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3 La spirale della violenza, tipologie di vittime e di autori di violenza
3 La spirale della violenza, tipologie
di vittime e di autori di violenza:
esigenze relative alla consulenza
e all’intervento
Settembre 2012
www.parita-svizzera.ch
Violenza domestica – Scheda informativa
Le conoscenze sulla dinamica della violenza domestica, incluse le sue conseguenze, costituiscono una base
irrinunciabile per un lavoro di consulenza e d'intervento efficace e professionale.
Conoscenze basilari in merito provengono da ricerche ed esperienze pratiche che attualmente si riferiscono
ancora quasi esclusivamente alla situazione delle donne maltrattate dai loro compagni. La dinamica della
violenza nelle costellazioni relazionali: violenza della donna contro il partner e violenza nella coppia omosessuale è ancora poco studiata 1.
A. Dinamica della violenza nelle coppie adulte
Nelle considerazioni esposte di seguito ci si riferisce a relazioni violente e non a relazioni «semplicemente»
litigiose. La differenza principale risiede nel rapporto di potere che si instaura tra le persone implicate. La
relazione violenta è caratterizzata da un rapporto asimmetrico tra i partner e da un potere di definizione unilaterale di una delle parti. In questi casi si tratta di una relazione nella quale la violenza consente di mantenere il dominio e il controllo sull’altra persona (cfr. Manuale IST 2012) 2.
1. Fattori scatenanti della violenza domestica
In un rapporto violento, i fattori che scatenano il maltrattamento possono essere molto diversi 3. Spesso si
tratta di eventi decisivi nella vita: andare a convivere, una gravidanza, la nascita di un figlio o la separazione.
In queste nuove fasi della vita i partner devono trovare le strategie per affrontare in modo costruttivo il mutamento delle situazioni e dei ruoli. Simili mutamenti possono condurre a situazioni di violenza, specialmente
se già prima sussisteva una situazione di dipendenza e di isolamento sociale così come una pretesa di controllo e potere (Manuale IST 2012).
2. La spirale della violenza
La violenza non si manifesta sempre apertamente. Nel lavoro svolto con le donne maltrattate è possibile
riconoscere un ciclo della violenza, che nel 1983 Walker ha definito «spirale della violenza».
1
Si veda „«Violence dans les relations de couple – Rapport sur les besoins en matière de recherche», UFU / SLV, Berna 2011; il rapporto è consultabile in
francese e in tedesco all'indirizzo: www.parita-svizzera.ch  Violenza domestica  Pubblicazioni.
2
Al riguardo si vedano le considerazioni contenute nella scheda informativa 1 «Definizione, forme e conseguenze della violenza domestica» all’indirizzo:
www.parita-svizzera.ch  Violenza domestica  Schede informative.
3
Per maggiori informazioni sulle cause della violenza nella coppia si rimanda alla scheda informativa 2 «Cause e fattori di rischio della violenza nei rapporti
di coppia» all'indirizzo: www.parita-svizzera.ch  Violenza domestica  Schede informative.
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La spirale della violenza, tipologie di vittime e di autori di violenza: esigenze relative alla consulenza e all’intervento
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Violenza domestica – Scheda informativa
Questo ciclo si articola in quattro fasi: la crescita della tensione, l’esplosione della violenza (o escalation), la
fase di latenza e lo scarico della responsabilità 4.
Crescita della tensione


Scarico della responsabilità
Esplosione della violenza (escalation)


Fase di latenza
a. Fase di crescita della tensione
Questa fase è caratterizzata dalla volontà di sminuire, mortificare, insultare la vittima, che cerca di evitare le
violenze, concentrando tutta la sua attenzione sulla persona violenta, reprimendo i propri bisogni e soffocando le proprie paure. In tal modo cerca di evitare situazioni conflittuali e abusi. Ma prima o poi si verifica comunque un’escalation della violenza perché, dopotutto, la vittima non riesce a controllare l’agire violento
della controparte.
b. Esplosione della violenza
Nella fase dell’esplosione della violenza le vittime reagiscono in modo diverso: fuggono o si ritraggono, contrattaccano o sopportano gli abusi. Questi momenti sono spesso associati alla paura della vittima di morire.
