attività che inducono a riflessioni sui comportamenti e sulle scelte sono occasioni per scoprire i valori
che, molto spesso in modo nascosto, sovrintendono alle
scelte individuali.
Si possono invitare gli alunni, con l’aiuto dei genitori,
e per una settimana, a raccogliere i contenitori che sono
serviti per portare a casa gli alimenti acquistati e consumati
(lattine di bibite, scatole di piselli, buste di latte, ecc.). I
dati facilmente acquisibili sulla natura del contenitore, il
peso, separato e complessivo, ed il volume, possono completare, con l’aiuto dell’insegnante, la scheda operativa 15
(pag. 38).
I dati trovati potranno poi essere rappresentati anche
graficamente. In classe, infine si potrà compilare una
scheda complessiva per ogni materiale che contenga i dati
rilevati da ogni alunno.
LA
M
PATTUMIERA.
ALLA
RICERCA DEL PRIMA E DEL POI
Caro nonno… i rifiuti nel
passato
È importante conoscere il passato per poter interpretare il presente e fare previsioni sul futuro. L’attività suggerisce di iniziare con domande del tipo: pensando alla vita
che conducevano i tuoi nonni, quando avevano la tua età,
quali rifiuti pensi che producessero? Dove li mettevano?
Confrontando la loro vita con la tua chi ritieni producesse
più rifiuti?
Attraverso un’intervista ai nonni non sarà difficile
andare a verificare le ipotesi di partenza.
Utilizzare il questionario della scheda operativa n. 16
(pag. 39), proporlo ai nonni e agli anziani del quartiere,
elaborarlo ricavando i dati più interessanti per avviare una
discussione sul cambiamento dei comportamenti ieri e
oggi. Sarebbe opportuno coinvolgere nella discussione
anche i nonni invitandoli a portare a scuola gli oggetti
conservati che ricordino un «mondo» passato (giochi fatti
con materiali poveri, oggetti per cucinare o per riscaldarsi,
fatti artigianalmente, i loro attrezzi di lavoro ecc.).
M S Cibi… in pattumiera
Nei rifiuti solidi urbani finisce ogni anno circa il 10%
del pane prodotto (120-160 grammi/abitante al
giorno) a cui vanno aggiunti gli scarti di paste alimentari e affini (70-80 grammi /abitante al giorno).
◆ Sono un quantitativo di 400.000 tonnellate all’anno in
Italia.
◆ Nei rifiuti solidi urbani finisce ogni anno circa il 15%
della carne acquistata (carne ancora commestibile!) che
si stima in 50 chilogrammi/abitante all’anno. Sono
oltre 400.000 tonnellate circa. Il totale di queste due
componenti rappresenta il 5% (forse anche di più) dei
rifiuti solidi urbani, all’interno della frazione organica
che rappresenta il 30% circa. (AA.VV. «Nuova ecologia
toscana» Progetto di ricerca per la preselezione e il recupero dei RSU ed assimilabili).
◆ Una forte campagna contro questo tipo di comportamento, inaccettabile sia dal punto di vista etico che da
quello economico (3000 miliardi di lire di sostanza alimentare ancora commestibile nei rifiuti ogni anno),
potrebbe portare ad una diminuzione di questo spreco.
◆ La semplice diminuzione di questo comportamento del
20% porterebbe ad una riduzione del quantitativo di
rifiuti di 160.000 tonnellate annue.
Riflettere sullo spreco nella società dei consumi è
meno coinvolgente che calcolare quanto pane finisce ogni
giorno nella spazzatura della propria abitazione.
È quanto si propone di fare per un’immediata verifica
che le statistiche non sono numeri, astrazioni delle quali
non siamo responsabili: i ragazzi possono così verificare
che comportamenti «minimi», quotidiani, tanto scontati
da sembrare non determinati da una scelta, contribuiscono
◆
PERCORSO 3
■
CARO NONNO… ..
Dalle interviste ai nonni effettuate dagli alunni
della Scuola Media «Padalino» di Fano risultano i
seguenti dati:
◆ persone intervistate 55 di cui 33 donne e 22 uomini
◆ 32 abitavano in campagna
◆ 17 in città
◆ 6 nella zona del mare
◆ le date di nascita degli intervistati vanno dal 1901 al
1932.
Rifiuti organici:
in campagna erano utilizzati per gli animali, oppure
posti in una buca insieme alla cenere perché diventassero concime;
◆ in città venivano gettati nella spazzatura.
◆
Capi d’abbigliamento:
◆ l’abbigliamento era essenziale;
◆ in molte famiglie c’era l’abito che si utilizzava solo
per i giorni di festa;
◆ in campagna un paio di scarpe e un abito potevano
servire a più persone; molto diffusi erano gli zoccoli
(spesso fatti e aggiustati in casa);
◆ gli abiti venivano passati a fratelli più piccoli e riadattati; se si strappavano, venivano rammendati, poi
usati come stracci, quando erano troppo logori;
◆ in città venivano infine dati allo straccivendolo;
◆ in campagna si utilizzavano pezzi di stoffa nei lavori
dei campi (es. per legare le viti… );
◆ le calze, si facevano in casa, ai ferri.
Giocattoli:
◆ erano pochi e fatti in casa;
◆ bambole fatte con il granturco, di pezza, di lana, di
cera ecc.;
◆ cerchi di legno o ricavati dalla bicicletta,
◆ fischietto fatto di canna,
◆ oggetti di legno,
◆ palla di pezza, biglie.
ai risultati collettivi di cui parlano le statistiche.
Sei sicuro che tutto ciò che si elimina dagli alimenti
prima e dopo la loro presenza in tavola, sia da buttar via?»
Una domanda come questa può suggerire una nuova
attività sulla ricerca di alcune forme di «riciclaggio» come
le ricette risparmio che utilizzano resti di alimenti ancora
commestibili.
Perché non domandarlo alla nonna e raccogliere le
ricette in un «libro di cucina» fatto, perché no, in carta
riciclata?
29
PERCORSO 3
LA
PATTUMIERA.
M S Il poi… della pattumiera
Forse è giunto il momento di accostare le cifre dei
«vicini» imballaggi ammucchiati nel cassonetto dei rifiuti,
alle «lontane» discariche che non bastano più, ad iniziative
possibili di raccolta differenziata e di riciclaggio, alle
immense risorse sprecate. Temi, concetti, attività e visite
guidate che potranno consentire scoperte interessanti, tali
da avvicinare sempre più i nostri ragazzi alle vere origini
del problema e alle possibili soluzioni.
Sotto gli occhi dei ragazzi crescono montagne di
rifiuti, che possono suscitare una curiosità: qual è la destinazione dei RSU?
L’esperienza dei ragazzi, spesso, finisce al cassonetto
vuotato dall’automezzo dell’Azienda di Nettezza Urbana.
Si può pensare di rivolgersi agli operatori ecologici,
preparando un’intervista, selezionando domande significative per conoscere il ruolo dell’operatore ecologico, il rapporto di lavoro, la destinazione dei rifiuti, le difficoltà
nello svolgimento del lavoro, le condizioni ottimali di
lavoro.
L’organizzazione di una visita guidata ad una discarica
è un’occasione di mobilitazione delle qualità dinamiche
dei ragazzi che, senza avere preventive informazioni, possono distribuirsi i ruoli, secondo le competenze, assumendo compiti diversi.
