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i rifiuti un problema da affrontare
PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI LAVORIAMO IN COMUNE I RIFIUTI UN PROBLEMA DA AFFRONTARE Parte II I percorsi didattici e le schede operative MEDIE E SUPERIORI CAMPAGNA DI INFORMAZIONE E DI EDUCAZIONE DEL MINISTERO DELL’AMBIENTE Carta riciclata trattata senza impiego di cloro This document was created with FrameMaker 4.0.2 Presentazione La proposta educativa si articola in cinque percorsi, ognuno relativo ad un aspetto del problema rifiuti. I materiali sono da considerare come un repertorio di «idee e suggerimenti». Coerentemente con quanto espresso nel capitolo II, parte prima: «L’Educazione Ambientale e le fasi del progetto», i percorsi non si configurano come sequenza obbligante di Unità Didattiche, ognuna strutturata per prerequisiti, obiettivi, attività e verifiche. Offrono proposte e attività utilizzabili come «mattoni» di un percorso originale, che ogni insegnante deve adeguare al proprio contesto locale (la classe, la realtà territoriale, ecc.). Per questa ragione, spesso i collegamenti con le discipline non sono resi espliciti. Ogni attività può suggerire, sul piano curriculare, ad insegnanti con competenze disciplinari diverse numerosi ed originali approcci e retroazioni. Tale metodologia è valida per tutte le classi; le attività proposte, pur non presentando differenze significative, una volta collocate nel proprio contesto scolastico ed ambientale, risulteranno assolutamente originali. È stata scelta questa strada perché il progetto educativo non è assimilabile ad un progetto ingegneristico o alla catena di montaggio. È piuttosto un progetto parziale, con ipotesi di partenza e obiettivi generali, che va affrontato con la necessaria «flessibilità» per consentire all’insegnante di modificare il percorso «in itinere», laddove emergessero nuove domande, opportunità di approfondimento, spunti peculiari. Pertanto, le attività suggerite, che in alcuni casi sviluppano una sequenza, in altri sono o complementari o in alternativa, lasciano ai docenti il compito di strutturare percorsi calibrati opportunamente, in relazione ai vari livelli di scolarità degli studenti, alle specificità dell’ambito urbano e territoriale di appartenenza, alle proprie competenze. I Percorsi comunque costituiscono un quadro di riferimento coerente, che si sviluppa, attraverso cicli ricorrenti di produzione di immaginario, costruzione di conoscenza, lavoro sul campo, lungo alcune direttrici: ◆ dal vicino al lontano, dal locale al globale; ◆ dall’immaginario soggettivo al coinvolgimento collettivo; ◆ ◆ ◆ ◆ dal comune alla capacità di cogliere le complessità; da una visione parziale e segmentata dei problemi alla visione dell’ambiente come sistema di relazioni; dalla trasmissione di informazioni ad una ricerca da sviluppare insieme; dal capire all’agire, dalle conoscenze all’azione per la riqualificazione dell’ambiente. Le attività sono introdotte, talvolta, da note di presentazione che ne giustificano l’inserimento nel contesto globale della proposta didattica, per facilitare la ricostruzione del percorso logico e metodologico complessivo. Ogni attività è, comunque, presentata con una descrizione più o meno analitica della parte operativa e delle possibili opportunità didattiche e formative ad essa connesse ed è corredata da schede operative. ■ Percorso 1 Il rifiuto questo sconosciuto. Ovvero l’approccio al problema. ■ Percorso 2 La natura ricicla, e l’uomo? I rifiuti come esempio di cicli «aperti». ■ Percorso 3 La pattumiera: alla ricerca del prima e del poi. La ricerca sul campo nell’ambiente «vicino» per capire i problemi globali. ■ Percorso 4 Giochiamo con i rifiuti. Come il rifiuto diventa risorsa… «divertente». ■ Percorso 5 L’ambiente è anche mio, e… La responsabilità è anche nostra, facciamo qualcosa. 1 This document was created with FrameMaker 4.0.2 PRESENTAZIONE Obiettivi Generali Obiettivi Generali Fasi del Progetto Rilevare le preconoscenze e le rappresentazioni mentali degli allievi per analizzare le nozioni acquisite nel tempo e/o attraverso i media. I Fase - La ricerca delle motivazioni e l’approccio al problema Individuare le interazioni esistenti tra la propria azione quotidiana, sia biologica che sociale, e la questione rifiuti. I Fase - La ricerca delle motivazioni e l’approccio al problema III Fase - Il lavoro sul campo Studiare attraverso le discipline i vari aspetti dei rifiuti: storico, linguistico, economico, sociale ecc. II Fase - La conoscenza del problema Analizzare e comprendere il ciclo naturale e saper fare un confronto tra questo e il ciclo antropico. II Fase - La conoscenza del problema Studiare la tipologia dei rifiuti, il loro destino attuale e il loro impatto sull’ambiente. II Fase - La conoscenza del problema III Fase - Il lavoro sul campo Imparare a collegare la problematica dei rifiuti con quelle del verde, dell’acqua, dell’aria… II Fase - La conoscenza del problema Conoscere il sistema della raccolta, il riciclo e lo smaltimento dei rifiuti più comuni. II Fase - La conoscenza del problema III Fase - Il lavoro sul campo Acquisire la capacità di raccogliere dati, di fare progetti, relativamente alla problematica dei rifiuti. III Fase - Il lavoro sul campo Acquisire la capacità di elaborare i dati al fine di formulare proposte, fornire soluzioni. IV Fase - L’elaborazione dei dati, il prodotto e la comunicazione Saper fare proposte, progetti ed esprimere le pro- IV Fase - L’elaborazione dei dati, il prodotto e la prie opinioni sulla problematica dei rifiuti. comunicazione 2 PRESENTAZIONE Piano di lavoro Percorso Temi e concetti 1 ◆ a) rappresentazioni mentali degli allievi b) approccio percettivo al problema rifiuti La percezione e l’approccio al proc) definizione del problema rifiuti blema Il rifiuto questo sconosciuto 2 La natura ricicla, e l’uomo? I rifiuti come esempio di «cicli aperti» creati dall’uomo Attività ◆ ◆ ◆ ◆ ◆ ◆ a) usa e getta e riciclo, l’importanza del fattore tempo b) biodegradabilità e non solo c) tra rifiuto e risparmio d) il limite delle risorse ◆ ◆ ◆ ◆ ◆ ◆ ◆ 3 a) tra artificiale e naturale b) gli atteggiamenti degli altri: ieri ed oggi c) gli imballaggi La ricerca sul campo nell’ambien- d) una volta non era così te vicino per capire i problemi e) dal locale al globale f) tra responsabilità e conflitti globali La pattumiera: alla ricerca del prima e del poi ◆ ◆ ◆ ◆ ◆ ◆ ◆ ◆ Cosa ti fa venire in mente la parola rifiuto? Un rifiuto, una storia… Invento una storia C’era una volta… A caccia di… rifiuti Una rete di… rifiuti Riciclo, riuso e abbandono I tempi dell’usa e getta I concetti da non buttare Intatto o… deteriorato Concetti alla… moviola Da cicale a… formiche Tutti per uno o… ognuno per sé? Il sentiero artificiale Non lo butto perché… Il tesoro di famiglia Necessario o… voluttuario Quanto… imballaggio Caro nonno… I rifiuti del passato Cibi… in pattumiera Il poi… della pattumiera Il gioco di ruolo 4 a) il gioco di scoperta b) costruiamo i nostri giochi con i rifiuti Per cambiare atteggiamento imc) dal gioco alla denuncia pariamo a giocare con i rifiuti Giochiamo con i rifiuti ◆ ◆ ◆ ◆ ◆ ◆ 5 L’ambiente è anche mio, e… La responsabilità è anche nostra, facciamo qualcosa ◆ a) per l’ambiente faccio… io b) ho capito ed allora… consiglio c) coinvolgere per convincere ◆ ◆ ◆ ◆ ◆ Scopriamo le storie del cortile… (o strada, o piazza) Caccia ai proprietari Costruiamo la ludoteca Ronde ecologiche Un bosco di… carta Carta riciclata in proprio Anche per riutilizzare e riciclare ci vuole arte Operazione strada pulita Ecomuseo di strada Consigli ecologici per gli acquisti Giornata dell’imballaggio inutile Facciamo il compost 3 Percorso 1 Il rifiuto, questo sconosciuto Premessa I ragazzi vivono in mezzo al “problema rifiuti”: è facile distinguerlo come tale? Per quale motivo dovrebbero occuparsi del problema rifiuti? Qual è la molla che fa scattare la «voglia di cambiare» una situazione che è propria della quotidianità e dell'esperienza dei nostri allievi e che non incide direttamente sui loro bisogni e sul loro immediato interesse? Sono queste le domande che il docente si trova davanti all'inizio di un percorso di Educazione Ambientale sui rifiuti. Come rispondere ? Quali strategie utilizzare nell'attività didattica per cambiare i comportamenti su un tema tanto scottante quanto poco percepibile da ragazzi della scuola dell'obbligo e del biennio delle superiori? Per questo è importante dedicare un primo momento del percorso didattico al censimento, alla definizione e alla discussione delle preconoscenze e delle rappresentazioni mentali degli allievi a proposito del tema-problema scelto. L'alunno non è mai «tabula rasa», perché possiede concezioni e sistemi autonomi di pensiero che, derivano dal Scuolamedia “E. Fermi” Andria (BA) 4 «mondo» in cui è vissuto e dalle esperienze fatte. Un'ampia indagine sulla situazione di partenza (non solo cognitiva ma anche affettiva ed emozionale) consentirà al docente di «calibrare» il suo piano di lavoro e scegliere i percorsi e gli interventi didattici il più possibile «vicini» alla sensibilità e al vissuto dei propri allievi favorendone così la motivazione e la voglia di «cambiamento». Gli interventi didattici da proporre sono molti, noi ne proponiamo alcuni che ci sembrano i più interessanti ed adatti per affrontare la tematica dei rifiuti. Le attività esposte qui di seguito non costituiscono una sequenza obbligante. Sta al docente scegliere quella che più si adatta al livello della classe e al suo contesto ambientale. Tutte rispondono alla stessa esigenza di avviare il lavoro rilevando l'immaginario presente in classe per poter individuare e definire il problema dal punto di vista degli allievi. Ovviamente le diverse attività si possono tra loro intrecciare e completare a seconda delle esigenze del docente. Per meglio evidenziare il livello scolare delle varie attività abbiamo utilizzato i seguenti simboli: IL RIFIUTO, QUESTO SCONOSCIUTO M S Scuole Medie Scuole Superiori PERCORSO 1 dei contenitori metallici» come quella che perviene dalla Scuola Media «Padalino» di Fano, riportata qui sotto. Attività M M S Cosa ti fa venire in mente la parola rifiuto? Rilevare l'immaginario degli studenti facendo leva sulla loro voglia di raccontare, di creare storie fantastiche diventa un'attività molto utile ed interessante per iniziare il lavoro conoscitivo su termini e concetti che sono in relazione alla parola rifiuto. Nell'attività viene proposta una storia che ha un inizio ma non ha né uno sviluppo né una fine: queste sono lasciate alla creatività degli studenti. Un'attività sulle rappresentazioni mentali e le preconoscenze legate al rifiuto (Cap. II - parte prima par. 2.2) può cominciare con una semplice domanda: «Cosa ti fa venire in mente la parola rifiuto?» alla quale risulterà evidente, anche agli allievi, che non esiste la «risposta esatta». Nell'ambito della classe si farà compilare la scheda operativa n.1 (pag. 9) raccogliendo su un cartellone o sulla lavagna idee, definizioni e percezioni individuali raggruppate secondo categorie (aspetti negativi e aspetti positivi, definizioni, espressione di emozioni, percezioni ecc.). Lo scopo dell'attività è quello di «accendere la discussione» e scoprire inaspettati luoghi comuni. Si può ipotizzare che le definizioni più comuni riguardino ad esempio, un'idea di rifiuto come qualcosa di «brutto, pericoloso, da allontanare ecc.». Interessante anche mettere a confronto le idee dei ragazzi su due parole come AMBIENTE e RIFIUTI per evidenziare l’idea che la prima ha una connotazione positiva e la seconda negativa. Sarà interessante verificare quale idea, percezione, definizione condivisa si realizzerà al termine dell'attività, nonché la ricostruzione che i ragazzi faranno della stessa (metadiscussione): un punto di partenza per «aprire» il problema ed individuare o, quanto meno giustificare, piste di conoscenza ed attività successive per la seconda fase del progetto. I risultati di questa prima attività che ci vengono dall’Istituto Tecnico «Sen. O. Jannuzzi» - Andria (BA) sono riportati nei grafici, a pag. 6. M S Un rifiuto, una storia… Un'altra attività che può mettere in evidenza l'esperienza dei ragazzi può essere proposta invitandoli ad individuare un rifiuto all'interno della classe e a ricostruirne, attraverso un fumetto e/o un racconto, quelle che pensano siano state le trasformazioni a partire dalla sua origine come oggetto. In questa occasione gli insegnanti, oltre a raccogliere informazioni su preconoscenze e rappresentazioni mentali, potranno cogliere le opportunità per le varie discipline, trattando quegli argomenti che i ragazzi avranno necessità di conoscere ed approfondire. Ad esempio potranno emergere incertezze cognitive connesse con l'approvvigionamento delle materie prime, le loro trasformazioni, la distribuzione delle merci, l'energia relativa a tali processi (fonti, consumi, sprechi ecc.). Ma il racconto può essere anche preso dal libro di storia ed allora diventa «La storia Invento una storia La Storia dei contenitori metallici 1795 Napoleone offrì 12000 Franchi di premio a colui o coloro che avessero trovato un modo di preservare il cibo per le sue armate. 1810 Il premio fu vinto da Nicolas Appert che applicò la sterilizzazione ai cibi. 1880 In Inghilterra viene installata la prima linea automatica per la produzione di barattoli. 1930 Produttori europei sviluppano i contenitori per bevande in forma di bottiglia, chiusi con tappi a corona. 1935 In Inghilterra si vende per la prima volta birra in lattine di questo tipo. 1963 Un americano Ernie Fraze inventa il sistema «Easy Open» letteralmente apertura facilitata con linguetta a strappo. 1964 Si producono i primi contenitori in due pezzi e con essi si introduce il concetto di tutto alluminio. E la storia continua…! Si presenta la scheda operativa n. 2 (pag. 10) e si lascia compilare dagli studenti. Al termine dell'attività attraverso il confronto tra i vari elaborati si raccoglieranno informazioni su preconoscenze e rappresentazioni mentali. Queste costituiranno un’opportunità di lavoro per le diverse aree disciplinari che tratteranno gli argomenti evidenziati nei racconti e potranno costruire un glossario terminologico legato alla parola rifiuti. 5 PERCORSO 1 IL M S C’era una volta… Seguendo il sentiero della fantasia, che i ragazzi conoscono bene, si può chiedere di inventare favole e/o drammatizzazioni che abbiano come protagonisti i rifiuti nel loro rapporto con il resto del mondo; a titolo di esempio (per la Scuola Media Inferiore) nella scheda operativa n. 3 (pag.11) riportiamo una favola che può essere anche letta ed analizzata dai ragazzi prima dell'attività proposta. Il docente di discipline umanistiche potrà cogliere l'opportunità di far analizzare un testo o «brani» scelti dove emerga, nella storia, nelle descrizioni, nei personaggi, il problema dei rifiuti. Anche la lettura di un quadro potrà essere una buona opportunità didattica per affrontare e riconoscere il problema dei rifiuti. Da una Scuola Media è pervenuta una favola un po’… «rimata». Ve la proponiamo qui di seguito. Il Rifiuto Eroe C'era una volta un bel bosco con alberi sani e rigogliosi. Tutto era tranquillo ma, un brutto giorno, arrivarono degli uomini con la faccia losca. Erano su di un camion, tirarono fuori un pesante sacco, lo aprirono e c'era… una motosega. Purtroppo un albero fu tagliato. Fu estratta la cellulosa, con questa furono prodotti dei fogli e infine dei quaderni. Questi ultimi giunsero in un negozio e furono acquistati dai bambini che andavano a scuola. Due di questi erano Simona e Cristiano. Alla fine dell'anno scolastico i quaderni erano Che cosa ti viene in mente pensando alla parola rifiuti? RIFIUTO, QUESTO SCONOSCIUTO finiti; Simona uscì e buttò il suo in un contenitore per il riciclaggio della carta. Cristiano, invece, lo buttò nel comune sacchetto della spazzatura. Il primo quaderno finì in un centro per il riciclaggio, il secondo in una discarica. Dal quaderno di Simona fu prodotto un blocco di carta riciclata. Il quaderno di Cristiano trovatosi in una discarica, dopo un viaggetto, disse: «Ma che posto è questo? Sogno o son desto? C’è una puzza micidiale che al naso mi fa male!» Si accorse allora che molti altri rifiuti come lui erano nella discarica: «Sveglia ragazzi! Oh, ma siete pazzi? Ve ne state qui senza reagire, ma volete vivere o morire?»