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lez08 GiulioClaudia [modalità compatibilità]
Successori di Augusto (m. 9 a.C.) (sp. L. Domizio Enobarbo) (f. di Agrippa) (adotta) (m. 23 d.C.) + Messalina (I); Agrippina Minore (II) (m. 19 d.C.) (sp. Livilla) Sp. CLAUDIO f. Domizia e Gneo Germanico II Tiberio Gemello Ercolano, statua di Claudio Statua identificata con il tipo di Giove Capitolino: Ermitage, San Pietroburgo Priverno, statua di Tiberio La tipologia delle statue imperiali in età giulio claudia si arricchisce di nuove iconografie improntate alle statue divine, in particolare a Giove, sia in piedi con scettro, sia seduto con panneggio simile a Giove Capitolino. Il ritratto di Tiberio era meno classicheggiante di quello augusteo, più aderente alla fisionomia reale dell’imperatore ormai sessantenne, vicina a quella della madre Livia. Corinto, statua velata di Augusto e di L. Cesare dalla basilica Iulia La Basilica Iulia nel foro di Corinto (rifondata come colonia romana in età cesariana) fu costruita durante il primo decennio del I secolo d.C., interamente in pietra locale, con semplice pianta rettangolare di 130 x 80 piedi romani (38,44 x 23,55 m) e peristilio interno di 90 x 40 p.r. (26,70 x 11,75 m). Vi erano contenute le statue dei membri della famiglia imperiale, compresi quelli di Augusto e dei nipoti Gaio e Lucio Cesare, e altri membri della famiglia. Alla fine dell’età tiberiana, l’interno fu parzialmente rivestito in marmo. Tazza d’argento dalla villa rustica di Boscoreale (oggi al Louvre) – Tiberio come erede di Augusto (12 d.C.?), sulla quadriga del trionfatore, togato, con scettro e ramo di alloro e uno schiavo che lo incorona; il corteo è costituito dal bue per il sacrificio, da victimarius e popa con ascia. -Terni, museo archeologico (da Amelia): Germanico, bronzo, 20 d.C., statua ritratto postuma in veste di generale vittorioso. Sulla corazza è raffigurato Achille che uccide Troilo. -Roma, busto di Caligola -Statua eroica di Germanico, opera di Kleomenes, su schema classico (V secolo) di Hermes Loghios Decorazione bronzea delle navi di Nemi (età di Caligola) Ara pietatis Augustae, dedicata nel 43 d.C. da Claudio, simile all’Ara Pacis, nota solo da frammenti ora a Villa Medici. frammento con tempio esastilo, la aedes Matris Magnae (Cibele) sul Palatino (al centro del timpano: simulacro aniconico della divinità di origine orientale), Victimarius e popa con ascia. Ara pietatis Augustae:. Il tempio rappresentato è la aedes Caesarum sul Palatino (figura al centro del timpano: Augusto), sorta sul luogo in cui era nato Ottaviano. Ara pietatis Augustae - frammento con processione: flamine e littori; un camillo sorregge la statuetta di un Lare. Rispetto all’Ara Pacis di Augusto, maggiore aderenza alla realtà, una volontà di definire con precisione l’ambiente in cui si svolge la processione (sul Palatino, da ovest a est, dal tempio di Cibele alla casa di Augusto al suo tempio), mediante minuta descrizione dei templi. Il classicismo è rigido e riduttivo: ora gli scalpellini sono urbani e non neoattici. Claudio, statue sedute: da Caere e da Leptis Magna, inserite in gruppi di famiglia giulio-claudi all’interno di edifici pubblici (teatri o basiliche). Corona civica di foglie di quercia, spettava a chi salvava la vita a un cittadino romano, era stata conferita ad Augusto. Contrasto tra corpo atletico e viso con i segni dell’età e con modellato molle e pittorico, che mostra la ripresa barocca in reazione al classicismo augusteo. Ercolano, statua di Claudio come Alessandro Olimpia, statua di Claudio come Zeus Olimpia, statua di Agrippina Le statue imperiali si collocano in edifici pubblici a formare gruppi di famiglia: così nel teatro di Ercolano, in bronzo, e nel tempio di Rea ad Olimpia Agrippina minore, Roma Nerone, Roma Nerone, Roma, bronzo Seneca, Roma, ritratto Caere – Ara votiva di età augustea dal teatro. Offerta dai clientes di C. Manlius