La violenza subita, la perdita di qualsiasi controllo, nonché l’impressione di essere assolutamente inermi –
oltre alle lesioni fisiche – producono gravi conseguenze psichiche. Molte vittime finiscono in uno stato di
choc che può protrarsi per vari giorni. Se in un simile momento di choc viene allertata la polizia, la vittima
può anche apparire aggressiva, apatica o contraddittoria nelle sue testimonianze. Le vittime di violenze domestiche pesanti sviluppano spesso disturbi legati alla cosiddetta sindrome posttraumatica, i quali si manifestano sul piano fisico, psichico e psicosomatico. Tipici sono i disturbi del sonno, i dolori cronici, l’ansia, la
perdita della fiducia in sé e negli altri 5.
c. Fase di pentimento e attenzioni amorevoli – fase di latenza o di “luna di miele“
Passata la fase acuta del maltrattamento la persona violenta mostra spesso segni di pentimento. Vorrebbe
poter tornare indietro e promette di cambiare il proprio comportamento. Si vergogna e si sente impotente. Vi
sono individui che a questo punto cercano aiuto, p. es. presso un consultorio per persone violente. Altri fanno appello all’amore e al senso di responsabilità della vittima e promettono di cambiare. Nella speranza che
il/la partner cambi davvero, in questa fase molte vittime ritirano la richiesta di separazione o revocano la
4
Esiste una ricca letteratura sulla spirale della violenza nella coppia e sui diversi cicli che la caratterizzano, al riguardo si vedano alcuni esempi al punto D.
Sulle conseguenze della violenza domestica si veda la scheda informativa 1« Definizione, forme e conseguenze della violenza domestica» all'indirizzo:
www.parita-svizzera.ch  Violenza domestica  Schede informative.
5
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La spirale della violenza, tipologie di vittime e di autori di violenza: esigenze relative alla consulenza e all’intervento
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Violenza domestica – Scheda informativa
testimonianza resa p. es. nell’ambito di un procedimento penale. Alcune interrompono le consulenze avviate
e diverse donne lasciano la casa delle donne per ritornare al proprio domicilio. In questa fase tendono a
rimuovere il ricordo dei maltrattamenti, a difendere l'autore/l’autrice delle violenze di fronte a terze persone e
a sminuire le violenze subite.
Molte persone che esercitano violenza riescono a illustrare le loro promesse in modo assolutamente credibile persino a terzi. A volte anche i familiari e gli amici fanno pressione sulla vittima affinché perdoni il/la partner e gli/le conceda un'altra chance.
d. Scarico della responsabilità
Al pentimento fa spesso seguito la ricerca della causa dell’esplosione di violenza. Molti autori hanno
l’impressione che l’azione violenta sia dovuta a una forza maggiore che li ha «travolti» senza che potessero
controllarla. Perciò cercano le cause non dentro di sé, bensì nelle circostanze esterne (p. es. consumo di
alcol, difficoltà sul lavoro) oppure presso il/la partner. La responsabilità viene scaricata e la colpa attribuita
ad altri. Molte persone maltrattate si assumono questa colpa e perdonano il compagno o la compagna pentito/a. Per evitare l’impressione di essere completamente inermi si accollano spesso addirittura la responsabilità del suo agire violento: «L’ho provocato/a io». Attraverso il proprio comportamento si illudono di poter
evitare la prossima escalation di violenza. Di conseguenza la persona maltrattante non si sente più responsabile delle proprie azioni.
Se nessuna delle parti coinvolte cerca aiuto, si reinnesca lentamente la fase di crescita della tensione. Un
fatto qualsiasi conduce allora a un’ulteriore escalation e la spirale della violenza torna a girare. Le esperienze fatte dalle case delle donne e dai consultori per le vittime di reati dimostrano che, con il passare del tempo, i maltrattamenti tendono a diventare più frequenti e più gravi. Il ciclo si ripete e può solitamente essere
interrotto solo con un intervento e un accompagnamento esterni.
