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MANUALE DEL BAGNINO DI SALVATAGGIO

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MANUALE DEL BAGNINO DI SALVATAGGIO
MANUALE DEL BAGNINO DI SALVATAGGIO
Questo manuale è stato creato per la preparazione agli esami per la qualifica di
“bagnino di salvataggio”; si divide in quattro parti.
La prima descrive le situazioni di emergenza che si possono creare durante il lavoro del
bagnino: persone a rischio di annegamento nelle più svariate condizioni meteorologiche,
e le metodiche da seguire per un intervento positivo.
La Seconda parte tratta delle nozioni elementari di meteorologia.
La Terza parte dopo una breve panoramica sulle funzioni vitali e sull’anatomia del corpo
umano, illustra le metodologie da seguire dinanzi ad un annegamento, ad un malessere,
ad una patologia, ad un semplice incidente di spiaggia...
La Quarta tratta l’Ordinanza Balneare della Capitaneria di Porto: viene spiegata
l’importanza di rispettare le norme in essa contenute le quali, se applicate e rispettate,
porteranno al quasi totale azzeramento degli annegamenti e degli incidenti che possono
verificarsi sulle nostre coste durante la stagione balneare.
N.B. Una precisazione per quanto riguarda la Terza parte: tali indicazioni sono appunto
nozioni di massima che -per quanto oggetto di continua verifica e revisione- non possono
costituire in alcun modo una certezza assoluta anche perché, come ovvio, il corso di
Bagnino non deve preparare medici e, di conseguenza, l'insegnante non è un medico. La
Sezione di Pisa, per tramite di collaborazioni, si fregia comunque del supporto di molti
medici di spicco nazionale: si richiede sin da ora di presenziare alle lezioni che saranno
tenute direttamente da questi docenti e di prestare la massima attenzione possibile.
Per quanto attiene alla Quarta parte, la Sezione di Pisa ha deciso di dedicare ampio
spazio all'insegnamento anche all'Ordinanza Balneare. I bagnini dovranno aver cura, una
volta entrati in servizio, di prendere esatta cognizione delle eventuali modifiche operate
dal Legislatore sul corpo normativo. Parimenti dovranno prestare particolare attenzione
durante il corso di preparazione poiché l'Istruttore spiegherà quali eventuali e possibili
cambiamenti sono occorsi sull'Ordinanza rispetto alla stesura del presente manuale.
E' altresì ovvio che l'Ordinanza che viene spiegata è quella emanata dalla Capitaneria di
Porto di Livorno ed è valevole solo per le nostre coste: chi eserciterà la professioni di
bagnino altrove dovrà studiarsi con la massima attenzione l'Ordinanza in vigore nel luogo
dove sarà impiegato.
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PARTE PRIMA
A- Comportamento Generico del Bagnino
I° LE ONDE
Le onde sono prodotte dal passaggio delle imbarcazioni, dalla forza dei fiumi alle loro
foci e dal vento che agisce sulla superficie dell’acqua (FETCH).
Sotto la forza del vento il mare reagisce formando il moto ondoso che si sviluppa
proporzionalmente alla sua potenza : velocità e durata.
Contrariamente all'effetto visivo prodotto, e a quanto generalmente si crede, le onde
(in acqua profonda) consistono nel movimento oscillatorio di particelle di acqua che,
singolarmente, descrivano orbite circolari e complessivamente producano un
innalzamento e un abbassamento alternativo dell'acqua (onde di oscillazione). La
parte superiore dell’onda (quella che noi vediamo) viene chiamata CRESTA, la parte
inferiore CAVO o VENTRE o SOLCO.
In prossimità della spiaggia (in acque basse) la resistenza del fondo ritarda il
movimento del cavo dell'onda e la cresta trovandosi in vantaggio di velocità, s'incurva
in avanti e si rovescia spumeggiando, e questo determina un effettivo spostamento di
masse d'acqua
verso l’arenile. Ma queste enormi quantità di acqua trasportate sulla riva devono,
trovandosi su un piano inclinato (il fondo del mare ha un lento declivio tipico delle
nostre coste ), tornare indietro determinando una corrente: la risacca. Ed è quando,
questa corrente, tende ad incanalarsi in un unico flusso, scavando un "solco", che si
viene a formare sul fondo marino, in prossimità della costa, un avvallamento
profondo anche più di tre metri: una "buca".
II° BUCHE E SECCHE
La buca è quindi provocata dalla corrente di risacca delle onde che giungono a riva ;
l'acqua portata a riva dai frangenti rifluisce via scavando una buca. Tutto questo
produce il tipico intervallarsi, sia pure in modo irregolare, di buche e
secche,
caratteristico delle nostre spiagge. Si può dire che la presenza dell’une assicura
quella delle altre, e quindi dove ci sono le buche accanto troviamo le secche
“costruite” con la sabbia scavata dalle prime.
Nella secca il moto ondoso spinge un eventuale bagnante verso riva e l'acqua è, poco
profonda, “bassa”. Nella buca, invece, la corrente porta tendenzialmente verso il
largo e la profondità dell'acqua è,alta, talvolta superiore anche ai tre metri. Una
prima indicazione che consegue da questa sommaria descrizione è che il pericolo per
chi entra in acqua, sulle nostre spiagge durante le giornate di mare grosso, non è
rappresentato dalle onde o dai tratti di mare dove le onde sono ben visibili, ma dalla
corrente e dalle buche. Le onde, in " acqua più profonda ", inabissandosi
scompaiano, sono assenti.
Le nostre coste, durante l’estate, hanno come fruitori anche persone che vengono
dall’entroterra non conoscono i pericoli del mare: le buche, le correnti marine.
Durante le giornate di mare grosso sottovalutano la pericolosità dei marosi.
Entrano in acqua senza paura, si tuffano nelle onde che si abbattono sulla costa, si
fanno trasportare come se fossero una tavola da surf, amano sentire le bollicine sulla
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pelle come fosse un idromassaggio. E quando vedono uno specchio di acqua senza
onde lo scambiano per una zona di mare tranquillo e cercano di raggiungerlo ma
purtroppo questo è un tratto di mare in cui le onde scompaiono per la maggiore
profondità dell'acqua mare apparentemente calmo) con una zona di mare tranquillo,
sicuro, non pericoloso.
III° DIREZIONE DELLA CORRENTE (nelle buche)
Un elemento molto importante che caratterizza e differenzia una buca dall'altra, e ne
stabilisce la pericolosità relativa, è la direzione della corrente. La corrente è
tendenzialmente diretta verso il largo, ma varia da perfettamente perpendicolare
alla costa a quasi parallela. Possiamo stabilire una seconda indicazione: una buca è
tanto più pericolosa quanto più la direzione della corrente tende ad essere
perpendicolare alla riva e tanto meno pericolosa quanto più tende ad essere parallela
alla riva: questo a causa della "psicologia" di chi si sente in pericolo, che tende a
tornare a riva, in linea retta, controcorrente, costi quello che costi.
Un'altra conseguenza che il bagnino deve preventivamente individuare è la direzione
della corrente in una buca, per stabilirne la potenziale pericolosità e, come vedremo,
le eventuali tattiche di salvataggio. Per stabilire la direzione della corrente ad una
persona “esperta” è sufficiente un "colpo d'occhio", un principiante, invece, può
accertarla direttamente gettando in mare, in prossimità del canale d’ingresso della
buca, un qualunque oggetto galleggiante e osservarne il comportamento.
IV° FALSI LUOGHI COMUNI E PREGIUDIZI SULLE BUCHE
Eliminiamo alcune falsità sulle buche e sui loro effetti che non hanno alcun
fondamento:
1°) nelle buche non vi sono mulinelli (presenti invece nei fiumi);
2°) nelle buche, non c’è una corrente di risucchio verso il fondo, (non si è risucchiati
verso il fondo), ma si è trascinati al largo;
3°) nella buca, a mare calmo (senza onde) non c'è corrente ( la buca a mare calmo, è
solo acqua profonda. Ciò non significa, come vedremo, che le buche a mare calmo
non siano pericolose, ma presentano un pericolo solo per chi non sa nuotare);
4°) una buca non si forma mai all'improvviso. Le buche tendono anzi ad essere stabili,
nello stesso punto per lunghi periodi, anche se una forte mareggiata può spostarle
anche di cinquanta metri, e farle aumentare di forma e dimensione.
V° LA BUCA, altre informazioni
Una buca è quindi, un tratto di mare, relativamente vicino alla riva.
“Vicino alla riva” significa dove ci attenderemo di trovare ancora acqua “bassa”, cioè
un tratto di mare nel quale ancora si tocca. Troveremo invece acqua profonda, dove
non si tocca. Se il mare è agitato si forma come un avvallamento nel fondo sabbioso,
simile ad un fossato, che va a finire nella buca con la presenza in quel tratto di una
fortissima corrente che trascina verso il largo.
A mare calmo il fondo si livella sparisce il fossato e la corrente, resta solo la buca.
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V°a ALTRI INDICATORI DELLA PRESENZA DI CORRENTI E DI BUCHE
Ecco altri possibili indicatori :
1°) la schiuma provocata dal frangersi delle onde nella secca tende ad incanalarsi e a
seguire la corrente (come qualunque altro oggetto galleggiante);
2°) il caratteristico "ribollio " (piccole onde che procedono in tutte le direzioni )
provocato dallo scontro, secondo angolazioni diverse, da " treni" di onde che
procedono verso riva e la corrente che procede verso il largo;
3°) a mare calmo, guardando da riva, l'acqua profonda è più scura (purtroppo è
molto difficile da riva riconoscere le zone interessate);
4°) una buca molto vicina alla riva provoca una specie di insenatura sul litorale.
Anche questo indicatore ha un valore limitato: la sua presenza è un segnale
sufficientemente preciso. ma la sua assenza non esclude la presenza di una buca più
lontana dalla riva.
V°b CONFINI DELLA BUCA
La buca ha una sua ampiezza che con il mare agitato aumenta continuamente è
indispensabile cercare anche solo approssimativamente di capire quanto è grande.
È fondamentale sapere quanto è larga (da dove incomincia a dove finisce) ed è
essenziale conoscere dove è il suo ingresso vicino a riva. Accanto alla buca c’è
sempre un secca e più la buca è vasta e profonda, più facilmente nella secca
troveremo acqua “bassa”(pochissima profondità). E tanto più forte sarà la violenza
del mare, tanto maggiore e immediata sarà la differenza del livello tra il fondo della
secca e quello della buca (da trenta centimetri a oltre tre metri). La corrente nella
buca non è forte come nel “canale d’ingresso” di questa, ma è sempre notevole e i
suoi “confini” sono un ottimo punto d’approdo perché per raggiungerli non
nuoteremo contro la corrente, non l’affronteremo in maniera diretta ma
l’attraverseremo. La corrente nella buca, fortissima al suo ingresso, va via via
scemando tanto più veniamo trascinati verso il largo, questa viene diluita dalla
vastità della buca.
Per una persona che sa nuotare cadere,oppure trovarsi dentro una buca,
lateralmente, dai confini con la secca, non è eccessivamente pericoloso. Dopo il
primo attimo di smarrimento, il bagnante, potrà “salire” di nuovo sulla secca e non
subirà “l’effetto panico” come chi mentre si diverte a farsi trasportare dalle onde e
dalla risacca in modo
altalenante finisce nell’ingresso di una buca e viene trascinato al largo in maniera
improvvisa e inarrestabile.
V°c SEGNALARE LE BUCHE
A proposito dell'opportunità di segnalare le buche circolano due opinioni
contrastanti, ed entrambe allo stesso tempo giuste :
1°) chi sostiene che ciò è inopportuno perché la segnalazione tradizionale, una
bandierina rossa posta su di un galleggiante, in mezzo alla buca se ha l'effetto di
allontanare i più, ha anche l'effetto di attirare qualche sprovveduto bagnante che
ignora o dimentica che il rosso è un segnale di pericolo e vuole "vedere cosa c'è";
2°) chi sostiene, ovviamente, il contrario la bandiera rossa e relativo cartello
sulla battigia respinge i più.
Entrambe le opinioni sono ben motivate.
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L'unica via d'uscita, riteniamo, sia quella di segnalare la presenza di una buca, sulla
riva, nei giorni di mare grosso, con un cartello con su scritto : PERICOLO-BUCA e
provvisto di una bandierina rossa. E' un segnale, non più dubbio e generico, ma
preciso e puntuale.
VI° PREVENZIONE E SALVATAGGIO
Le parole d'ordine sono buon senso e la razionalità
Il buon senso anche nelle situazioni di emergenza deve sempre prevalere, la
razionalità è sempre obbligatoria specialmente quando è in gioco la vita.
E quindi quando portiamo aiuto a una persona che rischia di annegare non solo la sua
vita è in gioco ma pure la nostra. Il buon senso, la razionalità nel soccorso marino
sono obbligatori, niente può essere lasciato al caso all’improvvisazione, anche i mezzi
utilizzati per il salvataggio marino devono essere, tra quelli disponibili, i più
adeguati allo scopo. Sembra un principio indiscutibile e nella pratica è invece,
spesso, calpestato. Un esempio su tutti : il salvataggio che deve essere fatto col
patino e che invece talvolta viene effettuato a nuoto. Il bagnino dispone di alcuni
mezzi di salvataggio che devono essere utilizzati: primo fra tutti il patino. Vedremo
che il salvataggio a nuoto è e deve rimanere eccezionale: è come se, volendo andare
a Lucca avendo fretta partissimo subito a piedi invece di prendere il treno solo
perché quest’ultimo parte tra dieci minuti. Spesso i bagnini preferiscono andare a
nuoto, la ragione è molto semplice : “andare” a nuoto non richiede particolari
conoscenze. Soprattutto con il mare grosso per raggiungere un pericolante è
sufficiente mettersi sulla sua scia di corrente ed è la stessa a portarci vicino a lui. Ma
è qui che iniziano i problemi “tornare” a nuoto con il mare grosso e con il carico di un
annegato è un salvataggio difficile e rischioso (per il salvatore ed il salvato ) .
L’atteggiamento sbagliato di questi bagnini è quello tipico “partiamo e poi si vedrà”.
Il bagnino, invece, è e deve essere previdente e razionale, non un improvvisato eroe
da spiaggia, fonte di pericolo per se e per gli altri.
L’imperativo è usare sempre il patino a meno che ciò non sia possibile. Un altro
esempio della cattiva applicazione di questo principio è il modo di nuotare : molti
nuotano, in un salvataggio, con la testa immersa nell'acqua : il nuoto dei bagnino,
invece, deve sempre essere con la testa fuori dell’acqua, con lo sguardo fisso sul
pericolante nello sforzo di
non perderlo mai dal nostro campo visivo , mai abbassare ,volgere o chiudere gli
occhi.
E' importante ricordare che in tutte le occasioni il pericolante non deve essere
perso di vista.
VII° CONSIGLI UTILI PER IL BAGNINO
1°) nel nuoto: lo sguardo sul pericolante, la testa ben fuori dell’acqua, senza mai
girarla a destra o sinistra;
2°) nel tuffo: se la persona da soccorrere è in una piscina o su un lago o in mare su
una costa rocciosa o a picco e comunque per entrare in acqua è indispensabile
tuffarsi il salto in acqua deve essere “frenato”: le gambe e le braccia aperte che si
chiudono ad ombrello contemporaneamente all'entrata in acqua, mantenendo in tal
modo la testa fuori.
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Sia nel nuoto, come pure nel tuffo, basta un attimo di distrazione per perdere
di vista il naufrago, non vedere il punto dove si è inabissato e non sapere dove
dovremo immergerci per cercare di recuperarlo. Da qui la necessità di non
staccare lo sguardo dalla persona che chiede aiuto.
Purtroppo nel portare soccorso, a nuoto, molti si impegnano al massimo per
raggiungere prima possibile il pericolante : ma arrivano stremati! Ed è in questo
momento che iniziano le vere difficoltà dei salvataggio: il ritorno a riva con la
persona soccorsa: il Bagnino troppo impulsivo e generoso mette a repentaglio la
propria vita.
Bisogna saper distribuire equamente le proprie forze, tra l'andata ed il ritorno, assai
più impegnativo.
3°) sul patino: se il bagnino è uno solo, deve remare in avanti. con la faccia rivolta
verso prua, lo sguardo fisso al pericolante; se si è in due, invece uno di questi deve
mantenere la posizione ora descritta, l'altro rema, seduto, con la schiena rivolta
verso prua;
4°) ricordiamoci di fare “prevenzione”: gran parte dell'attività dei bagnino deve
esservi dedicata. Il salvataggio dovrebbe essere un caso eccezionale : il bagnino deve
avvertire gli sprovveduti, segnalare i pericoli insomma impedire prima le situazioni
difficili invece di “risolverle” dopo;
5°) la preparazione è indispensabile per un bagnino. Deve curare la sua efficienza
fisica i salvataggi non sono scherzi deve essere sempre in forma, allenarsi nel nuoto
per non trovarsi lui a dover essere aiutato, specie quando ha superato i 35-40 anni.
Ci sono bagnini che hanno superato i cinquant’anni che se devono fare un salvataggio
rischiano molto. L’efficienza fisica è solo un ricordo e se, per raggiungere un
pericolante, devono nuotare per più di 10 metri è indispensabile che calzino le
pinne e portino il salvagente anulare
Il Bagnino non deve mai improvvisare: deve conoscere il fondo dei tratto di mare
sottoposto al suo controllo, tenere in perfetta efficienza, e sempre a portata di
mano, i mezzi di salvataggio;
6°) aiutare gli altri bagnini per essere aiutato: il bagnino non è un individuo isolato,
ma ha accanto a se altri bagnini, negli stabilimenti confinanti, con i quali deve
collaborare sempre per i salvataggi: chi corre ad aiutare gli altri sarà a sua volta
aiutato;
7°) non mettiamoci a discutere: con chi ci aiuta o chi aiutiamo, durante un
recupero, per la massima efficacia di un salvataggio, uno solo deve prendere le
decisioni, in quei momenti, quando anche i secondi sono preziosi, non possono esserci
prese di posizione gratuite, stupide, che possono compromettere un soccorso:
rimandiamo le discussioni sul da farsi successivamente.
VIII° CONTROLLARE SEMPRE: non sottovalutare mai!!!
Un bagnino non può controllare tutte le centinaia di persone soggette alla sua “sfera
d'azione” una per una, la sua attenzione deve concentrarsi sui bagnanti che
definiremo a rischio per il loro comportamento o per altre motivazioni.
- QUI SOTTO ALCUNI ESEMPI DI SITUAZIONI RISCHIOSE SIA DI BAGNANTI CHE DI
BAGNINI:
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1°) Il caso di chi cammina nell'acqua per un lungo tratto, per esempio lungo una
secca parallela alla spiaggia. Abbiamo visto che, per la conformazione tipica dei
fondali, il bagnante in questione, prima o poi, ha buone probabilità di finire in una
buca. Questo pericolo aumenta durante le mareggiate.
2°) Il caso di chi, da una secca (sempre durante una mareggiata) è entrato
intenzionalmente nel canale che porta ad una buca. E' entrato quindi con l’intenzione
di attraversa la buca al fine cercare di raggiungere la secca successiva, al fine di
poter tornare a riva velocemente, solo perché, magari, non ha voglia di fare il
percorso inverso molto più lungo.
La secca successiva può anche essere vicinissima (1 o 2 metri), e da lì sarà facile e
veloce raggiungere la riva dato che quella secca arriva quasi all’arenile: il bagnante si
convince di questo perché, ad esempio, vede gli altri bagnanti che lo fanno.
Ma raggiungerla non sarà ne facile e neppure certo, anzi, è sicuramente molto
azzardato: il rischio di essere trascinato via dalla corrente è reale.
3°) Il caso -già segnalato- di chi, finito nel canale di una buca e trascinato verso il
largo dalla corrente, si ostina a nuotare controcorrente sfiancandosi. Nuota il più
veloce che può, esaurendo in poco tempo le energie e finendo, un po' per la fatica ed
un po' per il panico, in serio pericolo. Il bagnante in questione invece, per seguire una
corretta condotta, dovrebbe invece lasciarsi trascinare, conservare le energie e,
quando la corrente avrà esaurito la sua forza, provare a raggiungere una secca
lateralmente alla buca, parallelamente alla costa.
Potrebbe anche, tutt'al più, mantenersi a galla ed attendere l’arrivo del Bagnino.
4°) Il caso di chi nuota visibilmente male (ad esempio a cane) deve divenire da subito
un vigilato speciale da parte del bagnino: potrebbe finire in un punto dove non tocca
più e non sapere come farvi fronte. Molte persone purtroppo sopravvalutano le
proprie capacità natatorie;
5°) Il caso di chi, durante una mareggiata, mentre si fa trascinare dalle onde vicino a
riva (dove ancora si tocca), finisce nel canale di una buca, cerca di far fronte alla
corrente nuotando. Talvolta semplicemente basterebbe mettere i piedi per terra:
mettere i piedi per terra, "piantandoli" e spingere, è un'azione di gran lunga più
efficace per resistere alla corrente.
Questo caso offre l'occasione di indicare il comportamento corretto di un bagnino
che compie un salvataggio a nuoto: quando, trainando un pericolante, riesce a
raggiungere un approdo in prossimità di un confine deve, appena tocca in modo
adeguato, mettere i piedi per terra, sul fondo. "Piantarli" quindi bene e spingere: è
questa la tattica più opportuna per opporsi alla corrente e uscire dalla buca. Il
pericolo effettivo, specialmente con il mare grosso, comincia nel punto in cui la
corrente inizia a far sentire i suoi effetti e quando si “tocca” male: se invece si
puntano e si piantano bene i piedi sul fondale è difficile farsi trascinare via;
6°) Il caso di chi usa galleggianti (ciambelle, materassini ecc.) quando c'è corrente o
vento di terra. Questi oggetti sono sensibilissimi sia alla prima che al secondo: è
molto facile farsi trascinare via nella buca dalla corrente o al largo a causa del vento
di terra. Nei giorni di bandiera rossa o di vento di terra sufficientemente forte, deve
essere impedito, soprattutto ai bambini, l'uso di essi. Sono inoltre pericolosi anche in
condizioni di mare e tempo buono per chi non sa nuotare: possono facilmente
sgonfiarsi lasciando il malcapitato bagnante nell'acqua fonda. Accade spesso inoltre
che una persona, su un materassino, lasciandosi prima trasportare al largo da una
zona di acqua bassa ad una di acqua profonda, "scende" dal gonfiabile credendo di
essere al sicuro quando invece non lo è più;
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7°) il Bagnino che non va mai alla toilette
E’ il caso, purtroppo frequente, del bagnino al quale nessuno dà il cambio durante
l’orario di lavoro di lavoro. Quest’ultimo deve andare al bagno ed aspetta l’ora del
pranzo, quando la spiaggia si svuota Prima si accerta che nessuno sia in acque: tra sé
e sé dice “Questo è il momento giusto!”. Parte quindi correndo i gabinetti non
sembrano po così lontani. Espletati i suoi bisogni torna velocemente sulla spiaggia, sul
percorso trova chi lo tranquillizza dicendo “Tanto sul mare non c’è nessuno...”,
magari gli offrono quel caffè che gli hanno promesso da tanto tempo. Lui accetta,
beve velocissimo e di corsa torna sul mare.
Quanto tempo può essere passato? Minimo sei–otto minuti (senza il caffè), qualche
minuto di più se invece lo ha accettato. Sulla spiaggia non è successo niente ed il
mare è sempre deserto. Ma in questo tempo, anche se pur brevissimo, quante cose
potevano avvenire? Può accadere che quando il bagnino si allontana qualcuno si alza
dalla sua sdraia, magari ha pranzato da poco, si è messo al sole per abbronzarsi, è
accaldato, vuole un po' di refrigerio e spera di trovarlo entrando in acqua: anche solo
camminando dove l’acqua è più bassa, vicino a riva. Ma lo sbalzo termico gli è fatale
e appena entra in mare ha un malore, cade a faccia in giù, e, non essendoci nessuno
a controllare il mare, non può essere soccorso nei tempi di emergenza: l’incidente gli
è fatale. E’ bene ricordare: è più pericolosa una spiaggia semideserta dove
“nessuno” vigila, rispetto ad una fascia di mare affollatissima dove tutti, mentre
fanno il bagno, anche involontariamente, vedono se il loro “vicino” ha un malore e,
quindi, possono dare l’allarme.
IX° IL PATINO da salvataggio
Come abbiamo detto, il patino deve essere utilizzato tutte le volte che sia possibile.
Il salvataggio col patino è il salvataggio-standard, è il salvataggio 'normale', ovvero
quello di gran lunga il più frequente.
Preme sottolineare sin da subito un aspetto. In commercio esistono una moltitudine di
modelli di patino, tutti regolarmente certificati a norma di legge.
E' altresì evidente che, come in tutte le cose, esistono sia i modelli economici sia i
modelli più costosi. I modelli economici sono quelli tendenzialmente più piccoli,
leggeri, con scalmi bassi: non sono tipologie particolarmente indicate per il mare,
men che meno per il mare agitato. Ma è il modello che, per le ragioni economiche
sopra descritte, con più facilità si ritrova nei vari stabilimenti.
La sezione di Pisa, forte anche dell'esperienza nell'insegnamento, allena i futuri
bagnini anche in imbarcazioni come questa di modo che la persona si trovi il più
possibile preparata ad ogni evenienza sin dal primo giorno di salvataggio. E' evidente
che tutto quanto verrà dettagliatamente di sotto riportato tiene di conto, sulla base
della nostra esperienza, della tipologia di patino, della particolarità dei nostri litorali
e dei salvataggi che più con frequenza si devono effettuare.
Ogni persona dovrà adottare le nostre indicazioni -che sono il più vaste possibile- ai
luoghi in cui presterà servizio e ai mezzi a disposizione.
IX° a - IL PATINO (descrizione)
Il patino deve, obbligatoriamente, essere rosso, composto da due scafi lunghi e
affusolati bloccati da una struttura soprastante che è composta da un sedile sul quale
si collocherà il bagnino per remare e da una superficie rigida e resistente di circa
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m.1,50 per 2,20 sulla quale dovrà prendere posizione il secondo bagnino sia che stia
seduto come pure in piedi mentre aiuta il primo nella remata. E sempre su questa
superficie sarà adagiato il naufrago sia in condizioni di coscienza, come pure per
cercare di rianimarlo gia a bordo. Sopra almeno uno dei due scafi deve essere scritto
in maniera ben visibile SALVATAGGIO oppure SOS, oltre la nome del bagno; il patino
deve essere cintato ai bordi da una sagola (cordicella) con nocciole di legno, per
offrire ad eventuali "naufraghi" un sicuro appiglio; gli scalmi devono essere ricurvi (ad
U) per impedire l'uscita del remo (di solito il remo è legato con la corda alla
scalmiera ovviando in tal modo ad uno scalmo dritto); deve essere dotato di un
salvagente anulare, con 25 metri di sagola (corda) galleggiante, è opportuno che un
cartello indichi che è vietato sedervi sopra, ingombrarlo in qualunque modo o sostarvi
davanti, divieti tutti che devono essere fatti comunque rispettare dal bagnino: il
patino è un mezzo di salvataggio di pronto impiego, non una sedia a sdraio, non deve
essere assolutamente affittato o utilizzato per altri scopi che non siano il soccorso o
la sorveglianza, deve essere in buono stato.