… … I rifiuti decisero allora, di fare una rivoluzione. Si misero tutti in fila indiana e cominciarono a camminare: la loro meta era il contenitore per il riciclaggio della carta. Mentre camminavano cantavano: «Mille pericoli abbiamo superato, e molti ostacoli abbiamo schivato. Noi siamo dei rifiuti che voglion esser riciclati per questo lotteremo e così sopravviveremo!» E con coraggio, sfidando il traffico della città, arrivarono 21,5% 43,8% Rifiuti tossici Estinzione flora e fauna Raccolta diff. e riciclo Immaginario collettivo Malattie 10,8% Inquinamento aria 6,2% 17,7% 11,2% 24,1% 19,8% Sporcizia Raccolta differenziata Sentire negativo Vissuto individuale Cassonetto Inquinamento 26,7% 18,1% I.T.I.S. «Sen. O. Jannuzzi» - Andria (BA) 6 IL RIFIUTO, QUESTO SCONOSCIUTO al contenitore e ci entrarono. Dopo poco tempo erano già dei fogli di carta riciclata, proprio come quelli su cui sto… scrivendo. (Scuola Media «E. Porcu» di Quartu S. Elena) M A caccia di… rifiuti Molte volte il problema dei rifiuti non è percepito dagli allievi come non lo è dagli adulti. L'attività ha lo scopo di stimolare i ragazzi a riconoscere i rifiuti come problematica ambientale che ci riguarda. L'attività consiste in un'uscita libera, ossia «senza consegne», nella zona intorno alla scuola, precedentemente scelta dall'insegnante che già ne conosce le caratteristiche dal punto di vista dei rifiuti (nella zona ci sono molti cestini, ci sono i cassonetti della raccolta differenziata, c’è un parco non molto pulito ecc.). Ritornati in classe si fa scrivere ai ragazzi che cosa li ha particolarmente colpiti durante l'uscita. Al termine di questa fase occorre nuovamente compiere lo stesso percorso della prima uscita, ma questa volta «con la consegna» di rilevare i «segni» dei rifiuti, ossia tutto ciò che è rifiuto e/o tutto quello che con esso è collegato. Rientrati a scuola si confrontano le rilevazioni della prima uscita con quelle della seconda segnalando gli aspetti positivi e quelli negativi e confrontando ciò che si è visto prima con ciò che si è visto dopo. Le varie osservazioni comporranno un cartellone comune che evidenzierà la «realtà» della zona rispetto al problema dei rifiuti, nei suoi aspetti positivi e negativi. M S Una rete di… rifiuti Dopo la ricognizione sull'immaginario e le preconoscenze dei ragazzi sarà possibile avvicinarsi al tema rifiuti dal loro punto di vista, cercando di individuare un problema, connesso alla tematica dei rifiuti, che è presente nel territorio o che li coinvolge nella vita quotidiana. Per avvicinarsi allo studio del problema scelto si può organizzare l'attività in aula per gruppi di 8-10 ragazzi. Si individua un aspetto del problema rifiuti presente nella realtà territoriale dei ragazzi (discarica abusiva nelle vicinanze della scuola, area verde urbana degradata da rifiuti, ecc.) e tanti elementi biotici ed abiotici, connessi al tema prescelto, quanti sono i partecipanti (ad es.: alberi, animali vari, terreno, operatore ecologico, vari tipi di rifiuti, cassonetto, ecc.). Gli elementi possono essere scelti dall'insegnante o, meglio, censiti dagli studenti attraverso le attività come quelle prima descritte («Cosa ti fa venire in mente la parola rifiuto» e/o «Caccia ai… rifiuti»). Il ruolo di ciascun partecipante viene trascritto su un foglio (100x70 cm) che, posto sul tavolo, sia visibile a tutti i componenti di ciascun gruppo disposti in cerchio attorno ad esso. A ciascun PERCORSO 1 gruppo viene quindi consegnato un gomitolo di lana (o spago, o nastro colorato) ed un pennarello. Al via del conduttore un partecipante comincia l'attività: trattiene un capo del filo di lana, passa il gomitolo ad un altro partecipante al quale, secondo lui, si sente «legato» ed esplicita la relazione ipotizzata, in forma di frase di senso compiuto. Il partecipante così «contattato» trattiene il filo e passa il gomitolo ad un altro, esplicitando anch'egli una relazione. Il gioco continua fino a realizzare «una rete di relazioni». La discussione successiva è facilitata se, mentre si gioca, la rete e le relazioni vengono trascritte e lasciate come «traccia» sul foglio posto sul tavolo. Terminato il gioco, infatti, si invitano i «portavoce» dei gruppi ad illustrare le tracce risultanti e ad esprimere le loro prime impressioni; eventuali integrazioni potranno essere offerte dai componenti dei vari gruppi. Si chiederà poi di illustrare i «significati» dell'attività realizzata. La lettura dell'immagine prodotta dall'intreccio del filo di lana sul cartellone è immediata, tutti individuano: «il reticolo, l'intreccio… la rete» formata dalle relazioni che legano i vari elementi presi in considerazione, e quindi, l'ambiente, insieme di fattori viventi e non, come rete-sistema di relazioni. Da qui nasce la riflessione che tra gli elementi di un ecosistema in relazione tra loro, ve ne sono alcuni più spesso coinvolti, altri meno, relazioni più scontate ed altre meno, elementi più o meno riconoscibili come parti significative del sistema indagato. Vi sono quindi punti «caldi» in cui la rete è più fitta: forse ci troviamo di fronte al cosiddetto «fattore limitante» dell'ecosistema… e pertanto si potrà chiedere «Cosa accadrebbe nella rete realizzata se venisse a mancare la specie x o venisse inquinata l'acqua o il terreno…?». La domanda, e la discussione successiva, consentirà di chiarire l’intuizione dell’interdipendenza tra i vari fattori di un ecosistema e come l'intervento distruttivo su di un elemento possa indurre modificazioni irreversibili su tutto il sistema. Si potrà inoltre mostrare che anche tra gli elementi non direttamente legati si può riconoscere qualche relazione, rileggendo la rete complessiva delle relazioni, (il sistema che si è costruito), in cui quegli elementi sono collocati. A volte ci si sforza di trovare relazioni meno evidenti per coinvolgere un giocatore «dimenticato»; questo si verifica perché i ragazzi spesso scelgono l'elemento a cui relazionarsi a seconda del rapporto di simpatia di chi lo rappresenta. È evidente che altre riflessioni che potranno emergere, riguarderanno prevalentemente i diversi «tipi» di relazioni. Relazioni cognitive («le buste di plastica degradano il prato, le deiezioni degli animali concimano il terreno») oppure valoriali («i ragazzi non rispettano gli alberi… »). È quindi possibile una lettura dei valori che si esplicitano nei vari momenti dell'attività: nella scelta degli elementi che «entrano in gioco», nella scelta dell'elemento con cui ci si mette in relazione, nella relazione espressa tra due elementi. Quest'ultima, infatti, può essere a vari livelli: dall'espressione di un legame «fisico», di lettura immediata, a quella di un legame logico, emotivo, di valori. Se poi a giocare con gli stessi elementi dell'ecosi- 7 PERCORSO 1 stema sono più gruppi distinti, si possono alla fine confrontare le due «reti» prodotte e riflettere su come la lettura di una situazione reale sia condizionata dai punti di vista di chi partecipa al gioco, per cui anche nella ricostruzione delle relazioni entra in gioco la soggettività. L'attività si dimostra efficace anche nell'ambito della costruzione di conoscenze (scheda operativa n. 4 pag. 14). Essa si presta sia all'indagine di preconoscenze e di rappresentazioni contaminate dall’immaginazione (costituendo, pertanto, una buona alternativa, alle attività prima descritte) sia 8 IL RIFIUTO, QUESTO SCONOSCIUTO come strumento di verifica durante le varie fasi di un progetto per accertare l'acquisizione cognitiva delle relazioni esistenti negli ecosistemi: è ovviamente adattabile in vari contesti didattici. A livello formativo questo gioco può contribuire a raggiungere la consapevolezza che gli studenti fanno parte di un sistema in cui sono in relazione con tutti gli altri elementi e che quindi non possono ignorare le conseguenze che i comportamenti umani, non «compatibili», possono avere sull'ambiente. MS SCHEDA 1 PERCORSO 1 Scheda 1 Che cosa ti fa venire in mente? MS Indica almeno otto parole o frasi, o immagini che ti vengono in mente pensando alla parola scritta dentro il cerchio: AMBIENTE RIFIUTI 9 PERCORSO 1 M SCHEDA 2 Scheda 2 Se arrivassero gli extraterrestri M Alcuni extraterrestri, che non sanno niente del Pianeta Terra, atterrano di notte in una discarica di rifiuti: ❑ Immagina la loro relazione sul Pianeta Terra o disegna l’avvenimento utilizzando una tecnica a tua scelta ........................................................................................ ........................................................................................ ........................................................................................ ........................................................................................ ........................................................................................ ........................................................................................ ........................................................................................ ........................................................................................ ❑ Che tipo di rifiuti secondo te raccoglierebbero come campione da portare sul loro Pianeta? Elencali ........................................................................................ ........................................................................................ ........................................................................................ ........................................................................................ ........................................................................................ ........................................................................................ ........................................................................................ ........................................................................................ ........................................................................................ ........................................................................................ 10 M SCHEDA 3 PERCORSO 1 Scheda 3 C’era una volta… M Leggi attentamente e analizza la seguente fiaba: ❑ Il Paese Delle Cose Che Succedono C’era una volta un Paese molto lontano da qui, che si chiamava Paese Delle Cose Che Succedono. Questo Paese veramente c’è ancora, ma sono successe alcune cose che l’hanno messo nei guai. Tanto tempo fa era un Paese felice: era situato in una Valle verde e ridente, percorsa da un Torrente dalle acque chiare e piene di pesci. I bambini ed i ragazzi del Paese andavano in tutte le stagioni a giocare sui Prati, che costeggiavano le rive del Torrente. C’erano molti animali, nei Prati come nel vicino Bosco, e gli uomini consideravano gli animali come altri abitanti della Valle, con uguali diritti e doveri. Il Bosco, fitto di antichi alberi, si arrampicava fin sulle pendici dell’alta Montagna che sovrastava la Valle, e che incuteva agli uomini timore e reverenza. Il Paese era piccolo e molto grazioso: le case di legno e pietra erano curate, con i fiori alle finestre, le strade erano pulite, i bambini giocavano nelle vie e nelle piazze, i vecchietti si sedevano a prendere il sole. Nelle giornate d’estate i rumori provenienti dalle case e dalle botteghe degli artigiani si mescolavano allo scrosciare del torrente e allo stormire delle foglie. Si vedeva insomma che chi abitava in quel Paese faceva molta attenzione a starci bene, ed aveva rispetto di se stesso, degli altri e in fondo anche del Paese. Era un Paese felice, ma non dobbiamo farci idee strane: anche qui la gente moriva, anche se per fortuna quasi solo da vecchi; c’erano le malattie, i temporali, gli incendi, l’inverno era lungo e freddo, il lavoro faticoso. A tutti questi problemi gli abitanti cercavano insieme le risposte: non c’era indifferenza, anche nelle difficoltà non ci si sentiva soli, e tutti si sforzavano di trovare per tutti soluzioni contro il freddo, la fatica, le malattie, il buio e le scomodità. Nel Paese abitava anche un vecchio saggio Mago, che si chiamava Alarico: per tutta la sua lunga vita si era occupato con passione ed attenzione di tutto quello che viveva nella Valle, uomini, animali, piante e pietre, e sapeva tutto quello che c’era da sapere, e anche qualcosa di più. Egli ricordava cose che gli altri avevano dimenticato, perché non si rendevano conto della loro importanza, e quello che succedeva alla sua Valle era come se succedesse a lui. Tutti quanti si rivolgevano a lui per capire e per decidere, e si affidavano con fiducia a quanto diceva, anche se spesso le sue parole erano un po’oscure e i suoi consigli un po’ severi. Alarico aveva un figlio di nome Arturo, che era diventato anche lui un Mago ed aveva per la Valle la stessa passione del padre: quindi aiutava Alarico con le sue idee e invenzioni, che con il trascorrere degli anni si facevano sempre più originali e utili. Con il passare del tempo Alarico, che nel frattempo veniva chiamato «l’Antico», si faceva sempre più vecchio e saggio, e Arturo veniva acclamato da tutti per le sue geniali trovate, tanto da meritarsi il nome di «Futuro». Specialmente i giovani frequentavano con entusiasmo la sua scuola, ove trovavano incredibili soluzioni ai loro problemi spiccioli. Era faticoso andare al pozzo a prendere l’acqua? Furono inventati tubi e pompe, e l’acqua chiara del Torrente zampillò direttamente dentro le case. Nelle lunghe sere d’inverno il lume delle candele era troppo fioco? Fu ancora la forza del Torrente a venire in aiuto agli uomini, che la imbrigliarono in una macchina magica e la spedirono attraverso fili volanti ad illuminare tutte le case del Paese. Grazie alla genialità ed al tenace lavoro di Arturo e dei suoi allievi, il Paese Delle Cose Che Succedono conobbe un’era felice: le case erano calde, le malattie sempre più rare e meno pericolose. Furono inventate macchine che aiutavano l’uomo nei lavori più pesanti ed altre che gli permettevano di spostarsi senza fatica sempre più lontano e sempre più velocemente. Si scoprirono utilizzi fino ad allora inimmaginabili per l’acqua del fiume, le piante del bosco e le pietre della montagna. Gli uomini del Paese Delle Cose Che Succedono erano molto felici, e in più orgogliosi della propria intelligenza che aveva creato tutte quelle belle cose: avevano la 11 PERCORSO 1 sensazione di essere molto potenti, addirittura i padroni della Valle, del Paese, del Bosco e della Montagna, anziché esserne solamente gli abitanti insieme agli altri esseri. Alarico e la sua antica saggezza vennero messi completamente da parte, e ad Arturo venivano fatte sempre più spesso richieste che lo preoccupavano, perché le soluzioni che si potevano trovare andavano a vantaggio solo degli uomini, o addirittura solo di alcuni di essi, e a svantaggio di tutti gli altri esseri viventi e non viventi della Valle. Gli accadde sempre più spesso di dire «no» a queste richieste eccessive, cercando di spiegare i motivi ai suoi studenti, ma quelli si arrabbiavano perché non li aveva accontentati e se la prendevano con lui, finché‚ cominciarono a non dargli più retta e ad applicare di nascosto le sue idee e invenzioni per farne quello che pareva a loro. I risultati non tardarono a giungere: la Valle ridente si trasformò ben presto in un posto sudicio e disordinato, dove ciascuno badava solo a rendere più bella la sua casa e il suo pezzetto di terra, a danno di tutto il resto. Piano piano il Torrente fu derubato delle sue acque e nel suo letto furono scaricate le acque puzzolenti delle case e delle officine, che diventavano sempre più grandi e rumorose per produrre sempre più cose. Nei Prati che circondavano il Torrente la terra inaridì e in seguito vi vennero gettati i rifiuti di quello che veniva consumato e abbandonato: e diventavano sempre di più, una vera e propria montagnola brutta e puzzolente. La vera Montagna invece fu scavata per ricavarne minerali e sassi, sempre più minerali e sassi per farci sempre nuove cose: fino sulla cima vennero costruite comode strade, e per far questo molti alberi furono abbattuti. Molti altri alberi furono anche abbattuti per ricavarne legno per i mobili e pasta per la carta, e quel poco che restava del maestoso Bosco era pieno di cartacce e pattume dei turisti: quasi come i Prati. Pareva che gli uomini avessero dimenticato il passato, e che non si preoccupassero del futuro: pensavano solo al presente, ma anche il presente in realtà era brutto, loro non erano felici, anzi. Solo che cercavano alla loro tristezza soluzioni che peggioravano la situazione invece di risolverla. Presto i pochi animali sopravvissuti abbandonarono la Valle, e l’intera natura cominciò a ribellarsi all’operato dell’uomo: ad ogni pioggia la Montagna inferocita faceva cadere sul Paese sassi e fango, il Torrente si gonfiava al di sopra degli alti e rigidi argini e le sue acque puzzolenti spazzavano case e giardini. Perfino l’aria e l’acqua erano diventate velenose e portavano misteriose malattie. Ma quel che era peggio era che