L’attività sul campo, infatti, comporta una fase organizzativa che si può così sintetizzare:
1 decidere «cosa fare» sul posto;
2 distribuire i compiti relativi alle operazioni da compiere;
3 disporre gli strumenti necessari;
4 provvedere al mezzo di trasporto;
5 ottenere i permessi dalla scuola e dai genitori;
6 ipotizzare i tempi necessari e gli eventuali «bisogni» dei
ragazzi.
L’assunzione di «compiti di realtà», contestuale al
lavoro sul campo, ha una notevole forza didattica ed educativa: evidenzia e sviluppa qualità dinamiche, ma, al contempo, favorisce qualità «relazionali» (solidarietà di
gruppo).
Sul campo, infatti, ciascun ragazzo può svolgere un
ruolo: fotografare, prendere appunti, disegnare schizzi,
intervistare, manovrare il registratore o una videocamera,
misurare, annotare impressioni, cose, azioni, ecc.
Il lavoro sul campo offre all’indagine l’opportunità di
verificare le ipotesi, correggere con l’esperienza le rappresentazioni contaminate dall’immaginazione, cogliere una
gran quantità di dati suscettibili di riflessione e approfondimento, stabilire relazioni, conoscere fasi di un processo
che sfugge all’esperienza quotidiana. I ragazzi possono
registrare aspetti strutturali e funzionali (drenaggio del
percolato e captazione del biogas), assistere alle fasi di scarico e copertura dei R.S.U., annotare la frequenza di
ingresso degli automezzi, assistere e registrare la «pesa»,
ecc.
30
ALLA
RICERCA DEL PRIMA E DEL POI
A visita ultimata, ci si può recare presso gli Uffici
dell’Azienda, per intervistare i responsabili della gestione
dello smaltimento dei rifiuti e trovare risposte a nuove
domande quali: cosa accadrà quando la discarica sarà
colma? È difficile reperire altri terreni? Quali effetti può
avere il «percolato»? E il biogas? Quali garanzie offrono i
teli di rivestimento? Ecc.
Una visita in una discarica può far emergere chiaramente la differenza fra sviluppo lineare e sviluppo ciclico
di un fenomeno, nonché l’irreversibilità del primo.
In questo senso il lavoro sul campo offrirà ancora una
volta all’indagine di verificare le ipotesi, correggere con
l’esperienza le rappresentazioni non corrette, cogliere dati
visibili ed invisibili, riconoscere relazioni tra rifiuti ed
impatto ambientale che sfuggono all’esperienza quotidiana.
M S Il Gioco di ruolo
Un gioco di ruolo, al termine di un progetto didattico, può determinare un’occasione di verifica delle attività
precedentemente svolte, perché comporta l’utilizzazione
delle conoscenze, dei dati e dei documenti acquisiti; ma
può essere utilizzato in fase iniziale del progetto e, quindi
consentire di «aprire» il problema e delineare esigenze e
bisogni di conoscenza a partire dalle proprie rappresentazioni mentali e dalle proprie sensibilità. L’attività si basa
sulla simulazione di una situazione reale che configura un
«conflitto» realmente presente o che potrebbe realisticamente verificarsi nel territorio.
Nel gioco i partecipanti devono trasformarsi da «spettatori» in «attori» del conflitto, accettando di assumere una
nuova identità (ruolo), di indossare «panni» (responsabilità) altrui e di agire e reagire il più spontaneamente possibile.
In tal caso i partecipanti interpretano ruoli ed
improvvisano situazioni utilizzando unicamente un
«dispaccio d’agenzia» e le «carte dei ruoli» (vedi più avanti)
fornite all’inizio dell’attività.
Il gioco non richiede particolari regole, né particolari
materiali e, data la sua struttura, non può essere previsto a
priori ciò che succederà!
Nella fase preparatoria, il conduttore presenta il problema alla base del «conflitto» ed i personaggi che entrano
in gioco (i ruoli); quindi assegna a gruppi di 2/3 elementi
il ruolo e la «carta del ruolo», ovvero la posizione rispetto
al problema del soggetto impersonato a favore, contro o
neutrale da sostenere nel confronto simulato. Le «carte dei
ruoli» possono anche essere elaborate mediante preventiva
attività di gruppo ed assegnate successivamente, per sorteggio, ai gruppi individuati.
Vengono qui di seguito riportati temi e materiali utilizzabili nell’attività (ogni riferimento a fatti realmente
accaduti è da considerarsi assolutamente casuale).
Il «conflitto» prescelto, nella versione presentata,
LA
PATTUMIERA.
ALLA
RICERCA DEL PRIMA E DEL POI
potrà sembrare particolarmente complesso; esso ha,
comunque, solo funzione esemplificativa e di descrizione
di alcuni presupposti della metodologia (il tema è stato,
comunque, utilizzato in una terza classe di una scuola
media come prova di verifica al termine di un articolato
percorso didattico). Pertanto possono essere «allestiti» temi
e materiali adatti al territorio d’interesse, al «conflitto» prescelto ed al grado di scolarità degli alunni (si può pensare,
per le scuole dell’obbligo, a conflitti in cui ruoli possono
essere animali, piante, ecc.) e, di conseguenza, realizzare
vari adattamenti, anche organizzativi, della metodologia.
DISPACCIO D’AGENZIA
EFFETTO N. I. M. B. Y. - «NOT IN MY BACK YARD»
S. Martino, ridente e pittoresco paese posto lungo la statale Belbosco - Limpidacqua, è stato individuato dalla
Regione come sede della nuova discarica controllata intercomunale (la discarica servirà, infatti, anche i comuni di S.
Pasquale, S. Giorgio, S.Vito, S. Teramo per lo smaltimento
finale dei RSU). Essa sorgerà alla periferia del paese (circa 1
Km) nei pressi di una frazione.
Il Sindaco si rende conto che serpeggiano preoccupazioni
e malumori e ha indetto un’assemblea cittadina in municipio,
per discutere il problema e coinvolgere i cittadini nella decisione finale.
Secondo alcuni la discarica è essenziale per risolvere
l’annoso problema della presenza di alcune discariche incontrollate e insalubri nelle quali vengono occultati i rifiuti.
L’impianto si presenterebbe sicuro, dotato, di moderne
tecnologie e potrebbe, in un’ottica di sviluppo, con il futuro
inceneritore e l’impianto di compostaggio, alleggerire la già
pesante disoccupazione di S. Martino.
Su questa posizione sono schierate la società costruttrice,
le organizzazioni sindacali ed alcuni amministratori comunali dei comuni interessati.
Decisamente contro e schierato il «Comitato Cittadino
contro la discarica»; mentre le associazioni ambientaliste,
consapevoli della gravità del problema dello smaltimento dei
rifiuti, vogliono avere più informazioni per capire meglio.
Il Sindaco nutre qualche preoccupazione sulla possibilità
che l’assemblea giunga a buon fine, perché nel paese la «temperatura» è già alta e le polemiche si sprecano. I risultati
dell’assemblea verranno esaminati dalla Commissione regionale incaricata.
Se il confronto porterà ad un orientamento unitario,
questo costituirà un forte vincolo alla decisione della Commissione stessa.
In caso contrario, essa deciderà autonomamente.
Va ricordato che, anche in assenza di accordo, «l’autorevolezza» e la «fondatezza» delle diverse posizioni potrebbero
comunque condizionare il parere della Commissione regionale.