Come detto sopra il patino solitamente in uso nelle nostre spiagge, ma anche quelli di
livello economico un poco più elevato, hanno una altezza di questi scalmi molto
ridotta tale da rendere non sconsigliato, ma errata la remata in piedi (la c.d. remata
alla gondoliere). Tale tipo di remata è scenica e garantisce una migliore visibilità, ma
ha alcuni notevoli difetti da renderla a nostro personale giudizio, delicata. Come già
detto i nostri patini non hanno caratteristiche che permettono remate in piedi. La
remata in piedi rende più concreto il pericolo che il bagnino, magari in conseguenza
dell'impatto con un'onda, perda l'equilibrio e cada. La remata alla gondoliere inoltre
è decisamente più lenta della remata a sedere detta 'alla canottiere' che rappresenta
per noi l'unica remata corretta.
E' evidente che, nel salvataggio portato da due bagnini (o comunque da un bagnino
più altra persona chiamata in soccorso) su un patino unico, uno starà a sedere e
l'altro, nella fase di andata, starà in piedi per garantire maggiore motricità alla
remata. Al ritorno la seconda persona potrà dedicarsi a dare nuovamente forza alla
remata o, come spesso accade, a praticare la manovre di primo soccorso le quali, e
non c'è bisogno di specificarlo, devono essere praticate il prima possibile.
Il patino quindi è un'ottima imbarcazione da salvataggio, è una barca veloce,
facilmente manovrabile, permette prestazioni eccellenti (non ha chiglia veloce, ma è
a "zattera", quindi stabile ed è possibile, invertendo le remate, ruotare su se stessi ed
agire in spazi ristretti: le manovre in mare grosso, devono essere effettuate entro il
perimetro della buca, dove le onde sono assai più basse e non frangono). Inoltre, nel
patino, la prua e la poppa sono "bifunzionali": la prua cioè, può diventare la poppa e
viceversa; ciò permette una manovra eccellente tra le onde. Per tornare indietro, è
sufficiente invertire semplicemente la direzione di marcia senza offrire il fianco alle
onde.
IX°b IL SALVATAGGIO IN PATINO DURANTE LE MAREGGIATE
Il patino, è questa è la prima più importante regola, deve sempre essere tenuto in
direzione delle onde, sia all’andata che al ritorno.
Particolare attenzione alla partenza. Il nostro litorale solitamente si presenta
sabbioso, caratterizzato da una bassa profondità iniziale che gradatamente aumenta
con il passare della distanza da riva. Questo impone un certo tipo di partenza detta
'lanciata' che la nostra Sezione insegna da anni.
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Il patino viene messo in acqua da entrambi i bagnini. Subito dopo un bagnino si mette
a bordo a sedere con i remi già posizionati sollevati dall'acqua e perpendicolari al
patino. L'altro bagnino prima di salire a bordo spingerà il patino afferrato dalla poppa
e correrà per alcuni metri in acque sino a che, presa la velocità adeguata e
scongiurato il pericolo che il poco fondale iniziale che caratterizza le nostre spiagge
impedisca la remata, monterà a bordo. Dovrà montare 'al volo' avendo cura di non
frenare l'inerzia data al patino dalla sua spinta in corsa e avendo altresì cura di non
cadere a sua volta in acqua: montare in ginocchio rappresenta la scelta migliore.
Una volta a bordo posizionerà le mani accanto a quelle del compagno e in piedi
fornirà motricità alla remata e stabilità, con il suo peso, al patino.
E' ovvio che diversi tipi di litorale impongono diversi tipi di partenza. Ad esempio in
Liguria (alle 5 Terre per fare un esempio semplice) il patino sarà probabilmente issato
ad una boa vicino ad un moletto di cemento. Viceversa in riviera romagnola, dove non
vi è profondità per decine di metri, il patino potrà essere collocato più a largo se non
addirittura un bagnino starà permanentemente sul patino direttamente in mare a
controllare i bagnanti che da riva risulterebbero -proprio per il problema della poca
profondità- troppo lontani da vedere.
Il nostro litorale è se vogliamo quello più classico che impone la partenza più
complicata: quella lanciata che vi abbiamo appena illustrato.
Una volta a largo e giunti vicino all'annegando, dovendo girare il patino per tornare a
riva, si deve effettuare la manovra nel minimo tempo possibile, aspettando il
momento propizio, possibilmente a mare aperto o nella buca (per le ragioni già
dette), distribuendo bene il peso di soccorritori e salvati (nel ritorno il peso maggiore
deve essere a poppa, nessuno deve essere a prua). Tutto questo vale, naturalmente
quando il mare è agitato. Sia con il mare grosso, sia con il mare calmo il consiglio
che diamo -che per noi rappresenta quasi un obbligo- è effettuare i salvataggi in due
persone e non andare mai da soli.
Difatti con il mare agitato una persona sola non è in grado di vincere la resistenza
delle onde all'andata e al ritorno non è in grado di impedire il rovesciamento del
mezzo. Ma anche con il mare mosso si pone un problema fondamentale: riesce un
bagnino da solo ad issare una persona magari agitata o inerme (di solito gli annegandi
versano in questi due opposti stati) sul patino? La risposta, per chi come noi ha
davvero svolto la professione di bagnino, è evidentemente una sola: NO! Men che
meno se il bagnino in questione è una donna di 50 kg e l'annegando un uomo di 90 kg
agitato...
Addirittura talvolta è necessaria la presenza di un terzo bagnino imbarcato sul patino:
ciò si verifica quando la forza dei marosi crea vicino a riva delle onde molto alte e il
pericolo del rovesciamento del patino è pertanto reale. Una persona starà a poppa e
una a prua: queste due saranno sì una scomoda zavorra che rallenterà il movimento
del patino, ma che allo stesso tempo garantiranno la sua stabilità.
Andiamo ora nello specifico: nell’andata il problema è superare la resistenza delle
onde (a mare grosso, ovviamente): il percorso deve essere tale da raggiungere il
pericolante tra le due barchette di prua, non di fianco al patino. Il bagnino deve: far
scivolare nell'acqua il patIno (il patino deve stazionare su un rullo ad una distanza
dalla riva tale che sia possibile, per una persona sola con un solo movimento, gettarlo
in mare); salirvi sopra, con la faccia rivolta verso prua, non perdere di vista il
pericolante, remare in piedi. E’ sempre bene partire in due. Portare sempre qualcuno
anche non esperto garantirà, anche per la semplicità del movimento della remata, un
valido aiuto sia nella manovra di avvicinamento (ci stancheremo meno e arriveremo
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più velocemente),sia per “tirare” sul patino un annegato, in particolare se questi non
da segni di vita, oltre al fatto che se c’è la necessità e l’annegato non si riprende,
potremo iniziare le manovre di rianimazione direttamente sul patino che ha una
struttura idonea per queste manovre.
Nel ritorno il problema è impedire che il patino si rovesci. Se il “naufrago” è in buone
condizioni: l'importante è tornare a riva, non quando tornare.
Quanto allo stile di remata, reputiamo il punto una questione solo di stile e atta a
riempire i manuali. In pratica lo stile migliore è quello classico: quello del canottiere
con il bagnino che, a sedere, compie con i remi movimenti circolari in senso
antiorario (tirando a sé).
E' lo stile più veloce, è lo stile più potente, è lo stile più sicuro, è lo stile valido per
ogni situazione climatica e luogo di salvataggio. Non da ultimo, è lo stile secondo il
quale il patino è stato disegnato.
Tutte le manovre diverse sono per noi esercizi di stile buoni per chi, dopo anni di
esperienza, di diletta nel provare nuovi modi di remata: ma nel salvataggio -che si
differenzia dal semplice giro di piacere in mare- lo stile deve essere il più sicuro e
efficace.
IX°c IL PATINO, alcuni consigli e comportamenti da tenere
Molto importante, nel salvataggio col patino a mare grosso, è la traiettoria che si
deve seguire, e quindi, anche la collocazione dei patino sulla riva che costituisce il
punto di partenza dei percorso. Il patino, in prossimità di una buca, deve essere posto
di fronte alla sua imboccatura (non al centro dei bagno!) Inoltre, se il mare è molto
grosso ed è "a raffiche", bisogna attendere (è sufficiente di solito un periodo breve) il
momento propizio, di calma relativa: la risacca ,cioè quando l’onda ha esaurito la sua
forza e l’acqua torna indietro dalla battigia verso il mare.
IX°d IL PATINO alcuni consigli per come issare a bordo un naufrago
- Sui manuali di salvataggio non viene quasi mai descritta la manovra da
adottare per portare il naufrago sul mezzo nautico: è la cosa più importante ma
viene evitata, non se ne parla neppure.
Per esperienza personale, ritengo, che per portare sul patino un naufrago incosciente
è indispensabile essere almeno in due: sia col mare calmo e maggiormente durante
un fortunale.
A tale scopo parleremo di un esempio di salvataggio tipo portato in presenza di un
vento di media potenza (ad esempio lo Scirocco, che sul nostro litorale Tirrenico non
è pericoloso).
Giunti in prossimità del salvato il primo dei due Bagnini si tuffa in acqua, recupera
l’annegato, lo porta al patino. L’altro, che è rimasto a bordo, impedisce che i marosi
e/o il vento, portino l’imbarcazione lontano dal punto del soccorso: non bisogna
dimenticare che anche la sola spinta del tuffo di salvataggio è più che sufficiente per
allontanare l’imbarcazione da naufrago e soccorritore di diversi metri.
Raggiunto il patino, da bagnino e naufrago, incomincia la manovra per issare
(portare) sull’imbarcazione di salvataggio l’annegato.
- Trattiamo ora un recupero fatto lateralmente, issando il malcapitato dalle
fiancate del patino.
Al soccorritore rimasto a bordo conviene stendersi prono (pancia sotto), per evitare
il capovolgimento del mezzo di soccorso e afferrare il malcapitato. Nel frattempo
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l’altro, quello che è entrato in acqua ed ha fatto il recupero, aggira a nuoto il patino
e sale a bordo dalla parte opposta: sempre per evitare il rovesciamento del mezzo.
A questo punto possono entrambi, da distesi pancia sotto, issare il naufrago a bordo,
oppure mentre un Bagnino si piazza dalla parte opposta del patino, per bilanciare,
l’altro può portare a bordo l’annegato prendendolo sotto le ascelle con gli
avambracci, stando seduto, e tirandoselo addosso. Oppure stando prima accovacciato
sulle gambe mette le mani sempre sotto le ascelle e successivamente alzandosi:
attenzione a perdere l’equilibrio.
- Trattiamo ora un recupero fatto dalla prua o dalla poppa issando a bordo, il
malcapitato, tra i due scafi, sulla superficie rigida (un piano di circa m.1,30X
2,20) che li unisce. Adottando i metodi sopra descritti la manovra è più facile, il
pericolo del rovesciamento è notevolmente diminuito, la stabilità del mezzo è
maggiore, ma c’è un grosso pericolo specialmente durante una mareggiata: il
naufrago, se vi sfugge anche per un attimo dalla presa, può finire sotto il piano del
patino tra i due scafi ed il recupero dovrà ripartire da zero.
Sono manovre difficili, scomode che hanno sul naufrago il risultato di procurargli
bruciature ed escoriazioni, per lo scivolamento a bordo è quasi impossibile evitare
l’effetto grattugia.
X° IL SALVATAGGIO A NUOTO
Come abbiamo già detto, il salvataggio a nuoto è un salvataggio di carattere
eccezionale, solo se non si può utilizzare il patino (quanto detto non deve
naturalmente trarre in inganno: eccezionale significa solo che è meno frequente. Non
ne consegue affatto che sia inutile o che sia inutile conoscerne le tecniche).
- Quando si deve andare a nuoto?
1°) Se il pericolante non è lontano da riva, se con poche bracciate contiamo di
raggiungerlo e se. Inoltre, si trova evidentemente sul punto di andare a fondo (per un
malore o per altro motivo). Dobbiamo inoltre valutare, prima di gettarsi in mare, se
andare col patino significhi arrivare troppo tardi (o più tardi che a nuoto) e se il
ritorno a nuoto col naufrago possa o meno crearci problemi. Solo in un caso simile
andremo a nuoto, ma ci porteremo comunque sempre il salvagente anulare.
Si potrebbe dire che andare a nuoto è in funzione della velocità richiesta dal caso,
bisogna cioè scegliere tra il patino o il nuoto a seconda di quale sia il mezzo più
veloce nel caso specifico;
2°) Se il pericolante è sul confine di una buca e siamo sicuri di toccare ancora:
intervenire prontamente ed impedire che il pericolante venga trascinato nella buca;
3°) Se il bagnino è uno solo e il mare è grosso. In questo caso non si tratta di una
questione di opportunità, ma di necessità: il patino, col mare grosso, è inutilizzabile
da una persona sola.
Usiamo sempre le pinne, anche chi non è più giovane e poco allenato con le pinne
potrà essere sempre un efficiente soccorritore. Le pinne sono un validissimo
mezzo d’aiuto specialmente per chi non è un buon nuotatore. Difatti alcuni
bagnini non sono particolare efficaci nel trasporto di un annegato perché,
spesso, non muovono bene le gambe nel nuoto di salvamento: al contrario con
l'ausilio delle pinne la loro nuotata diventa efficace.
L’Ordinanza Balneare della Capitaneria di Porto prevede le pinne come obbligo
all'interno della dotazione del Bagnino. Solo di recente è stato introdotto
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questo obbligo delle pinne ma questo è stato, certamente, un grande passo
avanti in materia di sicurezza.
Se il bagnino, sia a mare calmo ma anche durante una mareggiata, deve
intervenire a nuoto per soccorrere un pericolante è indispensabile che calzi le
pinne e porti con se un salvagente anulare: saranno per lui indispensabili per la
sua sicurezza.
X°a OSSERVAZIONI DI CARATTERE GENERALE
Indicare la direzione giusta. La prima osservazione è che non è sempre necessario
fare un salvataggio per salvare qualcuno. Molte volte, nel caso di chi "sbaglia
direzione" e nuota controcorrente trovandosi in difficoltà, è sufficiente richiamare la
sua attenzione
fischiando, salire sul patino di salvataggio in secca oppure dal seggiolone (cioè più in
alto possibile) e indicargli successivamente la direzione di nuoto corretta coi
movimento delle braccia, stile "vigile urbano". Una seconda regola è: non andare
senza nulla, "a mani vuote"; il salvataggio a nuoto "puro" è il più difficile, pericoloso
e impegnativo che vi sia, richiede da parte di un bagnino una prestazione
eccezionale, prima di partire "a mani vuote" guardarsi attorno; portarsi dietro un
salvagente, un materassino, una tavola da surf, significa semplificare di parecchio
una situazione difficile: raggiungere il "naufrago", imbarcarlo a traverso il
materassino, per esempio, puntare a riva (se il mare è calmo), farsi portare
tranquillamente" dalla corrente sul più vicino approdo (se il mare è grosso).
Un'altra regola generale è che il salvatore deve essere nella posizione migliore, più
vantaggiosa rispetto al pericolante, è il primo che deve sfruttare a pieno le
opportunità che una situazione offre ed è una logica che se vuole salvare il secondo
deve salvarsi lui per primo: se, per esempio, devono entrambi salire sul patino, una
barca o in luogo sicuro, è il salvatore che deve farlo per primo per poter issare, tirare
dietro di sé successivamente, anche il pericolante.
Un'altra regola generale, importantissima, è, trasportando un pericolante, mai
nuotare controcorrente. E' praticamente impossibile vincere anche una modesta
corrente con una "zavorra". Bisogna sfruttare la corrente, invece, e trasformare
quello che è un pesante handicap in un vantaggio. Ultimo consiglio è quello
sull’utilizzo delle pinne, un bagnino previdente le ha sempre con se, consentono un
nuoto veloce con poco dispendio di forze, potrà trasportare a riva un annegato
facilmente anche se ha le mani occupate, ed anche quando non sarà in buona forma,
per la mancanza di allenamento o per l’età queste saranno un valido motore di
riserva.
XI° LE TECNICHE DEL SALVATAGGIO A NUOTO:
Avvicinamento, presa di contatto. Prese di liberazione, trasporto
A) L'avvicinamento
L'avvicinamento deve essere "cauto” la velocità non è importante il salvataggio deve
comportare un calcolato dispendio di forze (da distribuire tra l'andata e ,
maggiormente , il ritorno: un salvataggio non è una gara di nuoto, il tempo è poco
importante; quello che conta è il risultato); si deve mantenere una costante visuale
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dei pericolante. Ricordare sempre che quando abbiamo raggiunto un naufrago il
lavoro non è neppure a metà , il ritorno sarà molto più faticoso dell’avvicinamento.
Allo stress per la chiamata improvvisa ed alla fatica che abbiamo accumulato per
raggiungere la persona da soccorrere dobbiamo
pensare al ritorno che non avverrà in autoambulanza ma a nuoto con in più un
passeggero . E' meglio avvicinare il pericolante di spalle (a meno che questi non sia
inerte, allora questa ed altre precauzioni sono inutili). La nuotata di avvicinamento
più efficace è il crawl con la testa fuori dell'acqua (senza girare la testa a destra o
sinistra). Se è impossibile aggirare il pericolante, e questi è preso dal panico,
attendere che questi perda energia, quindi fare le prese di contatto idonee e
trasportarlo a riva.
B) Presa di contatto
La presa di contatto deve essere rapidissima ed effettuata con la massima decisione.
Non bisogna farsi afferrare a meno che ciò non sia fatto intenzionalmente.
Se si procede davanti al pericolante, la 'tattica" più efficace è quella di offrirgli una
mano in senso diagonale, il braccio teso, la mano destra alla destra (o la sinistra alla
sinistra), tirare a sé con un movimento di trazione-rotazione girandolo di spalle.
Non colpire mai : il salvatore che tramortisce il salvato con un colpo si vede solo nei
film: il gesto è inutile, non ha la forza necessaria per tramortire , potenzialmente
pericoloso, difficilissimo da eseguire. Se si è afferrati, la cosa migliore è lasciarsi
scivolare sott’acqua: il pericolante lascia la presa quando si rende conto che lo
trascinate sul fondo.
C) Prese liberazione
Molte sono le prese di liberazione, tendono tutte a rendere inefficaci i tentativi di un
annegato di avvinghiarsi a chi gli porta soccorso, impedendogli di poterlo aiutare.
Sono tutte valide, ma fuori dall’acqua e non con una persona presa dal panico come
chi sta annegando. Il sistema più efficace resta quello più semplice : lasciarsi
scivolare sul fondo, il naufrago vi mollerà immediatamente per risalire in superficie
per respirare.
D) Trasporto
Non c’è una tecnica di trasporto nel nuoto di salvataggio migliore di un’altra , tutte
sono valide purché l’obbiettivo venga felicemente centrato.
Ogni bagnino deve usare la più congeniale a lui: il soccorso in mare non è una gara di
stile ma un’operazione di soccorso.
La presa di trasporto buona per ogni evenienza è quella col pericolante in posizione
orizzontale, sulla schiena, il viso fuori dall'acqua, il braccio dei salvatore sotto
l'ascella ' la mano sul petto o sul mento dei pericolante, nuotare sul dorso.
Alcuni consigliano, nel caso che il pericolante si dibatta molto, il braccio libero del
salvatore deve tenere girato dietro la schiena quello del salvato: anche in questo caso
è meglio far stancare la persona in difficoltà stando lontano ed avvicinarsi solo
quando questo non si agita più. Nuotare sui dorso solo con le gambe.
Se il pericolante è asfittico (non dà segni di movimenti respiratori) iniziare subito
la respirazione artificiale (bocca-bocca o bocca-naso).
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XI° PRECISAZIONI SUL LAVORO DEL BAGNINO
L’orario lavorativo del bagnino, per legge, non deve superare le 44 ore settimanali e
prevedere un giorno settimanale di riposo, difficilmente questo avviene .
Frequentemente, infatti in base ad un accordo irregolare con il datore di lavoro, il
bagnino , si impegna a fare la sorveglianza balneare da solo per tutta la stagione, per
l’orario prescritto dall’Ordinanza della Capitaneria (circa70 ore settimanali)ed anche
oltre per la preparazione della spiaggia (pulizia, apertura ombrelloni….). Quanto
sopra causa una situazione difficilmente risolvibile. Allorquando un Bagnino si trova
nell’esigenza di doversi assentare, anche per poco tempo, lo stabilimento risulterà
completamente sguarnito di sorveglianza e pertanto la sicurezza dei bagnanti non può
essere più garantita .
La sanzione amministrativa per chi si assenta anche solo momentaneamente dalla
postazione di salvataggio nell’anno 2005 è stata di € 1033.
XII° OBBLIGHI LEGALI e ALCUNI CONSIGLI DELL'AVVOCATO
A riguardo degli obblighi e delle implicazioni legali, riteniamo importante che i
corsisti presenzino alle lezioni che durante l'anno vengono tenute dall'avvocato da noi
incaricato. La materia giuridica difatti è estremamente tecnica e richiederebbe per
una corretta e completa comprensione una preparazione di base che non è
pretendibile da un bagnino.
In questo manuale vi daremo pertanto alcuni 'consigli utili' che portino il Bagnino ad
avere quanto meno una certa sensibilità verso la materia legale utili a chiarire quegli
aspetti basilari che spesso sfuggono a chi non mastica la legge.
Il bagnino dovrà innanzitutto rispettare tutte le norme previste sia quelle scritte, sia
quelle non scritte. Pare una ovvietà inutile, ed è invece non lo è: quando succede
qualcosa (un infortunio semplice o anche una morte) la prima verifica che viene fatta
è il rispetto di tutte le norme vigenti. Se da detto controllo se ne ricava una
mancanza (es. il bagnino era al bar, non aveva la maglietta o il patino non era
armato) è molto probabile -per non dire certo- che possa sorgere una responsabilità.
Pertanto il bagnino deve impegnarsi a rispettare tutte le regole scritte nell'Ordinanza
vigente: avere un brevetto in corso di validità, rispettare gli orari di sorveglianza,
indossare la maglietta prevista, verificare che tutta la dotazione obbligatoria (patino
armato, rullo con corda, ecc.) sia regolarmente presente.
Deve altresì verificare che il titolare dello stabilimento appronti tutte le cautele
previste dall'Ordinanza per una corretta e sicura balneazione: le boe di delimitazione
alla balneazione, le bandiere, la segnalazione dei corridoi di lancio eventuali, ecc.
Il bagnino deve assolutamente fare questa sorte di check-in: in caso succeda qualcosa
anche lui, in caso di controllo da parte degli organi di investigazione che chiarisca la
mancanza di un qualcosa, potrebbe risponderne.
Chiarito questo, è necessario ora fare un breve cenno all'aspetto più giuridico.
Come noto vi sono due tipi di responsabilità: la responsabilità civile (in soldoni, per
l'aspetto qui che ci interessa, quella che può dar luogo all'obbligo di risarcire
monetariamente qualcuno) e la responsabilità penale (la differenza dal civile è
semplice: il penale è quell'ambito in cui ci si può vedere privati della libertà
personale).
Partiamo da quest'ultimo aspetto: il penale.
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Vi è uno sterminato tipo di reati, ma quelli che interessano il bagnino possono essere
individuati ai fini che qua ci interessano in due fattispecie: le lesioni - art. 582 del
Codice Penale (che si verificano semplicemente quando qualcuno si fa male) e
l'omicidio - art. 575 del Codice Penale (che si verifica quando qualcuno muore).
Questi due reati, come buona parte dei reati, possono accadere con due modalità
diverse.
I reati difatti possono essere commissivi o omissivi, la differenza è semplice: i
commissivi implicano che colui che compie il reato debba aver fatto qualcosa (un
gesto, un movimento, una azione), nei reati omissivi si viene invece puniti per NON
aver fatto qualcosa.
Il bagnino è in teoria interessato da entrambi i casi, ma più che altro è interessato dai
reati omissivi: spesso accade che qualcuno muore o qualcuno si fa male perché il
bagnino non ha salvato o perché era disattento, o perché non era in postazione, o
perché ha avuto paura. Il bagnino quindi non ha fatto qualcosa che doveva fare.
Per la legge penale non impedire un evento (che sia morte o lesione o altro) che si
aveva l'obbligo giuridico di impedire (il bagnino è lì apposta) EQUIVALE A
CAGIONARLO. Che vuol dire? Che se non faccio cosa sono tenuto a fare (salvare), ed
al contempo accade qualcosa di penalmente rilevante (un bagnante si fa male oppure
muore) è come se gli avessi fatto male io o se lo avessi ucciso io.
E' questo che ci preme farvi capire: il non fare può essere penalmente rilevante.
Sia chiaro che nessuno vi chiede l'impossibile. Non avete l'obbligo giuridico di
impedire che succedano le tragedie. Voi avete l'obbligo di provarci: pertanto se
eravate correttamente in postazione, con tutta la dotazione del caso e, provato il
salvataggio, questo è andato male perché era impossibile salvare...difficilmente
qualcuno di incolperà di qualcosa.
Terminato il punto richiamiamo la vostra attenzione su cosa abbia detto all'inizio di
questo paragrafo: in Tribunale tutta la passione del momento, la concitazione, i
problemi più pratici...si perdono. Tutto in Tribunale è nero su bianco, sono dei fogli
scritti senza emozioni. Ecco perché è importante che tutto ciò che è previsto come
obbligatorio (il brevetto, la dotazione, il rispetto degli orari) sia in regola: se
qualcosa non è in regola, su quel qualcosa potrebbe essere una delle basi su cui
fondano la vostra 'colpa'.
E’ vero che la bandiera rossa non impedisce la balneazione, ma è altrettanto vero che
un bagnino non è obbligato legalmente a portare soccorso in mare quando ritiene che
la forza dei marosi possa mettere a repentaglio la sua vita. L’obbligo legale è sulla
sua presenza, sulla sua preparazione, sull'effettività della sua condizione psico-fisica.
Per nessun motivo la sua assenza potrà avere giustificazioni, in caso di incidente in
acqua (morte per annegamento o per malore o anche in seguito ad una semplice
lesione) se sarà dimostrato che in quel momento era assente, commetterà un illecito
penalmente rilevante.
Ricordatevi quindi che il lavoro del bagnino si presta purtroppo a molte situazioni tipo
che potrebbero far sorgere una responsabilità civile (si pensi ai risarcimenti dei
danni) o una responsabilità penale (con privazione possibile della propria libertà
personale in conseguenza di misure cautelari o di vere e proprie condanne).
Sono purtroppo frequenti i casi di bagnanti morti o che hanno subito lesioni personali
consistenti. Può succedere che in quel caso il bagnino non ha visto e non ha prestato
soccorso poiché era distratto, poiché era andato al bagno, o poiché era semplicmente
impossibile vedere e/o salvare.