3. Fattori che complicano l’uscita dalla spirale della violenza
•
Le vittime vogliono che la violenza cessi, ma non tutte vogliono chiudere la relazione. Le persone esterne si attendono però spesso che le vittime lascino i loro partner violenti. Se ritornano ripetutamente da
loro e/o sminuiscono la violenza subita, agli occhi dei professionisti, ma soprattutto anche nell’ambiente
privato delle vittime, ciò suscita spesso un senso d’impotenza e d’incomprensione. Si tende così a dubitare che la persona maltrattata voglia veramente cambiare la sua situazione. Molte vittime perdono allora il sostegno del loro ambiente e sono ritenute responsabili della loro situazione: ancora una volta la
colpa passa dalla persona violenta alla vittima.
•
Anche nei rapporti violenti ci sono «momenti belli». Essi complicano ulteriormente l'uscita dalla spirale
della violenza perché fanno sperare continuamente nella possibilità di costruire un rapporto armonioso.
•
Un ruolo importante lo svolgono anche i figli. Possono rappresentare una ragione per lasciare il/la partner violento/a, perché si vuole evitare di esporli più a lungo alla situazione di maltrattamento e alcune
vittime si vergognano di doversi mostrare ai figli in situazioni denigranti, nelle quali risultano impotenti. I
figli sono però altrettanto spesso una ragione per perseverare accanto alla persona violenta. Alcune vittime vogliono che i propri figli crescano nella costellazione familiare esistente. Oppure temono di non
riuscire a provvedere a loro da sole.
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La spirale della violenza, tipologie di vittime e di autori di violenza: esigenze relative alla consulenza e all’intervento
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Violenza domestica – Scheda informativa
•
In seguito alla separazione, le migranti senza un diritto autonomo di dimora possono vedersi costrette a
lasciare la Svizzera 6.
•
Tra le donne vittime di violenza, l’assenza di parità di genere sia a livello professionale che familiare è
una realtà molto diffusa. Salari più bassi nelle professioni tipicamente femminili, difficoltà al momento del
reinserimento professionale, la carenza di strutture di accoglienza per i figli sono ostacoli all’autonomia.
•
Una separazione non comporta peraltro la fine automatica delle violenze, ma spesso ne determina un
inasprimento che può portare addirittura all’omicidio 7. Le separazioni e i divorzi costituiscono fasi ad alto
rischio per la violenza domestica.
4. Ciclo della violenza da una generazione all’altra?
Vari studi (BMFSFJ 2004; Killias 2004; Wetzels 1995) confermano che l’esperienza personale a contatto con
la violenza nell’infanzia – sia la violenza osservata tra i genitori, sia i maltrattamenti subiti personalmente –
aumenta il rischio di sperimentare la violenza nell’ambito di un rapporto di coppia in età adulta. La violenza
che gli uomini e le donne hanno subito e visto nella famiglia d’origine ha un’influenza importante sul comportamento violento adottato successivamente, ma anche sulla capacità di sopportare violenze nella coppia. I
maschi tendono piuttosto a far proprio un comportamento violento, mentre le femmine fanno spesso fatica a
ribellarsi contro la mancanza di rispetto per i propri limiti fisici e sessuali. Secondo uno studio tedesco
(BMFSFJ 2004), le donne che nella loro infanzia e adolescenza hanno assistito a scontri fisici fra i genitori,
sono diventate a loro volta vittime della violenza di un (ex) partner più del doppio delle volte rispetto alle
donne risparmiate da simili esperienze. In genere però, le esperienze di violenza vissute in prima persona
sono soltanto uno dei tanti fattori di rischio 8.
B. Tipologie di vittime e di autori di violenza
Per capire la dinamica della violenza nelle coppie adulte, oltre a comprendere la spirale della violenza e le
sue implicazioni, occorre conoscere le diverse tipologie di vittime e di autori di violenza. Infatti non ogni vittima e ogni persona maltrattante si comporta allo stesso modo. Le offerte di aiuto e consulenza devono essere quindi adattate al tipo di individuo che subisce o esercita atti di violenza. La presente scheda fornisce una
breve panoramica delle tipologie identificate attraverso numerosi studi.
