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percorso di formazione per giovani coppie di sposi

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percorso di formazione per giovani coppie di sposi
PERCORSO DI FORMAZIONE PER GIOVANI COPPIE DI SPOSI
ANNO PASTORALE 2008/2009
Il percorso è articolato su quattro incontri cui è stata dedicata un’ intera giornata
domenicale, conclusa con la celebrazione eucaristica
TEMI TRATTATI:
PRIMO INCONTRO: “IO ACCOLGO TE … : riscopriamo la promessa matrimoniale”
SECONDO INCONTRO: “BEATI VOI … : uno stile di vita per le nostre famiglie”
TERZO INCONTRO: “LA DANZA DELL’AMORE: i gesti che rivelano Dio”
QUARTO INCONTRO: ”LA FAMIGLIA CELEBRA L’AMORE DI DIO: liturgia della chiesa
domestica”
PRIMO INCONTRO
IO ACCOLGO TE … : riscopriamo la promessa matrimoniale
ACCOGLIENZA E PREGHIERA INIZIALE
CANTO: Te al centro del mio cuore
PREGHIERA:
“Io accolgo te”
Io, pronome che designa
tutto quello che sono
tutto quello che mi porto dentro
tutto quello che penso
tutto quello che sento
tutto quello che voglio
tutto quello che desidero di più …
Io, pronome che mi ricorda anche il mio
orgoglio
anche la mia superbia, anche la mia
voglia di avere,
di possedere, di raggiungere …
anche la mia gelosia, anche la mia
debolezza …
diventa il punto di partenza
di una promessa d’amore
e perde tutti i connotati disgustosi
dell’egoismo….
Io, accompagnato dal nome
che mi porto dietro dalla nascita,
dal nome che è diventato la mia ombra,
la mia identità, il mio specchio …
per dire la cosa più grande
che una creatura possa esprimere:
io accolgo te,
ti rispetto, ti amo così come sei,
per diventare “una sola carne”
nel nome di Dio.
(Roberto Laurita)
Io, pronome che oggi
“Come mio sposo/mia sposa”
Non ti prendo solo come persona:
ogni essere umano ha diritto a questo
trattamento,
al rispetto della sua dignità,
al rispetto della sua libertà,
al rispetto della sua originalità.
Ti prendo come sposo/a:
un rapporto unico, dunque, che avrò solo
con te.
Un amore unico quello riservato a te.
Fino ad essere “una sola carne”:
una comunione di vita, di affetti, di
sentimenti
che nulla potrà recidere.
Fino a dirti: “tu sei carne della mia carne,
osso delle mie ossa”,
per proclamare quello che ci lega a
doppio filo,
per sempre.
Fino a riconoscere che, d’ora in poi,
la mia vita sarà monca senza di te,
perché tu sei parte integrante di quello
che sono
di quello che voglio
di quello che desidero
di quello che sogno.
Signore, aiutami ad essere
uno sposo/una sposa nel Signore,
degno/a di questo nome, di questo dono
che mi fai:
poter fare della mia esistenza
un cantico di gioia a due
(Roberto Laurita)
RELAZIONE
AMORE E MATRIMONIO: ACCOGLIERE E DONARE LA VITA
don Gianni Lavaroni
(appunti non rivisti dall’autore)
La relazione si articola in due parti:
a) il senso della promessa
b) la fedeltà alla promessa
a) Partiamo dal precisare il concetto di matrimonio, che è un “patto di vita”
irrevocabile con cui un uomo ed una donna fanno dono reciproco di sé,
assumendo alcuni impegni fondamentali e promettendo di rispettarli. Si tratta,
dunque, di un patto di vita (non di un altro tipo di accordo) in cui io metto ME
(riferimento a Gesù che ha messo se stesso sulla mensa) e in questo patto
irrevocabile alcuni aspetti sono essenziali. Il momento culmine della celebrazione
del matrimonio è la formula “io accolgo te …”
Cerchiamo allora di capire, di leggere dentro alla realtà della vita che è il dono
reciproco che vi siete fatti. Nelle cellule di ogni persona ci sono i cromosomi dei
propri genitori, c’è la loro “memoria fisica” e c’è anche un cromosoma divino che
porta in sé il bisogno insaziabile di essere felici: c’è il cromosoma del “per sempre”
che abbiamo impresso in noi. Ma il vero modo di essere felici è di procurare la
felicità dell’altro: il nostro bisogno di felicità non lo possiamo soddisfare da soli. Ci
vogliono le relazioni con gli altri e con l’Altro. Lo abbiamo provato nell’esperienza
dell’innamoramento, in cui l’altro ti riempie la vita: è un’esperienza di infinito.
Abbiamo anche bisogno di un Altro che ci riempie l’esistenza: come cristiani
siamo fortunati perché crediamo che c’è qualcuno che lo fa. I due brani del
profeta Ezechiele (36, 24-28 e 37, 23c-27) ci mostrano la proposta che Dio ci fa: ci
propone un’alleanza nella libertà, prevedendo anche alcuni criteri, alcuni percorsi
(le mie leggi …). Ma in che senso il Signore si appella alla nostra liberta? Dato che
siamo strutturati da Lui e la sua volontà è dentro di noi, quando aderiamo alla sua
proposta rispondiamo a ciò che siamo nel profondo.
Il cromosoma divino caratterizza anche i rapporti tra di noi: abbiamo un bisogno
assoluto di un tessuto di relazioni che necessitano di una certa stabilità e di un
certo orientamento. Tu diventi per me l’altro che mi dà gioia. Al punto più alto di
questo c’è l’esperienza di coppia che necessita di costanza, fedeltà, trasparenza,
per sempre. Nel patto sponsale c’è il livello più alto, la più alta espressione di quel
cromosoma di Dio, che è in Sé Trinità.
In tutto l’Antico Testamento troviamo un Dio che è fedele al suo popolo; nel
Nuovo Testamento non si parla di fedeltà perché essa è Gesù Cristo in persona,
che ha mantenuto la promessa: Egli è la promessa realizzata (cantico di
Zaccaria). Nella consacrazione eucaristica c’è la “nuova ed eterna alleanza”: è
Dio che vive il patto di alleanza per sempre. Tutto ciò che era presente
nell’esperienza biblica è compiuto da Gesù.
Allora cosa significa il patto sponsale di vivere la fedeltà nella libertà? In che senso
va intesa la libertà? Non come vuoto assoluto, ma come spazio aperto, ricco di
proposte tra cui bisogna scegliere e se non scelgo non sono libero. Allora la
fedeltà riguarda un impegno preso e rinnovato ogni giorno volontariamente:
questa è una fedeltà robusta e matura. La fedeltà nella libertà è uno spazio
aperto in cui investo tutte le mie risorse, il meglio di me.
A volte può nascere l’interrogativo “ho sbagliato a sposarmi”? o “ho sbagliato a
sposare quella persona”? Tenete presente che le difficoltà fanno parte della vita,
è un’illusione pensare che non ci saranno, ma che si tratta di restare fedeli a se
stessi, a ciò che si è scelto volontariamente. Se Dio vive la sua fedeltà per sempre
in una dimensione di eternità, per noi la fedeltà si “spalma” nel tempo; è un
cammino orientato al “per sempre”, c’è l’impegno al “per sempre” ed è
necessario impiegare energie, fare fatiche per questo. Questa è una difficoltà di
molti matrimoni: c’è un “per sempre finchè dura”e basta una punta di spillo per
scoppiare. Si tratta di una mentalità diffusa, come segno di presunta libertà.
b) La fedeltà al patto non va intesa come confine che non posso valicare, ma
come spazio di vita in cui investire il meglio delle nostre risorse ed energie. Ecco
ora alcuni spunti per poterla vivere in modo ricco
* è necessaria la fedeltà al gratuito, al dono. Non deve esserci calcolo,
patteggiamento, non è la giustizia della bilancia. Il patto va vissuto con la
generosità di Dio che ama a prescindere dalla risposta: è una generosità senza
misura. Anche in una coppia di sposi ci può essere prostituzione se si abbassa il
rapporto a livello di calcolo.
* è necessaria la fedeltà alla perpetuità del dono, al “per sempre”, a prescindere
dalla risposta. Il fondamento del voler bene di Dio è la sua bontà, non la mia
risposta. C’è sempre la sua disponibilità a riaprirmi il futuro.
* è necessaria la fedeltà all’accoglienza nella comunione; non ci deve essere
un’equa lottizzazione di spazi vitali, ognuno col baricentro puntato su di sé.
Bisogna invece cercare di mettere insieme le ricchezze di ciascuno, valorizzando
le differenze. Bisogna tener conto della ricchezza dell’essere maschio e femmina.
Capire le vibrazioni dell’altro, i suoi desideri. Serve lo sforzo di rendere le differenze
una ricchezza comune.
* è necessaria l’accoglienza dei segni dell’amore coniugale nella loro verità. Mi
spiego con un esempio. L’ombelico è il segno fisico che ci ricorda un legame
vitale che abbiamo avuto, ci ricorda l’accoglienza che c’è stata all’inizio della
nostra vita, ed è una cosa importante. Nel concepimento c’è un’accoglienza
fisiologica e dal radicamento in questa accoglienza deriva il nutrimento della
persona. Tutto questo poi ha avuto come presupposto l’accoglienza fisica
reciproca dei nostri genitori. Se questo segno è vero deve corrispondere alla
pienezza della donazione delle persone. Non può esserci una totalità di vita
messa insieme solo a livello fisico. Deve esserci anche la realtà interiore, non solo il
corpo. Nella visione cristiana il gesto fisico è segno sacramentale. E’ importante
riuscire a vivere e comunicare la ricchezza di questa esperienza.
A proposito di sacramenti, bisogna pensare a cosa succede nell’Eucarestia. Il
segno è la particola, il cibo quotidiano. Nella particola il Signore si è impegnato a
esserci e il fedele con essa entra in comunione con il mistero di Cristo: c’è armonia
con ciò che il gesto fisico dice.
La diffusione delle convivenze lascia delle perplessità, pur dovendosi valutare
caso per caso. Sono segno che manca una sicurezza che viene cercata
attraverso questa strada. Ma statisticamente all’aumento delle convivenze non fa
seguito un calo dei fallimenti nelle relazioni: aumentano anch’essi. E’ importante
allora aiutare le persone a volersi più bene, fino a maturare l’esigenza di
condividere la loro scelta anche con gli altri, anche a livello civile. Ma per questo
serve una maturazione che necessita di intensi rapporti interpersonali.
Se il momento più alto del mio ministero sacerdotale si realizza quando indosso la
stola per andare all’altare, per gli sposi questo si ha quando si indossa il pigiama
per andare a letto. Sono gli sposi che si amministrano reciprocamente il
sacramento. Voi avete addosso la stola dell’amore coniugale, anche quando
non ve ne accorgete: se gli altri vedono che vi volete bene vivete la missione di
essere la trasparenza dell’amore di Dio.
*è necessaria la fedeltà al camminare insieme verso la vita piena, in serenità tra di
voi, per mettere poi a disposizione degli altri questa ricchezza. Non basta
pretendere che l’altro mi voglia bene, ma devo anche aiutare l’altro a volermi
bene. Oltre che amare, devo essere amabile: questo è evangelico. Se voglio
bene all’altro devo mettere la buona volontà per aiutarlo a crescere,
correggendo e perdonando.
LAVORO DI GRUPPO
TRACCIA PROPOSTA:
1 – Che risonanza ha avuto in ciascuno di voi e nella vostra coppia la riflessione della
mattina e l’ascolto pregato della Parola? Quali aspetti della riflessione avete avvertito
come più utili per la crescita della vostra coppia? Come è cambiato nel tempo il modo di
concretizzare la promessa sponsale nella vostra vita?
2 – Partendo dalla consapevolezza di possedere dei doni e delle ricchezze che nascono
dal nostro “essere sposi nel Signore”, come testimoniarli all’esterno e come confrontarli
con situazioni di difficoltà, crisi, perplessità..?
CONDIVISIONE SUL LAVORO DI GRUPPO
CELEBRAZIONE DELL’EUCARESTIA
(con rinnovo della promessa matrimoniale)
Rinnovo della promessa matrimoniale
(le Spose)
Oggi, davanti a questa comunità,
ringrazio il Signore
per il dono di esserti sposa
e, nella felicità che mi doni,
rinnovo per te il mio amore
di donna e di credente.
(gli Sposi)
Oggi, davanti a questa comunità,
ringrazio il Signore
per il dono di esserti sposo
e, nella felicità che mi doni,
rinnovo per te il mio amore
di uomo e di credente.