adesso gli stessi uomini parevano colpiti da una malattia sconosciuta, che li rendeva tanto più avidi quanto più possedevano, sempre meno capaci di condividere le cose con gli altri, sempre più cattivi, sempre più infelici. Arturo ed Alarico venivano scansati da tutti, e i loro sforzi per cercare qualche rimedio alla situazione li facevano solo odiare sempre di più: ma non potevano rassegnarsi alla triste fine della loro Valle, e così fuggirono per il Mondo in cerca di aiuto, portando con loro la propria sapienza ed il magico «Libro Delle Cose Che Succedono». Su questo libro compariva tutto quello 12 M SCHEDA 3 che succedeva nella Valle, e poi ci restava disegnato sopra: portandolo con sé‚ i due Maghi potevano essere sempre informati e potevano mostrare con esattezza quanto era successo, nella speranza di trovare l’aiuto di cui avevano bisogno. Alarico, infatti, sapeva bene che la Valle poteva ancora risanarsi da sola, se la lasciavano in pace: per aiutarla erano però necessarie due Magie: una era molto semplice, e un tempo tutti la conoscevano, era la «Magia Che Fa Le Cose Nuove Da Quelle Vecchie». Non serviva a riportare i sassi e gli alberi alla Montagna ed al Bosco, a ripulire i Prati, a far tornare l’acqua nel Torrente e gli animali nella Valle: ma insegnava a ricavare le cose di cui si aveva bisogno da quelle che non servivano più, con un po’ di ingegno e di pazienza, invece di andare sempre a prendere nuovo materiale dalla Valle. Inoltre con questa Magia si risolveva il problema della montagnola puzzolente che aveva invaso i Prati, e che cresceva ogni giorno di più. Ma non poteva servire a niente se prima non si guariva la malattia che aveva colpito i cuori degli uomini, che non erano più capaci di capire quello che stavano facendo, e per questo occorreva un’altra Magia, ben più complicata e faticosa. Bisognava costruire un «Libro Che Fa Succedere Le Cose», che può venire realizzato solamente dai bambini, perché‚ solo loro hanno diritti sulle Cose Che Devono Ancora Succedere. Alarico e Arturo avevano tentato di realizzarlo con i bambini del proprio Paese, ma gli adulti se ne erano accorti e avevano buttato via tutto; poi si erano resi conto che poteva essere interessante, e avevano fatto scrivere ai bambini quello che pareva a loro. Ma non funzionava. Allora avevano cominciato a dar noia ai due Maghi per farsi spiegare come si faceva la Magia. A questo punto i due erano fuggiti via dal Paese, inseguiti da alcuni malvagi che volevano impadronirsi di questa formula o comunque impedire che loro la usassero. I due Maghi erano talmente stanchi e tristi che i loro poteri si stavano indebolendo: inoltre erano stati tanto tempo a contatto con persone aride e cattive che ogni tanto si dimenticavano persino il motivo per cui si davano tanto da fare. Dovevano ricordarselo ogni giorno l’uno con l’altro, parlarsi dei pesci e degli alberi e delle case con le finestre fiorite e ripassare i nomi di tutti i bambini del Paese finché‚ ritrovavano la forza per andare avanti. Per fortuna, quando ormai le loro speranze erano ridotte al lumicino, i due Maghi arrivarono a Certaldo, dove incontrarono alcuni gruppi di Bambini con i loro Maestri: questi ascoltarono con attenzione la loro storia, e si commossero e preoccuparono per le difficoltà in cui versava il loro Paese. Anzi, ragionandoci bene, si resero conto che anche Certaldo correva gli stessi rischi, e probabilmente molti altri Paesi, quindi a maggior ragione era urgente cercare di imparare la Magia per costruire tutti insieme un «Libro Che Fa Succedere Le Cose». Allora Alarico e Arturo, rincuorati, insegnarono come prima cosa ai bambini la «Magia Che Fa Le Cose Nuove da Quelle Vecchie». Poi iniziarono a spiegare loro cosa dovevano fare per costruire M SCHEDA 3 il Libro: ma non riuscirono neanche a terminare la lista degli ingredienti, dovettero salutare frettolosamente i ragazzi raccomandando loro di fare del loro meglio e fuggire, perché‚ i loro inseguitori li avevano scovati. Impiegarono lunghe settimane per riuscire a far perdere le proprie tracce, ma appena fu loro possibile tornarono: e non riuscivano a credere ai propri occhi! I ragazzi avevano lavorato di gran lena, cercato tutti assieme soluzioni e suggerimenti, costruito disegni e inventato storie. Con l’aiuto dei Maghi e la Magia che i ragazzi avevano dimostrato di possedere, il ■ PERCORSO 1 «Libro Che Fa Succedere Le Cose» fu presto fatto, e in men che non si dica sul «Libro Delle Cose Che Succedono», che i due Maghi avevano ancora con loro, si videro gli influssi benefici che la Magia stava avendo anche sul loro lontano Paese. E chissà su quali altri. Magari anche su Certaldo. (I Paese Delle Cose Che Succedono è di Maria Frangioni e Patricia Gabrielli) Chi sono i protagonisti? ......................................................................................... ......................................................................................... ■ Perché il Paese delle Cose che Succedono era felice? ......................................................................................... ......................................................................................... ■ Chi ha fatto diventare «brutto e infelice» il Paese? ......................................................................................... ■ Chi avrebbe potuto salvare il Paese? ......................................................................................... ■ Che cosa bisognava costruire per salvare il Paese? ......................................................................................... ......................................................................................... ■ Chi ha costruito il «Libro Che Fa Succedere le Cose?» ......................................................................................... ■ Perché? ......................................................................................... ......................................................................................... ■ Che cosa ci metteresti tu nel «Libro Che Fa Succedere le Cose?» ......................................................................................... ......................................................................................... ......................................................................................... 13 PERCORSO 1 S SCHEDA 4 Scheda 4 I nodi… delle relazioni S ■ Dopo aver costruito la “rete” dei rifiuti cerca di trovare quegli elementi che non sono correlati. ■ Ricostruisci una loro eventuale relazione rileggendo le relazioni che legano gli elementi “slegati” ad altri elementi, passando quindi attraverso un incrocio, ovvero un “nodo” della rete che indichiamo con gli elementi A, B, C, D A B C D ■ Le coppie di fattori A/D e B/C sono direttamente legate da relazioni già esplicitate nella rete. ■ Ricerca le possibili relazioni A/B, B/D, D/C, C/A. Il grafico evidenzierà un collegamento indiretto attraverso il “nodo” che potrà servire da stimolo per la ricerca di collegamenti concettuali o valoriali possibili. 14 Percorso 2 La natura ricicla e l’uomo? Premessa non superano alcuni limiti, oltre i quali si scatenano reazioni che possono mettere in crisi irreversibile gli ecosistemi. Questo percorso si pone, pertanto, come obiettivi la costruzione di alcuni concetti di base dell’Educazione Ambientale (ambiente come rete di relazioni, ciclo, limite, risorsa, ecc.) e di una metodologia d’indagine e di studio della realtà che rappresenta una sorta di prerequisito per acquisire una mentalità reattiva verso i problemi dell’ambiente. In questo senso i rifiuti, per quanto già detto nell’introduzione, rappresentano una pista agevole, sempre che l’approccio tenga conto delle sensibilità e delle esperienze preesistenti ed emergenti nella scolaresca. A questo proposito bisogna sempre prendere in considerazione strategie che tengano viva la motivazione iniziale e che alimentino l’interesse nell’allievo. Attività M S Riciclo, riuso e… abbandono I.M.S. “Erasmo da Rotterdam” Sesto S. Giovanni (MI) In natura tutto viene riciclato. A partire da questo assunto possono derivare una serie di importanti conoscenze che sono alla base dell’ecologia, ma al contempo «cariche» di connotazioni di valore. Le relazioni esistenti tra i vari elementi, biotici ed abiotici, si presentano come intricati sistemi a rete. Sistemi che costituiscono fattori di stabilità e di equilibrio dinamico che permangono se le azioni, in particolare quelle dell’uomo, Partiamo dal mondo in cui vivono i ragazzi e invitiamoli a fare un censimento degli oggetti che più frequentemente usano durante la giornata, compresi gli arredi, i capi di abbigliamento, gli zaini, il vasetto con la marmellata, i giornali… Dall’elenco semplice si passa a raggruppare gli «oggetti» riferendosi a quello che sarà il loro «destino»; si prefigura il percorso (investirà anche l’immaginario dei ragazzi) che gli oggetti compiranno fino a connotarsi come rifiuto, scheda operativa n. 5 (pag.20) Una classificazione si può fare in termini di possibile: a) riuso b) riciclo c) abbandono. Analizzando le possibilità di riuso dei vari oggetti, ve ne saranno alcune di immediata intuizione, come l’abitudine di cedere abiti vecchi, ed altre meno immediate, come l’uso di materiali (es. grossi imballaggi, televisori), per attività creative a scuola o per giocare. Per quanto riguarda il riciclo, esso offre l’occasione per la trattazione di contenuti disciplinari e di appro- 15 PERCORSO 2 fondimenti che permettono di introdurre concetti importanti come quelli di materie prime, materie seconde, di ciclo vitale, di biodegradabilità (v. attività «Concetti da non buttare»), di risparmio energetico. Per rendere «visibili» questi aspetti, per creare l’occasione di pensare concretamente, si può organizzare la raccolta differenziata (di carta o di lattine) all’interno della propria classe per poi riutilizzare i rifiuti per inventare giochi, attività didattiche o utensili diversi. Vi sono, infine, gli oggetti che andranno sicuramente buttati via, diventeranno inevitabilmente rifiuti da eliminare e a molti basterà non vederli più per pensare che svaniscano nel nulla. Può essere questo il momento per trattare argomenti come i sistemi di smaltimento e le tipologie delle discariche, per definire la dimensione della emergenza rifiuti. A questo punto una visita alla discarica più vicina, dove vengono portati i rifiuti abbandonati, potrebbe essere la conclusione di questa attività. LA NATURA RICICLA E L’UOMO? M S I concetti da non buttare L’approccio ai concetti di biodegradabilità, di inquinamento e di riciclo risulta quasi sempre difficoltoso sia per la complessità sia per l’insieme di conoscenze che essi comportano. Tale approccio può avvenire attraverso un questionario che rivela le preconoscenze dei ragazzi come quello riportato nella scheda operativa n. 7 (pag. 22). La lettura e l’analisi dei risultati dei questionari permette di individuare le figurazioni mentali dei ragazzi, l’attenzione che pongono alle «cose» del loro ambiente e gli spazi culturali in cui si muovono e da cui ricevono sollecitazioni. Le risultanze possono essere discusse in classe, avendo cura che tutti gli alunni intervengano per esprimere la propria opinione e per giungere ad una definizione condivisa. M Intatto o… deteriorato M S I tempi dell’usa e getta Un’altra possibile direzione di indagine che si può delineare a seguito dell’attività di «censimento» di oggetti di uso quotidiano, è quella dell’analisi dei tempi, differenziando gli oggetti a seconda della loro durata, viene immediato considerare i rapporti che esistono tra i tempi di: PRODUZIONE UTILIZZO SMALTIMENTO Non sempre sono rapporti equilibrati; infatti i tempi di produzione sono a volte lunghi, ancora più lunghi quelli necessari per la formazione delle risorse naturali utilizzate (materie prime), per oggetti che «vivranno»… qualche minuto. Per l’utilità di alcuni oggetti la cosa è inevitabile, ma… è sempre così? I tempi di smaltimento poi, superano di gran lunga quelli della vita di un oggetto e resta comunque un’incognita il reale processo di degrado ambientale che si accompagna alla sua distruzione. Il docente per far prendere coscienza del rapporto tra produzione/consumo/ utilizzo, potrà far compilare la scheda operativa n. 6 (pag.21). A tale proposito molti si appellano al principio di biodegradabilità per attribuire innocuità ad un prodotto, ipotizzando la sua dematerializzazione in una natura «amica», favorendo così l’abitudine all’abbandono. È evidente che in un’attività come «Riciclo, riuso e… abbandono» e «I tempi dell’usa e getta» si pone significativamente l’attenzione sul «futuro» e, quindi sulle dimensioni dell’incertezza e dell’imprevedibilità che ad esso inevitabilmente si accompagnano. Non è facile prevedere il futuro, ma la consapevolezza dell’incertezza può stimolare cautela e buonsenso nei comportamenti del presente. 16 Con la seguente attività è possibile seguire le modificazioni di alcuni rifiuti-tipo (frutta, pane, giornale, vetro, pezzo di plastica, lattina ecc.). Far compilare la scheda operativa n. 8 (pag. 23) ad ogni allievo e dopo procedere con l’esperimento di verifica sotto riportato. Attività di laboratorio Predisporre tre campioni uguali composti da sei rifiutitipo (verdura, pane, giornale, vetro, limatura di ferro o paglietta da cucina, plastica). Sotterrare il primo campione in luogo aperto e ben individuabile, avendo cura di non ammucchiare i sei rifiuti, per facilitare l’osservazione successiva (SUOLO). Immergere il secondo campione in un vaschetta colma d’ACQUA. Porre i sei rifiuti del terzo campione in un luogo ben areato ed osservabile (ARIA). Tenere sotto osservazione i campioni: ARIA e ACQUA. Rilevare sistematicamente, ogni settimana, per la durata di due mesi: a) colore; b) forma; c) volume; d) consistenza; e) altro; annotando le variazioni su un’apposita scheda. L’osservazione effettuata sul «visibile» (ARIA E ACQUA) permette di formulare ipotesi sul «non visibile» (SUOLO) e di verificarle sensorialmente al termine del periodo stabilito. Dalla comparazione delle modificazioni avvenute (e non) nei tre campioni è possibile pervenire ad una prima generalizzazione relativa alla biodegradabilità, ai tempi in cui avvengono tali modificazioni e ai fattori che le favoriscono o le determinano. Le conoscenze e i concetti acquisiti costituiscono un punto di partenza per procedere dal vicino al lontano e dal locale al globale tenendo conto delle variabili della quantità e della qualità. LA NATURA RICICLA E L’UOMO? M S Concetti alla… moviola Un esperimento come quello descritto nell’attività sulla biodegradabilità, unitamente al questionario proposto nella scheda operativa n. 7, possono facilitare l’approccio ai concetti d’inquinamento e di riciclabilità. «… L’inquinamento è il degrado dell’ambiente causato da immissioni da parte dell’uomo (e non) di sostanze, anche non tossiche, in quantità tali che i cicli biogeochimici non riescono a smaltirle risultandone alterati… ». «… L’inquinamento è un’alterazione delle caratteristiche fisiche, chimiche o biologiche dell’acqua, dell’aria, della terra che può, o potrà risultare pericolosa per la vita umana e quella di altre specie… » (1966 National Academy of Science). Definizioni come quelle sopra riportate non tengono conto delle variabili, «quantità», «qualità» ed «estensione» del fenomeno nel tempo e nello spazio. Pertanto bisogna mirare a che ogni allievo comprenda che l’inquinamento è un’alterazione in un equilibrio di relazioni che caratterizzano un ecosistema complesso: non sarà difficile far comprendere che lo «stallatico» (si pensi alle deiezioni animali dei grandi allevamenti zootecnici), pur biodegradabile (riciclabile dalla natura), in quantità eccessive e concentrate determina il peggioramento della qualità delle acque superficiali e profonde; d’altro canto, il vetro, sostanza non riciclabile «naturalmente», pur non essendo immediatamente collegabile all’idea di «inquinamento», se disperso nell’ambiente in certe quantità comporta, comunque, degrado del paesaggio. È evidente che ogni rifiuto, pur riciclabile dalla natura o dalla tecnologia umana, può risultare comunque inquinante (senza, qui, tener conto di ciò che comporta per l’ambiente la sua produzione). Non per niente sulle etichette di alcuni contenitori sono frequenti due avvertenze: «Riutilizzabile», «Non disperdere nell’ambiente». Due facce dello stesso problema, due avvertenze che possono costituire spunto di una prima problematizzazione. Attenzione, quindi: semplici esperimenti di biodegradabilità possono risultare «parziali» se non fuorvianti. M S Da cicale a… formiche Le migliaia di tonnellate di rifiuti