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In tutti i casi è molto probabile che il bagnino sarà il primo additato di responsabilità
o che, quantomeno, verrà indagato: è pertanto necessario che tutto sia sempre in
regola, ovvero che ci si trovi in postazione, che si indossi la maglietta, che la
dotazione sia in regola, che il brevetto sia in corso di validità, ecc. Basta che manchi
infatti un qualcosa -magari non si indossava la maglietta- per decidere di addossare al
bagnino la responsabilità di un evento nefasto.
Nulla vale a dire, per citare purtroppo un classico esempio, che il titolare dello
stabilimento vi ha costretto a pulire le pedane di accesso: se in quel frangente
accade qualcosa di rilevante, sarà il bagnino responsabile -ad es. di omicidio colposopoiché è lui il preposto per legge a sorvegliare il lido.
Fondamentale è altresì la prevenzione: se il mare è molto mosso è sempre bene
dissuadere da far entrare persone in acqua o, quanto meno, sarebbe bene non fare
allontanare. Il bagnino non ha il potere di legge di impedire che ciò avvenga. Però
bisogna cercare di dissuadere da farlo il più possibile: perché la scriminante dello
stato di necessità art. 54 del Codice Penale (che è quella norma che salva chi ha
commesso un reato per esservi stato costretto da una particolare necessità, come
chi, per fare un esempio di scuola, getta dalla zattera di salvataggio una persona per
salvare se ed altri) non si applica a colore che per definizione svolgono professioni
che implicano un rapporto stretto con il pericolo.
Facciamo un esempio: come evidentemente non può convincervi un vigile del fuoco
che non entra in una casa incendiata poiché ha paura del fuoco, così un bagnino sarà
tenuto in ogni caso a salvare colui che anche contro i consigli si è gettato in acqua,
pur in presenza di mare molto mosso,
Una postilla finale sulla piscina: di solito i fatti di cronaca più rilevanti accadono
nelle piscine. Poiché il controllo per il bagnino è più insidioso: vi è un gran numero di
persone in un piccolo specchio d'acqua e vi è il fattore noia e disattenzione che
tipicamente in una piscina arrivano con grande facilità.
Neppure la legge ci dà una mano: la normativa nazionale sembra cozzare con quella
regionale o, quanto meno, hanno punti in cui è difficile fornire una univoca
interpretazione,
Questa delicata situazione è figlia appunto di un quadro normativo caotico che ha
portato come detto ad un paradosso: il rispetto formale delle leggi (ad esempio
laddove si prevede l'obbligo della presenza di tot. bagnini per tot. mq di piscina) non
permette né l'ottimale sorveglianza dei frequentatori della piscina, né garantisce
minimamente il bagnino o il gestore dell'impianto di andare esenti da responsabilità
civili e penali in caso di eventi lesivi.
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PARTE PRIMA
B- Comportamento Specifico del Bagnino:
in piscina
Il bagnino quando lavora in uno stabilimento balneare dispone , per legge , di
numerosi mezzi di salvataggio che in caso di soccorso in mare sono di grande aiuto .
- In piscina il salvataggio a nuoto è l’unico praticabile………...
Anche qui i secondi sono preziosi , non va perso neppure un attimo .
Talvolta basta un gesto di facilissima esecuzione , come lanciare un salvagente ad
una persona in difficoltà , che sta annaspando vicino a noi , e il salvataggio è già
concluso positivamente .
Ma l’intervento deve essere tempestivo , eviteremo di dover effettuare quei
salvataggi spettacolari, col tuffo che, specie in una piscina ,devono essere fatti solo
se indispensabili.
Il bagnino in piscina deve prestare grande attenzione al suo compito, purtroppo,
talvolta, per noia o per stanchezza, può distrarsi, volgere lo sguardo altrove: questo
è molto pericoloso per la sicurezza, molto più che in mare .
In mare chi fa il bagno difficilmente nuota per tutto il tempo che resta in acqua .
Di solito si entra in acqua in cerca di refrigerio , si inganna il tempo in maniera
piacevole conversando, giocando, anche solo stando immersi: ma anche senza volere
osserveremo gli altri bagnanti .
Non è sbagliato affermare che in mare un bagnante fa la guardia agli altri e gli
altri a lui, il quadro globale è sempre sotto controllo, se si presenta una situazione
pericolosa l’allarme viene dato immediatamente.
Tutti possono vedere chi ha bisogno di aiuto e il bagnino sarà avvisato , quasi
sempre , in tempo utile per intervenire.
Ma in piscina la situazione cambia: chi va lì non sta fermo in acqua ad osservare
l’ambiente e le persone che lo circondano, lo fa per nuotare, per fare sport ed
appena ha finito il suo allenamento se ne va .
In piscina il controllo della sicurezza è quindi affidato esclusivamente
all’attenzione del bagnino . Lui solo vigila , se lui si allontana o si distrae anche per
pochi secondi ed un bagnante si sente male e va sotto , nessuno lo avviserà , perché
nessuno se n’è accorto, perché tutti stavano nuotando, erano impegnati a fare
qualcosa che li coinvolgeva completamente .
- Il bagnino deve stare sempre fuori dall’acqua……………….
Sarà sempre pronto ad accorrere, dal piano vasca, nel punto dove servirà il suo
intervento. Se è immerso e viene chiamato ad intervenire al lato opposto della
piscina dovrà raggiungere il bordo, uscire dall’acqua, correre nel punto più vicino alla
persona da aiutare, immergersi nuovamente: il tutto con grande perdita di tempo.
Perché se andasse a nuoto, da dove si trova, e il malcapitato si trovasse al lato
opposto in una piscina olimpionica impiegherebbe ancora più tempo.
- L’acqua della piscina per chi fa il bagno si presenta come uno specchio……
Chi è immerso in piscina può rendersi conto della difficoltà che incontra a recuperare
un oggetto che gli è caduto sul fondo della vasca .
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Quante volte abbiamo assistito alla scena di chi si rivolge a chi è fuori per farsi
indicare dove è finita la sua cuffia . Il motivo è semplice la superficie dell’acqua si
presenta a chi sta immerso come uno specchio , per vedere in profondità bisogna
andare sul bordo vasca: da lì vedremo tutto chiaramente in trasparenza.
E’ ovvio quindi il motivo per il quale il bagnino deve sorvegliare stando sempre
fuori dall’acqua da: quella posizione potrà avere la visuale migliore di tutto quello
che succede e se qualcuno andrà sotto sarà visto e soccorso.
- Il modo di nuotare è molto importante ……………………
Molti nuotano, in un salvataggio, con la testa immersa nell'acqua: il nuoto del
bagnino, invece, deve sempre essere con la testa fuori dell’acqua, con lo sguardo
fisso sul pericolante per non perderlo mai di vista. E' importante ricordare che in
tutte le occasioni il pericolante non deve essere perso di vista :
nel nuoto : la testa ben fuori dell’acqua, senza mai girarla a destra o sinistra.
nel tuffo: il tuffo deve essere “frenato” le gambe e le braccia aperte che si
chiudono ad ombrello contemporaneamente all'entrata in acqua, mantenendo in tal
modo la testa fuori.
Adottando questi accorgimenti se la persona bisognosa d’aiuto finisse sott’acqua
sapremo il punto nel quale dovremo immergerci per recuperarla.
Il ritmo del nuoto è molto importante ……………………
Un altro significativo esempio: nel salvataggio, a nuoto, molti si sfiancano nuotando
all'impazzata per raggiungere prima possibile il pericolante : qui arrivati non ce la
fanno più ! Ed è in questo momento che iniziano le vere difficoltà del salvataggio.
Bisogna saper distribuire equamente le proprie forze, tra l'andata ed il ritorno, che è
assai più impegnativo. E’ pur vero che i salvataggi in piscina non presentano le
difficoltà di quelli in mare ma non sottovalutiamo mai un salvataggio, giudichiamo
dopo se è stato una passeggiata: non affrontiamolo mai con leggerezza .
- In piscina non galleggiamo come al mare ……………………
È bene quindi considerare che la mancanza di galleggiamento, per noi e per la
persona soccorsa, può crearci qualche problema nel nuoto di salvataggio, specie nel
traino del naufrago che non sta a galla come in mare ma tende ad affondare .
L’acqua della piscina è più leggera di quella salata.
- La prevenzione ……………………
Gran parte dell'attività dei bagnino deve esservi dedicata.
Il salvataggio deve essere in sostanza un caso eccezionale : il bagnino deve
sorvegliare gli sprovveduti, quelli che nuotano male , che non fanno parte di nessun
corso di nuoto con un istruttore che li controlli, che frequentano solo l’apertura al
pubblico, il nuoto libero .
- Sorvegliare anche le persone anziane per il problema dei malori ……………………
Non perdere mai di vista le persone a rischio: potrebbero andare sotto e noi , nella
confusione creata dal grande numero dei frequentatori, non ce ne accorgeremo .
Se qualcuno ci sostituisce avvisarlo: informarlo quali sono i bagnanti da tenere
d’occhio
- La preparazione ……………………
Un bagnino, salvo casi eccezionali, non deve improvvisare ma tenere in perfetta
efficienza i mezzi di salvataggio, che in una piscina si riducono ai salvagenti anulari.
Utilissimo è anche tenere i cavi galleggianti, che dividono le corsie in piscina, perché,
oltre all’ordine tra i nuotatori, sono d’aiuto per chi nuotando al centro della vasca ha
un malessere o più semplicemente non ce la fa più .
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- La cooperazione ……………………
Il bagnino non è un individuo isolato, chiunque può aiutarlo durante un salvataggio,
ovviamente i colleghi , ma anche i bagnanti, per questo in caso di necessità dovrà
chiedere aiuto anche solo per tirare fuori dall’acqua l’annegato, manovra che in una
piscina non è semplice .
- L'avvicinamento di un pericolante ……………………
L'avvicinamento deve essere "cauto e non obbligatoriamente veloce", deve
comportare un calcolato dispendio di forze (da distribuire tra l'andata e il ritorno: un
salvataggio non è una gara di nuoto, il tempo è poco importante; quello che conta è il
risultato); si deve mantenere una costante visuale dei pericolante.
- E' meglio avvicinare il pericolante di spalle (a meno che questi non sia inerte,
allora questa ed altre precauzioni sono inutili)
La nuotata di avvicinamento più efficace è il crawl con la testa fuori dell'acqua
(senza girare la testa a destra o sinistra). Se è impossibile aggirare il pericolante,
perchè questi è preso dal panico, attendere che perda energia, quindi fare le prese
di contatto idonee e trasportarlo a riva.
- Presa di contatto ……………………
La presa di contatto deve essere rapidissima ed effettuata con la massima decisione.
Non bisogna farsi afferrare a meno che ciò non sia fatto intenzionalmente; se si
arriva
davanti al pericolante, la “tattica" più efficace è quella di offrirgli una
mano in senso diagonale, il braccio teso, la mano destra alla destra (o la sinistra
alla sinistra), tirare a sé con un movimento di trazione-rotazione girandolo di spalle.
Non colpire mai: il salvatore che tramortisce il salvato con un colpo si vede solo nei
film: il gesto è inutile, potenzialmente pericoloso, difficilissimo da eseguire,
inefficace .
- Prese di liberazione ……………………
Purtroppo talvolta facciamo degli errori di valutazione sullo stato emotivo della
persona da soccorrere e questi si avvinghia a noi impedendoci di nuotare e di
aiutarlo.
Molte sono le prese di liberazione: si va da la torsione delle dita , alla pressione sul
naso , sugli occhi , alle mosse dei vari tipi di lotta. Sono tutte valide, ma fuori
dall’acqua e non con una persona presa dal panico come chi sta annegando, che in
preda allo stress non sentirebbe dolore neppure se gli lussassimo un dito. Il sistema
più efficace resta quello più semplice: lasciarsi scivolare sott’acqua, il naufrago vi
mollerà immediatamente per risalire in superficie per respirare.
IL TRASPORTO IN ACQUA
Una presa di trasporto per essere valida deve garantire il pericolante in posizione
orizzontale, sulla schiena, il viso fuori dall'acqua .
Il braccio dei salvatore sotto l'ascella , la mano sul mento dei pericolante , per
controllare che la faccia non vada sott’acqua: nuotare sul fianco stile ower, oppure
nuotando rana in posizione supina, leggermente seduta, con tutte due le mani tenere
la testa del naufrago da dietro .
- Il recupero dell’annegato in piscina………………….
Può creare seri problemi il tirare fuori dall’acqua un bagnante privo di sensi se non
abbiamo nessuno che ci aiuta .
Su alcuni manuali di salvataggio viene illustrato un sistema per issare il naufrago sul
bordo vasca dall’acqua da soli, il sistema consiste nell’afferrare le mani della persona
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soccorsa poggiarle sul bordo vasca e tenendole ben ferme con le nostre issarcisi
sopra, salire sul piano della piscina e quindi trascinarci anche il malcapitato.
Considerazioni su questo sistema è che non è di facile attuazione anche per un
giovane: figuriamoci per chi giovane non è più o per una donna.
Il sistema che raccomandiamo qualora fossimo soli, la piscina deserta, a dover fare un
salvataggio: portare il malcapitato vicino alle scalette e continuando a fare bene
attenzione che mantenga la testa fuori dall’acqua (afferrandolo per i capelli o per un
braccio ) salire prima noi sul piano vasca e subito dopo tirarci lui .
- Un bagnante deve essere soccorso. Dove entriamo in acqua ?
Nel caso dovessimo entrare in acqua per portare aiuto a qualcuno in difficoltà, è bene
che si valuti preventivamente da quale punto della piscina è più conveniente
immergersi, in modo da ottenere il risultato più veloce con il minor dispendio di
energia. Quindi se chiamati a fare un salvataggio dovremo si intervenire senza
indugio, ma osservare bene qual è il punto del piano vasca più vicino alla persona da
aiutare e solo da lì entreremo in acqua in modo che la distanza da coprire ,a nuoto
non superi mai i 12-13 metri.
E’ sbagliato partire subito a nuoto per andare a “salvare “ qualcuno , che magari è ,
all’altro capo della piscina, quando correndo sul piano vasca ci stancheremo meno ,
arriveremo prima, ci immergeremo nel punto più vicino e con due bracciate saremo
sull’obbiettivo: camminare è molto più veloce che nuotare .
ALTRI CONSIGLI PER AIUTARE CHI E' IN DIFFICOLTA'
Spesso è sufficiente afferrare un pericolante dal bordo della piscina, oppure
porgergli un lungo bastone che è bene tenere sempre a portata di mano: ci eviterà di
fare quei salvataggi col tuffo che è meglio evitare soprattutto se siamo soli.
Possiamo trovarci nel dubbio vedendo qualcuno che pancia sotto sta immobile in
mezzo alla piscina : sta provando un’apnea o ha un malore? In questi casi non
dobbiamo avere esitazioni nell’intervenire ,meglio un tuffo superfluo e una
chiarificazione con l’apneista ,
alla triste constatazione che purtroppo avevamo sottovalutato l’evento.
Spogliarsi oppure non spogliarsi per fare un salvataggio in piscina è un
interrogativo al quale neppure i bagnini che hanno effettivamente lavorato e
effettuato salvataggi nelle piscine sanno rispondere .
I favorevoli all’entrata in acqua vestiti evidenziano la perdita di tempo a
spogliarsi ,
gli altri sottolineano il pessimo galleggiamento in piscina e nel soccorso a nuoto
anche se fatto per un breve tratto un’ulteriore appesantimento è un handicap
estremamente dannoso che va evitato tanto più che per farlo , togliersi la maglietta
e le scarpe da piscina , bastano pochi secondi.
AVVERTIMENTI-SUGGERIMENTI PER BAGNINI E FREQUENTATORI
Ecco cosa è bene evitare prima di fare il bagno :
stare molto al sole, allenamenti pesanti con grande sudorazione, bere alcolici,
essere a digiuno da più di cinque sei ore. Prima di entrare in acqua è bene fare
acclimatazione stando seduti sul bordo vasca con i piedi immersi anche solo per
pochi minuti, bagnandosi abbondantemente la nuca (dov’è il centro
termoregolatore ) e la parete addominale (la pancia ). Anche la doccia, che in molte
piscine è obbligatoria prima di entrare in acqua, è utile all’acclimatazione.
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Chi nuota di primo mattino è consigliabile che prima dell’allenamento faccia una
colazione zuccherina . Dopo il pasto è bene aspettare almeno due/tre ore prima di
andare in piscina.
E’ PREFERIBILE ESSERE RIPETITIVI CHE LASCIAR PERDERE PER PAURA DI
DARE FASTIDIO !!!!
. Non correte mai sul piano vasca , se lo fa il Bagnino anche gli altri si sentiranno
autorizzati a farlo (specie i bambini) e data la scivolosità le cadute saranno frequenti
e pericolose.
. Questi e molti altri consigli , suggerimenti , avvertimenti possiamo e abbiamo il
dovere di dare ai frequentatori della piscina .
. Consigli anche non richiesti , ma che dobbiamo dare a costo di essere noiosi .
. È consigliabile fare diversi cartelli con la descrizione dei comportamenti da seguire
e dei pericoli da evitare ed attaccarli in piscina.
. La prevenzione non deve mai avere fine , ci sono dei bagnini che lavorano nelle
piscine da anni che grazie al loro scrupolo alla loro attenzione alla loro pignoleria
non hanno avuto bisogno di effettuare molti salvataggi .
. Ricordiamoci del perfetto stato d’ordine e di manutenzione nel quale deve trovarsi
sempre il locale di Primo Soccorso .
. Il materiale che dobbiamo sempre avere in stato impeccabile è : una bombola
d’ossigeno con regolatore di pressione oppure tre bombolette individuali da litro , un
pallone Ambu , cannula per la respirazione, una cassetta di medicinali (disinfettanti,
garze, cerotti, fasce,…..) sempre per un primo soccorso ed in corso di validità .
. Questo materiale sarebbe opportuno che fosse lasciato in piscina, in un armadietto ,
a portata di mano per essere utilizzato prontamente in caso di necessità, e non
lasciato in un locale che per essere raggiunto costringerebbe il bagnino a lasciare
l’annegato perché solo lui sa dov’è , e cosa prendere.
DALLA STAMPA
Il Tirreno martedì 28 giugno 2005
BAGNINO OBBLIGATORIO PER LA SICUREZZA NELLE PISCINE
PISA. La morte del piccolo Alessio annegato in una piscina a Castagneto evidenzia una
situazione a rischio quanto mai sottovalutata. Lo dice Fiorenzo Meucci, direttore della
società nazionale di salvamento di Pisa. «Le piscine sono ritenute - dice Meucci - impianti
natatori altamente sicuri: non ci sono onde, correnti, buche; purtroppo però hanno il triste
record delle morti per annegamento. In mare, stime attendibili, danno l’azzeramento della
mortalità su spiagge sorvegliate da bagnini: le persone affogano dove il servizio di
salvataggio non è presente e, quasi sempre, con il mare in tempesta. Le piscine hanno
l’obbligo del bagnino, ma anche se questo deve sorvegliare un numero molto inferiore ai
fruitori di uno stabilimento balneare, la sua attenzione non può avere rilassamenti,
distrazioni. Uno specchio di mare traboccante di bagnanti è meno pericoloso di una piscina
con poche persone: in mare si conversa, si cerca refrigerio, si gioca. Se un bagnante ha un
malore, viene subito visto dalle persone intorno che avvertiranno il bagnino. In piscina
abbiamo un quadro diverso: chi sta in acqua nuota, non osserva gli altri, il bagnino è solo,
nessuno lo avverte se un bagnante “va sotto”. E talvolta purtroppo è successo che chi è
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andato “sott’acqua”è stato visto quand’era troppo tardi. A Pisa un bambino di tre anni, che
prendeva parte ad un corso di nuoto, annegò in piscina circa otto anni fa. Purtroppo esiste
una situazione ad altissimo rischio in alcuni luoghi villeggiatura: residence, agriturismi,
piccoli alberghi, condomini: hanno la piscina ma non il bagnino. Si tratta di piscine poco
profonde: da 80 cm ad un metro, un metro e venti al massimo; i proprietari degli impianti
date le modeste dimensioni dello stesso ritengono che il bagnino non sia necessario né
obbligatorio. Si sbagliano, il bagnino in un impianto aperto al pubblico è sempre imposto,
per legge. La legge 388 (del 15/07/03) evidenzia l’obbligatorietà di personale abilitato al
pronto soccorso nei luoghi di lavoro. In piscina il bagnino è sempre indispensabile: una
persona mentre entra in acqua può essere colpita da un malore, un bambino può andare
sotto. In tutti questi casi il bagnino potrà intervenire con opportune manovre di
rianimazione: ma se non è presente le probabilità di morte avranno una impennata. Il
proprietario dell’impianto in presenza di un decesso in piscina, nel caso dell’assenza del
bagnino, dovrà dimostrare che la morte non è imputabile alla mancanza dell’operatore di
salvataggio. Il bagnino in piscina non è obbligatorio solo nelle piscine private o condominiali
quando i fruitori sono soltanto i proprietari del condominio: non esistono deroghe.
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SECONDA PARTE
Nozioni di Meteorologia
I venti
Come si formano : le cause.
Il Vento è prodotto dalla differenza di pressione tra due zone.
Da una zona di Alta Pressione l’aria si sposta in una zona di Bassa Pressione: questo
spostamento d’aria genera il Vento.
Nel nostro emisfero nelle zone di Alta Pressione l’aria si sposta in senso orario e
quando arriva in quelle di Bassa Pressione si sposta in senso antiorario: nell’altro
emisfero avviene il contrario.
Una zona di Alta Pressione è detta anche Area Anticiclonica.
Una zona di Bassa Pressione è detta anche Area Ciclonica.
ISOBARA
L’Isobara è una linea immaginaria che unisce tutte le zone che hanno uguale
pressione.
Più le Isobare sono vicine, più la differenza di pressione è marcata: più il vento è
forte.
LA FORZA DI UN
VENTO
:
LE CAUSE
La forza di un vento è dovuta dalla differenza di pressione tra due zone : tanto è
maggiore, tanto sarà più forte il vento. Anche la distanza tra due zone può incidere:
se le zone sono lontane la forza del vento sarà minore che se fossero vicine. Le
barriere naturali (montagne, boschi) influiscono notevolmente nello smorzare la
potenza del vento. L’Italia con le Alpi e gli Appennini oppone un valido ostacolo ai
freddi venti del Nord (polari ,siberiani). Un valido esempio è New York, che è sul 40°
parallelo (come Lecce), d’inverno ha temperature oltre meno 20 gradi, dato che le
catene montuose del continente Americano non offrono , per la loro disposizione ,
una sufficiente protezione al venti polari. Ovviamente anche le barriere
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architettoniche frenano la forza di un vento : le città sono più protette delle zone
“aperte”.
Il luogo dove l’impeto del vento arriverà in maniera completa è in mare aperto e sulle
coste.
Il tempo
Nelle zone di Alta Pressione il tempo è buono:c’è come uno scudo che protegge dalle
perturbazioni.
Nelle zone di Bassa Pressione il tempo è variabile: possono arrivare le
perturbazioni ,ma può esserci anche bel tempo.
LE BREZZE
Il giorno il sole scalda più la sabbia che il mare: il calore fa abbassare la pressione
sulla costa, e dal mare, dove la pressione è più alta, arriva aria: Brezza di Mare.
La sera al tramonto, il sole non scalda più la sabbia e si viene creare un equilibrio tra
la pressione sulla terra e quella sul mare: il risultato è assenza di vento.
Nelle ore notturne la sabbia si raffredda, il mare, avendo un escursione termica
minima, diventa più caldo rispetto alla terra: si crea una situazione opposta alle più
calde ore del giorno, con la zona di alta pressione sulla costa e l’aria che si sposta
verso il mare: la Brezza di Terra.
La Brezza di Terra fa sentire la sua forza la notte e nella prima mattina (d’estate fino
all’incirca alle ore 10 del mattino) ed è pericolosa perché trascina al largo,viene
sottovalutata sia dai bagnanti che dai bagnini perché spira a mare calmo.
Dopo le ore dieci il sole scaldando la costa fredda dalla notte, va a ricreare una sorta
di equilibrio (riferito alla differenza di pressione tra le due zone) simile a quello del
tramonto con assenza di vento. Ma dopo poco (all’incirca un’ora) il calore del sole
contribuirà alla formazione della Brezza di Mare. Ovviamente d’Estate le Brezze, a
causa del caldo, cambiano più velocemente.
STRUMENTI
E CRITERI DI MISURAZIONE
Lo strumento usato per misurare la pressione atmosferica è il Barometro.
L’unità di misura è il Bar , nel nostro caso si userà il Millibar.
Lo strumento impiegato per la misurazione della velocità di un vento è
l’Anemometro.
Se ne distinguono parecchi tipi che si dividono in due gruppi.
a) Anemometri a rotazione, nei quali il vento imprime ad un’elica o ad un mulinello
formato da semisfere cave un movimento rotatorio che trasmesso ad un contatore
permette di misurare la velocità di un vento.
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b) Anemometri a pressione o depressione. Il più semplice consiste in una piastra
metallica mantenuta in posizione da una molla o da un peso. Quando il vento colpisce
la piastra, questa si sposta davanti ad un quadrante graduato sul quale si legge la
velocità del vento.
Gli Anemometri più precisi funzionano mediante un tubo di Pitot o un tubo di Venturi
che si orienta al vento per mezzo di una banderuola ed è collegato ad un manometro
il cui quadrante è graduato in metri al secondo e chilometri orari. Sono i più precisi.
Gli Anemografi sono degli Anemometri registratori.
SEMPRE SUI VENTI : NOTIZIE UTILI E INFORMAZIONI
Nel bacino del Mediterraneo i venti hanno un nome ,non nella parte restante del
mondo .
La pericolosità di un vento è data , oltre che dalla sua forza , anche dalla direzione
sul litorale.
Ovviamente di seguito tratteremo di venti “marini”, provenienti cioé dal mare, gli
altri venti -quelli di “terra”- non sono pericolosi per la balneazione e specialmente
d’estate sono poco sentiti.
Un vento proveniente dal mare, non avendo barriere naturali o architettoniche a
frenarlo, è più potente di uno che viene dall’entroterra: la sua azione sarà ancora più
incisiva se spirerà perpendicolare alla costa. E’ chiaro che un vento, che soffia in
verticale sul litorale, avrà un’azione più devastante di uno in obliquo od in parallelo:
un vento quindi pericoloso per una zona non lo sarà necessariamente per un’altra.
Sul nostro litorale (da Viareggio a Livorno) il più pericoloso è il Libeccio, ma non lo
sarà certamente sulla costa bagnata dall’Adriatico.
E’ bene ricordarsi che le Libecciate sono tanto più pericolose quanto più il litorale
forma un angolo retto con la direzione del vento proveniente dal mare.
Chiaramente come accennato ci sono parti parti del litorale italiano -come la costa
nord della Sicilia o della Sardegna oppure, come gia scritto, la nostra costa Adriaticadove il Libeccio è un vento di terra e non crea problemi.
Un chiaro esempio di quanto un vento può essere violento in una zona e non in
un’altra è la Sicilia. Per la sua forma triangolare tre diversi venti sono pericolosi:
sulla parte Est-Ionica spira lo Scirocco (nel 1996 annegarono in una giornata sei
persone). Sulla costa Sud, di fronte all’Africa (per la precisione alla Tunisia), fa
sentire la sua forza il Libeccio. Infine nella parte a Nord -dove troviamo Palermo- i
venti più potenti sono in ordine: Tramontana , Maestrale e Grecale.