REGOLE PER L’ASSEMBLEA
(da leggere e consegnare in copia a ciascun ruolo)
1. Ogni gruppo deve «identificarsi» nel ruolo assegnato.
PERCORSO 3
2. I diversi «attori» devono confrontarsi in un’assemblea
(«l’inchiesta pubblica») diretta da un presidente, esprimendo le proprie argomentazioni (pro, contro o di mediazione).
3. Prima dell’inizio dell’assemblea, i gruppi possono riunirsi
(venti minuti) per definire la strategia da adottare in
assemblea ed in particolare stabilire ed annotare su carta:
quali sono gli obiettivi «irrinunciabili» da perseguire nel
dibattito; quali sono gli obiettivi eventualmente «negoziabili» ovvero quelli rinunciabili a condizione che se ne raggiungano alcuni o altri; quali argomentazioni e dati
utilizzare per esporre la propria posizione e per svilupparla
e difenderla nel corso del dibattito.
4. Ogni ruolo ha a disposizione tre minuti per presentare, al
primo giro di interventi, la propria posizione.
5. L’assemblea dura quarantacinque minuti.
LE CARTE DEI RUOLI
(ogni «carta» va consegnata al gruppo di ragazzi prescelto o selezionato, in modo che solo quest’ultimo ne sia a
conoscenza)
SOCIETÀ «ECOTUTTO» S.p.A. (costruttrice della
discarica).
Intende realizzare le opere secondo le prescrizioni di
legge, è preoccupata per l’opposizione che potrebbe venire dai
cittadini perché ha già molto «penato» per la scelta del sito
all’interno del territorio comunale di S. Martino, che appare
comunque il più idoneo, visti i caratteri geologici dell’area (le
caratteristiche tecniche del progetto e le argille del sottosuolo
assicurano infatti che non vi siano percolazioni nelle falde).
La società inoltre sta incontrando una fase di espansione
a livello nazionale, grazie alla serietà del suo operato. Una
battuta di arresto, che significherebbe la perdita dell’appalto
per la gestione del servizio di raccolta e smaltimento dei
rifiuti, potrebbe provocare la perdita di alcuni finanziamenti
nazionali e potrebbe mettere in discussione i piani di sviluppo
approntati.
ORGANIZZAZIONI SINDACALI
La realizzazione della discarica porterà l’occupazione di
30 nuove unità lavorative in una situazione di crisi pesante
dell’economia di S. Martino. Sono perciò favorevoli
all’impianto e sperano di poter trovare qualche punto di
incontro con gli ambientalisti.
COMITATO CITTADINO CONTRO LA DISCARICA
Lo slogan è «N.I.M.B.Y.» che, nel caso specifico, significa
«ovunque… ma non a S. Martino!»
Il Comitato è formato, per lo più, dai residenti nei pressi
del sito prescelto per la discarica. Minaccia ulteriori e più
dure proteste: la discarica è troppo vicina per poter essere sopportata. Il Comitato non ha il consenso di quella parte di abitanti che vivono nel versante opposto del territorio comunale.
Il Comitato non vuole esaminare nemmeno i dettagli tecnici
dell’impianto.
31
PERCORSO 3
LA
PATTUMIERA.
ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE
L’impresa incaricata non è affidabile! Sono giunte voci di
impianti realizzati dalla stessa , in altre zone, che sono stati
gestiti con disattenzione.
Sperano che il Sindaco faccia gli interessi della collettività dando le necessarie garanzie per il controllo dell’impianto.
Qualche perplessità è suscitata anche dall’eccessiva vicinanza di nuclei abitati.
Si potrebbe realizzare altrove, in aree marginali, lontano
dai centri abitati, senza sottrarre suolo pregiato all’agricoltura. Ma bisogna, contestualmente, attivare la raccolta differenziata ed il riciclaggio!
IL SINDACO
È nei guai!
Da un lato, il tempo speso per le azioni amministrative
che hanno determinato la concessione edilizia, l’appalto, il
finanziamento alla «ECOTUTTO» e gli impegni presi,
anche in campagna elettorale, per risolvere il problema dei
rifiuti; dall’altro un consenso, tra la gente, sempre più ridotto.
Nella maggioranza che governa S. Martino ci sono
malumori, l’opposizione imperversa, mentre le amministrazioni di S. Giorgio e S. Vito hanno già offerto il proprio territorio (più ricco di aree marginali) per il sito dei nuovi
impianti di smaltimento.
STAMPA
Non ha interessi specifici.
Ma sulla discarica di S. Martino si sono dette tante
sciocchezze, anche se sono sempre più insistenti le voci di corruzione.
Partecipa alla pubblica inchiesta con il solo scopo di raccogliere dati certi ed informazioni sulle posizioni in gioco, ma
è decisa ad evidenziare contraddizioni e deformazioni.
Ritiene di rappresentare l’opinione pubblica veramente
obiettiva ed onesta.
NOTA
Il ruolo di «presidente dell’assemblea» è normalmente
svolto da un docente, ma può essere ricoperto da un elemento
(ragazzo o adulto) anche esterno alla classe.
Il suo compito è fondamentalmente quello di coordinare
32
ALLA
RICERCA DEL PRIMA E DEL POI
l’assemblea (compito, normalmente, non facile), ma può esercitare un ruolo attivo nel sollecitare interventi, argomentazioni e dati a supporto delle tesi sostenute, stimolando
possibilità di mediazioni ed accordi; deve reprimere con garbo
gli eccessi verbali ed evitare con cura di prendere posizione per
l’uno o l’altro schieramento.
In questo senso potrà evidenziare le affermazioni prive di
«fondamento» (annotandole durante il dibattito) per
delineare nelle successive fasi dell’attività didattica nuove piste
di ricerca; può, infine, utilizzare le argomentazioni ed i dati
utilizzati per verificare l’acquisizione di conoscenze relative
ad un percorso didattico realizzato.
Al termine del gioco si può somministrare un questionario di autovalutazione come quello riportato nella scheda
operativa n. 17 (pag. 40), i cui risultati possono essere utilizzati per la fase di discussione successiva.
Le valenze formative del gioco di ruolo
Alcune opportunità didattiche del gioco di ruolo sono già
state evidenziate in premessa e nella descrizione della procedura. Durante il gioco, ad ogni modo, si scatenano tutte le
dinamiche relazionali che intervengono in situazioni reali ed
ogni ruolo è impegnato nel ricercare soluzioni e nuove argomentazioni per far passare la propria posizione.
Emergono informazioni ed aspettative personali, relazioni interpersonali e modi di vivere, nonché le varie concezioni del mondo e della vita sociale in particolare.
Possono verificarsi situazioni di aggressività verbale e
non sempre si perviene alla mediazione delle posizioni
(accordo), ovvero all’obiettivo indicato nel gioco per sollecitare
le dinamiche.
Ciò permette di verificare la capacità di entrare in situazioni, di mettersi nei panni altrui, di formulare ipotesi, di
esprimere giudizi, di migliorare capacità dialettiche, di riconoscere i diversi punti di vista, adattandosi e rispondendo a
situazioni imprevedibili, riconoscendo le «zone d’ombra» delle
proprie conoscenze specifiche nella necessità di gestire situazioni di conflittualità.
In questo senso la discussione che deve opportunamente
far seguito «all’assemblea» può consentire di far emergere i
valori individuali ed inerenti al ruolo, allorquando viene
affrontata la complessità dei sistemi ambientali e sociali, per
suggerire maggiore consapevolezza e flessibilità.
