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percorso di formazione per giovani coppie di sposi
PERCORSO DI FORMAZIONE PER GIOVANI COPPIE DI SPOSI ANNO PASTORALE 2008/2009 Il percorso è articolato su quattro incontri cui è stata dedicata un’ intera giornata domenicale, conclusa con la celebrazione eucaristica TEMI TRATTATI: PRIMO INCONTRO: “IO ACCOLGO TE … : riscopriamo la promessa matrimoniale” SECONDO INCONTRO: “BEATI VOI … : uno stile di vita per le nostre famiglie” TERZO INCONTRO: “LA DANZA DELL’AMORE: i gesti che rivelano Dio” QUARTO INCONTRO: ”LA FAMIGLIA CELEBRA L’AMORE DI DIO: liturgia della chiesa domestica” PRIMO INCONTRO IO ACCOLGO TE … : riscopriamo la promessa matrimoniale ACCOGLIENZA E PREGHIERA INIZIALE CANTO: Te al centro del mio cuore PREGHIERA: “Io accolgo te” Io, pronome che designa tutto quello che sono tutto quello che mi porto dentro tutto quello che penso tutto quello che sento tutto quello che voglio tutto quello che desidero di più … Io, pronome che mi ricorda anche il mio orgoglio anche la mia superbia, anche la mia voglia di avere, di possedere, di raggiungere … anche la mia gelosia, anche la mia debolezza … diventa il punto di partenza di una promessa d’amore e perde tutti i connotati disgustosi dell’egoismo…. Io, accompagnato dal nome che mi porto dietro dalla nascita, dal nome che è diventato la mia ombra, la mia identità, il mio specchio … per dire la cosa più grande che una creatura possa esprimere: io accolgo te, ti rispetto, ti amo così come sei, per diventare “una sola carne” nel nome di Dio. (Roberto Laurita) Io, pronome che oggi “Come mio sposo/mia sposa” Non ti prendo solo come persona: ogni essere umano ha diritto a questo trattamento, al rispetto della sua dignità, al rispetto della sua libertà, al rispetto della sua originalità. Ti prendo come sposo/a: un rapporto unico, dunque, che avrò solo con te. Un amore unico quello riservato a te. Fino ad essere “una sola carne”: una comunione di vita, di affetti, di sentimenti che nulla potrà recidere. Fino a dirti: “tu sei carne della mia carne, osso delle mie ossa”, per proclamare quello che ci lega a doppio filo, per sempre. Fino a riconoscere che, d’ora in poi, la mia vita sarà monca senza di te, perché tu sei parte integrante di quello che sono di quello che voglio di quello che desidero di quello che sogno. Signore, aiutami ad essere uno sposo/una sposa nel Signore, degno/a di questo nome, di questo dono che mi fai: poter fare della mia esistenza un cantico di gioia a due (Roberto Laurita) RELAZIONE AMORE E MATRIMONIO: ACCOGLIERE E DONARE LA VITA don Gianni Lavaroni (appunti non rivisti dall’autore) La relazione si articola in due parti: a) il senso della promessa b) la fedeltà alla promessa a) Partiamo dal precisare il concetto di matrimonio, che è un “patto di vita” irrevocabile con cui un uomo ed una donna fanno dono reciproco di sé, assumendo alcuni impegni fondamentali e promettendo di rispettarli. Si tratta, dunque, di un patto di vita (non di un altro tipo di accordo) in cui io metto ME (riferimento a Gesù che ha messo se stesso sulla mensa) e in questo patto irrevocabile alcuni aspetti sono essenziali. Il momento culmine della celebrazione del matrimonio è la formula “io accolgo te …” Cerchiamo allora di capire, di leggere dentro alla realtà della vita che è il dono reciproco che vi siete fatti. Nelle cellule di ogni persona ci sono i cromosomi dei propri genitori, c’è la loro “memoria fisica” e c’è anche un cromosoma divino che porta in sé il bisogno insaziabile di essere felici: c’è il cromosoma del “per sempre” che abbiamo impresso in noi. Ma il vero modo di essere felici è di procurare la felicità dell’altro: il nostro bisogno di felicità non lo possiamo soddisfare da soli. Ci vogliono le relazioni con gli altri e con l’Altro. Lo abbiamo provato nell’esperienza dell’innamoramento, in cui l’altro ti riempie la vita: è un’esperienza di infinito. Abbiamo anche bisogno di un Altro che ci riempie l’esistenza: come cristiani siamo fortunati perché crediamo che c’è qualcuno che lo fa. I due brani del profeta Ezechiele (36, 24-28 e 37, 23c-27) ci mostrano la proposta che Dio ci fa: ci propone un’alleanza nella libertà, prevedendo anche alcuni criteri, alcuni percorsi (le mie leggi …). Ma in che senso il Signore si appella alla nostra liberta? Dato che siamo strutturati da Lui e la sua volontà è dentro di noi, quando aderiamo alla sua proposta rispondiamo a ciò che siamo nel profondo. Il cromosoma divino caratterizza anche i rapporti tra di noi: abbiamo un bisogno assoluto di un tessuto di relazioni che necessitano di una certa stabilità e di un certo orientamento. Tu diventi per me l’altro che mi dà gioia. Al punto più alto di questo c’è l’esperienza di coppia che necessita di costanza, fedeltà, trasparenza, per sempre. Nel patto sponsale c’è il livello più alto, la più alta espressione di quel cromosoma di Dio, che è in Sé Trinità. In tutto l’Antico Testamento troviamo un Dio che è fedele al suo popolo; nel Nuovo Testamento non si parla di fedeltà perché essa è Gesù Cristo in persona, che ha mantenuto la promessa: Egli è la promessa realizzata (cantico di Zaccaria). Nella consacrazione eucaristica c’è la “nuova ed eterna alleanza”: è Dio che vive il patto di alleanza per sempre. Tutto ciò che era presente nell’esperienza biblica è compiuto da Gesù. Allora cosa significa il patto sponsale di vivere la fedeltà nella libertà? In che senso va intesa la libertà? Non come vuoto assoluto, ma come spazio aperto, ricco di proposte tra cui bisogna scegliere e se non scelgo non sono libero. Allora la fedeltà riguarda un impegno preso e rinnovato ogni giorno volontariamente: questa è una fedeltà robusta e matura. La fedeltà nella libertà è uno spazio aperto in cui investo tutte le mie risorse, il meglio di me. A volte può nascere l’interrogativo “ho sbagliato a sposarmi”? o “ho sbagliato a sposare quella persona”? Tenete presente che le difficoltà fanno parte della vita, è un’illusione pensare che non ci saranno, ma che si tratta di restare fedeli a se stessi, a ciò che si è scelto volontariamente. Se Dio vive la sua fedeltà per sempre in una dimensione di eternità, per noi la fedeltà si “spalma” nel tempo; è un cammino orientato al “per sempre”, c’è l’impegno al “per sempre” ed è necessario impiegare energie, fare fatiche per questo. Questa è una difficoltà di molti matrimoni: c’è un “per sempre finchè dura”e basta una punta di spillo per scoppiare. Si tratta di una mentalità diffusa, come segno di presunta libertà. b) La fedeltà al patto non va intesa come confine che non posso valicare, ma come spazio di vita in cui investire il meglio delle nostre risorse ed energie. Ecco ora alcuni spunti per poterla vivere in modo ricco * è necessaria la fedeltà al gratuito, al dono. Non deve esserci calcolo, patteggiamento, non è la giustizia della bilancia. Il patto va vissuto con la generosità di Dio che ama a prescindere dalla risposta: è una generosità senza misura. Anche in una coppia di sposi ci può essere prostituzione se si abbassa il rapporto a livello di calcolo. * è necessaria la fedeltà alla perpetuità del dono, al “per sempre”, a prescindere dalla risposta. Il fondamento del voler bene di Dio è la sua bontà, non la mia risposta. C’è sempre la sua disponibilità a riaprirmi il futuro. * è necessaria la fedeltà all’accoglienza nella comunione; non ci deve essere un’equa lottizzazione di spazi vitali, ognuno col baricentro puntato su di sé. Bisogna invece cercare di mettere insieme le ricchezze di ciascuno, valorizzando le differenze. Bisogna tener conto della ricchezza dell’essere maschio e femmina. Capire le vibrazioni dell’altro, i suoi desideri. Serve lo sforzo di rendere le differenze una ricchezza comune. * è necessaria l’accoglienza dei segni dell’amore coniugale nella loro verità. Mi spiego con un esempio. L’ombelico è il segno fisico che ci ricorda un legame vitale che abbiamo avuto, ci ricorda l’accoglienza che c’è stata all’inizio della nostra vita, ed è una cosa importante. Nel concepimento c’è un’accoglienza fisiologica e dal radicamento in questa accoglienza deriva il nutrimento della persona. Tutto questo poi ha avuto come presupposto l’accoglienza fisica reciproca dei nostri genitori. Se questo segno è vero deve corrispondere alla pienezza della donazione delle persone. Non può esserci una totalità di vita messa insieme solo a livello fisico. Deve esserci anche la realtà interiore, non solo il corpo. Nella visione cristiana il gesto fisico è segno sacramentale. E’ importante riuscire a vivere e comunicare la ricchezza di questa esperienza. A proposito di sacramenti, bisogna pensare a cosa succede nell’Eucarestia. Il segno è la particola, il cibo quotidiano. Nella particola il Signore si è impegnato a esserci e il fedele con essa entra in comunione con il mistero di Cristo: c’è armonia con ciò che il gesto fisico dice. La diffusione delle convivenze lascia delle perplessità, pur dovendosi valutare caso per caso. Sono segno che manca una sicurezza che viene cercata attraverso questa strada. Ma statisticamente all’aumento delle convivenze non fa seguito un calo dei fallimenti nelle relazioni: aumentano anch’essi. E’ importante allora aiutare le persone a volersi più bene, fino a maturare l’esigenza di condividere la loro scelta anche con gli altri, anche a livello civile. Ma per questo serve una maturazione che necessita di intensi rapporti interpersonali. Se il momento più alto del mio ministero sacerdotale si realizza quando indosso la stola per andare all’altare, per gli sposi questo si ha quando si indossa il pigiama per andare a letto. Sono gli sposi che si amministrano reciprocamente il sacramento. Voi avete addosso la stola dell’amore coniugale, anche quando non ve ne accorgete: se gli altri vedono che vi volete bene vivete la missione di essere la trasparenza dell’amore di Dio. *è necessaria la fedeltà al camminare insieme verso la vita piena, in serenità tra di voi, per mettere poi a disposizione degli altri questa ricchezza. Non basta pretendere che l’altro mi voglia bene, ma devo anche aiutare l’altro a volermi bene. Oltre che amare, devo essere amabile: questo è evangelico. Se voglio bene all’altro devo mettere la buona volontà per aiutarlo a crescere, correggendo e perdonando. LAVORO DI GRUPPO TRACCIA PROPOSTA: 1 – Che risonanza ha avuto in ciascuno di voi e nella vostra coppia la riflessione della mattina e l’ascolto pregato della Parola? Quali aspetti della riflessione avete avvertito come più utili per la crescita della vostra coppia? Come è cambiato nel tempo il modo di concretizzare la promessa sponsale nella vostra vita? 2 – Partendo dalla consapevolezza di possedere dei doni e delle ricchezze che nascono dal nostro “essere sposi nel Signore”, come testimoniarli all’esterno e come confrontarli con situazioni di difficoltà, crisi, perplessità..? CONDIVISIONE SUL LAVORO DI GRUPPO CELEBRAZIONE DELL’EUCARESTIA (con rinnovo della promessa matrimoniale) Rinnovo della promessa matrimoniale (le Spose) Oggi, davanti a questa comunità, ringrazio il Signore per il dono di esserti sposa e, nella felicità che mi doni, rinnovo per te il mio amore di donna e di credente. (gli Sposi) Oggi, davanti a questa comunità, ringrazio il Signore per il dono di esserti sposo e, nella felicità che mi doni, rinnovo per te il mio amore di uomo e di credente. (Spose e sposi insieme) Ci impegniamo, Signore, a lodarti nella gioia, a cercarti nella sofferenza, a godere della tua amicizia nella fatica e del tuo conforto nella necessità. Vogliamo continuare a pregarti nella santa assemblea ed essere testimoni del tuo vangelo in ogni circostanza specialmente con i figli che tu hai voluto affidarci. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. Amen! (Tutti assieme) Ti chiediamo, Signore, che le nostre famiglie siano come la tua; regni in esse e da esse si spanda la tua pace, il tuo amore, la tua grazia. Amen PREGHIERE DEI FEDELI (legate alle letture previste dalla liturgia della domenica) Signore, tu che sei padrone giusto, aiuta noi coniugi a liberarci dalla paura di offrirci totalmente all’altro per edificare il tuo regno. Rendici capaci di accoglierci l’un l’altra per quello che siamo, riconoscendo vicendevolmente i talenti che Tu ci hai affidato e desiderando sempre il meglio per l’altro. Per questo noi ti preghiamo Dio fedele, insegnaci che la fedeltà non è un rimanere fermi al passato e voler vivere la situazione ideale d’innamoramento, ma aiutaci a maturare la capacità di accogliere il cammino della persona che ci hai messo accanto, nei suoi passi faticosi e leggeri per riscoprire insieme ogni giorno il Tuo progetto d’amore Per questo noi ti preghiamo Signore, tu che prometti la gioia a chi è fedele, fa’ che i fidanzati e tutti gli sposi possano comprendere, assaporare e sperimentare la bellezza della fedeltà. Siano fedeli ascoltatori della tua chiamata e con fedeltà si impegnino ad aiutarsi a diventare se stessi, tue creature che realizzano il Regno. Per questo noi ti preghiamo Padre di eterna gioia, ti preghiamo per la Chiesa universale e per quella locale della nostra diocesi e delle nostre parrocchie. Rendila serva fedele al tuo messaggio d’amore perché possa essere, oggi più che mai, testimone dei grandi valori cristiani e possa svolgere con entusiasmo rinnovato il suo servizio pastorale verso i poveri, gli anziani, i giovani, le famiglie Per questo noi ti preghiamo PREGHIERE PER ACCOMPAGNARE LE OFFERTE Signore, Dio dell’amore, accetta insieme al pane e al vino, queste fedi nuziali. Sono il segno delle promesse che ci siamo scambiati il giorno del nostro matrimonio e che quotidianamente ci impegniamo con entusiasmo a rinnovare. Fa’ o Signore che questi anelli siano sempre espressione di gioia e di fedeltà nella nostra vita e possano essere segno visibile e credibile, per coloro che incontriamo, della bellezza e fecondità del matrimonio celebrato nel Tuo amore. Caro Gesù, noi bambini ti offriamo questi confetti che a noi piacciono tanto e hanno reso ancora più dolce il giorno del matrimonio di mamma e papà. Fa’ che non manchino mai minuti, ore e giorni dolci e felici nelle nostre famiglie. CONSEGNA DI UN “SEGNO” A RICORDO DELLA GIORNATA : segnalibro con immagine e preghiera SECONDO INCONTRO BEATI VOI …: uno stile di vita per le nostre famiglie ACCOGLIENZA E PREGHIERA INIZIALE CANTO: Cantiamo Te PREGHIERA: lettura del brano evangelico delle beatitudini con “ripetizione”da parte dei partecipanti delle frasi che hanno colpito maggiormente “Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola li ammaestrava dicendo: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli”. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi. (Matteo 5, 1-12) RELAZIONE STILE DI VITA DELLA FAMIGLIA CRISTIANA (coniugi Martini) Da che cosa si riconosce l’impronta cristiana di una famiglia? Certamente dal fatto che prega, che va a Messa, che vive un cammino formativo nella comunità cristiana. Ma c’è un’impronta che deve caratterizzare un po’ alla volta anche lo stile di vita. Guardando dall’esterno, le persone dovrebbero notare che i cristiani anche nella loro vita familiare presentano alcune caratteristiche che affascinano e suscitano il desiderio di imitazione. Se la vita familiare è condotta secondo il disegno di Dio, costituisce essa stessa un “vangelo” una “buona notizia” per tutto il mondo e per ogni uomo. Il matrimonio e la famiglia diventano così testimonianza e profezia, oggetto e soggetto di evangelizzazione. L’attenzione va posta a due livelli: a) le dinamiche interne alla famiglia e la testimonianza di aver accolto l’amore come regola di vita. b) Il rapporto della famiglia cristiana con l’ambiente esterno, con le persone, con la comunità ecclesiale e civile, con il creato , con i problemi del mondo. Prima di addentrarci in alcune piste di riflessione è bene sottolineare il fatto che parlare di famiglia cristiana non significa assolutamente parlare di una famiglia “modello” di un ideale famiglia quasi “perfetta” che spesso suscita sospetti e antipatie. Ogni famiglia si basa sulla umanità dei suoi componenti, si basa sulle ricchezze e sulle carenze, sulle risorse e sulle debolezze di ciascuno. E’ su questo tessuto familiare che Cristo vuol abitare, vuole farsi compagno di viaggio, vuole stare con noi in questo cammino di conversione. Ogni famiglia ha i suoi problemi e le sue preoccupazioni che non sono minori solo per il fatto di essere cristiani. Ogni famiglia vive i momenti belli, le gioie e le soddisfazioni tipiche di ogni comunità di genitori, figli, nipoti, nonni …. forse con un atteggiamento di stupore in più perché considera con gratitudine i doni ricevuti. Infatti chi conosce un po’ Dio sa che la sua logica è quella del dono: il fondamento del dono è l’essere incondizionato che ci è donato e non viene da noi prodotto. Compito essenziale della famiglia è quindi educare tutti i suoi membri in questa logica del dono tenendo conto dei percorsi di crescita di ognuno, in particolare dei figli. Saper dare, saper ricevere, saper restituire. Il tema è molto vasto e siamo consapevoli di quanto è stato già proposto a livello diocesano essendo questo il tema del vostro piano pastorale. Ci è piaciuto molto il discorso sulla sobrietà che è espressione di semplicità, di amore per le piccole cose, di attenzione allo spreco ed al valore di quanto si possiede e si compra. Sicuramente il nostro tempo storico è basato sul consumo e sulla facilità di usare e buttare. L’attenzione alla sobrietà ci rende sensibili verso chi ha di meno ma ci consente anche di valorizzare maggiormente altri beni, quelli non materiali, quali l’amicizia, l’ospitalità, la capacità di ascolto …. E’ stato ampiamente sottolineata l’importanza della preghiera e dell’ascolto della Parola di Dio, della fedeltà alla festa, in particolare quella domenicale con al centro l’Eucaristia. E ancora il corretto uso dei mass-media, strumenti utili per tenersi informati, strumenti di comunicazione, occasioni di svago ma anche opportunità per confrontarsi, commentare, esprimere valutazioni che possano favorire il dialogo. L’attenzione alle risorse ed al rispetto del creato è un problema sempre più impellente che esige educazione e responsabilità soprattutto da parte delle generazioni più giovani. Oggi perciò focalizzeremo l’attenzione solo su alcuni aspetti, per aggiungere alcuni spunti di riflessione alla vostra crescita personale e di famiglia. Ci siamo chiesti: da dove dobbiamo partire? Che cosa è veramente essenziale? Noi crediamo che sia necessario partire da una consapevolezza: il Signore ci chiama oggi, in questo momento storico e sociale, con la nostra particolare famiglia, a vivere IL MISTERO GRANDE DEL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO nella fede, nella speranza, nella carità. Ci chiama a dare spazio a Lui affinché Lui, il Signore PRENDA LA SUA DIMORA IN MEZZO A NOI e parli al mondo di sé, faccia risplendere il suo volto attraverso i nostri volti ed ogni figlio possa conoscere ed amare il Padre. La famiglia vive al suo interno una particolare dimensione relazionale, molto intima; essa è per sua origine immagine della relazione d’amore della S.S. Trinità, dove è continuo il donarsi ed il riceversi in una danza creatrice infinita ed eterna. Nonostante i nostri limiti e le nostre fragilità noi possiamo sperimentare la gioia piena del morire con Cristo per risorgere con Lui. L’esperienza pasquale è la chiave di lettura del nostro quotidiano e della nostra storia che spesso non comprendiamo appieno ma che forse un giorno capiremo ed interpreteremo come parte di una storia salvifica che Dio stesso ha voluto. Vivere il Sacramento del matrimonio nella FEDE significa essere fondati in Cristo, illuminati e guidati dalla Parola, nutriti dall’Eucaristia, riconciliati dal sacramento del perdono, aperti al disegno unico ed irripetibile che il Signore ha su ciascuna famiglia. Vivere il Sacramento del matrimonio nella SPERANZA significa essere uomini e donne senza paura, capaci di vivere fino in fondo le gioie ed i dolori della nostra umanità con gli occhi puntati alla promessa di una vita piena ed eterna con il Signore. Vivere il Sacramento del matrimonio nella CARITA’ è una scelta essenziale per le nostre relazioni; 1) amarsi tra coniugi con tenerezza e misericordia, in una storia di fedeltà che si compie nel tempo perché la promessa fatta nel giorno del matrimonio ha bisogno delle prove del tempo per realizzarsi. 2) amare con fortezza e dolcezza i figli, accompagnandoli nella crescita umana e cristiana, nel rispetto, nella valorizzazione di ogni diversità. 3) amare chi ci circonda, i familiari, gli amici, i conoscenti, le persone incontrate sul lavoro o in genere nella vita. 4) stare accanto nell’esperienza della croce, nelle diverse situazioni di sofferenza, divisioni, solitudini, dolore, morte. Vorremmo ora proporvi tre spunti di riflessione, tre “piste” di approfondimento che potrete riprendere nel dialogo di coppia o in gruppo. Noi le riteniamo importanti e ci piacerebbe confrontarci alla fine anche in assemblea. 1) E’ necessario che ci impegniamo nella capacità di ACCOGLIENZA VICENDEVOLE perché diventi lo stile di tutte le relazioni sia intra che extra familiari. 2) E’ necessario RISCOPRIRE il VALORE del CORPO quale strumento di comunicazione (Cristo, il Figlio di Dio, è venuto nel mondo attraverso un corpo) e COLTIVARE IL GUSTO E LA CURA PER IL BELLO (Dio è in sé bellezza assoluta e parla di sé attraverso la sua creazione). 