C.F., censore perpetuo della città di Caere. Raffigura il momento culminante del sacrificio, in cui il victimarius sta per colpire il toro, che mostra il collo, mentre il celebrante, capite velato, brucia incenso sull’altare. Monumento funerario del seviro C. Lusius Storax, da Teate Marrucinorum (Chieti), tra 30 e 50 d.C. Frontone e fregio decorati da rilievi: edizione di un ludus gladiatorio, offerto dal munifico liberto. Il monumento imitava un tempietto, ed era munito di fregio sulle colonne, con rappresentazione dei duelli tra coppie di gladiatori (paria); e di frontone in facciata, dove sono raffigurati gruppi di cornicines (destra) e tubicines (sinistra). Nella tribuna destinata alle autorità, su tre file, al centro deve riconoscersi lo stesso Storax con i magistrati della città (quattuorviri). In secondo piano, sullo sfondo del colonnato del foro della città, il collegio dei seviri Augustales (sei uscenti, sei entrati in carica). A sinistra: scena di una rissa, entrata nel ricordo della giornata. Nel rilievo si ritrovano spunti e iconografie dell’arte ufficiale (i gladiatori) assieme a distorsioni prospettiche e simboliche tipiche dell’arte plebea. Arco di Orange: dedicato a Tiberio nel 26-27 d.C. nel per ricordare le gesta dei veterani della II legione Gallica e celebrare la loro vittoria contro la flotta di Marsiglia sotto Cesare. È collocato all'ingresso della città, sulla via costruita da Agrippa verso Lione (Lugdunum), con funzioni di porta monumentale. Arco a tre fornici inquadrati da semicolonne corinzie, decorazione scultorea formata da trofei, fregi d’armi, prigionieri galli che coprono le superfici. Scene di battaglia ispirate a composizioni ellenistiche decorano l’attico. Lo stile barocco di derivazione ellenistica inizia a sostituire il semplice classicismo augusteo. Ricca decorazione scolpita (trofei di armi, trofei navali, scene di battaglia) con rilievi insolitamente privi di incorniciatura, riconducibili ad una tradizione artistica locale che da tempo aveva accolto influssi ellenistici. Sui fornici laterali: trofei di armi e armature celtiche in basso, trofei navali (aplustri e rostri) nel pannello superiore. Roma, Domus tiberiana: residenza di Tiberio sul Palatino a Roma Capri, Villa Jovis: residenza di Tiberio a partire dal 26 d.C. Sperlonga – villa di Tiberio. Grotta ninfeo con copie in marmo di gruppi scultorei ellenistici del ciclo di Ulisse: Scilla, Polifemo, Ulisse e Patroclo, Ulisse e Diomede. Le grotte – ninfeo erano usati sin dalla tarda Repubblica come luoghi per banchetti estivi, riprendendo il tema della grotta sacra. Baia (Campania) – villa imperiale: ninfeo di Punta Epitaffio, sommerso per bradisismo. Nell'esedra di fondo vi erano statue di Ulisse e un suo compagno che offrivano il vino a Polifemo; nelle nicchie ai lati altre cinque statue, di Dioniso e di membri della famiglia di Claudio (una donna matura, forse Antonia Minore, sua madre, raffigurata come Venere genitrice; il padre Druso Maggiore, in veste di condottiero; i suoi figli Ottavia Claudia e Britannico). La costruzione risale quindi agli anni di Claudio: una sorta di "galleria" di ritratti dinastici, Probabilmente la sala apparteneva ad una villa costiera di proprietà imperiale, del tipo di quelle poi descritte da Plinio il Giovane, residenza di piacere. Tomba del fornaio Eurisace Porta Maggiore: ingresso monumentale a due fornici che consente alla Via Labicana di oltrepassare la linea dell’acquedotto Claudio, in seguito incluso nella linea di fortificazioni delle Mura Aureliane. La decorazione della porta utilizza l’effetto di bugnato causato dalla mancata finitura delle superfici dei blocchi di travertino. Verona, porta dei Borsari: facciata architettonica illusionistica, tipica di un nascente gusto barocco di età claudia che reagisce al netto classicismo augusteo. Domus aurea: dopo l’incendio del 64, al contrario di Augusto, Nerone privatizza gli spazi pubblici (tempio