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la romanza da salotto nella storia della cultura
CONSERVATORIO DI MUSICA «L Perosi» - CAMPOBASSO TRIENNIO SPERIMENTALE DI “REPERTORI VOCALI DA CAMERA” ANNO ACCADEMICO 2003-2004 LA ROMANZA DA SALOTTO NELLA STORIA DELLA CULTURA FEMMINILE DELLA SECONDA META’ DELL’OTTOCENTO Elaborato delle materie: Storia della musica dell’Ottocento, Storia della poesia per musica, Armonia e Analisi, Critica del testo musicale, Analisi delle forme poetiche. ELABORATO DI Gabiella Pensa RELATORI Barbara Lazotti Piero Niro Luigi Pecchia Elisa Petone 1 INDICE Premessa pag. 1 La donna dell’Ottocento fra storia e romanzo 3. Caratteri della storia femminile nella seconda metà dell’Ottocento pag. 3 2. Romanzo e teatro nella seconda metà dell’Ottocento pag. 9 3. Conclusioni pag. 15 La donna nelle scuola 1. La donna fra istruzione e cultura pag. 16 2. L’educazione musicale nella scuola pag. 23 Le donne e la musica 1. Le donne e la Romanza da salotto pag. 25 2. Donne compositrici pag. 30 3. Le biografie pag. 40 Two Lyrics di Ellen Wright pag. 66 Analisi pag. 70 Dolore e Speranza di Giuseppina Malvezzi 2 pag. 74 ESTRATTO La premessa al nostro lavoro è indagare i modi e le forme specifiche in cui le donne sono state presenti nella storia della musica della seconda metà dell’Ottocento e, in particolare, nella storia della Romanza da salotto di quell’epoca, anche quando non hanno trovato spazio nella storiografia. La musica, e nello specifico la composizione, fu un modo in cui le donne espressero la propria presenza nel periodo in esame: una presenza peculiare, legata ad una identità sociale e ad un ruolo, definiti non soggettivamente, ma oggettivamente stabiliti dalla tradizione, dalla cultura e dalla società. In tale contesto, in che modo le donne potevano dedicarsi alla composizione? Quali corsi di studio seguivano e come componevano? In quale prospettiva appare corretto giudicare le loro opere? Ricercandone un tratto originale oppure un tratto diffusamente peculiare, tanto da poter parlare di composizioni di genere femminile? Qual era di fatto il posto che le romanze di donne avevano non solo nella società ma nel mondo musicale? Il presupposto dell’indagine è l’assenza di ogni preconcetto. La prospettiva, non potendo essere maschile, non sarà neppure femminile. Non si cerca la diversità, ma la peculiarità della musica femminile, calata nello specifico di un momento storico, la seconda metà del XIX sec., che alla donna affidò un ruolo specifico, dal quale un’analisi non può prescindere. 3 La donna aveva dei doveri sociali inderogabili, al rispetto dei quali era finalizzata ogni forma di istruzione ed educazione. Questo sembra essere un dato essenziale per comprendere le Romanze composte da donne musiciste. Mettiamo da parte le parole inferiorità o superiorità, perché non scopriremmo nulla di nuovo, e lasciamoci coinvolgere dal desiderio dell’indagine su uno scenario del mondo musicale ottocentesco, quello delle donne, che merita il proprio pubblico, se non altro per il solo fatto di essere esistito. Da questa prospettiva analizzeremo le Romanze composte da donne vissute nella seconda parte dell’Ottocento, nell’intento di individuare caratteristiche e peculiarità ed eventualmente di motivare costanti o diversità attraverso le singole biografie ma soprattutto attraverso l’analisi del rapporto fra le donne e la musica all’interno della più generale educazione, a loro destinata. LA DONNA DELL’OTTOCENTO FRA STORIA E ROMANZO 1. La storiografia femminile L’Ottocento è un secolo di grandi trasformazioni: esso nasce dalle ceneri della Rivoluzione, che col terrore aveva sancito il fallimento degli ideali illuministi, e ne rimane condizionato: il pericolo delle rivoluzioni, che ovunque 4 presero piede, fu esorcizzato in una società fortemente legata all’apparenza e alla normatività. La Restaurazione rappresentò il tentativo politico estremo di assicurare stabilità ad un mondo dove tutto stava cambiando, dal punto di vista economico, attraverso l’affermazione del liberismo e l’allargamento della rete economica sempre più su scala mondiale; dal punto di vista sociale, con l’affermazione della borghesia e del proletariato; dal punto di vista scientifico e tecnologico, con lo sviluppo ulteriore delle industrie, dei trasporti e le nuove scoperte. La velocità delle trasformazioni portò già alla fine del secolo ad una percezione della realtà sull’orlo inevitabile della crisi: il mondo era cambiato, Le dimensioni erano divenute enormi. Non c’era più l’Europa c’era un universo intero sul quale nuove potenze si stavano affacciando. Negli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta dell’Ottocento l’economia mondiale conobbe una stagione di grande prosperità. Il centro del mondo era allora l’Inghilterra. Ma anche la Francia, il Belgio, l’Olanda, L’Austria, la Svizzera, i paesi scandinavi, avevano già realizzato tutte le premesse indispensabili, sul piano politico e sociale, per affrontare da una posizione di forza decenni a venire. C’era in quei paesi una florida borghesia, un libero mercato del lavoro, uno Stato moderno, una forma costituzionale che garantiva più o meno la libertà politica, e in ogni caso quella economica. L’Italia e la Germania seppero cogliere in quel quarto di secolo l’occasione per costruire la loro unità nazionale, al riparo dalle più gravi tensioni sociali che la recessione avrebbe comportato negli anni successivi. Uno di questi due paesi, la Germania, divenne anche una grande potenza. L’altro, l’Italia, riuscì almeno a rimanere agganciata al treno dello sviluppo. 5 Altri tre paesi: gli Stati Uniti, la Russia e il Giappone, riuscirono nello stesso periodo ad affrontare i loro maggiori problemi strutturali.1 Gli Stati Uniti e il Giappone riuscirono comunque ad entrare nel club delle grandi potenze, la Russia riuscì a non uscirne. Gli altri paesi persero invece l’occasione fornita da quel ventennio di congiuntura altamente positiva e accumularono un ritardoche divenne poi difficilissimo colmare.2 Dinanzi alla frenesia moderna e alla grandezza la scoperta della dimensione del privato rappresentò nell’Ottocento un angolo di certezza nell’estrema precarietà dei tempi in rapida evoluzione. All’interno della propria casa, il borghese tutelava il proprio esistere, nelle forme di un agire, svuotato in un’apparenza dai tratti conformistici: l’ostentazione degli orpelli dell’arredo casalingo diventava espressione di una ricchezza, anche se apparente, necessaria al mantenimento del primato sociale. Anche la donna si collocava attraverso l’uniformità dei suoi gesti, ufficialmente riconoscibili, fra gli strumenti di espressione e di tutela delle consuete strutture sociali. Si comprendeva che una donna dai comportamenti contrari alla buona norma, poteva, e di fatti lo fu, rappresentare una conferma allo stravolgimento sociale in atto. Ecco perché si cercò di tenerla legata ad un’immagine ufficiale, garante dell’ordine sociale e familiare. 