3) La famiglia è chiamata a diventare, soprattutto oggi, STRUMENTO E VIA di EVANGELIZZAZIONE anche al suo interno 1) CRESCERE NELL’ACCOGLIENZA La famiglia è il luogo pensato dal Signore per nascere e crescere. Lui stesso si è scelto una madre ed un padre e docilmente è cresciuto in una relazione d’amore. In un rapporto di accoglienza vicendevole è possibile sanare anche vecchie ferite, ricuperare carenze affettive, migliorare nella ricerca del vero bene per l’altro, perdonare le cadute e poter ripartire insieme. Il saper crescere nel dono di sé e nell’accettazione del dono dell’altro ci rende sempre più uomini e donne realizzati, sereni e forti. Ma è importante anche riconoscere che la prima fonte dell’amore è Dio che ci ama di un amore passionale; ci ama personalmente così come siamo ma ci ama anche come coppia e come famiglia. Nel Cantico dei Cantici viene esaltato l’amore entusiasta e drammatico tra due innamorati, caratterizzato da una vicinanza-lontananza che ci aiuta a comprendere l’amore smisurato di Dio per il suo popolo e per ogni sua creatura. E’ un amore esigente, geloso, passionale, che ci interpella profondamente attendendo una risposta personale. Chi incontra il Dio amante ne viene coinvolto totalmente e da ciò deriva una profonda esigenza di fedeltà. Leggiamo alcuni tratti del Cantico dei Cantici:” “Come sei bella, amica mia, come sei bella! I tuoi occhi sono colombe. Come sei bello, mio diletto, quanto grazioso! Ct. 1, 15-16 “Una voce! Il mio diletto! Eccolo, viene Saltando per i monti, balzando per le colline. Somiglia il mio diletto ad un capriolo O ad un cerbiatto…. Ora parla il mio diletto e mi dice: ”Alzati, amica mia e vieni! “O mia colomba che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave, il tuo viso è leggiadro”. “Il mio diletto è per me e io per lui…. Sul mio letto, lungo la notte, ho cercato L’amato del mio cuore; l’ho cercato, ma non l’ho trovato. “Mi alzerò e farò il giro della citta’; per le strade e per le piazze; voglio cercare l’amato del mio cuore” L’ho cercato, ma non l’ho trovato. Mi hanno incontrato le guardie che fanno la ronda: “Avete visto l’amato del mio cuore? Da poco le avevo oltrepassate, quando trovai l’amato del mio cuore. Lo strinsi fortemente e non lo lascerò finchè non l’abbia condotto in casa di mia madre, nella stanza della mia genitrice. dal Ct. 2, e 3 Dobbiamo però tenere sempre presente che Dio ama tutto il suo popolo e pensando alle nostre famiglie Lui ha uno sguardo d’amore per ciascuno dei suoi figli e per l’intera famiglia, usa tenerezza e misericordia verso ognuno e contemporaneamente verso il bene della relazione; Lui solo capisce fino in fondo gli sforzi che ciascuno di noi fa per amore e per essere amato. Lui ci accoglie in modo veramente “divino” e ci invita a fare altrettanto tra di noi e con gli altri. Solo da questa consapevolezza dell’essere amati può sgorgare la forza di amare; non dovrebbe essere uno sforzo, anche se talvolta esige uno spirito di sacrificio, ma diventare un’abitudine:” offrire i nostri corpi come sacrificio vivente, donarci gratuitamente così come gratuitamente abbiamo ricevuto. Possiamo considerare anche i Sacramenti un dono da accogliere che arricchisce non solo le singole persone ma il bene dell’intera famiglia. Pensiamo alla grazia del Battesimo nostro e dei nostri figli: che cosa significa essere veri figli di Dio e suoi eredi. Il Sacramento del Matrimonio è fondamento di grazia che s’irradia nel tempo è la radice di quell’unità profonda tra un uomo ed una donna che diventa segno e luogo privilegiato del rapporto inseparabile fra Cristo e la Chiesa. Il Sacramento della Riconciliazione che ci permette di rinascere creature nuove, capaci di ricominciare anche dinnanzi al limite delle proprie fragilità, che non si abbattono perché sanno che c’è Qualcuno che ha la potenza di risollevarle e rimetterle in cammino. Questo sacramento accompagna gli sposi, sana le relazioni e si diffonde come balsamo non solo tra i coniugi ma anche tra genitori e figli parenti ed amici. E ancora pensiamo all’Eucaristia, pane di vita che ci sostiene e ci nutre. E’ Dio stesso che viene in noi per prendere la sua dimora affinchè non siamo più noi a vivere per noi stessi ma sia Lui a vivere in noi. Quindi è un sacramento che ci consente di crescere nell’accoglienza vicendevole perché ci fa memoria di che cosa significa farsi pane per gli altri. Infine, parlando di accoglienza è bene ricordare che nella vita nascente, sofferente, morente noi possiamo toccare il “mistero” della vita ed il senso dell’eternità. “Chi accoglie uno di questi piccoli nel mio nome accoglie me,” “ Chi avrà dato solo un bicchier d’acqua a chi ha sete lo avrà fatto a me!” Se questo stile di accoglienza diverrà il nostro stile di vita, Dio stesso parlerà di sé al mondo attraverso la nostra storia, si farà carne nella nostra carne, donerà la vita attraverso la nostra vita. Questo mistero è davvero grande! Forse noi ci pensiamo troppo poco. E’ una missione che non finisce mai per entrare poi tra le braccia del Padre nell’eternità. 2) RISCOPRIRE il VALORE del CORPO quale strumento di comunicazione in particolare in un rapporto di amore fedele (Cristo, il Figlio di Dio, è venuto nel mondo attraverso un corpo) e COLTIVARE IL GUSTO E LA CURA PER IL BELLO (Dio è in sé bellezza assoluta e parla di sé attraverso la sua creazione). L’essere umano non ha un corpo me è un corpo e nel dono del proprio corpo egli gioca la sua chiamata originaria. Siamo perciò chiamati ad amare questo corpo, ad averne cura per vivere in bellezza ed in pienezza la nostra umanità. L’espressione tratta dal Cantico dei Cantici: “Io sono per il mio diletto ed il mio diletto è per me” rappresenta in modo sintetico ed efficace l’assolutezza dell’amore cioè il senso di totalità, di fedeltà e di eternità che scaturisce in modo inequivocabile nell’amore vero. La fedeltà degli sposi diventa il “contrassegno visibile” dell’alleanza tipica del nostro Dio e dono dello Spirito. Essa si esprime in un’armonia, in una vigilanza illuminata dalla grazia che ci aiuta a fuggire il male ed a volgersi verso il bene. Il tempo diventa occasione per crescere senza timore. Ai giovani va annunciato con gioia che l’amore vero tende all’infinito e la scelta di amare l’altro per sempre è possibile e tende alla realizzazione della felicità di entrambi. Nel Cantico dei Cantici viene esaltata la bellezza corporale e spirituale dell’amore tra i due sposi. Il linguaggio erotico evoca l’indicibilità della misteriosa intimità con Dio a cui ciascun credente è chiamato. Benedetto XVI, Nella Deus Caritas est, mette in circolarità l’amore umano, l’eros, con l’amore che è proprio delle tre divine persone della Trinità, l’agape, liberando l’uno e l’altro da schemi interpretativi che nel corso dei secoli ne avevano oscurato l’intrinseca connessione. Se consideriamo il contesto culturale del nostro tempo vediamo che c’è un recupero del valore della corporeità, della bellezza e viene data una certa importanza alle relazioni soprattutto quelle tra uomo e donna. (ricordiamo che un tempo l’unione di coppia veniva imposta oggi il partner viene scelto). Tuttavia nell’attuale cultura post- moderna si parla di società liquida, di relazioni liquide e di legami affettivi liquidi. Purtroppo anche l’amore, come il pensiero, presenta la connotazione di una debolezza costitutiva: vi è un soggettivismo esasperato, un’autoreferenzialità della coppia che spesso si sente sola. Dinnanzi ad una labilità degli affetti vi è un’incapacità di instaurare legami a lungo termine ed una difficoltà a realizzare rapporti equilibrati nel dare e nel ricevere. L’uomo odierno si sente frammentato e fa esperienze frammentate: sesso senza amore, amore senza matrimonio, matrimonio senza figli; si vive con difficoltà l’attesa in quanto c’è una ricerca frenetica del tutto e subito. Gli sposi cristiani sono chiamati oggi a dire con il proprio corpo e con l’esperienza del dono vicendevole che è possibile e bello scegliere di vivere insieme per sempre, essere positivamente fedeli, aperti al dono della vita, fecondi in diversi campi. La propria umanità ne viene arricchita, valorizzata e non svilita. Per quanto riguarda il coltivare il gusto e la cura del bello è un modo per esaltare e riscoprire il divino che è nel mondo perché Dio è bellezza infinita. Lo si scopre nella natura ma anche nella bellezza delle sue creature. E’ nostro dovere educarci ed educare anche i nostri giovani ad avere occhi attenti alle meraviglie del creato, apprezzare l’armonia della musica, assaporare il profumo dei fiori, condividere il piacere della tavola …. I nostri sensi sono dei doni da valorizzare e occasioni per ringraziare il Signore. 3)La famiglia è chiamata a diventare, soprattutto oggi, STRUMENTO E VIA di EVANGELIZZAZIONE anche al suo interno Il tessuto culturale, un tempo compatto per quanto riguardava la partecipazione alla fede cristiana, oggi è frammentato: così spesso, anche in seno alle singole famiglie c’è una differenziazione molto ampia di rapporti con la fede cristiana e con la chiesa. Così, attraverso il coniuge o il figlio o il genitore credente la chiesa intreccia un rapporto con il non credente. La famiglia diventa al suo interno evangelizzante ed evangelizzata. Si possono creare avvicinamenti in occasione della preparazione al matrimonio, del battesimo di un figlio, da una esperienza di dolore in cui la comunità cristiana si è fatta particolarmente sollecita. A tal proposito ricordiamo due storie significative di persone a noi molto care: Donato e Liana, una coppia di Forlì che in occasione dell’incontro dei giovani di Loreto del 2007 ci ha ospitato a casa loro raccontandoci in quell’occasione la loro esperienza. Conviventi da più di dieci anni, hanno comunque desiderato che i loro figli frequentassero il percorso di preparazione al sacramento dell’Eucaristia. La loro seconda figlia, Michela, li ha invitati ad accompagnarla, li ha coinvolti raccontando quanto le veniva insegnato, ha favorito la conoscenza con il parroco e tutta la comunità. Questa splendida coppia non solo ha maturato il desiderio di chiedere con fede il Sacramento del Matrimonio ma ora si impegna attivamente nel servizio e nella accoglienza di minori in affido. Un’altra esperienza riguarda una giovane coppia che abbiamo accompagnato alle nozze. Annamaria, ragazza appartenente ad una famiglia di profonda spiritualità con una fede viva, conosce in discoteca Martin, giovane di sani principi ma non frequentate la chiesa. Decidono di vivere insieme l’esperienza di preparazione alla Cresima di Martin ed Annamaria gli fa da madrina. Riscoprono insieme, come coppia la presenza di Dio nella loro vita. Si preparano al Sacramento del Matrimonio con consapevolezza ed entusiasmo. Ora sono felicemente sposati da più di 10 anni ed hanno tre bimbi. Frequentano attivamente la vita della parrocchia. Oggi è sempre più frequente incontrare giovani che vivono una diversità di fede ma che intendono seriamente impegnarsi in un rapporto di amore per sempre o coppie già sposate che nel loro cammino incontrano Cristo in tempi anche diversi. E’ una sfida per tutta la comunità cristiana: chi crede va sostenuto nel suo percorso di crescita personale mentre l’altro va accolto con semplicità in attesa che la testimonianza gli faccia incontrare il volto del Padre. Il sacramento del matrimonio ha una forza accompagna, sostiene, fortifica ogni storia di amore. salvifica particolare che Oggi però c’è una particolare esigenza di accompagnamento perché la famiglia ha il suo proprio originale stile di vita cristiana, che diventa testimonianza viva per le altre famiglie ma ha altrettanto bisogno di essere rafforzata e sostenuta. E’ ancora importante promuovere iniziative di collaborazione con i sacerdoti per una crescita insieme nella fede e per una testimonianza vicendevole dei due sacramenti quello dell’ordine e quello del matrimonio. Lo stile famigliare, di attenzione e di accoglienza verso tutti può sostenere i presbiteri che non sono esenti da momenti di crisi e di solitudine. Pur rispettando i tempi della famiglia (consideriamo che chi ha bimbi piccoli si ritrova più facilmente di giorno che di sera) vanno proposti con coraggio momenti di riflessione e di ascolto della Parola di Dio per poi “impastarla” con la vita e per capire come Dio stia già parlando nella storia di ognuno. Alcune attenzioni pastorali: 1) Le giovani coppie che iniziano il loro cammino a due spesso con grande entusiasmo e grandi aspettative che poi si scontrano con la realtà. I conflitti esistono per tutti e vanno affrontati e superati. 