movimenti mandibolari. definizione degli archi del sistema
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MOVIMENTI MANDIBOLARI. DEFINIZIONE DEGLI ARCHI DEL SISTEMA OCCLUSALE. Tanteri Eugenio, Dr Bracco Angelo, Dr Prandi Roberto, Dr Lodo Paolo, Dr Margolo Nicolò, Drssa Toscano Paola, Drssa Tanteri Carlotta,Drssa Viano Laura. INTRODUZIONE L'apparato stomatognatico è sicuramente un sistema molto complesso sia da un punto di vista strutturale che funzionale. Proprio questa complessità ha indotto R. Slavicek a postulare l'idea di un organo masticatorio inteso come un sistema integrato con "comando ad anello chiuso" di tipo cibernetico, ossia un sistema dove cambiamenti interni o influenze esterne inducono un adattamento di tutte le componenti somatiche, psichiche e di tutte le funzioni senza che alcun elemento rivesta un ruolo di dominanza statisticamente o gerarchicamente predeterminato. Per comprendere questo concetto dobbiamo pensare all'organismo (animale) come ad un'unità psicosomatica racchiusa nella propria pelle ed inserita in un ambiente che, nel caso dell'uomo, è la realtà individuale. In questo sistema non esiste una struttura dominante predeterminata, ma tutte le componenti interagiscono in maniera adattativa al sopraggiungere di una qualunque variazione. Pensiamo ad esempio a quali reazioni intervengono all' applicazione sulla cute di uno stimolo termico elevato: l’attivazione immediata dell’arco riflesso stimola il sistema muscolare allontanando così repentinamente la parte colpita dalla fonte di calore. Quindi al variare dell'ambiente esterno si è avuta una reazione adattativa del Sistema Nervoso per primo e del Sistema Muscolare in seguito. Allo stesso modo gli individui possono percepire l'ambiente che li circonda, a seconda della loro condizione psicologica, in maniera più o meno positiva e quindi assumere atteggiamenti molto diversi nei confronti di una realtà che invece non è mutata affatto. Anche l'organo masticatorio può quindi essere interpretato come un sistema integrato di tipo cibernetico, in cui si riconoscono una componente somatica, una componente psichica ed una serie di funzioni, il tutto facente parte di un organismo inserito nell'ambiente. L'apparato stomatognatico è strutturalmente formato da: Articolazione Temporo Mandibolare (A.T.M.): con le sue componenti ossee, discali, muscolari e tendinee (SCM = sistema cranio-mandibolare). Sistema Neuro-Muscolare (SNM) Articolazione Dentale o Occlusione Dentale: vengono utilizzate indistintamente le due definizioni. Certamente il termine Occlusione è quello che di consuetudine richiama alla nostra mente in modo più immediato il contatto dentale, anche se Bonwill già alla fine dell’800 suggeriva l’utilizzo del termine “articolazione dento-dentale”, che esprime certamente in modo più corretto un concetto più dinamico e funzionale rispetto alla “statica” Occlusione. Questa struttura complessa deve poi interfacciarsi con il SNC, nelle sue componenti psichica e somatica, ed espletare un certo numero di funzioni: • masticazione -deglutizione • fonazione - linguaggio • respirazione • postura • estetica • gestione dello stress Risulta quindi evidente come una qualunque variazione di una componente del sistema comporti una risposta adattativa di tutte le altre componenti. Viviamo quindi in uno stato di adattamento costante: particolarmente chiarificatore e fortunato è l’esempio riportato da R. Slavicek che paragona il sistema stomatognatico ad una barca a vela che deve cambiare continuamente assetto (vele e timone) al variare delle condizioni esterne; analogamente il variare dell’assetto farà sì che le condizioni esterne vengano percepite in maniera diversa (vento reale-vento apparente).Nell'organo masticatorio ad esempio la perdita traumatica degli incisivi comporterà: una variazione della fonazione con adattamento del sistema neuro-muscolare che attiverà nuovi patterns muscolari, una variazione dell'estetica con produzione di forti componenti emozionali da parte del sottosistema psiche, con conseguente aumento dello stress che verrà gestito da tutti gli altri sotto sistemi. Questa capacità di adattamento, temporaneo o permanente, di fronte ad uno stimolo perturbante avviene quindi sia a livello funzionale, sia a livello strutturale e psichico, in