Fuori dalle zone indicate questi venti non creano problemi.
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LA METEOROLOGIA NAUTICA
La meteorologia è la scienza che studia i fenomeni atmosferici e la sua conoscenza
ha per obiettivo la previsione del tempo. E' molto importante per la sicurezza della
navigazione riconoscere e interpretare i bollettini e le carte meteo, riuscire con la
lettura degli strumenti e l'osservazione diretta a prevedere l'evolversi della
situazione atmosferica. L'atmosfera, la pressione, la temperatura, l'umidità e il
vento, sono i soggetti sui quali si basa lo studio della meteorologia.
L'atmosfera: è quell'involucro d'aria che avvolge la Terra ed è composta da un
miscuglio di gas in percentuali diverse: Azoto: 78,08 % - Ossigeno: 20,95 % - Argon:
0,93 % - Anidride carbonica: 0,03 % - Idrogeno, Neon, Kripton, Elio e Xenon: 0,01 % Si
divide in zone sovrapposte i cui nomi sono a partire dalla superficie terrestre:
Troposfera, Stratosfera, Mesosfera e Termosfera. Ai fini della meteorologia interessa
la prima zona, la Troposfera.
DIREZIONE DEI VENTI
La direzione di un vento è sempre quella di provenienza.
Ad esempio se parliamo dello Scirocco la direzione Sud-Est è quella da dove spira,
non l’indirizzo verso il quale spinge che è Nord-Ovest .
NORD. Da nord arriva la Tramontana è un vento molto freddo e spira a raffiche; di
solito porta tempo asciutto, cielo sereno e visibilità ottima. E’ un vento
prevalentemente invernale .
NORD-EST. Da nord-est spira il Grecale con leggere variazioni di provenienza.
Porta tempo buone e cielo sereno. Sul mare che bagna la costa tirrenica non crea
problemi, se non sulle isole. Spira a raffiche.
SUD-EST. Da sud-est soffia lo Scirocco vento caldo e umido presente spesso durante la
stagione balneare. Porta tempo nuvoloso, mare mosso, visibilità scarsa e può durare
molto a lungo.
SUD-OVEST. Da sud-ovest fa sentire la sua forza il Libeccio. Generalmente nasce
molto velocemente e ugualmente si sviluppa fino a raggiungere una potenza
eccezionale per poi calmarsi con la stessa rapidità con cui è nato. Cessato il suo
effetto di solito si ha un innalzamento della pressione con conseguente arrivo di
tempo e cielo sereno. In Toscana è noto il detto: Nasce , pasce e muore.
NORD-OVEST. Da nord-ovest proviene il Maestrale: vento freddo che spira a raffiche
di forza elevata da cui il nome “Il maestro dei venti”. Porta tempo freddo asciutto e
sereno. E’ un vento solitamente invernale.
SUD. Da sud alita il vento chiamato Mezzogiorno oppure meno diffusamente Ostro. È
un vento meridionale di effetto debolissimo. La sua azione è poco sentita sui nostri
mari.
OVEST. Da ovest giunge il Ponente: vento estivo, fresco e pomeridiano, può essere di
notevole forza e durare più giorni: è talvolta scambiato con il Libeccio.
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EST. Da est arriva il Levante: vento fresco di debole intensità. Il suo presentarsi sulla
nostra costa (toscana) di solito preannuncia l’arrivo di perturbazioni da Scirocco.
Concludendo si può sommariamente dire che il Tirreno settentrionale ed il mar di
Ligure sono interessati d’estate principalmente da Libeccio, Scirocco e Ponente.
LA BUSSOLA
Le origini della bussola sono incerte. Secondo molti gli inventori sono stati gli arabi.
A noi italiani piace attribuire la paternità a Flavio Gioia che inoltre, riteniamo, abbia
battezzato i venti (che hanno un nome solo nel Mediterraneo). Ma soffermandoci sui
nomi che usò e che sono chiaramente derivanti dai nomi dei paesi dai quali i venti
provengono, troviamo qualche errore geografico: ad esempio il Libeccio proviene da
Sud-Ovest e non da Sud dove si trova la Libia rispetto all’Italia, il Grecale proviene da
Nord-Est mentre per noi la Grecia è a Ovest, Sud-Ovest. Secondo i sostenitori di
Flavio Gioia, quando questi decise di dare un nome ai venti, si trovava all’isola di
Malta ma anche da qui scopriamo qualche errore nella posizione geografica (vedi il
Libeccio).
Chiaramente fu una copiatura! A conferma vi appare (ancora oggi) il Libeccio (da
Libia) che era l'ovest degli arabi, il Grecale (da Grecia) che per gli arabi lo Sholuk
(Scirocco) che era l'est asiatico arabo.
Flavio Gioia utilizzò i nomi originali e lasciò senza rendersene conto la firma ben in
evidenza degli arabi.
COME ORIENTARSI
Sapersi orientare, per il Bagnino, significa riuscire a trovare dove si trova il Nord e gli
altri punti cardinali senza avere precedenti indicazioni di riferimento.
Praticamente se il Bagnino si trova a lavorare per la prima volta su un tratto di costa
per lui sconosciuto, sarà utile conoscere la disposizione della rosa dei venti per
sapere, quando spira un vento, la direzione da cui proviene, di quale vento si tratta,
se è pericoloso per quella spiaggia. Alcuni venti soffiano in maniera molto più potente
di altri, se un vento alita anche perpendicolarmente verso un tratto di costa ma la
sua forza massima non è molta non c’è da preoccuparsi. Se invece incomincia a farsi
sentire un vento, del quale gli abitanti del posto ci informano della forza e
pericolosità, è bene al suo comparire preparare l’arenile alle burrasche(bandiera
rossa, avvisi acustici di pericolo con altoparlanti, spostare le sdraio e gli ombrelloni
vicino a riva, ecc.).
Per fortuna i venti non esplodono improvvisamente, ma la loro potenza aumenta
lentamente.
Ripetendo, i venti più minacciosi sono quelli potenti e perpendicolari alla costa,
ovviamente il Libeccio (sud-ovest) maggiormente il Ponente(ovest), sono quelli che
sulle nostre spiagge (toscane) creano i maggiori problemi: oltre che per la forza, per
la direzione. Quindi a conferma di quanto su scritto se ci troviamo a lavorare in uno
stabilimento o spiaggia situato fuori dal tratto tirrenico o addirittura all’estero, dopo
esserci informati, dai residenti, quale sia il vento più pericoloso e da quale direzione
proviene (sud, nord, nord-ovest,ecc...) dobbiamo sapere dove si trova, rispetto al
posto dove lavoriamo, il punto cardinale dal quale soffierà il vento interessato per
poter approntare , al suo manifestarsi , adeguate misure preventive per il salvataggio
(mezzi di soccorso: patino , salvagenti , rullo , ecc…).
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Il sistema più semplice è avere una bussola: costa pochi euro ed è facilmente
consultabile.
Un altro modo è vedere dove sorge e dove tramonta il sole: nel primo troviamo l’est
nel secondo l’ovest.
Se guardiamo dove sorge, il nord sarà alla nostra sinistra, se invece osserviamo dove
tramonta, il nord lo troveremo a destra.
Sempre all’alba possiamo piantare un bastone in terra la sua ombra indicherà
l’ovest , il punto dove il sole nasce è l’est , disegnando sulla sabbia una linea dritta
tra i due punti potremo su questa costruire una rosa dei venti .
Un’ulteriore sistema per orientarci senza bussola lo troviamo aiutandoci con un
orologio a lancette .
Puntiamo la lancetta dell’ora verso il sole, osserviamo l’ora che indica usando il
metodo delle ventiquattro ore (es. le 17 non le 5 pomeridiane), calcoliamo la metà
dell’ora indicata, le 8 e 30, guardiamo dove indicherebbe la stessa lancetta se fossero
veramente le 8 e 30: in quella direzione c’è il nord .
Se ci trovassimo a pescare su una barchetta a motore con poco carburante e, dopo un
po’ di tempo causa la foschia, non vedessimo più la costa, basterebbe trovare il nord
col metodo sopra descritto e dirigerci a destra per ritrovare la linea litoranea.
Questo naturalmente sul nostro litorale tirrenico.
Chiaramente il metodo più preciso per l’orientamento è la bussola, ma anche con gli
altri sistemi potremo orientarci in maniera sufficiente.
CONSIDERAZIONI
E CONSIGLI PER IL
BAGNINO
La conoscenza della meteorologia è essenziale per il bagnino, conoscere i venti è
indispensabile, come sapere quali sono i più pericolosi.
Alcuni venti pur spirando forte non creano problemi alla balneazione, altri si.
È inoltre fondamentale avere le idee chiare sulle variazioni del tempo nelle aree
anticicloniche e in quelle cicloniche.
Se ad esempio siamo in una zona di alta pressione non avremo pioggia.
Se invece ci troviamo in una zona di bassa pressione possiamo avere precipitazioni.
Trovandoci in una zona intermedia, tra una di alta pressione ed una di bassa, se c’è
acqua in giro, potremo avere scrosci solo di breve durata, perché le nubi cariche di
pioggia transiteranno trascinate dal vento e non staranno ferme a scaricare
acquazzoni per l’intera giornata.
Con poche nozioni potremo programmare meglio il nostro lavoro, sapendo
anticipatamente quando sono probabili le perturbazioni.
Una giornata di pioggia leggera, senza forte vento, è utilissima per lavare senza
fatica sdraio e ombrelloni, lasciati aperti, che, se non vengono periodicamente
detersi, arrivano ad essere lentamente distrutti dal salmastro, sia nella struttura
metallica come pure nella copertura di tessuto.
In molti stabilimenti c’è la cattiva abitudine di chiudere sempre gli ombrelloni la
notte ed incappucciarli, quando, durante i periodi senza vento, sarebbe utile lasciarli
aperti, e farli lavare dalla guazza notturna.
Buona è comunque l’usanza di incappucciare gli ombrelloni durante le giornate di
forte vento di mare per proteggerli dalla salsedine.
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- SULLE ONDE:
CURIOSITÀ
Il 26 dicembre del 2004 alcune onde gigantesche si abbatterono sulle coste di alcune
isole dell’Oceano Indiano provocando oltre alla distruzione delle costruzioni sulla
costa e nell’immediato entroterra , la morte di circa 250.000 persone. Questi mostri
del mare si chiamano tsunami (Soo-Nah-Mee, letteralmente “onde del porto”),
termine giapponese conosciuto ormai in tutte le lingue del mondo perché l’unico che
indica con esattezza la globalità del manifestarsi dell’evento.
L’assoluta impossibilità di qualsiasi previsione, la velocità, la potenza, le dimensioni
e la furia devastatrice sono le caratterisiche degli tsunami, autentiche pareti d'acqua
in grado di spingersi oltre i 700 km/h e ad altezze fino a 650 metri. Un fenomeno
ancora poco conosciuto e imprevedibile che pare si sta rivelando molto più frequente
di quanto non si pensasse.
Per secoli sono appartenute ai leggendari racconti dei naufragi. I sopravvissuti delle
catastrofi marine non le conoscevano ancora come “onde anomale”, ma la scena era
la stessa: muri altissimi di acqua capaci di inghiottire intere navi da crociera e
abbattersi sulle coste con furia pazzesca distruggendo tutto ciò che incontravano.
Anche i numeri della “catastrofe naturale” impressionano. Provocata da terremoti o
frane sottomarine, eruzioni vulcaniche o precipitazione di un meteorite, l’altezza
della prima onda di uno tsunami può raggiungere i 650 metri e propagarsi alla
velocità di un normale aereo di linea (circa 700km/h). Ma dato che solitamente la
lunghezza di un’onda anomala è 600 volte l’altezza, l’inclinazione è quasi
impercettibile.
Per questa particolarità diventa praticamente “inavvertibile” a qualunque
imbarcazione in mare aperto si trovi sul tragitto dello tsunami. Preoccupanti sono
anche le enormi distanze che arrivano a coprire , dall’origine, dal punto dove nasce,
alle coste che devasta.
Anno 1960, il Cile viene colpito da un terremoto, di una potenza tra le più forti mai
segnalate, il risultato è anche un’onda smisurata che, dopo circa 17.000 chilometri di
viaggio, atterra sul Giappone. Quattro anni più tardi tocca all’Alaska, all’Oregon e
alla California e poi a Filippine, Indonesia e ancora Giappone. Tsunami significa “onda
di porto”, perché è sulle coste e nei porti che si osservano i suoi effetti devastanti.
Lo tsunami è un’onda d’acqua, contrassegnata da una lunghezza d’onda smisurata,
generata da una inaspettato gigantesco spostamento del fondo marino dovuto un
potente terremoto, oppure ad una mastodontica frana sottomarina, o ad
un’esplosione vulcanica.
L’assoluta impossibilità di una previsione, la catastrofica dimensione dell’evento
tsunami rendono chiaramente l’entità del pericolo che corrono le popolazioni che per
motivi, in alcuni casi, strettamente economici vivono sulle coste o nelle loro
vicinanze.
Come le comuni onde, pure gli tsunami sono caratterizzati da una lunghezza d’onda,
ampiezza d’onda,altezza d’onda, frequenza(o periodo) e velocità.
30
La lunghezza d’onda e’ la distanza tra due punti posti in uguale posizione sull’onda
(per esempio le creste o le fosse). La lunghezza d’onda delle onde oceaniche
“normali” e’ dell’ordine dei 100 metri.
L’altezza d’onda e’ la distanza tra il punto piu’ alto e il punto piu’ basso dell’onda.
L’ampiezza d’onda si riferisce all’altezza dell’onda sulla linea di mare calmo.
Frequenza (o periodo) e’ il tempo necessario al passaggio di una intera lunghezza
d’onda da un punto stazionario.
La velocita’ delle normali onde oceaniche ha valori di 90 km/ora, mentre gli tsunami
possono
arrivare a velocita’ 9-10 volte superiori.
Fra le grandi onde delle nostre spiagge durante le giornate di mare grosso e gli
tsunami troviamo differenze abissali.
Le onde delle nostre tempeste sono create dal vento che soffia sulla superficie del
mare ed hanno un tempo di passaggio di 5-20 secondi e sono lunghe100-200 metri .
Quelle degli tsunami hanno una durata tra 10 minuti e due ore e una lunghezze
d’onda maggiori di 500 km. Diversamente dalle onde comuni, che si riferiscono a
modesti spessori d’acqua, gli tsunami sono caratterizzati dal fatto che la forma
d’onda si sviluppa per la totalità della massa d’acqua tra la superficie e il fondo del
mare.
E’ questa la qualità specifica che spiega la grande potenza di uno tsunami.
Per questo, quando uno tsunami lascia le acque profonde del mare aperto, si avvicina
alla costa, incontra il declivio del fondo sabbioso che, in teoria, dovrebbe frenare la
sua forza devastante, questo non avviene: esso subisce soltanto una trasformazione.
La velocità diminuisce, ma la forza dell’onda, per colpa dell’effetto secca, non subirà
nessun tipo di ammorbidimento: l’onda diventerà più corta, ma molto più alta.
Quindi lunghezza più corta e ugual energia danno come risultato maggiore altezza
dell’onda.
Uno tsunami quasi invisibile in alto mare può arrivare con onde altissime sulla costa.
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CREAZIONE,
PROPAGAZIONE ED INFRANGIMENTO
Uno tsunami si forma quando si sposta una grande massa d'acqua. Può essere causato
da: un forte sisma sottomarino, di magnitudo 7 (scala Richter) o superiore; un brusco
innalzamento o abbassamento del fondale marino; uno scivolamento del terreno
costiero o sottomarino; un impatto di una meteorite. E` da notare che un forte sisma
non causa necessariamente uno tsunami: tutto dipende dal modo in cui si modifica il
fondale oceanico nei dintorni della faglia.
Lo spostamento dell'acqua si propaga
progressivamente e crea onde lunghe (generalmente qualche centinaia di chilometri)
e di grande durata (qualche decina di minuti).Quando l'evento dello tsunami si
verifica vicino la costa, lo si denomina "tsunami locale".
Un cartello avvisa del pericolo tsunami in caso di terremoto
STORIA
Alcuni storici mettono in relazione la leggenda di Atlantide ad un fenomeno di
maremoto e di tsunami. Si fanno anche ipotesi sui possibili collegamenti tra le
narrazioni bibliche del Diluvio universale e un maremoto.È invece storicamente
accettato che l'eruzione del vulcano nell'isola greca di Santorini nel 1650 AC abbia
causato uno tsunami che distrusse la civilià minoica a Creta e che ebbe conseguenze
in Turchia e in tutto il Mediterraneo orientale. Durante l'eruzione il vulcano collassò
nel mare, causando un massiccio spostamento d'acqua, cioè il maremoto, e
devastanti tsunami.Uno tsunami devastante fu quello avvenuto al largo della costa di
Hokkaido, in Giappone, in conseguenza di un terremoto, il 12 luglio 1993. Come
risultato, duecentodue persone sulla piccola isola di Okushiri persero la vita, e altre
centinaia furono ferite o disperse. Il maggiore e più recente episodio è legato al
maremoto dell'Oceano Indiano del 26 dicembre 2004).
32
TERZA PARTE
Primo Soccorso del Bagnino di Salvataggio
CONSIDERAZIONI GENERALI:
Negli ultimi anni si è incrementata molto l’attività balneare di ogni tipo (bagni di
mare, attività subacquea, nautica da diporto, surf, ecc...).
Queste attività si svolgono quasi esclusivamente nei mesi estivi, ma chi vuole
mantenersi in forma continua i suoi allenamenti nuotando in piscina anche nelle altre
stagioni .
Si è visto quindi aumentare notevolmente l’utenza degli impianti natatori, con un
notevole affollamento nelle ore di punta.
In piscina per la mancanza di venti, onde, correnti, buche, tempeste , per l’obbligo
della presenza di almeno un bagnino e per la superficie , d’acqua , minore che questi
deve sorvegliare rispetto ad un altro che lavora sul mare, ai minori compiti ai quali è
adibito (non deve aprire ombrelloni, sdraie pulire la spiaggia) viene spontaneo
sottovalutare il pericolo dell’annegamento .
Eppure sono le piscine ad avere il triste record delle morti per annegamento rispetto
alle spiagge sorvegliate degli stabilimenti balneari.
Questo dimostra che, non solo al mare ma, anche che nelle piscine, il bagnino dovrà
essere sempre vigile ed attento, durante la sorveglianza non dovrà inoltre mai
leggere, se ascolterà radio o musica non dovrà mai farlo con gli auricolari: dovrà
essere sempre pronto a raccogliere le richieste d’aiuto .
La sua preparazione dovrà essere completa, sia pratica che teorica, in modo che
possa capire quale sia il tipo di intervento più idoneo da mettere in atto e sapere
come comportarsi in ogni momento dell’emergenza .
Perché ciò sia possibile è indispensabile che il bagnino abbia sufficienti conoscenze
del corpo umano, degli infortuni in un ambiente balneare o di piscina, e
naturalmente degli interventi per poter di primo soccorso. Tratteremo nozioni di
anatomia dall’apparato respiratorio alla circolazione sanguigna, passeremo alla
rianimazione cardiopolmonare, alle manovre di ripristino delle funzioni vitali con un
annegato, al comportamento da tenere di fronte a persone che in piscina hanno avuto
i più svariati tipi di infortunio, in modo che il bagnino, intervenendo possa non solo
non aggravare la patologia già in atto ma, fare al contrario una valida opera di primo
soccorso .
È bene ricordarsi che il Bagnino di Salvataggio è un operatore della sicurezza in
acqua, che è stato preparato ed ha superato un esame per questo compito.
La sua opera sui litorali, come nelle piscine, è finalizzata al salvataggio in acqua,
ovviamente presterà soccorso e porterà aiuto davanti a qualsiasi tipo di incidente ma
il suo compito è fare primo soccorso e solo quello. Successivamente, in tutti i casi che
andranno oltre lo spavento e la sbucciatura al ginocchio, l’infortunato dovrà essere
indirizzato presso il più vicino Pronto Soccorso.
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∆ Di seguito verrà quindi illustrato in maniera estremamente generica il
funzionamento dell'apparato respiratorio, dell'apparato circolatorio e delle
conseguenze sul corpo umano dell'annegamento.
Dopo si passerà all'illustrazione di come prestare assistenza ad un annegato
per poi chiudere con una carrellata di situazioni di emergenza che tipicamente
si possono capitare al Bagnino.
L’APPARATO RESPIRATORIO
L'apparato respiratorio è costituito: dal naso, dalla faringe, dalla laringe, dalla
trachea, dai polmoni e dai bronchi.
La respirazione è una funzione vitale. L’apparato respiratorio è costituito: dal
naso, dalla faringe, dalla laringe, dalla trachea, dai polmoni dai bronchi.
Di tutti i gas che fanno parte dell’aria i polmoni trattengono solo l’ossigeno O 2
ed emettono tutti gli altri più l’anidride carbonica CO2.
L’ossigeno è utilizzato come carburante e l’anidride carbonica è il prodotto
di scarico dell’organismo.
L’aria entra nel naso attraverso le narici. Subito dietro ci sono le fosse nasali,
tappezzate da sottilissimi peletti (ciglia vibratili) che trattengono i corpuscoli solidi
(polvere, polline ecc,) mentre il muco li invischia. Durante il passaggio l’aria viene
inumidita e riscaldata grazie ai capillari di cui sono ricche le pareti delle fosse
nasali.
È possibile respirare attraverso la bocca pur non essendo del tutto igienico.
34
I polmoni e
l’albero bronchiale
Per un breve tratto aria ed alimenti passano dallo stesso condotto (faringe) prima
di prendere ognuno la propria strada: il cibo passa per l’esofago l’aria per la
laringe e la trachea.
L’epiglottide, subito sopra la laringe, chiude la trachea al passaggio del cibo verso
l’esofago.
Nella laringe sono poste le corde vocali, due striscioline di tessuto disposte
orizzontalmente subito sopra la trachea che ci permettono di produrre la voce.
La trachea è un tubo rinforzato da anelli cartilaginei posto proprio davanti
all’esofago. Anch’essa è tappezzata internamente da ciglia vibratili ed umettata da
un liquido secreto da ghiandole della parete, che trattiene le impurità, inumidendo
l’aria.
Le stesse ciglia muovendosi dal basso verso l’alto e con l’aiuto della tosse portano
fuori dalla trachea eventuali corpi estranei. A un certo punto la trachea si
biforca in due rami : i grossi bronchi uno a destra e uno a sinistra che conducono
rispettivamente al polmone destro e al polmone sinistro.
Il meccanismo della
respirazione
35
A loro volta i grossi bronchi si suddividono come i rami di un albero, in tubicini
sempre più piccoli, fino ai bronchioli anche questi hanno nella parete dei pezzetti
di cartilagine che non formano però dei veri anelli. La cartilagine scompare
lentamente man mano che diminuiscono le dimensioni. Ogni bronchiolo si
suddivide in piccole diramazioni sulle quali appaiono delle estroflessioni rotonde,
come sacchetti: è l’acino polmonare e ogni sacchetto è chiamato alveolo.
L’alveolo polmonare ha una parete sottilissima (pensate ad una bolla di sapone) ed
ognuno di essi è circondato da una fitta rete di capillari sanguigni ( come la
rete di plastica che contiene il pallone attaccato alle bancarelle di una fiera ).
I bronchioli e gli
alveoli polmonari
Nei polmoni il numero degli alveoli è di circa 150 milioni, per una superficie di
40-100 mq.
Ed è a questo livello che l’ossigeno dell’aria ispirata passa attraverso una
sottilissima membrana e giunge al sangue; e dal sangue l’anidride carbonica passa
all’interno dell’alveolo per essere poi espulsa con l’espirazione. Il sangue così
ossigenato è pronto per portare il nutrimento alle cellule dell’organismo.
I polmoni sono situati all’interno della gabbia toracica che li protegge e che è
formata dalle coste che partono dalle vertebre dorsali e sono saldate davanti allo
sterno. In basso i polmoni poggiano sul diaframma , un muscolo a forma di
cupola , che separa la cavità toracica da quella addominale.
I polmoni nella
gabbia toracica
36
Inoltre i polmoni sono avvolti dalle pleure : queste sono due membrane di cui
una riveste un polmone (foglietto interno) , l’altra (foglietto esterno) aderisce alla
parete interna della gabbia toracica.
Fra i due foglietti (spazio pleurico) vi è solo una piccola quantità di liquido ( due
cc.) che permette lo scorrimento delle pleure.
Poiché i liquidi non sono distendibili la pleura esterna non può distaccarsi da
quella interna.
Per tanto solo una causa fisica obbliga il polmone a seguire la gabbia toracica nella
sua espansione inspiratoria.
Infatti l’aria viene ispirata quando il volume dei
polmoni aumenta, il diaframma si abbassa e le coste si sollevano leggermente in
modo che la capacità della gabbia toracica aumenti.
L’aria viene espirata quando il volume dei polmoni diminuisce e cioè quando il
diaframma si alza e le coste si abbassano leggermente così che la capacità della
gabbia toracica diminuisce.
In condizioni normali ne gas ne liquido penetrano negli spazi pleurici. Se dell’aria
penetra nello spazio pleurico (per esempio in seguito ad un trauma toracico o ad
una rottura del foglietto pleurico interno), poiché essa è distendibile, il polmone
non segue più i movimenti della gabbia toracica e non si espande : si ha la
condizione patologica detta pneumotorace.
A riposo , noi compiamo 10 - 12 atti respiratori al minuto .
Ad ogni atto immettiamo circa 500 cc, d’aria ( volume corrente), di cui circa 350
cc, arrivano agli alveoli gli altri 150 restano nelle prime vie aeree ( trachea,
bronchi e bronchioli) e non partecipano agli scambi gassosi (scambio morto
respiratorio).
LA CIRCOLAZIONE SANGUIGNA
a- L’ossigeno e l’anidride carbonica sono trasportati dal sangue.
b- L’ossigeno (O2)dai polmoni alle cellule.
c- L’anidride carbonica (CO2) dalle cellule ai polmoni.
Il sangue è l’unico tessuto liquido dell’organismo, ed è costituito da 2 parti: una
liquida detta plasma, ed una corpuscolata.
I corpuscoli sono: i globuli rossi, i globuli bianchi e le piastrine
I globuli rossi hanno il compito di trasportare l’O2 e, in parte la CO2.
I globuli bianchi difendono l’organismo dalle malattie(sono i cacciatori dei germi
patogeni).
Le piastrine bloccano la fuoriuscita di sangue in caso di ferite.
I globuli rossi hanno la forma di un disco biconcavo, ideale per trasportare nel
torrente ematico più ossigeno possibile. Sono circa 5.000.000 per 100 cc. di sangue(in
una persona ne troviamo circa 3300 milioni, uguale a una superficie di 4000 m2,
quanto uno stadio di calcio!) e contengono una sostanza, l’emoglobina (Hb): è
questa che conferisce il colore rosso ai globuli ed al sangue stesso ed è diretta
responsabile del legame, e quindi del trasporto dell’ossigeno. Quando l’emoglobina
è carica di ossigeno il sangue assume un colore rosso vivo e le mucose hanno la
normale colorazione rosea.