1. Tipologie di vittime
Fino ad ora, la ricerca ha ripartito in tipologie solo le vittime di violenza domestica di sesso femminile. Non è
infatti opportuno applicare le stesse tipologie alle vittime di sesso maschile. Piuttosto occorrerebbe esaminare a fondo le categorie di uomini maltrattati, specialmente per impostare in modo mirato le offerte di aiuto e
di consulenza.
6
Per maggiori informazioni si veda la scheda informativa 19 «Violenza domestica nel contesto migratorio» all’indirizzo: www.parita-svizzera.ch  Violenza
domestica  Schede informative.
7
Per maggiori informazioni si rimanda alla scheda informativa 6 “Violenza in situazioni di separazione“ all’indirizzo: www.parita-svizzera.ch  Violenza
domestica  Schede informative.
8
Per maggiori informazioni sui fattori di rischio si rimanda alla scheda informativa 2 „Cause e fattori di rischio della violenza nei rapporti di coppia“ all'indirizzo: www.parita-svizzera.ch  Violenza domestica  Schede informative.
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La spirale della violenza, tipologie di vittime e di autori di violenza: esigenze relative alla consulenza e all’intervento
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Violenza domestica – Scheda informativa
Una ricerca tedesca (Helfferich et al. 2005) che ha esaminato la prospettiva soggettiva delle donne i cui mariti violenti sono stati allontanati dal domicilio comune su disposizione della polizia, ha identificato quattro
tipologie di vittime femminili di violenza domestica. Queste quattro tipologie si prestano come strumento
analitico per determinare il bisogno di assistenza dopo un allontanamento decretato dalla polizia.
•
«Separazione rapida»: le donne che rientrano in questa tipologia intrattengono in genere un rapporto
relativamente recente con il partner violento. Hanno un’immagine chiara del rapporto di coppia, che ai loro occhi dev’essere privo di violenza. Sono consapevoli di sé e ben informate. L’allontanamento della
persona violenta è molto efficace in questi casi in quanto accresce il disprezzo nei confronti della violenza e contribuisce a mettere fine al rapporto violento. Una riappacificazione è immaginabile solo a chiare
condizioni.
•
«Separazione avanzata»: le donne che appartengono a questa tipologia sono spesso sposate da anni e
hanno dei figli. Nel corso del rapporto la violenza aumenta e con essa il desiderio della donna di separarsi. Le vittime descrivono il loro rapporto di coppia come una «lotta» per difendere i propri interessi.
L’escalation della violenza aumenta la capacità d’azione ma anche i rischi delle donne: all’intervento della polizia sono decise a separarsi e l’allontanamento mette fine al rapporto. Durante e dopo
l’allontanamento si sentono tuttavia insicure e temono di subire nuovi abusi.
•
«Nuova opportunità»: in questa tipologia rientrano prevalentemente donne più anziane che in genere
sono sposate da molti anni e hanno dei figli. Queste donne hanno una chiara idea della «normalità familiare». Descrivono la violenza come episodi isolati che turbano la «normalità» e li attribuiscono a problemi del marito (alcolismo, disturbi psichici o dipendenza dal gioco), che secondo loro si presentano in
modo variabile. L’allontanamento di polizia viene preceduto di regola da diversi tentativi di indurre l’uomo
a cambiare comportamento. L’allontanamento viene utilizzato come «prova decisiva», durante la quale
la donna spera nell’«effetto pedagogico» esercitato da terzi sul marito violento. L’obiettivo non è solo la
separazione ma una continuità del rapporto coniugale, tuttavia senza violenza.
Le vittime associate a queste tre tipologie dispongono di risorse personali sufficienti per decidere da sole se
proseguire o interrompere la relazione. L’intervento e il sostegno di queste donne nelle situazioni di violenza
acuta è importante per proteggerle da ulteriori maltrattamenti e aiutarle a prendere una decisione. Molto
spesso sono poi in grado di compiere i passi successivi da sole o con l’aiuto di specialisti. Le prime due tipologie di vittime sono sovente ferme sulla loro volontà di separarsi, mentre la tipologia «nuova opportunità»
esige prove evidenti della volontà del partner di modificare il proprio comportamento maltrattante, come per
es. la partecipazione a un programma di recupero per le persone violente.