maniera spesso combinata senza che una funzione od una struttura assumano un ruolo predominante. Risulta perciò fondamentale per la salute dell'organo stomatognatico il realizzarsi di questo adattamento, in caso contrario si assisterà alla probabile insorgenza della disfunzione. OCCLUSIONE Certamente per il professionista la conoscenza dell’occlusione, intesa come rapporto sia statico che dinamico tra i singoli denti dell’arcata inferiore con i corrispettivi dell’arcata superiore, ha assunto un’importanza fondamentale nella pratica quotidiana in relazione alle molteplici funzioni svolte dall’apparato masticatorio ed all’aspetto interdisciplinare che la nostra professione ha raggiunto. Ancora oggi, la maggior parte degli odontoiatri (secondo noi in modo restrittivo) quando pensa all’occlusione collega questa alla posizione, distribuzione e qualità dei contatti dentari fra le arcate in massima intercuspidazione. E’ certamente opinione più attuale assimilare l’occlusione ad un concetto che includa tutte le relazioni funzionali, parafunzionali e disfunzionali esistenti tra i vari componenti del sistema masticatorio, senza relegarla ad un concetto puramente anatomico. Bonwill già nel 1887 affermava che: “ È preferibile usare il termine ARTICOLAZIONE e non OCCLUSIONE per la ragione che è maggiormente correlato con la funzione dei movimenti della mandibola “ (BONWILL WGA, AM. SYSTEM DENTISTRY 1887). Ciò viene dedotto dal fatto che l’intercuspidazione è in realtà solo una delle posizioni che possono verificarsi durante il contatto dentale . Possiamo infatti paragonare l’occlusione ad un “aeroporto” : le nostre cuspidi sono degli aerei che devono decollare ed atterrare su una pista, la fossa del tavolato occlusale dentale, circondata da montagne molto ripide, rappresentate dai versanti cuspidali. I momenti più pericolosi del volo sono l’ atterraggio ed il decollo (anche se si verificano in un periodo molto breve) e devono realizzarsi in modo preciso su delle rotte già precostituite dai solchi e dalle fosse. Questo paragone ha suscitato in passato non poche contestazioni da parte di diversi autori che confutavano la validità di uniformare cuspidi e solchi con i tragitti condilari. Alcuni di questi arrivavano al massimo a paragonare l’occlusione ad un eliporto, in quanto tendevano ad enfatizzarne l’aspetto “verticale”. Non è nostra intenzione fornire altri paragoni, spesso infatti forzare la fantasia può portare al fallimento concettuale o addirittura al bizzarro. Oggigiorno possiamo ormai affermare che la variabilità individuale è talmente grande che si può paragonare l’occlusione ad una pista sia per piccoli e grandi aerei che per elicotteri: a seconda dei casi vi atterreranno e vi decolleranno o gli uni o gli altri; sarà comunque compito dell’operatore costruire piste adeguate evitando possibilmente di fare atterrare un jumbo-jet in un eliporto. Le conoscenze e le esperienze ci portano continuamente a riconsiderare e migliorare le nostre affermazioni: questo vale per tutte le discipline ed è applicabile a tutti gli ambiti scientifici. L’ingegneristica aeronautica ha da tempo introdotto gli aerei a decollo verticale e recentemente elicotteri che una volta decollati cambiano assetto alle eliche trasformandosi di fatto in veri e propri aerei. Anche la moderna gnatologia è il frutto dell’evoluzione scientifica, favorita dallo studio e dalle esperienze di numerosi autori che si sono adoperati a migliorare, modificare e introdurre nuovi e più attuali concetti, evitando comunque di stravolgere aprioristicamente quanto di ancora attuale e utile (ed è molto) ci è stato lasciato in patrimonio dai nostri “vecchi” maestri. Già alla fine dell’800 i padri della gnatologia iniziarono a studiare i movimenti tridimensionali della mandibola; Gysi in particolare ideò lo schema delle ruote dentate per spiegare le correlazioni occluso-articolari durante la funzione. La ruota nera rappresenta il condilo, quella gialla molari e premolari e quella blu gli incisivi. Inventò anche un articolatore con cui studiare la formazione delle faccette (che classificò in protrusive, retrusive, lavoranti e bilancianti) ed i valori medi dei movimenti mandibolari. L’articolatrore era fornito di una punta abrasiva sulla porzione superiore e di un blocchetto di alabastro