(Spose e sposi insieme)
Ci impegniamo, Signore, a lodarti nella gioia,
a cercarti nella sofferenza,
a godere della tua amicizia nella fatica
e del tuo conforto nella necessità.
Vogliamo continuare a pregarti nella santa
assemblea
ed essere testimoni del tuo vangelo
in ogni circostanza
specialmente con i figli
che tu hai voluto affidarci.
Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.
Amen!
(Tutti assieme)
Ti chiediamo, Signore,
che le nostre famiglie siano come la tua;
regni in esse e da esse si spanda
la tua pace, il tuo amore, la tua grazia.
Amen
PREGHIERE DEI FEDELI (legate alle letture previste dalla liturgia della domenica)
Signore, tu che sei padrone giusto, aiuta noi coniugi a liberarci dalla paura di offrirci
totalmente all’altro per edificare il tuo regno. Rendici capaci di accoglierci l’un l’altra per
quello che siamo, riconoscendo vicendevolmente i talenti che Tu ci hai affidato e
desiderando sempre il meglio per l’altro.
Per questo noi ti preghiamo
Dio fedele, insegnaci che la fedeltà non è un rimanere fermi al passato e voler vivere la
situazione ideale d’innamoramento, ma aiutaci a maturare la capacità di accogliere il
cammino della persona che ci hai messo accanto, nei suoi passi faticosi e leggeri per
riscoprire insieme ogni giorno il Tuo progetto d’amore
Per questo noi ti preghiamo
Signore, tu che prometti la gioia a chi è fedele, fa’ che i fidanzati e tutti gli sposi possano
comprendere, assaporare e sperimentare
la bellezza della fedeltà. Siano fedeli
ascoltatori della tua chiamata e con fedeltà si impegnino ad aiutarsi a diventare se stessi,
tue creature che realizzano il Regno.
Per questo noi ti preghiamo
Padre di eterna gioia, ti preghiamo per la Chiesa universale e per quella locale della
nostra diocesi e delle nostre parrocchie. Rendila serva fedele al tuo messaggio d’amore
perché possa essere, oggi più che mai, testimone dei grandi valori cristiani e possa
svolgere con entusiasmo rinnovato il suo servizio pastorale verso i poveri, gli anziani, i
giovani, le famiglie
Per questo noi ti preghiamo
PREGHIERE PER ACCOMPAGNARE LE OFFERTE
Signore, Dio dell’amore, accetta insieme al pane e al vino, queste fedi nuziali.
Sono il segno delle promesse che ci siamo scambiati il giorno del nostro matrimonio e che
quotidianamente ci impegniamo con entusiasmo a rinnovare.
Fa’ o Signore che questi anelli siano sempre espressione di gioia e di fedeltà nella nostra
vita e possano essere segno visibile e credibile, per coloro che incontriamo, della bellezza
e fecondità del matrimonio celebrato nel Tuo amore.
Caro Gesù,
noi bambini ti offriamo questi confetti che a noi piacciono tanto
e hanno reso ancora più dolce il giorno del matrimonio di mamma e papà.
Fa’ che non manchino mai minuti, ore e giorni dolci e felici nelle nostre famiglie.
CONSEGNA DI UN “SEGNO” A RICORDO DELLA GIORNATA : segnalibro
con immagine e preghiera
SECONDO INCONTRO
BEATI VOI …: uno stile di vita per le nostre famiglie
ACCOGLIENZA E PREGHIERA INIZIALE
CANTO: Cantiamo Te
PREGHIERA: lettura del brano evangelico delle beatitudini con
“ripetizione”da parte dei partecipanti delle frasi che hanno colpito
maggiormente
“Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si
avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola li ammaestrava
dicendo:
“Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati gli afflitti, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché erediteranno la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno
saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il regno
dei cieli”.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno
ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate,
perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno
perseguitato i profeti prima di voi.
(Matteo 5, 1-12)
RELAZIONE
STILE DI VITA DELLA FAMIGLIA CRISTIANA
(coniugi Martini)
Da che cosa si riconosce l’impronta cristiana di una famiglia? Certamente dal
fatto che prega, che va a Messa, che vive un cammino formativo nella comunità
cristiana. Ma c’è un’impronta che deve caratterizzare un po’ alla volta anche lo
stile di vita. Guardando dall’esterno, le persone dovrebbero notare che i cristiani
anche nella loro vita familiare presentano alcune caratteristiche che affascinano
e suscitano il desiderio di imitazione.
Se la vita familiare è condotta secondo il disegno di Dio, costituisce essa stessa un
“vangelo” una “buona notizia” per tutto il mondo e per ogni uomo. Il matrimonio e
la famiglia diventano così testimonianza e profezia, oggetto e soggetto di
evangelizzazione.
L’attenzione va posta a due livelli:
a) le dinamiche interne alla famiglia e la testimonianza di aver accolto l’amore
come regola di vita.
b) Il rapporto della famiglia cristiana con l’ambiente esterno, con le persone,
con la comunità ecclesiale e civile, con il creato , con i problemi del
mondo.
Prima di addentrarci in alcune piste di riflessione è bene sottolineare il fatto che
parlare di famiglia cristiana non significa assolutamente parlare di una famiglia
“modello” di un ideale famiglia quasi “perfetta” che spesso suscita sospetti e
antipatie.
Ogni famiglia si basa sulla umanità dei suoi componenti, si basa sulle ricchezze e
sulle carenze, sulle risorse e sulle debolezze di ciascuno. E’ su questo tessuto
familiare che Cristo vuol abitare, vuole farsi compagno di viaggio, vuole stare con
noi in questo cammino di conversione.
Ogni famiglia ha i suoi problemi e le sue preoccupazioni che non sono minori solo
per il fatto di essere cristiani. Ogni famiglia vive i momenti belli, le gioie e le
soddisfazioni tipiche di ogni comunità di genitori, figli, nipoti, nonni …. forse con un
atteggiamento di stupore in più perché considera con gratitudine i doni ricevuti.
Infatti chi conosce un po’ Dio sa che la sua logica è quella del dono: il
fondamento del dono è l’essere incondizionato che ci è donato e non viene da
noi prodotto. Compito essenziale della famiglia è quindi educare tutti i suoi
membri in questa logica del dono tenendo conto dei percorsi di crescita di
ognuno, in particolare dei figli.
Saper dare, saper ricevere, saper restituire.
Il tema è molto vasto e siamo consapevoli di quanto è stato già proposto a livello
diocesano essendo questo il tema del vostro piano pastorale.
Ci è piaciuto molto il discorso sulla sobrietà che è espressione di semplicità, di
amore per le piccole cose, di attenzione allo spreco ed al valore di quanto si
possiede e si compra.
Sicuramente il nostro tempo storico è basato sul consumo e sulla facilità di usare e
buttare.
L’attenzione alla sobrietà ci rende sensibili verso chi ha di meno ma ci consente
anche di valorizzare maggiormente altri beni, quelli non materiali, quali l’amicizia,
l’ospitalità, la capacità di ascolto ….
E’ stato ampiamente sottolineata l’importanza della preghiera e dell’ascolto della
Parola di Dio, della fedeltà alla festa, in particolare quella domenicale con al
centro l’Eucaristia.
E ancora il corretto uso dei mass-media, strumenti utili per tenersi informati,
strumenti di comunicazione, occasioni di svago ma anche opportunità per
confrontarsi, commentare, esprimere valutazioni che possano favorire il dialogo.
L’attenzione alle risorse ed al rispetto del creato è un problema sempre più
impellente che esige educazione e responsabilità soprattutto da parte delle
generazioni più giovani.
Oggi perciò focalizzeremo l’attenzione solo su alcuni aspetti, per aggiungere
alcuni spunti di riflessione alla vostra crescita personale e di famiglia.
Ci siamo chiesti: da dove dobbiamo partire? Che cosa è veramente essenziale?
Noi crediamo che sia necessario partire da una consapevolezza: il Signore ci
chiama oggi, in questo momento storico e sociale, con la nostra particolare
famiglia, a vivere IL MISTERO GRANDE DEL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO nella
fede, nella speranza, nella carità.
Ci chiama a dare spazio a Lui affinché Lui, il Signore PRENDA LA SUA DIMORA IN
MEZZO A NOI e parli al mondo di sé, faccia risplendere il suo volto attraverso i
nostri volti ed ogni figlio possa conoscere ed amare il Padre.
La famiglia vive al suo interno una particolare dimensione relazionale, molto
intima; essa è per sua origine immagine della relazione d’amore della S.S. Trinità,
dove è continuo il donarsi ed il riceversi in una danza creatrice infinita ed eterna.
Nonostante i nostri limiti e le nostre fragilità noi possiamo sperimentare la gioia
piena del morire con Cristo per risorgere con Lui. L’esperienza pasquale è la
chiave di lettura del nostro quotidiano e della nostra storia che spesso non
comprendiamo appieno ma che forse un giorno capiremo ed interpreteremo
come parte di una storia salvifica che Dio stesso ha voluto.
Vivere il Sacramento del matrimonio nella FEDE significa essere fondati in Cristo,
illuminati e guidati dalla Parola, nutriti dall’Eucaristia, riconciliati dal sacramento
del perdono, aperti al disegno unico ed irripetibile che il Signore ha su ciascuna
famiglia.
Vivere il Sacramento del matrimonio nella SPERANZA significa essere uomini e
donne senza paura, capaci di vivere fino in fondo le gioie ed i dolori della nostra
umanità con gli occhi puntati alla promessa di una vita piena ed eterna con il
Signore.
Vivere il Sacramento del matrimonio nella CARITA’ è una scelta essenziale per le
nostre relazioni;
1) amarsi tra coniugi con tenerezza e misericordia, in una storia di fedeltà che si
compie nel tempo perché la promessa fatta nel giorno del matrimonio ha bisogno
delle prove del tempo per realizzarsi.
2) amare con fortezza e dolcezza i figli, accompagnandoli nella crescita umana e
cristiana, nel rispetto, nella valorizzazione di ogni diversità.
3) amare chi ci circonda, i familiari, gli amici, i conoscenti, le persone incontrate
sul lavoro o in genere nella vita.
4) stare accanto nell’esperienza della croce, nelle diverse situazioni di sofferenza,
divisioni, solitudini, dolore, morte.
Vorremmo ora proporvi tre spunti di riflessione, tre “piste” di approfondimento che
potrete riprendere nel dialogo di coppia o in gruppo. Noi le riteniamo importanti e
ci piacerebbe confrontarci alla fine anche in assemblea.
1) E’ necessario che ci impegniamo nella capacità di ACCOGLIENZA
VICENDEVOLE perché diventi lo stile di tutte le relazioni sia intra che extra
familiari.
2) E’ necessario RISCOPRIRE il VALORE del CORPO quale strumento di
comunicazione (Cristo, il Figlio di Dio, è venuto nel mondo attraverso un
corpo) e COLTIVARE IL GUSTO E LA CURA PER IL BELLO (Dio è in sé bellezza
assoluta e parla di sé attraverso la sua creazione).
3) La famiglia è chiamata a diventare, soprattutto oggi, STRUMENTO E VIA di
EVANGELIZZAZIONE anche al suo interno
1) CRESCERE NELL’ACCOGLIENZA
La famiglia è il luogo pensato dal Signore per nascere e crescere. Lui stesso si è
scelto una madre ed un padre e docilmente è cresciuto in una relazione d’amore.
In un rapporto di accoglienza vicendevole è possibile sanare anche vecchie
ferite, ricuperare carenze affettive, migliorare nella ricerca del vero bene per
l’altro, perdonare le cadute e poter ripartire insieme.
Il saper crescere nel dono di sé e nell’accettazione del dono dell’altro ci rende
sempre più uomini e donne realizzati, sereni e forti.
Ma è importante anche riconoscere che la prima fonte dell’amore è Dio che ci
ama di un amore passionale; ci ama personalmente così come siamo ma ci ama
anche come coppia e come famiglia.
Nel Cantico dei Cantici viene esaltato l’amore entusiasta e drammatico tra due
innamorati, caratterizzato da una vicinanza-lontananza che ci aiuta a
comprendere l’amore smisurato di Dio per il suo popolo e per ogni sua creatura. E’
un amore esigente, geloso, passionale, che ci interpella profondamente
attendendo una risposta personale.
Chi incontra il Dio amante ne viene coinvolto totalmente e da ciò deriva una
profonda esigenza di fedeltà.