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Quando invece essa ne è priva o è carica di CO 2 , il sangue assume un colore rosso
scuro, quasi bluastro, e le mucose hanno una colorazione blu-viola, detta cianosi.
Il sangue circola nell’organismo in vasi (arterie e vene) spinto dal cuore.
L’apparato circolatorio è costituito dunque dal cuore, dai vasi arteriosi e venosi
e dai capillari. Il cuore è un muscolo, grosso circa come un pugno e avvolto da una
membrana protettiva detta pericardio. E’ situato all’interno della gabbia toracica,
pressappoco al centro del petto. Internamente è diviso in 2 parti da una parete
verticale (setto) e le 2 parti non comunicano tra di loro.
Ciascuna di esse è divisa ancora in 2 parti: l’atrio in alto ed il ventricolo in basso.
Il cuore
Il muscolo cardiaco contraendosi spreme fuori dai ventricoli il sangue in essi
contenuto mentre quello degli atri passa nei ventricoli sottostanti. In condizioni
normali il cuore batte 70-75 volte in un minuto. Esso funziona come una pompa
che immette il sangue in 2 circuiti: il primo è quello della piccola circolazione, il
secondo della grande circolazione.
I°) piccola circolazione: il sangue parte dal ventricolo dx, arriva ai polmoni
attraverso l’arteria polmonare, scambia la CO 2 con l’O2 e, per mezzo delle vene
polmonari, ritorna al cuore ed entra nell’atrio sn.
II°) grande circolazione: il sangue parte dal ventricolo sinistro, entra nell’arteria
aorta che poi si dirama in tante altre arterie che lo portano in tutte le parti del
corpo. Fa ritorno al cuore per mezzo delle vene cave (superiore ed inferiore)che
scaricano il sangue nell’atrio dx
In particolare il sangue venoso, carico di CO2 , giunge all’atrio dx, quando l’atrio è
pieno di sangue la valvola che regola il passaggio si apre ed il sangue fluisce nel
ventricolo dx sottostante. Riempitosi il ventricolo, la pressione del sangue fa
chiudere la valvola.
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La piccola e la
grande circolazione
La medesima pressione agisce sulle altre a mezzaluna e fa scorrere il sangue dal
ventricolo nell’arteria polmonare; così comincia la piccola circolazione. Quando
l’atrio è colmo la valvola che regola il passaggio si apre ed il sangue fluisce nel
ventricolo sn sottostante. Il ventricolo pieno si contrae spingendo il sangue in aorta.
Il periodo di rilascio del cuore si chiama diastole, quello di contrazione è chiamato
sistole.
I vasi arteriosi e quelli venosi sono organi di distribuzione periferica. Nella grande
circolazione i vasi arteriosi provvedono alla distribuzione dell’O 2 e sostanze di rifiuto.
Per convenzione si chiamano arterie tutti i vasi che partono dal cuore, sia che
contengono sangue ossigenato o meno;e si chiamano vene i vasi che arrivano al
cuore, sia che contengano sangue carico di CO2 o meno.
L’arteria aorta è il maggiore dei vasi sanguigni; si ramifica in arterie e queste in
arteriole ed in capillari sempre più sottili che raggiungono ogni cellula del corpo. I
capillari arteriosi si continuano nei capillari venosi che si uniscono a formare
venule e poi vene ed infine le 2 grosse vene che riportano il sangue al cuore.
-------------------- ֍֍֍ -------------------INCIDENTI, INFORTUNI, PATOLOGIE, ECC.
Da questo punto inizia la parte dedicata alla descrizione degli incidenti,
infortuni , patologie che possono colpire i frequentatori delle piscine e degli
interventi di tamponamento che il Bagnino può fare per portare aiuto in
attesa dei soccorsi.
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a) L’ANNEGAMENTO
L’importante nel soccorso ad un annegato è il tempo trascorso tra il momento in
cui ha smesso di respirare e quello in cui inizieremo le manovre di ripristino
delle funzioni vitali : la rapidità nell’intervenire è fondamentale.
Uno dei bisogni primari del nostro corpo è l’ossigeno (O 2) che assumiamo con la
respirazione : possiamo stare molti giorni senza mangiare ed alcuni senza bere prima
di morire , ma senza respirare, senza ossigeno, il nostro organismo può restare al
massimo cinque minuti !
I danni che sopraggiungono per la mancanza di O2 sono a livello cerebrale .
Dal cervello partono gli ordini, gli impulsi che fanno battere il cuore e che
comandano la respirazione.
Il cervello funziona come un grande computer composto da tante schede, ognuna ha
un suo compito, ognuna è predicata per una sua funzione: una fa battere il cuore,
una ci fa respirare, una è per la comprensione del linguaggio, una per la parola, una
per il movimento, una per la vista ecc….
A tutti è capitato di vedere persone, per lo più anziane, colpite da malesseri che,
anche in seguito, hanno lasciato delle conseguenze fisiche visibili: bocca torta, un
occhio semichiuso, deambulazione imperfetta, perdita dell’uso della parola, totale o
parziale paralisi di una parte del corpo, ecc.ecc…
Sono handicap, disturbi talvolta irrecuperabili, causati generalmente da ictus o più
chiaramente da un’insufficiente irrorazione di sangue e conseguente inadeguata
ossigenazione della massa cerebrale.
Il nostro cervello si nutre solo di O 2, e questo nutrimento deve essere continuo in ogni
momento della nostra vita: non può subire riduzioni, né tantomeno interruzioni.
Le persone colpite dalle patologie sopra descritte non hanno ricevuto O 2 sufficiente.
Il percorso abituale del sangue (che tramite i globuli rossi trasporta O 2) è stato in
qualche modo ostruito: arterie ,arteriole, capillari, che sono le condutture dove
passa il liquido ematico, per arrivare al nostro cervello, sono parzialmente intasate, il
carburante arriva ma in maniera insufficiente .
Succede allora che una parte della nostra massa cerebrale non ricevendo la sua dose
di O2 smette di operare, trasmettere, mandare gli impulsi in maniera corretta e
ordinata, quegli impulsi che fanno funzionare in maniera perfetta il nostro corpo.
Da qui i danni e gli handicap fisici sopra descritti, ma il male peggiore è
l’impossibilità del ripristino di quelle funzioni, perché il nostro cervello o una parte di
esso se resta senza O2 va in necrosi : è come una batteria che quando è andata in
corto o si è esaurita non è più riutilizzabile, anche provando a ricaricarla
nuovamente.
Quindi se un annegato rimane senza respirare per più
di cinque minuti, è questo il tempo massimo, va
incontro ad una morte certa in quanto il suo cervello,
non ricevendo più sangue ossigenato (perché qui
parliamo di mancanza di O2 nel sangue, dato che
l’annegato sott’acqua non può più respirare e quindi
ossigenarlo)
è
come
se
si
venisse
tolta
improvvisamente l’energia elettrica ad un impianto d’illuminazione. Ed anche se
successivamente venisse praticata la respirazione artificiale, il massaggio cardiaco ed
anche somministrato O2 sarebbe tutto inutile .
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Segue: SOCCORSO AD UN ANNEGATO: la procedura
Abbiamo portato soccorso ad un annegato lo abbiamo adagiato sulla battigia, se
siamo al mare, oppure sul piano vasca se ci troviamo in una piscina.
Non dà apparenti segni di vita, subito facciamo chiamare i soccorsi (118) e cerchiamo
di rianimarlo.
CHIAMATE
IL 118 !
Signore mi
Sente ?!
Rianimazione: controllo dello stato di coscienza
Passando oltre, ecco ora una corretta successione di manovre da eseguire: sono le
stesse da attuare per rianimare una persona che perde conoscenza e
improvvisamente si accascia a terra.
Per prima cosa è bene trovare una superficie dura, rigida, nel caso di un
annegamento al mare va benissimo la spiaggia, la battigia, il pavimento, (mai
qualcosa di morbido come un materassino)sulla quale posizionare l’annegato ,
contemporaneamente proveremo a rianimarlo con stimoli verbali (grida)
e stimoli
fisici (pizzicotti). I pizzicotti sono molto più efficaci per far riprendere o svegliare
una persona che scuoterla. In più non bisogna dimenticare che l’infortunato può
aver avuto un trauma cranico cervicale, oppure avere una frattura ed è utile
muoverlo con cautela evitando movimenti bruschi.
Iperestenderemo la testa all’indietro, il fine è di posizionarla in modo che la carotide
non sia piegata e le vie aeree non siano in qualche modo ostruite.
Su una spiaggia è sufficiente togliere un poco di sabbia sotto la testa.
In una piscina bisogna effettuare una manovra in modo da ruotare la faccia,
dell’annegato, all’indietro, aiutandosi con ambedue le mani e per mantenerla in
quella posizione useremo qualcosa da mettere sotto il collo (un asciugamano
arrotolato , un paio di ciabatte ecc.).
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Ricordarsi, mentre facciamo le prime manovre, di chiedere ai presenti di
chiamare i soccorsi (118) descrivendo l’incidente, spiegando lo stato
dell’infortunato (privo o no di conoscenza, probabile arresto delle funzioni vitale,
ecc…) le cause (annegamento, malore, ecc..)
- Iperestensione della testa
Controlleremo che non abbia ingerito qualcosa che ostruisca le vie aeree (osservando
all’interno della bocca e nel naso). Se troveremo la bocca piena di liquido, acqua o
trisma, lo metteremo per qualche attimo lateralmente in “posizione di sicurezza” in
modo che il liquido fuoriesca naturalmente.
- Illustrazione delle manovre da eseguire per portare la persona soccorsa in
posizione di sicurezza
In questa posizione è consigliabile lasciare una persona priva di conoscenza, ma che
respira regolarmente. Il bagnino la deve adottare non solo per i bagnanti che hanno
rischiato di annegare, ma in tutti i casi di perdita di conoscenza: malori, svenimenti,
abuso di alcolici e di droghe, ecc., in attesa dei soccorsi (118).
Uscito il liquido, svuotata la bocca, lo riporteremo in posizione supina e se,
guardando nel cavo orale, osserveremo se si è vuotato completamente dal liquido che
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era prima presente: se non è completamente vuoto ripetere l’operazione cercando
per facilitare il compito di ruotare la testa quanto più possibile verso terra.
Controlleremo se nel cavo orale non siano presenti protesi mobili (dentiere,
scheletrati) e aiutandoci con un fazzoletto o con la propria maglietta, sono scivolose,
le toglieremo.
Osserveremo la zona addominale (la pancia) e toracica per controllare se respira.
Controllo dell’attività respiratoria
Controllo dei movimenti del torace
N.B. Al mare, o in piscina, è più attendibile esaminare la zona addominale che
quella polmonare, l’assenza di abiti aiuta molto il bagnino alla ricerca di un segnale
di vita nella persona soccorsa. L’esame visivo è, in un ambiente balneare, sulle
spiagge o in un complesso natatorio, in piscina, il più indagatore e preciso per
accertare la presenza o l’assenza di una qualsiasi funzionalità polmonare.
Ascoltare se respira è praticamente impossibile, il rumore anche involontario
provocato da chi sta intorno, quello delle onde o del riciclo dell’acqua coprirebbero,
falserebbero, sicuramente, quello della funzionalità respiratoria di una persona priva
di conoscenza.
Se l’annegato non respira palperemo l’arteria carotide (sul collo)polso carotideo per
verificare se c’è attività cardiaca (se batte il cuore).
Tutti i punti dove possiamo rilevare i battito del cuore vengono chiamati “polso”.
Troviamo quindi il polso radiale, all’attaccatura del palmo della mano su
l’avambraccio, il polso femorale, dove la coscia si unisce al corpo nel punto dove il
femore si inserisce al bacino, il polso brachiale lo rinveniamo vicino all’ascella tra
il bicipite ed il tricipite sopra l’omero. Il polso brachiale è quello più indicato per
rilevare se c’è funzione cardiaca nei bambini piccoli che non hanno un collo
sufficientemente lungo per poter fare un controllo attendibile.
Controllo del polso carotide
Controllo polso brachiale
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Nel caso che non ci siano segni di vita (assenza di attività cardio-respiratoria)
cercheremo di ripristinare le funzioni vitali con la respirazione artificiale
(insufflazioni con il metodo bocca-bocca)
Insufflazioni bocca-bocca
Per la respirazione artificiale è utile aiutarsi con il pallone Ambu, per evitare il
contatto diretto della nostra bocca con quella del naufrago. L’accostamento,
inevitabile, nella rianimazione, è certamente un’esperienza ripugnante. È
indispensabile avere sempre con noi, almeno, una mascherina antireflusso, personale.
Comunque se non abbiamo a portata di mano il pallone Ambu, separiamo la nostra
bocca da quella dell’annegato con un fazzoletto, o anche con la maglietta da
bagnino.
Pallone Ambu con
collegamento a
bombola di
Ossigeno O2
In caso di arresto
cardio
respiratorio è
sempre utile
somministrare
Ossigeno puro O2
Un naufrago può avere sia un arresto respiratorio, che un arresto cardio-respiratorio,
un arresto solo cardiaco è impossibile: l’ultima funzione a spengersi è quella
cardiaca. Per cercare di ripristinare la funzionalità cardiaca, il bagnino, può fare
soltanto il massaggio cardiaco
44
Massaggio cardiaco
30
compressioni
Nel massaggio cardiaco è importante trovare il punto di compressione dove posizionare le
mani: per gli uomini è tra i capezzoli. Per le donne posizionare le mani due dita sopra la
bocca dello stomaco poco sopra l’inizio della parte inferiore dello sterno.
Ricerca del punto dove posizionare le mani per il massaggio cardiaco
Nel massaggio cardiaco è fondamentale fare delle compressioni efficaci in modo da
schiacciare il cuore creando una valida, seppur artificiale, gittata sistolica.
Ecco perché dobbiamo adagiare il naufrago su di una superficie rigida, pavimento,
sabbia, pianale di un patino: un piano d’appoggio morbido seguirebbe la nostra
spinta.
Il massaggio deve essere robusto, quasi violento, le mani sono unite, una su l’altra, le
braccia rigide, il corpo piegato in avanti per aiutare il movimento col peso del tronco,
la mano d’appoggio schiaccia lo sterno abbassandolo almeno 5 centimetri, mai meno,
il cuore, in mezzo alla cassa toracica, deve essere compresso...
Massaggio
cardiaco
COMPRESSIONE
Massaggio
cardiaco
RILASCIO
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N.B. Per rianimare un individuo in arresto cardio-polmonare tutti i soccorritori
seguono, un identico protocollo: due insufflazioni e trenta compressioni.
La linea guida del bagnino si uniforma a quella del soccorritore: anche lui dovrà
seguire il metodo 30 compressioni e 2 insufflazioni, e ogni quattro cicli dovrà
controllare se l’attività cardio-polmonare è ripristinata.
Continuare la rianimazione fino all’arrivo di un medico.
E’ bene ricordarsi che il soccorso, perché serva a qualcosa, deve essere fatto
prima possibile entro tre- cinque minuti dal momento che il naufrago ha smesso
di respirare ..
Ricordarsi, è già stato detto sopra, per non avere contatto diretto con la bocca della
persona da rianimare usare il pallone Ambu, e se non abbiamo con noi neppure una
mascherina, usare un fazzoletto, una camicia, una maglietta: l’aria passerà
ugualmente e noi eviteremo un inutile contatto non igienico e repulsivo.
Ripetendo:
È utile ricordare che la funzionalità respiratoria va rilevata visivamente
osservando la zona epigastrica-toracica e non con altri metodi essendo quello
appena descritto il più sicuro e veloce.
Non dimentichiamo che l’attività cardiaca va invece controllata manualmente
essendo questo, in un posto affollato come una spiaggia oppure come una
piscina, il sistema più attendibile: se lo facessimo appoggiando l’orecchio sul
petto probabilmente verremo ingannati dal vociare della gente intorno a noi,
oppure dal rumore delle onde del mare, ovvero dal ricircolo dell’acqua in una
piscina .
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Quindi con il pollice e l’indice palperemo il collo a fianco della trachea in cerca di un
segnale di vita . I punti dove si rilevano i battiti del cuore sono chiamati polso avremo
quindi: il polso carotideo (sopra descritto), il polso radiale (dove mettiamo
l’orologio), il polso femorale (vicino all’inguine), il polso tibiale (sulla parte anteriore
della gamba, accanto alla tibia), il polso pedidio (sul dorso del piede) e ricordarsi per
i bambini il polso brachiale (sull’ascella).
b) LE FERITE
Trattamento delle ferite cosa fare in attesa dei soccorsi:
1) mettere in vista la ferita: i vestiti che chiudono una lacerazione devono essere
alzati, aperti, tagliati, in ogni modo rimossi;
2) pulire la lesione eliminando i corpi estranei senza pulirla troppo accuratamente;
3) cercare di fermare l’emorragia iniziando con la pressione diretta e alzando l’arto:
se occorre impiegare la tecnica dei punti di pressione (vedi sotto);
4 )evitare la contaminazione;
5) non usare disinfettanti come alcool ma preferite acqua ossigenata;
6) fissate un bendaggio dopo l’arresto dell’emorragia;
7) far stendere il paziente e rassicuratelo;
8) in caso di grandi perdite di sangue somministrare ossigeno;
Ricordarsi comunque di utilizzare sempre materiali sterili o almeno molto puliti ,
coprire tutta la ferita, non stringere troppo la benda ma stando bene attenti a non
far allentare la fasciatura.
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I punti di compressione a distanza (vedi grafico) hanno lo scopo di controllare le gravi
emorragie e non sono localizzati sul punto della ferita stessa ma tra questa ed il
cuore.
Solo così è possibile tentare di interrompere e quindi di bloccare almeno
temporaneamente il flusso di sangue pompato dal cuore verso la zona lesa.
Le ferite vengono chiamate “emorragie esterne” e si dividono in:
a. emorragia arteriosa : la perdita di sangue è rapida e cospicua il sangue esce a
fiotti pulsando con i battiti cardiaci.
b. emorragia venosa : il sangue esce con un flusso costante e spesso abbondante.
c. emorragia capillare : il sangue fluisce lentamente.
Per arrestare una copiosa perdita di sangue ad un arto…
si può intervenire sui punti di compressione che sono per le braccia l’arteria
brachiale e per le gambe l’arteria femorale .
Nel primo caso si dovrà esercitare una forte pressione nella parte interna del braccio
tra il bicipite e il tricipite, vicino all’ascella, sull’osso chiamato omero .
Nel secondo si premerà col pugno alla piega dell’inguine sopra l’attaccatura del
femore .
Il sistema del bastone che stringe…
trovandoci davanti ad una ferita con forte perdita di sangue e impossibilità ad
arrestarla con i metodi sopra descritti possiamo provare a mettere un laccio tra la
ferita e il cuore. Il laccio dovrà essere largo (es:una cintura per pantaloni ) per non
ferire la pelle dato che dovrà stringere molto , tanto da arrestare il flusso sanguigno
(le arterie sono in profondità) potremo aiutarci con un bastone infilato nel laccio e
fatto girare in modo da creare una compressione circolare che con le mani non
sarebbe possibile.
Chiamare il 118
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c) GLI OGGETTI CONFICCATI
Possono essere: un coltello , un’asta d’acciaio, un grosso pezzo di vetro, un pezzo di
legno lungo e appuntito, ecc….
Cosa fare per aiutare chi ha un oggetto conficcato…
1) non rimuovere l’oggetto;
2) esporre l’area interessata togliendo vestiti , tenendo fermo l’oggetto medicare;
3) se c’è forte perdita di sangue esercitare pressione verso il basso sulla pelle ai lati
dell’oggetto conficcato facendo attenzione a toccarlo.
4)qualsiasi spostamento o movimento sarà sottoposto l’infortunato la nostra
preoccupazione maggiore dovrà essere il fare attenzione affinché l’oggetto
conficcato non si sposti .
d) LE FRATTURE
La frattura è la rottura di un osso. Tutte le ossa possono rompersi………..
La frattura può essere completa, quando l’osso si rompe completamente, e
incompleta, quando la frattura non divide completamente l’osso.
Può essere aperta o esposta , le ossa fratturate hanno causato una ferita della pelle,
dei tessuti e/o degli organi interni. Oppure chiusa o semplice senza ferite prodotte
dalla frattura stessa .
I sintomi…
Dolore nella zona sospetta e l’impotenza funzionale: l’impossibilità di usare l’arto
leso.
Il trattamento…
Comprende l’immobilizzazione della frattura in modo da alleviare il dolore, prevenire
ulteriori danni a muscoli ed altri tessuti molli, prevenire complicanze dovute al
movimento dei monconi ossei.
Immobilizzazioni davanti ad un soggetto con sospetta frattura
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L’immobilizzazione è efficace se riesce a bloccare l’articolazione superiore e quella
inferiore al punto di frattura (articolazioni a monte e a valle).
Qualsiasi oggetto rigido e sufficientemente lungo, può essere idoneo per steccare una
frattura.
Non cercare mai di spostare un arto che sospettiamo fratturato, non proviamo mai a
rimetterlo nella “giusta posizione”: blocchiamolo con fasce e stecche di fortuna.
e) LE LUSSAZIONI
È la rottura di un’articolazione, con lacerazione dei legamenti e spostamento di un
osso che la compone. I sintomi sono praticamente uguali a quelli delle fratture con
impotenza funzionale, tra i segni di particolare importanza la deformità della zona
interessata. Possono essere prodotte lesioni ai vasi sanguigni ed ai tronchi nervosi
dall’osso ormai mobile: occorre immobilizzare l’estremità lussata.
Facciamo un esempio………….
Un bagnante cade, una spalla va fuori posto, bisogna bloccare il braccio con un
asciugamano intorno al collo e portarlo subito al Pronto Soccorso senza attendere
l’ambulanza: non proviamo mai noi a rimettere a posto la spalla.
f) DISTORSIONI
Nel caso dovessimo aiutare un bagnante che si è procurato una distorsione ad una
caviglia, ricordiamoci che con delle applicazioni di ghiaccio sulla parte dolente questi
ne trarrà grande giovamento.
Consigliamo anche una fasciatura contenitiva con una benda elastica.
g) ARRESTO CARDIACO (infarto, collasso)
Sulla spiaggia una persona accusa un malore e non dà più segni di vita (non respira e
non gli batte il cuore) le persone che gli sono vicine, familiari ed amici ci informano
che è sofferente di cuore: probabilmente ha avuto un arresto cardiaco.
Chiamiamo subito un’ambulanza e, nel frattempo, proviamo a rianimarlo (con
massaggio cardiaco e respirazione artificiale) dandogli anche ossigeno, che in questi
casi è sempre utile e non ha controindicazioni, tramite il pallone Ambu.
Se non e in arresto cardio-polmonare metterlo in posizione di sicurezza.
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Sequenze del posizionamento
di un individuo che ha perso
conoscenza per un malore,
ma che non è in
arresto cardiorespiratorio
h) ASFISSIA DA CORPO ESTRANEO
All’improvviso, un bambino, presenta tosse insistente, affanno, cianosi e stridore
respiratorio. Il sospetto di inalazione di un corpo estraneo (abbia inghiottito qualcosa
che “gli è rimasto di traverso”) è avvalorato dal racconto di gli si trovava vicino.
Senza perdere tempo prezioso, abbracciare il bambino da dietro, eseguendo
compressioni violente sottodiaframmatiche con le braccia e le mani posizionate al di
sotto l’arcata costale.
Cause scatenanti l’ostruzione delle vie aeree:
-corpi estranei: cibo, ghiaccio, denti rotti, protesi dentarie, vomito, altro
-piegamento all'indietro della lingua
-lesioni: ferite al collo, ferite da schiacciamento, ingestione di veleni, immissione di
aria calda
-patologie: reazioni allergiche, malattie croniche, infezioni respiratorie
Reazioni:
La cute del volto diventa di un rosso accesso con il passare del tempo, se la difficoltà
a respirare persiste o si aggrava il colorito può diventare bluastro
Come agire:
Esortate la vittima a tossire per espellere il corpo estraneo. Non tentate di afferrarlo
con le dita: ciò è meno efficace della tosse e può spingerlo ancora più giù.
In alcuni casi, purtroppo, la respirazione e, perfino la tosse sono insufficienti oppure
davanti ad un’ostruzione completa, è opportuno agire prontamente con la
compressione addominale, conosciuta come : manovra di Heimlich.
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Segue: LA MANOVRA DI HEIMLICH
Creare una spinta del diaframma verso l'alto, forzando l'aria ad uscire dai polmoni con
una sorta di "tosse artificiale". Fino a quando la vittima è in piedi o seduta, il
soccorritore deve porsi dietro, fare il pugno con una mano (con il pollice all'interno) e
porlo contro l'addome sopra l'ombelico, vicino alla bocca dello stomaco. Con l'altra
mano afferrare esternamente quella chiusa a pugno serrare saldamente il corpo con
le braccia e premere violentemente verso l'alto, ritmicamente e ripetutamente, fino
a quando il paziente riprende a tossire e a respirare con efficacia o espelle il corpo
estraneo.
Se la vittima diventa incosciente:
Porre la vittima a terra in posizione supina. Porsi a cavalcioni delle cosce della
vittima. Appoggiare il palmo di una mano sull'addome sopra l'ombelico. Sovrapporre
l'altra mano e premere violentemente verso l'alto.
Può essere necessario ripetere la manovra molte volte.
Praticare la respirazione artificiale, se questa non è efficace, occorre riprendere le
compressioni e ripetere la sequenza fino all'arrivo dei soccorritori. La manovra di
Heimlich non è priva di rischi (rottura di visceri addominali e toracici): poiché la
forza applicata è notevole.
Se il soggetto è un bimbo: nei bambini, alcuni consigliano, in sostituzione della
compressione addominale, la percussione toracica posteriore tenetelo con la testa in
giù e dategli qualche energico colpo sulla schiena, tra le scapole. Se il bimbo è
troppo grande per tenerlo così, colpite energicamente per 5 volte il dorso tra le
scapole. Se non avete successo dovete proseguire eseguendo la manovra di Heimlich:
ad un bambino le compressioni saranno ovviamente adeguate all’età e dimensioni:
con due o più dita.
Manovra con paziente cosciente
Manovra con paziente privo di coscienza
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Manovra a bambino
Manovra a bimbo di pochi mesi
i) USTIONE SOLARE
È bene ricordarsi anche ,che in caso di ustione solare come prima misura, per
alleviare il fastidio, è utile fare un doccia. E che in caso di eccessivo arrossamento
della pelle per un’eccessiva esposizione al sole si può rischiare il collasso.
Consigliamo sempre le persone che si sono presi un’insolazione di rivolgersi ad un
dermatologo urgentemente o perlomeno al medico di famiglia: ovviamente le persone
più a rischio sono gli anziani e i bambini piccoli.
l) SANGUINAMENTO NASALE
Per l’epistassi (sangue al naso)il rimedio migliore, dopo essersi
soffiato il naso, è mettersi nel naso dei batuffoli di cotone
idrofilo. È bene mantenere per un periodo anche breve la
testa all’indietro.
m) I DIABETICI
Un bagnante ha improvvisamente un malore, ci informano che è diabetico.
