Le avventure di Tintin si vedranno alla sesta edizione del festival di
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Le avventure di Tintin si vedranno alla sesta edizione del festival di
COVER cavalleria inglese. Finirà nelle mani dei francesi, poi in quelle dei tedeschi, passando in rassegna tutti i fronti della battaglia. In attesa di ricongiungersi col suo vecchio padroncino, Albert (Jeremy Irvine). Tratto dal romanzo di Michael Morpurgo (anche pièce), War Horse combina cinema bellico e Black Beauty (il romanzo di Anne Sewell). Morpurgo aveva deciso di scrivere il libro dopo aver scoperto l’eccidio dei cavalli durante la prima guerra mondiale (ne morirono 10 milioni) e raccolto le testimonianze di alcuni veterani che gli avevano raccontato come i soldati spesso parlassero con loro, Le avventure di Tintin. A destra War Horse Spielberg: a parte il riuscito Prova a prendermi, il remake de La guerra dei mondi non ha convinto la critica, mentre The Terminal e Munich sono stati un mezzo fiasco al botteghino. Maggiori soddisfazioni dall’ultimo Indiana Jones, classico lavoro interlocutorio, desideroso più di ritrovare antiche certezze che di guadagnarsi il futuro. L’impressione è che l’eterno bambino del cinema americano abbia vissuto con disagio il clima post 11 settembre. Spiazzato dal brusco risveglio di una nazione. Oggi l’America è anche più scossa. Se l’attacco alle Torri poteva essere archiviato come un incidente di percorso, il declino dell’economia rischia di macchiare il mito della superpotenza in maniera indelebile. Con pesanti ripercussioni sulle strategie e gli investimenti dell’industria cinematografica. Diventa interessante capire allora se e in che modo Spielberg – che di quell’industria è sempre stato l’alfiere – INQUADRA IL CODICE QR riuscirà a rinegoziare il CON IL TELEFONINO PER VISUALIZZARE IL proprio ruolo dentro TRAILER DI TINTIN uno scenario in fibrillazione. Non di rado i lavori del regista hanno anticipato tendenze, ridisegnato l’immaginario, ritrattato i confini tra spettacolo e autorialità dentro il rigido perimetro hollywoodiano. Tintin e War Horse giocano sullo stesso tavolo ma con carte diverse. Con il primo Spielberg debutta nell’animazione e nella stereoscopia, punta forte sul restyling estetico ma non 20 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo ottobre 2011 rinuncia a un’ossatura narrativa tradizionale, rileggendo un classico del fumetto, Hergè. Tintin racconta le avventure di un giovane reporter e del suo cagnolino Milù, in giro per il mondo alla ricerca di storie sensazionali, braccati da personaggi improbabili, al centro di misteriosi intrighi. Spielberg l’ha definito l’Indiana Jones coi calzoni corti. Il film è interpretato da Jamie Bell e Daniel Craig, convertiti digitalmente grazie al motion capture. Accanto all’artigiano Spielberg il consulente tecnologico Peter Jackson. Anche produttore, Jackson dirigerà i prossimi due capitoli della trilogia. Dalle proiezioni pilota in Francia trapela forte entusiasmo attorno al progetto. Ma Oltralpe sanno bene chi era Hergé, in America no. Viceversa, War Horse sembra più nelle corde di Spielberg. Il tema - la guerra – è un’ossessione che torna e ritorna nella sua filmografia. Per la prima volta Spielberg racconta la grande guerra, ed è un dettaglio fondamentale per la messa in scena: significa privilegiare il fattore umano su quello tecnologico (è un conflitto che, cannoni a parte, prevede ancora il corpo a corpo), ridurre il rumore, mitigare lo splatter, organizzare lo spazio (simile a una scacchiera, geometrico, globale: a differenza del montaggio a mitraglia del Soldato Ryan, abbonda qui l’uso dei carrelli e dei totali), spostare il focus dalle armi alla tecnica. Il perno del film è un cavallo di nome Joey, venduto da una famiglia di allevatori alla convinti che capissero tutto. L’utilizzo del cavallo, nella letteratura e nel cinema, non è nuovo. La sensibilità di questo animale è nota e usata spesso come metafora dell’innocenza (ricordate la cavallina di Delitto e Castigo?). Si capisce perché Spielberg sia rimasto conquistato dal soggetto: l’occhio umido, buono, del cavallo è quello di E.T. L’alieno, l’altro, il fanciullo che abbiamo dimenticato da qualche parte. E’ l’occhio del vecchio Spielberg, un’altra volta e di nuovo. Rivolto a quel che resta del (suo) mondo, dentro un cinema che sta cambiando. % Le avventure di Tintin si vedranno alla sesta edizione del festival di Roma