sulla porzione inferiore. OCCLUSIONE IDEALE Occorre anzitutto ricordare al lettore e a noi stessi che lo studio dell’occlusione ebbe origine dall’esigenza del protesista del diciannovesimo secolo di poter in qualche modo applicare a dentiere e protesi parziali concetti masticatori in grado di riprodurre l’anatomia dei denti, in funzione dell’evolversi delle tecniche riabilitative. È chiaro quindi che i concetti occlusali non originarono dallo studio aprioristico di un apparato funzionale umano, ma si cercò di applicare concetti protesici per stabilire la correttezza dell’occlusione al soggetto “dentato “. Questo portò, almeno agli inizi, ad errate valutazioni funzionali che ebbero come riscontro l’insorgere di postulati forzati e dogmatici, che indirizzarono ed allontanarono per molti anni l’odontoiatria dalla reale valutazione delle funzioni dell’apparato stomatognatico. Le nuove conoscenze ed i nuovi mezzi tecnico-scientifici che via via vennero in aiuto agli odontoiatri consentirono nel tempo di modificare e correggere vecchi e ingiustificati concetti che comunque persistettero nel bagaglio culturale ancora per molti anni. Nell’evoluzione della gnatologia sono stati considerati ideali tre modelli di occlusione: 1) Occlusione totalmente bilanciata: occlusione in cui si realizza la contemporanea presenza di contatti anteriori e posteriori di uguale intensità sia in intercuspidazione che durante i movimenti laterali e protrusivi della mandibola (tra i principali Autori che la descrissero ricordiamo: A.Gysi, B.B.McCollum, H.Schroder, K.Haupi, J.Reichborn-Kjernnerud, A.Gerber e H. Bettger). 2) Occlusione bilanciata monolaterale: caratterizzata da: presenza di contatti uguali su tutti i denti in intercuspidazione abituale od in occlusione centrica; possibilità di scivolamento in senso sagittale entro 0,2-1 mm dalla posizione di intercuspidazione abituale senza che i denti perdano un contatto bilanciato (centrica lunga). Durante il movimento protrusivo oltre il limite della centrica lunga vi è disclusione ad opera dei denti frontali; durante il movimento di lateralità solo i canini e le cuspidi vestibolari dei premolari e molari superiori ed inferiori sono in contatto sul lato lavorante in assenza di contatti dentali sul lato bilanciante (sostenuta principalmente da: H.Schuyler, L.D. Pankey, A.Mann e S.P.Ramfiord). 3) Occlusione organica o mutualmente protetta: può essere definita come “protetta dai canini” poiché questi ultimi impediscono che, durante i movimenti escursivi, i denti cuspidati e gli incisivi contattino deviando lateralmente la mandibola. Allo stesso modo nella massima protrusione gli incisivi proteggono i canini ed i cuspidati (protezione incisale), mentre in massima intercuspidazione i denti multicuspidati, sopportando le grandi forze occlusali, proteggono i denti anteriori (protezione molare). Ne risulta che un’occlusione così caratterizzata può essere definita come “Occlusione Mutualmente Protetta” (da: “Harvey Stallard,Ph.D.,D.D.S. Conferenza tenuta al Sixteenth Annual Seminar di Tehuacan, Messico, 1963”) Sia l’occlusione monolateralmente bilanciata che quella mutualmente protetta sono oggigiorno sommariamente accettate dal punto di vista funzionale dalla maggior parte degli autori; mentre l’occlusione totalmente bilanciata è ormai relegata esclusivamente ad un concetto protesico totale mobile. La scelta di un tipo di occlusione rispetto all’altro (concettualmente entrambe accettate) può essere indirizzata dalla valutazione del “piano divisorio funzionale” di Slavicek. Questo piano evidenziato da Slavicek fornisce una soluzione per quanto riguarda la scelta del tipo di disclusione da utilizzare ,cioè con funzione di gruppo o con guida prevalentemente fronto-canina. La spiegazione di questa scelta è insita nella definizione spaziale stessa del piano divisorio funzionale. Questo piano origina dal piano occlusale: ha quindi a che fare con l’occlusione. È tangente il bordo posteriore della sinfisi mentoniera: è questa la sede della fossetta digastrica e delle apofisi geniene cioè delle inserzioni dei mm. digastrico e milojoideo; è questo il limite più anteriore possibile all’inserzione dei muscoli attivi sulla mandibola. Anteriormente a questa zona si inseriscono i solo muscoli accessori o cosiddetti