quotidiani sono costituite anche da materie prime che «costano» e non sono inesauribili: carta (cellulosa), vetro (silicati), plastica (petrolio), alluminio (bauxite), ferro e metalli si ritrovano frammisti alle sostanze organiche dei rifiuti alimentari. Nei cassonetti, quindi, finisce invisibilmente anche quell’enorme quantità di energia impiegata per ricavare dalle materie prime lattine, bottiglie, shoppers… Ha senso dissipare, incenerire le materie prime (esauribili) contenute nei rifiuti? PERCORSO 2 Raccolta differenziata e riciclaggio permettono un rientro di costi, grazie alla vendita di materiali recuperati e contribuiscono alla riduzione della quantità e dei volumi trattati negli impianti (inceneritori, discariche, ecc.). La separazione dei rifiuti urbani pericolosi (medicinali scaduti, pile, ecc.) accompagnata da un idoneo smaltimento finale, elimina o, quanto meno, riduce le possibilità di inquinamento. Sempre partendo dalla discussione sulle risultanze del questionario è possibile pervenire alla necessità della differenziazione dei rifiuti a monte del riciclo. L’obiettivo è facilmente conseguibile costruendo con i ragazzi una tabella come quella predisposta nella scheda operativa n. 9 (pag. 24 ). ◆ Fissata l’attenzione su un oggetto, si risale alle materie prime necessarie per realizzarlo e all’impiego di energia e lavoro per estrazione e trasformazione; ◆ successivamente si individuano i processi occorrenti per il riciclo ed il luogo in cui esso avviene (l’attività può essere ripetuta con diversi tipi di rifiuti riciclabili). Dopo la compilazione della scheda, sono facilmente evidenziabili alcuni «nodi» correlati al riciclaggio: a) il riutilizzo delle «materie seconde» riduce il depauperamento di quelle «prime» e permette il risparmio totale dell’energia impiegata per la loro estrazione; b) la raccolta differenziata è resa obbligatoria dalla differenziazione sia dei processi che dei luoghi in cui il riciclaggio avviene. M S Tutti per uno o… ognuno per se? Completiamo questa sezione dei percorsi didattici con un gioco, tanto coinvolgente e divertente, quanto efficace nel «mettere a nudo» concetti e comportamenti che riguardano l’uso delle risorse. Per esso non c’è limite o soglia minima d’età: bambini o docenti ecologisti… è sempre una nuova scoperta! Le regole Sul tavolo vengono messi a disposizione dei giocatori 2n + 2 fermagli che costituiscono la posta in gioco (se i giocatori, indicati con n sono 10 i fermagli saranno 22). Al «Via» del conduttore ciascun giocatore cercherà di prendere i fermagli. Allo «Stop» verrà raddoppiato il numero di fermagli rimasti sul tavolo senza superare la prima posta (in questo caso 22 fermagli). I giocatori devono osservare assoluto silenzio, perciò non possono parlare tra loro se non per indicazione del conduttore. Vince il premio chi raggiunge 2n + 4 fermagli (nel caso citato 24 fermagli). L’obiettivo del gioco è conseguire il premio. Il conduttore può rileggere le istruzioni, ma non può rispondere a domande. 17 PERCORSO 2 Come si gioca Dopo aver disposto 8 - 10 ragazzi seduti intorno ad un tavolo ed i rimanenti in piedi alle loro spalle con funzioni di osservatori, il docente dispone sul tavolo i fermagli (possono essere utilizzati anche semi di legumi o… cioccolatini!) in quantità coerenti a quanto disposto nelle regole. Quindi legge lentamente e chiaramente le «regole». Al via del docente, si verifica frequentemente che i giocatori si impadroniscano subito di tutti i fermagli che formano la posta. In questo caso il docente dichiara finito il gioco e ritira i fermagli posseduti dai giocatori senza dare spiegazioni. Il motivo infatti si evidenzierà rileggendo le regole: «… Allo stop verrà raddoppiato il numero di fermagli rimasti sul tavolo… ». Il docente può, a questo punto, invitare i ragazzi a riprovare. Rilegge, pertanto, le regole e tra i giocatori può sorgere la necessità di una riflessione volta ad ottimizzare i modi della partecipazione al gioco per conseguire il premio. Può quindi dare il permesso di parlare. Si arriva normalmente ad accordi tra i giocatori per favorire il raddoppio della posta e continuare a giocare. Il docente potrà «disturbare» i tentativi di accordo ridando improvvisamente il VIA: ed ecco che potrà esserci qualcuno dei ragazzi che, incurante della discussione in atto o degli accordi realizzati, cercherà di «arraffare» il tutto, magari senza raggiungere il numero richiesto di fermagli per vincere il premio! Il docente potrà fare vari tentativi in modo che si manifesti la maggiore quantità e qualità possibile di dinamiche. Qualcuno continuerà ad autolimitarsi e prendere dal tavolo un numero «limitato» di fermagli e, forse, ci sarà qualcuno che… vincerà! Il gioco, che inizialmente si presentava decisamente di tipo individuale, si trasforma in qualcosa di diverso: è necessaria la collaborazione di tutti perché, si possa giungere al «termine». Alla fine del gioco (qualunque essa sia), s’invitano i giocatori, individualmente, a far emergere le impressioni, nonché ad esplicitare e motivare il proprio comportamento ed il proprio punto di vista manifestatosi durante il gioco. Una «lettura» di quanto accaduto potrà essere richiesta ai ragazzi che, in piedi, hanno svolto funzione di osservatori. Emergeranno così le ambiguità delle regole, i ripensamenti, la voglia di vincere ed i tentativi frustrati di 18 LA NATURA RICICLA E L’UOMO? accordo, indifferenza al «premio»… e tante altre cose ancora! Dopo questo primo «giro», il docente potrà invitare a riflettere sul gioco e sui suoi significati: emergerà che si tratta di un gioco che consente, con una certa facilità, di accostarsi a concetti propri dell’Educazione Ambientale, quali quello di «limite delle risorse», laddove i fermagli sono una metafora del concetto di «risorsa». L’attività qui proposta introduce al concetto di esauribilità delle risorse naturali ed in materia di rifiuti permette di cogliere, per analogia con il comportamento tenuto durante il suo svolgimento, come sia indispensabile un’autolimitazione ed un’autoregolamentazione per evitare di giungere al punto di non ritorno (quando, cioè «finisce il gioco e senza vincitori!»). Il concetto di limite, allora, da concetto puramente negativo, si «carica» di connotazioni valoriali positive. Esso non rappresenta più esclusivamente un ostacolo alla realizzazione personale e alla libertà individuale, ma un fattore indispensabile per ricercare l’equilibrio tra uomo ed ambiente, tra risorse e consumi… tra nord e sud del mondo. Limite, equilibrio, difesa dell’ambiente e delle risorse naturali, irreversibilità, sviluppo compatibile, ecc.: il gioco, come semplice pretesto didattico, permette l’apertura su grandi tematiche ambientali e ha una forte componente valoriale. Esso infatti mette in evidenza come sia inevitabile la cooperazione, la solidarietà, il sentirsi parte di un sistema più vasto, per raggiungere un benessere accettabile per tutti. Ultima considerazione: è innegabile che tali attività così come altre attività di ruolo o di simulazione, hanno una grande validità anche dal punto di vista relazionale, in quanto permettono a tutti di entrare in una situazione che non è percepita come «istituzionale» e, pertanto, può consentire a tutti di esprimere opinioni ed imparare a confrontare i reciproci punti di vista. È oltremodo evidente come la fase della riflessione, che fa seguito al gioco (ma non solo a questo), consente di avviare un processo di grande importanza per l’Educazione Ambientale e non solo per essa: «imparare ad imparare», laddove sono favoriti apprendimenti attraverso prove ed errori, valutazioni dei propri comportamenti in relazione ad un fine da raggiungere e ad un determinato contesto, riflessioni sulle proprie scelte e sulle loro conseguenze, acquisizioni consapevoli dei limiti del proprio modo di interpretare ed agire. LA NATURA RICICLA E L’UOMO? PERCORSO 2 Scuola Media «Padalino» - Fano (PS) 19 PERCORSO 2 M SCHEDA 5 Scheda 5 Buttare, buttare, buttare M Riprendi l’elenco degli oggetti che più utilizzi durante la tua giornata o all’interno della tua classe e soffermati sui motivi per i quali si buttano i diversi prodotti e dove vengono generalmente buttati. Oggetti Perché vengono buttati Dove vengono buttati INDUMENTI 1. giubbino 2. scarpe 3. calzini 4.… 5.… CIBI 1. pane 2. carne 3.… 4.… 5.… ARREDI 1.… 2.… 3.… 4.… 5.… OGGETTI DI USO COMUNE 1. zaino 2. penna 3. matite 4. spazzolino per denti 5.… NOTA BENE: ◆ Le motivazioni possono essere: sono completamente consumati, non c’è tempo per ripararli, non c’è in casa chi li ripari, non c’è l’artigiano vicino che li ripara, sono passati di moda, sono monouso, ne sono stati cucinati troppi, sono stati cucinati male, si sono deteriorati, erano degli avanzi. 20 MS SCHEDA 6 PERCORSO 2 Scheda 6 I tempi del prodotto/rifiuto MS Dopo aver condotto una ricerca su come si producono, come si utilizzano e come si smaltiscono gli oggetti della tua giornata prova a prevedere il rapporto fra tempi di produzione (tp), tempi di utilizzo (tu) e tempi di smaltimento (ts) dei dieci oggetti più utilizzati OGGETTO ■ 1 2 3 4 5 ■ 1 2 3 4 5 è fatto di.. tp tu ts tu/tp tu/ts Rispetto al tempo di utilizzo (tu) stila una classifica degli oggetti a partire dal più utilizzato nel tempo a quello meno utilizzato 6 7 8 9 10 Rispetto al rapporto tra tu/tp e tu/ts stila una classifica di quelli ambientalmente più sostenibili (tu/tp e tu/ts molto grandi) 6 7 8 9 10 21 PERCORSO 2 MS SCHEDA 7 Scheda 7 I concetti da non… buttare MS BIO_DE_GRA_DA_BI_LI_TÀ ■ Conosci la parola BIODEGRADABILE? Sì l ■ No l Dove e quando l’hai incontrata? ........................................................................................ ........................................................................................ ........................................................................................ ........................................................................................ ........................................................................................ ........................................................................................ ■ Che cosa significa per te? ........................................................................................ ........................................................................................ ........................................................................................ ........................................................................................ ........................................................................................ ........................................................................................ ■ Elenca tre «cose» che pensi siano Biodegradabili 22 Non biodegradabili M SCHEDA 8 PERCORSO 2 Scheda 8 Intatto… deteriorato M Se lasciassi dei rifiuti di un pic-nic e tornassi dopo un anno in che condizioni pensi di ritrovare? ◆ ◆ ◆ ◆ ◆ ◆ ■ una lattina un panino una mela un tovagliolo di carta le posate di plastica un bicchiere di vetro Quali degli oggetti elencati sopra sarebbero: INTATTI ■ DETERIORATI SPARITI Verifica con un esperimento Prova a sotterrare in alcuni vasetti gli oggetti sopra elencati, annaffiali ogni 8 giorni. Che cosa è successo in ogni vasetto: dopo un mese: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ......................................................................................... dopo due mesi: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ......................................................................................... quali si sono trasformati e perché?. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ......................................................................................... ......................................................................................... ......................................................................................... ......................................................................................... 23 PERCORSO 2 MS SCHEDA 9 Scheda 9 Dal prodotto al rifiuto e… ritorno MS Dopo aver svolto alcune ricerche su materie prime e consumo energetico, compila la seguente scheda Prodotto finito Materiali Materie prime Energia per produrlo Tecnica di riuso Energia per produrlo dal riciclo Differenza di energia (Joule o Kcal) (Joule o Kcal) [S] [S] bottiglia vetro silicio lattine giornali alluminio carta bauxite cellulosa 24 frantumazione /fusione fusione macerazione [S] Percorso 3 La pattumiera. Alla ricerca del prima e del poi Premessa Attività Guardare con occhi diversi la realtà di tutti i giorni può favorire scoperte inimmaginabili, e, comunque, può far nascere la consapevolezza che il modo di percepire, conoscere e pensare l’ambiente è diverso da un soggetto all’altro e persino nello stesso soggetto in diversi momenti. Le attività qui di seguito suggerite possono consentire, agilmente, il raggiungimento di significativi obiettivi cognitivi in vari ambiti disciplinari. Sono, comunque, utili per evidenziare alcuni «modelli» che influenzano la nostra conoscenza fatta spesso di ingiustificate aspettative ed incredibili preconcetti, ed i comportamenti che ne derivano sono da considerare poco raccomandabili per la salvaguardia ambientale. Per cominciare proponiamo «Il sentiero artificiale»: un’attività liberamente adattata alla qualificata esperienza di Educazione Ambientale del Centro di Pracatinat in Piemonte. Il passaggio che si propone è da mozzafiato: dal bosco alla pattumiera! Scopriamo il perché. M S Il Sentiero artificiale Come si gioca. L’insegnante prepara precedentemente un percorso di circa 20 metri in un sentiero di un bosco. Su questo ed ai due lati (fino ad una distanza di un metro), sul terreno, sui rami, fra i cespugli, sui sassi, ecc. distribuisce una dozzina di oggetti «artificiali» (prodotti dall’azione dell’uomo): una busta di plastica, un nastro colorato, il tappo di una penna, una moneta, un fermaglio, ecc., in modo graduale dal più visibile al più mimetico ed in modo che per la forma, il colore, la dimensione e la posizione possano essere individuati più o meno facilmente. I partecipanti sono quindi invitati a percorrere il «sentiero» (reso, così, artificiale): di esso non conoscono né la fine né il numero degli oggetti collocati; devono, quindi, individuarne il più possibile, annotandoli su un taccuino, senza toccarli e in assoluto silenzio. Al termine del percorso, l’animatore chiede a tutti il numero degli oggetti individuati, quindi comunica il numero degli oggetti nascosti e tutti ripercorrono il sentiero in senso inverso, cercando di identificare gli oggetti I.T.I.S. “Sen. O. Jannuzzi” Andria (BA) 25 PERCORSO 3 LA PATTUMIERA. mancanti «all’appello», sempre senza toccarli e senza comunicare con gli altri. Terminato il gioco, l’animatore confronta gli oggetti elencati da ciascuno e, accompagnato dal gruppo, li raccoglie, permettendo a tutti di conoscere la loro collocazione. Durante il percorso di andata i partecipanti incontrano prima oggetti di una certa grandezza, evidenza e familiarità, poi quelli meno rispondenti alle aspettative che i primi oggetti hanno creato. Generalmente non individuano tutti gli oggetti, perciò nel percorso di ritorno conoscendo il numero degli stessi, fanno più attenzione, rallentano il passo, si distanziano per osservare meglio. Avendo cambiato direzione, scoprono altri oggetti grazie al diverso punto di vista, alla direzione della luce, ai riflessi del sole, guardando perfino nelle fessure e sui rami degli alberi. Può, quindi partire una riflessione sul modo di osservare ciò che ci sta intorno. Si discute sull’essere «artificiale» degli oggetti, si rileva l’importanza del punto di vista, sia topologico, sia riferito alle differenze percettive dei singoli partecipanti. Si evidenzia il mimetismo per forma o colore e l’importanza del rapporto luce/colore. In situazioni di difficoltà emerge la disponibilità a modificare le strategie di ricerca, ad immaginare l’oggetto mancante in base alle scoperte già fatte e ci si rende conto che la realtà non è vista così come è, ma in funzione dello scopo che ci si prefigge e che comunque si ha sempre una visione parziale di essa. Emerge il peso delle aspettative in un’attività di ricerca o di esplorazione dell’ambiente, l’importanza del «punto di vista» nel condizionare la conoscenza: elementi di indubbio significato formativo per accrescere la capacità di cogliere relazioni tra gli elementi naturali ed antropici. Così, mentre si esercita una capacità percettiva di distinguere l’oggetto dallo sfondo in cui è collocato, si acquista anche la consapevolezza della estraneità o meno di quell’oggetto all’ambiente in cui si trova. Si costruisce così anche una nuova attenzione a «vedere» quei rifiuti che tappezzano i nostri percorsi quotidiani. Risulta evidente come tale attività può essere finalizzata a costruire un atteggiamento di ricerca, ad «aprire gli occhi» su tanti e diffusi comportamenti che l’uomo ha con le merci ed i rapporti che queste hanno con l’ambiente circostante; imparando così a reagire all’indifferenza o all’assuefazione di fronte al degrado quotidiano. ALLA RICERCA DEL PRIMA E DEL POI 47% Valori materiali Valori affettivi 53% Che cosa non buttereste mai? Personaggi: mamma, sorella, nonna, papà, nonno, fratello, io I.T.I.S. «Sen. O. Jannuzzi» Andria (BA) gno sul gioco o sul capo di abbigliamento preferito. L’attività proposta ha l’obiettivo di far riflettere i ragazzi sui motivi che spingono a conservare un oggetto personale. Dopo aver riflettuto sui propri atteggiamenti il ragazzo viene messo a confronto con gli atteggiamenti degli altri: i compagni, i fratelli, la mamma, i nonni ecc. Tutto questo da una parte per indagare sulle idee e gli atteggiamenti collettivi e, dall’altra, per fare un confronto che permetta la riflessione degli allievi su cosa spinge gli altri (genitori, nonni, compagni ecc.) a conservare. Dopo aver chiesto ai genitori, ai nonni, al compagno preferito, alla sorella e/o al fratello, all’insegnante: 1. Quali oggetti non butteresti mai via? 2. Perché non lo butteresti? 