1 2 PAOLO VIOLA, PAOLO VIOLA, L’Ottocento, Einaudi, Torino 2000, pag. 160 op.cit., pag. 161 6 La stessa finalità trovò spazio nei manuali di storia delle donne, prodotti nella seconda metà dell’Ottocento. In essi la costruzione di un’immagine virtuosa era un modo di impedire alcune esasperazioni del comportamento, di cui la donna era già stata protagonista durante gli anni rivoluzionari. Essa si era resa artefice di alcuni atti terribili di violenza,dando prova di una forza di cui l’uomo temeva l’incontrollabilità. Non è un caso che in Italia la manualistica storica con finalità normative verso il comportamento femminile ebbe particolare diffusione negli anni postunitari, quando la necessità di formare gli italiani, rese urgente il problema di determinare il comportamento delle loro madri, le italiane, ossia coloro che li avrebbero educati. In questi manuali si tramandava l’immagine di una donna di grande moralità e moderazione nei costumi, in opposizione all’immagine di un uomo, espressione di forza fisica e più evidente istintività. Ogni forma del comportamento femminile era indirizzata verso quelle espressioni di pacatezza, sacrificio e accettazione, che avevano prima di tutto una funzione sociale equilibratrice. L’immagine della donna “ perfetta” era legata soprattutto all’ideale di virtù. La stessa idea di bellezza durante l’Ottocento fu legata all’interiorità dell’animo più che alla bellezza del fisico, coincidendo con la bontà d’animo. 7 «La preminenza delle doti dello spirito che irradiano benefici effetti sui corpi è punto di vista (non soltanto cattolico) assai diffuso. Si tratta di un’eredità dell’estetica classica: ma nell’Ottocento la triade buono- giusto- bello si declina quasi esclusivamente al femminile come dilatazione visibile- dall’anima al corpo- delle virtù che costituiscono la sostanza spirituale del perfetto ideale di donna.» .3 La bellezza fisica era rappresentata nelle descrizioni dalla compitezza dei gesti e delle movenze, atti su cui si poteva intervenire con i precetti della buona educazione, e meno legati all’evidenza schietta del fisico. Anche la moda tendeva allora a celare il corpo dietro un’uniformità contraria all’apparenza di ogni individualità fisica. La pratica del busto, ad esempio, non nobilitava solo il vestito, ma soprattutto correggeva il corpo. Prima del Positivismo, quando le fattezze fisiche assunsero carattere rilevante, il corpo rimase specchio dell’interiorità, tanto più bello quanto più rispecchiava un carattere intimamente forte e moralmente integro. L’immagine della Donna dell’Ottocento non era in fondo ancora troppo distante dalla Beatrice di Dante, sebbene fossero passati molti secoli. La grande diffusione di una storia ideale e non reale sulla donna celava in realtà la preoccupazione maschile per il più grande mutamento che si sarebbe realizzato qualora le donne si fossero allontanate dal ruolo tradizionale di educatrici dei propri figli: il mutamento dei rapporti familiari. Al punto che, se le 3 Michela De Giorgio, La bella italiana in Le italiane dall’Unità ad oggi, Laterza, 1992, pag. 148 8 madri rifuggivano da un comportamento moralmente retto, venivano immediatamente private della custodia dei figli, trasformando l’imposizione delle norme di comportamento in un vero e proprio ricatto sociale. 2. Donne compositrici Parlare delle donne compositrici di Romanze impone una distinzione preliminare fra la situazione europea, soprattutto in Francia e in Inghilterra, e la situazione italiana. Il canto, la musica, la danza facevano parte integrante dell’educazione nelle scuole inglesi, spiegando così il motivo per cui molte donne inglesi ancora prima dell’Ottocento si dedicarono alla composizione. Anche le scuole organizzate dalle chiese o dai comuni, dove si recavano fanciulli di famiglie meno abbienti, prevedevano nel proprio piano di studi l’esercizio pratico della musica. La grande diffusione di musica a tutti i livelli ed una società da sempre proiettata verso idee più avanzate consentiva alle donne di cimentarsi nella composizione. A Londra inoltre c’era la Royal Academy of Music, dove, per l’appunto, molte musiciste studiarono anche da compositrici. 