di Claudio, utilizzato come ninfeo monumentale). Modello: parchi regi di Alessandria, concetto ellenistico dell’inserimento nel paesaggio delle architetture (congiungere Palatino con Esquilino mediante padiglioni e giardini) Progetto neroniano ispirato ai monarchi orientali, non al recupero augusteo del mos maiorum Padiglione sul Colle Oppio Atrio del Colosso Domus Tiberiana Lago (poi Colosseo) Domus transitoria “Vigna Barberini” (sala rotonda) Tempio di Claudio con ninfeo Da Atlante di Roma Antica 2012: Ipotesi di ricostruzione della Domus Aurea Neronis Padiglione sul colle Oppio Terme di Tito Atrio con il Colosso di Nerone Lago artificiale Claudianum Piano seminterrato del padiglione sul Colle Oppio della Domus Aurea, poi utilizzato come fondazione per le Terme di Traiano. Ricostruzione del vano 4 con il ninfeo di Polifemo (15). Ninfeo di Polifemo (15) con nicchie per statue e pannello musivo in alto con rappresentazione di Ulisse che offre a Polifemo la coppa da bere Aula ottagona coperta a cupola della Domus Aurea La fortuna che le stanze neroniane, chiamate “grottaglie” per via del loro interramento, ebbero nel Rinascimento è testimoniata dai molti disegni sopravvissuti al tempo e dalle imitazioni che ne sono state realizzate nei palazzi e nelle abitazioni dell’epoca. Da pittori come Filippino Lippi, Perugino e Ghirlandaio. La maggior parte dei disegni rinascimentali sono oggi una testimonianza fondamentale per farsi un’idea completa della decorazione, all’epoca molto meglio leggibile. Achille a Sciro: quadro su una delle volte della Domus Aurea Terme di Nerone in Campo Marzio, ricostruite da Severo Alessandro nel III secolo. Iniziano la tipologia delle “terme imperiali”, costituita da un complesso centrale con i vani per i bagni, da due ali laterali destinate alle palestre e agli spogliatoi (apodyteria) e da un ampio recinto da usare per giardini o passeggiate. I successivi edifici termali di costruzione imperiale utilizzeranno questa tipologia fino a Diocleziano e Costantino. Foro di Lugdunum Convenarum (Gallia) Foro di Augusta Raurica (Rezia, oggi Svizzera) Ara in onore della Gens Augusta, Cartagine (età giulio-claudia): Enea che fugge da Troia trasportando in spalla Anchise e tenendo per mano Iulo Ascanio. Riproduce il gruppo scultoreo nel foro di Augusto a Roma. Santuario di Afrodite Sebasteion agorà Portico di Tiberio teatro Aphrodisias (Caria) – città sacra di Afrodite: prima Cesare, poi Augusto (tramite il suo liberto C. Iulius Zoilos di Aphrodisias) avevano reso immune da tributi la città. In età claudia era nato un santuario per il culto imperiale, il Sebasteion, con due ali decorate da semicolonne con intercolumni decorati da pannelli a rilievo, che mostravano sul registro superiore una serie di raffigurazioni di esponenti della famiglia giulioclaudia in atto di sottomettere le province personificate dell’Impero: Claudio che abbatte la Britannia, Nerone che sottomette l’Armenia e così via. Il registro inferiore invece presenta figure mitologiche, che suggeriscono l’idea di una correlazione tra le imprese delle divinità olimpiche e quelle degli imperatori. “TERRA SIGILLATA”: da sigillum = statuina; scyphi sigillati = vasi decorati da figure a rilievo (Cic. Verr. 4,32). F. Rossi (Arezzo, ‘700) e H. Dragendorff (1895): coniano termine di “terra sigillata” per i vasi aretini con decorazione a rilievo. In seguito: “SIGILLATA” in genere (per studiosi italiani) = produzioni di ceramica fine da mensa di età ellenistico-romana, a superficie brillante rosso-arancio. “VASI SAMII”: Plin. NH 35, 160-1: vasi di pregio prodotti ad Arezzo, Sorrento, Pollentia, Sagunto, Samo, Pergamo, Tralles, Modena. Alcuni studiosi inglesi indicano con tale termine la sigillata di prima età imperiale. In età augustea la produzione inizia ad Arezzo (“Aretina”), poi si estende ad altre officine in Italia, Gallia e Germania (insediamenti militari): “sigillata italica” e “gallica”.