3. Dove lo conservi? 4. Come lo conservi? Far compilare la scheda operativa n. 10 (pag. 33). Sarà forse possibile scoprire che il nonno tiene nel suo cassetto segreto le lettere che ha scritto nella sua giovinezza e la mamma tiene con molta cura nell’armadio il suo vestito da «sposa» oppure… ed allora quante storie nascono dietro ad un semplice oggetto conservato! A questo proposito un’indagine molto interessante è stata svolta dagli allievi dell’I.T.I.S. «Sen. O. Jannuzzi» Andria (BA) e i cui risultati sono rappresentati nella tabella soprariportata. M Il tesoro di famiglia M S Non lo butto perché… Molti sono gli oggetti che hanno un legame con chi li possiede. Ricordate la famosa coperta di Linus? Come fare a creare questo legame al fine di conservare un oggetto personale ed «allungarne» la vita? L’insegnante farà scrivere un racconto o fare un dise- 26 Parafrasando un celebre detto si potrebbe sostenere che «chi trova rifiuti, trova un tesoro». In una discarica o nel cassonetto del quartiere ciò può risultare quantomeno faticoso, ma la propria casa può nascondere «tesori» inimmaginabili ed in luoghi insospettabili: la pattumiera, ovvero, il tesoro di famiglia! LA PATTUMIERA. ALLA PERCORSO 3 RICERCA DEL PRIMA E DEL POI La propria abitazione può essere ritenuta oggetto di lavoro sul campo, quando si analizzano problemi, processi, situazioni che, appartenendo al quotidiano, alla routine, non sono mai approfonditi dai ragazzi, né sono oggetto di riflessione «spontanea». In questo senso «la pattumiera» consente all’alunno di muoversi in una ristretta area d’indagine, ma operando in profondità ed attivando le sue capacità di analisi, di riflessione, di comparazione, di concettualizzazione, nonché quelle indicate come «qualità dinamiche» (assunzione di responsabilità, espressione di un pensiero autonomo, spirito di iniziativa, (vedi prf. 2.2 capitolo II parte prima). Eccoci, quindi, al vero e proprio lavoro d’indagine. L’attività proposta suggerisce di accertare la quantità dei rifiuti abitualmente conferiti all’interno degli spazi domestici in una settimana tipo, annotandoli sulla scheda operativa n. 11 (pag. 34). Si può, pertanto, suggerire di accertare la qualità dei rifiuti abitualmente conferiti all’interno degli spazi domestici (di quali materiali siano composti, a quali funzioni servano, a quali bisogni corrispondano). Annotati i rifiuti raccolti nell’ambito della propria famiglia ed operando in momenti successivi, è possibile scoprire vari ordini di relazioni: oggetto/materiale, oggetto /funzione, oggetto/scopo oggetto/bisogno, oggetto/provenienza (prossima e remota). Il risultato finale può essere riportato nella scheda operativa n. 12 (pag. 35). Un’attenta lettura della scheda compilata, può consentire di cogliere somiglianze e differenze, classificando i dati ottenuti secondo diversi criteri: a) i RSU più frequenti; b) i materiali organici ed inorganici; c) quali rifiuti l’alunno ritiene «inquinanti» e perché; d) i vari rifiuti inorganici, la loro provenienza, l’origine dei materiali. Si possono così facilmente evidenziare almeno due dati: ◆ carta di vario genere e cartone che costituiscono l’elemento più presente; ◆ vi sono materiali che formano grandi gruppi: plastica, vetro, metallo e altri piccoli gruppi non facilmente identificabili (soprattutto oggetti di materiale misto). «Sporcarsi le mani» con i rifiuti prodotti in casa ha indubbiamente il vantaggio di porre attenzione su elementi concettuali di enorme rilevanza come biodegradabilità, inquinamento, riciclaggio. Il percorso didattico adottato richiama necessaria- Tipi di rifiuti Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato Domenica Tabella riassuntiva i dati relativi ad un numero complessivo di dieci famiglie nell’arco di una settimana Bottiglie in PET e PVC 10 7 7 6 6 6 6 48 6,8 Contenitori shampoo, creme… 3 5 5 2 6 5 5 31 4,4 Vassoi di PS espanso 3 6 2 4 4 1 2 22 3,1 Bicchieri e piatti di plastica 6 7 8 10 8 12 20 71 10,1 Lattine 13 11 6 8 10 8 12 68 9,7 Bottiglie e barattoli di vetro 2 6 3 12 4 10 6 43 6,1 Contenitori di cartone 3 5 4 7 4 5 5 33 4,7 Sacchetti di plastica 6 4 6 5 6 5 4 36 5,1 Peso medio dei sacchetti in chilogrammi (per famiglia) 2 1,5 2 2 2,5 4 3 17 2,5 Totale Media sett. giorn. Scuola Media «E.Porcu» Quartu Sant’Elena (CA) 27 PERCORSO 3 LA PATTUMIERA. mente collegamenti con precedenti esperienze di educazione scientifica (intorno a concetti come biodegradabilità, inquinamento… ) in modo da poter verificare le rappresentazioni concettuali precedentemente costruite intorno a questioni fondamentali come il rapporto «organico-inorganico» e «rifiuto inquinante» (vedi attività: intatto e deteriorato e concetti alla moviola). Un’attività che si svolga tra le pareti domestiche offre l’opportunità di sviluppare l’osservazione, guardando cose familiari con «nuovi occhi», per poi riflettere sui propri comportamenti. Ciò che infatti sfugge comunemente all’attenzione dei ragazzi, anche per il «ruolo» particolare che si riveste in famiglia, può essere individuato ed analizzato a scuola. Uno degli scopi formativi a cui si può mirare è quello di essere consapevoli delle motivazioni che portano a talune scelte di consumo e, quindi, all’acquisto di un prodotto in una tale confezione anziché in un’altra: in situazioni «semplici», quotidiane, apparentemente innocue, possono nascere occasioni per riconoscere le proprie dinamiche decisionali. Nel momento del confronto in classe si possono individuare i comportamenti «ricorrenti» ed ipotizzare, ad esempio, gli effetti della pubblicità. Si può suggerire agli alunni un’attività da svolgere a casa, riponendo gli alimenti acquistati dai propri genitori e tabulandoli a seconda del materiale di cui sono fatti in modo da compilare la scheda operativa n.13 (pag. 36). Così hanno fatto gli studenti della Scuola Media «E. Porcu» di Quartu Sant’Elena (CA), rilevando il quantitativo di rifiuti di dieci famiglie per una settimana. I risultati ve li proponiamo nel riquadro a pagina 27. L’insegnante avrà l’opportunità di valutare le capacità di riconoscere le «materie prime» e di illustrare i contenuti riguardo alla provenienza delle stesse, riferendosi al loro rapporto con l’ambiente (es. legname per carta e cartoni, petrolio per la plastica, la bauxite per l’alluminio ecc.). Altro sviluppo possibile è quello di considerare i contenitori dal punto di vista dei «costi energetici», individuando poi gli involucri più «costosi» (anche se tale analisi può mantenersi ad un livello di tipo qualitativo). I risultati della tabella a doppia entrata potranno essere utilizzati per analizzare le varie definizioni di contenitori «vantaggiosi» per far emergere, anche se non immediatamente individuata, un’altra problematica: l’impatto ambientale e l’inquinamento derivanti dallo smaltimento. Potrebbe infatti risultare che un basso costo energetico ed un minimo utilizzo di materia prima, non siano sempre «indici di vantaggiosità». Ad esempio talune qualità di shoppers (sacchetti di plastica) molto funzionali come contenitori per la spesa per le caratteristiche di elasticità, resistenza, impermeabilità si rivelano poi inidonei, seppur riusati, come contenitori di rifiuti, data la non biodegradabilità e lo sviluppo di gas nocivi durante la fase di smaltimento mediante incenerimento. Un’altra direzione di lavoro può essere offerta dall’analisi del rapporto tra scelte di acquisto e pubblicità. 28 ALLA RICERCA DEL PRIMA E DEL POI Per i prodotti acquistati si raccolgono le pubblicità rintracciabili sulla carta stampata e si relaziona su quelle televisive con una griglia di analisi di questo tipo: quali sono i messaggi su cui si basa la pubblicità? Quali quelli espliciti e quelli nascosti? Di cosa si vuol convincere l’acquirente? Quale si dimostra più efficace? M S Necessario o… voluttuario La scelta di un materiale e di un contenitore da parte di un produttore di una merce può obbedire a molte necessità quali igiene, «fascino» ed estetica del prodotto, maneggevolezza; di rado privilegia motivazioni ecologiche. L’attività che segue tende ad acquisire tale consapevolezza senza cedere a tentazioni moralistiche ed anacronistiche. Considerando le stesse confezioni dell’attività precedente, si può suggerire di compilare la scheda operativa n. 14 (pag. 37). L’attività potrà facilmente spiegare che: ◆ alcuni metodi di conservazione dell’alimento (metodo Appert) prevedono, oltre alla chiusura ermetica, l’azione del calore; quindi si restringe la possibilità di scelta del materiale. ◆ Il vetro «trasparente» comunica l’idea di genuinità, mentre un numero maggiore di involucri dà «preziosità» al prodotto. ◆ La qualità di alcuni contenitori richiede imballaggi ulteriori nella fase di trasporto (si pensi alla fragilità del vetro). M S Quanto… imballaggio Gli italiani producono annualmente 20 milioni di tonnellate di rifiuti solidi urbani e gli imballaggi ne costituiscono il 40% in peso ed il 60% in volume. Il «peso» della pubblicità grava anche su involucri ed imballaggi, oltre a produrre tanta carta stampata consumando alberi in pagine patinate, manifesti e volantini. Tutte le attività che inducono a riflessioni sui comportamenti e sulle scelte sono occasioni per scoprire i valori che, molto spesso in modo nascosto, sovrintendono alle scelte individuali. Si possono invitare gli alunni, con l’aiuto dei genitori, e per una settimana, a raccogliere i contenitori che sono serviti per portare a casa gli alimenti acquistati e consumati (lattine di bibite, scatole di piselli, buste di latte, ecc.). I dati facilmente acquisibili sulla natura del contenitore, il peso, separato e complessivo, ed il volume, possono completare, con l’aiuto dell’insegnante, la scheda operativa 15 (pag. 38). I dati trovati potranno poi essere rappresentati anche graficamente. In classe, infine si potrà compilare una scheda complessiva per ogni materiale che contenga i dati rilevati da ogni alunno. LA M PATTUMIERA. ALLA RICERCA DEL PRIMA E DEL POI Caro nonno… i rifiuti nel passato È importante conoscere il passato per poter interpretare il presente e fare previsioni sul futuro. L’attività suggerisce di iniziare con domande del tipo: pensando alla vita che conducevano i tuoi nonni, quando avevano la tua età, quali rifiuti pensi che producessero? Dove li mettevano? Confrontando la loro vita con la tua chi ritieni producesse più rifiuti? Attraverso un’intervista ai nonni non sarà difficile andare a verificare le ipotesi di partenza. Utilizzare il questionario della scheda operativa n. 16 (pag. 39), proporlo ai nonni e agli anziani del quartiere, elaborarlo ricavando i dati più interessanti per avviare una discussione sul cambiamento dei comportamenti ieri e oggi. Sarebbe opportuno coinvolgere nella discussione anche i nonni invitandoli a portare a scuola gli oggetti conservati che ricordino un «mondo» passato (giochi fatti con materiali poveri, oggetti per cucinare o per riscaldarsi, fatti artigianalmente, i loro attrezzi di lavoro ecc.). M S Cibi… in pattumiera Nei rifiuti solidi urbani finisce ogni anno circa il 10% del pane prodotto (120-160 grammi/abitante al giorno) a cui vanno aggiunti gli scarti di paste alimentari e affini (70-80 grammi /abitante al giorno). ◆ Sono un quantitativo di 400.000 tonnellate all’anno in Italia. ◆ Nei rifiuti solidi urbani finisce ogni anno circa il 15% della carne acquistata (carne ancora commestibile!) che si stima in 50 chilogrammi/abitante all’anno. Sono oltre 400.000 tonnellate circa. Il totale di queste due componenti rappresenta il 5% (forse anche di più) dei rifiuti solidi urbani, all’interno della frazione organica che rappresenta il 30% circa. (AA.VV. «Nuova ecologia toscana» Progetto di ricerca per la preselezione e il recupero dei RSU ed assimilabili). ◆ Una forte campagna contro questo tipo di comportamento, inaccettabile sia dal punto di vista etico che da quello economico (3000 miliardi di lire di sostanza alimentare ancora commestibile nei rifiuti ogni anno), potrebbe portare ad una diminuzione di questo spreco. ◆ La semplice diminuzione di questo comportamento del 20% porterebbe ad una riduzione del quantitativo di rifiuti di 160.000 tonnellate annue. Riflettere sullo spreco nella società dei consumi è meno coinvolgente che calcolare quanto pane finisce ogni giorno nella spazzatura della propria abitazione. È quanto si propone di fare per un’immediata verifica che le statistiche non sono numeri, astrazioni delle quali non siamo responsabili: i ragazzi possono così verificare che comportamenti «minimi», quotidiani, tanto scontati da sembrare non determinati da una scelta, contribuiscono ◆ PERCORSO 3 ■ CARO NONNO… .. Dalle interviste ai nonni effettuate dagli alunni della Scuola Media «Padalino» di Fano risultano i seguenti dati: ◆ persone intervistate 55 di cui 33 donne e 22 uomini ◆ 32 abitavano in campagna ◆ 17 in città ◆ 6 nella zona del mare ◆ le date di nascita degli intervistati vanno dal 1901 al 1932. Rifiuti organici: in campagna erano utilizzati per gli animali, oppure posti in una buca insieme alla cenere perché diventassero concime; ◆ in città venivano gettati nella spazzatura. ◆ Capi d’abbigliamento: ◆ l’abbigliamento era essenziale; ◆ in molte famiglie c’era l’abito che si utilizzava solo per i giorni di festa; ◆ in campagna un paio di scarpe e un abito potevano servire a più persone; molto diffusi erano gli zoccoli (spesso fatti e aggiustati in casa); ◆ gli abiti venivano passati a fratelli più piccoli e riadattati; se si strappavano, venivano rammendati, poi usati come stracci, quando erano troppo logori; ◆ in città venivano infine dati allo straccivendolo; ◆ in campagna si utilizzavano pezzi di stoffa nei lavori dei campi (es. per legare le viti… ); ◆ le calze, si facevano in casa, ai ferri. Giocattoli: ◆ erano pochi e fatti in casa; ◆ bambole fatte con il granturco, di pezza, di lana, di cera ecc.; ◆ cerchi di legno o ricavati dalla bicicletta, ◆ fischietto fatto di canna, ◆ oggetti di legno, ◆ palla di pezza, biglie. ai risultati collettivi di cui parlano le statistiche. Sei sicuro che tutto ciò che si elimina dagli alimenti prima e dopo la loro presenza in tavola, sia da buttar via?» Una domanda come questa può suggerire una nuova attività sulla ricerca di alcune forme di «riciclaggio» come le ricette risparmio che utilizzano resti di alimenti ancora commestibili. Perché non domandarlo alla nonna e raccogliere le ricette in un «libro di cucina» fatto, perché no, in carta riciclata? 