9 Anche la Francia, che aveva in Parigi il proprio centro di diffusione musicale all’avanguardia, era più aperta alle esperienze musicali. Qui si erano formate delle scuole al seguito di illustri compositori: molte erano le allieve di Camille Saint Saëns e di César Franck alla fine dell’Ottocento. Anche la diffusione di luoghi di esecuzione rendeva concepibile l’attività di compositrice, se era possibile vedere eseguite le proprie opere. In Inghilterra sovente le donne potevano eseguire musica strumentale e da camera, mentre l’opinione pubblica vietava loro l’esecuzione di musiche orchestrali in veste di direttore d’orchestra. In Francia le Società di Concerti permettevano l’esecuzione di Liriche e musiche per pianoforte, che se non davano successo al pari dell’opera, certamente assicuravano visibilità pubblica. Tuttavia in Inghilterra come in Francia, ed ancor più in Italia, difficilmente le donne potevano liberamente dedicarsi alla pratica compositiva. La cultura sociale del tempo imponeva per le fanciulle la pratica del pianoforte e del canto, come espressione dell’appartenenza ad una classe e ad una famiglia agiate, ma considerava la composizione un’arte tipicamente maschile. Tra la gente << bene>> del tempo era diffusa la convinzione che al prestigio di un gentiluomo giovasse l’aver moglie ma soprattutto figlie che trascorressero le giornate senza far nulla: nulla di utile e di pratico. Si riteneva che le ragazze di casa dovessero fuggire l’ozio impegnandosi in alcune occupazioni che avessero in qualche modo a che fare con l’arte: è ciò che gli Inglesi chiamarono female accomplishment.4 4 <<Voce>> Pedagogia Musicale in DEUMM, Dizionario Enciclopedico della musica e dei musicisti, Utet, Torino 1984. 10 In Italia, in particolare, le donne si vedevano vietare l’accesso alle classi di composizione degli Istituti musicali. Ciò spiega la tipicità del percorso musicale delle donne compositrici, che avvicinavano la musica attraverso il canto e il pianoforte, per approdare solo successivamente alla composizione. Scorrendo le biografie dello Schmidl, è facile notare come coloro che compongono, sono ancor prima definite esecutrici, e in tal caso, spesso sono pianiste o cantanti. 5 La provenienza sociale delle compositrici era quella borghese e aristocratica, lì dove la donna riceveva un’educazione musicale, attraverso un istitutore privato. Sovente inoltre le compositrici provenivano da una famiglia di musicisti. Gli obblighi femminili, il matrimonio e la vita familiare, rimanevano tuttavia i principali, per cui poteva succedere che le donne abbandonassero la musica per dedicarsi alla famiglia o che si dedicassero alla composizione solo come attività secondaria, senza grandi studi o pretese di originalità. Spesso le donne compositrici erano insegnanti esse stesse, di canto o di pianoforte, per cui componevano per i propri allievi, seguendo stilemi compositivi elementari a fini didattici. 6 5 per eventuali confronti si riportano le biografie contenute in CARLO SCHMIDL, Dizionario universale dei musicisti, Sonzogno, Milano 1937 6 Un esempio interessante è la Polacca di concerto, composta da Madame Luisa Kapp Young, « composta e dedicata con vero affetto alla sua allieva americana» Miss Annie Wentz. Questa Romanza racchiude in poche pagine una serie di difficoltà vocali, dai cambi ritmici, all’intonazione degli intervalli, 11 Un dato interessante è che, come per gli uomini, anche le donne si cimentavano nella composizione di opere liriche. E questo accadde anche in Italia, dove la cultura musicale incontrò la generale arretratezza culturale del paese all’indomani dell’Unità. Le opere liriche delle donne tuttavia non venivano