mimici. Si possono quindi considerare due gruppi di denti: quelli che si trovano anteriormente a questo piano divisorio funzionale e quelli che si trovano posteriormente a questo. I denti che si trovano posteriormente ad esso sono fondamentali per il supporto nella massima intercuspidazione, i denti che si trovano anteriormente al piano divisorio, e quindi più anteriori all’inserzioni dei muscoli masticatori, sono determinanti nel concetto di guida e di disclusione. Possiamo quindi affermare che più posteriormente (dal 4°dente inferiore in dietro) sarà disposto questo piano più sarà indicata una occlusione con principi di bilanciamento monolaterale (occlusione con funzione di gruppo); viceversa se sarà disposto più anteriormente ( dal 4°-3° dente in avanti) sarà indicata una occlusione con i principi della guida fronto-canina. E’ chiaro quindi come la conoscenza di questo parametro possa porre termine alle infinite discussioni se è meglio un tipo di occlusione o l’altro: sarà meglio instaurare il tipo di occlusione che le caratteristiche scheletriche del paziente richiedono! L’occlusione e le sue caratteristiche statico-funzionali sono sempre state oggetto di descrizione da parte di numerosi Autori, che di volta in volta ne hanno posto in rilevanza chi più gli aspetti anatomici chi gli aspetti funzionali. Noi descriveremo nel modo più sintetico e scolastico possibile le caratteristiche occlusali dal punto di vista anatomo-funzionale riferendoci a quanto descritto da R. Slavicek, che consideriamo uno dei massimi Autori contemporanei. SETTORI FUNZIONALI Osserviamo ora le nostre arcate suddividendole in settori funzionali ossia in gruppi di denti che svolgono la stessa funzione sia in statica che in dinamica. Nella figura si può notare come si evidenzino tre settori in entrambe le arcate: uno anteriore (colore verde) uno intermedio (colore giallo ) ed un posteriore (colore rosso). SETTORE ANTERIORE: è composto nell’arcata superiore da sei denti (da 13 a 23 ) e da otto denti nell’arcata inferiore (da 44 a 34), la sua funzione è quella di controllo dei movimenti mandibolari. Biomeccanicamente gli incisivi frontali superiori ed inferiori sono molto interessanti; infatti si è notato come il differente carico sulla superficie palatale degli incisivi superiori possa far spostare il centro di rotazione del dente. Partendo da quest’osservazione, è stata ipotizzata la teoria della propriocezione intradentale secondo la quale forze occlusali provocano nella dentina delle tensioni che inducono il movimento del fluido dentinale con conseguente inizio di un potenziale d’azione nervoso nei tubuli lungo fibre sensitive- nervose degli odontoblasti. Quindi è stato proposto che gli incisivi debbano essere considerati organi specializzati tattili muscolo-scheletrici della masticazione. Gli incisivi sono molto larghi nella dimensione coronale e sono fissati all’interno dell’alveolo, ed è evidente che una pressione, un carico applicato nel margine incisale esterno, creerà le deformazioni del dente (deformazioni molto piccole, ma presenti). Riassumendo possiamo dire che i denti frontali sono utilizzati per il controllo, i superiori sono evitati nella masticazione, sono utilizzati nel linguaggio, sono organi di senso modificati e sono correlati con i tessuti molli. Invece gli incisivi inferiori sono caricati e pressati all’interno dell’arcata perpendicolarmente all’asse di chiusura. Lundeen e Gibbs utilizzando un macchinario molto complesso da loro ideato (Gnathic Replicator) hanno potuto registrare i movimenti mandibolari, dimostrando che durante la masticazione non sono presenti contatti tra gli incisivi. Durante questi cicli si evidenziano solo alcuni contatti informativi a livello dei canini, contatti peraltro non molto forti. Si può stabilire quindi che esiste un pattern generale, cioè uno schema generale di movimenti masticatori, ma essendoci delle tipologie di cibo molto diverse allo schema generale si affiancherà uno schema specifico. E’ molto interessante osservare come durante i cicli masticatori il contatto dentale sembra essere un sistema informativo di controllo dei cicli stessi. In molti casi questo contatto avviene sui canini, ma in altri casi il contatto avviene nei punti più svariati a livello molare o premolare, sempre però con