29 PERCORSO 3 LA PATTUMIERA. M S Il poi… della pattumiera Forse è giunto il momento di accostare le cifre dei «vicini» imballaggi ammucchiati nel cassonetto dei rifiuti, alle «lontane» discariche che non bastano più, ad iniziative possibili di raccolta differenziata e di riciclaggio, alle immense risorse sprecate. Temi, concetti, attività e visite guidate che potranno consentire scoperte interessanti, tali da avvicinare sempre più i nostri ragazzi alle vere origini del problema e alle possibili soluzioni. Sotto gli occhi dei ragazzi crescono montagne di rifiuti, che possono suscitare una curiosità: qual è la destinazione dei RSU? L’esperienza dei ragazzi, spesso, finisce al cassonetto vuotato dall’automezzo dell’Azienda di Nettezza Urbana. Si può pensare di rivolgersi agli operatori ecologici, preparando un’intervista, selezionando domande significative per conoscere il ruolo dell’operatore ecologico, il rapporto di lavoro, la destinazione dei rifiuti, le difficoltà nello svolgimento del lavoro, le condizioni ottimali di lavoro. L’organizzazione di una visita guidata ad una discarica è un’occasione di mobilitazione delle qualità dinamiche dei ragazzi che, senza avere preventive informazioni, possono distribuirsi i ruoli, secondo le competenze, assumendo compiti diversi. L’attività sul campo, infatti, comporta una fase organizzativa che si può così sintetizzare: 1 decidere «cosa fare» sul posto; 2 distribuire i compiti relativi alle operazioni da compiere; 3 disporre gli strumenti necessari; 4 provvedere al mezzo di trasporto; 5 ottenere i permessi dalla scuola e dai genitori; 6 ipotizzare i tempi necessari e gli eventuali «bisogni» dei ragazzi. L’assunzione di «compiti di realtà», contestuale al lavoro sul campo, ha una notevole forza didattica ed educativa: evidenzia e sviluppa qualità dinamiche, ma, al contempo, favorisce qualità «relazionali» (solidarietà di gruppo). Sul campo, infatti, ciascun ragazzo può svolgere un ruolo: fotografare, prendere appunti, disegnare schizzi, intervistare, manovrare il registratore o una videocamera, misurare, annotare impressioni, cose, azioni, ecc. Il lavoro sul campo offre all’indagine l’opportunità di verificare le ipotesi, correggere con l’esperienza le rappresentazioni contaminate dall’immaginazione, cogliere una gran quantità di dati suscettibili di riflessione e approfondimento, stabilire relazioni, conoscere fasi di un processo che sfugge all’esperienza quotidiana. I ragazzi possono registrare aspetti strutturali e funzionali (drenaggio del percolato e captazione del biogas), assistere alle fasi di scarico e copertura dei R.S.U., annotare la frequenza di ingresso degli automezzi, assistere e registrare la «pesa», ecc. 30 ALLA RICERCA DEL PRIMA E DEL POI A visita ultimata, ci si può recare presso gli Uffici dell’Azienda, per intervistare i responsabili della gestione dello smaltimento dei rifiuti e trovare risposte a nuove domande quali: cosa accadrà quando la discarica sarà colma? È difficile reperire altri terreni? Quali effetti può avere il «percolato»? E il biogas? Quali garanzie offrono i teli di rivestimento? Ecc. Una visita in una discarica può far emergere chiaramente la differenza fra sviluppo lineare e sviluppo ciclico di un fenomeno, nonché l’irreversibilità del primo. In questo senso il lavoro sul campo offrirà ancora una volta all’indagine di verificare le ipotesi, correggere con l’esperienza le rappresentazioni non corrette, cogliere dati visibili ed invisibili, riconoscere relazioni tra rifiuti ed impatto ambientale che sfuggono all’esperienza quotidiana. M S Il Gioco di ruolo Un gioco di ruolo, al termine di un progetto didattico, può determinare un’occasione di verifica delle attività precedentemente svolte, perché comporta l’utilizzazione delle conoscenze, dei dati e dei documenti acquisiti; ma può essere utilizzato in fase iniziale del progetto e, quindi consentire di «aprire» il problema e delineare esigenze e bisogni di conoscenza a partire dalle proprie rappresentazioni mentali e dalle proprie sensibilità. L’attività si basa sulla simulazione di una situazione reale che configura un «conflitto» realmente presente o che potrebbe realisticamente verificarsi nel territorio. Nel gioco i partecipanti devono trasformarsi da «spettatori» in «attori» del conflitto, accettando di assumere una nuova identità (ruolo), di indossare «panni» (responsabilità) altrui e di agire e reagire il più spontaneamente possibile. In tal caso i partecipanti interpretano ruoli ed improvvisano situazioni utilizzando unicamente un «dispaccio d’agenzia» e le «carte dei ruoli» (vedi più avanti) fornite all’inizio dell’attività. Il gioco non richiede particolari regole, né particolari materiali e, data la sua struttura, non può essere previsto a priori ciò che succederà! Nella fase preparatoria, il conduttore presenta il problema alla base del «conflitto» ed i personaggi che entrano in gioco (i ruoli); quindi assegna a gruppi di 2/3 elementi il ruolo e la «carta del ruolo», ovvero la posizione rispetto al problema del soggetto impersonato a favore, contro o neutrale da sostenere nel confronto simulato. Le «carte dei ruoli» possono anche essere elaborate mediante preventiva attività di gruppo ed assegnate successivamente, per sorteggio, ai gruppi individuati. Vengono qui di seguito riportati temi e materiali utilizzabili nell’attività (ogni riferimento a fatti realmente accaduti è da considerarsi assolutamente casuale). Il «conflitto» prescelto, nella versione presentata, LA PATTUMIERA. ALLA RICERCA DEL PRIMA E DEL POI potrà sembrare particolarmente complesso; esso ha, comunque, solo funzione esemplificativa e di descrizione di alcuni presupposti della metodologia (il tema è stato, comunque, utilizzato in una terza classe di una scuola media come prova di verifica al termine di un articolato percorso didattico). Pertanto possono essere «allestiti» temi e materiali adatti al territorio d’interesse, al «conflitto» prescelto ed al grado di scolarità degli alunni (si può pensare, per le scuole dell’obbligo, a conflitti in cui ruoli possono essere animali, piante, ecc.) e, di conseguenza, realizzare vari adattamenti, anche organizzativi, della metodologia. DISPACCIO D’AGENZIA EFFETTO N. I. M. B. Y. - «NOT IN MY BACK YARD» S. Martino, ridente e pittoresco paese posto lungo la statale Belbosco - Limpidacqua, è stato individuato dalla Regione come sede della nuova discarica controllata intercomunale (la discarica servirà, infatti, anche i comuni di S. Pasquale, S. Giorgio, S.Vito, S. Teramo per lo smaltimento finale dei RSU). Essa sorgerà alla periferia del paese (circa 1 Km) nei pressi di una frazione. Il Sindaco si rende conto che serpeggiano preoccupazioni e malumori e ha indetto un’assemblea cittadina in municipio, per discutere il problema e coinvolgere i cittadini nella decisione finale. Secondo alcuni la discarica è essenziale per risolvere l’annoso problema della presenza di alcune discariche incontrollate e insalubri nelle quali vengono occultati i rifiuti. L’impianto si presenterebbe sicuro, dotato, di moderne tecnologie e potrebbe, in un’ottica di sviluppo, con il futuro inceneritore e l’impianto di compostaggio, alleggerire la già pesante disoccupazione di S. Martino. Su questa posizione sono schierate la società costruttrice, le organizzazioni sindacali ed alcuni amministratori comunali dei comuni interessati. Decisamente contro e schierato il «Comitato Cittadino contro la discarica»; mentre le associazioni ambientaliste, consapevoli della gravità del problema dello smaltimento dei rifiuti, vogliono avere più informazioni per capire meglio. Il Sindaco nutre qualche preoccupazione sulla possibilità che l’assemblea giunga a buon fine, perché nel paese la «temperatura» è già alta e le polemiche si sprecano. I risultati dell’assemblea verranno esaminati dalla Commissione regionale incaricata. Se il confronto porterà ad un orientamento unitario, questo costituirà un forte vincolo alla decisione della Commissione stessa. In caso contrario, essa deciderà autonomamente. Va ricordato che, anche in assenza di accordo, «l’autorevolezza» e la «fondatezza» delle diverse posizioni potrebbero comunque condizionare il parere della Commissione regionale. REGOLE PER L’ASSEMBLEA (da leggere e consegnare in copia a ciascun ruolo) 1. Ogni gruppo deve «identificarsi» nel ruolo assegnato. PERCORSO 3 2. I diversi «attori» devono confrontarsi in un’assemblea («l’inchiesta pubblica») diretta da un presidente, esprimendo le proprie argomentazioni (pro, contro o di mediazione). 3. Prima dell’inizio dell’assemblea, i gruppi possono riunirsi (venti minuti) per definire la strategia da adottare in assemblea ed in particolare stabilire ed annotare su carta: quali sono gli obiettivi «irrinunciabili» da perseguire nel dibattito; quali sono gli obiettivi eventualmente «negoziabili» ovvero quelli rinunciabili a condizione che se ne raggiungano alcuni o altri; quali argomentazioni e dati utilizzare per esporre la propria posizione e per svilupparla e difenderla nel corso del dibattito. 4. Ogni ruolo ha a disposizione tre minuti per presentare, al primo giro di interventi, la propria posizione. 5. L’assemblea dura quarantacinque minuti. LE CARTE DEI RUOLI (ogni «carta» va consegnata al gruppo di ragazzi prescelto o selezionato, in modo che solo quest’ultimo ne sia a conoscenza) SOCIETÀ «ECOTUTTO» S.p.A. (costruttrice della discarica). Intende realizzare le opere secondo le prescrizioni di legge, è preoccupata per l’opposizione che potrebbe venire dai cittadini perché ha già molto «penato» per la scelta del sito all’interno del territorio comunale di S. Martino, che appare comunque il più idoneo, visti i caratteri geologici dell’area (le caratteristiche tecniche del progetto e le argille del sottosuolo assicurano infatti che non vi siano percolazioni nelle falde). La società inoltre sta incontrando una fase di espansione a livello nazionale, grazie alla serietà del suo operato. Una battuta di arresto, che significherebbe la perdita dell’appalto per la gestione del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, potrebbe provocare la perdita di alcuni finanziamenti nazionali e potrebbe mettere in discussione i piani di sviluppo approntati. ORGANIZZAZIONI SINDACALI La realizzazione della discarica porterà l’occupazione di 30 nuove unità lavorative in una situazione di crisi pesante dell’economia di S. Martino. Sono perciò favorevoli all’impianto e sperano di poter trovare qualche punto di incontro con gli ambientalisti. COMITATO CITTADINO CONTRO LA DISCARICA Lo slogan è «N.I.M.B.Y.» che, nel caso specifico, significa «ovunque… ma non a S. Martino!» Il Comitato è formato, per lo più, dai residenti nei pressi del sito prescelto per la discarica. Minaccia ulteriori e più dure proteste: la discarica è troppo vicina per poter essere sopportata. Il Comitato non ha il consenso di quella parte di abitanti che vivono nel versante opposto del territorio comunale. Il Comitato non vuole esaminare nemmeno i dettagli tecnici dell’impianto. 31 PERCORSO 3 LA PATTUMIERA. ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE L’impresa incaricata non è affidabile! Sono giunte voci di impianti realizzati dalla stessa , in altre zone, che sono stati gestiti con disattenzione. Sperano che il Sindaco faccia gli interessi della collettività dando le necessarie garanzie per il controllo dell’impianto. Qualche perplessità è suscitata anche dall’eccessiva vicinanza di nuclei abitati. Si potrebbe realizzare altrove, in aree marginali, lontano dai centri abitati, senza sottrarre suolo pregiato all’agricoltura. Ma bisogna, contestualmente, attivare la raccolta differenziata ed il riciclaggio! IL SINDACO È nei guai! Da un lato, il tempo speso per le azioni amministrative che hanno determinato la concessione edilizia, l’appalto, il finanziamento alla «ECOTUTTO» e gli impegni presi, anche in campagna elettorale, per risolvere il problema dei rifiuti; dall’altro un consenso, tra la gente, sempre più ridotto. Nella maggioranza che governa S. Martino ci sono malumori, l’opposizione imperversa, mentre le amministrazioni di S. Giorgio e S. Vito hanno già offerto il proprio territorio (più ricco di aree marginali) per il sito dei nuovi impianti di smaltimento. STAMPA Non ha interessi specifici. Ma sulla discarica di S. Martino si sono dette tante sciocchezze, anche se sono sempre più insistenti le voci di corruzione. Partecipa alla pubblica inchiesta con il solo scopo di raccogliere dati certi ed informazioni sulle posizioni in gioco, ma è decisa ad evidenziare contraddizioni e deformazioni. Ritiene di rappresentare l’opinione pubblica veramente obiettiva ed onesta. NOTA Il ruolo di «presidente dell’assemblea» è normalmente svolto da un docente, ma può essere ricoperto da un elemento (ragazzo o adulto) anche esterno alla classe. Il suo compito è fondamentalmente quello di coordinare 32 ALLA RICERCA DEL PRIMA E DEL POI l’assemblea (compito, normalmente, non facile), ma può esercitare un ruolo attivo nel sollecitare interventi, argomentazioni e dati a supporto delle tesi sostenute, stimolando possibilità di mediazioni ed accordi; deve reprimere con garbo gli eccessi verbali ed evitare con cura di prendere posizione per l’uno o l’altro schieramento. In questo senso potrà evidenziare le affermazioni prive di «fondamento» (annotandole durante il dibattito) per delineare nelle successive fasi dell’attività didattica nuove piste di ricerca; può, infine, utilizzare le argomentazioni ed i dati utilizzati per verificare l’acquisizione di conoscenze relative ad un percorso didattico realizzato. Al termine del gioco si può somministrare un questionario di autovalutazione come quello riportato nella scheda operativa n. 17 (pag. 40), i cui risultati possono essere utilizzati per la fase di discussione successiva. Le valenze formative del gioco di ruolo Alcune opportunità didattiche del gioco di ruolo sono già state evidenziate in premessa e nella descrizione della procedura. Durante il gioco, ad ogni modo, si scatenano tutte le dinamiche relazionali che intervengono in situazioni reali ed ogni ruolo è impegnato nel ricercare soluzioni e nuove argomentazioni per far passare la propria posizione. Emergono informazioni ed aspettative personali, relazioni interpersonali e modi di vivere, nonché le varie concezioni del mondo e della vita sociale in particolare. Possono verificarsi situazioni di aggressività verbale e non sempre si perviene alla mediazione delle posizioni (accordo), ovvero all’obiettivo indicato nel gioco per sollecitare le dinamiche. Ciò permette di verificare la capacità di entrare in situazioni, di mettersi nei panni altrui, di formulare ipotesi, di esprimere giudizi, di migliorare capacità dialettiche, di riconoscere i diversi punti di vista, adattandosi e rispondendo a situazioni imprevedibili, riconoscendo le «zone d’ombra» delle proprie conoscenze specifiche nella necessità di gestire situazioni di conflittualità. In questo senso la discussione che deve opportunamente far seguito «all’assemblea» può consentire di far emergere i valori individuali ed inerenti al ruolo, allorquando viene affrontata la complessità dei sistemi ambientali e sociali, per suggerire maggiore consapevolezza e flessibilità. MS SCHEDA 10 PERCORSO 3 Scheda 10 Non lo butterebbe mai via… MS Dopo aver preparato un questionario per raccogliere i dati utili, compila la seguente tabella: Chi? Gli oggetti che non butterebbe mai via sono: Perché? Dove e come li conserva La mamma Il papà La nonna Il nonno Mia sorella Mio fratello L’insegnante ………………… ………………… ………………… 33 PERCORSO 3 MS SCHEDA 11 Scheda 11 Caccia al tesoro MS Fai l’elenco dei rifiuti di casa per una settimana Giorno Rifiuti che ho trovato nella pattumiera Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato Domenica ■ Confronta il tuo elenco con quello dei tuoi compagni e trova i rifiuti che durante la settimana sono più frequenti: ........................................................................................ ........................................................................................ ........................................................................................ ■ Compila una tabella come quella qui di seguito: ■ Rifiuti più frequenti Funzione Scopo barattolo vassoio contiene pomodori contiene frutta igienico protezione Sono ricicla- Di quale materiale? bili? Si latta Sì polistirolo Dove sta il tesoro? ........................................................................................ 34 MS SCHEDA 12 PERCORSO 3 Scheda 12 Da dove provengono MS Compila la tabella seguente dopo aver censito i rifuti di casa: materiale funzione scopo bisogno provenienza prossima provenienza remota barattolo latta contiene pomodori pelati igiene alimentare supermercato industria buccia organico rivestimento protezione alimentare mercato agricoltura vassoio polistirolo contenitore carne igiene alimentare supermercato industria RSU 35 PERCORSO 3 M SCHEDA 13 Scheda 13 Quanta ricchezza nella borsa della spesa M Aiutati dai vostri genitori dividete gli alimenti acquistati in una settimana–tipo in relazione al materiale di cui sono fatti i contenitori e compilate la seguente scheda Alimento latte pasta ■ Carta e Cartone ✘ ✘ Vetro Metallo carta e cartone vetro metallo plastica legno altro 36 Legno Altro ✘ Elabora i dati trovati in una settimana evidenziando il numero di confezioni: Materiale ■ Plastica Confronta i risultati con quelli dei tuoi compagni. numero di confezioni MS SCHEDA 14 PERCORSO 3 Scheda 14 Necessario o… voluttuario MS Rifletti sull’utilità o l’inutilità del contenitori di alcuni prodotti che compri o che vedi sullo scaffale del supermercato e compila la tabella che segue Prodotto è necessario Il contenitore può essere è voluttuario sostituito vino nel cartone ■ ✘ da vetro è utilizzato perché per scopi economici Chiedi ad almeno 20 persone che incontri al supermercato come mai comprano un determinato prodotto e riporta quanto nell’acquisto influisca l’aspetto esterno del contenitore o la pubblicità: Domanda: Compri un determinato prodotto perché? 