2) Le famiglie con figli adolescenti: la preoccupazione educativa può diventare prevalente. Si possono pensare percorsi di approfondimento su alcune tematiche e favorire l’ascolto ed il confronto tra famiglie omogenee per età dei figli. 3) Le famiglie monoparentali (separati, vedovi, donne nubili con figli..).Ci possono essere momenti di solitudine e sopraffazione delle difficoltà educative. Va superato un certo disagio iniziale con delicatezza, favorendo l’amicizia e facendosi “compagni di viaggio” 4) Ci sono poi un numero crescente di conviventi e di famiglie sposate solo civilmente, di separati risposati che talvolta si avvicinano alla chiesa in occasione dei sacramenti dei figli. Non abbiamo paura di accoglierli, sono tutti figli di Dio, che forse non hanno mai incontrato il Signore. C’è una gradualità nel percorso della fede e si può dire la verità nella carità. Terminiamo riportando un brano tratto dal magistero ed una preghiera. “ I coniugi cristiani sono fortificati e quasi consacrati da uno speciale sacramento per i doveri e la dignità del loro stato. Ed essi, compiendo con la forza di tale sacramento il loro dovere coniugale e familiare, penetrati dello spirito di Cristo, per mezzo del quale tutta la loro vita è pervasa di fede, speranza e carità, tendono a raggiungere sempre più la propria perfezione e la mutua santificazione, ed assieme rendono gloria a Dio.” Da GS 48 La preghiera vuole essere lode e ringraziamento da parte di tutte le nostre famiglie: “Signore, noi ti ringraziamo perché ci hai donato questa famiglia: grazie per il tuo amore che ci accompagna, per l’affetto che sostiene le nostre relazioni nel cammino di ogni giorno; grazie perché ci chiami ad essere dono e ricchezza nella nostra comunità cristiana e nella società. Rendici perseveranti nell’amore, liberi dal denaro e dalla bramosia di possesso, umili e miti nel rapporto con tutti. Rendici lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell’ospitalità. Rendi il nostro amore seme del tuo Regno. Custodisci in noi una profonda nostalgia di te Fino al giorno in cui potremo, insieme con i nostri cari, lodare in eterno il tuo nome. Amen LAVORO DI GRUPPO TRACCE PROPOSTE: sono cinque, in corrispondenza dei cinque sensi; una traccia per gruppo di partecipanti CONDIVISIONE SUL LAVORO DI GRUPPO CELEBRAZIONE DELL’EUCARESTIA PREGHIERE DEI FEDELI (legate alle letture previste dalla liturgia della domenica) Gesù, Agnello di Dio, rivolgi benigno il tuo sguardo su noi sposi e sulle nostre famiglie. Fa’ che sull’esempio del Battista possiamo anche noi riconoscerti ogni giorno come il Messia, l’Atteso, il Salvatore e rendici capaci di seguirti, come fecero Giovanni ed Andrea, per trascorrere il nostro tempo con te per questo noi ti preghiamo Signore, tu ci hai chiamati al sacramento del matrimonio, a rivelare il tuo amore per noi e per tutti gli uomini. Insegnaci ad amarci profondamente secondo il tuo disegno, affinché coloro che vivono accanto a noi, possano scoprire, attraverso il nostro volerci bene, qualcosa di te che sei l’amore infinito per questo noi ti preghiamo Gesù nostro Maestro, aiuta tutti noi e gli sposi delle nostre comunità parrocchiali a rafforzare l’amicizia con te affinché possiamo anche noi, un giorno, andare da altri per dire con gioia, come fece l’apostolo Andrea: ”Abbiamo trovato il Messia” per questo noi ti preghiamo Gesù figlio di Dio, tu che hai invitato i primi apostoli a venire a casa tua, fa’ che accogliamo anche noi il tuo invito e, come sposo e sposa facci assaporare il calore della tua dimora. Il soffio del tuo Santo Spirito ci attiri e ci sospinga ad unirci a te, vera luce che illumina e riscalda il cammino della nostra vita per questo noi ti preghiamo Gesù amore infinito, quel giorno, lungo il fiume Giordano, hai fissato il tuo sguardo su quei due giovani amandoli profondamente. Questo gesto ricorda a noi sposi gli sguardi che ci siamo scambiati quando ci siamo conosciuti, quando è iniziato il nostro fidanzamento. Sguardi dolci, innamorati che ci hanno catturati, che ci hanno avvolti, prendendo possesso della nostra vita. Oggi Signore, che siamo sposo e sposa, una carne sola, fa’ che i nostri sguardi incontrino il tuo per innamorarci sempre più di te per questo noi ti preghiamo Gesù noi bambini ti preghiamo affinché, nella nostra vita, possiamo incontrare tante persone che ci parlino di te e per te. Aiutaci ad ascoltare chi ha avuto la gioia di sperimentare l’incontro con te presente nella sua vita, così che sarà più facile per noi riconoscerti e diventare tuoi amici per questo noi ti preghiamo PREGHIERE PER ACCOMPAGNARE LE OFFERTE Accetta Signore, insieme al pane ed al vino, queste scarpe che rappresentano per noi sposi la volontà ed il desiderio di seguirti. Ti offriamo l’impegno a porre i nostri passi sulle orme che tu lasci dietro di te e insieme, mano nella mano, ad entrare e a fermarci presso la tua casa, il tuo cuore per conoscerti meglio e dimorare in te. CONSEGNA DI UN “SEGNO” A RICORDO DELLA GIORNATA : puntaspilli a forma di cuore, segno della capacità di “cucire” relazioni positive TERZO INCONTRO LA DANZA DELL’AMORE: i gesti che rivelano Dio ACCOGLIENZA E PREGHIERA INIZIALE CANTO: PREGHIERA: DAL CANTICO DEI CANTICI ( Ct 5, 10 – 16; 4,1 – 9; 8, 6 - 7) La sposa: Lo sposo: Il mio diletto è bianco e vermiglio, egli è tutto delizie! riconoscibile fra mille e mille. Questo è il mio diletto, questo è il mio amico, Il suo capo è oro, oro puro, o figlie di Gerusalemme. i suoi riccioli grappoli di palma, Come sei bella, amica mia, come sei bella! neri come il corvo. Gli occhi tuoi sono colombe, I suoi occhi, come colombe dietro il tuo velo. su ruscelli d’acqua; Le tue chiome come un gregge di capre, i suoi denti bagnati nel latte, che scendono dalle pendici del Galaad. posti in un castone. I tuoi denti come un gregge di pecore tosate Le sue guance, come aiuole di balsamo, che risalgono dal bagno; aiuole di erbe profumate; tutte procedono appaiate, le sue labbra sono gigli, e nessuna è senza compagna. che stillano fluida mirra. Come un nastro di porpora le tue labbra Le sue mani sono anelli d’oro, e la tua bocca è soffusa di grazia; incastonati di gemme di Tarsis. come spicchio di melagrana la tua gota Il suo petto è tutto d’avorio, attraverso il tuo velo. tempestato di zaffiri. Come la torre di Davide il tuo collo, Le sue gambe, colonne di alabastro, costruita a guisa di fortezza. posate su basi d’oro puro. Mille scudi vi sono appesi, Il suo aspetto è quello del Libano, tutte armature di prodi. magnifico come i cedri. I tuoi seni sono come due cerbiatti, Dolcezza è il suo palato; gemelli di una gazzella, che pascolano fra i gigli …. tu mi hai rapito il cuore Tu mi hai rapito il cuore, con un solo tuo sguardo, sorella mia, sposa, con una perla sola della tua collana! Insieme: Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l’amore, tenace come gli inferi è la passione: le sue vampe son vampe di fuoco, una fiamma del Signore! Le grandi acque non possono spegnere l’amore né i fiumi travolgerlo. Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa in cambio dell’amore, non ne avrebbe che dispregio. RELAZIONE SESSUALITA’ E SPIRITUALITA’ (Mons. Luciano Padovese) APPUNTI DALLA RELAZIONE (non rivisti dall’autore) La danza dell’amore: i gesti che rivelano Dio. Sessualità e spiritualità: desiderio dell’altro e ricerca di Dio Relazione articolata su tre punti. a) analisi della situazione b) dottrina della Chiesa c) orientamenti: che fare? a) Nell’attuale momento dominato da una crisi drammatica (non solo in campo economico) che nasce dall’egoismo, dall’essere ”uno contro l’altro”, cosa può salvare la nostra società se è vero che le sue cellule vitali sono le famiglie? E’ proprio il riferimento alla famiglia, all’atteggiamento che dovrebbe esserci tra gli sposi, che potrebbe contrapporsi ad una mentalità sbagliata. Invece non si fa nulla per la famiglia nella politica e, anche in campo pastorale, non è vero che la famiglia sia collocata nella concretezza al primo posto. La coscienza dell’importanza della famiglia dovrebbe sostenere chi prende le decisioni a vari livelli. Dobbiamo recuperare la potenza di “amorizzazione del mondo” (T. de Chardin) che può nascere da una sintonia tra sessualità e spiritualità. Nella nostra realtà la sessualità viene volgarizzata e sembra impossibile che essa possa legarsi alla spiritualità. Invece più si è autenticamente spirituali, più si è appassionati sessualmente. Ci sono strane soluzioni alla dicotomia tra sessualità e spiritualità: “kamasutra cattolico”, strani richiami alla castità (intesa come assenza di rapporti intimi) nella coppia, …. b) nella dottrina della Chiesa c’è il richiamo alla “legge naturale” che - per chi è credente - è la prima Parola di Dio. Il corpo è il nostro primo punto di riferimento e la genitalità è apertura alla spiritualità, nel senso che anche il corpo “non funziona” se non c’è un amore inteso come dialogo. Si esclude Dio nella sessualità quando si esclude l’amore, quando manca la spiritualità dell’amore. Bisogna essere spiritualmente uno dell’altro perché la sessualità funzioni bene: c’è ben più che l’attrazione, la seduzione; la spiritualità è dentro la sessualità quando essa è scambio, non sfogo. Gaudium et spes: seguendo il disegno di Dio, che è di comunione di tutta la persona, si realizza in modo pieno la sessualità; uomo e donna sono fatti a sua immagine. Pio XII: cancella l’equivoco che il piacere è peccato ed è poco spirituale: è ciò che il Creatore ha voluto per l’uomo. Questo in un contesto di moderazione, di “senso estetico”, di rispetto reciproco. Catechismo della Chiesa cattolica: positiva integrazione della sessualità nella persona, come essere corporeo e spirituale insieme. E’ necessario comporre i diversi momenti in un percorso di comunione totale. La verginità non è superiore alla sessualità. Il grado di giudizio è l’amore. Secondo la propria vocazione si sceglie il proprio stato. Castità vista come sforzo culturale, di maggiore umanizzazione, di maggiore comunicazione. Anche l’impegno sociale deriva la sua energia da chi vive in pienezza la sua vocazione. L’orgasmo è il frutto di un gioco che richiama in maniera naturale la trascendenza: è un’esperienza di “estasi”, di andare fuori da sé … C’è anche un aspetto teologico della compenetrazione tra spiritualità e sessualità. La Bibbia ha esorcizzato il tabù del sesso (Non avrai altro Dio …). Il peccato sessuale è il non capire che potenza ha la sessualità: è il vuoto di idee sulla sessualità a fare paura. Vivere la propria sessualità in modo corretto è immagine del Dio – Trinità: lui + lei aperti alla vita è una sorta di Trinità. Essere come Cristo e la Chiesa: per vivere bene il matrimonio devi vivere bene la tua natura di uomo e di donna. La consumazione del matrimonio è parte integrante del sacramento: se manca, il sacramento è incompiuto. Infatti ciò che costituisce impedimento a sposarsi non è l’infertilità, ma l’impotenza. Anzi, a proposito dell’infertilità essa non significa non essere fecondi: la fecondità è il “crescete” voi, come sposi; i primi figli nella coppia sono gli sposi stessi; poi i figli possono essere rappresentati da tutte le realtà che hanno