Non è da escludere una crisi ipoglicemica. Dopo averlo fatto stendere è bene
somministrare zucchero (o miele, caramelle, succo d’arancia) ovviamente se è
cosciente. Non somministrare liquidi se è incosciente, tutt’al più un pizzico di
zucchero sotto la lingua. Mantenerlo in posizione di sicurezza.
Posizione di sicurezza
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n) TRAUMI CRANICO-VERTEBRALI
È necessario fare attenzione a chi si tuffa in acqua bassa…
Sono incidenti, per fortuna, moto rari. anche solo nel dubbio chiamare subito i
soccorsi. Di solito vi incorrono quelli che si tuffano dal bordo vasca oppure dai blocchi
di partenza, in maniera accentuatamente verticale , in un punto dell’impianto
natatorio dove c’è acqua bassa ed eseguono il tuffo non con le braccia protese
avanti, ma di testa.
Esempio di tuffo con relativo impatto e conseguente
danno alla spina dorsale
In questo modo l’impatto con il fondo della vasca sarà immediato non avrà le braccia
a protezione, come nel tuffo classico: il malcapitato sbatterà la testa e la violenza
dell’impatto potrà danneggiare la spina dorsale .
In alcuni casi , estremamente gravi , si possono presentare traumi cranico-vertebrali .
L’infortunato dopo tuffo e ritorno in superficie richiamerà la nostra attenzione per
l’immobilità : quasi sicuramente in posizione “faccia in giù” .
Probabilmente non risponderà agli stimoli fisici e verbali dei soccorritori.
Altro infortunio che può capitare nelle docce, o negli spogliatoi di un impianto
natatorio, resi sdrucciolevoli dall’acqua, è lo scivolare in avanti e comprimere la
schiena in modo innaturale all’indietro.
Esempio di caduta in avanti e conseguente danno alla spina dorsale
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Ricordiamoci di spostarlo con cautela, muovere un paziente con frattura spinale o
una dislocazione vertebrale, senza la dovuta prudenza , può provocare una paralisi
permanente da danno midollare.
Soccorso ad una persona che, supponiamo
abbia subito un trauma cranico vertebrale,
da parte di tre soccorritori
N.B. La riduzione della mortalità
e dell’invalidità dipende
anche dall’attuazione
di adeguate misure di soccorso.
L’acqua è per noi , in questo caso , di grande aiuto, potremo posizionare una
tavola, di misura adeguata allo scopo, sotto il corpo, mentre è sempre in vasca e così
portarlo fuori evitando torsioni e piegature della colonna.
Se il paziente vomita sarebbe bene posizionarlo di fianco senza però fare movimenti
che possano piegare la colonna vertebrale .
o) PUNTURE D’INSETTI
Nelle punture di vespe non esiste pungiglione da rimuovere, in quelle d'ape è bene
rimuovere il pungiglione aiutandosi con uno spillo sterilizzato a fuoco. Disinfettare
con acqua e amuchina.
Applicare impacchi freddi, possibilmente con ghiaccio.
Se inizia reazione generale, allertare immediatamente il 118.
Tenere presente che le punture vicino agli occhi e alla gola possono essere pericolose,
pertanto necessitano di osservazione medica.
p) CRISI EPILETTICHE
L’epilessia è un disturbo neurologico, la causa è più
delle volte oscura.
La crisi epilettica classica, quella che attira
l’attenzione di parenti, amici o passanti, e fa
allertare i soccorsi, inizia improvvisamente. Il
paziente perde conoscenza e, se è in piedi, cade
bruscamente a terra, con possibilità di traumi anche
gravi .
In una prima fase, si ha una contrazione muscolare
diffusa intensa e sostenuta .
Il malato si presenta rigido e cianotico, la lingua può
essere morsa per la contrazione dei muscoli della
masticazione. A questa fase tonica subentra quella clonica
caratterizzata da ripetuti e rapidi rilasciamenti (che danno
l’impressione di scosse) respirazione difficoltosa, emissione
di bava dalla bocca (spesso mista a sangue).
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Tutta la crisi si risolve rapidamente (in genere non dura più di un minuto ) dopo di
che il malato si rilascia e inizia a respirare in modo profondo e rumoroso.
Posizione di sicurezza:
Porre il paziente a terra, se possibile, allentargli gli abiti stretti, allontanare gli
oggetti pericolosi e non cercare di bloccarlo durante le convulsioni.
Dopo la crisi convulsiva mantenere il paziente a riposo posizionandolo lateralmente,
in posizione di sicurezza, in modo da facilitare il passaggio di liquidi dalla bocca.
N.B. C’è un luogo comune che consiglia di mettere tra i denti di una persona in preda ad
una crisi epilettica qualcosa che impedisca di mordersi la lingua, è sbagliato e pericoloso,
non va mai messo niente in bocca a chi è colpito da una crisi.
q) CRISI ASMATICA
Le crisi asmatiche si presentano con difficoltà respiratorie , sibilo e fischio ad ogni
atto respiratorio: la migliore posizione è lo stare in piedi o seduto. Arrivano
improvvisamente, ma in piscina, grazie all’ambiente caldo e umido non sono
frequenti. La migliore posizione è lo stare in piedi o seduto. Il paziente asmatico ha
sempre con se quei prodotti farmacologici che si spruzzano attraverso la bocca : es.
Ventolin.
r) COLPO DI SOLE
Si tratta di una vasodilatazione diffusa specialmente a
livello celebrale per eccessiva esposizione ai raggi
solari che porta a congestione, arrossamento cutaneo,
cefalea, nausea, vomito, fino al delirio, al coma,
all’arresto cardiorespiratorio .
Il soccorso consiste nel trasportare l’infortunato in
ambiente fresco, all’ombra, fare impacchi di acqua
fredda o ghiaccio su fronte e nuca. Non somministrare
bevande alcoliche.
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s) CRAMPI
Sono contrazioni involontarie dei
muscoli, molto dolorose, le cause
vengono
attribuite
anche
alla
stanchezza ed al freddo ed è questi
due aspetti che a noi interessano
(acqua fredda ), quasi
sempre
colpiscono le gambe : polpaccio e
muscoli posteriori della coscia. Se
veniamo attaccati dai crampi, in
acqua, dobbiamo trovare subito un
punto di appoggio per mantenerci a
galla e cercare di stendere la
muscolatura della parte contratta
provando a contrarre il muscolo
antagonista, ma maggiormente è
importante mantenere
e far
mantenere la calma: perché un
crampo è solo un episodio doloroso e
niente di più .
t) LIPOTOMIA
È uno stato di debolezza con malessere, vertigini, pallore, sudorazione fredda, senso
di svenimento fino alla caduta a terra e perdita di conoscenza. Può essere provocata
da molti fattori tra cui: crisi emotive, cadute di pressione, eccessiva temperatura,
uso di farmaci, colpo di sole o di calore .Il soccorso consiste nel mettere l’infortunato
in posizione sdraiata, con le gambe sollevate in ambiente fresco: se il malore non
passa entro pochi minuti inviare al più vicino Pronto Soccorso.
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u) ANIMALI MARINI (MEDUSE E TRACINE)
Chi, facendo il bagno, è venuto a contatto con una medusa è bene che, appena esce
dal mare, corra a lavarsi sotto una doccia con molta acqua corrente, aiutandosi con
una spugna ed un sapone molto delicato, per non irritare ulteriormente la pelle già
ustionata dalla medusa. Successivamente rivolgersi ad un dermatologo.
Le punture delle tracine sono molto dolorose, ma il loro veleno è termolabile (il
calore lo rende inefficace): basta quindi immergere la parte colpita in acqua molto
calda o toccare la zona interessata con un poco di cotone imbevuto di ammoniaca.
v) SOCCORSO AD UN SUBACQUEO
In questa parte tratteremo il comportamento da tenere
per portare aiuto ad un subacqueo.
Dopo un’ immersione con le bombole una persona esce
dall’acqua, e accusa dei malesseri, da noi riconosciuti
come malattia da decompressione.
I segnali, i sintomi, sono dei più svariati, vanno dal
prurito al coma, in presenza dei quali è bene stendere
l’infortunato, dopo avergli tolto le bombole, farlo
restare immobile tenergli alte le gambe. Chiamare un ambulanza ed allertare la
camera iperbarica.
Nell’attesa somministrargli ossigeno puro.
Qui sotto sono elencati segni e sintomi della malattia della decompressione.
-Cutanei: formicolii e pruriti cutanei, della pelle.
-Vestibolari: vertigini, nausea, vomito, perdita dell’equilibrio.
-Osteomitralgici: dolori alle articolazioni, alle ossa, ai muscoli.
-Midollari: paralisi parziale o totale degli arti e degli sfinteri, dolori lombari, perdita
delle forze e della sensibilità in tutti i suoi aspetti.
-Polmonari: dolori retrosternali, difficoltà respiratorie, tosse, dolore al torace,
estrema debolezza, palpitazioni.
-Cerebrali: vomito, disturbi alla parola, disturbi alla vista, confusione mentale,
perdita di conoscenza, emiparesi, paralisi totale, arresto cardiaco
-È CAUSA DI MORTE ISTANTANEA.
PRECAUZIONI PER CHI FA IL BAGNO
Ricordarsi che dopo una lunga esposizione al sole è bene entrare in acqua in maniera
graduale, evitando così il repentino sbalzo termico (dal caldo al freddo) causa della
pericolosissima patologia detta Idrocuzione.
Anche chi frequenta le piscine deve curare l’ambientamento del corpo in acqua.
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Mai entrare in vasca repentinamente, lo sbalzo di temperatura può procurare un
malore a chiunque, anche ai più giovani, se si trovano in condizioni particolari di
stress fisico o mentale. Raccomandare l’ambientamento: entrata graduale in acqua,
una doccia precedente tiepida, stare seduti sul bordo vasca con i piedi in acqua
anche solo per poco tempo è già sufficiente. Da tenere d’occhio le persone anziane
CONCLUDENDO
Un bagnino non è un sanitario, la sua dovrà essere soltanto un’opera di
tamponamento, in attesa dei soccorsi.
Purtroppo c’è sempre qualcuno che per aiutare peggiora una situazione già
compromessa: questo manuale ha come scopo di fare una panoramica su gli incidenti
e sulle situazioni che possono capitare nell’ambiente dove lavora un bagnino.
Il bagnino dovrà solo aiutare, infortunato o annegato che sia, in attesa dei soccorsi e
se per fare questo dovrà rianimare lo farà: è in grado di agire.
Ma talvolta c’è una situazione così difficile, così compromessa e dare una mano,
talvolta, vuol dire aspettare chi è preparato a farlo.
!!! ATTENZIONE !!!
Questo manuale descrive le manovre di rianimazione con le direttive dell’anno 2005,
tutti i soccorritori preparati dai vari Enti e Associazioni usano un metodo uguale, un
identico protocollo, per non creare malintesi e conseguenti perdite di tempo durante
un’emergenza.
I protocolli nel tempo possono essere modificati.
La S.N.S. anche per quest’anno si allinea alle direttive nazionali per quello che
riguarda la catena del soccorso nella rianimazione.
Il tutto verrà chiarito durante le lezioni di Primo Soccorso e della materia medica in
generale.. Si richiede, in considerazione anche della delicatezza dell'importanza e
della delicatezza degli argomenti trattati, di essere presenti alle lezioni tenute dai
medici che durante i corsi forniranno i loro insegnamenti, direttive e consigli utili a
far sì che il Bagnino possa svolgere nel modo migliore il suo compito.
La terza parte di questo manuale è stata redatta grazie alla consulenza di:
Prof. Pierantonio Macchia (Pediatria);
Prof, Stefano Sellari Franceschini (Otorinolaringoiatria);
Prof. Roberto Gianfaldoni (Dermatologia);
Prof. Vincenzo Amato (Ortopedia);
Prof. Vitale Ravelli (Neurochirurgia);
Dott. Luca Colombi (Medicina d’Urgenza 118);
Dott. Maurizio Cecchini (Cardiologia);
Dott. Riccardo Ristori, Direttore Generale Sanitario nazionale SNS.
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QUARTA PARTE
Introduzione all’Ordinanza Balneare della
Capitaneria di Porto/Guardia Costiera di
Livorno Direzione Marittima della Toscana
Da alcuni anni sulle nostre coste abbiamo due Ordinanze: quella Comunale, per la
parte amministrativa relativa all’uso delle spiagge, e quella della Capitaneria di
Porto-Guardia Costiera per la sicurezza della balneazione.
Parleremo ora dell’Ordinanza Balneare della Capitaneria di Porto-Guardia Costiera di
Livorno, valida sui nostri lidi, partendo da Castagneto Carducci, a sud, fino a Marina
di Vecchiano: a nord.
L’Ordinanza Balneare è un’insieme di norme o di regole che disciplinano la
balneazione. Ci viene spontanea una domanda: perché un insieme di norme, regole e
non leggi come per tutto il resto della nostra legislazione?
Il nostro litorale non è uguale e certe regole vanno bene per un tratto di costa ma
non per un altro. Per essere più chiari: davanti a Tirrenia per trovare l’acqua alta
(dove non si tocca e si può nuotare) dobbiamo camminare verso il largo per almeno
40- 50 metri, a Venezia, in alcuni tratti di mare, per trovare una profondità che
consenta di nuotare dobbiamo allontanarci da riva per alcune centinaia di metri.
Ma senza allontanarci troppo, davanti alla spiaggia di ciottoli e sassi del Romito o di
Calafuria dopo pochi metri c’è subito acqua alta.
Di fronte a queste due ultime località, come pure davanti alla adiacente costa
frastagliata, rocciosa, chi fa il bagno,(secondo le norme della Capitaneria) non può
allontanarsi da riva più di cento metri, mentre davanti a Tirrenia, Marina di Pisa,
Marina di Vecchiano ecc. possiamo arrivare fino a 200 metri dall’arenile.
Tutto questo, ad un’analisi superficiale, può sembrare una limitazione senza senso:
perché davanti alla costa rocciosa solo 100 metri?
Invece risponde agli intenti dell’Ordinanza della Capitaneria di Porto: che mette in
primo piano la sicurezza della balneazione.
Per chiarire: davanti agli stabilimenti balneari ci sono delle boe che delimitano la
zona destinata a chi fa il bagno, e che è interdetta a tutti i mezzi nautici (esclusi
quelli a remi). Le boe (o gavitelli) di colore rosso, posizionati a 200 metri dalla
battigia sono una chiara linea di confine (sono a 50 metri uno dall’altro e in numero
minimo di due per ogni stabilimento)che i conduttori di imbarcazioni, a motore o a
vela, sanno di non poter oltrepassare , come pure i bagnanti sanno del pericolo
nell’andare oltre. Davanti al Romito e Calafuria i gavitelli non ci sono, da lì la
riduzione della zona destinata ai bagnanti. In questo modo i trasgressori, quelli che
vanno con le imbarcazioni oltre, che si avvicinano troppo a riva, non troveranno
nuotatori prima di 100metri dalla costa. In più, in quel tratto di costa, non ci sono
bagnini, non c’è servizio di salvataggio; portare aiuto senza l’imbarcazione e la
dotazione di soccorso (patino, pinne, salvagenti, rullo, ecc.) non è cosa facile per
occasionali soccorritori, armati di buona volontà ma, senza nessuna esperienza di
salvataggio. Riteniamo che il limite dei 100 metri sopra descritto, contenuto
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nell’Ordinanza della Capitaneria di Porto, riduca considerevolmente l’insuccesso di un
salvamento.
Le regole dell’Ordinanza della Capitaneria non sono fisse e uguali per tutta Italia,
come una legge, ma sono come un vestito che un sarto modella rispettando l’identità
del litorale: certe disposizioni che sono necessarie per un tratto di costa, saranno
diverse per un altro che ha differenti caratteristiche.
Inoltre, dato che ogni anno viene emessa una nuova Ordinanza, la successiva andrà a
colmare i vuoti della precedente.
Ci troviamo così davanti ad un lavoro che non può avere interruzioni o rilassamenti,
per non
trovarci di fronte al fatto compiuto: incidenti che non avevamo previsto si potessero
verificare.
Il sottovalutare la pericolosità di una situazione presente, può portare ad episodi di
estrema gravità. Per fare solo qualche esempio: gli acqua scooter, che vengono anche
noleggiati, ora sono presenti sulle nostre spiagge in numero visibile.
Le situazioni di rischio che si creavano con la loro guida sconsiderata, gli
sconfinamenti nella zona di balneazione, hanno obbligato, la CP/GC, a confinarli per
quanto riguarda le evoluzioni a oltre 400 metri da riva e fino ad una distanza non
superiore al miglio dalla costa. Ma anche questo non è stato sufficiente, le loro
invasioni sono continuate, gli incidenti che hanno coinvolto ignari bagnanti si sono
ripetuti ed ora chi vuole usare la moto d’acqua deve essere in possesso della patente
nautica.
La pesca con la canna e amo, fatta davanti a spiagge frequentate da bagnanti, è
un’altro valido esempio. La pesca con la canna poteva creare discussioni, liti ed altro.
È stata quindi vietata d’estate durante l’orario di balneazione, davanti a spiagge con
i bagnanti: ma anche questo, nel tempo, si è dimostrato insufficiente.
Anni indietro i pescatori, con la canna, arrivavano la mattina presto, verso le ore 6 6,30, e si posizionavano sulla battigia: in quel momento in mare non c’era nessuno.
Quando, dopo qualche ora, arrivavano i villeggianti ed entravano in acqua, con
l’intenzione di fare il bagno, spesso, i pescatori, non volevano andarsene ritenendo
che, essendo arrivati prima, se c’era qualcuno che doveva spostarsi non erano certo
loro a doverlo fare.
Da qui il divieto di pescare, durante l’orario di balneazione, da qualsiasi punto della
costa dove fosse possibile fare il bagno.
Ma anche questa ulteriore limitazione, col tempo, ebbe bisogno di un’altra
restrizione.
I pescatori a conoscenza del divieto di pesca durante l’orario di balneazione ( 9-19)
non lo rispettavano: facendo tardi di qualche minuto la mattina, anche mezz’ora, e
arrivando prima la sera. Davanti ai controlli dell’autorità competente si giustificavano
dando la colpa all’orologio: che andava avanti o indietro a seconda del bisogno.
L’attuale Ordinanza della CP/GC anticipando di mezz’ora (alle 8,30) e posticipando
sempre di mezz’ora (19,30) la fine e l’inizio dell’orario della pesca, ha posto fine a
questi malintesi.
Un altro esempio è la zona destinata alla balneazione che era e resta di 200 metri
dalla battigia, i mezzi nautici con propulsione a vela o a motore, potevano transitare
liberamente solo oltre questo limite, che era segnalato da boe o gavitelli di colore
rosso a 50 metri uno dall’altro, ma gli sconfinamenti erano frequenti con
conseguenze talvolta tragiche.
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La CP/GC con l’Ordinanza, solo pochi anni fa, intervenne limitando la velocità dei
mezzi nautici, da 1000 metri dalla costa fino alle boe rosse, dovevano ridurre la
velocità a 10 nodi marini, per poi dover spegnere il motore e proseguire a remi.
Talvolta, anzi spesso, purtroppo il buon senso non basta e le norme, le regole, per
molti, sono l’unica medicina: per loro una onerosa sanzione amministrativa è l’unico
deterrente.
Molte sono state le situazioni a cui la CP/GC ha cercato di trovare una soluzione: la
balneazione è in continua evoluzione, si sono create nuove realtà e conseguenti
problemi.
L’Ordinanza della Capitaneria si sforza di trovare le giuste soluzioni per non creare
limitazioni pesanti per nessuno ma, ovviamente, per salvaguardare i più vengono
scontentati alcuni.
È bene precisare che per l’Ordinanza Balneare della CP/GC l’obbiettivo principale è
garantire una balneazione sicura e, durante l’estate, i diritti, la sicurezza e la
tranquillità dei bagnanti devono essere i primi ad essere tutelati.
Fiorenzo Meucci
Direttore della sezione di Pisa
Società Nazionale di Salvamento
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Ordinanza di sicurezza balneare n°51/2011
L'Ordinanza Balneare, della Capitaneria di Porto, è un'insieme di norme/regole che
disciplinano la balneazione e tutto quello inerente alla sicurezza in mare.
L' Autorità della presente Ordinanza Balneare parte, a nord, da Marina di Vecchiano
fino, a sud, al comune di Castagneto Carducci: con precisione al limite del fosso
Camilla.
L' Autorità di controllo è la Guardia Costiera/Capitaneria di Porto (Polizia
Marittima), ma possono verificare il rispetto delle regole dell'Ordinanza Balneare
tutti gli agenti di Pubblica Sicurezza e di Polizia Giudiziaria.
Ogni concessionario deve esporre il cartello riportante le norme e le regole
dell’Ordinanza Balneare della Guardia Costiera/Capitaneria di Porto in modo visibile
nel punto di maggior passaggio dello stabilimento.
Domande possibili
-Cos’è l'Ordinanza Balneare, della Capitaneria di Porto ?
-Quali sono i limiti a nord ed a sud della nostra Ordinanza Balneare della Capitaneria
di
Porto ?
-Chi può controllare il rispetto delle norme/regole dell'Ordinanza Balneare, della Capitaneria
di Porto ?
-Dove va esposto il cartello riportante l'Ordinanza Balneare, della Capitaneria di Porto ?
La stagione balneare inizia il 1 maggio e termina il 30 settembre.
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Uno stabilimento deve obbligatoriamente essere aperto almeno dal 15 giugno al 15
settembre con il servizio di salvataggio assicurato obbligatoriamente tutti giorni
dalle ore 9 alle 19.
Le strutture balneari, da alcuni anni, possono essere funzionanti anche nel periodo
restante dell’anno: autunno, inverno e primavera compresi.
Nelle strutture balneari già aperte dal 1° Maggio fino al 14 di Giugno deve essere
assicurato il servizio di salvamento nei giorni festivi oltre al sabato ed alla domenica,
mentre negli altri giorni lo stabilimento resterà aperto soltanto per elioterapia: dovrà
essere issata una bandiera rossa ed esposto un apposito cartello ben visibile dagli
utenti (eventualmente redatto in più lingue) con la seguente dicitura “ATTENZIONE
BALNEAZIONE NON SICURA PER MANCANZA DI APPOSITO SERVIZIO DI SALVATAGGIO”.
Domande possibili
-Quando inizia e quando termina la stagione balneare ?
-Qual è la data dell’apertura obbligatoria di uno stabilimento balneare ?
-Nel periodo che va dal primo maggio al 15 giugno se uno stabilimento apre per sola elioterapia
cosa è obbligato ad adempiere ? Elencare tutti i doveri.
DURANTE LA STAGIONE BALNEARE
Il servizio di salvamento può essere assicurato anche in forma collettiva, mediante
elaborazione di un piano organico, da sottoporre all’approvazione del Capo del
Circondario Marittimo,
I Comuni costieri e le associazioni di concessionari, che intendono organizzare il
servizio di salvamento per conto dei propri associati, devono far pervenire
all’Autorità Marittima una proposta di “piano collettivo di salvataggio” contenente
le generalità del legale rappresentante dell’impresa affidataria, i tratti di spiaggia
libera, ovvero l’elenco degli stabilimenti balneari per i quali si intende organizzare il
servizio, la turnistica ed il numero degli addetti (bagnini), le caratteristiche delle
unità addette al salvataggio e la loro dislocazione, nonché l’ubicazione delle singole
postazioni di salvataggio.
Per una migliore funzionalità del servizio, l’Autorità Marittima potrà disporre
modifiche all’ubicazione delle postazioni di salvataggio.
In caso di mancata approvazione dei piani, come pure nel caso di mancato accordo
tra le associazioni nel ripartirsi le postazioni, ciascuno stabilimento balneare dovrà
disporre di un proprio servizio di salvataggio.
Gli stabilimenti balneari che non aderiscono a tale servizio collettivo devono,
comunque, disporre di un proprio servizio di salvataggio.
Domande possibili
-Cos’è il “piano collettivo di salvataggio” ?
COLONIE MARINE
Le colonie marine debbono assicurare il servizio di salvataggio qualora vi siano
persone sulla propria spiaggia.
Domande possibili
-Le colonie marine quando debbono assicurare il servizio di salvataggio ?
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LIMITI DELLA ZONA DI MARE RISERVATA ALLA BALNEAZIONE
1.1. Il limite di tale zona deve essere segnalato dai concessionari di strutture balneari
con il posizionamento di gavitelli di colore rosso saldamente ancorati al fondo e posti
a distanza di 50 metri l’uno dall’altro, parallelamente alla linea di costa, in
corrispondenza delle estremità di fronte a mare delle concessioni, comunque nel
numero minimo di due. Gli esercenti stessi devono tenere sotto controllo eventuali
scarrocciamenti dei gavitelli, provvedendo nel caso al loro riposizionamento. Nel caso
di stabilimenti confinanti il posizionamento può avere un andamento continuo: uno
ogni 50 metri.
Domande possibili
-Come devono essere posizionati i segnali dei limiti della zona di balneazione ?
-Chi deve provvedere al loro posizionamento ?
Nelle zone di mare, riservate alla balneazione, dalle 8,30 alle 19,30, ” E’ VIETATO”:
1) Il transito di qualsiasi unità navali compresi windsurf e kitesurf compresi, ad
eccezione dei natanti da diporto come: pattini, mosconi, jole, canoe, lance ed anche
pedalò e similari e le moto d’acqua impiegate per il salvataggio ed al tale fine
utilizzate.
2 )L’ormeggio e l’ancoraggio di qualsiasi tipo di natante esclusi quelli autorizzati da
apposita concessione demaniale marittima.
(Da tale obbligo sono inoltre esentati i mezzi che effettuano i campionamenti delle acque al
fini della balneazione e che devono essere eseguiti in aderenza al decreto del Presidente
della Repubblica B giugno 1982, n. 470 e successive modifiche. Tali mezzi devono essere
riconoscibili a mezzo di apposita dicitura chiaramente leggibile "Servizio campionamento",
qualora non appartenenti a Corpi dello Stato, e adottare ogni cautela nell'avvicinarsi alla
costa. I bagnanti dovranno tenersi ad almeno 10 metri dai mezzi impegnati nelle operazioni
di campionamento).
Domande possibili
-Quali unità navali possono transitare liberamente nella zona riservata alla balneazione ?
-Quali unità navali possono ormeggiare liberamente nella zona riservata alla balneazione ?
LIMITE DELLE ACQUE SICURE
I concessionari, per un tratto delle aree in concessione, devono segnalare il limite
entro il quale possono effettuare la balneazione i non esperti nel nuoto. Il limite di
tali acque sicure (mt.1,60 di profondità) deve essere segnalato mediante
l’apposizione di galleggianti di colore bianco, collegati da una cima ad intervalli non
superiori a cinque metri, le cui estremità dovranno essere ancorate al fondo con un
corpo morto. In alternativa possono essere posizionati cartelli indicanti il limite delle
acque sicure redatti in più lingue.
Domande possibili
-Come si segnala la zona chiamata “acque sicure” ?