Leggiamo alcuni tratti del Cantico dei Cantici:”
“Come sei bella, amica mia, come sei bella! I tuoi occhi sono colombe.
Come sei bello, mio diletto, quanto grazioso! Ct. 1, 15-16
“Una voce! Il mio diletto!
Eccolo, viene
Saltando per i monti,
balzando per le colline.
Somiglia il mio diletto ad un capriolo
O ad un cerbiatto….
Ora parla il mio diletto e mi dice:
”Alzati, amica mia e vieni!
“O mia colomba che stai nelle fenditure della roccia,
nei nascondigli dei dirupi,
mostrami il tuo viso,
fammi sentire la tua voce,
perché la tua voce è soave,
il tuo viso è leggiadro”.
“Il mio diletto è per me e io per lui….
Sul mio letto, lungo la notte, ho cercato
L’amato del mio cuore;
l’ho cercato, ma non l’ho trovato.
“Mi alzerò e farò il giro della citta’;
per le strade e per le piazze;
voglio cercare l’amato del mio cuore”
L’ho cercato, ma non l’ho trovato.
Mi hanno incontrato le guardie che fanno la ronda:
“Avete visto l’amato del mio cuore?
Da poco le avevo oltrepassate,
quando trovai l’amato del mio cuore.
Lo strinsi fortemente e non lo lascerò
finchè non l’abbia condotto in casa di mia madre,
nella stanza della mia genitrice. dal Ct. 2, e 3
Dobbiamo però tenere sempre presente che Dio ama tutto il suo popolo e
pensando alle nostre famiglie Lui ha uno sguardo d’amore per ciascuno dei suoi
figli e per l’intera famiglia, usa tenerezza e misericordia verso ognuno e
contemporaneamente verso il bene della relazione; Lui solo capisce fino in fondo
gli sforzi che ciascuno di noi fa per amore e per essere amato. Lui ci accoglie in
modo veramente “divino” e ci invita a fare altrettanto tra di noi e con gli altri.
Solo da questa consapevolezza dell’essere amati può sgorgare la forza di amare;
non dovrebbe essere uno sforzo, anche se talvolta esige uno spirito di sacrificio,
ma diventare un’abitudine:” offrire i nostri corpi come sacrificio vivente, donarci
gratuitamente così come gratuitamente abbiamo ricevuto.
Possiamo considerare anche i Sacramenti un dono da accogliere che arricchisce
non solo le singole persone ma il bene dell’intera famiglia. Pensiamo alla grazia
del Battesimo nostro e dei nostri figli: che cosa significa essere veri figli di Dio e suoi
eredi.
Il Sacramento del Matrimonio è fondamento di grazia che s’irradia nel tempo è la
radice di quell’unità profonda tra un uomo ed una donna che diventa segno e
luogo privilegiato del rapporto inseparabile fra Cristo e la Chiesa.
Il Sacramento della Riconciliazione che ci permette di rinascere creature nuove,
capaci di ricominciare anche dinnanzi al limite delle proprie fragilità, che non si
abbattono perché sanno che c’è Qualcuno che ha la potenza di risollevarle e
rimetterle in cammino. Questo sacramento accompagna gli sposi, sana le
relazioni e si diffonde come balsamo non solo tra i coniugi ma anche tra genitori e
figli parenti ed amici.
E ancora pensiamo all’Eucaristia, pane di vita che ci sostiene e ci nutre. E’ Dio
stesso che viene in noi per prendere la sua dimora affinchè non siamo più noi a
vivere per noi stessi ma sia Lui a vivere in noi. Quindi è un sacramento che ci
consente di crescere nell’accoglienza vicendevole perché ci fa memoria di che
cosa significa farsi pane per gli altri.
Infine, parlando di accoglienza è bene ricordare che nella vita nascente,
sofferente, morente noi possiamo toccare il “mistero” della vita ed il senso
dell’eternità.
“Chi accoglie uno di questi piccoli nel mio nome accoglie me,”
“ Chi avrà dato solo un bicchier d’acqua a chi ha sete lo avrà fatto a me!”
Se questo stile di accoglienza diverrà il nostro stile di vita, Dio stesso parlerà di sé al
mondo attraverso la nostra storia, si farà carne nella nostra carne, donerà la vita
attraverso la nostra vita.
Questo mistero è davvero grande! Forse noi ci pensiamo troppo poco. E’ una
missione che non finisce mai per entrare poi tra le braccia del Padre nell’eternità.
2) RISCOPRIRE il VALORE del CORPO quale strumento di comunicazione in
particolare in un rapporto di amore fedele (Cristo, il Figlio di Dio, è venuto nel
mondo attraverso un corpo)
e COLTIVARE IL GUSTO E LA CURA PER IL BELLO (Dio è in sé bellezza assoluta
e parla di sé attraverso la sua creazione).
L’essere umano non ha un corpo me è un corpo e nel dono del proprio corpo egli
gioca la sua chiamata originaria. Siamo perciò chiamati ad amare questo corpo,
ad averne cura per vivere in bellezza ed in pienezza la nostra umanità.
L’espressione tratta dal Cantico dei Cantici: “Io sono per il mio diletto ed il mio
diletto è per me” rappresenta in modo sintetico ed efficace l’assolutezza
dell’amore cioè il senso di totalità, di fedeltà e di eternità che scaturisce in modo
inequivocabile nell’amore vero.
La fedeltà degli sposi diventa il “contrassegno visibile” dell’alleanza tipica del
nostro Dio e dono dello Spirito. Essa si esprime in un’armonia, in una vigilanza
illuminata dalla grazia che ci aiuta a fuggire il male ed a volgersi verso il bene. Il
tempo diventa occasione per crescere senza timore.
Ai giovani va annunciato con gioia che l’amore vero tende all’infinito e la scelta
di amare l’altro per sempre è possibile e tende alla realizzazione della felicità di
entrambi.
Nel Cantico dei Cantici viene esaltata la bellezza corporale e spirituale
dell’amore tra i due sposi. Il linguaggio erotico evoca l’indicibilità della misteriosa
intimità con Dio a cui ciascun credente è chiamato.
Benedetto XVI, Nella Deus Caritas est, mette in circolarità l’amore umano, l’eros,
con l’amore che è proprio delle tre divine persone della Trinità, l’agape, liberando
l’uno e l’altro da schemi interpretativi che nel corso dei secoli ne avevano
oscurato l’intrinseca connessione.
Se consideriamo il contesto culturale del nostro tempo vediamo che c’è un
recupero del valore della corporeità, della bellezza e viene data una certa
importanza alle relazioni soprattutto quelle tra uomo e donna.
(ricordiamo che un tempo l’unione di coppia veniva imposta oggi il partner viene
scelto).
Tuttavia nell’attuale cultura post- moderna si parla di società liquida, di relazioni
liquide e di legami affettivi liquidi.
Purtroppo anche l’amore, come il pensiero, presenta la connotazione di una
debolezza costitutiva: vi è un soggettivismo esasperato, un’autoreferenzialità della
coppia che spesso si sente sola. Dinnanzi ad una labilità degli affetti vi è
un’incapacità di instaurare legami a lungo termine ed una difficoltà a realizzare
rapporti equilibrati nel dare e nel ricevere. L’uomo odierno si sente frammentato e
fa esperienze frammentate: sesso senza amore, amore senza matrimonio,
matrimonio senza figli; si vive con difficoltà l’attesa in quanto c’è una ricerca
frenetica del tutto e subito.
Gli sposi cristiani sono chiamati oggi a dire con il proprio corpo e con l’esperienza
del dono vicendevole che è possibile e bello scegliere di vivere insieme per
sempre, essere positivamente fedeli, aperti al dono della vita, fecondi in diversi
campi. La propria umanità ne viene arricchita, valorizzata e non svilita.
Per quanto riguarda il coltivare il gusto e la cura del bello è un modo per esaltare
e riscoprire il divino che è nel mondo perché Dio è bellezza infinita. Lo si scopre
nella natura ma anche nella bellezza delle sue creature. E’ nostro dovere
educarci ed educare anche i nostri giovani ad avere occhi attenti alle meraviglie
del creato, apprezzare l’armonia della musica, assaporare il profumo dei fiori,
condividere il piacere della tavola …. I nostri sensi sono dei doni da valorizzare e
occasioni per ringraziare il Signore.
3)La famiglia è chiamata a diventare, soprattutto oggi, STRUMENTO E VIA di
EVANGELIZZAZIONE anche al suo interno
Il tessuto culturale, un tempo compatto per quanto riguardava la
partecipazione alla fede cristiana, oggi è frammentato: così spesso, anche
in seno alle singole famiglie c’è una differenziazione molto ampia di rapporti
con la fede cristiana e con la chiesa. Così, attraverso il coniuge o il figlio o il
genitore credente la chiesa intreccia un rapporto con il non credente. La
famiglia diventa al suo interno evangelizzante ed evangelizzata.
Si possono creare avvicinamenti in occasione della preparazione al
matrimonio, del battesimo di un figlio, da una esperienza di dolore in cui la
comunità cristiana si è fatta particolarmente sollecita.
A tal proposito ricordiamo due storie significative di persone a noi molto care:
Donato e Liana, una coppia di Forlì che in occasione dell’incontro dei giovani di
Loreto del 2007 ci ha ospitato a casa loro raccontandoci in quell’occasione la loro
esperienza.
Conviventi da più di dieci anni, hanno comunque desiderato che i loro figli
frequentassero il percorso di preparazione al sacramento dell’Eucaristia.
La loro seconda figlia, Michela, li ha invitati ad accompagnarla, li ha coinvolti
raccontando quanto le veniva insegnato, ha favorito la conoscenza con il
parroco e tutta la comunità.
Questa splendida coppia non solo ha maturato il desiderio di chiedere con fede il
Sacramento del Matrimonio ma ora si impegna attivamente nel servizio e nella
accoglienza di minori in affido.
Un’altra esperienza riguarda una giovane coppia che abbiamo accompagnato
alle nozze.
Annamaria, ragazza appartenente ad una famiglia di profonda spiritualità con
una fede viva, conosce in discoteca Martin, giovane di sani principi ma non
frequentate la chiesa. Decidono di vivere insieme l’esperienza di preparazione
alla Cresima di Martin ed Annamaria gli fa da madrina.
Riscoprono insieme, come coppia la presenza di Dio nella loro vita.
Si preparano al Sacramento del Matrimonio con consapevolezza ed entusiasmo.
Ora sono felicemente sposati da più di 10 anni ed hanno tre bimbi. Frequentano
attivamente la vita della parrocchia.
Oggi è sempre più frequente incontrare giovani che vivono una diversità di fede
ma che intendono seriamente impegnarsi in un rapporto di amore per sempre o
coppie già sposate che nel loro cammino incontrano Cristo in tempi anche
diversi. E’ una sfida per tutta la comunità cristiana: chi crede va sostenuto nel suo
percorso di crescita personale mentre l’altro va accolto con semplicità in attesa
che la testimonianza gli faccia incontrare il volto del Padre.
Il sacramento del matrimonio ha una forza
accompagna, sostiene, fortifica ogni storia di amore.
salvifica
particolare
che
Oggi però c’è una particolare esigenza di accompagnamento perché la famiglia
ha il suo proprio originale stile di vita cristiana, che diventa testimonianza viva per
le altre famiglie ma ha altrettanto bisogno di essere rafforzata e sostenuta.
E’ ancora importante promuovere iniziative di collaborazione con i sacerdoti per
una crescita insieme nella fede e per una testimonianza vicendevole dei due
sacramenti quello dell’ordine e quello del matrimonio. Lo stile famigliare, di
attenzione e di accoglienza verso tutti può sostenere i presbiteri che non sono
esenti da momenti di crisi e di solitudine.
Pur rispettando i tempi della famiglia (consideriamo che chi ha bimbi piccoli si
ritrova più facilmente di giorno che di sera) vanno proposti con coraggio momenti
di riflessione e di ascolto della Parola di Dio per poi “impastarla” con la vita e per
capire come Dio stia già parlando nella storia di ognuno.
Alcune attenzioni pastorali:
1) Le giovani coppie che iniziano il loro cammino a due spesso con grande
entusiasmo e grandi aspettative che poi si scontrano con la realtà. I conflitti
esistono per tutti e vanno affrontati e superati.
2) Le famiglie con figli adolescenti: la preoccupazione educativa può
diventare prevalente. Si possono pensare percorsi di approfondimento su
alcune tematiche e favorire l’ascolto ed il confronto tra famiglie omogenee
per età dei figli.