bisogno di noi … Se poi la consumazione è parte integrante del sacramento, questo spiega la contrarietà della Chiesa ai rapporti prematrimoniali … c) il compito degli sposi è mantenere viva l’intimità sessuale: è un esercizio di ricerca di Dio. E’ un nobilitare il desiderio, che è nell’ordine di Dio. C’è un diritto/dovere di entrambi a contribuire alla soddisfazione di tutti e due. A volte ci sono problemi perché per la donna la sessualità è più avvertita sul versante della tenerezza e c’è anche una sua difficoltà a capire di poter essere lei a “condurre le danze”: serve maggior protagonismo da parte della donna. Anche perché, poi, l’insoddisfazione femminile finisce per esprimersi come possessività nei confronti dei figli. Comunque ogni coppia ha la sua arte, la sua estetica della sessualità. E’ importante avere un tessuto di sguardi, di attenzioni, di ascolto, di tenerezza. L’amore umano è stato definito come “un complotto tra Dio e la chimica”. Occorrono anche contemplazione, stupore, preghiera. Considerare i gesti dell’amore come liturgia del sacramento (Giovanni Paolo II). Non è tanto importante farsi vedere in parrocchia, quanto l’essere appassionati l’uno dell’altro. Ci si può salvare a partire dalla passione coniugale. Queste cose vanno capite, cercate, sofferte … C’è un’itineranza anche nella sessualità. Ai partecipanti sono stati consegnati materiali da documenti del magistero ecclesiale attinenti le tematiche della sessualità e della fecondità LAVORO DI COPPIA TRACCE PROPOSTE: sono sei, in corrispondenza di sei temi legati alla corporeità ABBRACCIARSI Leggiamo insieme questa riflessione e caliamola nell’esperienza del nostro rapporto di coppia: quali considerazioni ci vengono alla mente? Se le vogliamo condividere con gli altri, riportiamole in un foglio che potremo poi consegnare in modo anonimo. Ci è così naturale, così comune, che lo si fa senza apprezzarne a pieno il significato … o “i significati”, perché il senso dell’abbraccio ha mille sfaccettature, si ricollega a mille situazioni diverse. Ci si abbraccia tra fratelli, tra genitori e figli, tra amanti. Ci si abbraccia per la gioia, per la paura, per lo sconforto. Ci si abbraccia per fede, per condividere le pene di qualcuno. Ma c’è un significato comune in tutte queste forme di vicinanza, fisica e spirituale, che ricerchiamo nell’abbraccio? Due persone che si abbracciano, che formano un tutt’uno di due corpi allacciati strettamente, hanno quattro gambe, e non solo due, con cui sostenersi. E questa immagine acquista un particolare significato nell’ambito della coppia che sempre deve ricercare un’unità fisica, oltre che spirituale e d’intenti. La forza dell’abbraccio sostiene ogni impegno della vita e riesce a trasmettere sensazioni potentissime: nella malattia si desidera un abbraccio, che è condivisione della propria sofferenza. Nella solitudine l’abbraccio di un amico, del coniuge, vale più di mille parole di conforto. Nella gioia è straripante condivisione di allegria e felicità. Anche prima di un amplesso il più importante preliminare è l’abbraccio, l’incontro di due corpi uniti, stretti, con un intento di gioia comune. (Ct 2,6; 8,1). C’è poi un abbraccio che la coppia cristiana dovrebbe cercare con assiduità: l’abbraccio con il Signore. Si fa un po’ fatica a comprenderne il significato perché manca l’aspetto fisico, il contatto. Gli apostoli hanno avuto il dono della fisicità, del contatto con Gesù, da cui hanno tratto forza e convinzione. E noi come possiamo avere altrettanta forza? Condividendo l’abbraccio con chi ci sta vicino: coniuge, figli, amici, fratelli in Cristo. Ogni volta che ci abbracciamo lo facciamo con una creatura del Signore, lo facciamo anche con Lui, apprezziamo chi ci ha messo al fianco, gliene rendiamo grazie, traendo da quel gesto nuove energie e nuova fede. Recitiamo in coppia questa preghiera Quando abbracci un uomo puoi stringere un corpo non puoi circoscrivere un mistero che ti avvolge. E l’uomo, quest’uomo,è un mistero insondabile al di là di quel che sai. Ciò che sai è sempre poco. Ogni uomo è inafferrabile. Ogni uomo è un mistero nella sua origine profonda nel suo traguardo di morte nel suo destino di là dal muro. Ogni uomo che abbracci ha radici misteriose. E’ al di là di quel che vedi è al di là di quel che stringi. Ogni uomo è mistero. Il mistero è da venerare. Il mistero è da rispettare. Il mistero è da non catturare. Il mistero che è quest’uomo è riflesso come il raggio del mistero che è Dio. S. PALUMBIERI ACCOGLIERSI NELL’AMPLESSO CONIUGALE Leggiamo insieme questa riflessione e caliamola nell’esperienza del nostro rapporto di coppia: quali considerazioni ci vengono alla mente? Se le vogliamo condividere con gli altri, riportiamole in un foglio che potremo poi consegnare in modo anonimo. Chissà la sorpresa di Adamo nel trovarsi di fronte un essere così simile a lui e, per contro, così diverso. (Ge 2,23-25). Ma la sorpresa di Adamo è la sorpresa di ognuno di noi, uomo o donna, di fronte alla propria “anima gemella”. Nei primi incontri tra un uomo e una donna, è inutile negarlo, è l’aspetto fisico, il modo di presentarsi che fa da catalizzatore delle attenzioni reciproche. Poi sopravviene la conoscenza, la stima, l’amore ed infine la scelta reciproca, per la vita. Il Creatore ha messo lo strumento dell’attrazione corporea come spinta a conoscere l’altro. Il corpo come tramite per l’Amore, quello con la A maiuscola, quello che, in fondo, cerchiamo tutti. Se sono una carne sola, i corpi di marito e moglie si fondono, sono l’uno dell’altro. Potrei mai io separarmi dal mio corpo? Potrebbe non piacermi al punto di rifiutarlo e cercarne un altro? Quando ci siamo scelti, ci siamo fatti dei doni reciproci: tra questi doni ci sono i nostri corpi. Quando i due coniugi si donano i loro corpi, avranno l’uno dell’altro il massimo rispetto e avranno cura del proprio corpo e di come lo “usano” reciprocamente. Il corpo di mia moglie mi appartiene come il mio appartiene a lei. Il piacere fisico nel rapporto coniugale è una componente importantissima dell’armonia di coppia, dell’essere marito e moglie. Ed è importantissima perché ci è stata donata proprio dal Signore. Aggiungere l’amore spirituale all’amore carnale è come mettere la panna sul cioccolato: è mettere una cosa ottima su qualcosa di buono. Nell’accogliersi nell’amplesso coniugale non ci sono controindicazioni, non ci sono rinunce, tanto meno divieti. Solo una tenera attenzione al grande dono reciproco che ci si fa. E quando l’eros è sostenuto da una pienezza spirituale, da una completa partecipazione, da un dono totale e disinteressato, l’amplesso coniugale raggiunge il pieno appagamento di corpo e spirito. A qualunque età. E’ un dono di Dio! Recitiamo in coppia questa preghiera Dio imprevedibile, davvero pieno di fantasia! Sei tu che ci hai fatti incontrare fuori di ogni programma e ci hai insegnato il linguaggio del corpo per dire “ti amo” : sguardi, movenze, gesti, vesti, toni delle parole … e poi strette di mano, abbracci …. E un gran battere del cuore. Ed ora, man mano che il nostro amore cresce, tu ci spingi sempre più l’uno verso l’altro per fondere i nostri corpi e divenire non più due ma un solo corpo. Aiutaci a crescere nell’amore, sapendo attendere, pazientare,renderci forti per fare del nostro corpo il frutto maturo da donarci reciprocamente G. VENTURI BACIARSI Leggiamo insieme questa riflessione e caliamola nell’esperienza del nostro rapporto di coppia: quali considerazioni ci vengono alla mente? Se le vogliamo condividere con gli altri, riportiamole in un foglio che potremo poi consegnare in modo anonimo. Il bacio è certamente uno dei suggelli più importanti e dolci dell’amore tra un uomo e una donna. Il bacio dovrebbe segnare tutte le tappe di un amore; le centinaia, migliaia di baci che gli innamorati si scambiano potrebbero essere la strada sicura per il futuro della loro vita insieme. Perché abbiamo usato tanti condizionali? Perché i baci sono promesse che tante volte sono smentite dai fatti. I fidanzati, e poi gli sposi, dovrebbero conservare una foto d’ogni loro bacio, o almeno di quelli più importanti e significativi, perché ogni loro bacio è il rinnovamento di una promessa d’amore e di fedeltà, di dedizione e di dono, oltre che il piacere di un contatto fisico di per sé corretto e coinvolgente. A quei baci, a quelle promesse si deve far ritorno nei momenti di difficoltà. Fateci caso: quando si litiga, quando i contrasti si esasperano, il bacio rimane ai margini del rapporto di coppia, viene escluso. Quello che conta, quindi, non è il bacio che dà solo piacere fisico, non è la “tecnica” che si usa, ma è importante il bacio che lascia nei cuori un ricordo profondo, che lascia sulle labbra, oltre che la dolcezza del contatto fisico, le parole di una promessa che non deve mai venir meno. I baci che contano sono quelli dei quali rimane una fotografia nella mente, un calore che riscalda nei momenti di gelo del rapporto, sono i baci di cui ci si ricorda insieme, cui la memoria ricorre per trovare le conferme di una promessa scambiata. E allora impariamo a fare delle foto con i nostri ricordi, raccontiamoci le sensazioni provate in questa o quella occasione, il significato che un certo bacio ha avuto per me, per te, per la nostra vita insieme. Scopriremo che con i baci abbiamo scritto il vero libro della nostra vita di coppia, un libro fatto di immagini, di ricordi, di promesse, alcune mantenute subito, altre che hanno avuto bisogno di essere rinnovate, d’impegni che ci siamo presi e che non abbiamo ancora assolto. Ed ecco che il bacio assume un ultimo aspetto particolare: di sostegno, di incitamento, di fiducia nell’altro. Un bacio simbolo d’amore eterno, al di là dei confini limitati di questo mondo. (cfr. Ct 1,3; 1Cor 16,20) Recitiamo in coppia questa preghiera Signore, quei due si amano. Io lo so. Tu lo sai. Davanti a me si sono baciati. Io li ho guardati. Tu li hai guardati. Erano felici, vero? Perché è bello, Signore, questo gesto del bacio, quando è sacramento dell’amore. Scambio di sospiri: “Ti dono la mia vita, e accolgo la tua”. Unione di labbra: “Mi offro in nutrimento, e tu mi sazi”. Così gli amanti, in comunione fra loro, tentano di realizzare il loro sogno di unità .MICHEL QUOIST GUARDARSI Leggiamo insieme questa riflessione e caliamola nell’esperienza del nostro rapporto di coppia: quali considerazioni ci vengono alla mente? Se le vogliamo condividere con gli altri, riportiamole in un foglio che potremo poi consegnare in modo anonimo. All’inizio della nostra storia di coppia, prima di tutto, c’è uno sguardo. Il primo, indimenticabile! “Ti avevo visto mille volte, ma senza particolare interesse. Finalmente, improvvisamente, ti ho guardato, ti ho notato: non eri più uno dei tanti. Gli occhi si sono incrociati ed è iniziato subito quel tuffo al cuore.” (cfr. Ct 2,8.14; 6,5; 7,1) Il giorno delle nozze … “Io prendo te” ….” Io accolgo te” … queste parole le abbiamo dette prima con gli sguardi che si incrociavano, poi con le mani che si stringevano, infine con tutto il nostro corpo. Prima di ogni gesto c’è lo sguardo che scatena da solo tutto quello che vogliamo dirci. Appena alzati, la mattina, uno sguardo sorridente, anche se mezzo addormentato, dà l’avvio giusto alla giornata che abbiamo davanti…. Quando io parlo con le nostre figlie, lancio