SURF e WINDSURF
È vietato atterrare con i surf nei tratti di arenile in concessione per strutture
balneari.
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In tali tratti i concessionari devono aver cura di separare le aree destinate alle
evoluzioni dei surf da quelle destinate ai bagnanti: per far praticare il surf davanti
agli stabilimenti, visto l’alto rischio che si viene a creare durante le evoluzioni di
questa attività, occorre che il concessionario dopo la presentazione di un piano per
la sistemazione di un corridoio per il surf ottenga l’autorizzazione dalla Capitaneria
di Porto.
Sulle spiagge libere l'atterraggio è consentito qualora non siano presenti bagnanti né
imbarcazioni ormeggiate o in movimento, nella zona di atterraggio: distanza minima
dagli stessi 60 metri.
Domande possibili
-Dove è possibile praticare il surf ? Quali sono le regole da rispettare ?
LE ZONE DI MARE DAVANTI ALLE COSTE ROCCIOSE A PICCO
Le zone possono essere attraversate ai soli fini dell'atterraggio, dell'ormeggio e/o
dell'ancoraggio, da unità in navigazione a motore o a vela purché a lento moto e con
rotta perpendicolare alla costa, a velocità minima, e comunque non superiore a tre
nodi, adottando tutti gli accorgimenti necessari ad evitare incidenti a persone e/o
cose.
Domande possibili
-Si può navigare nelle zone di mare davanti alle coste rocciose a picco ? Come ?
REGOLE PER LE ATTIVITÀ SUBACQUEE
Chiunque compia attività subacquee (anche al di fuori della zona di mare riservata
alla balneazione) è obbligato a segnalare la propria presenza con apposito segnale
(bandiera rossa con banda trasversale bianca) fermato su una boa o issato su unità
navale, posizionato in modo visibile e di dimensioni tali da essere facilmente visibile
da 300 metri .
Il sub non deve comunque, nella sua escursione in superficie o in immersione
allontanarsi oltre 50 metri dalla stessa.
La suddetta bandiera deve essere posizionata su una boa galleggiante o su unità
navale.
I diportisti (le imbarcazioni) in avvicinamento dovranno altresì mantenersi ad almeno
100 metri dalla suddetta bandiera di segnalazione.
Il sub pescatore deve raggiungere la zona di pesca col fucile scarico.
Di notte, il sub (non pescatore in quanto la pesca sub è consentita solo dal sorgere
fino al tramonto del sole) si segnala con una luce gialla intermittente posizionata su
una boa o sull’imbarcazione.
Domande possibili
-Quali sono le regole per chi esercita attività subacquea di giorno e di notte ?
-Quali sono le regole per chi esercita attività di pesca subacquea ?
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IL SERVIZIO DI SALVATAGGIO
Il servizio di salvataggio deve essere attivato dalle ore 09,00 alle ore 19,00 (ORARIO
DI BALNEAZIONE ). Ma si consiglia di tenerlo efficiente per tutto l’orario di presenza
di pubblico (clienti, bagnanti).
I concessionari ed i gestori di strutture balneari, spiagge libere o colonie marine
devono comunicare all’Autorità Marittima le modalità con le quali viene effettuata
l’attività di sorveglianza, nelle forme stabilite dall’allegata “scheda informativa”.
Il servizio di salvataggio deve essere assicurato con un bagnino, in ragione di uno ogni
80 metri di fronte a mare o frazioni, muniti di uno dei due seguenti brevetti in corso
di validità:
a) brevetto di "Assistente Bagnanti" rilasciato dalla Federazione Italiana Nuoto –
Sezione Salvamento - contraddistinto dalla sigla "M.I.P."
b) brevetto di "Bagnino per Salvataggio" rilasciato dalla Società Nazionale di
Salvamento di Genova.
Attenzione: nessun altro brevetto o attestato è valido!!!
Se particolari conformazioni dell’arenile o della costa (es. scogliere parallele alla
battigia, pennelli imbonitori, ecc.) impediscono la visibilità di tutto lo specchio
acqueo antistante il fronte della concessione, il numero dei bagnini abilitati deve
essere incrementato, anche in consorzio con altri stabilimenti limitrofi, in modo tale
da vigilare costantemente tutto lo specchio acqueo
Domande possibili
-Qual è la misura massima del tratto costiero che può essere controllata da un solo bagnino ?
-E se lo stabilimento ha un fronte mare di 165 metri quanti bagnini sono obbligatori ?
-Quali titoli sono validi per il lavoro del bagnino ?
REGOLE PER LE PISCINE PRESENTI NEGLI STABILIMENTI BALNEARI
Il servizio di salvataggio per gli impianti tipo piscine e vasche, indipendentemente
dagli altri obblighi di assistenza previsti, deve essere disimpegnato da bagnini
dedicati solo a quel compito: praticamente dovrà vigilare un bagnino impegnato solo
per la piscina: non è consentito ad un bagnino sorvegliare contemporaneamente la
piscina e il mare.
Il personale di salvataggio (il bagnino) deve indossare, sempre durante la
sorveglianza una maglietta rossa recante la dicitura "SALVATAGGIO": sanzione
prevista € 1034,00.
Domande possibili
-Se uno stabilimento balneare ha anche una piscina a quali regole è tenuto obbligatoriamente ?
SORVEGLIANZA ATTENUATA O RIDOTTA
Nel periodo di tempo compreso tra le ore 13:30 e 15:30 è consentito che la
sorveglianza dei bagnanti sia effettuata per settori anziché per ogni singolo
stabilimento.
Precisando: durante l'orario detto di sorveglianza attenuata sarà sufficiente la
presenza di un bagnino ogni 160 metri di fronte mare anziché un bagnino ogni
stabilimento balneare, come prevede l'Ordinanza Balneare della Capitaneria di Porto
di Livorno, anche quando la lunghezza della striscia litoranea è di pochi metri.
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Quindi se due o più stabilimenti adiacenti non superano complessivamente i
centosessanta metri di tratto costiero, durante l'orario (13,30-15,30) detto “di
sorveglianza ridotta o attenuata”, possono avere come addetto alla sicurezza un solo
bagnino.
In tale situazione dovrà essere dato avviso al pubblico mediante apposito cartello
posizionato in maniera ben visibile nei pressi della battigia”attenzione sorveglianza
ridotta” e deve essere issata a cura dei concessionari (su un pennone alto almeno
quattro metri, installato nel settore di vigilanza ed in posizione ben visibile) una
bandiera gialla.
Inoltre della decisione di adottare la possibilità di partecipare al piano di
sorveglianza attenuata dovrà essere informata la Capitaneria di P. con i nomi degli
stabilimenti che aderiscono e la turnistica dei bagnini che sorveglieranno.
Domande possibili
-Cos’è la sorveglianza “attenuata o ridotta” ?
-L’orario ?
-Come si segnala ?
-A chi va comunicata la turnistica della presenza del bagnino ?
ORARI DI APERTURA E SORVEGLIANZA
Uno stabilimento deve rispettare l’orario di apertura e chiusura minimo che è dalle
ore otto fino alle ore 20.
In caso di totale assenza di sorveglianza (prima delle ore 09,00 e dopo le ore 19,00)
devono essere issate contemporaneamente la bandiera rossa e gialla.
Nel caso di assenza di personale addetto al salvataggio nell’orario di sorveglianza
obbligatoria (dalle ore 09.00 alle ore 19.00) il concessionario rischia la revoca della
concessione demaniale marittima.
ATTENZIONE
Nell’orario di “sorveglianza limitata” che alcuni erroneamente chiamano “pausa
pranzo” la presenza del bagnino alla sua postazione è obbligatoria.
È bene quindi che al momento dell’assunzione il bagnino chiarisca col proprio datore
di lavoro chi lo sostituirà al momento del pranzo, perché se non venisse trovato anche
per un brevissimo periodo -anche nell’orario 13,30-15,30- gli verrebbe elevata una
sanzione amministrativa di € 1034,00.
Domande possibili
-Qual è l’orario dell’apertura di un bagno ?
-Quando può essere assente il bagnino durante la stagione balneare ?
-Il concessionario come deve segnalare l’assenza del bagnino e successivamente cosa deve
fare ?
I BAGNINI, DURANTE L'ORARIO DI BALNEAZIONE, DEVONO:
- indossare una maglietta con la scritta "Salvataggio" di colore rosso: non sono
permessi altri colori.
- essere dotati di fischietto;
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- essere impiegati per il servizio di salvataggio e non in altre attività o comunque
destinati ad altro servizio, salvo casi di forza maggiore, previa sostituzione con altro
bagnino abilitato;
- tenere un comportamento corretto, vigilare per il rispetto della presente Ordinanza
e segnalare immediatamente, direttamente o tramite il concessionario, o gestore,
all’Autorità Marittima tutti gli incidenti che si verifichino sia sugli arenili che in
acqua, come pure i salvataggi effettuati, inoltrando anche apposita scheda di
segnalazione allegata.
Attenzione la segnalazione degli incidenti è obbligatoria: sono stai multati bagnini
che dopo un salvataggio si sono dimenticati di avvertire la Capitaneria di Porto.
I bagnini, durante l'orario di balneazione, devono stazionare, salvo casi di assoluta
necessità, nella postazione, oppure in mare sull’imbarcazione di servizio davanti lo
stabilimento: sanzione prevista € 1034,00.
Domande possibili
-Cosa deve avere come corredo personale il bagnino ?
-Cosa deve fare un bagnino dopo un salvataggio ?
-Dove deve stare il bagnino durante l’orario di sorveglianza ?
DOTAZIONE OBBLIGATORIA DEL BAGNINO
Presso ogni postazione di salvataggio - da ubicarsi su idonea piattaforma di
osservazione sopraelevata dal piano spiaggia di almeno due metri - devono essere
prontamente disponibili, in prossimità della battigia:
1) un binocolo;
2) 200 metri di cavo di salvataggio, di tipo galleggiante, arrotolato su un rullo fissato
saldamente al terreno con attaccata alla sua estremità una cintura o una bretella
oppure un salvagente anulare;
3) un paio di pinne della misura del bagnino;
4) in prossimità degli estremi della concessione, presso la battigia, devono essere
posizionati due salvagente anulari di tipo conforme alla vigente normativa (o
baywatch) sulla navigazione da diporto con sagola galleggiante lunga almeno 30
metri;
5) un natante idoneo a disimpegnare il servizio di salvataggio (patino) recante la
scritta “SALVATAGGIO” oppure “SOS” ed il nome dello stabilimento balneare, munito
di cavetto a festoni e dotato di un salvagente anulare con sagola galleggiante di
almeno 30 metri e di un mezzo marinaio o gaffa e di idoneo ancorotto con relativa
cima. Tale imbarcazione non deve essere, in alcun caso, destinata ad altri usi.
Domande possibili
-Qual è la dotazione di salvataggio che un concessionario deve mettere a disposizione del
bagnino ?
-Cos’è l’imbarcazione di salvataggio ? Descrivere l’ imbarcazione e la dotazione.
SEGUE: Dotazione facoltativa del bagnino
Ad esclusiva tutela del bagnino viene consigliato, dalla Capitaneria, durante i
soccorsi, l’uso di un giubbotto di salvataggio e di una calotta (cuffia) di colore rosso
per una migliore individuazione del naufrago e del soccorritore.
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Domande possibili
-Cosa fa parte della dotazione facoltativa del bagnino ?
LA MOTO D’ACQUA PER IL SALVATAGGIO
E’ data facoltà di utilizzare moto d’acqua da parte dei bagnini, quale utile
integrazione al mezzo nautico di tradizionale impiego sopra indicato. Esso è
subordinato al rispetto delle seguenti condizioni:
- apposita comunicazione al Capo del Circondario Marittimo di Livorno da parte
del responsabile del servizio di salvamento con cui si fa carico della responsabilità
dell’espletamento del servizio anche con l’impiego di moto d’acqua;
- titolarità di patente nautica in capo al conduttore della moto d’acqua;
- presenza a bordo, in aggiunta al conduttore, di un altro bagnino;
- la moto d’acqua non deve essere, in alcun caso, destinata ad altri usi e deve
recare la scritta “ SALVATAGGIO”;
- la moto d’acqua deve essere provvista di barella, con ancoraggio centrale in acciaio
e di due laterali elastici, dotata di maniglie laterali di ampia circonferenza,
omologata da un Ente Tecnico in ordine alla capacità di galleggiamento e certificata
dalle competenti Autorità Sanitarie per l’idoneità al recupero/trasporto;
- la moto d’acqua, che deve essere costantemente mantenuta in perfetta efficienza,
pronta per il servizio di salvamento cui è destinata e posizionata in prossimità della
battigia unitamente al natante di salvataggio tradizionale, deve essere dotata di:
dispositivo di retromarcia; pinne con fascia posteriore di regolazione; coltello; cima
di traino con moschettoni; stacco di massa di scorta; fischietto; torcia stagna;
strumento di segnalazione sonora; apparato radio di comunicazione VHF marino.
- Il conduttore della moto d’acqua deve indossare: casco protettivo, scarpe in
neoprene o tipo ginnastica; giubbotto di salvataggio .
La valutazione sulla scelta del mezzo da impiegare per la prestazione del servizio di
salvamento è rimessa al prudente apprezzamento del responsabile dello stesso, in
funzione della situazione contingente, quali condizioni meteomarine, distanza del
pericolante, presenza di bagnanti. La moto d’acqua deve essere condotta con il
criterio della massima prudenza e responsabilità mirando alla tutela e alla sicurezza
dei bagnanti, anche durante le operazioni di soccorso che non devono mai
compromettere l’incolumità di altre persone presenti.
Attenzione la disponibilità della moto d’acqua non esclude la presenza del patino di
salvataggio con tutta la dotazione obbligatoria.
Domande possibili
-A quali norme e regole deve attenersi chi vuole utilizzare una moto d’acqua per il
salvataggio ?
-Quali sono le caratteristiche e le dotazioni di una moto d’acqua per il salvataggio ?
LA BANDIERA ROSSA
Quando sussista uno stato di pericolosità per la balneazione legata unicamente a
fattori non prevedibili e sopravvenuti, in ogni caso di natura temporanea, quali
condizioni meteo marine avverse, inquinamento, deve essere issata, a cura dei
concessionari, su un pennone, installato nel settore di vigilanza, in posizione ben
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visibile, una bandiera rossa il cui significato deve intendersi come avviso di bagno a
rischio o pericoloso.
L’avviso di cui sopra deve essere ripetuto continuamente anche per altoparlante
(esempio: attenzione balneazione pericolosa, attenzione balneazione pericolosa,
attenzione balneazione pericolosa). In maniera particolare quando, nonostante il
mare pericoloso, ci sono persone in acqua.
Domande possibili
-Quali sono i segnali da adottare in caso di pericolo?
(PRECISAZIONE)
Nelle aree in cui il fondale marino presenti irregolarità e/o asperità ( buche
sommerse, scogli, scalini, canali creati da correnti marine occasionali,ecc..), tali da
creare situazioni pericolose per l’incolumità dei bagnanti, si raccomanda al gestore di
segnalare tali pericoli. In particolare, nei tratti di litorale interessati dalla presenza
di ostacoli quali barriere soffolte poste a tutela della costa da fenomeni erosivi, la
balneazione e la navigazione dovranno essere svolte con la massima prudenza per
evitare i pericoli derivanti dalla risacca e dal moto ondoso. I titolari degli stabilimenti
balneari ed i “ Comuni” (in corrispondenza delle spiagge libere) avranno cura di
posizionare i pertinenti segnalamenti in mare ed adeguati cartelli plurilingue sulla
spiaggia indicanti la presenza di tali ostacoli.
Domande possibili
-Cosa deve fare il concessionario in caso di situazioni e conformità del litorale e dello specchio
acqueo di pertinenza tali da ritenersi pericolosi ?
KIT PRIMO SOCCORSO
Ogni concessionario deve dotarsi di materiale di primo soccorso costituito da:
tre bombole individuali di ossigeno monouso, da un litro, con valvola di
regolazione e mascherina, o una bombola di ossigeno portatile (2lt.) con manometro
ed erogatore;
una cannula di respirazione bocca a bocca;
un pallone “ambu” o altra apparecchiatura riconosciuta equipollente dalle
competenti autorità sanitarie;
una cassetta di pronto soccorso, anche di tipo portatile, contenente le
dotazioni prescritte dalla normativa vigente.
Oltre a quanto previsto nel presente articolo ogni stabilimento balneare deve essere
dotato di un apposito locale, non necessariamente ubicato nel corpo centrale, che
deve essere adibito a primo soccorso. In detto locale devono essere tenute pronte
all’uso le dotazioni di pronto soccorso: deve essere facilmente individuabile da
chiunque e segnalato con il simbolo internazionale, se necessario anche con più
cartelli indicatori e frecce: non deve essere usato per altro come magazzino,
rimessaggio, ripostiglio….
Domande possibili
-Dov’è posizionato il locale del Primo Soccorso ?
-Di quale materiale deve essere dotato ?
-Come si segnala il locale del primo soccorso ?
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SEGNALI DI PERICOLO (Spiegazioni)
Ogni concessionario deve preparare ed esporre, in maniera visibile e nel punto di
maggior passaggio, un cartello con evidenziati i segnali di pericolo (es.: bandiere,
ecc.) con le relative spiegazioni, redatto in più lingue.
Domande possibili
-Ogni concessionario deve preparare ed esporre uno o più cartelli cosa devono riportare ?
DISCIPLINA DELLA PESCA
L’esercizio di qualsiasi tipo di pesca, canna con amo, arselle e muscoli-cozze, reti e
simili, ecc. ha come Limite del pescato: 5Kg
È VIETATO nelle fasce di mare di metri 200 dalle spiagge e di metri 100 dalle coste a
picco, dalle spiagge degli stabilimenti e dalle libere: nel periodo compreso tra le ore
8:30 e le ore 19:30.
Da moletti e scogliere (naturali o artificiali) dinanzi ai quali non sono presenti
bagnanti è consentita anche in tali orari la sola pesca con canna.
Domande possibili
-Qual’ è il limite del peso della pesca ?
-Dove possiamo pescare durante la stagione balneare ?
-In quali zone c’è un orario da rispettare? E qual’ è l’orario ?
Un esempio, le ARSELLE: il retino, da usare a piedi, per la pesca delle arselle, per spostarsi
da un punto all’altro del litorale, non può essere caricato su un imbarcazione per
raggiungere il luogo di pesca,
La pesca delle arselle è vietata:
I festivi tutto il giorno, i feriali dalle ore 9,30 alle 19,30.
È sempre vietata se ci sono bagnanti nelle vicinanze.
Domande Possibili
-La pesca delle arselle col retino trainato a mano quando è soggetta a divieto ?
-Il retino per la pesca delle arselle è vincolato ad un limite preciso per il trasporto: quale ?
-Qual é il limite del peso della pesca delle arselle ?
REGOLE PER LE ATTIVITÀ SUBACQUEE
Chiunque compia attività subacquee (anche al di fuori della zona di mare riservata
alla balneazione) è obbligato a segnalare la propria presenza con apposito segnale
(bandiera rossa con banda trasversale bianca) fermato su una boa o issato su unità
navale posizionato in modo visibile e di dimensioni tali da essere facilmente visibile
da 300 metri .
Il sub non deve comunque, nella sua escursione in superficie o in immersione
allontanarsi oltre 50 metri dalla stessa.
La suddetta bandiera deve essere posizionata su una boa galleggiante o su unità
navale.
I diportisti (le imbarcazioni) in avvicinamento dovranno altresì mantenersi ad almeno
100 metri dalla suddetta bandiera di segnalazione.
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Di notte, il sub (non pescatore in quanto la pesca sub è consentita solo dal sorgere
fino al tramonto del sole) si segnala con una luce gialla intermittente posizionata su
una boa o sull’imbarcazione.
Domande possibili
-Come deve segnalare la propria presenza un sub ?
-Quali sono le misure del segnale di presenza di un sub in mare ?
-Quanto può allontanarsi il sub in immersione dal segnale ?
-Quanto possono avvicinarsi le unità navali al segnale che indica la presenza di un sub ?
-Come deve segnalare, durante le ore notturne, la sua presenza un sub ?
Chi esercita la pesca subacquea deve attenersi a queste norme o regole:
I°) non può avvalersi dell'uso di respiratori.
II°) non può praticarla a meno di 500 metri dalle spiagge frequentate da bagnanti.
III°) non può raggiungere suddetta zona con il fucile carico anche se con la sicura, nel
periodo estivo.
IV°) aver compiuto 16 anni di età per praticare la pesca sub con fucile.
Domande possibili
-Un sub può durante la pesca quale tipo di respiratori può usare ?
-Dove può praticarla ?
-Durante l’avvicinamento alla zona di pesca cosa deve avere il fucile subacqueo ?
-L’età minima per praticare la pesca sub ?
-Qual è l’orario in cui è permessa la pesca subacquea ?
DISCIPLINA DELLO SCI NAUTICO (E DEL PARACADUTISMO ASCENSIONALE)
L'esercizio dello sci nautico è consentito in ore diurne e con tempo favorevole e mare
calmo nelle acque marittime situate ad oltre duecentocinquanta metri dalla riva
antistante le spiagge ed ad oltre cento metri dalle coste cadenti a picco in mare.
Ovviamente viste le limitazioni e dato che è impossibile praticare lo sci nautico ad
una velocità inferire ai dieci nodi (km 18,520) per le evoluzioni dovrà spostarsi ad
oltre mille metri dalla costa, davanti agli stabilimenti ed ad oltre 500 metri davanti
alla costa rocciosa a picco come Romito Calafuria.
L'esercizio dello sci nautico può essere effettuato sotto l'osservanza delle seguenti
condizioni:
a) i conduttori di natanti muniti di motori entrobordo e fuoribordo devono essere
abilitati alla condotta dei mezzi nautici anzidetti, ed essere muniti di patente nautica
anche se la potenza del motore non lo richiede (cv 40,2);
b) tali conduttori dovranno essere sempre assistiti da altra persona esperta nel nuoto;
c) i natanti devono essere muniti di un sistema di aggancio e rimorchio e di un ampio
specchio retrovisore convesso riconosciuti idonei dalla Capitaneria di Porto
territorialmente competente;
d) durante le varie fasi dell'esercizio la distanza fra il mezzo e lo sciatore nautico non
deve mai essere inferiore a 12 metri;
e) la partenza ed il recupero dello sciatore nautico devono avvenire soltanto nelle
acque libere da bagnanti e da imbarcazioni, ovvero entro gli appositi corridoi di
lancio;
f) la distanza laterale di sicurezza tra un battello trainante uno sciatore e gli altri
natanti deve essere superiore a quella del cavo di traino;
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g) é vietato a qualsiasi imbarcazione a motore seguire, nella scia o a distanza
inferiore a quella di sicurezza, altre imbarcazioni trainanti sciatori nautici, e così
pure attraversare la scia in velocità a vicinanza tale da poter investire gli sciatori, in
caso di caduta;
h) i mezzi nautici debbono inoltre essere muniti di dispositivo per l'inversione della
marcia e per la messa in folle del motore;
i) i mezzi nautici debbono inoltre essere muniti di dispositivo per pronto soccorso e,
per ogni sciatore trainato, di un salvagente a portata di mano .
Domande possibili
-Il conduttore del mezzo navale mentre traina uno sciatore nautico di quale abilitazione deve
essere in possesso ?
-Il conduttore del mezzo navale mentre traina uno sciatore nautico da chi deve essere
assistito ?
-Quale la lunghezza del cavo fra il mezzo e lo sciatore nautico ?
-Chi affianca con imbarcazione una che pratica sci nautico a quale distanza deve mantenersi ?
-Dove si può praticare sci nautico ?
Le scuole di sci nautico devono attenersi all'osservanza delle seguenti condizioni:
I°) i motoscafi e le imbarcazioni-scuola devono essere equipaggiati da un conduttore
abilitato e da un aiutante, muniti di brevetto di marinaio o bagnino di salvataggio
della Società Nazionale di Salvamento;
II°) le scuole di sci nautico, comunque costituite e gestite, devono essere
regolarmente riconosciute dalla Federazione Italiana Sci Nautico;
III°) dette scuole non possono impiegare personale istruttore che non risulti
debitamente abilitato all'insegnamento dello sci nautico con diploma rilasciato dalla
"Federazione Italiana Sci Nautico" .
Domande possibili
-Il conduttore del mezzo navale, scuola di sci nautico, mentre traina uno sciatore nautico di
quale abilitazione deve essere in possesso ?
-Il conduttore di mezzo nautico, scuola di sci nautico, deve avere una persona in assistenza
quale qualifica devono avere entrambi ?
CORRIDOI DI LANCIO PER BARCHE A MOTORE O A VELA
1. I corridoi di lancio devono avere le seguenti caratteristiche:
- larghezza non inferiore a metri 10;
- profondità maggiore di 50 metri rispetto al limite della zona di mare riservata ai
bagnanti;
- delimitazione costituita da gavitelli di colore arancione collegati con sagola
tarozzata (nella zona di mare riservata ai bagnanti) e distanziati a intervalli non
inferiori a 20 metri nei primi 100 metri e successivamente a 50 metri;
- individuazione delle imboccature a mare mediante posizionamento di bandierine
bianche sui gavitelli esterni di delimitazione, posti a profondità maggiore di 50 metri
rispetto al limite della zona di mare riservata alla balneazione;
- nei pressi della battigia deve essere sistemato un apposito cartello recante la
dicitura
"RISERVATO AL TRANSITO DEI NATANTI/IMBARCAZIONI - DIVIETO DI
BALNEAZIONE".
73
2. L’installazione di corridoi di lancio in generale è soggetta ad autorizzazione del
Comune competente per territorio, nel rispetto delle modalità tecniche di cui al
comma 1.
1. Norme specifiche di comportamento.
Ai fini della sicurezza della balneazione:
a) le unità a vela, ivi compresi le tavole a vela (windsurf), devono percorrere i
corridoi con la massima prudenza;
b) le unità a motore devono percorrere i corridoi a lento moto e, comunque, a
velocità non superiore a 3 nodi;
c) le unità navali a motore, a vela o a vela con motore ausiliario – se non condotte a
remi ovvero con la vela abbassata – devono raggiungere le spiagge utilizzando
esclusivamente gli appositi corridoi di lancio;
d) è fatto comunque divieto di ormeggiare od ancorarsi all’interno dei corridoi di
lancio.
Domande possibili
-Quali sono le misure di un corridoio di lancio ?
-Con quali segnali si indica la presenza di un corridoio di lancio ?
-A chi deve essere fatta la richiesta per l’istallazione di un corridoio di lancio ?
-Qual’è la velocità da tenere in un corridoio di lancio ?
DISPOSIZIONI PARTICOLARI PER I JET-SKY (SCOOTER D’ACQUA)
E NATANTI SIMILARI
1.1 durante la stagione balneare il varo, l’alaggio, la partenza e l’approdo è
consentito dai porti o dai corridoi appositamente concessi per la partenza e l’arrivo;
1.2 l’entrata e l’uscita deve avvenire con velocità massima di 3 (tre) nodi.
1.3 nel rimanente periodo dell’anno, è consentito il varo, l’alaggio, la partenza e
l’approdo da qualsiasi punto dalla costa.