3) Le famiglie monoparentali (separati, vedovi, donne nubili con figli..).Ci
possono essere momenti di solitudine e sopraffazione delle difficoltà
educative. Va superato un certo disagio iniziale con delicatezza, favorendo
l’amicizia e facendosi “compagni di viaggio”
4) Ci sono poi un numero crescente di conviventi e di famiglie sposate solo
civilmente, di separati risposati che talvolta si avvicinano alla chiesa in
occasione dei sacramenti dei figli. Non abbiamo paura di accoglierli, sono
tutti figli di Dio, che forse non hanno mai incontrato il Signore. C’è una
gradualità nel percorso della fede e si può dire la verità nella carità.
Terminiamo riportando un brano tratto dal magistero ed una preghiera.
“ I coniugi cristiani sono fortificati e quasi consacrati da uno speciale sacramento
per i doveri e la dignità del loro stato. Ed essi, compiendo con la forza di tale
sacramento il loro dovere coniugale e familiare, penetrati dello spirito di Cristo, per
mezzo del quale tutta la loro vita è pervasa di fede, speranza e carità, tendono a
raggiungere sempre più la propria perfezione e la mutua santificazione, ed
assieme rendono gloria a Dio.”
Da GS 48
La preghiera vuole essere lode e ringraziamento da parte di tutte le nostre
famiglie:
“Signore, noi ti ringraziamo
perché ci hai donato questa famiglia:
grazie per il tuo amore che ci accompagna,
per l’affetto che sostiene le nostre relazioni
nel cammino di ogni giorno;
grazie perché ci chiami ad essere dono e ricchezza
nella nostra comunità cristiana e nella società.
Rendici perseveranti nell’amore,
liberi dal denaro e dalla bramosia di possesso,
umili e miti nel rapporto con tutti.
Rendici lieti nella speranza, forti nella tribolazione,
perseveranti nella preghiera,
solleciti per le necessità dei fratelli,
premurosi nell’ospitalità.
Rendi il nostro amore seme del tuo Regno.
Custodisci in noi una profonda nostalgia di te
Fino al giorno in cui potremo, insieme con i nostri cari,
lodare in eterno il tuo nome.
Amen
LAVORO DI GRUPPO
TRACCE PROPOSTE: sono cinque, in corrispondenza dei cinque sensi;
una traccia per gruppo di partecipanti
CONDIVISIONE SUL LAVORO DI GRUPPO
CELEBRAZIONE DELL’EUCARESTIA
PREGHIERE DEI FEDELI (legate alle letture previste dalla liturgia della domenica)
Gesù, Agnello di Dio,
rivolgi benigno il tuo sguardo su noi sposi e sulle nostre famiglie. Fa’ che sull’esempio del
Battista possiamo anche noi riconoscerti ogni giorno come il Messia, l’Atteso, il Salvatore e
rendici capaci di seguirti, come fecero Giovanni ed Andrea, per trascorrere il nostro
tempo con te
per questo noi ti preghiamo
Signore,
tu ci hai chiamati al sacramento del matrimonio, a rivelare il tuo amore per noi e per tutti
gli uomini. Insegnaci ad amarci profondamente secondo il tuo disegno, affinché coloro
che vivono accanto a noi, possano scoprire, attraverso il nostro volerci bene, qualcosa di
te che sei l’amore infinito
per questo noi ti preghiamo
Gesù nostro Maestro,
aiuta tutti noi e gli sposi delle nostre comunità parrocchiali a rafforzare l’amicizia con te
affinché possiamo anche noi, un giorno, andare da altri per dire con gioia, come fece
l’apostolo Andrea: ”Abbiamo trovato il Messia”
per questo noi ti preghiamo
Gesù figlio di Dio,
tu che hai invitato i primi apostoli a venire a casa tua, fa’ che accogliamo anche noi il tuo
invito e, come sposo e sposa facci assaporare il calore della tua dimora. Il soffio del tuo
Santo Spirito ci attiri e ci sospinga ad unirci a te, vera luce che illumina e riscalda il
cammino della nostra vita
per questo noi ti preghiamo
Gesù amore infinito,
quel giorno, lungo il fiume Giordano, hai fissato il tuo sguardo su quei due giovani
amandoli profondamente. Questo gesto ricorda a noi sposi gli sguardi che ci siamo
scambiati quando ci siamo conosciuti, quando è iniziato il nostro fidanzamento. Sguardi
dolci, innamorati che ci hanno catturati, che ci hanno avvolti, prendendo possesso della
nostra vita. Oggi Signore, che siamo sposo e sposa, una carne sola, fa’ che i nostri sguardi
incontrino il tuo per innamorarci sempre più di te
per questo noi ti preghiamo
Gesù noi bambini ti preghiamo affinché, nella nostra vita, possiamo incontrare tante
persone che ci parlino di te e per te. Aiutaci ad ascoltare chi ha avuto la gioia di
sperimentare l’incontro con te presente nella sua vita, così che sarà più facile per noi
riconoscerti e diventare tuoi amici
per questo noi ti preghiamo
PREGHIERE PER ACCOMPAGNARE LE OFFERTE
Accetta Signore, insieme al pane ed al vino, queste scarpe che rappresentano per noi
sposi la volontà ed il desiderio di seguirti. Ti offriamo l’impegno a porre i nostri passi sulle
orme che tu lasci dietro di te e insieme, mano nella mano, ad entrare e a fermarci presso
la tua casa, il tuo cuore per conoscerti meglio e dimorare in te.
CONSEGNA DI UN “SEGNO” A RICORDO DELLA GIORNATA : puntaspilli a
forma di cuore, segno della capacità di “cucire” relazioni positive
TERZO INCONTRO
LA DANZA DELL’AMORE: i gesti che rivelano Dio
ACCOGLIENZA E PREGHIERA INIZIALE
CANTO:
PREGHIERA:
DAL CANTICO DEI CANTICI ( Ct 5, 10 – 16; 4,1 – 9; 8, 6 - 7)
La sposa:
Lo sposo:
Il mio diletto è bianco e vermiglio,
egli è tutto delizie!
riconoscibile fra mille e mille.
Questo è il mio diletto, questo è il mio amico,
Il suo capo è oro, oro puro,
o figlie di Gerusalemme.
i suoi riccioli grappoli di palma,
Come sei bella, amica mia, come sei bella!
neri come il corvo.
Gli occhi tuoi sono colombe,
I suoi occhi, come colombe
dietro il tuo velo.
su ruscelli d’acqua;
Le tue chiome come un gregge di capre,
i suoi denti bagnati nel latte,
che scendono dalle pendici del Galaad.
posti in un castone.
I tuoi denti come un gregge di pecore tosate
Le sue guance, come aiuole di balsamo,
che risalgono dal bagno;
aiuole di erbe profumate;
tutte procedono appaiate,
le sue labbra sono gigli,
e nessuna è senza compagna.
che stillano fluida mirra.
Come un nastro di porpora le tue labbra
Le sue mani sono anelli d’oro,
e la tua bocca è soffusa di grazia;
incastonati di gemme di Tarsis.
come spicchio di melagrana la tua gota
Il suo petto è tutto d’avorio,
attraverso il tuo velo.
tempestato di zaffiri.
Come la torre di Davide il tuo collo,
Le sue gambe, colonne di alabastro,
costruita a guisa di fortezza.
posate su basi d’oro puro.
Mille scudi vi sono appesi,
Il suo aspetto è quello del Libano,
tutte armature di prodi.
magnifico come i cedri.
I tuoi seni sono come due cerbiatti,
Dolcezza è il suo palato;
gemelli di una gazzella,
che pascolano fra i gigli ….
tu mi hai rapito il cuore
Tu mi hai rapito il cuore,
con un solo tuo sguardo,
sorella mia, sposa,
con una perla sola della tua collana!
Insieme:
Mettimi come sigillo sul tuo cuore,
come sigillo sul tuo braccio;
perché forte come la morte è l’amore,
tenace come gli inferi è la passione:
le sue vampe son vampe di fuoco,
una fiamma del Signore!
Le grandi acque non possono spegnere l’amore
né i fiumi travolgerlo.
Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa
in cambio dell’amore, non ne avrebbe che dispregio.
RELAZIONE
SESSUALITA’ E SPIRITUALITA’
(Mons. Luciano Padovese)
APPUNTI DALLA RELAZIONE (non rivisti dall’autore)
La danza dell’amore: i gesti che rivelano Dio.
Sessualità e spiritualità: desiderio dell’altro e ricerca di Dio
Relazione articolata su tre punti.
a) analisi della situazione
b) dottrina della Chiesa
c) orientamenti: che fare?
a) Nell’attuale momento dominato da una crisi drammatica (non solo in campo
economico) che nasce dall’egoismo, dall’essere ”uno contro l’altro”, cosa può
salvare la nostra società se è vero che le sue cellule vitali sono le famiglie? E’
proprio il riferimento alla famiglia, all’atteggiamento che dovrebbe esserci tra gli
sposi, che potrebbe contrapporsi ad una mentalità sbagliata. Invece non si fa
nulla per la famiglia nella politica e, anche in campo pastorale, non è vero che la
famiglia sia collocata nella concretezza al primo posto.
La coscienza dell’importanza della famiglia dovrebbe sostenere chi prende le
decisioni a vari livelli.
Dobbiamo recuperare la potenza di “amorizzazione del mondo” (T. de Chardin)
che può nascere da una sintonia tra sessualità e spiritualità.
Nella nostra realtà la sessualità viene volgarizzata e sembra impossibile che essa
possa legarsi alla spiritualità. Invece più si è autenticamente spirituali, più si è
appassionati sessualmente.
Ci sono strane soluzioni alla dicotomia tra sessualità e spiritualità: “kamasutra
cattolico”, strani richiami alla castità (intesa come assenza di rapporti intimi) nella
coppia, ….
b) nella dottrina della Chiesa c’è il richiamo alla “legge naturale” che - per chi è
credente - è la prima Parola di Dio. Il corpo è il nostro primo punto di riferimento e
la genitalità è apertura alla spiritualità, nel senso che anche il corpo “non
funziona” se non c’è un amore inteso come dialogo. Si esclude Dio nella
sessualità quando si esclude l’amore, quando manca la spiritualità dell’amore.
Bisogna essere spiritualmente uno dell’altro perché la sessualità funzioni bene: c’è
ben più che l’attrazione, la seduzione; la spiritualità è dentro la sessualità quando
essa è scambio, non sfogo.
Gaudium et spes: seguendo il disegno di Dio, che è di comunione di tutta la
persona, si realizza in modo pieno la sessualità; uomo e donna sono fatti a sua
immagine.
Pio XII: cancella l’equivoco che il piacere è peccato ed è poco spirituale: è ciò
che il Creatore ha voluto per l’uomo. Questo in un contesto di moderazione, di
“senso estetico”, di rispetto reciproco.
Catechismo della Chiesa cattolica: positiva integrazione della sessualità nella
persona, come essere corporeo e spirituale insieme. E’ necessario comporre i
diversi momenti in un percorso di comunione totale.
La verginità non è superiore alla sessualità. Il grado di giudizio è l’amore.
Secondo la propria vocazione si sceglie il proprio stato. Castità vista come sforzo
culturale, di maggiore umanizzazione, di maggiore comunicazione.
Anche l’impegno sociale deriva la sua energia da chi vive in pienezza la sua
vocazione.
L’orgasmo è il frutto di un gioco che richiama in maniera naturale la
trascendenza: è un’esperienza di “estasi”, di andare fuori da sé …
C’è anche un aspetto teologico della compenetrazione tra spiritualità e sessualità.
La Bibbia ha esorcizzato il tabù del sesso (Non avrai altro Dio …). Il peccato
sessuale è il non capire che potenza ha la sessualità: è il vuoto di idee sulla
sessualità a fare paura.
Vivere la propria sessualità in modo corretto è immagine del Dio – Trinità: lui + lei
aperti alla vita è una sorta di Trinità.
Essere come Cristo e la Chiesa: per vivere bene il matrimonio devi vivere bene la
tua natura di uomo e di donna.
La consumazione del matrimonio è parte integrante del sacramento: se manca, il
sacramento è incompiuto. Infatti ciò che costituisce impedimento a sposarsi non è
l’infertilità, ma l’impotenza. Anzi, a proposito dell’infertilità essa non significa non
essere fecondi: la fecondità è il “crescete” voi, come sposi; i primi figli nella coppia
sono gli sposi stessi; poi i figli possono essere rappresentati da tutte le realtà che
hanno bisogno di noi … Se poi la consumazione è parte integrante del
sacramento, questo spiega la contrarietà della Chiesa ai rapporti prematrimoniali
…
c) il compito degli sposi è mantenere viva l’intimità sessuale: è un esercizio di
ricerca di Dio. E’ un nobilitare il desiderio, che è nell’ordine di Dio.