MS SCHEDA 10
PERCORSO 3
Scheda 10
Non lo butterebbe mai via…
MS
Dopo aver preparato un questionario per raccogliere i dati utili, compila
la seguente tabella:
Chi?
Gli oggetti
che non butterebbe
mai via sono:
Perché?
Dove e come
li conserva
La mamma
Il papà
La nonna
Il nonno
Mia sorella
Mio fratello
L’insegnante
…………………
…………………
…………………
33
PERCORSO 3
MS SCHEDA 11
Scheda 11
Caccia al tesoro
MS
Fai l’elenco dei rifiuti di casa per una settimana
Giorno
Rifiuti che ho trovato nella pattumiera
Lunedì
Martedì
Mercoledì
Giovedì
Venerdì
Sabato
Domenica
■
Confronta il tuo elenco con quello dei tuoi compagni e trova i rifiuti che durante
la settimana sono più frequenti:
........................................................................................
........................................................................................
........................................................................................
■
Compila una tabella come quella qui di seguito:
■
Rifiuti più
frequenti
Funzione
Scopo
barattolo
vassoio
contiene pomodori
contiene frutta
igienico
protezione
Sono
ricicla- Di quale materiale?
bili?
Si
latta
Sì
polistirolo
Dove sta il tesoro?
........................................................................................
34
MS SCHEDA 12
PERCORSO 3
Scheda 12
Da dove provengono
MS
Compila la tabella seguente dopo aver censito i rifuti di casa:
materiale
funzione
scopo
bisogno
provenienza
prossima
provenienza
remota
barattolo
latta
contiene
pomodori
pelati
igiene
alimentare
supermercato
industria
buccia
organico
rivestimento
protezione
alimentare
mercato
agricoltura
vassoio
polistirolo
contenitore
carne
igiene
alimentare
supermercato
industria
RSU
35
PERCORSO 3
M SCHEDA 13
Scheda 13
Quanta ricchezza nella borsa della
spesa
M
Aiutati dai vostri genitori dividete gli alimenti acquistati in una
settimana–tipo in relazione al materiale di cui sono fatti i contenitori e
compilate la seguente scheda
Alimento
latte
pasta
■
Carta e
Cartone
✘
✘
Vetro
Metallo
carta e cartone
vetro
metallo
plastica
legno
altro
36
Legno
Altro
✘
Elabora i dati trovati in una settimana evidenziando il numero di confezioni:
Materiale
■
Plastica
Confronta i risultati con quelli dei tuoi compagni.
numero di confezioni
MS SCHEDA 14
PERCORSO 3
Scheda 14
Necessario o… voluttuario
MS
Rifletti sull’utilità o l’inutilità del contenitori di alcuni prodotti che
compri o che vedi sullo scaffale del supermercato e compila la tabella
che segue
Prodotto
è necessario
Il contenitore
può essere
è voluttuario
sostituito
vino nel cartone
■
✘
da vetro
è utilizzato
perché
per scopi
economici
Chiedi ad almeno 20 persone che incontri al supermercato come mai comprano un
determinato prodotto e riporta quanto nell’acquisto influisca l’aspetto esterno
del contenitore o la pubblicità:
Domanda:
Compri un determinato prodotto perché?
1. leggi l’etichetta e la confronti con quelle di altri prodotti
2. ti piace la confezione
3. hai visto la pubblicità e ti ha convinto sulla sua bontà
4. perché costa meno
5. altro… … …
■
Elaborando le risposte ho ottenuto:
… … … % delle persone comprano un determinato prodotto perché leggono l’etichetta e la confrontano con quelle
di altri prodotti
… … … % delle persone comprano un determinato prodotto perché attratti dalla confezione
… … … % delle persone comprano un determinato prodotto perché hanno visto la pubblicità e sono convinti che
sia buono
… … … % delle persone comprano un determinato prodotto perché costa meno
… … … % delle persone comprano un determinato prodotto per altro (specificare)
37
PERCORSO 3
MS SCHEDA 15
Scheda 15
Quanto imballaggio
MS
Nome dell’alunno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
settimana dal . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .al . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Materiale contenitore
vetro
carta e cartone
Peso in hg
Totale
■
38
Confronta i dati trovati con quelli dei tuoi compagni.
Volume in dm
M SCHEDA 16
PERCORSO 3
Scheda 16
Caro nonno… I rifiuti del passato
M
Questionario ai nonni del quartiere
■
Prova a chiedere ai tuoi nonni o a qualche anziano che conosci:
1. Qual era la durata degli oggetti come: capi di abbigliamento (vestiti e scarpe), arredi e suppellettili, oggetti per la cucina,
altro (specificare).
2. Dove andavano a finire gli scarti dei cibi o degli oggetti che diventavano non più utilizzabili?
3. Cosa si faceva per conservare più a lungo gli oggetti?
4. Quali erano i «riutilizzi» più comuni dei vari oggetti prima di diventare rifiuti?
5. Descrivi una tua giornata di quando avevi la mia età. Di solito quanti oggetti buttavi via in un giorno?
6. C’è un oggetto della tua giovinezza che hai ancora conservato?
39
PERCORSO 3
S SCHEDA 17
Scheda 17
Il gioco di ruolo
S
■
Nome . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
■
Cognome . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
■
Secondo te come hai giocato?
........................................................................................
■
Pensi che per giocare meglio sarebbero state necessarie ulteriori informazioni?
Sì l
■
No l
Avresti preferito giocare un altro ruolo?
Sì l
■
No l
Se sì, quale?
........................................................................................
........................................................................................
■
Perché
........................................................................................
........................................................................................
■
Nel gioco erano messi in evidenza i conflitti che sorgono quando bisogna scegliere tra salvaguardia ambientale e occupazione. Qual è la tua personale opinione a riguardo?
........................................................................................
........................................................................................
........................................................................................
■
Se si fosse trattato di una fabbrica dove in futuro potresti trovare lavoro, che opinione avresti avuto?
........................................................................................
........................................................................................
........................................................................................
40
Percorso 4
Giochiamo con i rifiuti
Premessa
Tra la pattumiera di casa e la discarica ci sono…
strade, piazze, giardini.Possiamo andare alla ricerca del
senno perduto dei nostri consumi. In città o nelle aree
periurbane vi sono luoghi dove sono sparpagliati rifiuti
prodotti dai gesti abitudinari di ogni giorno. Spesso,
quindi, non sono luoghi visibilmente «sporchi» (neanche
eccessivamente puliti): spazi di verde, piazze del mercato,
strade secondarie e cortili, ecc. Qui la sporcizia si insinua
come abitudine nell’osservare, lo sguardo che scivola via,
incalzato dalla fretta del passaggio e dell’ora tarda, dalla
disattenzione, dalla ripetitività, come il gesto che si ripete.
La presenza di questi rifiuti è, quindi, quasi invisibile alla
nostra attenzione; essi non ci danno eccessivamente fastidio perché sono «sempre lì», frutto di passaggi umani,
deposito di segni degli avvenimenti più quotidiani e più
normali: pacchetti di sigarette, scatole, tappi, lattine, cartacce di vario tipo e quant’altro vi si deposita.
Essi sono frutto di un lento accumulo in cui è possibile orientarsi e raccogliere le storie delle persone (adulti,
bambini, famiglie, ecc.) che hanno, con i loro gesti,
lasciato «segni».
Da questo punto di vista tali luoghi rappresentano
una specie di «sito archeologico»: posti dove è possibile
lavorare sul terreno, alla ricostruzione di quelle storie i cui
documenti sono lì a terra, pronti a raccontare.