pubblicate, sebbene alcune di esse fossero rappresentate nei teatri. Diverso era l’esito per la pubblicazione di Romanze: Ricordi, Lucca, Boosey, e altre case editrici pubblicavano Romanze composte da donne, nella consapevolezza di aderire in questo modo alle richieste di un pubblico femminile e di dilettanti su cui la facilità e soavità melodica potevano trovare ampio riscontro. Giulio Ricordi fu fra i promotori della diffusione delle Romanze di autrici. Egli nutrì grande ammirazione per alcune di esse: celebre il caso di Ellen Wright, alla quale Ricordi dedicò un’intera pagina di commemorazione in occasione della morte, degna di quelle già dedicate a compositori uomini. La celebre e popolarissima compositrice inglese Ellen Wright è morta il 29 luglio scorso a Long Ditton, Surrey. Il padre suo, Mr. George Riley – celebre inventore – apparteneva ad una vecchia famiglia di Oxfordshire, ma visse per molti anni in America. Ellen nacque a Elm Tree Lodge, Clapham. Studiò musica con Miss Alma Saunders, e più tardi l’armonia e il canto con Fred Walzer, dell’Accademia Reale di Musica di Londra. ai passaggi d’agilità. La finalità del pezzo, elemento fondamentale per la giusta collocazione delle romanze femminili, ci esonera in questo caso dalla ricerca di tratti di originalità, ad esempio in ambito 12 – A soli 16 anni compose la sua prima romanza Forget Thee?, tuttora inedita, col pseudonimo di Mrs. Sydney Harper, - Ellen Wright si sposò nel luglio del 1883 all’avvocato George Wright , dal quale rimase vedova dopo soli sette mesi. Si unì poi in seconde nozze con Percy Cross Standing, giornalista ben noto a Londra. – Dotata di eccellenti qualità artistiche intuitive, Ellen Wright riuscì facile e deliziosa compositrice. Quand’era giovanetta quindicenne aveva già dato prova di un eccezionale talento di compositrice, ed infatti vedansi in fine del presente cenno alcune battute della sua prima composizione, la quale, crediamo, non fu mai pubblicata. La canzone che iniziò la popolarità del nome di Ellen Wright fu Queen of my days, cantata dal celebre baritono Charles Santley. La popolarità si allargò con Life is vain, ove la compositrice rivestì di note le scettiche strofe di Edward Teschemacher, con semplicità, ma con squisita intuizione psicologica, tale da destare un’impressione di filosofica tristezza.7 da Musica e Musicisti, 1904 Altrove aggiunge: Ellen Wright non ha bisogno di presentazioni. La soavità delle sue melodie, le peculiarità del suo stile aristocratico per eccellenza hanno già assicurato un mondo d’ammiratori alle sue composizioni, contraddistinte tutte dal buon gusto, dalla raffinatezza armonia e dalla espressività della melodia fresca e patetica. Da tali doti è fregiato anche We will forget che pubblichiamo e che sarà certamente ammirato come un gioiello di genere. Fra le Novità Musicali della sua Rivista << Musica e Musicisti>>, divenuta dal 1905 Ars et Labor, spesso erano recensite le Romanze di compositrici. armonico. ( vd. appendice) 7 13 Così si legge di due romanze di Virginia Niccolini: Fior disseccato su parole di Nada e Povero amore su testo del celebre Lorenzo Stecchetti: Una soave anima di compositrice si afferma fra i sorrisi melodici più graziosi e le più simpatiche volute d’accompagnamento. Fine interprete del testo lirico, la signora Virginia Piccolini l’ha saputo rendere musicalmente, eterizzandolo con una spiritualità d’accenti che destano insieme emozione ed ammirazione.8 Ancora in Musica e Musicisti: Piena diel solito incanto che non si può che dir femminile, è questa nuova composizione di Mrs. Lonsdale. E’ veramente la << Regione dei sogni>>( The land of dream su testo di E. Teschemacher) che essa ci schiude subito col melodissimo