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Mosche: piccoli insetti, grandi danni

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Mosche: piccoli insetti, grandi danni
D
OSSIER
l ’allevatore
magazine
LOTTA AGLI INFESTANTI
I consigli dell’entomologo Gugliemo Pampiglione per tenere sotto controllo le infestazioni
Mosche: piccoli insetti,
grandi danni
di GIOVANNI DE LUCA
N
on sappiamo con esattezza quando la prima mosca abbia fatto la sua comparsa sulla terra, ma siamo certi che
l’uomo ne avrebbe fatto a meno. D’altro canto è una lotta impari, perché i numeri sono dalla parte degli insetti e le mosche
sono a dir poco iperprolifiche. Scettici? Conti alla mano, una
coppia di mosche che di accoppi in aprile, nel giro di 5 mesi
genera una popolazione che si calcola in decine di miliardi.
Un dato allarmante che varia molto in funzione della temperatura ambientale, perché a 35°C le generazioni si susseguono
ogni settimana, mentre a 16°C occorrono una quarantina di
giorni perché il ciclo si completi. Per Guglielmo Pampiglione,
entomologo ed esperto in “pest management”, termine anglosassone con cui si indica chi studia le migliori strategie per
controllare le infestazioni di insetti e roditori la mosca è un
nemico da conoscere a fondo prima di poterne contrastare la
diffusione.
Approccio integrato
Perché ogni specie di mosca ha un comportamento diverso
e occorre “pensare” da mosca per intervenire nel modo più
corretto in una stalla o in un caseificio. Lo incontriamo nel suo
studio a Predappio (Fc), in mezzo a libri, poster, quadri e modellini giganti di insetti, mentre sta preparando le lezioni per
Foto sotto: Guglielmo Pampiglione
Foto sopra
Azioni mirate con biocidi residuali possono contribuire a tenere sotto controllo
le infestazioni in stalla
un corso destinato a veterinari organizzato dall’Istituto zooprofilattico sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “G. Caporale”
e dedicato a questa delicata disciplina così importante per
garantire ai capi presenti in allevamento un adeguato livello di benessere animale, senza dimenticare gli aspetti legati
all’igiene, sia in stalla che nelle fasi successive della filiera
alimentare. Le mosche insomma non sono solo un fastidio, ma
rappresentano una vera minaccia alla redditività aziendale
perché molestando continuamente le vacche provocano un
abbassamento della produzione di latte, nonché un suo peggioramento qualitativo, con un aumento della carica batterica,
come testimoniato da una ricerca effettuata una decina di anni
fa dal prof. Massimo Trentini dell’Università di Bologna.
Attenti allo stress
“Il meccanismo che porta a questo risultato negativo – spiega
Pampiglione - è una risposta da stress cronico che induce
negli animali colpiti un aumento del livello di corticosteroidi circolanti, che a loro volta hanno l’effetto di diminuire l’efficienza
metabolica, di alterare il sistema immunitario e di deprimere
i delicati meccanismi endocrini che regolano i processi riproduttivi”. Detta in altri termini, non predisporre un piano di lotta
alle mosche significa perdere migliaia di euro all’anno, visto
che una bovina stressata dalle mosche può produrre anche il
15% in meno di latte. Chiarito il concetto, ora occorre definire
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le strategie migliori da seguire. E qui iniziano gli interrogativi,
perché ogni allevatore ha una sua “percezione” del problema
mosche e troppo spesso sottostima il livello dell’infestazione,
senza invece intervenire tempestivamente per evitare che questi fastidiosi ditteri invadano la stalla e disturbino la mandria.
“In questi anni sta aumentando la sensibilità degli allevatori
– commenta Guglielmo Pampiglione – nei confronti delle mo-
Foto sopra da sinistra
In alcuni ambienti più a rischio il numero delle pupe di mosca può essere
davvero ragguardevole
Test di efficacia di una trappola collante per Stomoxys spp
sche, ma frequentemente ci si affida al prodotto proposto dal
venditore di turno, senza impostare un reale piano di controllo.
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È invece una problematica che ha bisogno di un approccio
tecnico serio e continuativo, che preveda sia la lotta biologica
che l’impiego di prodotti chimici. Con questo non dico certo
che sia sbagliato affidare ad una ditta specializzata i trattamenti, ma la strategia deve essere condivisa con l’allevatore,
perché l’impiego di un prodotto adulticida stroncherà solo temporaneamente un’infestazione massiva, ma senza l’impiego di
un larvicida o di insetti antagonisti delle mosche non si arriverà
mai ad un reale controllo”.
La pulizia paga
Soprattutto non si può risparmiare sui trattamenti con i larvicidi,
effettuandone uno ad inizio stagione ed uno quando l’estate
è già scoppiata, ma occorre pianificare questo tipo di trattamento mensilmente, imparando a trattare le zone in cui si
nascondono le larve, altrimenti si sprecano prodotti e si butta
via denaro.
È una sensibilità che va costruita non solo insieme all’allevatore, ma anche insieme al veterinario o allo zootecnico che
segue la stalla e in quest’ottica rientrano i corsi organizzati a
Teramo dall’istituto zooprofilattico.