C’è un diritto/dovere di entrambi a contribuire alla soddisfazione di tutti e due. A
volte ci sono problemi perché per la donna la sessualità è più avvertita sul
versante della tenerezza e c’è anche una sua difficoltà a capire di poter essere lei
a “condurre le danze”: serve maggior protagonismo da parte della donna. Anche
perché, poi, l’insoddisfazione femminile finisce per esprimersi come possessività nei
confronti dei figli.
Comunque ogni coppia ha la sua arte, la sua estetica della sessualità.
E’ importante avere un tessuto di sguardi, di attenzioni, di ascolto, di tenerezza.
L’amore umano è stato definito come “un complotto tra Dio e la chimica”.
Occorrono anche contemplazione, stupore, preghiera. Considerare i gesti
dell’amore come liturgia del sacramento (Giovanni Paolo II).
Non è tanto importante farsi vedere in parrocchia, quanto l’essere appassionati
l’uno dell’altro. Ci si può salvare a partire dalla passione coniugale. Queste cose
vanno capite, cercate, sofferte …
C’è un’itineranza anche nella sessualità.
Ai partecipanti sono stati consegnati materiali da documenti del
magistero ecclesiale attinenti le tematiche della sessualità e della
fecondità
LAVORO DI COPPIA
TRACCE PROPOSTE: sono sei, in corrispondenza di sei temi legati alla
corporeità
ABBRACCIARSI
Leggiamo insieme questa riflessione e caliamola nell’esperienza del nostro rapporto di coppia: quali
considerazioni ci vengono alla mente? Se le vogliamo condividere con gli altri, riportiamole in un foglio che
potremo poi consegnare in modo anonimo.
Ci è così naturale, così comune, che lo si fa senza apprezzarne a pieno il significato … o “i significati”,
perché il senso dell’abbraccio ha mille sfaccettature, si ricollega a mille situazioni diverse. Ci si abbraccia tra
fratelli, tra genitori e figli, tra amanti. Ci si abbraccia per la gioia, per la paura, per lo sconforto. Ci si
abbraccia per fede, per condividere le pene di qualcuno.
Ma c’è un significato comune in tutte queste forme di vicinanza, fisica e spirituale, che ricerchiamo
nell’abbraccio? Due persone che si abbracciano, che formano un tutt’uno di due corpi allacciati strettamente,
hanno quattro gambe, e non solo due, con cui sostenersi. E questa immagine acquista un particolare
significato nell’ambito della coppia che sempre deve ricercare un’unità fisica, oltre che spirituale e d’intenti.
La forza dell’abbraccio sostiene ogni impegno della vita e riesce a trasmettere sensazioni potentissime: nella
malattia si desidera un abbraccio, che è condivisione della propria sofferenza. Nella solitudine l’abbraccio di
un amico, del coniuge, vale più di mille parole di conforto. Nella gioia è straripante condivisione di allegria e
felicità. Anche prima di un amplesso il più importante preliminare è l’abbraccio, l’incontro di due corpi uniti,
stretti, con un intento di gioia comune. (Ct 2,6; 8,1).
C’è poi un abbraccio che la coppia cristiana dovrebbe cercare con assiduità: l’abbraccio con il Signore. Si fa
un po’ fatica a comprenderne il significato perché manca l’aspetto fisico, il contatto. Gli apostoli hanno avuto
il dono della fisicità, del contatto con Gesù, da cui hanno tratto forza e convinzione. E noi come possiamo
avere altrettanta forza? Condividendo l’abbraccio con chi ci sta vicino: coniuge, figli, amici, fratelli in Cristo.
Ogni volta che ci abbracciamo lo facciamo con una creatura del Signore, lo facciamo anche con Lui,
apprezziamo chi ci ha messo al fianco, gliene rendiamo grazie, traendo da quel gesto nuove energie e
nuova fede.
Recitiamo in coppia questa preghiera
Quando abbracci un uomo puoi stringere un corpo
non puoi circoscrivere un mistero che ti avvolge.
E l’uomo, quest’uomo,è un mistero insondabile
al di là di quel che sai.
Ciò che sai è sempre poco.
Ogni uomo è inafferrabile.
Ogni uomo è un mistero
nella sua origine profonda
nel suo traguardo di morte
nel suo destino di là dal muro.
Ogni uomo che abbracci
ha radici misteriose.
E’ al di là di quel che vedi
è al di là di quel che stringi.
Ogni uomo è mistero.
Il mistero è da venerare.
Il mistero è da rispettare.
Il mistero è da non catturare.
Il mistero che è quest’uomo
è riflesso
come il raggio del mistero che è Dio.
S. PALUMBIERI
ACCOGLIERSI NELL’AMPLESSO CONIUGALE
Leggiamo insieme questa riflessione e caliamola nell’esperienza del nostro rapporto di coppia: quali
considerazioni ci vengono alla mente? Se le vogliamo condividere con gli altri, riportiamole in un foglio che
potremo poi consegnare in modo anonimo.
Chissà la sorpresa di Adamo nel trovarsi di fronte un essere così simile a lui e, per contro, così
diverso. (Ge 2,23-25). Ma la sorpresa di Adamo è la sorpresa di ognuno di noi, uomo o donna, di
fronte alla propria “anima gemella”.
Nei primi incontri tra un uomo e una donna, è inutile negarlo, è l’aspetto fisico, il modo di
presentarsi che fa da catalizzatore delle attenzioni reciproche. Poi sopravviene la conoscenza, la
stima, l’amore ed infine la scelta reciproca, per la vita. Il Creatore ha messo lo strumento
dell’attrazione corporea come spinta a conoscere l’altro. Il corpo come tramite per l’Amore, quello
con la A maiuscola, quello che, in fondo, cerchiamo tutti.
Se sono una carne sola, i corpi di marito e moglie si fondono, sono l’uno dell’altro. Potrei mai io
separarmi dal mio corpo? Potrebbe non piacermi al punto di rifiutarlo e cercarne un altro?
Quando ci siamo scelti, ci siamo fatti dei doni reciproci: tra questi doni ci sono i nostri corpi.
Quando i due coniugi si donano i loro corpi, avranno l’uno dell’altro il massimo rispetto e avranno
cura del proprio corpo e di come lo “usano” reciprocamente. Il corpo di mia moglie mi appartiene
come il mio appartiene a lei. Il piacere fisico nel rapporto coniugale è una componente
importantissima dell’armonia di coppia, dell’essere marito e moglie. Ed è importantissima perché ci
è stata donata proprio dal Signore.
Aggiungere l’amore spirituale all’amore carnale è come mettere la panna sul cioccolato: è mettere
una cosa ottima su qualcosa di buono. Nell’accogliersi nell’amplesso coniugale non ci sono
controindicazioni, non ci sono rinunce, tanto meno divieti. Solo una tenera attenzione al grande
dono reciproco che ci si fa. E quando l’eros è sostenuto da una pienezza spirituale, da una
completa partecipazione, da un dono totale e disinteressato, l’amplesso coniugale raggiunge il
pieno appagamento di corpo e spirito. A qualunque età. E’ un dono di Dio!
Recitiamo in coppia questa preghiera
Dio imprevedibile, davvero pieno di fantasia!
Sei tu che ci hai fatti incontrare
fuori di ogni programma
e ci hai insegnato il linguaggio del corpo
per dire “ti amo” : sguardi, movenze, gesti, vesti,
toni delle parole …
e poi strette di mano, abbracci …. E un gran battere del cuore.
Ed ora, man mano che il nostro amore cresce,
tu ci spingi sempre più l’uno verso l’altro
per fondere i nostri corpi e divenire non più due
ma un solo corpo.
Aiutaci a crescere nell’amore,
sapendo attendere, pazientare,renderci forti
per fare del nostro corpo il frutto maturo
da donarci reciprocamente
G. VENTURI
BACIARSI
Leggiamo insieme questa riflessione e caliamola nell’esperienza del nostro rapporto di coppia: quali
considerazioni ci vengono alla mente? Se le vogliamo condividere con gli altri, riportiamole in un foglio che
potremo poi consegnare in modo anonimo.
Il bacio è certamente uno dei suggelli più importanti e dolci dell’amore tra un uomo e una donna. Il
bacio dovrebbe segnare tutte le tappe di un amore; le centinaia, migliaia di baci che gli innamorati
si scambiano potrebbero essere la strada sicura per il futuro della loro vita insieme. Perché
abbiamo usato tanti condizionali? Perché i baci sono promesse che tante volte sono smentite dai
fatti.
I fidanzati, e poi gli sposi, dovrebbero conservare una foto d’ogni loro bacio, o almeno di quelli più
importanti e significativi, perché ogni loro bacio è il rinnovamento di una promessa d’amore e di
fedeltà, di dedizione e di dono, oltre che il piacere di un contatto fisico di per sé corretto e
coinvolgente.
A quei baci, a quelle promesse si deve far ritorno nei momenti di difficoltà. Fateci caso: quando si
litiga, quando i contrasti si esasperano, il bacio rimane ai margini del rapporto di coppia, viene
escluso.
Quello che conta, quindi, non è il bacio che dà solo piacere fisico, non è la “tecnica” che si usa, ma
è importante il bacio che lascia nei cuori un ricordo profondo, che lascia sulle labbra, oltre che la
dolcezza del contatto fisico, le parole di una promessa che non deve mai venir meno. I baci che
contano sono quelli dei quali rimane una fotografia nella mente, un calore che riscalda nei momenti
di gelo del rapporto, sono i baci di cui ci si ricorda insieme, cui la memoria ricorre per trovare le
conferme di una promessa scambiata.
E allora impariamo a fare delle foto con i nostri ricordi, raccontiamoci le sensazioni provate in
questa o quella occasione, il significato che un certo bacio ha avuto per me, per te, per la nostra
vita insieme. Scopriremo che con i baci abbiamo scritto il vero libro della nostra vita di coppia, un
libro fatto di immagini, di ricordi, di promesse, alcune mantenute subito, altre che hanno avuto
bisogno di essere rinnovate, d’impegni che ci siamo presi e che non abbiamo ancora assolto.
Ed ecco che il bacio assume un ultimo aspetto particolare: di sostegno, di incitamento, di fiducia
nell’altro. Un bacio simbolo d’amore eterno, al di là dei confini limitati di questo mondo. (cfr. Ct 1,3;
1Cor 16,20)
Recitiamo in coppia questa preghiera
Signore, quei due si amano.
Io lo so.
Tu lo sai.
Davanti a me si sono baciati.
Io li ho guardati.
Tu li hai guardati.
Erano felici, vero?
Perché è bello, Signore, questo gesto del bacio,
quando è sacramento dell’amore.
Scambio di sospiri:
“Ti dono la mia vita, e accolgo la tua”.
Unione di labbra:
“Mi offro in nutrimento, e tu mi sazi”.
Così gli amanti,
in comunione fra loro,
tentano di realizzare il loro sogno di unità
.MICHEL QUOIST
GUARDARSI
Leggiamo insieme questa riflessione e caliamola nell’esperienza del nostro rapporto di coppia: quali
considerazioni ci vengono alla mente? Se le vogliamo condividere con gli altri, riportiamole in un foglio che
potremo poi consegnare in modo anonimo.
All’inizio della nostra storia di coppia, prima di tutto, c’è uno sguardo. Il primo, indimenticabile!
“Ti avevo visto mille volte, ma senza particolare interesse. Finalmente, improvvisamente, ti ho
guardato, ti ho notato: non eri più uno dei tanti. Gli occhi si sono incrociati ed è iniziato subito quel
tuffo al cuore.” (cfr. Ct 2,8.14; 6,5; 7,1)
Il giorno delle nozze … “Io prendo te” ….” Io accolgo te” … queste parole le abbiamo dette prima
con gli sguardi che si incrociavano, poi con le mani che si stringevano, infine con tutto il nostro
corpo. Prima di ogni gesto c’è lo sguardo che scatena da solo tutto quello che vogliamo dirci.
