Comments
Transcript
3. Effetti stilistici nel ritratto di Catilina
3. Effetti stilistici nel ritratto di Catilina Come nota A. La Penna1, fin dall’inizio è messo in risalto il contrasto tra le doti eccezionali del personaggio e la sua perversione morale: magna vi et animi et corporis, sed ingenio malo pravoque, dove l’opposizione è accentuata anche dalla costruzione asimmetrica nei due cola (variatio): uno col genitivo (animi et corporis), l’altro con l’aggettivo (malo pravoque). Il contrasto resta il carattere saliente della descrizione: simulator ac dissimulator; alieni adpetens, sui profusus (parallelismo); satis eloquentiae, sapientiae parum (e qui il chiasmo risalta meglio dopo il parallelismo). Del resto, in questa sua contraddittorietà Catilina rispecchia e compendia emblematicamente i corrupti mores della città, al pari di lui dilaniata da pessuma ac divorsa inter se mala, luxuria atque avaritia. La ricerca di una caratterizzazione incisiva mediante il contrasto è comunque una costante nei ritratti di Sallustio: la ritroviamo nel ritratto di Mario (animus belli ingens, domi modicus, lubidinis et divitiarum victor, tantummodo gloriae avidus), di Silla (cupidus voluptatum, sed gloriae cupidior), di Pompeo (oris probi, animo inverecundo). Altra caratteristica saliente del ritratto è quella dell’inesauribilità e immensità dell’energia perversa. A tale effetto concorrono: •da un lato, espressioni assai pregnanti che rendono il senso della trista immensità di Catilina: Vastus animus immoderata, incredibilia, nimis alta semper cupiebat. In particolare, risulta di grande intensità semantica la «iunctura» vastus animus «che – nell’efficacia intraducibile di quel romano aggettivo, congiungente in sé i sensi dell’immenso, dell’immoderato, non meno che della paurosa devastazione delle passioni – rende epigraficamente la terribilità di quel sanguinario» (E. Bignone); •dall’altro lato, gli asindeti: bella intestina, caedes, rapinae, discordia civilis grata fuere … patiens inediae, algoris, vigiliae … animus audax, subdolus, varius (con la serie di nomina agentis e participi che segue) … inmoderata, incredibilia, nimis alta … «Il senso della vastità – osserva A. La Penna – non dà però luogo a un’abbondanza incontrollata dell’espressione: il trícolon asindetico è una forma di asindeto ben controllata: da audax a varius, poi una serie quadrimembre, dove il primo membro e il terzo da un lato, il secondo e il quarto dall’altro si richiamano parallelamente; infine una frase nominale con chiasmo: un’armonia complicata, ma un’armonia». Le ultime quattro righe (Namque … inerat) – che nell’opera sallustiana non seguono immediatamente quelle precedenti – completano il ritratto di Catilina, sin qui illuminato dall’interno, con pochi segni che fissano visivamente il riflesso esteriore della sua miseria. La continua variatio dello stile (nota tra l’altro il chiasmo in colos … exsanguis, foedi oculi e in citus modo, modo tardus) vuol raffigurare l’agitazione, l’inquietudine interna provocata dai rimorsi. «I ritratti di Sallustio, come quello di Catilina – nota il Bignone – potranno esser anche troppo pieni di passione, per esser storicamente fedeli: egli può aver scritti pure essi con i suoi nervi, piuttosto che con la più spassionata intelligenza di storico; ma vivi, i suoi ritratti son sempre, e non meno che vivi, veri di una loro superiore artistica coerenza […]. Il suo Catilina potrà essere piuttosto il Catilina di Sallustio che il vero Catilina, affascinatore di giovani per una sua nativa magnanimità: ma non è stato più sostituito, nonostante tutti i tentativi di riabilitazione degli storici, nonostante le ricreazioni degli artisti, sino all’Ibsen, da una creatura altrettanto viva, altrettanto, per sua intima virtù, veramente esistente. 1. Sallustio e la «rivoluzione» romana, Feltrinelli, Milano 1968, p. 368.