L’attività che proponiamo offre, dunque, un differente punto di vista del problema rifiuti, molte volte esorcizzato a parole e considerato nel suo stereotipo di valore
negativo e dunque «ovunque purché lontano da me e dal
mio giardino». Esso stimola una lettura che avvicina il
gesto distratto alla responsabilità quotidiana. Questo tipo
di luogo, con i rifiuti sparpagliati diventa il sito archeologico in cui «scavare»; in cui scoprire la sovrapposizione
delle cose qui accadute, le relazioni degli avvenimenti
attraverso la ricerca e la scoperta dei segni abbandonati.
Può essere un viaggio nella memoria del luogo. Si farà
anche attenzione alla presenza di eventuali «richiami» a
situazioni di degrado: recinzioni abbandonate, angoli trasandati, esercizi commerciali poco curati. Ogni giorno, noi
tutti, costruiamo le nostre storie, che si intrecciano, che
lasciano segni dove passiamo e dunque rifiuti.
Legare le storie ad un principio di responsabilità: il
tempo è costruito dalle nostre scelte, i luoghi raccontano
noi stessi, per sapere che gettare una carta per terra (o
inquinare un fiume) sono scelte fatte sulla base di valori (o
di disattenzione ai valori altrui) e non sono oggetti sparsi
casualmente nel nostro mondo. Seguire questo percorso
vuol dire perseguire anche un altro obiettivo, quello di far
cambiare l’accezione negativa di rifiuto in quella positiva
di risorsa. Il gioco sta nel far assumere all’allievo il ruolo
fantastico dell’archeologo, dell’investigatore. Il percorso,
nella sua conduzione esclusivamente «tecnica», si basa sulla
metodologia di ricerca archeologica denominata «ricognizione a terra», ed ha come obiettivo quello di costruire
relazioni tra avvenimenti e valori che li hanno determinati.
Un rifiuto può diventare «risorsa» nel momento in cui
lo si utilizza per costruire un gioco, per realizzare un
«oggetto utile», per creare una «ludoteca» di classe.
M S Scopriamo le storie del cortile
(o strada o piazza)
Caratteristiche del luogo: piazza, cortile, area incolta
residuale, giardino pubblico e qualsiasi altro luogo che presenti la caratteristica di una diffusione di rifiuti abbastanza
sedimentata, ma non molto visibile.
Giunti sul luogo scelto dall’insegnante, gli alunni vengono invitati ad osservare, anche aiutandosi con un disegno, il luogo nel quale si trovano.
L’insegnante può presentare l’esperienza come un
gioco di scoperta, una specie di «giallo» da risolvere.
L’obiettivo è quello di far scoprire molti degli avvenimenti
accaduti nel luogo attraverso le «testimonianze rifiuto»
presenti. La consegna consiste nell’invitare i ragazzi, individualmente, a cercare i rifiuti più o meno visibili presenti
sul terreno, disegnare su fogli di un blocchetto i tipi diversi
e raccoglierne in una busta due o tre al massimo (si può
anche fare una gara a chi disegna più tipi diversi). L’accor-
41
PERCORSO 4
tezza è quella di rappresentare ogni oggetto rinvenuto su
un solo foglio, per questo si consiglia di usare un blocco a
fogli piccoli per ogni alunno. Terminato il lavoro si dà una
prima organizzazione al materiale trovato e rappresentato .
Su un grande foglio di carta da pacchi vengono appiccicati a turno, con il metodo del domino, i singoli disegni,
così da avere un quadro completo di ciò che è stato trovato. Il criterio della costruzione del domino è libero,
lasciando alla scelta individuale dei ragazzi la possibilità di
raggruppare i propri ritrovamenti per categoria di materiale, funzioni, colore ecc. (con i più grandi si aprirà qui un
altro aspetto da approfondire: le motivazioni in base a cui
hanno scelto questo o quell’accostamento). In classe, dopo
aver attaccato sul muro il «Grande Domino dei Rifiuti», si
tirano fuori dalle buste i propri oggetti. Ci si dispone in
cerchio con i rifiuti di fronte e, a turno, si comincia ad illustrarli. Qui la conduzione dell’insegnante deve restare
molto aperta, comunque è bene consigliare ai ragazzi uno
«schema» di illustrazione che contenga:
◆ perché è stato scelto, cosa lo ha colpito;
◆ chi e perché può averlo lasciato a terra;
◆ con quali altri oggetti, tra tutti quelli portati in classe,
può essere collegato da un avvenimento che li renda
comuni, o comunque in relazione.
I collegamenti individuati è bene che vengano resi
visibili con un filo di lana, così da creare una rete di relazioni sul pavimento della classe. È bene, inoltre, che vengano recuperate nelle relazioni anche gli oggetti disegnati
nel Grande Domino appeso alla parete. Discutendo
molto, al termine del gioco avremo una serie di fatti accaduti e ricavati dagli oggetti, evidenziati, nei loro collegamenti, dalla rete di fili di lana sul pavimento. Questi
avvenimenti possono essere scritti o disegnati, collocati in
una temporalità relativa (prima, dopo, nello stesso tempo)
e rappresentati nel modo che si ritiene maggiormente
opportuno. Questa attività, sostanzialmente, mette in
campo una serie di abilità e qualità d’indagine che hanno
al centro l’interpretazione. Per questo i materiali accumulati possono essere usati in vario modo: da uno studio delle
categorie generali dei rifiuti trovati (in base al DPR 915/
82) alle possibilità di essere riciclati. Ma può anche essere
utilizzato per un programma di educazione alla storia che
consenta l’accesso al concetto di tempo e relazioni temporali.
M
Caccia ai proprietari
Utilizzando la metodologia e i materiali del percorso
precedente, si va alla ricerca dei proprietari di alcuni rifiuti
rinvenuti nel terreno. Il percorso è da impostare come un
vero e proprio «giallo» da risolvere con l’obiettivo di scoprire la provenienza di uno o più rifiuti, individuare chi
può averli lasciati e, al termine, riconsegnarli al proprietario con una cortese lettera in cui lo si invita a deporlo nel
cassonetto. Non sempre, naturalmente, è possibile fare
42
GIOCHIAMO
CON I RIFIUTI
questo gioco: soltanto in presenza di rifiuti che siano visibilmente collegabili al sistema urbano immediatamente
vicino al luogo scelto: in genere esercizi commerciali, difficilmente privati cittadini. Le scritte sulle buste, ad esempio, possono aiutare molto, così come oggetti rinvenuti e
riferibili ad un unico negozio della zona. Questo obiettivo
consente di tornare sul posto e studiare il luogo contestualizzandolo nel tessuto circostante, sotto l’aspetto della
«produzione del rifiuto». Si tratta di un punto di vista che,
per le abilità che attiva, ha qualche valore generale sul
piano educativo, in quanto colloca il percorso didattico in
una dimensione di «valori». La stessa restituzione del
rifiuto al proprietario è senz’altro una «azione per
l’ambiente» che può essere maggiormente efficace, sul
piano educativo, della pulitura di un cortile.