a lui uno sguardo e lui mi capisce … Quando siamo in mezzo alla gente, trovo i suoi occhi che mi approvano … Dopo una discussione tra di noi, un bel respiro e poi i nostri occhi si dicono “E’ già passata!” … Quando siamo insieme alla Messa e ci scambiamo il segno della pace, non è solo una stretta di mano, ma uno sguardo complice di augurio, di gioia, che trasmettiamo anche ai nostri vicini di banco. Sento dire “Amarsi non è guardarsi negli occhi, ma guardare nella stessa direzione”. Sono d’accordo solo un pochino: prima ci si guarda, soprattutto dentro di noi per capire veramente i nostri intenti, i nostri progetti, i nostri limiti, il nostro accordo. Dopo tutto questo preambolo iniziale, lo sguardo di tutti e due è più limpido, libero, soprattutto di vedere che su quella strada comune ci guida il Signore con la sua Parola. Possiamo così camminare con coraggio, in unità, con gioia, fermarci a tirare il fiato e riprenderci, unire il nostro sguardo ad altri sguardi, desiderare altri incontri, allargare la nostra visuale e contagiare gli altri con l’amore. Recitiamo in coppia questa preghiera O Signore, allarga gli occhi dell’anima mia, che io possa vedere il bene in tutte le cose. Garantiscimi, in questo giorno, qualche nuova visione delle tue verità. O Signore concedimi di guardare i volti un poco come tu un tempo li guardavi, quando il tuo evangelista diceva di te “Lo guardò e lo amò” ….. M. QUOIST TENERSI PER MANO Leggiamo insieme questa riflessione e caliamola nell’esperienza del nostro rapporto di coppia : quali considerazioni ci vengono alla mente? Se le vogliamo condividere con gli altri, riportiamole in un foglio che potremo poi consegnare in modo anonimo. Tenersi per mano nel fidanzamento Nel ricordare il fidanzamento ritornano alla mente i momenti felici in cui le due mani dapprima si univano e poi, dopo un certo periodo, si intrecciavano fra loro quale segno di un altro diverso da noi disponibile a donarci la propria vita e ad accogliere quella dell’altro. Nasce così l’amore. (cf. Ct 2, 8-17; 8, 6-7; Os 2, 16.21.22) Tenersi per mano nel matrimonio sacramento Nel rito del matrimonio lui e lei si prendono per mano ed esprimono il consenso, si accolgono reciprocamente, e, con la grazia di Cristo, si promettono fedeltà e stima reciproca per tutta la vita. I due si sono presi per mano, ma al momento del Padre Nostro le loro mani si intrecceranno anche con quelle della comunità per formare un’unica grande famiglia e per pregare insieme con la preghiera che Gesù ci ha insegnato.(Mt 6, 7-15) Tenersi per mano nella sessualità La sessualità, voluta da Dio, invade tutta la persona. E’ composta di molte cose, ma è soprattutto l’essere uomo di lui e l’essere donna di lei che si uniscono: è attrazione, complementarità, piacere, donazione, gestualità, tenerezza, volere il bene dell’altro. (cfr. Ge 1, 26 e segg.; 2, 18 e segg.) Tenersi per mano nella preghiera Non è facile realizzare la preghiera comune di coppia, ci si arriva con un lungo esercizio. I due sono abituati a pregare singolarmente, ma arrivare alla preghiera insieme è un momento grande dell’amore. Dio li ha pensati insieme ed insieme i due lo pregano per ringraziarlo, per chiedere perdono, per affidargli le proprie vite. (cfr. Sam 3,1-10; ; Lc 18, 9-14) Recitiamo in coppia questa preghiera Signore, guarda queste mani unite, che il giorno del matrimonio Tu hai benedette: mani che accarezzano e che accolgono, mani che cullano, segno della tua tenerezza, mani amichevoli, lavoratrici, che ci dicono la tua generosità. Esse portano gli anelli dell’alleanza, testimoni della tua presenza e della fedeltà reciproca. Grazie per l’amore e la vita che ogni giorno queste mani hanno servito. Custodiscile nelle tue mani per le nozze della vita eterna. M. QUOIST VIVERE LA TENEREZZA Leggiamo insieme questa riflessione e caliamola nell’esperienza del nostro rapporto di coppia: quali considerazioni ci vengono alla mente? Se le vogliamo condividere con gli altri, riportiamole in un foglio che potremo poi consegnare in modo anonimo. La tenerezza è generalmente associata al mondo femminile, è spesso connessa con “debolezza”, ma si tratta di luoghi comuni, di stereotipi che riscontriamo facilmente nell’esperienza quotidiana. La tenerezza al contrario è flessibilità, permeabilità, apertura di cuore, disponibilità al cambiamento. E’ una vocazione profonda che umanizza la persona e la rende amorevole, capace di ascolto, di accettazione, di tolleranza. La tenerezza è infatti prendersi cura dell’altro nella misura in cui non è necessario, né dovuto. E’ un di più, eppure è la via per raggiungere l’altro. Quando l’ostilità, il risentimento, la delusione e il rancore hanno la meglio, noi ritiriamo per prima cosa la tenerezza. La tenerezza nella coppia è un viaggio da costruire: essa potrà passare attraverso momenti di stanchezza, di sconforto, ma se vissuta nel dono, nell’accoglienza e nella condivisione sarà sacramento. La tenerezza nella coppia, così vissuta, rappresenterà la sorgente viva della sessualità coniugale, la sua anima e la sua via di realizzazione. Sarà questa tenerezza che manterrà la vita di coppia sempre fresca, attuale, viva, se vissuta con amore di amicizia, di confidenza, di scambio. Se la coppia vive la tenerezza come capacità di stupirsi, vive nella freschezza il proprio sentimento d’amore. Vivere l’esistenza con tenerezza non è dunque un dato scontato: suppone un cammino e richiede una disciplina. Dio è padre ma anche madre e raduna in sé ogni tenerezza. Tenerezza è la condiscendenza di un Dio che si china sull’umanità. Di Gesù che si lascia toccare da una donna, bagnare i piedi dalle sue lacrime, asciugare dai suoi capelli (Lc 7,37-38); che ascolta la preghiera di Marta e Maria teneramente inginocchiate ai suoi piedi e risuscita il loro fratello Lazzaro.(Gv 11, 1-44) La divina tenerezza si stende su tutti gli umani, ci accoglie per quello che siamo con una ineffabile dolcezza, ci riprende con dolce fermezza, non ci ferisce mai; la divina tenerezza vuole salvare tutto. E non dispera mai di nessuno. Crede che vi sia sempre una strada. Senza sosta, continua – infaticabile - a partorire, curare, nutrire, rallegrare e confortare …. Recitiamo in coppia questa preghiera Signore, ti supplichiamo, insegnaci ad amare questo corpo ribelle, corpo creato per dire la nostra tenerezza e per fare l’amore, ma che spesso, ahimè, troppo pesante, troppo avido, cerca di nutrirsi più di quanto non voglia offrire, e, più che la nostra anima, rivela la nostra fame … Apri i nostri animi al tuo Amore infinito, e riunisci i nostri corpi e i nostri cuori così spesso separati. Allora, ricchi di noi stessi e arricchiti di Te ci riuniremo agli altri, e con i nostri gesti di tenerezza diremo loro qualcosa del tuo Amore fatto Carne. MICHEL QUOIST CELEBRAZIONE EUCARISTICA PREGHIERE DEI FEDELI (legate alle letture previste dalla liturgia della domenica) Signore, anche noi come Nicodemo siamo spesso nella notte e non vediamo un futuro luminoso per noi ed i nostri cari. Accresci allora la nostra fede affinché impariamo sempre più a riconoscerti come vera luce, la sola capace di illuminare le nostre vite. Per questo noi ti preghiamo. Gesù, tu hai sconfitto definitivamente la morte, con il tuo immenso amore ci hai donato la gioia della vita eterna. Fa’ che nelle nostre famiglie si possa ogni giorno respirare la gioia di tale certezza e si possano risolvere le difficoltà, che la vita ci riserva, con la serenità di chi cerca di vivere nella Verità. Per questo noi ti preghiamo. Signore, tu sei amore infinito aiuta tutti gli sposi a vivere nell’amore. Tu sei umiltà aiuta ogni coniuge a mettersi all’ultimo posto, a non lasciar spazio al proprio orgoglio così da costruire la vera felicità. Signore tu sei perdono fa’ che tutti gli sposi quotidianamente mettano in pratica la meravigliosa arte del perdono. Dio sei luce aiuta noi sposi a dirci sempre la verità per vivere nella luce e non nella menzogna. Per tutto questo, noi ti preghiamo Gesù noi bambini ti preghiamo per le nostre mamme e i nostri papà, affinché tu infonda loro la luce della saggezza e possano così guidare i nostri ancora incerti passi sulla strada del tuo vangelo Per questo noi ti preghiamo. Signore, ti preghiamo con affetto per le nostre comunità. Sappiano essere attente alle molteplici iniziative che in questo tempo quaresimale vengono offerte per riflettere sulla fede e per pregare. Possano anche rispondere con generosità ai tanti bisogni dei fratelli meno fortunati, specie in questo periodo di crisi morale ed economica Per questo noi ti preghiamo. PREGHIERE PER ACCOMPAGNARE LE OFFERTE Signore, ti portiamo all’altare questo ramo rinsecchito che ci ricorda il legno della Croce al quale sei stato crocifisso. Come sarebbe bello che germogliasse di nuovo! Siamo sicuri che questo sarà possibile se seguiremo il tuo esempio d’amore infinito. Accogli allora, insieme al pane e al vino, queste foglie che rappresentano i piccoli gesti di bontà, le opere buone e di solidarietà che, come famiglia, ci impegniamo a fare durante questa ultima parte della Quaresima, affinché il giorno di Pasqua ci trovi preparati e possa germogliare nelle nostre case la Vera Primavera. CONSEGNA DI UN “SEGNO” A RICORDO DELLA GIORNATA : bulbo di gladiolo a simboleggiare la fecondità della coppia, in tutte le sue espressioni QUARTO INCONTRO LA FAMIGLIA CELEBRA L’AMORE DI DIO: liturgia della chiesa domestica ACCOGLIENZA E PREGHIERA INIZIALE CANTO: vieni Spirito d’amore PREGHIERA: Dal libro di Tobia (8, 4-9) [Tutti] erano usciti e avevano chiuso la porta della camera nuziale. Allora Tobia si alzò dal letto e le disse: “Sorella, alzati! Preghiamo e supplichiamo il nostro Signore perché ci doni grazia e salvezza”. Essa si alzò e cominciarono a pregare e a supplicare perché fosse concessa loro salvezza. Egli cominciò a dire: “Tu sei benedetto, o Dio dei nostri padri, e benedetto il tuo Nome per tutte le generazioni, per sempre. Ti benedicano i cieli e tutta la tua creazione per tutti i secoli. Tu hai creato Adamo e come aiuto e sostegno hai creato per lui Eva sua moglie; da loro due ebbe origine il genere umano. Tu hai detto: Non è bene che l’uomo sia solo; facciamogli un aiuto che sia simile a lui. Ora, io non prendo [in moglie] questa mia sorella per passione, ma con verità. Degnati di aver misericordia di me e di lei e di farci giungere insieme alla vecchiaia”. E dissero insieme: “Amen, amen!”