Per la conduzione degli acquascooters o moto d’acqua e mezzi similari è richiesta la
patente nautica.
Durante la navigazione deve obbligatoriamente essere indossato un mezzo di
salvataggio individuale.
I locatori di scooters acquatici e natanti similari devono dotare i natanti stessi di
apposito congegno di spegnimento a distanza da utilizzare in caso di condotta non
regolamentare dei mezzi.
Tutti i jet-sky devono avere il ritorno del gas a zero automatico
Domande possibili
-Durante la stagione balneare il varo, l’alaggio, la partenza e l’approdo (jet-sky) dove è
consentito?
-L’entrata e l’uscita (jet-sky) deve avvenire ad una velocità massima. Quale?
-Durante la navigazione (jet-sky) cosa deve obbligatoriamente essere indossato ?
-Quale tipo di abilitazione deve avere chi usa un jet-sky ?
-I locatori di scooters acquatici e natanti similari di cosa devono dotare i natanti stessi ?
-Tutti i jet-sky quale dispositivo devono avere per la sicurezza ?
74
LOCAZIONE DEI NATANTI DA DIPORTO
La locazione di natanti da diporto a remi o pedali nonché di quelli comunemente
denominati jole, pattini, sandolini, tavole a vela, scooters acquatici, mezzi similari e
natanti a vela con superficie velica non superiore a 4 mq. destinati al diporto dei
bagnanti, è disciplinato come segue:
1.1 la locazione può essere effettuato dalle ore 09.30 alle ore 18.30 di ogni giorno
con mare e tempo assicurati favorevoli. La locazione è comunque vietata in caso di
avverse condimeteo ed il locatore ha l'obbligo di segnalare la situazione di pericolo
issando la bandiera rossa su apposito pennone;
1.2 la capacità di carico deve essere giudicata dal locatore in rapporto ai requisiti di
stabilità del mezzo e delle condizioni d'uso. In ogni caso i natanti prototipi non
omologati possono trasportare:
n° 3 persone per lunghezza fuori tutto fino a metri 3,50,
n° 4 persone per lunghezza f.t. compresa tra metri 3,51 e 4,50
n° 5 persone per lunghezza f.t. compresa tra metri 4,51 e 6,00;
i natanti privi di motore possono essere affidati solo a persone di età non inferiore ad
anni 14.
Il locatore ha facoltà di richiedere, all'atto della locazione, apposita dichiarazione di
capacità al nuoto;
1.4 gli scafi devono essere contrassegnati mediante indicazione della ditta o ragione
sociale e con un numero progressivo;
1.5 il locatore, qualora non sia munito del brevetto di bagnino di salvataggio deve
avvalersi di persona qualificata che possegga tali requisiti;
1.6 il locatore deve tenere sempre approntata a terra un'idonea unità di salvataggio
con salvagente anulare e cavo di rimorchio per gli interventi di urgenza e da
utilizzare per il recupero dei natanti noleggiati (tale unità non è necessaria quando il
noleggiante si identifichi con il titolare di uno stabilimento balneare);
1.7 il locatore è obbligato ad informare gli utenti dei limiti previsti nei precedenti
punti:
Deve annotare su apposito registro il nome, cognome e recapito del conduttore e la
durata della locazione: meglio ancora farsi lasciare documento d’identità.
I natanti a motore possono essere locati solo a persone di età non inferiore ad anni
16.
I natanti privi di motore possono essere locati solo a persone di età non inferiore ad
anni 14.
In particolare le moto d'acqua devono essere dotate di un sistema di telecomando di
spegnimento del motore a distanza, manovrabile da parte del locatore.
È’ fatto obbligo ai locatori di avere in loco un mezzo di comunicazione (telefono
cellulare o fisso) per consentire una pronta reperibilità in caso di soccorso il cui
recapito telefonico dovrà essere comunicato alla Sala Operativa della Capitaneria di
Porto di Livorno.
Domande possibili
-I natanti privi di motore possono essere locati solo a persone di età non inferiore ad anni ?
-I natanti a motore possono essere locati solo a persone di età non inferiore ad anni ?
-Per quali natanti da diporto è consentita la locazione ?
-L’orario della locazione ?
-Quali condizioni meteo ?
-Quante persone possono salire ?
-Cosa va richiesto quando noleggiamo ?
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-Gli scafi noleggiati con cosa devono essere contrassegnati ?
-Quale attestato deve avere il locatore ?
-Il locatore cosa deve tenere sempre approntata a terra ?
-Il locatore cosa deve farsi lasciare dal noleggiante ?
SULLE SPIAGGE DEL CIRCONDARIO MARITTIMO È VIETATO:
1) sorvolare le spiagge e gli adiacenti specchi acquei con qualsiasi tipo di aeromobile
o di apparecchio privato e per qualsiasi scopo, a quota inferiore a 300 metri ( 1.000
piedi);
ad eccezione dei mezzi di soccorso e di polizia;
2) transitare e/o sostare con qualsiasi tipo di veicolo, ad eccezione di quelli destinati
alla pulizia delle spiagge, alle persone diversamente abili. dei mezzi di soccorso e di
polizia.
Domande possibili
-Quali sono i veicoli a motore autorizzati al transito sulle spiagge ?
DISPOSIZIONI SULL'ORDINANZA
1. La presente ordinanza deve essere esposta a cura dei concessionari di stabilimenti
balneari in luogo visibile dagli utenti per tutta la durata della stagione balneare.
2. Gli Ufficiali e gli Agenti di polizia giudiziaria sono incaricati dell’esecuzione della
presente ordinanza, la quale sostituisce ed abroga la n°63 emanata da questo Ufficio
Circondariale Marittimo in data 4 maggio 2006.
Domande possibili
-Dove va esposta l’ordinanza ?
-Chi è incaricato del rispetto dell’Ordinanza B. ?
LIMITI GENERALI DELLA NAVIGAZIONE DELLE UNITA' DA DIPORTO
DURANTE LA STAGIONE BALNEARE: RAGGIUNGERE LA COSTA
Nel periodo compreso tra il 1 maggio e il 30 settembre le unità da diporto sono
soggette ai seguenti limiti generali di navigazione rispetto alla costa.
a) è fatto obbligo navigare con unità da diporto a motore ad una velocità non
superiore a 10 nodi e con lo scafo in dislocamento (scafo immerso, non planante)
nella zona di mare per una distanza di 500 metri dalle coste rocciose a picco sul mare
e 1000 metri dalle spiagge
b) è fatto divieto navigare nei 250 metri dalla battigia(dalle spiagge) e 100 metri
dalle coste rocciose a picco sul mare dalle ore 8,30 alle 19,30.
c) è fatto divieto ormeggiare e ancorare nei 250 metri della zona riservata alla
balneazione dalle spiagge e dei 100 metri dalle coste rocciose, salvo i casi autorizzati
con apposita concessione demaniale marittima.
Le zone di mare davanti alle coste rocciose a picco possono essere comunque
attraversate ai soli fini dell'atterraggio, dell'ormeggio e/o dell'ancoraggio, da unità in
navigazione a motore o a vela purché a lento moto e con rotta perpendicolare alla
costa, a velocità minima, e comunque non superiore a tre nodi, adottando tutti gli
accorgimenti necessari ad evitare incidenti a persone e/o cose.
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ATTENZIONE
Per essere più chiari faremo qui due esempi di una situazione abbastanza comune per
chi pratica la navigazione con unità da diporto.
Primo esempio
Siamo a bordo di un’unità da diporto e ci troviamo in mare davanti agli stabilimenti
balneari di Tirrenia ad una distanza di circa 3000 metri dalla battigia.
Dobbiamo raggiungere velocemente la costa ma non sussiste uno stato di necessità,
una situazione a rischio che autorizzerebbe la deroga alle norme di comportamento
sopra descritte.
Come possiamo comportarci?
Possiamo raggiungere i mille metri, dalla spiaggia, liberamente alla velocità che
vogliamo, dopo dobbiamo ridurre l’andatura ad un massimo di 10 miglia marine orarie
(km 18,520) fino ai 200 metri dalla costa che delimitano la zona riservata alla
balneazione: qui spengere il motore e proseguire a remi, oppure se è presente un
corridoio di lancio/atterraggio possiamo raggiungere la terra ferma attraverso
quest’ultimo ad una velocità non superiore alle tre miglia marine (km. 5,556).
Secondo esempio
Siamo a bordo di un’unità da diporto e ci troviamo in mare davanti al litorale roccioso
a picco come quella di Calafuria, Romito ad una distanza di circa 3000 metri dalla
costa.
Dobbiamo raggiungere velocemente la riva ma non sussiste uno stato di necessità,
una situazione a rischio che autorizzerebbe la deroga alle norme di comportamento
sopra descritte.
Come possiamo comportarci?
Possiamo raggiungere i 500 metri, dalla costa, liberamente alla velocità che
vogliamo. Dopo dobbiamo ridurre l’andatura ad un massimo di 10 miglia marine orarie
(km 18,520) fino ai 100 metri dal litorale, la zona riservata alla balneazione: qui ad
una velocità non superiore alle tre miglia marine orarie (km. 5,556) si può giungere
fino alla terra ferma in modo perpendicolare facendo attenzione ai bagnanti.
Domande possibili
-Come può avvicinarsi a riva un’imbarcazione davanti alle spiagge dal 1 maggio al 30
settembre ?
-Come può avvicinarsi a riva un’imbarcazione davanti alle coste rocciose a picco (Calafuria,
Romito) dal 1 maggio al 30 settembre ?
SURF e WINDSURF
È vietato atterrare con i surf nei tratti di arenile in concessione per strutture
balneari.
In tali tratti i concessionari devono aver cura di separare le aree destinate alle
evoluzioni dei surf da quelle destinate ai bagnanti: per far praticare il surf davanti
agli stabilimenti, visto l’alto rischio che si viene a creare durante le evoluzioni di
questa attività, occorre che il concessionario dopo la presentazione di un piano per
la sistemazione di un corridoio per il surf ottenga l’autorizzazione dalla Capitaneria
di Porto.
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Sulle spiagge libere l’atterraggio è consentito qualora non siano presenti bagnanti né
imbarcazioni ormeggiate o in movimento, nella zona di atterraggio: distanza minima
dagli stessi 60 metri.
Domande possibili
-Dove è possibile praticare surf d’estate ?
-Quali sono le regole da osservare ?
ACQUASCOOTER - MOTO D’ACQUA – JET-SKY, ecc.: REGOLE
L’acquascooter è un natante e segue le regole previste per i natanti stessi, fatta
eccezione per la conduzione per la quale è previsto:
-patente nautica sempre obbligatoria, indipendentemente dalla potenza del motore
-la maggiore età (aver compiuto 18 anni)
ATTENZIONE
Con queste nuove severe disposizioni appare chiaro che il noleggio degli acquascooter
diventa difficile.
Domande possibili:
-Quali sono le norme da osservare per usare la moto d’acqua ?
PATENTE NAUTICA
La patente è obbligatoria in tutti i casi, sia natanti che imbarcazioni, quando:
1) Il mezzo ha un motore con una potenza dichiarata superiore ai 40,8 CV
2) Quando si superano le 6 miglia dalla costa.
3) Per il conducente dell’unità che effettua lo sci nautico.
4) Per la guida dei jet-sky, moto d’acqua (scooter d’acqua) e natanti similari è
SEMPRE obbligatoria la patente nautica D.L. 18 Luglio 2005.
Domande possibili
-Quando è obbligatoria la patente nautica (4 casi) ?
IMPIEGO DELLE TAVOLE CON AQUILONE (KITESURF)
L’uso delle tavole con aquilone (di seguito denominate Kitesurf) è consentito a coloro
i quali abbiano compiuto i 14 anni di età.
Durante l’utilizzo dei Kitesurf è obbligatorio:
a) indossare permanentemente un mezzo di salvataggio individuale ed un caschetto di
protezione;
b) munirsi di un attrezzo idoneo a recidere le cime in caso di emergenza.
E’ vietato lasciare il Kitesurf incustodito sia in mare che sulla spiaggia senza avere
scollegato almeno un lato dell’ala e riavvolto completamente i cavi sul boma:
rendendolo non pericoloso anche in presenza di forte vento.
Domande possibili
-L’età minima per praticare il Kitesurf ? Cosa indossare per praticare il Kitesurf ?
-Quando lasciamo il Kitesurf su una spiaggia cosa dobbiamo fare ?
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(segue) Corridoi di lancio per Kitesurf
L’autorizzazione per il posizionamento di un corridoio di lancio per Kitesurf deve
essere richiesta al Comune competente
1. Nella zona di mare prioritariamente destinata alla balneazione, l’atterraggio e la
partenza dei Kitesurf devono avvenire obbligatoriamente all’interno di appositi
corridoi di lancio aventi le seguenti caratteristiche:
a) Larghezza: fronte a spiaggia minimo 30 mt. Ad allargarsi fino ad una ampiezza di
mt. 80 ad una distanza dalla costa di mt. 100;
b) devono essere delimitati lateralmente, fino alla distanza di 250 mt., dalla spiaggia
da due linee di boe di colore arancione ad una distanza massima di metri 20 l’una
dall’altra;
c) i corpi morti delle boe costituenti le predette linee devono essere collegati fra loro
sul fondo mediante una cima non galleggiante;
d) per agevolare l’individuazione dei corridoi di rientro in spiaggia l’ultimo gavitello
esterno (destro e sinistro) posto al limite della linea dei 250 mt. deve essere di colore
arancione ed avente un diametro di 80 cm., con indicato il nome del titolare e il
numero di autorizzazione;
e) ogni gavitello dovrà riportare la dicitura “CORRIDOI USCITA NATANTI – VIETATA LA
BALNEAZIONE”; tale divieto deve essere inoltre riportato su apposito cartello
sistemato sulla battigia all’ingresso del corridoio, riportante la stessa dicitura.
2. Norme di comportamento:
a) La partenza ed il rientro devono avvenire con la tecnica del Body Drag (farsi
trascinare dall’aquilone con il corpo in acqua fino ad una distanza di 100 mt. dalla
battigia);
b) nei 100 mt. sopracitati è consentito il transito di un Kitesurf per volta, con diritto
di precedenza ai mezzi in rientro;
c) L’impiego del corridoio è limitato alle operazioni di atterraggio e partenza dalla
spiaggia.
3. L’installazione dei corridoi di lancio è soggetta ad autorizzazione del Comune
competente per territorio. Il titolare dell’autorizzazione è responsabile della
sistemazione e del perfetto mantenimento della segnaletica del corridoio di lancio.
Domande possibili
-L’autorizzazione per il posizionamento di un corridoio di lancio per Kitesurf a chi deve essere
richiesta ?
-Come è possibile partire e/o rientrare in mare con un Kitesurf ?
-Quanti Kitesurf possono transitare contemporaneamente in un corridoio di lancio ?
-Un Kitesurf rientra un altro sta partendo: possono farlo contemporaneamente ?
-Quali sono le misure di un corridoio di lancio per Kitesurf ?
-Da cosa deve essere delimitato in mare un corridoio di lancio per Kitesurf ?
-Cosa deve essere scritto sopra ogni gavitello di un corridoio di lancio per Kitesurf ?
-Descrivere cosa deve essere posizionato all’ingresso, al largo, di un corridoio di lancio per
Kitesurf e cosa deve riportare ?
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INDIRIZZI E NUMERI DI TELEFONO UTILI
-Emergenza mare: 1530
-Emergenza sanitaria: 118
-Capitaneria di Porto-Guardia Costiera (Direzione Marittima di Livorno)
Piazza della Sanità n°1, 57123 Livorno, tel. 0586/826011, fax 0586/826090,
www.guardiacostiera.gov.it
email [email protected]
-Capitaneria di Porto-Guardia Costiera (Ufficio Locale Marittimo)
Via dell’Ordine di S.Stefano n°124, 56013 Marina di Pisa (PI), tel. 050/35922, fax 050/35193
email [email protected]
-Società Nazionale di Salvamento – sede centrale: Via Luccoli, 24, 16123 Genova, Tel.
010/2474261, Fax 0102474223
www.salvamento.it
email [email protected] ; [email protected]
-Società Nazionale di Salvamento - Sez. di Pisa: via Bonanno Pisano n°3, 56126 Pisa
tel. 050/29539 - 050/550071, fax 050/29539, cell. 335/1001273-4,
www.bagnini-pisa.it
email [email protected]
LE SCHEDE
Seguono alla pagina seguente i fac-simile di due schede: la prima per la segnalazione
degli interventi da parte del bagnino “SCHEDA DI RILEVAZIONE DEGLI INCIDENTI” che
servirà all’Autorità Marittima per redigere la statistica dell’anno corrente.
La seconda per il piano di salvataggio collettivo “SCHEDA CENSIMENTO” da presentarsi
all’Autorità Marittima (CP-GC) per l’approvazione.
La “scheda censimento” sarà riempita solo dal titolare dello stabilimento-balnearecolonia-spiaggia se questo aderisce al piano di salvataggio collettivo. Ma in presenza
del servizio di salvataggio tradizionale dovrà riportare anche tutti i dati del bagnino
addetto alla sicurezza della balneazione: dovrà essere presentata prima dell’inizio
della stagione balneare.
La scheda di “rilevazione degli incidenti” dovrà essere compilata immediatamente
dopo il fatto dal bagnino e fatta pervenire all’Ufficio Marittimo di competenza entro
il giorno stesso: anche via fax.
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ATTENZIONEBANDIEREATTENZIONEBANDIEREATTENZIONEBANDIEREATTENZION
Uno stabilimento può essere aperto fuori dal periodo tradizionale.
Cosa fare, nel periodo dal 16 settembre al 14 giugno, quando sarà assente il bagnino?
Uno stabilimento balneare può essere aperto anche nel periodo fuori dalla stagione
balneare che è compresa tra il 1 maggio ed il 30 settembre: questo è stabilito
dall’Ordinanza Balneare emanata dal Comune di appartenenza del tratto litoraneo.
Obblighi: Una bandiera rossa, un cartello, servizi igienici, bar-ristorazione-telefono,
salvataggio.
1) La bandiera rossa dovrà essere issata su un pennone di almeno quattro metri di
altezza, fermato, piantato, sulla battigia in modo ben visibile a tutti.
2) Un cartello posizionato su un’asta di almeno due metri fermato, piantato, sulla
battigia in modo ben visibile a tutti con la scritta”ATTENZIONE BANEAZIONE NON
SICURA PER MANCANZA DEL SERVIZIO DI SALVATAGGIO”.
3) I servizi igienici-wc dovranno essere garantiti alla clientela.
4) Dovrà essere sempre aperta la ristorazione (bar) e una linea telefonica fissa o
mobile.
5) Obbligo della sorveglianza balneare con tutti i suoi vincoli nessuno escluso nei
giorni: sabato domenica e festivi.
Cosa fare, nel periodo dal 15 giugno al 15 settembre, quando sarà assente il bagnino?
Uno stabilimento nel periodo 15/6 -15/9 dovrà essere aperto tutti i giorni almeno
dalle h 8.00 alle h 20.00: ma alcuni aprono molto presto(anche alle 6.30 h) e
chiudono molto tardi (anche alle 24).
Lo stabilimento dovrà garantire la sorveglianza balneare obbligatoria (bagnino ed
altro) soltanto dalla h 9.00 alle h 19.00.
Quindi quando un cliente arriverà sulla spiaggia fuori dalle h 9.00 – h 19.00 e troverà
sul pennone delle bandiere issate quella rossa insieme alla gialla sarà da queste
bandiere avvisato che non c’è salvataggio.
Può verificarsi l’assenza del bagnino nell’orario di sorveglianza obbligatoria: malattia,
infortunio, licenziamento, ecc. cosa deve fare il concessionario?
Sostituire il bagnino assente con un altro operatore con brevetto valido.
Se non è possibile:
1) Issare le bandiere rossa insieme alla gialla.
2) Comunicare l’accaduto alla Capitaneria di Porto.
3) Chiudere lo stabilimento ed allontanare la clientela avvisando con segnalazioni
acustiche il pericolo della balneazione per mancanza del servizio di salvataggio.
Quando troviamo la bandiera rossa insieme alla gialla?
La troviamo solo nel periodo dal 15 giugno al 15 settembre.
La troviamo in due casi
1) Quando il bagno è aperto e manca il bagnino(sopra descritto)
2) C’è mare pericoloso e siamo nell’orario di sorveglianza attenuata: 13,30h - 15,30h
quando troviamo un solo bagnino su un fronte mare fino m 1,60 invece che ogni m 80
oppure uno ogni stabilimento fino a m 80.
Mare pericoloso = Bandiera rossa
Sorveglianza ridotta = Bandiera gialla
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BANDIERA ROSSA
Su questa stessa ordinanza facente parte del materiale di studio per il conseguimento
del brevetto di “Bagnino di Salvataggio” della Società Nazionale di Salvamento il
significato dell'esposizione della bandiera rossa è gia stato trattato precedentemente:
ma la bandiera rossa in alcuni tratti litoranei ha un valore di divieto.
Il primo a vietare la balneazione in giornate di mare pericoloso è stato il comune di
Pisa dopo l'annegamento di un giovane pisano, Marco Verdigi, che aveva perso la vita
per salvare quella di due bambini, che facevano il bagno in un punto molto
pericoloso, durante una giornata di forte vento di Ponente.
Venne emessa un'ordinanza comunale che, ancora oggi, vieta l'entrata in acqua in un
tratto del litorale, a Marina di Pisa, partendo dalla foce dell'Arno, continuando
davanti all'abitato, terminando al bagno Stella Polare, dove oltre a Marco Verdigi
erano affogati due coniugi svedesi circa un mese prima.
L'ordinanza entra in funzione quando viene alzata, a cura del comune di Pisa, la
bandiera rossa: chi entra in mare dove c'è il divieto viene multato.
Anche Castagneto Carducci emise un divieto di balneazione dopo la morte di un
giovane senegalese che voleva aiutare un bagnante in difficoltà, pure il comune di
Vecchiano si allineò a seguito dell'annegamento di una giovane polacca.
Ma la difficoltà è sempre stata il rispetto di quest'ordinanza, troppo poche le persone
impiegate per questo compito: se è vero che tutti gli agenti di P.S. e di P.G. possono
intervenire, di fatto solo gli uomini della Guardia Costiera/ Capitaneria di Porto sono
presenti sul nostro litorale ed il loro numero è insufficiente per l'osservanza della
stessa dato che, oltretutto, sono impiegati in numerosi altri compiti.
Nel tempo l'ostacolo del non por far rispettare il divieto è aumentato notevolmente,
in primis, le numerose proteste dei fruitori delle nostre spiagge per le valutazioni,
personali, che tendono a sottovalutare il pericolo, in più l'applicazione alla lettera,
dell'ordinanza di divieto, penalizzerebbe anche chi entra in acqua mantenendosi in
sicurezza a pochi metri da riva e non solo gli incoscienti che si allontanano dalla costa
mettendo a rischio, non solo la propria ma, anche la vita del soccorritore.
Per esempio quando, durante una giornata di mare grosso, un agente di Pubblica
Sicurezza oppure di Polizia Giudiziaria trova un bagnante in mare deve elevargli una
sanzione amministrativa, la cifra varia da comune a comune ma spesso supera i 200
euro, se sono un gruppo incominciano le difficoltà perchè tutti cercheranno di
dileguarsi dandosela a gambe levate, l'agente o gli agenti dovranno cercare di
fermarli.
Altra situazione: mentre viene multato un bagnante molte altre persone già a poche
decine di metri restano in acqua, per poi uscire quando vedono l'agente avvicinarsi e
da lì le proteste del bagnante sanzionato e di chi gli sta intorno.
L'attuazione del divieto di balneazione richiederebbe uno spiegamento enorme di
uomini e ciò non è concretament possibile, tanto che il comune di Vecchiano ha
ritirato la propria ordinanza.
Pisa, 22/ottobre/2008
Fiorenzo Meucci
Direttore della Società Nazionale di Salvamento
P.S. Nel 2009 anche il comune di Pisa ha ritirato la propria Ordinanza di divieto della
balneazione.
84
INDICE GENERALE DEGLI ARGOMENTI:
Parte 1 - A
COMPORTAMENTO GENERICO BAGNINO
Le onde
2
Buche e secche
2
Direzione delle correnti
3
Falsi luoghi comuni e pregiudizi
3
La buca altre informazioni
3
Prevenzione e salvataggio
5
Consigli utili
5
Controllare, non sottovalutare
6
Il patino: tutto sul patino
8
Il salvataggio a nuoto
12
(segue) le varie tecniche
13
Precisazioni sul lavoro
15
Obblighi legali
15
Parte 1 – B
COMPORTAMENTO SPECIFICO IN PISCINA
Il bagnino che lavora in piscina
18
Il trasporto in acqua
20
Altri consigli
21
È preferibile essere ripetitivi
22
Parte 2
METEOROLOGIA
Venti, Isobare, Forza del vento
Brezze
Come si misura la forza del vento
Direzione dei venti
Bussola
Come orientarsi
Consigli per un bagnino e curiosità
Sulle Onde
Parte 3
PRIMO SOCCORSO
Apparato respiratorio
Circolazione
Incidenti, Infortuni, Patologie
Annegamento
Soccorso ad un annegato
Ferite
Oggetti conficcati
Lussazioni
Arresto cardiaco
Asfissia da corpo estraneo
M.Haimlich
Ustione solare, Sanguinamento
nasale, Diabetici
Traumi cranico vertebrali
Punture da insetti
Crisi epilettiche
24
25
25
27
28
28
29
30
34
37
39
40
41
47
49
50
50
51
52
53
54
55
55
Crisi asmatiche
Colpo di sole
Crampi
Lipotomia
Animali marini (meduse, tracine)
Soccorso ad un subacqueo
Conclusioni finali
56
56
57
57
58
58
59
Parte 4
ORDNANZA BALNEARE (O.B.)
Introduzione. Cos’è l’O.B.
La stagione balneare limiti, orari, date
Piano collettivo di salvataggio
Colonie marine
Limiti della zona riservata alla balneazione
Acque sicure limiti e regole
Surf, Windsurf
Subacquei regole
Salvataggio (dotazioni e norme)
Piscine
Sorveglianza Balneare “attenuata o ridotta”
Orari dell’apertura e della sorveglianza
Obblighi e doveri del bagnino
Dotazione obbligatoria del bagnino
Dotazione facoltativa
Moto d’acqua per il salvataggio: dotazione
Bandiera rossa
Primo Soccorso infermeria
Segnali di pericolo
Disciplina della pesca
Subacquei normativa
Sci nautico: disciplina
Corridoio di lancio per barche motore - vela
Moto d’acqua obblighi
Affitto, locazione imbarcazioni
Veicoli a motore
Dove va esposta l’OB?
Raggiungere la costa con imbarcazione
Surf e windsurf: regole
Moto d’acqua regole
Patente nautica
Kitesurf (aquiloni)
Corridoi per Kitesurf
Indirizzi e numeri telefono
Le schede di incidenti e censimento
Scheda incidenti facsimile
Scheda incidenti facsimile
Manca il bagnino: segnali e bandiere
Bandiera Rossa
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