•
3
«Legame ambivalente»: questa tipologia include le donne traumatizzate da lunghi anni di violenza cronica subita dal partner, che si sentono inermi e inefficienti. Le donne che vivono un conflitto di ambivalenza si ritrovano spesso in un forte rapporto di dipendenza dalla persona violenta. È proprio in questo genere di rapporti che s’innesca la spirale della violenza. Le donne mostrano segnali che possono essere
interpretati come tentativi di superate i traumi: la paura fa sì che queste donne tentino di assumere il
controllo della situazione dimostrando vicinanza e solidarietà con il partner violento. Spesso sono convinte di dover sopportare la violenza per proteggere i propri figli. In molti casi riconoscono tardi il rischio
che corrono e solo se sottoposte a domande mirate. Molte di loro hanno già vissuto esperienze analoghe nell'infanzia e sono convinte che anche un altro compagno sarebbe violento. Con questa tipologia di
vittime, l’allontanamento di polizia presenta le minori possibilità di riuscita, in quanto una separazione fisica dal coniuge non aumenta la loro sicurezza. Infatti, capita spesso che queste donne accolgano il marito nuovamente a casa subito dopo l’allontanamento. Per modificare la situazione devono poter contare
su un aiuto coerente.
La spirale della violenza, tipologie di vittime e di autori di violenza: esigenze relative alla consulenza e all’intervento
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Violenza domestica – Scheda informativa
2. Tipologie di autori/trici di violenza
Nell’elaborare le tipologie delle persone violente, finora la ricerca si è basata unicamente su autori di sesso
maschile. Restano pertanto da esaminare le tipologie di donne violente, per determinare se i criteri utilizzati
per gli uomini valgano anche per loro, oppure se debbano essere classificate e quindi anche trattate diversamente.
Gli studi condotti finora nell’ambito della violenza domestica hanno evidenziato quattro tipologie di uomini
violenti, suddivisi a seconda della gravità del maltrattamento e delle chance di riuscita delle consulenze 9.
•
Family-only-batterer: gli uomini che appartengono a questa tipologia non sono quasi mai violenti al di
fuori del contesto familiare e pertanto non manifestano pubblicamente comportamenti perseguibili penalmente. Limitano i loro atti di violenza alla famiglia e agiscono a seconda della situazione. La frequenza e la gravità degli atti che commettono è piuttosto contenuta. Dimostrano scarse competenze sociali
nella relazione, sopportano male lo stress e hanno difficoltà a esprimere le proprie emozioni. Tendono
inoltre a evitare i conflitti e soffrono presumibilmente di rado di problemi legati al consumo di alcol o di
droga. Quando ricorrono alla violenza se ne pentono e soffrono per il comportamento adottato. Da bambini sono stati raramente vittime di violenza, che in genere tendono a rifiutare. In questi casi la terapia
familiare ha buone probabilità di successo con un basso tasso di recidiva.
•
Dysphoric o borderline-batterer: gli uomini classificati in questa tipologia ricorrono alla violenza per esercitare il proprio controllo e il proprio potere. Sono caratterizzati da una personalità instabile, vivono sentimenti di paura e stati depressivi e a volte soffrono di problemi dovuti al consumo di alcol e droghe. Presentano un comportamento ambivalente nei confronti della propria partner e sono dipendenti dai rapporti
sentimentali. Esercitano violenze più gravi rispetto agli aggressori della tipologia family-only-batterer e
possono manifestare comportamenti violenti e penalmente rilevanti anche all’esterno della famiglia. Diversamente dalla prima tipologia, i tipi disforico/borderline presentano più sovente posizioni misogine e
favorevoli ai comportamenti violenti. Reagiscono bene alle terapie, specialmente se focalizzate
sull’elaborazione del loro vissuto di violenza.