Appena alzati, la mattina, uno sguardo sorridente, anche se mezzo addormentato, dà l’avvio giusto
alla giornata che abbiamo davanti…. Quando io parlo con le nostre figlie, lancio a lui uno sguardo
e lui mi capisce … Quando siamo in mezzo alla gente, trovo i suoi occhi che mi approvano …
Dopo una discussione tra di noi, un bel respiro e poi i nostri occhi si dicono “E’ già passata!” …
Quando siamo insieme alla Messa e ci scambiamo il segno della pace, non è solo una stretta di
mano, ma uno sguardo complice di augurio, di gioia, che trasmettiamo anche ai nostri vicini di
banco.
Sento dire “Amarsi non è guardarsi negli occhi, ma guardare nella stessa direzione”. Sono
d’accordo solo un pochino: prima ci si guarda, soprattutto dentro di noi per capire veramente i
nostri intenti, i nostri progetti, i nostri limiti, il nostro accordo. Dopo tutto questo preambolo iniziale,
lo sguardo di tutti e due è più limpido, libero, soprattutto di vedere che su quella strada comune ci
guida il Signore con la sua Parola.
Possiamo così camminare con coraggio, in unità, con gioia, fermarci a tirare il fiato e riprenderci,
unire il nostro sguardo ad altri sguardi, desiderare altri incontri, allargare la nostra visuale e
contagiare gli altri con l’amore.
Recitiamo in coppia questa preghiera
O Signore, allarga gli occhi dell’anima mia,
che io possa vedere il bene in tutte le cose.
Garantiscimi, in questo giorno,
qualche nuova visione delle tue verità.
O Signore concedimi di guardare i volti
un poco come tu un tempo li guardavi,
quando il tuo evangelista diceva di te
“Lo guardò e lo amò” …..
M. QUOIST
TENERSI PER MANO
Leggiamo insieme questa riflessione e caliamola nell’esperienza del nostro rapporto di coppia : quali
considerazioni ci vengono alla mente? Se le vogliamo condividere con gli altri, riportiamole in un foglio che
potremo poi consegnare in modo anonimo.
Tenersi per mano nel fidanzamento
Nel ricordare il fidanzamento ritornano alla mente i momenti felici in cui le due mani dapprima si
univano e poi, dopo un certo periodo, si intrecciavano fra loro quale segno di un altro diverso da
noi disponibile a donarci la propria vita e ad accogliere quella dell’altro. Nasce così l’amore. (cf. Ct
2, 8-17; 8, 6-7; Os 2, 16.21.22)
Tenersi per mano nel matrimonio sacramento
Nel rito del matrimonio lui e lei si prendono per mano ed esprimono il consenso, si accolgono
reciprocamente, e, con la grazia di Cristo, si promettono fedeltà e stima reciproca per tutta la vita. I
due si sono presi per mano, ma al momento del Padre Nostro le loro mani si intrecceranno anche
con quelle della comunità per formare un’unica grande famiglia e per pregare insieme con la
preghiera che Gesù ci ha insegnato.(Mt 6, 7-15)
Tenersi per mano nella sessualità
La sessualità, voluta da Dio, invade tutta la persona. E’ composta di molte cose, ma è soprattutto
l’essere uomo di lui e l’essere donna di lei che si uniscono: è attrazione, complementarità, piacere,
donazione, gestualità, tenerezza, volere il bene dell’altro. (cfr. Ge 1, 26 e segg.; 2, 18 e segg.)
Tenersi per mano nella preghiera
Non è facile realizzare la preghiera comune di coppia, ci si arriva con un lungo esercizio. I due
sono abituati a pregare singolarmente, ma arrivare alla preghiera insieme è un momento grande
dell’amore. Dio li ha pensati insieme ed insieme i due lo pregano per ringraziarlo, per chiedere
perdono, per affidargli le proprie vite. (cfr. Sam 3,1-10; ; Lc 18, 9-14)
Recitiamo in coppia questa preghiera
Signore, guarda queste mani unite, che il giorno del matrimonio Tu hai benedette: mani che
accarezzano e che accolgono, mani che cullano, segno della tua tenerezza, mani amichevoli,
lavoratrici, che ci dicono la tua generosità.
Esse portano gli anelli dell’alleanza, testimoni della tua presenza e della fedeltà reciproca.
Grazie per l’amore e la vita che ogni giorno queste mani hanno servito. Custodiscile nelle tue mani
per le nozze della vita eterna.
M. QUOIST
VIVERE LA TENEREZZA
Leggiamo insieme questa riflessione e caliamola nell’esperienza del nostro rapporto di coppia: quali
considerazioni ci vengono alla mente? Se le vogliamo condividere con gli altri, riportiamole in un foglio che
potremo poi consegnare in modo anonimo.
La tenerezza è generalmente associata al mondo femminile, è spesso connessa con “debolezza”,
ma si tratta di luoghi comuni, di stereotipi che riscontriamo facilmente nell’esperienza quotidiana.
La tenerezza al contrario è flessibilità, permeabilità, apertura di cuore, disponibilità al
cambiamento. E’ una vocazione profonda che umanizza la persona e la rende amorevole, capace
di ascolto, di accettazione, di tolleranza.
La tenerezza è infatti prendersi cura dell’altro nella misura in cui non è necessario, né dovuto. E’
un di più, eppure è la via per raggiungere l’altro. Quando l’ostilità, il risentimento, la delusione e il
rancore hanno la meglio, noi ritiriamo per prima cosa la tenerezza.
La tenerezza nella coppia è un viaggio da costruire: essa potrà passare attraverso momenti di
stanchezza, di sconforto, ma se vissuta nel dono, nell’accoglienza e nella condivisione sarà
sacramento. La tenerezza nella coppia, così vissuta, rappresenterà la sorgente viva della
sessualità coniugale, la sua anima e la sua via di realizzazione. Sarà questa tenerezza che
manterrà la vita di coppia sempre fresca, attuale, viva, se vissuta con amore di amicizia, di
confidenza, di scambio. Se la coppia vive la tenerezza come capacità di stupirsi, vive nella
freschezza il proprio sentimento d’amore.
Vivere l’esistenza con tenerezza non è dunque un dato scontato: suppone un cammino e richiede
una disciplina. Dio è padre ma anche madre e raduna in sé ogni tenerezza. Tenerezza è la
condiscendenza di un Dio che si china sull’umanità. Di Gesù che si lascia toccare da una donna,
bagnare i piedi dalle sue lacrime, asciugare dai suoi capelli (Lc 7,37-38); che ascolta la preghiera
di Marta e Maria teneramente inginocchiate ai suoi piedi e risuscita il loro fratello Lazzaro.(Gv 11,
1-44)
La divina tenerezza si stende su tutti gli umani, ci accoglie per quello che siamo con una ineffabile
dolcezza, ci riprende con dolce fermezza, non ci ferisce mai; la divina tenerezza vuole salvare
tutto. E non dispera mai di nessuno. Crede che vi sia sempre una strada. Senza sosta, continua –
infaticabile - a partorire, curare, nutrire, rallegrare e confortare ….
Recitiamo in coppia questa preghiera
Signore, ti supplichiamo,
insegnaci ad amare questo corpo ribelle,
corpo creato per dire la nostra tenerezza
e per fare l’amore,
ma che spesso, ahimè,
troppo pesante, troppo avido,
cerca di nutrirsi più di quanto non voglia offrire,
e, più che la nostra anima,
rivela la nostra fame …
Apri i nostri animi al tuo Amore infinito,
e riunisci i nostri corpi e i nostri cuori
così spesso separati.
Allora, ricchi di noi stessi e arricchiti di Te
ci riuniremo agli altri,
e con i nostri gesti di tenerezza
diremo loro qualcosa
del tuo Amore fatto Carne.
MICHEL QUOIST
CELEBRAZIONE EUCARISTICA
PREGHIERE DEI FEDELI (legate alle letture previste dalla liturgia della domenica)
Signore, anche noi come Nicodemo siamo spesso nella notte e non vediamo un futuro
luminoso per noi ed i nostri cari. Accresci allora la nostra fede affinché impariamo sempre
più a riconoscerti come vera luce, la sola capace di illuminare le nostre vite.
Per questo noi ti preghiamo.
Gesù, tu hai sconfitto definitivamente la morte, con il tuo immenso amore ci hai donato la
gioia della vita eterna. Fa’ che nelle nostre famiglie si possa ogni giorno respirare la gioia
di tale certezza e si possano risolvere le difficoltà, che la vita ci riserva, con la serenità di
chi cerca di vivere nella Verità.
Per questo noi ti preghiamo.
Signore, tu sei amore infinito
aiuta tutti gli sposi a vivere nell’amore.
Tu sei umiltà
aiuta ogni coniuge a mettersi all’ultimo posto, a non lasciar spazio al proprio orgoglio così
da costruire la vera felicità.
Signore tu sei perdono
fa’ che tutti gli sposi quotidianamente mettano in pratica la meravigliosa arte del
perdono.
Dio sei luce
aiuta noi sposi a dirci sempre la verità per vivere nella luce e non nella menzogna.
Per tutto questo, noi ti preghiamo
Gesù noi bambini ti preghiamo per le nostre mamme e i nostri papà, affinché tu infonda
loro la luce della saggezza e possano così guidare i nostri ancora incerti passi sulla strada
del tuo vangelo
Per questo noi ti preghiamo.
Signore, ti preghiamo con affetto per le nostre comunità.
Sappiano essere attente alle molteplici iniziative che in questo tempo quaresimale
vengono offerte per riflettere sulla fede e per pregare. Possano anche rispondere con
generosità ai tanti bisogni dei fratelli meno fortunati, specie in questo periodo di crisi
morale ed economica
Per questo noi ti preghiamo.
PREGHIERE PER ACCOMPAGNARE LE OFFERTE
Signore, ti portiamo all’altare questo ramo rinsecchito che ci ricorda il legno della Croce
al quale sei stato crocifisso. Come sarebbe bello che germogliasse di nuovo! Siamo sicuri
che questo sarà possibile se seguiremo il tuo esempio d’amore infinito.
Accogli allora, insieme al pane e al vino, queste foglie che rappresentano i piccoli gesti
di bontà, le opere buone e di solidarietà che, come famiglia, ci impegniamo a fare
durante questa ultima parte della Quaresima, affinché il giorno di Pasqua ci trovi
preparati e possa germogliare nelle nostre case la Vera Primavera.
CONSEGNA DI UN “SEGNO” A RICORDO DELLA GIORNATA : bulbo di
gladiolo a simboleggiare la fecondità della coppia, in tutte le sue
espressioni
QUARTO INCONTRO
LA FAMIGLIA CELEBRA L’AMORE DI DIO: liturgia della chiesa domestica
ACCOGLIENZA E PREGHIERA INIZIALE
CANTO: vieni Spirito d’amore
PREGHIERA:
Dal libro di Tobia (8, 4-9)
[Tutti] erano usciti e avevano chiuso la porta della camera nuziale. Allora
Tobia si alzò dal letto e le disse: “Sorella, alzati! Preghiamo e supplichiamo il
nostro Signore perché ci doni grazia e salvezza”. Essa si alzò e cominciarono
a pregare e a supplicare perché fosse concessa loro salvezza. Egli cominciò a
dire:
“Tu sei benedetto, o Dio dei nostri padri,
e benedetto il tuo Nome per tutte le generazioni,
per sempre.
Ti benedicano i cieli e tutta la tua creazione
per tutti i secoli.
Tu hai creato Adamo
e come aiuto e sostegno
hai creato per lui Eva sua moglie;
da loro due ebbe origine il genere umano.
Tu hai detto: Non è bene che l’uomo sia solo;
facciamogli un aiuto che sia simile a lui.
Ora, io non prendo [in moglie] questa mia sorella
per passione, ma con verità.
Degnati di aver misericordia di me e di lei
e di farci giungere insieme alla vecchiaia”.
E dissero insieme: “Amen, amen!”.
Poi dormirono tutta la notte.
RELAZIONE
FAMIGLIA E LITURGIA
(coniugi Martini)
E’ sempre più evidente lo stretto rapporto di reciprocità che intercorre tra la Chiesa e la famiglia.
La famiglia è chiamata ad essere “piccola chiesa domestica”, la prima esperienza di Chiesa raccolta attorno
al Signore, aperta e orientata verso quella famiglia più grande che è la comunità cristiana, famiglia con i suoi
riti e le sue liturgie inserite sempre più nella preghiera della Chiesa.