attacco, quella frase larga ch’espandendosi par che esali una olezzante vaporosità eterizzante la fantasia. Notevole altresì il sobrio, semplice, ma efficace, significante accompagnamento, ingemmato qua e là da qualche interessante trovata armonica. Espressione di sentimento, incanto di forma, irresistibilità d’effetto, ecco la nuova creazione di Mrs. Londsale. Musica e Musicisti. anno 59 1904?9 Se estrapoliamo alcune parole ricorrenti nelle recensioni di Ricordi, come «soave», «soavità», «eterizzare», «spiritualità»,«vaporoso», possiamo dedurre cosa ci si attendesse da una composizione femminile: una sorta di pacatezza, nessuna materialità o concretezza, piuttosto un’atmosfera senza arditezze. 8 «Ars et Labor», Anno 62 ( 1907), 15 luglio, p. 720 14 Si cerca un modo di comporre che evidentemente possa rispecchiare la donna del tempo e il modo di considerarla, con quel rispetto degno di una signora, che Ricordi sembra mostrare, rivolgendosi alle sue compositrici sempre con l’appellattivo di signora o signorina. Qui mi sembra racchiuso il senso che dobbiamo cercare in una composizione scritta non semplicemente da una donna, ma da una donna borghese della seconda metà dell’Ottocento. Il rispetto delle aspettative sociali trova il proprio rispecchiamento nelle musiche delle donne. Anche in questa occasione le donne si conformano al proprio ruolo femminile rispetto ad una società che le può accettare come compositrici solo se prima di tutto donne per bene. Dalle biografie dello Schmidl c’è un unico caso di donna compositrice dalla vita alquanto tormentata.10 Le altre compositrici non sembrano aver avuto stravaganti vicissitudini. 9 «Musica e Musicisti», Anno 59 ( 1904), 15 dicembre, p. 364 MATTHIEUX – KINKEL GIOVANNA ( nata MOCKEL): compositrice e scrittrice, nata a Bonn l’8 10 luglio 1810, morta per suicidio a Londra gittandosi dalla finestra il 15 novembre 1858 ove dimorava da vari anni. Nel 1832 aveva sposato un libraio Mathieux che abbandonò dopo brevi giorni. Studiò indi musica a Berlino e nel 1843 si maritò col letterato Giovanni Goffredo Kinkel che seguì in Inghilterra quando questi ( condannato al carcere perpetuo per aver preso parte ai moti politici del 1848 – 49) fuggì nel novembre 1850 dalla fortezza di Spandau ove era rinchiuso. E’ autrice di una nota Vogelkantate ( op.1); di operette ( Otto der Schütz; Die Fürstin v. Paphos); Lieder; di << 8 Lettere ad amica sull’insegnamento del pianoforte>> ( in tedesco, 1852) ed altro. Lasciò una raccolta di Racconti scritti in collaborazione col marito. CARLO SCHMIDL, op.cit., p. 64 15 Una certa condotta di vita, al riparo da viaggi, dal pubblico delle sale, dalla ribalta inevitabilmente condizionava il modo di comporre, venendo meno il confronto con altre realtà musicali. Un compositore uomo viaggiava normalmente, conosceva il mondo musicale a la page, e soprattutto componeva regolarmente: dunque ricercava l’originalità della sostanza e della forma. La compositrice dell’Ottocento era prima di tutto donna, poi esecutrice e compositrice. Dunque componeva rispecchiando qualità e finalità insite nel ruolo sociale che la donna doveva ricoprire. Essa incontrava forti impedimenti allo sviluppo e all’accrescimento dei suoi studi, ritagliandosi una propria dimensione musicale attraverso uno stile compositivo semplice e arioso. Dunque nel repertorio di Romanze scritte da donne vissute nell’Ottocento è proprio la prevedibilità armonica, la facilità melodica ad avere maggiore caratterizzazione. Così il rispetto ortodosso della forma della Romanza. Un corretto giudizio può essere fatto solo all’interno di una profonda contestualizzazione sociale della donna. Altrimenti si cercherebbero prospettive fuori luogo. 16