contatti brevi. Ciò significa che esistono dei contatti orientativi che forniscono dati sulla posizione mandibolare, ma i denti frontali sono esclusi forse perché denti troppo sensibili, se ci basiamo sulla teoria che definisce i denti frontali come “ Organi tattili modificati “. Se osserviamo la superficie palatale degli incisivi superiori Si osserva come questa possa determinare una limitazione funzionale alla masticazione, e questo effettivamente avviene determinando e condizionando molte funzioni . Perciò non è l’asse lungo degli incisivi ad essere interessante, ma la loro superficie linguale. In odontogenesi gli incisivi laterali sono coinvolti, per un lungo periodo (dentatura mista ), anche nei movimenti di lateralità. Nella dentizione matura i denti frontali non sono primariamente coinvolti nemmeno in processi parafunzionali, poiché tranne alcune eccezioni il bruxismo eccentrico avviene attraverso i canini. La situazione più stabile per i denti frontali è quella in cui è presente un leggerissimo contatto fra di loro (CONTATTO PIUMA).I canini sono nell’uomo dei denti molto forti, e come abbiamo detto sono frequentemente coinvolti in processi emozionali di parafunzione, essi appartengono all’arcata frontale e completano gli obbiettivi funzionali dei denti frontali in termini di guida protrusiva e laterale, ma in parafunzione non nella masticazione. In masticazione i canini ricevono dei contatti, ma non scivolano. SETTORE INTERMEDIO: costituito nell’arcata superiore dai due premolari e dalla cuspide mesio-‐vestibolare del 6°, nell’arcata inferiore dal secondo premolare e dalla cuspide mesio-‐vestibolare del 6° mentre il primo premolare, come abbiamo visto, fa parte del settore anteriore. Questo settore è in grado di svolgere entrambe le funzioni dei settori precedenti ossia di controllo e di supporto sia nei movimenti normali che eccentrici. SETTORE POSTERIORE: E’ composto dai tre molari per lato dell’arcata superiore ed inferiore e al sua funzione è quella di supporto. I primi molari e i premolari lavorano insieme per lungo tempo nella dentizione mista nel controllo eccentrico (parliamo della dentizione mista da 7 a 11 anni circa). I molari presentano più radici creando così creano una zona di supporto che in condizioni normali ha una grande capacità di supportare carichi elevati per periodi brevi; il carico deve essere però il più assiale possibile dato che il setto interalveolare sostiene il carico. Il primo molare superiore è il primo dente che erompe dopo la dentizione decidua, e deve quindi sopportare per un certo numero di anni anche movimenti latero-‐ trusivi. Se si eseguono delle sezioni a livello radicolare si potrà notare come i carichi applicati sulla radice vestibolare vadano a trasferirsi verso l’osso zigomatico, mentre i carichi applicati sulla radice palatina verranno scaricati verso la volta palatale. Questo è un ottimo esempio di biomeccanica in quanto la cuspide vestibolare e la sua relativa radice sono state disegnate per sopportare carichi eccentrici, mentre la cuspide e la radice palatina sono state disegnate per sopportare carichi assiali. ARCHITETTURA FUNZIONALE DELLE ARCATE Se noi costruiamo un arco Gotico o Romano, e lo carichiamo dall’esterno, sarà in grado di reggere grandi carichi, ma se le forze sono applicate dall’interno verso l’esterno sarà distrutto. Le nostre arcate dentarie superiore ed inferiore possono essere paragonate a due archi Romani sottoposti però a carichi diversi, o per meglio dire che ricevono i carichi in modo differente. Possiamo caricare l’arcata inferiore anche con grandi carichi, ma questi carichi saranno diretti dall’esterno verso l’interno (da fuori a dentro); abbiamo quindi dei punti di contatto che faranno in modo di resistere al carico che verrà distribuito su tutta l’arcata, e questa reggerà molto bene. L’arcata superiore, invece, riceve dei carichi dall’interno verso l’esterno, e vediamo molte volte come i singoli denti si aprano in tutte le direzioni; non solo il settore frontale, ma anche i denti intermedi (premolari ) e posteriori . Questo movimento è un movimento del singolo dente. Bisognerà quindi in futuro pensare all’arcata inferiore come UNITA’, e all’arcata superiore come ENTITA’ COSTITUITA DA SINGOLE UNITA’. I denti sono stati disegnati dalla