“I risultati iniziano a vedersi nella loro concretezza – continua
l’entomologo - quando nell’allevatore metabolizza la necessità
di dover dedicare quotidianamente del tempo per la questione
mosche, perché questa scelta farà bene ai bilanci aziendali.
Purtroppo non c’è nessuna ricetta magica, ma è chiaro che
tenere pulita la stalla, eliminando cumuli di materiale di scarto
o di rifiuti dal perimetro dell’allevamento, sarà un modo per
tenere lontane non solo le mosche, ma anche i topi.
Così come la corretta manutenzione degli abbeveratoi, evitando perdite d’acqua, per quanto banale possa sembrare è in
realtà il primo passo per evitare che gli insetti proliferino. Per
non parlare della gestione della vitellaia, zona cruciale per lo
sviluppo delle mosche, dove è indispensabile intervenire con
regolarità per eliminare le larve degli insetti infestanti o con
prodotti specifici o con un cambio frequente della lettiera”.
Il tutto nella consapevolezza che anche nel mondo delle mosche il problema della diffusione di ceppi resistenti agli insetticidi o ai larvicidi è un dato di fatto e che occorra utilizzare le
risorse disponibili al meglio, evitando di trattare quando non
è necessario.
Interventi mirati
“È una questione prima culturale - commenta Pampiglione - e
poi tecnica. Da ormai tre anni sto seguendo un gruppo di
allevatori di bovini da latte a Carpaneto piacentino (Pc) soci
del caseificio Santa Vittoria e in questo periodo è cambiato il
loro modo di intendere il problema mosca, conseguendo una
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Foto sopra
La presenza di lampade “Uv” in sala mungitura migliora la qualità del lavoro
degli addetti
maggiore efficienza nel controllo degli insetti e risparmiando
sui trattamenti, proprio perché si è riusciti a capire la necessità
di un approccio costante e integrato. Ne hanno beneficiato
le vacche, ma ad aumentare è stato anche il benessere dei
mungitori, grazie alla semplice installazione di trappole elettroinsetticide in sala, lì dove c’era bisogno. Talvolta sono interventi banali, che richiedono un investimento di poche decine di
euro, ma studiati con cura fanno la differenza”.
Le “altre” mosche
Senza mai dimenticare il generico termine “mosca” andrebbe
declinato nelle diverse mosche che infestano le nostre stalle.
Infatti oltre a Musca domestica (la mosca comune) le vacche
hanno a che fare con Stomoxys calcitrans (la mosca pungitrice), Musca autumnalis (la cosiddetta “face fly” perché vola
sempre su occhi, naso, bocca e ferite degli animali) e Haematobia irritans (“horn fly”).
“Il problema è reale anche in Italia – spiega Pampiglione – è
in molti allevamenti si vedono manze e vacche con danni oculari più o meno gravi, che in alcuni casi arrivano alla cecità,
causati dalle mosche.
Senza dimenticare che nelle realtà dove ci sono forti infestazioni di Stomoxys calcitrans gli animali si rifiutano di andare al
pascolo e preferiscono restare nel ricovero pur di non subire
gli attacchi di questo insetto”.
Entomologi statunitensi hanno calcolato che nella sola Florida Haematobia irritans causi perdite economiche per oltre
36miloni di dollari alla zootecnia locale, vista la fastidiosità
di questo insetto, capace di nutrirsi sino a 20 volte al giorno
del sangue del bovino che sta infestando. “Non stiamo par-
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lando di insetti esotici, queste mosche sono presenti in Italia da
sempre, ma in questi anni, essendo riusciti a controllare abbastanza bene Musca domestica, in molte realtà si assiste ad un
aumento delle altre mosche e non sempre le tecniche utilizzate
sono adeguate alle nuove minacce. Stiamo studiando il problema per cercare di capire il loro comportamento, scoprendo
quali zone preferiscano per lo
sviluppo delle larve in modo da
Lotta continua
poter impostare i trattamenti nel
Il controllo delle mosche modo più opportuno, ma c’è
non si improvvisa, ma
ancora molta strada da percordeve essere pianificato rere e non si può mai abbassare la guardia.
con regolarità
Di certo senza la piena collaborazione dell’allevatore non si
va da nessuna parte, perché è lui il primo guardiano della stalla e non c’è tecnico o consulente che tenga. Ma l’esperienza
di questi ultimi anni, ci mostra un’attenzione per la qualità del
latte sempre più elevata, che si ripercuote positivamente anche
nella lotta alle mosche. Durante le lezioni ricordo ai miei corsisti che la prevenzione è uno dei “principi attivi” più efficaci,
da affiancare all’impiego di parassitoidi e di prodotti chimici,
Foto sopra
La ricerca dei siti di sviluppo delle mosche è essenziale per definire il piano di
intervento
larvicidi e adulticidi. Un concetto semplice da spiegare, ma
talvolta durissimo da mettere in pratica”. Le mosche intanto,
approfittando dei primi caldi fuori stagione, hanno ripreso a
riprodursi a ritmi preoccupanti. Sarà una lunga estate calda. n
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