•
Generally violent e anti-social batterer: in questa tipologia rientrano gli uomini generalmente violenti e
antisociali che presentano un elevato potenziale di violenza in diversi contesti e compiono abusi in diverse costellazioni relazionali. Spesso questi individui hanno precedenti penali ed esercitano gravi violenze
all’interno del rapporto di coppia. Per loro il maltrattamento è uno strumento per conservare il potere, si
dimostrano ostili nei confronti delle donne e hanno una visione rigida della sessualità. Possono essere
estremamente manipolatori ma anche affascinanti, mancano di empatia e di competenze sociali. Hanno
spesso problemi legati al consumo di alcol e droghe. Non dimostrano mai o solo raramente segni di pentimento, non soffrono per la violenza commessa e non se ne assumono le responsabilità. Spesso nell'infanzia sono stati vittime o testimoni di maltrattamenti. Questa tipologia di uomini violenti reagisce male
alle terapie e tende alla recidiva. In questi casi devono essere evitati gli incontri tra l’aggressore e la sua
vittima.
C. Esigenze relative alla consulenza e all’intervento
La violenza nel rapporto di coppia può intensificarsi e aggravarsi col tempo, per cui è necessario intervenire
tempestivamente apportando il necessario sostegno alle parti. Specialmente per evitare di arrecare pregiudizio ai figli è opportuno identificare tempestivamente la violenza nelle famiglie e intervenire assicurando un
9
I dati riportati di seguito si basano sul manuale IST 2012 che comprende altre considerazioni dettagliate sulle singole tipologie degli autori di violenza.
Nella presente scheda non è stata approfondita la quarta tipologia di autori di violenza, quella dei low level antisocial che costituisce una combinazione tra i
family-only-batterer e i general violent/antisocial batterer. Per maggiori informazioni si rimanda al Manuale IST 2012, p. 105/3.
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La spirale della violenza, tipologie di vittime e di autori di violenza: esigenze relative alla consulenza e all’intervento
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Violenza domestica – Scheda informativa
sostegno. Le reazioni del contesto sociale e istituzionale rivestono un ruolo importante per la cessazione
degli abusi e l’elaborazione dei danni che ne conseguono. Queste reazioni sono fortemente influenzate
dall’atteggiamento assunto dalla società nei confronti della violenza, ossia dal fatto che essa la tolleri o la
consideri un reato punibile.
Per la consulenza e l’intervento, le conoscenze sulla dinamica della violenza di coppia, la conoscenza delle
diverse tipologie di vittime e autori e dei fattori di rischio sono indispensabili.
In particolare occorre considerare i seguenti aspetti:
•
Nei casi di violenza di coppia, molteplici barriere ostacolano la richiesta di aiuto delle vittime: vergogna,
sensi di colpa, timori di ulteriori maltrattamenti o di una loro recrudescenza, paura di morire. Pertanto, il
fatto che le vittime si rivolgano a un consultorio specializzato è già di per sé significativo di quanto la situazione sia insopportabile e senza via d’uscita (Social Insight 2012).
•
I servizi di supporto come i consultori devono sapere che, per potersi rivolgere a loro, le vittime devono
conoscere gli aiuti che propongono. Infatti per molte vittime la mancanza di dimestichezza con la rete istituzionale costituisce un ostacolo da non sottovalutare, come nel caso dei migranti e delle migranti.
Questo ostacolo può essere ingigantito da una reticenza generalizzata nel rivolgersi alle autorità o da
una mancanza di fiducia nei lori riguardi, specialmente nei confronti della polizia (Social Insight 2012).
•
Le misure in difesa delle vittime dovrebbero rivolgersi contemporaneamente a chi subisce e a chi esercita la violenza. La consulenza di coppia o i tentativi di mediazione si rivelano però in genere inadatti negli
interventi di crisi, poiché il rapporto di potere esistente tra le parti fa si che la vittima non riesca a esprimersi liberamente e si senta sotto pressione di fronte al suo aggressore. La minaccia potrebbe così aggravarsi. Da privilegiare sono piuttosto le misure incentrate sull’autore della violenza o sulla vittima. Una
consulenza di coppia accuratamente preparata può rivelarsi assolutamente opportuna al termine di queste misure. La premessa è tuttavia che la/il consulente disponga di conoscenze specifiche in materia di
violenza di coppia.