M
Costruiamo la ludoteca
Seguendo le schede operative n. 18-19 (pag. 43-44)
si può insegnare agli allievi a modellare giochi con la cartapesta. Si possono costruire birilli, scacchi, plastici e burattini per giocare. Riciclare, riutilizzare, sono due parole che
nel campo della tematica dei rifiuti diventano importanti
in un percorso educativo che abbia come obiettivo il cambiamento di comportamenti e l’assunzione di responsabilità. Utilizzare i rifiuti per costruire giochi tradizionali o
fantastici, diventa un’attività efficace al fine di «far toccare
con mano» la chiusura del ciclo: risorsa-rifiuto-risorsa;
inoltre sdrammatizza e rende divertente una problematica
sempre più spesso collegata a inceneritori da costruire, a
discariche al limite della capienza, a sacchi abbandonati ai
bordi delle strade ecc. Riutilizzare i rifiuti per giocare avvicina i ragazzi ad un passato che non conoscono, quello in
cui i loro nonni utilizzavano proprio gli scarti per giocare
ed allora quattro legni ed una tavola diventavano un
«bolide di formula uno»; gli stracci di un vestito vecchio
una bambola, la carta da buttare veniva ripiegata per fare
aereoplanini, barchette, frecce ecc. Inoltre si può progettare una vera e propria ludoteca di classe.
Anche i rifiuti come bottiglie di plastica, lattine,
vasetti di yogurt, possono costituire materie prime per realizzare giochi.
Tanti possono essere gli spunti che vengono da questa
attività e tanti possono essere gli stimoli che ci arrivano
dagli stessi alunni, che sono gli «esperti» migliori in fatto
di giochi.
M SCHEDA 18
PERCORSO 4
Scheda 18
Facciamo la cartapesta
M
Come realizzare la cartapesta
■
La realizzazione della cartapesta prevede le seguenti fasi di lavoro:
1. Raccolta di un abbondante quantitativo di carta possibilmente di giornale (non patinata)
2. Sminuzzamento della carta: più i pezzettini sono piccoli, maggiore sarà la qualità del prodotto finito
3. Si fa bollire l’acqua con i pezzetti di giornale per circa mezz’ora
4. Si lascia a bagno in acqua bollente per un giorno intero
5. Completato il periodo di ammollo si estrae dal recipiente una manciata di carta per volta. Si strizza la «palla», ma non
eccessivamente, poi si batte sul tavolo con martelli di legno
La palla di carta deve essere battuta molto forte fino a quando non si riesce più a leggere nessuna scritta del giornale utilizzato. Terminata la battitura la poltiglia ottenuta va «sfibrata», cioé grattata con la punta di un coltello alla ricerca di
piccoli noduli o piccoli fogli non ancora battuti.
Utilizzare per questa operazione guanti da cucina.
Attenzione: la Fase 5 è quella più delicata e va eseguita con molta precisione.
6. Quando il mucchietto di pasta sfibrata è pronto, si prepara la colla.
Per preparare la colla si possono seguire due procedimenti: o si utilizza polvere di colla ed acqua rimestando continuamente finché si ottiene una consistenza simile a quella del miele;
oppure si fanno bollire 3 tazze di farina con 9 tazze di acqua fino a consistenza voluta e si aggiunge un cucchiaino di
aceto perché il tutto non si deteriori.
7. Si impasta la colla con la pasta sfibrata facendo molta attenzione a non lasciare bolle di aria e ad aggiungere la colla progressivamente volta per volta
8. Si lavora l’impasto fino a quando, infilando un dito nello stesso, si ottiene un foro i cui bordi si presentano omogenei e
senza creste.
Con la cartapesta si possono realizzare: plastici, burattini, giochi; personaggi per il presepe, statuette ecc.
43
PERCORSO 4
M SCHEDA 19
Scheda 19
Facciamo la carta riciclata
M
Come realizzare la carta riciclata
■
La realizzazione della carta riciclata prevede le seguenti fasi di lavoro:
1. Raccolta di un abbondante quantitativo di carta diversificata (possibilmente non patinata)
2. Sminuzzamento della carta
3. Messa a bagno in acqua calda per una notte
4. Frullatura dell’emulsione formatasi al punto 3
5. Preparazione del telaietto delle stesse dimensioni del foglio che si vuole produrre
6. Stesura dell’impasto sul telaietto in modo che lo spessore sia uguale in tutte le sue parti
7. Scolatura dell’acqua e prima asciugatura
8. Separazione del foglio dal telaietto e asciugatura definitiva
■
Le attività didattiche e la carta riciclata
Le attività didattiche legate al laboratorio per la produzione della carta riciclata rappresentano un percorso del progetto di Educazione Ambientale sui rifiuti e si collocano nella fase del lavoro sul campo, evidenziata nella parte generale di
costruzione del progetto.
Le attività portano, quindi alla realizzazione di un obiettivo concreto che si può evidenziare in tre prodotti diversi:
1. realizzazione di carta riciclata
2. utilizzo per la produzione di oggetti vari con la carta riciclata prodotta
3. indagine per una settimana sulla quantità dei rifiuti (ad esempio nel cestino dell’aula) dopo aver tolto la carta da riciclare
È molto importante che l’attività didattica non finisca solo con la produzione di carta riciclata bensì con la realizzazione di un prodotto utile (quadro, taccuino, diario, piccolo quaderno ecc.) che faccia comprendere la trasformazione del
«rifiuto carta» in risorsa immediatamente utilizzabile.Inoltre abbinare il riciclo della carta con la diminuzione dei rifiuti è
un percorso educativo che permette di far comprendere al ragazzo l’importanza del riciclo.
44
Percorso 5
L’ambiente è anche mio e…
Premessa
Scuola media “Odescalchi” – Ladispoli (Roma)
È questa la parte conclusiva dei percorsi, in cui la
scuola stabilisce un dialogo con le istituzioni e con i citta-
dini, cercando alleati per cambiare la realtà. L’obiettivo è
sollecitare le trasformazioni di abitudini di vita consolidate e poco rispettose delle risorse e degli equilibri
ambientali.
In questo senso le attività suggerite si ispirano all’idea
che la scuola può esercitare un ruolo importante di «sollecitatore» di responsabilità nei confronti dei problemi
ambientali, sia al suo interno, coinvolgendo ragazzi ed
insegnanti, sia nei confronti dei cittadini e della pubblica
amministrazione, in modo che la scuola torni ad essere
promotrice di culture ed esigenze di cambiamento ed il
ragazzo possa sentirsi partecipe della vita della comunità in
modo propositivo ed essere considerato «cittadino» a pieno
titolo.
La concretezza e la rilevanza locale del problema
rifiuti, il lavoro sul campo, possono facilitare il legame tra
scuola e territorio.
È attraverso l’impegno ad «agire» che con più evidenza si mettono in discussione gli atteggiamenti ed i
comportamenti personali: un passo obbligato per arrivare
ad assumersi la responsabilità delle scelte nei confronti
dell’ambiente.
L’azione per l’ambiente non deve essere una costruzione propagandistica di iniziative, ma la conseguenza
logica di un processo di scoperta della realtà e delle possibilità concrete, commisurate alle capacità dello studente,
di agire per cambiarla. In questo modo la mentalità ecologica si manifesta nella sua ricerca di coerenza non per acritica adesione ai modelli comportamentali proposti
dall’insegnante, ma per profondo convincimento della
necessità che i comportamenti non siano in contrasto con
le conoscenze acquisite: l’azione per l’ambiente assume,
così, funzione formativa. Di qui l’idea che ognuna delle
attività di seguito proposte possano essere concepite, sia
negli aspetti di merito che organizzativi, in modo da determinare la più incisiva proiezione territoriale del ruolo della
scuola: in questo senso si avrà cura di predisporre efficaci
strumenti informativi e pubblicitari delle iniziative promosse (comunicati-stampa, volantini, manifesti ecc.) per
assicurarsi i più ampi coinvolgimenti (famiglie, quartiere,
amministratori, commercianti ecc.) nella valorizzazione
45
PERCORSO 5
dei «prodotti» realizzati dai ragazzi (interventi di pulizia,
mostre, dibattiti, raccolte differenziate, prodotti riciclati,
manifestazioni di sensibilizzazione ecc.). Lo sbocco «naturale» di ognuna delle azioni proposte è una «Conferenza di
Organizzazione con i responsabili della pubblica amministrazione» per discutere e analizzare insieme il problema, le
possibili soluzioni e le iniziative da intraprendere nei confronti della cittadinanza, a cui la scuola può dare il suo
contributo.