. Poi dormirono tutta la notte. RELAZIONE FAMIGLIA E LITURGIA (coniugi Martini) E’ sempre più evidente lo stretto rapporto di reciprocità che intercorre tra la Chiesa e la famiglia. La famiglia è chiamata ad essere “piccola chiesa domestica”, la prima esperienza di Chiesa raccolta attorno al Signore, aperta e orientata verso quella famiglia più grande che è la comunità cristiana, famiglia con i suoi riti e le sue liturgie inserite sempre più nella preghiera della Chiesa. Dall’altra parte “ la parrocchia missionaria” fa della famiglia un luogo privilegiato della sua azione, scoprendosi essa stessa famiglia di famiglie” (CEI, Il volto missionario della parrocchia in un mondo che cambia, n.9 La Liturgia della famiglia e la Liturgia della Chiesa si richiamano a vicenda. La preghiera della Chiesa orienta la preghiera della famiglia ma si lascia anche ispirare dalle sue caratteristiche. Allo stesso tempo, mentre la preghiera in famiglia è condizione importante per partecipare alla preghiera della comunità, quest’ultima orienta e si prolunga nella famiglia. Così sia la grande Chiesa che la piccola chiesa domestica sono chiamate ad attuare l’opera della redenzione esprimendo nella vita il mistero di Cristo, rendendolo vivo. Siamo tutti chiamati alla santità cioè chiamati a far vivere nella nostra vita, la vita stessa di Dio. Ogni famiglia può esprimere la meraviglia di Dio, il luogo dove Dio stesso vuole esprimersi con tutta la sua creatività. Ogni famiglia è chiamata ad un progetto di Dio personale e di coppia. Nella liturgia ogni famiglia può rinnovare il suo “sì” dinnanzi alla volontà del Padre, lo stesso “sì” che Cristo ha detto al Signore nel morire per ciascuno di noi. Le nostre case, le relazioni interfamiliari hanno un valore altissimo per il Signore! Pensiamo quante abitazioni ha visitato Gesù, quante liturgie ha vissuto! Ha condiviso l’amicizia, ha consolato gli afflitti, ha sanato gli ammalati, ha celebrato l’Eucaristia. Specificheremo ora due tipi di liturgie: quelle domestiche, antropologiche che servono per interpretare e vivere in pienezza le seconde cioè quelle ecclesiali. Prima di approfondire la specificità delle liturgie domestiche e di quelle della grande Chiesa, è bene ripensare al senso del “celebrare”. Celebrare significa riuscire a fare unità tra l’azione di Dio nella storia e quella attuale dell’uomo, della famiglia. La celebrazione è il luogo ed il tempo in cui Dio e la famiglia si incontrano, si sposano. L’azione salvifica di Dio intercetta quella dell’uomo, lo visita, gli rivela il suo mistero. Il rito serve a favorire questo incontro affiche l’uomo e la donna si lascino coinvolgere, entrino a fare parte della stessa azione divina. Sia la famiglia che la comunità intera hanno un modo proprio di celebrare. Cercheremo ora di approfondire la specificità della liturgia domestica. Nella famiglia la liturgia è strutturale cioè fa parte della sua stessa natura. La famiglia è quindi maestra nei riti immanenti in quanto elabora un’esperienza fatta di gesti e di doni ripetuti. I riti della famiglia aiutano a fare esperienza di un incontro con il Signore. Tre sono le dimensioni dei riti familiari: 1. Le azioni 2. I tempi 3. Lo spazio LE AZIONI Comprendono le azioni di INIZIAZIONE, di GUARIGIONE, di SERVIZIO Il rapporto di coppia e poi con i figli ti inizia al cambiamento. L’attenzione all’altro cambia le nostre abitudini educa piccoli e grandi: su questo tessuto si basa la struttura familiare. In famiglia poi inizia la vita e si fa l’esperienza della morte. Il festeggiare i compleanni, l’anniversario di nozze, il ricordare chi è entrato nella vita eterna, è un rito che aiuta la famiglia a ripensare al senso della vita donata, alla chiamata ed alla morte, meta finale di tutti gli uomini. In famiglia ci si prende cura dell’altro, ci si perdona, ci si accoglie. Ogni gesto fa parte di un’abitudine cioè di un rito che si ripete e che guarisce. L’amore manifestato nelle parole e nelle azioni guarisce da tante ferite vecchie e nuove. Anche la grande Chiesa deve far memoria di queste azioni importanti per diventare comunità viva di persone. E ancora le azioni di servizio ripetute, quotidiane, come la preparazione dei pasti, l’ordine, la pulizia, la preparazione al sonno. Sono azioni rivolte ai familiari di ogni età. I TEMPI Anche i tempi della famiglia sono pieni di riti. Innanzitutto ci dev’essere un venirsi incontro tra i tempi del maschile e del femminile, tra i tempi dei bambini e quello degli adulti, dei giovani e dei vecchi. Ogni soggetto vive però 3 tempi diversi e dare un’armonia a questi tre momenti è un’opera d’arte: 1. Il tempo libero e del riposo 2. Il tempo del lavoro 3. Il tempo della festa Il tempo del riposo ha i suoi ritmi ed è necessario per tutti i componenti della famiglia: è il momento del contatto con la natura, con gli amici, con il silenzio. Ognuno ha le sue preferenze, i suoi progetti ma è necessario venirsi incontro. Il tempo del lavoro è il tempo dell’impegno, delle responsabilità che può gratificare ma anche opprimere. Si lavora in casa e fuori casa, spesso con ritmi regolati ed oggettivi. Consente di fare un ministero cioè uno specifico servizio. Infine il tempo della festa che è tipico della promessa e del dono ricevuto e che ci attende. Il tempo della festa dà valore a tutto quanto si fa. Si può vivere da soli il tempo libero e del lavoro ma nella festa non si può restare da soli; è il tempo dello stare insieme, della parola ascoltata e promessa. La festa fa superare lo schiacciamento tra tempo libero e lavoro. LO SPAZIO Riguarda i luoghi della comunicazione e della relazione. Ricordiamo le tre T: • la TAVOLA • il TALAMO • la TOILETTE La tavola è il luogo dove cibo e parola si intrecciano: è il luogo della comunione tra tutta la famiglia Il talamo è il luogo del dono di tutto se stessi al coniuge ma è anche il luogo dove ci affidiamo totalmente all’altro nel sonno. La toilette ci ricorda la non autosufficienza tipica del bambino piccolo, dell’anziano e del malato. La famiglia si prende cura della non autosufficienza e la dignità di ogni uomo va oltre l’autonomia e l’efficienza. La famiglia è tutela del debole. Nella famiglia perciò si sperimenta la comunione, i riti abitano la vita ed aiutano ad entrare nella concretezza dei riti ecclesiali. Ad esempio:l’ascolto vicendevole ci educa all’ascolto della Parola di Dio, il perdono vicendevole ci educa al chiedere perdono al Signore, il saper ringraziare ci educa alla lode del Signore ed al rendimento di grazie. La famiglia quindi non ha soltanto un valore antropologico ma è una realtà viva e vera di chiesa, una realtà di popolo di Dio ed a servizio del popolo di Dio. E’ il punto d’inserzione tra divino ed umano, è l’incarnazione del mistero della chiesa. Ogni famiglia cristiana è inserita a tal punto nel mistero della Chiesa che diventa parte attiva nella missione della chiesa: gli sposi sono i ministri del sacramento del matrimonio, ricevono quasi una consacrazione per vivere il proprio specifico servizio di comunione di persone. Così la Chiesa deve riscoprire una riconoscenza verso questo grande valore della famiglia; in particolare nella liturgia domenicale le famiglie andrebbero aiutate nel prendere coscienza della ricchezza grande ricevuta nel loro sacramento matrimoniale. E’ una necessità pastorale sostenere gli sposi nelle loro fatiche e nei loro sbagli. Ma oltre ai riti umani, tessuto vivo di ogni famiglia, va ricordata anche la dimensione spirituale o ecclesiale invisibile che partecipa e manifesta al mondo il mistero di Cristo. Questa è una dimensione propria delle famiglie cristiane e ridà significato a tutti i momenti liturgici umani prima elencati. L’umano quindi è subordinato al divino, il presente all’eterno. Nella liturgia spirituale domestica , dove due o tre sono riuniti nel Suo nome, Dio si fa presente e consente la santificazione di tutti i suoi membri. Le preghiere, la vita coniugale vissuta nell’accoglienza e nel perdono, le opere di carità, il lavoro, le gioie ed i dolori diventano offerte spirituali gradite a Dio. Ma come può avvenire tutto questo? Ciò può realizzarsi attraverso Cristo, cioè per Cristo, con Cristo ed in Cristo. Nell’Eucaristia noi offriamo il pane ed il vino, frutto della terra e del lavoro dell’uomo ma offriamo anche tutte le nostre azioni. Così mentre il pane ed il vino diventano il corpo ed il sangue di Cristo, così il nostro vissuto ci fa diventare corpo di Cristo. C’è quindi una profonda unità tra quanto noi viviamo in Chiesa ed il nostro quotidiano. Ma che cosa celebra in modo ancora più chiaro, la famiglia? La famiglia celebra due fatti: 1. Gli eventi della storia della salvezza (la grande storia della salvezza del popolo di Dio) 2. I fatti della vita familiare (la storia tipica di salvezza per quella famiglia) GLI EVENTI DELLA STORIA DELLA SALVEZZA L’anno liturgico con i suoi tipici momenti celebrativi aiuta la famiglia a rendere concreta la storia della salvezza. Ad esempio la celebrazione del Natale vissuta in chiesa continua nelle case con il presepio, la festa del pranzo, l’albero, l’incontro tra parenti, gli auguri. Il mistero pasquale, culmine dell’anno liturgico viene preparato e vissuto in famiglia. Vanno utilizzati i linguaggi verbali e non verbali rendendo concreta la Pasqua, narrandola e quindi trasmettendo la fede di generazione in generazione. La celebrazione Eucaristica ricorda lo stare insieme a tavola, il condividere il mangiare. L’ascolto della Parola rivela, come fonte inesauribile il progetto di Dio sulla famiglia stessa; è Lui che prende l’iniziativa per dialogare con l’uomo e per chiedere liberamente il nostro sì. Il momento della consacrazione Eucaristica ha una ricchezza di significati anche per la famiglia: • Prese il pane: richiama alla conservazione di un bene, alla fedeltà. E’ il contrasto con l’usa e getta, con la voglia di cambiare in una frenesia senza senso. Gesù rende nuovo un gesto antico e ci invita a restare fedeli alla promessa, a continuare ad accogliere il coniuge, i figli, gli avvenimenti della nostra vita. “Accolgo te, ogni giorno, ogni momento è come continuare a prendere il pane." • Rese grazie: il rendere grazie non è una semplice risposta di gratitudine ma è un fare memoria di quanto ha fatto Gesù per noi. Nulla è scontato nella vita familiare: le relazioni non sono date ma donate e dobbiamo educarci ad uno sguardo di gratitudine vicendevole. • Lo spezzò: solo l’amore rende capaci di sacrificio. Oggi c’è una sofferenza verso l’insofferenza. Il corpo spezzato di Cristo riconcilia cielo e terra. E’ importante che nella famiglia ci sia sempre qualcuno che si spezzi per riconciliare cielo e terra, per ritrovare l’unità • Lo diede loro: il dono del Suo corpo ci fa diventare Lui, noi diventiamo ciò che riceviamo. Per Cristo più che dare è un “darSi”. Così in famiglia il dare deve diventare un darsi in presenza, pazienza, tempo; così le nostre case diventeranno luogo dove si dà la vita. E’ evidente il parallelismo tra vita di Cristo e nostra vita Così la realtà dell’oggi viene trasformata da Cristo pur restando la stessa realtà. Ci sono poi anche gli altri sacramenti che diventano altri mandati: il BATTESIMO: i genitori hanno il compito di custodire un figlio di Dio, sono dei custodi affidatari. I figli vanno iniziati nella relazione con Dio. La RICONCILIAZIONE: la storia sponsale è una storia di misericordia. Il perdono è un bene da godere perché le nostre cadute ci fanno sperimentare la morte ma nella misericordia si risorge a vita nuova. La liturgia della misericordia è quella che resta più impressa nella vita dei figli. La CONFERMAZIONE: dal sacramento del “ciao” al sacramento dell’assunzione di un compito. Da quel giorno il giovane è chiamato a dire al mondo l’appartenenza a Cristo morto e risorto. Il MATRIMONIO: i coniugi diventano testimoni viventi dell’amore di Dio L’UNZIONE DEGLI INFERMI: ci indica che siamo mortali; in una società che ci illude di restare sempre sani, belli, immortali. Ci aiuta a ripensare alla morte, alla liturgia del trapasso nell’eternità. L’EUCARISTIA: abbiamo già detto che nell’offertorio gli sposi rioffrono tutto se stessi nel proprio quotidiano. Nella consacrazione gli sposi vengono trasformati