•
Generalmente un grave atto di violenza non è un evento isolato, ma il segnale di abusi prolungati nella
coppia. Di regola questi maltrattamenti si situano in un contesto di abusi acuito da grave violenza di natura psichica e spesso sessuale. Pertanto i professionisti che seguono casi di questo genere devono assolutamente tenere conto del contesto complessivo della violenza sistematica e prolungata. Proprio in
queste costellazioni devono considerare seriamente anche la minaccia di violenza in caso di separazione (BMFSFJ 2012).
•
Sia nella prevenzione e nei contatti della polizia con chi determina il rischio sia nel lavoro con le persone
violente è fondamentale valutare la pericolosità della situazione per riconoscere i casi ad alto rischio,
prendendo anche in considerazione la perizia psichiatrica per esaminare se vi sia la minaccia che il partner intimo uccida la vittima (Hafner, 2012). Negli ultimi anni sono stati sviluppati e convalidati empiricamente diversi strumenti per valutare il rischio di recidiva nei casi di violenza domestica (si veda Kilvinger
et al. 2011).
•
Il modello della tipologia degli autori di violenza consente di trarre conclusioni sull’opportunità di sottoporre le parti a una terapia e sulle possibilità di successo di terapie e programmi di recupero (Manuale
IST 2012).
•
Per mettere fine a un rapporto violento occorre compiere un percorso piuttosto lungo. È normale che le
vittime abbiano ricadute e denotino un comportamento ambivalente. Ciò non deve essere considerato un
fallimento dell’intervento né della consulenza. In nessun caso bisogna sottrarre il sostegno alle vittime. È
importante garantire loro un accompagnamento affidabile e interventi ripetuti che le aiutino a ritrovare
l’autostima e la capacità di decidere. Questo sostegno deve implicare una chiara presa di posizione contro la violenza e l’attribuzione della responsabilità alla persona maltrattante.
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La spirale della violenza, tipologie di vittime e di autori di violenza: esigenze relative alla consulenza e all’intervento
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Violenza domestica – Scheda informativa
•
La dinamica specifica della violenza nelle coppie adulte nonché la sua conseguenza sulla situazione
psichica della vittima può far sì che gli abusi rafforzino ulteriormente il legame tra la vittima e la persona
violenta. Questa persona rappresenta la minaccia e, nel contempo, è quella o addirittura l’unica persona
dalla quale dipende la sopravvivenza della vittima. Spesso la vittima riesce a mettere fine a un simile
rapporto solo quando si stacca emotivamente dalla persona violenta. Pertanto la separazione fisica non
deve essere considerata come l’unica soluzione possibile. Un obiettivo altrettanto importante è quello di
aumentare la protezione e la sicurezza nell’ambito di una relazione che perdura.
•
La separazione o persino il solo accenno a intenzioni di separazione possono aumentare il pericolo di
un’escalation della violenza. Le misure di protezione e di sostegno dovrebbero pertanto essere focalizzate maggiormente sul contesto della separazione e del divorzio e non concentrarsi unicamente sulla violenza in atto. Sembra infatti più opportuno accompagnare e consigliare le persone in situazioni di separazione e divorzio con interventi tesi a ridurre la violenza e a rafforzare le risorse, perché permettono da
un lato di agire preventivamente contro la violenza e dall’altro di contrastare anche i disturbi di salute e i
problemi psichici che insorgono spesso tra i partner e i figli in queste circostanze. Proprio nelle situazioni
di divorzio e di separazione occorre inoltre prestare particolare attenzione all’elevato rischio di violenza
nel contesto del diritto di visita (BMFSFJ 2012).
•
Le vittime sono più aperte a un aiuto esterno durante le fasi di crescita della tensione e di violenza acuta, per cui è proprio in quei momenti che un intervento si rivela più efficace. Nella fase di latenza invece
le vittime sono raramente pronte ad accettare le proposte di aiuto, proprio per la loro disponibilità a perdonare la persona violenta e ad assumersi la colpa dell’abuso subito. Spesso la speranza che la situazione migliori supera la motivazione a separarsi maturata durante l'esplosione della violenza. Nella fase
di latenza, la crescente solidarietà della vittima con la persona violenta la spinge a rifiutare categoricamente l’aiuto esterno, a interrompere le consulenze e le terapie o a ritrattare le testimonianze rese
nell’ambito di un procedimento penale (IST Manual 2012).