M S Ronde ecologiche
Le nostre aree verdi urbane sono spesso gestite e fruite
in modo improprio: incuria, inciviltà, ma soprattutto…
tanti rifiuti.
Costruire una mappa della qualità delle aree verdi
urbane presenti nel proprio territorio può essere un’occasione formativa per le classi ed, al contempo, può fornire
alle autorità e a tutta la cittadinanza dati ed informazioni
ricavati dalla propria attività di esplorazione e di conoscenza.
Questionari, interviste, documentazioni video e fotografiche: l’azione per l’ambiente può partire da attività di
ricerca di dati e di opinioni, da socializzare nella scuola, nel
quartiere, nel paese, con volantini o manifestazioni pubbliche.
È un’occasione «forte» per l’organizzazione di attività
individuali e di gruppo, in cui cogliere i cambiamenti in
atto nella sensibilità e nei comportamenti dei ragazzi.
Si possono, ad esempio, promuovere ed organizzare
«ronde ecologiche» che vigilino sul territorio urbano per
prevenire l’abbandono incontrollato di rifiuti e sensibilizzare i cittadini a comportamenti più corretti, completando
l’intervento con la produzione di cartelli che segnalino ai
cittadini (e ai responsabili amministrativi) l’infrazione.
M
Un bosco di… carta
Un modo indiretto, ma altrettanto efficace, di porre
l’attenzione sui grandi sprechi di materiale cartaceo che
richiamano le immense azioni di disboscamento è quello
di promuovere la raccolta differenziata della carta.
Cifre incredibili che possono stimolare e giustificare
un’iniziativa a scuola di raccolta che preveda una campagna di sensibilizzazione della cittadinanza al problema, un
centro di raccolta autogestito dalla scuola, premi costituiti
da quaderni e blocchi, ovviamente, in carta riciclata e
soprattutto tanti alberelli (da richiedere, eventualmente ai
vivai del Corpo Forestale dello Stato) da piantumare ed
«adottare» nelle vicinanze della scuola o, comunque, in
aree degradate e di interesse pubblico. L’idea per comunicare l’iniziativa all’esterno potrebbe essere la realizzazione
di un «bosco interno alla scuola» fatto con la carta raccolta
e di un «bosco esterno alla scuola» con la piantumazione di
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L’AMBIENTE
È ANCHE MIO E…
alberelli. L’iniziativa potrebbe essere completata facendo
deliberare al Consiglio di Istituto l’obbligatorietà dell’uso
di carta riciclata per le attività di segreteria e degli altri
uffici nella scuola. È evidente che attività come queste,
oltre a fornire occasioni di approfondimento disciplinari
(raccolta dati, pesa, percentuali e indici di raccolta, diffusione di consumi, ecc.), consentono, con una certa abilità
didattica, di porre l’attenzione su concezioni e processi di
sfruttamento delle risorse e dell’ambiente che non tengono
conto della loro esauribilità e degradabilità, coniugando
temi locali con le grandi questioni planetarie quali l’effetto
serra e le massicce deforestazioni che avvengono nel sud
del mondo.
M
Carta riciclata in proprio
Un modo per dimostrare la fattibilità di alcuni interventi di recupero e di riciclaggio dei rifiuti è rappresentato
dalla semplice realizzazione di carta riciclata a scuola.
Dopo averla realizzata seguendo le istruzioni contenute
nella scheda operativa n. 19 (percorso 4 pag. 44) bisogna
commercializzarla, inventando utilizzi originali ed adeguati alla qualità che si è riusciti a produrre.
Per i più grandi vale la pena pensare anche ad una vera
e propria campagna pubblicitaria, con tanto di produzione
di materiale grafico e video, per appoggiare la commercializzazione. Spingendosi fino ad un calcolo di investimento
economico.
M S Anche per riutilizzare e
riciclare ci vuole arte
Quest’attività mette immediatamente in evidenza la
possibilità di decontestualizzare gli oggetti per valorizzarne
le potenzialità riguardo, ad esempio, al riuso.
L’intento è quello di sollecitare la capacità di «vedere»
anche ciò che non è esplicito od ovvio: tutti possono
essere, infatti, portati a guardare una bottiglia di plastica
vuota immaginando un personaggio birillo, un salvadanaio capiente, un espositore di conchiglie e di ciottoli di
fiume o, addirittura, un modello di uno studio stratigrafico del suolo!
Pertanto si possono stimolare i ragazzi a pensare ai
contenitori come qualcosa da riutilizzare o riciclare (se
proprio non se ne può fare a meno!), proponendo ai
ragazzi di ipotizzare creativamente il riuso dei vari contenitori per funzioni diverse e, perché no, anche decorative ed
artistiche!
M S Operazione strada pulita
Questa attività ha come obiettivo il coinvolgimento
operativo di alunni ed eventualmente cittadini nella puli-
L’AMBIENTE
È ANCHE MIO E…
zia di una strada (o di un bosco o di un’area verde urbana),
in modo da dimostrare che, spesso, basta un minimo di
impegno e di partecipazione per tenere pulito un luogo.
Può essere pensata e studiata insieme ai ragazzi, tenendo
conto dei necessari interventi burocratici ed organizzativi.
Oltre alle varie comunicazioni e richieste di autorizzazione, sarà bene coinvolgere eventuali commercianti presenti sulla «strada» (anche per utili sponsorizzazioni),
nonché a guanti, pinze e bustoni per la raccolta dei rifiuti.
Utili contatti con la locale azienda di nettezza urbana
potranno assicurare lo smaltimento finale dei rifiuti raccolti.
M
Ecomuseo di strada
L’idea è fondamentalmente quella di realizzare un
«percorso» (non solo in senso fisico) educativo per grandi e
bambini.
Su opportuni tabelloni o su tavoli espositivi possono
essere sistemati tutti i «prodotti» delle attività realizzate a
scuola:
◆ merci riciclate o riusate;
◆ posters e/o foto che riassumano il percorso di rifiuti,
reale ed ideale;
◆ immagini di discariche abusive diffuse nel territorio, o
dei punti più trasandati che richiamano alla trasandatezza e l’accumulo improprio dei rifiuti, raccolte dalle
«ronde ecologiche»;
◆ foto relative ad esperienze ed esperimenti realizzati a
scuola sui concetti basilari che riguardano i rifiuti,
come ad esempio la biodegradabilità ;
◆ foto e grafici che riguardino «il tesoro di famiglia» (la
produzione familiare e locale di rifiuti);
◆ informazioni sui procedimenti della raccolta differenziata e del riciclo, con «Istruzioni per l’uso»;
◆ dati e grafici sulla locale produzione di rifiuti e sullo
stato dello smaltimento ufficiale;
◆ imballaggi e contenitori «ieri ed oggi», (con immagini e
reperti d’epoca), con poster di commenti sulla filosofia
dell’usa e getta;
◆ consigli «ecologici « per gli acquisti;
◆ le «ricette risparmio» per il riciclaggio degli avanzi alimentari;
e quant’altro si ritenesse utile esporre e comunicare in
relazione al percorso didattico realizzato.