1. leggi l’etichetta e la confronti con quelle di altri prodotti 2. ti piace la confezione 3. hai visto la pubblicità e ti ha convinto sulla sua bontà 4. perché costa meno 5. altro… … … ■ Elaborando le risposte ho ottenuto: … … … % delle persone comprano un determinato prodotto perché leggono l’etichetta e la confrontano con quelle di altri prodotti … … … % delle persone comprano un determinato prodotto perché attratti dalla confezione … … … % delle persone comprano un determinato prodotto perché hanno visto la pubblicità e sono convinti che sia buono … … … % delle persone comprano un determinato prodotto perché costa meno … … … % delle persone comprano un determinato prodotto per altro (specificare) 37 PERCORSO 3 MS SCHEDA 15 Scheda 15 Quanto imballaggio MS Nome dell’alunno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . settimana dal . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .al . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Materiale contenitore vetro carta e cartone Peso in hg Totale ■ 38 Confronta i dati trovati con quelli dei tuoi compagni. Volume in dm M SCHEDA 16 PERCORSO 3 Scheda 16 Caro nonno… I rifiuti del passato M Questionario ai nonni del quartiere ■ Prova a chiedere ai tuoi nonni o a qualche anziano che conosci: 1. Qual era la durata degli oggetti come: capi di abbigliamento (vestiti e scarpe), arredi e suppellettili, oggetti per la cucina, altro (specificare). 2. Dove andavano a finire gli scarti dei cibi o degli oggetti che diventavano non più utilizzabili? 3. Cosa si faceva per conservare più a lungo gli oggetti? 4. Quali erano i «riutilizzi» più comuni dei vari oggetti prima di diventare rifiuti? 5. Descrivi una tua giornata di quando avevi la mia età. Di solito quanti oggetti buttavi via in un giorno? 6. C’è un oggetto della tua giovinezza che hai ancora conservato? 39 PERCORSO 3 S SCHEDA 17 Scheda 17 Il gioco di ruolo S ■ Nome . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ■ Cognome . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ■ Secondo te come hai giocato? ........................................................................................ ■ Pensi che per giocare meglio sarebbero state necessarie ulteriori informazioni? Sì l ■ No l Avresti preferito giocare un altro ruolo? Sì l ■ No l Se sì, quale? ........................................................................................ ........................................................................................ ■ Perché ........................................................................................ ........................................................................................ ■ Nel gioco erano messi in evidenza i conflitti che sorgono quando bisogna scegliere tra salvaguardia ambientale e occupazione. Qual è la tua personale opinione a riguardo? ........................................................................................ ........................................................................................ ........................................................................................ ■ Se si fosse trattato di una fabbrica dove in futuro potresti trovare lavoro, che opinione avresti avuto? ........................................................................................ ........................................................................................ ........................................................................................ 40 Percorso 4 Giochiamo con i rifiuti Premessa Tra la pattumiera di casa e la discarica ci sono… strade, piazze, giardini.Possiamo andare alla ricerca del senno perduto dei nostri consumi. In città o nelle aree periurbane vi sono luoghi dove sono sparpagliati rifiuti prodotti dai gesti abitudinari di ogni giorno. Spesso, quindi, non sono luoghi visibilmente «sporchi» (neanche eccessivamente puliti): spazi di verde, piazze del mercato, strade secondarie e cortili, ecc. Qui la sporcizia si insinua come abitudine nell’osservare, lo sguardo che scivola via, incalzato dalla fretta del passaggio e dell’ora tarda, dalla disattenzione, dalla ripetitività, come il gesto che si ripete. La presenza di questi rifiuti è, quindi, quasi invisibile alla nostra attenzione; essi non ci danno eccessivamente fastidio perché sono «sempre lì», frutto di passaggi umani, deposito di segni degli avvenimenti più quotidiani e più normali: pacchetti di sigarette, scatole, tappi, lattine, cartacce di vario tipo e quant’altro vi si deposita. Essi sono frutto di un lento accumulo in cui è possibile orientarsi e raccogliere le storie delle persone (adulti, bambini, famiglie, ecc.) che hanno, con i loro gesti, lasciato «segni». Da questo punto di vista tali luoghi rappresentano una specie di «sito archeologico»: posti dove è possibile lavorare sul terreno, alla ricostruzione di quelle storie i cui documenti sono lì a terra, pronti a raccontare. L’attività che proponiamo offre, dunque, un differente punto di vista del problema rifiuti, molte volte esorcizzato a parole e considerato nel suo stereotipo di valore negativo e dunque «ovunque purché lontano da me e dal mio giardino». Esso stimola una lettura che avvicina il gesto distratto alla responsabilità quotidiana. Questo tipo di luogo, con i rifiuti sparpagliati diventa il sito archeologico in cui «scavare»; in cui scoprire la sovrapposizione delle cose qui accadute, le relazioni degli avvenimenti attraverso la ricerca e la scoperta dei segni abbandonati. Può essere un viaggio nella memoria del luogo. Si farà anche attenzione alla presenza di eventuali «richiami» a situazioni di degrado: recinzioni abbandonate, angoli trasandati, esercizi commerciali poco curati. Ogni giorno, noi tutti, costruiamo le nostre storie, che si intrecciano, che lasciano segni dove passiamo e dunque rifiuti. Legare le storie ad un principio di responsabilità: il tempo è costruito dalle nostre scelte, i luoghi raccontano noi stessi, per sapere che gettare una carta per terra (o inquinare un fiume) sono scelte fatte sulla base di valori (o di disattenzione ai valori altrui) e non sono oggetti sparsi casualmente nel nostro mondo. Seguire questo percorso vuol dire perseguire anche un altro obiettivo, quello di far cambiare l’accezione negativa di rifiuto in quella positiva di risorsa. Il gioco sta nel far assumere all’allievo il ruolo fantastico dell’archeologo, dell’investigatore. Il percorso, nella sua conduzione esclusivamente «tecnica», si basa sulla metodologia di ricerca archeologica denominata «ricognizione a terra», ed ha come obiettivo quello di costruire relazioni tra avvenimenti e valori che li hanno determinati. Un rifiuto può diventare «risorsa» nel momento in cui lo si utilizza per costruire un gioco, per realizzare un «oggetto utile», per creare una «ludoteca» di classe. M S Scopriamo le storie del cortile (o strada o piazza) Caratteristiche del luogo: piazza, cortile, area incolta residuale, giardino pubblico e qualsiasi altro luogo che presenti la caratteristica di una diffusione di rifiuti abbastanza sedimentata, ma non molto visibile. Giunti sul luogo scelto dall’insegnante, gli alunni vengono invitati ad osservare, anche aiutandosi con un disegno, il luogo nel quale si trovano. L’insegnante può presentare l’esperienza come un gioco di scoperta, una specie di «giallo» da risolvere. L’obiettivo è quello di far scoprire molti degli avvenimenti accaduti nel luogo attraverso le «testimonianze rifiuto» presenti. La consegna consiste nell’invitare i ragazzi, individualmente, a cercare i rifiuti più o meno visibili presenti sul terreno, disegnare su fogli di un blocchetto i tipi diversi e raccoglierne in una busta due o tre al massimo (si può anche fare una gara a chi disegna più tipi diversi). L’accor- 41 PERCORSO 4 tezza è quella di rappresentare ogni oggetto rinvenuto su un solo foglio, per questo si consiglia di usare un blocco a fogli piccoli per ogni alunno. Terminato il lavoro si dà una prima organizzazione al materiale trovato e rappresentato . Su un grande foglio di carta da pacchi vengono appiccicati a turno, con il metodo del domino, i singoli disegni, così da avere un quadro completo di ciò che è stato trovato. Il criterio della costruzione del domino è libero, lasciando alla scelta individuale dei ragazzi la possibilità di raggruppare i propri ritrovamenti per categoria di materiale, funzioni, colore ecc. (con i più grandi si aprirà qui un altro aspetto da approfondire: le motivazioni in base a cui hanno scelto questo o quell’accostamento). In classe, dopo aver attaccato sul muro il «Grande Domino dei Rifiuti», si tirano fuori dalle buste i propri oggetti. Ci si dispone in cerchio con i rifiuti di fronte e, a turno, si comincia ad illustrarli. Qui la conduzione dell’insegnante deve restare molto aperta, comunque è bene consigliare ai ragazzi uno «schema» di illustrazione che contenga: ◆ perché è stato scelto, cosa lo ha colpito; ◆ chi e perché può averlo lasciato a terra; ◆ con quali altri oggetti, tra tutti quelli portati in classe, può essere collegato da un avvenimento che li renda comuni, o comunque in relazione. I collegamenti individuati è bene che vengano resi visibili con un filo di lana, così da creare una rete di relazioni sul pavimento della classe. È bene, inoltre, che vengano recuperate nelle relazioni anche gli oggetti disegnati nel Grande Domino appeso alla parete. Discutendo molto, al termine del gioco avremo una serie di fatti accaduti e ricavati dagli oggetti, evidenziati, nei loro collegamenti, dalla rete di fili di lana sul pavimento. Questi avvenimenti possono essere scritti o disegnati, collocati in una temporalità relativa (prima, dopo, nello stesso tempo) e rappresentati nel modo che si ritiene maggiormente opportuno. Questa attività, sostanzialmente, mette in campo una serie di abilità e qualità d’indagine che hanno al centro l’interpretazione. Per questo i materiali accumulati possono essere usati in vario modo: da uno studio delle categorie generali dei rifiuti trovati (in base al DPR 915/ 82) alle possibilità di essere riciclati. Ma può anche essere utilizzato per un programma di educazione alla storia che consenta l’accesso al concetto di tempo e relazioni temporali. M Caccia ai proprietari Utilizzando la metodologia e i materiali del percorso precedente, si va alla ricerca dei proprietari di alcuni rifiuti rinvenuti nel terreno. Il percorso è da impostare come un vero e proprio «giallo» da risolvere con l’obiettivo di scoprire la provenienza di uno o più rifiuti, individuare chi può averli lasciati e, al termine, riconsegnarli al proprietario con una cortese lettera in cui lo si invita a deporlo nel cassonetto. Non sempre, naturalmente, è possibile fare 42 GIOCHIAMO CON I RIFIUTI questo gioco: soltanto in presenza di rifiuti che siano visibilmente collegabili al sistema urbano immediatamente vicino al luogo scelto: in genere esercizi commerciali, difficilmente privati cittadini. Le scritte sulle buste, ad esempio, possono aiutare molto, così come oggetti rinvenuti e riferibili ad un unico negozio della zona. Questo obiettivo consente di tornare sul posto e studiare il luogo contestualizzandolo nel tessuto circostante, sotto l’aspetto della «produzione del rifiuto». Si tratta di un punto di vista che, per le abilità che attiva, ha qualche valore generale sul piano educativo, in quanto colloca il percorso didattico in una dimensione di «valori». La stessa restituzione del rifiuto al proprietario è senz’altro una «azione per l’ambiente» che può essere maggiormente efficace, sul piano educativo, della pulitura di un cortile. M Costruiamo la ludoteca Seguendo le schede operative n. 18-19 (pag. 43-44) si può insegnare agli allievi a modellare giochi con la cartapesta. Si possono costruire birilli, scacchi, plastici e burattini per giocare. Riciclare, riutilizzare, sono due parole che nel campo della tematica dei rifiuti diventano importanti in un percorso educativo che abbia come obiettivo il cambiamento di comportamenti e l’assunzione di responsabilità. Utilizzare i rifiuti per costruire giochi tradizionali o fantastici, diventa un’attività efficace al fine di «far toccare con mano» la chiusura del ciclo: risorsa-rifiuto-risorsa; inoltre sdrammatizza e rende divertente una problematica sempre più spesso collegata a inceneritori da costruire, a discariche al limite della capienza, a sacchi abbandonati ai bordi delle strade ecc. Riutilizzare i rifiuti per giocare avvicina i ragazzi ad un passato che non conoscono, quello in cui i loro nonni utilizzavano proprio gli scarti per giocare ed allora quattro legni ed una tavola diventavano un «bolide di formula uno»; gli stracci di un vestito vecchio una bambola, la carta da buttare veniva ripiegata per fare aereoplanini, barchette, frecce ecc. Inoltre si può progettare una vera e propria ludoteca di classe. Anche i rifiuti come bottiglie di plastica, lattine, vasetti di yogurt, possono costituire materie prime per realizzare giochi. Tanti possono essere gli spunti che vengono da questa attività e tanti possono essere gli stimoli che ci arrivano dagli stessi alunni, che sono gli «esperti» migliori in fatto di giochi. M SCHEDA 18 PERCORSO 4 Scheda 18 Facciamo la cartapesta M Come realizzare la cartapesta ■ La realizzazione della cartapesta prevede le seguenti fasi di lavoro: 1. Raccolta di un abbondante quantitativo di carta possibilmente di giornale (non patinata) 2. Sminuzzamento della carta: più i pezzettini sono piccoli, maggiore sarà la qualità del prodotto finito 3. Si fa bollire l’acqua con i pezzetti di giornale per circa mezz’ora 4. Si lascia a bagno in acqua bollente per un giorno intero 5. Completato il periodo di ammollo si estrae dal recipiente una manciata di carta per volta. Si strizza la «palla», ma non eccessivamente, poi si batte sul tavolo con martelli di legno La palla di carta deve essere battuta molto forte fino a quando non si riesce più a leggere nessuna scritta del giornale utilizzato. Terminata la battitura la poltiglia ottenuta va «sfibrata», cioé grattata con la punta di un coltello alla ricerca di piccoli noduli o piccoli fogli non ancora battuti. Utilizzare per questa operazione guanti da cucina. Attenzione: la Fase 5 è quella più delicata e va eseguita con molta precisione. 6. Quando il mucchietto di pasta sfibrata è pronto, si prepara la colla. Per preparare la colla si possono seguire due procedimenti: o si utilizza polvere di colla ed acqua rimestando continuamente finché si ottiene una consistenza simile a quella del miele; oppure si fanno bollire 3 tazze di farina con 9 tazze di acqua fino a consistenza voluta e si aggiunge un cucchiaino di aceto perché il tutto non si deteriori. 7. Si impasta la colla con la pasta sfibrata facendo molta attenzione a non lasciare bolle di aria e ad aggiungere la colla progressivamente volta per volta 8. Si lavora l’impasto fino a quando, infilando un dito nello stesso, si ottiene un foro i cui bordi si presentano omogenei e senza creste. Con la cartapesta si possono realizzare: plastici, burattini, giochi; personaggi per il presepe, statuette ecc. 43 PERCORSO 4 M SCHEDA 19 Scheda 19 Facciamo la carta riciclata M Come realizzare la carta riciclata ■ La realizzazione della carta riciclata prevede le seguenti fasi di lavoro: 1. Raccolta di un abbondante quantitativo di carta diversificata (possibilmente non patinata) 2. Sminuzzamento della carta 3. Messa a bagno in acqua calda per una notte 4. Frullatura dell’emulsione formatasi al punto 3 5. Preparazione del telaietto delle stesse dimensioni del foglio che si vuole produrre 6. Stesura dell’impasto sul telaietto in modo che lo spessore sia uguale in tutte le sue parti 7. Scolatura dell’acqua e prima asciugatura 8. Separazione del foglio dal telaietto e asciugatura definitiva ■ Le attività didattiche e la carta riciclata Le attività didattiche legate al laboratorio per la produzione della carta riciclata rappresentano un percorso del progetto di Educazione Ambientale sui rifiuti e si collocano nella fase del lavoro sul campo, evidenziata nella parte generale di costruzione del progetto. Le attività portano, quindi alla realizzazione di un obiettivo concreto che si può evidenziare in tre prodotti diversi: 1. realizzazione di carta riciclata 2. utilizzo per la produzione di oggetti vari con la carta riciclata prodotta 3. indagine per una settimana sulla quantità dei rifiuti (ad esempio nel cestino dell’aula) dopo aver tolto la carta da riciclare È molto importante che l’attività didattica non finisca solo con la produzione di carta riciclata bensì con la realizzazione di un prodotto utile (quadro, taccuino, diario, piccolo quaderno ecc.) che faccia comprendere la trasformazione del «rifiuto carta» in risorsa immediatamente utilizzabile.Inoltre abbinare il riciclo della carta con la diminuzione dei rifiuti è un percorso educativo che permette di far comprendere al ragazzo l’importanza del riciclo. 