Dall’altra parte “ la parrocchia missionaria” fa della famiglia un luogo privilegiato della sua azione,
scoprendosi essa stessa famiglia di famiglie” (CEI, Il volto missionario della parrocchia in un mondo che
cambia, n.9
La Liturgia della famiglia e la Liturgia della Chiesa si richiamano a vicenda. La preghiera della Chiesa orienta
la preghiera della famiglia ma si lascia anche ispirare dalle sue caratteristiche. Allo stesso tempo, mentre la
preghiera in famiglia è condizione importante per partecipare alla preghiera della comunità, quest’ultima
orienta e si prolunga nella famiglia.
Così sia la grande Chiesa che la piccola chiesa domestica sono chiamate ad attuare l’opera della
redenzione esprimendo nella vita il mistero di Cristo, rendendolo vivo.
Siamo tutti chiamati alla santità cioè chiamati a far vivere nella nostra vita, la vita stessa di Dio. Ogni famiglia
può esprimere la meraviglia di Dio, il luogo dove Dio stesso vuole esprimersi con tutta la sua creatività. Ogni
famiglia è chiamata ad un progetto di Dio personale e di coppia. Nella liturgia ogni famiglia può rinnovare il
suo “sì” dinnanzi alla volontà del Padre, lo stesso “sì” che Cristo ha detto al Signore nel morire per ciascuno
di noi.
Le nostre case, le relazioni interfamiliari hanno un valore altissimo per il Signore! Pensiamo quante
abitazioni ha visitato Gesù, quante liturgie ha vissuto!
Ha condiviso l’amicizia, ha consolato gli afflitti, ha sanato gli ammalati, ha celebrato l’Eucaristia.
Specificheremo ora due tipi di liturgie: quelle domestiche, antropologiche che servono per interpretare e
vivere in pienezza le seconde cioè quelle ecclesiali.
Prima di approfondire la specificità delle liturgie domestiche e di quelle della grande Chiesa, è bene
ripensare al senso del “celebrare”.
Celebrare significa riuscire a fare unità tra l’azione di Dio nella storia e quella attuale dell’uomo, della
famiglia. La celebrazione è il luogo ed il tempo in cui Dio e la famiglia si incontrano, si sposano. L’azione
salvifica di Dio intercetta quella dell’uomo, lo visita, gli rivela il suo mistero. Il rito serve a favorire questo
incontro affiche l’uomo e la donna si lascino coinvolgere, entrino a fare parte della stessa azione divina. Sia
la famiglia che la comunità intera hanno un modo proprio di celebrare.
Cercheremo ora di approfondire la specificità della liturgia domestica.
Nella famiglia la liturgia è strutturale cioè fa parte della sua stessa natura.
La famiglia è quindi maestra nei riti immanenti in quanto elabora un’esperienza fatta di gesti e di doni ripetuti.
I riti della famiglia aiutano a fare esperienza di un incontro con il Signore.
Tre sono le dimensioni dei riti familiari:
1.
Le azioni
2.
I tempi
3.
Lo spazio
LE AZIONI
Comprendono le azioni di INIZIAZIONE, di GUARIGIONE, di SERVIZIO
Il rapporto di coppia e poi con i figli ti inizia al cambiamento. L’attenzione all’altro cambia le nostre abitudini
educa piccoli e grandi: su questo tessuto si basa la struttura familiare. In famiglia poi inizia la vita e si fa
l’esperienza della morte.
Il festeggiare i compleanni, l’anniversario di nozze, il ricordare chi è entrato nella vita eterna, è un rito che
aiuta la famiglia a ripensare al senso della vita donata, alla chiamata ed alla morte, meta finale di tutti gli
uomini.
In famiglia ci si prende cura dell’altro, ci si perdona, ci si accoglie. Ogni gesto fa parte di un’abitudine cioè di
un rito che si ripete e che guarisce. L’amore manifestato nelle parole e nelle azioni guarisce da tante ferite
vecchie e nuove. Anche la grande Chiesa deve far memoria di queste azioni importanti per diventare
comunità viva di persone.
E ancora le azioni di servizio ripetute, quotidiane, come la preparazione dei pasti, l’ordine, la pulizia, la
preparazione al sonno. Sono azioni rivolte ai familiari di ogni età.
I TEMPI
Anche i tempi della famiglia sono pieni di riti. Innanzitutto ci dev’essere un venirsi incontro tra i tempi del
maschile e del femminile, tra i tempi dei bambini e quello degli adulti, dei giovani e dei vecchi.
Ogni soggetto vive però 3 tempi diversi e dare un’armonia a questi tre momenti è un’opera d’arte:
1.
Il tempo libero e del riposo
2.
Il tempo del lavoro
3.
Il tempo della festa
Il tempo del riposo ha i suoi ritmi ed è necessario per tutti i componenti della famiglia: è il momento del
contatto con la natura, con gli amici, con il silenzio. Ognuno ha le sue preferenze, i suoi progetti ma è
necessario venirsi incontro.
Il tempo del lavoro è il tempo dell’impegno, delle responsabilità che può gratificare ma anche opprimere. Si
lavora in casa e fuori casa, spesso con ritmi regolati ed oggettivi. Consente di fare un ministero cioè uno
specifico servizio.
Infine il tempo della festa che è tipico della promessa e del dono ricevuto e che ci attende. Il tempo della
festa dà valore a tutto quanto si fa. Si può vivere da soli il tempo libero e del lavoro ma nella festa non si può
restare da soli; è il tempo dello stare insieme, della parola ascoltata e promessa. La festa fa superare lo
schiacciamento tra tempo libero e lavoro.
LO SPAZIO
Riguarda i luoghi della comunicazione e della relazione.
Ricordiamo le tre T:
• la TAVOLA
• il TALAMO
• la TOILETTE
La tavola è il luogo dove cibo e parola si intrecciano: è il luogo della comunione tra tutta la famiglia
Il talamo è il luogo del dono di tutto se stessi al coniuge ma è anche il luogo dove ci affidiamo totalmente
all’altro nel sonno.
La toilette ci ricorda la non autosufficienza tipica del bambino piccolo, dell’anziano e del malato. La famiglia
si prende cura della non autosufficienza e la dignità di ogni uomo va oltre l’autonomia e l’efficienza. La
famiglia è tutela del debole.
Nella famiglia perciò si sperimenta la comunione, i riti abitano la vita ed aiutano ad entrare nella concretezza
dei riti ecclesiali.
Ad esempio:l’ascolto vicendevole ci educa all’ascolto della Parola di Dio, il perdono vicendevole ci educa al
chiedere perdono al Signore, il saper ringraziare ci educa alla lode del Signore ed al rendimento di grazie.
La famiglia quindi non ha soltanto un valore antropologico ma è una realtà viva e vera di chiesa, una realtà
di popolo di Dio ed a servizio del popolo di Dio. E’ il punto d’inserzione tra divino ed umano, è l’incarnazione
del mistero della chiesa.
Ogni famiglia cristiana è inserita a tal punto nel mistero della Chiesa che diventa parte attiva nella missione
della chiesa: gli sposi sono i ministri del sacramento del matrimonio, ricevono quasi una consacrazione per
vivere il proprio specifico servizio di comunione di persone.
Così la Chiesa deve riscoprire una riconoscenza verso questo grande valore della famiglia; in particolare
nella liturgia domenicale le famiglie andrebbero aiutate nel prendere coscienza della ricchezza grande
ricevuta nel loro sacramento matrimoniale. E’ una necessità pastorale sostenere gli sposi nelle loro fatiche e
nei loro sbagli.
Ma oltre ai riti umani, tessuto vivo di ogni famiglia, va ricordata anche la dimensione spirituale o ecclesiale
invisibile che partecipa e manifesta al mondo il mistero di Cristo. Questa è una dimensione propria delle
famiglie cristiane e ridà significato a tutti i momenti liturgici umani prima elencati.
L’umano quindi è subordinato al divino, il presente all’eterno. Nella liturgia spirituale domestica , dove due o
tre sono riuniti nel Suo nome, Dio si fa presente e consente la santificazione di tutti i suoi membri. Le
preghiere, la vita coniugale vissuta nell’accoglienza e nel perdono, le opere di carità, il lavoro, le gioie ed i
dolori diventano offerte spirituali gradite a Dio. Ma come può avvenire tutto questo? Ciò può realizzarsi
attraverso Cristo, cioè per Cristo, con Cristo ed in Cristo.
Nell’Eucaristia noi offriamo il pane ed il vino, frutto della terra e del lavoro dell’uomo ma offriamo anche tutte
le nostre azioni. Così mentre il pane ed il vino diventano il corpo ed il sangue di Cristo, così il nostro vissuto
ci fa diventare corpo di Cristo.
C’è quindi una profonda unità tra quanto noi viviamo in Chiesa ed il nostro quotidiano.
Ma che cosa celebra in modo ancora più chiaro, la famiglia?
La famiglia celebra due fatti:
1. Gli eventi della storia della salvezza (la grande storia della salvezza del popolo di Dio)
2. I fatti della vita familiare (la storia tipica di salvezza per quella famiglia)
GLI EVENTI DELLA STORIA DELLA SALVEZZA
L’anno liturgico con i suoi tipici momenti celebrativi aiuta la famiglia a rendere concreta la storia della
salvezza.
Ad esempio la celebrazione del Natale vissuta in chiesa continua nelle case con il presepio, la festa del
pranzo, l’albero, l’incontro tra parenti, gli auguri.
Il mistero pasquale, culmine dell’anno liturgico viene preparato e vissuto in famiglia. Vanno utilizzati i
linguaggi verbali e non verbali rendendo concreta la Pasqua, narrandola e quindi trasmettendo la fede di
generazione in generazione.
La celebrazione Eucaristica ricorda lo stare insieme a tavola, il condividere il mangiare. L’ascolto della
Parola rivela, come fonte inesauribile il progetto di Dio sulla famiglia stessa; è Lui che prende l’iniziativa per
dialogare con l’uomo e per chiedere liberamente il nostro sì.
Il momento della consacrazione Eucaristica ha una ricchezza di significati anche per la famiglia:
• Prese il pane: richiama alla conservazione di un bene, alla fedeltà. E’ il contrasto con l’usa e getta,
con la voglia di cambiare in una frenesia senza senso. Gesù rende nuovo un gesto antico e ci invita
a restare fedeli alla promessa, a continuare ad accogliere il coniuge, i figli, gli avvenimenti della
nostra vita. “Accolgo te, ogni giorno, ogni momento è come continuare a prendere il pane."
• Rese grazie: il rendere grazie non è una semplice risposta di gratitudine ma è un fare memoria di
quanto ha fatto Gesù per noi. Nulla è scontato nella vita familiare: le relazioni non sono date ma
donate e dobbiamo educarci ad uno sguardo di gratitudine vicendevole.
•
Lo spezzò: solo l’amore rende capaci di sacrificio. Oggi c’è una sofferenza verso l’insofferenza. Il
corpo spezzato di Cristo riconcilia cielo e terra. E’ importante che nella famiglia ci sia sempre
qualcuno che si spezzi per riconciliare cielo e terra, per ritrovare l’unità
• Lo diede loro: il dono del Suo corpo ci fa diventare Lui, noi diventiamo ciò che riceviamo. Per Cristo
più che dare è un “darSi”. Così in famiglia il dare deve diventare un darsi in presenza, pazienza,
tempo; così le nostre case diventeranno luogo dove si dà la vita. E’ evidente il parallelismo tra vita di
Cristo e nostra vita
Così la realtà dell’oggi viene trasformata da Cristo pur restando la stessa realtà.
Ci sono poi anche gli altri sacramenti che diventano altri mandati:
il BATTESIMO: i genitori hanno il compito di custodire un figlio di Dio, sono dei custodi affidatari. I figli vanno
iniziati nella relazione con Dio.
La RICONCILIAZIONE: la storia sponsale è una storia di misericordia. Il perdono è un bene da godere
perché le nostre cadute ci fanno sperimentare la morte ma nella misericordia si risorge a vita nuova. La
liturgia della misericordia è quella che resta più impressa nella vita dei figli.
La CONFERMAZIONE: dal sacramento del “ciao” al sacramento dell’assunzione di un compito. Da quel
giorno il giovane è chiamato a dire al mondo l’appartenenza a Cristo morto e risorto.
Il MATRIMONIO: i coniugi diventano testimoni viventi dell’amore di Dio
L’UNZIONE DEGLI INFERMI: ci indica che siamo mortali; in una società che ci illude di restare sempre sani,
belli, immortali. Ci aiuta a ripensare alla morte, alla liturgia del trapasso nell’eternità.
L’EUCARISTIA: abbiamo già detto che nell’offertorio gli sposi rioffrono tutto se stessi nel proprio quotidiano.