L’ecomuseo può terminare con… prove di assaggio di
«ricette risparmio», fatte con ciò che l’indifferenza o la
negligenza avrebbe reso rifiuto.
Recuperare dalla tradizione tante buone pietanze, realizzate con gli avanzi alimentari, per dare una risposta
all’altra faccia, quella più conosciuta, del consumismo e
per ricordare che più di un milione di tonnellate di cibi
finiscono in pattumiera.
PERCORSO 5
M
Consigli ecologici per gli
acquisti
In base alle conoscenze acquisite si può strutturare,
con i ragazzi, un «decalogo» (es. uso di vassoi di cartone
per frutta e verdura al posto del polistirolo o delle
vaschette di plastica; acqua minerale in bottiglia di vetro a
rendere e non in quelle di plastica… ).
Si può scrivere anche ai distributori di bibite, latte,
chiedendo quanto incida il costo della confezione sul
prezzo del prodotto, o, più in generale, quali siano le motivazioni per cui il prodotto non è stato confezionato in
modo più ecologico (es. latte in scatola invece che nella
bottiglia di vetro). Un «prodotto» del genere può essere
utilizzato per azioni di sensibilizzazione in famiglia, a
scuola o nel quartiere, coinvolgendo eventualmente il
direttore del supermercato o, meglio, esponendogli direttamente le motivazioni dei suggerimenti raccolti.
Tale attività può opportunamente configurarsi come
momento di verifica.
Conoscenze, valori, qualità dinamiche possono essere
attentamente valutate con opportune griglie osservative
senza tralasciare indizi emergenti che possono prefigurare
«nuovi» comportamenti individuali.
S
Giornata dell’imballaggio
inutile
Forse è giunto il momento di realizzare una «Giornata
dell’imballaggio inutile», con una azione diretta di sensibilizzazione e di composta protesta: recarsi «in modo visibile» (striscioni, manifesti ecc.) al supermercato, fare una
simbolica spesa settimanale (previo accordo mirato con le
famiglie), pagarla regolarmente, per poi lasciare allo stesso
supermercato tutto l’imballaggio inutile, compreso quello
delle merci alimentari e non, utilizzate nel corso della settimana precedente. Come a dire: «È vostro, non ci serve,
tenetevelo!»
Se il percorso didattico avrà avuto una sua «coerenza
interna», tale «azione per l’ambiente» non apparirà una
forzatura e potrà risultare anche divertente sensibilizzare i
consumatori sul continuo aumento di inutili imballaggi e
protestare contro i supermercati ed i produttori perché,
così facendo, non fanno che scaricare sulla collettività i
costi (monetari ed ambientali) relativi all’acquisto della
merce ed allo smaltimento dei rifiuti.
È evidente che va mantenuta l’accortezza di strutturare ed organizzare attività come quelle descritte in modo
che i ragazzi vivano l’iniziativa come «protagonisti» di un
cambiamento possibile.
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PERCORSO 5
M S Facciamo il compost
Le scuole di Colle Val d’Elsa dopo aver sperimentato,
attraverso osservazioni ed attività di laboratorio, la struttura del suolo, la sua permeabilità, la presenza di microfauna nel suolo, la presenza di microrganismi in un infuso
di paglia, hanno tratto queste conclusioni:
In natura i materiali biologici vengono degradati da una
moltitudine di organismi diversi (muffe, protozoi, batteri,
piccoli animali… ).
◆ Questi organismi si nutrono di materiali biologici di
scarto.
◆ Il luogo dove in natura avviene la degradazione è il suolo,
ed in particolare lo strato superficiale.
◆ In natura tutto ciò che risulta di scarto per un gruppo di
organismi, è di nutrimento per altri.
◆
Quindi:
IN NATURA NON ESISTONO RIFIUTI.
◆ Da cui deriva la conclusione fondamentale:
il modo più corretto per smaltire i nostri rifiuti (organici) è
imitare i cicli naturali.
Per confermare questa ultima conclusione le scuole
hanno fatto il seguente importante esperimento finale e lo
propongono alle altre scuole:
SMALTIMENTO DI RIFIUTI ORGANICI
MEDIANTE DECOMPOSIZIONE BIOLOGICA
E PRODUZIONE DI COMPOST VERDE.
Materiali occorrenti
Rifiuti organici accuratamente selezionati; bidone per
compostaggio (composter); attrezzi per giardinaggio.
Esecuzione
Si introducano con lezioni teoriche, materiali audiovisivi, inchieste ecc. le caratteristiche merceologiche dei rifiuti e
si spieghino i concetti base della raccolta differenziata. Si faccia quindi portare a scuola un quantitativo di rifiuti organici
accuratamente selezionati, chiedendo magari un coinvolgimento attivo delle famiglie. Le scuole dotate di mensa inoltre
dovrebbero recuperare gli avanzi e gli scarti di cucina. Si
immettano poi i rifiuti all’interno di un bidone per compost
seguendo scrupolosamente le indicazioni date dalla casa
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L’AMBIENTE
È ANCHE MIO E…
costruttrice. Nell’arco di un periodo di tempo che va da tre a
cinque mesi, secondo le condizioni ambientali di temperatura, umidità, tipo dei rifiuti usati, struttura del suolo ecc, i
rifiuti si decomporranno generando un compost verde di alta
qualità utile per la concimazione di orti e giardini come
ammendante. Durante il periodo di formazione del compost,
si possono fare dei prelievi di materiale, ed osservare come al
suo interno si sviluppi una flora microbica molto simile a
quella presente nella lettiera.
Le classi coinvolte a questo punto hanno tratto alcune
conclusioni:
I rifiuti organici vengono trasformati in una sostanza, il
compost, di aspetto molto simile all’humus osservato nel
bosco.
◆ Gli organismi ivi osservati sono molto simili a quelli
dell’humus.
◆
Quindi
È possibile, utilizzando i microorganismi e simulando le
condizioni del bosco, ottenere materiali simili all’humus
dai rifiuti.
◆ È possibile riciclare buona parte dei rifiuti organici rendendo il sistema umano simile a quello naturale.
◆ «È POSSIBILE CHIUDERE IL CERCHIO».
◆
S
A caccia di… discariche
Lo hanno fatto gli studenti dell’I.T.G «De Lorenzo»
di Potenza all’interno di un progetto denominato «Gli studenti impegnati come sentinelle dell’ambiente».
Sono andati alla ricerca di discariche controllate e
non, hanno valutato gli effetti causati dalla non bonifica
delle stesse e hanno fatto le analisi sulla qualità e la quantità dei rifiuti prodotti nel proprio ambiente.
Tutto questo al fine di definire una mappatura di piccole e grandi discariche non controllate presenti sul loro
territorio, con lo scopo di arrivare ad una denuncia delle
stesse alla pubblica amministrazione.
Il risultato di questo lavoro è stato poi raccolto in
schede che oltre alla località dell’area indagata contengono
l’immagine fotografica a documentazione del tipo di rifiuti
presenti nelle discariche non controllate e la descrizione
sulla tipologia degli stessi.
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