dall’amore di Dio per diventare sempre più “una sola carne”. Il SACRAMENTO DELL’ORDINE: per gli sposi è il richiamo ad una vocazione diversa ma complementare. L’invito è di cercare un’armonia nei due ministeri. I sacerdoti possono trovare l’amicizia, il sostegno, l’incoraggiamento nella fedeltà al loro ministero nelle famiglie e per le famiglie è indispensabile il servizio del sacerdote che spezza la Parola, il Pane Eucaristico, Riconcilia con il Padre… Accennavamo prima alla storia di salvezza tipica di ogni famiglia; vale la pena fare alcune precisazioni. Il nostro Dio che si è incarnato nella Storia dell’uomo mandandoci suo Figlio Gesù Cristo, continua a farsi presente in noi. Chiede a noi di diventare sua dimora per continuare ad annunciare al mondo il suo amore infinito. Se la nostra famiglia è disposta a “farsi dimora” Dio si fa storia con noi, compie un disegno secondo la sua volontà ed il nostro sì. Le coppie cristiane che restano in dialogo profondo con il Signore imparano a vedere nelle persone, nei fatti, negli imprevisti , nelle gioie e nei dolori una chiamata del Signore, una sua presenza, un Suo gioire ed un Suo soffrire con noi, per noi ed in noi. Si svolge così una storia di salvezza del tutto unica che può essere annunciata al mondo con i fatti e la testimonianza viva. Per quanto riguarda l’educazione dei figli questo atteggiamento verso il Signore li aiuterà a sentirsi dono per i genitori e per il mondo che li circonda, chiamati anch’essi a farsi strumenti di amore per gli altri in una vocazione che sarà loro specifica. Le occasioni di dialogo possono sorgere spontaneamente ed esigono una risposta chiara da parte dei genitori. Altre occasioni possono derivare da momenti di preghiera, al mattino, alla sera, prima dei pasti. Si possono proporre anche dei segni che accompagnano la preghiera come l’accensione di una candela (Cristo, luce del mondo, è presente in mezzo a noi), una bella tovaglia, un mazzo di fiori che ci ricordano la bellezza del creato e la gratuità dei suoi doni. Ma anche le occasioni di perdono, di benedizione vicendevole, di carità sono occasioni per apprendere lo stile di amore gratuito insegnatoci da Gesù Quale ultimo argomento vorremmo parlare della presenza della famiglia nella liturgia Eucaristica domenicale. Innanzitutto va precisato che la presenza della famiglia nella comunità eucaristica è un dono: gli sposi ed i loro figli sono non soltanto oggetto di pastorale ma soggetti vivi , testimoni soprattutto di quanto sono, più che di quanto fanno in parrocchia. Essi sono soggetti vivi di pastorale testimoniando l’amore vicendevole, la fedeltà, il servizio verso i figli, gli anziani, i deboli. La famiglia nell’Eucaristia dona tutta se stessa affinché Dio diventi tutto in tutti. Ma nello stesso tempo l’incontro domenicale è occasione di riscoperta della fede attraverso la liturgia della Parola ed il pane Eucaristico. I bambini imparano a non sentirsi soli ma sentono di appartenere ad un popolo,ad una comunità. Talvolta per i bambini piccoli la liturgia non è capita, non è vissuta ed anche i genitori si possono sentire a disagio. Alcune parrocchie hanno sperimentato un percorso eucaristico in parallelo per i più piccoli. Dopo aver accolto tutti in Chiesa e vissuto insieme la liturgia della Parola, i bambini più piccoli vengono accompagnati da alcuni animatori in una o più salette (in base all’età) dove, al posto dell’omelia rivolta a tutti possono capire la Parola celebrata utilizzando un linguaggio più semplice o mediante disegni o giochi. Al momento dell’offertorio riprendono la liturgia comunitaria. Il coinvolgere i bambini rende la celebrazione più interessante e gioiosa anche per loro e la famiglia può vivere la liturgia come una festa. E’ importante che le famiglie si coinvolgano in celebrazioni vive, gioiose, accoglienti, partecipate. Il ripetersi delle liturgie contrastano con la mentalità corrente che ricerca sempre il cambiamento rispetto la tradizione. Invece la ripetitività del rito entra nella logica del sacro, del tempo del già ma non ancora. Il credente trova lo spazio di incontrare Dio nel già avvenuto ma proteso verso l’oltre, verso la vita eterna. Vorremmo concludere con le parole di don Tonino Bello: “La famiglia è stata fissata da Dio come immagine della Trinità, immagine non statica ma provocante. La famiglia è luogo di relazioni affettive dove ci si educa reciprocamente. Se la fede non ha il suo posto “giusto” tutto poi crolla come una torre di carte. L’augurio sincero e affettuoso a tutti voi che possiate sentirvi sempre una meraviglia di Dio dove Lui abita e si esprime con tutta la sua creatività. LAVORO DI GRUPPO TRACCE PROPOSTE: sono quattro, una per ogni gruppo di partecipanti PRIMA TRACCIA La celebrazione Eucaristica ricorda lo stare insieme a tavola, il condividere il mangiare. L’ascolto della Parola rivela, come fonte inesauribile il progetto di Dio sulla famiglia stessa; è Lui che prende l’iniziativa per dialogare con l’uomo e per chiedere liberamente il nostro sì. Il momento della consacrazione Eucaristica ha una ricchezza di significati anche per la famiglia: • Prese il pane: richiama alla conservazione di un bene, alla fedeltà. E’ il contrasto con l’usa e getta, con la voglia di cambiare in una frenesia senza senso. Gesù rende nuovo un gesto antico e ci invita a restare fedeli alla promessa, a continuare ad accogliere il coniuge, i figli, gli avvenimenti della nostra vita. “Accolgo te, ogni giorno, ogni momento è come continuare a prendere il pane." La FEDELTA’ è un bene che si conquista giorno per giorno. 1. Come considerate questo bene, che cosa fate concretamente per mantenere vivo il vostro amore? 2. Che cosa significa restare fedeli in una storia che ci cambia (fisicamente, nella salute, nel ruolo genitoriale, nei progetti)? 3. Conoscete altre coppie che riescono a testimoniare una fedeltà gioiosa? SECONDA TRACCIA La celebrazione Eucaristica ricorda lo stare insieme a tavola, il condividere il mangiare. L’ascolto della Parola rivela, come fonte inesauribile il progetto di Dio sulla famiglia stessa; è Lui che prende l’iniziativa per dialogare con l’uomo e per chiedere liberamente il nostro sì. Il momento della consacrazione Eucaristica ha una ricchezza di significati anche per la famiglia • Rese grazie: il rendere grazie non è una semplice risposta di gratitudine ma è un fare memoria di quanto ha fatto Gesù per noi. Nulla è scontato nella vita familiare: le relazioni non sono date ma donate e dobbiamo educarci ad uno sguardo di gratitudine vicendevole. La GRATITUDINE è un’abitudine che consente ai coniugi ed ai figli di riconoscere quanto viene donato vicendevolmente. 1. Utilizzate spontaneamente questo modo di rapportarsi o è frequente la pretesa, il comando, il dovere? 2. Come educarsi ed educare i figli a “dire grazie”? Nella preghiera è frequente la lode e la gratitudine verso il Signore? 3. Avete da comunicare una bella esperienza di coppia dove si sperimenta una gratitudine vicendevole? TERZA TRACCIA La celebrazione Eucaristica ricorda lo stare insieme a tavola, il condividere il mangiare. L’ascolto della Parola rivela, come fonte inesauribile il progetto di Dio sulla famiglia stessa; è Lui che prende l’iniziativa per dialogare con l’uomo e per chiedere liberamente il nostro sì. Il momento della consacrazione Eucaristica ha una ricchezza di significati anche per la famiglia • Lo spezzò: solo l’amore rende capaci di sacrificio. Oggi c’è una sofferenza verso l’insofferenza. Il corpo spezzato di Cristo riconcilia cielo e terra. E’ importante che nella famiglia ci sia sempre qualcuno che si spezzi per riconciliare cielo e terra, per ritrovare l’unità Il SACRIFICIO è la capacità di rinnegare se stessi, evitando di prevalere, di comandare, di decidere da soli. 1. Nella vostra coppia, siete capace di sacrificarvi gratuitamente? 2. Nel dialogo di coppia sapete riconoscere la fatica del sacrificio dell’altro? Sapete manifestare la gratitudine? 3. Volete comunicare qualche significativa testimonianza di coppia dove lo spirito di sacrificio è abitudine e ricchezza? QUARTA TRACCIA La celebrazione Eucaristica ricorda lo stare insieme a tavola, il condividere il mangiare. L’ascolto della Parola rivela, come fonte inesauribile il progetto di Dio sulla famiglia stessa; è Lui che prende l’iniziativa per dialogare con l’uomo e per chiedere liberamente il nostro sì. Il momento della consacrazione Eucaristica ha una ricchezza di significati anche per la famiglia • Lo diede loro: il dono del Suo corpo ci fa diventare Lui, noi diventiamo ciò che riceviamo. Per Cristo più che dare è un “darSi”. Così in famiglia il dare deve diventare un darsi in presenza, pazienza, tempo; così le nostre case diventeranno luogo dove si dà la vita. E’ evidente il parallelismo tra vita di Cristo e nostra vita Il DONARSI è uno stile di vita, spontaneo in chi è riconoscente di aver ricevuto “tutto” dal Signore. 1. Per voi il donarsi è un’abitudine spontanea o fate fatica cadendo nel confronto “tanto dono io, tanto devi donare tu”? 2. Sapete riconoscere il donarsi dell’altro e ringraziare o lo date per scontato? 3. Conoscete qualche coppia dove lo stile familiare del donarsi è una testimonianza viva? CELEBRAZIONE EUCARISTICA PREGHIERE DEI FEDELI (legate alle letture previste dalla liturgia della domenica) Gesù custode amorevole della vigna,aiuta tutti noi sposi a vivere con accettazione serena le potature che la vita riserva. Delusioni, fatiche, malattie sono spesso inevitabili, ma se vissute positivamente non come sconfitta, ma come occasione di crescita, possono renderci più maturi e fortificare il nostro amore per questo noi ti preghiamo Signore linfa vitale, concedi a tutti noi sposi, ed in particolare a quelle coppie che stanno attraversando momenti di difficoltà, di poter dimorare in Te. Donaci la gioia di trovare nei nostri cuori il silenzio necessario a raggiungere l’immensa tenerezza di Dio, linfa e vera gioia dalla quale nasce l’amore per questo noi ti preghiamo Come un padre buono, Dio non esaudisce i nostri capricci. Se avanziamo richieste e pretese senza essere radicati nel Signore, è probabile che anche i nostri desideri non siano buoni e utili. Fa’ o Padre che portiamo sempre in noi, custodendo nel cuore e nella mente, la tua parola. Solo in questo modo le nostre richieste saranno secondo il cuore di Dio e potranno essere esaudite per questo noi ti preghiamo Gesù nostra vita, spesso ci accorgiamo di essere tralci fragili e deboli, ma tu ci hai pensati insieme e hai benedetto la nostra unione con il sacramento del matrimonio, perché uniti a te, possiamo portare frutti meravigliosi, frutti di amore, consolazione e di benedizione per coloro che incontriamo per questo noi ti preghiamo PREGHIERE PER ACCOMPAGNARE LE OFFERTE Accetta Signore, insieme al pane ed al vino, questo grappolo d’uva che vuole rappresentare l’impegno che come sposi ci assumiamo a rimanere in Te per portare frutto. Se come tralci restiamo attaccati alla tua vite, possiamo portare nuovo amore nelle nostre famiglie, nella coppia, con i figli. Ogni volta che creiamo amore all’interno della nostra famiglia, portiamo amore anche all’esterno, mostrando a noi stessi e a tutti l’amore di Cristo. CONSEGNA DI UN “SEGNO” A RICORDO DELLA GIORNATA : libretto di “preghiere per la tavola,” con dedica del Vescovo