44 Percorso 5 L’ambiente è anche mio e… Premessa Scuola media “Odescalchi” – Ladispoli (Roma) È questa la parte conclusiva dei percorsi, in cui la scuola stabilisce un dialogo con le istituzioni e con i citta- dini, cercando alleati per cambiare la realtà. L’obiettivo è sollecitare le trasformazioni di abitudini di vita consolidate e poco rispettose delle risorse e degli equilibri ambientali. In questo senso le attività suggerite si ispirano all’idea che la scuola può esercitare un ruolo importante di «sollecitatore» di responsabilità nei confronti dei problemi ambientali, sia al suo interno, coinvolgendo ragazzi ed insegnanti, sia nei confronti dei cittadini e della pubblica amministrazione, in modo che la scuola torni ad essere promotrice di culture ed esigenze di cambiamento ed il ragazzo possa sentirsi partecipe della vita della comunità in modo propositivo ed essere considerato «cittadino» a pieno titolo. La concretezza e la rilevanza locale del problema rifiuti, il lavoro sul campo, possono facilitare il legame tra scuola e territorio. È attraverso l’impegno ad «agire» che con più evidenza si mettono in discussione gli atteggiamenti ed i comportamenti personali: un passo obbligato per arrivare ad assumersi la responsabilità delle scelte nei confronti dell’ambiente. L’azione per l’ambiente non deve essere una costruzione propagandistica di iniziative, ma la conseguenza logica di un processo di scoperta della realtà e delle possibilità concrete, commisurate alle capacità dello studente, di agire per cambiarla. In questo modo la mentalità ecologica si manifesta nella sua ricerca di coerenza non per acritica adesione ai modelli comportamentali proposti dall’insegnante, ma per profondo convincimento della necessità che i comportamenti non siano in contrasto con le conoscenze acquisite: l’azione per l’ambiente assume, così, funzione formativa. Di qui l’idea che ognuna delle attività di seguito proposte possano essere concepite, sia negli aspetti di merito che organizzativi, in modo da determinare la più incisiva proiezione territoriale del ruolo della scuola: in questo senso si avrà cura di predisporre efficaci strumenti informativi e pubblicitari delle iniziative promosse (comunicati-stampa, volantini, manifesti ecc.) per assicurarsi i più ampi coinvolgimenti (famiglie, quartiere, amministratori, commercianti ecc.) nella valorizzazione 45 PERCORSO 5 dei «prodotti» realizzati dai ragazzi (interventi di pulizia, mostre, dibattiti, raccolte differenziate, prodotti riciclati, manifestazioni di sensibilizzazione ecc.). Lo sbocco «naturale» di ognuna delle azioni proposte è una «Conferenza di Organizzazione con i responsabili della pubblica amministrazione» per discutere e analizzare insieme il problema, le possibili soluzioni e le iniziative da intraprendere nei confronti della cittadinanza, a cui la scuola può dare il suo contributo. M S Ronde ecologiche Le nostre aree verdi urbane sono spesso gestite e fruite in modo improprio: incuria, inciviltà, ma soprattutto… tanti rifiuti. Costruire una mappa della qualità delle aree verdi urbane presenti nel proprio territorio può essere un’occasione formativa per le classi ed, al contempo, può fornire alle autorità e a tutta la cittadinanza dati ed informazioni ricavati dalla propria attività di esplorazione e di conoscenza. Questionari, interviste, documentazioni video e fotografiche: l’azione per l’ambiente può partire da attività di ricerca di dati e di opinioni, da socializzare nella scuola, nel quartiere, nel paese, con volantini o manifestazioni pubbliche. È un’occasione «forte» per l’organizzazione di attività individuali e di gruppo, in cui cogliere i cambiamenti in atto nella sensibilità e nei comportamenti dei ragazzi. Si possono, ad esempio, promuovere ed organizzare «ronde ecologiche» che vigilino sul territorio urbano per prevenire l’abbandono incontrollato di rifiuti e sensibilizzare i cittadini a comportamenti più corretti, completando l’intervento con la produzione di cartelli che segnalino ai cittadini (e ai responsabili amministrativi) l’infrazione. M Un bosco di… carta Un modo indiretto, ma altrettanto efficace, di porre l’attenzione sui grandi sprechi di materiale cartaceo che richiamano le immense azioni di disboscamento è quello di promuovere la raccolta differenziata della carta. Cifre incredibili che possono stimolare e giustificare un’iniziativa a scuola di raccolta che preveda una campagna di sensibilizzazione della cittadinanza al problema, un centro di raccolta autogestito dalla scuola, premi costituiti da quaderni e blocchi, ovviamente, in carta riciclata e soprattutto tanti alberelli (da richiedere, eventualmente ai vivai del Corpo Forestale dello Stato) da piantumare ed «adottare» nelle vicinanze della scuola o, comunque, in aree degradate e di interesse pubblico. L’idea per comunicare l’iniziativa all’esterno potrebbe essere la realizzazione di un «bosco interno alla scuola» fatto con la carta raccolta e di un «bosco esterno alla scuola» con la piantumazione di 46 L’AMBIENTE È ANCHE MIO E… alberelli. L’iniziativa potrebbe essere completata facendo deliberare al Consiglio di Istituto l’obbligatorietà dell’uso di carta riciclata per le attività di segreteria e degli altri uffici nella scuola. È evidente che attività come queste, oltre a fornire occasioni di approfondimento disciplinari (raccolta dati, pesa, percentuali e indici di raccolta, diffusione di consumi, ecc.), consentono, con una certa abilità didattica, di porre l’attenzione su concezioni e processi di sfruttamento delle risorse e dell’ambiente che non tengono conto della loro esauribilità e degradabilità, coniugando temi locali con le grandi questioni planetarie quali l’effetto serra e le massicce deforestazioni che avvengono nel sud del mondo. M Carta riciclata in proprio Un modo per dimostrare la fattibilità di alcuni interventi di recupero e di riciclaggio dei rifiuti è rappresentato dalla semplice realizzazione di carta riciclata a scuola. Dopo averla realizzata seguendo le istruzioni contenute nella scheda operativa n. 19 (percorso 4 pag. 44) bisogna commercializzarla, inventando utilizzi originali ed adeguati alla qualità che si è riusciti a produrre. Per i più grandi vale la pena pensare anche ad una vera e propria campagna pubblicitaria, con tanto di produzione di materiale grafico e video, per appoggiare la commercializzazione. Spingendosi fino ad un calcolo di investimento economico. M S Anche per riutilizzare e riciclare ci vuole arte Quest’attività mette immediatamente in evidenza la possibilità di decontestualizzare gli oggetti per valorizzarne le potenzialità riguardo, ad esempio, al riuso. L’intento è quello di sollecitare la capacità di «vedere» anche ciò che non è esplicito od ovvio: tutti possono essere, infatti, portati a guardare una bottiglia di plastica vuota immaginando un personaggio birillo, un salvadanaio capiente, un espositore di conchiglie e di ciottoli di fiume o, addirittura, un modello di uno studio stratigrafico del suolo! Pertanto si possono stimolare i ragazzi a pensare ai contenitori come qualcosa da riutilizzare o riciclare (se proprio non se ne può fare a meno!), proponendo ai ragazzi di ipotizzare creativamente il riuso dei vari contenitori per funzioni diverse e, perché no, anche decorative ed artistiche! M S Operazione strada pulita Questa attività ha come obiettivo il coinvolgimento operativo di alunni ed eventualmente cittadini nella puli- L’AMBIENTE È ANCHE MIO E… zia di una strada (o di un bosco o di un’area verde urbana), in modo da dimostrare che, spesso, basta un minimo di impegno e di partecipazione per tenere pulito un luogo. Può essere pensata e studiata insieme ai ragazzi, tenendo conto dei necessari interventi burocratici ed organizzativi. Oltre alle varie comunicazioni e richieste di autorizzazione, sarà bene coinvolgere eventuali commercianti presenti sulla «strada» (anche per utili sponsorizzazioni), nonché a guanti, pinze e bustoni per la raccolta dei rifiuti. Utili contatti con la locale azienda di nettezza urbana potranno assicurare lo smaltimento finale dei rifiuti raccolti. M Ecomuseo di strada L’idea è fondamentalmente quella di realizzare un «percorso» (non solo in senso fisico) educativo per grandi e bambini. Su opportuni tabelloni o su tavoli espositivi possono essere sistemati tutti i «prodotti» delle attività realizzate a scuola: ◆ merci riciclate o riusate; ◆ posters e/o foto che riassumano il percorso di rifiuti, reale ed ideale; ◆ immagini di discariche abusive diffuse nel territorio, o dei punti più trasandati che richiamano alla trasandatezza e l’accumulo improprio dei rifiuti, raccolte dalle «ronde ecologiche»; ◆ foto relative ad esperienze ed esperimenti realizzati a scuola sui concetti basilari che riguardano i rifiuti, come ad esempio la biodegradabilità ; ◆ foto e grafici che riguardino «il tesoro di famiglia» (la produzione familiare e locale di rifiuti); ◆ informazioni sui procedimenti della raccolta differenziata e del riciclo, con «Istruzioni per l’uso»; ◆ dati e grafici sulla locale produzione di rifiuti e sullo stato dello smaltimento ufficiale; ◆ imballaggi e contenitori «ieri ed oggi», (con immagini e reperti d’epoca), con poster di commenti sulla filosofia dell’usa e getta; ◆ consigli «ecologici « per gli acquisti; ◆ le «ricette risparmio» per il riciclaggio degli avanzi alimentari; e quant’altro si ritenesse utile esporre e comunicare in relazione al percorso didattico realizzato. L’ecomuseo può terminare con… prove di assaggio di «ricette risparmio», fatte con ciò che l’indifferenza o la negligenza avrebbe reso rifiuto. Recuperare dalla tradizione tante buone pietanze, realizzate con gli avanzi alimentari, per dare una risposta all’altra faccia, quella più conosciuta, del consumismo e per ricordare che più di un milione di tonnellate di cibi finiscono in pattumiera. PERCORSO 5 M Consigli ecologici per gli acquisti In base alle conoscenze acquisite si può strutturare, con i ragazzi, un «decalogo» (es. uso di vassoi di cartone per frutta e verdura al posto del polistirolo o delle vaschette di plastica; acqua minerale in bottiglia di vetro a rendere e non in quelle di plastica… ). Si può scrivere anche ai distributori di bibite, latte, chiedendo quanto incida il costo della confezione sul prezzo del prodotto, o, più in generale, quali siano le motivazioni per cui il prodotto non è stato confezionato in modo più ecologico (es. latte in scatola invece che nella bottiglia di vetro). Un «prodotto» del genere può essere utilizzato per azioni di sensibilizzazione in famiglia, a scuola o nel quartiere, coinvolgendo eventualmente il direttore del supermercato o, meglio, esponendogli direttamente le motivazioni dei suggerimenti raccolti. Tale attività può opportunamente configurarsi come momento di verifica. Conoscenze, valori, qualità dinamiche possono essere attentamente valutate con opportune griglie osservative senza tralasciare indizi emergenti che possono prefigurare «nuovi» comportamenti individuali. S Giornata dell’imballaggio inutile Forse è giunto il momento di realizzare una «Giornata dell’imballaggio inutile», con una azione diretta di sensibilizzazione e di composta protesta: recarsi «in modo visibile» (striscioni, manifesti ecc.) al supermercato, fare una simbolica spesa settimanale (previo accordo mirato con le famiglie), pagarla regolarmente, per poi lasciare allo stesso supermercato tutto l’imballaggio inutile, compreso quello delle merci alimentari e non, utilizzate nel corso della settimana precedente. Come a dire: «È vostro, non ci serve, tenetevelo!» Se il percorso didattico avrà avuto una sua «coerenza interna», tale «azione per l’ambiente» non apparirà una forzatura e potrà risultare anche divertente sensibilizzare i consumatori sul continuo aumento di inutili imballaggi e protestare contro i supermercati ed i produttori perché, così facendo, non fanno che scaricare sulla collettività i costi (monetari ed ambientali) relativi all’acquisto della merce ed allo smaltimento dei rifiuti. È evidente che va mantenuta l’accortezza di strutturare ed organizzare attività come quelle descritte in modo che i ragazzi vivano l’iniziativa come «protagonisti» di un cambiamento possibile. 47 PERCORSO 5 M S Facciamo il compost Le scuole di Colle Val d’Elsa dopo aver sperimentato, attraverso osservazioni ed attività di laboratorio, la struttura del suolo, la sua permeabilità, la presenza di microfauna nel suolo, la presenza di microrganismi in un infuso di paglia, hanno tratto queste conclusioni: In natura i materiali biologici vengono degradati da una moltitudine di organismi diversi (muffe, protozoi, batteri, piccoli animali… ). ◆ Questi organismi si nutrono di materiali biologici di scarto. ◆ Il luogo dove in natura avviene la degradazione è il suolo, ed in particolare lo strato superficiale. ◆ In natura tutto ciò che risulta di scarto per un gruppo di organismi, è di nutrimento per altri. ◆ Quindi: IN NATURA NON ESISTONO RIFIUTI. ◆ Da cui deriva la conclusione fondamentale: il modo più corretto per smaltire i nostri rifiuti (organici) è imitare i cicli naturali. Per confermare questa ultima conclusione le scuole hanno fatto il seguente importante esperimento finale e lo propongono alle altre scuole: SMALTIMENTO DI RIFIUTI ORGANICI MEDIANTE DECOMPOSIZIONE BIOLOGICA E PRODUZIONE DI COMPOST VERDE. Materiali occorrenti Rifiuti organici accuratamente selezionati; bidone per compostaggio (composter); attrezzi per giardinaggio. Esecuzione Si introducano con lezioni teoriche, materiali audiovisivi, inchieste ecc. le caratteristiche merceologiche dei rifiuti e si spieghino i concetti base della raccolta differenziata. Si faccia quindi portare a scuola un quantitativo di rifiuti organici accuratamente selezionati, chiedendo magari un coinvolgimento attivo delle famiglie. Le scuole dotate di mensa inoltre dovrebbero recuperare gli avanzi e gli scarti di cucina. Si immettano poi i rifiuti all’interno di un bidone per compost seguendo scrupolosamente le indicazioni date dalla casa 48 L’AMBIENTE È ANCHE MIO E… costruttrice. Nell’arco di un periodo di tempo che va da tre a cinque mesi, secondo le condizioni ambientali di temperatura, umidità, tipo dei rifiuti usati, struttura del suolo ecc, i rifiuti si decomporranno generando un compost verde di alta qualità utile per la concimazione di orti e giardini come ammendante. Durante il periodo di formazione del compost, si possono fare dei prelievi di materiale, ed osservare come al suo interno si sviluppi una flora microbica molto simile a quella presente nella lettiera. Le classi coinvolte a questo punto hanno tratto alcune conclusioni: I rifiuti organici vengono trasformati in una sostanza, il compost, di aspetto molto simile all’humus osservato nel bosco. ◆ Gli organismi ivi osservati sono molto simili a quelli dell’humus. ◆ Quindi È possibile, utilizzando i microorganismi e simulando le condizioni del bosco, ottenere materiali simili all’humus dai rifiuti. ◆ È possibile riciclare buona parte dei rifiuti organici rendendo il sistema umano simile a quello naturale. ◆ «È POSSIBILE CHIUDERE IL CERCHIO». ◆ S A caccia di… discariche Lo hanno fatto gli studenti dell’I.T.G «De Lorenzo» di Potenza all’interno di un progetto denominato «Gli studenti impegnati come sentinelle dell’ambiente». Sono andati alla ricerca di discariche controllate e non, hanno valutato gli effetti causati dalla non bonifica delle stesse e hanno fatto le analisi sulla qualità e la quantità dei rifiuti prodotti nel proprio ambiente. Tutto questo al fine di definire una mappatura di piccole e grandi discariche non controllate presenti sul loro territorio, con lo scopo di arrivare ad una denuncia delle stesse alla pubblica amministrazione. Il risultato di questo lavoro è stato poi raccolto in schede che oltre alla località dell’area indagata contengono l’immagine fotografica a documentazione del tipo di rifiuti presenti nelle discariche non controllate e la descrizione sulla tipologia degli stessi.