natura in un certo modo, per controllare i movimenti anteriori, posteriori e laterali. Vediamo ora di apprendere una terminologia che si rivelerà utile e alla quale faremo riferimento successivamente. Le cuspidi ed i margini dei denti sia del mascellare inferiore sia superiore possono essere graficamente collegate per ottenere delle linee che chiameremo FUNZIONALI. LINEE FUNZIONALI DELL’OCCLUSIONE ARCO DELLA CENTRICA ATTIVA- ARCATA INFERIORE: linea che congiunge il margine esterno dei denti inferiori, segue il margine degli incisivi, le cuspidi dei canini e le cuspidi vestibolari dei molari e dei premolari. ARCO DELLA CENTRICA PASSIVA- ARCATA SUPERIORE: linea che congiunge le creste marginali dei frontali con la regione mesiale marginale dei canini e la regione marginale mesiale e distale dei premolari continuandosi con la regione marginale e la fossa centrale dei molari. L’arcata ideale prevede che le linee della centrica attiva e passiva coincidano nella posizione di chiusura (massima intercuspidazione). ARCO ESTETICO FUNZIONALE- ARCATA SUPERIORE: linea che congiunge il margine incisale dei denti frontali con le cuspidi dei canini e le cuspidi vestibolari dei molari e dei premolari. Questa linea assume un ruolo importante nell’estetica, nella fonetica, nella masticazione. Lo spazio compreso tra la linea di centrica passiva e la linea estetico-funzionale racchiude tutte le aree di guida del superiore, che si formano quando i denti del mascellare inferiore rimangono a contatto con i denti superiori. Distalmente alla cresta trasversale del primo molare superiore non si formano linee guida. L’inclinazione e la lunghezza delle linee guida si riducono progressivamente dai denti frontali ai molari. Le cuspidi palatine dei premolari e molari superiori contattano rispettivamente, in massima intercuspidazione, le creste o le fosse distali dei premolari inferiori e la fossa centrale dei molari inferiori . Se congiungiamo quindi questi punti tra di loro determineremo due archi interrotti: 1. arco della centrica attiva superiore che congiunge le cuspidi palatine di premolari e molari superiori 2. arco della centrica passiva inferiore che congiunge le creste e le fosse distali dei premolari e le fosse centrali dei molari inferiori. Nell’arcata inferiore si trovano ancora delle cuspidi che non contattano il superiore, sono le cuspidi linguali di premolari e molari che costituiscono il terzo arco interrotto . Queste cuspidi (di taglio) non hanno funzione di guida ma solo di protezione per la lingua. Quando si osservano le arcate sui modelli, è più importante osservare bene questi archi, che non i singoli denti. L’arcata superiore costringe l’arcata inferiore nei movimenti: i denti dell’arcata superiore potrebbero creare delle interferenze, dei problemi al movimento dell’arcata inferiore; è sempre importante osservare come l’arcata inferiore si muova da un punto ad un altro punto nei movimenti protrusivi e retrusivi di lateralità destra e sinistra. DEVE ESSERCI SPAZIO A SUFFICIENZA PER PERMETTERE IL MOVIMENTO CIOE’ DEVE ESISTERE SEMPRE LO SPAZIO LIBERO INTERCORONALE. ARCATE IN INTERCUSPIDAZIONE Nei pazienti in I classe dentaria troviamo che i punti di contatto dei frontali e delle cuspidi di stampo dell’arcata inferiore sono in corrispondenza delle creste marginali dei denti frontali, canini, premolari, molari superiori oltre che nella fossa centrale dei molari. PROTRUSIONE REGIONE MOLARE: La cuspide mesio-palatina del 6° superiore (arancione in figura) dalla fossa centrale del 6° inferiore si dirige posteriormente verso il 7° inferiore interessando l’area mesiale della cuspide distale del 6° ed il versante mesiale della cresta marginale distale dello stesso dente. La cuspide disto-vestibolare del 6° inferiore (rossa in figura) dalla fossa centrale del 6° superiore si dirige anteriormente interessando la cuspide mesio-vestibolare ed il versante distale della cresta marginale mesiale di quest’ultimo . La cuspide mesio-vestibolare del 6° inferiore (rosa in figura) dal contatto in massima intercuspidazione sulla cresta distale del 5° superiore e mesiale del 6° superiore si dirige in avanti interessando il versante distale della cuspide vestibolare del 5° superiore. REGIONE PREMOLARE: La cuspide palatina di stampo del 4° superiore (arancione