Nella consacrazione gli sposi vengono trasformati dall’amore di Dio per diventare sempre più “una sola
carne”.
Il SACRAMENTO DELL’ORDINE: per gli sposi è il richiamo ad una vocazione diversa ma complementare.
L’invito è di cercare un’armonia nei due ministeri. I sacerdoti possono trovare l’amicizia, il sostegno,
l’incoraggiamento nella fedeltà al loro ministero nelle famiglie e per le famiglie è indispensabile il servizio del
sacerdote che spezza la Parola, il Pane Eucaristico, Riconcilia con il Padre…
Accennavamo prima alla storia di salvezza tipica di ogni famiglia; vale la pena fare alcune precisazioni.
Il nostro Dio che si è incarnato nella Storia dell’uomo mandandoci suo Figlio Gesù Cristo, continua a farsi
presente in noi. Chiede a noi di diventare sua dimora per continuare ad annunciare al mondo il suo amore
infinito.
Se la nostra famiglia è disposta a “farsi dimora” Dio si fa storia con noi, compie un disegno secondo la sua
volontà ed il nostro sì. Le coppie cristiane che restano in dialogo profondo con il Signore imparano a vedere
nelle persone, nei fatti, negli imprevisti , nelle gioie e nei dolori una chiamata del Signore, una sua presenza,
un Suo gioire ed un Suo soffrire con noi, per noi ed in noi. Si svolge così una storia di salvezza del tutto
unica che può essere annunciata al mondo con i fatti e la testimonianza viva.
Per quanto riguarda l’educazione dei figli questo atteggiamento verso il Signore li aiuterà a sentirsi dono per
i genitori e per il mondo che li circonda, chiamati anch’essi a farsi strumenti di amore per gli altri in una
vocazione che sarà loro specifica. Le occasioni di dialogo possono sorgere spontaneamente ed esigono una
risposta chiara da parte dei genitori. Altre occasioni possono derivare da momenti di preghiera, al mattino,
alla sera, prima dei pasti. Si possono proporre anche dei segni che accompagnano la preghiera come
l’accensione di una candela (Cristo, luce del mondo, è presente in mezzo a noi), una bella tovaglia, un
mazzo di fiori che ci ricordano la bellezza del creato e la gratuità dei suoi doni. Ma anche le occasioni di
perdono, di benedizione vicendevole, di carità sono occasioni per apprendere lo stile di amore gratuito
insegnatoci da Gesù
Quale ultimo argomento vorremmo parlare della presenza della famiglia nella liturgia Eucaristica
domenicale.
Innanzitutto va precisato che la presenza della famiglia nella comunità eucaristica è un dono: gli sposi ed i
loro figli sono non soltanto oggetto di pastorale ma soggetti vivi , testimoni soprattutto di quanto sono, più
che di quanto fanno in parrocchia. Essi sono soggetti vivi di pastorale testimoniando l’amore vicendevole, la
fedeltà, il servizio verso i figli, gli anziani, i deboli.
La famiglia nell’Eucaristia dona tutta se stessa affinché Dio diventi tutto in tutti. Ma nello stesso tempo
l’incontro domenicale è occasione di riscoperta della fede attraverso la liturgia della Parola ed il pane
Eucaristico. I bambini imparano a non sentirsi soli ma sentono di appartenere ad un popolo,ad una
comunità.
Talvolta per i bambini piccoli la liturgia non è capita, non è vissuta ed anche i genitori si possono sentire a
disagio. Alcune parrocchie hanno sperimentato un percorso eucaristico in parallelo per i più piccoli. Dopo
aver accolto tutti in Chiesa e vissuto insieme la liturgia della Parola, i bambini più piccoli vengono
accompagnati da alcuni animatori in una o più salette (in base all’età) dove, al posto dell’omelia rivolta a tutti
possono capire la Parola celebrata utilizzando un linguaggio più semplice o mediante disegni o giochi. Al
momento dell’offertorio riprendono la liturgia comunitaria. Il coinvolgere i bambini rende la celebrazione più
interessante e gioiosa anche per loro e la famiglia può vivere la liturgia come una festa.
E’ importante che le famiglie si coinvolgano in celebrazioni vive, gioiose, accoglienti, partecipate.
Il ripetersi delle liturgie contrastano con la mentalità corrente che ricerca sempre il cambiamento rispetto la
tradizione. Invece la ripetitività del rito entra nella logica del sacro, del tempo del già ma non ancora. Il
credente trova lo spazio di incontrare Dio nel già avvenuto ma proteso verso l’oltre, verso la vita eterna.
Vorremmo concludere con le parole di don Tonino Bello:
“La famiglia è stata fissata da Dio come immagine della Trinità, immagine non statica ma provocante. La
famiglia è luogo di relazioni affettive dove ci si educa reciprocamente.
Se la fede non ha il suo posto “giusto” tutto poi crolla come una torre di carte.
L’augurio sincero e affettuoso a tutti voi che possiate sentirvi sempre una meraviglia di Dio dove Lui abita e
si esprime con tutta la sua creatività.
LAVORO DI GRUPPO
TRACCE PROPOSTE: sono quattro, una per ogni gruppo di
partecipanti
PRIMA TRACCIA
La celebrazione Eucaristica ricorda lo stare insieme a tavola, il
condividere il mangiare. L’ascolto della Parola rivela, come fonte
inesauribile il progetto di Dio sulla famiglia stessa; è Lui che prende
l’iniziativa per dialogare con l’uomo e per chiedere liberamente il
nostro sì.
Il momento della consacrazione Eucaristica ha una ricchezza di
significati anche per la famiglia:
• Prese il pane: richiama alla conservazione di un bene, alla
fedeltà. E’ il contrasto con l’usa e getta, con la voglia di
cambiare in una frenesia senza senso. Gesù rende nuovo un
gesto antico e ci invita a restare fedeli alla promessa, a
continuare ad accogliere il coniuge, i figli, gli avvenimenti della
nostra vita. “Accolgo te, ogni giorno, ogni momento è come
continuare a prendere il pane."
La FEDELTA’ è un bene che si conquista giorno per giorno.
1.
Come considerate questo bene, che cosa fate concretamente
per mantenere
vivo il vostro amore?
2.
Che cosa significa restare fedeli in una storia che ci cambia
(fisicamente, nella salute, nel ruolo genitoriale, nei progetti)?
3.
Conoscete altre coppie che riescono a testimoniare una fedeltà
gioiosa?
SECONDA TRACCIA
La celebrazione Eucaristica ricorda lo stare insieme a tavola, il
condividere il mangiare. L’ascolto della Parola rivela, come fonte
inesauribile il progetto di Dio sulla famiglia stessa; è Lui che prende
l’iniziativa per dialogare con l’uomo e per chiedere liberamente il
nostro sì.
Il momento della consacrazione Eucaristica ha una ricchezza di
significati anche per la famiglia
• Rese grazie: il rendere grazie non è una semplice risposta di
gratitudine ma è un fare memoria di quanto ha fatto Gesù per
noi. Nulla è scontato nella vita familiare: le relazioni non sono
date ma donate e dobbiamo educarci ad uno sguardo di
gratitudine vicendevole.
La GRATITUDINE è un’abitudine che consente ai coniugi ed ai figli
di riconoscere quanto viene donato vicendevolmente.
1.
Utilizzate spontaneamente questo modo di rapportarsi o è
frequente la
pretesa, il comando, il dovere?
2.
Come educarsi ed educare i figli a “dire grazie”? Nella
preghiera è
frequente la lode e la gratitudine verso
il Signore?
3.
Avete da comunicare una bella esperienza di coppia dove
si sperimenta
una gratitudine vicendevole?
TERZA TRACCIA
La celebrazione Eucaristica ricorda lo stare insieme a tavola, il
condividere il mangiare. L’ascolto della Parola rivela, come fonte
inesauribile il progetto di Dio sulla famiglia stessa; è Lui che prende
l’iniziativa per dialogare con l’uomo e per chiedere liberamente il
nostro sì.
Il momento della consacrazione Eucaristica ha una ricchezza di
significati anche per la famiglia
• Lo spezzò: solo l’amore rende capaci di sacrificio. Oggi c’è una
sofferenza verso l’insofferenza. Il corpo spezzato di Cristo
riconcilia cielo e terra. E’ importante che nella famiglia ci sia
sempre qualcuno che si spezzi per riconciliare cielo e terra, per
ritrovare l’unità
Il SACRIFICIO è la capacità di rinnegare se stessi, evitando di
prevalere, di comandare, di decidere da soli.
1.
Nella vostra coppia, siete capace di sacrificarvi gratuitamente?
2.
Nel dialogo di coppia sapete riconoscere la fatica del sacrificio
dell’altro?
Sapete manifestare la gratitudine?
3.
Volete comunicare qualche significativa testimonianza di coppia
dove lo spirito di sacrificio è abitudine e ricchezza?
QUARTA TRACCIA
La celebrazione Eucaristica ricorda lo stare insieme a tavola, il
condividere il mangiare. L’ascolto della Parola rivela, come fonte
inesauribile il progetto di Dio sulla famiglia stessa; è Lui che prende
l’iniziativa per dialogare con l’uomo e per chiedere liberamente il
nostro sì.
Il momento della consacrazione Eucaristica ha una ricchezza di
significati anche per la famiglia
• Lo diede loro: il dono del Suo corpo ci fa diventare Lui, noi
diventiamo ciò che riceviamo. Per Cristo più che dare è un
“darSi”. Così in famiglia il dare deve diventare un darsi in
presenza, pazienza, tempo; così le nostre case diventeranno
luogo dove si dà la vita. E’ evidente il parallelismo tra vita di
Cristo e nostra vita
Il DONARSI è uno stile di vita, spontaneo in chi è riconoscente di aver
ricevuto “tutto” dal Signore.
1.
Per voi il donarsi è un’abitudine spontanea o fate fatica
cadendo nel confronto “tanto dono io, tanto devi donare tu”?
2.
Sapete riconoscere il donarsi dell’altro e ringraziare o lo date per
scontato?
3.
Conoscete qualche coppia dove lo stile familiare del donarsi è
una testimonianza viva?
CELEBRAZIONE EUCARISTICA
PREGHIERE DEI FEDELI (legate alle letture previste dalla liturgia della domenica)
Gesù custode amorevole della vigna,aiuta tutti noi sposi a vivere con
accettazione serena le potature che la vita riserva. Delusioni, fatiche, malattie
sono spesso inevitabili, ma se vissute positivamente non come sconfitta, ma come
occasione di crescita, possono renderci più maturi e fortificare il nostro amore
per questo noi ti preghiamo
Signore linfa vitale,
concedi a tutti noi sposi, ed in particolare a quelle coppie che stanno
attraversando momenti di difficoltà, di poter dimorare in Te. Donaci la gioia di
trovare nei nostri cuori il silenzio necessario a raggiungere l’immensa tenerezza di
Dio, linfa e vera gioia dalla quale nasce l’amore
per questo noi ti preghiamo
Come un padre buono, Dio non esaudisce i nostri capricci. Se avanziamo richieste
e pretese senza essere radicati nel Signore, è probabile che anche i nostri desideri
non siano buoni e utili. Fa’ o Padre che portiamo sempre in noi, custodendo nel
cuore e nella mente, la tua parola. Solo in questo modo le nostre richieste saranno
secondo il cuore di Dio e potranno essere esaudite
per questo noi ti preghiamo
Gesù nostra vita,
spesso ci accorgiamo di essere tralci fragili e deboli, ma tu ci hai pensati insieme e
hai benedetto la nostra unione con il sacramento del matrimonio, perché uniti a
te, possiamo portare frutti meravigliosi, frutti di amore, consolazione e di
benedizione per coloro che incontriamo
per questo noi ti preghiamo
PREGHIERE PER ACCOMPAGNARE LE OFFERTE
Accetta Signore, insieme al pane ed al vino, questo grappolo d’uva che vuole
rappresentare l’impegno che come sposi ci assumiamo a rimanere in Te per
portare frutto.
Se come tralci restiamo attaccati alla tua vite, possiamo portare nuovo amore
nelle nostre famiglie, nella coppia, con i figli. Ogni volta che creiamo amore
all’interno della nostra famiglia, portiamo amore anche all’esterno, mostrando a
noi stessi e a tutti l’amore di Cristo.
CONSEGNA DI UN “SEGNO” A RICORDO DELLA GIORNATA : libretto di
“preghiere per la tavola,” con dedica del Vescovo
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