•
La consulenza e il supporto alle vittime ambivalenti richiede una particolare conoscenza della dinamica
della violenza. Le vittime ambivalenti tendono spesso a trasferire sui consulenti o su altri professionisti la
dipendenza che hanno sviluppato nel loro rapporto di coppia e le relative esperienze positive e negative.
Più lunghe sono state le loro esperienze negative nel rapporto violento, quanto maggiore è il rischio che
abbiano difficoltà a vivere in modo positivo e costruttivo le relazioni con le altre persone (Manuale IST
2012).
•
I professionisti che forniscono consulenza e sostegno alle vittime ambivalenti vengono spesso coinvolti
nelle contraddizioni della spirale della violenza e per finire non sanno più se debbano privilegiare il diritto
all'autodeterminazione della vittima o piuttosto la necessità di tutelarla da altre violenze. Acquisendo le
necessarie conoscenze sull'ambivalenza e sulle sue contraddizioni, col tempo possono tuttavia riuscire a
innescare nella vittima un cambiamento e a permetterle di trovare una via d’uscita dal rapporto violento
(Manuale IST 2012).
•
Il personale dei consultori, dei centri d’intervento e di altri servizi analoghi confrontati nel loro lavoro quotidiano con le vittime di violenza domestica dev’essere formato in modo permanente sull’argomento.
Questa formazione è necessaria per conoscere i meccanismi dei rapporti violenti e riuscire ad interpretare correttamente il comportamento delle persone coinvolte (Social Insight 2012).
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La spirale della violenza, tipologie di vittime e di autori di violenza: esigenze relative alla consulenza e all’intervento
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Violenza domestica – Scheda informativa
D. Fonti
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Hafner, Gerhard. 2012. Jenseits des one-size-fits-all-Ansatzes. Die psychosoziale Arbeit mit häuslichen Gewalttätern. In: Gender. Zeitschrift für Geschlecht, Kultur und Gesellschaft. 1/12: 108-123.
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Ergebnisse der KFN-Opferbefragung 1992. KFN-Forschungsbericht Nr. 37. Hannover.
Letteratura sulla spirale della violenza / cicli della violenza nella coppia
Bundesministerium für Familie, Senioren, Frauen und Jugend (BMFSFJ) (Hrsg.). 2004. Gewalt in Paarbeziehungen. In: Lebenssituation, Sicherheit und Gesundheit von Frauen in Deutschland. Bonn.
Decurtins Lu. 2002. Die Gewaltspirale. In: Kantonsgericht St. Gallen, II. Zivilkammer (Hrsg.). Mitteilungen
zum Familienrecht – Häusliche Gewalt. St. Gallen.
Interventionsstelle Häusliche Gewalt des Kantons Zürich IST (Hrsg.). 2012. Häusliche Gewalt – eine reine
Privatsache? Zürich.
Schweizerische Konferenz der Gleichstellungsbeauftragten (Hrsg.). 1997. Beziehung mit Schlagseite, Gewalt in Ehe und Partnerschaft. Bern.
Walker Leonore. 1983. The battered women syndrom study In: Finkelhor, Gelles, Hotaling (Hrsg.). The dark
side of families. Beverly Hills.
Per altre schede sulla violenza domestica si rimanda al sito Internet www.parita-svizzera.ch  Violenza
domestica  Schede informative.
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La spirale della violenza, tipologie di vittime e di autori di violenza: esigenze relative alla consulenza e all’intervento
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Violenza domestica – Scheda informativa
Nella biblioteca specialistica (centro di documentazione) dell’UFU si trovano circa 8000 pubblicazioni sulle
tematiche della violenza e della parità: saggi, riviste scientifiche e specializzate, nonché testi non pubblicati
(letteratura grigia) www.parita-svizzera.ch  Documentazione  Centro di documentazione.
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La spirale della violenza, tipologie di vittime e di autori di violenza: esigenze relative alla consulenza e all’intervento
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