in figura) dalla fossa distale del 4° inferiore si dirige posteriormente interessando il versante mesiale della cuspide linguale del 5° inferiore. La cuspide vestibolare del 4° inferiore (rossa in figura) dalla cresta mesiale del 4° superiore si dirige verso la fossa distale del canino superiore ed è questo tragitto la vera guida per il movimento di protrusiva. REGIONE FRONTALE: La cuspide del 3° inferiore (rossa in figura) dalla cresta mesiale del canino superiore si dirige anteriormente sulla cresta marginale distale dell’incisivo laterale superiore. I margini mesiale e distale dell’incisivo laterale inferiore contattano in massima intercuspidazione rispettivamente la cresta distale dell’incisivo centrale superiore e la cresta mesiale del laterale superiore (arancione in figura ) e da qui si dirigono anteriormente. Il punto di contatto dell’incisivo centrale inferiore avviene sulla cresta mesiale dell’incisivo centrale superiore (rosa a sinistra e giallo a destra in figura) e da qui si porta in avanti. N.B. Nella protrusiva nei settori posteriori non deve avvenire nessun contatto, la regione frontale deve eseguire un controllo del movimento mediante un semplice sfioramento delle superfici dentali (NO contatto), mentre la vera guida è quella determinata dallo scivolamento del 4° inferiore dalla cresta marginale mesiale del 4° superiore nella fossa distale del 3° superiore (SI contatto). LATERALITA’ Verrà ora presa in considerazione solamente una lateralità sinistra movimento verso sinistra della mandibola. ossia un LATO LATEROTRUSIVO (LATO SINISTRO) REGIONE MOLARE LATEROTRUSIVA La cuspide mesio-palatina del 6° superiore sinistro (arancione in figura) dalla fossa centrale del 6° inferiore esce in direzione linguale passando nel solco tra le due cuspidi linguali di quest’ultimo. La cuspide disto-vestibolare del 6° inferiore dalla fossa centrale del 6° superiore esce in direzione vestibolare attraverso il solco tra le due cuspidi buccali superiori. La cuspide mesio-vestibolare del 6° inferiore dal contatto sulla cresta distale del 5° superiore e mesiale del 6° superiore percorre la superficie guida di quest’ultimo verso il vestibolo. REGIONE PREMOLARE LATEROTRUSIVA Le cuspidi linguali del 5° e del 4° superiore di sinistra dal contatto con le fosse dei rispettivi denti inferiori si dirigono lingualmente . Le cuspidi vestibolari del 5° e del 4° inferiori di sinistra dal punto di contatto superiore si dirigono lateralmente percorrendo le superfici guida rispettivamente del 5° e del 4° , situate tra la cresta mesiale e il versante mesiale della cuspide vestibolare. REGIONE FRONTALE LATEROTRUSIVA La cuspide del canino inferiore sinistro dal contatto con la cresta mesiale del canino superiore si dirige lateralmente percorrendo l’area GUIDA del versante mesiolinguale di quest’ultimo. LATO MEDIOTRUSIVO (LATO DESTRO) REGIONE MOLARE MEDIOTRUSIVA La cuspide mesiopalatina del 6° superiore destro dalla fossa centrale del 6° inferiore esce in direzione vestibolo-distale passando tra la cuspide disto-vestibolare e la cuspide distale di quest’ultimo. La cuspide disto-vestibolare del 6° inferiore destro dalla fossa centrale del 6° superiore si dirige in avanti e verso il palato passando al davanti del versante mesiale della cuspide mesio-palatina del superiore. La cuspide mesiovestibolare del 6° inferiore dal contatto dente-2 denti con il superiore si dirige in avanti e mesialmente passando davanti al versante distale della cuspide palatina del 5° superiore. REGIONE PREMOLARE MEDIOTRUSIVA Le cuspidi palatine del 5° e del 4° superiore dalle fosse distali dei rispettivi denti inferiori si dirigono indietro e vestibolarmente passando al davanti dei versanti mesiali delle cuspidi mesio-vestibolare del 6° inferiore e vestibolare del 5°. La cuspide vestibolare del 5° inferiore si dirige in avanti e mesialmente verso il versante distale della cuspide palatina del 4° superiore. Bibliografia Tanteri E., Bracco A., Prandi R.: Elementi di gnatologia, dalla diagnosi alla riabilitazione. RC Libri 2009 Bracco A., Prandi R., Naretto S.: Function and dysfunction of the masticatory organ. A.I.G. 2000 Angle, E.H.:Behandlung der Okklusionsanomalien der Zahne. Angle System630. S 80 Hermann Meusser (7. 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